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<strong>22.</strong> <strong>La</strong> <strong>reologia</strong> e <strong>il</strong> <strong>flusso</strong> <strong>del</strong> <strong>sangue</strong><br />
<strong>22.</strong>1 Flusso nei vasi sanguigni più grossi<br />
Il <strong>sangue</strong> è una sospensione composta di una fase acquosa continua (plasma)<br />
contenente sale, zuccheri e proteine e una fase discreta, che include anzitutto eritrociti (globuli<br />
rossi), che costituiscono la grandissima maggioranza (più <strong>del</strong> 99,5%) <strong>del</strong> corpuscolato, più<br />
leucociti (globuli bianchi) e piastrine. I globuli rossi, cellule senza nucleo a forma di disco<br />
biconcavo di 7-8 m, sono costituite per <strong>il</strong> 35% circa da emoglobina (da cui deriva <strong>il</strong> loro<br />
colore rosso) e trasportano ossigeno dai polmoni ai tessuti e anidride carbonica nel percorso<br />
inverso; <strong>il</strong> loro numero è di 3.5-6×10 6 /mm 3 , con ampie variazioni nei due sessi (in media, i<br />
maschi ne hanno più <strong>del</strong>le femmine). Come termine di paragone, si pensi che <strong>il</strong> numero dei<br />
globuli bianchi, che hanno dimensioni di circa 10 m, è di 7-10×10 3 /mm 3 , cioè circa 500 volte<br />
in meno). <strong>La</strong> frazione volumetrica degli elementi corpuscolari (di fatto, dunque, dei globuli<br />
rossi) si dice ematocrito (indicato con φH) ed è normalmente compreso fra <strong>il</strong> 43% ed <strong>il</strong> 47%,<br />
con valori decisamente più bassi negli atleti (anche inferiori al 40%).<br />
Il plasma è un fluido newtoniano, con una viscosità µp = 1.16-1.35 cp a 37 o C. Alla<br />
stessa temperatura, la viscosità <strong>del</strong>l'acqua è di 0.59 cp; la maggior viscosità <strong>del</strong> <strong>sangue</strong> è<br />
dovuta quasi esclusivamente all'effetto <strong>del</strong>le proteine che vi sono disciolte.<br />
Al contrario <strong>del</strong> plasma, <strong>il</strong> <strong>sangue</strong> presenta un comportamento non newtoniano,<br />
soprattutto dovuto alla presenza dei globuli rossi. Infatti, come nei fluidi di Bingham, <strong>il</strong><br />
<strong>sangue</strong> presenta uno "yield stress" 0, cioè un valore di soglia <strong>del</strong>lo sforzo di taglio, al di sotto<br />
<strong>del</strong> quale <strong>il</strong> fluido si muove solo con un <strong>flusso</strong> a pistone. In generale, 0 dipende dal valore<br />
<strong>del</strong>l'ematocrito come<br />
- 275 -<br />
( ) 3<br />
φ φ<br />
τ ∝ − ,<br />
0 H Hc<br />
dove φHc = 0.04 è un valore critico <strong>del</strong>l'ematocrito al disotto <strong>del</strong> quale non si osserva alcun<br />
yield stress. In condizioni normali, cioè con φH = 0.45, si osserva 0 ≅ 0.04 dyne/cm -2 .<br />
Al di sopra <strong>del</strong> valore di soglia 0, ma al disotto di uno shear rate di 100 s -1 , <strong>il</strong> <strong>sangue</strong> si<br />
comporta come un fluido pseudoplastico. L'equazione più semplice che lo descrive è<br />
l'equazione di Casson, 1<br />
1 2<br />
1 2 1 2 1 2 dv<br />
τ = τ 0 + µ ,<br />
dove µ è la viscosità ad alte shear rate (cioè quando l'effetto <strong>del</strong>lo yield stress è trascurab<strong>il</strong>e),<br />
funzione <strong>del</strong>l'ematocrito secondo la correlazione semi-empirica,<br />
dr<br />
5 2<br />
( + φ 7.<br />
35φ<br />
)<br />
µ = µ p 1 H + H .<br />
2<br />
1 Si noti che l'equazione di Casson non è l'unica equazione costitutiva proposta per descrivere la <strong>reologia</strong> <strong>del</strong> <strong>sangue</strong><br />
(si pensi, ad esempio, all'equazione di Quemada).
5 In questa equazione, <strong>il</strong> primo termine correttivo ( φH<br />
) fu derivato da Einstein nel<br />
2<br />
1906 e descrive la viscosità di sospensioni molto d<strong>il</strong>uite (φ < 0.1); <strong>il</strong> secondo termine, invece,<br />
è (stranamente) molto vicino al valore (7.6 φ 2 ) ottenuto da Batchelor nel 1972, relativo a<br />
sospensioni di particelle rigide e di forma sferica (e i globuli rossi non sono né rigidi né<br />
sferici). Tuttavia, per sospensioni di particelle rigide, l'espressione <strong>del</strong>la viscosità in funzione<br />
<strong>del</strong>la concentrazione <strong>del</strong> particolato comprende anche termini di ordine superiore (φ 3 , φ 4 ,<br />
ecc.), i quali diventano importanti per alte concentrazioni, come nel caso <strong>del</strong> <strong>sangue</strong>; infatti, in<br />
condizioni normali, con ematocrito di φH = 0.4, una sospensione di particelle rigide avrebbe<br />
una viscosità di circa 100 volte maggiore di quella <strong>del</strong> fluido che costituisce la parte continua<br />
(<strong>il</strong> plasma, nel nostro caso), mentre in realtà, nelle stesse condizioni, <strong>il</strong> <strong>sangue</strong> ha una viscosità<br />
di solo circa 3 volte maggiore di quella <strong>del</strong> plasma. 2<br />
L'effetto complessivo è che la viscosità efficace µeff , definita come <strong>il</strong> rapporto tra lo<br />
shear stress e lo shear rate γ, diminuisce al crescere <strong>del</strong>lo shear rate. Infatti, <strong>il</strong> rapporto tra<br />
µeff e la viscosità <strong>del</strong> plasma decresce da un valore da massimo di circa 150, per γ < 10 -2 s, ad<br />
un valore di circa 3 per γ > 10 2 s.<br />
L'equazione di Casson è ovviamente molto sim<strong>il</strong>e all'equazione costitutiva dei fluidi di<br />
Bingham e descrive in modo adeguato <strong>il</strong> comportamento <strong>del</strong> <strong>sangue</strong> per shear rate compresi<br />
tra 10 e 100 s -1 . Per bassi flussi, come per tutti i fluidi di Bingham, <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o di velocità<br />
predetto (come quello r<strong>il</strong>evato sperimentalmente) è schiacciato, mentre per alti flussi (in cui lo<br />
shear rate è maggiore di 100 s -1 ) si avvicina al tipico prof<strong>il</strong>o parabolico (infatti, in questo caso,<br />
l'effetto <strong>del</strong>lo yield stress è trascurab<strong>il</strong>e). Sulla base di questi risultati, spesso si può ritenere<br />
che nelle vene ed arterie più grosse <strong>il</strong> <strong>sangue</strong> si comporti come un fluido newtoniano con<br />
viscosità µ; tuttavia, nei condotti più sott<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> comportamento non newtoniano diventa<br />
predominante.<br />
<strong>22.</strong>2 Flusso nei vasi sanguigni più sott<strong>il</strong>i<br />
Esperimenti condotti su cap<strong>il</strong>lari dal diametro inferiore a 300 µm hanno dato dei<br />
risultati che, a prima vista, sono strani. Si tratta <strong>del</strong> cosiddetto effetto Fahreus, per cui<br />
l'ematocrito all'uscita, cioè la quantità di globuli rossi che escono dal cap<strong>il</strong>lare, è maggiore di<br />
quello presente all'interno. Immaginiamo di far scorrere <strong>del</strong> <strong>sangue</strong> in un cap<strong>il</strong>lare: all'uscita,<br />
se raccogliamo <strong>il</strong> <strong>sangue</strong> in un contenitore e vi misuriamo l'ematocrito, troveremmo<br />
R<br />
( r)<br />
v(<br />
r)<br />
φ 2πrdr<br />
R<br />
0<br />
1<br />
φ D =<br />
= φ(<br />
r)<br />
v(<br />
r)<br />
2πrdr<br />
,<br />
R<br />
V 0<br />
v 2πrdr<br />
0<br />
( r)<br />
dove v è la velocità <strong>del</strong> fluido (<strong>il</strong> pedice D sta per discharge). Questo è l'equivalente <strong>del</strong>la cupmixing<br />
temperature definita nel paragrafo 11.5 e mostra <strong>il</strong> fluido che si muove a velocità<br />
maggiore viene pesato più di quello che si muove lentamente. Chiaramente, mentre, per<br />
2 Questo risultato è stato confermato sperimentalmente misurando la viscosità <strong>del</strong> <strong>sangue</strong> a cui si sia aggiunto <strong>del</strong>la<br />
glutiraldeide, che causa un irrigidimento dei globuli rossi. In questo caso, si è visto che <strong>il</strong> <strong>sangue</strong> trattato si comporta come<br />
un fluido newtoniano, ma con una viscosità fino a 100 volte superiore a quella <strong>del</strong> <strong>sangue</strong> non trattato.<br />
- 276 -
continuità, φD è uguale all'ematocrito nel <strong>sangue</strong>, esso è tuttavia diverso, in generale,<br />
dall'ematocrito medio all'interno <strong>del</strong> condotto, definito come<br />
R<br />
( r)<br />
φ 2πrdr<br />
R<br />
0<br />
2<br />
φ T =<br />
= φ(<br />
r)<br />
rdr .<br />
R<br />
2<br />
R 0<br />
2πrdr<br />
0<br />
Infatti, se l'ematocrito fosse uniforme nel condotto e uguale a φT, ovviamente si troverebbe φD<br />
= φT. In genere, tuttavia, se la concentrazione dei globuli rossi non è uniforme, φ(r), le due<br />
grandezze non sono uguali.<br />
Ora, sperimentalmente, si<br />
vede che φD > φT (vedi figura). Ciò<br />
sta ad indicare che, visto che ne<br />
φT / φD<br />
escono più di quanti, in media, ce<br />
ne siano in una sezione <strong>del</strong><br />
condotto, globuli rossi tendono ad<br />
addensarsi verso <strong>il</strong> centro <strong>del</strong><br />
condotto, dove la velocità è<br />
maggiore.<br />
Per tubi con diametri<br />
inferiori ai 10 µm, poi, l'effetto si<br />
inverte, perché i globuli rossi<br />
passano una alla volta (in f<strong>il</strong>a<br />
indiana) e, dunque, φD tende a<br />
diventare uguale a φT finchè, per<br />
diametri inferiori a 2.7 µm, i<br />
glubuli rossi non riescono ad<br />
entrarvi e dunque l'ematocrito non<br />
si può definire.<br />
Un fenomeno sim<strong>il</strong>e è<br />
l'effetto Fahreus-Lindquist, in cui<br />
la viscosità apparente <strong>del</strong> <strong>sangue</strong><br />
diminuisce al diminuire <strong>del</strong><br />
diametro <strong>del</strong> cap<strong>il</strong>lare in cui scorre. Come si vede dalla figura, la curva <strong>del</strong>la viscosità risulta<br />
identica a quella <strong>del</strong>l'ematocrito medio nei tubi. Ciò sta ad indicare che, tenendo costante<br />
l'ematocrito "reale", cioè φD, al diminuire <strong>del</strong> diametro dei tubi diminuisce l'ematocrito nei<br />
tubi e, corrispondentemente, diminuisce la viscosità.<br />
Questo fenomeno si può chiarire meglio in base alla resistenza R di un cap<strong>il</strong>lare al<br />
<strong>flusso</strong>, definita come termine di proporzionalità tra la portata volumetrica, V , e le perdite di<br />
carico, ∆ P ,<br />
- 277 -<br />
∆ P = RV<br />
.
Ora, ∆ P è proporzionale allo sforzo di taglio alla parete, τ w,<br />
<strong>il</strong> quale, a sua volta, è<br />
proporzionale alla viscosità <strong>del</strong> fluido a contatto con la parete. Dunque, vediamo che, poiché<br />
l'ematocrito alla parete è inferiore a quello medio, la resistenza dei cap<strong>il</strong>lari risulta minore di<br />
quella che ci saremmo aspettati supponendo che l'ematocrito alle pareti fosse uguale a quello<br />
medio. Detto in altro modo, l'effetto Fahreus-Lindquist sta ad indicare che la viscosità<br />
apparente <strong>del</strong> <strong>sangue</strong>, cioè la sua viscosità alla parete, è minore <strong>del</strong>la viscosità <strong>del</strong> <strong>sangue</strong><br />
corrispondente al valor medio <strong>del</strong>l'ematocrito.<br />
Anche in questo caso, quando <strong>il</strong> diametro <strong>del</strong> cap<strong>il</strong>lare diventa inferiore alle<br />
dimensioni dei globuli rossi, <strong>il</strong> fenomeno cambia.<br />
<strong>22.</strong>3 Flusso pulsato in tubi c<strong>il</strong>indrici<br />
<strong>La</strong> pressione e <strong>il</strong> <strong>flusso</strong> nei condotti sanguigni variano periodicamente nel tempo. Il<br />
<strong>flusso</strong> sanguigno si divide in due fasi: la sistole, durante la quale <strong>il</strong> cuore si contrae e pompa <strong>il</strong><br />
<strong>sangue</strong> e la diastole, durante <strong>il</strong> quale non c'è pompaggio e i ventricoli si riempiono di <strong>sangue</strong>.<br />
Come <strong>il</strong> cuore si contrae, la pressione <strong>del</strong> ventricolo sinistro aumenta rapidamente, da circa 5<br />
mm Hg fino a 120 mm Hg in circa 0.2 s. Ora, la pressione aortica varia da 80 a 120 mm Hg.<br />
Quando la pressione ventricolare eccede quella aortica, la valvola aortica si apre e <strong>il</strong> <strong>sangue</strong><br />
fluisce nell'aorta. Il <strong>flusso</strong> aortico aumenta all'aumentare <strong>del</strong>la pressione finchè raggiunge un<br />
massimo quando anche la pressione raggiunge un massimo (vedi figura); poi, la pressione<br />
inizia a diminuire (<strong>il</strong> che tende ad invertire <strong>il</strong> <strong>flusso</strong> sanguigno) e la velocità media <strong>del</strong> <strong>sangue</strong><br />
diminuisce, fino a diventare negativa. A questo punto, con un piccolo ritardo, la valvola<br />
aortica si richiude. Il backflow finisce nelle arterie coronarie. Come si vede dalla figura, anche<br />
in assenza di <strong>flusso</strong> la pressione nell'aorta rimane relativamente alta (cioè compresa tra 80 e<br />
120 mm Hg).<br />
Più ci allontaniamo dal cuore, più gli impulsi di pressione e <strong>flusso</strong> sanguigno si<br />
smussano. Alla fine, nei cap<strong>il</strong>lari, le variazioni di pressione sono molto attenuati finchè, nei<br />
condotti venosi, <strong>il</strong> <strong>flusso</strong> si mantiene costante nel tempo.<br />
- 278 -
Dal punto di vista <strong>del</strong>la fluidodinamica, <strong>il</strong> <strong>flusso</strong> sanguigno nei condotti più grossi si<br />
può schematizzare come <strong>il</strong> <strong>flusso</strong> di un fluido newtoniano risultante da una perdita di carico<br />
osc<strong>il</strong>lante nel tempo con frequenza ω. Come si è visto, per flussi variab<strong>il</strong>i nel tempo, oltre al<br />
numero di Reynolds, definito che <strong>il</strong> rapporto tra <strong>il</strong> tempo caratteristico <strong>del</strong>la diffusione, τd =<br />
R 2 /ν e quello convettivo, τc = R/U , dove U è la velocità caratteristica, R <strong>il</strong> raggio <strong>del</strong><br />
condotto e ν la viscosità cinematica, possiamo definire <strong>il</strong> numero di Strouhal, definito come <strong>il</strong><br />
rapporto tra <strong>il</strong> periodo di osc<strong>il</strong>lazione <strong>del</strong>la pressione, τ = 1/ω e τc,<br />
τ d UL τ U<br />
Re = = , St = = .<br />
τ ν τ Lω<br />
c<br />
In realtà, tuttavia, per flussi laminari, invece <strong>del</strong> numero di Strouhal, si preferisce definire <strong>il</strong><br />
numero di Womersley, uguale alla radice quadrata <strong>del</strong> rapporto tra τd e τ,<br />
τ d<br />
ω<br />
Wo = = Re St = R .<br />
τ<br />
ν<br />
Nella tabella si possono vedere i numeri di Reynolds e di Womersley caratteristici <strong>del</strong> <strong>flusso</strong><br />
arterioso in condizioni di riposo, con ω = 60 battiti al minuto.<br />
Arteria R (cm) Re Wo<br />
Aorta 1.5 1500 22<br />
Coronaria sinistra principale 0.43 270 6.1<br />
Coronaria destra 0.1 230 1.8<br />
Coronaria sinistra anteriore discendente 0.17 80 2.4<br />
Arteria femorale 0.27 180 3.9<br />
Arterie terminali 0.05 17 0.7<br />
In regime laminare, quando Wo
(a)<br />
(c)<br />
Figura <strong>22.</strong>3. Prof<strong>il</strong>i di velocità a tempi diversi<br />
(corrispondenti a diversi angoli di fase) per Wo = 0.5<br />
(in alto a sinistra), 3.34 (in alto a destra), 6.5 (in basso<br />
a sinistra) e 15 (in basso a destra).<br />
- 280 -<br />
(b)<br />
(d)