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il circolo s. pietro

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IL CIRCOLO S. PIETRO<br />

IL CIRCOLO S. PIETRO<br />

FRA I POVERI E GLI EMARGINATI<br />

dal 1869 una lunga carità


IL CIRCOLO S. PIETRO<br />

FRA I POVERI E GLI EMARGINATI<br />

dal 1869 una lunga carità


PREFAZIONE<br />

Su consiglio del nostro Assistente Ecclesiastico Mons. Franco Camaldo<br />

ho ritenuto opportuno far conoscere le attività del nostro amato<br />

Circolo S. Pietro perché col tempo si è perso l’effettivo valore di un<br />

così antico Sodalizio.<br />

Forse qualcuno guarderà al nostro Circolo come ad una istituzione<br />

legata a tempi lontani, e ormai scomparsi. Ma io penso che oggi sia<br />

più che mai necessario che uomini di una stessa fede e di uno stesso<br />

sentire abbiano la possib<strong>il</strong>ità di incontrarsi, di riunirsi, di ritrovarsi<br />

in un ambiente in cui vengono tenuti in conto quei valori morali<br />

che sono fondamenta della nostra maniera di vivere e di pensare. Sta<br />

a noi conservare lo spirito dei nostri predecessori e trasmetterlo alle<br />

future generazioni.<br />

Chi avrà voglia e tempo di scorrere queste pagine potrà scoprire una<br />

delle tante realtà poco note del mondo cattolico: un Sodalizio nato<br />

quasi in sordina 136 anni fa che ha attraversato un’epoca sempre<br />

mutando e sempre restando se stesso; sempre adattandosi alle circostanze<br />

storiche e sempre mantenendo inalterata la sua identità.<br />

Come capita alle cose spirituali per le quali è impossib<strong>il</strong>e tracciare<br />

un b<strong>il</strong>ancio, così anche di questo nostro Circolo S. Pietro è diffic<strong>il</strong>e<br />

fare <strong>il</strong> consuntivo: non parlo delle minestre distribuite e dei vestiti<br />

regalati dei poveri accolti nei nostri dormitori. Questi sono consuntivi<br />

materiali. Parlo dei b<strong>il</strong>anci spirituali, di tutte le opere di carità<br />

che abbiamo profuso in più di un secolo, in pace e in guerra. Non<br />

sapremo mai quanti cuori abbiamo toccato, e questo, agli occhi di<br />

Dio, è <strong>il</strong> solo, vero b<strong>il</strong>ancio che conta.<br />

Nel 1869 <strong>il</strong> Circolo nacque dall’iniziativa di alcuni giovani. Ed è ai<br />

giovani che oggi vogliamo ancora rivolgerci per attingere nuovo<br />

vigore per <strong>il</strong> nostro Sodalizio, come un ritorno alle origini.<br />

5


L’esperienza ci dice che sono proprio i giovani che oggi sentono <strong>il</strong><br />

desiderio di un forte impegno, anche se questo non appare a prima<br />

vista. Vogliamo aprire le porte a chi è sensib<strong>il</strong>e alla solidarietà,<br />

all’altruismo e alle esigenze dei fratelli più bisognosi.<br />

Un secolo fa, quando <strong>il</strong> Circolo nacque, i poveri erano poveri della<br />

nostra terra e direi del nostro sangue. Si trattava di vittime di situazioni<br />

economiche sfavorevoli, di terremotati, di profughi. Oggi la<br />

povertà ha assunto una diversa connotazione. Prima di tutto gli<br />

immigrati (dall’Africa o dall’Asia) che fuggono dai loro paesi e che<br />

giungono da noi con viaggi lunghi e pericolosi. Dobbiamo calarci<br />

nel loro mondo, nella loro solitudine, nella tragedia delle loro famiglie<br />

separate. Non tocca a noi trovare le soluzioni politiche, a noi<br />

tocca farci carico di questi drammi e proseguire quell’opera di carità<br />

che ci ha sempre distinto.<br />

Ma al di là degli immigrati, questo è anche <strong>il</strong> tempo delle povertà<br />

nascoste, gente che ha perso <strong>il</strong> lavoro, gente che non ha più casa,<br />

pensionati che vivono con due soldi, anziani che non riescono ad<br />

arrivare alla fine del mese ma che si vergognano della propria indigenza.<br />

Credo sia anche questo uno dei compiti del Circolo.<br />

Il nostro proposito è, come ieri, quello di una totale obbedienza e<br />

devozione al Sommo Pontefice e quello di una carità più incisiva,<br />

più discreta, più efficace, più profonda, per curare i mali del nostro<br />

tempo.<br />

Fu questo <strong>il</strong> nostro impegno allora. È questo <strong>il</strong> nostro obiettivo, oggi.<br />

A tutti i Soci vada <strong>il</strong> mio saluto e l’augurio di un proficuo lavoro.<br />

6<br />

Leopoldo Torlonia<br />

XXVI Presidente Generale


PERCHÈ QUESTO LIBRO<br />

Da quando sono stato chiamato al ministero di Assistente<br />

Ecclesiastico del nostro amato Circolo S.Pietro, molte persone<br />

facendomi gli auguri mi domandavano: ma cosa è questo Circolo,<br />

chi ne fa parte e, soprattutto, cosa fa?<br />

Per rispondere a questa domanda, parlando con <strong>il</strong> nostro Presidente<br />

Generale, <strong>il</strong> Duca Don Leopoldo Torlonia, ho suggerito che si approntasse<br />

una piccola, ag<strong>il</strong>e pubblicazione che potesse servire agli attuali<br />

membri del Circolo per meglio conoscere la nostra variegata realtà, ed<br />

a tutti coloro che volessero entrare a farne parte per sapere chi siamo<br />

e quali siano le nostre attività, i nostri obiettivi, o nostri progetti.<br />

Ecco come è nata questa pubblicazione!<br />

Presentandola ora, mi pare che lo scopo sia stato ottimamente raggiunto:<br />

c’è <strong>il</strong> racconto della storia del Circolo; gli avvenimenti più importanti<br />

della sua vita con gli anni di lotte e di carità, della fame e della<br />

solidarietà, della ricostruzione e dei nuovi poveri; i rapporti sempre<br />

intimi e stretti tra i Romani Pontefici ed <strong>il</strong> Circolo; e, in appendice,<br />

l’elenco dei Presidenti Generali e degli Assistenti Ecclesiastici che si<br />

sono succeduti. Infine, una sobria e discreta descrizione delle opere del<br />

Circolo con le sue varie Commissioni e attività.<br />

Offriamo, pertanto, ai membri del Circolo ed a quanti vogliono<br />

conoscere la storia e lo spirito che lo caratterizza, questo opuscolo<br />

con semplicità e fam<strong>il</strong>iarità: <strong>il</strong> Signore, per intercessione di Maria<br />

Santissima, “Salus Populi Romani”, e di S.Pietro, nostro celeste<br />

Patrono, ci benedica e ci sproni a camminare sempre più e sempre<br />

meglio sulle vie del bene e della santità, nella nostra Santa Chiesa,<br />

strettamente e fedelmente uniti al Successore di Pietro, l’amatissimo<br />

Papa Benedetto XVI.<br />

Monsignor Franco Camaldo<br />

XIV Assistente Ecclesiastico<br />

7


AL LETTORE<br />

Quando <strong>il</strong> Presidente radunò la Commissione per discutere la fattura<br />

del libro, <strong>il</strong> problema che subito si presentò fu quello delle fonti.<br />

Di alcuni periodi si aveva un preciso ricordo, di altri le vicende<br />

erano nebbiose e occorreva indagare. Si trattava di riandare indietro<br />

di 136 anni e di dar vita a personaggi che avevano lasciato dietro di<br />

sé una lunga scia di carità. Ma la carità non basta per fare una storia.<br />

Indagando, leggendo, sfogliando si trovava solo una lunga lista di<br />

opere buone: minestre, vestiti, profughi, prigionieri, feriti, sfollati.<br />

Ma era un elenco che aveva bisogno di essere collocato nel tempo<br />

per afferrarne <strong>il</strong> giusto valore; messo in una cornice che meglio<br />

facesse emergere la solidarietà e l’altruismo.<br />

È stato necessario un continuo e faticoso contrappunto fra storia<br />

d’Italia, storia del movimento cattolico, storia della Chiesa per far<br />

risaltare la lunga carità del Circolo S. Pietro. Non si può comprendere,<br />

per esempio, la nascita del Circolo nel 1869 senza inquadrare<br />

l’opposizione di gruppi, associazioni e giornali cattolici nell’acceso<br />

anticlericalismo dominante, pressappoco gli anni che vanno dal<br />

ritorno da Gaeta di Pio IX fino agli albori del Pontificato leoniano:<br />

anni che vedono finalmente l’affermarsi di un laicato maturo, devoto,<br />

fedelissimo al Pontefice.<br />

E non si può comprendere <strong>il</strong> grande impegno caritativo del Circolo<br />

nei due ultimi decenni dell’Ottocento, senza aver presente la crisi<br />

agraria degli anni Ottanta, l’emorragia di emigranti che s’imbarcavano<br />

per l’America, le economie fino all’osso di Quintino Sella che<br />

colpirono soprattutto i ceti popolari. Solo in questo quadro globale<br />

l’opera del Circolo assume tutta la sua valenza e si staglia netta e<br />

chiara la sua azione sociale.<br />

9


Il nostro augurio è che in questa cavalcata lungo l’arco di 136 anni<br />

assurga in tutta la sua importanza l’opera poliedrica del Circolo<br />

S.Pietro.<br />

All’opera che presentiamo ha collaborato la Commissione composta<br />

da Saverio Petr<strong>il</strong>lo, Alberto Bochicchio, Raniero Salvaggi,<br />

Beniamino Mancuso, Carlo Napoli.<br />

Grafica e iconografia: Raniero Salvaggi.<br />

Testo di Carlo Napoli.<br />

10


LA STORIA


IL CIRCOLO E I TEMPI DI PIO IX<br />

Quando <strong>il</strong> Circolo S. Pietro venne fondato - nel 1869 - Pio IX<br />

regnava da 23 anni. Un Pontificato sofferto che avrebbe visto la<br />

fine del potere temporale, <strong>il</strong> nascere di un acceso anticlericalismo e<br />

i credenti divisi fra cattolici liberali e cattolici intransigenti. Anni in<br />

cui si sarebbe consumato <strong>il</strong> dramma di molte coscienze, fra chi pensava<br />

che potessero coesistere la fedeltà al giovane Stato italiano e<br />

la fedeltà al Papa. Ma anche anni in cui da ogni parte del mondo,<br />

specie in Italia, tanti credenti si schieravano per una forte testimonianza<br />

in difesa del Pontefice che di lì a un anno si sarebbe rinchiuso<br />

nei palazzi vaticani in segno di protesta per la breccia del ’70 di<br />

Porta Pia.<br />

In quel 1869, già si presagiva la fine imminente. Qualche anno<br />

prima, nel 1861, al Parlamento subalpino era stato proclamato <strong>il</strong><br />

Regno d’Italia e Cavour aveva indicato Roma come meta per la giovane<br />

nazione appena nata. Su Roma Capitale non esistevano dubbi,<br />

la voleva Garibaldi, l’auspicava Mazzini, la inseguivano le Sinistre,<br />

la chiedevano i moderati.<br />

Per <strong>il</strong> potere temporale era l’inizio della fine.<br />

Lo Stato pontificio, in appena un decennio, s’era mano mano ristretto,<br />

tagliato a nord dalle truppe piemontesi e a sud da Garibaldi che<br />

aveva risalito la Penisola da Marsala. Perduta l’Umbria, perduta la<br />

Romagna, perdute le Marche, al Papa non restava che un piccolo<br />

staterello, grande pressappoco come <strong>il</strong> Lazio. Senza Roma, contava<br />

poco più di mezzo m<strong>il</strong>ione di abitanti addensati nei centri maggiori,<br />

Viterbo, Civitavecchia, Velletri, Frosinone.<br />

Quel 1869, vig<strong>il</strong>ia del tramonto dello Stato pontificio, racchiudeva e<br />

condensava <strong>il</strong> travaglio di un’epoca dove era diffic<strong>il</strong>e separare con<br />

un taglio netto torti e ragioni.<br />

13


Da quando Pio IX era tornato dall’es<strong>il</strong>io di Gaeta nel 1850, si erano<br />

succeduti atti che oggi definiremmo di terrorismo: bombe fatte<br />

esplodere, uccisione di zuavi, caserme saltate in aria, attentati. Nel<br />

1868 erano finiti davanti al tribunale nove giovani accusati di insurrezione<br />

al quartiere Trastevere e per aver fatto esplodere una mina<br />

che aveva ucciso alcuni soldati papalini.<br />

L’ideologia liberale e l’ardore patriottico avevano fatto breccia in<br />

alcuni sudditi dello Stato pontificio che avevano varcato i confini<br />

per correre come soldati sotto le bandiere italiane. Più di cinquem<strong>il</strong>a<br />

volontari erano partiti per la seconda guerra di indipendenza, e<br />

dopo Mentana altri giovani si erano dati alla macchia per formare<br />

bande irregolari, pronte a m<strong>il</strong>itare nell’esercito regio appena ce ne<br />

fosse stata l’occasione.<br />

Di fronte a questi tumulti, Pio IX, asceso al Soglio nel 1846, aveva<br />

scelto la via della moderazione e compiuto un gesto di clemenza<br />

proprio all’inizio del suo Pontificato. Un bando affisso nelle strade<br />

annunciava l’amnistia per i delitti politici: “Volgemmo uno sguardo<br />

compassionevole a molta inesperta gioventù, la quale sebbene trascinata<br />

da fallaci lusinghe in mezzo ai tumulti politici ci pareva piuttosto<br />

sedotta che seduttrice. Perlocchè fin d’allora meditammo di<br />

stendere la mano e di offrire la pace del cuore a quei traviati figlioli”.<br />

E concludeva “Siano soppresse e troncate le procedure criminali<br />

per delitti meramente politici”.<br />

In superficie, la vita a Roma sembrava calma. Gli stranieri continuavano<br />

a riempire gli alberghi e le centinaia di stanze in affitto.<br />

Vivevano fra Piazza di Spagna e via dell’Orso scrittori e musicisti,<br />

scultori e pittori come Liszt, <strong>il</strong> Gregorovius, Gounod, Tolstoi, <strong>il</strong><br />

novelliere Andersen e lo storico Mommsen. Ma sotto la quiete apparente,<br />

già si avvertivano i segni di disagio e di incertezza. Scriveva<br />

<strong>il</strong> Gregorovius nei suoi diari nei primi mesi del 1864: “I ripetuti<br />

scoppi di bombe hanno sparso timor panico tra gli stranieri” E anco-<br />

14


a: “Il 12 apr<strong>il</strong>e Roma era <strong>il</strong>luminata fantasmagoricamente per l’anniversario<br />

del ritorno del Papa da Gaeta. Piazza Navona e <strong>il</strong> Foro<br />

splendevano di bellezza indescrivib<strong>il</strong>e, tutti gli obelischi erano<br />

colonne di fuoco, su tutte le fontane si alzavano come dei templi<br />

gotici folgoranti di luce. Però è stata gettata una bomba e 15 persone<br />

sono rimaste ferite”. Annotava ancora nel marzo del ’67: ”Vi<br />

sono qui a Roma due partiti, <strong>il</strong> comitato nazionale che, da parte del<br />

governo italiano, riceve l’ordine di aspettare, e i mazziniani che<br />

vogliono provocare un crollo con la violenza. A mezzanotte sono<br />

stati lanciati dei petardi in molti luoghi della città. Stavo per addormentarmi<br />

quando mi hanno riscosso queste detonazioni violente. Le<br />

sparatorie si ripetettero. Ho chiesto poi alla sentinella la causa di<br />

queste sparatorie: era la ricorrenza della Repubblica Romana che<br />

avevano voluto celebrare”.<br />

Nasceva la “Questione Romana”, <strong>il</strong> dissidio lacerante fra Chiesa e<br />

Stato che avrebbe avvelenato <strong>il</strong> clima politico fino al 1929, l’anno<br />

del Concordato. E si diffondeva nello stesso tempo un forte anticlericalismo<br />

alimentato anche dalla massoneria; e per converso si affermava<br />

un cattolicesimo tenace di assoluta fedeltà al Papa, di assoluta<br />

obbedienza, di assoluta difesa delle sue prerogative.<br />

Il Circolo S. Pietro, quando nacque nei primi mesi del 1869, trovò<br />

un terreno già concimato e si incanalò nel solco delle tante iniziative<br />

religiose che fiorivano non solo in Italia, un Circolo che andava<br />

a confluire nel vasto f<strong>il</strong>one del laicato cattolico che aveva avuto i<br />

suoi inizi a Malines, in Belgio, quando un gruppo di professori dell’università<br />

di Lovanio aveva pensato che sarebbe stato bene per la<br />

Chiesa discutere i problemi dei credenti e la loro organizzazione.<br />

Alla conferenza di Malines vennero dall’Italia sei soli partecipanti,<br />

fra cui l’avvocato di Bologna, Casoni, che dinanzi all’assemblea<br />

internazionale tracciò un quadro drammatico della Chiesa in Italia:<br />

“Siamo in piena persecuzione - disse Casoni - quasi 200 conventi<br />

15


soppressi, più di duem<strong>il</strong>a monache sul lastrico, cinquanta vescovi<br />

es<strong>il</strong>iati, relegati o imprigionati. Prima di venire a questo congresso<br />

ho voluto ricevere la benedizione della guida delle nostre coscienze<br />

e capo spirituale della chiesa bolognese, monsignor Antonio Canzi.<br />

Ebbene, signori, per avere questa benedizione ho dovuto inginocchiarmi<br />

sui sassi di un’oscura prigione sotto gli occhi di un carceriere.<br />

Ecco, signori, cos’è da noi libera Chiesa in libero Stato. Sono<br />

dunque la Chiesa, <strong>il</strong> Papato, <strong>il</strong> Cattolicesimo ad essere assaliti e<br />

combattuti. E allora mettiamo a servizio della casa di Pietro tutto ciò<br />

che è in nostro possesso, intelligenze, ricchezze, mezzi, associazioni,<br />

libri, propaganda, giornali, le nostre stesse vite…”.<br />

Nello stesso anno in cui l’Italia trasferiva la capitale da Torino a<br />

Firenze (1864), Pio IX emanava l’enciclica “Quanta cura” con<br />

annesso <strong>il</strong> “S<strong>il</strong>labo degli errori” in cui si condannava in pratica <strong>il</strong><br />

liberalismo e si suggellava l’intransigenza vaticana, intransigenza<br />

che era frutto di necessità in quanto Pio IX temeva che lo Stato<br />

potesse ridurre la religione a mero problema di coscienza e mettere<br />

in atto un programma preciso per scristianizzare l’Italia, come se lo<br />

Stato appena formato si fosse dato una “missione” da compiere per<br />

emarginare la Chiesa.<br />

Scriverà più tardi Benedetto Croce: ”Quale fosse quella missione<br />

rimaneva di solito indeterminato, ma taluni la determinavano nel<br />

dovere di promuovere e compiere la redenzione di tutti i popoli<br />

oppressi della terra, o nell’altro di affrancare <strong>il</strong> mondo dal giogo spirituale<br />

della Chiesa cattolica, ora ch’era stato infranto <strong>il</strong> potere temporale,<br />

e creare una nuova e umana religione”.<br />

Però, con lo stesso ritmo e forza con cui si sv<strong>il</strong>uppava l’anticlericalismo,<br />

con la stessa forza si affermavano gruppi, associazioni, iniziative<br />

e giornali in tutta Italia: nel 1856 nascevano le Conferenze di<br />

S.Vincenzo, nel 1860 l’Obolo di S.Pietro, a Genova nel 1863 usciva<br />

la rivista mens<strong>il</strong>e “Annali Cattolici” che durò breve tempo e venne<br />

16


subito sostituita da “La rivista universale” che proclamava solennemente:<br />

”L’avvenire della religione e della patria sta nelle mani dei<br />

cattolici”. A Torino venivano alla luce “Il Mediatore” e “L’armonia<br />

della Religione con la Civ<strong>il</strong>tà”, a M<strong>il</strong>ano “Il Carroccio” e<br />

“L’Osservatore Cattolico”, a Lucca “L’Araldo Cattolico”, a Firenze<br />

“L’Esaminatore”, a Roma “Il Veridico”, a Napoli “La Settimana”, e<br />

in Sic<strong>il</strong>ia “Il Monitore Religioso”.<br />

All’estero si guardava la situazione della Chiesa in Italia con qualche<br />

preoccupazione. Sembrava a molti che ci si fosse rassegnati al<br />

peggio e che ormai, come un condannato a morte, si aspettasse solo<br />

<strong>il</strong> colpo della mannaia. Molti prelati invocavano “azione”. A Parigi,<br />

nella sua lettera pastorale, <strong>il</strong> card. Dupanloup diceva: ”Debbo dirlo:<br />

i nostri nemici posseggono l’arte di addormentarci, noi rimaniamo<br />

in piedi, le braccia incrociate e la bocca chiusa; non osiamo neanche<br />

alzare una protesta per <strong>il</strong> nostro onore. Naturalmente tale protesta<br />

sarebbe impotente ma costituirebbe almeno un atto di vendetta.<br />

Invece, no, come se tutto dovesse svolgersi s<strong>il</strong>enziosamente si sta lì<br />

ad osservare, tacendo, aspettando, come esterrefatti, l’inevitab<strong>il</strong>e<br />

catastrofe”.<br />

L’enciclica “Quanta cura” ebbe <strong>il</strong> merito di scuotere le coscienze:<br />

a distanza di dodici mesi dal S<strong>il</strong>labo, veniva costituita<br />

“L’Associazione cattolico-italiana per la difesa della libertà della<br />

Chiesa in Italia” che stab<strong>il</strong>iva questo programma essenziale: “Noi<br />

vogliamo in comune accordo e con uno scopo comune apertamente<br />

sostenere quei principi cattolici che da altri sono oppugnati. È ormai<br />

tempo di raccogliere e ordinare le forze e procedere concordi e uniti<br />

nell’opera della comune salute”<br />

Con “libertà della Chiesa” i cattolici del secolo scorso intendevano<br />

ribadire la loro determinazione ad una esistenza autonoma e ad una<br />

resistenza contro ogni tentativo dello Stato di invadere <strong>il</strong> loro terreno<br />

e di imporre norme di etica laica.<br />

17


A partire dalla Conferenza di Malines e con l’enciclica di Pio IX si<br />

innescò una frenetica attività nelle f<strong>il</strong>e cattoliche e, per converso,<br />

un’occhiuto e ferreo controllo da parte delle autorità statali. Vennero<br />

fatte perquisizioni nelle sedi delle associazioni, si spiarono gli aderenti,<br />

si perseguitarono i capi.<br />

Il 5 apr<strong>il</strong>e 1866 la polizia compì a Bologna un’operazione setaccio<br />

con la perquisizione di ben 47 abitazioni di noti cattolici tra cui la<br />

palazzina dove l’avvocato Casoni teneva le sue riunioni. Ma le intimidazioni<br />

non erano appannaggio esclusivo dell’Italia settentrionale.<br />

Al Sud, precisamente a Reggio Calabria, un esponente cattolico<br />

locale, <strong>il</strong> barone Mantica, venne aggredito da sconosciuti e lasciato<br />

a terra tramortito; sempre a Bologna, nelle case degli iscritti<br />

all’Associazione furono messi sotto la porta biglietti minacciosi. E<br />

le questure comp<strong>il</strong>avano fascicoli su fascicoli su tutti i membri delle<br />

organizzazioni religiose.<br />

Le intimidazioni si protrassero per molti anni. Perfino nell’ultimo<br />

decennio dell’Ottocento - quando sembrava che la marea<br />

anticattolica stesse rientrando - si registravano attentati e bombe.<br />

Nel 1893 un ordigno esplodeva nel palazzo Sacchetti, una delle<br />

famiglie romane più legate alla Santa Sede. E l’Osservatore<br />

Romano commentava: ”Ormai, questo continuo ripetersi dello<br />

scoppio delle bombe è diventato qualcosa di peggio di un gioco<br />

e la questura fino ad ora è nell’assoluta impossib<strong>il</strong>ità di rintracciare<br />

i veri colpevoli”. Aggiungeva <strong>il</strong> giornale vaticano: ”Fino<br />

ad ora le esplosioni sono state ventisei, solo ieri sera furono<br />

quattro”.<br />

Intanto questa “Associazione cattolico-italiana” si sv<strong>il</strong>uppava in<br />

diverse regioni. Quando i suoi dirigenti vennero ricevuti da Pio IX<br />

in Vaticano, <strong>il</strong> Papa pronunciò quella frase rimasta celebre:<br />

“Viviamo in tempi assai diffic<strong>il</strong>i, ma coraggio. Fate quello che potete:<br />

Dio farà <strong>il</strong> resto”.<br />

18


“L’associazione cattolico-italiana” si estinse rapidamente e venne<br />

presto rimpiazzata nel 1867 dalla “Società della Gioventù cattolica<br />

italiana” fondata da Giovanni Acquaderni e Mario Fani, i due uomini<br />

che saranno i precursori di quella che si chiamerà fra poco, tout<br />

court, “Azione cattolica”. I fondatori si proponevano la raccolta di<br />

fondi a favore del Pontefice, la stampa religiosa, la propagazione del<br />

culto. Il programma della Società, pubblicato a gennaio del ’68 sottolineava<br />

l’urgenza di svegliare dall’inerzia i cattolici e di combattere<br />

coloro che aizzavano gli animi e cioè “stampa, università, licei,<br />

magistrature, legislature”.<br />

Scriverà Giovanni Spadolini: “L’Azione cattolica nasce da quello<br />

sforzo di proselitismo e, oserei dire, di missionarismo in un mondo<br />

estraneo ed ost<strong>il</strong>e, da quello spirito di crociata per riconquistare i<br />

valori certi della società italiana senza accettare nessun compromesso<br />

e nessuna transazione con le autorità costituite”.<br />

È in questo clima di rinnovato fervore religioso, di opposizione<br />

allo Stato ateo, di difesa del Pontefice che nacque nel 1869 <strong>il</strong><br />

Circolo S. Pietro a opera di don Domenico Jacobini e di Paolo<br />

Mencacci. In una sala del seminario romano, la sera del 22 febbraio<br />

1869 alcuni giovani si riunirono con l’intento di compiere opere proficue<br />

alla causa della fede e per testimoniare che anche i cattolici di<br />

Roma erano presenti nel generale risveglio religioso. Non era ancora<br />

<strong>il</strong> “Circolo” che nascerà ufficialmente due mesi dopo.<br />

Era solo la prima, timida scint<strong>il</strong>la di un’iniziativa che sarebbe cresciuta<br />

nel tempo e che avrebbe avuto sempre come f<strong>il</strong>o conduttore,<br />

come forte ideale, come impegno interiore la fedeltà totale al<br />

Pontefice.<br />

19


COME NACQUE IL CIRCOLO<br />

Il mese di apr<strong>il</strong>e si aprì con una grande festa all’ambasciata tedesca,<br />

cui fece seguito un ricevimento della contessa–archeologa Ers<strong>il</strong>ia<br />

Caetani Lovatelli, ”la donna più dotta di Roma” come la definì <strong>il</strong><br />

Gregorovius. Il corpo diplomatico, malgrado la vita proseguisse<br />

tranqu<strong>il</strong>la e indisturbata presagiva un radicale cambiamento dello<br />

Stato pontificio, anche perché l’Italia premeva sulle cancellerie<br />

europee facendo balenare <strong>il</strong> pericolo di una rivoluzione mazziniana<br />

o garibaldina a cui solo l’esercito regio si sarebbe potuto opporre<br />

salvando <strong>il</strong> Pontefice.<br />

Il tempo era splendido e i pittori stranieri vagavano nelle campagne<br />

e fra le rovine dipingendo una Roma che di lì a qualche anno sarebbe<br />

scomparsa per sempre.<br />

In una situazione incandescente, nessuno poteva restare neutrale.<br />

Soprattutto i giovani avevano <strong>il</strong> desiderio di schierarsi, di scendere<br />

in campo: chi si era convertito al patriottismo savoiardo e chi si era<br />

schierato per <strong>il</strong> legittimismo pontificio. A Roma, però, la gioventù<br />

cattolica avvertiva l’urgenza di un impegno, di una testimonianza<br />

coraggiosa, <strong>il</strong> desiderio di essere attiva, protagonista e non comparsa<br />

sulla scena della storia. Il conte Acquaderni, dopo ch’era stata<br />

fondata la “Società della Gioventù Cattolica Italiana” era venuto<br />

nella città eterna per prendere accordi e per allargare la cerchia<br />

degli iscritti. Ma già l’idea di riunirsi, di fare qualcosa in difesa<br />

della Chiesa serpeggiava in alcuni giovani che desideravano fare<br />

gruppo, collaborare, lavorare assieme. A riunirli per la prima volta<br />

fu un giovane sacerdote - che più tardi sarà cardinale - mons.<br />

Jacobini che come luogo d’incontro scelse <strong>il</strong> seminario romano.<br />

Nacque lì l’idea, ancora vaga, di dare una qualche forma stab<strong>il</strong>e al<br />

gruppo.<br />

21


Il 14 apr<strong>il</strong>e don Jacobini e le persone attorno a lui si recarono da<br />

Paolo Mencacci - figura esemplare di laico dalla fede incrollab<strong>il</strong>e e<br />

dalla larga generosità - per offrirgli la presidenza di questo <strong>circolo</strong><br />

“in nuce” che non si chiamava ancora Circolo S.Pietro. Quello stesso<br />

giorno Paolo Mencacci tornava da un’udienza pontificia che Pio<br />

IX aveva concesso alla Società della Gioventù Cattolica. Pio IX<br />

dopo aver ricordato l’omaggio di tante nazioni alla sua persona si<br />

era rivolto proprio ai giovani: ”Dunque, miei cari giovani, voi siete<br />

con me ed io con voi. Dobbiamo combattere contro l’errore, presentarci<br />

ai nemici e procurare di metter fuori dal loro cuore <strong>il</strong> veleno e<br />

preservare quelli che sono <strong>il</strong>lesi...Sì, io sono con voi, camminiamo<br />

uniti e preghiamo Dio per <strong>il</strong> dono più importante che è quello della<br />

santa perseveranza”.<br />

Perché <strong>il</strong> Circolo venisse alla luce era necessario un presidente e una<br />

sede. Ma Paolo Mencacci non voleva accettare la presidenza anche<br />

perché aveva molti impegni fra cui quello di portare avanti un giornale<br />

“Il Divin Salvatore” al quale dedicava tempo e soprattutto soldi.<br />

Ma don Jacobini si accinse al compito di risolvere ambedue i problemi<br />

anche se da molte persone, perfino dalla Curia, si avanzavano<br />

perplessità per questa iniziativa. Dicevano: siamo a Roma, nel centro<br />

del Cristianità, nello stato del Papa, che bisogno c’è di un <strong>circolo</strong><br />

qui? Non dobbiamo convertire nessuno. Ce ne sarebbe bisogno in<br />

Francia, in altre regioni italiane, in Piemonte, ma a Roma, no.<br />

I giovani però scalpitavano e non volevano perdere <strong>il</strong> treno del grande<br />

associazionismo cattolico che stava nascendo in Europa. Sempre<br />

don Jacobini si fece carico di superare le difficoltà e riuscì a trovare<br />

per presidente <strong>il</strong> principe Pietro Aldobrandini. Ma Aldobrandini passava<br />

molto tempo fuori Roma, non avrebbe potuto seguire <strong>il</strong> Circolo<br />

proprio nel momento più critico del suo sv<strong>il</strong>uppo. Si tornò allora a<br />

Paolo Mencacci che venne convinto ad accettare, magari per un<br />

tempo limitato.<br />

22


Gli ostacoli vennero alla fine superati, e si decise una riunione per <strong>il</strong><br />

28 apr<strong>il</strong>e che avrebbe dovuto segnare la fondazione del Circolo.<br />

Mancava una sede, e <strong>il</strong> principe Lancellotti offrì una sala del suo<br />

palazzo ai Coronari.<br />

Il 28 apr<strong>il</strong>e 1869 nasceva ufficialmente <strong>il</strong> Circolo S.Pietro. Le cronache<br />

riferiscono alcuni nomi dei primi soci: oltre a Pietro<br />

Aldobrandini e a Paolo Mencacci, Att<strong>il</strong>io Ambrosiani, Giacomo<br />

Bersani, Francesco Bersani, Cam<strong>il</strong>lo Boreani, don Bartolomeo<br />

Grassi, don Giulio Lepri, don Jacobini, Tommaso Marola. Il numero<br />

dei soci venne fissato in 33 e solamente qualche anno dopo, nel<br />

1875, si passò a cinquanta.<br />

All’inizio <strong>il</strong> Circolo non ebbe sede propria: si riunì dapprima dai<br />

Minori Conventuali in piazza SS. Apostoli, poi a palazzo Wedekind,<br />

in piazza Colonna. Ma la sede era scomoda e ancora una volta <strong>il</strong><br />

Circolo traslocò a palazzo Simonetti, vicino alla chiesa di S. Marcello<br />

al Corso.<br />

Il I° giugno si tenne la prima assemblea e don Jacobini commentò le<br />

finalità della nuova istituzione: ”Formare i giovani alla franca professione<br />

della cristiana religione ed alla coraggiosa difesa dei sacri<br />

diritti della Chiesa”.<br />

In attesa che <strong>il</strong> Circolo trovasse praticamente un terreno d’azione,<br />

Mencacci propose ai giovani di collaborare al suo giornale “Il Divin<br />

Salvatore” di cui era direttore e proprietario, collaborazione che si<br />

estese anche al “Veridico”, altro periodico cattolico della Roma di<br />

Pio IX.<br />

Ma la prima manifestazione che consacrò ufficialmente <strong>il</strong> Circolo e<br />

che lo fece conoscere alla città fu <strong>il</strong> giorno dell’apertura del Conc<strong>il</strong>io<br />

Vaticano quando i soci promossero l’<strong>il</strong>luminazione della città.<br />

Il Conc<strong>il</strong>io si aprì solennemente l’8 dicembre del 1869. ”Grandiosa,<br />

indescrivib<strong>il</strong>e” fu l’impressione che <strong>il</strong> vescovo di Birmingham,<br />

23


Ullathorne, riportò nel suo diario. La navata trasversale destra della<br />

Bas<strong>il</strong>ica di S. Pietro era stata predisposta come aula conc<strong>il</strong>iare.<br />

Scaglionati in otto f<strong>il</strong>e sedevano 642 prelati con diritto di voto, i<br />

vescovi portavano piviali intessuti d’argento e mitre bianche.<br />

Nessun altro Conc<strong>il</strong>io aveva mai visto tanti vescovi presenti. Dei<br />

1050, quanti se ne contavano in tutto <strong>il</strong> mondo, ne erano venuti in<br />

Vaticano 774, e dai cinque continenti.<br />

Ma perché un Conc<strong>il</strong>io mentre <strong>il</strong> destino di Roma pareva già deciso?<br />

Le ondate della rivoluzione francese e delle successive secolarizzazioni<br />

si erano abbattute sopra l’edificio apparentemente fatiscente<br />

della Chiesa cattolica. Esse avevano spazzato via quanto aveva legato<br />

la Chiesa allo Stato e alla società dell’epoca assolutista. Erano<br />

spariti i principi vescovi tedeschi, i vescovi di corte francesi, m<strong>il</strong>lenari<br />

monasteri come Reichenau o Cluny. Già prima di loro l’ordine<br />

dei gesuiti era stato vittima dell’assolutismo <strong>il</strong>luministico delle corti<br />

borboniche. Ma quando la fiumana passò oltre, ci si accorse che i<br />

muri maestri dell’edificio restavano miracolosamente intatti.<br />

L’inerme Papa Pio VII aveva resistito all’onnipotenza napoleonica.<br />

De Maistre e Chateaubriand scoprivano la grandezza del Papato<br />

come istituzione sopranazionale, Lamennais e Montalembert le<br />

grandi possib<strong>il</strong>ità che la parola “libertà” offriva alla Chiesa fino ad<br />

allora inceppata dal cesaropapismo, dall’unione di trono e altare.<br />

Toccava ora a Pio IX, al tramonto del suo Pontificato, fissare gli<br />

argini f<strong>il</strong>osofici e condannare gli errori dei tempi moderni. Ancora<br />

una volta, la Chiesa si ritirava nel proprio compito originario, la preservazione<br />

del bene e della fede, e frenava l’eccessiva credenza nel<br />

progresso e l’ottimistica fiducia nella cultura di una generazione<br />

tutta protesa in avanti.<br />

Il punto che al Conc<strong>il</strong>io sollevò un coro di adesioni - e qualche critica -<br />

24


fu la proclamazione dell’infallib<strong>il</strong>ità pontificia. Non si era trattato di<br />

una decisione avventata. Il Papa già due anni prima aveva interpellato<br />

36 vescovi, italiani, francesi, spagnoli, austro-ungheresi, belgi e<br />

inglesi. Tutti si erano trovati d’accordo nel ritenere che la confusione<br />

mentale in cui si viveva esigesse una chiara enunciazione dei<br />

grandi principi cristiani e dell’autorità della Chiesa. Otto pareri avevano<br />

anche raccomandato la definizione dell’infallib<strong>il</strong>ità pontificia.<br />

Il Conc<strong>il</strong>io non poté però terminare i suoi lavori perché <strong>il</strong> 20 settembre<br />

del ’70 le truppe italiane entrarono a Porta Pia. Roma diventava<br />

capitale di un piccolo regno - come annotava Gregorovius nel suo<br />

diario - e perdeva la sua “tragica quiete”.<br />

Il governo italiano fino all’ultimo aveva cercato un accordo che lo<br />

esentasse dall’uso delle armi. Il primo ministro Lanza e <strong>il</strong> ministro<br />

degli esteri Visconti-Venosta non volevano entrare con la forza,<br />

temevano ripercussioni internazionali. Le istruzioni che accompagnavano<br />

<strong>il</strong> piano m<strong>il</strong>itare dicevano: ”Massima prudenza”. ”Non<br />

accettare provocazioni”. E sottolineavano: ”Le operazioni m<strong>il</strong>itari<br />

saranno precedute da azioni diplomatiche”.<br />

Anche Pio IX - malgrado i soldati fossero venuti da tutta Europa per<br />

difenderlo - non voleva spargimento di sangue. Il giorno precedente<br />

si era recato alla Scala Santa e giunto in cima aveva esclamato:<br />

“Qualunque cosa avvenga, sia fatta, Signore, la tua volontà”.<br />

Il generale Kanzler, Comandante dell’Esercito Pontificio, avrebbe<br />

invece voluto combattere, gli sembrava v<strong>il</strong>e arrendersi senza sparare<br />

un solo colpo di fuc<strong>il</strong>e. Ma Pio IX aveva già deciso. Mentre <strong>il</strong> cannone<br />

tuonava e si sentiva <strong>il</strong> rombo sulla città, <strong>il</strong> Papa congedò <strong>il</strong><br />

corpo diplomatico e ribadì l’ordine di resa al Generale Kanzler:<br />

”Non è per me che piango - disse - ma per questi poveri figli che<br />

sono venuti a difendermi. Sciolgo i miei soldati dal giuramento e li<br />

lascio liberi”.<br />

25


Tutti coloro che speravano di difendere <strong>il</strong> Pontefice restarono delusi.<br />

Il prof. Tolli, futuro presidente del Circolo, scriverà: ”Era grande<br />

la fede di questi giovani di Roma schierati a difesa del Papa. Si<br />

comunicarono tutti quanti prima della battaglia, desiderosi di lasciare<br />

la loro vita sugli spalti del Vaticano”.<br />

Fra questi giovani, pronti al sacrificio, molti appartenevano al<br />

Circolo S. Pietro.<br />

26


IL PRIMO PRESIDENTE<br />

Negli ultimi decenni dell’Ottocento essere cattolico - e dirlo pubblicamente<br />

- rappresentava un rischio e un azzardo. Tutta l’amministrazione<br />

statale era diretta da appartenenti alla Massoneria, massoni<br />

confessi erano alcuni presidenti del consiglio, come Crispi, massoni<br />

erano alcuni ministri e massoni i capi m<strong>il</strong>itari. L’alta dirigenza come<br />

l’alta finanza erano anch’esse nelle mani di persone cresciute nel<br />

clima dell’anticlericalismo che vedevano la Chiesa come un impaccio<br />

al progresso scientifico e politico.<br />

Era raro che qualche cattolico arrivasse agli alti gradi della magistratura<br />

o che fosse direttore generale di qualche ministero. Fare professione<br />

di cattolico significava chiudersi molte porte e accettare l’isolamento.<br />

Paolo Mencacci - <strong>il</strong> primo presidente del Circolo, anche se facente<br />

funzione - apparteneva a quelle famiglie che da generazioni danno<br />

gente di totale fedeltà alla Chiesa. Era stato suo zio, Lorenzo<br />

Mencacci, che all’epoca dell’invasione francese e della prigionia di<br />

Pio VII aveva affisso, a rischio della propria vita, la bolla di scomunica<br />

contro Napoleone sulla porta della Bas<strong>il</strong>ica Vaticana, di fronte<br />

alle sentinelle francesi.<br />

Lui, Paolo, si era dato in tempi oscuri e tempestosi, un programma:<br />

difendere <strong>il</strong> Pontefice e la Chiesa. Da uomo colto qual era, lo aveva<br />

fatto con la parola ma soprattutto con gli scritti. In una Roma un po’<br />

sonnacchiosa e che aspettava inerte <strong>il</strong> proprio destino, Mencacci<br />

aveva fondato un giornale “Il Divin Salvatore” ch’era stato la sua<br />

arma di battaglia: fioretto e spada a seconda delle circostanze. Per<br />

trent’anni aveva scritto per questo periodico, lo aveva diretto, lo<br />

aveva mantenuto a sue spese senza speranza di premi o di prebende<br />

o di promozioni o di successo. Non amava <strong>il</strong> protagonismo, e quan-<br />

27


do gli offrirono la presidenza del Circolo rifiutò perché era allergico<br />

per temperamento ai galloni, fossero pure di caporale. Dovettero<br />

pregarlo, dovettero insistere perché accettasse.<br />

Apparteneva a una tipologia di fedeli ormai in estinzione che alla<br />

Chiesa davano tutto senza chiedere niente in cambio. La mattina,<br />

mentre Roma era s<strong>il</strong>enziosa, usciva da casa e si recava in chiesa per<br />

sentir Messa e fare la comunione. Qualcuno ha scritto che, di temperamento<br />

un po’ nostalgico, sognava tempi andati e che era un sorpassato.<br />

Altri invece hanno visto in lui la perfetta figura del laico,<br />

quale si delineava a Roma dopo <strong>il</strong> 1850, quando Pio IX era tornato<br />

dall’es<strong>il</strong>io di Gaeta, e si chiudeva un’epoca.<br />

Che un’epoca si chiudesse, Mencacci lo aveva compreso, solo che<br />

era preoccupato per la strada che la società stava imboccando. Chi<br />

legge i suoi articoli trova un polemista elegante, mai volgare, mai<br />

sarcastico che sapeva riconoscere i meriti anche ai nemici. Quello<br />

che lo preoccupava era quest’ondata gigantesca che stava travolgendo<br />

<strong>il</strong> costume, la Chiesa, <strong>il</strong> clero, i fedeli e da ultimo <strong>il</strong> Regno pontificio.<br />

Occorreva resistere in attesa di altri tempi.<br />

Tutta la sua attività, da giornalista e da presidente del Circolo, fu<br />

spesa per affermare <strong>il</strong> diritto della Chiesa all’esistenza. Negli anni in<br />

cui diresse <strong>il</strong> Sodalizio (si ritirò nel 1874 ma solo per limiti di età, in<br />

quanto lo statuto non permetteva ai quarantenni di essere membri<br />

dell’associazione) prese numerose iniziative: l’obolo per <strong>il</strong> Santo<br />

Padre, la stampa di un giornale “La Stella”, decine di opuscoli a<br />

difesa del Papa, la raccolta di soccorsi per i danneggiati della guerra<br />

franco-prussiana, tantissimi articoli e iniziative per protestare<br />

contro la confisca dei beni degli ordini religiosi e lo scioglimento di<br />

molti conventi.<br />

Anche in campo politico ebbe fiuto, perché nel clima del “non expedit”,<br />

col divieto di Pio IX per i fedeli di partecipare alla vita politica<br />

(”né eletti né elettori”), comprese che bisognava lentamente avviare<br />

28


i cattolici ad essere protagonisti nella vita pubblica. Fu proprio <strong>il</strong><br />

“suo” Circolo che prese l’iniziativa per la partecipazione dei cattolici<br />

romani alle elezioni amministrative del 1872.<br />

Il suo nome resta legato indissolub<strong>il</strong>mente non solo alla nascita del<br />

Circolo S. Pietro ma alle figure più eminenti del laicato cattolico,<br />

rimaste per modestia, per st<strong>il</strong>e, per signor<strong>il</strong>ità borghese, in penombra.<br />

29


I PAPI E IL CIRCOLO S. PIETRO<br />

PIO IX – Giovanni Maria Mastai Ferretti (1846-1878)<br />

Nella sala del Circolo S. Pietro, nel palazzo<br />

di piazza San Calisto, campeggiano sulle<br />

pareti tutti i ritratti dei papi a partire da Pio<br />

IX. È una sala che simboleggia <strong>il</strong> lungo,<br />

intenso rapporto che ha legato per più di<br />

130 anni <strong>il</strong> Circolo ai Pontefici. Un rapporto<br />

priv<strong>il</strong>egiato fatto di totale disponib<strong>il</strong>ità,<br />

di devozione e di servizio da parte del<br />

Sodalizio; e di paterna, affettuosa benevolenza<br />

da parte dei Papi.<br />

Un Circolo “sui generis” che ha avuto come soci ben quattro pontefici<br />

che, anche assunti al Soglio, hanno ricordato con gratitudine<br />

gli anni della loro appartenenza e della loro m<strong>il</strong>itanza:<br />

Benedetto XV, Pio XI, Pio XII e Paolo VI.<br />

Il primo incontro che le cronache registrano avvenne dopo pochi<br />

giorni dalla fondazione del Circolo S. Pietro.<br />

Pio IX ricevette i soci fondatori che chiesero la sua benedizione.<br />

Il Santo Padre domandò: “Tutto qui?”.<br />

Il presidente Mencacci rispose: “Santità, questi giovani non<br />

volevano tediare Vostra Santità con un lungo indirizzo”. “Ma io<br />

non so l’oggetto, non so lo scopo”. “Padre Santo - disse<br />

Mencacci - lo scopo è di fare del bene e di interessarsi a vicenda<br />

nel combattere <strong>il</strong> male. Del resto io sono un intruso perché<br />

ho superato l’età richiesta dallo statuto”. “Eh - fece <strong>il</strong> Papa di<br />

rimando - che volete che fra tante cose mi ricordi anche questo?”.<br />

31


Prese allora la parola don Jacobini che precisò meglio lo scopo del<br />

Circolo. “Benissimo, bravi figlioli - concluse <strong>il</strong> Papa - siate superiori<br />

al rispetto umano e siate franchi nelle opere di religione,<br />

come dobbiamo esserlo noi tutti cristiani. Preghiamo <strong>il</strong> Signore<br />

perché voglia aiutarci, perché a guardare le cose dalla parte degli<br />

uomini non vi è raggio alcuno di luce. Lasciamo fare a Dio, Egli<br />

sa come consolarci. Addio, figlioli cari, addio”.<br />

Fu questo <strong>il</strong> primo incontro fra Papa e Circolo che inaugurò, per<br />

dir così, quel clima di comunione fra Sodalizio e Pontefici che<br />

sarà poi <strong>il</strong> tratto distintivo, lungo tutto un secolo, del Circolo, <strong>il</strong><br />

suggello della sua identità.<br />

E a riprova di quanto stretti si fossero fatti, fin dal primo<br />

momento, i rapporti con Pio IX c’è <strong>il</strong> primo discorso pubblico<br />

che <strong>il</strong> Papa pronunciò dopo la breccia di Porta Pia. Un discorso<br />

rivolto solo ai membri del Circolo: ”Se la rivoluzione non avesse<br />

arrecato tanti danni alla Religione, sarebbe quasi da benedirne<br />

Iddio, come di un beneficio (perché) ha dato occasione a<br />

tante migliaia di italiani e anche di forestieri di mostrare <strong>il</strong> loro<br />

affetto f<strong>il</strong>iale verso la S. Sede…così Dio vi mantenga tutti nei<br />

vostri santi propositi e nell’attaccamento alla Santa Sede che mi<br />

avete manifestato”.<br />

Nel 1871, a Roma già capitale d’Italia, Pio IX ricevette ancora<br />

una volta i Soci del Circolo. Il presidente Mencacci offrì al pontefice<br />

i flabelli per la sedia gestatoria. E <strong>il</strong> Papa disse: “Io scorgo<br />

in questi simboli i vostri cuori i quali si accompagneranno nel<br />

combattere gli attacchi dei nostri comuni nemici: i vostri cuori<br />

saranno come scudo contro <strong>il</strong> quale si romperanno tutti gli strali<br />

delle ingiurie, delle bestemmie, delle eresie, onde gli empi vorrebbero<br />

avv<strong>il</strong>iti, derisi, schiacciati, anzi se fosse possib<strong>il</strong>e, distrutti, i<br />

principi della religione di Cristo”.<br />

32


LEONE XIII – Gioacchino Pecci (1878-1903)<br />

Fra gli eventi significativi dei primi anni del<br />

Pontificato di Leone XIII vanno ricordati gli<br />

aiuti personali dati al Circolo, sia per le cucine<br />

economiche, sia per i dormitori. Leone XIII<br />

apprezzò poi enormemente <strong>il</strong> coraggio dei<br />

Soci del Circolo che, fatto quadrato attorno al<br />

carro funebre che portava i resti di Pio IX,<br />

affrontarono con pugni e bastoni un gruppo<br />

di anticlericali che volevano gettare la salma<br />

nel Tevere. Un gesto per <strong>il</strong> quale <strong>il</strong> Santo Padre fu enormemente<br />

riconoscente, e difatti nell’udienza concessa al Circolo si espresse<br />

così: “La vostra Società, benedetta dal nostro glorioso predecessore<br />

e da Noi, recò i frutti preziosi che se ne speravano... È nostra intenzione<br />

di rendere pubblicamente al vostro Circolo i meritati encomi,<br />

ma nel tempo stesso intendiamo animarvi a perseverare costanti<br />

nelle opere intraprese”.<br />

S. PIO X – Giuseppe Sarto (1903-1914)<br />

Di questo Pontefice, più che discorsi<br />

ufficiali, troviamo tutta una serie di citazioni<br />

durante <strong>il</strong> suo Pontificato.<br />

Dell’attenzione con cui seguiva le vicende<br />

del Sodalizio è testimonianza la preoccupazione<br />

che <strong>il</strong> Circolo avesse una<br />

sede stab<strong>il</strong>e e che non peregrinasse per<br />

Roma pagando affitti esosi. Difatti <strong>il</strong><br />

Circolo si era spostato da palazzo<br />

Simonetti dove pagava 660 lire a palazzo Sinibaldi dove <strong>il</strong><br />

fitto era salito a 3000 lire, e poi a palazzo Cini e di lì a palaz-<br />

33


zo Spinola. Pio X dette finalmente una sede stab<strong>il</strong>e al Circolo<br />

in via della Scrofa.<br />

Nella ricorrenza del terzo anniversario della sua elevazione al Soglio<br />

di Pietro raccomandava ai soci del Circolo di adoperarsi “con progressivo<br />

zelo a rendere in mezzo al popolo sempre più fruttuose le<br />

opere di carità”.<br />

In altra occasione, ricevendo i soci per <strong>il</strong> suo giorno onomastico, Pio X<br />

si “congratulò per lo stato fiorente delle opere di cui aveva avuto più<br />

volte ammirata notizia e per la qual cosa desiderava dimostrare la sua<br />

compiacenza sovrana”.<br />

BENEDETTO XV – Giacomo Della Chiesa (1914-1922)<br />

Nel bollettino che celebrava <strong>il</strong> cinquantenario<br />

del Circolo, veniva messa in evidenza l’iscrizione<br />

del giovane sacerdote all’Associazione.<br />

La scheda personale diceva che<br />

mons. Della Chiesa, con domic<strong>il</strong>io in piazza<br />

S. Eustachio, era stato accolto fra i soci del<br />

Circolo. Il primo Papa che ne aveva preso la<br />

tessera.<br />

I Soci, poco dopo l’elezione del Pontefice,<br />

vennero ricevuti in udienza durante la quale ebbero <strong>il</strong> priv<strong>il</strong>egio di<br />

ascoltare “come <strong>il</strong> Vicario di Gesù Cristo ricordava con soddisfazione<br />

di essere stato iscritto fra i cattolici della Gioventù Romana del<br />

Circolo S. Pietro”.<br />

Benedetto XV, <strong>il</strong> cui Pontificato coincide con la prima guerra mondiale,<br />

esortò più volte i soci del Sodalizio ad aprire nuove cucine, a occuparsi<br />

dei terremotati della Marsica e ad adoprarsi per lenire le sofferenze di<br />

tanta gente colpita dai lutti, dalla miseria, dalla mancanza di una casa.<br />

34


“Ora che si é usciti dall’incubo opprimente della più terrib<strong>il</strong>e guerra<br />

di cui segni memoria la storia dell’umanità- disse Benedetto XV -<br />

bisogna ritornare con forze rinnovellate e ravvivate a corrispondere<br />

ai nuovi disegni dei tempi, adoperandosi affinché, come nel passato<br />

glorioso, così per l’avvenire possa essere abbondantemente fecondo<br />

<strong>il</strong> seme che <strong>il</strong> Circolo spargerà nel suo nuovo cammino”.<br />

PIO XI – Ach<strong>il</strong>le Ratti (1922-1939)<br />

Secondo Pontefice socio del Circolo S.Pietro.<br />

Poche ore dopo la sua elevazione alla<br />

Cattedra di Pietro, Pio XI ricevette <strong>il</strong> presidente<br />

del <strong>circolo</strong>, Giuseppe Casini. Nel congedarlo,<br />

<strong>il</strong> Papa disse: ”Sì, vi benedico tutti di<br />

cuore, ma voglio essere considerato sempre<br />

come socio, non sono socio scaduto”.<br />

In tutti i giorni onomastici del suo<br />

Pontificato, <strong>il</strong> Santo Padre era solito concedere<br />

udienza al Circolo e si interessava a tutte le iniziative e ai bisogni<br />

dell’Associazione. Pochi giorni prima di morire definì <strong>il</strong> Circolo<br />

“benemerita istituzione romana”.<br />

PIO XII – Eugenio Pacelli (1939-1958)<br />

Il terzo Pontefice socio del Circolo S.Pietro.<br />

Nella solenne udienza del 23 luglio 1944 per<br />

<strong>il</strong> settantacinquesimo anniversario della fondazione,<br />

Papa Pacelli tracciò un ritratto storico<br />

del Circolo, enumerando le sue benemerenze:<br />

”Il Circolo S. Pietro può andare santamente<br />

altero di un glorioso passato, nel cui<br />

libro d’oro, alla prima pagina, è scritta con<br />

35


caratteri indeleb<strong>il</strong>i, quasi compendio e delle sue benemerenze verso la<br />

Chiesa e <strong>il</strong> Papato, la vir<strong>il</strong>e e costante sua azione per la causa cattolica…Settantacinque<br />

anni di vita, quante nob<strong>il</strong>i imprese suscitate dalla<br />

più ardente fede! Quante prove di misericordia corporale e spirituale<br />

nate dal fervore dell’Apostolato! Quante prove di devozione e di<br />

attaccamento alla Santa Sede la storia della vostra istituzione ha in<br />

questi anni registrato!…Noi vediamo che <strong>il</strong> vostro triplice ideale la cui<br />

manifestazione è la carità…..è stato veramente <strong>il</strong> vostro titolo di nob<strong>il</strong>tà<br />

ed <strong>il</strong> vostro programma….la mano di Dio si fa visib<strong>il</strong>e in voi, d<strong>il</strong>etti<br />

figli e figlie, mediante <strong>il</strong> vostro ministero caritatevole esso assicura<br />

agli sventurati la tavola delle Cucine Economiche, e a buon numero<br />

anche la Mensa di famiglia, <strong>il</strong> letto dei vostri dormitori, i vestiti del<br />

vostro guardaroba…..sim<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> popolo romano vede le opere esteriori<br />

del vostro Sodalizio, <strong>il</strong> cui nome è una benedizione presso gli<br />

infelici che ne ricevono sostegno e conforto”.<br />

GIOVANNI XXIII – Angelo Giuseppe Roncalli (1958-1963)<br />

Giovanni XXIII, pur non socio, conosceva bene<br />

<strong>il</strong> Circolo avendolo frequentato a più riprese<br />

quando tornava a Roma dal suo servizio in<br />

Nunziatura. Nell’Udienza dell’otto febbraio<br />

1959, in occasione del novantesimo anniversario<br />

della Fondazione disse: “E come poi non<br />

ricordare quanto lo stesso Pio IX ebbe a dire nei<br />

duri anni della segregazione ad un gruppo di<br />

giovani del Circolo recatisi a visitarlo? Fin qui<br />

<strong>il</strong> Papa teneva i suoi piedi sopra un pugno di terra. Ora anche questa gli<br />

viene sottratta. Non temete, <strong>il</strong> Papa ha un sostegno anche più valido: <strong>il</strong><br />

cuore dei suoi figli! Gli eventi hanno provato che la fiducia del grande<br />

Papa fu ben riposta e per quanto è avvenuto in questi novant’ anni c’è<br />

motivo di ringraziare Iddio. Superando infatti ost<strong>il</strong>ità, preconcetti ed<br />

36


insidie di ogni specie, s’è potuto sempre servire nel Signore, la Santa<br />

Sua Chiesa; servire <strong>il</strong> Vescovo di Roma e continuare in quella magnifica<br />

vostra tradizione..”.<br />

E ancora: ”Pur rimanendo per anni fuori Roma è stato un piacere<br />

l’aver potuto seguire la vita del Circolo e non si può che compiacersi<br />

per quanto sono riusciti a fare distinti personaggi che vi appartennero<br />

e che per anni lo guidarono. Basti ricordare uno solo ma profondamente<br />

caro nome, Paolo Pericoli”<br />

PAOLO VI – Giovanni Battista Montini (1963-1978)<br />

Papa Montini è stato senza dubbio uno dei<br />

sommi pontefici che ha riservato al Circolo<br />

S. Pietro, di cui in gioventù era stato socio,<br />

maggiori attenzioni. È stato <strong>il</strong> Papa del centenario<br />

del Sodalizio e nella solenne udienza<br />

del 3 maggio 1969, nella sala Clementina,<br />

rivolse ai Soci questo discorso: “Noi dobbiamo<br />

innanzitutto esprimere la nostra compiacenza<br />

per la visita che oggi ci fate. Non è soltanto<br />

per le vostre persone che avviciniamo sempre volentieri,<br />

appartenendo voi ad un Sodalizio tanto distinto e tanto legato a questa<br />

Sede Apostolica…grazie per tutto quello che fate per<br />

Noi…Grazie per quello che fate per Roma con le molteplici e fiorenti<br />

iniziative di carattere sociale, caritativo, apostolico che noi<br />

seguiamo con tanto interesse ed edificazione. Ebbene, la soddisfazione<br />

del Papa ed <strong>il</strong> conforto che voi procurate al suo animo siano <strong>il</strong><br />

pegno e la garanzia del premio che vi riserva <strong>il</strong> Signore….Roma,<br />

Roma stessa ha bisogno di cattolici pari a questa concezione integra<br />

e vir<strong>il</strong>e della Professione Religiosa e Cristiana….<strong>il</strong> vostro Circolo<br />

non è un club chiuso o una Associazione di svago e di passatempo.<br />

È invece una scuola d’attività religiosa, benefica, sociale, civ<strong>il</strong>e.<br />

37


È una palestra. È una m<strong>il</strong>izia. È una presenza nel mondo….V’è qualche<br />

cosa di nob<strong>il</strong>e e generoso nel vostro modo di dirvi<br />

cattolici…..Siete Cattolici, vicini al Papa, e ne assumete le conseguenze<br />

spesso esigenti e gravose….Se voi perseverate a rendere<br />

viva, moderna ed operante la vostra formula, voi compite una missione<br />

di grande ut<strong>il</strong>ità e di grande attualità”. Paolo VI così continuò:<br />

”Del resto, basta considerare <strong>il</strong> vostro motto: Preghiera, Azione,<br />

Sacrificio. Nella misura con cui voi sarete fedeli a questo programma,<br />

dipenderà <strong>il</strong> grado di vitalità per l’avvenire del vostro<br />

Sodalizio”.<br />

GIOVANNI PAOLO I – Albino Luciani (1978-1978)<br />

Il Pontificato di Giovanni Paolo I è stato<br />

troppo breve, appena 33 giorni per poter dare<br />

udienza al Sodalizio.<br />

GIOVANNI PAOLO II – Karol Wojtyla (1978-2005)<br />

38<br />

Il 24 dicembre 1979, in occasione del 110°<br />

anniversario del Circolo, <strong>il</strong> Papa, subito dopo<br />

la sua elezione, disse: ”È per me motivo di<br />

gioia e di soddisfazione ricevere oggi, alla<br />

vig<strong>il</strong>ia del Santo Natale, una schiera così<br />

numerosa e qualificata di laici romani i quali<br />

portano nel loro cuore la ricca e molteplice<br />

esperienza di una Associazione che ha ormai


centodieci anni di vita e si fregia del nome del primo Vescovo di<br />

Roma e Pastore della Chiesa universale”. Il Papa ricordò che<br />

“Preghiera, azione, sacrificio sono stati fin dall’inizio i tre motti programmatici,<br />

sim<strong>il</strong>i a direttrici di marcia, che vi hanno animato e guidato<br />

in questi centodieci anni”.<br />

BENEDETTO XVI – Joseph Ratzinger - felicemente regnante<br />

Nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico<br />

Vaticano, Benedetto XVI ha ricevuto <strong>il</strong> 7<br />

luglio 2005 in Udienza i Soci del Circolo<br />

S. Pietro ed ha loro rivolto <strong>il</strong> discorso di<br />

cui riportiamo l’ultima parte<br />

“Cari fratelli e sorelle, è la prima volta che<br />

vi incontro da quando Iddio mi ha chiamato<br />

a svolgere nella Chiesa <strong>il</strong> Ministero Petrino,<br />

ma conosco bene e da tempo <strong>il</strong> vostro servizio<br />

animato da convinta fedeltà e doc<strong>il</strong>e adesione al Successore di<br />

Pietro. Vi domando di accompagnarmi anzitutto con la preghiera.<br />

Fate della preghiera <strong>il</strong> quotidiano alimento della vostra vita con<br />

abituali soste di meditazione e di ascolto della parola di Dio e con<br />

l’attiva partecipazione alla Santa Messa. È importante che l’esistenza<br />

del Cristiano sia centrata sull’Eucaristia. A questo ci invita<br />

l’Anno dell’Eucaristia che, per volontà del mio amato predecessore,<br />

<strong>il</strong> Servo di Dio Giovanni Paolo II, si sta celebrando in ogni<br />

comunità ecclesiale. Non dobbiamo mai dimenticare che <strong>il</strong> segreto<br />

dell’efficacia di ogni nostro progetto è Cristo e la nostra vita<br />

deve essere penetrata dalla sua azione rinnovatrice. Dobbiamo<br />

porre sotto i suoi occhi tutte le attese e le necessità del mondo; in<br />

particolare a Gesù che adoriamo nell’Eucaristia vanno presentate,<br />

cari amici, le sofferenze degli ammalati che andate a visitare, la<br />

39


solitudine dei giovani e degli anziani che incontrate, le paure, le<br />

speranze e le prospettive di tutta l’esistenza. E così, con questo<br />

interiore atteggiamento, sarà più fac<strong>il</strong>e per voi realizzare la vostra<br />

vocazione cristiana e andare incontro a quanti vivono in condizioni<br />

di disagio o di abbandono, testimoniando loro la presenza consolatrice<br />

di Cristo”.<br />

40


ANNI DI LOTTE E DI CARITÀ<br />

1869-1920<br />

Il 20 settembre 1870 fu un trauma per <strong>il</strong> mondo cattolico. Le truppe<br />

italiane entrarono a Porta Pia e <strong>il</strong> Papa scomunicò gli invasori che<br />

avevano privato la Santa Sede della sua libertà.<br />

Se tutte le Sinistre gioirono dell’evento, se le logge massoniche<br />

inneggiarono a una nuova era sorta sulle ceneri dello Stato pontificio,<br />

i politici più moderati si mostrarono titubanti, anche perché<br />

avrebbero preferito venire a Roma senza colpo ferire e addirittura<br />

col permesso del Santo Padre. Il conte Ponza di Sanmartino dieci<br />

giorni prima della “Breccia” aveva portato in Vaticano una lettera<br />

del Re per <strong>il</strong> Papa: ”Con affetto di figlio, con fede di cattolico, con<br />

lealtà di Re, con animo di italiano mi indirizzo ancora come ebbi a<br />

fare più volte al cuore di Vostra Santità. Io sento <strong>il</strong> dovere di prendere<br />

in faccia all’Europa e alla Cattolicità <strong>il</strong> mantenimento dell’ordine<br />

della Penisola e della sicurezza della Santa Sede”. In poche<br />

parole <strong>il</strong> Re diceva: se vengo a Roma è solo per precedere Garibaldi<br />

e Mazzini e per tenere lontana la rivoluzione.<br />

Vittorio Emanuele II- che aveva una sua primitiva religiosità - non<br />

avrebbe voluto far torto a Pio IX se non vi fosse stato costretto dal<br />

voto parlamentare. E difatti, entrate le truppe a Porta Pia, <strong>il</strong> Re non<br />

venne. Fu solo lo straripamento del Tevere a dicembre che costrinse<br />

Vittorio Emanuele a rompere gli indugi, anche dietro consiglio del<br />

primo ministro Lanza, e a venire in quella che avrebbe dovuto essere<br />

la nuova capitale del Regno.<br />

L’opinione pubblica più accorta comprendeva che si era spezzato un<br />

equ<strong>il</strong>ibrio già precario, ma la politica anticlericale e antireligiosa<br />

aveva preso <strong>il</strong> sopravvento. A partire dalle leggi Siccardi del 1850, e<br />

poi con le cosiddette “leggi eversive” del 1867 era cominciata la<br />

41


spoliazione di chiese e conventi, requisiti i beni degli Ordini religiosi,<br />

confiscate le rendite delle diocesi, chiusi molti monasteri, imprigionati<br />

vescovi e sacerdoti che non si allineavano alla politica<br />

governativa e che professavano totale fedeltà al Pontefice privato<br />

del suo regno. Perfino <strong>il</strong> vescovo di Torino, mons. Fransoni, era stato<br />

arrestato e fatto morire lontano dalla sua diocesi, settanta vescovi<br />

erano stati rimossi dalle loro sedi in Italia e dodicim<strong>il</strong>a religiosi buttati<br />

fuori dai conventi nel Meridione.<br />

È proprio in questa temperie di persecuzioni e difficoltà che <strong>il</strong> movimento<br />

cattolico dà <strong>il</strong> meglio di sé. Nascono in Italia nell’ultimo<br />

decennio di Pio IX circoli e associazioni, la Chiesa perseguitata e<br />

impoverita sv<strong>il</strong>uppa un’intensa attività caritativa e assistenziale a<br />

tutti i livelli.<br />

Il Circolo S.Pietro, che per ora raccoglie solamente giovani romani<br />

(gli adulti verranno ammessi nel 1912), è al primo posto nella<br />

Capitale a dispiegare un ampio raggio di interventi. Appena terminate<br />

le formalità della sua costituzione e del riconoscimento da parte<br />

dell’”Associazione Cattolica Italiana” si preoccupa della formazione<br />

scolastica della popolazione, e inaugura “Le scuole serali cattoliche”<br />

seguite dall’apertura di una sala di cultura e dalla fondazione di<br />

un periodico che si chiama “La Stella”.<br />

Le due direttive lungo le quali si sv<strong>il</strong>uppa l’attività del Circolo<br />

riguardano l’istruzione popolare e l’aiuto ai poveri. Sono appena<br />

passati pochi anni dalla fondazione che <strong>il</strong> Circolo apre una scuola<br />

di catechismo seguita a ruota da un oratorio festivo dove i ragazzi<br />

giocano, vanno a messa la domenica, imparano la dottrina, e vengono<br />

seguiti dai sacerdoti.<br />

Malgrado nella cattolicità europea lo sfregio al Papa abbia ferito<br />

tanti credenti, non cessa l’afflusso di pellegrini nella Città eterna, o<br />

forse è proprio per questo che arrivano tanti fedeli per esternare al<br />

Pontefice la loro fedeltà. E <strong>il</strong> Circolo si preoccupa anche di essi,<br />

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dando vita a un organismo di assistenza ai pellegrini. È <strong>il</strong> primo<br />

nucleo di quella che diverrà poi l’Opera Romana Pellegrinaggi.<br />

Nel 1872 parte dal Circolo S. Pietro la prima iniziativa per l’intervento<br />

dei cattolici romani alle elezioni amministrative. E subito<br />

dopo viene costituita l’opera eucaristica delle Prime Comunioni e la<br />

scuola teologica per laici.<br />

Quando muore Pio IX nel 1878, gli anticlericali tentano di gettarne<br />

la bara nel Tevere, e saranno proprio i membri del Circolo che difenderanno<br />

a spada tratta la salma impedendo questo oltraggio. Ma<br />

intanto <strong>il</strong> Circolo è già un organismo che ha imboccato con decisione<br />

la sua strada e trovato la sua identità.<br />

Nel 1887 si apre la prima Cucina Economica in Vicolo Orbetelli<br />

dove vengono ut<strong>il</strong>izzati i grandi marmittoni da campo degli zuavi<br />

pontifici regalate per l’occasione al Circolo dal Papa.<br />

A Pio IX è intanto succeduto Leone XIII, Papa Gioacchino Pecci<br />

che, anche nell’ aspro contrasto Chiesa - Stato, avvierà una s<strong>il</strong>enziosa<br />

conc<strong>il</strong>iazione perchè le due rive del Tevere - quella laica e quella<br />

vaticana - non possono a lungo restare distanti e perché, costrette<br />

dalla vicinanza, dovranno trovare dei compromessi pratici.<br />

Nella prima udienza concessa al Circolo nel 1881 dirà Leone XIII: ”La<br />

vostra Società, benedetta dal nostro glorioso Predecessore e da Noi,<br />

recò i frutti preziosi che se ne speravano. È nostra intenzione di rendere<br />

pubblicamente al vostro Circolo i meritati encomi, ma nel tempo stesso<br />

intendiamo animarvi a perseverare costanti nelle opere intraprese”.<br />

È durante <strong>il</strong> Pontificato leoniano che in vari quartieri sorgono le<br />

cucine economiche che saranno sempre negli anni a venire <strong>il</strong> fiore<br />

all’occhiello del Sodalizio. Cucine economiche di via delle<br />

Zoccolette, di via delle Vaschette, di via della Lungaretta, assistite<br />

dalle figlie della Carità, dalle suore della Divina Provvidenza e dalle<br />

Pallottine.<br />

43


Nel 1888 <strong>il</strong> Circolo riceve l’incarico ufficiale di effettuare <strong>il</strong> Servizio<br />

d’Onore nelle funzioni Papali e l’anno successivo viene costituita la<br />

“Commissione Guardaroba” per i poveri, seguita a ruota dalla<br />

“Commissione Studenti” e dalla “Commissione Circolo”. Nel 1884<br />

si aprono due nuovi centri, in via M<strong>il</strong>azzo, in Via San Giovanni in<br />

Laterano, e poi a Piazza S. Apollinare.<br />

Poco a poco, ogni quartiere di Roma viene ad avere <strong>il</strong> suo punto di<br />

riferimento per sfamare i poveri, ma è nel 1895 che l’opera comincia<br />

ad estendersi fuori dei confini cittadini, ad Albano per esempio,<br />

dove <strong>il</strong> sindaco vede di buon occhio l’assistenza prestata agli indigenti<br />

del paese.<br />

L’unificazione dell’Italia non è stata indolore sul piano economico.<br />

Se le regioni settentrionali vanno verso una rapida industrializzazione,<br />

<strong>il</strong> Sud accresce i suoi mali secolari. Al Nord in pochi anni si moltiplicano<br />

le imprese, dalla Edison alla Falck, dalla Tosi di Legnano<br />

alla Gal<strong>il</strong>eo di Firenze, dalla Breda alla Donegani.<br />

Quintino Sella, industriale biellese e ministro del tesoro, riesce a<br />

riportare i conti dello stato in pareggio. Nel 1906 la lira arriva al<br />

punto di valere più della quotazione dell’oro. Ma <strong>il</strong> Paese ha stretto<br />

la cinghia, è diminuita la qualità della vita in una nazione che ha già<br />

un reddito quattro volte minore di quello dell’Ingh<strong>il</strong>terra, al Sud si<br />

fa la fame, la disoccupazione d<strong>il</strong>aga. Gli ultimi decenni del secolo<br />

registrano la grande emigrazione verso le Americhe che raggiungerà<br />

la sua punta massima nel 1913 con quasi un m<strong>il</strong>ione di emigranti<br />

che lasciano la patria.<br />

Il risanamento economico della nazione è stato fatto con risparmi<br />

fino all’osso, con l’aumento delle tasse, specie con la tassa sul macinato,<br />

cioè sul pane, che graverà sui ceti popolari. A Roma, diventata<br />

tutta un cantiere per trasformarla in capitale, l’impresa delle<br />

costruzioni si arresta per una di quelle “bolle” immob<strong>il</strong>iari che gettano<br />

sul lastrico migliaia di persone. La crisi ed<strong>il</strong>izia del 1887 crea<br />

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molti disoccupati, specie fra coloro che erano venuti a Roma, attratti<br />

dalla prospettiva di fac<strong>il</strong>i guadagni.<br />

A tutto ciò si aggiunge la crisi agraria: le massicce importazioni di<br />

grano dall’America provocano una drastica riduzione dei prezzi al<br />

punto da rendere la coltura non più remunerativa. Ancora una volta<br />

sono penalizzati i ceti più poveri. È in questi anni che l’onorevole<br />

Stefano Jacini conduce l’inchiesta parlamentare - ben diciotto volumi<br />

- sulle condizioni di vita nelle campagne che getta una luce sinistra<br />

sullo stato in cui versa la maggior parte della popolazione: denutrizione,<br />

malaria, pellagra, lavoro minor<strong>il</strong>e, analfabetismo.<br />

Il Circolo, in una situazione economica così precaria per <strong>il</strong> Paese,<br />

cerca di venire incontro ai bisogni della gente e svolge una funzione<br />

di supplenza dinanzi al disinteresse dello stato e del comune.<br />

Soprattutto a partire dal 1880, gli anni dell’emigrazione, <strong>il</strong> Circolo<br />

adempie alla sua funzione sociale, e anzi rafforza le sue strutture<br />

assistenziali anche per far fronte all’epidemia di colera che si è<br />

abbattuta sull’Italia centrale. È proprio in questa circostanza che <strong>il</strong><br />

Circolo si distingue per abnegazione e generosità. Non appena si<br />

viene a conoscere che Leone XIII ha fatto adibire a lazzaretto l’ospizio<br />

di Santa Marta, pronto ad aprirlo in caso di necessità, <strong>il</strong> Circolo,<br />

con quello spirito di servizio che lo distingue, fa sapere che tutti i<br />

soci sono a disposizione del Papa per prestare assistenza ai colerosi.<br />

Non solo: mob<strong>il</strong>ita tutti gli addetti alle cucine economiche che ogni<br />

giorno distribuiscono non meno di duem<strong>il</strong>a pasti.<br />

Come successe a don Bosco che nel Piemonte laicista le autorità statali<br />

erano state costrette a riconoscere la sua opera di carità, così<br />

nella Roma non più papalina <strong>il</strong> Comune non esita a ricorrere al<br />

Circolo nei momenti critici per la popolazione. Nel 1896 <strong>il</strong> sindaco<br />

si avvale di questa istituzione per distribuire sessantam<strong>il</strong>a buoni<br />

pasto per i poveri, ed esprime la sua soddisfazione per l’inappuntab<strong>il</strong>e<br />

servizio.<br />

45


Accanto alle vecchie opere - in grande sv<strong>il</strong>uppo- e ai vecchi impegni<br />

si vengono ad aggiungere quelli nuovi. Il Circolo aveva dato da<br />

mangiare agli affamati, aveva alloggiato i pellegrini di tutto <strong>il</strong><br />

mondo venuti a rendere omaggio al Papa, ma aveva trascurato gli<br />

anziani, molti dei quali non avevano più famiglia.<br />

Due iniziative si concretizzano sotto <strong>il</strong> Pontificato di Leone XIII. La<br />

prima, rappresentata dalla venuta a Roma delle piccole suore dei<br />

poveri che lavoreranno fianco a fianco col Circolo; la seconda, la fondazione<br />

dei primi as<strong>il</strong>i notturni, cioè i dormitori economici. Scriveva<br />

<strong>il</strong> bollettino dell’Associazione: ”Occorre un tetto, un tetto a riparo dal<br />

freddo e dalle intemperie notturne; occorre un giaciglio su cui riposare<br />

le membra stanche dal lavoro; occorre un as<strong>il</strong>o per tutti quegli infelici<br />

che non hanno né padre, né madre, né figli, per tutti quei raminghi<br />

nel cammino del mondo i quali non posseggono un palmo di terra su<br />

cui adagiarsi e poter dire con sicurezza: qui è la mia casa”.<br />

Il primo As<strong>il</strong>o notturno cominciò a funzionare annesso all’ospizio di<br />

Santa Maria in Cappella. L’opera pia era stata fondata qualche<br />

decennio prima, nel 1854, dal Principe F<strong>il</strong>ippo Andrea V Doria<br />

Pamph<strong>il</strong>j dalla moglie Mary Talbot degli Earls of Shrewsbury eseguendo<br />

<strong>il</strong> lascito fidecommissario dello zio Giorgio con la collaborazione<br />

delle suore della Carità di S. Vincenzo de Paoli e l’approvazione<br />

del Papa Pio IX. In quattro anni i letti quintuplicarono fino a<br />

diventare cento, ma anche quelli non furono sufficienti, così che fu<br />

necessario aprire un altro dormitorio in via delle Mantellate.<br />

Un altro problema che in quegli anni si dovette affrontare-completamente<br />

diverso dai precedenti- fu quello dell’Agro romano, dove non<br />

solo esistevano pessime condizioni economiche ma dove l’indigenza<br />

aveva cancellato l’antica religiosità popolare.<br />

Il Circolo si fece carico anche di questi bisogni e cominciò la redenzione<br />

degli abitanti dell’Agro.<br />

C’erano molte difficoltà da superare: l’immensa distanza fra tenuta e<br />

tenuta, e fra tenuta e un centro dove potesse abitare un sacerdote. E<br />

46


inoltre la presenza accanto alla popolazione permanente (fattori, butteri,<br />

vaccari, guardiani) di quella temporanea ed avventizia (pastori,<br />

lavoratori della terra, spurgatori di fossi). Ma più di tutto preoccupava<br />

la totale mancanza di un insegnamento religioso, l’assenza dei più piccoli<br />

rudimenti di catechismo, una sorta di passivo agnosticismo che si<br />

era sedimentato nei decenni precedenti. C’erano state, per la verità, in<br />

passato diverse istituzioni che nell’Agro avevano lavorato ma erano<br />

scomparse più o meno ingloriosamente.<br />

Il Circolo era consapevole della complessità dei problemi. Eppure<br />

malgrado ciò, si gettò nell’avventura con una certa dose di entusiasmo<br />

e di santa incoscienza. Venne istituita l’opera per l’Agro romano<br />

e a dirigerla fu chiamato <strong>il</strong> principe Luigi Barberini.<br />

L’opera ebbe inizio durante la mietitura. Si legge nel rendiconto del<br />

1898-1900: “Si cominciò a far pressione presso i principali proprietari<br />

e mercanti di campagna perché durante la mietitura facessero<br />

celebrare messa -come da antica costumanza- in mezzo al campo di<br />

grano e sulla barrozza. Ci procurammo degli Altari portat<strong>il</strong>i e a<br />

Romavecchia e alla Selcia avemmo la consolazione di vedere inginocchiati<br />

un migliaio di mietitori”. Dopo questo promettente inizio,<br />

furono riaperte numerose cappelle nella campagna romana e sorsero<br />

nuove parrocchie rurali. L’opera di “rievangelizzazione” dell’Agro<br />

romano resta forse una delle più belle pagine che <strong>il</strong> Circolo abbia<br />

scritto nella sua storia. Non si trattò soltanto di riaprire al culto una<br />

sessantina di chiese e di istituire nuove parrocchie e scuole, ma di<br />

riportare la fede nelle campagne spiritualmente abbandonate.<br />

Il 3 settembre 1914, poche settimane dopo lo scoppio della prima<br />

guerra mondiale, saliva alla cattedra di Pietro col nome di Benedetto<br />

XV, <strong>il</strong> cardinale Giacomo Della Chiesa che, a 28 anni, si era iscritto<br />

al Circolo, <strong>il</strong> primo Papa membro dell’associazione. Benedetto XV,<br />

grande Pontefice anche se regnò per pochi anni, si trovò a dirigere<br />

la Chiesa in un momento tempestoso, durante la prima guerra mondiale.<br />

Fin dall’inizio, concentrò <strong>il</strong> suo Pontificato sui grandi proble-<br />

47


mi del conflitto, che poi erano problemi di assistenza alle popolazioni,<br />

ai feriti, ai rifugiati, ai prigionieri.<br />

Il compito a cui <strong>il</strong> Circolo fu chiamato in questi anni fu quello di fiancheggiare<br />

l’opera del Pontefice e occuparsi dei profughi non solo del<br />

conflitto ma anche dei terremoti, come quello della Marsica, di Reggio<br />

Calabria e di Messina, terremoti che riversarono a Roma migliaia e<br />

migliaia di senzatetto. Di fronte ai bisogni della popolazione, vennero<br />

potenziate le cucine economiche, ripristinato <strong>il</strong> guardaroba dei poveri,<br />

rafforzata tutta l’organizzazione per far fronte a situazioni di emergenza.<br />

Oltre quattrom<strong>il</strong>a profughi beneficiarono di questa carità che alleviò<br />

sofferenze fisiche e anche morali. Le cifre di quel tempo danno un’idea<br />

- sia pure approssimativa - del grande sforzo di cui <strong>il</strong> Circolo si fece<br />

carico: nel 1914 vennero distribuiti circa 600 m<strong>il</strong>a pasti; nel 1915, a<br />

guerra iniziata, due m<strong>il</strong>ioni e centom<strong>il</strong>a pasti; nel 1916 tre m<strong>il</strong>ioni e<br />

mezzo; e nel 1917, nel periodo più critico per <strong>il</strong> conflitto, più di quattro<br />

m<strong>il</strong>ioni di razioni. In quegli anni, <strong>il</strong> Circolo si occupò anche dei m<strong>il</strong>itari<br />

rimpatriati, delle famiglie dei soldati richiamati e si premurò di assistere<br />

i tanti orfani che l’immane tragedia s’era lasciata dietro.<br />

Con la guerra del ’15-’18 - la più sanguinosa e inut<strong>il</strong>e di tutte le<br />

guerre- anche la situazione interna italiana era mutata, o aveva<br />

cominciato a mutare. L’anticlericalismo ottocentesco- così violento<br />

e sprezzante- si era attenuato. I cattolici, anche se mantenevano le<br />

loro riserve sul modo in cui s’era formato <strong>il</strong> nuovo Stato, erano andati<br />

a combattere al fronte ed avevano lasciato la vita nelle trincee sul<br />

Carso o sul Piave per difendere la patria. La vera conc<strong>il</strong>iazione -<br />

prima di quella che nel ’29 troverà una formulazione giuridicaavvenne<br />

sui campi di battaglia dove cattolici e liberali, anticlericali<br />

e credenti, contadini calabresi e lombardi, patrioti e papalini condivisero<br />

assieme rancio e solitudine, e assieme versarono <strong>il</strong> loro sangue<br />

sotto una comune bandiera. Fu lì che si cimentò, per la prima<br />

volta, <strong>il</strong> sentimento di unità nazionale e che i cattolici si ritrovarono<br />

maturi- senza più vergogne e ost<strong>il</strong>ità- per dare al Paese <strong>il</strong> contributo<br />

delle loro lotte e della loro storia.<br />

48


LA CONCILIAZIONE TRADITA<br />

1919-1940<br />

La fine della prima guerra mondiale fu accolta con grandi manifestazioni<br />

popolari. I soldati tornavano a casa, le famiglie si ricongiungevano,<br />

l’inut<strong>il</strong>e massacro era finito. L’Italia aveva lasciato sui<br />

campi di battaglia più di seicentom<strong>il</strong>a morti, ma i mut<strong>il</strong>ati erano<br />

quasi mezzo m<strong>il</strong>ione, gente che tornava dal fronte senza braccia o<br />

senza gambe. Gli entusiasmi nazionalistici che avevano accompagnato<br />

quella che D’Annunzio aveva chiamato “la rinnovata primavera<br />

della Patria” si erano spenti di fronte alla cruda realtà di un conflitto<br />

che solo ora rivelava la sua atrocità e la sua insensatezza.<br />

La popolazione avvertiva o intuiva che un’epoca era finita. La guerra<br />

che si era combattuta non somigliava a nessun’altra del passato,<br />

si erano confrontati m<strong>il</strong>ioni di uomini con nuove armi, masse di soldati<br />

che erano stati chiamati al fronte senza sapere perché. In Italia<br />

<strong>il</strong> fenomeno assurse proporzioni più grandi. I fanti che si erano inut<strong>il</strong>mente<br />

battuti a Caporetto venivano dalla Sic<strong>il</strong>ia, dalla Campania,<br />

dalla Calabria, dalle profonde campagne del Sud e non capivano le<br />

ragioni del conflitto che li aveva sradicati da casa. Tutti avevano<br />

negli occhi i mesi passati nel fango delle trincee, gli attacchi suicidi<br />

sulle montagne innevate delle dolomiti, i sentieri ghiacciati dove i<br />

muli trasportavano i cannoni, i cecchini appostati nel buio pronti a<br />

sparare sul primo bersaglio. Parecchi soldati erano fuggiti, più di trecentom<strong>il</strong>a<br />

disertori che - appena scoperti e rintracciati - venivano<br />

fuc<strong>il</strong>ati sul posto.<br />

Le lunghe f<strong>il</strong>e di croci nei cimiteri di guerra erano la testimonianza<br />

visib<strong>il</strong>e di quante vite umane fosse costata la guerra.<br />

No. Non era fac<strong>il</strong>e tornare alla normalità né per i reduci né per la<br />

popolazione.<br />

49


Anche molti membri del Circolo erano partiti per <strong>il</strong> fronte, qualcuno<br />

non era tornato, e quelli che avevano ripreso <strong>il</strong> loro lavoro capivano<br />

che occorreva intensificare l’opera di assistenza. Non si trattava solo<br />

di aumentare le cucine, o di dare un vestito ai poveri. C’era una carità<br />

ancora più grande ch’era quella di ridare fiducia a chi l’aveva<br />

persa e di lenire le sofferenze di tanti lutti e di tante mut<strong>il</strong>azioni.<br />

Nasceva la “Commissione Opere di Pietà e Religione”, la mensa per<br />

gli universitari e l’opera S. Francesco Regis per la legittimazione dei<br />

matrimoni e dei figli.<br />

Il Paese, anche politicamente, viveva un tempo di rapide e travagliate<br />

trasformazioni. Nel 1919 venivano fondati i Fasci di combattimento<br />

di Benito Mussolini e nello stesso anno, dall’albergo<br />

S. Chiara a Roma, don Sturzo lanciava un appello “ai liberi e ai<br />

forti” e dava vita al Partito Popolare.<br />

I cattolici, tenuti da Pio IX ai margini delle istituzioni, abbandonavano<br />

ogni atteggiamento di protesta e irrompevano sulla scena politica<br />

del Paese. L’Italia liberale, l’Italia post-unitaria tramontava e si affacciavano<br />

alla storia le masse che <strong>il</strong> Risorgimento non aveva coinvolto<br />

e toccato: gli artigiani, gli impiegati, i commercianti, i piccoli proprietari,<br />

i contadini, i braccianti, la piccola borghesia cittadina.<br />

La rivoluzione bolscevica che a Pietroburgo aveva spazzato via lo<br />

Zar soffiava anche in Italia dove nel ’21 era nato <strong>il</strong> Partito<br />

Comunista: gli scioperi divampavano, gli operai bloccavano le fabbriche<br />

e chiedevano più soldi, alla crisi politica s’aggiungeva la crisi<br />

economica mentre l’inflazione galoppava e polverizzava i risparmi<br />

e gli stipendi dei ceti a reddito fisso. M<strong>il</strong>le lire del 1914 erano diventate<br />

seicento nel 1919, con una perdita del 40 per cento.<br />

Se l’industria, convertita a produrre materiale bellico, si era enormemente<br />

arricchita, popolo e borghesia avevano visto ridotta la loro<br />

qualità di vita.<br />

50


In questa mutata situazione sociale, anche <strong>il</strong> Circolo era stato<br />

costretto a cambiare strategia. Molti dei soci che fino a quel momento<br />

si erano dedicati solo ad un’attività caritativa, scelsero di m<strong>il</strong>itare<br />

anche nel partito di don Sturzo per incidere più efficacemente nella<br />

società. C’era chi ricordava ancora i tempi in cui i credenti erano<br />

emarginati e costretti nelle sagrestie, impediti di professare pubblicamente<br />

la loro fede o di dare un volto cristiano a molte istituzioni,<br />

come la scuola, l’università, gli as<strong>il</strong>i infant<strong>il</strong>i, gli ospedali che erano<br />

stati appaltati dai partiti massonici.<br />

Ma la marcia su Roma del ’22 segnò una svolta e bloccò l’evoluzione<br />

del Partito Popolare <strong>il</strong> cui fondatore lasciò l’Italia per gli Stati Uniti. Vi<br />

fu allora nel Circolo un considerevole riflusso: tutti quei cattolici che<br />

avevano scelto una m<strong>il</strong>itanza politica - di fronte alla fine del Partito<br />

Popolare bandito e sciolto, e di fronte alla vittoria di Mussolini - confluirono<br />

nel Circolo S. Pietro dove, sotto le ali protettrici della Santa<br />

Sede, potevano ancora svolgere un’attività di cristiana solidarietà.<br />

La Conc<strong>il</strong>iazione del ’29 chiuse la “Questione Romana” che si era<br />

trascinata per quasi sessant’anni e che era stata la spina nel fianco<br />

per la Chiesa e per i cattolici, e che aveva fatto del Circolo un’isola<br />

di resistenza all’anticlericalismo galoppante negli ultimi decenni<br />

dell’Ottocento.<br />

Il Circolo, proprio dopo la Conc<strong>il</strong>iazione, venne ancora chiamato ad<br />

una testimonianza sociale perché la crisi economica del ’29 si riverberava<br />

anche in Italia, e urgeva provvedere come per <strong>il</strong> passato.<br />

Gli anni Trenta imposero al Circolo un maggiore aiuto ai ceti più<br />

poveri che non si identificavano col proletariato: si trattava anche di<br />

famiglie piccolo borghesi che erano state toccate dalla crisi e che<br />

non sapevano come provvedere alle loro necessità.<br />

La Chiesa era preoccupata, i parroci mandavano notizie allarmanti, e<br />

<strong>il</strong> Pontefice si faceva eco di queste ansie sociali:”Un nuovo flagello-<br />

51


scriveva nell’enciclica “Nova Impendet”- minaccia, anzi già in gran<br />

parte colpisce <strong>il</strong> gregge a Noi affidato, e più duramente la porzione<br />

più tenera e più teneramente amata, l’infanzia, gli um<strong>il</strong>i e meno<br />

abbienti dei lavoratori e i proletari. Diciamo la grave angustia e crisi<br />

finanziaria che incombe sui popoli e porta in tutti i paesi ad un continuo<br />

e pauroso incremento della disoccupazione…Si avvicina l’inverno,<br />

e con esso tutto <strong>il</strong> seguito delle sofferenze e privazioni che la<br />

gelida stagione porta ai poverelli”.<br />

Il Sodalizio, in una crisi così drammatica, raccoglieva l’appello del<br />

Pontefice e chiamava a raccolta tutti i soci perché si impegnassero<br />

in questa nuova battaglia.<br />

Ecco allora riaprirsi nuove cucine economiche - 5 per l’esattezzache<br />

già in tempo di guerra si erano moltiplicate nei quartieri romani,<br />

ecco le cronache registrare in pochi mesi 70 m<strong>il</strong>a pasti, ecco <strong>il</strong><br />

nascere di due nuovi dormitori dove vengono assistiti e alloggiati<br />

più di 400 poveri.<br />

Un’assistenza particolare <strong>il</strong> Circolo S. Pietro la dedicò alle donne<br />

lavoratrici, molte delle quali venivano dalla provincia e dai paesi<br />

attorno alla Capitale. La maggioranza non sapeva dove alloggiare, e<br />

<strong>il</strong> Circolo si assunse <strong>il</strong> compito di questa necessità: nasceva la Casa-<br />

Famiglia che, come dice <strong>il</strong> nome, era una casa dove ci si trovava, si<br />

parlava, si mangiava assieme come fosse una famiglia; e accanto a<br />

questa istituzione sorgeva anche un pensionato che assumerà <strong>il</strong><br />

nome di “Principessa Maria di Savoia”.<br />

Fra i tanti settori assistenziali che <strong>il</strong> Circolo copre in questi anni, uno<br />

si segnala in modo particolare e rimanda alla Mosca anni 1920-<br />

1930.<br />

La Rivoluzione del ‘17 aveva creato migliaia di profughi a cui<br />

altri s’erano aggiunti. Non fuggivano solo i nob<strong>il</strong>i privati delle<br />

loro ricchezze e dei loro palazzi, fuggivano anche borghesi, scrittori,<br />

52


intellettuali, gente comune che non aveva più una casa dove alloggiare<br />

né uno stipendio o una rendita su cui contare. Nasceva la<br />

“Commissione Pro-Russi” che cercherà di venire incontro ai molti<br />

rifugiati che avevano scelto Roma come ultimo approdo.<br />

Le cronache registrano in questi anni alcune iniziative che fiancheggeranno<br />

la normale attività caritativa. La prima è “l’Opera dei<br />

Vangeli” che avrà molto successo e permetterà, anche in provincia, di<br />

seguire su appositi foglietti la liturgia domenicale della Santa Messa.<br />

Ben cento m<strong>il</strong>ioni di “foglietti” saranno distribuiti nelle chiese con<br />

un b<strong>il</strong>ancio spirituale che non è possib<strong>il</strong>e tracciare. La seconda iniziativa<br />

è la Croce che verrà apposta all’interno del Colosseo, un<br />

gesto che sarebbe sembrato bestemmia cinquant’anni prima. E infine<br />

l’assistenza ai pellegrini per l’Anno Santo e per l’Anno Santo<br />

straordinario.<br />

Ma intanto si sf<strong>il</strong>acciavano i rapporti fra la Chiesa e lo Stato fascista.<br />

Il clima di accordo che si era instaurato con la Conc<strong>il</strong>iazione si<br />

stemperava poco a poco in una larvata polemica che si faceva da larvata<br />

sempre più palese. Le associazioni cattoliche erano state sciolte,<br />

all’ideologia massonica si era sostituito un acceso nazionalismo<br />

dagli sbocchi pericolosi, e un concetto di Stato che non riconosceva<br />

i diritti della persona e che voleva monopolizzare, assorbire, marcare<br />

ogni attività della vita sociale.<br />

A queste concezioni la Chiesa reagisce e Pio XI sigla l’enciclica<br />

“Non abbiamo bisogno” che sottolinea che lo scioglimento delle<br />

associazioni cattoliche è stato fatto “con procedimenti che dettero<br />

l’impressione che si procedesse contro una vasta e pericolosa associazione<br />

a delinquere”.<br />

Il Circolo diventa, sul finire degli anni Trenta, un club di opposizione<br />

al regime. È del 1935 una conferenza di Mario Cingolani che<br />

desta grande scalpore anche nell’ambiente politico. Cingolani - che<br />

proviene dalle f<strong>il</strong>e del Partito Popolare - parla su “Razzismo e<br />

53


Cattolicesimo”. È tutto un atto d’accusa contro l’ideologia nazista.<br />

Cingolani, dopo un excursus storico, prende netta posizione, in<br />

nome della fede cattolica, contro le teorie propagandate da<br />

Rosenberg nel suo libro- diffuso in due m<strong>il</strong>ioni di copie- e dalla circolare<br />

della pubblica istruzione del Reich con la quale le direttive<br />

razziste vengono imposte nell’insegnamento scolastico. La conferenza<br />

fu ripetuta, a richiesta, due volte e l’Osservatore Romano ne<br />

dette ampia notizia.<br />

Ma già una nuova tragedia incombeva sull’Europa e <strong>il</strong> Circolo<br />

S.Pietro si preparava ad un’altra stagione di carità.<br />

54


GLI ANNI DELLA FAME<br />

E DELLA SOLIDARIETÀ<br />

1939-1950<br />

In una Roma accaldata, dinanzi a una folla sterminata, con gli altoparlanti<br />

che anche nei più piccoli paesi portavano la sua voce, <strong>il</strong> 10<br />

giugno del 1940 Benito Mussolini pronunciava le fatidiche parole:<br />

”Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria: l’ora<br />

delle decisioni irrevocab<strong>il</strong>i”. Era la guerra.<br />

La gente applaudì per dovere e per paura. Ma sentiva che tempi<br />

oscuri e diffic<strong>il</strong>i si avvicinavano.<br />

Già da un anno era cominciato <strong>il</strong> razionamento del pane, dello zucchero<br />

e del caffè. Nelle drogherie si trovava con difficoltà <strong>il</strong> sapone<br />

e ai negozi di legna non giungevano i rifornimenti di carbone. Tutte<br />

le cancellate di ferro delle città erano state tagliate e mandate negli<br />

altiforni per essere fuse in cannoni.<br />

La radio dava notizia ogni giorno dell’avanzata fulminea dei carri<br />

armati tedeschi. Le truppe del Reich avevano invaso la Polonia,<br />

erano penetrate in Olanda, in Belgio e in Lussemburgo. In Francia<br />

avevano aggirato la linea Maginot e d<strong>il</strong>agavano verso Parigi.<br />

I giornali del Regime si erano messi al passo e parlavano ormai di<br />

“guerra totale”, espressione che gettava angoscia nell’inerme popolazione.<br />

Pio XII, eletto Papa nel maggio del ‘39 presagiva già la tragedia e<br />

nella sua prima enciclica “Summi Pontificatus” aveva energicamente<br />

condannato quelle dottrine, di superiorità razziale, di pangermanesimo<br />

e di statolatria che erano alla base del Nazionalsocialismo. E<br />

aveva invocato la pace, mentre già tuonavano i cannoni e gli aerei<br />

con la croce uncinata solcavano i cieli d‘Europa: ”Nel momento in<br />

55


cui -Venerab<strong>il</strong>i Fratelli - scriviamo queste linee, ci giunge la spaventosa<br />

notizia che <strong>il</strong> terrib<strong>il</strong>e uragano della guerra, nonostante tutti i<br />

nostri tentativi di deprecarlo, si è già scatenato”. A nulla era valso <strong>il</strong><br />

grido accorato di Papa Pacelli:“Nulla è perduto con la pace, tutto<br />

può essere perduto con la guerra”.<br />

In Vaticano si mise subito in moto quella macchina umanitaria che<br />

era stata già collaudata sotto Benedetto XV. Se non si poteva arrestare<br />

<strong>il</strong> conflitto, almeno curarne le piaghe e alleviarne i dolori.<br />

Il Circolo S. Pietro non era stato colto impreparato. Vivendo fianco<br />

a fianco con la Curia, i soci avevano potuto seguire sui giornali stranieri<br />

e specie sull’Osservatore Romano (l’unico giornale veramente<br />

libero a Roma) le vicende politiche, non f<strong>il</strong>trate dalla censura. E si<br />

erano resi conto che la guerra era vicina e che occorreva organizzarsi,<br />

com’era ormai tradizione, a sfamare gli affamati, ad alloggiare i<br />

profughi, a ricercare i prigionieri.<br />

Era presidente del Circolo Paolo Pericoli, una delle figure più <strong>il</strong>luminate<br />

che <strong>il</strong> Sodalizio abbia dato alla Chiesa: uomo di fervida fede,<br />

di cristallina onestà, di rara cultura, di sapiente realismo, e fu proprio<br />

per queste sue doti che venne eletto più volte plebiscitariamente<br />

a presidente.<br />

“Il Circolo - disse alla vig<strong>il</strong>ia della guerra - che da tanti anni cura le<br />

opere di carità e di assistenza sociale, ha più che mai in questo<br />

momento <strong>il</strong> dovere di raddoppiare di attività e di zelo a vantaggio dei<br />

poveri. La Presidenza, quindi, si rivolge con fiducia a tutti i soci, ai<br />

cooperatori, alle cooperatrici perché non manchi la loro valida opera<br />

nei momenti diffic<strong>il</strong>i che attraversiamo”.<br />

Paolo Pericoli si mosse in due direzioni: innanzitutto una spiritualità<br />

più intensa da parte del Circolo e una preghiera continua per<br />

invocare la pace; e poi un’azione concreta per soccorrere i bisognosi.<br />

56


Per prima cosa, Pericoli organizzò i “Ritiri Minimi”. “L’azione<br />

- disse <strong>il</strong> Presidente ai Soci - dev’essere sostenuta, avvalorata e<br />

diretta dalla meditazione e dalla preghiera, ed è per questa indiscutib<strong>il</strong>e<br />

necessità dello spirito che la Presidenza ha quest’anno disposto<br />

che in tutti i primi venerdì del mese siano predicati dei Ritiri<br />

Minimi”.<br />

Mentre le bombe piovevano per la prima volta su due città italiane,<br />

Genova e Torino, <strong>il</strong> Presidente intensificava l’impegno religioso.<br />

“Voglio che durante <strong>il</strong> mese di maggio, ogni sera alle 19,30, si reciti<br />

<strong>il</strong> rosario”.<br />

L’Italia - dopo gli applausi di piazza - si era resa conto della gravità<br />

della situazione: scattava la precettazione, arrivavano agli italiani in<br />

età le cartoline gialle che li richiamavano al servizio m<strong>il</strong>itare.<br />

Bastimenti carichi di soldati partivano per l’Africa, per la Grecia,<br />

per l’Albania. Partivano anche i Soci del Circolo e la sera si ritrovavano<br />

nelle sale o ragazzi imberbi o pensionati. “Preghiamo sempre<br />

- disse una sera Paolo Pericoli - per i nostri Soci in guerra e per le<br />

loro famiglie”. E organizzò una corrispondenza epistolare fra <strong>il</strong><br />

Sodalizio e gli iscritti che combattevano sui vari fronti per dare loro<br />

coraggio e per comunicare una parola di conforto.<br />

Ogni sera, prima di recitare “l’oremus pro Pontifice” Paolo Pericoli<br />

pregava, con i Soci presenti, per tutti i soldati sparsi sui vari fronti e<br />

lontani dalla Patria, tanti dei quali non avrebbero più fatto ritorno.<br />

I tedeschi avanzavano su tutti i fronti. Un’avanzata così fulminea<br />

che aveva sorpreso <strong>il</strong> mondo intero e aveva convinto Mussolini a<br />

entrare in guerra, sicuro di sedersi al tavolo dei vincitori. Ma già nel<br />

‘42 le truppe dell’Asse incontravano resistenza, la campagna<br />

d’Africa segnava <strong>il</strong> passo, i carri armati di Rommel si insabbiavano<br />

nel deserto. In Russia, malgrado i mezzi corazzati dei tedeschi di<br />

ultima generazione, i generali di Hitler non riuscivano a sfondare e<br />

Leningrado aveva opposto una disperata resistenza: un assedio che<br />

57


si prolungherà per novecento giorni, fra sofferenze indicib<strong>il</strong>i della<br />

popolazione. I Tigre germanici affondavano nel fango, i massicci<br />

rifornimenti americani all’Unione Sovietica permettevano a Stalin<br />

di sferrare la controffensiva, mentre gli americani -sgominate le<br />

truppe italo-tedesche in Africa-, sbarcavano in Sic<strong>il</strong>ia.<br />

Giungevano al Circolo pressanti richieste per una sua più forte presenza.<br />

Il governo aveva diminuito le razioni, mancava tutto, pane,<br />

pasta, farina, caffè, olio, sale e quello che si trovava lo si comprava<br />

a prezzi altissimi e sottobanco. Nasceva la “borsa nera” che accompagnerà<br />

gli italiani fin quasi agli anni Cinquanta.<br />

Di fronte ad una situazione alimentare quasi disperata, <strong>il</strong> Circolo<br />

veniva invitato a dispiegare tutte le sue energie e le sue possib<strong>il</strong>ità.<br />

Si impiantarono le Cucine in quasi ogni quartiere, e i clienti non<br />

erano più i poveri e i diseredati, ma cittadini romani alla fame, famiglie<br />

di m<strong>il</strong>itari al fronte, o gente fuggita dalle campagne incolte in<br />

cerca di una sistemazione nella capitale. Non c’era vergogna a frequentare<br />

le Cucine che erano diventate ben 32, la guerra aveva eliminato<br />

le classi sociali e livellato la popolazione.<br />

Non mancavano solo i generi alimentari, mancavano le stoffe, le<br />

scarpe, i cappotti, e anche i bambini che facevano la prima comunione<br />

andavano all’altare con vestitini racimolati. Il Circolo dovette triplicare<br />

i mezzi della Commissione Guardaroba che forniva vestiti<br />

- quelli almeno che riusciva a raccogliere - a ogni categoria di cittadini<br />

che non avevano più soggezione a chiedere aiuto e sostegno.<br />

Ma dove la carità del Sodalizio si sv<strong>il</strong>uppò di più fu nella ricerca dei<br />

dispersi e dei prigionieri. Nel caos che la guerra aveva determinato,<br />

nell’assenza spesso di comunicazioni fra fronte e comandi, di tanti<br />

soldati non si sapeva più niente. Si ignorava la loro sorte, se erano<br />

morti o se erano stati fatti prigionieri o se si trovavano in qualche<br />

ospedale. Il Circolo approntò un ”Ufficio Ricerche”che portò a ottimi<br />

risultati, e lavorando in collaborazione con la Segreteria di Stato<br />

58


poté mettersi in contatto con le autorità della Croce Rossa o con i<br />

governi di paesi non belligeranti e neutrali come la Svizzera e dare<br />

informazioni a tante famiglie che erano in angoscia per la scomparsa<br />

dei loro cari. Giungevano ogni giorno centinaia e centinaia di lettere<br />

da ogni parte d’Italia, padri che chiedevano notizie del figlio,<br />

mogli in cerca del marito, figli alla ricerca di un padre. Malgrado<br />

non ci fossero ancora i mezzi tecnologici di oggi - computer, e-ma<strong>il</strong><br />

e cellulari - si riuscì a raggiungere ugualmente lo scopo, scrivendo a<br />

mano o a macchina e consultando lunghi elenchi per mandare una<br />

risposta certa a tanti italiani in ansia.<br />

La guerra all’inizio del ’43 si fece più dura per la popolazione. Il<br />

corpo di spedizione che Mussolini aveva mandato a combattere in<br />

Russia senza mezzi e senza equipaggiamenti adeguati, era stato<br />

messo in rotta, inseguito dall’armata sovietica ormai al contrattacco<br />

su tutto <strong>il</strong> fronte orientale. Novantam<strong>il</strong>a soldati lasciarono la vita<br />

nelle steppe ghiacciate o finirono assiderati dai grandi freddi<br />

dell’Ucraina e del bacino del Don.<br />

Gli Stati Uniti erano frattanto entrati in guerra con tutta la potenza<br />

del loro apparato industriale. Proprio nel ’43 gettarono nel conflitto<br />

migliaia di aerei che determinarono l’esito della partita.<br />

Vennero bombardate Torino, M<strong>il</strong>ano, Genova, Napoli, Bologna.<br />

Nel luglio del 43 le bombe - per la prima volta - caddero su Roma che<br />

conterà centinaia di morti. L’eco di questo bombardamento fu immensa.<br />

Pio XII, mentre ancora le sirene non avevano suonato <strong>il</strong> cessateallarme,<br />

uscì dal Vaticano e si recò al quartiere di S.Lorenzo fra i<br />

palazzi sventrati dalle bombe. La sua immagine - es<strong>il</strong>e, bianca, con le<br />

braccia spalancate sulle macerie fumanti - resterà come emblema dell’opera<br />

della Chiesa in questi mesi tormentati.<br />

Il Circolo, sia pure dimezzato per la chiamata alle armi di molti Soci,<br />

decise di rafforzare la sua assistenza: molti bambini avevano perdu-<br />

59


to i genitori sotto i bombardamenti, non avevano parenti e <strong>il</strong> Sodalizio<br />

si dedicò in modo particolare ad essi, vestendoli, nutrendoli, in attesa<br />

di una sistemazione definitiva a fine guerra. Incrementò anche le<br />

Case-Famiglia per accogliere operaie e studentesse.<br />

Gli americani sbarcarono in Sic<strong>il</strong>ia nel luglio ’43. E nel luglio ’43<br />

cadde <strong>il</strong> Fascismo. La sera del 25, alle ore 22,45 la radio annunciava<br />

che Mussolini era stato destituito e che <strong>il</strong> Re aveva nominato capo<br />

del governo <strong>il</strong> generale Badoglio. L’8 settembre l’Italia firmava l’armistizio<br />

con gli anglo-americani.<br />

Per comprendere appieno la mole di lavoro che gravò sul Circolo,<br />

occorre ripensare a quelli che furono gli otto mesi della dominazione<br />

tedesca. Il Re si salvò fuggendo da Roma, lasciando la capitale<br />

senza comandi, senza disposizioni, senza nessuna presenza m<strong>il</strong>itare.<br />

Badoglio fuggì col Re e si mise in salvo. Anzi fu <strong>il</strong> primo a salire<br />

sulla nave che avrebbe dovuto portare la famiglia reale a Brindisi. I<br />

generali buttarono via la divisa e si eclissarono, negli uffici del<br />

Comando generale i telefoni quella notte squ<strong>il</strong>larono invano: erano<br />

ufficiali che dai vari fronti chiedevano disperatamente cosa fare, un<br />

ordine, una direttiva. Ma non c’era nessuno. L’Italia si era sfasciata,<br />

dissolta, mentre i tedeschi facevano scendere dal Brennero le loro<br />

divisioni per occupare <strong>il</strong> Paese. Di lì a poco sarebbe cominciata la<br />

caccia agli ebrei nel Ghetto e le SS avrebbero trucidato più di trecento<br />

italiani alle Fosse Ardeatine.<br />

In questo dissolvimento di ogni struttura burocratica, a Roma - come<br />

già dopo la caduta dell’Impero romano - restò solo la Chiesa. La<br />

Chiesa con i parroci, con i conventi, con le suore, con le associazioni,<br />

con i seminari, col Vaticano.<br />

E anche con <strong>il</strong> Circolo.<br />

Ciascuno per la sua parte - chi nascondendo gli ebrei, chi i ricercati,<br />

chi sfamando la città, chi accogliendo quelli che non avevano più<br />

60


né casa né un letto - fu un profluvio di carità, di collaborazione, di<br />

sacrifici, di solidarietà. Il Circolo fece la sua parte, come sempre, e<br />

si deve ad esso se intere famiglie, in una drammatica situazione,<br />

poterono trovare un pasto caldo a mezzogiorno. Il Presidente Paolo<br />

Pericoli non dimenticò mai l’aspetto spirituale, e proprio nel ’43<br />

nella cappella Borghesiana di Santa Maria Maggiore volle consacrare<br />

<strong>il</strong> Circolo al Sacro Cuore di Maria.<br />

La guerra finì a Roma nel 1944, quando le truppe anglo-americane,<br />

spezzata la resistenza di Cassino, entrarono nella Capitale. Ma <strong>il</strong><br />

conflitto aveva troppo sconvolto <strong>il</strong> Paese - moralmente e materialmente<br />

- perché potesse ritrovare subito <strong>il</strong> suo antico equ<strong>il</strong>ibrio.<br />

Furono anni di faticosa risalita dal baratro, anni di una politica estera<br />

saggia per ridare dignità internazionale all’Italia, anni di “piano<br />

Marshall” per decollare economicamente.<br />

Con <strong>il</strong> 1950 l’Italia cominciava a cambiare e cambiava anche <strong>il</strong><br />

Circolo S. Pietro.<br />

Venivano gli anni del boom e della rinascita.<br />

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GLI ANNI DELLA RICOSTRUZIONE<br />

E I NUOVI POVERI<br />

1950-2006<br />

L’Anno Santo 1950 segnò lo spartiacque fra l’Italia della fame e<br />

l’Italia della ripresa. La popolazione usciva da anni di stenti e di privazioni,<br />

la guerra era ufficialmente finita nel 1945 ma <strong>il</strong> Paese era<br />

ancora a pezzi. Nel 1948 la Democrazia Cristiana aveva vinto le elezioni<br />

con una schiacciante maggioranza e ora cercava di ricostruire<br />

l’Italia. Era Presidente del Consiglio un trentino che era stato già<br />

deputato al parlamento di Vienna: Alcide De Gasperi, un politico<br />

che non somigliava a nessun altro politico italiano: austero, quasi<br />

schivo, con un’oratoria asciutta e scarna in un Paese che amava i<br />

discorsi pomposi e magn<strong>il</strong>oquenti.<br />

L’Anno Santo fu <strong>il</strong> primo, grande evento religioso dopo <strong>il</strong> conflitto.<br />

I fedeli vennero da ogni parte d’Italia, anche dai più sperduti v<strong>il</strong>laggi,<br />

e dall’estero si mossero colonne e colonne di pellegrini per varcare<br />

la Porta Santa.<br />

Per un avvenimento così grandioso che richiedeva una grande organizzazione<br />

<strong>il</strong> Circolo dette la sua totale disponib<strong>il</strong>ità. E difatti la<br />

Santa Sede fece forte assegnamento sul Sodalizio - come del resto<br />

su altre associazioni - per regolare l’afflusso dei pellegrini nella<br />

Bas<strong>il</strong>ica Vaticana e per disciplinare le cerimonie.<br />

Roma non aveva mai visto tante folle devote, così che l’Anno Santo<br />

diventava anche un corale ringraziamento per la fine del conflitto e<br />

per la salvezza della Città eterna che era stata risparmiata dai tedeschi<br />

nella loro ritirata.<br />

Il Circolo stesso si andava ristrutturando dopo gli anni bui della<br />

guerra. Alcuni soci non erano più tornati dal fronte, altri erano tor-<br />

63


nati ma con un’amara esperienza sulle spalle. Bisognava ricominciare,<br />

e soprattutto capire i nuovi tempi e i bisogni della popolazione<br />

che stava uscendo dalle ristrettezze belliche.<br />

I tempi felici, si diceva una volta, non hanno storia. E difatti <strong>il</strong><br />

Circolo, finito <strong>il</strong> periodo storico segnato dall’eccezionalità, doveva<br />

ritrovare i ritmi normali di sempre.<br />

Se le cerimonie dell’Anno Santo furono per <strong>il</strong> Sodalizio <strong>il</strong> segnale<br />

della ripresa, furono anche la ricerca di ciò che <strong>il</strong> Circolo doveva<br />

essere in tempi radicalmente mutati. Le Cucine - seppure ormai<br />

ridotte di numero - continuavano a sfamare i poveri. Non erano più<br />

le famiglie della borghesia, come negli anni drammatici ’43-’44,<br />

erano i poveri che aveva creato la guerra che ancora stentavano a<br />

reinserirsi nell’alveo della normalità.<br />

Sempre nel 1950 venivano aperte, ad opera del Circolo, le Case del<br />

Pellegrino e intraprese varie iniziative a favore delle popolazioni del<br />

Polesine. Nel 1952 veniva costituita la “Commissione Giovani”,<br />

segno di una ferma fiducia nel futuro.<br />

Cominciava la ricostruzione del Paese, ricostruzione materiale e<br />

morale. Nel ’57 la Fiat gettava sul mercato la Cinquecento che<br />

motorizzava l’Italia, le industrie cominciavano a lavorare a pieno<br />

regime, anche <strong>il</strong> Circolo riprendeva i ritmi di sempre.<br />

Nel 1959, <strong>il</strong> Sodalizio festeggiò <strong>il</strong> suo novantesimo anno di vita, e<br />

Giovanni XXIII ricevette i soci in udienza ai quali rivolse un discorso<br />

nel quale ricordava <strong>il</strong> legame particolare che sempre aveva unito<br />

<strong>il</strong> Sodalizio alla Santa Sede fin dal 1869.<br />

Quando Giovanni XXIII aprì <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io e vennero a Roma 2500<br />

Padri, i Soci furono chiamati ad un duro lavoro. Non si trattava solamente<br />

di prestare servizio nella Bas<strong>il</strong>ica Vaticana quotidianamente,<br />

ma di essere presenti alle tante cerimonie che <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io comportava,<br />

fianco a fianco con <strong>il</strong> Santo Padre.<br />

64


I poveri intanto avevano cambiato volto. Nelle Cucine si facevano<br />

vedere adesso parecchi barboni, alcuni dei quali erano anche colti<br />

e avevano studiato, ma c’era in essi come una sorta di ribellione<br />

verso la società, e difatti molti non approfittavano nemmeno dei<br />

dormitori che <strong>il</strong> Circolo aveva allestito ma preferivano dormire<br />

all’addiaccio, sotto qualche colonnato o qualche anfratto dei palazzi<br />

romani.<br />

Anno Santo e Conc<strong>il</strong>io Ecumenico furono dunque i due avvenimenti<br />

che videro <strong>il</strong> Circolo protagonista. Negli anni Sessanta non vennero<br />

costituite altre commissioni ma si preferì riorganizzare quelle esistenti,<br />

anche perché in tempi radicalmente mutati mutavano pure i<br />

bisogni della gente.<br />

Le Cucine continuavano a funzionare, si distribuivano vestiti ai<br />

bisognosi, si dava una nuova gestione alle Case-Famiglia, si raccoglieva<br />

l’Obolo da versare al Santo Padre.<br />

Un segno dei tempi cambiati e delle “nuove povertà” fu lo scoppio<br />

della centrale atomica di Chernobyl, in Ucraina. Migliaia di russi<br />

subirono le radiazioni, i campi di grano in Europa furono toccati<br />

dalla nube radioattiva ma soprattutto furono tanti i bambini di<br />

Chernobyl ad essere colpiti da vari tumori. E <strong>il</strong> Circolo si adoperò<br />

per alleviare queste sofferenze, trovando ospedali per i bambini,<br />

facendoli operare, accogliendo quelli che non avevano più famiglia.<br />

Il Sodalizio si apriva a nuove esigenze, manteneva <strong>il</strong> carattere romano<br />

ma si internazionalizzava e difatti approntò, appena si seppe della<br />

tragedia nucleare, un meccanismo di aiuti per portare sollievo ai<br />

bambini malati.<br />

Nel 1978 cominciava <strong>il</strong> Pontificato di Giovanni Paolo II, <strong>il</strong> Papa<br />

“venuto dall’Est” che avrebbe retto la Chiesa per 26 anni durante i<br />

quali <strong>il</strong> Circolo S. Pietro fu chiamato ad una presenza costante in<br />

tutte le cerimonie, mentre l’attività caritativa si rivolse anche fuori<br />

di Roma e fuori d’Italia. La Commissione “Aiuti internazionali”<br />

65


sanciva questo ampliamento dell’orizzonte di un Sodalizio rimasto<br />

per più di un secolo essenzialmente romano.<br />

Nasceva l’ “Associazione Volontari del Circolo S. Pietro” <strong>il</strong> cui fiore<br />

all’occhiello era l’ ”Hospice Sacro Cuore” per le cure palliative e per<br />

lenire <strong>il</strong> dolore.<br />

Gli ultimi due decenni del secolo scorso hanno visto <strong>il</strong> fenomeno<br />

- del tutto nuovo per l’Italia - di una fortissima immigrazione da tutti<br />

i continenti, soprattutto dall’Africa e dall’Europa dell’Est. Due grandi<br />

aventi hanno favorito l’ondata di arrivi di extracomunitari: <strong>il</strong> crollo<br />

dell’impero sovietico, e lo sbriciolamento della ex Jugoslavia.<br />

Nel 1989 - soprattutto per opera del sindacato polacco Solidarnosc -<br />

veniva scardinato l’impero sovietico al quale molti assegnavano una<br />

vita lunghissima. “Se ne vedrà la fine - scrivevano molti politologifra<br />

due o tre generazioni”. E invece <strong>il</strong> crollo fu repentino, <strong>il</strong> Muro di<br />

Berlino venne abbattuto e nel 1991 anche l’Unione Sovietica si frantumava<br />

d<strong>il</strong>aniata dai nazionalismi che soffiavano dall’Uzbekistan<br />

alla Georgia, dalla Bielorussia al Kazakstan.<br />

Nello stesso anno finiva di esistere anche la Jugoslavia, questo paese<br />

artificioso, nato a tavolino alla conferenza di Parigi, che solo la<br />

mano pesante di Tito era riuscita, in parte, a tenere incollato. Morto<br />

Tito era cominciata la diaspora degli stati, e Croazia e Slovenia,<br />

Macedonia e Bosnia si erano date l’indipendenza. Ma proprio<br />

dall’Europa ex comunista e dall’ex Jugoslavia cominciarono a venire<br />

migliaia e migliaia di immigrati in cerca di un lavoro e di una vita<br />

più dignitosa. Di fronte al fenomeno dell’immigrazione, <strong>il</strong> Circolo si<br />

preoccupò di queste nuove esigenze sociali. Oggi le mense del<br />

Sodalizio sono frequentate soprattutto dagli extracomunitari ai quali<br />

<strong>il</strong> Circolo dà con generosità e con grande spirito di servizio, con<br />

quella carità che da più di un secolo dura ininterrotta.<br />

I poveri esisteranno sempre, ma <strong>il</strong> tempo trasforma anche i poveri e<br />

66


presenta incessantemente nuovi bisogni, nuove responsab<strong>il</strong>ità, nuovi<br />

metodi, nuova organizzazione, nuovi impegni.<br />

È a questo che è chiamato <strong>il</strong> Circolo negli anni a venire dove resta<br />

immutato l’impegno di carità ma adattato a diverse situazioni in<br />

linea con una storia che cominciò più di un secolo fa. In un lontano<br />

apr<strong>il</strong>e del 1869.<br />

Ci piace concludere con quanto scrisse uno storico e un intellettuale<br />

come mons. Giuseppe De Luca: ”Il Circolo S. Pietro ha compiuto<br />

tale somma di bene che sarebbe arduo voler semplicemente elencare.<br />

È stato fra le iniziative romane più feconde del nostro secolo”.<br />

67


APPENDICE


I PRESIDENTI GENERALI<br />

PAOLO MENCACCI<br />

1° Presidente Generale dal 1869 al 1873<br />

Giornalista e Scrittore. Fondatore e Direttore del<br />

periodico “Divin Salvatore”. Scrisse vari libri storici<br />

tra cui “Memorie Documentate per la Storia<br />

della Rivoluzione Italiana” e “L’Italia senza <strong>il</strong><br />

Papa”. Cameriere d’Onore di Spada e Cappa di<br />

Numero. Presidente della Federazione Piana e della Società promotrice<br />

delle buone opere, fondatore dell’Arciconfraternita delle Catene di<br />

S. Pietro. Morto <strong>il</strong> 29 marzo 1897 a 70 anni.<br />

FILIPPO TOLLI<br />

2° Presidente Generale dal 1874 al 1877<br />

4° Presidente Generale nel 1880<br />

7° Presidente Generale dal 1885 al 1887<br />

Giornalista. Insegnante di Lettere all’Apollinare.<br />

Officiale della Sezione Latina della Biblioteca<br />

Apostolica Vaticana. Consigliere Comunale e<br />

Provinciale. Vice Presidente Generale dell’Opera<br />

Antischiavista promossa da Leone XIII. Presidente del Consiglio Superiore<br />

della Gioventù Cattolica Italiana. Morto <strong>il</strong> 17 maggio 1919 a 81 anni.<br />

ADOLFO SILENZI<br />

3° Presidente Generale dal 1878 al 1879<br />

5° Presidente Generale nel 1881<br />

Parente di Leone XIII. Socio del Circolo sin<br />

dal 1877 si dedicò interamente alla<br />

Commissione Cucine Economiche di cui fu<br />

71


l’ideatore ed <strong>il</strong> fondatore insieme alla madre che era solita distribuire<br />

ai poveri in una piazza di Roma ciò che non veniva ut<strong>il</strong>izzato<br />

negli alberghi che la famiglia gestiva nella capitale. Si trasferì in<br />

America e poi a Londra dove morì nel 1920 o 1921 a 64-65 anni.<br />

Durante la sua presidenza i soci del Circolo difesero le spoglie di Pio IX<br />

mentre venivano traslate dal Vaticano al Verano.<br />

LUIGI ROSSI DE GASPERIS<br />

6° Presidente Generale dal 1882 al 1884<br />

8° Presidente Generale nel 1888<br />

58° socio iscritto al Circolo prima della presa di<br />

Roma, era presente alla storica 51ª seduta ordinaria<br />

del Circolo del 28 settembre 1870.<br />

Spedizioniere Apostolico. Segretario del<br />

Cardinale Oreglia di Santo Stefano Camerlengo<br />

di Santa Romana Chiesa. Cameriere d’Onore di Cappa e Spada di<br />

Numero. Morto l’11 giugno 1919. È sepolto nel sepolcro<br />

dell’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte nella Chiesa di Via<br />

Giulia.<br />

GIOVANNI LADELCI<br />

9° Presidente Generale dal 1889 al 1894<br />

Spedizioniere Apostolico e, dopo la soppressione<br />

della carica, Notaio della Sacra Romana Rota.<br />

Cameriere d’Onore di Spada e Cappa. Era nato <strong>il</strong><br />

7 febbraio 1857, figlio del primo medico omeopatico<br />

romano. Socio dal 1879. Entrò nel Terzo<br />

Ordine Francescano nel 1896. Socio del Circolo<br />

Canottieri Tevere Remo e di altre associazioni sportive romane.<br />

Membro del Consiglio Superiore della Società della Gioventù<br />

Cattolica Italiana. Morì <strong>il</strong> 12 novembre 1937 ed è sepolto al Verano<br />

nella tomba dell’Arciconfraternita dei Sacconi Bianchi.<br />

72


PAOLO PERICOLI<br />

10° Presidente Generale dal 1895 al 1898<br />

20° Presidente Generale al 1928 al 1942<br />

Dottore in Legge entrò nel Circolo nel 1882, nipote<br />

del primo Presidente. Presidente del Tribunale di<br />

Prima Istanza dello Stato della Città del Vaticano.<br />

Cameriere d’Onore di Spada e Cappa di Numero.<br />

Consigliere Comunale dal 1902 al 1907. Per 22<br />

anni Presidente della Società della Gioventù Cattolica Italiana. Le sue<br />

presidenze hanno lasciato una traccia fuori dal comune tanto da essere<br />

ancora ricordato e chiamato nel Circolo come “Papà Pericoli”. Pio XII<br />

alla sua morte, avvenuta <strong>il</strong> 19 gennaio 1943, l’ha definito un fedele<br />

figlio della Chiesa, un uomo di cui aveva seguito a lungo l’opera indefessa<br />

e del quale era stato testimone delle grandi virtù cristiane.<br />

GIACOMO SALVATORI<br />

11° Presidente Generale dal 1899 al 1901<br />

Avvocato. Terziario Francescano. Nato ad Arnara,<br />

provincia di Frosinone, <strong>il</strong> 3 luglio 1861. Si trasferì<br />

a Roma nel 1875. Si laureò nel 1885. Entrò nel<br />

Circolo nel 1891 e si dedicò in modo particolare a<br />

due Commissioni: la Commissione Catechismo e<br />

Prime Comunioni e la Commissione Segretariato del Popolo. Morì nel<br />

paese natale <strong>il</strong> 23 novembre 1952.<br />

CAMILLO SERAFINI<br />

12° Presidente Generale dal 1902 al 1903<br />

Il Marchese Serafini, nato <strong>il</strong> 21 apr<strong>il</strong>e 1864, fu <strong>il</strong><br />

primo Governatore della Città del Vaticano dopo la<br />

Conc<strong>il</strong>iazione. Professore di Archeologia, Membro<br />

della Commissione Pontificia di Archeologia<br />

Sacra, Conservatore del Gabinetto Numismatico<br />

73


del Vaticano e di quello capitolino. Uomo di fede e di scienza assai stimato<br />

ed apprezzato per la sua vasta competenza. Socio dal 1887 fu tra<br />

i fondatori della Commissione Agro Romano. Morto <strong>il</strong> 21 marzo 1952.<br />

GIUSEPPE FORNARI<br />

13° Presidente Generale dal 1904 al 1906<br />

Nato nel 1868. Studente universitario, costituì <strong>il</strong><br />

Circolo S.Sebastiano ed aderì alla Fondazione<br />

dell’Ospizio di S.F<strong>il</strong>ippo. Laureato in Legge ed in<br />

Lettere. Fu insegnante presso <strong>il</strong> Collegio Santa Maria.<br />

Socio del Circolo dal 1897. Archivista e poi<br />

Cancelliere del Tribunale Supremo della Segnatura Apostolica. Cameriere<br />

d’Onore di Spada e Cappa. Tesoriere del Patronato Scolastico dell’Urbe.<br />

Visitatore della Congregazione di Carità. Morto <strong>il</strong> 18 settembre 1942.<br />

LIVIO CARIMINI<br />

14° Presidente Generale dal 1907 al 1908<br />

Nato a Roma <strong>il</strong> 18 gennaio 1869. Studiò al<br />

Nazzareno. Laureato in Legge nel 1891. Da<br />

avvocato si dedicò alla libera professione e difese<br />

gratuitamente tanti poveri. Latinista di valore,<br />

Officiale della Dataria Apostolica ed Avvocato<br />

Emerito Vaticano. Cameriere d’Onore di Spada e Cappa. Socio dal<br />

1893. Morto a Roma <strong>il</strong> 13 marzo 1944.<br />

74<br />

ADRIANO ALOISI MASELLA<br />

15° Presidente Generale dal 1909 al 1910<br />

Il Conte Aloisi Masella era nato a Pontecorvo,<br />

provincia di Frosinone. Fratello maggiore del<br />

Cardinale Benedetto Aloisi Masella. Avvocato<br />

della Sacra Rota. Cameriere Segreto di Spada e


Cappa. Uomo dallo stampo antico e molto rigido. Era entrato nel<br />

Circolo nel 1898. Terziario Francescano. Nella storia del Circolo è<br />

ricordato per aver sollecitato la partecipazione delle mogli dei soci<br />

alle iniziative del Circolo. Morto a Roma <strong>il</strong> 18 gennaio 1932.<br />

PASQUALE BALDI<br />

16° Presidente Generale dal 1911 al 1914<br />

Nato a Roma <strong>il</strong> 23 maggio 1873. Da universitario<br />

frequenta <strong>il</strong> Circolo di cui divenne socio nel 1896.<br />

Avvocato. Sotto la sua presidenza si dette corso<br />

alla revisione dello Statuto sopprimendo tra l’altro<br />

<strong>il</strong> limite massimo di età. Il suo nome è legato ai<br />

suoi studi di storico della Terra Santa. Si dimise <strong>il</strong><br />

17 giugno 1914 a causa delle sue precarie condizioni di salute.<br />

Continuò la sua attività al Circolo come Presidente della<br />

Commissione Vangeli della Domenica. Morì nei primi mesi del 1924.<br />

PAOLO CROCI<br />

17° Presidente Generale dal 1915 al 1921<br />

Nato a Roma <strong>il</strong> 3 gennaio 1861. Venne ammesso<br />

al Circolo nel 1878 a 17 anni. La sua presidenza<br />

si è svolta negli anni della prima Guerra<br />

Mondiale. La vita del Circolo ne risentì non<br />

poco, con molti soci chiamati sotto le armi.<br />

Tutte le Opere del Circolo furono finalizzate al<br />

sostegno dei profughi di guerra, dei sinistrati, degli orfani e delle<br />

famiglie rimaste senza mezzi. Le stesse opere vennero ut<strong>il</strong>izzate<br />

anche per <strong>il</strong> terremoto della Marsica. Nel 1917 venne costituita<br />

una Commissione Pro-Russi per l’assistenza dei profughi della<br />

Rivoluzione. Cameriere d’Onore di Spada e Cappa di Numero. È<br />

morto a Roma <strong>il</strong> 7 gennaio 1951.<br />

75


GIUSEPPE CASINI<br />

18° Presidente Generale dal 1922 al 1923<br />

Nato a Roma nel 1854. Frequentò <strong>il</strong> Massimo ed<br />

entrò nel Circolo nel 1919. Avvocato, divenne capo<br />

dell’Ufficio legale del Banco di Sic<strong>il</strong>ia dove lavorò<br />

per 54 anni. Particolarmente provato da una serie di<br />

disgrazie fam<strong>il</strong>iari, è passato alla storia del Circolo<br />

per la sua religiosità, per la sua fede e per <strong>il</strong> suo<br />

abbandono alla Provvidenza. Servì 6 Pontefici. Cameriere d’Onore di<br />

Spada e Cappa. Membro delle Arciconfraternite dell’Orazione e Morte e<br />

dei Sacconi Bianchi e dell’Oratorio di S.F<strong>il</strong>ippo Neri. Morto nel 1942.<br />

ODOARDO GIOVE<br />

19° Presidente Generale dal 1924 al 1927<br />

Nato a Roma <strong>il</strong> 22 novembre 1875. Entrò nel<br />

Circolo nel 1909. Avvocato. Cameriere di Spada e<br />

Cappa di Numero. Sotto di lui si ebbe la revisione<br />

dello Statuto e del Regolamento del Circolo.<br />

Amministratore del suo ingente patrimonio di<br />

famiglia, profuse mezzi consistenti per le opere<br />

del Circolo e per la sistemazione delle vecchie chiese di Roma. Al<br />

Circolo seguì sempre con particolare zelo le Commissioni Agro<br />

Romano e Case Famiglia. Morto ad 80 anni <strong>il</strong> 25 dicembre 1955.<br />

76<br />

GIOVANNI BATTISTA SACCHETTI<br />

21° Presidente Generale dal 1943 al 1965<br />

Il Marchese Sacchetti è nato a Roma <strong>il</strong> 18 luglio<br />

1893. Entrato nel Circolo subito dopo la fine della<br />

prima guerra mondiale fu <strong>il</strong> successore di Papà<br />

Pericoli e tenne ininterrottamente la Presidenza<br />

generale per 22 anni. Foriere Maggiore dei Sacri


Palazzi. Governatore dell’Arciconfraternita di S.Giovanni Decollato<br />

detta della Misericordia e della Confraternita ed Opera Pia di S. Giovanni<br />

dei Fiorentini. Dirigente e benefattore dell’Associazione Sacro Cuore<br />

in Borgo. Presidente della Confraternita di Santo Spirito in Sassia e di<br />

Sant’Angelo dei Corridori in Borgo. Socio sostenitore del Circolo di<br />

Roma e Vice Presidente dell’Unione Cristiana degli Imprenditori<br />

Cattolici. Consultore per lo Stato della Città del Vaticano. Presidente e<br />

poi Presidente Emerito della Commissione permanente per la tutela dei<br />

Monumenti storici ed artistici della Santa Sede. Presidente del Banco<br />

di Santo Spirito per decenni. Dette un impulso notevole a tutte le attività<br />

sociali del Circolo specialmente durante gli anni della Seconda<br />

Guerra Mondiale che videro <strong>il</strong> proliferare delle Cucine Economiche e<br />

le iniziative in favore dei prigionieri di guerra e degli orfani. Presidente<br />

Generale Onorario nel 1967. Morto a Roma <strong>il</strong> 19 gennaio 1974, sepolto<br />

nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini.<br />

URBANO CIOCCETTI<br />

22° Presidente Generale dal 1965 al 1978<br />

Nato a Roma <strong>il</strong> 26 novembre 1905. Avvocato.<br />

Socio dal maggio del 1934. Presidente<br />

Diocesano degli Uomini di Azione Cattolica<br />

Italiana dal 1937 al 1946 e Vice Presidente<br />

Generale della stessa Associazione dal 1946 al<br />

1957. Dal 1947 al 1956 Assessore al Comune di<br />

Roma (Provveditorato, alle Borgate, al Personale ed al B<strong>il</strong>ancio),<br />

Vice Sindaco nel 1956 e Sindaco di Roma dal gennaio 1958 al luglio<br />

1961. È stato Commissario dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù,<br />

Presidente dell’Opera Nazionale Maternità ed Infanzia dal 1950 al<br />

1959. Presidente dell’Ente Nazionale di Previdenza per i dipendenti<br />

degli Enti di Diritto Pubblico sino alla sua scomparsa. Consultore<br />

dello Stato della Città del Vaticano e Gent<strong>il</strong>uomo di Sua Santità. Dal<br />

1962 alla sua morte, Luogotenente per l’Italia Centrale dell’Ordine<br />

77


Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Presidente della<br />

“Peregrinatio Romana ad Petri Sedem”. Medaglia d’Oro della<br />

Sanità e della Redenzione Sociale. Morto in carica <strong>il</strong> 9 maggio 1978.<br />

GIULIO SACCHETTI<br />

23° Presidente Generale dal 1978 al 1987<br />

Il Marchese Sacchetti è nato a Roma <strong>il</strong> 21<br />

gennaio 1926. Figlio del Presidente Generale<br />

Onorario Giovanni Battista che ha retto <strong>il</strong> Circolo<br />

dal 1943 al 1965. Laureato in Agraria presso<br />

l’Università di Firenze. Cultore di Arte e Storia,<br />

ha scritto varie opere. Socio del Circolo dal 16<br />

settembre 1942. Vice Presidente dal 1967 e Presidente Generale dal<br />

giugno del 1978. Coadiutore del Foriere Maggiore dei Sacri Palazzi.<br />

Il 1° apr<strong>il</strong>e del 1968 è stato insediato come Delegato Speciale della<br />

Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Dal<br />

2001 al 2005, Consigliere Generale dello Stato Città del Vaticano. È<br />

stato Presidente del Circolo della Caccia e membro del Consiglio di<br />

Reggenza della Banca d’Italia. Fa parte del Circolo di Roma ed è<br />

membro dell’Arciconfraternita di S.Giovanni Decollato.<br />

GIOVANNI SERLUPI CRESCENZI<br />

24° Presidente Generale dal 1987 al 1996<br />

Il Marchese Serlupi Crescenzi è nato a Roma <strong>il</strong><br />

14 febbraio 1925. Nel 1951 si laurea in Chimica<br />

presso l’Università di Roma. Dal 1958 libero<br />

docente in Biochimica applicata presso la Facoltà<br />

di Scienze. Già ricercatore del Consiglio<br />

Nazionale delle Ricerche e Dirigente di Ricerca<br />

presso l’Istituto Superiore della Sanità. In seguito Amministratore<br />

presso la direzione scientifica della Nato e Direttore delle Ricerche<br />

78


Scientifiche presso la Piorree S.p.A. Nominato quindi Direttore del<br />

Laboratorio di Metabolismo e Biochimica Patologica dell’Istituto<br />

Superiore della Sanità. Ha pubblicato centinaia di memorie scientifiche<br />

ed è membro di numerose società scientifiche nazionali ed<br />

internazionali. Guardia Nob<strong>il</strong>e e dal 1970 Gent<strong>il</strong>uomo di Sua<br />

Santità. Fondatore e primo Presidente dell’Approdo Romano.<br />

Presidente del Pio Istituto di Dotazione del S. Rosario. Membro<br />

della Congregazione degli Operai della Divina Pietà e della Società<br />

dei SS. XII Apostoli.<br />

MARCELLO SACCHETTI<br />

25° Presidente Generale dal 1996 al 2005<br />

Marcello Sacchetti è figlio del Presidente<br />

Generale Don Giovanni Battista che resse <strong>il</strong><br />

Circolo dal 1943 al 1965 e fratello di Don Giulio<br />

Sacchetti, 23° Presidente Generale dal 1978 al<br />

1987. Guardia Nob<strong>il</strong>e e, successivamente,<br />

Gent<strong>il</strong>uomo di Sua Santità. Medaglia d’Oro della<br />

Sanità. È attualmente Ospedaliere dell’ACISMOM.<br />

È stato Assessore comunale di Roma, e per quindici anni Presidente<br />

dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.<br />

Durante <strong>il</strong> suo mandato di Presidente Generale è stato richiesto dalla<br />

Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, di cui è autorevole Socio,<br />

di collaborare alla creazione di un Hospice per i malati terminali e<br />

per la terapia del dolore, un’esperienza che si è rivelata p<strong>il</strong>ota in<br />

Italia.<br />

79


GLI ASSISTENTI ECCLESIASTICI<br />

MONSIGNOR DOMENICO JACOBINI<br />

(1869-1880)<br />

Nato a Roma nel 1837. Oltre che Primo<br />

Assistente Ecclesiastico va considerato come<br />

<strong>il</strong> Promotore, se non proprio <strong>il</strong> Fondatore, del<br />

Circolo. Subito dopo la sottoscrizione dello<br />

Statuto partecipò al Santo Padre le motivazioni del<br />

Sodalizio appena costituito.<br />

Ecclesiastico di profonda e vasta dottrina f<strong>il</strong>osofica e teologica ha <strong>il</strong><br />

merito di aver organizzato, in un periodo non fac<strong>il</strong>e per la Sede<br />

Apostolica, oltre al Circolo S. Pietro, altri gruppi di cattolici m<strong>il</strong>itanti<br />

romani, fedeli alla Cattedra di Pietro, infondendo a tutti la certezza<br />

sulla validità delle varie missioni prescelte.<br />

Nel 1880 venne nominato da Leone XIII Nunzio Apostolico in<br />

Portogallo. Cardinale Prete del Titolo dei SS. Marcellino e Pietro,<br />

venne nominato Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di<br />

Roma. Morì nel 1900.<br />

MONSIGNOR GIOVANNI CARNEVALINI<br />

(1880-1884)<br />

Nell’Apr<strong>il</strong>e del 1880 viene nominato Vice<br />

Assistente e qualche tempo dopo, a seguito<br />

della nomina a Nunzio di Mons. Jacobini,<br />

Assistente Ecclesiastico del Circolo.<br />

In tale funzione rimase sino al 23 Agosto del 1884<br />

quando si dimise per l’impossib<strong>il</strong>ità di svolgere <strong>il</strong> suo compito di<br />

Assistente, essendo stato nominato Parroco di S. Maria in Via Lata.<br />

Nel 1889 fu eletto Vescovo di Civita Castellana, Orte e Gallese.<br />

81


Venne consacrato nella sua chiesa parrocchiale dal Cardinal<br />

Parrochi, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma.<br />

Morì a Roma <strong>il</strong> 9 Giugno 1895.<br />

MONSIGNOR GAETANO DE LAI<br />

(1884-1891)<br />

Nato nel Veneto, nell’anno 1853, viene ricordato<br />

tra gli Ecclesiastici della Curia di allora<br />

come uno tra i più rigorosi difensori della dottrina<br />

cristiana e della Santa Sede.<br />

Vescovo Suburbicario di Sabina. Segretario della<br />

Sacra Congregazione Concistoriale. Creato Cardinale nel 1907.<br />

Morto a Roma nel 1928.<br />

MONSIGNOR FILIPPO GIUSTINI<br />

(1892-1893)<br />

Nato a Cinto Romano nel 1852.<br />

Ricoprì varie cariche nella Curia Romana.<br />

Creato Cardinale Diacono di Sant’Angelo in<br />

Pescheria nel 1914. Morì a Roma nel 1920.<br />

MONSIGNOR BASILIO POMPILJ<br />

(1894-1900)<br />

Nato a Spoleto nel 1858, si trasferì da giovane<br />

a Roma. Sacerdote con una non comune preparazione<br />

teologica.<br />

Fu creato Cardinale Vescovo di Velletri nel 1911<br />

e nello stesso anno Vicario Generale di Sua Santità<br />

per la Diocesi di Roma. Ha lasciato di sé un profondo ricordo per la<br />

sua umanità e saggezza. Morì a Roma nel maggio 1931<br />

82


MONSIGNOR RAFFAELE CELLI<br />

(1901-1902)<br />

Nativo di Cagli, in Umbria, Diocesi di Narni.<br />

Famiglia numerosa, la sua, nella quale altri due<br />

fratelli erano ecclesiastici.<br />

Appartenne alla Curia Romana, meritandosi, nel<br />

1901, <strong>il</strong> titolo onorifico di Monsignore, allora piuttosto<br />

raro. Assistente Ecclesiastico per un solo anno dal giugno 1901 al<br />

giugno 1902. Morì a Roma nell’agosto del 1903<br />

MONSIGNOR ALESSANDRO AVOLI<br />

(1903-1907)<br />

Nato nel 1845. Professore di Lettere<br />

all’Istituto Massimo, tenuto dai Padri<br />

Gesuiti. È ricordato come un eccellente educatore<br />

di giovani con i quali sapeva creare un<br />

particolare clima di fecondo apostolato. Unico<br />

Assistente Ecclesiastico, nella storia del Circolo, morto in carica.<br />

Morì a Roma <strong>il</strong> 22 giugno del 1907.<br />

MONSIGNOR FRANCESCO CHERUBINI<br />

(1907-1912)<br />

Nato a Roma nel 1865. Prelato di Curia. Eletto<br />

Arcivescovo Titolare di Nicosia nel 1915.<br />

Diplomatico, venne inviato come Internunzio<br />

ad Haiti.<br />

Rientrato a Roma fu Nominato Canonico della<br />

Bas<strong>il</strong>ica di S. Pietro. Morì nel 1934.<br />

83


MONSIGNOR CAMILLO CACCIA<br />

DOMINIONI<br />

(1913-1935)<br />

Nato a M<strong>il</strong>ano nel 1877.<br />

Ricoprì alte cariche nella Corte Pontificia.<br />

Cameriere Segreto Partecipante. Maestro di<br />

Camera e Maggiordomo di Sua Santità.<br />

Quando aveva già sulle spalle 22 anni di Assistentato, venne creato<br />

Cardinale Diacono di Santa Maria in Domnica nel 1935 e successivamente<br />

Proto Diacono. Morì a Roma nel novembre del 1946.<br />

MONSIGNOR MARIO NASALLI ROCCA<br />

DI CORNELIANO<br />

(1936-1959)<br />

Nato a Piacenza nel 1903 da una famiglia che ha<br />

dato altri due Cardinali alla Chiesa.<br />

Socio Partecipante nel gennaio del 1934. Assistente<br />

Ecclesiastico del Circolo per ben 23 anni.<br />

Studiò al Seminario Romano. Da Sacerdote iniziò a prestare la sua attività<br />

nell’Ufficio del Maestro di Camera, come Cameriere Segreto Partecipante.<br />

Nominato Maestro di Camera, al momento della creazione della<br />

Prefettura dei Palazzi Apostolici, assunse <strong>il</strong> Titolo e le mansioni di<br />

Prefetto.<br />

Nominato nel 1963 Assistente Ecclesiastico Onorario del Circolo è sempre<br />

rimasto, sino alla sua morte, particolarmente legato al Circolo.<br />

Elevato alla dignità cardinalizia nel Concistoro del 28 Apr<strong>il</strong>e 1969, giorno<br />

in cui si celebrava <strong>il</strong> Centenario del nostro Circolo. Otto giorni prima<br />

aveva ricevuto la consacrazione episcopale, essendo stato elevato alla<br />

Chiesa titolare “pro hac vice” di Anzio.<br />

Per decenni svolse un’attività particolarmente apprezzata come<br />

Cappellano del Carcere di Regina Coeli. Morì <strong>il</strong> 9 novembre 1988.<br />

84


MONSIGNOR ODDONE TACOLI<br />

DI S. POSSIDONIO<br />

(1959-1966)<br />

Nato <strong>il</strong> 25 marzo 1920 a Modena dove frequentò<br />

gli studi classici e la facoltà di giurisprudenza.<br />

Entrò quindi nel seminario diocesano<br />

ed in seguito all’Almo Collegio Capranica dove<br />

perfezionò gli studi f<strong>il</strong>osofici e teologici.<br />

Consacrato Sacerdote nel 1945, divenne Vice assistente Centrale<br />

degli Esploratori cattolici. Fu tra i fondatori dell’Approdo Romano.<br />

Cappellano delle Guardie Nob<strong>il</strong>i pontificie.<br />

Chiamato in Segreteria di Stato venne inviato all’estero in varie nunziature<br />

tra cui Bolivia e C<strong>il</strong>e.<br />

Cameriere Segreto Partecipante venne nominato Assistente<br />

Ecclesiastico del Circolo <strong>il</strong> 4 gennaio 1959. Prelato di Anticamera e<br />

Canonico Vaticano.<br />

Alla fine della sua missione di Assistente continuò comunque a<br />

dedicarsi all’assistenza religiosa delle Case Famiglia del Circolo.<br />

Morì a Roma <strong>il</strong> 2 settembre 1976.<br />

MONSIGNOR FERRUCCIO REPANAI<br />

(1966-1973)<br />

Nato a Voghera nel 1901, si laureò<br />

all’Università di Bologna prima in lettere e poi<br />

in f<strong>il</strong>osofia. Professore di tali discipline per oltre<br />

dieci anni. Entrò in seguito al Collegio Capranica.<br />

Divenuto Sacerdote fu Cappellano M<strong>il</strong>itare ed insegnante<br />

di Religione nell’Istituto Alessandro Volta. Studioso di scienze<br />

sacre, di letteratura e giurisprudenza.<br />

Consultore della Segreteria di Stato dove era apprezzato per la sua fede<br />

limpida, la sua dedizione completa e la sua preparazione accurata.<br />

85


Nominato Vice Assistente del Circolo <strong>il</strong> 30 marzo del 1965 e, l’anno<br />

dopo, Assistente Ecclesiastico.<br />

Chiese più volte, con dispiacere, di essere sollevato dall’incarico<br />

perché la sua salute non gli consentiva di seguire <strong>il</strong> Circolo come<br />

avrebbe desiderato.<br />

Canonico Liberiano. Morì a Roma <strong>il</strong> 18 Ottobre 1977.<br />

S.E.R. MONSIGNOR ETTORE CUNIAL<br />

(1973 - 2005)<br />

Nato a Possagno <strong>il</strong> 16 novembre 1905, venne<br />

consacrato sacerdote <strong>il</strong> 7 luglio 1929. Si trasferisce<br />

a Roma dove per 17 anni svolge <strong>il</strong> suo<br />

ministero come Parroco di Santa Lucia, dove<br />

lascia uno splendido ricordo in quanto particolarmente<br />

amato dai suoi parrocchiani. Pio XII lo eleva<br />

alla dignità episcopale <strong>il</strong> 17 maggio del 1953 con <strong>il</strong> Titolo<br />

Arcivescov<strong>il</strong>e di Soteropoli.<br />

Viene nominato nel contempo Vice Gerente del Vicariato di Roma.<br />

Socio del Circolo sin dal 5 febbraio 1958.<br />

Nell’ottobre del 1973 lascia gli incarichi in Vicariato, dopo 19 anni<br />

di attività. Gli viene conferito contestualmente l’incarico di<br />

Coordinatore dell’Assistenza Pastorale degli Emigrati Italiani<br />

all’estero e di Assistente Ecclesiastico del Circolo S.Pietro. Viene<br />

nominato altresì Canonico della Bas<strong>il</strong>ica Vaticana. È stato Rettore<br />

della Cappella di S. Maria della Pietà al Colosseo. Dal 24 dicembre<br />

del 1975 Vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa.<br />

Ancora a 90 anni di età, dopo 65 di Sacerdozio, 40 di Episcopato, 36<br />

di Socio e 20 da Vice Camerlengo ha continuato a svolgere magistralmente<br />

la sua missione. Si è spento quasi centenario <strong>il</strong> 6 ottobre<br />

2005.<br />

86


Oremus pro Pontifice Nostro<br />

Benedicto,<br />

Dominus conservet Eum<br />

et vivificet Eum<br />

et beatum faciat Eum in terra<br />

et non tradat Eum<br />

in animam inimicorum Eius.<br />

Preghiera che viene recitata dal 1869<br />

nella sede del Circolo S. Pietro alle ore 19,00<br />

per <strong>il</strong> Pontefice regnante


LE OPERE DEL CIRCOLO<br />

Commissione Cucine Economiche<br />

Istituita nel 1877, per espresso desiderio di Pio IX. Il Papa affidò ai<br />

Soci del Circolo le pentole dell’esercito degli Zuavi perché “l’esercito<br />

dei poveri, che non sarebbe mai mancato alla Chiesa, avesse<br />

sempre una minestra calda”.<br />

Da quel momento i pasti distribuiti dalle Cucine del Circolo sono<br />

conosciuti come “la minestra del Papa”.<br />

Le Cucine si sono particolarmente distinte in occasione di pubbliche<br />

calamità, come guerre, epidemie, terremoti, inondazioni.<br />

Un grande servizio hanno reso le Cucine alla popolazione durante l’ultima<br />

guerra quando vennero distribuiti oltre quattro m<strong>il</strong>ioni di pasti.<br />

Oggi vengono distribuiti ai poveri e agli immigrati circa mezzo<br />

m<strong>il</strong>ione di pasti all’anno.<br />

Commissione per la Carità del Papa<br />

Nella Diocesi di Roma da più di un secolo i Soci del Circolo, per<br />

singolare priv<strong>il</strong>egio, raccolgono l’Obolo di S.Pietro nelle Parrocchie<br />

romane, un Obolo che è segno dell’amore dei fedeli per la carità personale<br />

del Papa.<br />

Il Presidente Generale, ogni anno, insieme al Presidente della<br />

“Commissione Obolo” e ad alcuni Soci, presenta in una speciale<br />

Udienza la raccolta della Giornata della Carità del Papa.<br />

Commissione As<strong>il</strong>i Notturni<br />

Istituita nel 1880, ospita persone senza fissa dimora. Nell’As<strong>il</strong>o notturno di<br />

via S. Maria in Cappella vengono accolti ogni anno circa 16 m<strong>il</strong>a poveri ai<br />

quali viene prestata assistenza materiale ma anche morale e religiosa.<br />

I locali degli as<strong>il</strong>i sono accoglienti, fam<strong>il</strong>iari e confortevoli.<br />

89


Commissione Guardaroba<br />

È dal 1890 che questa Commissione si preoccupa di offrire ai bisognosi<br />

pacchi di indumenti, coperte e biancheria, completamente<br />

nuovi. Negli anni Trenta, per espresso desiderio di Pio XI si ebbe<br />

particolare incremento dell’attività del Guardaroba.<br />

Su segnalazione di parrocchie, istituti, comunità religiose sono oggi<br />

distribuiti centinaia di pacchi ai poveri di Roma.<br />

Commissione Circolo<br />

Dal 1893 la Commissione anima la vita sociale del Circolo promuovendo<br />

iniziative culturali e sociali, e coordinando le attività che si<br />

svolgono all’interno della sede sociale.<br />

Commissione Case Famiglia<br />

La prima “Casa” fu aperta nel 1911. Oggi vengono ospitate ragazze<br />

non abbienti alle quali viene fornita anche assistenza morale e spirituale;<br />

nella seconda Casa, intitolata a Giovanni Paolo II, sono accolti<br />

i genitori dei bambini ricoverati presso l’Ospedale pediatrico<br />

Bambino Gesù.<br />

Commissione Culto e Attività Religiose<br />

La Cappella di Santa Maria della Pietà al Colosseo è affidata dal<br />

1936 al Circolo ed in essa si celebra ogni sabato alle ore 16.00 ed<br />

ogni domenica alle ore 10,30 la S. Messa.<br />

La Cappella è stata visitata da Giovanni Paolo II nell’Anno Santo<br />

della Redenzione 1983.<br />

La Commissione Culto cura tutte le attività religiose del Circolo ed<br />

<strong>il</strong> venerdì che precede <strong>il</strong> Venerdì Santo di ogni anno organizza una<br />

suggestiva rappresentazione della Via Crucis all’interno del<br />

Colosseo.<br />

90


Commissione per gli Aiuti Internazionali<br />

Il Circolo San Pietro, a partire dal Pontificato di Giovanni Paolo II<br />

che ha ampliato le frontiere della Chiesa, promuove iniziative per<br />

l’adozione a distanza ed <strong>il</strong> mantenimento di seminaristi in paesi<br />

lontani.<br />

Commissione AVC S. Pietro<br />

Dal 1998 un gruppo di Soci del Circolo è impegnato nell’assistenza<br />

sanitaria. Essi collaborano da quella data presso la Clinica Sacro<br />

Cuore, dove, grazie all’intuizione ed all’impegno profuso dalla<br />

Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, è sorto un reparto per l’assistenza<br />

ai malati terminali. Questa struttura è progressivamente cresciuta<br />

fino a diventare un Hospice per le cure palliative, la terapia del<br />

dolore e l’assistenza agli anziani frag<strong>il</strong>i, struttura che è divenuta un<br />

esempio per analoghe iniziative in tutta Italia. Attualmente è accreditata<br />

presso la Regione Lazio, e svolge inoltre attività di terapia e di<br />

ricerca applicate al dolore. A questa importante iniziativa i Soci del<br />

Circolo assicurano, in base ad una apposita convenzione con la<br />

Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, <strong>il</strong> controllo qualitativo e<br />

quantitativo del rispetto degli standard di eccellenza nell’assistenza.<br />

Centro Polifunzionale<br />

Dal febbraio 1999 è attivo <strong>il</strong> Centro di Ascolto che fornisce consulenze<br />

di carattere psicologico, giuridico ed amministrativo, oltre ad<br />

aiuti materiali.<br />

Dalle iniziali 50 prestazioni si è passati nel 2002 a 1200 interventi.<br />

Già nel 1896 <strong>il</strong> Circolo S.Pietro aveva dato vita alla “Commissione<br />

Segretariato del Popolo” per venire incontro alle esigenze dei meno<br />

fortunati nello svolgimento delle pratiche amministrative e burocratiche<br />

e per le necessità medico - assistenziali.<br />

91


Sezione Servizi d’Onore<br />

Confermando visib<strong>il</strong>mente la sua f<strong>il</strong>iale devozione al Papa <strong>il</strong><br />

Circolo, dal 1888, ha l’onore di partecipare alle Celebrazioni presiedute<br />

dal Santo Padre, accogliendo i fedeli per incarico della<br />

Prefettura della Casa Pontificia.<br />

Giovanni Paolo II ebbe a definire questo “un servizio liturgico”.<br />

Sezione Stampa e Bollettino<br />

Il Circolo S. Pietro diffonde un suo bollettino semestrale che reca<br />

non solo l’attività del Circolo, ma anche articoli di cultura religiosa<br />

oltre, naturalmente, ai documenti del Santo Padre e agli avvenimenti<br />

della Diocesi di Roma e della Chiesa universale.<br />

92


IL CONSIGLIO DIRETTIVO<br />

Presidente Generale Don Leopoldo dei Duchi Torlonia<br />

Assistente Ecclesiastico Mons. Francesco Camaldo<br />

Vice Presidenti Generali Cav. Gr. Croce Dott. Saverio Petr<strong>il</strong>lo<br />

Comm. Prof. Augusto Pellegrini<br />

Segretario Generale Comm. Stefano Catania<br />

Tesoriere Generale Comm. Pier Luigi Cencelli<br />

Economo Generale Cav. Piero Fusco<br />

Consiglieri Comm. Ing. Alessandro Cutini<br />

Gr. Uff. Prof. Alberto Bochicchio<br />

Col. Comm. Giovanni Stefanelli<br />

Gr.Uff. Arch. Antonio Giulio Ciocci<br />

Comm. Dott. Gian Paolo Sansoni<br />

Comm. Dott. Aldo Serio<br />

Comm. Dott. Santo Autelitano<br />

Dama Alessandra Di Lella Rocchi<br />

Comm. Raniero M. Salvaggi<br />

Comm. Dott. Paolo Merenda<br />

Cav. Dott. Beniamino Mancuso<br />

Dott.ssa Francesca Manna<br />

93


Cav. Riccardo Rosci<br />

Cav. Giuseppe Vitelli<br />

Sig.ra Maria Grazia Pacelli Cimatti<br />

Sig.ra Francesca Maria Scalera Ciocci<br />

Cav. Giancarlo Di Corato<br />

Dama Donatella Elser di Campello<br />

Cav. Gr. Cr. Dott. Luigi Giulianelli<br />

Cav. Gr. Cr. Avv. Gianluigi Marrone<br />

Comm. Giuseppe Montalbotti<br />

Comm. Com.te Alessandro Pini<br />

Cav. Avv. Giuseppe Puglisi Alibrandi<br />

Dama Comm. Giulia Orlandi Rosati<br />

Cav. Alfredo Ruggi<br />

Revisori dei Conti Cav. Umberto Danizi<br />

Gen. Sergio Manganaro<br />

Comm. Dott. Fabio Romanini<br />

Cav. Geom. Fausto Volponi<br />

Comm. Giulio Cesare Zampini<br />

94


Presidenti Generali Onorari S.E. M.se Don Giulio Sacchetti<br />

M.se Don Giovanni Serlupi Crescenzi<br />

Don Marcello dei M.si Sacchetti<br />

Presid. Commissione Onorario Cav. Gr. Cr. Avv. Giuseppe Paciotti<br />

Consiglieri d’Onore Cav. Gr. Cr. Eugenio Ant<strong>il</strong>ici<br />

Comm. Dott. Cam<strong>il</strong>lo Bentivoglio<br />

Comm. M.tro Lionello Cammarota<br />

Cav. Gr. Cr. Avv. Franco Carolei<br />

Comm. Dott. Enzo Colaiacomo<br />

Cav. Gr. Cr. Dott. Antonio D’Ambrosio<br />

Gr. Uff. Dott. Adalberto Leschiutta<br />

Comm. Dott. F<strong>il</strong>ippo Lucibelli<br />

Comm. Rag. Luciano Morandini<br />

Comm. Dott. Aldo Murri<br />

Cav. Gr. Cr. Ing. Odoardo Quojani<br />

M.se Enrico Serafini<br />

Comm. Antonio Zamprotta<br />

95


Presidenza<br />

Roma – Piazza S. Calisto, 16<br />

Tel. 06.6988.7264 – 06.5899.543 – Fax 06.6988.7168<br />

Commissione Cucine Economiche<br />

Via della Lungaretta, 91/b – Tel. 06.5800.984<br />

Via Mastro Giorgio, 37 – Tel. 06.5780.878<br />

Via Adige, 11 – Tel. 06.8543.098<br />

Commissione As<strong>il</strong>i Notturni<br />

Via Santa Maria in Cappella, 6 – Tel. 06.5818.992<br />

Commissione Case Famiglia<br />

Via S.Giovanni in Laterano, 79 – Tel. 06.7045.0454 – 06.7000.916<br />

Via della Lungaretta, 92 – Tel. 06.5806.005<br />

Commissione Guardaroba<br />

Commissione per la Carità del Papa<br />

Commissione Culto e Attività Religiose<br />

Commissione per gli Aiuti Internazionali<br />

Commissione Circolo<br />

Sezione Servizi d’Onore<br />

Sezione Stampa e Bollettino<br />

AVC S. Pietro<br />

Piazza S.Calisto, 16 – Tel. 06.6988.7264<br />

Centro Polifunzionale<br />

Via Fidene, 30 – Tel. 06.7092.370


INDICE


INDICE<br />

Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />

Perchè questo libro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />

Al lettore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />

Storia<br />

Il Circolo e i tempi di Pio IX . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13<br />

Come nacque <strong>il</strong> Circolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21<br />

Il primo Presidente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27<br />

I Papi e <strong>il</strong> Circolo S.Pietro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31<br />

Anni di lotte e di carità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41<br />

La Conc<strong>il</strong>iazione tradita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49<br />

Gli anni della fame e della solidarietà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55<br />

Gli anni della ricostruzione e i nuovi poveri . . . . . . . . . . . . . . . . 63<br />

Appendice<br />

I Presidenti Generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71<br />

Gli Assistenti Ecclesiastici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81<br />

Oremus Pro Pontifice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87<br />

Le Opere del Circolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89<br />

Il Consiglio Direttivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93


Le Opere del Circolo S.Pietro<br />

sono sostenute con le quote dei Soci<br />

e le offerte dei benefattori<br />

Circolo S.Pietro<br />

Conto Corrente Postale:<br />

CC 35064005 – ABI 07601 – CAB 03200<br />

Conto Corrente Bancario:<br />

Banca Carige: ABI 6175 – CAB 03259 – CC 758.80<br />

Commissione per la Carità del Papa<br />

Conto Corrente Postale:<br />

CC 49796006 – intestato a: Circolo S.Pietro - Obolo


Foto di proprietà del Circolo S.Pietro<br />

e di A. Mari per “L’Osservatore Romano”<br />

Seconda edizione<br />

29 giugno 2006<br />

Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo<br />

Tipografia Cardoni<br />

Via degli Scipioni, 35/b - 00192 Roma<br />

Tel. 06 39725516 (Fax)<br />

E-ma<strong>il</strong>: tip.cardoni@mclink.it - www.tipografiacardoni.it

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