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ginocchio 2.pdf - Università degli Studi di Urbino

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Lesioni traumatiche del<br />

<strong>ginocchio</strong> e patologie<br />

cronico-degenerative<br />

dell’articolazione<br />

femoro-rotulea


Componenti OSSEE:<br />

•TROCLEA FEMORALE: con<strong>di</strong>lo me<strong>di</strong>ale e laterale<br />

•TIBIA: cavità glenoidea me<strong>di</strong>ale e laterale<br />

•ROTULA: faccia posteriore<br />

Articolazione TROCLEARE<br />

Due articolazioni:<br />

FEMORO-TIBIALE<br />

FEMORO-ROTULEA


Superfici articolari:<br />

•FEMORE: i con<strong>di</strong>li sono convessi sia longitu<strong>di</strong>nalmente che<br />

trasversalmente; sono <strong>di</strong>sposti su assi non paralleli, ma <strong>di</strong>vergono<br />

verso l’in<strong>di</strong>etro (quello interno <strong>di</strong>verge in maniera maggiore ed è<br />

più stretto);<br />

•TIBIA: le cavità glenoidee sono separate dal massiccio centrale<br />

costituito dalla spina tibiale interna e la spina tibiale esterna; sono<br />

ampliate dai menischi. Quella interna è concava nei due sensi;<br />

quella esterna è concava trasversalmente e convessa sagittalmente.<br />

•ROTULA: concavità nella faccia posteriore, complementari ai<br />

con<strong>di</strong>li


I MENISCHI<br />

Sono due: interno (me<strong>di</strong>ale) ed esterno (laterale)<br />

Si inseriscono nella regione prespinale e retrospinale del massiccio<br />

tibiale: i corni costituiscono l’unico punto fisso dei menischi<br />

Contraggono connessioni molto importanti con:<br />

Capsula articolare<br />

Legamento Trasverso<br />

Ali menisco-rotulee<br />

dal LCI al menisco interno<br />

Ten<strong>di</strong>ne del m. semimembranoso al menisco interno<br />

Ten<strong>di</strong>ne del m. popliteo al menisco esterno<br />

Fibre del LCPI al menisco interno e fibre del LCAE al menisco interno


LEGAMENTI COLLATERALI<br />

Legamento Collaterale INTERNO (LCI): obliquo dall’alto<br />

in basso ed in avanti. Ha rapporti con il menisco interno.<br />

Legamento Collaterale ESTERNO (LCE): ha <strong>di</strong>rezione<br />

dall’alto in basso verso l’in<strong>di</strong>etro<br />

Si tendono in ESTENSIONE e si detendono in FLESSIONE.<br />

Contribuiscono alla STABILITA’ LATERALE (varo-valgo)<br />

del <strong>ginocchio</strong> insieme con le strutture muscolari:<br />

• LCI: muscoli della zampa d’oca (semiten<strong>di</strong>noso, sartorio,<br />

gracile)<br />

• LCE: tensore della fascia lata, muscolo quadricipite.


LEGAMENTI CROCIATI<br />

Legamento Crociato ANTERO-ESTERNO (LCAE): si<br />

inserisce sulla spina tibiale anteriore e nella gola<br />

intercon<strong>di</strong>loidea femorale laterale.<br />

Legamento Crociato POSTERO-INTERNO (LCPI): si<br />

inserisce sulla spina tibiale posteriore e nella gola<br />

intercon<strong>di</strong>loidea femorale me<strong>di</strong>ale.<br />

Sono intraarticolari ed extrasinoviali. Si incrociano l’un con<br />

l’altro ed hanno entrambi importanti rapporti con la capsula<br />

articolare. Sono incrociati anche rispetto ai leg. Collaterale<br />

dello stesso lato. Contribuiscono alla STABILITA’<br />

ANTERO-POSTERIORE del <strong>ginocchio</strong> insieme con le<br />

strutture muscolari (LCA: evita lo scivolamento anteriore della<br />

tibia in estensione. LCP: si tende in flessione)


ESTENSORI:<br />

Quadricipite femorale:<br />

• vasto interno<br />

• vasto esterno<br />

• vasto interme<strong>di</strong>o<br />

• retto femorale<br />

MUSCOLI


FLESSORI:<br />

MUSCOLI<br />

•Ischio-crurali (bicipite femorale, semiten<strong>di</strong>noso,<br />

semimembranoso)<br />

•Muscoli della zampa d’oca (sartorio, gracile,<br />

semimembranoso)<br />

•Popliteo e gemelli<br />

La potenza dei flessori è un terzo <strong>di</strong> quella <strong>degli</strong> estensori


ROTATORI:<br />

Esterni:<br />

MUSCOLI<br />

• bicipite femorale, tensore della fascia lata<br />

Interni:<br />

• sartorio, semiten<strong>di</strong>noso, semimembranoso, gracile popliteo<br />

Nel movimento <strong>di</strong> flesso-estensione si ha una rotazione automatica della tibia:<br />

rotazione interna nella flessione (20°) ed una rotazione esterna nell’estensione<br />

(30°) per:<br />

• maggiore <strong>di</strong>mensione del con<strong>di</strong>lo esterno<br />

• per la <strong>di</strong>fferente morfologia delle glene tibiali<br />

• per il <strong>di</strong>verso orientamento dei legamenti collaterali


EPIDEMIOLOGIA<br />

Negli U.S.A. più <strong>di</strong> 5.5 milioni <strong>di</strong> persone all’anno<br />

(circa il 2.2% della popolazione) subisce un trauma al<br />

<strong>ginocchio</strong>, ma solo 1.3 milioni <strong>di</strong> persone (il 24% dei<br />

traumi) si rivolgono al Pronto Soccorso. Di questi, nel<br />

20% dei casi, si <strong>di</strong>agnostica una lesione del legamento<br />

crociato anteriore, mentre solo nel 6% si evidenzia una<br />

frattura<br />

(Am Fam Physician 1999; 60: 2599-608)


TRAUMA DEL GINOCCHIO<br />

DIAGNOSI O NON DIAGNOSI?<br />

INTERVENTO CHIRURGICO O NO?<br />

QUALE RIABILITAZIONE?


OBIETTIVI RIABILITATIVI<br />

• Riduzione dello stato doloroso e/o infiammatorio<br />

• Recupero della normale escursione articolare, soprattutto il<br />

movimento <strong>di</strong> flesso-estensione del <strong>ginocchio</strong>, ma anche la mobilità<br />

dell’articolazione tibio-tarsica e dell’anca, me<strong>di</strong>ante esercizi <strong>di</strong><br />

mobilità articolare e <strong>di</strong> stretching<br />

• Recupero della corretta deambulazione e propriocezione<br />

(me<strong>di</strong>ante tavoletta propriocettiva)<br />

• Recupero della forza muscolare me<strong>di</strong>ante esercizi <strong>di</strong><br />

potenziamento isometrico, isotonico (con pesi progressivi, contro<br />

resistenza elastica a catena cinetica aperta o chiusa, esercizi con<br />

attrezzature specifiche, come leg extension, leg curl, leg press),<br />

isocinetico<br />

• Ritorno alla attività sportiva progressiva (andature sul posto,<br />

corsa lenta, variazioni della velocità, allunghi, cambi <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione,<br />

corsa in salita, corsa con attrezzi ed esercizi specifici, sprint da<br />

fermo o i lanciati)


Per giungere ad una giusta <strong>di</strong>agnosi cosa serve?<br />

ANAMNESI: caratteristiche del trauma (contusivo o<br />

<strong>di</strong>storsivo, come è avvenuto, tempo trascorso),<br />

caratteristiche del dolore, del gonfiore, quale movimento<br />

peggiora i sintomi, precedenti traumi, tipo <strong>di</strong> attività<br />

lavorativa-sportiva svolta, malattie concomitanti, ecc.<br />

ESAME OBIETTIVO: tumefazione, gonfiore, dolore<br />

scatenato da test specifici, limitazioni del movimento<br />

articolare, valutazione del tono-trofismo muscolare, ecc.<br />

ESAMI RADIOLOGICI: Rx, TC, RMN, artroscopia<br />

<strong>di</strong>agnostica, ecc.


Caduta dall'alto<br />

(ACR: Rx 9, RMN e TC 2)<br />

Rx<br />

Comparsa dei segni entro 48 h<br />

(ACR: Rx 9, RMN e TC 2)<br />

Rx<br />

No<br />

(ACR: Rx, RMN e TC 2)<br />

TRAUMA CONTUSIVO<br />

NO Rx?<br />

Colpo <strong>di</strong>retto<br />

Dolorabilità alla <strong>di</strong>gito-pressione<br />

Versamento articolare<br />

Impossibilità <strong>di</strong> deambulare per 4 passi<br />

Flessione


COSA ESCLUDERE?<br />

Frattura rotula<br />

trauma <strong>di</strong>retto nella regione anteriore del <strong>ginocchio</strong><br />

vigorosa contrazione del m. quadricipite<br />

Prima indagine: Rx A-P, latero-laterale, infrapatellare (a 45°)<br />

caduta dall’alto<br />

caduta a <strong>ginocchio</strong> flesso<br />

incidente stradale<br />

Prima indagine: Rx A-P e latero-laterale<br />

forze <strong>di</strong> compressione e/o<br />

forze in valgo<br />

Prima indagine: Rx A-P e latero-laterale<br />

Frattura con<strong>di</strong>lo femorale<br />

Frattura piatto tibiale<br />

Lussazione – Sublussazione della rotula


Lesione chiusa, senza lacerazione della pelle, a carico <strong>di</strong> una articolazione che viene<br />

ruotata in modo violento oltre i normali limiti della sua mobilità. Questo brusco<br />

movimento porta ad una breve, incompleta e temporanea lussazione dei capi ossei<br />

interessati. La rapi<strong>di</strong>tà del movimento e del ritorno alla posizione normale, pur non<br />

provocando in genere lesioni alle ossa, non impe<strong>di</strong>sce, però, un forte stiramento o<br />

ad<strong>di</strong>rittura la rottura dei legamenti che stabilizzano l'articolazione stessa. Ed è a<br />

questo meccanismo <strong>di</strong> stiramento e lacerazione che si deve il sintomo del dolore e il<br />

gonfiore locale che si sviluppa rapidamente.


Distorsione<br />

1° grado<br />

Distorsione<br />

2° grado<br />

Distorsione<br />

3° grado


Rottura<br />

LCA<br />

Rottura<br />

complessa


DISTORSIONE DEL GINOCCHIO<br />

Impatto contro la superficie laterale del <strong>ginocchio</strong><br />

…..superficie me<strong>di</strong>ale del <strong>ginocchio</strong>


COSA ESCLUDERE ?<br />

Lesione legamenti collaterali (LCM e LCL).<br />

Lesione legamento crociato anteriore (LCA).<br />

Lesione legamento crociato posteriore (LCP)<br />

Lesioni meniscali (menisco interno o esterno)<br />

Lesione isolata: LCI; 20% LCA; rara LCE<br />

Lesioni combinate: 80% LCA + menisco;<br />

35%Triade <strong>di</strong> O’Donogue (LCA + LCI + MI)<br />

15% LCA + LCE + ME<br />

1 trauma su 5 coinvolge LCA


VALGO-ROTAZIONE ESTERNA: è il meccanismo più frequente <strong>di</strong> rottura del L.C.A.. Avviene<br />

mentre il piede è bloccato al suolo e ruota all'esterno rispetto alla <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

avanzamento, il corpo continua il suo moto verso l'avanti ed allo stesso tempo si accentua<br />

l'angolo <strong>di</strong> valgismo tra il femore e la tibia.<br />

VARO-ROTAZIONE INTERNA: meccanismo più raro nel quale il piede è bloccato al suolo<br />

e ruota all'interno rispetto alla <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> avanzamento mentre il corpo continua il<br />

suo moto verso l'avanti e si accentua l'angolo <strong>di</strong> varismo tra il femore e la tibia.


STIRAMENTO FASCIO SUPERFICIALE DEL<br />

LCI<br />

Sintomi. Dolore intenso faccia interna del <strong>ginocchio</strong>. Segue una dolenzia<br />

che permette allo sportivo <strong>di</strong> terminare la competizione, i dolori<br />

ricompaiono la sera.<br />

Segni. Deambulazione normale o lieve zoppia antalgica. Mobilità dolorosa<br />

a fine estensione e a massima flessione. Dolore alla palpazione del LCI e<br />

alla flessione in valgo o la flesso-valgo-rotazione esterna passiva del<br />

<strong>ginocchio</strong>.<br />

Trattamento. Riposo sportivo 10-15 giorni. Crioterapia locale più volte al<br />

giorno. Antinfiammatori non steroidei. Applicazione locale <strong>di</strong> gel<br />

antinfiammatorio.Fisioterapia.


Riabilitazione dopo lesione LCI<br />

Approccio conservativo,programma sud<strong>di</strong>viso<br />

in tre fasi che prevedono il raggiungimento<br />

<strong>di</strong> obiettivi specifici.<br />

1 fase :ridurre la tumefazione, recupero<br />

articolarità , controllo quadricipite,<br />

deambulazione.


Riabilitazione dopo lesione LCI<br />

2 fase : ripristino della forza dell’arto leso<br />

all’80-90% del controlaterale.<br />

3 fase : ripresa della corsa , attività gestospecifiche.<br />

In me<strong>di</strong>a il tempo <strong>di</strong> ripresa varia dalla gravità<br />

della lesione : 1° circa 10gg., 2° e 3° da 3 a<br />

6 settimane


ROTTURA COMPLETA DEL LCI<br />

Sintomi. Dolore intenso con arresto della attività sportiva,<br />

appoggio monopodalico molto doloroso, marcia a <strong>ginocchio</strong> flesso<br />

Segni.<br />

Nell’imme<strong>di</strong>ato:<br />

Limitazione nella flessione e nella estensione. Dolore alla<br />

valgizzazione in estensione e flessione <strong>di</strong> 20 a 30°. Positiva la<br />

ricerca <strong>di</strong> una lateralizzazione in valgo. Dolore alla palpazione del<br />

LCI, che appare tumefatto.<br />

A 24 ore dal trauma:<br />

Versamento. Lassità in valgo rotazione esterna, con flessione a<br />

30°.<br />

Si cercano anche dei segni <strong>di</strong> lesione del menisco me<strong>di</strong>ale,<br />

spesso associati a questo tipo <strong>di</strong> lesione.<br />

Trattamento.<br />

Immobilizzazione del <strong>ginocchio</strong> me<strong>di</strong>ante tutore fisso a 30° <strong>di</strong><br />

flessione per 20 giorni, quin<strong>di</strong> una ginocchiera articolata che<br />

consente una articolarità compresa tra 0 e 90° <strong>di</strong> flessione.<br />

Viene concessa la deambulazione normale ed intrapreso il lavoro<br />

<strong>di</strong> recupero muscolare e propriocettivo.<br />

La corsa leggera dopo 30 giorni dalla rimozione del tutore


Lesione LCP<br />

LCP funziona come freno primario alla traslazione<br />

posteriore della tibia in tutte la posizioni <strong>di</strong> flessione<br />

del <strong>ginocchio</strong>..<br />

La rottura è <strong>di</strong> soluto causata da un trauma <strong>di</strong>retto sulla<br />

tibia prossimale, una caduta sul <strong>ginocchio</strong> con il piede<br />

in flessione plantare o iperflessione del <strong>ginocchio</strong>.<br />

Di solito lesione netta , isolata o associata:isolata <strong>di</strong><br />

solito trauma sportivo,associate <strong>di</strong> solito traumatismi<br />

ad alta energia.<br />

Attenzione test <strong>di</strong> Lachman


LESIONE ISOLATA DEL LCP<br />

Sintomi. Dolore violento e sensazione <strong>di</strong> lacerazione, scroscio. Impotenza<br />

funzionale modesta, il paziente può continuare a camminare.<br />

Segni. Versamento minimo potendo svuotarsi posteriormente attraverso la<br />

breccia capsulare. Mobilità limitata in flessione, soprattutto per il<br />

versamento. Cassetto posteriore a 60° <strong>di</strong> flessione che aumenta a 90°,<br />

Lachmann posteriore positivo con arresto molle, riducibilità del cassetto<br />

posteriore con la contrazione attiva del quadricipite, a <strong>ginocchio</strong> flesso a<br />

15°, cassetto posteriore indotto dalla sola contrazione dei muscoli ischiotibiali


LESIONE ISOLATA DEL LCP<br />

Trattamento<br />

- funzionale (scarico dell’arto inferiore per una decina <strong>di</strong> giorni +<br />

crioterapia locale ed antinfiammatori non steroidei per via generale seguito<br />

da kinesiterapia per recupero della escursione articolare e il rinforzo del<br />

quadricipite)<br />

- chirurgico (generalmente per le lesioni legamentose complesse).<br />

Rieducazione post chirurgica programma poco<br />

aggressivo


LESIONE ISOLATA O ASSOCIATA LCA<br />

Sintomi<br />

Sensazione <strong>di</strong> scatto o <strong>di</strong> “schiocco” articolare, accompagnata da<br />

sensazione che il <strong>ginocchio</strong> stia uscendo <strong>di</strong> sede, l’atleta cade a terra per<br />

una imme<strong>di</strong>ata impotenza funzionale, sensazione <strong>di</strong> instabilità del <strong>ginocchio</strong><br />

in stazione eretta. Il dolore può essere grave e duraturo o lieve e<br />

transitorio, in profon<strong>di</strong>tà nel <strong>ginocchio</strong> e spesso postero-lateralmente<br />

Segni<br />

Versamento articolare che può presentarsi anche a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 24h dal<br />

trauma. Positività del cassetto anteriore.


Rx in stress<br />

Allargamento rima<br />

articolare me<strong>di</strong>ale o<br />

laterale<br />

Lesione isolata<br />

legamenti collaterali<br />

Stress in valgo-varo<br />

con o senza rotazione<br />

Test in stress<br />

valgo-varo positivo<br />

Edema, versamento<br />

RMN<br />

Indaga anche LCA, LCP<br />

e menischi<br />

Lesione legamenti<br />

collaterali "complesse"<br />

Iperestensione<br />

Stress in valgo e rotazione<br />

interna della tibia<br />

Lachman test<br />

positivo<br />

Edema, versamento<br />

emartro<br />

RMN (90%<br />

Vs artroscopia)<br />

Lesione LCA<br />

Trauma <strong>di</strong>storsivo<br />

Trauma <strong>di</strong>retto sulla tibia<br />

prossimalmente (trauma<br />

da cruscotto)<br />

Test del cassetto<br />

posteriore positivo<br />

Edema, versamento<br />

emartro<br />

RMN<br />

Lesione LCP<br />

Blocco meccanico del R.O.M.<br />

Extra- intra rotazione della<br />

tibia con piede fisso a terra<br />

RMN<br />

Indaga anche LCA, LCP,<br />

LCM e LCL<br />

Lesioni meniscali<br />

isolate o no<br />

Test compressione <strong>di</strong> Apley<br />

Test McMurray<br />

Edema, versamento<br />

TAC<br />

Meno sensibile per<br />

le rotture legamentose parziali<br />

associate<br />

Lesioni meniscali<br />

Trauma più frequente a carico del <strong>ginocchio</strong>.


PROGRAMMA RIABILITATIVO:<br />

PREVISIONE DI ATTUAZIONE<br />

PATOLOGIA TEMPI DI RECUPERO<br />

Meniscectomia 3-6 settimane<br />

Condropatie 4-8 settimane<br />

Riallineamento rotuleo 4-8 settimane<br />

Fratture 5-12 settimane<br />

Artroprotesi 3-5 mesi<br />

Ricostruzione L.C.A. 4-6 Mesi


Lesione del Legamento Crociato Anteriore<br />

Ogni anno negli U.S.A. 250000 persone riportano rottura del LCA, nella<br />

maggior parte dei casi in traumi correlati all’esecuzione <strong>di</strong> sport in relazione a<br />

repentini cambi <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione (calcio, calcetto, basket, ecc.) o a causa delle<br />

forze <strong>di</strong> taglio che si sviluppano durante il trauma <strong>di</strong>storsivo (sci,<br />

pallavolo,ecc.). Raramente la lesione è secondaria a contatto <strong>di</strong>retto con<br />

l’avversario.<br />

Se il trauma avviene durante la corsa o un salto, spesso si associa anche la<br />

lesione della cartilagine articolare.<br />

Il dolore spesso non è imme<strong>di</strong>ato, ma il paziente avverte subito una “strana<br />

sensazione” <strong>di</strong> instabilità del <strong>ginocchio</strong>. Il gonfiore compare tra le 2 e le 12<br />

ore seguenti il trauma e spesso si associa ad emartro.<br />

Le lesioni del LCA avvengono nel 75% dei casi nella porzione me<strong>di</strong>ale del<br />

legamento, nel 20% a livello dell’inserzione femorale e solo nel 5% a livello <strong>di</strong><br />

quella tibiale


Intervento chirurgico o trattamento conservativo??<br />

Valutazione clinica:<br />

• grado <strong>di</strong> lesione legamentosa (rottura parziale o totale)<br />

• età (40 anni)<br />

• livello attività fisica (agonista o amatoriale?)<br />

• lesioni associate (cartilagini, menischi, legamenti collaterali)<br />

• nuovi traumi <strong>di</strong>storsivi secondari a ce<strong>di</strong>mento del <strong>ginocchio</strong> o<br />

gonfiore<br />

• precedenti interventi chirurgici (rottura del neolegamento?)<br />

Quanto costa il trattamento per lesione LCA?<br />

Il trattamento conservativo negli U.S.A. in me<strong>di</strong>a costa circa 2333<br />

dollari, mentre il trattamento chirurgico 11768 dollari (Gottlob C.A. et<br />

Al., Clinical Orthopae<strong>di</strong>cs & Research, 1999)


Intervento chirurgico o trattamento conservativo?<br />

Trattamento conservativo:<br />

• episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> dolore<br />

Valutazione soggettiva:<br />

• ridurre e mo<strong>di</strong>ficare attività sportiva<br />

• acquisto tutore per <strong>ginocchio</strong><br />

• nuovi episo<strong>di</strong> <strong>di</strong>storsivi<br />

• mantenimento del tono e trofismo<br />

muscolare<br />

• aumento del rischio <strong>di</strong> sviluppare<br />

affezioni cronico-degenerative<br />

articolari<br />

Trattamento chirurgico:<br />

• rischi generici intervento<br />

chirurgico<br />

• lunghi tempi <strong>di</strong> recupero (6<br />

mesi)<br />

• Disabilità emergente (> primi<br />

2 mesi postoperatori)<br />

• permanenza <strong>di</strong> instabilità<br />

legamentosa (5%)


PERCORSO RIABILITATIVO DOPO INTERVENTO<br />

CHIRURGICO DI RICOSTRUZIONE DEL LEGAMENTO<br />

CROCIATO ANTERIORE<br />

1. Si può far riferimento a molteplici protocolli riabilitativi, nessuno<br />

dei quali, però, è utile in maniera universale ad ogni paziente<br />

2. Non esiste un programma riabilitativo riconosciuto come il più<br />

efficace (The Cochrane Library, Rewiew Gennaio 2002), ma tutti si<br />

rifanno ai seguenti principi:<br />

• Controllo del dolore e dell’edema post-chirurgico<br />

• Mobilizzazione precoce<br />

• Precoce potenziamento dei muscoli della loggia posteriore della<br />

coscia e, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> tutti i muscoli dell’arto inferiore<br />

• Training propriocettivo<br />

• Utilizzo programmato del tutore ortope<strong>di</strong>co


Il progetto riabilitativo può essere <strong>di</strong>stinto in 5 <strong>di</strong>verse fasi:<br />

1. Fase preoperatoria in regime ambulatoriale e/o in palestra ( la<br />

ricostruzione dovrebbe essere fatta a risoluzione tumefazione e<br />

infiammazione, recupero articolarità e tono muscolare)<br />

2. Fase postoperatoria in regime <strong>di</strong> degenza (2-4 giorni)<br />

3. Fase postoperatoria in regime ambulatoriale (2-3 mesi(fase <strong>di</strong><br />

massima attenzione al punto <strong>di</strong> innesto)<br />

4. Fase <strong>di</strong> rinforzo muscolare in palestra (2 mesi)<br />

5. Fase <strong>di</strong> rinforzo muscolare in ambulatorio me<strong>di</strong>ante meto<strong>di</strong>ca<br />

isocinetica (1 mese) e del recupero in palestra del gesto atletico<br />

specifico In tutte le fasi, gli obiettivi comuni sono:<br />

•Controllo del dolore e del versamento articolare<br />

•Recupero del range <strong>di</strong> movimento articolare (R.O.M.)<br />

•Stabilizzazione dell’articolazione me<strong>di</strong>ante rinforzo muscolare


• Risolta la fase <strong>di</strong> acuzie me<strong>di</strong>ante R.I.C.E. (riposo, ghiaccio,<br />

compressione ed elevazione), si procede al potenziamento muscolare<br />

globale (contrazioni isometriche con carichi crescenti, elastoterapia,<br />

meto<strong>di</strong>ca isocinetica).<br />

• Addestramento del paziente agli esercizi postoperatori


• 1° Giorno:<br />

si applica ginocchiera bloccata in estensione per circa 24 ore, poi<br />

viene indossata solo durante la notte e durante la stazione eretta.<br />

Si consiglia crioterapia e posizione antideclive dell’arto.<br />

• 2°-5° Giorno:<br />

mobilizzazione del <strong>ginocchio</strong> prima passiva, poi attiva tra 0 e<br />

90°. Esercizi <strong>di</strong> contrazione isometrica per i mm della coscia.<br />

Mobilizzazione attiva della caviglia. Recupero della stazione<br />

eretta con carico parziale (30-50%) progressivo sull’arto operato.


CONTROLLO DEL DOLORE E DELL’EDEMA<br />

TERAPIA FARMACOLOGICA<br />

F.A.N.S. o Inibitori selettivi COX 2<br />

CRIOTERAPIA<br />

Permette la minima assunzione <strong>di</strong> farmaci antinfiammatori<br />

(Cohn B.T. et Al., Am J Sport Med, 1989)<br />

Non c’è evidenza sul tempo <strong>di</strong> applicazione: è stato <strong>di</strong>mostrato che la riduzione del flusso<br />

ematico loco-regionale e il rallentamento del metabolismo si ottengono già dopo 5 minuti.<br />

(Ho S.S.W. et Al., Am J Sport Med, 1995)<br />

Evitare l’applicazione oltre i 30 minuti per possibili complicanze nervose<br />

TERAPIA FISICA<br />

Ionoforesi e Magnetoterapia: nessuna evidenza clinca statisticamente significativa<br />

MASSOTERAPIA DISTRETTUALE<br />

Non evidenza quale unica meto<strong>di</strong>ca, utile negli stati edematosi importanti integrata con terapia<br />

antiedemigena ed esercizi per m. quadricipite


RECUPERO DEL ROM<br />

•1°settimana: l’estensione passiva del <strong>ginocchio</strong> dovrebbe essere<br />

pressoché completa<br />

•Mobilizzazione passiva della rotula<br />

•Scollamento dei tessuti cicatriziali sottostanti per impe<strong>di</strong>re<br />

l’instaurarsi <strong>di</strong> aderenze a livello dei tessuti circostanti<br />

•Al termine del 1° mese la flessione può superare i 90° e<br />

raggiungere i 120°-130°<br />

•Al termine del 2° mese la flessione dovrebbe essere completa


RECUPERO DEL ROM<br />

Estensione completa: è il primo obiettivo da raggiungere nel<br />

percorso post-operatorio<br />

Flessione: importanza del R.O.M. del <strong>ginocchio</strong> nelle A.D.L.<br />

Attività della vita quoti<strong>di</strong>ana R.O.M<br />

Deambulazione (Fase <strong>di</strong> oscillazione) 67°<br />

Salire le scale 83°<br />

Scendere le scale 90°<br />

Alzarsi da una se<strong>di</strong>a 93°<br />

Allacciarsi le scarpe 106°<br />

Sollevare oggetti dal pavimento 117°


RINFORZO MUSCOLARE: stabilizzazione<br />

dell’articolazione<br />

• 2°-3°settimana: iniziare gli esercizi a bassa resistenza, esercizi<br />

propriocettivi. Progressivo aumento del carico durante la<br />

deambulazione (CARICO TOTALE in 3°-5° settimana dopo<br />

controllo ortope<strong>di</strong>co)<br />

• 3°-4° settimana: cyclette inizialmente senza resistenza e con<br />

sellino alto<br />

• 5° settimana: rinforzo muscolare con pesi più consistenti per m.<br />

retto femorale, m. adduttori, m. abduttori, mm loggia posteriore,<br />

ecc.<br />

• 6°-8° settimana: esercizi contro resistenza, esercizi propiocettivi<br />

in scarico, inizio training della deambulazione


RINFORZO MUSCOLARE<br />

Utilità ed appropiatezza dell’uso della<br />

Elettrostimolazione Muscolare:<br />

Ritarda la comparsa dell’atrofia muscolare, in particolare del<br />

quadricipite, ma non determina un rilevante aumento della forza<br />

muscolare<br />

Facilita la motilità rotulea e <strong>di</strong>minuisce l’incidenza <strong>di</strong> artrofibrosi<br />

E.S. muscolare è utile nella fase postchirurgica in regime <strong>di</strong> degenza (1°-2°<br />

giornata) finché non si iniziano gli esercizi attivi!<br />

Telaro et Al. (Cochrane Review, Maggio 2001)


3°-4° mese:<br />

• cyclette contro resistenza<br />

• Leg estension tutto ROM con 5 Kg<br />

• Leg press con carichi crescenti<br />

• Leg curil adductor-abductor<br />

• Corsa in linea retta


5° mese<br />

• Test isocinetico: normalmente si riscontra una <strong>di</strong>fferenza del<br />

20-30% nelle performance muscolare tra l’arto operato ed il<br />

controlaterale<br />

• Training isocinetico (1 mese)<br />

• Corsa “ad otto” e “a zig-zag”<br />

• Allenamento al “gesto sportivo”<br />

6°-7° mese: ritorno allo sport se il test isocinetico evidenzia una<br />

<strong>di</strong>fferenza tra le performance muscolari


Gestione conservativa della lesione del legamento<br />

crociato anteriore<br />

Gli obiettivi del trattamento conservativo sono sovrapponibili a quelli<br />

del trattamento postchirurgico, eccetto nei tempi, in quanto non ci<br />

sono limitazioni dovute all’attecchimento del neo-legamento, né<br />

all’indebolimento <strong>di</strong> strutture ten<strong>di</strong>nee utilizzate per il prelievo:<br />

•Controllo del dolore e del versamento articolare<br />

•Recupero del range <strong>di</strong> movimento articolare (R.O.M.)<br />

•Stabilizzazione dell’articolazione me<strong>di</strong>ante rinforzo muscolare


Educazione del paziente alla fine del trattamento conservativo<br />

•Il ritorno all’attività sportiva avviene dopo un mese circa<br />

•Mo<strong>di</strong>ficare la propria attività fisico-sportiva, evitando salti,<br />

scatti, torsioni, forti decelerazioni come avviene nel calcio,<br />

basket, football.<br />

•Sono concessi con attenzione il jogging, nuoto e ciclismo<br />

•Indossare una ginocchiera funzionale stabilizzante<br />

•Spesso l’interruzione dell’attività sportiva migliora la prognosi<br />

•Le lesioni meniscali o cartilaginee associate andrebbero<br />

corrette per via artroscopica


Lesioni meniscali<br />

funzioni dei menischi<br />

• Aumentare la superficie <strong>di</strong> contatto tra femore e<br />

tibia e ridurre la pressione per unità <strong>di</strong> superficie<br />

• Trasmettono i carichi <strong>di</strong> pressione dal centro alla<br />

periferia riducendo la pressione <strong>di</strong> contatto sulla<br />

cartilagine<br />

• Una meniscectomia riduce del 20% la capacità <strong>di</strong><br />

assorbimento <strong>di</strong> urti da parte del <strong>ginocchio</strong>


Lesioni meniscali<br />

funzioni dei menischi<br />

• Il menisco laterale è più mobile rispetto al<br />

me<strong>di</strong>ale<br />

• In ciascun menisco il corno anteriore è più<br />

mobile del posteriore, la minor mobilità del<br />

corno posteriore del menisco me<strong>di</strong>ale fa si<br />

che questa sia la zona più vulnerabile.<br />

• vascolarizzazione


Epidemiologia:<br />

Patologie molto frequenti, soprattutto in traumatologia sportiva, associate o<br />

meno a lesioni legamentose.<br />

Rappresentano circa i 2/3 <strong>di</strong> tutte le lesioni interne del <strong>ginocchio</strong>, più frequente<br />

negli uomini (stress <strong>di</strong>namici ripetuti es.: minatori, calciatori, sciatori,<br />

pavimentatori ecc..) (Mancini et Al., 1997).<br />

Il meccanismo traumatico è costituito spesso da una <strong>di</strong>storsione del <strong>ginocchio</strong><br />

associata ad un movimento <strong>di</strong> lateralità esterna e ad una rotazione esterna.<br />

Le lesioni meniscali più frequenti sono quelle a <strong>di</strong>scapito del menisco me<strong>di</strong>ale,<br />

che viene interessato prevalentemente a livello del corno posteriore<br />

Tali lesioni, se non trattate, conducono frequentemente, ad alterazioni della<br />

cartilagine articolare (condrite, condromalacia, gonartrosi).


LESIONI MENISCALI<br />

- Il menisco me<strong>di</strong>ale più colpito del menisco laterale<br />

- Il segmento posteriore più spesso dei segmenti anteriori<br />

- Le lesioni interessano preferibilmente la faccia inferiore del menisco<br />

- La linea <strong>di</strong> rottura ha spesso una <strong>di</strong>rezione longitu<strong>di</strong>nale<br />

Elementi che evocano una lesione meniscale<br />

- Uomini tra i 30 e i 35 anni, che praticano uno sport ad alto rischio<br />

- Storia <strong>di</strong> trauma in flesso-rotazione o estensione-rotazione con scatto e<br />

fugace blocco<br />

- Dolore meccanico, sordo, localizzato a un solo compartimento del<br />

<strong>ginocchio</strong>, interno o esterno, a estensione orizzontale lungo l’interlinea<br />

-il fenomeno <strong>di</strong> blocco è incostante (50% dei casi) e non patognomonico<br />

(osteocondrite, frattura osteocondrale).<br />

- nei movimenti <strong>di</strong> flesso-estensione sensazioni <strong>di</strong> corpo estraneo, scroscio<br />

o scatto<br />

- ce<strong>di</strong>menti fugaci, soprattutto se lesione associata del LCA o LCP<br />

-versamenti reci<strong>di</strong>vanti talvolta unica manifestazione <strong>di</strong> lesione meniscale<br />

Sintomi. Nelle forme acute dolore improvviso che segue episo<strong>di</strong>o<br />

traumatico associato a versamento articolare e, a volte, a blocco articolare.<br />

Nelle forme croniche dolore intermittente e subdolo presente con alcuni<br />

movimenti, con episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> blocchi, idrarti e ce<strong>di</strong>menti articolari.


LESIONI MENISCALI<br />

Esame clinico<br />

Ispezione generale:<br />

-deviazione dell’asse (<strong>ginocchio</strong> varo e valgo),<br />

-flexum: che evoca la lesione meniscale.<br />

Ispezione locale:<br />

-ipotrofia del quadricipite,<br />

-versamento al <strong>ginocchio</strong>,<br />

-la mobilità articolare (può essere limitata in flessione e in estensione).<br />

Una mobilità normale non esclude una lesione meniscale.<br />

Palpazione: dell’interlinea articolare in flessione ed in estensione alla<br />

ricerca <strong>di</strong> una occupazione anomala, <strong>di</strong> un punto doloroso. Il segno <strong>di</strong><br />

Oudard (“grido del menisco”): provocare dolore con la palpazione profonda<br />

dell’interlinea articolare nell’estensione attiva del <strong>ginocchio</strong>.


Trattamento:<br />

Chirurgico: per via artroscopica<br />

Conservativo: protocolli riabilitativi personalizzati volti<br />

al recupero del R.O.M., forza e stabilità articolare


La lesione delle cartilagini meniscali è una delle evenienze<br />

più comuni nei traumi del <strong>ginocchio</strong>. La decisione <strong>di</strong><br />

escludere o meno la correzione della lesione per via<br />

artroscopica è basata su molti fattori:<br />

•Localizzazione e tipo <strong>di</strong> lesione (es.:corno posteriore)<br />

•Età del paziente<br />

•Tipo <strong>di</strong> attività lavorativa-sportiva svolta<br />

•Blocco articolare<br />

•Episo<strong>di</strong> clinici <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>va <strong>di</strong> blocco articolare e/o<br />

versamento


Protocollo riabilitativo per le meniscectomie parziali<br />

1° settimana<br />

•Controllo del dolore e del versamento<br />

•Carico completo dopo 3-6 giorni<br />

•Inizio contrazioni isometriche<br />

•Recupero dell’estensione passiva completa<br />

•Precoce mobilizzazione della rotula<br />

•Progressione esercizi <strong>di</strong> potenziamento<br />

•Articolarità completa attiva per l’estensione, passiva per la flessione<br />

•ROM completo<br />

2°-3° settimana<br />

4°-6° settimana<br />

•Test isocinetico ed eventuale training<br />

•Ritorno all’attività sportiva


Trattamento conservativo delle lesioni meniscali<br />

Risolta la fase <strong>di</strong> acuzie me<strong>di</strong>ante R.I.C.E. (riposo,<br />

ghiaccio, compressione ed elevazione), si procede al<br />

potenziamento muscolare globale (contrazioni<br />

isometriche con carichi crescenti, elastoterapia, meto<strong>di</strong>ca<br />

isocinetica), facendo attenzione a non scatenare il dolore<br />

(posizione neutra del piede), e al recupero del R.O.M..


•Le fratture <strong>di</strong> rotula vengono classificate secondo <strong>di</strong>versi<br />

criteri tra cui l’entità della scomposizione, la congruenza<br />

articolare e la configurazione della rima <strong>di</strong> frattura<br />

•Le fratture stabili e non scomposte sono trattate<br />

incruentemente (apparecchio gessato femoro-malleolare per 2-<br />

3 settimane). Tal e trattamento è effettuabile quando il<br />

paziente riesce ad estendere il <strong>ginocchio</strong><br />

•Le fratture scomposte sono caratterizzate dalla per<strong>di</strong>ta della<br />

capacità funzionale con impossibilità ad estendere il <strong>ginocchio</strong>.<br />

Esse richiedono intervento chirurgico <strong>di</strong> osteosintesi me<strong>di</strong>ante<br />

“cerchiaggio” (apparecchio gessato femoro-malleolare per 6-8<br />

settimane).


Progetto riabilitativo per frattura <strong>di</strong> rotula<br />

trattata in modo incruento:<br />

Prime 6 settimane<br />

•Carico concesso con stampelle nei limiti <strong>di</strong> tolleranza del<br />

paziente<br />

•Esercizi isometrici anche con apparecchio gessato,<br />

sostituito dopo 3 settimane da tutore articolato<br />

•Alla 3°-4° settimana esercizi <strong>di</strong> potenziamento e<br />

mobilizzazione articolare<br />

•Cauta mobilizzazione della rotula<br />

•Utile elettrostimolazione muscolare e massaggio<br />

superficiale in sede <strong>di</strong> frattura per la desensibilizzazione<br />

dell’area


Progetto riabilitativo per frattura <strong>di</strong> rotula<br />

trattata in modo incruento:<br />

•Elastoterapia<br />

•Esercizi propriocettivi<br />

6°-12° SETTIMANA<br />

•Cyclette senza resistenza con sellino alto<br />

•La mobilizzazione articolare deve essere indolore


Progetto riabilitativo per frattura <strong>di</strong> rotula trattata con<br />

osteosintesi:<br />

1°-2° giorno<br />

3°-5° giorno<br />

10°-21° giorno<br />

6° settimana<br />

•Carico concesso nei limiti della tolleranza del<br />

paziente, con apparecchio gessato femoromalleolare<br />

in estensione<br />

•Contrazioni del quadricipite<br />

•Iniziare a flettere l’anca con il <strong>ginocchio</strong><br />

estensione<br />

•Sostituire il gesso con il tutore articolato<br />

•Esercizi attivi <strong>di</strong> flesso-estensione<br />

•Mobilizzazione passiva del <strong>ginocchio</strong>


PATOLOGIE DELLA TUBEROSITA’ TIBIALE<br />

Il sovraccarico funzionale dell'apparato estensore legato allo sport non si<br />

traduce nel bambino in lesioni muscoloten<strong>di</strong>nee, ma, più spesso, con segni<br />

<strong>di</strong> sofferenza della cartilagine <strong>di</strong> accrescimento e dei nuclei <strong>di</strong> ossificazione<br />

dell'epifìsi tibiale.<br />

La malattia <strong>di</strong> Osgood-Schlatter, vera e propria apofisite <strong>di</strong> crescita,<br />

inizia clinicamente allo sta<strong>di</strong>o apofisario mentre lo sta<strong>di</strong>o osseo segna la<br />

fine della sua evoluzione. È caratterizzata da un dolore cronico alla TTA con<br />

frammentazione del nucleo apofisario<br />

La frattura parcellare del nucleo apofisario provoca un dolore acuto<br />

alla TTA secondario ad uno stress dell’apparato estensore in un soggetto<br />

che presenta o no pregressi episo<strong>di</strong> dolorosi (malattia <strong>di</strong> Osgood-Shlatter).<br />

La frattura strappamento della TTA è causata da un trauma più violento<br />

e compare più tar<strong>di</strong>vamente in periodo <strong>di</strong> pre-ossificazione. Questo<br />

episo<strong>di</strong>o acuto può essere preceduto, in certi casi, da una sofferenza<br />

cronica della TTA descritta da alcuni come "sindrome <strong>di</strong> minaccia".<br />

La sofferenza della tuberosità tibiale nel bambino sportivo può dunque<br />

essere il riflesso <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>verse patologie che possono essere <strong>di</strong>stinte<br />

dall'esame clinico e da quello ra<strong>di</strong>ologico.


STADI DI SVILUPPO DELLA TUBEROSITA’ TIBIALE<br />

Sta<strong>di</strong>o Tipo Caratteristiche Eta F Età M<br />

I Cartilagineo Assenza <strong>di</strong> nuclei <strong>di</strong><br />

ossificazione epifisari<br />

II Apofisario Comparsa <strong>di</strong> 1 o + nuclei <strong>di</strong><br />

ossificazione nella cartilagine<br />

pretibiale<br />

III Epifisario Fusione dei nuclei <strong>di</strong><br />

ossificazione epifisari<br />

IV Osseo Fusione dell’apofisi con la<br />

<strong>di</strong>afisi e scomparsa delle<br />

cartilagini <strong>di</strong> coniugazione<br />

Fino 11<br />

anni<br />

Fino 13<br />

anni<br />

8-12 anni 9-14 anni<br />

Da 10<br />

anni<br />

Da 15<br />

anni<br />

Da 11,5<br />

anni<br />

Da 17 anni<br />

La Sdr <strong>di</strong> Osgood-Shlatter inizia allo sta<strong>di</strong>o apofisario e termina allo sta<strong>di</strong>o<br />

osseo. Le fratture parcellari o lo strappamento della TTA compaiono in<br />

periodo <strong>di</strong> preossificazione


MALATTIA DI OSGOOD-SCHLATTER<br />

Eziopatogenesi. Patologia <strong>di</strong> origine microtraumatica caratterizzata da<br />

necrosi <strong>di</strong>ffusa del nucleo apofisario. Bilaterale nel 25% dei casi, colpisce<br />

bambini o giovani adolescenti, molto sportivi. Più spesso maschi (75% dei<br />

casi) tra 11-15 anni e femmine tra 10-14 anni.<br />

Sintomi. Dolore alla TTA, irra<strong>di</strong>ato alla rotula o alla tibia che compare<br />

durante la salita o <strong>di</strong>scesa <strong>di</strong> scale, l'accovacciamento, l'inginocchiamento.<br />

Durante la pratica sportiva, la corsa su terreno irregolare, il salto e il tiro<br />

nel calcio sono particolarmente dolorosi. Il dolore si riduce con il riposo, ma<br />

può essere anche notturno.<br />

Segni.<br />

- tumefazione alla TTA con edema periten<strong>di</strong>neo;<br />

- dolore alla flessione passiva del <strong>ginocchio</strong>, tanto più intenso quanto più è<br />

stirato il retto femorale: soprattutto in decubito prono, ad anca estesa;<br />

- dolore all'estensione contrastata del <strong>ginocchio</strong>, tanto più intenso quanto<br />

più flesso è il <strong>ginocchio</strong> all'inizio. Accovacciamento e sollevamento sono<br />

<strong>di</strong>fficili e dolorosi;<br />

- la palpazione della TTA <strong>di</strong>retta o laterale è dolorosa con sensazione <strong>di</strong><br />

impastamento e talvolta <strong>di</strong> crepitio.<br />

Segni negativi importanti sono: assenza <strong>di</strong> versamento articolare, rotula<br />

normale, palpazione del ten<strong>di</strong>ne del quadricipite e del ten<strong>di</strong>ne rotuleo nella<br />

sua parte più prossimale normale.


MALATTIA DI OSGOOD-SCHLATTER<br />

Evoluzione spontanea è in due tempi:<br />

- fase acuta con dolore vivace nella la pratica sportiva e la vita quoti<strong>di</strong>ana;<br />

- fase tendente alla cronicità, con segni locali meno evidenti e<br />

riacutizzazioni del dolore allo sforzo.<br />

Risoluzione a 16-17 anni con la fusione dell'epifisi tibiale con la <strong>di</strong>alisi.<br />

Trattamento. nella fase acuta, antinfiammatori per via generale e<br />

applicazioni locali, crioterapia per alcuni giorni e applicazione <strong>di</strong> una doccia<br />

in estensione per 3 settimane se il riposo non è correttamente osservato. Il<br />

riposo sportivo deve durare 1-3 mesi come minimo.<br />

Nella fase secondaria riposo sportivo per 1 mese, applicazioni locali <strong>di</strong><br />

crioterapia e gel antinfiammatorio e bendaggio che scarica il ten<strong>di</strong>ne<br />

rotuleo. Se alla ripresa della attività sportiva, il dolore ricompare<br />

l’immobilizzazione in doccia per tre settimane e poi rieducazione per<br />

allungare l’apparato estensore.<br />

Le infiltrazioni <strong>di</strong> corticosteroi<strong>di</strong> sono ingiustificate e possono essere<br />

pericolose perché causa <strong>di</strong> depolimerizzazione della cartilagine e <strong>di</strong><br />

eventuale atrofia cutanea. La terapia chirurgica è eccezionale.<br />

Esiti. Ipertrofia della TTA che può <strong>di</strong>sturbare l'inginocchiamento e certe<br />

pratiche sportive e ossificazioni intra-ten<strong>di</strong>nee libere.


FRATTURA PARCELLARE DEL NUCLEO<br />

APOFISARIO<br />

Eziopatogenesi. Nel giovane sportivo <strong>di</strong> 10-15 anni in seguito ad uno<br />

sforzo con estensione brusca del <strong>ginocchio</strong> (tiro contrastato) o <strong>di</strong><br />

raccoglimento dopo il salto.<br />

Sintomi. Dolore violento alla TTA in un adolescente che in precedenza non<br />

aveva mai accusato dolore importante a questo livello.<br />

Segni. Quadro sovrapponibile a quello della malattia <strong>di</strong> Osgood-Schlatter<br />

tranne che per la maggior intensità della sintomatologia.<br />

Diagnosi. Ra<strong>di</strong>ologica<br />

Trattamento. Immobilizzazione con ginocchiera gessata per 4 settimane.<br />

La ripresa dell'attività sportiva, preceduta dalla rieducazione, inizierà nel<br />

mese successivo.<br />

In assenza <strong>di</strong> trattamento il dolore si cronicizza e l'ossificazione progressiva<br />

esita in età adulta in un osteoma intraten<strong>di</strong>neo che crea <strong>di</strong>sturbo e dolore e<br />

che può richiedere l'exeresi chirurgica.


FRATTURA DELLA TTA<br />

Rara, sportivo adolescente tra i 14-17 anni soprattutto <strong>di</strong> sesso maschile.<br />

Eziopatogenesi. Caduta dall’alto con contrazione brusca del muscolo<br />

quadricipite femorale o trauma <strong>di</strong>retto.<br />

Sintomi.<br />

- dolore improvviso e intenso alla TTA;<br />

- impotenza funzionale totale;<br />

Segni.<br />

- tumefazione locale importante con ecchimosi e talvolta emartro;<br />

- mobilità molto limitata in flessione;<br />

- estensione attiva quasi impossibile;<br />

- palpazione della TTA estremamente dolorosa.<br />

Trattamento.<br />

- forme senza o con scarsa <strong>di</strong>slocazione: immobilizzazione con ginocchiera<br />

gessata in estensione per 4-6 settimane. Il carico è autorizzato dalla terza<br />

settimana e lo sport è ripreso a 3 mesi.<br />

- forme scomposte: chirurgico (riduzione cruenta e osteosintesi con vite,<br />

cambra o cerchiaggio), completato da ginocchiera gessata per 3-4<br />

settimane. Il carico è autorizzato subito e la mobilizzazione precoce è<br />

possibile alla rimozione del gesso. Lo sport viene ripreso dopo 3-6 mesi.


TENDINITE ROTULEA<br />

Nel 90% inserzione del ten<strong>di</strong>ne all'apice della rotula, raramente inserzione<br />

del ten<strong>di</strong>ne rotuleo sulla apofisi tibiale anteriore e al ventre ten<strong>di</strong>neo.<br />

Eziopatogenesi. Conflitto tra il ten<strong>di</strong>ne e uno dei margini della troclea.<br />

Sintomi. Dolore ben localizzato, rotuleo o sottorotuleo, a comparsa<br />

progressiva, all'inizio solo per brusche azioni <strong>di</strong> spinta dell'arto inferiore o<br />

<strong>di</strong> movimenti <strong>di</strong> accelerazione o <strong>di</strong> atterraggio dal salto.<br />

Segni. Dolore alla flessione passiva totale del <strong>ginocchio</strong> e all'estensione<br />

contrastata sia in contrazione isometrica a <strong>di</strong>verse posizioni <strong>di</strong> flessione, sia<br />

in eccentrica, con il <strong>ginocchio</strong> posizionato all'inizio a 30° <strong>di</strong> flessione.<br />

Trattamento. Riposo sportivo + crioterapia locale, terapia fisica con<br />

ultrasuoni, laser e TENS e una contenzione a U inverso che scarica il<br />

ten<strong>di</strong>ne rotuleo.<br />

Secondariamente la kinesiterapia cercherà <strong>di</strong> riequilibrare le forze<br />

muscolari peri-rotulee, mantenendo la potenza del muscolo quadricipite<br />

con esercizi <strong>di</strong> contrazione eccentrica tra 0 e 30° ed esercizi <strong>di</strong> stretching<br />

dei muscoli flessori.<br />

Eccezionale il trattamento chirurgico che è in<strong>di</strong>cato solo dopo insuccesso<br />

del trattamento me<strong>di</strong>co e kinesiterapico ben condotto per un periodo <strong>di</strong> 6<br />

mesi. Consiste nella pulizia del ten<strong>di</strong>ne, associato talvolta a una resezione<br />

dell'apice della rotula.


TENDINITE ROTULEA<br />

Ripresa dell’attività sportiva. In assenza <strong>di</strong> dolore durante la<br />

contrazione del quadricipite femorale, il soggetto può iniziare a praticare la<br />

corsa leggera, a usare la cyclette e a eseguire movimenti attivi <strong>di</strong><br />

flessoestensione dell’anca e del <strong>ginocchio</strong> in piscina.<br />

Il programma <strong>di</strong> recupero definito drop and stop, consiste in una fase <strong>di</strong><br />

stretching del muscolo quadricipite femorale e dei muscoli ischiocrurali, cui<br />

fa seguito una serie <strong>di</strong> posizioni semiaccosciate, progressivamente più<br />

ampie e più veloci, al termine si eseguono ancora esercizi <strong>di</strong> stretching<br />

Nella ripresa <strong>degli</strong> allenamenti può essere consigliato l’utilizzo del cinturino<br />

infrapatellare che permette <strong>di</strong> esercitare una pressione costante sul<br />

decorso del ten<strong>di</strong>ne rotuleo, inibendo le tensioni e le vibrazioni dell’apice.<br />

Principali aspetti preventivi.<br />

-Esecuzione <strong>di</strong> un adeguato programma <strong>di</strong> riscaldamento e allungamento<br />

muscolare<br />

-Correzione <strong>di</strong> errori <strong>di</strong> tecnica o <strong>di</strong> programmazione e regolazione del<br />

numero <strong>di</strong> impegni agonistici settimanali<br />

-Disponibilità <strong>di</strong> adeguate superfici <strong>di</strong> gioco per gli atleti<br />

-Acquisto e uso <strong>di</strong> calzature con assorbimento ottimale dell’impatto al suolo


TENDINITE DELLA ZAMPA D’OCA<br />

La zampa d'oca rappresenta l'inserzione, alla parte superiore della faccia<br />

interna della tibia, delle terminazioni ten<strong>di</strong>nee del sartorio, del gracile e del<br />

semi-ten<strong>di</strong>noso, separati tra loro e dal legamento collaterale interno in<br />

profon<strong>di</strong>tà da borse sierose.<br />

Eziopatogenesi. Frequente nel <strong>ginocchio</strong> valgo o tendente al valgo e nei<br />

<strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> rotazione del femore e della tibia. La lassità del compartimento<br />

me<strong>di</strong>ale<br />

Sintomi. Dolore unilaterale nel compartimento me<strong>di</strong>ale del <strong>ginocchio</strong> <strong>di</strong><br />

intensità superiore rispetto all'arto controlaterale<br />

Segni. Dolore alla contrazione isometrica dei ten<strong>di</strong>ni della zampa d'oca nei<br />

movimenti contrastati in flesso-rotazione interna del <strong>ginocchio</strong>.<br />

Trattamento. Riposo sportivo + crioterapia o riduzione del carico<br />

me<strong>di</strong>ante tutori e bendaggi funzionale. Il trattamento deve essere<br />

completato da adatte misure <strong>di</strong> prevenzione (riscaldamento, allungamento,<br />

ecc.). Eventuale terapia infiltrativa con steroi<strong>di</strong>.<br />

Le forme croniche rispondono alla terapia fisica (ultrasuoni, laser, TENS) e<br />

al bendaggio <strong>di</strong> protezione. Talvolta si rende necessario un plantare <strong>di</strong><br />

correzione dell’atteggiamento statico o <strong>di</strong>namico dell’arto inferiore e un<br />

programma adeguato <strong>di</strong> riabilitazione muscolare<br />

La ripresa della attività sportiva avviene almeno dopo due settimane <strong>di</strong><br />

terapia fisica e conservativa.


TENDINITE DELLA ZAMPA D’OCA


Sindrome della bendelletta ileotibiale<br />

Ten<strong>di</strong>nite della bandeletta ileo-tibiale che può accompagnarsi nel 30% dei<br />

casi ad una borsite.<br />

Clinica. Dolore del compartimento esterno del <strong>ginocchio</strong> irra<strong>di</strong>ato talvolta<br />

alla faccia esterna della coscia. Il dolore compare all'inizio dopo molti<br />

kilometri <strong>di</strong> corsa, aumenta su terreno irregolare o su superfici dure. Poi il<br />

dolore <strong>di</strong>venta fasti<strong>di</strong>oso nel salire e scendere le scale o il marciapiede; la<br />

sua intensità può costringere il corridore a sospendere ogni attività.<br />

Segni. Un <strong>ginocchio</strong> varo e calcagno varo possono essere messi in<br />

evidenza in appoggio bi e monopodalico. Usura anormale del bordo esterno<br />

della calzatura.<br />

- Test <strong>di</strong> Renne: dolore con soggetto in appoggio monopodalico con<br />

<strong>ginocchio</strong> flesso a 30-40°. Più significativo se il paziente esegue piccole<br />

oscillazioni verticali con rotazioni interne o esterne della tibia.<br />

- Test <strong>di</strong> Noble: la pressione <strong>di</strong>retta sulla faccia esterna del con<strong>di</strong>lo esterno,<br />

3 cm sopra dell'interlinea, evoca dolore all'estensione passiva del<br />

<strong>ginocchio</strong>; il dolore compare intorno ai 30° e può essere accentuato dal<br />

varismo del <strong>ginocchio</strong>.


Sindrome della bendelletta ileotibiale<br />

Trattamento. Riposo sportivo per 3 settimane associato a terapia fisica<br />

locale (ionoforesi, ultrasuoni e laserterapia). Si può associare crioterapia, il<br />

massaggio trasverso profondo, la fisioterapia e manovre dì stiramento del<br />

muscolo tensore della fascia lata.<br />

Possono essere effettuate infiltrazioni <strong>di</strong> corticosteroi<strong>di</strong>.<br />

Se la sintomatologia persiste è consigliato trattamento chirurgico <strong>di</strong><br />

detensione della banderella ileotibiale. Dopo l’intervento è necessario<br />

attendere circa 8 settimanee prima <strong>di</strong> riprendere l’attività sportiva.<br />

La ripresa dell'allenamento dovrà essere fatta su terreno morbido e piano<br />

curando la qualità delle calzature (eliminare le scarpe usate) e<br />

l'ammortizzamento delle suole (aggiunta <strong>di</strong> una suola visco-elastica). In<br />

caso <strong>di</strong> <strong>ginocchio</strong> varo, cuneo valgizzante <strong>di</strong> scarso spessore a livello<br />

dell'appoggio calcaneare.


TENDINITE DEL POPLITEO<br />

Ten<strong>di</strong>nite del compartimento esterno del <strong>ginocchio</strong> interessa gli sportivi che<br />

praticano il jogging.<br />

Sintomi. Dolore al compartimento esterno del <strong>ginocchio</strong> durante la corsa.<br />

Segni.<br />

- Test isometrico: piede al suolo a <strong>ginocchio</strong> flesso a 60° in rotazione<br />

esterna. L’esaminatore imprime una forza valgizzante che induce una<br />

rotazione esterna della tibia cui il soggetto oppone resistenza. Il popliteo si<br />

contrae, per opporsi alla rotazione provocando dolore.<br />

- Test isometrico in decubito prono: <strong>ginocchio</strong> flesso a 30-45°. Viene<br />

richiesta una rotazione interna contrastata a partire da una posizione <strong>di</strong><br />

rotazione esterna massimale.<br />

- Test <strong>di</strong> stiramento: tallone su uno sgabello con l'arto inferiore in rotazione<br />

esterna. L’esaminatore esagera la posizione in rotazione esterna della<br />

gamba ed esercita sul <strong>ginocchio</strong> una forza varizzante.<br />

- Un punto dolente nella parte bassa del con<strong>di</strong>lo esterno posteriormente<br />

alla bandeletta ileo-tibiale della fascia lata, al <strong>di</strong> sopra dell'interlinea<br />

articolare del <strong>ginocchio</strong>, anteriormente al ten<strong>di</strong>ne del bicipite e al<br />

legamento collaterale esterno.<br />

Trattamento. Riposo sportivo + contenzione che mantiene la gamba in<br />

rotazione interna, ultrasuoni sull’area dolente, MTP ed eventuali<br />

infiltrazioni. Prima <strong>di</strong> riprendere l’attività sportiva programma <strong>di</strong><br />

allungamento dei muscoli ischiocrurali, adduttori e tricipite della sura.


LESIONE MUSCOLARE RETTO ANTERIORE<br />

Eziopatogenesi. Nel giocatore <strong>di</strong> calcio, sia nella fase <strong>di</strong> inizio del tiro in<br />

posizione <strong>di</strong> stiramento (estensione dell'anca, flessione del <strong>ginocchio</strong>,<br />

movimento <strong>di</strong> spinta in<strong>di</strong>etro della gamba), sia in fase d'impatto (flessione<br />

dell'anca, estensione del <strong>ginocchio</strong>) o in occasione <strong>di</strong> un contrasto.<br />

Sintomi. Violento dolore a "colpo <strong>di</strong> frusta", una sensazione <strong>di</strong> strappo e<br />

un arresto dello sforzo in seguito a stiramento<br />

Diagnosi <strong>di</strong> gravità. Esame clinico + ecotomografia + RMN che<br />

in<strong>di</strong>cheranno l'eventuale intervento chirurgico. Spesso la <strong>di</strong>agnosi è fatta a<br />

posteriori, a <strong>di</strong>stanza dell'incidente iniziale, in quanto lo sportivo viene alla<br />

visita me<strong>di</strong>ca lamentando un dolore molto modesto alla faccia anteriore<br />

della coscia, associato ad una <strong>di</strong>minuzione della forza muscolare.<br />

Segni. Presenza alla faccia anteriore della coscia <strong>di</strong> una tumefazione <strong>di</strong><br />

indubbia origine muscolare durante la contrazione del quadricipite.<br />

Trattamento. Chirurgico, se lo sportivo intende riottenere il massimo<br />

livello.


ROTTURA TENDINE DEL QUADRICIPITE<br />

Sede. 1 o 2 cm al <strong>di</strong> sopra del margine prossimale della rotula<br />

meccanismo lesionale. Deve essere violento e intenso: atterraggio dal salto<br />

(paracadutismo), caduta a <strong>ginocchio</strong> in flessione forzata (salto con gli sci).<br />

Sintomi. Dolore molto violento, a localizzazione sopra-rotulea, che provoca<br />

la caduta del soggetto.<br />

Segni. Deambulazione ed estensione del <strong>ginocchio</strong> impossibili, <strong>ginocchio</strong><br />

tumefatto con una depressione sovra-rotulea e con ecchimosi. Fluttuazione<br />

sovra-rotulea e ballottamento rotuleo per emartro. Depressione<br />

trasversale, molto dolente, sopra la rotula e aumentata dalla contrazione<br />

del quadricipite.<br />

Limitazione funzionale e estensione attiva inferiore a quella passiva.<br />

Trattamento. Chirurgico, sutura semplice seguita da immobilizzazione<br />

gessata in estensione per 6 settimane<br />

ROTTURA TENDINE ROTULEO<br />

Più frequente, meccanismo traumatico e sintomi e trattamento identici.<br />

Sede sotto-rotulea dei segni clinici e risalita della rotula alla ra<strong>di</strong>ografia in<br />

laterale dovuta alla contrazione del quadricipite.


IGROMI O BORSITI CRONICHE<br />

Eziopatogenesi. Frizioni eccessive, appoggi prolungati o traumi contusivi<br />

Segni. Tumefazione fluttuante sotto le <strong>di</strong>ta, in<strong>di</strong>pendente dalla cavità<br />

articolare e che evolve con episo<strong>di</strong> infiammatori con arrossamento, calore<br />

e dolore.<br />

Trattamento. Puntura della borsa con esame del liquido per escludere<br />

l'infezione. Antiinfiammatori per via generale o locale, ghiaccio, terapia<br />

fisica locale. Protezioni morbide pre-rotulee. In caso <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>va<br />

infiltrazioni ed eventuale exeresi chirurgica.


FRATTURE OSTEOCONDRALI<br />

Eziopatogenesi. Traumi <strong>di</strong>retti, lesioni legamentose e lussazioni della<br />

rotula. Un trauma in<strong>di</strong>retto rotatorio su un <strong>ginocchio</strong> esteso genera forze <strong>di</strong><br />

taglio sufficienti a <strong>di</strong>staccare frammenti <strong>di</strong> cartilagine articolare e <strong>di</strong> osso<br />

subcondrale. Più frequenti nell’adolescente la cui cartilagine immatura<br />

trasmette le forze <strong>di</strong> taglio all’osso subcondrale.<br />

Sintomi. Dolore acuto in sede <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco e impotenza funzionale<br />

Segni. Importante versamento ematico (emartro), manovre meniscali<br />

spesso positive, ce<strong>di</strong>menti articolari reci<strong>di</strong>vanti o blocchi per corpi mobili<br />

tra le superfici articolari durante i movimenti <strong>di</strong> flessoestensione e<br />

rotazione<br />

Trattamento. Nelle lesioni minori è conservativo, con potenziamento dei<br />

muscoli della coscia per ridurre le sollecitazioni sull’articolazione. Negli altri<br />

casi chirurgico.<br />

Per 6-8 settimane l’arto interessato deve rimanere fuori carico,<br />

continuando lavori <strong>di</strong> potenziamento e mobilizzazione in piscina o in<br />

palestra o elettrostimolazioni muscolari. La ripresa del carico avviene<br />

progressivamente con ritorno alla corsa dopo 2-3 mesi dalla lesione


Sindrome femoro rotulea<br />

La sindrome femoro-rotulea è costituita da un insieme <strong>di</strong><br />

alterazioni<br />

morfofunzionali che determinano l'insorgenza <strong>di</strong> una<br />

gonalgia anteriore.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista eziopatologico le alterazioni che si<br />

possono ritrovare alla base<br />

della sindrome femoro-rotulea, sono essenzialmente<br />

riconducibili a:<br />

malallineamento, oppure ad una <strong>di</strong>splasia della rotula<br />

e/o della troclea femorale.<br />

Prima causa <strong>di</strong> dolore anteriore del <strong>ginocchio</strong>.


Da un punto <strong>di</strong> vista anatomico, la rotula è un osso<br />

sesamoide, <strong>di</strong> forma grossolanamente triangolare,<br />

posta internamente al ten<strong>di</strong>ne del muscolo<br />

quadricipite.


Rotula:<br />

migliora l’efficienza del muscolo quadricipite<br />

aumentando il braccio <strong>di</strong> leva dell’app. estensore del<br />

<strong>ginocchio</strong>.<br />

Alterazioni Biomeccaniche:<br />

La sintomatologia si riassume nel dolore anteriore,<br />

soprattutto in quei movimenti che, mettendo in<br />

tensione il quadricipite femorale, fanno aumentare le<br />

forze <strong>di</strong> attrito nello scorrimento della rotula nella<br />

troclea femorale.


Meccanicamente la<br />

rotula,<br />

articolandosi con<br />

il solco trocleare<br />

del femore,<br />

costituisce il<br />

fulcro <strong>di</strong> tutto il<br />

meccanismo<br />

estensorio<br />

dell'arto inferiore.


La rotula si trova a contatto<br />

con il femore a partire<br />

dai 15°-20° <strong>di</strong> flessione e<br />

sino alla flessione<br />

articolare completa<br />

(Insall e coll., 1983). Sia<br />

le superfici articolari della<br />

rotula stessa, che quelle<br />

del solco trocleare, sono<br />

rivestite da una<br />

cartilagine articolare<br />

spessa me<strong>di</strong>amente dai<br />

4 ai 6 mm.


I principali stabilizzatori<br />

meccanici della rotula sono il<br />

muscolo vasto laterale (VL)<br />

ed il vasto me<strong>di</strong>ale obliquo<br />

(VMO), porzione terminale del<br />

vasto me<strong>di</strong>ale che si inserisce<br />

con un angolo <strong>di</strong> circa 55° sul<br />

bordo me<strong>di</strong>ale della rotula<br />

(Brownstein e coll., 1985).<br />

Inoltre, il tratto ileo tibiale ed<br />

il capo corto del bicipite<br />

femorale, per la loro azione <strong>di</strong><br />

controllo sulla rotazione<br />

tibiale, possono essere, a tutti<br />

gli effetti, considerati anch'essi<br />

<strong>degli</strong> stabilizzatori <strong>di</strong>namici<br />

che concorrono al controllo<br />

dell'angolo Q (Kettelkamp


Viene definito angolo Q, l'angolo<br />

formato dall'intersezione <strong>di</strong> due<br />

linee: la prima congiungente laspina<br />

iliaca antero superiore ed il centro<br />

della rotula, ossia la linea che<br />

rappresenterebbe il vettore <strong>di</strong>forza<br />

del quadricipite femorale, e la<br />

seconda che va dal centro della<br />

rotula alla tuberosità tibialeanteriore<br />

e che rappresenta l'asse anatomico<br />

della rotula. L'angolo Q <strong>di</strong>fferisce<br />

leggermente nei duesessi, essendo<br />

normalmente compreso tra 10 e 12°<br />

nell'uomo e tra 15 e 18° nella<br />

donna (Insall e coll., 1976).


La pronazione del piede causa<br />

come compenso una rotazione<br />

interna della tibia o del femore<br />

che altera il corretto<br />

allineamento della rotula.<br />

Spesso in questi casi dopo una<br />

attenta valutazione può essere<br />

utile utilizzare una ortesi che<br />

corregga l'arco plantare o in altri<br />

casi che stimoli il piede verso la<br />

supinazione.


• I grado: lateralizzazione rotulea,<br />

a causa dell'aumento dell'angolo Q, durante la<br />

contrazione della muscolatura estensoria, si<br />

verrà a creare una piccola area <strong>di</strong> contatto tra la<br />

superficie articolare rotulea e quella trocleare. La<br />

conseguenza <strong>di</strong> questa situazione sarà<br />

l'insorgenza <strong>di</strong> una sindrome da iperpressione<br />

laterale.


II grado: accentuata inclinazione della rotula o<br />

sublussazione<br />

rotulea, nel caso <strong>di</strong> eccessiva inclinazione rotulea si verifica un<br />

ispessimento ed una retrazione del retinacolo laterale associato<br />

ad un inspessimento capsulare. Questa situazione determina, nel<br />

corso della flessione del <strong>ginocchio</strong> un' inclinazione rotulea che<br />

esita in un iperpressione laterale. In casi più gravi invece si<br />

assiste ad una vera e propria sublussazione laterale della rotula,<br />

generalmente provocata da una brusca contrazione del<br />

quadricipite a <strong>ginocchio</strong> esteso. Sublussazoni reci<strong>di</strong>vanti causano,<br />

nel lungo periodo, una seria sofferenza della cartilagine rotulea e<br />

trocleare.


III grado: lussazione della rotula,<br />

con<strong>di</strong>zione grave che conduce ad<br />

una seria e progressiva sofferenza della<br />

cartilagine articolare.


Epidemiologia:<br />

10 giovani su 100 (dai 15 ai 25 anni), soprattutto donne, sono<br />

colpiti da un dolore anteriore al <strong>ginocchio</strong> persistente, non<br />

<strong>di</strong>rettamente causato da un evento traumatico (Larson, 1999).<br />

La causa più frequente è un mal allineamento della rotula<br />

rispetto al femore, secondario all’ipotrofia del gruppo muscolare<br />

estensore del <strong>ginocchio</strong> (vasto me<strong>di</strong>ale obliquo).<br />

I sintomi tendono ad aumentare durante e dopo attività che<br />

richiedono ripetuti movimenti <strong>di</strong> flesso-estensione, sotto carico,<br />

salti, salita/<strong>di</strong>scesa, flessione prolungata.<br />

Importante patologia ad andamento cronico e degenerativo


Chirurgico: solo nella grave patologia F-R<br />

Conservativo: potenziamento specifico dei muscoli estensori, ha<br />

un’efficacia nel 75-85% dei casi (Whittenbecker et Al.,<br />

1998).<br />

Le tecniche riabilitative utilizzate <strong>di</strong>rette al rinforzo specifico<br />

del quadricipite sono numerose (esercizi isometrici e isotonici,<br />

elasto-terapia, leg-press, leg-extension, ecc), nessuna più<br />

efficace dell’altra (Grabiner et Al., 1999).<br />

Esercizio Isocinetico


Inizialmente conservativo<br />

Chirurgico: solo ai casi che non<br />

rispondono ad un prolungato<br />

trattamento FKT.<br />

E’ vero infatti che molti casi rispondono<br />

positivamente al trattamento conservativo.<br />

MC Connell et al., 2001<br />

Post et al., 2005


Controllo del dolore e della flogosi<br />

Esercizi<br />

- Potenziamento VMO e quadricipite<br />

- Stretching<br />

Riduzione del sovraccarico funzionale<br />

Miglioramento del tracking rotuleo<br />

Ortesi e Taping<br />

Terapia fisica<br />

Terapie combinate<br />

Terapie alternative


IL TRATTAMENTO CONSERVATIVO<br />

1- Controllare il dolore e la flogosi: il dolore, l'infiammazione ed il<br />

versamento<br />

a livello articolare, costituiscono tre fattori d'aggravamento della<br />

patologia in quanto inibiscono un ottimale reclutamento del quadricipite,<br />

aggravando ulteriormente il quadro clinico. Occorre pertanto controllarli<br />

grazie all'utilizzo <strong>di</strong> FANS (farmaci antinfiammatori non<br />

steroidei),bendaggi compressivi, ghiaccio e adeguate terapie fisiche,<br />

come ad esempio la magnetoterapia ,tens, laser e la ionoforesi. E'inoltre<br />

necessario ridurre il sovraccarico funzionale al quale viene sottoposta<br />

l'articolazione del <strong>ginocchio</strong>, <strong>di</strong>minuendo o, se necessario, sospendendo<br />

l'attività sportiva.


2- Migliorare lo scorrimento rotuleo: lo<br />

scorrimento della rotula si può migliorare<br />

tramite una sua mobilizzazione me<strong>di</strong>ale<br />

passiva, allo scopo <strong>di</strong> detendere una struttura<br />

stabilizzatrice denominata retinacolo laterale.<br />

Alcuni Autori suggeriscono anche il taping<br />

rotuleo al fine <strong>di</strong> riottenere un ottimale<br />

riallineamento rotuleo e facilitarne lo<br />

scorrimento.


3- Effettuare un piano <strong>di</strong> lavoro specifico<br />

per il rinforzamento del quadricipite<br />

femorale, sia attraverso esercizi isometrici<br />

che isotonici. Soprattutto, è fondamentale<br />

rinforzare selettivamente il VMO. Se si<br />

eseguono esercizi in catena cinetica chiusa,<br />

come ad esempio lo squat, è importante<br />

evitare l'eccessiva flessione del<br />

<strong>ginocchio</strong>.(45°)


4- Lo stretching: è molto importante<br />

cercare <strong>di</strong> allungare sia i muscoli del<br />

polpaccio,dal momento che una loro<br />

retrazione comporta una pronazione<br />

compensatoria del piede che a sua volta<br />

causa un aumento dell'intrarotazione tibiale<br />

con conseguente ipersollecitazione<br />

rotulea,sia gli ischio-crurali, il tensore della<br />

fascia lata, la benderella ileo-tibiale ed il<br />

quadricipite.


5- Correggere un'eventuale iperpronazione<br />

che, come detto precedentemente, può essere<br />

la causa dell'insorgenza della patologia rotulea,<br />

in questo caso occorre valutare l'opportunità <strong>di</strong><br />

intervenire tramite ortesi plantare.<br />

6- Effettuare un lavoro <strong>di</strong> rinforzo dei<br />

muscoli extrarotatori (grande gluteo, me<strong>di</strong>o<br />

gluteo, piriforme).


“Systematic review of the quality of randomized controlled trials for<br />

patellofemoral pain syndrome”<br />

Bizzini M et al., 2003 - J Orthop Sports Phys Ther<br />

Rinforzo del quadricipite<br />

Uso <strong>di</strong> ginocchiere<br />

Combinazione <strong>di</strong> esercizi con patellar<br />

taping e biofeedback<br />

Agopuntura<br />

Uso <strong>di</strong> plantari riducono il dolore in pz con<br />

eccessivo piede pronato.<br />

Procedure <strong>di</strong> randomizzazione, durata del follow- up, controllo dei cointerventi, verifica delle<br />

procedure in cieco, appropriata analisi dei dropout, numero dei soggetti, misure <strong>di</strong> outcome<br />

adeguate.


FANS, bendaggi compressivi, taping,<br />

ghiaccio<br />

Infiltrazioni con acido ialuronico<br />

Terapia fisica<br />

Le evidenze suggeriscono che la fisioterapia può ridurre il<br />

dolore associato a SFR nel breve termine. Non è chiaro però se<br />

la riduzione del dolore è maggiore che in quello ottenuto da un<br />

programma <strong>di</strong> esercizi a casa.<br />

“ A systematic review of Physical Interventions for<br />

Patellofemoral Pain Syndrome”,<br />

Kay Crossley et al., 2001


Bendaggio Rotuleo secondo<br />

McConnell:<br />

La posizione della rotula viene corretta con l’applicazione <strong>di</strong> una<br />

benda <strong>di</strong> rayon, posta dalla rotula al cavo popliteo.<br />

Il bendaggio adesivo viene usato come complemento<br />

all’esercizio e alla ricerca dell’equilibrio muscolare<br />

E’stato <strong>di</strong>mostrato che il rapporto tra VMO e VL migliora<br />

con l’applicazione <strong>di</strong> bendaggio adesivo<br />

Per applicare il bendaggio valutare bene la posizione della<br />

rotula rispetto ai con<strong>di</strong>li femorali<br />

Vengono utilizzati 4 rapporti <strong>di</strong> posizione


1- componente <strong>di</strong> scivolamento:cerotto applicato sul polo<br />

laterale della rotula ,la rotula viene fatta scivolare<br />

me<strong>di</strong>almente e fissata in questa posizione.<br />

2-componente <strong>di</strong> inclinazione : cerotto applicato al centro<br />

della rotula,si spinge il polo me<strong>di</strong>ale posteriormente e si fissa<br />

sul precedente.<br />

3-componente rotazionale:si applica il cerotto sulla porzione<br />

laterale del polo inferiore e si spinge me<strong>di</strong>almente.<br />

4- se è presente un’inclinazione antero-posteriore si utilizza<br />

un’inclinazione superiore per liberare il polo inferiore


Riabilitazione dopo Release del retinacolo<br />

laterale<br />

Fase 1- imme<strong>di</strong>ato post operatorio- 2 settimane<br />

Obiettivi : ridurre tumefazione ed edema,iniziare<br />

rieducazione quadricipite,stretching ischiocrurali,<br />

mobilizzazione me<strong>di</strong>ale della rotula,deambulazione con<br />

due stampelle.<br />

Fase 2- fase acuta-2-4 settimane<br />

Oltre i precedenti progre<strong>di</strong>sce il ROM in flessione<br />

(125°) ed il carico . Si può inserire<br />

l’elettrostimolazione.Stretching quadricipite.


Fase 3- sub acuta 4-8 settimane<br />

Oltre i precedenti contrazione volontaria del<br />

quadricipite, gra<strong>di</strong>ni frontali, laterali, piscina. Mezzi<br />

accovacciamenti contro il muro , Leg press<br />

Fase 4 dopo 8 settimane ritorno alla completa attività.<br />

Articolarità completa,recupero forza e<br />

resistenza.Propriocezione.<br />

Fase 5- ritorno all’attività : esercizi funzionali specifici


Evidenze limitate sulla maggiore efficacia vs no esercizi<br />

Esercizi a catena cinetica aperta = catena cinetica chiusa<br />

Necessità <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> controllo “esercizi vs no-esercizi”<br />

Cochrane Review, 2004<br />

Esercizi senza carico, con carico, isometrici ed eccentrici: non<br />

superiorità <strong>di</strong> uno vs l’altro.<br />

Bizzini et al, 2003<br />

Esercizi a catena cinetica chiusa > isocinetica nel recupero<br />

della funzione.<br />

Stein et al, 1996


Esercizi isometrici e isotonici:<br />

Biofeedback<br />

Leg press<br />

Gra<strong>di</strong>ni laterali<br />

Adduzione dell’anca<br />

Isocinetica


Aumenta la forza muscolare<br />

Aumenta il lavoro<br />

Migliora la stabilità del <strong>ginocchio</strong><br />

Migliora la sensibilità propriocettiva<br />

Am J Phys Med Rehabil, 2005<br />

Hazneci B et al.


TRAINING ISOCINETICO<br />

NO TRAINING ISOCINETICO<br />

Punteggio<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

54<br />

CKRS Arto Leso<br />

84.7<br />

70<br />

Gruppo 1 Gruppo 2<br />

Pre 54 70<br />

Post 84.7 88<br />

Impatto positivo del training isocinetico nel determinare un miglioramento delle<br />

prestazioni clinico-funzionali e dei parametri ergometrici nei soggetti affetti da<br />

S.F.R. come già <strong>di</strong>mostrato in altri <strong>Stu<strong>di</strong></strong> (Carter, E<strong>di</strong>nger, 1999);<br />

Conferma la valenza crociata dell’allenamento isocinetico nell’incrementare<br />

l’abilità motoria dell’arto controlaterale non coinvolto dal training, in accordo<br />

con altri Autori (Moritani, 2001);<br />

88<br />

Pre<br />

Post


TRAINING ISOCINETICO<br />

NESSUN TRATTAMENTO<br />

McCONNELL + ISOCINETICA<br />

Il trattamento combinato determina una riduzione imme<strong>di</strong>ata e duratura della<br />

sintomatologia dolorosa come <strong>di</strong>mostrato dall’evoluzione della CKRS<br />

Training isocinetico: più efficace nel migliorare le prestazioni dei mm estensori,<br />

senza registrare <strong>di</strong>fferenze significative tra il trattamento singolo e combinato


Pelvic imbalance o Anterior Pelvic Tilt (APT)<br />

Rotazione interna del femore<br />

Rotazione esterna della tibia<br />

Squilibrio dei flessori<br />

e conseguente aumento delle<br />

sollecitazioni sul rachide lombare,<br />

sull’anca e sul <strong>ginocchio</strong><br />

Schneider F et al, 2001<br />

J orthop Sports Phys Ther, 2005<br />

Denton et al


Diminuzione o, se necessario,<br />

Sospensione dell’attività sportiva<br />

Evidenze ancora troppo limitate per<br />

poter consigliare l’uso <strong>di</strong> ginocchiere nel<br />

trattamento conservativo del PFPS.<br />

Non adeguate evidenze per sostenere o<br />

rifiutare l’uso <strong>di</strong> ortesi rotulee o taping<br />

nel management del PFPS.<br />

Cochrane review, 2002<br />

D’Hondt et al<br />

Bizzini et al (2003)<br />

Crossley et al (2001)


Significativo miglioramento <strong>di</strong> tutte le misure <strong>di</strong> outcome<br />

(dolore e funzionalità)<br />

Arch Phys Med Rehabil, 2004<br />

Callaghan MJ et al<br />

Confrontato con l’esecuzione <strong>di</strong> esercizi isometrici, può<br />

essere preferibile in presenza <strong>di</strong> pz poco compliante.<br />

Sports Med, 2005<br />

Bax L et al<br />

• NO effetti clinicamente importanti su<br />

sollievo dal dolore<br />

• No sufficienti RCT (numero e qualità)<br />

Cochrane Library, 2004


No vantaggi del trattamento combinato<br />

rispetto al solo programma <strong>di</strong> esercizi. Cochrane review, 2003<br />

Heintjes et al<br />

Lieve evidenza <strong>di</strong> vantaggio nel<br />

trattamento combinato. Bizzini et al (2003)<br />

Vantaggio del trattamento combinato in<br />

relazione al contenimento dal dolore.<br />

Crossley et al (2001)


Possibile trattamento alternativo<br />

“Acupuncture treatment of patellofemoral pain syndrome”<br />

Jensen R et al, 1999<br />

Sollievo dal dolore , con durata <strong>di</strong><br />

circa 6 mesi<br />

“Sensory stimolation (agopuncture) for treatment of i<strong>di</strong>opatic anterior knee pa<br />

Naslund j et al, 2002<br />

J Rehabilitation Med<br />

Nessun vantaggio <strong>di</strong>mostrato


Esercizio <strong>di</strong>namico a velocità costante<br />

Raggiunta la V angolare prestabilita, impossibilità <strong>di</strong><br />

superamento <strong>di</strong> tale velocità<br />

Assorbimento della F muscolare in esubero e<br />

trasformazione in R<br />

Il muscolo incontra una R costante durante tutto l’arco<br />

del movimento<br />

Se cessa la produzione <strong>di</strong> F, cessa la produzione <strong>di</strong> R<br />

da parte della macchina, senza necessità <strong>di</strong> contrazioni<br />

eccentriche per frenare il carico.

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