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OLTRE il NICHILISMO-progetto 2010 - San Patrignano

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Il vuoto e <strong>il</strong> pieno: percorsi oltre <strong>il</strong> nich<strong>il</strong>ismo<br />

Disarticolare <strong>il</strong> disagio-ricentrare lo smarrimento<br />

Percorso teorico ed esperienziale di informazione, formazione e r<strong>il</strong>evazione con<br />

esperti del disagio adolescenziale<br />

“L’importante non è quello che si fa di noi,<br />

ma quello che facciamo noi stessi di ciò che hanno fatto di noi”<br />

J.P.Sartre<br />

Le motivazioni del <strong>progetto</strong> sono da ricercare nella diffusione sempre più ampia di st<strong>il</strong>i di vita e<br />

comportamenti a rischio all’interno del mondo giovan<strong>il</strong>e, in particolare nella fascia d’età dai 14 ai 18<br />

anni.<br />

E’un fenomeno che coinvolge l’intero universo degli adolescenti e che riguarda giovani di ogni<br />

estrazione sociale, culturale, economica.<br />

Disagio e emarginazione si allargano e, soprattutto, si manifestano con sempre maggior frequenza<br />

anche all’interno di traiettorie di vita individuali e di gruppo, di relazioni fam<strong>il</strong>iari e personali, <strong>il</strong> più delle<br />

volte ‘normali’ e aproblematiche. Alcolismo, tossicodipendenza, rifiuto dello studio e di ogni<br />

progettualità di vita, abbandoni scolastici, disturbi alimentari, per citarne le forme maggiormente<br />

diffuse, appaiono sempre meno frutto di condizioni d’emarginazione o esclusione sociale, di famiglie<br />

patologiche o di improvvisi traumi nel percorso biografico delle persone, ma come sintomo di un<br />

malessere, di una incapacità di costruire all’interno del proprio percorso educativo e formativo<br />

un’identità equ<strong>il</strong>ibrata e responsab<strong>il</strong>e.<br />

L’Organizzazione Mondiale della <strong>San</strong>ità definisce la salute non come assenza di patologia, ma come la<br />

possib<strong>il</strong>ità di creare condizioni per <strong>il</strong> benessere fisico, psichico e sociale di ogni individuo.<br />

Seguendo questa linea guida, non abbiamo inteso affrontare solo la punta dell’iceberg costituito dalle<br />

innumerevoli modalità con le quali si esplica <strong>il</strong> disagio giovan<strong>il</strong>e quando diviene sintomatico, piuttosto<br />

tutto ciò che è pietra angolare del discorso; l’individuo nella sua globalità esistenziale, l’adolescente in<br />

formazione nella sua complessità dinamica.<br />

Nel perseguire questo obiettivo è stata quindi priv<strong>il</strong>egiata una modalità d’intervento multidisciplinare e<br />

trasversale, per offrire competenze ed esperienze diverse, mirante quindi a proporre interventi non solo<br />

informativi, ma ecletticamente formativi poiché rispettosi della dinamicità e multiformità costituenti la<br />

persona nel suo insieme.<br />

Proposta progettuale<br />

In un’unica giornata scolastica, all’interno di un modulo della durata complessiva di 4 ore,<br />

150 studenti verranno contemporaneamente coinvolti in un percorso di informazione,<br />

formazione e r<strong>il</strong>evazione statistica (tramite questionario) inerente i modi, i dati e le possib<strong>il</strong>i<br />

cause ed esplicazioni del disagio giovan<strong>il</strong>e asintomatico e sintomatico.<br />

Moduli e fasi<br />

• Nel corso della prima ora di svolgimento del percorso i 150 ragazzi assisteranno ad una<br />

lezione preliminare ed informativa tenuta dai 6 docenti esperti in disagio giovan<strong>il</strong>e:<br />

verrà introdotto l’argomento, forniti dati del fenomeno e verrà favorita una discussione inerente<br />

<strong>il</strong> tema dell’incontro.<br />

• Successivamente, all’inizio della seconda ora, ogni docente convoglierà in una classe<br />

adiacente, preventivamente predisposta, con 25 studenti ed inizierà tre ore di<br />

formazione con <strong>il</strong> gruppo affidatogli.<br />

• Al termine delle quattro ore, avremo quindi informato, attivato formativamente ed<br />

effettuato una r<strong>il</strong>evazione (che verrà in seguito rielaborata) su 150 studenti.


Bisogni affrontati nel <strong>progetto</strong>:<br />

• Bisogni comunicativi ed espressivi dei giovani, analfabetismo emotivo;<br />

• Difficoltà di conoscenza e contatto con le proprie emozioni e i propri bisogni;<br />

• Difficoltà nell’analisi e discernimento di inferenze inerenti atteggiamenti e comportamenti del<br />

gruppo;<br />

• Problematiche inerenti l’incapacità di contattare, esprimere ed elaborare forme di disagio;<br />

• Stereotipi e pregiudizi inerenti atteggiamenti e comportamenti a rischio.<br />

Obiettivi<br />

Favorire:<br />

• l’insorgere di una conoscenza e coscienza critica nell’orientarsi nel mondo attraverso risorse<br />

come <strong>il</strong> dialogo e l’espressione creativa, ideale viatico per frequentare percorsi non usuali di<br />

riflessione;<br />

• lo sv<strong>il</strong>uppo e l’incremento delle difese cognitive, informative e formative, dell’individuo;<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo delle capacità relazionali di gruppo con l’esercizio di autonomia e responsab<strong>il</strong>ità<br />

• Far emergere <strong>il</strong> concetto di dipendenza come ‘fase ultima’ di un processo sottrattivo di<br />

autolesionismo e non comunicazione con <strong>il</strong> proprio corpo e la propria immagine mentale.<br />

• Offrire una possib<strong>il</strong>ità educativa poliedrica, frutto di una visione complessiva che tenga conto<br />

dell’interazione di aspetti culturali, sociali, psicologici, sociologici, antropologici e, soprattutto,<br />

esistenziali.<br />

• Contrastare <strong>il</strong> disagio tramite una sua analisi ed esplicazione attraverso forme<br />

drammaturgicamente espressive.<br />

• Fornire informazioni sugli aspetti legali connessi all’assunzione di comportamenti a rischio.<br />

Strumenti<br />

• questionari per r<strong>il</strong>evare presenza, esplicazione, tipologia ed incidenza di forme di disagio nella<br />

popolazione scolastica selezionata per <strong>il</strong> percorso;<br />

• ut<strong>il</strong>izzo di cortometraggi ed altro materiale didattico in forma cartacea;<br />

• valutazione finale da parte del gruppo di <strong>progetto</strong> tramite relazione.<br />

Metodi<br />

• Il vuoto e <strong>il</strong> pieno. Prima ora, plenaria con tutti i sei docenti e 150 studenti:<br />

presentazione del percorso, informativa inerente i dati, le modalità di esplicazione del disagio<br />

giovan<strong>il</strong>e, dialogo interattivo.<br />

• Ciò che mi nutre mi distrugge. Seconda, terza e quarta ora, percorso laboratoriale di un<br />

docente con 25 studenti :<br />

r<strong>il</strong>evazione inerente <strong>il</strong> disagio asintomatico e sintomatico tramite questionario; informativa<br />

inerente l’aspetto legale e sociale; moduli teatralizzati di dialogo critico e dialogo esperienziale;<br />

metodi dell’approccio sistemico; problem solving; moduli di autotestimonianza sul modello del<br />

racconto di sé, del processo e della scrittura creativa; somministrazione di video; interventi di tipo<br />

psicosociale e culturale con metodologie attive fac<strong>il</strong>itanti dinamiche individuali e di gruppo<br />

ut<strong>il</strong>izzate come risorsa formativa.<br />

Soggetti coinvolti nel <strong>progetto</strong>, e loro ruolo<br />

• Studenti di scuole superiori del territorio, in qualità di utenti nel numero di 150 unità per<br />

<strong>progetto</strong>;<br />

• Insegnanti referenti e coordinatori interni del <strong>progetto</strong>;<br />

• Esperti consulenti esterni;


Prof<strong>il</strong>o professionale degli esperti coinvolti nel percorso:<br />

Rosella Carroli, come referente e coordinatore del <strong>progetto</strong>.<br />

Docente di f<strong>il</strong>osofia psicologia e scienze dell'educazione,di ruolo presso l'ITAS G. Bruno di Perugia<br />

cooptata presso L'Ufficio Scolastico Regionale per l'Umbria dall'a.s. 2004-2005 per i compiti connessi<br />

all'Autonomia Scolastica. Referente regionale per l'USR riguardo a orientamento scolastico e professionale ed<br />

educazione alla salute, è stata anche referente per la provincia di Perugia della Consulta Provinciale degli Studenti<br />

dall'a.s. 2006-2007, ha collaborato alla stesura di alcune pubblicazioni, tra le quali"Itinerari didattici Guidati<br />

dell'Umbria" monografie a cura della Regione Umbria- Giunta regionale- Ufficio Istruzione, e "Oltre la Norma"<br />

percorsi di Educazione Stradale a cura di Graziella Novembri - USR 2006.<br />

S<strong>il</strong>via Contini, come progettista e docente.<br />

Laureata in f<strong>il</strong>osofia, consulente f<strong>il</strong>osofico in formazione presso l’Univ.Tor Vergata di Roma, educatore<br />

nell’ambito delle disab<strong>il</strong>ità plurime, formatore in progetti artistico-didattici e di sperimentazione presso centri<br />

privati, ideatore di percorsi multidisciplinari inerenti le forme del disagio e la prevenzione primaria dalle<br />

dipendenze presso scuole superiori, collabora nel campo della ricerca demo-antropologica ed è autore di un testo<br />

di ricerca storico-f<strong>il</strong>osofica sull’iniziazione.<br />

E’ responsab<strong>il</strong>e di un’associazione di volontariato che si occupa di prevenzione, consulenza e sostegno per<br />

problemi inerenti l’uso e l’abuso di sostanze stupefacenti.<br />

Francesco Bianchi, come docente.<br />

Laureato in legge, vice procuratore onorario presso la Procura della Repubblica di Arezzo ,Pubblico Ministero in<br />

udienza penale da oltre 10 anni con oltre 1200 udienze sostenute, presiede un’associazione che si occupa<br />

dell’appoggio e sostegno di singoli e famiglie con problemi di tossicodipendenza.<br />

Matteo F<strong>il</strong>ippo Maiorano, come docente.<br />

Laureato in psicologia dello Sv<strong>il</strong>uppo ed Educazione all'Università degli Studi di Trieste, ricopre <strong>il</strong> ruolo di<br />

coordinatore e responsab<strong>il</strong>e in diversi progetti in favore delle Scuole umbre e per alcuni Centri Sociosanitari del<br />

territorio. Presso un centro di Perugia, svolge attività di counseling psicologico indirizzato agli adolescenti con<br />

difficoltà scolastiche, finalizzata al monitoraggio dei processi motivazionali ed affettivi, legati all’apprendimento.<br />

Co-responsab<strong>il</strong>e di un’associazione di volontariato che si occupa di devianza e comportamenti a rischio derivati<br />

da uso ed abuso di sostanze stupefacenti in qualità di responsab<strong>il</strong>e delle consulenze.<br />

Emanuele Guazzetti, come docente.<br />

Operatore della riab<strong>il</strong>itazione psicosociale, ha frequentato nei primi anni novanta <strong>il</strong> biennio f<strong>il</strong>osofico-pedagogico<br />

presso l'Università Pontificia Salesiana prestando contemporaneamente servizio presso alcuni centri giovan<strong>il</strong>i<br />

salesiani del Piemonte e della Lombardia. Trasferitosi in Umbria nel 1995, educatore prima presso una comunità<br />

per minori e poi nell’ambito del disagio e delle dipendenze, collabora con un’associazione di fam<strong>il</strong>iari nell’ambito<br />

del disagio psichico. Competente nello specifico nella dipendenza da alcool, in tale ambito si è formato nella<br />

metodologia dell'approccio ecologico sociale del prof. Hudolin.<br />

Lara Iannotti, come docente.<br />

Antropologa ed arteterapeuta formata presso la Scuola Superiore di arteterapia di Roma con una tesi inerente i<br />

disturbi del comportamento alimentare, svolge attività di ricerca antropologico-medica e incontri arteterapici<br />

privatamente e presso scuole e aziende.<br />

Verifica<br />

• Feedback finali di restituzione all’interno di ogni micro-gruppo di lavoro;<br />

• Comp<strong>il</strong>azione di un test di gradimento al termine di tutto <strong>il</strong> percorso.<br />

• Osservazione sull’evoluzione del comportamento dei partecipanti al <strong>progetto</strong> nella vita<br />

scolastica ordinaria.<br />

S<strong>il</strong>via Contini<br />

-educatore, f<strong>il</strong>osofo e formatore-


L’orizzonte degli eventi di riferimento al problema<br />

“Bisogna educare i giovani ad essere se stessi, assolutamente se stessi; questa è la forza d’animo. Ma per essere se stessi<br />

occorre accogliere a braccia aperte la propria ombra.<br />

Che è ciò che rifiutiamo in noi.<br />

Quella parte oscura che, quando qualcuno la sfiora, ci fa sentire ‘punti nel vivo’.<br />

Perché l’ombra è viva e vuole essere accolta.<br />

Anche un quadro senza ombre non ci concede le sue figure.<br />

Accolta, l’ombra cede la sua forza.<br />

Cessa la guerra tra noi e noi stessi e perciò siamo in grado di dire: ‘Ebbene sì, sono anche questo’.<br />

Ed è la pace così raggiunta a darci la forza d’animo e la capacità di guardare in faccia <strong>il</strong> dolore senza <strong>il</strong>lusorie vie di<br />

fuga.”<br />

U. Galimberti<br />

Poniamoci dentro le possib<strong>il</strong>i cause del disorientamento<br />

I giovani , per la maggior parte ed in ogni epoca (anche se per e con dinamiche diverse) , avvertono e<br />

patiscono la loro condizione di disagio, una difficoltà oggettivata nell’esistente che può essere<br />

complessivamente tradotta in paura di vivere, o paura solo di pensare un vivere futurib<strong>il</strong>e; questo a causa<br />

soprattutto delle concrete difficoltà di un’esistenza che si palesa nell’esposizione alla società.<br />

Il nostro sistema sociale, infatti, si presenta ai giovani come una sommatoria di spazi di vita (sociali,<br />

fam<strong>il</strong>iari, scolastici, lavorativi, relazionali) i quali presuppongono logiche di comportamento<br />

autoreferenziali ed incompatib<strong>il</strong>i tra di loro: ognuno di questi ambiti richiede logiche proprie, peculiari<br />

strategie d’azione che divergono le une dalle altre.<br />

L’adolescente si trova così dinanzi a microsistemi con logiche diverse, all’interno delle quali deve vivere<br />

confrontandosi ed identificandosi; dinamiche potenzialmente alienanti poiché se da una parte li<br />

costringono a sv<strong>il</strong>uppare capacità sempre più competitive, dall’altra propongono astratti ed effimeri<br />

modelli di riferimento con i quali identificarsi.<br />

Modelli alienanti e impossib<strong>il</strong>i, non testimoni concreti di agiti esistenziali implicanti riflessione.<br />

L’adolescente fatica ad adattarsi a tutto questo, a criteri sistemici così diversi tra loro da indurre<br />

confusione; condizioni sim<strong>il</strong>i possono favorire, se la risposta dell’Io è <strong>il</strong> non-adattamento, crisi di<br />

identità e sintomi di diversa fenomenologia che a loro volta possono, se trascurati, divenire patologie.<br />

Per un giovane diventa così necessario acquisire una straordinaria capacità adattiva, peculiare e spendib<strong>il</strong>e<br />

funzionalmente ad ogni sistema e sotto-sistema entro <strong>il</strong> quale episodicamente si vive; all’interno di questa dinamica<br />

esistenziale, la socializzazione fam<strong>il</strong>iare lascia sì, un’impronta significativa, ma che non sempre può<br />

reggere allo scontro con l’adattività richiesta negli altri sotto-sistemi.<br />

L’azione sociale, frammentata nell’agire comportamental-funzionale dei vari sotto-sistemi, non ha più<br />

una bussola, esperendosi tra criteri differenziati riferiti ad altrettanti sistemi differenziati.<br />

Il valore etico che orienti l’azione non è più indispensab<strong>il</strong>e in queste veloci ad attività comportamentali, nelle quali <strong>il</strong><br />

giovane non ricerca più la propria identità, piuttosto si disorienta e si disperde in varie micro-identità dell’apparenza che lo<br />

portano non più a ricercare se stesso, ma ad assumere le logiche vigenti del sistema vincente, che è quello economico,<br />

estendendole a tutti gli altri ambiti della vita.<br />

La cultura , di cui parla Ricoeur, dell’avere, del potere e del volere assorbe completamente, all’interno<br />

dei suoi tempi competitivi, l’identità non ancora espressa del ragazzo, che non può mai fermarsi, non ha<br />

occasioni di riflettere su se stesso- guardarsi dentro.<br />

La dimensione personale è completamente svuotata del significato emotivo-affettivo in nome<br />

di una razionalità strumentale che non offre strumenti, modalità e modelli per esperire e<br />

ricercare la propria personalità ed identità.


E l’adolescente vive una profonda trasformazione che interessa soprattutto le sfere dell’identità<br />

(corporea ed identificatoria), della relazione (con se stesso, con la famiglia, la scuola, i pari, <strong>il</strong> gruppo,<br />

ecc. ) e dei valori e dei modelli forniti dalla società.<br />

Il transitare in diversi ‘spazi di vita’ e <strong>il</strong> non esperirli nel profondo, non comprendendoli e non<br />

identificandosi con loro, piuttosto adattandosi ad essi in superficie per difendersi dall’identificazione<br />

con <strong>il</strong> ‘diverso’ tramite una repentina omologazione, può portare l’adolescente a vivere disorientandosi<br />

continuamente e, di contro, a ricercare la propria identità esperendo comportamenti a rischio alla ricerca di un<br />

Sé che appare perennemente in atto ma non trova terreni in cui radicarsi per evolversi.<br />

Alcuni dati<br />

E’ piutosto allarmante la fotografia che ci viene offerta dai mass media e dagli istituti di ricerca sociale<br />

riguardo al mondo dell’adolescenza: recenti dati dicono che oltre <strong>il</strong> 9% dei ragazzi tra i 9 e i 15 anni<br />

soffre nel nostro paese di problemi legati a bulimia e anoressia, l’abbassamento dell’età di incontro con<br />

le sostanze di abuso, in particolare marijuana e alcool, è scesa in molti casi fino al limite dei 12-13 anni<br />

di età 1 ed <strong>il</strong> 28% di adolescenti italiani consuma sostanze stupefacenti di diversa natura e pericolosità 2 .<br />

mentre <strong>il</strong> 20% dei suicidi è messo in atto da ragazzi tra i 14 e i 30 anni.<br />

Siamo abituati a parlare e sentir parlare di adolescenza quasi esclusivamente in termini deficitari; gli<br />

adolescenti fanno notizie o come vittime, o come carnefici di se stessi e degli altri coetanei attraverso<br />

st<strong>il</strong>i di vita oltre <strong>il</strong> limite di autoconservazione.<br />

La nozione di disagio giovan<strong>il</strong>e, spesso, si mescola all’idea di devianza e diviene un problema sociale<br />

prevalentemente quando si evidenzia come un problema per la collettività.<br />

Protagonisti sulla scena dei mass-media di condotte a rischio come promiscuità sessuale e rapporti non<br />

protetti, di un uso ed abuso di sostanze alteranti, di guida pericolosa, di comportamenti prevaricanti e<br />

violenti nei confronti di coetanei, di tentativi di suicidio consapevoli o provocate indirettamente dai loro<br />

stessi atti (pensiamo solo agli incidenti stradali accaduti a causa della guida in stati alterati, o alle morti<br />

per abuso di sostanze), divengono numeri statistici, dati sociologici che ci aiutano a classificare e<br />

sottolineare una situazione; termometro di disagio di una generazione che viene d’altra parte liquidata<br />

come vuota, refrattaria ad ogni tipo di interesse o valore che non sia l’avere in tutte le sue declinazioni,<br />

abulica ed inchiodata in un presente che non riesce a vivere, se non tramite la sensazione forte come<br />

anestetico, ma anche incapace di pensarsi in maniera futurib<strong>il</strong>e.<br />

Ma tutti i dati delle ricerche a nostra disposizione non li rendono più decifrab<strong>il</strong>i: conosciamo ciò che<br />

accade dopo, siamo in grado di classificare ed analizzare le CONSEGUENZE, ma siamo incapaci di<br />

rintracciarne le cause in maniera esausiva.<br />

Nonostante questa generazione sia stata studiata, classificata, vivisezionata da istituti di ricerca come<br />

mai prima d’ora era stato fatto per le generazioni precedenti, i loro comportamenti appaiono ancora<br />

assolutamente indecifrab<strong>il</strong>i ai nostri occhi: abbiamo una fotografia di un problema, genericamente è<br />

segnalato come disagio mascherato, che diviene un termine-sommatoria di problematiche spesso<br />

individuali ed irriducib<strong>il</strong>i.<br />

Il mondo adolescenziale è particolarmente sensib<strong>il</strong>e alle profonde trasformazioni culturali e sociali ed<br />

essendo maggiormente esposto ai cambiamenti può evidenziare espressioni di disagio; tali<br />

manifestazioni divengono visib<strong>il</strong>i ed esplicite quando si concretizzano in comportamenti-problema veri<br />

e propri, come le condotte a rischio dovute all’assunzione di alcool o sostanze alteranti, comportamenti<br />

di autolesionismo o eteroaggressività (dalle condotte alimentari, al cutting al bullismo).<br />

Atteggiamenti e comportamenti presenti in molti adolescenti che parlano una lingua diversa, fatta di<br />

autolesionismo e gesti rumorosi, una lingua che racconta di un percorso di tentata autocura ed<br />

1 Dall’analisi contenuta nel 4° Rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza<br />

(Agosto 2004), realizzato dall’Eurispes in collaborazione con Telefono Azzurro.<br />

2 Dalla Relazione annuale sullo stato delle tossicodipendenze in Italia (Giugno 2004).


autosperimentazione, di disagio fisico cercato a tutti i costi, di un annullamento tentato alla ricerca della<br />

vita.<br />

Un percorso in negativo che passa per <strong>il</strong> rischio per sperimentare la propria identità frag<strong>il</strong>e oltre la<br />

soglia del consentito.<br />

Che passa per un tempo chimico ed alterato per ingannare la propria paura di esserci nel presente. Che<br />

si sperimenta in prove di coraggio a rischio della propria vita poiché, abituata ad esperire l’invincib<strong>il</strong>ità<br />

virtuale, non conosce l’idea della morte.<br />

Che ricerca di stimoli intensi e sensazioni forti perché insensib<strong>il</strong>e alle gratificazioni della quotidianità e<br />

pervaso dalla noia.<br />

Il problema di anoressìa bulimica di un’adolescente, la guida alterata di un altro, gli atteggiamenti<br />

violenti di un gruppo di coetanei con i loro pari sono comportamenti-problema indicatori di un disagio<br />

che li accomuna tutti, ma è singolare e parte dal profondo.<br />

Parte dalle radici<br />

E’necessario ritrovare un’ermeneutica dell’adolescenza che non la ponga solo come sinonimo di<br />

trasgressione ed insofferenza alle norme, di sballo a tutti i costi ed analfabetismo emotivo.<br />

Ma che riconosca anche la difficoltà di avere punti e modelli di riferimento efficaci, di orientarsi nei<br />

diversi linguaggi e messaggi degli innumerevoli microsistemi nei quali sono inscritti (scuola, casa, amici,<br />

televisione, mondo virtuale), la malagevolezza di contattare e contattarsi e riconoscersi in un corpo che<br />

non è mai come i canoni sociali impongono, di consapevolizzare i propri limiti e le proprie paure senza<br />

darne una restituzione che lesioni in qualche modo la propria ed altrui persona.<br />

Cercare di fotografarli, non rinunciando a comprenderli.<br />

Cercando di risalire alle cause dei malesseri, avere una fotografia delle ragioni, per prevenire un disagio<br />

che, quando sfocia, sembra essere generalizzato ed assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>e.<br />

Oltre <strong>il</strong> nich<strong>il</strong>ismo è un percoso multidisciplinare teorico ed esperienziale che, adottando<br />

tecniche proprie alla f<strong>il</strong>osofia, all’arte ed alla psicologia ed ut<strong>il</strong>izzando ecletticamente le<br />

competenze complementari e multidisciplinari di esperti del disagio giovan<strong>il</strong>e, inaugura un<br />

insolito viaggio di contatto e conoscenza dell’adolescente con le proprie emozioni,<br />

inquietudini, paure, desideri; un’esplorazione volta a ricondurlo, attraverso numerose<br />

esperienze di dialogo, all’interno di quella socratica conoscenza di se stesso.<br />

I ragazzi, assistendo a lezioni interattive di antropologia, pedagogia e psicologia, e lavorando<br />

teatralmente sulle loro scelte, sui propri atteggiamenti e comportamenti, rivivono la loro realtà<br />

individuale e la loro modalità di esistere posta in rapporto ad una realtà che tende sempre più<br />

alla frammentazione, all’esasperata settorializzazione.<br />

All’interno di questo disincantato piano di realtà, l’individuo percepisce <strong>il</strong> suo essere sempre più<br />

frammentato, scomposto in molteplici rivoli e incapace di visioni di insieme così da percepire sempre<br />

più la propria frag<strong>il</strong>ità e <strong>il</strong> proprio smarrimento.<br />

In questo contesto, appare importante ricentrarsi lavorando su categorie valoriali quali quelle della<br />

Scelta, della Responsab<strong>il</strong>ità e della Libertà della persona. In questo viaggio-esperienza l’adolescente<br />

esplora gran parte delle paure, delle latenze, delle insicurezze riscoprendole anche in altri, impara a<br />

conoscersi e a misurarsi misurandosi con ciò che gli viene proposto come esperienza di crescita; ed<br />

impara in tutto questo a contattarsi nei suoi bisogni emotivi ed ad attivare le sue difese cognitive<br />

conoscendo, contattando, dialogando e traducendo in bussola l’esperienza contattata nel percorso.<br />

In un percorso multidisciplinare teorico ed esperienziale <strong>il</strong> ragazzo, ut<strong>il</strong>izzando metodologie ed approcci<br />

propri alla f<strong>il</strong>osofia, all’arte ed all’antropologia, si attiva, tramite le proprie risorse, per esplicare i propri<br />

disagi ed imparare a tradurli in comunicazione possib<strong>il</strong>e effettuab<strong>il</strong>e con se stessi e gli altri.<br />

Svolgendo un percorso di rielaborazione e consapevolizzazione dei propri ed altrui vissuti ed<br />

esperienze, impara a leggerli in maniera critica e diversificata, orientandosi poi più consapevolmente in


essi: poiché solo mettendomi ‘in pratica’, teatralizzando un mio atteggiamento e comportamento ed<br />

esplicandolo di fronte a me stesso e ad altri io riesco a rendermi a mia volta più consapevole delle azioni<br />

che attivo talvolta influenzato dal mio umore, dal mio gruppo, dal mio spazio di vita o dalle immagini<br />

mentali che si posano nella mente.<br />

E solo esplicando i miei vissuti tramite la parola creativa, tramite la riflessione svolta assieme ad altri e<br />

tramite la comunicazione non verbale del corpo riesco ad attivare la mia razionalità critica, strumentobase<br />

difensivo contro le inferenze esterne essenziale per saper rispondere ‘si’ o ‘no’ a quello che ci viene<br />

proposto.<br />

Perché con la f<strong>il</strong>osofia? Per imparare a togliere <strong>il</strong> velo alla realtà fatta da stereotipi e pregiudizi, e<br />

frequentare mentalmente percorsi non usuali di riflessione, imparando ad abitare le emozioni e<br />

contattando le proprie inesprimib<strong>il</strong>ità.<br />

Perché l’arte e l’arteterapia? Perché possono rivelarsi modalità non invasive ed estremamente attivanti<br />

per esprimere le proprie emozioni ed imparare a rivedere i propri vissuti da altre angolazioni.<br />

Perché la pratica testimoniale in comunità? Poiché chi, essendo coetaneo o quasi, ha frequentato<br />

l’abisso ed è tornato poi al mondo può ut<strong>il</strong>izzare talvolta parole e contenuti più incisivi di qualsiasi altro<br />

esperienza.<br />

A cura della dott.ssa S<strong>il</strong>via Contini<br />

-educatore, f<strong>il</strong>osofo e formatore-

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