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66 GIORGIO FERIGO BOSCADÔRS, MENÀUS, SEGÀTS, ÇATÂRS<br />
(Naturalmente, nel corso dell’Ottocento, vennero sperimentate numerose<br />
innovazioni tecniche: dai moltiplicatori a due stadi, con cinghia,<br />
tra il 1825 e il 1835, alle turbìne, verso il 1850, all’uso del vapore,<br />
verso il 1856, alle seghe multilame, con sistemi di avanzamento a<br />
corona dentata, nel 1857. Di queste innovazioni non riusciamo a dare<br />
conto, stante l’inventariazione soltanto sommaria, e ferma allo «stato<br />
di consistenza», dell’archivio Toscano Crosilla Micoli di Mione.<br />
Tuttavia, non mancarono; ed erano tecniche ormai comuni nel primo<br />
dopoguerra. Nel 1920 Giuseppe Micoli e la ditta Micoli-Nigris e<br />
Morgante costruirono «colla massima fretta e senza badare alla spesa»<br />
una segheria idraulica che salvasse dal deperimento il legname requi<strong>sito</strong><br />
nella valle del Lumiei dall’autorità militare nel 1917 e in parte<br />
già abbattuto. Fu scelta la località di Intermeruche. La segheria era<br />
dotata di turbina Francis Rapid di 90 HP, della fabbrica De Pretto<br />
di Schio, due seghe verticali a lame multiple “Vollgater”, una sega<br />
veneziana a due lame, tre seghe circolari ed una coppia di segoni<br />
meccanici per la testatura dei tronchi) 163 .<br />
7. Nel porto della segheria erano presenti squadre di zatterieri (foderatori),<br />
che avevano la mansione di costruire le zattere e di condurle,<br />
lungo il Tagliamento, fino a Latisana.<br />
«In tutte le acque profonde almeno un metro, il legname... viene legato<br />
con ritorte in corpo di piattaforma tale da potervi star sopra e reggerlo<br />
con remi di forma apposita»: De Bérenger distingue ed elenca<br />
vari tipi di natanti fluviali, l’ultimo dei quali è, appunto, la zatta o<br />
zattera, «veicolo di fluitazione composto da legname da segare o segato,<br />
cioè di taglie o di fasci di tavole... composta di 3 o 5 piattaforme<br />
dette còpule legate l’un dopo l’altra» 164 .<br />
Per descrivere una zattera è necessario parlare dei legni di cui era<br />
fatta e dei materiali e modi con cui era «legata».<br />
I materiali per legare erano costituiti dalle strope, polloni di nocciuolo<br />
(o di vermena o di vetrici) di due metri circa di lunghezza, recisi<br />
163 [Giuseppe MICOLI], Impianti tecnico-forestali della velle del Lumiei…, cit., pp. 6-7.<br />
164 Adolfo DI BÉRENGER, Selvicoltura…, cit., pag. 186.<br />
in autunno con le roncole, sfibrati per torsione manuale, maturati durante<br />
l’inverno in mazzi di 30 in ambiente umido, e rinvenuti a primavera<br />
per ripristinarne l’elasticità mediante immersione in pozze d’acqua,<br />
in vasche di pietra, nelle lagunette di segheria 165 .<br />
Si comprende perciò l’importanza delle strope nella fabbricazione della<br />
zattera: Zuane Crosilla Toscano le acquistava a 8 soldi il mazzo, e le<br />
rivendeva (o metteva in conto ai destinatari del legname) a <strong>10</strong> soldi<br />
il mazzo; la loro fattura era un altro degli innumerevoli lavori affidati<br />
alla competenza femminile 166 :<br />
Strope condotte a Raveo sin il primo luglio 1745 mazzi n. 1<strong>10</strong><br />
27 detto, stroppe levate alla siega d’Ovaro, quali hanno fate fare qui in Mione,<br />
e condotte alla siega di Raveo col carro di Busolino mazzi n. 35<br />
28 detto, altre stroppe similmente nella stessa maniera e locco mazzi n. 29<br />
Più le strope haute da Menigha Ariis mazzi n. 125<br />
1745, a 11 dicembre, strope haute d’Antonio Marco mazzi n. 48<br />
1745, 24 genaro, strope haute da Maria di Francesco Prencis, mazzi n. 60;<br />
dalle sorelle e figlie di Pietro Giorgis, mazzi n. 36, tute mazzi n. 96<br />
fate condure da messer Giacomo Gotardo alla detta siega di Raveo, dico mazzi n. 96<br />
1 luglio, da Maria Prencis sudetta e sorelle Prencis condotte alla siega<br />
dal signor Boito in zatta strope mazzi n. 22<br />
31 ottobre 1745, Meniga Ariis consegnò alla siega al segato<br />
Nicolò Pesamosca strope mazzi n. 7<br />
Si comprende anche l’importanza delle torte (tuartes: ammesso che<br />
fossero diverse dalle strope): ad esempio, Antonio Marchi di Raveo<br />
«ora abita in Ambuluza», venne remunerato per «torte per zatte... a<br />
soldi 8 al fasso» 167 .<br />
I materiali da legare erano tronchi o tavole. Si distingueva infatti la<br />
zattera di trâfs (zattolo, zatûl) e la zattera di brées (zatta, çata): ma erano<br />
165 Giuseppe S ˇ EBESTA, Struttura – evoluzione della zattera, in G. CANIATO (a cura di), La via<br />
del Fiume, cit., pp. 183-207.<br />
166 AMTM, Libri maestri 7, 1743, 9 marzo principia..., cit. c. 187; NP, alla voce stròpe, pag. 1137.<br />
167 AMTM, Libri maestri 7, 1743, 9 marzo principia..., cit. c. 54.<br />
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