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Bollettino S. Pietro 1/04 - Circolo S.Pietro

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<strong>Bollettino</strong> del<br />

CIRCOLO S. PIETRO


In copertina:<br />

Santi, Beati, e “Canonizzazioni in<br />

corso”: i Beati Pio IX e Giovanni<br />

XXIII, San Daniele Comboni, San<br />

José Maria Escrivà, San Padre Pio;<br />

al centro S.S. Giovanni Paolo II tra<br />

S.S. Pio XII e la Beata Madre<br />

Teresa di Calcutta.<br />

Foto Mari per “L’Osservatore Romano”<br />

S.S. Pio XII di Foto Felici<br />

<strong>Bollettino</strong> del <strong>Circolo</strong> S. <strong>Pietro</strong><br />

fondato il 29 aprile 1869<br />

Periodico semestrale<br />

Direttore:<br />

Marcello Sacchetti<br />

Direttore Responsabile:<br />

Beniamino Mancuso<br />

Redazione:<br />

Vincenzo Palazzo<br />

Alberto Maria Sorgi<br />

Collaborazione:<br />

Susanna Miele<br />

Giorgio Balsamo<br />

Direzione e amministrazione:<br />

Palazzo S. Calisto<br />

Piazza S. Calisto, 16 - 00153 Roma<br />

tel. 0669887264 - fax 0669887168<br />

Reg. Tribunale di Roma n.10711<br />

del 11 gennaio 1966<br />

Sped. Abb. Post. - Art. 2 C. 20/C<br />

L. 662/96 - Fil. Roma<br />

Tipografia Cardoni s.a.s. - Roma<br />

Sommario<br />

Lettera del Presidente<br />

La Trinità<br />

di S.E.R. Mons. Ettore Cunial<br />

È tempo di Santi<br />

di Beniamino Mancuso<br />

Papa ricognitore di Santi<br />

di Giulio Andreotti<br />

Il Pontificato di un gigante della storia<br />

di Mario Agnes<br />

Sessant’anni dal bombardamento del quartiere<br />

S. Lorenzo in Roma<br />

del Card. Fiorenzo Angelini<br />

Tempo di Natale<br />

di Mons. Gianfranco Ravasi<br />

In hoc signo vinces<br />

di Vincenzo Palazzo<br />

Il <strong>Circolo</strong> oggi<br />

a cura del <strong>Bollettino</strong><br />

Rispettare la Santa infanzia:<br />

Bambini vulnerabili<br />

Un convegno pensando ad Angela<br />

di Beniamino Mancuso<br />

La Chiesa di Santa Sabina<br />

di Alberto M. Sorgi<br />

Il biglietto fortunato<br />

di Andrea Panont<br />

Succede al <strong>Circolo</strong><br />

Libri consigliati<br />

3<br />

5<br />

10<br />

12<br />

15<br />

20<br />

24<br />

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46<br />

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di Marcello Sacchetti<br />

LETTERA AI SOCI<br />

Carissimi Soci,<br />

l’anno che si è da poco concluso è stato sicuramente uno dei più<br />

intensi per la vita della Chiesa e del mondo, per diversi motivi. Il<br />

desiderio di una pace duratura che possa rinfrancare gli animi e<br />

affratellare i popoli, secondo l’aspirazione tanto dei cristiani quanto<br />

di tutti gli altri uomini di buona volontà, è sembrato a tratti un<br />

miraggio: il sacrificio di tante persone che in questo anno si sono<br />

immolate per raggiungere una possibile pace nel mondo non ci ha<br />

lasciato e non ci lascia indifferenti.<br />

Come sempre è avvenuto, ed è un altro dei motivi che rende l’anno<br />

appena trascorso intenso e significativo, la voce del nostro amatissimo<br />

Santo Padre Giovanni Paolo II si è levata a favore della pace,<br />

proprio mentre tutto intorno a noi parlava di guerra e di morte.<br />

D’altra parte, è ormai universalmente riconosciuto, questo è il<br />

Pontefice della cultura della vita e della speranza, pur nelle avversità<br />

e nel dolore: nei festeggiamenti per il Suo XXV di Pontificato è<br />

stato sottolineato che di questo parla la sua vita nei fatti, in ogni<br />

momento della sua vicenda personale, come della sua attività di<br />

Pastore, sacerdote, vescovo, Successore di <strong>Pietro</strong>. Da S.S. Giovanni<br />

Paolo II dobbiamo imparare come si ama Cristo, come lo si testimonia,<br />

non in brevi parentesi della vita, ma con una coerenza senza<br />

lacune che dura per una intera esistenza. Sulla scia del Magistero e<br />

come sempre guidati dal nostro venerato Assistente Ecclesiastico,<br />

S.E.R. Mons. Ettore Cunial, specialmente nell’anno del Suo cinquantesimo<br />

d’Episcopato, abbiamo voluto intensificare quanto<br />

richiedevano tanto le “storiche”, quanto le “nuovissime” attività del<br />

3


<strong>Circolo</strong> S. <strong>Pietro</strong>. Come sempre ringrazio quanti di Voi hanno contribuito<br />

insieme ai Presidenti di Commissione e ai Delegati, alla<br />

riuscita di tutte le attività; come sempre, naturalmente, l’invito è a<br />

tutti affinché si possa fare di più per servire Gesù nei Poveri, essendo<br />

un prolungamento del braccio misericordioso del Santo Padre<br />

nell’Urbe e nel mondo, perché si possa essere, ognuno di noi, un<br />

fiore all’occhiello del <strong>Circolo</strong> S. <strong>Pietro</strong> e del Servizio alla Sede del<br />

Principe degli Apostoli, per quello che effettivamente siamo e per<br />

quello che facciamo, più che un nome sui registri del <strong>Circolo</strong>, non<br />

concretamente operativo nelle attività nelle quali tanti Soci del passato<br />

e del presente non hanno dato le briciole del loro tempo, ma<br />

l’attività preziosa costante e capillare al punto da farne una ragione<br />

di vita, fondamentale e costruttiva. Proseguiamo quindi, con sicurezza<br />

e speranza, ringraziando tutti i nostri benefattori, ricordiamo<br />

tra tutti la Fondazione Cassa di Risparmio, ed il Suo Presidente,<br />

Prof. Emmanuele Emanuele, che ci consentono di far sviluppare<br />

opere sempre più impegnative e per questo esaltanti. Ancora un<br />

pensiero devoto al Vicario di Cristo, del quale vogliamo presentare<br />

in questo numero del <strong>Bollettino</strong> alcuni profili che riguardano il suo<br />

Pontificato, vicino a tutti gli uomini e testimone con la sua vita di<br />

speranza a fianco specialmente di chi soffre: è lui che, nel secolo<br />

appena trascorso, ha aiutato con il senso della Sua vita, i Poveri, i<br />

sofferenti nel corpo e nello spirito, ed i perseguitati a causa della<br />

giustizia: indicandoci in Gesù e nella Sua Madre Maria Santissima<br />

la via maestra di vita, ci dà la forza di essere membra vive della<br />

Chiesa per il bene del mondo, nella gioia e senza tentennamenti.<br />

4


Nelle meditazioni che seguono il nostro Venerato Assistente Ecclesiastico ci<br />

spiega il Mistero Trinitario<br />

di S.E.R. Mons. Ettore Cunial<br />

LA TRINITÀ<br />

Gesù ha una missione da compiere; la Sua Incarnazione non è un atto privato<br />

ma intorno ad Essa si muove, circola, si svolge l’esistenza e la consistenza<br />

di tutto il creato.<br />

Compiuta secondo il volere del Padre e come disegno centrale la Sua<br />

Incarnazione è motivata per l’uomo e per l’Angelo e la motivazione comporta<br />

che di essi Gesù è il principium finalistico fondamentale che spiega<br />

la loro esistenza, in particolare Egli è il Primogenito inter multos fratres.<br />

La stirpe umana di cui Egli è Capo Gli è legata, è voluta per Lui, quindi<br />

Gesù si sente ed è volutamente impegnato per dare all’uomo, a tutta l’umanità<br />

quanto servirà per portarla a vivere con Lui, in Lui, per Lui nell’attrattiva<br />

del Padre; per generare l’uomo alla figliolanza del Padre che<br />

lo ama e fare di lui il fratello per la vita eterna.<br />

Posto questo (e tanti altri presupposti) Gesù svelerà prima di tutto la<br />

Verità, il mistero di Dio, si farà l’Evangelizzatore unico e universale.<br />

Prima di tutto scioglierà Dio nel Suo Atto Vivente; la Sua Umanità aiuterà<br />

l’uomo ad entrare nello spaccato di Dio Vivente, purissimo Spirito,<br />

semplicissimo, Bene infinito, Sostanza unica, potentissima, scrosciante in<br />

Se stessa in Padre, in Figlio, in Spirito Santo Vivente assoluto, tutto vita e<br />

solo vita.<br />

Gesù con l’Incarnazione ci ha sciolto il mistero della Trinità.<br />

Oggi, con la mentalità superficiale moderna, sembra tempo perso parlare<br />

della Trinità, invece è la rivelazione che sta a fondo del conoscere, del<br />

capire la vita e che porta l’uomo ad entrare nell’Atto vivo di Dio che lo<br />

attrae e lo coinvolge; l’uomo si apre così agli orizzonti dell’Infinito e<br />

5


finalmente viene portato a conoscere Dio, entra nel Suo Amore, si fa vita<br />

eterna partecipando alla Sua Vita divina.<br />

La rivelazione della Trinità è il principio di tutte le trattazioni degli spiriti<br />

umani che si sono tuffati nel mistero (vedi i Padri da Ireneo in poi, vedi<br />

S. Agostino, S. Tommaso, Duns Scoto e tutte le grandi anime della spiritualità<br />

cristiana, mistici, pensatori, filosofi, vedi la ricchezza di luce che il<br />

mistero ha dato alla cultura di tante generazioni, vedi tante piccole e semplici<br />

anime felici di segnarsi nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito<br />

Santo, vedi che cosa ha generato nello spirito umano il sapere che Dio è<br />

Padre, è Figlio, è Spirito amante).<br />

Una breve meditazione sulla Trinità aiuterà un po’ “a ficcar lo viso a<br />

fondo” (Dante) e a cercare Lui, il Vivente.<br />

Di che vita vive Dio?<br />

Dio vive di Sé, vive Se stesso.<br />

Da notare che la rivelazione, la manifestazione della SS. Trinità non si fa<br />

in modo astratto, teoretico ma in modo concreto, operativo, vitale, con<br />

profusione di Grazia.<br />

Dio mentre si dice fa, secondo la Sua divina Natura si esprime fecondando.<br />

Tema fondamentale dell’operare di Gesù è il Padre Suo.<br />

E’ bene leggere le meravigliose, palpitanti pagine suggerite dallo Spirito<br />

Santo alla memoria di S. Giovanni Evangelista sul discorso di Gesù<br />

all’Ultima Cena per entrare nel tema del Padre: è come lo squarciarsi di<br />

Dio Vivente che attraverso il Figlio Incarnato, servendosi della Sua<br />

Umanità Santissima sconfinatamente e amorosamente presente su ogni<br />

uomo di tutti i tempi, apre gli orizzonti del Suo infinito Essere, del Suo<br />

Atto Vivente, della Sua Caritas che si fa dono di Se stessa, attrae l’uomo<br />

nel Suo vortice ineffabile e, continuando il mistero dell’Incarnazione, lo<br />

raggiunge nella e per la sacramentalità dell’Umanità del Verbo.<br />

Gesù, tutto vivo nel dinamismo, nella economia della Trinità, ha potuto<br />

svelare all’uomo il Padre Suo e il rapporto con il Padre; il Padre: un cantico<br />

che non finisce mai!<br />

6


Gesù non ci rivela il Padre dandoci una notizia ma ce Lo rivela portandoci<br />

dentro il Suo Atto Vivente, nella stessa linea di Lui Figlio Unigenito,<br />

per farci partecipi del Suo amore che diventa generativo anche per l’uomo<br />

in ordine di Grazia.<br />

Con e per Gesù noi diventiamo figli del Padre: “ex Deo nati sunt” -<br />

“Divinae consortes naturae”, come conferma S. <strong>Pietro</strong>.<br />

- Chi conosce Me conosce il Padre perché tutto quello che è Mio, tutto<br />

quello che sono è del Padre.<br />

Il Padre è in Me e Io sono nel Padre e chi vive di Me vive del Padre; tutto<br />

quello che è il Padre Io ve l’ho rivelato. -<br />

Se si crede questo si entra nel mistero del Padre nostro.<br />

Quante anime si sono tuffate in questa realtà divina! Pensiamo a S. Giovanni<br />

della Croce, a S. Teresa d’Avila, a S. Teresa di Gesù Bambino, ecc.<br />

Beata la Tua Umanità, Gesù, che ci ha svelato, raccontato, tradotto con<br />

termini umani questo gran mistero e così noi uniti ad essa possiamo cantare:<br />

“Abbà”, Babbo nostro, e trovarci in un rapporto con Dio che non è<br />

di creature esterne a Lui Creatore ma di generati Suo vivere nella Sua vita<br />

eterna, voluti figli.<br />

Qui la Misericordia si fa Padre generante.<br />

Ora si potrebbe sviluppare la vita, la rivelazione di Gesù, il Suo atto<br />

Redentorio ma per il momento mi rimetto ai “45 misteri del Rosario”,<br />

alla “Via Crucis” e alle altre meditazioni sull’argomento; ci sono poi<br />

tante pubblicazioni di santi e di studiosi che hanno commentato la vita di<br />

Gesù (Lagrange, Grand Maison, ecc.).<br />

In passato ogni studioso dei Vangeli, della S. Scrittura ci ha lasciato come dono<br />

del suo amore di studioso e credente una vita di Gesù (ne ho letto a decine sempre<br />

con gioia dello spirito) ma da tempo nessuno ha più il coraggio di darcene<br />

una; ormai le ultime valide si sono fermate a più di cinquant’anni fa. Perché?<br />

Eppure il Gesù del 2000 è un Gigante; se raccogliamo scritti, testimonianze,<br />

pubblicazioni di ogni tipo, abbiamo un mare di documenti che ci<br />

narrano Gesù amato, studiato, servito da umili e da grandi spiriti, un Gesù<br />

che illumina tutto il cammino della società umana, un Gesù che risulta<br />

sempre più nostro, più luminoso, più affascinante, più umano e divino.<br />

7


Oggi per un intelletto normale, sincero e onesto credere a Gesù può essere<br />

attuato con sicurezza, a occhi chiusi come suol dirsi.<br />

Il non crederLo sa di falsità, di orgoglio vanitoso, vuoto e spesso cattivo;<br />

e se non si crede a Lui non si vive, non si è nella vita eterna (vedi<br />

S. Giovanni).<br />

Chi non riesce a leggerlo sappia almeno sfogliare il “Dictionnaire de<br />

Spiritualité” per capire chi è Gesù e quale la Sua potenza negli spiriti<br />

lungo i millenni.<br />

Quanti volumi viventi, oltre agli Apostoli e agli Evangelisti, ci hanno narrato<br />

Gesù!<br />

E’ fondamentale per entrare nella realtà divinamente operante di Gesù,<br />

per rendere dilatata, allargata, approfondita la Sua conoscenza, per<br />

rispondere alla Sua volontà di farSi conoscere come Lo conosce il Padre,<br />

è necessario, decisivo trovarLo e meditarLo nel mistero Eucaristico.<br />

Il tema è travolgente ma anche qui mi rimetto alle meditazioni già trascritte<br />

sull’Eucarestia e sulla Transustanziazione, meditazioni che possono<br />

aiutare lo spirito ad entrare nel dono vitale mistico, sacrificale di Gesù<br />

Eucaristico.<br />

Un altro tema sull’opera di Gesù è quello della missione dello Spirito<br />

Santo.<br />

Gesù, Figlio dell’Altissimo ma fatto Uomo, si è acquistato con il Suo<br />

Sacrificio il potere di mandare lo Spirito Santo e Lo manda con la Sua<br />

Umanità.<br />

La Sua Umanità, generata per Spirito Santo, si fa trasmettitrice dello<br />

Spirito sull’intera umanità, continuando a svolgere sulla stirpe umana e<br />

su ogni uomo l’opera iniziata all’Annunciazione.<br />

Così l’Incarnazione si attua lungo tutti i secoli, traducendo Gesù ad ogni<br />

uomo, a cominciare dagli Apostoli -”suggeret vobis omnia” -, fecondando<br />

il Corpo Mistico di Gesù, la Sua Chiesa, illuminando con il fuoco del Suo<br />

amore e di Sé stesso tutto dono, portando nel vortice del Padre e del<br />

Figlio dei Quali è la beatitudine amante, il Loro Amore sostanziale, personale<br />

che fonde in un “Unum” eterno il mistero di Dio Vivente nel Suo<br />

Atto Trinitario.<br />

8


L’Umanità di Gesù si fa strumento di questo dono all’uomo.<br />

Lo Spirito Santo, tutto dono amante, si trasfonde in noi ed é “mandato”<br />

da Gesù perché ci porti a vivere tutto Gesù.<br />

Mistero ineffabile!<br />

“Missione” concreta, non ideale.<br />

L’Umanità di Gesù è posseduta e possiede lo Spirito Santo e nel vero<br />

potere e con il potere del Verbo Lo fa acqua zampillante in vita eterna per<br />

ogni uomo che crede nel Signore.<br />

E’ necessario tener presente che l’amore donativo personale di Dio Carità che<br />

si dona per Spirito Santo ha sempre il carattere di un amore generativo (vedi<br />

come ha operato all’Annunciazione e la Madonna lo sa bene!), quindi opera<br />

nell’uomo il “nasci denuo” di Gesù a Nicodemo - “Ex Deo nati sunt” -.<br />

E’ un’opera quindi che non chiama Dio Creatore ma Dio Vivente, che<br />

attrae alla Sua intima vita comunicata in partecipazione per far vivere<br />

l’uomo di vita eterna che è la vita di Dio.<br />

E’ bene notare che la missione dello Spirito Santo si attua non in forme<br />

elitarie ma in modo concreto, prezioso per noi terreni sempre legati ai<br />

sensi per aver sicurezza.<br />

Lo Spirito Santo agisce con Sacramenti, con atti che Lo impegnano e lo<br />

legano al concreto dell’uomo.<br />

Certo lo Spirito Santo non è scevro di ispirazioni interiori e saprà sempre<br />

suggerire, ma la Sua divina presenza è legata ai Sacramenti: al Battesimo,<br />

alla Cresima, che è il suo sacramento specifico, al Suo atto consacratorio<br />

del ministero di Gesù nel Sacerdozio cattolico.<br />

La Sua presenza nel Corpo Mistico di Gesù di cui è il cuore, le Sue lingue<br />

di fuoco del Cenacolo si continuano per secoli e secoli.<br />

Persona divina unificante nel Suo Amore spirato dal Padre al Figlio e dal<br />

Figlio al Padre, fatto Persona, Dono unificante e uno nel gran mistero<br />

Trinitario; Persona Amore che si traduce in noi e si canta dentro con lo<br />

stesso cantico che cantava e canta in Gesù: “Abbà”, Padre mio e il torrente<br />

di vita che sgorga dal Padre passa nel Figlio che lo irriga con la Sua<br />

Umanità a noi e lo Spirito Santo lo feconda in acqua viva nei nostri cuori.<br />

9


di Beniamino Mancuso<br />

È TEMPO DI SANTI<br />

Spesso, quando i grandi della terra compiono la loro opera, quello che hanno<br />

faticosamente creato si dissolve in poco tempo: perché? Il problema è la miopia<br />

di un progetto che, nonostante l’innegabile grandezza del contributo dato<br />

alla crescita dell’umanità, pervade l’azione della persona. La grandezza di<br />

S.S. Giovanni Paolo II è nel guardare lontano, nel sogno a lungo coltivato di<br />

lasciare la Chiesa e il mondo migliori di come la Storia li aveva consegnati ai<br />

contemporanei.<br />

Vediamo la generosità dell’opera nel semestre che abbiamo vissuto: il compiersi<br />

del 25° di Pontificato e l’inizio del 26° si è presentato con momenti grandi che<br />

richiedono una riflessione.<br />

Il Santo di questo periodo è il Santo della missione, un santo cui ben si potrebbe<br />

addire il nostro motto “preghiera, azione, sacrificio”: San Daniele Comboni, un<br />

cristiano con l’incrollabile convincimento che bisogna “salvare l’Africa con<br />

l’Africa”, ha portato in questo semestre il suono dei ritmi africani nella Chiesa<br />

militante; tutti quelli che amano l’Africa, ma che dell’Africa non si nascondono i<br />

molti problemi endemici, hanno gioito nel vedere alla gloria degli altari il Padre<br />

e Profeta della “Nigrizia” evangelizzata con amore, con la fede e con la speranza<br />

dell’Africa – innanzitutto – e poi con la presenza caritatevole, che non è strumentale,<br />

non è “mezzo a fine”, ma è carità totale già definita e finalizzata in se<br />

stessa, per il fatto stesso di essere carità.<br />

E per la carità la beata di questo semestre è Madre Teresa di Calcutta; tanto,<br />

anche su questa nostra pubblicazione, abbiamo scritto a proposito della sua vita e<br />

della grazia di averla conosciuta come una Carità ideale e concreta che è venuta<br />

ad abitare in mezzo a noi.<br />

Per Madre Teresa di Calcutta la grandezza di S.S. Giovanni Paolo II si mostra in<br />

tutto il Suo splendore e la Sua generosità: il Romano Pontefice ha donato la<br />

gioia, ancora una volta, al Popolo di Dio, di vedere elevata agli onori degli altari<br />

una creatura a noi contemporanea, che abbiamo conosciuto, ascoltato, amato, per<br />

dimostrare che la Santità, come è avvenuto per Santo Escrivà e San Padre Pio<br />

10


non è mai qualcosa di lontano o di irraggiungibile, ma è qui in mezzo a noi e,<br />

spesso, come nelle antinomie del Vangelo (ovvero la validità di un precetto evangelico<br />

e la validità possibile del precetto apparentemente opposto) la santità è<br />

fatta di carismi apparentemente opposti, ma in realtà complementari.<br />

Questo, recentemente, lo abbiamo notato nelle elevazioni agli altari contemporaneamente<br />

di S.S. Pio IX e di S.S. Giovanni XXIII: parlammo, in quei giorni, di<br />

“Santità complementari”, oggi diciamo, anche nella semplicità di discorsi che<br />

facciamo tra noi soci del <strong>Circolo</strong>, quando riusciamo a volare più alto, che è veramente<br />

chiaro a tutti noi che con il Pontificato attuale si ha l’attuazione piena dell’assioma<br />

di San Paolo “ognuno di noi ha il suo dono, il suo carisma, per il bene<br />

di tutti”.<br />

Così è per la creazione di nuovi cardinali nel concistoro di questo semestre.<br />

Firme ben più importanti di chi scrive questo breve editoriale parlano e parleranno<br />

del significato di questo pontificato come dono per il bene di tutti, ma noi,<br />

che, nella piazza più bella e più sacra del mondo, il giorno dell’elezione di<br />

Sua Santità leggemmo nella provenienza dalla Polonia, Nazione delle due dittature<br />

del ‘900, la cifra della sofferenza e del riscatto provvidenziale nella persona<br />

del Papa attuale, oggi vediamo anche nella creazione di Santi, beati, nuovi cardinali<br />

e così nella crescita di vescovi e presbiteri, fortificati dalle difficoltà attuali<br />

nella Chiesa e nel mondo, come nella maggiore responsabilità e consapevolezza<br />

evangeliche di tanti laici, la garanzia della continuità della successione apostolica.<br />

Giovanni Paolo II, cui il <strong>Circolo</strong> ha dedicato un libro fotografico per questi<br />

25 anni che noi – il Suo <strong>Circolo</strong> – abbiamo passato al suo servizio umilmente,<br />

certo, ma con totale dedizione, non è soltanto il Pontefice che non ha spezzato la<br />

catena ininterrotta dei Successori di <strong>Pietro</strong>, come già avevano fatto con tanta luce<br />

e pochissime ombre tutti i Suoi Predecessori, ma di quella catena è stato ed è, nel<br />

suo guardare lontano, l’anello forte, l’anello che ha saldato due millenni tra loro,<br />

scongiurando finché si può e fino all’ultimo respiro catastrofiche guerre ed esorcizzando<br />

paure e millenarismi, con la grandezza e la semplicità dello sposo fedele,<br />

nel vigore della salute, e nella sopportazione della malattia, non solo della sua<br />

personale sofferenza fisica, ma della totale assunzione della Croce del dolore<br />

dell’Uomo, di tutto l’Uomo, di ciascun Uomo.<br />

11


Nell’articolo che segue, pubblicato dal giornale romano “Il Tempo”, un profilo<br />

di Sua Santità Giovanni Paolo II nel XXV di Pontificato.<br />

di Giulio Andreotti<br />

PAPA RICOGNITORE DI SANTI<br />

Per le abitudini alle definizioni riassuntive, ogni Papa è catalogato - nel<br />

linguaggio corrente - per sintesi. Pio IX e Porta Pia; Leone XIII e la<br />

Rerum Novarum; Pio X e la lotta al Modernismo; Benedetto XV e l’inutile<br />

strage (la prima guerra mondiale); Pio XI e la Conciliazione; Pio XII<br />

e la scomunica dei comunisti; Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano<br />

Secondo; Paolo VI e la politica della Chiesa verso l’Est; Giovanni Paolo I<br />

il papato brevissimo. Come definire Giovanni Paolo Il mentre inizia il<br />

suo pontificato? Penso a tre possibilità, facendo riferimento al lavoratore,<br />

al ricognitore di Santi e al Pastore nei cinque continenti.<br />

Molti - laici ed anche ecclesiastici – si dicono vicini ai lavoratori,<br />

Giovanni Paolo II è stato in prima persona operaio in mestieri durissimi e<br />

sono esperienze che segnano per tutta una vita.<br />

Nelle prime note biografiche che fecero conoscere al mondo l’arcivescovo<br />

di Cracovia eletto al Sommo Pontificato questa caratteristica suscitò in<br />

molti, anche non cattolici, un interesse particolare, in parallelo a quella<br />

della provenienza da uno dei Paesi dell’area comunista, dove ben nota era<br />

la persecuzione religiosa.<br />

Fu invece straordinaria la irrilevanza dell’elezione di un non italiano<br />

quattrocentocinquanta anni dopo l’olandese Adriano VI.<br />

Certamente senza la conoscenza della nostra lingua l’impatto con Roma<br />

sarebbe stato arduo, forse impossibile. Viceversa qualche piccolo errore<br />

di pronuncia e di accenti umanizzò il rapporto e fece sentire vicino il<br />

Papa che veniva da lontano.<br />

Quattro anni prima si era svolto un Sinodo importante. Nel sottofondo vi<br />

12


era una corrente di innovatori che, non abbastanza soddisfatti per le pur<br />

avanzate decisioni del Concilio, reclamavano la collegialità dei vescovi<br />

anche nell’elezione del Papa; e volevano per i laici non solo aperture, ma<br />

un ruolo di parità con il clero. Posizioni di punta che avevano provocato<br />

non poca sofferenza a Paolo VI.<br />

Mi aveva colpito, nell’occasione, il riassunto dell’intervento dell’arcivescovo<br />

di Cracovia, che - aiutando il Papa - aveva fissato con grande precisione<br />

le linee-guida di un aggiornamento di indirizzi e di strutture senza<br />

gli sconvolgimenti che altri (il cardinale belga Suenens, ad esempio)<br />

andavano proponendo. Non conoscevo di persona il cardinale Wojtiyla,<br />

ma scrissi una nota di commento favorevole alla sua impostazione.<br />

Fra le questioni teologiche da lui fatte emergere figurano lo Spirito Santo<br />

e l’elemento umano nell’opera di evangelizzazione; la proclamazione<br />

della dottrina e la testimonianza della vita; i rapporti tra unità e pluralismo;<br />

l’integrità e l’adattamento dell’annuncio evangelico; le esigenze di<br />

continuità e di rottura che il messaggio di salvezza pone alla mentalità di<br />

chi lo accoglie; l’azione evangelizzatrice nel contesto della secolarizzazione;<br />

i compiti di tutto il popolo di Dio e quelli della gerarchia nell’attività<br />

apostolica. Un particolare impegno di riflessione teologica richiedevano<br />

inoltre i temi dell’indigenizzazione della Chiesa, dei valori delle<br />

grandi religioni non cristiane, della liberazione integrale dell’uomo dal<br />

secolarismo e dall’ateismo programmatico.<br />

Un primo segnale di novità quando fu eletto Giovanni Paolo II lo si ebbe<br />

con l’annuncio della sua andata nel Messico per la conferenza dell’episcopato<br />

latinoamericano. Nei pochi giorni di pontificato, Papa Luciani aveva<br />

aderito alla proposta della Curia di inviare suoi rappresentanti ma di evitare<br />

il rischio di avallare, con la sua personale presenza, le tendenze troppo<br />

avanzate che probabilmente sarebbero emerse. Il nuovo Papa disattese ogni<br />

consiglio di prudenza; andò ed ebbe un rilevante successo su una linea di<br />

equilibrio tra innovazioni e tradizione. Era il primo dei viaggi apostolici<br />

che si sarebbero moltiplicati toccando tutti i continenti e trovando ospitalità<br />

entusiasta anche nei Paesi dove i cattolici sono piccolissimi nuclei.<br />

13


Le più recenti missioni hanno visto intensificarsi l’accoglienza, proprio<br />

per l’evidente fatica che il Papa è costretto a compiere per non arrendersi<br />

dinnanzi alle complicazioni della salute, che pur renderebbero giustificata<br />

una riduzione di impegni. In pochi di questi viaggi il Santo Padre ha inserito<br />

la proclamazione in loco della santità di religiosi e di laici risultata<br />

dai processi canonici che hanno visto - con l’aiuto di Dio, attraverso i<br />

miracoli - una forte intensificazione. Ad esaltare un pontificato basterebbero,<br />

del resto, tre grandi figure elevate agli altari: Padre Pio, José Maria<br />

Escrivà de Balaguer e Madre Teresa di Calcutta.<br />

Per il resto, accenno soltanto a due momenti rilevantissimi: il discorso<br />

alla Camera dei Deputati e la visita alla Sinagoga romana.<br />

Concludo però ricordando l’udienza del 18 settembre 1982 ai partecipanti<br />

alla Conferenza dell’Interparlamentare. Due anni prima, le delegazioni<br />

dell’Est non erano andate in Vaticano. Questa volta nessuno fu assente e<br />

tutti uscirono soddisfatti ed entusiasti.<br />

Fu in quella occasione che il Papa enunciò una delle massime più belle<br />

del suo magistero:<br />

“Opportuna è una menzione del problema della libertà religiosa”. La<br />

Chiesa “non chiede ai Poteri civili alcun privilegio e, con una evidenza<br />

che dopo il Concilio risulta ancor più netta che per il passato”, ha definito<br />

una “concezione globale”, secondo cui la libertà religiosa non è che una<br />

delle “facce del prisma unitario della libertà”, costitutivo essenziale di<br />

una “società autenticamente moderna e democratica”.<br />

14


Nell’Editoriale del Direttore dell’Osservatore Romano, la statura del Papa<br />

che ha cambiato la Storia.<br />

IL PONTIFICATO DI UN GIGANTE DELLA STORIA<br />

di Mario Agnes<br />

Nel XXV anniversario di Pontificato di Giovanni Paolo II ritornano in<br />

mente le parole con le quali il Suo Predecessore Paolo VI si presentò<br />

all’ONU il 4/10/1965: “Noi siamo come il messaggero che, dopo lungo<br />

cammino, arriva a recapitare la lettera che gli è stata affidata ... Sì, voi<br />

ricordate: è da molto tempo che siamo in cammino e Noi portiamo con<br />

Noi una lunga storia...”.<br />

Giovanni Paolo II si è fatto egli stesso Cammino e Lettera. Il Suo<br />

Pontificato, il Suo essere Successore di <strong>Pietro</strong> un cammino concreto, visibile,<br />

senza sosta tra gli uomini e tra i popoli; un cammino nella geografia<br />

della fede, nella geografia delle situazioni, nella geografia della quotidianità,<br />

nella geografia delle sofferenze, delle illusioni, delle delusioni, delle<br />

costrizioni, delle oppressioni, delle speranze di ogni uomo, di ogni popolo,<br />

di ogni Nazione. Ha veramente inaugurato la nuova evangelizzazione<br />

con un itinerario che in venticinque anni si è caratterizzato e si caratterizza<br />

sempre più come giovanneo-paolino-petrino.<br />

Il Suo Pontificato è una Lettera: Egli si consegna alle attese e alle speranze<br />

degli uomini e dei popoli. Si consegna in nome di Cristo; e in nome di<br />

Cristo annuncia ed esige il rispetto della dignità e della libertà di ogni<br />

uomo e di ogni popolo.<br />

L’audacia della Verità<br />

E lo fa con audacia biblica: l’audacia della Verità. Quell’audacia della<br />

Verità che contiene la sintesi di un Magistero e di un’azione, sviluppati<br />

con alta tensione morale, alimentati da una singolare ansia pastorale, pro-<br />

15


posti e riproposti attraverso gli instancabili incontri itineranti.<br />

La centralità della Verità e l’attitudine ad annunciarla nella sua interezza<br />

costituiscono il motivo unificante dei discorsi e dei gesti che scandiscono<br />

il cammino del Papa.<br />

Se la Verità “è il Verbo di Dio vivente, come disse in una omelia nell’anniversario<br />

della Prima Guerra Mondiale, la parola del Padre attraverso il<br />

Figlio, il Verbo che si è fatto carne e si è espresso in seno al mondo, in<br />

seno alla storia dell’umanità”, essa va proclamata affrontando tutte le difficoltà,<br />

sia che vengano dagli uomini, sia che vengano dalle circostanze e<br />

dalle cose.<br />

Audacia della Verità è gridare la Verità senza indebolirla, senza oscurarla,<br />

senza offenderla, senza dimezzarla, nella convinzione che è la Verità a<br />

donare essenza alla realtà esistente e a costituire il fondamento di una storia<br />

nuova ed innovante. Audacia della Verità è coraggio di fedeltà alla<br />

Verità e di compromissione piena e totale con essa.<br />

Audacia della Verità è spalancare le porte a Cristo, è aprire brecce nei<br />

muri di pietra e nei cuori ancor più di pietra. Brecce attraverso le quali<br />

possano passare nella vicenda umana, nel farsi della storia la grande<br />

Verità di Dio sull’uomo, il tenero Vangelo della vita, lo stupendo Progetto<br />

creativo di Dio.<br />

“Non sono io che parlo è Dio che parla”<br />

Una breccia che possa arginare la tentazione luciferina dei nostri giorni,<br />

stravolgere il piano creativo di Dio sull’uomo e sul suo futuro ed è a proposito<br />

di queste grandi realtà che pochi anni fa in Messico il Papa<br />

esclamò: “Non sono io che parlo, è Dio che parla”. Un grido fremente,<br />

impressionante. Il grido dell’Uomo di Dio.<br />

E per la vita e per aiutare a vincere la paura che Giovanni Paolo Il si è<br />

fatto Mendicante di pace. Dall’ONU alla Sardegna e alla Sicilia; dalla<br />

Lituania all’America; dal Muro di Berlino alla Nigeria; dalla Croazia a<br />

Cuba; dalla Bolivia alla Tunisia; dall’India all’Australia; dall’Europa una<br />

all’America una (le sue grandi visioni che mutano la mappa del mondo);<br />

16


da Czestochowa a Pompei una sola richiesta chiara, precisa, esigente: ci<br />

sia nel mondo un organismo che sia una autentica Famiglia di Nazioni. E<br />

perché non deve essere tale l’ONU? Soltanto una Famiglia delle Nazioni<br />

può garantire la pace.<br />

Ed eccolo il Mendicante davanti a noi: il “passo” lento, ma fermo. Un<br />

“passo” che conserva tutta la sicurezza dell’essere guida. L’occhio vigile,<br />

acuto, dalla straordinaria capacità di abbracciare contemporaneamente<br />

singole persone, folle, luoghi e problemi. Un occhio che fotografa e che<br />

conserva nitide le immagini nella mente e nel cuore. Un passo ed un<br />

occhio che rivelano tutta la tenerezza del Pastore. Nessuno gli è lontano,<br />

nulla gli sfugge. Le gioie, le attese, le delusioni, le situazioni di sofferenza,<br />

i drammi, le libertà ferite di ogni persona e di ogni popolo appartengono<br />

al suo cuore. Sono proprietà del suo cuore. Ed ecco che con intrepidezza<br />

di parola e di azione anche in questi ultimi mesi ha levato la propria<br />

voce con l’amore e la severità del padre in difesa dei figli offesi, non<br />

rispettati, non accolti, non riconosciuti nel loro diritto di esistere e di<br />

vivere. E di vivere nella pace e nella libertà.<br />

In questi giorni di patenti e smaccate distrazioni ai vari livelli, è l’unica<br />

voce che si leva per ricordare che l’uomo, ogni uomo, dovunque egli sia,<br />

vale più di tutto. La sola voce che in quattro parole sintetizza un’invocazione:<br />

Verità, Vita, Giustizia, Pace. La voce del Custode della dignità<br />

umana.<br />

Quel cammino lungo la Collina delle Croci<br />

Mendicante della pace, Custode della dignità, Timoniere della Storia<br />

appare sempre più agli occhi di chi ha potuto vederlo in Lituania mentre<br />

saliva la Collina delle Croci.<br />

Un momento unico; un gesto simbolo di un Pontificato che già giganteggia<br />

nella Storia.<br />

Quanto più il Papa saliva, inoltrandosi in quella fitta selva di Croci e calcando<br />

quella seminagione di fede, tanto più quel gesto appariva il simbolo<br />

di un Pontificato.<br />

17


Quel cammino lungo una Collina verso la quale converge e dalla quale si<br />

diparte una singolare geografia della fede; quel cammino attraverso un<br />

luogo unico al mondo per la povertà e per la ricchezza di una fede che<br />

parla il linguaggio struggente della speranza e dell’amore; quel cammino<br />

appare sempre più la sintesi di un Pontificato.<br />

Saliva, con Giovanni Paolo II, la storia da Lui incalzata e costretta a stupirsi<br />

e a stupire.<br />

Salivano gli uomini e le donne protagonisti anonimi di eventi imprevisti.<br />

Salivano i popoli e le Nazioni, crocifissi fino a qualche anno prima ed ora<br />

quasi increduli del riscatto della propria dignità.<br />

Saliva la Chiesa del silenzio che oggi si sforza di trovare le parole per<br />

sollecitare tutti a vincere la paura.<br />

Salivano la debolezza degli oppressi e la fragile potenza dei violenti.<br />

Quei violenti ateocratici sconfitti di fronte al mondo dalla fede semplice<br />

dei senza-nome e dall’audacia della Verità del Successore di <strong>Pietro</strong>.<br />

Sulla Collina delle Croci quasi si legge l’autobiografia di un Sacerdote, di<br />

un Vescovo, di un Papa. L’autobiografia di un Pontificato.<br />

L’autobiografia della Chiesa di questi venticinque anni.<br />

E sembrano confermarlo le tre stazioni compiute dal Santo Padre lungo la<br />

salita.<br />

La prima presso la grande Croce di legno piantata nel maggio 1981 a<br />

ricordo dell’attentato in Piazza San <strong>Pietro</strong>.<br />

La seconda presso una Croce di marmo bianco che farà memoria della<br />

peregrinazione di Giovanni Paolo II: una Croce sulla quale sono scolpite<br />

le famose parole “in hoc signo vinces”, le quali in quel luogo sono rivelatrici<br />

di un monito storico. Due volte, infatti, il regime ateocratico aveva<br />

fatto distruggere le Croci e due volte esse sono sorte più numerose. Ed<br />

ora sono lì, segno di Redenzione di fronte alle ideologie di ogni tipo, ai<br />

blocchi, ai sistemi caduti e non caduti.<br />

La terza stazione in cima alla Collina presso l’immagine della Madonna.<br />

Momento alto ed umile di un cammino incominciato da lontano e proiettato<br />

lontano.<br />

18


Proiettato verso una nuova primavera evangelica, che si fa impegno e vita<br />

in quanti ringraziano il Signore per aver donato alla Chiesa e al mondo<br />

questo Successore di <strong>Pietro</strong>. Quest’Uomo di Dio. Stupore della storia;<br />

stupore delle nuove generazioni per il cui futuro sempre tenera è la Sua<br />

carezza. La carezza di Giovanni Paolo Il che dischiude orizzonti nuovi.<br />

L’orizzonte dischiuso dal pellegrinaggio giubilare sul Sinai, la Santa<br />

Montagna della Verità e della Libertà: l’orizzonte di Dio.<br />

Quest’Uomo di Dio umilmente obbliga tutti - credenti e non credenti - a<br />

sollevare il capo verso l’Alto, a ritrovare il sentiero che porta verso “vette<br />

ardite e pacificanti”, verso la vetta dell’Incontro.<br />

Non sono riusciti a distruggere la Lettera<br />

E continua, Giovanni Paolo II, a farsi e a consegnarsi come Lettera. La<br />

“busta” è un po’ sgualcita: in venticinque anni è stata toccata per fede e<br />

per amore da tante e tante mani. È stata toccata anche da mani omicide, il<br />

cui disegno era quello di distruggere la Lettera. Non vi riuscirono. E se la<br />

busta fu violata - e le conseguenze si vedono -, la Lettera è rimasta intatta<br />

e lucida. Dai caratteri indelebili e penetranti. E’ la Lettera di Dio.<br />

19


L’Eminentissimo Cardinale Fiorenzo Angelini ha ricordato per le pagine<br />

dell’Osservatore Romano la grandezza del “Defensor Civitatis ”S.S. Pio XII.<br />

Cronaca di un giorno storico nei racconti di un Cardinale Romano.<br />

SESSANT’ANNI DAL BOMBARDAMENTO<br />

DEL QUARTIERE DI S. LORENZO A ROMA<br />

POLVERE E SANGUE SULLA BIANCA TALARE DI PIO XII<br />

del Card. Fiorenzo Angelini<br />

Dell’accorrere di Pio XII al quartiere S. Lorenzo fuori le Mura in occasione<br />

dei due gravissimi bombardamenti di Roma nell’estate del 1943 scrissero<br />

tutti i giornali del tempo e, successivamente, storici notissimi e meno noti.<br />

Chi ne scrisse, tuttavia, generalmente non si era trovato sul posto, e si basò<br />

sulle testimonianze dei protagonisti della tragedia. Io fui presente e, a tanti<br />

anni di distanza, rivedo e valuto Pio XII e i suoi quasi vent’anni di pontificato<br />

alla luce di quella presenza tra le vittime del bombardamento: una presenza<br />

coraggiosa e paterna, nobilissima e insieme umanissima.<br />

Il mio ricordo incancellabile riguarda il bombardamento di Roma del<br />

13 agosto 1943.<br />

Quella mattina, verso le 11.00, nella chiesa della Natività in Via Gallia,<br />

stavo celebrando la S. Messa, presenti pochissime persone. Al Pater<br />

noster, d’improvviso, ci sentimmo investiti dal tremendo bombardamento:<br />

pensai che le bombe cadessero proprio su Via Gallia, a due passi da<br />

noi. Terminata la S. Messa, scesi nella cripta dove erano accorse decine<br />

di persone per ripararsi. Ricordo perfettamente il precipitarsi disperato<br />

degli operai, dei militari e degli impiegati della Direzione di artiglieria<br />

che allora si trovava in Via Etruria. Furono scene di panico incredibili;<br />

chiesa e cripta risentivano delle vicine esplosioni delle bombe di aereo e<br />

oscillavano paurosamente, dando la netta sensazione di un crollo imminente.<br />

Impossibile descrivere le scene di terrore della gente, le loro manifestazioni,<br />

le grida, le implorazioni di aiuto ed anche di preghiera. Rivedo<br />

20


ogni cosa con immutata lucidità; scene mai più cancellate dalla mia<br />

memoria, poiché delle gioie si dimenticano facilmente molti particolari,<br />

mentre delle tragedie vissute tutto resta incancellabile. .<br />

Dopo aver cercato di calmare e confortare insieme agli altri sacerdoti<br />

della parrocchia quanti si erano rifugiati nella cripta, il senso del dovere<br />

mi spinse ad uscire all’aperto, sulla strada. Presi con me l’Olio Santo<br />

degli infermi e un certo numero di ostie consacrate. Da Via Gallia, in<br />

direzione di Piazza Tuscolo e di piazza Re di Roma, si alzavano altissime<br />

colonne di fumo. Mi avvicinai alla zona, correndo a buona velocità...<br />

Arrivato a piazza Re di Roma mi trovai coinvolto nella seconda ondata<br />

del bombardamento degli aerei inglesi. Fu un panico generale e anch’io,<br />

come avevano fatto gli operai nella cripta, mi aggrappai istintivamente<br />

alle mura di un palazzo, attendendo che terminasse l’ondata delle bombe.<br />

Ancora mi domando come mi salvai. Non fu coraggio e neppure fortuna,<br />

fu la Provvidenza che mi volle salvo. Superati i primi momenti di totale<br />

smarrimento, ripresi a correre e, in poco tempo, mi trovai sui luoghi del<br />

catastrofico disastro, cioè nella zona compresa tra le vie Taranto, Orvieto,<br />

Porta Maggiore, San Lorenzo, Piazza Ragusa. Palazzi di sei, otto piani<br />

erano ridotti a cumuli di macerie; straziante la scena dei parenti delle persone<br />

che erano rimaste sepolte. Mi trovai tra centinaia di morti con i<br />

corpi straziati, tra centinaia e centinaia di feriti; mi dedicai subito a questi.<br />

Amministrai molte sacre Unzioni, e diedi sotto forma di Viatico anche<br />

l’Eucaristia. Lo spettacolo era raccapricciante, un’autentica strage, considerando<br />

le vittime tra e sotto i numerosi palazzi crollati e colpite dal<br />

mitragliamento del treno Bari-Roma che, proprio a quell’ora, era arrivato<br />

nella capitale; si diceva che il convoglio trasportasse almeno duemila persone.<br />

Proprio dove il treno si era arrestato, sulla Via Casilina, davanti alla<br />

chiesa di Sant’Elena, cadde, vittima del suo dovere, padre Raffaele Melis,<br />

Oblato di Maria Vergine, religioso e prete esemplare che godeva, per il<br />

suo prestigio di pastore di anime, di grande ammirazione e di straordinaria<br />

popolarità. Giovanni Paolo II lo ha ricordato il 17 gennaio 1993 nell’omelia<br />

durante la sua visita a questa parrocchia romana. Dal 1987, le<br />

spoglie dell’eroico pastore riposano nella sua chiesa. Ricordo con particolare<br />

commozione le tante mamme che, scendendo dal treno e cercando<br />

disperatamente scampo, restarono abbattute stringendo tra le braccia un<br />

21


loro figlio; scene ancor più sconvolgenti per la particolare sfigurazione<br />

dei corpi dovuta allo spostamento d’aria provocato dalla violentissima<br />

deflagrazione delle bombe. Mentre mi aggiravo commosso e sconvolto,<br />

mi trovai d’improvviso in una strada dove vidi un’automobile nera con a<br />

bordo il Papa, Pio XII, insieme a Mons. Giovanni Battista Montini e al<br />

Conte Enrico Galeazzi. Si era nei pressi di piazza di Villa Fiorelli. La<br />

strada era quasi deserta e, a me che arrivavo dal basso, l’automobile mi si<br />

parò davanti come se mi venisse contro. Allargai le braccia al centro della<br />

strada, gridando e indicando che poco lontano, dietro di me, in una voragine,<br />

c’era, e ben visibile, una grossa bomba di aereo rimasta inesplosa.<br />

Mi sentii rabbrividire, perché venivo a trovarmi in una vicenda che, per<br />

me giovanissimo prete, appariva del tutto irreale, mentre invece la stavo<br />

vivendo in prima persona, senza naturalmente pensare in quel momento<br />

che una tale esperienza mi avrebbe segnato per tutta la vita. Il Papa scese<br />

dalla vettura, mentre la gente accorreva con amore prepotente verso chi,<br />

particolarmente in quel momento, rappresentava l’unico riferimento di<br />

salvezza. Urla, grida contro il governo, contro la guerra, poi implorazioni<br />

accorate al Papa invocando la pace; ed anch’io, ricordo, fui in quella<br />

vicenda un trascinatore di folla, incitando a chiedere la fine della guerra e<br />

a pregare per la pace. Il Papa, commosso, restò quasi impietrito e a mani<br />

giunte, come Gesù di fronte all’immagine di Gerusalemme distrutta,<br />

pregò per la sua Roma martoriata, tra i suoi figli, lui Vescovo che certamente<br />

considerava come la sacralità della sua diocesi ormai gravemente<br />

infranta diveniva un più forte monito e un più cocente rimprovero al<br />

mondo intero sconvolto dalla guerra. Chissà se, ritornando in Vaticano, il<br />

Papa non pensò come ispirata da Dio la sua richiesta che Roma fosse<br />

dichiarata “città aperta”!<br />

Dopo la preghiera, il Papa accennò qualcosa a Mons. Montini, il quale<br />

subito porse un grosso involucro contenente banconote, che il Santo<br />

Padre cominciò a distribuire tra innumerevoli braccia protese e mille<br />

mani pronte a strappare più che a ricevere l’aiuto del Papa. Presi allora<br />

un’iniziativa che, in condizioni di normalità, mi sarebbe sembrata impensabile:<br />

mi permisi di intervenire, sia pure con sottomessa discrezione, e<br />

dissi al Pontefice che la gente più bisognosa di aiuto, in quel momento,<br />

non era lì; i più bisognosi di aiuto erano le vittime sotto le macerie e le<br />

22


loro famiglie; sarebbe stato meglio, dissi, affidare la somma a due parroci<br />

della zona che, nel frattempo erano sopraggiunti. Il Papa ritenne giusto il<br />

mio povero consiglio e affidò il tutto al parroco della parrocchia dei Santi<br />

Fabiano e Venanzio, che poi provvide alla distribuzione alle famiglie<br />

veramente colpite dal disastro.<br />

Verso sera, sfinito, con la talare impolverata e strappata, mentre gli occhi<br />

mi bruciavano, chiesi ad un autocarro un passaggio fino a S. Giovanni in<br />

Laterano. Giunto a casa, solo, nella mia stanza, mi sdraiai sul letto e,<br />

come stordito, fui colpito da una forte crisi di pianto convulso. Come una<br />

luce, tuttavia, come un segno di speranza infinita, rivedevo la figura del<br />

Papa che, sfidando protocolli e ferree tradizioni, era uscito dal Vaticano,<br />

quando, io credo, ancora non era suonato il “cessato allarme”, per recarsi<br />

tra la gente, la gente doppiamente sua, perché fedeli della diocesi di<br />

Roma e romani come lui.<br />

Il Papa, che era uscito dal Vaticano solo il 5 maggio 1940 per recarsi<br />

nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva, come nel mattino del<br />

19 luglio 1943 non aveva avuto alcuna esitazione. Da quel giorno, nei<br />

lunghi anni di mia consuetudine con Pio XII, egli rimase per me la figura<br />

insieme ieratica e popolare di quel tragico mattino d’agosto: il pastore<br />

pienamente calato nella situazione del suo tempo, ma il solo capace di<br />

risvegliare la speranza. Un luogo comune, che la storia dovrà cancellare,<br />

è che con Pio XII sia finita un’epoca per la Chiesa, così che il grandissimo<br />

Papa sarebbe da considerarsi, come è stato scritto, l’ultimo di quell’epoca<br />

conclusa. Certamente la seconda guerra mondiale, specie per il<br />

mondo occidentale, ha concluso un’epoca. Rivedendo la figura di Pio XII<br />

tra le vittime del bombardamento di Roma, pensando alla sua bianca talare<br />

insudiciata da polvere e sangue, non dimenticando quel suo sguardo<br />

tenero e sgomento, ma attraversato da immenso amore e sostenuto da<br />

generosa tenacia nell’essere vicino al suo popolo così duramente provato,<br />

non posso che considerare Pio XII come il primo Papa della nuova epoca<br />

che si è aperta per l’umanità e per la Chiesa, dopo il secondo conflitto<br />

mondiale. E i nastri filmati dell’Istituto LUCE che hanno immortalato la<br />

presenza di Pio XII tra le vittime del bombardamento di Roma restano la<br />

più fedele e incontestabile pagina di storia che, in pochi fotogrammi,<br />

ricorderanno per sempre come una pietra miliare il suo pontificato.<br />

23


Una meditazione di un eminente teologo sulla festa cristiana che ha permesso<br />

la redenzione dal peccato. Un modo di segnalare, per noi, il commento<br />

alle letture della domenica “secondo le scritture”: una trilogia che esprime<br />

in modo nitido la prospettiva biblica liturgica per una riflessione aderente<br />

alle Scritture e pienamente attualizzata.<br />

di Mons. Gianfranco Ravasi<br />

TEMPO DI NATALE<br />

Natale del Signore<br />

“Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di<br />

tutta la terra. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.<br />

Anche Giuseppe salì a Betlemme per farsi registrare insieme con Maria<br />

sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono<br />

per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito,<br />

lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto<br />

per loro nell’albergo.<br />

C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la<br />

guardia al loro gregge... Essi andarono senz’indugio a Betlemme e trovarono<br />

Maria e Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia” (Lc 2).<br />

“Veniva nel mondo la luce vera che illumina ogni uomo... Ma il mondo non<br />

la riconobbe. Venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1).<br />

“Triste, malinconico, amaro Natale, anche quest’anno sei giunto a noi...”:<br />

questo verso di una lirica di un poeta francese sembra a prima vista solo<br />

una stravaganza. Il Natale è, infatti, per eccellenza la festa della gioia. Si<br />

stanno già accendendo nelle nostre città le sue luci: le notti sono squarciate<br />

dai festoni delle stelline luminose e dalle più volgari insegne al<br />

neon, le strade sono percorse dal filo musicale delle zampogne o dei<br />

dischi natalizi, si pensa a regali e a cene sontuose, la civiltà dei consumi<br />

ci bombarda con mille segnali pubblicitari. Il Natale è come una tregua<br />

annuale in cui trionfano i buoni sentimenti, gli auguri di felicità prevalgono<br />

sulle imprecazioni e si moltiplicano le tenerezze per i bambini.<br />

Tuttavia, se dovessimo leggere più attentamente le pagine dei Vangeli,<br />

raccolte nei capitoli di apertura di Matteo e di Luca, scopriremmo che la<br />

luce, la gioia e la pace della nascita di Cristo sono striate da tanti segni<br />

oscuri di dolore, di amarezza, di paura. D’altra parte i cosiddetti “Vangeli<br />

24


dell’infanzia”, attraverso una fitta serie di allusioni e di rimandi, ci fanno<br />

balenare nel ritratto del bambino Gesù già il volto del Cristo crocifisso e<br />

risorto. Sul Natale si proietta già l’ombra della croce. Non per nulla la<br />

scuola pittorica russa di Novgorod (XV sec.) ha sempre raffigurato Gesù<br />

bambino in una culla che aveva la forma di un sepolcro di marmo.<br />

Sfogliamo allora le pagine del Vangelo alla ricerca di questo “Natale del<br />

dolore”, dei suoi protagonisti, delle sue lacrime e persino del suo sangue.<br />

Il Natale, infatti, è stato ed è ancor oggi un giorno anche di sofferenza.<br />

Noi ora ci accontenteremo di isolare, all’interno dei testi evangelici che la<br />

liturgia ci offre per le tre Messe del Natale, le presenze di dolore che rendono<br />

il Natale un giorno vicino anche a tutti coloro che lo vivono senza<br />

festa ed allegria. Già l’apertura del Vangelo della Messa della notte è<br />

significativa con la sua menzione del censimento ordinato da Augusto: le<br />

persone semplici, i sudditi sono considerati dai potenti come pedine da<br />

spostare qua e là sullo scacchiere del mondo senza nessun rispetto, anzi<br />

per depredarli e per soggiogarli. Maria e Giuseppe dalla Galilea devono<br />

scendere faticosamente fino nella Giudea, a Betlemme, per farsi registrare<br />

secondo la prassi del censimento nel luogo d’origine tribale.<br />

Significative saranno anche le prime presenze attorno al Cristo, quelle dei<br />

pastori, evocate anche dalla Messa dell’aurora. Si tratta ancora una volta di<br />

poveri senza fissa dimora, di persone considerate impure dal giudaismo<br />

ufficiale di allora perché vivevano a contatto con gli animali. Ma è proprio<br />

a loro che si rivela il Signore dei poveri e degli umili ed è sulla loro miseria<br />

e sulla loro emarginazione che fiorisce la speranza del Natale.<br />

Eccoci poi alla scena centrale del parto di Maria in una stalla. Anche se<br />

per noi il presepio è diventato ormai un segno di poesia e di tenerezza, in<br />

realtà le parole di Luca che sentiamo in questa notte sono ben più severe:<br />

“Maria diede alla luce suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo<br />

depose in una mangiatoia perché non c’era posto per loro nell’albergo”.<br />

Per tutta la sua vita Cristo resterà senza una casa propria; come egli dirà,<br />

non avrà neppure una pietra come guanciale per la notte. Subito la sofferenza<br />

si allarga attorno a quel bambino come una grande macchia oscura.<br />

Anche il glorioso inno del prologo di Giovanni, che costituisce la pagina<br />

evangelica della Messa del giorno di Natale, è attraversato dall’oscurità e<br />

dal rifiuto: il mondo “non riconosce” il Cristo e “la sua gente, i suoi non<br />

l’accolgono”. È il dramma dell’ostilità che scandirà il futuro di questo<br />

bambino e che raggiungerà il suo vertice sul colle del Golgota.<br />

25


Attorno al Natale, allora come oggi, si stringe la morsa del sangue, della<br />

violenza e dell’oppressione. Pensiamo solo alla strage degli innocenti.<br />

Bene ha fatto la liturgia bizantina a far diventare 14000 bambini quella<br />

decina di piccoli betlemiti uccisi o il calendario siriaco a renderli 64000 o<br />

certe antiche tradizioni a portarli fino a 144000, il numero simbolico perfetto<br />

dei giusti dell’Apocalisse: in queste vittime innocenti sono rappresentati,<br />

infatti, tutti gli innocenti sterminati, i cui nomi non sono registrati<br />

negli archivi delle polizie segrete e neppure in quelli di “Amnesty<br />

International” ma solo nel “libro della vita” di Dio.<br />

Pensiamo anche alla fuga in Egitto. Gesù bambino coi suoi genitori è<br />

simile a uno dei molti profughi e rifugiati politici di tante regioni della<br />

terra e di tante epoche della storia. Guttuso nella Cappella della Fuga in<br />

Egitto del Sacro Monte di Varese ha voluto raffigurare Maria, Giuseppe e<br />

Gesù come una famiglia di profughi palestinesi, spauriti, costretti ad<br />

abbandonare la loro casa, errando nel deserto. Cristo condivide fin dalla<br />

nascita le sofferenze degli esuli e degli ultimi della terra.<br />

Il “Natale dei dolori” ci aiuta a vivere i nostri giorni natalizi in modo<br />

meno superficiale, uscendo un po’ dal caldo delle nostre case in festa per<br />

cercare il piccolo Gesù ancor oggi disperso nel freddo delle strade o<br />

nascosto nel cuore dei vecchi soli, degli uomini umiliati dalla povertà,<br />

rinchiusi nei campi-profughi, schiacciati dalla malattia o dalla violenza.<br />

C’è un Natale dei dolori che forse ha una presenza più viva di Cristo di<br />

quanto l’abbia il Natale della festa e dell’allegria.<br />

26


di Vincenzo Palazzo<br />

“IN HOC SIGNO VINCES”:<br />

LA CROCE<br />

(E il suo significato)<br />

Dante evoca nella Divina Commedia (Paradiso, canto XIV) il celeste fulgore<br />

della croce:<br />

“... quella croce lampeggiava Cristo,<br />

si ch’io non so trovare esempio degno.<br />

Ma chi prende sua croce e segue Cristo,<br />

ancor mi scuserà di quel ch’io lasso,<br />

vedendo in quell’albor balenar Cristo.<br />

Di corno in corno, e tra la cima e il basso,<br />

si movean lumi, scintillando forte<br />

nel congiungersi insieme e nel trapasso”.<br />

Guardo una Croce, la sua forma e penso al suo alto significato. Uno<br />

“strumento” la cui rappresentazione divenne emblema della fede<br />

Cristiana nel IV secolo, dopo che l’imperatore Costantino, convertitosi<br />

alla nuova religione, ebbe posto quel segno sul suo labaro, dandogli, così,<br />

il merito della vittoria. Secondo la tradizione, Cristo in persona apparve a<br />

Costantino e gli ordinò di mettere la croce sulle sue bandiere e sugli scudi<br />

dei soldati.<br />

Mi domando se c’è un segno per il cristiano più sintetico e nello stesso<br />

tempo più grande di questo. Il segno più santo che ci sia, che il credente<br />

vede rappresentato dovunque, come nell’albero della nave che solca il<br />

mare o come nell’aratro che fende la terra.<br />

La risposta la troviamo leggendo le premesse del Messale (PNMR 28):<br />

“Il segno della croce è il segno distintivo del cristiano. Con esso si dà ini-<br />

27


zio ad ogni celebrazione, indicando che essa è compiuta nel segno della<br />

Trinità”. Mentre il Rinnovamento della Catechesi, importante documento<br />

della catechesi post-conciliare, indica il Segno della Croce, al pari di un<br />

atto di elemosina, una parola di conforto o di perdono, come espressione<br />

di una scelta concreta ispirata dalla fede e che ha come termine Gesù<br />

Cristo e come frutto una più profonda partecipazione alla sua vita e alla<br />

sua parola.<br />

“Un tempo” - ebbe a dire Papa Giovanni Paolo II - “i nostri padri innalzavano,<br />

in vari luoghi della terra polacca, la croce come segno che già vi<br />

era arrivato il Vangelo, che s’era iniziata l’evangelizzazione, la quale<br />

doveva protrarsi ininterrottamente fino ad oggi. Con questo pensiero è<br />

stata anche innalzata la prima croce in Mogia, nei pressi di Craiova, nei<br />

pressi di Stara Huta”.<br />

Queste parole ci dicono che dove si innalza una croce sorge, inequivocabilmente,<br />

il segno che v’è giunta la Buona Novella della salvezza dell’uomo<br />

mediante l’Amore.<br />

Così la croce, strumento di un infamante supplizio, diventa vittoria definitiva<br />

sul male e sigillo di salvezza. Tracciato sul nostro corpo, il segno<br />

della croce disegna un patibolo trasfigurato: segno di salvezza per il cristiano.<br />

Dai “Discorsi” di Leone Magno, Papa, leggo: “Quando il Signore portava<br />

il legno della croce, che si sarebbe poi mutato nel simbolo della sua<br />

sovranità, era per lui un grande ludibrio agli occhi degli empi; ma ai<br />

fedeli veniva rivelato un grande mistero. Infatti il gloriosissimo vincitore<br />

del demonio, il potentissimo trionfatore delle potenze infernali, portava<br />

con dolce umiltà il segno del suo trionfo sulle spalle della sua<br />

invitta pazienza. Strumento di salvezza, degno di adorazione da parte di<br />

tutti i popoli”.<br />

Ed era proprio come se volesse, col suo esempio, rendere forti tutti i suoi<br />

imitatori, dicendo: “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è<br />

degno di me” (Mt 10,38).<br />

Oggi l’attualità ci spinge verso un riarmo morale per mezzo della croce.<br />

E’ stato scritto che la mezzaluna, simbolo mussulmano, anticamente<br />

28


segno di unione nella lotta anticristiana, sta per conquistare l’Europa,<br />

senza guerra. E’ una realtà che stiamo vivendo in seguito all’ondata di<br />

emigranti islamici. L’opposizione tra i due emblemi è tornata tale che<br />

espressioni correnti la concretizzano anche nel linguaggio. “La croce ha<br />

vinto”, “la mezzaluna trionfa”.<br />

Le incomprensioni e le opposizioni violente e secolari che dividono cristiani<br />

e musulmani si possono sintetizzare, secondo me, attraverso quest’affermazione:<br />

l’Islam va verso Allah attraverso un libro, il Corano. Noi<br />

cristiani saliamo verso il Signore attraverso una persona: Gesù Cristo.<br />

E’ vero, da una parte, che il Corano ci ricorda alcuni valori comuni: grandezza<br />

di Dio, preghiera, penitenza, azione di grazie, pellegrinaggio. Però,<br />

l’Islam rifiuta i misteri cristiani i cui aspetti fondamentali gli sembrano<br />

inconcepibili. Per esempio, come accettare un Dio crocifisso, come adottare<br />

un segno, la croce per l’appunto, che ricorda il supplizio del Giudice<br />

Sovrano.<br />

La crociata s’impone: non la lotta armata, ma, come dicevo prima, con il<br />

riarmo morale per mezzo della croce. Per praticare questa via, il cristiano<br />

dovrebbe, sempre più e sempre meglio, vivere la sua religione più intensamente,<br />

portare la sua croce, e di essa tracciare sovente il segno perché<br />

è il segno della totalità ed è il segno della redenzione.<br />

Il segno della croce è la protezione cristiana che santifica tutto l’essere.<br />

La vita del cristiano, dal Battesimo alla tomba, è contrassegnata dalla presenza<br />

della croce.<br />

Nelle case, nelle chiese, sulle sommità dei monti e sulle tombe, la croce<br />

parla di speranza e di resurrezione. Soprattutto sulle tombe, essa è segno<br />

di vita e di vittoria.<br />

A partire dal XII secolo, i vescovi portano sul petto la croce di Cristo ed è<br />

loro consuetudine tracciare, davanti alla propria firma, un piccolo segno<br />

di croce. Nella vita del cristiano la croce è presente soprattutto come partecipazione<br />

alla Croce di Cristo: “Se qualcuno vuol venire dietro di me,<br />

rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24).<br />

Riservata all’esecuzione capitale degli schiavi e dei malfattori d’infimo<br />

rango, la croce veniva usata dai romani come supplizio. La condanna a<br />

29


morte in croce non poteva essere applicata ai cittadini romani, tanto era<br />

considerata ignominiosa. Poiché la croce era ritenuta una tortura infamante,<br />

essa non veniva usata come simbolo cristiano dai membri della<br />

Chiesa primitiva. Dal IV secolo in poi, soprattutto dopo il famoso sogno<br />

dell’imperatore Costantino (nel 312), la croce viene raffigurata sempre<br />

più spesso quale segno della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte.<br />

Nel 326, Elena, madre di Costantino, ritrovò a Gerusalemme la vera<br />

croce di Gesù Cristo, e questo contribuì notevolmente al culto e alla<br />

venerazione della medesima. Nel 335 venne introdotta la festa<br />

dell’Esaltazione della Santa Croce. L’adorazione della Santa Croce, il<br />

Venerdì Santo, ebbe origine a Gerusalemme e dal 700-750 entrò in uso<br />

anche a Roma.<br />

La croce, “scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (1Cor 1,23) è per<br />

i credenti manifestazione della “sapienza” di Dio e segno della glorificazione<br />

del Cristo. In essa si gloriano i cristiani, come ricorda S. Paolo ai<br />

Galati: “Ci gloriamo nella croce di nostro Signore Gesù”.<br />

Mi piace sottolineare un gesto di grande significato che si esegue nella<br />

liturgia.<br />

Alla proclamazione del Vangelo, ci si segna con tre croci: sulla fronte,<br />

sulla bocca e sul petto.<br />

La croce sulla fronte dice che noi siamo del Padre (il Pensiero); sulla<br />

bocca, che apparteniamo al Figlio (la Parola); sul petto, che siamo dimora<br />

dello Spirito Santo che anima il nostro agire.<br />

La croce come simbolo cosmico, immanente al mondo, trova le sue radici<br />

e i suoi sviluppi nella cosiddetta teologia comunitaria della Chiesa antica.<br />

Per gli antichi cristiani la croce era ovunque.<br />

Nella Croce di Cristo, il cosmo è assunto ed è trasfigurato: l’est, l’ovest,<br />

il nord e il sud e l’oltre dei punti cardinali sono ricapitolati, ricondotti<br />

all’armonia assoluta. Paolo, ispirandosi alla enumerazione propria della<br />

filosofia stoica che designava con l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la<br />

profondità la totalità dell’Universo, ricorda come Cristo sia al Cuore della<br />

rigenerazione del mondo.<br />

Sulla Croce Cristo, nota S. Agostino, donando la propria vita cura le feri-<br />

30


te dell’uomo. La croce diventa così strada obbligata d’incontro con l’uomo<br />

ferito dagli strali dell’esistenza. La croce è perciò cattedra, sorgente<br />

di grazia, strada per raggiungere la patria sia per chi la vede che per colui<br />

che non la vede.<br />

La croce di Cristo è pensata da Agostino talmente via obbligata per ogni<br />

uomo, da costituire un tribunale che misura tutti. Il passare per essa - dice<br />

Agostino - è al di là della stessa fede nella divinità, perché è meglio stare<br />

attaccato alla croce senza disprezzarla che vedere la stessa divinità. La<br />

vita infatti della storia umana è come un mare che può essere attraversato<br />

solo se attaccati alla croce di Cristo.<br />

Desidero concludere queste mie riflessioni trascrivendo un brano del processo<br />

verbale, tratto dagli “Atti dei martiri”, che avvenne nel 295, durante<br />

il quale Massimiliano tiene testa al proconsole d’Africa Dione. La scena<br />

si colloca sul solido terreno della storia: un perfetto cristiano, che non<br />

vuole portare armi, Massimiliano per l’appunto, è condannato a morte per<br />

insubordinazione. Il fatto è datato e localizzato a Teveste (oggi Tebessa,<br />

in Algeria). Il giovane obiettore non intende portare che la Santa Croce,<br />

escludendo ogni altra insegna. E’ iscritto nel martirologio del 12 marzo,<br />

morì all’età di 21 anni, tre mesi e otto giorni.<br />

Dione: `Ricevi il sigillo militare, segno del soldato dell’impero romano!<br />

Massimiliano: Non ricevo alcun sigillo, perché ho già in me il segno di<br />

Cristo, mio Signore.<br />

Dione: Centurione, che gli venga imposto il marchio del soldato.<br />

Massimiliano: Non accetto il distintivo del mondo. Io sono cristiano, non<br />

mi è lecito portare appesa al collo una piastra di piombo, perché io porto<br />

in me il segno salutare del mio Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio”.<br />

31


IL CIRCOLO OGGI<br />

Appunti del <strong>Bollettino</strong><br />

Tante volte, e da più parti, è stato chiesto un numero della nostra pubblicazione<br />

“monografico” sul nostro <strong>Circolo</strong>.<br />

Fare questo non sarebbe possibile, perché, come è stato rilevato nel<br />

recente Consiglio Direttivo del novembre u.s., conviene che al <strong>Circolo</strong> si<br />

diano sempre più stimoli e proposte, senza contare che il fatto di allargare<br />

l’orizzonte visivo alla Chiesa tutta e al mondo nel quale il <strong>Circolo</strong> s’inserisce<br />

oltre a dare ampio respiro alla nostra vita, nel fisico e nello spirito,<br />

ci preserva dallo scadere dell’autocelebrazione e in sterili – pur se sinceri<br />

– complimenti reciproci, a vantaggio del formalismo e a detrimento dell’essenza<br />

cristiana che si esplica nell’umiltà e libertà responsabili.<br />

Tuttavia in questo numero, nel quale non ci sono eventi e discorsi che ci<br />

riportino ai momenti salienti del <strong>Circolo</strong>, abbiamo pensato di visitare<br />

idealmente le più belle attività del semestre e quelle Commissioni delle<br />

quali ancora troppo poco abbiamo parlato, silenziose e attive, come laboriosi<br />

ne sono i Presidenti di Commissione e i soci che ne fanno parte;<br />

tutto questo con un occhio rivolto ai momenti liturgici e di scambio<br />

umano e culturale tra i soci, ma, soprattutto, verso l’esterno: mai come<br />

oggi, crediamo profondamente, la comunicazione sommessa e capillare<br />

può fare di più dei boati sordi e inutili delle modernissime regole del<br />

marketing. La comunicazione capillare, basata sulla schiettezza e non<br />

sulla propaganda, offre e propone spunti di riflessione, non vende e non<br />

contrabbanda merce scadente come fosse qualcosa di insostituibile: è la<br />

stessa differenza, pur nella società dell’immagine, che passa tra uno spot<br />

subdolo e subliminale e la proposta di modelli di vita in stile evangelico,<br />

“apparentemente” vincenti gli uni e perdenti gli altri, mentre, nella realtà,<br />

il raccontare scrupolosamente i fatti da sempre vale di più che vendere<br />

fumo agli angoli delle strade. In questo senso, nelle prossime righe “a<br />

cura del <strong>Bollettino</strong>” è implicito il ringraziamento alla collaborazione fatti-<br />

32


va e leale della redazione stessa, si chiamino i redattori Vincenzo Palazzo<br />

e Alberto Sorgi, o si chiamino tutti quei nomi di soci che nel tempo hanno<br />

risposto all’invito a scrivere sul <strong>Bollettino</strong>, dal Presidente Generale, che<br />

ne è Direttore, all’ultimo socio che ci ha onorato dei suoi scritti.<br />

Un grazie particolare a Gualtiero Ventura, a Francesca Manna, a Susanna<br />

ed Elisabetta Miele, e al neo-dottore Giorgio Balsamo perché, pur se<br />

tanto fanno per la Segreteria Generale, non si risparmiano per la nostra<br />

sezione, lavorando per il <strong>Bollettino</strong> e per i suoi “speciali”, anche, spesso,<br />

a “doppia velocità”.<br />

Con questo spirito di un <strong>Circolo</strong> che nel primo insediamento del nostro<br />

Presidente Generale Marcello Sacchetti è stato invitato a parlare, proporre,<br />

e soprattutto operare nello stile netto di “Preghiera, Azione,<br />

Sacrificio” leggiamo quanto segue, con lo spirito al quale ebbe il tempo<br />

di ammaestrarci Papa Luciani: “Anche se avete fatto grandi cose ripetete<br />

al Signore: io sono polvere e cenere: bassi ... bassi!”.<br />

Nella “Vita del <strong>Circolo</strong>” la cronaca, e le date, degli avvenimenti; nelle<br />

righe che seguono, invece, lo stato d’animo con il quale sono stati vissuti<br />

questi eventi da ognuno di noi, nella certezza che, anche ove vi fossero<br />

ripetizioni, in questo ci aiuterà il motto latino, che vale anche per quei lettori<br />

dalle intelligenze sublimi: Repetita iuvant!<br />

Eventi d’incontro nel <strong>Circolo</strong> S. <strong>Pietro</strong><br />

LE CELEBRAZIONI<br />

I Soci hanno partecipato, con l’assiduità che distingue i più assidui, e con<br />

l’invito ai meno assidui ad essere più presenti, agli eventi religiosi che<br />

hanno contraddistinto il nostro Sodalizio anche in questo semestre. La<br />

celebrazione al Verano, la visita e la memoria dei Soci scomparsi, ha,<br />

come sempre, fatto ricordare a tutto il nostro <strong>Circolo</strong> che con quell’appuntamento<br />

sotto la statua di S.S. Pio XII e con quella rappresentanza<br />

33


guidata dal nostro Venerato Assistente Ecclesiastico, quello che si fa nel<br />

<strong>Circolo</strong>, per il <strong>Circolo</strong> e con il <strong>Circolo</strong> non è come scrivere sulla sabbia,<br />

ma, come avviene per tutta la Chiesa e per gli Enti e le Associazioni<br />

benefiche come il <strong>Circolo</strong> S. <strong>Pietro</strong>, anche nel varcare l’estrema soglia<br />

della speranza si lascia a chi resta il compito di non mandar perduto l’impegno<br />

che per molti di noi è totale e sincero. Trovarsi nel giorno della<br />

commemorazione dei defunti è evento di serenità e pace che rammenta a<br />

tutti noi l’operosità che ha contraddistinto nel tempo il <strong>Circolo</strong> S. <strong>Pietro</strong>,<br />

un’operosità nella quale troviamo la forza di guardare costruttivamente al<br />

futuro, certi che si può fare ancor più e ancor meglio di quanto bene è<br />

stato fatto in passato. Per tutto questo la presenza dell’immagine benedicente<br />

di S.S. Pio XII, recentemente restaurata ad opera del <strong>Circolo</strong>, così<br />

rappresentativa della solerzia e operosità silenziosa e incisiva della Santa<br />

Sede perfino sotto i bombardamenti, che non rispettarono neanche i resti<br />

mortali dei nostri simili, è certezza che anche nella liturgia e nella memoria<br />

i fatti contano più delle parole, e le parole hanno un senso solo se i<br />

fatti adeguatamente ne rendono testimonianza.<br />

Altrettanto importante, sul piano dei fatti, dei simboli e delle parole, è<br />

stata anche quest’anno la celebrazione dell’8 dicembre, giorno<br />

dell’Immacolata, presso l’Istituto S. Giuseppe de Merode, con l’omaggio<br />

floreale all’immagine della Madonna Santissima in piazza di<br />

Spagna.<br />

Quest’anno alla celebrazione erano presenti rappresentanti del <strong>Circolo</strong> di<br />

tutte le età. L’attenzione alla figura di Maria nella storia della Redenzione è<br />

stata mirabilmente illustrata dall’Arcivescovo Ettore Cunial, e molto bello<br />

è stato vedere i più giovani del <strong>Circolo</strong> guidare la processione che dal de<br />

Merode raggiungeva la colonna, sulla cui vetta l’immagine<br />

dell’Immacolata benedice i tanti Romani che si affollano fino all’arrivo del<br />

Santo Padre nel pomeriggio dell’8 dicembre. Chi vede e spera nella continuità<br />

del <strong>Circolo</strong> nel futuro non ha potuto non gioire nel veder portare il bel<br />

cesto di fiori donato alla Gran Madre di Dio dalle giovani pronipoti di uno<br />

dei primi e più significativi soci del <strong>Circolo</strong> S. <strong>Pietro</strong>...<br />

34


Un grazie particolare del <strong>Circolo</strong> in questo semestre va a Mons. Paolo De<br />

Nicolò per una celebrazione significativa nel cuore dell’autunno da poco<br />

trascorso.<br />

Le parole d’affetto e di gratitudine espresse al nostro <strong>Circolo</strong> da parte di un<br />

così alto esponente della Prefettura della Casa Pontificia non costituiscono<br />

soltanto una lode al Signore per l’opera di Soci scomparsi, dei quali si faceva<br />

memoria nella celebrazione, ma uno sprone a lavorare senza risparmiarci,<br />

senza attendere gratificazioni, ma sempre finalizzando tutto al massimo<br />

rendimento del <strong>Circolo</strong> nella Chiesa per il miglioramento del mondo, per<br />

tutti noi che siamo impegnati ed in ragione e in misura della responsabilità<br />

che il <strong>Circolo</strong> e la Chiesa ci richiedono. Il ricordo dei nostri Soci Ezio M.<br />

Cioccetti, del giovane Giancarlo Picano e di tutti i nostri cari che ci hanno<br />

lasciato in quest’ultimo periodo diventa allora stimolo a continuare le<br />

nostre opere, sempre con un sorriso accogliente e con un’attività incisiva e<br />

determinata che, da sempre, a piccoli passi ha fatto grande la Chiesa. Altra<br />

Celebrazione in memoria di Marco Tommaso Antonelli e Angelo Buccone<br />

è stata quella celebrata dal nostro Assistente S.E.R. Mons. Ettore Cunial:<br />

un ricordo costante nella preghiera per Soci così significativi e con incarichi<br />

di rilievo nel <strong>Circolo</strong> per lungo tempo o per uno spazio di vita tragicamente<br />

fugace.<br />

In questo senso grande gioia c’è stata in tutti noi per la meditazione e la<br />

celebrazione presieduta dall’Eletto Vescovo Mons. Renato Boccardo, formatore<br />

delle nuove leve del <strong>Circolo</strong>, che dal Santo Padre ha ricevuto<br />

uno tra gli incarichi più significativi per la Chiesa e per il mondo in<br />

questa era che senza ombra di dubbio è l’era della comunicazione:<br />

S.E.R. Mons. Renato Boccardo è il nuovo Segretario del Pontificio<br />

Consiglio per le Comunicazioni Sociali; nelle parole programmatiche, che<br />

nella sua Omelia e nelle sue preghiere per l’Adorazione del Ss. Sacramento<br />

ci venivano comunicate come si fa parlando al cuore di amici veri e sinceri,<br />

è la certezza – con un’eco nelle parole del nostro Vice Presidente Generale,<br />

Dott. Saverio Petrillo, nel consegnargli il dono dei Soci del <strong>Circolo</strong> – che<br />

nel futuro la collaborazione con il <strong>Circolo</strong> sarà ancora più significativa, nel<br />

35


segno di quella necessaria “preghiera in più” di cui ha bisogno – sono parole<br />

di Sua Eccellenza – chi sale più in alto nella responsabilità della Chiesa.<br />

Il <strong>Circolo</strong> gioisce di un Socio che tanto ha fatto e fa per il <strong>Circolo</strong> S. <strong>Pietro</strong><br />

ed offre anche in questo caso al nuovo Vescovo la collaborazione che può<br />

offrire un Sodalizio che tanto può fare per i giovani, per la Carità, per la<br />

Comunicazione della Chiesa nella Verità e per il bene comune.<br />

LA VENDITA DI BENEFICENZA<br />

Sempre più bella, sempre più varia, l’oggettistica presentata quest’anno<br />

alla vendita di beneficenza proveniva da diverse parti del mondo.<br />

Presentata ai Soci dal nostro Presidente Generale, attraverso comunicazione<br />

ai Presidenti di Commissione, ai Delegati ed agli appartenenti al<br />

Consiglio Direttivo, quest’attività diviene sempre più coinvolgente per<br />

quello che deve essere uno dei momenti nei quali l’incontro dei Soci è<br />

incontro “tra le famiglie” dei Soci. Il “grande successo di pubblico e di<br />

critica” è allora non solo il successo delle persone che si occupano di<br />

questa meritoria attività, ma è il successo di un <strong>Circolo</strong> che – con l’adesione<br />

a quest’attività e con il ricavato che va a beneficio dei meno fortunati<br />

di una società sempre più frenetica, ma anche molto sensibile ad aiutare<br />

i Poveri in maniera silenziosa, discreta ed incisiva – esprime la<br />

volontà di incontrarsi per far del bene e, cosa tutt’altro che scontata anche<br />

nell’era della comunicazione, di comunicare al suo interno per migliorare<br />

e – certamente – per migliorarsi.<br />

LA “TOMBOLATA”<br />

La beneficenza passa per la tombola.<br />

Questa storica e tradizionale “festa nella festa”, che non è solo per i bambini<br />

ma anche per i grandi, è inutile negarlo, nelle nostre città si va perdendo.<br />

36


Anche il gioco del periodo natalizio è superato dai tanti giochi elettronici<br />

e, insomma, quella che è una virtualizzazione della comunicazione innegabilmente<br />

si ripercuote anche sul gioco da sempre più divertente e natalizio<br />

per le famiglie, tra un pandoro e un panettone.<br />

Così non è per la “tombolata” del <strong>Circolo</strong> e forse questo può far riflettere<br />

che per stare più insieme anche tra Soci e famiglie dei Soci, la formula è<br />

sempre la stessa ed è sempre vincente: semplicità, accoglienza, accettazione<br />

dell’altro così com’è e non come “assolutamente” vorremmo che<br />

fosse e il gioco è fatto...<br />

EVENTI DELL’ATTIVITA’ ORDINARIA<br />

Recentissime da Via Fidene<br />

Come ormai ben sappiamo, il Centro Polifunzionale di Via Fidene è una<br />

delle più avviate, recenti realizzazioni per un miglior funzionamento<br />

delle attività del nostro <strong>Circolo</strong>. Vi trovano spazio Commissioni “storiche”,<br />

come la Commissione Guardaroba, e attività più nuove e all’altezza<br />

dell’esigenza dei tempi che viviamo, come il Centro d’Ascolto, guidato<br />

dal Prof. Paolo Merenda. Il Centro di Via Fidene è affidato al Comm.<br />

Giovanni Stefanelli, e proprio in questi giorni, ci viene comunicato, è al<br />

via la risposta ad una delle esigenze più moderne della nostra società,<br />

l’alfabetizzazione informatica per persone che non potrebbero permettersi<br />

un corso adeguato per imparare ad usare il computer e tutti quei mezzi di<br />

comunicazione ai quali non hanno ancora accesso le fasce di marginalità<br />

sociale, ma che sono indispensabili per rientrare a far parte di uno dei<br />

“sistemi” che più facilmente consentono l’integrazione o la reintegrazione,<br />

quello di una comunicazione informatica che consente di essere al<br />

passo con i tempi e soprattutto di rendersi socialmente utili, una volta<br />

acquisite le cognizioni tecniche di quegli strumenti che, perfino nella<br />

divertita affermazione del nostro Santo Padre Giovanni Paolo II, “cam-<br />

37


iano la vita” non solo del Papa, ma di tutti noi.<br />

Il Comm. Stefanelli chiede a tutti i soci di segnalare casi di persone che<br />

possano accedere a questi nuovi corsi di computer, sperando di poter soddisfare,<br />

nel tempo breve, tutte le richieste.<br />

Dalla Commissione Asili Notturni<br />

Il Presidente della Commissione Asili Notturni, Dott. Eugenio Antilici,<br />

informa i lettori del <strong>Bollettino</strong> che, come sempre, si lavora a pieno ritmo<br />

con iniziative capillari e non eclatanti, molto mirate, ed in piena sinergia<br />

con altre Commissioni del <strong>Circolo</strong>. Il periodo natalizio, in particolare, è<br />

stato un’occasione per approfondire un rapporto più cordiale con gli ospiti<br />

degli asili notturni.<br />

Il Dott. Antilici ci fa sapere che per il pranzo natalizio 32 ospiti sono stati<br />

accolti con la dovuta festosità che il giorno di Natale regala, come sempre<br />

sono stati salutati e hanno ricevuto gli auguri del Presidente Generale,<br />

Dott. Marcello Sacchetti, e quest’anno, in regalo, in un pranzo nel quale<br />

volontari e ospiti “stanno a mensa” insieme, è stata data a tutti una sciarpa<br />

offerta da un’altra attivissima Commissione, quella del Guardaroba,<br />

un paio di guanti ed un panettone, doni non soltanto utili ma anche fortemente<br />

simbolici del fatto che non basta sfamare gli indigenti, ma occorre<br />

anche riscaldarli dal freddo atmosferico di questo rigido inverno con il<br />

calore di cuori aperti, solari, non indifferenti.<br />

Il 17 dicembre una celebrazione aveva preparato al Santo Natale<br />

con invito rivolto a tutti i soci del <strong>Circolo</strong>, i quali, come ricorda il<br />

Dott. Eugenio Antilici, sono sempre i benvenuti, indistintamente, per un<br />

costruttivo volontariato in via S. Maria in Cappella 6.<br />

38


LO STAND ALLA FIERA DI ROMA<br />

... E se di grande successo di pubblico e di critica deve parlarsi, non può<br />

passare inosservato lo stand che il <strong>Circolo</strong> ha allestito, per presentare<br />

tutte le sue opere a chi ancora non ci conosce bene, alla Fiera di Roma,<br />

spiccando per comunicazione e accoglienza tra tutti gli altri stand della<br />

Settimana della Vita Collettiva. Già, perché se è vero che quest’anno questa<br />

importante manifestazione è sembrata un attimo fermarsi per ripensare<br />

le proprie motivazioni ed escogitare un rilancio “nell’anno che verrà”,<br />

è anche vero che per il <strong>Circolo</strong> una presenza in quella che è tra le più<br />

importanti vetrine del panorama religioso, e non solo religioso, della<br />

nostra città è senz’altro un’occasione per rendere il <strong>Circolo</strong> più conosciuto<br />

e più apprezzato in una maniera capillare e diretta da tutti gli abituali<br />

frequentatori della Fiera di Roma. In questo senso è stata importante la<br />

presenza di molti di noi per “raccontare il <strong>Circolo</strong>” nella maniera più alta<br />

e più appropriata sotto la guida del Comm. Pierluigi Cencelli, con il<br />

Comm. Paolo Sansoni e tanti altri che anche in quest’attività, ed in misura<br />

delle proprie capacità e buone disposizioni, sanno di aver dato un contributo<br />

al <strong>Circolo</strong> S. <strong>Pietro</strong>, affinché non debba importare quanto se ne<br />

parli bene o male, ma quanto effettivamente e sempre perfettibilmente si<br />

riesce a fare.<br />

All’apertura dello stand è stata presente l’On. Maria Pia Garavaglia, e tra<br />

i visitatori ricordiamo il Dott. Giuseppe Magno, per lungo tempo<br />

Presidente del Tribunale dei Minori di Roma, e il Dott. Augusto Giordano<br />

della Rai, che ha realizzato un servizio giornalistico sullo stand, accompagnato<br />

dal Direttore dell’iniziativa, sempre più apprezzata a livello locale<br />

e tra gli addetti ai lavori.<br />

39


IL CIRCOLO S.PIETRO ALLA FIERA DI ROMA<br />

“ 39 a SETTIMANA DELLA VITA COLLETTIVA”<br />

di Pierluigi Cencelli<br />

Anche quest’anno il <strong>Circolo</strong> S.<strong>Pietro</strong> ha partecipato alla “Settimana della<br />

Vita Collettiva“, che si è svolta presso la Fiera di Roma dal 14 al 17<br />

novembre, grazie alla generosità della Società Sevicol, organizzatrice<br />

della trentanovesima edizione della manifestazione che, come per lo scorso<br />

anno, ha voluto offrire gratuitamente uno stand.<br />

Un allestimento sobrio definito da<br />

alcuni “stile <strong>Circolo</strong>“, con foto<br />

storiche e cartelloni di sintesi delle<br />

attività delle Commissioni, le più<br />

ampie dimensioni dello spazio<br />

espositivo che ci è stato assegnato<br />

-Padiglione ArteChiesa- rispetto<br />

alla precedente edizione, hanno<br />

permesso di far meglio conoscere la nostra ultracentenaria attività di<br />

volontariato. Si può dire che i numerosi visitatori hanno potuto compiere<br />

un breve viaggio virtuale nella storia delle opere caritative del <strong>Circolo</strong>:<br />

dalla “minestra del Papa” del secolo scorso all’attualità dell’Hospice<br />

Sacro Cuore e del Centro Polifunzionale di via Fidene.<br />

L’On. Maria Pia Garavaglia, Vice<br />

Sindaco di Roma, ci ha onorato<br />

della Sua visita nel corso dell’inaugurazione<br />

della manifestazione,<br />

visita che si è ripetuta il giorno<br />

successivo quando si è amabilmente<br />

soffermata a discorrere con<br />

40


i Soci presenti ai quali ha espresso parole di viva considerazione per il<br />

nostro Antico Sodalizio.<br />

Nel corso delle quattro giornate anche i non romani, o coloro che ancora<br />

non conoscevano il <strong>Circolo</strong>, hanno avuto modo di manifestare apprezzamento<br />

e compiacimento per tutte le nostre attività, in particolar modo sincera<br />

ammirazione è stata espressa per la delicata assistenza prestata presso<br />

la Clinica Sacro Cuore con le cure palliative, la terapia del dolore e<br />

l’assistenza agli anziani fragili.<br />

Sono stati distribuiti oltre mille kit (depliant del <strong>Circolo</strong>, della Clinica<br />

Sacro Cuore, degli Aiuti Internazionali , della Carità del Papa ed un bollettino<br />

di c.c.p.) e molte copie del nostro <strong>Bollettino</strong>. Particolarmente gradito<br />

ed apprezzato, non solo dai religiosi, è stato il libricino del nostro<br />

amato Assistente Ecclesiastico S.E.R. Mons. Ettore Cunial “Cantar<br />

Rosario”.<br />

Quanto sopra brevemente descritto si è potuto realizzare grazie alla generosa<br />

disponibilità di alcuni Soci che hanno provveduto materialmente<br />

all’allestimento ed allo smontaggio dello stand, ed alla sensibilità di quei<br />

Soci e Collaboratori del <strong>Circolo</strong> che, con altrettanta disponibilità, si sono<br />

avvicendati, durante tutto il periodo della manifestazione, nell’accogliere<br />

con signorilità i visitatori. A tutti loro un sentito ringraziamento.<br />

Infine, ma non per ultimo, un particolare grazie ad Ylenia e Cristina, le<br />

due hostess che, con professionalità, discrezione e delicatezza hanno<br />

saputo ben presentare il nostro amato <strong>Circolo</strong> S.<strong>Pietro</strong>.<br />

41


EVENTI STRAORDINARI DEL CIRCOLO S. PIETRO<br />

Le esaltanti giornate dei nostri Servizi d’Onore<br />

I 25 anni di Pontificato di S.S. Giovanni Paolo II sono stati festeggiati sul<br />

sagrato della Basilica di S. <strong>Pietro</strong> in una sera degna delle migliori “ottobrate<br />

romane”. I Servizi d’Onore: la Sezione che ha “l’Onore del Servizio” alla<br />

Sede di <strong>Pietro</strong>, ed in questo semestre ha fatto degnamente onore ad un così<br />

alto incarico, nella serata durante la quale una solenne celebrazione eucaristica<br />

veniva trasmessa nelle case di tutti i fedeli tramite satelliti, radio, televisioni,<br />

ci ha portato a riflettere su quanto questi venticinque anni abbiano contribuito<br />

a cambiare il mondo, quanto, pur non esistendo più la Corte<br />

Pontificia, il <strong>Circolo</strong> S. <strong>Pietro</strong> abbia servito questo Papa con totale dedizione<br />

e affetto, oggi più che mai nei momenti della sofferenza e della speranza più<br />

forte di qualunque evidenza. All’espressione “il Papa indomito” abbiamo<br />

pensato che finalmente si era trovato l’aggettivo per qualificare un<br />

Pontificato di valenza straordinaria; dalla presenza di tutti i Parroci Romani,<br />

di tutta la Curia Romana e di fedeli di ogni parte del mondo ricavavamo la<br />

certezza che servire il Papa, il Servo dei Servi, è espressione di un privilegio<br />

che si sostanzia nell’accoglienza dignitosa e austera dei pellegrini di qualunque<br />

rango sociale, che partono dai più lontani limiti della terra per poter essere<br />

ammessi “ad videre Petrum”.<br />

Tale impressione è stata rafforzata nel giorno della Beatificazione di Madre<br />

Teresa di Calcutta, piccola gigante di Carità, che ha mostrato al mondo che<br />

niente è impossibile a Dio: la matita nelle mani di Dio, la goccia<br />

nell’Oceano, ha ricevuto in un giorno assolato la consacrazione all’onore<br />

degli altari con la sensazione, per tutti noi, che a quella beatitudine moderna,<br />

eppure così simile a quella di S. Francesco, contemporanea, eppure così<br />

consequenziale a duemila anni di Carità Cristiana, si associava un momento<br />

di beatitudine per tutte le persone che abbiano avuto la grazia di conoscerla,<br />

di parlarci o, addirittura, di intervistarla, la speranza che, come Ella<br />

amava ripetere, la Santità non sia un lusso di pochi, ma un dovere di tutti, e<br />

che quindi la beatitudine non sia una parentesi ma un momento che dura<br />

una vita intera.<br />

42


Stesse riflessioni per una giornata molto particolare, per i nostri Servizi<br />

d’Onore: al mattino, un cerimoniale che spiccava per il suo significato precipuamente<br />

liturgico tra gli altri cerimoniali, ci siamo trovati all’ingresso di<br />

Sant’Anna in Vaticano e da lì siamo andati alla Basilica di S. Paolo fuori le<br />

Mura per i funerali di Stato dei martiri di Nassiriya. Una volta tanto il cronista<br />

sente veramente l’inadeguatezza delle parole per esprimere i sentimenti<br />

vissuti in quella mattinata; qualcuno si accorge, in un TG della sera,<br />

che nella cronaca di una giovane giornalista del TG c’è un tributo poetico:<br />

“le foto degli eroi, tutti belli e forti, con la divisa e coi capelli corti”, qualcuno<br />

di noi riesce a capire il senso della nostra presenza lì, a tributare un<br />

omaggio a qualcuno che, come sottolineava il loro cappellano, è morto<br />

avendo capito tutto, anche per coloro che non capiscono niente. Quel giorno,<br />

così vicino alla beatitudine della Carità, poco importa se per eroismo o<br />

martirio, il <strong>Circolo</strong> S. <strong>Pietro</strong> piangeva le vittime di un’Italia sana e forte<br />

che difendeva il mondo più debole dalla vigliacca aggressione del terrorismo,<br />

rappresentava il servizio e la devozione al Papa, servendo le istituzioni<br />

dello Stato italiano, essendo presente ad un evento che avveniva nel<br />

territorio della diocesi del Papa, in una delle Patriarcali Basiliche, quella<br />

di S. Paolo, così importante da essere scelta dal Beato Giovanni XXIII per<br />

l’annuncio del Concilio Vaticano II. Piangevamo i nostri morti, nella speranza<br />

che quel pianto e quel sacrificio non fossero vani e che la vera sconfitta<br />

del momento che viviamo sia la volontà di distruzione e di morte di<br />

cui la guerra è sempre portatrice.<br />

Nel pomeriggio del funerale di Nassiriya la Sezione Servizi d’Onore era<br />

impegnata alla Pontificia Università Lateranense per la presentazione del<br />

libro di P. Leonardo Sapienza, che è una bella raccolta di scritti di un<br />

Pontificato, quello di S.S. Paolo VI, ancora troppo poco approfondito: il<br />

Cardinale Angelo Sodano, il Senatore Giulio Andreotti e il Vaticanista<br />

Luigi Accattoli hanno tratteggiato un profilo di S.S. Paolo VI, che ancora<br />

una volta P. Leonardo Sapienza contribuisce a divulgare, con lo stesso stile<br />

della raccolta di scritti sulla “Civiltà dell’Amore” e quel modo di ricercare,<br />

come sottolinea l’attento lettore Sen. Andreotti, “meglio che con il computer”,<br />

che ha già contraddistinto la raccolta “SPUNTI e APPUNTI”.<br />

Anche questa volta, ponte tra eventi letterari e pontificati, tra beatitudini e<br />

martirii, tra eventi gioiosi o terribilmente tragici, il <strong>Circolo</strong> c’era...<br />

43


IL SERVIZIO D’ONORE IN OCCASIONE DEI<br />

FUNERALI DI STATO PER I CADUTI DI NASSIRIYA<br />

di Riccardo Rosci<br />

Il 18 Novembre 2003 è una data che ricorderemo come il culmine di<br />

una delle più tristi pagine della nostra storia recente; il giorno delle<br />

esequie solenni dei diciannove soldati italiani vittime dell’attentato<br />

che il 12 Novembre, nella città di Nassiriya, ha falciato le loro vite<br />

unitamente a quelle di otto cittadini iracheni, nella cieca barbarie del<br />

terrorismo. Abbiamo pianto diciannove uomini che erano andati a portare<br />

il loro aiuto alla popolazione civile, che avevano stretto un legame<br />

con essa e che, forse, proprio per questo rapporto hanno dovuto “pagare<br />

pegno” a chi vede solo guerra, terrore e sterminio.<br />

La Sezione Servizi d’Onore del <strong>Circolo</strong> S. <strong>Pietro</strong> è stata chiamata a<br />

svolgere la sua opera per un servizio straordinario in questo frangente<br />

delicatissimo, distinguendosi, come sempre, per la disponibilità. Il<br />

fatto in sé è significativo; ci onora non poco che ad una specifica<br />

richiesta inoltrata alla Prefettura della Casa Pontificia dal Cerimoniale<br />

della Presidenza della Repubblica Italiana, volta ad ottenere un valido<br />

sostegno per la gestione del Cerimoniale in questa occasione, la risposta<br />

immediata sia stata quella di indicare il nostro Sodalizio.<br />

Tornavamo a prestar servizio in S. Paolo dopo tre anni dal Giubileo<br />

dei Malati, occasione che suscitò in noi sincera e profonda commozione.<br />

Anche allora il Servizio fu particolarmente delicato, dovendo conciliare<br />

le esigenze di ordine e sicurezza con le indiscutibili particolari<br />

necessità dei Pellegrini presenti.<br />

Il servizio prestato, come ormai buona consuetudine, è stato svolto con<br />

discrezione e al tempo stesso in modo inappuntabile; durante, ma in<br />

modo ancor più sensibile prima della cerimonia, non sono mancati i<br />

momenti di difficoltà. Proprio per la particolarità della zona di azione<br />

dei nostri Consoci, essi sono stati i primi a rendersi conto che i familiari<br />

delle vittime avrebbero sofferto della mancanza di uno spazio<br />

adeguato a poter loro permettere di salutare per l’ultima volta i loro<br />

cari. In una Basilica di S. Paolo carica di tensione e di dolore, a molti<br />

44


di noi è toccato il compito, invero ingrato, di chiedere a quelle persone,<br />

il cui stato di prostrazione era ben intuibile, di lasciare il passaggio<br />

alle personalità politiche e militari presenti in gran numero; tanto più<br />

ingrato se si pensa che l’unico punto di affluenza era proprio a ridosso<br />

della zona in cui un interminabile corteo funebre aveva deposto le bare<br />

dei diciannove caduti.<br />

Nessuno di noi ha nascosto la propria commozione per quanto stava<br />

accadendo. Dobbiamo essere orgogliosi dell’incarico affidatoci quel<br />

giorno e fieri di come è stato svolto, questo nella nostra veste di Soci<br />

del <strong>Circolo</strong> S. <strong>Pietro</strong> e come cittadini italiani che porgevano il loro<br />

doveroso omaggio ai caduti di Nassiriya.<br />

45


di Beniamino Mancuso<br />

RISPETTARE LA SANTA INFANZIA<br />

BAMBINI VULNERABILI<br />

Si chiamavano “scugnizzi”, erano i ragazzi della Napoli di quand’ero<br />

bambino: ragazzini con negl’occhi un’esplosione di vita e di intelligenza;<br />

bene li ha fotografati la bella canzone di Teresa De Sio che descriveva<br />

quegli “occhi come olive nere”, occhi nei quali si rifletteva la volontà<br />

caparbia e la voglia di ricostruzione dell’Italia del dopoguerra.<br />

Oggi che il tempo è passato molti di quei bambini hanno usufruito di un<br />

positivo riscatto sociale e di qualcuno che arriva ai vertici della società si<br />

sente dire “E’ rimasto uno scugnizzo”, allo stesso modo di quei bambini<br />

degli anni ’60 che operavano nella microcriminalità si sente dire, in quella<br />

città così vivace, che il mondo ci invidia per il carattere della gente e per le<br />

sue bellezze naturali, “Quelli sono dei veri mariuoli”.<br />

Il termine nasce dall’affidamento all’unica persona che poteva mettere le<br />

mani sulla testa di bambini sfortunati: Maria, la Madre di Gesù che da<br />

sempre veglia in particolare sull’infanzia abbandonata.<br />

Il tempo passa, corre, vola, da quegli anni tutti italiani della ricostruzione<br />

operosa e concreta, durante la quale nuovamente molti partivano per cercare<br />

fortuna altrove, “fuori nel mondo”, i vettori delle migrazioni si sono<br />

invertiti, “il mondo arriva dentro l’Italia”, il Paese di emigranti diviene<br />

non solo luogo di passaggio verso l’Ovest e il Nord del mondo, ma esso<br />

stesso “Paese d’immigrati”.<br />

Quello che più conta è che si è attuata la profezia di Marshall Mac<br />

Luhan: il Villaggio Globale, lo si voglia o no, lo si respinga in maniera<br />

stupida o felicemente lo si accetti, è un fatto concreto, non più utopia o,<br />

all’opposto, timore inconfessato.<br />

Così, quegli occhi di scugnizzi, misto di speranza e vitalità, di allegria e<br />

tristezza, li abbiamo incontrati per le vie del mondo, in altri colori della<br />

pelle, in Africa e in Asia, ma poi abbiamo anche scoperto che i “bambini<br />

46


della strada”, per le strade del mondo, non erano solo soggetto di diritti<br />

per le adozioni o gli affidamenti – a distanza o tout court che siano – ma<br />

erano spesso oggetto della zona d’ombra della società opulenta che farisaicamente<br />

trasfondeva la sua parte peggiore, il suo volto spietato in quel<br />

male che la Santa Sede per prima nel tempo ha denunciato e che gli Stati<br />

cominciano faticosamente ad avversare: turismo sessuale, pedofilia, traffici<br />

d’organi.<br />

Questi i “nuovi mostri” sociali che la “civiltà” cresciuta nel progresso e<br />

diminuita nei valori ha prodotto nel tempo e che spesso hanno aggravato<br />

la situazione del “Pianeta Fame”.<br />

In questi occhi di bambini, ricordava giustamente il missionario Padre<br />

Osvaldo Tini nella serata di beneficenza in favore della PAMO o.n.l.u.s. alla<br />

presenza del Cardinale Pio Laghi e con la presidenza della Dott.ssa Carla<br />

Martino, tutto si può trovare, ma mai la “pezzenteria”, un invito a capire che<br />

da come verranno o non verranno prese sul serio le richieste d’aiuto che<br />

quei bambini lanciano, come un disperato s.o.s. di Dio alle sue creature a<br />

ritrovare la preziosa umanità che è al cuore di ogni uomo, si gioca la partita<br />

ineluttabile che non avrà vincitori o vinti: a seconda delle risposte saremo<br />

tutti quanti salvi, oppure tutti quanti vinti, inesorabilmente sconfitti.<br />

Da qui l’invito a non sottovalutare i piccoli e i poveri e ad avere una<br />

visione tipica della solidarietà globale e della più autentica carità cristiana,<br />

anche dei beni che il Signore dona ai più fortunati per aiutare chi soffre<br />

più degli altri il peso dell’indigenza: i bambini della strada, meninõs<br />

de rua o scugnizzi che siano, sono – nello stesso modo in cui l’attuale<br />

Pontificato ci insegna a chiamare i giovani “speranza del futuro” e<br />

“nostra personale speranza”, – l’ investimento più bello che la società può<br />

fare per riscattarsi dalle proprie tante cattiverie e dal “peccato sociale”,<br />

così ben definito nella sua manifestazione in “strutture di peccato” nella<br />

enciclica “Centesimus annus” di Papa Giovanni Paolo II. Nessuno abbia<br />

paura di essere tacciato di buonismo o assistenzialismo nei confronti dei<br />

più piccoli tra i poveri, per non avere un giorno quel brutto argomento<br />

che trovò Caino per nascondere il proprio peccato omicida.<br />

Noi siamo veramente responsabili della persona di nostro fratello, perché<br />

spesso l’indifferenza che colpisce i bambini abbandonati, o peggio viola-<br />

47


ti, è come peccato d’omissione, altrettanto grave a causa della sua omertà<br />

spesso connivente.<br />

E rovina il sogno della vera “civiltà dell’amore”, della quale parlano e<br />

operano Pontefici contemporanei e per la quale tentano di operare tutti gli<br />

uomini di buona volontà.<br />

INFANZIA NEGATA<br />

CRONACA DI UN CONVEGNO PENSANDO AD ANGELA<br />

Basta entrare nella sala del Convegno ed ascoltare le prime battute della<br />

giornata di studi per capire che, in piena sintonia con il tema, in questa<br />

giornata si volerà alto, sul piano ideale e delle prospettive, pur rimanendo<br />

con i piedi nella concretezza delle ipotesi operative su un tema così delicato,<br />

1’ “infanzia negata “, uno dei temi che ha reso tristemente famosa<br />

Vico con la vicenda della piccola Angela sul Faito, per la quale tuttora<br />

non è soppressa la speranza di vita.<br />

Già nella introduzione del Sindaco Dilengite l’auspicio che le relazioni della<br />

mattinata e gli interventi del pomeriggio possono servire ad un ulteriore passo<br />

avanti per arrivare a quello che, secondo la definizione successiva del rappresentante<br />

della Regione, potrà essere il tema auspicabile e non utopistico di un<br />

futuro convegno: non più “infanzia negata” bensì “infanzia affermata”.<br />

Il convegno di studio dell’ Hotel Oriente dell’inizio estate 2003 potrà<br />

essere ricordato non solo per l’Alto Patrocinio del Presidente della<br />

Camera dei Deputati Pierferdinando Casini, per le parole d’incoraggiamento<br />

del Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, ma perché gli operatori<br />

che per primi, di supporto al contesto familiare, sono i referenti dell’infanzia,<br />

gli interlocutori privilegiati, ovvero insegnanti, maestri, educatori,<br />

autorità preposte alla promozione dell’infanzia, fino alle maggiori associazioni<br />

di sostegno del settore, hanno dato il massimo nell’escogitare<br />

proposte e nuove strategie per difendere l’infanzia.<br />

Chi ha organizzato il Convegno, il 2° <strong>Circolo</strong> didattico di Vico Equense,<br />

come i relatori e tutti gli intervenuti - questa la sensazione diffusa in tutta<br />

la giornata di studi - non parlava e non ascoltava per una mera, fredda<br />

48


dissertazione accademica, ma mostrava di essere impegnato sul campo,<br />

spesso in prima linea nelle difficoltà più scottanti sul vasto territorio del<br />

panorama equense.<br />

“Infanzia negata”: veramente notevole il contributo della dottoressa Valeria<br />

Rosetti della Procura del Tribunale dei Minori di Napoli per portare al convegno<br />

l’incoraggiamento a collaborare con le istituzioni, mai sostituendosi<br />

al delicato compito investigativo degli organi preposti, ma rompendo gli<br />

schemi di assuefazione agli episodi di abuso e di violenza anche solo subdolamente<br />

psicologici nei confronti dei più piccoli.<br />

Significativo l’intervento della Vice Presidente Nazionale dell’UNICEF,<br />

dottoressa Margherita Dini Ciacci, a rendere chiaro come l’infanzia negata<br />

abbia come problema territoriale un’area vasta che non si ferma alla<br />

borgata, al paese, all’Italia e all’Europa, ma costituisca un punto critico<br />

su cui misurare la capacità di edificazione di un mondo migliore, come<br />

tema di dimensione planetaria e non circoscritta: è la rete di informazione<br />

e collaborazione a costituire lo snodo più costruttivo per rendere un problema<br />

difficile come il non rispetto dell’infanzia, il suo uso e il suo abuso<br />

in tutti i campi, compresa la spina dolens della criminalità, non differibile<br />

nel tempo e da affrontare in tempi rapidi nelle realtà comunali come nella<br />

vasta interdipendenza dei rapporti internazionali.<br />

Nel convegno non sono mancati i riferimenti dei racconti dei “grandi”, il<br />

ricordo che in tarda età faceva della sua “infanzia negata” l’attore<br />

Peppino De Filippo, come non sono mancati veri e propri interventi di<br />

denuncia, tra i quali spicca la relazione del prof. Paolo Farnaro Presidente<br />

dell’AEDE, importante Associazione degli Insegnanti, ed interventi di<br />

diffusa spiegazione degli ostacoli da superare sul piano legislativo -<br />

molto chiara la relazione della dottoressa Maria Giorgia de Gennaro - e<br />

delle possibilità di rinnovato orientamento a tutela dei minori e di chi<br />

molto può fare per passare dalla negazione all’affermazione di un’infanzia<br />

che rimetta al centro della sua ragione d’essere e del suo esserci quei<br />

contenuti che la rendono bella: solarità, allegria, spensieratezza, nel contesto<br />

di una società degli adulti urgentemente più matura e profondamente<br />

più responsabile.<br />

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Visitiamo anche in questo numero del <strong>Bollettino</strong> una Chiesa romana,<br />

una delle più belle e significative basiliche.<br />

di Alberto Maria Sorgi<br />

LA BASILICA DI SANTA SABINA<br />

La perdurante e relativa solitudine dell’Aventino, nonostante gli insediamenti<br />

residenziali dell’ultimo mezzo secolo, ricorda il destino di<br />

isolamento che contraddistinse questo colle dal più lontano passato.<br />

Fino all’epoca dell’imperatore Claudio esso venne mantenuto all’esterno<br />

del pomerio urbano e il luogo venne piuttosto considerato<br />

come particolarmente propizio al culto e alla religione, sicché vi<br />

furono costruiti molti edifici sacri. In particolare venne qui insediato<br />

il Tempio di Diana che ebbe un carattere federativo per le genti latine.<br />

Significativo di una sorte di emarginazione dalla più intensa vita<br />

romana appare l’episodio della secessione della plebe, che si ritirò su<br />

questo colle durante le lotte con i patrizi del 499 e del 459 a.C.<br />

Ad ogni modo il suo particolare carattere vi attrasse gradualmente le<br />

residenze dei mercanti forestieri, dei plebei arricchiti con il commercio<br />

e, infine, di coloro che operavano nel sottostante Emporio.<br />

Soprattutto all’epoca di Augusto, le pendici dell’Aventino accolsero<br />

anche le abitazioni popolari della gente di fatica del Porto fluviale.<br />

La creazione del Porto di Claudio e di Traiano, oltre Ostia, allontanò<br />

dall’Aventino molte abitazioni popolari che vennero rimpiazzate<br />

sempre più da residenze signorili e da impianti termali. Così, durante<br />

l’epoca imperiale, sorsero sull’Aventino le case di grandi personaggi<br />

ed un numero sempre maggiore di templi. Il Cristianesimo trovò su<br />

questo colle, nella casa di Prisca ed Aquila, ricordati da S. Paolo, uno<br />

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dei primi luoghi di riunione e gradualmente sostituì agli antichi i<br />

templi della nuova Fede. Accanto ad essi si ebbero importanti insediamenti<br />

monastici, dai quali partirono missionari per il nord e per<br />

l’est dell’Europa. Verso l’anno mille, il colle, dal quale si poteva controllare<br />

il movimento mercantile che si svolgeva sul Tevere nel fronteggiante<br />

approdo di Ripagrande, divenne una roccaforte in funzione<br />

delle lotte imperiali e cittadine. Esso rimase un centro di forza della<br />

famiglia dei Savelli fino al sec. XIII, quando l’Aventino venne<br />

abbandonato al salmodiare dei conventi fino all’epoca attuale.<br />

La via d’accesso all’Aventino fino a S. Sabina, scoscesa e malagevole<br />

per gli stessi cavalli, fu riordinata e abbassata da Domenico<br />

Fontana sotto Papa Sisto V.<br />

La basilica è una delle più antiche e famose chiese di Roma.<br />

La leggenda vuole che qui sorgesse la casa di Sabina, ma le versioni<br />

sulla sua vita e sul suo martirio sono diverse e contrastanti. Alcuni<br />

dicono che essa sia stata una ricca gentildonna romana convertita al<br />

cristianesimo dalla sua serva greca Seraphia; entrambe furono arrestate<br />

e uccise dai soldati dell’imperatore Traiano nell’anno 114. Altri<br />

invece affermano che Sabina, fanciulla di origine umbra, abbia subito<br />

il martirio, insieme ad altri suoi amici, durante l’impero di<br />

Vespasiano. Perfetto esempio di basilica del V sec., e quindi venerabile<br />

ed ammirevole modello della primitiva e pura concezione di<br />

tempio cristiano, la chiesa venne costruita dal prete <strong>Pietro</strong> d’Illiria,<br />

sotto il pontificato di Celestino I. Vennero utilizzate 24 colonne di<br />

marmo ancirano del tempio di Giunone regina che sorgeva nei pressi.<br />

Nel sec. IX vi furono poi aggiunte parti marmoree, parzialmente<br />

ancora esistenti: la schola cantorum, abilmente ricostruita ricomponendo<br />

gli antichi frammenti, gli amboni, l’iconostasi, la cattedra episcopale<br />

e il sedile marmoreo. Finalmente, nel 1222 Papa Onorio III<br />

che risiedeva nell’attiguo castello Savelli, concesse la chiesa al pro-<br />

51


prio maestro di palazzo, S. Domenico di Guzman, all’atto di approvargli<br />

la regola del nuovo Ordine domenicano. Era infatti dove sorse<br />

la turrita roccaforte baronale dei Savelli la dimora di Papa Onorio III;<br />

ora è stato sistemato un piccolo ma bellissimo parco, adorno di piante<br />

d’arancio e di sparsi ruderi (vi è anche una fontanella con i motivi<br />

araldici di Papa Paolo V Borghese). Il suo vero carattere è comunque<br />

di bellissimo balcone panoramico verso Trastevere e verso la Cupola<br />

vaticana, oltre che sul corso del Tevere (in modo molto simile allo<br />

splendido giardino del Granpriorato dello SMOM, a poche decine di<br />

metri più avanti). Ancora di quell’epoca sono il chiostro ed il campanile,<br />

rimasto troncato verso la metà del seicento. Domenico Fontana,<br />

nel 1587, trasformò l’aspetto interno della chiesa, facendole assumere<br />

una fastosa foggia manieristico-barocca.<br />

Dopo la soppressione dei monasteri, successiva al 1870, seguì un<br />

periodo di abbandono, durante il quale la chiesa e l’intero convento<br />

furono utilizzati anche come lazzaretto comunale.<br />

Finalmente Antonio Muñoz tentò, con lavori effettuati nel 1919 e nel<br />

1936-38 (quando con lui collaborò anche il domenicano p. Gilet) di<br />

recuperare l’aspetto originario della chiesa, con un’operazione<br />

sostanzialmente rispettosa e che ha dato notevoli risultati.<br />

A causa della sua particolare collocazione, con il fianco parallelo al<br />

ciglio del colle, la basilica presenta al visitatore il suo lato destro, con<br />

la lunga fila delle ampie finestre a transenne di selenite e con un<br />

lineare portico quattrocentesco, costruito dal Cardinal Cesarini.<br />

Nell’antistante piazza <strong>Pietro</strong> d’Illiria, bordata di alberi, il muro che<br />

delimita l’attiguo Parco Savello sostiene una storica fontana caratterizzata<br />

da un mascherone. Questa proviene dal Porto leonino che<br />

stava presso l’ospedale del S. Spirito, ma il mascherone, d’antica origine,<br />

adornò per secoli il fontanile di Campo Vaccino (Foro<br />

Romano), sistemato da Giacomo della Porta nel 1593. Dall’atrio<br />

antistante la chiesa, che è sorretto da arcate con antiche colonne e al<br />

52


quale è stato purtroppo addossato un pesante edificio conventuale<br />

moderno, adibito a sede generalizia dell’Ordine Domenicano, si<br />

scorge il famoso albero di arancio che la leggenda vuole piantato da<br />

S. Domenico di Guzman verso il 1220. Essa sarebbe la prima pianta<br />

di questa specie introdotta in Roma.<br />

L’atrio è reso celeberrimo soprattutto dalla porta d’ingresso, originaria<br />

del V secolo e intagliata finemente, oltre che con potenza espressiva,<br />

in legno di cipresso. La porta è incompleta poiché i pannelli<br />

scolpiti si sono ridotti al numero di diciotto dai ventotto originari.<br />

Essi sono montati secondo un ordine che non è più quello originario,<br />

dentro fasce decorative che raffigurano motivi di vite. Di particolare<br />

importanza è il pannello con la Crocifissione, uno dei primi che rappresenta<br />

questa scena. Ci troviamo di fronte a uno dei massimi tesori<br />

dell’arte paleocristiana ed una delle più dimostrative manifestazioni<br />

della potenza creativa della Fede.<br />

L’interno vastissimo, ripristinato nelle sue linee originarie, accoglie<br />

il visitatore nella serena luminosità e nella bellezza del doppio ordine<br />

di colonne corinzie scanalate che suddividono gli spazi delle tre<br />

navate basilicali; purtroppo deve però essere ben lontano dal riprodurre<br />

l’estrema suggestione che il tempio doveva possedere quando<br />

esso era interamente rivestito di mosaico. Dello splendore di questa<br />

forma di ornato ci testimonia ancora la grande fascia mosaicata, policroma,<br />

che sta sulla porta centrale, prendendo l’intera parete e recando<br />

la iscrizione dedicatoria del sacro edificio. Significativa testimonianza<br />

è altresì il fregio di tarsia marmorea policroma che riveste la<br />

zona degli archi (questi furono i primi ad essere introdotti a Roma, in<br />

luogo dell’architrave continuo delle basiliche classiche e del consueto<br />

modello paleocristiano).<br />

Il pavimento marmoreo è di recente ricostruzione, così come i semplici<br />

lacunari del soffitto; dal catino dell’amplissima abside, rivestita<br />

di marmi e con tre grandi finestroni, ci richiama il greve colore del-<br />

53


l’affresco di Taddeo Zuccari che ripete il soggetto e la composizione<br />

dell’originario mosaico andato distrutto nel tempo. Nell’arcone sono<br />

stati dipinti da un certo Cisterna, nel 1917, 14 medaglioni di santi. Al<br />

centro della navata mediana si trova il sepolcro (una lastra tombale a<br />

mosaico, opera di Jacopo Torriti) del Generale dei Domenicani,<br />

Muñoz de Zamora, morto nel 1300.<br />

Altri importanti monumenti funebri si trovano nella chiesa, eseguiti<br />

soprattutto fra XV e XVIII sec. Se ne distingue uno della scuola del<br />

Bregno per il Card. Auxia di Poggio.<br />

La basilica, secondo una tradizione inaugurata da S.S. Paolo VI, è la<br />

chiesa dove il Papa si reca per celebrare la solennità del Mercoledì<br />

delle Ceneri. S. Sabina rappresenta infatti, per tradizione, la prima<br />

stazione quaresimale.<br />

54


Nelle prossime righe, il vissuto particolare dell’accoglienza ad una<br />

Cerimonia Pontificia: un racconto poetico, un simbolismo che fa meditare.<br />

di Andrea Panont OCD<br />

IL BIGLIETTO FORTUNATO<br />

Desideravo assistere ad una funzione in S. <strong>Pietro</strong>, ma i biglietti d’invito<br />

erano finiti. Andai egualmente sperando in un colpo di fortuna.<br />

Ogni mio tentativo fu inutile: senza biglietto era impossibile entrare. Mi<br />

rassegnai, e me ne stavo andando quando incontro un amico con un<br />

biglietto in più. Lo prendo e insieme ci avviamo all’ingresso.<br />

“Signori, il biglietto!” - L’amico presenta il suo e passa. Io presento il<br />

mio , ma: “Lei, con questo biglietto, deve andare da un’altra parte, al lato<br />

sinistro della facciata”. Ci guardiamo perplessi e ci separiamo.<br />

Arrivato al lato sinistro, chiedo alla guardia dove devo andare. Mi sento<br />

rispondere: “mi mostri il biglietto!” e poi: “prosegua lungo il lato della<br />

Basilica, tenendo il biglietto ben visibile, e man mano le daranno indicazioni<br />

o l’accompagneranno, guidandola attraverso i vari passaggi”.<br />

Mettendo in evidenza il biglietto, come mi era stato raccomandato, mi<br />

accorgevo con stupore che le informazioni, il saluto, gli ossequi delle<br />

guardie erano sempre più attenti e rispettosi e mi sentivo chiamare “monsignore”,<br />

“eccellenza”. Rimasi addirittura sbigottito quando mi fu messo<br />

accanto un deferente accompagnatore, un tale Francesco, che mi guidò<br />

fino ad una zona riservata, dicendomi: “questo è il suo posto, ed io le<br />

resto accanto, a sua disposizione, fino al termine della cerimonia”.<br />

Ripresomi dall’emozione, mi accorsi che dal quel posto - e me lo fece<br />

notare anche la mia guida - potevo godere la panoramica della Basilica e<br />

mi trovavo gomito a gomito con le più alte personalità della Chiesa e<br />

dello Stato.<br />

Notando il mio turbamento, la mia contentezza, la mia beatitudine, che si<br />

manifestava con espressioni da Magnificat, Francesco cercò di rinfrancarmi:<br />

“il suo biglietto è il migliore che si possa avere per entrare<br />

in S. <strong>Pietro</strong>; e pensi che, finita la cerimonia, lei, con le altre personalità,<br />

può andare a porgere il saluto e a parlare al Santo Padre”. Ero sopraffatto,<br />

mi sembrava di scoppiare dalla gioia.<br />

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Dio a ciascuno di noi ha dato un “lasciapassare” preziosissimo, quello di<br />

figli suoi, che ci dà la facoltà di arrivare là dove tutti sognano di arrivare:<br />

in Paradiso.<br />

Basta prender coscienza di questo diritto ed esibirlo nei vari passaggi<br />

della vita, dove qualche incaricato di Dio stesso ci suggerisce qual è la<br />

volontà di Dio per noi in quel momento, via via, fino a raggiungere l’abbraccio<br />

del papà, la gioia senza fine.<br />

56


IN QUESTO SEMESTRE AL CIRCOLO<br />

Come di consueto in questa rubrica vediamo i principali avvenimenti che<br />

hanno riguardato i nostri Soci e le loro famiglie nel secondo semestre<br />

2003<br />

Il 16 ottobre, anniversario del XXV di Pontificato, il Santo Padre<br />

Giovanni Paolo II, su proposta della Presidenza Generale del <strong>Circolo</strong>, ha<br />

nominato Addetti di Anticamera il Comm. Pierluigi Cencelli, Vice<br />

Segretario Generale, e il Dott. Comm. Aldo Serio, Presidente della<br />

Commissione Culto.<br />

Tali riconoscimenti sottolineano lo spirito di servizio e la fedeltà con cui i<br />

nostri Soci hanno sempre servito il Sommo Pontefice e sono segno della<br />

paterna benevolenza costantemente dimostrata dal Papa al <strong>Circolo</strong><br />

S.<strong>Pietro</strong>.<br />

Nella stessa data è stato nominato Gentiluomo di Sua Santità il Socio<br />

Gr. Uff. Francesco Bernardi.<br />

Sempre il 16 ottobre sono stati annoverati tra gli Addetti di Anticamera<br />

i Soci Dott. Luigi Andreuzzi e Avv. Cav. Stefano Petrillo.<br />

Il 9 luglio Giorgio Balsamo, nostro socio, ha conseguito, con lode, la laurea<br />

in Medicina e Chirurgia con una tesi su L’udito binaurale: esperienze<br />

in proposito di impianti cocleari e protesi acustiche. Al neo dottore tutte<br />

le nostre felicitazioni e gli auguri per una lunga e brillante carriera professionale,<br />

densa di soddisfazioni e di riconoscimenti, mai dimenticando<br />

lo spirito di servizio e di sacrificio che la professione medica comporta,<br />

soprattutto se vissuta da un socio del <strong>Circolo</strong> S.<strong>Pietro</strong>.<br />

Il 19 luglio Giuseppe Panarello, figlio del nostro socio Antonino e di<br />

Caterina Bevacqua, collaboratrice del Centro d’Ascolto, si è sposato con<br />

57


la Signorina Raffaella Porru nella Chiesa Parrocchiale della Beata<br />

Vergine Immacolata di Seulo - Nuoro.<br />

Sabato 11 ottobre il nostro socio Avv. Stefano Petrillo, figlio del nostro<br />

Vice Presidente Generale Dott. Saverio Petrillo, Direttore delle Ville<br />

Pontificie, si è unito in matrimonio con la Signorina Valentina<br />

Bonferroni. Le nozze sono state benedette da Sua Eminenza Rev.ma il<br />

Cardinale Camillo Ruini nella Basilica di S.Prospero, a Reggio Emilia.<br />

Agli sposi e alle loro famiglie i migliori auguri di ogni bene e felicità, con<br />

i voti di una lunga e serena vita coniugale, sempre illuminata dall’amore<br />

e in spirito di carità cristiana.<br />

Il 28 ottobre la famiglia Rosci è stata allietata dall’arrivo della piccola<br />

Maria Chiara: al fratellino Edoardo, a papà Riccardo, a mamma<br />

Alessandra e a zio Ruggero felicitazioni ed auguri.<br />

Il 29 novembre Mons. Renato Boccardo, nostro socio, Capo del<br />

Protocollo con Incarichi Speciali della Segreteria di Stato, è stato nominato<br />

da Sua Santità Vescovo titolare di Acquapendente e Segretario del<br />

Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.<br />

Venerdì 5 dicembre, nella Sala dei Papi del <strong>Circolo</strong>, il neo Vescovo,<br />

festeggiato da tutti i Soci, in particolare dai numerosi giovani da Lui spiritualmente<br />

assistiti negli anni passati, ha celebrato la Santa Messa e dettato<br />

le Meditazioni in occasione dell’Ora Santa di Adorazione secondo le<br />

intenzioni del Santo Padre.<br />

In chiusura di questa rubrica vogliamo rivolgere un pensiero a tutti coloro<br />

che ci hanno lasciato nel secondo semestre dell’anno appena trascorso:<br />

• il 13 luglio è deceduto, a soli 35 anni, a seguito di una grave malattia,<br />

Giancarlo Picano. Socio dal 1991, faceva parte della Sezione Servizi d’Onore.<br />

La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile nella vita dei genitori e della<br />

sorella, ai quali siamo vicini in questo momento di grande dolore.<br />

• Il 28 luglio è mancato il Cav. Dott. Angelo Buccone. Socio dal 1976,<br />

58


nel 2002 aveva ricevuto il distintivo dorato per i 25 anni di appartenenza<br />

al nostro antico Sodalizio.<br />

• Il 31 luglio, all’età di 94 anni, è tornato alla Casa del Padre il Cav. di<br />

Gr.Cr. Tommaso Marco Antonelli. Socio dal 1965, era stato Presidente<br />

della Commissione Guardaroba nel 1967, e della Commissione Asili<br />

Notturni dal 1970 al 1975. Dal 1991 era Consigliere d’Onore del<br />

<strong>Circolo</strong> e dal 1993 Presidente Onorario della Commissione<br />

Guardaroba. Ci stringiamo commossi alle figlie, nel ricordo del loro<br />

caro papà.<br />

• Il 7 novembre è mancata all’affetto dei suoi cari la moglie del nostro<br />

socio Carlo De Masci, Signora Franca. I funerali si sono svolti<br />

nella Chiesa di S. Maria Immacolata e S. Giovanni Berchmans a<br />

S. Lorenzo. Ci uniamo nella preghiera a Carlo e al figlio Angelo Maria.<br />

• Il 14 novembre ci ha lasciato l’Avv. Dott. Guglielmo Monamì, socio<br />

dal 1983. Partecipe alle nostre opere, si occupava in particolare dei<br />

molteplici problemi dei detenuti come assistente volontario presso il<br />

carcere di Rebibbia.<br />

• Il 17 dicembre è deceduta la Signora Luisa, mamma della nostra Socia<br />

Daniela Chines Vassallo, alla quale siamo vicini nella preghiera in<br />

memoria della cara defunta.<br />

• Sempre nel mese di dicembre è scomparso l’Ing. Gerardo Desiderio.<br />

Socio dal 1977, era rimasto vicino al <strong>Circolo</strong> nonostante non risiedesse<br />

più a Roma da tempo.<br />

Ci uniamo nella preghiera alle famiglie colpite dalla perdita dei loro cari<br />

e assicuriamo cristiani suffragi. Il ricordo di questi cari amici scomparsi e<br />

l’esempio di quanto hanno fatto rimangano impressi nella storia del<br />

nostro Sodalizio, stimolandoci a proseguire quanto da loro intrapreso.<br />

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LIBRI CONSIGLIATI DAL CIRCOLO S. PIETRO:<br />

CARD. DIONIGI TETTAMANZI<br />

VI PARLO DI MONTINI<br />

Ed. Centro Ambrosiano<br />

~ • ~<br />

P. LEONARDO SAPIENZA<br />

PAOLO VI MAESTRO DELLA PAROLA<br />

Ed. Corbo<br />

~ • ~<br />

OXFORD UNIVERSITY PRESS<br />

DIZIONARIO ILLUSTRATO DEI PAPI<br />

Ed. Piemme<br />

~ • ~<br />

DOMENICO DEL RIO<br />

KAROL IL GRANDE<br />

Ed. Paoline<br />

~ • ~<br />

MICHELE BRAMBILLA<br />

GESÙ SPIEGATO A MIO FIGLIO<br />

Ed. Piemme<br />

~ • ~<br />

ELIZABETH-MARIE GANNE<br />

TOMMASO MORO<br />

Ed. San Paolo<br />

~ • ~<br />

VALENTINO SALVOLDI<br />

NON SI MUORE, SI NASCE DUE VOLTE<br />

Ed. Messaggero di Padova


CIRCOLO S. PIETRO<br />

Palazzo S. Calisto<br />

Piazza S. Calisto, 16 - 00153 Roma<br />

tel. 0669887264 - fax 0669887168


Le immagini di queste pagine: Il Santo Padre<br />

Giovanni Paolo II con la Beata Madre Teresa<br />

di Calcutta, la celebrazione del <strong>Circolo</strong> al<br />

Verano, un momento della cena agli “Asili<br />

Notturni”, l’invito alla celebrazione di<br />

S.E.R. Mons. Renato Boccardo, l’invito alla<br />

presentazione del libro di P. Leonardo<br />

Sapienza “Paolo VI Maestro della Parola”,<br />

l’ingresso degli “Asili Notturni”.


CIRCOLO S. PIETRO<br />

Adorazione Eucaristica<br />

secondo le intenzioni del Sommo Pontefice<br />

GIOVANNI PAOLO II<br />

Celebrerà la Santa Messa<br />

e detterà le Meditazioni<br />

S.E.R. Mons. RENATO BOCCARDO<br />

Vescovo tit. eletto di Acquapendente<br />

Segretario del Pontificio Consiglio<br />

delle Comunicazioni Sociali<br />

PALAZZO S. CALISTO<br />

5 Dicembre 2003

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