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<strong>Parole</strong> <strong>in</strong> immag<strong>in</strong>e<br />

Le ricerche di Paul Scheuermeier<br />

nella Svizzera italiana<br />

1920-1927


<strong>Parole</strong> <strong>in</strong> immag<strong>in</strong>e<br />

Le ricerche di Paul Scheuermeier<br />

nella Svizzera italiana<br />

1920-1927


Dedichiamo questo lavoro a Sergio,<br />

compagno sensibile e disponibile<br />

e artefice competente di molte collaborazioni,<br />

con affetto e riconoscenza.<br />

Questa pubblicazione è realizzata nel quadro del programma<br />

europeo di cooperazione transfrontaliera Interreg IIIA <strong>in</strong> concomitanza<br />

con un’edizione analoga curata dall’Archivio di<br />

Etnografia e di Storia Sociale della Regione Lombardia (AESS).<br />

Si r<strong>in</strong>graziano per la collaborazione Robert Scheuermeier;<br />

Bruno Moretti, Francesca Pettenati e Miriam Mann<strong>in</strong>o<br />

dell’Archivio AIS dell’Università di Berna; Hans-Rudolf Nüesch<br />

della Biblioteca Jud dell’Università di Zurigo; il Museo degli<br />

Usi e dei Costumi della Gente Trent<strong>in</strong>a di San Michele all’Adige;<br />

Pierfranco Venzi della Coord<strong>in</strong>azione regionale di Interreg;<br />

Renata Meazza, direttrice dell’AESS; Gabriele Iannaccaro;<br />

Antonio Mariotti; Gianna M<strong>in</strong>a, direttrice del Museo Vela di<br />

Ligornetto per la disponibilità ad accogliere nelle sue sale,<br />

nell’ambito della sesta Biennale dell’immag<strong>in</strong>e organizzata<br />

dall’Ufficio Cultura del comune di Chiasso, una mostra<br />

fotografica dedicata all’attività di Paul Scheuermeier nella<br />

Svizzera italiana e <strong>in</strong> alcune regioni d’Italia.<br />

Il volume esce grazie al sostegno dell’Ufficio federale della cultura<br />

e della Segreteria di Stato dell’economia.


<strong>Parole</strong> <strong>in</strong> immag<strong>in</strong>e<br />

Le ricerche di Paul Scheuermeier<br />

nella Svizzera italiana<br />

1920-1927<br />

a cura di<br />

Mario Frasa, L<strong>in</strong>da Grassi, Franco Lurà<br />

Centro di dialettologia e di etnografia<br />

Bell<strong>in</strong>zona


Introduzione<br />

I meriti scientifici, l<strong>in</strong>guistici ed etnografici dell’opera di Paul<br />

Scheuermeier sono oggi ampiamente riconosciuti. Di lui si è<br />

scritto molto negli ultimi decenni, soprattutto dopo la bella edizione<br />

italiana della sua opera maggiore, il Lavoro dei contad<strong>in</strong>i,<br />

<strong>in</strong>eguagliato compendio della cultura materiale, che ha stimolato<br />

<strong>in</strong> varie regioni d’Italia la pubblicazione dei materiali fotografici<br />

e l<strong>in</strong>guistici ancora <strong>in</strong>editi relativi alle <strong>in</strong>chieste per l’Atlante l<strong>in</strong>guistico<br />

ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale (AIS)<br />

condotte negli anni Venti e Trenta del Novecento. La sua figura<br />

di ricercatore attento e partecipe, impareggiabile ascoltatore, pioniere<br />

di un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e dialettologica libera da costrizioni normative<br />

e particolarmente sensibile alle componenti etnografiche del<br />

mondo rurale tradizionale, è stata ripetutamente messa <strong>in</strong> rilievo.<br />

Lo Scheuermeier che nel 1920 si affaccia sul mondo contad<strong>in</strong>o<br />

alp<strong>in</strong>o e italiano è un giovanotto di città curioso ed entusiasta, filologo<br />

fresco di laurea. Dalle <strong>in</strong>chieste per l’Atlante, la prima grande<br />

raccolta sistematica di voci del lavoro quotidiano nei dialetti<br />

italiani, <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i condotte con scrupolo e regolarità durante più<br />

di un decennio attraverso la Svizzera meridionale e tutta l’Italia<br />

settentrionale e centrale f<strong>in</strong>o alle porte di Roma, esce un uomo<br />

arricchito di un’esperienza unica che lo accompagnerà per sempre<br />

e di cui darà testimonianza nei suoi scritti più tardi. Con entusiasmo<br />

e tenacia sopporta le non facili condizioni materiali della<br />

ricerca – la lontananza delle località <strong>in</strong>dagate, raggiungibili con<br />

difficoltà e a volte solo a piedi, gli alloggi di fortuna, le malattie e<br />

i momenti di sconforto – che lo costr<strong>in</strong>gono ad ogni punto d’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e<br />

a svolgere il suo compito nel m<strong>in</strong>or lasso di tempo possibile:<br />

dalla verifica dell’opportunità della località scelta alla ricerca<br />

di <strong>in</strong>formatori validi, competenti e soprattutto disponibili, con<br />

l’obiettivo, puntualmente raggiunto, di completare la raccolta di<br />

una grande messe di dati relativi sia alla parlata locale che alle tecniche<br />

tradizionali di lavoro.<br />

Indagatore preciso, <strong>in</strong>telligente e sensibile, egli viene spesso ricordato<br />

dai suoi <strong>in</strong>terlocutori come persona affabile e cordiale:<br />

Carlo Camillo Vassella, il maestro <strong>in</strong> pensione di Poschiavo, gli<br />

scrive una lettera affettuosa, celebrando <strong>in</strong> versi la figura “di quel<br />

car e bun diaul, Scheuermeier dottor Paul”; il suo collega di studi<br />

Paul Gysl<strong>in</strong>g, che lo accompagna durante l’<strong>in</strong>chiesta a Indem<strong>in</strong>i,<br />

così lo ricorda nella prefazione alla sua tesi di laurea: “Non dimenticherò<br />

mai le belle giornate, passate col caro Scheuermeier,<br />

ottimo esploratore dell’Atlante.”<br />

Per secoli le classi superiori,<strong>in</strong>tellettualieurbaned’Europa avevano<br />

stigmatizzato, ridicolizzandolo, il mondo contad<strong>in</strong>o. Paul<br />

Scheuermeier <strong>in</strong>carna <strong>in</strong> maniera esemplare un nuovo approccio<br />

a questa realtà, che, allontanandosi def<strong>in</strong>itivamente da un’obsoleta<br />

“satira del villano”, illustra con oggettività partecipe le componenti<br />

materiali e l<strong>in</strong>guistiche di una civiltà contad<strong>in</strong>a ancora<br />

pienamente percepibile ma ormai <strong>in</strong>esorabilmente dest<strong>in</strong>ata a<br />

mutare drasticamente: un “mondo dei v<strong>in</strong>ti” che viene scandagliato<br />

con attenta disponibilità ed empatia costante, come rivelano<br />

ripetutamente le testimonianze contenute <strong>in</strong> questo volume.<br />

Paul Scheuermeier svolse le <strong>in</strong>chieste nei territori della Svizzera<br />

di l<strong>in</strong>gua italiana <strong>in</strong> due riprese: nei mesi di gennaio, febbraio<br />

e giugno del 1920, <strong>in</strong> quattro località dei Grigioni, a Prosito e a<br />

Ligornetto; fra la primavera del 1926 e quella del 1927, <strong>in</strong> altri<br />

undici villaggi tic<strong>in</strong>esi.<br />

I materiali fotografici e manoscritti relativi a queste ricerche,<br />

conservati all’Archivio AIS del Dipartimento di l<strong>in</strong>gue e letterature<br />

II dell’Università di Berna, sono raccolti e pubblicati <strong>in</strong> buona<br />

parte per la prima volta <strong>in</strong> questo volume, accompagnati dalle traduzioni<br />

dei manoscritti stenografati che registrano il diario della<br />

raccolta e che contengono le osservazioni sulle caratteristiche degli<br />

<strong>in</strong>formatori e sulle specificità delle parlate locali. L’edizione di<br />

questi materiali è arricchita dalle traduzioni <strong>in</strong>edite di due scritti<br />

dello stesso Scheuermeier: una rievocazione della sua attività di<br />

ricercatore e un saggio sulla bachicoltura a Ligornetto.<br />

Al di là della valenza divulgativa, questo volume assume anche<br />

un valore simbolico, quello di ponte, di contatto, fra la ricerca<br />

dialettologica, o più genericamente l<strong>in</strong>guistica ed etnografica,<br />

svizzera e il mondo scientifico italiano. Una funzione questa che<br />

ben riassume il ruolo del Centro di dialettologia e di etnografia e<br />

ne esplicita <strong>in</strong> modo significativo una delle sue più profonde vocazioni.<br />

7


Piano dell’opera e nota redazionale<br />

L’esposizione dei materiali di Paul Scheuermeier è preceduta da<br />

tre saggi che approfondiscono alcuni aspetti particolari dei loro<br />

contenuti e da una s<strong>in</strong>tesi bio-bibliografica. In questa prima parte<br />

del volume sono riportate <strong>in</strong>oltre le traduzioni <strong>in</strong>edite <strong>in</strong> italiano<br />

di due scritti dello Scheuermeier: il saggio Seidenraupenzucht <strong>in</strong><br />

Ligornettoum1920,pubblicato nel1963 nella miscellanea Sprachleben<br />

der Schweiz, e l’articolo Der Mundartforscher auf der Reise,<br />

apparsoadue riprese <strong>in</strong> quotidiani dellaSvizzera tedesca nel 1932.<br />

Nella seconda parte del volume i documenti perlopiù <strong>in</strong>editi<br />

di Paul Scheuermeier sono stati ord<strong>in</strong>ati secondo i criteri seguenti:<br />

<strong>in</strong> una prima sezione si trovano i materiali testuali (diario, considerazioni<br />

generali, osservazioni fonetiche) e le fotografie con le<br />

didascalie, raggruppati per località corrispondenti ai punti di <strong>in</strong>chiesta<br />

dell’AIS seguendo l’ord<strong>in</strong>e con cui furono effettuati i rilevamenti.<br />

Occorre segnalare che i luoghi di <strong>in</strong>vestigazione scelti da<br />

Scheuermeier non sempre corrispondono ai punti AIS precedentemente<br />

stabiliti dagli ideatori dell’Atlante, e che <strong>in</strong> alcuni casi le<br />

fotografie qui pubblicate sono state scattate al di fuori di questi<br />

luoghi <strong>in</strong> momenti di svago, estranei all’obiettivo primario della<br />

raccolta del dato l<strong>in</strong>guistico, oppure durante il viaggio da un punto<br />

d’<strong>in</strong>chiesta all’altro. Ne sono una testimonianza le fotografie<br />

di Rivera o le immag<strong>in</strong>i di pescatori sulle rive del lago di Locarno.<br />

Risalgono <strong>in</strong>vece a viaggi successivi le due fotografie scattate<br />

<strong>in</strong> anni più tardi a San Carlo di Poschiavo e nei d<strong>in</strong>torni di Mendrisio.<br />

In appendice sono esposte anastaticamente le didascalie orig<strong>in</strong>ali<br />

delle fotografie, che riproducono la grafia fonetica dei term<strong>in</strong>i<br />

dialettali così come gli schizzi esplicativi tracciati da Scheuermeier.<br />

Per una giusta lettura dei materiali si tenga conto delle considerazioni<br />

seguenti. Per la stesura di tutte le annotazioni orig<strong>in</strong>ali<br />

Scheuermeier si è avvalso del metodo di stenografia denom<strong>in</strong>ato<br />

Stolze-Schrey. La trascrizione <strong>in</strong> tedesco del diario, da cui abbiamo<br />

estrapolato le parti che <strong>in</strong>teressano la Svizzera italiana, è opera<br />

del figlio di Paul Scheuermeier, Robert. Le considerazioni generali<br />

e le osservazioni fonetiche sono state trascritte <strong>in</strong> tedesco da<br />

Alfred Rub, presidente dell’Associazione degli stenografi di Zurigo.<br />

Le didascalie, <strong>in</strong>izialmente compilate <strong>in</strong> stenografia sotto<br />

forma di schede di accompagnamento alle fotografie, sono state<br />

trascritte <strong>in</strong> un primo tempo dalla segretaria del Sem<strong>in</strong>ario di<br />

Romanistica dell’Università di Berna, Liliane Loat. Nel 1971<br />

Scheuermeier offre <strong>in</strong> donazione al Vocabolario dei dialetti della<br />

Svizzera italiana (VSI) l’<strong>in</strong>sieme delle fotografie concernenti la<br />

Svizzera italiana e le regioni limitrofe del Piemonte e della Lombardia,<br />

ciascuna accompagnata da una didascalia corrispondente.<br />

Questa nuova versione delle didascalie rispecchia a grandi l<strong>in</strong>ee il<br />

testo dei commenti orig<strong>in</strong>ali, dist<strong>in</strong>guendosi unicamente per lo<br />

stile più curato e discorsivo e per la trascrizione dei term<strong>in</strong>i dialettali<br />

<strong>in</strong> grafia semplificata, conformemente alle norme utilizzate<br />

per il VSI. Per la traduzione italiana delle didascalie ci siamo così<br />

basati sostanzialmente sulla seconda versione rivista, <strong>in</strong>tegrandola<br />

con alcuni dati della versione orig<strong>in</strong>ale laddove questa si dimostrava<br />

più completa. Alla f<strong>in</strong>e di ogni didascalia vengono segnalati<br />

anche il luogo, la data e l’ora dello scatto, così come le <strong>in</strong>dicazioni<br />

tecniche sulla fotografia quali l’apertura del diaframma e<br />

il tempo di esposizione.<br />

Ogni fotografia è stata numerata da Scheuermeier secondo<br />

l’ord<strong>in</strong>e cronologico di realizzazione: per la loro disposizione ci<br />

siamo rifatti a tale sequenza. Per ragioni di ord<strong>in</strong>amento logico e<br />

tematico o per motivi legati all’impostazione grafica, <strong>in</strong> alcuni casi<br />

all’<strong>in</strong>terno della stessa località abbiamo ritenuto necessario modificare<br />

l’ord<strong>in</strong>e di successione delle immag<strong>in</strong>i.<br />

Per le traduzioni di tutti i testi dal tedesco all’italiano, curate<br />

da L<strong>in</strong>da Grassi con la collaborazione di Mario Frasa, ci siamo<br />

prefissi di rimanere il più possibile fedeli alla versione orig<strong>in</strong>ale<br />

tedesca, <strong>in</strong> alcuni casi a scapito dell’eleganza stilistica. Questa trascuratezza,<br />

soprattutto s<strong>in</strong>tattica, è da ricondurre <strong>in</strong>nanzitutto all’obiettivo<br />

prem<strong>in</strong>entemente scientifico della raccolta. Bisogna<br />

<strong>in</strong>oltre ricordare che, come testimoniano le pag<strong>in</strong>e del suo diario,<br />

Scheuermeier redigeva le annotazioni e le didascalie delle fotografie<br />

il più delle volte a tarda ora nella sua camera d’albergo, quando<br />

non era costretto ad accontentarsi di una sistemazione di fortuna,<br />

di fretta e spesso stremato da una lunga giornata di rilevazioni.<br />

9


Nota sulla grafia<br />

Il metodo di trascrizione fonetica adottato da Paul Scheuermeier<br />

si fonda pr<strong>in</strong>cipalmente su quello dell’AIS sviluppato da Karl<br />

Jaberg e Jakob Jud e descritto nel relativo volume <strong>in</strong>troduttivo 1 .<br />

Tale sistema viene anche chiamato impressionistico poiché si basa<br />

sull’impressione uditiva soggettiva del raccoglitore e mira a rendere<br />

con la massima precisione, tramite l’uso di appositi segni diacritici<br />

e di segni sovrapposti, le peculiarità fonetiche della pronuncia<br />

dell’<strong>in</strong>formatore <strong>in</strong> un particolare momento. Questo<br />

metodo è stato mantenuto per la trascrizione dei term<strong>in</strong>i dialettali<br />

che figurano nell’apparato <strong>in</strong>troduttivo ai s<strong>in</strong>goli punti d’<strong>in</strong>chiesta<br />

(nel paragrafo Osservazioni fonetiche).<br />

Per garantire anche a un pubblico non specialistico una più<br />

ampia fruizione, nella trascrizione delle didascalie alle fotografie<br />

si è <strong>in</strong>vece r<strong>in</strong>unciato alla grafia fonetica a favore di una grafia simile<br />

a quella dell’italiano,<strong>in</strong>tegrata con alcuni segni diacritici, che<br />

riflette sostanzialmente il sistema utilizzato per la redazione del<br />

Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana. La grafia orig<strong>in</strong>ale<br />

dei term<strong>in</strong>i dialettali, con tutte le sfumature fonetiche, è reperibile<br />

nelle didascalie orig<strong>in</strong>ali <strong>in</strong> tedesco riprodotte anastaticamente<br />

<strong>in</strong> appendice al volume.<br />

Nella trascrizione semplificata e normalizzata sono state applicate<br />

le seguenti regole:<br />

. l’accento acuto segnala la vocale tonica:<br />

– nelle parole sdrucciole: rásiga, serándula, fúrcura, ecc.<br />

– nelle parole tronche term<strong>in</strong>anti con una vocale, con una consonante<br />

semplice o con i diagrammi ch, gh, gl, gn, sc, sg: mesdí,<br />

ladám, brantín, bambunígh, traverságn. Le sillabe f<strong>in</strong>ali<br />

che term<strong>in</strong>ano con due vocali identiche (diverse da e, o ed<br />

equivalenti a un’unica vocale lunga), con doppia consonante<br />

o con nesso consonantico sono sempre toniche e non presentano<br />

pertanto l’accento: menaa, fasöö, rastill, tirant;<br />

– nei sostantivi, aggettivi, verbi, avverbi, pronomi personali<br />

tonici monosillabici term<strong>in</strong>anti con una vocale: ciá, stá, s8;<br />

. l’accento acuto o grave su e e o toniche è <strong>in</strong>oltre sempre utilizzato<br />

per <strong>in</strong>dicare la qualità della vocale: castégna, tècc, rósgia,<br />

zòcri. Allo stesso modo su ö tonica si pone l’accento grave per<br />

<strong>in</strong>dicarne l’apertura: taiadöira. In presenza di due vocali f<strong>in</strong>ali<br />

l’accento viene posto solo sul primo segno: dantèe, stóo;<br />

1 Jaberg e Jud 1928/1987, vedi la bibliografia nel saggio di L<strong>in</strong>da Grassi, <strong>in</strong> questo volume.<br />

. l’accento acuto viene collocato su i, u toniche quando queste<br />

precedono una vocale per segnalare la loro natura di vocale<br />

piena e per evitare che la i venga <strong>in</strong>terpretata come puro espediente<br />

grafico: cradía, dúa, Scíaga;<br />

. non è stato <strong>in</strong>dicato il grado di apertura delle vocali atone;<br />

. i simboli <strong>in</strong> apice (suoni ridotti) sono stati riportati <strong>in</strong> carattere<br />

normale;<br />

. <strong>in</strong> caso di simboli sovrapposti è stato riportato quello <strong>in</strong>feriore;<br />

. s <strong>in</strong> posizione <strong>in</strong>tervocalica e postconsonantica <strong>in</strong>dica la fricativa<br />

alveolare sonora, come nell’italiano rosa: ciüségna;<br />

. ss <strong>in</strong> posizione <strong>in</strong>tervocalica <strong>in</strong>dicano la fricativa alveolare sorda,<br />

come nell’italiano stella: rèssega;<br />

. con z <strong>in</strong> posizione <strong>in</strong>tervocalica e postconsonantica viene <strong>in</strong>dicata<br />

l’affricata dentale sonora, come nell’italiano za<strong>in</strong>o: zurént,<br />

scl<strong>in</strong>zíl;<br />

. con zz <strong>in</strong> posizione <strong>in</strong>tervocalica si <strong>in</strong>dica l’affricata dentale<br />

sorda, come nell’italiano calza: mazzurín;<br />

. ch, cch, gh riproducono le occlusive velari sorde e sonore, come<br />

nelle parole italiane cane, gatto: chícara, bósch, picch, cadreghín,<br />

stangh;<br />

. c, cc, g <strong>in</strong> uscita di parola riproducono l’affricata palatale: cuèrc,<br />

tècc, mung;<br />

. ©, ‚‚ riproducono le affricate mediopalatali sorda e sonora, dal<br />

suono simile a quello di chi-, ghi- nelle parole italiane chiave,<br />

ghianda: casa©ígn, bar‚éi;<br />

. sc, sg + e/ i rappresentano le fricative palatali sorda e sonora,<br />

come nell’italiano sciame, rispettivamente nel francese jour:<br />

scerní, sciampitt, sgiú, rósgia;<br />

. s + consonante riproduce, nella maggior parte del territorio <strong>in</strong>dagato<br />

<strong>in</strong> questo volume, una fricativa di articolazione palatale,<br />

sorda se è seguita da una consonate sorda, sonora se è seguita<br />

da una consonante sonora: st8a, sprèula, sbatadóra.<br />

Nei materiali pubblicati <strong>in</strong> questo volume fanno eccezione i<br />

dialetti di Corticiasca e di Poschiavo, dove è mantenuta la pronuncia<br />

alveolare;<br />

. n <strong>in</strong> uscita di parola riproduce la nasale velare, come nell’italiano<br />

stanco: dargín;<br />

. nn <strong>in</strong> uscita di parola rappresenta la nasale dentale, come nell’italiano<br />

naso: brónn;<br />

. gl <strong>in</strong> f<strong>in</strong>e di parola <strong>in</strong>dica la laterale palatale, come nell’italiano<br />

famiglia: parégl;<br />

11


. è stato generalizzato l’uso dell’apostrofo, che non sempre figura<br />

nelle trascrizioni orig<strong>in</strong>ali. All’<strong>in</strong>terno di parola si fa uso dell’apostrofo<br />

quando si vuole <strong>in</strong>dicare che un suono va pronunciato<br />

separato da quello seguente: s’ciüsgia, s’ciarpéll.<br />

Nella trascrizione semplificata si è <strong>in</strong>tervenuto unicamente<br />

laddove la trascrizione fonetica orig<strong>in</strong>ale presentava evidenti errori,<br />

come nel caso di una separazione errata delle parole. Gli errori<br />

più evidenti sono probabilmente riconducibili alla trascrizione<br />

<strong>in</strong>esatta degli appunti orig<strong>in</strong>ali di Scheuermeier. Ad esempio: ul<br />

giuncurín, nell’orig<strong>in</strong>ale giun curín; piant da fasöö, nel commento<br />

orig<strong>in</strong>ale pianda fasöö; ròd d légn, nell’orig<strong>in</strong>ale roddlégn.<br />

Inoltre si è optato per un riprist<strong>in</strong>o grafico-etimologico di quei<br />

s<strong>in</strong>tagmi <strong>in</strong> cui la resa fonetica di alcuni suoni rendeva difficile la<br />

leggibilità e la comprensione del term<strong>in</strong>e dialettale. Come nei seguenti<br />

casi dovuti a fenomeni di fonos<strong>in</strong>tassi: técc da sura, nell’orig<strong>in</strong>ale<br />

tédd da sura; i munt da Scíaga, nell’orig<strong>in</strong>ale i mun da<br />

Scíaga.<br />

12


Sonogno


Sonogno<br />

circolo della Verzasca, distretto di Locarno, AIS P. 42<br />

Diario<br />

4-5 ottobre 1926<br />

Due giorni di riposo a Locarno [vedi le fotografie alle pag<strong>in</strong>e 291-<br />

292, n.d.r.]. Purtroppo il primo giorno mi sento male io, il secondo<br />

Nellie [Nellie Nicolet, moglie di Scheuermeier, n.d.r.]. Alla<br />

stazione <strong>in</strong>contriamo per caso zia Anna Ste<strong>in</strong>mann che ci conduce<br />

al suo delizioso albergo Sonne sul lago.<br />

6 ottobre 1926<br />

Separazione. Alle 7 partenza da Locarno. Da Gordola <strong>in</strong> auto per<br />

la Valle Verzasca f<strong>in</strong>o a Sonogno. Arrivo dopo le 9. Ricerca dell’<strong>in</strong>formatore.<br />

Alla f<strong>in</strong>e mi decido per la locandiera. 6 ore di rilevazione.<br />

7 ottobre 1926<br />

2.30 + 4.30 ore di lavoro. Arrivo a Frasco all’albergo Efra.<br />

8 ottobre 1926<br />

Rilevazione f<strong>in</strong>o alle 15. Durata della rilevazione: 19 ore. Alle 15<br />

<strong>in</strong> auto. A Gordola visito la famiglia Borradori. La sera a Locarno<br />

all’albergo Torretta. Caratteristiche dell’<strong>in</strong>formatore e fonetica di<br />

Sonogno.<br />

Considerazioni generali<br />

Dirigendomi <strong>in</strong> automobile a Sonogno, raccolsi le prime <strong>in</strong>formazioni<br />

sulle condizioni della valle dai miei compagni di viaggio.<br />

Si dice che di tutti i dialetti Vogorno abbia quello più oscuro; gli<br />

abitanti degli altri comuni non capirebbero quelli di Vogorno<br />

quando questi parlano tra loro. Brione avrebbe ancora una parlata<br />

tipica con a > è: participio passato -èda al posto di -ada. I comuni<br />

superiori parlerebbero di nuovo <strong>in</strong> maniera più comprensibile.<br />

Visto che però le persone che mi diedero le <strong>in</strong>formazioni<br />

erano giovani di Sonogno che così <strong>in</strong>tendevano mettersi <strong>in</strong> buona<br />

luce, non diedi loro molto credito. Quando poi a Sonogno feci<br />

alcune prove, la parlata mi sembrò davvero valere una rilevazione.<br />

Un fatto è di estrema importanza per l’<strong>in</strong>tera vallata: pressoché<br />

tutte le famiglie della valle possiedono case e terreni sul Piano di<br />

Magad<strong>in</strong>o, da Gordola f<strong>in</strong>o a Cadenazzo. Qui una grande parte<br />

della famiglia trascorre l’<strong>in</strong>verno con il bestiame mentre gli altri<br />

membri si fermano <strong>in</strong> valle a custodire i beni rimasti. Il doppio<br />

domicilio con la regolare transumanza è una caratteristica tipica<br />

della Valle Verzasca.<br />

Visto che <strong>in</strong> certi periodi dell’anno i villaggi della vallata sembrano<br />

essere deserti, la scelta non era grande. Avvic<strong>in</strong>ai la prima donna<br />

che vidi a Sonogno. Era la locandiera, nonché moglie del gerente<br />

postale.Rispose <strong>in</strong> modo spedito e sicuro a tutte le domande<br />

di prova. Un <strong>in</strong>segnante ottantenne consigliatomi fallì <strong>in</strong>vece nettamente.<br />

Così mi decisi per la locandiera. P<strong>in</strong>ana Rosalia, nata<br />

Patà nel 1871 a Gordola; ha vissuto anche lei il cont<strong>in</strong>uo cambio<br />

di residenza. Ma dopo essersi sposata non ha mai più lasciato Sonogno.<br />

Å madre di dieci figli. L’<strong>in</strong>fluenza del 1918 le ha lasciato<br />

una lieve paralisi, per cui ora può solamente stare seduta <strong>in</strong> casa<br />

e non più lavorare nei campi. Questa è anche la ragione per cui<br />

la scelgo e posso disporre di lei. Inizialmente la pensavo meno<br />

colta; durante la rilevazione mi accorsi però che capiva molto bene<br />

e che generalmente riproduceva bene anche la parte formale e<br />

le frasi. Di tutti i membri della numerosissima famiglia, lei è nettamente<br />

quella l<strong>in</strong>guisticamente più fedele. Å notevole il fatto che<br />

la madre conosca ancora delle parole del dialetto che i figli non<br />

hanno mai sentito e che neppure il padre conosce. In luoghi come<br />

questo è veramente una fortuna trovare una donna. Nelle altre<br />

persone il dialetto sembra mutare molto rapidamente. L’<strong>in</strong>formatrice<br />

sarebbe stata <strong>in</strong> grado di fare anche le coniugazioni se il tempo<br />

non mi avesse costretto a <strong>in</strong>terrompere. Ciò che ha disturbato<br />

durante quasi tutta la rilevazione è stata la cont<strong>in</strong>ua presenza dei<br />

numerosi parenti che entravano ed uscivano rumorosamente,<br />

nonché il baccano dei bamb<strong>in</strong>i. Inoltre l’<strong>in</strong>formatrice spesso era<br />

visibilmentestanca e annoiata dal lavoro, così, di quando <strong>in</strong> quando,<br />

tentava di svignarsela per cedere il lavoro agli altri presenti.<br />

Questi a volte chiedevano <strong>in</strong>teressati, spesso però si perdevano <strong>in</strong><br />

buffonate burlandosi del dialetto antiquato della madre. L’<strong>in</strong>formatrice<br />

stessa si è rivelata molto seria e affidabile. Forse qua e là,<br />

a mia <strong>in</strong>saputa, una qualche parola del gergo ormai scomparso degli<br />

spazzacam<strong>in</strong>i sarà stata contrabbandata come dialettale.<br />

Durata: 2+4 | 2 1 /2+4 1 /2 | 3 1 /2+2 1 /2 = 19 ore + coniugazioni.<br />

Osservazioni fonetiche<br />

1) I suoni più appariscenti, particolarmente ben udibili nell’<strong>in</strong>formatrice<br />

e anche <strong>in</strong> suo marito, ma non più <strong>in</strong> tutti i giovani,<br />

sono ! e Ÿ = fortemente cacum<strong>in</strong>ali. ! spesso suona come una tr<br />

molto stretta. Il suono non viene sempre pronunciato alla stessa<br />

295


maniera: più marcato <strong>in</strong> posizione f<strong>in</strong>ale dopo r; nelle ripetizioni<br />

si fa più chiaro.<br />

2) Nell’<strong>in</strong>formatrice, ma anche <strong>in</strong> altri soggetti con una pronuncia<br />

fortemente dialettale, colpisce la nasalizzazione relativamente<br />

marcata delle vocali <strong>in</strong> prossimità delle nasali, e anche di altre vocali<br />

toniche. Nelle ripetizioni non compare sempre la nasalizzazione.<br />

3) -r-, che nell’<strong>in</strong>formatrice è abbastanza normale, nel padre e nel<br />

figlio maggiore praticamente non è vibrante.<br />

4) Il padre, il figlio maggiore e anche altri pronunciano la á tonica<br />

molto aperta, non solo a contatto con una palatale, bensì generalmente<br />

quasi sempre ‡, l’<strong>in</strong>formatrice solo di tanto <strong>in</strong> tanto.<br />

5) In posizione protonica e tonica si verifica un’oscillazione tra u<br />

e ü o ancora più frequentemente un suono <strong>in</strong>termedio u: kÏzíñ,<br />

k∑zít; Ctarnud∫, CtarnJda.<br />

6) I monottonghi 5 e Ç, equivalenti ai dittonghi ey e ow, realizzati<br />

nei villaggi vic<strong>in</strong>i, hanno spesso una colorazione s<strong>in</strong>golare come<br />

se venissero articolati leggermente cacum<strong>in</strong>ali; spesso hanno anche<br />

la tendenza alla nasalizzazione, a volte non è chiaro se <strong>in</strong> chiusura<br />

è udibile una y oppure una w: pølÈ y propriamente pol5; consapevolmente<br />

sempre monottonghi.<br />

296


1986.<br />

Utensili per la lavorazione del latte<br />

e attrezzi per il trasporto.<br />

A s<strong>in</strong>istra, ragazzo con la brenta di<br />

lamiera, brentígn; <strong>in</strong> terra vari utensili<br />

per la lavorazione del latte: caldiròra;<br />

trüsée, frangicagliata; mutígn, recipiente<br />

di legno <strong>in</strong> cui si lava il burro;<br />

cónca, recipiente basso e largo di rame<br />

con scarèla, sostegno per il colatoio,<br />

dartóo, sul fondo del quale si pone del<br />

licopodio, mamedvént; tolóm, moderno<br />

recipiente di latta per il petrolio,<br />

oggi usato come secchia per il latte;<br />

penagia, zangola; a destra, ragazzo<br />

con cádora e scèrc, casc<strong>in</strong>o per<br />

il formaggio. Davanti alla porta della<br />

cuc<strong>in</strong>a di una vecchia casa sulla<br />

piazza del villaggio (cfr. fotografia<br />

n. 1991).<br />

Sonogno, 6 ottobre 1926,<br />

ore 14, 9, 1/25 s.<br />

297


1987.<br />

Veduta del villaggio di Sonogno<br />

verso la valle che si estende<br />

a nord-ovest.<br />

Sonogno, 7 ottobre 1926, 12, 1/10 s<br />

298


1989.<br />

Stalla, um técc, <strong>in</strong>teramente di pietra.<br />

Sotto: stalla per il bestiame, técc<br />

zutént; davanti, letamaio, mügia de<br />

ledám. Sopra: fienile, técc zurént; vi si<br />

accede salendo una scala esterna<br />

costruita con lastre di pietra, er scara;<br />

a destra, una tettoia, ne camana,<br />

costruzione annessa.<br />

Su entrambi i lati della stalla, l’orto,<br />

er ört.<br />

Sonogno, 7 ottobre 1926,<br />

ore 9, 9, 1/25 s.<br />

299


1988.<br />

Veduta di Sonogno: l’entrata<br />

del villaggio.<br />

Sonogno, 7 ottobre 1926,<br />

ore 9, 12, 1/25 s.<br />

300


1990.<br />

Cappella sulla strada pr<strong>in</strong>cipale<br />

all’entrata del paese, con immag<strong>in</strong>i<br />

della Madonna e di alcuni santi<br />

sulle tre pareti della nicchia, chiusa<br />

da una grata, e sulle pareti laterali<br />

esterne.<br />

Sonogno, 7 ottobre 1926,<br />

ore 13, 12, 1/25 s.<br />

302


1991.<br />

Piazza del villaggio, er piazza: qui<br />

term<strong>in</strong>a la strada della valle. A destra,<br />

la vecchia casa ripresa nella fotografia<br />

n. 1986, con solaio aperto sul frontone,<br />

cá con er scima. Accanto a destra,<br />

qui non visibile, l’altra casa dell’<strong>in</strong>formatrice,<br />

<strong>in</strong> condizioni migliori,<br />

che ospita il locale dell’osteria <strong>in</strong> cui<br />

è stata condotta la rilevazione.<br />

Fontana del villaggio, er pira, con alta<br />

colonna di granito. Sul bordo della<br />

fontana: secchia di rame, er sedèla dar<br />

aqua. La casa a s<strong>in</strong>istra ospita l’ufficio<br />

postale, anch’esso gestito dalla famiglia<br />

dell’<strong>in</strong>formatrice. Tutte le case<br />

del villaggio sono di pietra come<br />

queste. Davanti a s<strong>in</strong>istra, carretto<br />

a quattro ruote, el sciarabágn.<br />

Sonogno, 7 ottobre 1926,<br />

ore 13, 9, 1/10 s.<br />

303


1992.<br />

Inanz er pòrta de cá: er ava coi bièdes,<br />

nonna con i nipoti. Culla, er croèta.<br />

Ai lati sono fissati i caratteristici<br />

arcucci di legno, er arcióm. La culla<br />

è coperta da un telo che protegge<br />

dalle mosche e ripara dal sole, con sór<br />

el süghecò.<br />

Sonogno, 7 ottobre 1926,<br />

ore 9.30, 9, 1/25 s.<br />

304


Centro di dialettologia e di etnografia<br />

Bell<strong>in</strong>zona

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