La teoria della cittadinanza nella filosofia politica di ... - Recercat
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trascendere le proprie limitazioni in<strong>di</strong>viduali, non può d’altronde agire nel pieno isolamento e <strong>nella</strong> solitu<strong>di</strong>ne;<br />
richiede la presenza <strong>di</strong> altri, per pensare ‘al loro posto’, per prenderne in considerazione le prospettive, e<br />
senza i quali è del tutto incapace <strong>di</strong> agire. Come la logica, per essere valida, richiede la presenza del sé, così<br />
il giu<strong>di</strong>zio, per essere valido, richiede la presenza <strong>di</strong> altri” (traduzione leggermente mo<strong>di</strong>ficata).<br />
35 . On Revolution, op. cit., p. 227; trad. it.: Sulla rivoluzione, op. cit., p. 262.<br />
36 . LASCH, C.: “The Communitarian Critique of Liberalism”, Soun<strong>di</strong>ngs, vol. 69, nº 1-2, Spring-<br />
Summer/1986, p. 64.<br />
37 . CANOVAN, M.: “Politics as Culture: Hannah Arendt and the Public Realm”, op. cit., p. 634.<br />
38 . Ibid., p. 635.<br />
39 . ARENDT, H.: “Freedom and Politics”, in HUNOLD, A. (a cura <strong>di</strong>): Freedom and Serfdom: An Anthology of<br />
Western Thought. Dordrecht, D. Reidel, 1961, p. 200.<br />
40 . ARENDT, H.: “Public Rights and Private Interests”, in MOONEY, M. e STUBER, F. (a cura <strong>di</strong>): Small<br />
Comforts for Hard Times: Humanists on Public Policy. New York, Columbia University Press, 1977, p. 103-<br />
108, a p. 104.<br />
41 . Nel saggio “Sulla Violenza” la Arendt fornisce una chiara illustrazione <strong>di</strong> questa tesi evidenziando il<br />
contrasto tra l’interesse pubblico <strong>di</strong> ciascuno al mantenimento <strong>di</strong> una buona abitazione e l’interesse privato dei<br />
proprietari e degli inquilini. A prima vista l’interesse <strong>di</strong> parte “illuminato” dei proprietari e degli inquilini<br />
sembrerebbe lo stesso, ovvero l’interesse a mantenere la casa in buono stato. In realtà questo non avviene<br />
mai: l’interesse del proprietario consiste nel’ottenere un affitto alto, mentre l’interesse dell’inquilino è <strong>di</strong> pagare<br />
un affitto basso. <strong>La</strong> risposta <strong>di</strong> un arbitro “illuminato”, osserva la Arendt, “che nel lungo periodo l’interesse<br />
dell’e<strong>di</strong>ficio è il vero interese sia del padrone che dell’inquilino, lascia fuori causa il fattore tempo, che è <strong>della</strong><br />
massima importanza per tutti gli interessati. L’interesse <strong>di</strong> parte interessa una sola parte, appunto, e questa<br />
muore o trasloca o vende la casa; a causa <strong>della</strong> sua mutevole con<strong>di</strong>zione, cioè in ultima istanza a causa <strong>della</strong><br />
con<strong>di</strong>zione dell’umana mortalità, l’io in quanto io non può pensare in termini <strong>di</strong> interesse <strong>di</strong> lungo periodo, vale<br />
a <strong>di</strong>re l’interesse <strong>di</strong> un mondo che sopravvive ai suoi abitanti ... L’interesse <strong>di</strong> parte, quando gli si chiede <strong>di</strong><br />
cedere al ‘vero’ interesse -cioè all’interesse del mondo in quanto <strong>di</strong>stinto dall’interesse <strong>di</strong> parte- risponderà<br />
sempre: Vicina è la mia camicia, ma più vicina è la mia pelle”. ARENDT, H.: “Sulla Violenza”, in Politica e<br />
menzogna. Milano, SugarCo E<strong>di</strong>zioni, 1985, p. 219-220.<br />
42 . MARKUS, M.: “The ‘Anti-Feminism’ of Hannah Arendt”, Thesis Eleven, nº 17, 1987, p. 76-87, a p. 85,<br />
dove l’autrice sostiene che per la Arendt “l’azione è autenticamente <strong>politica</strong> perchè è motivata dalla<br />
preoccupazione per il mondo e non per i propri interessi personali ... Ciò che la Arendt afferma in questo<br />
contesto è che la <strong>politica</strong> consiste principalmente non ‘nell’avanzare pretese’ ma prima <strong>di</strong> tutto nell’imparare<br />
cosa significa ‘con<strong>di</strong>videre il mondo con gli altri’”. (Ristampato in KAPLAN, G.T. e KESSLER, C.S. (a cura <strong>di</strong>):<br />
Hannah Arendt: Thinking, Judging, Freedom . Sydney, Allen & Unwin, 1989, p. 119-129.<br />
43 . ARENDT, H.: “Sulla Violenza”, in Politica e menzogna, op. cit., p. 219-220.<br />
44 . ARENDT, H.: “Public Rights and Private Interests”, op. cit., p. 105.<br />
45 . Ibid., p. 106.<br />
46 . THOREAU, H.D.: “On the Duty of Civil Disobe<strong>di</strong>ence”, citato in ARENDT, H.: “<strong>La</strong> Disobbe<strong>di</strong>enza Civile”, in<br />
Politica e menzogna, op. cit., p. 130.<br />
47 . Ibid., p. 131.<br />
48 . Ibid., p. 133.<br />
49 . <strong>La</strong> Arendt sosteneva che la moralità <strong>della</strong> coscienza era troppo privata e soggettiva per poter servire da<br />
criterio valido per l’azione <strong>politica</strong>. Inoltre, essendo spesso formulata facendo appello a dei principi assoluti,<br />
era inevitabilmente soggetta a <strong>di</strong>storsioni o a <strong>di</strong>ventare <strong>di</strong>struttiva una volta introdotta <strong>nella</strong> sfera pubblica. Al<br />
posto <strong>della</strong> coscienza la Arendt <strong>di</strong>fendeva il principio politico <strong>della</strong> <strong>citta<strong>di</strong>nanza</strong> attiva.<br />
50. ARENDT, H.: “On Hannah Arendt”, in HILL, M.A. (a cura <strong>di</strong>): Hannah Arendt: The Recovery of the Public<br />
World. New York, St. Martin’s Press, 1979, p. 311.