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ENZIMI Gli enzimi sono molecole proteiche aventi il compito di ...

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<strong>ENZIMI</strong><br />

<strong>Gli</strong> <strong>enzimi</strong> <strong>sono</strong> <strong>molecole</strong> <strong>proteiche</strong> <strong>aventi</strong> <strong>il</strong> <strong>compito</strong> <strong>di</strong><br />

catalizzare praticamente tutte le reazioni chimiche che<br />

avvengono negli organismi viventi.<br />

Svolgono <strong>il</strong> loro ruolo con modalità <strong>di</strong>fferenti da reazione a<br />

reazione, ma in tutti i casi la catalisi procede attraverso la<br />

formazione <strong>di</strong> complessi tra l'enzima e i reagenti.<br />

1


La più semplice reazione catalizzata da un enzima può essere così<br />

rappresenta da:<br />

E + S ES EP E + P<br />

L'enzima si combina con l'unico reagente S, detto substrato, per<br />

formare un complesso enzima-substrato, ES. ES è poi trasformato<br />

in EP che si scinde in prodotto P ed enzima libero, che è<br />

nuovamente <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e per reagire con un'altra molecola <strong>di</strong> S.<br />

Il processo può avvenire in maniera estremamente rapida: in molti<br />

casi una sola molecola <strong>di</strong> enzima è in grado <strong>di</strong> trasformare in 1<br />

secondo migliaia <strong>di</strong> <strong>molecole</strong> <strong>di</strong> substrato in prodotto.<br />

La velocità <strong>di</strong> una reazione catalizzata da un enzima può essere fino<br />

a 10 14 volte superiore alla velocità della stessa reazione non<br />

catalizzata.<br />

2


Come ogni catalizzatore, gli <strong>enzimi</strong> accelerano le reazioni (che<br />

coinvolgono composti organici) abbassando l’energia <strong>di</strong><br />

attivazione.<br />

Costante cinetica espressa nella forma <strong>di</strong> Arrhenius:<br />

K=A*exp(-Ea/RT)<br />

3


Modello chiave-serratura<br />

Il primo modello ad essere stato messo a punto per spiegare la<br />

specificità degli <strong>enzimi</strong> è quello suggerito da Hermann Em<strong>il</strong> Fischer<br />

nel 1894, secondo <strong>il</strong> quale l'enzima ed <strong>il</strong> substrato possiedono una<br />

forma esattamente complementare che ne permette un incastro<br />

perfetto.<br />

Questo modello spiega bene la specificità degli <strong>enzimi</strong>, ma è<br />

decisamente insufficiente per spiegare la stab<strong>il</strong>izzazione dello<br />

stato <strong>di</strong> transizione che l'enzima raggiunge durante <strong>il</strong> legame con<br />

<strong>il</strong> substrato.<br />

4


Modello dell’adattamento indotto<br />

Nel 1958 Daniel Koshland propose una mo<strong>di</strong>fica del modello<br />

chiave-serratura: dal momento che gli <strong>enzimi</strong> <strong>sono</strong> strutture<br />

relativamente flessib<strong>il</strong>i, egli suggerì che <strong>il</strong> sito attivo potesse<br />

continuamente modellarsi in base alla presenza o meno del<br />

substrato. Come risultato, <strong>il</strong> substrato non si lega semplicemente<br />

ad un sito attivo rigido, ma genera un rimodellamento del sito<br />

stesso, che lo porta ad un legame più stab<strong>il</strong>e in modo da portare<br />

correttamente a termine la sua attività catalitica.<br />

5


L'enzima esochinasi è un esempio del modello<br />

dell'adattamento indotto: quando <strong>il</strong> glucosio si avvicina al<br />

sito attivo (immagine a sinistra - freccia), l'enzima cambia<br />

conformazione, avvolgendosi attorno al substrato (destra).<br />

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Esistono sei <strong>di</strong>fferenti classi <strong>di</strong> <strong>enzimi</strong> secondo la natura delle<br />

reazioni che catalizzano:<br />

• Ossidoreduttasi: catalizzano reazioni <strong>di</strong> ossidoriduzione e<br />

includono le ossidasi (ossidazione <strong>di</strong>retta con ossigeno), le<br />

deidrogenasi (rimozione <strong>di</strong> idrogeno), ecc;<br />

• Transferasi: catalizzano <strong>il</strong> trasferimento <strong>di</strong> un gruppo<br />

funzionale da un donatore ad un accettore;<br />

• Idrolasi: catalizzano reazioni <strong>di</strong> idrolisi (proteasi, esterasi,<br />

ecc);<br />

• Liasi: catalizzano le ad<strong>di</strong>zioni al doppio legame o le<br />

eliminazioni con formazione <strong>di</strong> doppi legami;<br />

• Isomerasi: catalizzano le isomerizzazioni all'interno <strong>di</strong> una<br />

molecola;<br />

• Ligasi: catalizzano la formazione <strong>di</strong> un legame covalente tra<br />

due <strong>molecole</strong>.<br />

7


Cofattori o attivatori<br />

Molti <strong>enzimi</strong> richiedono la presenza <strong>di</strong> gruppi non proteici per<br />

svolgere la loro azione catalitica. Questi gruppi <strong>sono</strong> detti cofattori<br />

e rientrano in 3 gruppi principali:<br />

1. Co<strong>enzimi</strong>: <strong>molecole</strong> organiche che pos<strong>sono</strong> essere separate<br />

dall’enzima.<br />

2. Gruppi prostetici: <strong>sono</strong> legati all’enzima da cui non si <strong>di</strong>staccano<br />

né durante <strong>il</strong> corso della reazione, né ad enzima inattivo.<br />

3. Ioni organici (K + , Na + , Mg 2+ , Zn 2+ , Ca 2+ , Fe 3+ , ecc).<br />

Il complesso enzima-cofattore è detto oloenzima.<br />

Mentre se si rimuove <strong>il</strong> cofattore rimane l’apoenzima inattivo.<br />

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CINETICA DI MICHAELIS-MENTEN<br />

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EFFETTO DEL pH<br />

Come detto, l’enzima può contenere gruppi carichi sia<br />

positivamente sia negativamente ad un dato pH.<br />

Tali gruppi ionizzab<strong>il</strong>i <strong>sono</strong> spesso parte del sito attivo. Perché<br />

possano esplicare azione catalitica, i gruppi ionizzab<strong>il</strong>i del sito<br />

attivo devono spesso possedere ciascuno una particolare carica,<br />

cioè l’enzima catalitico attivo esiste solo in un particolare stato <strong>di</strong><br />

ionizzazione. Pertanto, l’enzima cataliticamente attivo può<br />

essere solo una frazione dell’enzima totale a seconda del pH.<br />

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Effetto del pH<br />

23


e a + S e a S Ks<br />

e a S e a + P k<br />

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Effetto della temperatura<br />

Un aumento della temperatura tra 0 e 40-50 °C accresce l’attività<br />

della maggior parte degli <strong>enzimi</strong> a causa dell’aumento delle<br />

collisioni efficaci tra i reagenti (ve<strong>di</strong> eq.ne <strong>di</strong> Arrhenius).<br />

Al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> 40-50°C l’attività decade in genere drasticamente, fino<br />

ad annullarsi, nella maggior parte dei casi, intorno a 60°C a causa<br />

della <strong>di</strong>sattivazione dell’enzima. Infatti, all’aumentare della<br />

temperatura gli atomi nella molecola dell’enzima hanno maggiore<br />

energia e quin<strong>di</strong> una maggiore tendenza a muoversi, superando<br />

così le deboli interazioni che tengono insieme la struttura globulare<br />

della proteina (denaturazione).<br />

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