il circolo s. pietro
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IL CIRCOLO S. PIETRO<br />
IL CIRCOLO S. PIETRO<br />
FRA I POVERI E GLI EMARGINATI<br />
dal 1869 una lunga carità
IL CIRCOLO S. PIETRO<br />
FRA I POVERI E GLI EMARGINATI<br />
dal 1869 una lunga carità
PREFAZIONE<br />
Su consiglio del nostro Assistente Ecclesiastico Mons. Franco Camaldo<br />
ho ritenuto opportuno far conoscere le attività del nostro amato<br />
Circolo S. Pietro perché col tempo si è perso l’effettivo valore di un<br />
così antico Sodalizio.<br />
Forse qualcuno guarderà al nostro Circolo come ad una istituzione<br />
legata a tempi lontani, e ormai scomparsi. Ma io penso che oggi sia<br />
più che mai necessario che uomini di una stessa fede e di uno stesso<br />
sentire abbiano la possib<strong>il</strong>ità di incontrarsi, di riunirsi, di ritrovarsi<br />
in un ambiente in cui vengono tenuti in conto quei valori morali<br />
che sono fondamenta della nostra maniera di vivere e di pensare. Sta<br />
a noi conservare lo spirito dei nostri predecessori e trasmetterlo alle<br />
future generazioni.<br />
Chi avrà voglia e tempo di scorrere queste pagine potrà scoprire una<br />
delle tante realtà poco note del mondo cattolico: un Sodalizio nato<br />
quasi in sordina 136 anni fa che ha attraversato un’epoca sempre<br />
mutando e sempre restando se stesso; sempre adattandosi alle circostanze<br />
storiche e sempre mantenendo inalterata la sua identità.<br />
Come capita alle cose spirituali per le quali è impossib<strong>il</strong>e tracciare<br />
un b<strong>il</strong>ancio, così anche di questo nostro Circolo S. Pietro è diffic<strong>il</strong>e<br />
fare <strong>il</strong> consuntivo: non parlo delle minestre distribuite e dei vestiti<br />
regalati dei poveri accolti nei nostri dormitori. Questi sono consuntivi<br />
materiali. Parlo dei b<strong>il</strong>anci spirituali, di tutte le opere di carità<br />
che abbiamo profuso in più di un secolo, in pace e in guerra. Non<br />
sapremo mai quanti cuori abbiamo toccato, e questo, agli occhi di<br />
Dio, è <strong>il</strong> solo, vero b<strong>il</strong>ancio che conta.<br />
Nel 1869 <strong>il</strong> Circolo nacque dall’iniziativa di alcuni giovani. Ed è ai<br />
giovani che oggi vogliamo ancora rivolgerci per attingere nuovo<br />
vigore per <strong>il</strong> nostro Sodalizio, come un ritorno alle origini.<br />
5
L’esperienza ci dice che sono proprio i giovani che oggi sentono <strong>il</strong><br />
desiderio di un forte impegno, anche se questo non appare a prima<br />
vista. Vogliamo aprire le porte a chi è sensib<strong>il</strong>e alla solidarietà,<br />
all’altruismo e alle esigenze dei fratelli più bisognosi.<br />
Un secolo fa, quando <strong>il</strong> Circolo nacque, i poveri erano poveri della<br />
nostra terra e direi del nostro sangue. Si trattava di vittime di situazioni<br />
economiche sfavorevoli, di terremotati, di profughi. Oggi la<br />
povertà ha assunto una diversa connotazione. Prima di tutto gli<br />
immigrati (dall’Africa o dall’Asia) che fuggono dai loro paesi e che<br />
giungono da noi con viaggi lunghi e pericolosi. Dobbiamo calarci<br />
nel loro mondo, nella loro solitudine, nella tragedia delle loro famiglie<br />
separate. Non tocca a noi trovare le soluzioni politiche, a noi<br />
tocca farci carico di questi drammi e proseguire quell’opera di carità<br />
che ci ha sempre distinto.<br />
Ma al di là degli immigrati, questo è anche <strong>il</strong> tempo delle povertà<br />
nascoste, gente che ha perso <strong>il</strong> lavoro, gente che non ha più casa,<br />
pensionati che vivono con due soldi, anziani che non riescono ad<br />
arrivare alla fine del mese ma che si vergognano della propria indigenza.<br />
Credo sia anche questo uno dei compiti del Circolo.<br />
Il nostro proposito è, come ieri, quello di una totale obbedienza e<br />
devozione al Sommo Pontefice e quello di una carità più incisiva,<br />
più discreta, più efficace, più profonda, per curare i mali del nostro<br />
tempo.<br />
Fu questo <strong>il</strong> nostro impegno allora. È questo <strong>il</strong> nostro obiettivo, oggi.<br />
A tutti i Soci vada <strong>il</strong> mio saluto e l’augurio di un proficuo lavoro.<br />
6<br />
Leopoldo Torlonia<br />
XXVI Presidente Generale
PERCHÈ QUESTO LIBRO<br />
Da quando sono stato chiamato al ministero di Assistente<br />
Ecclesiastico del nostro amato Circolo S.Pietro, molte persone<br />
facendomi gli auguri mi domandavano: ma cosa è questo Circolo,<br />
chi ne fa parte e, soprattutto, cosa fa?<br />
Per rispondere a questa domanda, parlando con <strong>il</strong> nostro Presidente<br />
Generale, <strong>il</strong> Duca Don Leopoldo Torlonia, ho suggerito che si approntasse<br />
una piccola, ag<strong>il</strong>e pubblicazione che potesse servire agli attuali<br />
membri del Circolo per meglio conoscere la nostra variegata realtà, ed<br />
a tutti coloro che volessero entrare a farne parte per sapere chi siamo<br />
e quali siano le nostre attività, i nostri obiettivi, o nostri progetti.<br />
Ecco come è nata questa pubblicazione!<br />
Presentandola ora, mi pare che lo scopo sia stato ottimamente raggiunto:<br />
c’è <strong>il</strong> racconto della storia del Circolo; gli avvenimenti più importanti<br />
della sua vita con gli anni di lotte e di carità, della fame e della<br />
solidarietà, della ricostruzione e dei nuovi poveri; i rapporti sempre<br />
intimi e stretti tra i Romani Pontefici ed <strong>il</strong> Circolo; e, in appendice,<br />
l’elenco dei Presidenti Generali e degli Assistenti Ecclesiastici che si<br />
sono succeduti. Infine, una sobria e discreta descrizione delle opere del<br />
Circolo con le sue varie Commissioni e attività.<br />
Offriamo, pertanto, ai membri del Circolo ed a quanti vogliono<br />
conoscere la storia e lo spirito che lo caratterizza, questo opuscolo<br />
con semplicità e fam<strong>il</strong>iarità: <strong>il</strong> Signore, per intercessione di Maria<br />
Santissima, “Salus Populi Romani”, e di S.Pietro, nostro celeste<br />
Patrono, ci benedica e ci sproni a camminare sempre più e sempre<br />
meglio sulle vie del bene e della santità, nella nostra Santa Chiesa,<br />
strettamente e fedelmente uniti al Successore di Pietro, l’amatissimo<br />
Papa Benedetto XVI.<br />
Monsignor Franco Camaldo<br />
XIV Assistente Ecclesiastico<br />
7
AL LETTORE<br />
Quando <strong>il</strong> Presidente radunò la Commissione per discutere la fattura<br />
del libro, <strong>il</strong> problema che subito si presentò fu quello delle fonti.<br />
Di alcuni periodi si aveva un preciso ricordo, di altri le vicende<br />
erano nebbiose e occorreva indagare. Si trattava di riandare indietro<br />
di 136 anni e di dar vita a personaggi che avevano lasciato dietro di<br />
sé una lunga scia di carità. Ma la carità non basta per fare una storia.<br />
Indagando, leggendo, sfogliando si trovava solo una lunga lista di<br />
opere buone: minestre, vestiti, profughi, prigionieri, feriti, sfollati.<br />
Ma era un elenco che aveva bisogno di essere collocato nel tempo<br />
per afferrarne <strong>il</strong> giusto valore; messo in una cornice che meglio<br />
facesse emergere la solidarietà e l’altruismo.<br />
È stato necessario un continuo e faticoso contrappunto fra storia<br />
d’Italia, storia del movimento cattolico, storia della Chiesa per far<br />
risaltare la lunga carità del Circolo S. Pietro. Non si può comprendere,<br />
per esempio, la nascita del Circolo nel 1869 senza inquadrare<br />
l’opposizione di gruppi, associazioni e giornali cattolici nell’acceso<br />
anticlericalismo dominante, pressappoco gli anni che vanno dal<br />
ritorno da Gaeta di Pio IX fino agli albori del Pontificato leoniano:<br />
anni che vedono finalmente l’affermarsi di un laicato maturo, devoto,<br />
fedelissimo al Pontefice.<br />
E non si può comprendere <strong>il</strong> grande impegno caritativo del Circolo<br />
nei due ultimi decenni dell’Ottocento, senza aver presente la crisi<br />
agraria degli anni Ottanta, l’emorragia di emigranti che s’imbarcavano<br />
per l’America, le economie fino all’osso di Quintino Sella che<br />
colpirono soprattutto i ceti popolari. Solo in questo quadro globale<br />
l’opera del Circolo assume tutta la sua valenza e si staglia netta e<br />
chiara la sua azione sociale.<br />
9
Il nostro augurio è che in questa cavalcata lungo l’arco di 136 anni<br />
assurga in tutta la sua importanza l’opera poliedrica del Circolo<br />
S.Pietro.<br />
All’opera che presentiamo ha collaborato la Commissione composta<br />
da Saverio Petr<strong>il</strong>lo, Alberto Bochicchio, Raniero Salvaggi,<br />
Beniamino Mancuso, Carlo Napoli.<br />
Grafica e iconografia: Raniero Salvaggi.<br />
Testo di Carlo Napoli.<br />
10
LA STORIA
IL CIRCOLO E I TEMPI DI PIO IX<br />
Quando <strong>il</strong> Circolo S. Pietro venne fondato - nel 1869 - Pio IX<br />
regnava da 23 anni. Un Pontificato sofferto che avrebbe visto la<br />
fine del potere temporale, <strong>il</strong> nascere di un acceso anticlericalismo e<br />
i credenti divisi fra cattolici liberali e cattolici intransigenti. Anni in<br />
cui si sarebbe consumato <strong>il</strong> dramma di molte coscienze, fra chi pensava<br />
che potessero coesistere la fedeltà al giovane Stato italiano e<br />
la fedeltà al Papa. Ma anche anni in cui da ogni parte del mondo,<br />
specie in Italia, tanti credenti si schieravano per una forte testimonianza<br />
in difesa del Pontefice che di lì a un anno si sarebbe rinchiuso<br />
nei palazzi vaticani in segno di protesta per la breccia del ’70 di<br />
Porta Pia.<br />
In quel 1869, già si presagiva la fine imminente. Qualche anno<br />
prima, nel 1861, al Parlamento subalpino era stato proclamato <strong>il</strong><br />
Regno d’Italia e Cavour aveva indicato Roma come meta per la giovane<br />
nazione appena nata. Su Roma Capitale non esistevano dubbi,<br />
la voleva Garibaldi, l’auspicava Mazzini, la inseguivano le Sinistre,<br />
la chiedevano i moderati.<br />
Per <strong>il</strong> potere temporale era l’inizio della fine.<br />
Lo Stato pontificio, in appena un decennio, s’era mano mano ristretto,<br />
tagliato a nord dalle truppe piemontesi e a sud da Garibaldi che<br />
aveva risalito la Penisola da Marsala. Perduta l’Umbria, perduta la<br />
Romagna, perdute le Marche, al Papa non restava che un piccolo<br />
staterello, grande pressappoco come <strong>il</strong> Lazio. Senza Roma, contava<br />
poco più di mezzo m<strong>il</strong>ione di abitanti addensati nei centri maggiori,<br />
Viterbo, Civitavecchia, Velletri, Frosinone.<br />
Quel 1869, vig<strong>il</strong>ia del tramonto dello Stato pontificio, racchiudeva e<br />
condensava <strong>il</strong> travaglio di un’epoca dove era diffic<strong>il</strong>e separare con<br />
un taglio netto torti e ragioni.<br />
13
Da quando Pio IX era tornato dall’es<strong>il</strong>io di Gaeta nel 1850, si erano<br />
succeduti atti che oggi definiremmo di terrorismo: bombe fatte<br />
esplodere, uccisione di zuavi, caserme saltate in aria, attentati. Nel<br />
1868 erano finiti davanti al tribunale nove giovani accusati di insurrezione<br />
al quartiere Trastevere e per aver fatto esplodere una mina<br />
che aveva ucciso alcuni soldati papalini.<br />
L’ideologia liberale e l’ardore patriottico avevano fatto breccia in<br />
alcuni sudditi dello Stato pontificio che avevano varcato i confini<br />
per correre come soldati sotto le bandiere italiane. Più di cinquem<strong>il</strong>a<br />
volontari erano partiti per la seconda guerra di indipendenza, e<br />
dopo Mentana altri giovani si erano dati alla macchia per formare<br />
bande irregolari, pronte a m<strong>il</strong>itare nell’esercito regio appena ce ne<br />
fosse stata l’occasione.<br />
Di fronte a questi tumulti, Pio IX, asceso al Soglio nel 1846, aveva<br />
scelto la via della moderazione e compiuto un gesto di clemenza<br />
proprio all’inizio del suo Pontificato. Un bando affisso nelle strade<br />
annunciava l’amnistia per i delitti politici: “Volgemmo uno sguardo<br />
compassionevole a molta inesperta gioventù, la quale sebbene trascinata<br />
da fallaci lusinghe in mezzo ai tumulti politici ci pareva piuttosto<br />
sedotta che seduttrice. Perlocchè fin d’allora meditammo di<br />
stendere la mano e di offrire la pace del cuore a quei traviati figlioli”.<br />
E concludeva “Siano soppresse e troncate le procedure criminali<br />
per delitti meramente politici”.<br />
In superficie, la vita a Roma sembrava calma. Gli stranieri continuavano<br />
a riempire gli alberghi e le centinaia di stanze in affitto.<br />
Vivevano fra Piazza di Spagna e via dell’Orso scrittori e musicisti,<br />
scultori e pittori come Liszt, <strong>il</strong> Gregorovius, Gounod, Tolstoi, <strong>il</strong><br />
novelliere Andersen e lo storico Mommsen. Ma sotto la quiete apparente,<br />
già si avvertivano i segni di disagio e di incertezza. Scriveva<br />
<strong>il</strong> Gregorovius nei suoi diari nei primi mesi del 1864: “I ripetuti<br />
scoppi di bombe hanno sparso timor panico tra gli stranieri” E anco-<br />
14
a: “Il 12 apr<strong>il</strong>e Roma era <strong>il</strong>luminata fantasmagoricamente per l’anniversario<br />
del ritorno del Papa da Gaeta. Piazza Navona e <strong>il</strong> Foro<br />
splendevano di bellezza indescrivib<strong>il</strong>e, tutti gli obelischi erano<br />
colonne di fuoco, su tutte le fontane si alzavano come dei templi<br />
gotici folgoranti di luce. Però è stata gettata una bomba e 15 persone<br />
sono rimaste ferite”. Annotava ancora nel marzo del ’67: ”Vi<br />
sono qui a Roma due partiti, <strong>il</strong> comitato nazionale che, da parte del<br />
governo italiano, riceve l’ordine di aspettare, e i mazziniani che<br />
vogliono provocare un crollo con la violenza. A mezzanotte sono<br />
stati lanciati dei petardi in molti luoghi della città. Stavo per addormentarmi<br />
quando mi hanno riscosso queste detonazioni violente. Le<br />
sparatorie si ripetettero. Ho chiesto poi alla sentinella la causa di<br />
queste sparatorie: era la ricorrenza della Repubblica Romana che<br />
avevano voluto celebrare”.<br />
Nasceva la “Questione Romana”, <strong>il</strong> dissidio lacerante fra Chiesa e<br />
Stato che avrebbe avvelenato <strong>il</strong> clima politico fino al 1929, l’anno<br />
del Concordato. E si diffondeva nello stesso tempo un forte anticlericalismo<br />
alimentato anche dalla massoneria; e per converso si affermava<br />
un cattolicesimo tenace di assoluta fedeltà al Papa, di assoluta<br />
obbedienza, di assoluta difesa delle sue prerogative.<br />
Il Circolo S. Pietro, quando nacque nei primi mesi del 1869, trovò<br />
un terreno già concimato e si incanalò nel solco delle tante iniziative<br />
religiose che fiorivano non solo in Italia, un Circolo che andava<br />
a confluire nel vasto f<strong>il</strong>one del laicato cattolico che aveva avuto i<br />
suoi inizi a Malines, in Belgio, quando un gruppo di professori dell’università<br />
di Lovanio aveva pensato che sarebbe stato bene per la<br />
Chiesa discutere i problemi dei credenti e la loro organizzazione.<br />
Alla conferenza di Malines vennero dall’Italia sei soli partecipanti,<br />
fra cui l’avvocato di Bologna, Casoni, che dinanzi all’assemblea<br />
internazionale tracciò un quadro drammatico della Chiesa in Italia:<br />
“Siamo in piena persecuzione - disse Casoni - quasi 200 conventi<br />
15
soppressi, più di duem<strong>il</strong>a monache sul lastrico, cinquanta vescovi<br />
es<strong>il</strong>iati, relegati o imprigionati. Prima di venire a questo congresso<br />
ho voluto ricevere la benedizione della guida delle nostre coscienze<br />
e capo spirituale della chiesa bolognese, monsignor Antonio Canzi.<br />
Ebbene, signori, per avere questa benedizione ho dovuto inginocchiarmi<br />
sui sassi di un’oscura prigione sotto gli occhi di un carceriere.<br />
Ecco, signori, cos’è da noi libera Chiesa in libero Stato. Sono<br />
dunque la Chiesa, <strong>il</strong> Papato, <strong>il</strong> Cattolicesimo ad essere assaliti e<br />
combattuti. E allora mettiamo a servizio della casa di Pietro tutto ciò<br />
che è in nostro possesso, intelligenze, ricchezze, mezzi, associazioni,<br />
libri, propaganda, giornali, le nostre stesse vite…”.<br />
Nello stesso anno in cui l’Italia trasferiva la capitale da Torino a<br />
Firenze (1864), Pio IX emanava l’enciclica “Quanta cura” con<br />
annesso <strong>il</strong> “S<strong>il</strong>labo degli errori” in cui si condannava in pratica <strong>il</strong><br />
liberalismo e si suggellava l’intransigenza vaticana, intransigenza<br />
che era frutto di necessità in quanto Pio IX temeva che lo Stato<br />
potesse ridurre la religione a mero problema di coscienza e mettere<br />
in atto un programma preciso per scristianizzare l’Italia, come se lo<br />
Stato appena formato si fosse dato una “missione” da compiere per<br />
emarginare la Chiesa.<br />
Scriverà più tardi Benedetto Croce: ”Quale fosse quella missione<br />
rimaneva di solito indeterminato, ma taluni la determinavano nel<br />
dovere di promuovere e compiere la redenzione di tutti i popoli<br />
oppressi della terra, o nell’altro di affrancare <strong>il</strong> mondo dal giogo spirituale<br />
della Chiesa cattolica, ora ch’era stato infranto <strong>il</strong> potere temporale,<br />
e creare una nuova e umana religione”.<br />
Però, con lo stesso ritmo e forza con cui si sv<strong>il</strong>uppava l’anticlericalismo,<br />
con la stessa forza si affermavano gruppi, associazioni, iniziative<br />
e giornali in tutta Italia: nel 1856 nascevano le Conferenze di<br />
S.Vincenzo, nel 1860 l’Obolo di S.Pietro, a Genova nel 1863 usciva<br />
la rivista mens<strong>il</strong>e “Annali Cattolici” che durò breve tempo e venne<br />
16
subito sostituita da “La rivista universale” che proclamava solennemente:<br />
”L’avvenire della religione e della patria sta nelle mani dei<br />
cattolici”. A Torino venivano alla luce “Il Mediatore” e “L’armonia<br />
della Religione con la Civ<strong>il</strong>tà”, a M<strong>il</strong>ano “Il Carroccio” e<br />
“L’Osservatore Cattolico”, a Lucca “L’Araldo Cattolico”, a Firenze<br />
“L’Esaminatore”, a Roma “Il Veridico”, a Napoli “La Settimana”, e<br />
in Sic<strong>il</strong>ia “Il Monitore Religioso”.<br />
All’estero si guardava la situazione della Chiesa in Italia con qualche<br />
preoccupazione. Sembrava a molti che ci si fosse rassegnati al<br />
peggio e che ormai, come un condannato a morte, si aspettasse solo<br />
<strong>il</strong> colpo della mannaia. Molti prelati invocavano “azione”. A Parigi,<br />
nella sua lettera pastorale, <strong>il</strong> card. Dupanloup diceva: ”Debbo dirlo:<br />
i nostri nemici posseggono l’arte di addormentarci, noi rimaniamo<br />
in piedi, le braccia incrociate e la bocca chiusa; non osiamo neanche<br />
alzare una protesta per <strong>il</strong> nostro onore. Naturalmente tale protesta<br />
sarebbe impotente ma costituirebbe almeno un atto di vendetta.<br />
Invece, no, come se tutto dovesse svolgersi s<strong>il</strong>enziosamente si sta lì<br />
ad osservare, tacendo, aspettando, come esterrefatti, l’inevitab<strong>il</strong>e<br />
catastrofe”.<br />
L’enciclica “Quanta cura” ebbe <strong>il</strong> merito di scuotere le coscienze:<br />
a distanza di dodici mesi dal S<strong>il</strong>labo, veniva costituita<br />
“L’Associazione cattolico-italiana per la difesa della libertà della<br />
Chiesa in Italia” che stab<strong>il</strong>iva questo programma essenziale: “Noi<br />
vogliamo in comune accordo e con uno scopo comune apertamente<br />
sostenere quei principi cattolici che da altri sono oppugnati. È ormai<br />
tempo di raccogliere e ordinare le forze e procedere concordi e uniti<br />
nell’opera della comune salute”<br />
Con “libertà della Chiesa” i cattolici del secolo scorso intendevano<br />
ribadire la loro determinazione ad una esistenza autonoma e ad una<br />
resistenza contro ogni tentativo dello Stato di invadere <strong>il</strong> loro terreno<br />
e di imporre norme di etica laica.<br />
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A partire dalla Conferenza di Malines e con l’enciclica di Pio IX si<br />
innescò una frenetica attività nelle f<strong>il</strong>e cattoliche e, per converso,<br />
un’occhiuto e ferreo controllo da parte delle autorità statali. Vennero<br />
fatte perquisizioni nelle sedi delle associazioni, si spiarono gli aderenti,<br />
si perseguitarono i capi.<br />
Il 5 apr<strong>il</strong>e 1866 la polizia compì a Bologna un’operazione setaccio<br />
con la perquisizione di ben 47 abitazioni di noti cattolici tra cui la<br />
palazzina dove l’avvocato Casoni teneva le sue riunioni. Ma le intimidazioni<br />
non erano appannaggio esclusivo dell’Italia settentrionale.<br />
Al Sud, precisamente a Reggio Calabria, un esponente cattolico<br />
locale, <strong>il</strong> barone Mantica, venne aggredito da sconosciuti e lasciato<br />
a terra tramortito; sempre a Bologna, nelle case degli iscritti<br />
all’Associazione furono messi sotto la porta biglietti minacciosi. E<br />
le questure comp<strong>il</strong>avano fascicoli su fascicoli su tutti i membri delle<br />
organizzazioni religiose.<br />
Le intimidazioni si protrassero per molti anni. Perfino nell’ultimo<br />
decennio dell’Ottocento - quando sembrava che la marea<br />
anticattolica stesse rientrando - si registravano attentati e bombe.<br />
Nel 1893 un ordigno esplodeva nel palazzo Sacchetti, una delle<br />
famiglie romane più legate alla Santa Sede. E l’Osservatore<br />
Romano commentava: ”Ormai, questo continuo ripetersi dello<br />
scoppio delle bombe è diventato qualcosa di peggio di un gioco<br />
e la questura fino ad ora è nell’assoluta impossib<strong>il</strong>ità di rintracciare<br />
i veri colpevoli”. Aggiungeva <strong>il</strong> giornale vaticano: ”Fino<br />
ad ora le esplosioni sono state ventisei, solo ieri sera furono<br />
quattro”.<br />
Intanto questa “Associazione cattolico-italiana” si sv<strong>il</strong>uppava in<br />
diverse regioni. Quando i suoi dirigenti vennero ricevuti da Pio IX<br />
in Vaticano, <strong>il</strong> Papa pronunciò quella frase rimasta celebre:<br />
“Viviamo in tempi assai diffic<strong>il</strong>i, ma coraggio. Fate quello che potete:<br />
Dio farà <strong>il</strong> resto”.<br />
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“L’associazione cattolico-italiana” si estinse rapidamente e venne<br />
presto rimpiazzata nel 1867 dalla “Società della Gioventù cattolica<br />
italiana” fondata da Giovanni Acquaderni e Mario Fani, i due uomini<br />
che saranno i precursori di quella che si chiamerà fra poco, tout<br />
court, “Azione cattolica”. I fondatori si proponevano la raccolta di<br />
fondi a favore del Pontefice, la stampa religiosa, la propagazione del<br />
culto. Il programma della Società, pubblicato a gennaio del ’68 sottolineava<br />
l’urgenza di svegliare dall’inerzia i cattolici e di combattere<br />
coloro che aizzavano gli animi e cioè “stampa, università, licei,<br />
magistrature, legislature”.<br />
Scriverà Giovanni Spadolini: “L’Azione cattolica nasce da quello<br />
sforzo di proselitismo e, oserei dire, di missionarismo in un mondo<br />
estraneo ed ost<strong>il</strong>e, da quello spirito di crociata per riconquistare i<br />
valori certi della società italiana senza accettare nessun compromesso<br />
e nessuna transazione con le autorità costituite”.<br />
È in questo clima di rinnovato fervore religioso, di opposizione<br />
allo Stato ateo, di difesa del Pontefice che nacque nel 1869 <strong>il</strong><br />
Circolo S. Pietro a opera di don Domenico Jacobini e di Paolo<br />
Mencacci. In una sala del seminario romano, la sera del 22 febbraio<br />
1869 alcuni giovani si riunirono con l’intento di compiere opere proficue<br />
alla causa della fede e per testimoniare che anche i cattolici di<br />
Roma erano presenti nel generale risveglio religioso. Non era ancora<br />
<strong>il</strong> “Circolo” che nascerà ufficialmente due mesi dopo.<br />
Era solo la prima, timida scint<strong>il</strong>la di un’iniziativa che sarebbe cresciuta<br />
nel tempo e che avrebbe avuto sempre come f<strong>il</strong>o conduttore,<br />
come forte ideale, come impegno interiore la fedeltà totale al<br />
Pontefice.<br />
19
COME NACQUE IL CIRCOLO<br />
Il mese di apr<strong>il</strong>e si aprì con una grande festa all’ambasciata tedesca,<br />
cui fece seguito un ricevimento della contessa–archeologa Ers<strong>il</strong>ia<br />
Caetani Lovatelli, ”la donna più dotta di Roma” come la definì <strong>il</strong><br />
Gregorovius. Il corpo diplomatico, malgrado la vita proseguisse<br />
tranqu<strong>il</strong>la e indisturbata presagiva un radicale cambiamento dello<br />
Stato pontificio, anche perché l’Italia premeva sulle cancellerie<br />
europee facendo balenare <strong>il</strong> pericolo di una rivoluzione mazziniana<br />
o garibaldina a cui solo l’esercito regio si sarebbe potuto opporre<br />
salvando <strong>il</strong> Pontefice.<br />
Il tempo era splendido e i pittori stranieri vagavano nelle campagne<br />
e fra le rovine dipingendo una Roma che di lì a qualche anno sarebbe<br />
scomparsa per sempre.<br />
In una situazione incandescente, nessuno poteva restare neutrale.<br />
Soprattutto i giovani avevano <strong>il</strong> desiderio di schierarsi, di scendere<br />
in campo: chi si era convertito al patriottismo savoiardo e chi si era<br />
schierato per <strong>il</strong> legittimismo pontificio. A Roma, però, la gioventù<br />
cattolica avvertiva l’urgenza di un impegno, di una testimonianza<br />
coraggiosa, <strong>il</strong> desiderio di essere attiva, protagonista e non comparsa<br />
sulla scena della storia. Il conte Acquaderni, dopo ch’era stata<br />
fondata la “Società della Gioventù Cattolica Italiana” era venuto<br />
nella città eterna per prendere accordi e per allargare la cerchia<br />
degli iscritti. Ma già l’idea di riunirsi, di fare qualcosa in difesa<br />
della Chiesa serpeggiava in alcuni giovani che desideravano fare<br />
gruppo, collaborare, lavorare assieme. A riunirli per la prima volta<br />
fu un giovane sacerdote - che più tardi sarà cardinale - mons.<br />
Jacobini che come luogo d’incontro scelse <strong>il</strong> seminario romano.<br />
Nacque lì l’idea, ancora vaga, di dare una qualche forma stab<strong>il</strong>e al<br />
gruppo.<br />
21
Il 14 apr<strong>il</strong>e don Jacobini e le persone attorno a lui si recarono da<br />
Paolo Mencacci - figura esemplare di laico dalla fede incrollab<strong>il</strong>e e<br />
dalla larga generosità - per offrirgli la presidenza di questo <strong>circolo</strong><br />
“in nuce” che non si chiamava ancora Circolo S.Pietro. Quello stesso<br />
giorno Paolo Mencacci tornava da un’udienza pontificia che Pio<br />
IX aveva concesso alla Società della Gioventù Cattolica. Pio IX<br />
dopo aver ricordato l’omaggio di tante nazioni alla sua persona si<br />
era rivolto proprio ai giovani: ”Dunque, miei cari giovani, voi siete<br />
con me ed io con voi. Dobbiamo combattere contro l’errore, presentarci<br />
ai nemici e procurare di metter fuori dal loro cuore <strong>il</strong> veleno e<br />
preservare quelli che sono <strong>il</strong>lesi...Sì, io sono con voi, camminiamo<br />
uniti e preghiamo Dio per <strong>il</strong> dono più importante che è quello della<br />
santa perseveranza”.<br />
Perché <strong>il</strong> Circolo venisse alla luce era necessario un presidente e una<br />
sede. Ma Paolo Mencacci non voleva accettare la presidenza anche<br />
perché aveva molti impegni fra cui quello di portare avanti un giornale<br />
“Il Divin Salvatore” al quale dedicava tempo e soprattutto soldi.<br />
Ma don Jacobini si accinse al compito di risolvere ambedue i problemi<br />
anche se da molte persone, perfino dalla Curia, si avanzavano<br />
perplessità per questa iniziativa. Dicevano: siamo a Roma, nel centro<br />
del Cristianità, nello stato del Papa, che bisogno c’è di un <strong>circolo</strong><br />
qui? Non dobbiamo convertire nessuno. Ce ne sarebbe bisogno in<br />
Francia, in altre regioni italiane, in Piemonte, ma a Roma, no.<br />
I giovani però scalpitavano e non volevano perdere <strong>il</strong> treno del grande<br />
associazionismo cattolico che stava nascendo in Europa. Sempre<br />
don Jacobini si fece carico di superare le difficoltà e riuscì a trovare<br />
per presidente <strong>il</strong> principe Pietro Aldobrandini. Ma Aldobrandini passava<br />
molto tempo fuori Roma, non avrebbe potuto seguire <strong>il</strong> Circolo<br />
proprio nel momento più critico del suo sv<strong>il</strong>uppo. Si tornò allora a<br />
Paolo Mencacci che venne convinto ad accettare, magari per un<br />
tempo limitato.<br />
22
Gli ostacoli vennero alla fine superati, e si decise una riunione per <strong>il</strong><br />
28 apr<strong>il</strong>e che avrebbe dovuto segnare la fondazione del Circolo.<br />
Mancava una sede, e <strong>il</strong> principe Lancellotti offrì una sala del suo<br />
palazzo ai Coronari.<br />
Il 28 apr<strong>il</strong>e 1869 nasceva ufficialmente <strong>il</strong> Circolo S.Pietro. Le cronache<br />
riferiscono alcuni nomi dei primi soci: oltre a Pietro<br />
Aldobrandini e a Paolo Mencacci, Att<strong>il</strong>io Ambrosiani, Giacomo<br />
Bersani, Francesco Bersani, Cam<strong>il</strong>lo Boreani, don Bartolomeo<br />
Grassi, don Giulio Lepri, don Jacobini, Tommaso Marola. Il numero<br />
dei soci venne fissato in 33 e solamente qualche anno dopo, nel<br />
1875, si passò a cinquanta.<br />
All’inizio <strong>il</strong> Circolo non ebbe sede propria: si riunì dapprima dai<br />
Minori Conventuali in piazza SS. Apostoli, poi a palazzo Wedekind,<br />
in piazza Colonna. Ma la sede era scomoda e ancora una volta <strong>il</strong><br />
Circolo traslocò a palazzo Simonetti, vicino alla chiesa di S. Marcello<br />
al Corso.<br />
Il I° giugno si tenne la prima assemblea e don Jacobini commentò le<br />
finalità della nuova istituzione: ”Formare i giovani alla franca professione<br />
della cristiana religione ed alla coraggiosa difesa dei sacri<br />
diritti della Chiesa”.<br />
In attesa che <strong>il</strong> Circolo trovasse praticamente un terreno d’azione,<br />
Mencacci propose ai giovani di collaborare al suo giornale “Il Divin<br />
Salvatore” di cui era direttore e proprietario, collaborazione che si<br />
estese anche al “Veridico”, altro periodico cattolico della Roma di<br />
Pio IX.<br />
Ma la prima manifestazione che consacrò ufficialmente <strong>il</strong> Circolo e<br />
che lo fece conoscere alla città fu <strong>il</strong> giorno dell’apertura del Conc<strong>il</strong>io<br />
Vaticano quando i soci promossero l’<strong>il</strong>luminazione della città.<br />
Il Conc<strong>il</strong>io si aprì solennemente l’8 dicembre del 1869. ”Grandiosa,<br />
indescrivib<strong>il</strong>e” fu l’impressione che <strong>il</strong> vescovo di Birmingham,<br />
23
Ullathorne, riportò nel suo diario. La navata trasversale destra della<br />
Bas<strong>il</strong>ica di S. Pietro era stata predisposta come aula conc<strong>il</strong>iare.<br />
Scaglionati in otto f<strong>il</strong>e sedevano 642 prelati con diritto di voto, i<br />
vescovi portavano piviali intessuti d’argento e mitre bianche.<br />
Nessun altro Conc<strong>il</strong>io aveva mai visto tanti vescovi presenti. Dei<br />
1050, quanti se ne contavano in tutto <strong>il</strong> mondo, ne erano venuti in<br />
Vaticano 774, e dai cinque continenti.<br />
Ma perché un Conc<strong>il</strong>io mentre <strong>il</strong> destino di Roma pareva già deciso?<br />
Le ondate della rivoluzione francese e delle successive secolarizzazioni<br />
si erano abbattute sopra l’edificio apparentemente fatiscente<br />
della Chiesa cattolica. Esse avevano spazzato via quanto aveva legato<br />
la Chiesa allo Stato e alla società dell’epoca assolutista. Erano<br />
spariti i principi vescovi tedeschi, i vescovi di corte francesi, m<strong>il</strong>lenari<br />
monasteri come Reichenau o Cluny. Già prima di loro l’ordine<br />
dei gesuiti era stato vittima dell’assolutismo <strong>il</strong>luministico delle corti<br />
borboniche. Ma quando la fiumana passò oltre, ci si accorse che i<br />
muri maestri dell’edificio restavano miracolosamente intatti.<br />
L’inerme Papa Pio VII aveva resistito all’onnipotenza napoleonica.<br />
De Maistre e Chateaubriand scoprivano la grandezza del Papato<br />
come istituzione sopranazionale, Lamennais e Montalembert le<br />
grandi possib<strong>il</strong>ità che la parola “libertà” offriva alla Chiesa fino ad<br />
allora inceppata dal cesaropapismo, dall’unione di trono e altare.<br />
Toccava ora a Pio IX, al tramonto del suo Pontificato, fissare gli<br />
argini f<strong>il</strong>osofici e condannare gli errori dei tempi moderni. Ancora<br />
una volta, la Chiesa si ritirava nel proprio compito originario, la preservazione<br />
del bene e della fede, e frenava l’eccessiva credenza nel<br />
progresso e l’ottimistica fiducia nella cultura di una generazione<br />
tutta protesa in avanti.<br />
Il punto che al Conc<strong>il</strong>io sollevò un coro di adesioni - e qualche critica -<br />
24
fu la proclamazione dell’infallib<strong>il</strong>ità pontificia. Non si era trattato di<br />
una decisione avventata. Il Papa già due anni prima aveva interpellato<br />
36 vescovi, italiani, francesi, spagnoli, austro-ungheresi, belgi e<br />
inglesi. Tutti si erano trovati d’accordo nel ritenere che la confusione<br />
mentale in cui si viveva esigesse una chiara enunciazione dei<br />
grandi principi cristiani e dell’autorità della Chiesa. Otto pareri avevano<br />
anche raccomandato la definizione dell’infallib<strong>il</strong>ità pontificia.<br />
Il Conc<strong>il</strong>io non poté però terminare i suoi lavori perché <strong>il</strong> 20 settembre<br />
del ’70 le truppe italiane entrarono a Porta Pia. Roma diventava<br />
capitale di un piccolo regno - come annotava Gregorovius nel suo<br />
diario - e perdeva la sua “tragica quiete”.<br />
Il governo italiano fino all’ultimo aveva cercato un accordo che lo<br />
esentasse dall’uso delle armi. Il primo ministro Lanza e <strong>il</strong> ministro<br />
degli esteri Visconti-Venosta non volevano entrare con la forza,<br />
temevano ripercussioni internazionali. Le istruzioni che accompagnavano<br />
<strong>il</strong> piano m<strong>il</strong>itare dicevano: ”Massima prudenza”. ”Non<br />
accettare provocazioni”. E sottolineavano: ”Le operazioni m<strong>il</strong>itari<br />
saranno precedute da azioni diplomatiche”.<br />
Anche Pio IX - malgrado i soldati fossero venuti da tutta Europa per<br />
difenderlo - non voleva spargimento di sangue. Il giorno precedente<br />
si era recato alla Scala Santa e giunto in cima aveva esclamato:<br />
“Qualunque cosa avvenga, sia fatta, Signore, la tua volontà”.<br />
Il generale Kanzler, Comandante dell’Esercito Pontificio, avrebbe<br />
invece voluto combattere, gli sembrava v<strong>il</strong>e arrendersi senza sparare<br />
un solo colpo di fuc<strong>il</strong>e. Ma Pio IX aveva già deciso. Mentre <strong>il</strong> cannone<br />
tuonava e si sentiva <strong>il</strong> rombo sulla città, <strong>il</strong> Papa congedò <strong>il</strong><br />
corpo diplomatico e ribadì l’ordine di resa al Generale Kanzler:<br />
”Non è per me che piango - disse - ma per questi poveri figli che<br />
sono venuti a difendermi. Sciolgo i miei soldati dal giuramento e li<br />
lascio liberi”.<br />
25
Tutti coloro che speravano di difendere <strong>il</strong> Pontefice restarono delusi.<br />
Il prof. Tolli, futuro presidente del Circolo, scriverà: ”Era grande<br />
la fede di questi giovani di Roma schierati a difesa del Papa. Si<br />
comunicarono tutti quanti prima della battaglia, desiderosi di lasciare<br />
la loro vita sugli spalti del Vaticano”.<br />
Fra questi giovani, pronti al sacrificio, molti appartenevano al<br />
Circolo S. Pietro.<br />
26
IL PRIMO PRESIDENTE<br />
Negli ultimi decenni dell’Ottocento essere cattolico - e dirlo pubblicamente<br />
- rappresentava un rischio e un azzardo. Tutta l’amministrazione<br />
statale era diretta da appartenenti alla Massoneria, massoni<br />
confessi erano alcuni presidenti del consiglio, come Crispi, massoni<br />
erano alcuni ministri e massoni i capi m<strong>il</strong>itari. L’alta dirigenza come<br />
l’alta finanza erano anch’esse nelle mani di persone cresciute nel<br />
clima dell’anticlericalismo che vedevano la Chiesa come un impaccio<br />
al progresso scientifico e politico.<br />
Era raro che qualche cattolico arrivasse agli alti gradi della magistratura<br />
o che fosse direttore generale di qualche ministero. Fare professione<br />
di cattolico significava chiudersi molte porte e accettare l’isolamento.<br />
Paolo Mencacci - <strong>il</strong> primo presidente del Circolo, anche se facente<br />
funzione - apparteneva a quelle famiglie che da generazioni danno<br />
gente di totale fedeltà alla Chiesa. Era stato suo zio, Lorenzo<br />
Mencacci, che all’epoca dell’invasione francese e della prigionia di<br />
Pio VII aveva affisso, a rischio della propria vita, la bolla di scomunica<br />
contro Napoleone sulla porta della Bas<strong>il</strong>ica Vaticana, di fronte<br />
alle sentinelle francesi.<br />
Lui, Paolo, si era dato in tempi oscuri e tempestosi, un programma:<br />
difendere <strong>il</strong> Pontefice e la Chiesa. Da uomo colto qual era, lo aveva<br />
fatto con la parola ma soprattutto con gli scritti. In una Roma un po’<br />
sonnacchiosa e che aspettava inerte <strong>il</strong> proprio destino, Mencacci<br />
aveva fondato un giornale “Il Divin Salvatore” ch’era stato la sua<br />
arma di battaglia: fioretto e spada a seconda delle circostanze. Per<br />
trent’anni aveva scritto per questo periodico, lo aveva diretto, lo<br />
aveva mantenuto a sue spese senza speranza di premi o di prebende<br />
o di promozioni o di successo. Non amava <strong>il</strong> protagonismo, e quan-<br />
27
do gli offrirono la presidenza del Circolo rifiutò perché era allergico<br />
per temperamento ai galloni, fossero pure di caporale. Dovettero<br />
pregarlo, dovettero insistere perché accettasse.<br />
Apparteneva a una tipologia di fedeli ormai in estinzione che alla<br />
Chiesa davano tutto senza chiedere niente in cambio. La mattina,<br />
mentre Roma era s<strong>il</strong>enziosa, usciva da casa e si recava in chiesa per<br />
sentir Messa e fare la comunione. Qualcuno ha scritto che, di temperamento<br />
un po’ nostalgico, sognava tempi andati e che era un sorpassato.<br />
Altri invece hanno visto in lui la perfetta figura del laico,<br />
quale si delineava a Roma dopo <strong>il</strong> 1850, quando Pio IX era tornato<br />
dall’es<strong>il</strong>io di Gaeta, e si chiudeva un’epoca.<br />
Che un’epoca si chiudesse, Mencacci lo aveva compreso, solo che<br />
era preoccupato per la strada che la società stava imboccando. Chi<br />
legge i suoi articoli trova un polemista elegante, mai volgare, mai<br />
sarcastico che sapeva riconoscere i meriti anche ai nemici. Quello<br />
che lo preoccupava era quest’ondata gigantesca che stava travolgendo<br />
<strong>il</strong> costume, la Chiesa, <strong>il</strong> clero, i fedeli e da ultimo <strong>il</strong> Regno pontificio.<br />
Occorreva resistere in attesa di altri tempi.<br />
Tutta la sua attività, da giornalista e da presidente del Circolo, fu<br />
spesa per affermare <strong>il</strong> diritto della Chiesa all’esistenza. Negli anni in<br />
cui diresse <strong>il</strong> Sodalizio (si ritirò nel 1874 ma solo per limiti di età, in<br />
quanto lo statuto non permetteva ai quarantenni di essere membri<br />
dell’associazione) prese numerose iniziative: l’obolo per <strong>il</strong> Santo<br />
Padre, la stampa di un giornale “La Stella”, decine di opuscoli a<br />
difesa del Papa, la raccolta di soccorsi per i danneggiati della guerra<br />
franco-prussiana, tantissimi articoli e iniziative per protestare<br />
contro la confisca dei beni degli ordini religiosi e lo scioglimento di<br />
molti conventi.<br />
Anche in campo politico ebbe fiuto, perché nel clima del “non expedit”,<br />
col divieto di Pio IX per i fedeli di partecipare alla vita politica<br />
(”né eletti né elettori”), comprese che bisognava lentamente avviare<br />
28
i cattolici ad essere protagonisti nella vita pubblica. Fu proprio <strong>il</strong><br />
“suo” Circolo che prese l’iniziativa per la partecipazione dei cattolici<br />
romani alle elezioni amministrative del 1872.<br />
Il suo nome resta legato indissolub<strong>il</strong>mente non solo alla nascita del<br />
Circolo S. Pietro ma alle figure più eminenti del laicato cattolico,<br />
rimaste per modestia, per st<strong>il</strong>e, per signor<strong>il</strong>ità borghese, in penombra.<br />
29
I PAPI E IL CIRCOLO S. PIETRO<br />
PIO IX – Giovanni Maria Mastai Ferretti (1846-1878)<br />
Nella sala del Circolo S. Pietro, nel palazzo<br />
di piazza San Calisto, campeggiano sulle<br />
pareti tutti i ritratti dei papi a partire da Pio<br />
IX. È una sala che simboleggia <strong>il</strong> lungo,<br />
intenso rapporto che ha legato per più di<br />
130 anni <strong>il</strong> Circolo ai Pontefici. Un rapporto<br />
priv<strong>il</strong>egiato fatto di totale disponib<strong>il</strong>ità,<br />
di devozione e di servizio da parte del<br />
Sodalizio; e di paterna, affettuosa benevolenza<br />
da parte dei Papi.<br />
Un Circolo “sui generis” che ha avuto come soci ben quattro pontefici<br />
che, anche assunti al Soglio, hanno ricordato con gratitudine<br />
gli anni della loro appartenenza e della loro m<strong>il</strong>itanza:<br />
Benedetto XV, Pio XI, Pio XII e Paolo VI.<br />
Il primo incontro che le cronache registrano avvenne dopo pochi<br />
giorni dalla fondazione del Circolo S. Pietro.<br />
Pio IX ricevette i soci fondatori che chiesero la sua benedizione.<br />
Il Santo Padre domandò: “Tutto qui?”.<br />
Il presidente Mencacci rispose: “Santità, questi giovani non<br />
volevano tediare Vostra Santità con un lungo indirizzo”. “Ma io<br />
non so l’oggetto, non so lo scopo”. “Padre Santo - disse<br />
Mencacci - lo scopo è di fare del bene e di interessarsi a vicenda<br />
nel combattere <strong>il</strong> male. Del resto io sono un intruso perché<br />
ho superato l’età richiesta dallo statuto”. “Eh - fece <strong>il</strong> Papa di<br />
rimando - che volete che fra tante cose mi ricordi anche questo?”.<br />
31
Prese allora la parola don Jacobini che precisò meglio lo scopo del<br />
Circolo. “Benissimo, bravi figlioli - concluse <strong>il</strong> Papa - siate superiori<br />
al rispetto umano e siate franchi nelle opere di religione,<br />
come dobbiamo esserlo noi tutti cristiani. Preghiamo <strong>il</strong> Signore<br />
perché voglia aiutarci, perché a guardare le cose dalla parte degli<br />
uomini non vi è raggio alcuno di luce. Lasciamo fare a Dio, Egli<br />
sa come consolarci. Addio, figlioli cari, addio”.<br />
Fu questo <strong>il</strong> primo incontro fra Papa e Circolo che inaugurò, per<br />
dir così, quel clima di comunione fra Sodalizio e Pontefici che<br />
sarà poi <strong>il</strong> tratto distintivo, lungo tutto un secolo, del Circolo, <strong>il</strong><br />
suggello della sua identità.<br />
E a riprova di quanto stretti si fossero fatti, fin dal primo<br />
momento, i rapporti con Pio IX c’è <strong>il</strong> primo discorso pubblico<br />
che <strong>il</strong> Papa pronunciò dopo la breccia di Porta Pia. Un discorso<br />
rivolto solo ai membri del Circolo: ”Se la rivoluzione non avesse<br />
arrecato tanti danni alla Religione, sarebbe quasi da benedirne<br />
Iddio, come di un beneficio (perché) ha dato occasione a<br />
tante migliaia di italiani e anche di forestieri di mostrare <strong>il</strong> loro<br />
affetto f<strong>il</strong>iale verso la S. Sede…così Dio vi mantenga tutti nei<br />
vostri santi propositi e nell’attaccamento alla Santa Sede che mi<br />
avete manifestato”.<br />
Nel 1871, a Roma già capitale d’Italia, Pio IX ricevette ancora<br />
una volta i Soci del Circolo. Il presidente Mencacci offrì al pontefice<br />
i flabelli per la sedia gestatoria. E <strong>il</strong> Papa disse: “Io scorgo<br />
in questi simboli i vostri cuori i quali si accompagneranno nel<br />
combattere gli attacchi dei nostri comuni nemici: i vostri cuori<br />
saranno come scudo contro <strong>il</strong> quale si romperanno tutti gli strali<br />
delle ingiurie, delle bestemmie, delle eresie, onde gli empi vorrebbero<br />
avv<strong>il</strong>iti, derisi, schiacciati, anzi se fosse possib<strong>il</strong>e, distrutti, i<br />
principi della religione di Cristo”.<br />
32
LEONE XIII – Gioacchino Pecci (1878-1903)<br />
Fra gli eventi significativi dei primi anni del<br />
Pontificato di Leone XIII vanno ricordati gli<br />
aiuti personali dati al Circolo, sia per le cucine<br />
economiche, sia per i dormitori. Leone XIII<br />
apprezzò poi enormemente <strong>il</strong> coraggio dei<br />
Soci del Circolo che, fatto quadrato attorno al<br />
carro funebre che portava i resti di Pio IX,<br />
affrontarono con pugni e bastoni un gruppo<br />
di anticlericali che volevano gettare la salma<br />
nel Tevere. Un gesto per <strong>il</strong> quale <strong>il</strong> Santo Padre fu enormemente<br />
riconoscente, e difatti nell’udienza concessa al Circolo si espresse<br />
così: “La vostra Società, benedetta dal nostro glorioso predecessore<br />
e da Noi, recò i frutti preziosi che se ne speravano... È nostra intenzione<br />
di rendere pubblicamente al vostro Circolo i meritati encomi,<br />
ma nel tempo stesso intendiamo animarvi a perseverare costanti<br />
nelle opere intraprese”.<br />
S. PIO X – Giuseppe Sarto (1903-1914)<br />
Di questo Pontefice, più che discorsi<br />
ufficiali, troviamo tutta una serie di citazioni<br />
durante <strong>il</strong> suo Pontificato.<br />
Dell’attenzione con cui seguiva le vicende<br />
del Sodalizio è testimonianza la preoccupazione<br />
che <strong>il</strong> Circolo avesse una<br />
sede stab<strong>il</strong>e e che non peregrinasse per<br />
Roma pagando affitti esosi. Difatti <strong>il</strong><br />
Circolo si era spostato da palazzo<br />
Simonetti dove pagava 660 lire a palazzo Sinibaldi dove <strong>il</strong><br />
fitto era salito a 3000 lire, e poi a palazzo Cini e di lì a palaz-<br />
33
zo Spinola. Pio X dette finalmente una sede stab<strong>il</strong>e al Circolo<br />
in via della Scrofa.<br />
Nella ricorrenza del terzo anniversario della sua elevazione al Soglio<br />
di Pietro raccomandava ai soci del Circolo di adoperarsi “con progressivo<br />
zelo a rendere in mezzo al popolo sempre più fruttuose le<br />
opere di carità”.<br />
In altra occasione, ricevendo i soci per <strong>il</strong> suo giorno onomastico, Pio X<br />
si “congratulò per lo stato fiorente delle opere di cui aveva avuto più<br />
volte ammirata notizia e per la qual cosa desiderava dimostrare la sua<br />
compiacenza sovrana”.<br />
BENEDETTO XV – Giacomo Della Chiesa (1914-1922)<br />
Nel bollettino che celebrava <strong>il</strong> cinquantenario<br />
del Circolo, veniva messa in evidenza l’iscrizione<br />
del giovane sacerdote all’Associazione.<br />
La scheda personale diceva che<br />
mons. Della Chiesa, con domic<strong>il</strong>io in piazza<br />
S. Eustachio, era stato accolto fra i soci del<br />
Circolo. Il primo Papa che ne aveva preso la<br />
tessera.<br />
I Soci, poco dopo l’elezione del Pontefice,<br />
vennero ricevuti in udienza durante la quale ebbero <strong>il</strong> priv<strong>il</strong>egio di<br />
ascoltare “come <strong>il</strong> Vicario di Gesù Cristo ricordava con soddisfazione<br />
di essere stato iscritto fra i cattolici della Gioventù Romana del<br />
Circolo S. Pietro”.<br />
Benedetto XV, <strong>il</strong> cui Pontificato coincide con la prima guerra mondiale,<br />
esortò più volte i soci del Sodalizio ad aprire nuove cucine, a occuparsi<br />
dei terremotati della Marsica e ad adoprarsi per lenire le sofferenze di<br />
tanta gente colpita dai lutti, dalla miseria, dalla mancanza di una casa.<br />
34
“Ora che si é usciti dall’incubo opprimente della più terrib<strong>il</strong>e guerra<br />
di cui segni memoria la storia dell’umanità- disse Benedetto XV -<br />
bisogna ritornare con forze rinnovellate e ravvivate a corrispondere<br />
ai nuovi disegni dei tempi, adoperandosi affinché, come nel passato<br />
glorioso, così per l’avvenire possa essere abbondantemente fecondo<br />
<strong>il</strong> seme che <strong>il</strong> Circolo spargerà nel suo nuovo cammino”.<br />
PIO XI – Ach<strong>il</strong>le Ratti (1922-1939)<br />
Secondo Pontefice socio del Circolo S.Pietro.<br />
Poche ore dopo la sua elevazione alla<br />
Cattedra di Pietro, Pio XI ricevette <strong>il</strong> presidente<br />
del <strong>circolo</strong>, Giuseppe Casini. Nel congedarlo,<br />
<strong>il</strong> Papa disse: ”Sì, vi benedico tutti di<br />
cuore, ma voglio essere considerato sempre<br />
come socio, non sono socio scaduto”.<br />
In tutti i giorni onomastici del suo<br />
Pontificato, <strong>il</strong> Santo Padre era solito concedere<br />
udienza al Circolo e si interessava a tutte le iniziative e ai bisogni<br />
dell’Associazione. Pochi giorni prima di morire definì <strong>il</strong> Circolo<br />
“benemerita istituzione romana”.<br />
PIO XII – Eugenio Pacelli (1939-1958)<br />
Il terzo Pontefice socio del Circolo S.Pietro.<br />
Nella solenne udienza del 23 luglio 1944 per<br />
<strong>il</strong> settantacinquesimo anniversario della fondazione,<br />
Papa Pacelli tracciò un ritratto storico<br />
del Circolo, enumerando le sue benemerenze:<br />
”Il Circolo S. Pietro può andare santamente<br />
altero di un glorioso passato, nel cui<br />
libro d’oro, alla prima pagina, è scritta con<br />
35
caratteri indeleb<strong>il</strong>i, quasi compendio e delle sue benemerenze verso la<br />
Chiesa e <strong>il</strong> Papato, la vir<strong>il</strong>e e costante sua azione per la causa cattolica…Settantacinque<br />
anni di vita, quante nob<strong>il</strong>i imprese suscitate dalla<br />
più ardente fede! Quante prove di misericordia corporale e spirituale<br />
nate dal fervore dell’Apostolato! Quante prove di devozione e di<br />
attaccamento alla Santa Sede la storia della vostra istituzione ha in<br />
questi anni registrato!…Noi vediamo che <strong>il</strong> vostro triplice ideale la cui<br />
manifestazione è la carità…..è stato veramente <strong>il</strong> vostro titolo di nob<strong>il</strong>tà<br />
ed <strong>il</strong> vostro programma….la mano di Dio si fa visib<strong>il</strong>e in voi, d<strong>il</strong>etti<br />
figli e figlie, mediante <strong>il</strong> vostro ministero caritatevole esso assicura<br />
agli sventurati la tavola delle Cucine Economiche, e a buon numero<br />
anche la Mensa di famiglia, <strong>il</strong> letto dei vostri dormitori, i vestiti del<br />
vostro guardaroba…..sim<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> popolo romano vede le opere esteriori<br />
del vostro Sodalizio, <strong>il</strong> cui nome è una benedizione presso gli<br />
infelici che ne ricevono sostegno e conforto”.<br />
GIOVANNI XXIII – Angelo Giuseppe Roncalli (1958-1963)<br />
Giovanni XXIII, pur non socio, conosceva bene<br />
<strong>il</strong> Circolo avendolo frequentato a più riprese<br />
quando tornava a Roma dal suo servizio in<br />
Nunziatura. Nell’Udienza dell’otto febbraio<br />
1959, in occasione del novantesimo anniversario<br />
della Fondazione disse: “E come poi non<br />
ricordare quanto lo stesso Pio IX ebbe a dire nei<br />
duri anni della segregazione ad un gruppo di<br />
giovani del Circolo recatisi a visitarlo? Fin qui<br />
<strong>il</strong> Papa teneva i suoi piedi sopra un pugno di terra. Ora anche questa gli<br />
viene sottratta. Non temete, <strong>il</strong> Papa ha un sostegno anche più valido: <strong>il</strong><br />
cuore dei suoi figli! Gli eventi hanno provato che la fiducia del grande<br />
Papa fu ben riposta e per quanto è avvenuto in questi novant’ anni c’è<br />
motivo di ringraziare Iddio. Superando infatti ost<strong>il</strong>ità, preconcetti ed<br />
36
insidie di ogni specie, s’è potuto sempre servire nel Signore, la Santa<br />
Sua Chiesa; servire <strong>il</strong> Vescovo di Roma e continuare in quella magnifica<br />
vostra tradizione..”.<br />
E ancora: ”Pur rimanendo per anni fuori Roma è stato un piacere<br />
l’aver potuto seguire la vita del Circolo e non si può che compiacersi<br />
per quanto sono riusciti a fare distinti personaggi che vi appartennero<br />
e che per anni lo guidarono. Basti ricordare uno solo ma profondamente<br />
caro nome, Paolo Pericoli”<br />
PAOLO VI – Giovanni Battista Montini (1963-1978)<br />
Papa Montini è stato senza dubbio uno dei<br />
sommi pontefici che ha riservato al Circolo<br />
S. Pietro, di cui in gioventù era stato socio,<br />
maggiori attenzioni. È stato <strong>il</strong> Papa del centenario<br />
del Sodalizio e nella solenne udienza<br />
del 3 maggio 1969, nella sala Clementina,<br />
rivolse ai Soci questo discorso: “Noi dobbiamo<br />
innanzitutto esprimere la nostra compiacenza<br />
per la visita che oggi ci fate. Non è soltanto<br />
per le vostre persone che avviciniamo sempre volentieri,<br />
appartenendo voi ad un Sodalizio tanto distinto e tanto legato a questa<br />
Sede Apostolica…grazie per tutto quello che fate per<br />
Noi…Grazie per quello che fate per Roma con le molteplici e fiorenti<br />
iniziative di carattere sociale, caritativo, apostolico che noi<br />
seguiamo con tanto interesse ed edificazione. Ebbene, la soddisfazione<br />
del Papa ed <strong>il</strong> conforto che voi procurate al suo animo siano <strong>il</strong><br />
pegno e la garanzia del premio che vi riserva <strong>il</strong> Signore….Roma,<br />
Roma stessa ha bisogno di cattolici pari a questa concezione integra<br />
e vir<strong>il</strong>e della Professione Religiosa e Cristiana….<strong>il</strong> vostro Circolo<br />
non è un club chiuso o una Associazione di svago e di passatempo.<br />
È invece una scuola d’attività religiosa, benefica, sociale, civ<strong>il</strong>e.<br />
37
È una palestra. È una m<strong>il</strong>izia. È una presenza nel mondo….V’è qualche<br />
cosa di nob<strong>il</strong>e e generoso nel vostro modo di dirvi<br />
cattolici…..Siete Cattolici, vicini al Papa, e ne assumete le conseguenze<br />
spesso esigenti e gravose….Se voi perseverate a rendere<br />
viva, moderna ed operante la vostra formula, voi compite una missione<br />
di grande ut<strong>il</strong>ità e di grande attualità”. Paolo VI così continuò:<br />
”Del resto, basta considerare <strong>il</strong> vostro motto: Preghiera, Azione,<br />
Sacrificio. Nella misura con cui voi sarete fedeli a questo programma,<br />
dipenderà <strong>il</strong> grado di vitalità per l’avvenire del vostro<br />
Sodalizio”.<br />
GIOVANNI PAOLO I – Albino Luciani (1978-1978)<br />
Il Pontificato di Giovanni Paolo I è stato<br />
troppo breve, appena 33 giorni per poter dare<br />
udienza al Sodalizio.<br />
GIOVANNI PAOLO II – Karol Wojtyla (1978-2005)<br />
38<br />
Il 24 dicembre 1979, in occasione del 110°<br />
anniversario del Circolo, <strong>il</strong> Papa, subito dopo<br />
la sua elezione, disse: ”È per me motivo di<br />
gioia e di soddisfazione ricevere oggi, alla<br />
vig<strong>il</strong>ia del Santo Natale, una schiera così<br />
numerosa e qualificata di laici romani i quali<br />
portano nel loro cuore la ricca e molteplice<br />
esperienza di una Associazione che ha ormai
centodieci anni di vita e si fregia del nome del primo Vescovo di<br />
Roma e Pastore della Chiesa universale”. Il Papa ricordò che<br />
“Preghiera, azione, sacrificio sono stati fin dall’inizio i tre motti programmatici,<br />
sim<strong>il</strong>i a direttrici di marcia, che vi hanno animato e guidato<br />
in questi centodieci anni”.<br />
BENEDETTO XVI – Joseph Ratzinger - felicemente regnante<br />
Nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico<br />
Vaticano, Benedetto XVI ha ricevuto <strong>il</strong> 7<br />
luglio 2005 in Udienza i Soci del Circolo<br />
S. Pietro ed ha loro rivolto <strong>il</strong> discorso di<br />
cui riportiamo l’ultima parte<br />
“Cari fratelli e sorelle, è la prima volta che<br />
vi incontro da quando Iddio mi ha chiamato<br />
a svolgere nella Chiesa <strong>il</strong> Ministero Petrino,<br />
ma conosco bene e da tempo <strong>il</strong> vostro servizio<br />
animato da convinta fedeltà e doc<strong>il</strong>e adesione al Successore di<br />
Pietro. Vi domando di accompagnarmi anzitutto con la preghiera.<br />
Fate della preghiera <strong>il</strong> quotidiano alimento della vostra vita con<br />
abituali soste di meditazione e di ascolto della parola di Dio e con<br />
l’attiva partecipazione alla Santa Messa. È importante che l’esistenza<br />
del Cristiano sia centrata sull’Eucaristia. A questo ci invita<br />
l’Anno dell’Eucaristia che, per volontà del mio amato predecessore,<br />
<strong>il</strong> Servo di Dio Giovanni Paolo II, si sta celebrando in ogni<br />
comunità ecclesiale. Non dobbiamo mai dimenticare che <strong>il</strong> segreto<br />
dell’efficacia di ogni nostro progetto è Cristo e la nostra vita<br />
deve essere penetrata dalla sua azione rinnovatrice. Dobbiamo<br />
porre sotto i suoi occhi tutte le attese e le necessità del mondo; in<br />
particolare a Gesù che adoriamo nell’Eucaristia vanno presentate,<br />
cari amici, le sofferenze degli ammalati che andate a visitare, la<br />
39
solitudine dei giovani e degli anziani che incontrate, le paure, le<br />
speranze e le prospettive di tutta l’esistenza. E così, con questo<br />
interiore atteggiamento, sarà più fac<strong>il</strong>e per voi realizzare la vostra<br />
vocazione cristiana e andare incontro a quanti vivono in condizioni<br />
di disagio o di abbandono, testimoniando loro la presenza consolatrice<br />
di Cristo”.<br />
40
ANNI DI LOTTE E DI CARITÀ<br />
1869-1920<br />
Il 20 settembre 1870 fu un trauma per <strong>il</strong> mondo cattolico. Le truppe<br />
italiane entrarono a Porta Pia e <strong>il</strong> Papa scomunicò gli invasori che<br />
avevano privato la Santa Sede della sua libertà.<br />
Se tutte le Sinistre gioirono dell’evento, se le logge massoniche<br />
inneggiarono a una nuova era sorta sulle ceneri dello Stato pontificio,<br />
i politici più moderati si mostrarono titubanti, anche perché<br />
avrebbero preferito venire a Roma senza colpo ferire e addirittura<br />
col permesso del Santo Padre. Il conte Ponza di Sanmartino dieci<br />
giorni prima della “Breccia” aveva portato in Vaticano una lettera<br />
del Re per <strong>il</strong> Papa: ”Con affetto di figlio, con fede di cattolico, con<br />
lealtà di Re, con animo di italiano mi indirizzo ancora come ebbi a<br />
fare più volte al cuore di Vostra Santità. Io sento <strong>il</strong> dovere di prendere<br />
in faccia all’Europa e alla Cattolicità <strong>il</strong> mantenimento dell’ordine<br />
della Penisola e della sicurezza della Santa Sede”. In poche<br />
parole <strong>il</strong> Re diceva: se vengo a Roma è solo per precedere Garibaldi<br />
e Mazzini e per tenere lontana la rivoluzione.<br />
Vittorio Emanuele II- che aveva una sua primitiva religiosità - non<br />
avrebbe voluto far torto a Pio IX se non vi fosse stato costretto dal<br />
voto parlamentare. E difatti, entrate le truppe a Porta Pia, <strong>il</strong> Re non<br />
venne. Fu solo lo straripamento del Tevere a dicembre che costrinse<br />
Vittorio Emanuele a rompere gli indugi, anche dietro consiglio del<br />
primo ministro Lanza, e a venire in quella che avrebbe dovuto essere<br />
la nuova capitale del Regno.<br />
L’opinione pubblica più accorta comprendeva che si era spezzato un<br />
equ<strong>il</strong>ibrio già precario, ma la politica anticlericale e antireligiosa<br />
aveva preso <strong>il</strong> sopravvento. A partire dalle leggi Siccardi del 1850, e<br />
poi con le cosiddette “leggi eversive” del 1867 era cominciata la<br />
41
spoliazione di chiese e conventi, requisiti i beni degli Ordini religiosi,<br />
confiscate le rendite delle diocesi, chiusi molti monasteri, imprigionati<br />
vescovi e sacerdoti che non si allineavano alla politica<br />
governativa e che professavano totale fedeltà al Pontefice privato<br />
del suo regno. Perfino <strong>il</strong> vescovo di Torino, mons. Fransoni, era stato<br />
arrestato e fatto morire lontano dalla sua diocesi, settanta vescovi<br />
erano stati rimossi dalle loro sedi in Italia e dodicim<strong>il</strong>a religiosi buttati<br />
fuori dai conventi nel Meridione.<br />
È proprio in questa temperie di persecuzioni e difficoltà che <strong>il</strong> movimento<br />
cattolico dà <strong>il</strong> meglio di sé. Nascono in Italia nell’ultimo<br />
decennio di Pio IX circoli e associazioni, la Chiesa perseguitata e<br />
impoverita sv<strong>il</strong>uppa un’intensa attività caritativa e assistenziale a<br />
tutti i livelli.<br />
Il Circolo S.Pietro, che per ora raccoglie solamente giovani romani<br />
(gli adulti verranno ammessi nel 1912), è al primo posto nella<br />
Capitale a dispiegare un ampio raggio di interventi. Appena terminate<br />
le formalità della sua costituzione e del riconoscimento da parte<br />
dell’”Associazione Cattolica Italiana” si preoccupa della formazione<br />
scolastica della popolazione, e inaugura “Le scuole serali cattoliche”<br />
seguite dall’apertura di una sala di cultura e dalla fondazione di<br />
un periodico che si chiama “La Stella”.<br />
Le due direttive lungo le quali si sv<strong>il</strong>uppa l’attività del Circolo<br />
riguardano l’istruzione popolare e l’aiuto ai poveri. Sono appena<br />
passati pochi anni dalla fondazione che <strong>il</strong> Circolo apre una scuola<br />
di catechismo seguita a ruota da un oratorio festivo dove i ragazzi<br />
giocano, vanno a messa la domenica, imparano la dottrina, e vengono<br />
seguiti dai sacerdoti.<br />
Malgrado nella cattolicità europea lo sfregio al Papa abbia ferito<br />
tanti credenti, non cessa l’afflusso di pellegrini nella Città eterna, o<br />
forse è proprio per questo che arrivano tanti fedeli per esternare al<br />
Pontefice la loro fedeltà. E <strong>il</strong> Circolo si preoccupa anche di essi,<br />
42
dando vita a un organismo di assistenza ai pellegrini. È <strong>il</strong> primo<br />
nucleo di quella che diverrà poi l’Opera Romana Pellegrinaggi.<br />
Nel 1872 parte dal Circolo S. Pietro la prima iniziativa per l’intervento<br />
dei cattolici romani alle elezioni amministrative. E subito<br />
dopo viene costituita l’opera eucaristica delle Prime Comunioni e la<br />
scuola teologica per laici.<br />
Quando muore Pio IX nel 1878, gli anticlericali tentano di gettarne<br />
la bara nel Tevere, e saranno proprio i membri del Circolo che difenderanno<br />
a spada tratta la salma impedendo questo oltraggio. Ma<br />
intanto <strong>il</strong> Circolo è già un organismo che ha imboccato con decisione<br />
la sua strada e trovato la sua identità.<br />
Nel 1887 si apre la prima Cucina Economica in Vicolo Orbetelli<br />
dove vengono ut<strong>il</strong>izzati i grandi marmittoni da campo degli zuavi<br />
pontifici regalate per l’occasione al Circolo dal Papa.<br />
A Pio IX è intanto succeduto Leone XIII, Papa Gioacchino Pecci<br />
che, anche nell’ aspro contrasto Chiesa - Stato, avvierà una s<strong>il</strong>enziosa<br />
conc<strong>il</strong>iazione perchè le due rive del Tevere - quella laica e quella<br />
vaticana - non possono a lungo restare distanti e perché, costrette<br />
dalla vicinanza, dovranno trovare dei compromessi pratici.<br />
Nella prima udienza concessa al Circolo nel 1881 dirà Leone XIII: ”La<br />
vostra Società, benedetta dal nostro glorioso Predecessore e da Noi,<br />
recò i frutti preziosi che se ne speravano. È nostra intenzione di rendere<br />
pubblicamente al vostro Circolo i meritati encomi, ma nel tempo stesso<br />
intendiamo animarvi a perseverare costanti nelle opere intraprese”.<br />
È durante <strong>il</strong> Pontificato leoniano che in vari quartieri sorgono le<br />
cucine economiche che saranno sempre negli anni a venire <strong>il</strong> fiore<br />
all’occhiello del Sodalizio. Cucine economiche di via delle<br />
Zoccolette, di via delle Vaschette, di via della Lungaretta, assistite<br />
dalle figlie della Carità, dalle suore della Divina Provvidenza e dalle<br />
Pallottine.<br />
43
Nel 1888 <strong>il</strong> Circolo riceve l’incarico ufficiale di effettuare <strong>il</strong> Servizio<br />
d’Onore nelle funzioni Papali e l’anno successivo viene costituita la<br />
“Commissione Guardaroba” per i poveri, seguita a ruota dalla<br />
“Commissione Studenti” e dalla “Commissione Circolo”. Nel 1884<br />
si aprono due nuovi centri, in via M<strong>il</strong>azzo, in Via San Giovanni in<br />
Laterano, e poi a Piazza S. Apollinare.<br />
Poco a poco, ogni quartiere di Roma viene ad avere <strong>il</strong> suo punto di<br />
riferimento per sfamare i poveri, ma è nel 1895 che l’opera comincia<br />
ad estendersi fuori dei confini cittadini, ad Albano per esempio,<br />
dove <strong>il</strong> sindaco vede di buon occhio l’assistenza prestata agli indigenti<br />
del paese.<br />
L’unificazione dell’Italia non è stata indolore sul piano economico.<br />
Se le regioni settentrionali vanno verso una rapida industrializzazione,<br />
<strong>il</strong> Sud accresce i suoi mali secolari. Al Nord in pochi anni si moltiplicano<br />
le imprese, dalla Edison alla Falck, dalla Tosi di Legnano<br />
alla Gal<strong>il</strong>eo di Firenze, dalla Breda alla Donegani.<br />
Quintino Sella, industriale biellese e ministro del tesoro, riesce a<br />
riportare i conti dello stato in pareggio. Nel 1906 la lira arriva al<br />
punto di valere più della quotazione dell’oro. Ma <strong>il</strong> Paese ha stretto<br />
la cinghia, è diminuita la qualità della vita in una nazione che ha già<br />
un reddito quattro volte minore di quello dell’Ingh<strong>il</strong>terra, al Sud si<br />
fa la fame, la disoccupazione d<strong>il</strong>aga. Gli ultimi decenni del secolo<br />
registrano la grande emigrazione verso le Americhe che raggiungerà<br />
la sua punta massima nel 1913 con quasi un m<strong>il</strong>ione di emigranti<br />
che lasciano la patria.<br />
Il risanamento economico della nazione è stato fatto con risparmi<br />
fino all’osso, con l’aumento delle tasse, specie con la tassa sul macinato,<br />
cioè sul pane, che graverà sui ceti popolari. A Roma, diventata<br />
tutta un cantiere per trasformarla in capitale, l’impresa delle<br />
costruzioni si arresta per una di quelle “bolle” immob<strong>il</strong>iari che gettano<br />
sul lastrico migliaia di persone. La crisi ed<strong>il</strong>izia del 1887 crea<br />
44
molti disoccupati, specie fra coloro che erano venuti a Roma, attratti<br />
dalla prospettiva di fac<strong>il</strong>i guadagni.<br />
A tutto ciò si aggiunge la crisi agraria: le massicce importazioni di<br />
grano dall’America provocano una drastica riduzione dei prezzi al<br />
punto da rendere la coltura non più remunerativa. Ancora una volta<br />
sono penalizzati i ceti più poveri. È in questi anni che l’onorevole<br />
Stefano Jacini conduce l’inchiesta parlamentare - ben diciotto volumi<br />
- sulle condizioni di vita nelle campagne che getta una luce sinistra<br />
sullo stato in cui versa la maggior parte della popolazione: denutrizione,<br />
malaria, pellagra, lavoro minor<strong>il</strong>e, analfabetismo.<br />
Il Circolo, in una situazione economica così precaria per <strong>il</strong> Paese,<br />
cerca di venire incontro ai bisogni della gente e svolge una funzione<br />
di supplenza dinanzi al disinteresse dello stato e del comune.<br />
Soprattutto a partire dal 1880, gli anni dell’emigrazione, <strong>il</strong> Circolo<br />
adempie alla sua funzione sociale, e anzi rafforza le sue strutture<br />
assistenziali anche per far fronte all’epidemia di colera che si è<br />
abbattuta sull’Italia centrale. È proprio in questa circostanza che <strong>il</strong><br />
Circolo si distingue per abnegazione e generosità. Non appena si<br />
viene a conoscere che Leone XIII ha fatto adibire a lazzaretto l’ospizio<br />
di Santa Marta, pronto ad aprirlo in caso di necessità, <strong>il</strong> Circolo,<br />
con quello spirito di servizio che lo distingue, fa sapere che tutti i<br />
soci sono a disposizione del Papa per prestare assistenza ai colerosi.<br />
Non solo: mob<strong>il</strong>ita tutti gli addetti alle cucine economiche che ogni<br />
giorno distribuiscono non meno di duem<strong>il</strong>a pasti.<br />
Come successe a don Bosco che nel Piemonte laicista le autorità statali<br />
erano state costrette a riconoscere la sua opera di carità, così<br />
nella Roma non più papalina <strong>il</strong> Comune non esita a ricorrere al<br />
Circolo nei momenti critici per la popolazione. Nel 1896 <strong>il</strong> sindaco<br />
si avvale di questa istituzione per distribuire sessantam<strong>il</strong>a buoni<br />
pasto per i poveri, ed esprime la sua soddisfazione per l’inappuntab<strong>il</strong>e<br />
servizio.<br />
45
Accanto alle vecchie opere - in grande sv<strong>il</strong>uppo- e ai vecchi impegni<br />
si vengono ad aggiungere quelli nuovi. Il Circolo aveva dato da<br />
mangiare agli affamati, aveva alloggiato i pellegrini di tutto <strong>il</strong><br />
mondo venuti a rendere omaggio al Papa, ma aveva trascurato gli<br />
anziani, molti dei quali non avevano più famiglia.<br />
Due iniziative si concretizzano sotto <strong>il</strong> Pontificato di Leone XIII. La<br />
prima, rappresentata dalla venuta a Roma delle piccole suore dei<br />
poveri che lavoreranno fianco a fianco col Circolo; la seconda, la fondazione<br />
dei primi as<strong>il</strong>i notturni, cioè i dormitori economici. Scriveva<br />
<strong>il</strong> bollettino dell’Associazione: ”Occorre un tetto, un tetto a riparo dal<br />
freddo e dalle intemperie notturne; occorre un giaciglio su cui riposare<br />
le membra stanche dal lavoro; occorre un as<strong>il</strong>o per tutti quegli infelici<br />
che non hanno né padre, né madre, né figli, per tutti quei raminghi<br />
nel cammino del mondo i quali non posseggono un palmo di terra su<br />
cui adagiarsi e poter dire con sicurezza: qui è la mia casa”.<br />
Il primo As<strong>il</strong>o notturno cominciò a funzionare annesso all’ospizio di<br />
Santa Maria in Cappella. L’opera pia era stata fondata qualche<br />
decennio prima, nel 1854, dal Principe F<strong>il</strong>ippo Andrea V Doria<br />
Pamph<strong>il</strong>j dalla moglie Mary Talbot degli Earls of Shrewsbury eseguendo<br />
<strong>il</strong> lascito fidecommissario dello zio Giorgio con la collaborazione<br />
delle suore della Carità di S. Vincenzo de Paoli e l’approvazione<br />
del Papa Pio IX. In quattro anni i letti quintuplicarono fino a<br />
diventare cento, ma anche quelli non furono sufficienti, così che fu<br />
necessario aprire un altro dormitorio in via delle Mantellate.<br />
Un altro problema che in quegli anni si dovette affrontare-completamente<br />
diverso dai precedenti- fu quello dell’Agro romano, dove non<br />
solo esistevano pessime condizioni economiche ma dove l’indigenza<br />
aveva cancellato l’antica religiosità popolare.<br />
Il Circolo si fece carico anche di questi bisogni e cominciò la redenzione<br />
degli abitanti dell’Agro.<br />
C’erano molte difficoltà da superare: l’immensa distanza fra tenuta e<br />
tenuta, e fra tenuta e un centro dove potesse abitare un sacerdote. E<br />
46
inoltre la presenza accanto alla popolazione permanente (fattori, butteri,<br />
vaccari, guardiani) di quella temporanea ed avventizia (pastori,<br />
lavoratori della terra, spurgatori di fossi). Ma più di tutto preoccupava<br />
la totale mancanza di un insegnamento religioso, l’assenza dei più piccoli<br />
rudimenti di catechismo, una sorta di passivo agnosticismo che si<br />
era sedimentato nei decenni precedenti. C’erano state, per la verità, in<br />
passato diverse istituzioni che nell’Agro avevano lavorato ma erano<br />
scomparse più o meno ingloriosamente.<br />
Il Circolo era consapevole della complessità dei problemi. Eppure<br />
malgrado ciò, si gettò nell’avventura con una certa dose di entusiasmo<br />
e di santa incoscienza. Venne istituita l’opera per l’Agro romano<br />
e a dirigerla fu chiamato <strong>il</strong> principe Luigi Barberini.<br />
L’opera ebbe inizio durante la mietitura. Si legge nel rendiconto del<br />
1898-1900: “Si cominciò a far pressione presso i principali proprietari<br />
e mercanti di campagna perché durante la mietitura facessero<br />
celebrare messa -come da antica costumanza- in mezzo al campo di<br />
grano e sulla barrozza. Ci procurammo degli Altari portat<strong>il</strong>i e a<br />
Romavecchia e alla Selcia avemmo la consolazione di vedere inginocchiati<br />
un migliaio di mietitori”. Dopo questo promettente inizio,<br />
furono riaperte numerose cappelle nella campagna romana e sorsero<br />
nuove parrocchie rurali. L’opera di “rievangelizzazione” dell’Agro<br />
romano resta forse una delle più belle pagine che <strong>il</strong> Circolo abbia<br />
scritto nella sua storia. Non si trattò soltanto di riaprire al culto una<br />
sessantina di chiese e di istituire nuove parrocchie e scuole, ma di<br />
riportare la fede nelle campagne spiritualmente abbandonate.<br />
Il 3 settembre 1914, poche settimane dopo lo scoppio della prima<br />
guerra mondiale, saliva alla cattedra di Pietro col nome di Benedetto<br />
XV, <strong>il</strong> cardinale Giacomo Della Chiesa che, a 28 anni, si era iscritto<br />
al Circolo, <strong>il</strong> primo Papa membro dell’associazione. Benedetto XV,<br />
grande Pontefice anche se regnò per pochi anni, si trovò a dirigere<br />
la Chiesa in un momento tempestoso, durante la prima guerra mondiale.<br />
Fin dall’inizio, concentrò <strong>il</strong> suo Pontificato sui grandi proble-<br />
47
mi del conflitto, che poi erano problemi di assistenza alle popolazioni,<br />
ai feriti, ai rifugiati, ai prigionieri.<br />
Il compito a cui <strong>il</strong> Circolo fu chiamato in questi anni fu quello di fiancheggiare<br />
l’opera del Pontefice e occuparsi dei profughi non solo del<br />
conflitto ma anche dei terremoti, come quello della Marsica, di Reggio<br />
Calabria e di Messina, terremoti che riversarono a Roma migliaia e<br />
migliaia di senzatetto. Di fronte ai bisogni della popolazione, vennero<br />
potenziate le cucine economiche, ripristinato <strong>il</strong> guardaroba dei poveri,<br />
rafforzata tutta l’organizzazione per far fronte a situazioni di emergenza.<br />
Oltre quattrom<strong>il</strong>a profughi beneficiarono di questa carità che alleviò<br />
sofferenze fisiche e anche morali. Le cifre di quel tempo danno un’idea<br />
- sia pure approssimativa - del grande sforzo di cui <strong>il</strong> Circolo si fece<br />
carico: nel 1914 vennero distribuiti circa 600 m<strong>il</strong>a pasti; nel 1915, a<br />
guerra iniziata, due m<strong>il</strong>ioni e centom<strong>il</strong>a pasti; nel 1916 tre m<strong>il</strong>ioni e<br />
mezzo; e nel 1917, nel periodo più critico per <strong>il</strong> conflitto, più di quattro<br />
m<strong>il</strong>ioni di razioni. In quegli anni, <strong>il</strong> Circolo si occupò anche dei m<strong>il</strong>itari<br />
rimpatriati, delle famiglie dei soldati richiamati e si premurò di assistere<br />
i tanti orfani che l’immane tragedia s’era lasciata dietro.<br />
Con la guerra del ’15-’18 - la più sanguinosa e inut<strong>il</strong>e di tutte le<br />
guerre- anche la situazione interna italiana era mutata, o aveva<br />
cominciato a mutare. L’anticlericalismo ottocentesco- così violento<br />
e sprezzante- si era attenuato. I cattolici, anche se mantenevano le<br />
loro riserve sul modo in cui s’era formato <strong>il</strong> nuovo Stato, erano andati<br />
a combattere al fronte ed avevano lasciato la vita nelle trincee sul<br />
Carso o sul Piave per difendere la patria. La vera conc<strong>il</strong>iazione -<br />
prima di quella che nel ’29 troverà una formulazione giuridicaavvenne<br />
sui campi di battaglia dove cattolici e liberali, anticlericali<br />
e credenti, contadini calabresi e lombardi, patrioti e papalini condivisero<br />
assieme rancio e solitudine, e assieme versarono <strong>il</strong> loro sangue<br />
sotto una comune bandiera. Fu lì che si cimentò, per la prima<br />
volta, <strong>il</strong> sentimento di unità nazionale e che i cattolici si ritrovarono<br />
maturi- senza più vergogne e ost<strong>il</strong>ità- per dare al Paese <strong>il</strong> contributo<br />
delle loro lotte e della loro storia.<br />
48
LA CONCILIAZIONE TRADITA<br />
1919-1940<br />
La fine della prima guerra mondiale fu accolta con grandi manifestazioni<br />
popolari. I soldati tornavano a casa, le famiglie si ricongiungevano,<br />
l’inut<strong>il</strong>e massacro era finito. L’Italia aveva lasciato sui<br />
campi di battaglia più di seicentom<strong>il</strong>a morti, ma i mut<strong>il</strong>ati erano<br />
quasi mezzo m<strong>il</strong>ione, gente che tornava dal fronte senza braccia o<br />
senza gambe. Gli entusiasmi nazionalistici che avevano accompagnato<br />
quella che D’Annunzio aveva chiamato “la rinnovata primavera<br />
della Patria” si erano spenti di fronte alla cruda realtà di un conflitto<br />
che solo ora rivelava la sua atrocità e la sua insensatezza.<br />
La popolazione avvertiva o intuiva che un’epoca era finita. La guerra<br />
che si era combattuta non somigliava a nessun’altra del passato,<br />
si erano confrontati m<strong>il</strong>ioni di uomini con nuove armi, masse di soldati<br />
che erano stati chiamati al fronte senza sapere perché. In Italia<br />
<strong>il</strong> fenomeno assurse proporzioni più grandi. I fanti che si erano inut<strong>il</strong>mente<br />
battuti a Caporetto venivano dalla Sic<strong>il</strong>ia, dalla Campania,<br />
dalla Calabria, dalle profonde campagne del Sud e non capivano le<br />
ragioni del conflitto che li aveva sradicati da casa. Tutti avevano<br />
negli occhi i mesi passati nel fango delle trincee, gli attacchi suicidi<br />
sulle montagne innevate delle dolomiti, i sentieri ghiacciati dove i<br />
muli trasportavano i cannoni, i cecchini appostati nel buio pronti a<br />
sparare sul primo bersaglio. Parecchi soldati erano fuggiti, più di trecentom<strong>il</strong>a<br />
disertori che - appena scoperti e rintracciati - venivano<br />
fuc<strong>il</strong>ati sul posto.<br />
Le lunghe f<strong>il</strong>e di croci nei cimiteri di guerra erano la testimonianza<br />
visib<strong>il</strong>e di quante vite umane fosse costata la guerra.<br />
No. Non era fac<strong>il</strong>e tornare alla normalità né per i reduci né per la<br />
popolazione.<br />
49
Anche molti membri del Circolo erano partiti per <strong>il</strong> fronte, qualcuno<br />
non era tornato, e quelli che avevano ripreso <strong>il</strong> loro lavoro capivano<br />
che occorreva intensificare l’opera di assistenza. Non si trattava solo<br />
di aumentare le cucine, o di dare un vestito ai poveri. C’era una carità<br />
ancora più grande ch’era quella di ridare fiducia a chi l’aveva<br />
persa e di lenire le sofferenze di tanti lutti e di tante mut<strong>il</strong>azioni.<br />
Nasceva la “Commissione Opere di Pietà e Religione”, la mensa per<br />
gli universitari e l’opera S. Francesco Regis per la legittimazione dei<br />
matrimoni e dei figli.<br />
Il Paese, anche politicamente, viveva un tempo di rapide e travagliate<br />
trasformazioni. Nel 1919 venivano fondati i Fasci di combattimento<br />
di Benito Mussolini e nello stesso anno, dall’albergo<br />
S. Chiara a Roma, don Sturzo lanciava un appello “ai liberi e ai<br />
forti” e dava vita al Partito Popolare.<br />
I cattolici, tenuti da Pio IX ai margini delle istituzioni, abbandonavano<br />
ogni atteggiamento di protesta e irrompevano sulla scena politica<br />
del Paese. L’Italia liberale, l’Italia post-unitaria tramontava e si affacciavano<br />
alla storia le masse che <strong>il</strong> Risorgimento non aveva coinvolto<br />
e toccato: gli artigiani, gli impiegati, i commercianti, i piccoli proprietari,<br />
i contadini, i braccianti, la piccola borghesia cittadina.<br />
La rivoluzione bolscevica che a Pietroburgo aveva spazzato via lo<br />
Zar soffiava anche in Italia dove nel ’21 era nato <strong>il</strong> Partito<br />
Comunista: gli scioperi divampavano, gli operai bloccavano le fabbriche<br />
e chiedevano più soldi, alla crisi politica s’aggiungeva la crisi<br />
economica mentre l’inflazione galoppava e polverizzava i risparmi<br />
e gli stipendi dei ceti a reddito fisso. M<strong>il</strong>le lire del 1914 erano diventate<br />
seicento nel 1919, con una perdita del 40 per cento.<br />
Se l’industria, convertita a produrre materiale bellico, si era enormemente<br />
arricchita, popolo e borghesia avevano visto ridotta la loro<br />
qualità di vita.<br />
50
In questa mutata situazione sociale, anche <strong>il</strong> Circolo era stato<br />
costretto a cambiare strategia. Molti dei soci che fino a quel momento<br />
si erano dedicati solo ad un’attività caritativa, scelsero di m<strong>il</strong>itare<br />
anche nel partito di don Sturzo per incidere più efficacemente nella<br />
società. C’era chi ricordava ancora i tempi in cui i credenti erano<br />
emarginati e costretti nelle sagrestie, impediti di professare pubblicamente<br />
la loro fede o di dare un volto cristiano a molte istituzioni,<br />
come la scuola, l’università, gli as<strong>il</strong>i infant<strong>il</strong>i, gli ospedali che erano<br />
stati appaltati dai partiti massonici.<br />
Ma la marcia su Roma del ’22 segnò una svolta e bloccò l’evoluzione<br />
del Partito Popolare <strong>il</strong> cui fondatore lasciò l’Italia per gli Stati Uniti. Vi<br />
fu allora nel Circolo un considerevole riflusso: tutti quei cattolici che<br />
avevano scelto una m<strong>il</strong>itanza politica - di fronte alla fine del Partito<br />
Popolare bandito e sciolto, e di fronte alla vittoria di Mussolini - confluirono<br />
nel Circolo S. Pietro dove, sotto le ali protettrici della Santa<br />
Sede, potevano ancora svolgere un’attività di cristiana solidarietà.<br />
La Conc<strong>il</strong>iazione del ’29 chiuse la “Questione Romana” che si era<br />
trascinata per quasi sessant’anni e che era stata la spina nel fianco<br />
per la Chiesa e per i cattolici, e che aveva fatto del Circolo un’isola<br />
di resistenza all’anticlericalismo galoppante negli ultimi decenni<br />
dell’Ottocento.<br />
Il Circolo, proprio dopo la Conc<strong>il</strong>iazione, venne ancora chiamato ad<br />
una testimonianza sociale perché la crisi economica del ’29 si riverberava<br />
anche in Italia, e urgeva provvedere come per <strong>il</strong> passato.<br />
Gli anni Trenta imposero al Circolo un maggiore aiuto ai ceti più<br />
poveri che non si identificavano col proletariato: si trattava anche di<br />
famiglie piccolo borghesi che erano state toccate dalla crisi e che<br />
non sapevano come provvedere alle loro necessità.<br />
La Chiesa era preoccupata, i parroci mandavano notizie allarmanti, e<br />
<strong>il</strong> Pontefice si faceva eco di queste ansie sociali:”Un nuovo flagello-<br />
51
scriveva nell’enciclica “Nova Impendet”- minaccia, anzi già in gran<br />
parte colpisce <strong>il</strong> gregge a Noi affidato, e più duramente la porzione<br />
più tenera e più teneramente amata, l’infanzia, gli um<strong>il</strong>i e meno<br />
abbienti dei lavoratori e i proletari. Diciamo la grave angustia e crisi<br />
finanziaria che incombe sui popoli e porta in tutti i paesi ad un continuo<br />
e pauroso incremento della disoccupazione…Si avvicina l’inverno,<br />
e con esso tutto <strong>il</strong> seguito delle sofferenze e privazioni che la<br />
gelida stagione porta ai poverelli”.<br />
Il Sodalizio, in una crisi così drammatica, raccoglieva l’appello del<br />
Pontefice e chiamava a raccolta tutti i soci perché si impegnassero<br />
in questa nuova battaglia.<br />
Ecco allora riaprirsi nuove cucine economiche - 5 per l’esattezzache<br />
già in tempo di guerra si erano moltiplicate nei quartieri romani,<br />
ecco le cronache registrare in pochi mesi 70 m<strong>il</strong>a pasti, ecco <strong>il</strong><br />
nascere di due nuovi dormitori dove vengono assistiti e alloggiati<br />
più di 400 poveri.<br />
Un’assistenza particolare <strong>il</strong> Circolo S. Pietro la dedicò alle donne<br />
lavoratrici, molte delle quali venivano dalla provincia e dai paesi<br />
attorno alla Capitale. La maggioranza non sapeva dove alloggiare, e<br />
<strong>il</strong> Circolo si assunse <strong>il</strong> compito di questa necessità: nasceva la Casa-<br />
Famiglia che, come dice <strong>il</strong> nome, era una casa dove ci si trovava, si<br />
parlava, si mangiava assieme come fosse una famiglia; e accanto a<br />
questa istituzione sorgeva anche un pensionato che assumerà <strong>il</strong><br />
nome di “Principessa Maria di Savoia”.<br />
Fra i tanti settori assistenziali che <strong>il</strong> Circolo copre in questi anni, uno<br />
si segnala in modo particolare e rimanda alla Mosca anni 1920-<br />
1930.<br />
La Rivoluzione del ‘17 aveva creato migliaia di profughi a cui<br />
altri s’erano aggiunti. Non fuggivano solo i nob<strong>il</strong>i privati delle<br />
loro ricchezze e dei loro palazzi, fuggivano anche borghesi, scrittori,<br />
52
intellettuali, gente comune che non aveva più una casa dove alloggiare<br />
né uno stipendio o una rendita su cui contare. Nasceva la<br />
“Commissione Pro-Russi” che cercherà di venire incontro ai molti<br />
rifugiati che avevano scelto Roma come ultimo approdo.<br />
Le cronache registrano in questi anni alcune iniziative che fiancheggeranno<br />
la normale attività caritativa. La prima è “l’Opera dei<br />
Vangeli” che avrà molto successo e permetterà, anche in provincia, di<br />
seguire su appositi foglietti la liturgia domenicale della Santa Messa.<br />
Ben cento m<strong>il</strong>ioni di “foglietti” saranno distribuiti nelle chiese con<br />
un b<strong>il</strong>ancio spirituale che non è possib<strong>il</strong>e tracciare. La seconda iniziativa<br />
è la Croce che verrà apposta all’interno del Colosseo, un<br />
gesto che sarebbe sembrato bestemmia cinquant’anni prima. E infine<br />
l’assistenza ai pellegrini per l’Anno Santo e per l’Anno Santo<br />
straordinario.<br />
Ma intanto si sf<strong>il</strong>acciavano i rapporti fra la Chiesa e lo Stato fascista.<br />
Il clima di accordo che si era instaurato con la Conc<strong>il</strong>iazione si<br />
stemperava poco a poco in una larvata polemica che si faceva da larvata<br />
sempre più palese. Le associazioni cattoliche erano state sciolte,<br />
all’ideologia massonica si era sostituito un acceso nazionalismo<br />
dagli sbocchi pericolosi, e un concetto di Stato che non riconosceva<br />
i diritti della persona e che voleva monopolizzare, assorbire, marcare<br />
ogni attività della vita sociale.<br />
A queste concezioni la Chiesa reagisce e Pio XI sigla l’enciclica<br />
“Non abbiamo bisogno” che sottolinea che lo scioglimento delle<br />
associazioni cattoliche è stato fatto “con procedimenti che dettero<br />
l’impressione che si procedesse contro una vasta e pericolosa associazione<br />
a delinquere”.<br />
Il Circolo diventa, sul finire degli anni Trenta, un club di opposizione<br />
al regime. È del 1935 una conferenza di Mario Cingolani che<br />
desta grande scalpore anche nell’ambiente politico. Cingolani - che<br />
proviene dalle f<strong>il</strong>e del Partito Popolare - parla su “Razzismo e<br />
53
Cattolicesimo”. È tutto un atto d’accusa contro l’ideologia nazista.<br />
Cingolani, dopo un excursus storico, prende netta posizione, in<br />
nome della fede cattolica, contro le teorie propagandate da<br />
Rosenberg nel suo libro- diffuso in due m<strong>il</strong>ioni di copie- e dalla circolare<br />
della pubblica istruzione del Reich con la quale le direttive<br />
razziste vengono imposte nell’insegnamento scolastico. La conferenza<br />
fu ripetuta, a richiesta, due volte e l’Osservatore Romano ne<br />
dette ampia notizia.<br />
Ma già una nuova tragedia incombeva sull’Europa e <strong>il</strong> Circolo<br />
S.Pietro si preparava ad un’altra stagione di carità.<br />
54
GLI ANNI DELLA FAME<br />
E DELLA SOLIDARIETÀ<br />
1939-1950<br />
In una Roma accaldata, dinanzi a una folla sterminata, con gli altoparlanti<br />
che anche nei più piccoli paesi portavano la sua voce, <strong>il</strong> 10<br />
giugno del 1940 Benito Mussolini pronunciava le fatidiche parole:<br />
”Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria: l’ora<br />
delle decisioni irrevocab<strong>il</strong>i”. Era la guerra.<br />
La gente applaudì per dovere e per paura. Ma sentiva che tempi<br />
oscuri e diffic<strong>il</strong>i si avvicinavano.<br />
Già da un anno era cominciato <strong>il</strong> razionamento del pane, dello zucchero<br />
e del caffè. Nelle drogherie si trovava con difficoltà <strong>il</strong> sapone<br />
e ai negozi di legna non giungevano i rifornimenti di carbone. Tutte<br />
le cancellate di ferro delle città erano state tagliate e mandate negli<br />
altiforni per essere fuse in cannoni.<br />
La radio dava notizia ogni giorno dell’avanzata fulminea dei carri<br />
armati tedeschi. Le truppe del Reich avevano invaso la Polonia,<br />
erano penetrate in Olanda, in Belgio e in Lussemburgo. In Francia<br />
avevano aggirato la linea Maginot e d<strong>il</strong>agavano verso Parigi.<br />
I giornali del Regime si erano messi al passo e parlavano ormai di<br />
“guerra totale”, espressione che gettava angoscia nell’inerme popolazione.<br />
Pio XII, eletto Papa nel maggio del ‘39 presagiva già la tragedia e<br />
nella sua prima enciclica “Summi Pontificatus” aveva energicamente<br />
condannato quelle dottrine, di superiorità razziale, di pangermanesimo<br />
e di statolatria che erano alla base del Nazionalsocialismo. E<br />
aveva invocato la pace, mentre già tuonavano i cannoni e gli aerei<br />
con la croce uncinata solcavano i cieli d‘Europa: ”Nel momento in<br />
55
cui -Venerab<strong>il</strong>i Fratelli - scriviamo queste linee, ci giunge la spaventosa<br />
notizia che <strong>il</strong> terrib<strong>il</strong>e uragano della guerra, nonostante tutti i<br />
nostri tentativi di deprecarlo, si è già scatenato”. A nulla era valso <strong>il</strong><br />
grido accorato di Papa Pacelli:“Nulla è perduto con la pace, tutto<br />
può essere perduto con la guerra”.<br />
In Vaticano si mise subito in moto quella macchina umanitaria che<br />
era stata già collaudata sotto Benedetto XV. Se non si poteva arrestare<br />
<strong>il</strong> conflitto, almeno curarne le piaghe e alleviarne i dolori.<br />
Il Circolo S. Pietro non era stato colto impreparato. Vivendo fianco<br />
a fianco con la Curia, i soci avevano potuto seguire sui giornali stranieri<br />
e specie sull’Osservatore Romano (l’unico giornale veramente<br />
libero a Roma) le vicende politiche, non f<strong>il</strong>trate dalla censura. E si<br />
erano resi conto che la guerra era vicina e che occorreva organizzarsi,<br />
com’era ormai tradizione, a sfamare gli affamati, ad alloggiare i<br />
profughi, a ricercare i prigionieri.<br />
Era presidente del Circolo Paolo Pericoli, una delle figure più <strong>il</strong>luminate<br />
che <strong>il</strong> Sodalizio abbia dato alla Chiesa: uomo di fervida fede,<br />
di cristallina onestà, di rara cultura, di sapiente realismo, e fu proprio<br />
per queste sue doti che venne eletto più volte plebiscitariamente<br />
a presidente.<br />
“Il Circolo - disse alla vig<strong>il</strong>ia della guerra - che da tanti anni cura le<br />
opere di carità e di assistenza sociale, ha più che mai in questo<br />
momento <strong>il</strong> dovere di raddoppiare di attività e di zelo a vantaggio dei<br />
poveri. La Presidenza, quindi, si rivolge con fiducia a tutti i soci, ai<br />
cooperatori, alle cooperatrici perché non manchi la loro valida opera<br />
nei momenti diffic<strong>il</strong>i che attraversiamo”.<br />
Paolo Pericoli si mosse in due direzioni: innanzitutto una spiritualità<br />
più intensa da parte del Circolo e una preghiera continua per<br />
invocare la pace; e poi un’azione concreta per soccorrere i bisognosi.<br />
56
Per prima cosa, Pericoli organizzò i “Ritiri Minimi”. “L’azione<br />
- disse <strong>il</strong> Presidente ai Soci - dev’essere sostenuta, avvalorata e<br />
diretta dalla meditazione e dalla preghiera, ed è per questa indiscutib<strong>il</strong>e<br />
necessità dello spirito che la Presidenza ha quest’anno disposto<br />
che in tutti i primi venerdì del mese siano predicati dei Ritiri<br />
Minimi”.<br />
Mentre le bombe piovevano per la prima volta su due città italiane,<br />
Genova e Torino, <strong>il</strong> Presidente intensificava l’impegno religioso.<br />
“Voglio che durante <strong>il</strong> mese di maggio, ogni sera alle 19,30, si reciti<br />
<strong>il</strong> rosario”.<br />
L’Italia - dopo gli applausi di piazza - si era resa conto della gravità<br />
della situazione: scattava la precettazione, arrivavano agli italiani in<br />
età le cartoline gialle che li richiamavano al servizio m<strong>il</strong>itare.<br />
Bastimenti carichi di soldati partivano per l’Africa, per la Grecia,<br />
per l’Albania. Partivano anche i Soci del Circolo e la sera si ritrovavano<br />
nelle sale o ragazzi imberbi o pensionati. “Preghiamo sempre<br />
- disse una sera Paolo Pericoli - per i nostri Soci in guerra e per le<br />
loro famiglie”. E organizzò una corrispondenza epistolare fra <strong>il</strong><br />
Sodalizio e gli iscritti che combattevano sui vari fronti per dare loro<br />
coraggio e per comunicare una parola di conforto.<br />
Ogni sera, prima di recitare “l’oremus pro Pontifice” Paolo Pericoli<br />
pregava, con i Soci presenti, per tutti i soldati sparsi sui vari fronti e<br />
lontani dalla Patria, tanti dei quali non avrebbero più fatto ritorno.<br />
I tedeschi avanzavano su tutti i fronti. Un’avanzata così fulminea<br />
che aveva sorpreso <strong>il</strong> mondo intero e aveva convinto Mussolini a<br />
entrare in guerra, sicuro di sedersi al tavolo dei vincitori. Ma già nel<br />
‘42 le truppe dell’Asse incontravano resistenza, la campagna<br />
d’Africa segnava <strong>il</strong> passo, i carri armati di Rommel si insabbiavano<br />
nel deserto. In Russia, malgrado i mezzi corazzati dei tedeschi di<br />
ultima generazione, i generali di Hitler non riuscivano a sfondare e<br />
Leningrado aveva opposto una disperata resistenza: un assedio che<br />
57
si prolungherà per novecento giorni, fra sofferenze indicib<strong>il</strong>i della<br />
popolazione. I Tigre germanici affondavano nel fango, i massicci<br />
rifornimenti americani all’Unione Sovietica permettevano a Stalin<br />
di sferrare la controffensiva, mentre gli americani -sgominate le<br />
truppe italo-tedesche in Africa-, sbarcavano in Sic<strong>il</strong>ia.<br />
Giungevano al Circolo pressanti richieste per una sua più forte presenza.<br />
Il governo aveva diminuito le razioni, mancava tutto, pane,<br />
pasta, farina, caffè, olio, sale e quello che si trovava lo si comprava<br />
a prezzi altissimi e sottobanco. Nasceva la “borsa nera” che accompagnerà<br />
gli italiani fin quasi agli anni Cinquanta.<br />
Di fronte ad una situazione alimentare quasi disperata, <strong>il</strong> Circolo<br />
veniva invitato a dispiegare tutte le sue energie e le sue possib<strong>il</strong>ità.<br />
Si impiantarono le Cucine in quasi ogni quartiere, e i clienti non<br />
erano più i poveri e i diseredati, ma cittadini romani alla fame, famiglie<br />
di m<strong>il</strong>itari al fronte, o gente fuggita dalle campagne incolte in<br />
cerca di una sistemazione nella capitale. Non c’era vergogna a frequentare<br />
le Cucine che erano diventate ben 32, la guerra aveva eliminato<br />
le classi sociali e livellato la popolazione.<br />
Non mancavano solo i generi alimentari, mancavano le stoffe, le<br />
scarpe, i cappotti, e anche i bambini che facevano la prima comunione<br />
andavano all’altare con vestitini racimolati. Il Circolo dovette triplicare<br />
i mezzi della Commissione Guardaroba che forniva vestiti<br />
- quelli almeno che riusciva a raccogliere - a ogni categoria di cittadini<br />
che non avevano più soggezione a chiedere aiuto e sostegno.<br />
Ma dove la carità del Sodalizio si sv<strong>il</strong>uppò di più fu nella ricerca dei<br />
dispersi e dei prigionieri. Nel caos che la guerra aveva determinato,<br />
nell’assenza spesso di comunicazioni fra fronte e comandi, di tanti<br />
soldati non si sapeva più niente. Si ignorava la loro sorte, se erano<br />
morti o se erano stati fatti prigionieri o se si trovavano in qualche<br />
ospedale. Il Circolo approntò un ”Ufficio Ricerche”che portò a ottimi<br />
risultati, e lavorando in collaborazione con la Segreteria di Stato<br />
58
poté mettersi in contatto con le autorità della Croce Rossa o con i<br />
governi di paesi non belligeranti e neutrali come la Svizzera e dare<br />
informazioni a tante famiglie che erano in angoscia per la scomparsa<br />
dei loro cari. Giungevano ogni giorno centinaia e centinaia di lettere<br />
da ogni parte d’Italia, padri che chiedevano notizie del figlio,<br />
mogli in cerca del marito, figli alla ricerca di un padre. Malgrado<br />
non ci fossero ancora i mezzi tecnologici di oggi - computer, e-ma<strong>il</strong><br />
e cellulari - si riuscì a raggiungere ugualmente lo scopo, scrivendo a<br />
mano o a macchina e consultando lunghi elenchi per mandare una<br />
risposta certa a tanti italiani in ansia.<br />
La guerra all’inizio del ’43 si fece più dura per la popolazione. Il<br />
corpo di spedizione che Mussolini aveva mandato a combattere in<br />
Russia senza mezzi e senza equipaggiamenti adeguati, era stato<br />
messo in rotta, inseguito dall’armata sovietica ormai al contrattacco<br />
su tutto <strong>il</strong> fronte orientale. Novantam<strong>il</strong>a soldati lasciarono la vita<br />
nelle steppe ghiacciate o finirono assiderati dai grandi freddi<br />
dell’Ucraina e del bacino del Don.<br />
Gli Stati Uniti erano frattanto entrati in guerra con tutta la potenza<br />
del loro apparato industriale. Proprio nel ’43 gettarono nel conflitto<br />
migliaia di aerei che determinarono l’esito della partita.<br />
Vennero bombardate Torino, M<strong>il</strong>ano, Genova, Napoli, Bologna.<br />
Nel luglio del 43 le bombe - per la prima volta - caddero su Roma che<br />
conterà centinaia di morti. L’eco di questo bombardamento fu immensa.<br />
Pio XII, mentre ancora le sirene non avevano suonato <strong>il</strong> cessateallarme,<br />
uscì dal Vaticano e si recò al quartiere di S.Lorenzo fra i<br />
palazzi sventrati dalle bombe. La sua immagine - es<strong>il</strong>e, bianca, con le<br />
braccia spalancate sulle macerie fumanti - resterà come emblema dell’opera<br />
della Chiesa in questi mesi tormentati.<br />
Il Circolo, sia pure dimezzato per la chiamata alle armi di molti Soci,<br />
decise di rafforzare la sua assistenza: molti bambini avevano perdu-<br />
59
to i genitori sotto i bombardamenti, non avevano parenti e <strong>il</strong> Sodalizio<br />
si dedicò in modo particolare ad essi, vestendoli, nutrendoli, in attesa<br />
di una sistemazione definitiva a fine guerra. Incrementò anche le<br />
Case-Famiglia per accogliere operaie e studentesse.<br />
Gli americani sbarcarono in Sic<strong>il</strong>ia nel luglio ’43. E nel luglio ’43<br />
cadde <strong>il</strong> Fascismo. La sera del 25, alle ore 22,45 la radio annunciava<br />
che Mussolini era stato destituito e che <strong>il</strong> Re aveva nominato capo<br />
del governo <strong>il</strong> generale Badoglio. L’8 settembre l’Italia firmava l’armistizio<br />
con gli anglo-americani.<br />
Per comprendere appieno la mole di lavoro che gravò sul Circolo,<br />
occorre ripensare a quelli che furono gli otto mesi della dominazione<br />
tedesca. Il Re si salvò fuggendo da Roma, lasciando la capitale<br />
senza comandi, senza disposizioni, senza nessuna presenza m<strong>il</strong>itare.<br />
Badoglio fuggì col Re e si mise in salvo. Anzi fu <strong>il</strong> primo a salire<br />
sulla nave che avrebbe dovuto portare la famiglia reale a Brindisi. I<br />
generali buttarono via la divisa e si eclissarono, negli uffici del<br />
Comando generale i telefoni quella notte squ<strong>il</strong>larono invano: erano<br />
ufficiali che dai vari fronti chiedevano disperatamente cosa fare, un<br />
ordine, una direttiva. Ma non c’era nessuno. L’Italia si era sfasciata,<br />
dissolta, mentre i tedeschi facevano scendere dal Brennero le loro<br />
divisioni per occupare <strong>il</strong> Paese. Di lì a poco sarebbe cominciata la<br />
caccia agli ebrei nel Ghetto e le SS avrebbero trucidato più di trecento<br />
italiani alle Fosse Ardeatine.<br />
In questo dissolvimento di ogni struttura burocratica, a Roma - come<br />
già dopo la caduta dell’Impero romano - restò solo la Chiesa. La<br />
Chiesa con i parroci, con i conventi, con le suore, con le associazioni,<br />
con i seminari, col Vaticano.<br />
E anche con <strong>il</strong> Circolo.<br />
Ciascuno per la sua parte - chi nascondendo gli ebrei, chi i ricercati,<br />
chi sfamando la città, chi accogliendo quelli che non avevano più<br />
60
né casa né un letto - fu un profluvio di carità, di collaborazione, di<br />
sacrifici, di solidarietà. Il Circolo fece la sua parte, come sempre, e<br />
si deve ad esso se intere famiglie, in una drammatica situazione,<br />
poterono trovare un pasto caldo a mezzogiorno. Il Presidente Paolo<br />
Pericoli non dimenticò mai l’aspetto spirituale, e proprio nel ’43<br />
nella cappella Borghesiana di Santa Maria Maggiore volle consacrare<br />
<strong>il</strong> Circolo al Sacro Cuore di Maria.<br />
La guerra finì a Roma nel 1944, quando le truppe anglo-americane,<br />
spezzata la resistenza di Cassino, entrarono nella Capitale. Ma <strong>il</strong><br />
conflitto aveva troppo sconvolto <strong>il</strong> Paese - moralmente e materialmente<br />
- perché potesse ritrovare subito <strong>il</strong> suo antico equ<strong>il</strong>ibrio.<br />
Furono anni di faticosa risalita dal baratro, anni di una politica estera<br />
saggia per ridare dignità internazionale all’Italia, anni di “piano<br />
Marshall” per decollare economicamente.<br />
Con <strong>il</strong> 1950 l’Italia cominciava a cambiare e cambiava anche <strong>il</strong><br />
Circolo S. Pietro.<br />
Venivano gli anni del boom e della rinascita.<br />
61
GLI ANNI DELLA RICOSTRUZIONE<br />
E I NUOVI POVERI<br />
1950-2006<br />
L’Anno Santo 1950 segnò lo spartiacque fra l’Italia della fame e<br />
l’Italia della ripresa. La popolazione usciva da anni di stenti e di privazioni,<br />
la guerra era ufficialmente finita nel 1945 ma <strong>il</strong> Paese era<br />
ancora a pezzi. Nel 1948 la Democrazia Cristiana aveva vinto le elezioni<br />
con una schiacciante maggioranza e ora cercava di ricostruire<br />
l’Italia. Era Presidente del Consiglio un trentino che era stato già<br />
deputato al parlamento di Vienna: Alcide De Gasperi, un politico<br />
che non somigliava a nessun altro politico italiano: austero, quasi<br />
schivo, con un’oratoria asciutta e scarna in un Paese che amava i<br />
discorsi pomposi e magn<strong>il</strong>oquenti.<br />
L’Anno Santo fu <strong>il</strong> primo, grande evento religioso dopo <strong>il</strong> conflitto.<br />
I fedeli vennero da ogni parte d’Italia, anche dai più sperduti v<strong>il</strong>laggi,<br />
e dall’estero si mossero colonne e colonne di pellegrini per varcare<br />
la Porta Santa.<br />
Per un avvenimento così grandioso che richiedeva una grande organizzazione<br />
<strong>il</strong> Circolo dette la sua totale disponib<strong>il</strong>ità. E difatti la<br />
Santa Sede fece forte assegnamento sul Sodalizio - come del resto<br />
su altre associazioni - per regolare l’afflusso dei pellegrini nella<br />
Bas<strong>il</strong>ica Vaticana e per disciplinare le cerimonie.<br />
Roma non aveva mai visto tante folle devote, così che l’Anno Santo<br />
diventava anche un corale ringraziamento per la fine del conflitto e<br />
per la salvezza della Città eterna che era stata risparmiata dai tedeschi<br />
nella loro ritirata.<br />
Il Circolo stesso si andava ristrutturando dopo gli anni bui della<br />
guerra. Alcuni soci non erano più tornati dal fronte, altri erano tor-<br />
63
nati ma con un’amara esperienza sulle spalle. Bisognava ricominciare,<br />
e soprattutto capire i nuovi tempi e i bisogni della popolazione<br />
che stava uscendo dalle ristrettezze belliche.<br />
I tempi felici, si diceva una volta, non hanno storia. E difatti <strong>il</strong><br />
Circolo, finito <strong>il</strong> periodo storico segnato dall’eccezionalità, doveva<br />
ritrovare i ritmi normali di sempre.<br />
Se le cerimonie dell’Anno Santo furono per <strong>il</strong> Sodalizio <strong>il</strong> segnale<br />
della ripresa, furono anche la ricerca di ciò che <strong>il</strong> Circolo doveva<br />
essere in tempi radicalmente mutati. Le Cucine - seppure ormai<br />
ridotte di numero - continuavano a sfamare i poveri. Non erano più<br />
le famiglie della borghesia, come negli anni drammatici ’43-’44,<br />
erano i poveri che aveva creato la guerra che ancora stentavano a<br />
reinserirsi nell’alveo della normalità.<br />
Sempre nel 1950 venivano aperte, ad opera del Circolo, le Case del<br />
Pellegrino e intraprese varie iniziative a favore delle popolazioni del<br />
Polesine. Nel 1952 veniva costituita la “Commissione Giovani”,<br />
segno di una ferma fiducia nel futuro.<br />
Cominciava la ricostruzione del Paese, ricostruzione materiale e<br />
morale. Nel ’57 la Fiat gettava sul mercato la Cinquecento che<br />
motorizzava l’Italia, le industrie cominciavano a lavorare a pieno<br />
regime, anche <strong>il</strong> Circolo riprendeva i ritmi di sempre.<br />
Nel 1959, <strong>il</strong> Sodalizio festeggiò <strong>il</strong> suo novantesimo anno di vita, e<br />
Giovanni XXIII ricevette i soci in udienza ai quali rivolse un discorso<br />
nel quale ricordava <strong>il</strong> legame particolare che sempre aveva unito<br />
<strong>il</strong> Sodalizio alla Santa Sede fin dal 1869.<br />
Quando Giovanni XXIII aprì <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io e vennero a Roma 2500<br />
Padri, i Soci furono chiamati ad un duro lavoro. Non si trattava solamente<br />
di prestare servizio nella Bas<strong>il</strong>ica Vaticana quotidianamente,<br />
ma di essere presenti alle tante cerimonie che <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io comportava,<br />
fianco a fianco con <strong>il</strong> Santo Padre.<br />
64
I poveri intanto avevano cambiato volto. Nelle Cucine si facevano<br />
vedere adesso parecchi barboni, alcuni dei quali erano anche colti<br />
e avevano studiato, ma c’era in essi come una sorta di ribellione<br />
verso la società, e difatti molti non approfittavano nemmeno dei<br />
dormitori che <strong>il</strong> Circolo aveva allestito ma preferivano dormire<br />
all’addiaccio, sotto qualche colonnato o qualche anfratto dei palazzi<br />
romani.<br />
Anno Santo e Conc<strong>il</strong>io Ecumenico furono dunque i due avvenimenti<br />
che videro <strong>il</strong> Circolo protagonista. Negli anni Sessanta non vennero<br />
costituite altre commissioni ma si preferì riorganizzare quelle esistenti,<br />
anche perché in tempi radicalmente mutati mutavano pure i<br />
bisogni della gente.<br />
Le Cucine continuavano a funzionare, si distribuivano vestiti ai<br />
bisognosi, si dava una nuova gestione alle Case-Famiglia, si raccoglieva<br />
l’Obolo da versare al Santo Padre.<br />
Un segno dei tempi cambiati e delle “nuove povertà” fu lo scoppio<br />
della centrale atomica di Chernobyl, in Ucraina. Migliaia di russi<br />
subirono le radiazioni, i campi di grano in Europa furono toccati<br />
dalla nube radioattiva ma soprattutto furono tanti i bambini di<br />
Chernobyl ad essere colpiti da vari tumori. E <strong>il</strong> Circolo si adoperò<br />
per alleviare queste sofferenze, trovando ospedali per i bambini,<br />
facendoli operare, accogliendo quelli che non avevano più famiglia.<br />
Il Sodalizio si apriva a nuove esigenze, manteneva <strong>il</strong> carattere romano<br />
ma si internazionalizzava e difatti approntò, appena si seppe della<br />
tragedia nucleare, un meccanismo di aiuti per portare sollievo ai<br />
bambini malati.<br />
Nel 1978 cominciava <strong>il</strong> Pontificato di Giovanni Paolo II, <strong>il</strong> Papa<br />
“venuto dall’Est” che avrebbe retto la Chiesa per 26 anni durante i<br />
quali <strong>il</strong> Circolo S. Pietro fu chiamato ad una presenza costante in<br />
tutte le cerimonie, mentre l’attività caritativa si rivolse anche fuori<br />
di Roma e fuori d’Italia. La Commissione “Aiuti internazionali”<br />
65
sanciva questo ampliamento dell’orizzonte di un Sodalizio rimasto<br />
per più di un secolo essenzialmente romano.<br />
Nasceva l’ “Associazione Volontari del Circolo S. Pietro” <strong>il</strong> cui fiore<br />
all’occhiello era l’ ”Hospice Sacro Cuore” per le cure palliative e per<br />
lenire <strong>il</strong> dolore.<br />
Gli ultimi due decenni del secolo scorso hanno visto <strong>il</strong> fenomeno<br />
- del tutto nuovo per l’Italia - di una fortissima immigrazione da tutti<br />
i continenti, soprattutto dall’Africa e dall’Europa dell’Est. Due grandi<br />
aventi hanno favorito l’ondata di arrivi di extracomunitari: <strong>il</strong> crollo<br />
dell’impero sovietico, e lo sbriciolamento della ex Jugoslavia.<br />
Nel 1989 - soprattutto per opera del sindacato polacco Solidarnosc -<br />
veniva scardinato l’impero sovietico al quale molti assegnavano una<br />
vita lunghissima. “Se ne vedrà la fine - scrivevano molti politologifra<br />
due o tre generazioni”. E invece <strong>il</strong> crollo fu repentino, <strong>il</strong> Muro di<br />
Berlino venne abbattuto e nel 1991 anche l’Unione Sovietica si frantumava<br />
d<strong>il</strong>aniata dai nazionalismi che soffiavano dall’Uzbekistan<br />
alla Georgia, dalla Bielorussia al Kazakstan.<br />
Nello stesso anno finiva di esistere anche la Jugoslavia, questo paese<br />
artificioso, nato a tavolino alla conferenza di Parigi, che solo la<br />
mano pesante di Tito era riuscita, in parte, a tenere incollato. Morto<br />
Tito era cominciata la diaspora degli stati, e Croazia e Slovenia,<br />
Macedonia e Bosnia si erano date l’indipendenza. Ma proprio<br />
dall’Europa ex comunista e dall’ex Jugoslavia cominciarono a venire<br />
migliaia e migliaia di immigrati in cerca di un lavoro e di una vita<br />
più dignitosa. Di fronte al fenomeno dell’immigrazione, <strong>il</strong> Circolo si<br />
preoccupò di queste nuove esigenze sociali. Oggi le mense del<br />
Sodalizio sono frequentate soprattutto dagli extracomunitari ai quali<br />
<strong>il</strong> Circolo dà con generosità e con grande spirito di servizio, con<br />
quella carità che da più di un secolo dura ininterrotta.<br />
I poveri esisteranno sempre, ma <strong>il</strong> tempo trasforma anche i poveri e<br />
66
presenta incessantemente nuovi bisogni, nuove responsab<strong>il</strong>ità, nuovi<br />
metodi, nuova organizzazione, nuovi impegni.<br />
È a questo che è chiamato <strong>il</strong> Circolo negli anni a venire dove resta<br />
immutato l’impegno di carità ma adattato a diverse situazioni in<br />
linea con una storia che cominciò più di un secolo fa. In un lontano<br />
apr<strong>il</strong>e del 1869.<br />
Ci piace concludere con quanto scrisse uno storico e un intellettuale<br />
come mons. Giuseppe De Luca: ”Il Circolo S. Pietro ha compiuto<br />
tale somma di bene che sarebbe arduo voler semplicemente elencare.<br />
È stato fra le iniziative romane più feconde del nostro secolo”.<br />
67
APPENDICE
I PRESIDENTI GENERALI<br />
PAOLO MENCACCI<br />
1° Presidente Generale dal 1869 al 1873<br />
Giornalista e Scrittore. Fondatore e Direttore del<br />
periodico “Divin Salvatore”. Scrisse vari libri storici<br />
tra cui “Memorie Documentate per la Storia<br />
della Rivoluzione Italiana” e “L’Italia senza <strong>il</strong><br />
Papa”. Cameriere d’Onore di Spada e Cappa di<br />
Numero. Presidente della Federazione Piana e della Società promotrice<br />
delle buone opere, fondatore dell’Arciconfraternita delle Catene di<br />
S. Pietro. Morto <strong>il</strong> 29 marzo 1897 a 70 anni.<br />
FILIPPO TOLLI<br />
2° Presidente Generale dal 1874 al 1877<br />
4° Presidente Generale nel 1880<br />
7° Presidente Generale dal 1885 al 1887<br />
Giornalista. Insegnante di Lettere all’Apollinare.<br />
Officiale della Sezione Latina della Biblioteca<br />
Apostolica Vaticana. Consigliere Comunale e<br />
Provinciale. Vice Presidente Generale dell’Opera<br />
Antischiavista promossa da Leone XIII. Presidente del Consiglio Superiore<br />
della Gioventù Cattolica Italiana. Morto <strong>il</strong> 17 maggio 1919 a 81 anni.<br />
ADOLFO SILENZI<br />
3° Presidente Generale dal 1878 al 1879<br />
5° Presidente Generale nel 1881<br />
Parente di Leone XIII. Socio del Circolo sin<br />
dal 1877 si dedicò interamente alla<br />
Commissione Cucine Economiche di cui fu<br />
71
l’ideatore ed <strong>il</strong> fondatore insieme alla madre che era solita distribuire<br />
ai poveri in una piazza di Roma ciò che non veniva ut<strong>il</strong>izzato<br />
negli alberghi che la famiglia gestiva nella capitale. Si trasferì in<br />
America e poi a Londra dove morì nel 1920 o 1921 a 64-65 anni.<br />
Durante la sua presidenza i soci del Circolo difesero le spoglie di Pio IX<br />
mentre venivano traslate dal Vaticano al Verano.<br />
LUIGI ROSSI DE GASPERIS<br />
6° Presidente Generale dal 1882 al 1884<br />
8° Presidente Generale nel 1888<br />
58° socio iscritto al Circolo prima della presa di<br />
Roma, era presente alla storica 51ª seduta ordinaria<br />
del Circolo del 28 settembre 1870.<br />
Spedizioniere Apostolico. Segretario del<br />
Cardinale Oreglia di Santo Stefano Camerlengo<br />
di Santa Romana Chiesa. Cameriere d’Onore di Cappa e Spada di<br />
Numero. Morto l’11 giugno 1919. È sepolto nel sepolcro<br />
dell’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte nella Chiesa di Via<br />
Giulia.<br />
GIOVANNI LADELCI<br />
9° Presidente Generale dal 1889 al 1894<br />
Spedizioniere Apostolico e, dopo la soppressione<br />
della carica, Notaio della Sacra Romana Rota.<br />
Cameriere d’Onore di Spada e Cappa. Era nato <strong>il</strong><br />
7 febbraio 1857, figlio del primo medico omeopatico<br />
romano. Socio dal 1879. Entrò nel Terzo<br />
Ordine Francescano nel 1896. Socio del Circolo<br />
Canottieri Tevere Remo e di altre associazioni sportive romane.<br />
Membro del Consiglio Superiore della Società della Gioventù<br />
Cattolica Italiana. Morì <strong>il</strong> 12 novembre 1937 ed è sepolto al Verano<br />
nella tomba dell’Arciconfraternita dei Sacconi Bianchi.<br />
72
PAOLO PERICOLI<br />
10° Presidente Generale dal 1895 al 1898<br />
20° Presidente Generale al 1928 al 1942<br />
Dottore in Legge entrò nel Circolo nel 1882, nipote<br />
del primo Presidente. Presidente del Tribunale di<br />
Prima Istanza dello Stato della Città del Vaticano.<br />
Cameriere d’Onore di Spada e Cappa di Numero.<br />
Consigliere Comunale dal 1902 al 1907. Per 22<br />
anni Presidente della Società della Gioventù Cattolica Italiana. Le sue<br />
presidenze hanno lasciato una traccia fuori dal comune tanto da essere<br />
ancora ricordato e chiamato nel Circolo come “Papà Pericoli”. Pio XII<br />
alla sua morte, avvenuta <strong>il</strong> 19 gennaio 1943, l’ha definito un fedele<br />
figlio della Chiesa, un uomo di cui aveva seguito a lungo l’opera indefessa<br />
e del quale era stato testimone delle grandi virtù cristiane.<br />
GIACOMO SALVATORI<br />
11° Presidente Generale dal 1899 al 1901<br />
Avvocato. Terziario Francescano. Nato ad Arnara,<br />
provincia di Frosinone, <strong>il</strong> 3 luglio 1861. Si trasferì<br />
a Roma nel 1875. Si laureò nel 1885. Entrò nel<br />
Circolo nel 1891 e si dedicò in modo particolare a<br />
due Commissioni: la Commissione Catechismo e<br />
Prime Comunioni e la Commissione Segretariato del Popolo. Morì nel<br />
paese natale <strong>il</strong> 23 novembre 1952.<br />
CAMILLO SERAFINI<br />
12° Presidente Generale dal 1902 al 1903<br />
Il Marchese Serafini, nato <strong>il</strong> 21 apr<strong>il</strong>e 1864, fu <strong>il</strong><br />
primo Governatore della Città del Vaticano dopo la<br />
Conc<strong>il</strong>iazione. Professore di Archeologia, Membro<br />
della Commissione Pontificia di Archeologia<br />
Sacra, Conservatore del Gabinetto Numismatico<br />
73
del Vaticano e di quello capitolino. Uomo di fede e di scienza assai stimato<br />
ed apprezzato per la sua vasta competenza. Socio dal 1887 fu tra<br />
i fondatori della Commissione Agro Romano. Morto <strong>il</strong> 21 marzo 1952.<br />
GIUSEPPE FORNARI<br />
13° Presidente Generale dal 1904 al 1906<br />
Nato nel 1868. Studente universitario, costituì <strong>il</strong><br />
Circolo S.Sebastiano ed aderì alla Fondazione<br />
dell’Ospizio di S.F<strong>il</strong>ippo. Laureato in Legge ed in<br />
Lettere. Fu insegnante presso <strong>il</strong> Collegio Santa Maria.<br />
Socio del Circolo dal 1897. Archivista e poi<br />
Cancelliere del Tribunale Supremo della Segnatura Apostolica. Cameriere<br />
d’Onore di Spada e Cappa. Tesoriere del Patronato Scolastico dell’Urbe.<br />
Visitatore della Congregazione di Carità. Morto <strong>il</strong> 18 settembre 1942.<br />
LIVIO CARIMINI<br />
14° Presidente Generale dal 1907 al 1908<br />
Nato a Roma <strong>il</strong> 18 gennaio 1869. Studiò al<br />
Nazzareno. Laureato in Legge nel 1891. Da<br />
avvocato si dedicò alla libera professione e difese<br />
gratuitamente tanti poveri. Latinista di valore,<br />
Officiale della Dataria Apostolica ed Avvocato<br />
Emerito Vaticano. Cameriere d’Onore di Spada e Cappa. Socio dal<br />
1893. Morto a Roma <strong>il</strong> 13 marzo 1944.<br />
74<br />
ADRIANO ALOISI MASELLA<br />
15° Presidente Generale dal 1909 al 1910<br />
Il Conte Aloisi Masella era nato a Pontecorvo,<br />
provincia di Frosinone. Fratello maggiore del<br />
Cardinale Benedetto Aloisi Masella. Avvocato<br />
della Sacra Rota. Cameriere Segreto di Spada e
Cappa. Uomo dallo stampo antico e molto rigido. Era entrato nel<br />
Circolo nel 1898. Terziario Francescano. Nella storia del Circolo è<br />
ricordato per aver sollecitato la partecipazione delle mogli dei soci<br />
alle iniziative del Circolo. Morto a Roma <strong>il</strong> 18 gennaio 1932.<br />
PASQUALE BALDI<br />
16° Presidente Generale dal 1911 al 1914<br />
Nato a Roma <strong>il</strong> 23 maggio 1873. Da universitario<br />
frequenta <strong>il</strong> Circolo di cui divenne socio nel 1896.<br />
Avvocato. Sotto la sua presidenza si dette corso<br />
alla revisione dello Statuto sopprimendo tra l’altro<br />
<strong>il</strong> limite massimo di età. Il suo nome è legato ai<br />
suoi studi di storico della Terra Santa. Si dimise <strong>il</strong><br />
17 giugno 1914 a causa delle sue precarie condizioni di salute.<br />
Continuò la sua attività al Circolo come Presidente della<br />
Commissione Vangeli della Domenica. Morì nei primi mesi del 1924.<br />
PAOLO CROCI<br />
17° Presidente Generale dal 1915 al 1921<br />
Nato a Roma <strong>il</strong> 3 gennaio 1861. Venne ammesso<br />
al Circolo nel 1878 a 17 anni. La sua presidenza<br />
si è svolta negli anni della prima Guerra<br />
Mondiale. La vita del Circolo ne risentì non<br />
poco, con molti soci chiamati sotto le armi.<br />
Tutte le Opere del Circolo furono finalizzate al<br />
sostegno dei profughi di guerra, dei sinistrati, degli orfani e delle<br />
famiglie rimaste senza mezzi. Le stesse opere vennero ut<strong>il</strong>izzate<br />
anche per <strong>il</strong> terremoto della Marsica. Nel 1917 venne costituita<br />
una Commissione Pro-Russi per l’assistenza dei profughi della<br />
Rivoluzione. Cameriere d’Onore di Spada e Cappa di Numero. È<br />
morto a Roma <strong>il</strong> 7 gennaio 1951.<br />
75
GIUSEPPE CASINI<br />
18° Presidente Generale dal 1922 al 1923<br />
Nato a Roma nel 1854. Frequentò <strong>il</strong> Massimo ed<br />
entrò nel Circolo nel 1919. Avvocato, divenne capo<br />
dell’Ufficio legale del Banco di Sic<strong>il</strong>ia dove lavorò<br />
per 54 anni. Particolarmente provato da una serie di<br />
disgrazie fam<strong>il</strong>iari, è passato alla storia del Circolo<br />
per la sua religiosità, per la sua fede e per <strong>il</strong> suo<br />
abbandono alla Provvidenza. Servì 6 Pontefici. Cameriere d’Onore di<br />
Spada e Cappa. Membro delle Arciconfraternite dell’Orazione e Morte e<br />
dei Sacconi Bianchi e dell’Oratorio di S.F<strong>il</strong>ippo Neri. Morto nel 1942.<br />
ODOARDO GIOVE<br />
19° Presidente Generale dal 1924 al 1927<br />
Nato a Roma <strong>il</strong> 22 novembre 1875. Entrò nel<br />
Circolo nel 1909. Avvocato. Cameriere di Spada e<br />
Cappa di Numero. Sotto di lui si ebbe la revisione<br />
dello Statuto e del Regolamento del Circolo.<br />
Amministratore del suo ingente patrimonio di<br />
famiglia, profuse mezzi consistenti per le opere<br />
del Circolo e per la sistemazione delle vecchie chiese di Roma. Al<br />
Circolo seguì sempre con particolare zelo le Commissioni Agro<br />
Romano e Case Famiglia. Morto ad 80 anni <strong>il</strong> 25 dicembre 1955.<br />
76<br />
GIOVANNI BATTISTA SACCHETTI<br />
21° Presidente Generale dal 1943 al 1965<br />
Il Marchese Sacchetti è nato a Roma <strong>il</strong> 18 luglio<br />
1893. Entrato nel Circolo subito dopo la fine della<br />
prima guerra mondiale fu <strong>il</strong> successore di Papà<br />
Pericoli e tenne ininterrottamente la Presidenza<br />
generale per 22 anni. Foriere Maggiore dei Sacri
Palazzi. Governatore dell’Arciconfraternita di S.Giovanni Decollato<br />
detta della Misericordia e della Confraternita ed Opera Pia di S. Giovanni<br />
dei Fiorentini. Dirigente e benefattore dell’Associazione Sacro Cuore<br />
in Borgo. Presidente della Confraternita di Santo Spirito in Sassia e di<br />
Sant’Angelo dei Corridori in Borgo. Socio sostenitore del Circolo di<br />
Roma e Vice Presidente dell’Unione Cristiana degli Imprenditori<br />
Cattolici. Consultore per lo Stato della Città del Vaticano. Presidente e<br />
poi Presidente Emerito della Commissione permanente per la tutela dei<br />
Monumenti storici ed artistici della Santa Sede. Presidente del Banco<br />
di Santo Spirito per decenni. Dette un impulso notevole a tutte le attività<br />
sociali del Circolo specialmente durante gli anni della Seconda<br />
Guerra Mondiale che videro <strong>il</strong> proliferare delle Cucine Economiche e<br />
le iniziative in favore dei prigionieri di guerra e degli orfani. Presidente<br />
Generale Onorario nel 1967. Morto a Roma <strong>il</strong> 19 gennaio 1974, sepolto<br />
nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini.<br />
URBANO CIOCCETTI<br />
22° Presidente Generale dal 1965 al 1978<br />
Nato a Roma <strong>il</strong> 26 novembre 1905. Avvocato.<br />
Socio dal maggio del 1934. Presidente<br />
Diocesano degli Uomini di Azione Cattolica<br />
Italiana dal 1937 al 1946 e Vice Presidente<br />
Generale della stessa Associazione dal 1946 al<br />
1957. Dal 1947 al 1956 Assessore al Comune di<br />
Roma (Provveditorato, alle Borgate, al Personale ed al B<strong>il</strong>ancio),<br />
Vice Sindaco nel 1956 e Sindaco di Roma dal gennaio 1958 al luglio<br />
1961. È stato Commissario dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù,<br />
Presidente dell’Opera Nazionale Maternità ed Infanzia dal 1950 al<br />
1959. Presidente dell’Ente Nazionale di Previdenza per i dipendenti<br />
degli Enti di Diritto Pubblico sino alla sua scomparsa. Consultore<br />
dello Stato della Città del Vaticano e Gent<strong>il</strong>uomo di Sua Santità. Dal<br />
1962 alla sua morte, Luogotenente per l’Italia Centrale dell’Ordine<br />
77
Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Presidente della<br />
“Peregrinatio Romana ad Petri Sedem”. Medaglia d’Oro della<br />
Sanità e della Redenzione Sociale. Morto in carica <strong>il</strong> 9 maggio 1978.<br />
GIULIO SACCHETTI<br />
23° Presidente Generale dal 1978 al 1987<br />
Il Marchese Sacchetti è nato a Roma <strong>il</strong> 21<br />
gennaio 1926. Figlio del Presidente Generale<br />
Onorario Giovanni Battista che ha retto <strong>il</strong> Circolo<br />
dal 1943 al 1965. Laureato in Agraria presso<br />
l’Università di Firenze. Cultore di Arte e Storia,<br />
ha scritto varie opere. Socio del Circolo dal 16<br />
settembre 1942. Vice Presidente dal 1967 e Presidente Generale dal<br />
giugno del 1978. Coadiutore del Foriere Maggiore dei Sacri Palazzi.<br />
Il 1° apr<strong>il</strong>e del 1968 è stato insediato come Delegato Speciale della<br />
Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Dal<br />
2001 al 2005, Consigliere Generale dello Stato Città del Vaticano. È<br />
stato Presidente del Circolo della Caccia e membro del Consiglio di<br />
Reggenza della Banca d’Italia. Fa parte del Circolo di Roma ed è<br />
membro dell’Arciconfraternita di S.Giovanni Decollato.<br />
GIOVANNI SERLUPI CRESCENZI<br />
24° Presidente Generale dal 1987 al 1996<br />
Il Marchese Serlupi Crescenzi è nato a Roma <strong>il</strong><br />
14 febbraio 1925. Nel 1951 si laurea in Chimica<br />
presso l’Università di Roma. Dal 1958 libero<br />
docente in Biochimica applicata presso la Facoltà<br />
di Scienze. Già ricercatore del Consiglio<br />
Nazionale delle Ricerche e Dirigente di Ricerca<br />
presso l’Istituto Superiore della Sanità. In seguito Amministratore<br />
presso la direzione scientifica della Nato e Direttore delle Ricerche<br />
78
Scientifiche presso la Piorree S.p.A. Nominato quindi Direttore del<br />
Laboratorio di Metabolismo e Biochimica Patologica dell’Istituto<br />
Superiore della Sanità. Ha pubblicato centinaia di memorie scientifiche<br />
ed è membro di numerose società scientifiche nazionali ed<br />
internazionali. Guardia Nob<strong>il</strong>e e dal 1970 Gent<strong>il</strong>uomo di Sua<br />
Santità. Fondatore e primo Presidente dell’Approdo Romano.<br />
Presidente del Pio Istituto di Dotazione del S. Rosario. Membro<br />
della Congregazione degli Operai della Divina Pietà e della Società<br />
dei SS. XII Apostoli.<br />
MARCELLO SACCHETTI<br />
25° Presidente Generale dal 1996 al 2005<br />
Marcello Sacchetti è figlio del Presidente<br />
Generale Don Giovanni Battista che resse <strong>il</strong><br />
Circolo dal 1943 al 1965 e fratello di Don Giulio<br />
Sacchetti, 23° Presidente Generale dal 1978 al<br />
1987. Guardia Nob<strong>il</strong>e e, successivamente,<br />
Gent<strong>il</strong>uomo di Sua Santità. Medaglia d’Oro della<br />
Sanità. È attualmente Ospedaliere dell’ACISMOM.<br />
È stato Assessore comunale di Roma, e per quindici anni Presidente<br />
dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.<br />
Durante <strong>il</strong> suo mandato di Presidente Generale è stato richiesto dalla<br />
Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, di cui è autorevole Socio,<br />
di collaborare alla creazione di un Hospice per i malati terminali e<br />
per la terapia del dolore, un’esperienza che si è rivelata p<strong>il</strong>ota in<br />
Italia.<br />
79
GLI ASSISTENTI ECCLESIASTICI<br />
MONSIGNOR DOMENICO JACOBINI<br />
(1869-1880)<br />
Nato a Roma nel 1837. Oltre che Primo<br />
Assistente Ecclesiastico va considerato come<br />
<strong>il</strong> Promotore, se non proprio <strong>il</strong> Fondatore, del<br />
Circolo. Subito dopo la sottoscrizione dello<br />
Statuto partecipò al Santo Padre le motivazioni del<br />
Sodalizio appena costituito.<br />
Ecclesiastico di profonda e vasta dottrina f<strong>il</strong>osofica e teologica ha <strong>il</strong><br />
merito di aver organizzato, in un periodo non fac<strong>il</strong>e per la Sede<br />
Apostolica, oltre al Circolo S. Pietro, altri gruppi di cattolici m<strong>il</strong>itanti<br />
romani, fedeli alla Cattedra di Pietro, infondendo a tutti la certezza<br />
sulla validità delle varie missioni prescelte.<br />
Nel 1880 venne nominato da Leone XIII Nunzio Apostolico in<br />
Portogallo. Cardinale Prete del Titolo dei SS. Marcellino e Pietro,<br />
venne nominato Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di<br />
Roma. Morì nel 1900.<br />
MONSIGNOR GIOVANNI CARNEVALINI<br />
(1880-1884)<br />
Nell’Apr<strong>il</strong>e del 1880 viene nominato Vice<br />
Assistente e qualche tempo dopo, a seguito<br />
della nomina a Nunzio di Mons. Jacobini,<br />
Assistente Ecclesiastico del Circolo.<br />
In tale funzione rimase sino al 23 Agosto del 1884<br />
quando si dimise per l’impossib<strong>il</strong>ità di svolgere <strong>il</strong> suo compito di<br />
Assistente, essendo stato nominato Parroco di S. Maria in Via Lata.<br />
Nel 1889 fu eletto Vescovo di Civita Castellana, Orte e Gallese.<br />
81
Venne consacrato nella sua chiesa parrocchiale dal Cardinal<br />
Parrochi, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma.<br />
Morì a Roma <strong>il</strong> 9 Giugno 1895.<br />
MONSIGNOR GAETANO DE LAI<br />
(1884-1891)<br />
Nato nel Veneto, nell’anno 1853, viene ricordato<br />
tra gli Ecclesiastici della Curia di allora<br />
come uno tra i più rigorosi difensori della dottrina<br />
cristiana e della Santa Sede.<br />
Vescovo Suburbicario di Sabina. Segretario della<br />
Sacra Congregazione Concistoriale. Creato Cardinale nel 1907.<br />
Morto a Roma nel 1928.<br />
MONSIGNOR FILIPPO GIUSTINI<br />
(1892-1893)<br />
Nato a Cinto Romano nel 1852.<br />
Ricoprì varie cariche nella Curia Romana.<br />
Creato Cardinale Diacono di Sant’Angelo in<br />
Pescheria nel 1914. Morì a Roma nel 1920.<br />
MONSIGNOR BASILIO POMPILJ<br />
(1894-1900)<br />
Nato a Spoleto nel 1858, si trasferì da giovane<br />
a Roma. Sacerdote con una non comune preparazione<br />
teologica.<br />
Fu creato Cardinale Vescovo di Velletri nel 1911<br />
e nello stesso anno Vicario Generale di Sua Santità<br />
per la Diocesi di Roma. Ha lasciato di sé un profondo ricordo per la<br />
sua umanità e saggezza. Morì a Roma nel maggio 1931<br />
82
MONSIGNOR RAFFAELE CELLI<br />
(1901-1902)<br />
Nativo di Cagli, in Umbria, Diocesi di Narni.<br />
Famiglia numerosa, la sua, nella quale altri due<br />
fratelli erano ecclesiastici.<br />
Appartenne alla Curia Romana, meritandosi, nel<br />
1901, <strong>il</strong> titolo onorifico di Monsignore, allora piuttosto<br />
raro. Assistente Ecclesiastico per un solo anno dal giugno 1901 al<br />
giugno 1902. Morì a Roma nell’agosto del 1903<br />
MONSIGNOR ALESSANDRO AVOLI<br />
(1903-1907)<br />
Nato nel 1845. Professore di Lettere<br />
all’Istituto Massimo, tenuto dai Padri<br />
Gesuiti. È ricordato come un eccellente educatore<br />
di giovani con i quali sapeva creare un<br />
particolare clima di fecondo apostolato. Unico<br />
Assistente Ecclesiastico, nella storia del Circolo, morto in carica.<br />
Morì a Roma <strong>il</strong> 22 giugno del 1907.<br />
MONSIGNOR FRANCESCO CHERUBINI<br />
(1907-1912)<br />
Nato a Roma nel 1865. Prelato di Curia. Eletto<br />
Arcivescovo Titolare di Nicosia nel 1915.<br />
Diplomatico, venne inviato come Internunzio<br />
ad Haiti.<br />
Rientrato a Roma fu Nominato Canonico della<br />
Bas<strong>il</strong>ica di S. Pietro. Morì nel 1934.<br />
83
MONSIGNOR CAMILLO CACCIA<br />
DOMINIONI<br />
(1913-1935)<br />
Nato a M<strong>il</strong>ano nel 1877.<br />
Ricoprì alte cariche nella Corte Pontificia.<br />
Cameriere Segreto Partecipante. Maestro di<br />
Camera e Maggiordomo di Sua Santità.<br />
Quando aveva già sulle spalle 22 anni di Assistentato, venne creato<br />
Cardinale Diacono di Santa Maria in Domnica nel 1935 e successivamente<br />
Proto Diacono. Morì a Roma nel novembre del 1946.<br />
MONSIGNOR MARIO NASALLI ROCCA<br />
DI CORNELIANO<br />
(1936-1959)<br />
Nato a Piacenza nel 1903 da una famiglia che ha<br />
dato altri due Cardinali alla Chiesa.<br />
Socio Partecipante nel gennaio del 1934. Assistente<br />
Ecclesiastico del Circolo per ben 23 anni.<br />
Studiò al Seminario Romano. Da Sacerdote iniziò a prestare la sua attività<br />
nell’Ufficio del Maestro di Camera, come Cameriere Segreto Partecipante.<br />
Nominato Maestro di Camera, al momento della creazione della<br />
Prefettura dei Palazzi Apostolici, assunse <strong>il</strong> Titolo e le mansioni di<br />
Prefetto.<br />
Nominato nel 1963 Assistente Ecclesiastico Onorario del Circolo è sempre<br />
rimasto, sino alla sua morte, particolarmente legato al Circolo.<br />
Elevato alla dignità cardinalizia nel Concistoro del 28 Apr<strong>il</strong>e 1969, giorno<br />
in cui si celebrava <strong>il</strong> Centenario del nostro Circolo. Otto giorni prima<br />
aveva ricevuto la consacrazione episcopale, essendo stato elevato alla<br />
Chiesa titolare “pro hac vice” di Anzio.<br />
Per decenni svolse un’attività particolarmente apprezzata come<br />
Cappellano del Carcere di Regina Coeli. Morì <strong>il</strong> 9 novembre 1988.<br />
84
MONSIGNOR ODDONE TACOLI<br />
DI S. POSSIDONIO<br />
(1959-1966)<br />
Nato <strong>il</strong> 25 marzo 1920 a Modena dove frequentò<br />
gli studi classici e la facoltà di giurisprudenza.<br />
Entrò quindi nel seminario diocesano<br />
ed in seguito all’Almo Collegio Capranica dove<br />
perfezionò gli studi f<strong>il</strong>osofici e teologici.<br />
Consacrato Sacerdote nel 1945, divenne Vice assistente Centrale<br />
degli Esploratori cattolici. Fu tra i fondatori dell’Approdo Romano.<br />
Cappellano delle Guardie Nob<strong>il</strong>i pontificie.<br />
Chiamato in Segreteria di Stato venne inviato all’estero in varie nunziature<br />
tra cui Bolivia e C<strong>il</strong>e.<br />
Cameriere Segreto Partecipante venne nominato Assistente<br />
Ecclesiastico del Circolo <strong>il</strong> 4 gennaio 1959. Prelato di Anticamera e<br />
Canonico Vaticano.<br />
Alla fine della sua missione di Assistente continuò comunque a<br />
dedicarsi all’assistenza religiosa delle Case Famiglia del Circolo.<br />
Morì a Roma <strong>il</strong> 2 settembre 1976.<br />
MONSIGNOR FERRUCCIO REPANAI<br />
(1966-1973)<br />
Nato a Voghera nel 1901, si laureò<br />
all’Università di Bologna prima in lettere e poi<br />
in f<strong>il</strong>osofia. Professore di tali discipline per oltre<br />
dieci anni. Entrò in seguito al Collegio Capranica.<br />
Divenuto Sacerdote fu Cappellano M<strong>il</strong>itare ed insegnante<br />
di Religione nell’Istituto Alessandro Volta. Studioso di scienze<br />
sacre, di letteratura e giurisprudenza.<br />
Consultore della Segreteria di Stato dove era apprezzato per la sua fede<br />
limpida, la sua dedizione completa e la sua preparazione accurata.<br />
85
Nominato Vice Assistente del Circolo <strong>il</strong> 30 marzo del 1965 e, l’anno<br />
dopo, Assistente Ecclesiastico.<br />
Chiese più volte, con dispiacere, di essere sollevato dall’incarico<br />
perché la sua salute non gli consentiva di seguire <strong>il</strong> Circolo come<br />
avrebbe desiderato.<br />
Canonico Liberiano. Morì a Roma <strong>il</strong> 18 Ottobre 1977.<br />
S.E.R. MONSIGNOR ETTORE CUNIAL<br />
(1973 - 2005)<br />
Nato a Possagno <strong>il</strong> 16 novembre 1905, venne<br />
consacrato sacerdote <strong>il</strong> 7 luglio 1929. Si trasferisce<br />
a Roma dove per 17 anni svolge <strong>il</strong> suo<br />
ministero come Parroco di Santa Lucia, dove<br />
lascia uno splendido ricordo in quanto particolarmente<br />
amato dai suoi parrocchiani. Pio XII lo eleva<br />
alla dignità episcopale <strong>il</strong> 17 maggio del 1953 con <strong>il</strong> Titolo<br />
Arcivescov<strong>il</strong>e di Soteropoli.<br />
Viene nominato nel contempo Vice Gerente del Vicariato di Roma.<br />
Socio del Circolo sin dal 5 febbraio 1958.<br />
Nell’ottobre del 1973 lascia gli incarichi in Vicariato, dopo 19 anni<br />
di attività. Gli viene conferito contestualmente l’incarico di<br />
Coordinatore dell’Assistenza Pastorale degli Emigrati Italiani<br />
all’estero e di Assistente Ecclesiastico del Circolo S.Pietro. Viene<br />
nominato altresì Canonico della Bas<strong>il</strong>ica Vaticana. È stato Rettore<br />
della Cappella di S. Maria della Pietà al Colosseo. Dal 24 dicembre<br />
del 1975 Vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa.<br />
Ancora a 90 anni di età, dopo 65 di Sacerdozio, 40 di Episcopato, 36<br />
di Socio e 20 da Vice Camerlengo ha continuato a svolgere magistralmente<br />
la sua missione. Si è spento quasi centenario <strong>il</strong> 6 ottobre<br />
2005.<br />
86
Oremus pro Pontifice Nostro<br />
Benedicto,<br />
Dominus conservet Eum<br />
et vivificet Eum<br />
et beatum faciat Eum in terra<br />
et non tradat Eum<br />
in animam inimicorum Eius.<br />
Preghiera che viene recitata dal 1869<br />
nella sede del Circolo S. Pietro alle ore 19,00<br />
per <strong>il</strong> Pontefice regnante
LE OPERE DEL CIRCOLO<br />
Commissione Cucine Economiche<br />
Istituita nel 1877, per espresso desiderio di Pio IX. Il Papa affidò ai<br />
Soci del Circolo le pentole dell’esercito degli Zuavi perché “l’esercito<br />
dei poveri, che non sarebbe mai mancato alla Chiesa, avesse<br />
sempre una minestra calda”.<br />
Da quel momento i pasti distribuiti dalle Cucine del Circolo sono<br />
conosciuti come “la minestra del Papa”.<br />
Le Cucine si sono particolarmente distinte in occasione di pubbliche<br />
calamità, come guerre, epidemie, terremoti, inondazioni.<br />
Un grande servizio hanno reso le Cucine alla popolazione durante l’ultima<br />
guerra quando vennero distribuiti oltre quattro m<strong>il</strong>ioni di pasti.<br />
Oggi vengono distribuiti ai poveri e agli immigrati circa mezzo<br />
m<strong>il</strong>ione di pasti all’anno.<br />
Commissione per la Carità del Papa<br />
Nella Diocesi di Roma da più di un secolo i Soci del Circolo, per<br />
singolare priv<strong>il</strong>egio, raccolgono l’Obolo di S.Pietro nelle Parrocchie<br />
romane, un Obolo che è segno dell’amore dei fedeli per la carità personale<br />
del Papa.<br />
Il Presidente Generale, ogni anno, insieme al Presidente della<br />
“Commissione Obolo” e ad alcuni Soci, presenta in una speciale<br />
Udienza la raccolta della Giornata della Carità del Papa.<br />
Commissione As<strong>il</strong>i Notturni<br />
Istituita nel 1880, ospita persone senza fissa dimora. Nell’As<strong>il</strong>o notturno di<br />
via S. Maria in Cappella vengono accolti ogni anno circa 16 m<strong>il</strong>a poveri ai<br />
quali viene prestata assistenza materiale ma anche morale e religiosa.<br />
I locali degli as<strong>il</strong>i sono accoglienti, fam<strong>il</strong>iari e confortevoli.<br />
89
Commissione Guardaroba<br />
È dal 1890 che questa Commissione si preoccupa di offrire ai bisognosi<br />
pacchi di indumenti, coperte e biancheria, completamente<br />
nuovi. Negli anni Trenta, per espresso desiderio di Pio XI si ebbe<br />
particolare incremento dell’attività del Guardaroba.<br />
Su segnalazione di parrocchie, istituti, comunità religiose sono oggi<br />
distribuiti centinaia di pacchi ai poveri di Roma.<br />
Commissione Circolo<br />
Dal 1893 la Commissione anima la vita sociale del Circolo promuovendo<br />
iniziative culturali e sociali, e coordinando le attività che si<br />
svolgono all’interno della sede sociale.<br />
Commissione Case Famiglia<br />
La prima “Casa” fu aperta nel 1911. Oggi vengono ospitate ragazze<br />
non abbienti alle quali viene fornita anche assistenza morale e spirituale;<br />
nella seconda Casa, intitolata a Giovanni Paolo II, sono accolti<br />
i genitori dei bambini ricoverati presso l’Ospedale pediatrico<br />
Bambino Gesù.<br />
Commissione Culto e Attività Religiose<br />
La Cappella di Santa Maria della Pietà al Colosseo è affidata dal<br />
1936 al Circolo ed in essa si celebra ogni sabato alle ore 16.00 ed<br />
ogni domenica alle ore 10,30 la S. Messa.<br />
La Cappella è stata visitata da Giovanni Paolo II nell’Anno Santo<br />
della Redenzione 1983.<br />
La Commissione Culto cura tutte le attività religiose del Circolo ed<br />
<strong>il</strong> venerdì che precede <strong>il</strong> Venerdì Santo di ogni anno organizza una<br />
suggestiva rappresentazione della Via Crucis all’interno del<br />
Colosseo.<br />
90
Commissione per gli Aiuti Internazionali<br />
Il Circolo San Pietro, a partire dal Pontificato di Giovanni Paolo II<br />
che ha ampliato le frontiere della Chiesa, promuove iniziative per<br />
l’adozione a distanza ed <strong>il</strong> mantenimento di seminaristi in paesi<br />
lontani.<br />
Commissione AVC S. Pietro<br />
Dal 1998 un gruppo di Soci del Circolo è impegnato nell’assistenza<br />
sanitaria. Essi collaborano da quella data presso la Clinica Sacro<br />
Cuore, dove, grazie all’intuizione ed all’impegno profuso dalla<br />
Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, è sorto un reparto per l’assistenza<br />
ai malati terminali. Questa struttura è progressivamente cresciuta<br />
fino a diventare un Hospice per le cure palliative, la terapia del<br />
dolore e l’assistenza agli anziani frag<strong>il</strong>i, struttura che è divenuta un<br />
esempio per analoghe iniziative in tutta Italia. Attualmente è accreditata<br />
presso la Regione Lazio, e svolge inoltre attività di terapia e di<br />
ricerca applicate al dolore. A questa importante iniziativa i Soci del<br />
Circolo assicurano, in base ad una apposita convenzione con la<br />
Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, <strong>il</strong> controllo qualitativo e<br />
quantitativo del rispetto degli standard di eccellenza nell’assistenza.<br />
Centro Polifunzionale<br />
Dal febbraio 1999 è attivo <strong>il</strong> Centro di Ascolto che fornisce consulenze<br />
di carattere psicologico, giuridico ed amministrativo, oltre ad<br />
aiuti materiali.<br />
Dalle iniziali 50 prestazioni si è passati nel 2002 a 1200 interventi.<br />
Già nel 1896 <strong>il</strong> Circolo S.Pietro aveva dato vita alla “Commissione<br />
Segretariato del Popolo” per venire incontro alle esigenze dei meno<br />
fortunati nello svolgimento delle pratiche amministrative e burocratiche<br />
e per le necessità medico - assistenziali.<br />
91
Sezione Servizi d’Onore<br />
Confermando visib<strong>il</strong>mente la sua f<strong>il</strong>iale devozione al Papa <strong>il</strong><br />
Circolo, dal 1888, ha l’onore di partecipare alle Celebrazioni presiedute<br />
dal Santo Padre, accogliendo i fedeli per incarico della<br />
Prefettura della Casa Pontificia.<br />
Giovanni Paolo II ebbe a definire questo “un servizio liturgico”.<br />
Sezione Stampa e Bollettino<br />
Il Circolo S. Pietro diffonde un suo bollettino semestrale che reca<br />
non solo l’attività del Circolo, ma anche articoli di cultura religiosa<br />
oltre, naturalmente, ai documenti del Santo Padre e agli avvenimenti<br />
della Diocesi di Roma e della Chiesa universale.<br />
92
IL CONSIGLIO DIRETTIVO<br />
Presidente Generale Don Leopoldo dei Duchi Torlonia<br />
Assistente Ecclesiastico Mons. Francesco Camaldo<br />
Vice Presidenti Generali Cav. Gr. Croce Dott. Saverio Petr<strong>il</strong>lo<br />
Comm. Prof. Augusto Pellegrini<br />
Segretario Generale Comm. Stefano Catania<br />
Tesoriere Generale Comm. Pier Luigi Cencelli<br />
Economo Generale Cav. Piero Fusco<br />
Consiglieri Comm. Ing. Alessandro Cutini<br />
Gr. Uff. Prof. Alberto Bochicchio<br />
Col. Comm. Giovanni Stefanelli<br />
Gr.Uff. Arch. Antonio Giulio Ciocci<br />
Comm. Dott. Gian Paolo Sansoni<br />
Comm. Dott. Aldo Serio<br />
Comm. Dott. Santo Autelitano<br />
Dama Alessandra Di Lella Rocchi<br />
Comm. Raniero M. Salvaggi<br />
Comm. Dott. Paolo Merenda<br />
Cav. Dott. Beniamino Mancuso<br />
Dott.ssa Francesca Manna<br />
93
Cav. Riccardo Rosci<br />
Cav. Giuseppe Vitelli<br />
Sig.ra Maria Grazia Pacelli Cimatti<br />
Sig.ra Francesca Maria Scalera Ciocci<br />
Cav. Giancarlo Di Corato<br />
Dama Donatella Elser di Campello<br />
Cav. Gr. Cr. Dott. Luigi Giulianelli<br />
Cav. Gr. Cr. Avv. Gianluigi Marrone<br />
Comm. Giuseppe Montalbotti<br />
Comm. Com.te Alessandro Pini<br />
Cav. Avv. Giuseppe Puglisi Alibrandi<br />
Dama Comm. Giulia Orlandi Rosati<br />
Cav. Alfredo Ruggi<br />
Revisori dei Conti Cav. Umberto Danizi<br />
Gen. Sergio Manganaro<br />
Comm. Dott. Fabio Romanini<br />
Cav. Geom. Fausto Volponi<br />
Comm. Giulio Cesare Zampini<br />
94
Presidenti Generali Onorari S.E. M.se Don Giulio Sacchetti<br />
M.se Don Giovanni Serlupi Crescenzi<br />
Don Marcello dei M.si Sacchetti<br />
Presid. Commissione Onorario Cav. Gr. Cr. Avv. Giuseppe Paciotti<br />
Consiglieri d’Onore Cav. Gr. Cr. Eugenio Ant<strong>il</strong>ici<br />
Comm. Dott. Cam<strong>il</strong>lo Bentivoglio<br />
Comm. M.tro Lionello Cammarota<br />
Cav. Gr. Cr. Avv. Franco Carolei<br />
Comm. Dott. Enzo Colaiacomo<br />
Cav. Gr. Cr. Dott. Antonio D’Ambrosio<br />
Gr. Uff. Dott. Adalberto Leschiutta<br />
Comm. Dott. F<strong>il</strong>ippo Lucibelli<br />
Comm. Rag. Luciano Morandini<br />
Comm. Dott. Aldo Murri<br />
Cav. Gr. Cr. Ing. Odoardo Quojani<br />
M.se Enrico Serafini<br />
Comm. Antonio Zamprotta<br />
95
Presidenza<br />
Roma – Piazza S. Calisto, 16<br />
Tel. 06.6988.7264 – 06.5899.543 – Fax 06.6988.7168<br />
Commissione Cucine Economiche<br />
Via della Lungaretta, 91/b – Tel. 06.5800.984<br />
Via Mastro Giorgio, 37 – Tel. 06.5780.878<br />
Via Adige, 11 – Tel. 06.8543.098<br />
Commissione As<strong>il</strong>i Notturni<br />
Via Santa Maria in Cappella, 6 – Tel. 06.5818.992<br />
Commissione Case Famiglia<br />
Via S.Giovanni in Laterano, 79 – Tel. 06.7045.0454 – 06.7000.916<br />
Via della Lungaretta, 92 – Tel. 06.5806.005<br />
Commissione Guardaroba<br />
Commissione per la Carità del Papa<br />
Commissione Culto e Attività Religiose<br />
Commissione per gli Aiuti Internazionali<br />
Commissione Circolo<br />
Sezione Servizi d’Onore<br />
Sezione Stampa e Bollettino<br />
AVC S. Pietro<br />
Piazza S.Calisto, 16 – Tel. 06.6988.7264<br />
Centro Polifunzionale<br />
Via Fidene, 30 – Tel. 06.7092.370
INDICE
INDICE<br />
Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />
Perchè questo libro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />
Al lettore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />
Storia<br />
Il Circolo e i tempi di Pio IX . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13<br />
Come nacque <strong>il</strong> Circolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21<br />
Il primo Presidente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27<br />
I Papi e <strong>il</strong> Circolo S.Pietro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31<br />
Anni di lotte e di carità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41<br />
La Conc<strong>il</strong>iazione tradita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49<br />
Gli anni della fame e della solidarietà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55<br />
Gli anni della ricostruzione e i nuovi poveri . . . . . . . . . . . . . . . . 63<br />
Appendice<br />
I Presidenti Generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71<br />
Gli Assistenti Ecclesiastici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81<br />
Oremus Pro Pontifice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87<br />
Le Opere del Circolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89<br />
Il Consiglio Direttivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
Le Opere del Circolo S.Pietro<br />
sono sostenute con le quote dei Soci<br />
e le offerte dei benefattori<br />
Circolo S.Pietro<br />
Conto Corrente Postale:<br />
CC 35064005 – ABI 07601 – CAB 03200<br />
Conto Corrente Bancario:<br />
Banca Carige: ABI 6175 – CAB 03259 – CC 758.80<br />
Commissione per la Carità del Papa<br />
Conto Corrente Postale:<br />
CC 49796006 – intestato a: Circolo S.Pietro - Obolo
Foto di proprietà del Circolo S.Pietro<br />
e di A. Mari per “L’Osservatore Romano”<br />
Seconda edizione<br />
29 giugno 2006<br />
Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo<br />
Tipografia Cardoni<br />
Via degli Scipioni, 35/b - 00192 Roma<br />
Tel. 06 39725516 (Fax)<br />
E-ma<strong>il</strong>: tip.cardoni@mclink.it - www.tipografiacardoni.it