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10.1 LM67 Ipoglicemizzanti orali.pdf

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<strong>Ipoglicemizzanti</strong> <strong>orali</strong><br />

I farmaci ipoglicemizzanti <strong>orali</strong> vengono<br />

usati per il trattamento del diabete di<br />

tipo 2 (non insulino dipendente);<br />

dovrebbero essere prescritti solo se i<br />

pazienti non rispondano in modo<br />

adeguato a un periodo di almeno 3 mesi<br />

di dieta, caratterizzata da ridotta<br />

assunzione di carboidrati, da una<br />

restrizione delle calorie totali<br />

giornaliere, e un aumento dell’attività<br />

fisica. Essi dovrebbero essere utilizzati<br />

per migliorare l’efficacia della dieta e<br />

dell’esercizio fisico, e non in loro<br />

sostituzione.


<strong>Ipoglicemizzanti</strong> <strong>orali</strong><br />

Nei pazienti che non sono controllati in<br />

modo adeguato dalla dieta o dagli<br />

ipoglicemizzanti <strong>orali</strong>, l’insulina può<br />

essere aggiunta al trattamento<br />

preesistente oppure sostituire in modo<br />

completo la terapia orale; se l’insulina<br />

viene aggiunta agli ipoglicemizzanti<br />

<strong>orali</strong>, andrebbe somministrata la sera<br />

sotto forma di insulina isofano. Il<br />

trattamento insulinico può determinare<br />

aumento di peso e ipoglicemia; al primo<br />

effetto indesiderato si può ovviare<br />

somministrando l’ormone in<br />

combinazione con la terapia orale.


Sulfoniluree<br />

Le sulfoniluree agiscono soprattutto<br />

aumentando la secrezione di insulina e,<br />

pertanto, sono efficaci solo quando è ancora<br />

presente una certa attività delle cellule beta<br />

pancreatiche; quando vengono<br />

somministrate per lungo tempo, esse hanno<br />

anche un’azione extra pancreatica. Sebbene<br />

possano causare ipoglicemia, ciò avviene<br />

comunque di rado e, in genere, è indicativo<br />

di un dosaggio eccessivo. L’ipoglicemia da<br />

sulfoniluree può persistere per molte ore e<br />

richiede sempre l’ospedalizzazione.<br />

Sono disponibili diverse sulfoniluree e la<br />

scelta è determinata dagli effetti collaterali e<br />

dalla durata d’azione, così come dall’età del<br />

paziente e dalla sua funzionalità renale.


Sulfoniluree<br />

La clorpropamide e la glibenclamide, che<br />

sono sulfoniluree a lunga durata d’azione,<br />

hanno un rischio più alto di ipoglicemia e, per<br />

tale motivo, la loro somministrazione<br />

dovrebbe essere evitata negli anziani; in loro<br />

sostituzione dovrebbero invece essere<br />

utilizzate sulfoniluree ad azione più breve,<br />

come per esempio gliclazide o tolbutamide.<br />

La clorpropamide ha inoltre più effetti<br />

collaterali che altre sulfoniluree e, pertanto,<br />

non viene più raccomandata<br />

.


Sulfoniluree<br />

IL loro sito d’azione è collocato<br />

sui canale del potassio ATP<br />

sensibili sulle cellule beta, che<br />

regolano la secrezione insulinica<br />

in risposta alle concentrazioni di<br />

glucosio.<br />

La ridotta permeabilità al<br />

potassio incrementa la secrezione<br />

di insulina


Sulfoniluree<br />

AVVERTENZE Le sulfoniluree possono<br />

determinare aumento di peso e<br />

dovrebbero essere prescritte solo nel<br />

caso in cui persistono uno scarso<br />

controllo glicometabolico e i relativi<br />

sintomi nonostante regimi alimentari<br />

appropriati (la metformina è il farmaco di<br />

scelta per i pazienti obesi). È richiesta<br />

cautela nelle persone anziane o con<br />

insufficienza epatica lieve o moderata, e<br />

insufficienza renale a causa del rischio di<br />

ipoglicemia.


Sulfoniluree<br />

La tolbutamide, una sulfonilurea a breve<br />

durata d’azione, può essere usata<br />

nell’insufficienza renale, così come il<br />

gliquidone e la gliclazide che sono<br />

metabolizzati e inattivati principalmente<br />

a livello epatico: tuttavia è determinante<br />

un controllo attento della glicemia; al<br />

fine di ottenere un adeguato controllo<br />

glicemico va posta particolare attenzione<br />

alla scelta della dose da somministrare. È<br />

opportuno ricorrere alla dose più bassa<br />

possibile.


Sulfoniluree<br />

EFFETTI INDESIDERATI Gli effetti<br />

indesiderati determinati dalle sulfoniluree, in<br />

genere modesti e non frequenti, includono<br />

disturbi gastrointestinali come nausea,<br />

vomito, diarrea e stitichezza.<br />

La clorpropamide ha più effetti collaterali,<br />

soprattutto a causa della durata d’azione<br />

prolungata e il conseguente rischio di<br />

ipoglicemia, e non dovrebbe più essere usata.<br />

Può anche causare arrossamento del viso<br />

dopo assunzione di alcolici; tale effetto, in<br />

genere, non si ha con altre sulfaniluree. La<br />

clorpropamide può anche aumentare l’azione<br />

dell’ormone antidiuretico e, molto di rado,<br />

causare iponatriemia (riportata anche per<br />

glimepiride e glipizide).


Sulfoniluree<br />

Le sulfoniluree possono a volte causare<br />

disturbi della funzionalità epatica che di rado<br />

portano a ittero colestatico, epatite e<br />

insufficienza epatica.<br />

Fenomeni di ipersensibilità (in genere nel<br />

corso delle prime 6-8 settimane di terapia)<br />

includono eruzioni cutanee transitorie, che<br />

qualche volta possono evolversi verso un<br />

eritema multiforme e una dermatite<br />

esfoliativa, febbre e ittero; sono stati riportati<br />

rari episodi di fotosensibilità da<br />

clorpropamide e glipizide. I disturbi della<br />

crasi ematica sono molto rari ma includono<br />

leucopenia, trombocitopenia, agranulocitosi,<br />

pancitopenia, anemia emolitica e anemia<br />

aplastica.


Sulfoniluree<br />

CONTROINDICAZIONI Le sulfoniluree devono<br />

essere evitate, se possibile, in caso di<br />

insufficienza epatica grave e renale. Non<br />

vanno impiegate durante l’allattamento<br />

mentre in gravidanza dovrebbero essere<br />

sostituite con insulina La terapia insulinica<br />

dovrebbe essere adottata in modo<br />

temporaneo nel corso di malattie intercorrenti<br />

(quali infarto miocardico, coma, infezioni e<br />

traumi). Le sulfoniluree devono essere<br />

sospese in vista di un intervento chirurgico;<br />

l’insulina è spesso necessaria a causa<br />

dell’iperglicemia che sopravviene in queste<br />

circostanze. Le sulfoniluree sono<br />

controindicate in presenza di chetoacidosi.


Biguanidi<br />

La metformina, l’unica biguanide disponibile, agisce in<br />

modo diverso dalle sulfoniluree e non è intercambiabile<br />

con esse. Esercita la sua azione in modo particolare<br />

riducendo la gluconeogenesi e aumentando l’utilizzo<br />

periferico del glucosio; poiché agisce solo in presenza di<br />

insulina endogena, è efficace solo nei pazienti diabetici<br />

con una funzione residua delle cellule beta pancreatiche.<br />

La metformina è il farmaco di prima scelta nei pazienti<br />

obesi che, malgrado seguano una dieta rigorosa, non<br />

riescono a tenere sotto controllo la glicemia. Viene<br />

utilizzata anche nel caso in cui il diabete non venga<br />

adeguatamente controllato con il trattamento con<br />

sulfonilurea. Nel caso in cui una dieta rigorosa associata<br />

al trattamento con la metformina non ottenga lo scopo,<br />

possono essere prese in considerazione altre opzioni che<br />

includono:


Biguanidi<br />

• associazione con acarbose che può avere un limitato effetto<br />

benefico, ma la flatulenza può essere un effetto<br />

indesiderato;<br />

• associazione con insulina ma l’aumento di peso e<br />

l’ipoglicemia possono essere un effetto collaterale;<br />

• associazione con sulfoniluree ; non è stato ancora<br />

confermato se tale combinazione comporti un aumento di<br />

rischio);<br />

• associazione con pioglitazone o rosiglitazone ;<br />

• associazione con repaglinide o nateglinide.<br />

Si richiede quasi sempre il trattamento insulinico nei casi di<br />

emergenza medica o chirurgica; inoltre, la metformina deve<br />

essere sostituita con l’insulina prima di un intervento<br />

chirurgico importante (non somministrare la metformina la<br />

mattina dell’intervento e somministrare insulina se<br />

necessario).


Biguanidi<br />

L’ipoglicemia non costituisce un evento comune con la<br />

metformina; altri vantaggi sono la bassa incidenza<br />

dell’aumento di peso e la minore concentrazione<br />

plasmatica di insulina. Non esercita un’azione<br />

ipoglicemizzante in soggetti non diabetici, a meno che<br />

non sia somministrata in sovradosaggio. Effetti<br />

indesiderati gastrointestinali sono frequenti all’inizio<br />

del trattamento con la metformina e possono<br />

persistere in alcuni pazienti, soprattutto quando<br />

vengono somministrate dosi alte, come 3 g al giorno.<br />

La metformina può causare acidosi lattica che si<br />

manifesta più facilmente in soggetti con insufficienza<br />

renale; non dovrebbe essere somministrata a quei<br />

pazienti che abbiano una insufficienza renale anche se<br />

lieve. La metformina deve essere evitata (o sospesa)<br />

in altre situazioni che potrebbero predisporre<br />

all’acidosi lattica.


Altri ipoglicemizzanti<br />

L’acarbose,un inibitore dell’alfa glucosidasi<br />

intestinale, ritarda la digestione e l’assorbimento<br />

di amido e saccarosio. Ha un modesto ma<br />

significativo effetto nel ridurre la glicemia e viene<br />

usato da solo o in associazione alla metformina o<br />

alle sulfoniluree una volta accertata la loro<br />

inefficacia.<br />

L’iperglicemia post prandiale nei soggetti diabetici<br />

di tipo 1 (insulino dipendenti) può essere ridotta<br />

somministrando acarbose, ma questo viene usato<br />

di rado a tale scopo. La possibilità di flatulenza<br />

costituisce per qualcuno un deterrente a usare<br />

l’acarbose, sebbene tale effetto collaterale tenda a<br />

diminuire con il tempo.


Altri ipoglicemizzanti<br />

La gomma di guar, se assunta in<br />

quantità adeguate, apporta una<br />

modesta riduzione della glicemia post<br />

prandiale nel diabete mellito, forse<br />

ritardando l’assorbimento di<br />

carboidrati. Viene anche utilizzata per<br />

alleviare i sintomi della sindrome da<br />

svuotamento gastrico.


Altri ipoglicemizzanti<br />

Nateglinide e repaglinide stimolano il rilascio di<br />

insulina mediante legame a recettori diversi da<br />

quelli delle sulfaniluree ma con simile attività sul<br />

rilascio insulinico. Il vantaggio è costituito dal<br />

fatto che le metiglinidi agiscono solo in presenza<br />

di glucosio, evitando l’ipoglicemia causata dalle<br />

sulfaniluree. Entrambi agiscono rapidamente,<br />

hanno una breve durata d’azione e vanno<br />

somministrati poco prima dei pasti. La repaglinide<br />

è autorizzata per il trattamento del diabete di tipo<br />

2 da sola o in associazione con la metformina<br />

qualora quest’ultima non induca un controllo<br />

soddisfacente della glicemia. La nateglinide (non<br />

in commercio in Italia) è autorizzata solo per l’uso<br />

in combinazione con la metformina.


Altri ipoglicemizzanti<br />

I tiazolidindioni, pioglitazone e rosiglitazone,<br />

riducono le resistenze periferiche all’insulina e producono un<br />

abbassamento della glicemia. Interagiscono coi recettori<br />

nucleari PPAR (Peroxisome Proiliferator Activated Receptor)<br />

la cui stimolazione comporta una diminuizione dei livelli di<br />

fattori tissutali in grado di ridurre la sensibilità all’insulina del<br />

tessuto adiposo, ed incremento della lipolisi, con riduzione<br />

dei livelli circolanti di acidi grassi liberi e del loro effetto<br />

negativo sulla sensibilità periferica all'insulina (lipotossicità).<br />

Inoltre questi farmaci migliorano il trasporto del glucosio a<br />

livello muscolare Dovrebbero essere somministrati solo da<br />

esperti nel trattamento del diabete di tipo 2 e in<br />

combinazione con la metformina o una sulfonilurea (se la<br />

metformina è inefficace o controindicata).


Altri ipoglicemizzanti<br />

Una risposta inadeguata alla<br />

somministrazione di metformina e<br />

sulfonilurea può indicare una mancata<br />

secrezione di insulina; l’introduzione di<br />

pioglitazone e rosiglitazone ha, in questi<br />

casi, un ruolo limitato e diventa<br />

indispensabile il trattamento insulinico. Gli<br />

effetti a lungo termine dei tiazolidindioni<br />

non sono ancora stati dimostrati.

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