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ROTAZIONE E TORSIONE NELL'HATHA-YOGA ... - insegnanti yoga

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<strong>ROTAZIONE</strong> E <strong>TORSIONE</strong> NELL’HATHA-<strong>YOGA</strong> : ANALISI E<br />

APPROFONDIMENTO DI ALCUNE POSIZIONI<br />

INTRODUZIONE<br />

Ho iniziato a conoscere e a praticare lo <strong>yoga</strong>, solo cinque anni fa. Dall’inizio per<br />

me è stata una esperienza positiva e appagante, tanto che andavo alle lezioni<br />

di pratica settimanale persino se avevo la febbre: sentivo di perdermi qualcosa<br />

di importante se non fossi andata.<br />

Dal momento che ero così assidua e pian piano sentivo crescere in me<br />

l’esigenza di saperne di più, la mia insegnante mi ha parlato della scuola per<br />

diventare <strong>insegnanti</strong>; avrei potuto così approfondire la conoscenza dei tanti<br />

aspetti dello <strong>yoga</strong> ed inoltre avrei avuto una chance per cambiare lavoro, dato<br />

che quello che svolgo non è di alcun interesse per me, non mi dà stimoli e mi<br />

costringe a stare tutto il giorno in un ambiente negativo e sterile.<br />

La prospettiva mi attirava molto, ma nello stesso tempo mi spaventava<br />

l’impegno che avrei dovuto necessariamente metterci. Ho smesso molto presto<br />

di studiare e non ho mai amato molto farlo, credo, per il fatto che implica una<br />

certa fatica e mi sembra che la mia attitudine sia sempre stata quella di<br />

impegnarsi quel tanto che fosse sufficiente ad apprendere la lezione da<br />

studiare; se la cosa mi veniva facilmente, bene, altrimenti mi si doveva<br />

spronare e incoraggiare allo studio e se questo sprono mancava, lasciavo<br />

perdere. Naturalmente poi mi sono pentita di aver lasciato gli studi e negli anni<br />

successivi ho sempre cercato di recuperare quello che avevo perso,<br />

interessandomi a tante cose, alla continua ricerca di colmare le lacune che<br />

sento di avere, ma senza avere degli obiettivi veri e propri.<br />

Con lo <strong>yoga</strong>, è forse l’unica o una delle pochissime volte in cui mi sto<br />

impegnando sempre più a fondo e ciò comporta non pochi conflitti interiori,<br />

perché non è facile cambiare le proprie attitudini.<br />

Durante questo percorso che richiede sempre più un maggior impegno e<br />

dedizione da parte mia, mi sono resa conto di quanto sono immersa nella<br />

dualità; sento che in me si contrappongono due forze contrastanti: la forte<br />

esigenza di un continuo e costante approfondimento dell’argomento facendomi<br />

assorbire completamente da esso e al tempo stesso, l’esigenza di lasciar<br />

perdere per poter finalmente essere libera da tutto questo impegno che non mi<br />

permette di fare altro.<br />

Sono sempre stata poco incline a sottopormi ad una disciplina e ora sento che<br />

non posso più esimermi dal farlo. Sto lentamente rendendomi conto della<br />

necessità di sottostare ad una disciplina per conseguire e raggiungere uno<br />

scopo e sto nel contempo scoprendo i lati positivi nella disciplina stessa. Non<br />

ho mai considerato così importante raggiungere un obiettivo, quanto quello che<br />

si può scoprire per arrivare alla meta; ancora adesso non sono convinta a<br />

fondo di questa necessità, anche se in questo percorso mi sto rendendo conto<br />

che porsi degli obiettivi ci sprona maggiormente ad impegnarci e a dare il<br />

massimo.<br />

Tra i tanti argomenti dello <strong>yoga</strong> che avrei voluto approfondire, ho scelto di<br />

conoscere meglio i vari aspetti delle posture di rotazione e torsione, in quanto,<br />

1


spesso, la loro pratica mi ha procurato una piacevole sensazione di benessere<br />

e distensione, con il desiderio, a volte, di restare a lungo nell’asana, senza<br />

volerla sciogliere. Esse sono delle posture al tempo stesso energizzanti e<br />

rilassanti, due caratteristiche apparentemente in contrasto ma che in queste<br />

posture coesistono in armonia e lavorano in sinergia. Vorrei quindi<br />

approfondire tra i tanti aspetti, in particolare quelli energetici e sottili della<br />

pratica, che riguardano ad es. la conquista della verticalità, grazie al<br />

movimento ascendente a spirale che si attua e al “superamento degli opposti”,<br />

raggiunto attraverso l’armonizzazione e il riequilibrio dei due aspetti presenti in<br />

noi, quello maschile e quello femminile e tutto ciò che ne consegue.<br />

Mi hanno affascinato alcune peculiarità delle posture di torsione come per<br />

esempio l’asimmetria che le caratterizza; durante la lezione di teoria<br />

all’I.s.f.i.y, era stato spiegato che dal punto di vista posturale le torsioni<br />

lavorano in modo alternato sulle due correnti energetiche complementari e<br />

opposte che rappresentano la nostra essenza duale, andando volutamente a<br />

creare uno squilibrio per poi successivamente riportare l’equilibrio con una<br />

pratica che lavora centralmente. Ciò mi ha fatto riflettere sul fatto che per<br />

raggiungere l’armonia e l’unità con il Tutto, bisogna passare attraverso un<br />

percorso opposto, di voluto squilibrio e quindi affrontare e diventare più<br />

consapevoli del nostro aspetto duale. Il lavoro alternato sulla parte destra e<br />

sinistra del corpo, sia a livello fisico che energetico, porta ad un confronto tra<br />

le due parti, con la possibilità di accrescere la consapevolezza del proprio corpo<br />

e dei suoi limiti; con il lavoro costante e graduale possiamo superare questi<br />

limiti ed insieme ad essi, grazie all’unione e all’interscambio tra i piani<br />

esistenziali, superare anche gli ostacoli dello strato mentale ed entrare più<br />

profondamente in contatto con il piano spirituale.<br />

Anche il significato stesso di “torsione”, torcere il proprio corpo con un certo<br />

sforzo, mi fa sentire vicina a questo tipo di posture, perché è necessario<br />

applicare uno sforzo graduale e costante per raggiungere la posizione, così<br />

come nel percorso dello <strong>yoga</strong> e della vita stessa, è necessario forzare se stessi<br />

con determinazione ma anche con abbandono.<br />

2


SIGNIFICATO DELLA PAROLA <strong>ROTAZIONE</strong><br />

La parola <strong>ROTAZIONE</strong> è applicata all’azione del rotare, dell’essere rotato. Può<br />

figurare come il movimento di un corpo intorno a un asse che attraversa il<br />

proprio baricentro.<br />

Moto di rotazione: è il moto rigido di un elemento attorno a un punto detto<br />

centro di rotazione, se si tratta di figura piana, o intorno ad un asse se si tratta<br />

di figura solida.<br />

La rotazione di un corpo nello spazio è un movimento rigido avente una<br />

traiettoria circolare intorno ad un perno, detto asse di rotazione. Si può<br />

definire analogamente una rotazione di un corpo nel piano: in questo caso il<br />

perno è un punto, detto centro della rotazione. Lo spostamento effettuato dal<br />

movimento è misurato dall’angolo di rotazione, mentre la velocità di<br />

spostamento è data dalla velocità angolare.<br />

In geometria, troviamo un esempio di simmetria di rotazione, nella<br />

trasformazione geometrica che sposta punti corrispondenti nello stesso verso e<br />

di angoli uguali.<br />

In ginnastica, è un movimento circolare di un arto o di altra parte del corpo;<br />

es. rotazione delle braccia, della testa.<br />

3


CONSIDERAZIONI SULLA “<strong>ROTAZIONE</strong>-<strong>TORSIONE</strong>” NELLO <strong>YOGA</strong><br />

I termini rotazione e torsione, nello <strong>yoga</strong>, si riferiscono principalmente alla<br />

rotazione dei corpi vertebrali; i due termini si differenziano tra loro in questo<br />

modo:<br />

la rotazione è un movimento meccanico che prevede la rotazione di una<br />

vertebra rispetto a quella situata sopra o sotto di essa attorno al suo asse<br />

virtuale e tale movimento non comporta alcuno sforzo o tensione;<br />

la torsione, che è l’azione prodotta dalla rotazione delle vertebre stesse e<br />

coinvolge interamente il corpo, in particolare il dorso, consiste nel torcere il<br />

proprio corpo applicando un certo sforzo, effettuando una contorsione. Ciò<br />

significa far ruotare il proprio corpo alle due estremità e in senso contrario.<br />

La torsione è la deformazione di un corpo solido attorno a un’asse di<br />

riferimento ed è il risultato dell’applicazione di una coppia di forze, i muscoli<br />

agonisti ed antagonisti. Le fibre muscolari, inizialmente parallele, subiscono<br />

una trasformazione diventando elicoidali.<br />

Di conseguenza, nelle posture di <strong>yoga</strong>, la “rotazione” intesa come movimento<br />

del corpo attorno ad un asse fisso, non è propriamente adatta, in quanto la<br />

rotazione della colonna vertebrale presuppone che, mantenendo fissa<br />

un’estremità, per esempio il bacino, l’altra cambi di piano; altrimenti, girando il<br />

corpo su sé stesso, senza alcuna azione di “torsione”, l’azione stessa non<br />

sarebbe efficace. Pertanto i movimenti di rotazione-torsione, tengono conto<br />

dell’asse del rachide e dell’asse del corpo e coinvolgono una delle cinture<br />

articolari, oppure entrambe vengono mobilizzate in senso inverso.<br />

L’asse di rotazione rimane verticale, oppure orizzontale se si è a terra sul<br />

dorso; quando la rotazione è accompagnata da un’estensione, una flessione in<br />

avanti o laterale, l’asse non è più rettilineo.<br />

La colonna si avvolge in un movimento elicoidale attorno a quest’asse. Si tratta<br />

di un movimento ascendente a spirale della colonna, che si propaga dal basso<br />

verso l’alto. Sia che venga eseguita da seduti o da in piedi, la torsione porta<br />

verso la conquista della verticalità.<br />

Le torsioni, essendo posture asimmetriche la cui azione specifica è più<br />

profonda, sono estremamente terapeutiche, in quanto aiutano al<br />

mantenimento dell’attitudine verticale in tutte le posizioni e perciò sono utili<br />

nella prevenzione del mal di schiena. A tal fine, è indispensabile che ogni<br />

movimento di rotazione del tronco, sia accompagnato da un raddrizzamento<br />

dell’asse vertebrale, che deve essere allungato al massimo.<br />

Il bacino è spesso il punto fisso dal quale parte la rotazione del rachide e, nelle<br />

posture sedute, ha la funzione di base d’appoggio. Di conseguenza è<br />

importante preparare bene questa zona, cercando di liberarla da eventuali<br />

tensioni in essa presenti.<br />

Gli esercizi di rotazione/torsione, costituiscono dei movimenti di mobilizzazione<br />

della colonna vertebrale e del corpo e sono indispensabili per preparare il corpo<br />

ad eseguire allungamenti, estensioni e flessioni, ma hanno anche la funzione<br />

importantissima di riassestamento articolare, dopo la pratica di queste<br />

posizioni/esercizi.<br />

4


Le rotazioni-torsioni possono essere praticate:<br />

- in piedi<br />

- in piedi con il busto flesso in avanti<br />

- seduti<br />

- proni o supini<br />

- in ginocchio (sollevati)<br />

- in ginocchio carponi<br />

- in posizione capovolta<br />

- in modo dinamico o statico<br />

All’interno di una sequenza, solitamente le torsioni vengono eseguite dopo una<br />

serie di piegamenti all'indietro ed in avanti, ma possono anche essere eseguite<br />

da sole, per un tempo più lungo, se vogliamo osservarne meglio gli effetti e<br />

ottenere da esse il massimo dei benefici.<br />

In linea generale, le torsioni più importanti, come ardha-matsyendrasana o<br />

parivritti janu sirshasana, che richiedono un’accurata preparazione della<br />

muscolatura e della struttura di tutto il corpo, è bene eseguirle verso la fine<br />

della seduta, dopo aver praticato, oltre a flessioni in avanti e allungamenti,<br />

anche estensioni e inclinazioni laterali.<br />

Se si inizia la sequenza da in piedi o da sdraiati sul dorso, si possono eseguire<br />

quasi subito delle torsioni, torso-flessioni o torsioni dinamiche a livello lombare<br />

e cervicale, come i movimenti di 1° coccodrillo, semplicemente dopo aver<br />

praticato un allungamento e una flessione in avanti o alcuni allungamenti a<br />

terra di tutto il corpo.<br />

Per quanto riguarda invece le torsioni sul ventre, che sono abbastanza<br />

complesse, è meglio praticarle a seduta inoltrata, avendo cura prima di andare<br />

in estensione e poi in torsione, di retrovertere bene il bacino spingendo il pube<br />

a terra.<br />

Per quanto concerne la respirazione nella rotazione, le posizioni di rotazionetorsione<br />

possono essere assunte durante tutte le fasi, ossia l’inspirazione,<br />

l’espirazione, la ritenzione a pieno o a vuoto, a seconda degli effetti che si<br />

vogliono ottenere.<br />

Quando si assume la posizione sull’inspiro, o in ritenzione a pieno, l’aria<br />

presente nei polmoni favorisce l’allungamento della colonna vertebrale. Tale<br />

azione è indispensabile durante la torsione, per evitare che si producano degli<br />

schiacciamenti a livello dei dischi intervertebrali, che causerebbero una<br />

compressione troppo grande del nucleo. Si ha inoltre l’effetto di riempire d’aria<br />

le parti del polmone corrispondenti alle zone della gabbia toracica che si<br />

espandono durante la rotazione e viene evitato il pinzamento di organi<br />

importanti quali il fegato e la milza.<br />

Quando si esegue la rotazione espirando, condizione che si instaura in modo<br />

naturale, la posizione è più intensa perché nella fase di svuotamento dei<br />

polmoni le vertebre hanno una possibilità maggiore di rotazione e<br />

naturalmente lo è ancora di più nella fase di ritenzione a vuoto. L’espirazione<br />

ha come effetto il rilassamento delle resistenze muscolari e dei legamenti<br />

coinvolti nella torsione, che limitano l’avanzare della rotazione, mantenendo<br />

5


allo stesso tempo, lo stato di allungamento della colonna, acquisito durante la<br />

fase di inspirazione.<br />

Aspetto rilevante dei movimenti di rotazione-torsione, è il permettere all’essere<br />

umano di acquisire un vero e proprio “giro-vita”.<br />

La posizione e l’esercizio di rotazione e di torsione non si basa unicamente su<br />

una dimensione estetica ma è inerente a ragioni ben più profonde. La vita è la<br />

zona che divide e unisce la cavità addominale e la cavità toracica. L’energia<br />

che si sprigiona in queste due cavità è di natura molto differente; Muladhara,<br />

Svadhisthana e Manipura chakra gestiscono l’energia della natura animaleistintuale<br />

dell’essere umano.<br />

Anahata, Vishuddhi, Ajna e Sahasrara chakra controllano la natura spirituale<br />

dell’uomo. L’importanza della “vita” è la sua fluidità mediana. Se all’essere<br />

umano mancasse questa zona ben delineata, non sarebbe in grado di<br />

differenziare queste energie e rimarrebbe ancora vestito della sua tunica<br />

animale.<br />

Uno degli scopi essenziali della rotazione è il risveglio a un’umanità fatta di<br />

intelligenza del cuore e di comprensione della Realtà.<br />

6


DESCRIZIONE DELLE POSIZIONI SCELTE<br />

Ho scelto di approfondire la conoscenza delle seguenti posizioni:<br />

Da in piedi: TRIKONASANA o VAKRA-TRIKONASANA - primo triangolo<br />

La postura di Vakra-trikonasana è una delle tante varianti delle posizioni in<br />

piedi nelle quali il corpo vive la forma del triangolo; questo tipo di posture<br />

hanno alcune caratteristiche che mi piacciono e il praticarle può trasmettermi e<br />

rafforzare determinate qualità che desidero risvegliare in me.<br />

Gli asana spesso hanno nomi di animali, prendono spunto dai loro<br />

atteggiamenti e tendono a sviluppare le caratteristiche proprie di quegli<br />

animali, come scioltezza, agilità, forza e flessibilità. In altri casi portano il nome<br />

di antichi saggi o maestri della mitologia indiana, oppure ne implicano la<br />

descrizione da un punto di vista geometrico, come ad esempio i Trikonasana,<br />

nei quali il corpo del praticante vive la forma del triangolo, che ha una forte<br />

valenza simbolica. Quando, come in questo caso, la postura riproduce un<br />

simbolo universale o un archetipo che appartiene al patrimonio inconscio della<br />

storia umana, l’influsso si produrrà inconsapevolmente inducendo il praticante<br />

a realizzare le qualità e le virtù del simbolo evocato.<br />

La postura del primo triangolo appartiene alla classe delle flesso-torsioni e<br />

racchiude in sé le funzioni e le caratteristiche della flessione in avanti e della<br />

torsione; come tutte le posizioni di triangolo, esercita scioltezza ed è molto<br />

forte, le gambe e le braccia sono molto tese, come se fossero antenne che<br />

collegano il centro della posizione con la Terra e il Cielo, il praticante<br />

ricongiunge in sé le forze celesti e quelle terrestri. E’ una posizione energica,<br />

che richiede impegno consapevole e controllo della forza muscolare; la forza<br />

impiegata nel mantenimento della postura, favorisce il rilassamento successivo<br />

per effetto di opposizione. Può servire per preparare sia le posizioni di<br />

distensione, sia le posizioni di torsione più impegnative e perciò può essere<br />

inserita sia all’inizio che a metà di una seduta. E’ una postura che esercita<br />

stabilità, caratteristica dell’elemento Terra che ci sostiene e il praticarla infonde<br />

sicurezza, determinazione ed equilibrio, qualità indispensabili nella vita. Essa<br />

può essere eseguita in sequenza con altre posizioni di triangolo, dalle più<br />

semplici alle più complesse, come ad esempio Uttitha-trikona-asana e<br />

Parivritta-trikona-asana che prevedono, la prima l’inclinazione laterale del<br />

busto e la seconda l’inclinazione laterale combinata alla torsione. Queste<br />

posture ed altre varianti di Trkonasana, svolgono la funzione molto importante<br />

di mobilizzazione del torace, di estensione ed apertura della gabbia toracica e<br />

di allungamento e sviluppo della muscolatura del busto, con notevoli benefici<br />

sulla respirazione.<br />

7


Esecuzione di VAKRA-TRIKONASANA<br />

- In piedi, dalla posizione di SAMASTHITI, con il peso del corpo egualmente<br />

distribuito su entrambi i lati, lo sguardo davanti a sé, mantenere il controllo<br />

della cintura addominale, il mento rientrato e le spalle abbassate; divaricare le<br />

gambe e ruotare di tre quarti le punte dei piedi verso l’esterno<br />

- Inspirando, raddrizzarsi sentendo l’estensione della colonna vertebrale ed<br />

espirando portare il bacino in retroversione e la nuca indietro per allineare<br />

anche le cervicali<br />

- Inspirando sollevare le braccia lateralmente fino all’altezza delle spalle e, in<br />

ritenzione a pieno per mantenere la gabbia toracica aperta e il dorso diritto,<br />

inclinare il busto in avanti fino ad arrivare ad angolo retto e poi ruotarlo verso<br />

destra, appoggiare la mano sinistra a terra, al centro, fino al polso con le dita<br />

orientate all’indietro e portare il braccio destro verso l’alto liberando la spalla in<br />

completa apertura<br />

- Anche la testa ruota, lo sguardo è verso la mano in alto che ha il palmo<br />

orientato in avanti, le due braccia sono tese in rotazione esterna e una è il<br />

prolungamento dell’altra<br />

- Ad ogni inspirazione progredire nella rotazione ruotando la testa e la sommità<br />

del busto verso l’alto, durante l’espirazione rilassarsi mantenendo la posizione<br />

raggiunta – aver cura di non perdere l’orizzontalità del bacino, per vivere a<br />

pieno la rotazione della colonna vertebrale; per correggere la naturale<br />

tendenza del bacino a spostarsi verso destra, abdurre la gamba destra e<br />

simultaneamente addurre la gamba sinistra<br />

- Il peso del corpo è sulle gambe e il bacino è più arretrato rispetto ai piedi<br />

- Dopo alcune respirazioni, durante un’espirazione abbassare il braccio e lasciar<br />

pendere il busto, la testa e le braccia rilassandosi completamente, poi<br />

appoggiare la mano destra a terra ed eseguire la rotazione dal lato sinistro<br />

- Dopo aver riportato a terra il braccio sinistro e aver rilassato il dorso come in<br />

precedenza, appoggiare le mani nelle pieghe inguinali e con la spinta delle<br />

braccia raddrizzarsi con il dorso arrotondato e la testa abbandonata, senza il<br />

coinvolgimento della muscolatura dorsale<br />

- SAMASTHITI per sentire l’effetto della posizione, confrontando i due lati del<br />

corpo – Dopo aver vissuto l’asimmetria, sentire se ora si è in uno stato di<br />

equilibrio e stabilità – Sentirsi come un collegamento tra Terra e Cielo, ben<br />

radicati alla terra che ci sostiene, ma anche portati verso il cielo<br />

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Supino: JATHARA-PARIVARTANASANA – posizione di torsione attorno allo<br />

stomaco<br />

Le torsioni da eseguire distesi a terra, mi sono sempre piaciute perché è<br />

veramente possibile abbandonarsi dolcemente e gradualmente alla posizione,<br />

la sensazione di apertura di una parte del corpo è molto evidente ed è<br />

agevolata dall’appoggio del corpo al suolo, l’elemento Terra ci attrae e ci invita<br />

all’abbandono totale, con fiducia. In queste posizioni ci si rilassa senza<br />

difficoltà vivendo piacevolmente la condizione asimmetrica e la torsione della<br />

spina dorsale; quando si scioglie la postura, ci si sente distesi e profondamente<br />

rilassati, a tutti i livelli, da quello fisico a quello psichico. Sono tante le posture<br />

di torsione al suolo, supino o proni, che mi piace praticare, come Vakramakarasana,<br />

la torsione del coccodrillo, che induce un grande rilassamento e<br />

uno stato di leggerezza mentale o la torsione lombare detta del “faraone<br />

seduto”, dove si è “comodamente seduti” con l’appoggio del dorso al suolo. Le<br />

posture di Jatharasana e Jathara Parivartanasana agiscono particolarmente a<br />

livello del giro-vita e aiutano a liberare dalle tensioni la parte inferiore della<br />

schiena. Nella versione con le gambe tese, che vanno all’incontro del braccio<br />

posto orizzontalmente, il corpo assume la forma di un triangolo.<br />

JATHARASANA – torsione dello stomaco<br />

Esecuzione di JATHARA-PARIVARTANASANA<br />

- Supino con le braccia aperte a croce sulla linea delle spalle e i palmi delle<br />

mani verso il suolo<br />

- piegare le gambe appoggiando i piedi al suolo e traslare con il bacino verso<br />

sinistra, lato opposto alla rotazione, per mantenere il bacino nell’asse della<br />

colonna vertebrale<br />

- sollevare le gambe alla verticale, mantenendole rilassate e più o meno flesse<br />

a seconda delle proprie possibilità<br />

- sollevare leggermente la testa e girarla verso sinistra; il braccio destro spinge<br />

contro il suolo e la spalla destra si solleva per accentuare la rotazione delle<br />

vertebre cervicali<br />

9


- inspirando lasciar scendere lentamente le gambe a destra, cercando di<br />

portare i piedi vicino alla mano; se le gambe sono flesse avvicinare le ginocchia<br />

al gomito<br />

- rilassare interamente la schiena e le gambe - abbandonarsi alla posizione<br />

portando l’attenzione sulla respirazione toracica<br />

- dopo alcune respirazioni, inspirando riportare le gambe nella posizione<br />

verticale mantenendo rilassata la muscolatura dei fianchi<br />

- poi riportare la testa al centro e le gambe piegate con i piedi al suolo<br />

- allungare le gambe per un breve rilassamento, sentire gli effetti della<br />

posizione e la simmetria del corpo prima di vivere nuovamente l’asimmetria dal<br />

lato opposto<br />

- piegare le gambe con i piedi al suolo, traslare con il bacino a destra ed<br />

eseguire la torsione dal lato sinistro<br />

- compensazione: Apanasana: piegare le gambe portando le ginocchia al petto,<br />

abbracciare le gambe appoggiando se possibile, entrambe le mani sul gomito<br />

opposto ed eseguire delle profonde respirazioni addominali<br />

Da seduti: MATSYENDRASANA<br />

Matsyendrasana è tradizionalmente considerata una delle cinque posizioni<br />

archetipiche dello Hatha-<strong>yoga</strong>, in quanto attraverso il suo nome, la sua<br />

realizzazione pratica e i suoi effetti energetici, ne traduce la quintessenza, cioè<br />

viene eletta a rappresentare l’essenza profonda dello <strong>yoga</strong>.<br />

Nei testi di riferimento dello Hatha-<strong>yoga</strong>, come l’Hatha<strong>yoga</strong>-Pradipika o la<br />

Gheranda Samhita, la postura di Mastyendra è chiamata anche “purna” o<br />

“paripurna matsyendrasana”, che significa la posizione completa di<br />

Matsyendra.<br />

Leggiamo dal libro “La lucerna dello Hatha-Yoga”, cap. I,26, la descrizione del<br />

saggio Svatmarama:<br />

“Dopo aver afferrato il piede destro posto alla base della coscia<br />

sinistra (con la mano sinistra passante dietro il dorso) e il piede<br />

sinistro appoggiato contro l’esterno del ginocchio destro (con la mano<br />

destra), si stia con il busto voltato nella direzione opposta: questo è<br />

l’asana insegnato dal santo Matsyendranata.”<br />

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Leggiamo anche la descrizione che troviamo nella Gheranda-Samhita, al cap.<br />

II,22-23:<br />

“Si spinga indietro lo stomaco e lo si mantenga contratto senza sforzo,<br />

si pieghi la gamba sinistra al di là del ginocchio destro;”<br />

“Si appoggi su quella (cioè sulla gamba sinistra) il gomito destro, e il<br />

mento nella mano destra. Questa postura è chiamata Matsyendra.”<br />

Nella postura completa, particolarmente complessa, si porta il piede<br />

destro sopra la coscia sinistra, con il tallone contro l’addome in<br />

semiloto e la gamba sinistra piegata con il piede in appoggio di fianco<br />

al ginocchio destro, si ruota il busto verso sinistra e si afferra con la<br />

mano sinistra il piede della gamba in appoggio.<br />

La sua esecuzione richiede una grande libertà articolare a livello degli arti<br />

inferiori ed essendo accessibile solo a pochi, le scuole insegnano una versione<br />

più semplificata della postura, ardha matsyendrasana, che produce gli stessi<br />

effetti energetici.<br />

In questa posizione si pone il tallone destro a contatto del gluteo sinistro, il<br />

piede sinistro con la pianta in appoggio al suolo, all’esterno del ginocchio<br />

destro e mantenendo con il braccio destro la coscia premuta contro l’addome e<br />

il busto in verticale, si ruota lo stesso verso sinistra. Il braccio sinistro è<br />

appoggiato al dorso in avvicinamento alla coscia destra e anche il capo ruota<br />

verso sinistra.<br />

Nella serie Rishikesh, ideata dai grandi maestri yogi, la postura di ardha<br />

matsyendrasana, è inserita quasi alla fine della sequenza, dopo una serie di<br />

ripetute flessioni in avanti e indietro, che lavorano in particolare sulla<br />

muscolatura del dorso e sulla colonna vertebrale. Infatti la torsione spinale in<br />

entrambi i sensi, ne conclude e completa il lavoro, mantenendo elastica la<br />

colonna.<br />

ESECUZIONE di ARDHA-MATSYENDRASANA<br />

Variante semplificata con la gamba tesa<br />

- Posizione di partenza: seduti, con le gambe allungate davanti a sé, verificare<br />

che il peso del corpo sia ben equilibrato sulle ossa ischiatiche, che il dorso sia<br />

diritto senza tensioni muscolari, il bacino non inarcato, la nuca allungata sul<br />

prolungamento delle vertebre dorsali, il mento leggermente rientrato, le spalle<br />

aperte<br />

11


- Mantenere la consapevolezza della posizione del corpo nello spazio, la statica<br />

vertebrale, il controllo del bacino simmetricamente appoggiato a terra<br />

- eseguire un paio di respirazioni complete nella posizione, percependo<br />

l’estensione della colonna vertebrale<br />

- piegare la gamba destra e appoggiare la pianta del piede destro oltre la<br />

gamba sinistra, vicino all’esterno del ginocchio<br />

- mantenere la gamba sinistra tesa con il piede flesso e appoggiare entrambe<br />

le mani sul ginocchio della gamba piegata, esercitando una certa trazione della<br />

gamba verso il petto, allo scopo di raddrizzare il dorso più possibile<br />

- piegarsi un po’ in avanti, portare il braccio sinistro verso la gamba tesa e<br />

all’interno di quella piegata, afferrando la tibia o, se possibile, il piede destro<br />

- inspirando estendere bene la colonna vertebrale verso l’alto ed espirando<br />

girare il busto verso destra, appoggiando la mano del braccio destro, dietro<br />

vicino al sacro; il braccio destro respingendo il suolo, ha la funzione di pilastro<br />

e aiuta a mantenere la colonna verticale. Il braccio sinistro accentua la sua<br />

spinta sulla gamba destra. La linea delle spalle deve essere parallela al suolo<br />

- girare anche la testa verso destra cercando di portare il mento allineato,<br />

sopra la spalla destra<br />

- durante l’inspirazione si mantiene il raddrizzamento del tronco che permette<br />

alla gabbia toracica di rimanere ben aperta, ad ogni espirazione si accentua,<br />

senza sforzo, la rotazione/torsione verso destra, avendo cura di mantenere<br />

entrambi i glutei a contatto con il terreno.<br />

Per rimanere nella posizione in modo corretto, durante la statica bisogna porre<br />

attenzione a questi tre elementi:<br />

- conservare l’azione di autoallungamento della colonna vertebrale per tutto il<br />

tempo dell’esecuzione, onde evitare un’eccessiva pressione sui dischi<br />

intervertebrali<br />

- mantenere l’asse di rotazione rettilineo con la sommità del cranio in linea con<br />

il perineo<br />

- prestare particolare attenzione al respiro: nella prima fase prevale una<br />

respirazione di tipo toracico, durante il mantenimento della postura è bene<br />

eseguire delle profonde respirazioni addominali<br />

Ora descrivo le sensazioni che ho percepito durante l’esecuzione dell’asana:<br />

- tensione verso l’alto, percezione dell’estensione della colonna vertebrale<br />

- compressione della parte dell’addome contro la quale preme la coscia della<br />

gamba piegata<br />

- tensione, stiramento/allungamento della muscolatura posteriore, partendo<br />

dal gluteo, della gamba piegata con il piede che appoggia a terra<br />

12


- apertura della parte superiore dell’emitorace destro e anche della spalla<br />

destra<br />

- pressione della scapola destra contro la colonna vertebrale<br />

- stiramento del fianco sinistro, opposto al lato della torsione<br />

- torsione progressiva di tutto il rachide, dal sacro alla nuca<br />

- un calore che dall’addome si espande nelle altre parti del corpo<br />

- a livello della respirazione, percezione maggiore della narice opposta al senso<br />

di rotazione<br />

POSIZIONE CLASSICA<br />

- la gamba, anziché rimanere tesa, viene piegata e si porta il tallone a contatto<br />

del perineo o del gluteo della gamba opposta<br />

- il braccio anziché essere appoggiato a terra, gira intorno alla vita; il dorso<br />

della mano è in avvicinamento alla coscia<br />

Nel libro “Perfeziono lo <strong>yoga</strong>”, André Van Lysebeth spiega che è possibile<br />

aumentare l’efficacia della torsione intensificando la posizione in questo modo:<br />

- dalla posizione classica di ardha-matsyendrasana, far scivolare il braccio<br />

sinistro sotto la gamba destra portando il dorso della mano appoggiato al<br />

fianco sinistro; poi il braccio destro viene portato dietro alla schiena e la mano<br />

destra vicino alla sinistra, cercando con questa di afferrare il polso.<br />

Una volta raggiunta la posizione, eseguire 5-10 respirazioni profonde, durante<br />

l’inspirazione mantenere l’immobilità, durante l’espirazione accentuare la<br />

torsione.<br />

Secondo Van Lysebeth, questa variante è molto più confortevole della postura<br />

classica e conduce l’adepto a mantenere per più tempo la posizione; il fatto di<br />

tenersi le mani dietro alla schiena, permette di accentuare la torsione<br />

rendendola più efficace e dà forza e potenza.<br />

Tale variante produce una migliore irrigazione dei vasi sanguigni che si trovano<br />

attorno alla colonna vertebrale e sui fianchi e lo si può facilmente sentire, in<br />

quanto al ritorno dalla posizione si percepisce la schiena più calda, rispetto alla<br />

posizione classica.<br />

E’ senza dubbio indispensabile una grande scioltezza delle articolazioni per<br />

poter eseguire in modo confortevole questa variante e per quanto mi riguarda<br />

ho avuto non poche difficoltà nel praticarla.<br />

13


Qualunque sia la postura e la variante scelta, una volta raggiunta la statica,<br />

restare nella posizione, abbandonarsi ad essa con attitudine di ascolto e<br />

abbandono alle sensazioni percepite.<br />

Nello Yoga sutra di Patanjali al cap. II,46-47, ci vengono insegnate le<br />

caratteristiche fondamentali dell’asana e il modo per conseguire lo stato di<br />

<strong>yoga</strong>:<br />

II,46: “stira sukham asanam”<br />

La posizione (asana) deve essere stabile e confortevole<br />

sthira solido, fisso, stabile, resistente, durevole<br />

sukam felicità, gioia<br />

asanam postura, posizione<br />

II,47: “prayatna-saithilyananta-samapattibhyam”<br />

La perfezione nell’asana si raggiunge quando si allenta lo sforzo e quando la<br />

mente riflette la condizione d’infinito<br />

prayatna sforzo perseverante, esercizio continuo, tentativo<br />

saithilia distensione, rilassamento<br />

ananta senza fine, illimitato, eterno<br />

samapattibhyam assumere la forma originale, completamento, conclusione<br />

L’asana deve essere mantenuta stabilmente in uno stato di gioia, dove non<br />

esiste più alcun disagio, né fisico, né mentale, con il controllo del respiro e<br />

della mente. Immobilità assoluta, del corpo e della mente, che permette al<br />

corpo di abbandonarsi all’asana, facendo sì che l’asana agisca su di esso.<br />

Bisogna lasciarsi andare attraverso il respiro, abbandonare ogni resistenza,<br />

rilassare i muscoli facendo distendere passivamente quelli su cui la postura<br />

insiste particolarmente, rilassare le tensioni muscolari, le quali sono legate alle<br />

tensioni mentali, eliminare ogni sforzo fisico e mentale. Dopo aver conquistato<br />

questo stato di rilassamento del corpo, anche la mente si calma, si immerge in<br />

questo stato di pace nel quale non è più il nostro io a prevalere, ma è la nostra<br />

natura reale che si rispecchia nell’infinito; le sensazioni del corpo vengono<br />

meno, avviene una piena fusione tra corpo, intelletto, emozioni e ci si sente in<br />

uno stato di unità.<br />

14


ETIMOLOGIA DEL NOME MATSYENDRA<br />

Solitamente, le posizioni dello <strong>yoga</strong> fanno riferimento ad eroi mitologici, a stati<br />

d’essere, al mondo animale, vegetale o a strumenti e oggetti, che sono simbolo<br />

dell’evoluzione dell’uomo nei suoi aspetti più profondi.<br />

La posizione di Matsyendra, è una delle rare posizioni, il cui nome origina da<br />

uno yogin illustre, il mitico saggio Matsyendranatha, che secondo la tradizione<br />

ne fu l’ideatore. La figura di Matsyendra è soprattutto leggendaria e le notizie<br />

storiche veramente attendibili sono scarse e spesso contrastanti fra di loro.<br />

Autorevoli studiosi ritengono comunque che un maestro di nome Matsyendra, o<br />

Matsyendranâtha, sia effettivamente esistito e lo collocano intorno all’XI secolo<br />

d.C. nella parte nord-occidentale del continente.<br />

Matsyendra non è solo il primo yogin che sia mai esistito, colui che ha imparato<br />

la dottrina direttamente da Shiva, ma è ritenuto con Goraksha, il fondatore<br />

della scuola tantrica dei natha-yogin, una dottrina di salvezza aperta a tutti gli<br />

uomini, senza discriminazione di casta e di sesso, che ha come divinità Shiva,<br />

inteso sia come dio personale che prende il nome di Adinatha, sia come entità<br />

suprema e assoluta, Parama-Shiva. Matsyendra avrebbe in tal modo<br />

contribuito all’elaborazione della tecnica dello Hatha-<strong>yoga</strong> e alla sua diffusione<br />

su tutto il territorio indiano.<br />

Si dice che Matsyendra, attraverso la pratica intensa di questa postura, abbia<br />

raggiunto lo stato di perfezione nello <strong>yoga</strong>.<br />

Immagine tradizionale di Matsyendra<br />

Il termine Matsyendra, dal punto di vista etimologico, è formato da due<br />

vocaboli:<br />

MATSYA = pesce<br />

INDRA = signore, dio guerriero<br />

Matsya, il pesce, secondo la simbologia indiana, rappresenta l’acqua, elemento<br />

essenziale ad ogni vita, è in associazione con la fertilità e l’aspetto femminile,<br />

nonché in relazione con la nadi lunare Ida. Nella mitologia indiana, è visto<br />

come cavalcatura di Varuna, il Signore dell’oceano partecipe dei fenomeni di<br />

nascita e rinascita che si compiono dentro o sulla superficie dell’acqua e può<br />

essere assimilato allo spirito agitato che può essere domato, calmato senza più<br />

essere preda delle emozioni.<br />

15


Una delle leggende che riguardano la nascita dello Yoga, di cui Matsyendra è<br />

protagonista, si ricollega a questa simbologia del pesce:<br />

“All’inizio, lo Yoga, stato di unità, era appannaggio degli dèi. Shiva, la purezza stessa dello<br />

stato di Yoga, decide di trasmettere l’iniziazione allo Yoga alla sua sposa Pârvatî in un’isola<br />

deserta, e là, guardandola negli occhi, le insegnò lo stato di Yoga. Tutto intento all’unione con<br />

la sua Shakti, non fece caso a un pesce che si manteneva nelle vicinanze, immobile nell’acqua,<br />

ascoltando con concentrazione l’insegnamento. Poi il pesce si allontanò velocemente dall’isola<br />

in direzione della terra. Shiva scorse il suo movimento, e pensando che lo si derubasse del<br />

segreto dello Yoga, si lanciò all’inseguimento. Ma il pesce, durante la corsa, realizzò<br />

l’insegnamento che aveva ascoltato. Arrivò sulla terra nello stesso momento di Shiva, e si<br />

trasformò in uomo. Davanti a un tale prodigio Shiva gli diede la sua benedizione e gli disse:<br />

«Tu hai veramente realizzato lo stato di Yoga. è arrivato il momento di trasmetterlo agli esseri<br />

umani, tu sarai il mio messaggero presso di loro».<br />

Nell’immobilità assoluta, tramite l’intuito e l’ascolto, qualità associate<br />

all’aspetto femminile, qui rappresentato dal pesce, esso si “trasforma”, da<br />

pesce a yogin, si “evolve”, realizzando lo stato di <strong>yoga</strong>. Egli diventa depositario<br />

e messaggero della disciplina, il primo maestro che avrà il compito di<br />

diffondere lo hatha-<strong>yoga</strong> e dal quale avranno seguito tutti gli altri maestri.<br />

Indra, all’opposto, è il simbolo del fuoco, è associato all’aspetto maschile e alla<br />

nadi solare Pingala. E’ un dio guerriero che secondo la leggenda indiana,<br />

combatte e uccide il dragone, che causava la siccità e impediva lo scorrere<br />

delle acque. Per questo Indra rappresenta la forza di volontà e la<br />

determinazione necessarie ad eliminare gli ostacoli che impediscono il percorso<br />

evolutivo nello Yoga.<br />

Perciò nella simbologia del nome sono presenti le due facoltà che<br />

rappresentano i nostri opposti, il femminile e il maschile, l’acqua e il fuoco,<br />

l’ascolto e l’azione e attraverso la loro fusione, si ottiene la conoscenza del<br />

sapere, della Verità assoluta e il passaggio da una coscienza ordinaria ad una<br />

coscienza evoluta.<br />

16


ASPETTI ANATOMICI DELLE POSIZIONI<br />

Le posizioni di torsione o di rotazione del tronco su se stesso, sono considerate<br />

importanti nello hatha <strong>yoga</strong> e devono avere un posto privilegiato nella nostra<br />

pratica di <strong>yoga</strong>, in quanto costituiscono una mobilizzazione che agisce da<br />

contro-posizione agli altri movimenti del corpo e della colonna vertebrale.<br />

E’ necessario sviluppare un’attitudine cosciente per localizzare i diversi<br />

segmenti della colonna vertebrale, sui quali agiscono le forze della torsione e<br />

percepire le zone in cui la loro azione è più intensa. Le zone particolarmente<br />

coinvolte sono la zona cervico-dorsale e quella dorso-lombare.<br />

La possibilità di rotazione dei corpi vertebrali nei diversi tratti del rachide, è<br />

determinata principalmente dalla disposizione e dall’orientamento delle apofisi<br />

articolari, che sono delle prominenze ossee, ma anche dallo spessore più o<br />

meno ridotto dei dischi intervertebrali.<br />

Infatti, nella zona lombare la possibilità di rotazione è di circa 20°, in quanto<br />

le faccette articolari sono disposte in senso verticale e questo determina più<br />

facilità nei movimenti di estensione e flessione, che non in quelli di rotazione e<br />

flessione laterale;<br />

nella zona dorsale, dove la disposizione delle faccette articolari è quasi in<br />

senso orizzontale, la possibilità di flessione laterale e rotazione aumenta ed è<br />

di circa 50°, mentre la possibilità di flessione ed estensione è inferiore rispetto<br />

alle vertebre lombari; la presenza della gabbia toracica, comunque rende meno<br />

mobile questo tratto, rispetto a quello cervicale;<br />

le vertebre del segmento cervicale sono quelle che hanno una maggiore<br />

capacità di movimento, in particolare le prime due, l’atlante e l’epistrofeo, dove<br />

la rotazione può arrivare fino a 85-90°.<br />

Perciò la rotazione-torsione si può definire importante a livello cervicale,<br />

abbastanza rilevante a livello dorsale e minima a livello lombare.<br />

Bisogna poi considerare altri aspetti come l’età, la morfologia e le deformazioni<br />

acquisite e soprattutto la tensione delle membrane legamentarie e fasciali,<br />

l’azione dei muscoli agonisti e antagonisti al movimento preposto, che incidono<br />

notevolmente sull’insieme della mobilità vertebrale.<br />

Analizzando più nel dettaglio la colonna vertebrale, vediamo che è costituita da<br />

parti dure, vertebre, e parti molli, dischi intervertebrali di cartilagine, che<br />

hanno la funzione di ammortizzatori e permettono alla colonna di essere<br />

flessibile. Essi sono composti da un nucleo polposo (parte centrale gelatinosa)<br />

e da una successione di strati fibrosi concentrici che sono poco elastici.<br />

Durante la fase di rotazione delle vertebre stesse, si produce una leggera<br />

compressione dei dischi con la conseguente decompressione nel momento di<br />

ritorno alla posizione di partenza.<br />

Il movimento di rotazione-torsione è paragonabile all’atto di torcere un panno<br />

per strizzarlo, azione che causa l’avvicinamento delle due estremità. Ciò fa sì<br />

che i dischi, che non sono vascolarizzati, possano nutrirsi attraverso<br />

l’assorbimento di sostanze nutritive; essi infatti sono come delle spugne:<br />

17


espellono liquidi e sostanze da eliminare quando sono compressi e assorbono il<br />

nutrimento quando si dilatano.<br />

La mobilizzazione nella rotazione della colonna vertebrale mette in stiramento<br />

tutte le strutture legamentarie e muscolari lungo quest’ultima.<br />

La muscolatura del dorso è costituita da un piano superficiale e da uno<br />

profondo. Al di sotto dei muscoli trapezi, dei gran dorsali e dai gran dentati,<br />

esiste un sistema muscolare longitudinale e uno obliquo.<br />

Il sistema longitudinale mantiene la colonna vertebrale in estensione, mentre<br />

quello obliquo, tramite l’azione dei muscoli corti paravertebrali, permette la<br />

rotazione delle vertebre una sull’altra.<br />

Nella fase di rotazione-torsione da seduti, come nella postura di<br />

Matsyendra, l’atlante e il sacro sono l’uno sulla verticale dell’altro, la base<br />

sacrale e lombare così come le prime cervicali conservano un orientamento<br />

verticale; la colonna vertebrale tende verso l’alto con il conseguente<br />

appiattimento della curva lombare e l’allineamento della zona cervicale, dato<br />

dal movimento all’indietro della testa con lo stiramento dei muscoli della nuca.<br />

La linea di gravità deve cadere al centro del perineo e non sul coccige; perciò<br />

bisogna essere seduti sulle tuberosità ischiatiche, superfici ovali alla base delle<br />

ossa iliache e non sul coccige. L’immobilità e un buon posizionamento del<br />

bacino a terra, leggermente inclinato, offre una base fissa al movimento delle<br />

spalle.<br />

Il mantenimento del tronco verticale sul bacino è supportato dalla contrazione<br />

dei muscoli spinali posteriori.<br />

La cintura scapolare ha la funzione di un bilanciere, in quanto agisce sia come<br />

braccio di leva che come contrappeso mantenendo l’equilibrio del corpo sugli<br />

ischi.<br />

Il posizionamento corretto di braccia e mani evita l’affaticamento della<br />

muscolatura posteriore del corpo.<br />

I muscoli ischio-crurali effettuano un’azione di raddrizzamento sulla parte<br />

lombare della colonna e la flessione delle ginocchia causa la decontrazione<br />

degli stessi.<br />

Osserviamo in modo più dettagliato ciò che accade durante il movimento di<br />

rotazione-torsione:<br />

nel momento in cui si inizia ad inspirare, lo sterno e le coste si sollevano, l’aria<br />

raggiunge la sommità dei polmoni e le coste fluttuanti facendo espandere il<br />

giro-vita; poi, durante l’espiro, fase in cui i muscoli espiratori entrano in gioco<br />

a mano a mano che l’aria esce, per es. si ruota a sinistra:<br />

le braccia esercitano un’azione per far ruotare la gabbia toracica e la testa fino<br />

al punto di arresto, il giro-vita si stringe e i muscoli addominali rimangono<br />

contratti. Più la rotazione viene accentuata, più la parte bassa della gabbia<br />

toracica, che si trova nel lato opposto alla rotazione, si apre, mentre la parte<br />

che va nel senso della rotazione e si orienta all’indietro, si chiude.<br />

Per contro, con il progredire del movimento di rotazione, la parte superiore<br />

della gabbia toracica si apre sempre di più: è agevolata l’apertura dell’altotorace<br />

dal lato della rotazione. Continuando ad espirare, la testa ruota con i<br />

seguenti effetti sulla muscolatura: il muscolo sterno-cleido-mastoideo destro e<br />

18


lo scaleno destro partecipano all’elevazione della cintura scapolare e a quella<br />

della prima e seconda costa a destra, producendo un’apertura e una<br />

respirazione agevolata a destra, anche se, molti hanno la sensazione di<br />

respirare più liberamente dal lato della rotazione, in quanto percepiscono una<br />

maggiore apertura da quel lato; i piccoli muscoli rotatori situati lungo le<br />

vertebre a destra e gli obliqui addominali si contraggono, così come i piccoli<br />

dentati inferiori, (invisibili perché coperti dai gran dorsali) situati nella schiena,<br />

di traverso lungo le coste più basse. La loro azione abbassa e chiude le coste<br />

inferiori. Nel corso dell’espirazione, i grandi e piccoli obliqui si contraggono<br />

progressivamente.<br />

Analizzando il movimento della spalla e del braccio che viene portato dietro al<br />

dorso, vediamo che i muscoli interessati al movimento della rotazione sono: i<br />

muscoli trapezi, il gran dentato, il romboide, l’elevatore della scapola. La<br />

spalla, arretrando, spinge tramite la scapola, la colonna vertebrale verso il lato<br />

opposto, il destro.<br />

Se prendiamo fermamente appoggio sul pugno sinistro, come a volerlo<br />

affondare nel suolo, il gran dorsale sinistro si contrae, l’emitorace sinistro si<br />

chiude, scende ulteriormente, rendendo possibile espirare ancora.<br />

Quando eseguiamo la posizione completa la pressione del tallone agisce sulla<br />

muscolatura profonda dell’addome, principalmente sul muscolo ileo-psoas.<br />

In merito alla respirazione in posizione, la respirazione toracica è quella che<br />

prevale nella maggioranza dei casi; la fase dell’inspirazione favorisce<br />

l’allungamento del tronco, mentre la fase dell’espirazione ha un effetto di<br />

distensione e aiuta ad abbandonarsi alla posizione, mantenendo comunque<br />

l’estensione.<br />

Rotazione in piedi: nella postura di Vakra Trikonasana, che appartiene alla<br />

classe delle flesso-torsioni, la testa e le spalle sono mobili, mentre il bacino è il<br />

punto fisso della rotazione.<br />

Durante la flessione del busto in avanti, vengono allungati i muscoli posteriori<br />

delle gambe e del tratto lombare ed intervengono i muscoli dell’addome<br />

obliquo interno ed esterno e retto dell’addome, la cui azione viene integrata<br />

nella fase di rotazione-torsione della colonna, dal muscolo trasverso e i muscoli<br />

multifidi.<br />

Nella fase di rotazione del capo, si contraggono i muscoli del collo sternocleido-mastoideo<br />

e splenio nel senso della rotazione e gli stessi si estendono<br />

nel lato opposto del collo.<br />

Mantenendo la mano a terra con le dita rivolte all’interno, si tendono i muscoli<br />

dell’avambraccio.<br />

Nella posizione statica la forza esercitata nelle gambe allunga e sviluppa<br />

flessibilità nei muscoli posteriori delle cosce e negli adduttori, aumenta la<br />

stabilità nel bacino e agevola l’apertura delle anche.<br />

La rotazione-torsione del busto attiva e rinforza i muscoli laterali del tronco,<br />

accentua l’apertura dell’emitorace nel senso della rotazione e apre il cingolo<br />

scapolomerale.<br />

19


Rotazione supino: nella postura di Jathara parivartanasana, il bacino è<br />

mobile, mentre la cintura scapolare è fissa con le spalle al suolo. Il corpo<br />

esercita un movimento che provoca la torsione opposta delle vertebre cervicali<br />

rispetto a quelle lombosacrali.<br />

Nella fase di sollevamento delle gambe in posizione verticale, entrano in azione<br />

i muscoli estensori delle cosce e della parte inferiore dell’addome per<br />

stabilizzare il bacino. Il movimento di rotazione della testa, che viene<br />

accentuato dalla spinta del braccio al suolo, fase in cui si tende il bicipite e dal<br />

sollevamento della spalla da terra, opposti al senso di rotazione, propaga la<br />

rotazione per tutta la lunghezza della colonna vertebrale.<br />

Durante la fase di discesa delle gambe al suolo, le stesse vanno lasciate andare<br />

con tutto il loro peso, cercando di mantenere rilassati i muscoli obliqui dei<br />

fianchi; la loro discesa è frenata unicamente dalla rotazione in senso inverso<br />

della colonna, in particolare dalla forza del collo, dal lavoro dei muscoli sternocleido-mastoidei<br />

e dei muscoli rotatori del tronco.<br />

E’ importante coordinare il movimento del collo, con la respirazione e con il<br />

movimento in senso opposto delle gambe.<br />

Una volta raggiunto il suolo, lasciare le gambe abbandonate e rilassare<br />

completamente la schiena; se la rotazione della colonna è limitata, il ginocchio<br />

potrebbe non arrivare al suolo o la spalla opposta sollevarsi da esso;<br />

mantenere allora le gambe a terra, premendole con la mano al suolo.<br />

Nella fase statica, quando le gambe sono vicine al suolo, l’intensità del lavoro<br />

del collo aumenta; è bene preparare la muscolatura del collo con degli esercizi<br />

specifici e comunque non bisogna forzare; si può tornare con la testa al centro<br />

o anche limitare l’ampiezza di rotazione, appoggiando sotto le gambe dei<br />

supporti.<br />

In questa fase i muscoli rotatori vertebrali si allungano, l’emitorace opposto al<br />

senso di rotazione è in massima apertura e da quel lato si percepisce<br />

l’ampiezza della respirazione; il gluteo della gamba posta superiormente è in<br />

tensione e il fianco è stirato.<br />

Nella fase di risalita delle gambe, la testa trascina nella rotazione l’insieme<br />

della colonna vertebrale e trasmette al bacino lo stesso movimento,<br />

permettendogli di sollevare le gambe e portarle in posizione verticale; le<br />

gambe devono essere dimenticate, in modo da rilassare completamente i<br />

muscoli obliqui dei fianchi, che intervengono nell’azione di risalita delle stesse.<br />

Una volta riportate le gambe in verticale, la testa torna al centro e i muscoli del<br />

collo possono rilassarsi.<br />

Una volta sciolta la postura e tornati in una posizione simmetrica, si percepisce<br />

l’allungamento della parte del corpo opposta al senso di rotazione e si sente la<br />

zona dorsale elastica e priva di contratture.<br />

20


ASPETTO ENERGETICO DELLE POSIZIONI<br />

I testi tradizionali del tantrismo prevedono, alla pari del corpo fisico, l’esistenza<br />

di un’anatomia e di una fisiologia del corpo energetico, costituito da una fitta<br />

rete di canali sottili, Nadi, nei quali il prana, il soffio vitale prevalentemente<br />

captato dal corpo attraverso il respiro, fluisce e viene distribuito nel corpo<br />

pranico.<br />

Il prana è l’energia che ci mantiene in vita ed alimenta il piano fisico e il piano<br />

mentale; ci sono delle zone del corpo, dove l’energia è più concentrata, i<br />

chakra, veri e propri vortici di energia situati all’incrocio di diverse nadi.<br />

I chakra principali sono disposti lungo la colonna vertebrale nei punti di<br />

congiunzione delle tre correnti praniche principali, Ida, Pingala e Sushumna<br />

nadi.<br />

Le tre nadi originano da Muladhara chakra, il chakra della base o della radice<br />

situato alla base della colonna vertebrale; Ida e Pingala formano una doppia<br />

elica che risale attorno a Sushumna, dal perineo fino alla sommità del cranio,<br />

trasportando le due polarità dell’energia negativa/femminile e<br />

positiva/maschile e terminano rispettivamente nella narice sinistra e nella<br />

narice destra.<br />

L’uomo è un microcosmo che riproduce in sé la struttura del macrocosmo<br />

rappresentato dalle divinità Shiva/Shakti e contiene in sé questa polarità<br />

maschile/femminile: i chakra, nei quali risiede l’energia cosmica e divina,<br />

rappresentano i mondi intermedi che la coscienza deve trascendere nel suo<br />

percorso evolutivo, dal grossolano al sottile, dai chakra inferiori a quelli<br />

superiori; Ida e Pingala simboleggiano la luna e il sole o i fiumi sacri Yamuna e<br />

Gange mentre l’asse verticale dell’uomo, la colonna vertebrale nel cui interno<br />

c’è il canale centrale di Sushumna (che rappresenta il fiume sacro Saraswati),<br />

è paragonato all’asse del mondo che regge l’intero cosmo.<br />

Nella tradizione indiana l’asse del mondo è identificato con il mitico monte<br />

Meru; così come si passa dal monte Meru all’intero cosmo, allo stesso modo<br />

per effetto di questo parallelismo, mediante le tecniche dello hatha-<strong>yoga</strong>, la<br />

Kundalini-Sakti sale lungo la Sushumna per ricongiungersi con il divino, Siva.<br />

Lo HATHA <strong>YOGA</strong>, <strong>yoga</strong> dello sforzo violento, ma anche <strong>yoga</strong> dell’unione, in<br />

quanto l’aggettivo “hatha” è composto da “ha” sole e “tha” luna, intende<br />

essere l’unione dei due respiri, con riferimento simbolico al passaggio dell’aria<br />

nella narice destra, assimilata al sole e nella narice sinistra, assimilata alla luna<br />

e si propone l’obiettivo di superare la dualità incarnata dagli aspetti opposti<br />

maschile e femminile, culminando nell’unione con il tutto (samadhi).<br />

Le rotazioni-torsioni sono una classe di posizioni asimmetriche che lavorano in<br />

modo alternato sui due lati del corpo. Sono al tempo stesso energizzanti e<br />

rilassanti, due caratteristiche opposte, che in queste posture coesistono<br />

armonicamente e lavorano in sinergia.<br />

Un’asimmetria nell’attitudine corporea, implica una modificazione della<br />

circolazione dell’energia vitale nel corpo stesso. Questa modificazione<br />

volontaria favorisce l’apertura o la chiusura di un emi-torace e si ripercuote<br />

sulla polarità del respiro nelle due narici, stimolando in modo alternato i due<br />

21


principali flussi energetici complementari e antagonisti, che scorrono in Idanadi<br />

e Pingala-nadi.<br />

Quando siamo nella posizione, con un attitudine ricettiva possiamo osservare<br />

in quale modo incide la postura sul passaggio del respiro nelle due narici,<br />

senza cercare di modificare il flusso, oppure possiamo spostare la nostra<br />

attenzione da una narice all’altra praticando la respirazione alternata,<br />

ottenendo così una polarità respiratoria, che a sua volta dovrebbe favorire<br />

l’attitudine della postura.<br />

Ascoltando il nostro respiro e mantenendo l’attenzione sul percorso<br />

dell’energia, agiamo sul sistema nervoso autonomo attivando il sistema<br />

simpatico se stimoliamo la corrente solare/maschile dinamica che scorre in<br />

Pingala nadi, o parasimpatico, se stimoliamo la corrente lunare/femminile<br />

pacificante che fluisce in Ida nadi.<br />

La riarmonizzazione delle due correnti energetiche che rappresentano il nostro<br />

aspetto duale, porta alla riunificazione dell’energia in un unico canale centrale,<br />

Sushumna-nadi, simbolo di perfetta unità.<br />

MATSYENDRASANA:<br />

Essa corrisponde pienamente allo spirito dello <strong>yoga</strong>, che attribuisce molta<br />

importanza al mantenimento prolungato della posizione seduta, con il busto<br />

eretto, le gambe ripiegate, posizione che nella tradizione è considerata la più<br />

propizia allo stato di meditazione e all’ascensione dell’energia.<br />

Pur appartenendo alla classe delle torsioni, la colonna vertebrale è posta su un<br />

piano verticale, e nella sua pratica completa, viene rallentata la circolazione<br />

periferica dell’energia negli arti inferiori, favorendo la risalita verticale<br />

dell’energia stessa.<br />

Nella Gheranda-samhita, uno dei testi più antichi che trattano l’hatha-<strong>yoga</strong>, al<br />

capitolo II,1, viene detto:<br />

“le posture (asana), in complesso, sono numerose come le specie<br />

viventi; ottomilioniquattrocentomila sono state esposte da Shiva.”<br />

Fra tutte queste, Matsyendra, il grande maestro che le ha imparate<br />

direttamente dalla bocca della divinità, ne sceglie una sola alla quale dà il suo<br />

nome ed essa viene eletta a rappresentare l’essenza profonda dello <strong>yoga</strong>.<br />

Nell’Hatha<strong>yoga</strong>-pradipika al capitolo I,27 leggiamo:<br />

“Questo è l’asana insegnato dal santo Matsyendranatha.<br />

Matsyendrasana è l’arma che distrugge una quantità di malattie<br />

terribili; grazie alla sua continua pratica, essa ravviva il fuoco gastrico<br />

degli uomini, permette il risveglio della Kundalinî e la stabilità del<br />

chandra.”<br />

Analizzando punto per punto il versetto, in primo luogo si parla del risultato<br />

fisiologico della pratica, la purificazione del corpo dalle tossine, in quanto la<br />

22


compressione effettuata sull’addome dalla gamba ripiegata, favorisce le<br />

funzioni di assimilazione e di eliminazione, che sono considerate primarie dalla<br />

medicina ayurvedica, per la salute e il benessere psicofisico dell’individuo. Forti<br />

tensioni mentali ed emotive, possono causare il malfunzionamento<br />

dell’apparato digestivo e produrre un accumulo di tossine, che a sua volta<br />

genera un blocco d’energia.<br />

Perciò è fondamentale la pratica della postura che ravviva il fuoco gastrico; nel<br />

corpo fisico esso è situato nell’addome, dove avviene l’assimilazione e la<br />

trasformazione del cibo in energia e dove, al centro dell’ombelico, risiede<br />

l’importantissimo centro energetico di manipura-chakra, produttore di energia.<br />

Nella Siva-Samhita, lo Yoga rivelato da Siva, al cap. II,32-33 leggiamo:<br />

“Il Sole, che sta in mezzo al mandala di dodici kalâ (unità di misura),<br />

dimora nella regione dell’addome come una fiamma che brucia e<br />

digerisce il cibo. Questo fuoco appartiene a tutti, derivato da una parte<br />

della mia energia, stando nei corpi digerisce i cibi delle creature.<br />

Questo fuoco dà vita, forza e nutrimento, riempie il corpo di energia ed<br />

è l’origine della distruzione delle malattie.”<br />

Il soffio vitale situato in questo centro energetico è samana-vayu, la corrente<br />

pranica che regola la temperatura corporea, sovraintende alle funzioni<br />

digestive ed assimilative degli elementi nutritivi e del prana; prana e apana<br />

vayu, sono le due correnti principali, che si occupano rispettivamente di<br />

captare il prana e di eliminare le tossine. Normalmente i loro percorsi sono<br />

opposti, uno ascendente, l’altro discendente. Uno degli scopi dello <strong>yoga</strong>, è<br />

quello di invertirne i percorsi per ricongiungere i due flussi nella zona di<br />

manipura-chakra. Questo accumulo di energia, attiva samana-vayu e<br />

riarmonizza gli altri vayu, migliorando tutte le funzioni fisiologiche e non solo<br />

evita gli squilibri che causano la malattia, ma permette il risveglio del<br />

potenziale addormentato, la Kundalinî.<br />

Nell’Hatha<strong>yoga</strong>-pradipika, cap. III,66-68 leggiamo:<br />

“L’apana dopo che ha preso il corso ascendente, raggiunge la regione<br />

del fuoco: allora, la punta della fiamma, investita dal soffio vitale si<br />

ingrandisce.<br />

Quando l’apana e il fuoco riuniti raggiungono il prana, caldo per sua<br />

propria natura, allora si accende nel corpo un fuoco oltremodo<br />

ardente.<br />

Surriscaldata da questo, Kundalini addormentata si risveglia<br />

completamente; essa si drizza sibilando proprio come un serpente<br />

colpito da un bastone.”<br />

Sempre in H.Y.P., cap. III,105, leggiamo, a proposito di Kundalini:<br />

“Come uno apre la porta con la chiave, usando la forza, così con lo<br />

hatha-<strong>yoga</strong>, grazie a Kundalini, lo yogin spalanca la porta della<br />

liberazione.”<br />

23


E al cap. III,108:<br />

“La Kundalî è da tutti descritta avvolta in spire come un serpente: chi<br />

mette in movimento questa Shakti è liberato, non c’è dubbio.”<br />

Essa è infatti l’energia latente che risiede nel corpo umano, e spesso è<br />

identificata con la Shakti, l’energia primordiale della creazione. E’ della stessa<br />

natura ed è quasi sempre raffigurata come un serpente addormentato,<br />

arrotolato su se stesso alla base della colonna vertebrale in muladhara-chakra<br />

(kundala significa appunto «spirale»).<br />

Al capitolo III,111 dell’H.Y.P., leggiamo:<br />

“Bisogna svegliare questo serpente addormentato afferrandolo per la<br />

coda: la Shakti, dopo aver abbandonato il sonno a causa dello hatha<strong>yoga</strong>,<br />

si erge verso l’alto.”<br />

Quando Kundalinî si risveglia, inizia a salire verso l’alto lungo la colonna<br />

vertebrale in Sushumna nadi e forando tutti i chakra, arriva a congiungersi in<br />

Sahasrara-chakra, con Shiva, il divino. Ciò significa che la coscienza<br />

dell’adepto ha subito una trasformazione passando da uno stato ordinario ad<br />

uno stato evoluto. In tal modo si dissolvono tutte le dualità e si sperimenta lo<br />

stato di Yoga, di unione.<br />

Il raggiungimento della meta finale, cui mirano le tecniche dello hatha-<strong>yoga</strong>, è<br />

legato alla stabilità del chandra, il nettare lunare, l’ambrosia divina, bevanda<br />

dell’immortalità, particolarmente apprezzata dal Dio Indra, spesso associato al<br />

fuoco, Agni.<br />

Nella Gheranda Samhita, al cap. III,29, leggiamo:<br />

“Il Sole risiede alla base della regione ombelicale, la Luna alla radice<br />

del palato. Poiché il Sole consuma l’ambrosia (amrita), l’uomo è<br />

schiavo della morte.”<br />

Nell’essere ordinario, il nettare lunare viene continuamente prodotto nella<br />

sommità del capo, scende attraverso un piccolo canale nella cavità della<br />

regione palatale e da qui cola verso il basso fino ad essere consumato dal<br />

fuoco gastrico, che ne è particolarmente avido; da ciò risulta la vecchiaia, la<br />

malattia e la morte.<br />

Nell’Hatha-<strong>yoga</strong> Pradipika, cap. III,45-46 leggiamo:<br />

“Lo yogin, il cui corpo è saturato dall’ambrosia della falce di Luna, è<br />

eterno. Anche se morso dallo stesso Takshaka [un demonio-serpente]<br />

in lui il veleno non si diffonde.<br />

Proprio come il fuoco non abbandona il combustibile, né la fiamma lo<br />

stoppino imbevuto d’olio, così lo spirito incarnato non lascia il corpo<br />

pieno dell’ambrosia della Luna.”<br />

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Impedire a questo fluido, questa forma di energia concentrata che racchiude in<br />

sé tutto il potenziale vitale e psichico dell’uomo, di cadere nel fuoco di<br />

manipura, permette di vincere la malattia e vivere più a lungo, diventando<br />

esseri divini ed immortali, cioè liberi e non più condizionati dal Karman, il ciclo<br />

infinito delle rinascite. Non si tratta di ottenere l’immortalità del corpo fisico,<br />

ma di raggiungere un livello tale di purificazione da trascendere tutti i piani del<br />

proprio essere, realizzando lo stato di Pura Coscienza.<br />

Per riuscire a stimolare il risveglio di kundalini, è necessario innanzitutto<br />

portare in equilibrio le due correnti energetiche che scorrono in Ida nadi e<br />

Pingala nadi; esse rappresentano la nostra essenza duale, i due aspetti<br />

opposti, femminile e maschile presenti in noi, che nello stato ordinario non<br />

sono in armonia perché un aspetto prevale sull’altro.<br />

La postura di Matsyendra permette questa riconciliazione degli opposti, in<br />

quanto stimola in modo alternato le due nadi: quando ruotiamo a sinistra<br />

mette in movimento l’energia lunare rinfrescante e tamasica legata al<br />

femminile, quando ruotiamo a destra, privilegia la circolazione dell’energia<br />

solare, calda e rajasica, maschile. Quando le correnti energetiche sono riunite<br />

in uno stato di perfetto equilibrio, si produce un’esplosione di energia che si<br />

apre il percorso attraverso Sushumna nadi, trascendendo gli opposti e facendo<br />

sperimentare all’adepto lo stato di <strong>yoga</strong>, l’unione con il Tutto.<br />

E così si instaura la condizione affermata da Patanjali, nel terzo sutra dedicato<br />

agli asana, cap. II,48 Yoga Sutra:<br />

“Tatah dvandvah anabhighatah”<br />

In seguito cessa il disagio provocato dalle coppie degli estremi<br />

tatah da questo, allora<br />

dvandvah dualità, opposti<br />

anabhighatah fine del disturbo<br />

Non siamo più influenzati dagli opposti perché ci troviamo nello stato di unità.<br />

La tradizione antica attribuisce un’importanza particolare a matsyendrasana e<br />

stabilisce una relazione molto stretta tra la posizione di Matsyendra e il<br />

risveglio energetico perché unisce il concetto di torsione a quello di forza e di<br />

energia.<br />

In matsyendra-asana, la colonna vertebrale viene sottoposta a una intensa<br />

torsione a spirale su tutta la sua lunghezza, un movimento di torsione che<br />

stimola in profondità i centri energetici ad essa collegati e agisce da propulsore<br />

dell’energia fino a quel momento trattenuta. La pressione applicata prima in un<br />

senso e poi nell’altro, libera una volta rilasciata, un turbine d’energia intensa,<br />

simile al liberarsi di una molla che sia stata tenuta compressa. E’ una pressione<br />

indispensabile che simboleggia lo sforzo necessario per raggiungere l’unicità<br />

finale e la realizzazione del Sé, che secondo il tantrismo si realizza con l’unione<br />

tra Shiva e Shakti, Dio come coscienza e potenza assoluta.<br />

25


ASPETTO MENTALE E SIMBOLOGIA DELLE POSIZIONI<br />

L’asana agisce sulla coscienza effettuando un lavoro di decondizionamento<br />

posturale, togliendo gradualmente gli ostacoli fisici, energetici e mentali, che<br />

impediscono alla coscienza di essere libera e di manifestarsi.<br />

L’asana, quando assume le caratteristiche di STHIRA SUKAM, aiuta la<br />

coscienza a liberarsi dagli automatismi della mente; essa lavorando a livello<br />

somato-psichico, scioglie una determinata parte del nostro corpo che è<br />

contratta e attraverso questa azione, arriva a sciogliere la corrispondente<br />

causa mentale di tensione.<br />

E’ importante prendere consapevolezza delle aree del nostro corpo, che non<br />

sono integrate, cioè non sono presenti nel campo del nostro schema corporeo<br />

mentale, che è l’immagine, la rappresentazione che abbiamo di noi stessi in<br />

qualche parte dentro di noi.<br />

Poiché la mente opera attraverso una specie di filtri mentali, che non ci<br />

permettono una visione corretta della Realtà, quando abbiamo diversi stimoli<br />

intorno a noi, tendiamo inconsciamente a far passare quegli stimoli che<br />

rafforzano ciò che è già dentro di noi e così facendo rafforziamo le nostre<br />

abitudini e le nostre tendenze. Il nostro schema corporeo mentale, viene<br />

continuamente aggiornato dalle informazioni che riceviamo, le quali vanno a<br />

rafforzare le strutture, i condizionamenti già presenti.<br />

Le aree che non sono integrate, ci sono ignote e abbiamo difficoltà a prenderne<br />

coscienza; siccome coscienza ed energia viaggiano insieme, quelle aree sono<br />

prive di energia e toccandole, possiamo sentire che sono fredde o rigide.<br />

Attraverso l’asana, in particolar modo con le posture asimmetriche come ad es.<br />

le rotazioni/torsioni, possiamo osservare meglio il nostro corpo, mettendo a<br />

confronto le sensazioni percepite sui due lati del corpo che lavorano in modo<br />

alternato. Ciò ci aiuta a diventare più consapevoli delle aree corporee che non<br />

sono o sono poco integrate nella nostra coscienza, esse emergono più<br />

facilmente e così possiamo sentire quali sono le parti che non funzionano, che<br />

sono più rigide e lavorare su di esse al fine di integrarle.<br />

Durante questo periodo di studio e di ricerca per lo svolgimento della tesi, mi<br />

sono chiesta più volte quale possa essere la motivazione più profonda che mi<br />

ha spinto alla scelta di questo argomento. Lo <strong>yoga</strong> induce a guardare dentro di<br />

sé, gradualmente aumenta la consapevolezza e ci si rende maggiormente<br />

conto di quanta zavorra abbiamo accumulato, che non ci fa essere “liberi”, e<br />

che spesso ci porta a subire le situazioni della vita, evitando di prendere<br />

decisioni, di cambiare ciò che non ci piace o che ci fa soffrire e di impegnarci a<br />

fondo in qualcosa. Così continua ad aumentare quel senso di vuoto e di<br />

scontentezza che nasce dall’insoddisfazione per il proprio modo di essere e di<br />

vivere senza un vero e proprio scopo.<br />

Forse, l’aspetto sottile e simbolico legato al movimento di rotazione-torsione è<br />

quello che più mi pare essenziale per la trasformazione che desidero attuare in<br />

me stessa.<br />

Nella vita quotidiana, effettuiamo questo tipo di movimento quando ci giriamo<br />

per vedere qualcosa che è al di fuori del nostro campo visivo, è un volgersi<br />

verso qualcosa o qualcuno che prima non era visibile. Quindi, simbolicamente<br />

26


appresenta l’espressione di un cambio di prospettiva e di orientamento, un<br />

“volgersi al nuovo”, che induce a cambiare noi stessi liberandoci dalle vecchie<br />

abitudini e dai condizionamenti acquisiti con il tempo e le varie esperienze<br />

vissute. Questo cambiamento ci può insegnare a guardare “oltre”, a non<br />

rimanere nella superficialità delle cose, a non fermarci a quello che ci sembra<br />

evidente ad un primo sguardo; ci può far scoprire aspetti di noi sconosciuti e<br />

possiamo riuscire a cambiare alcune nostre attitudini che ci spingono<br />

inconsciamente a comportarci sempre nello stesso modo, anche se ci rendiamo<br />

conto di sbagliare.<br />

Un’altra cosa importante è saper distinguere tra la capacità di “agire” e di<br />

“reagire”. Nella maggior parte dei casi, noi rispondiamo agli avvenimenti della<br />

vita con reazioni diverse, in quanto ci esprimiamo attraverso la nostra<br />

personalità esteriore, cioè la nostra dimensione corpo-mente, nella quale ci<br />

identifichiamo, dimenticando la nostra vera essenza. In questo modo siamo<br />

prigionieri dei molteplici condizionamenti che, grazie alle diverse esperienze<br />

vissute, si sono accumulati sui diversi piani esistenziali: psichico, corporeo ed<br />

emotivo. E’ per questo che anche se siamo convinti di “agire”, di “fare”, in<br />

realtà siamo mossi dall’insieme delle reazioni che sopraggiungono e dipendono<br />

dalla risonanza immediata e non controllata, che esiste tra i diversi piani<br />

costitutivi della personalità esteriore. Così si finisce per reagire solo agli eventi<br />

della vita e spesso ad impegnarsi in attività inutili e lontane dallo scopo da<br />

raggiungere.<br />

Leggiamo dalla Bhagavad-Gita, il Canto del glorioso Signore, al cap. III,27:<br />

Le azioni sono compiute tutte quante<br />

dagli elementi costituitivi della Natura;<br />

ma chi ha l’animo fuorviato dal senso dell’io<br />

pensa: “Sono io che agisco!”<br />

Commento di Stefano Piano:<br />

“Le azioni sono compiute dall’uomo in quanto entità psicofisica che appartiene<br />

alla Natura; il Sé, però, è inattivo ed è un errore attribuire al Sé gli atti che<br />

sono compiuti dal corpo coi suoi organi d’azione.”<br />

L’azione, invece, deve essere un atto consapevole e deve essere il risultato di<br />

uno spirito di libera decisione, scaturita non dalla propria personalità, ma dal<br />

Sé che è libero e incondizionato.<br />

Le esperienze vissute, soprattutto quelle che hanno un forte impatto emotivo,<br />

si manifestano nel corpo, sotto forma di blocchi, tensioni e rigidità producendo<br />

costrizioni e condizionamenti che progressivamente limitano la libertà di<br />

movimento sia a livello fisico, che a livello psichico. La rigidità del corpo è<br />

indice di rigidità mentale; chi è rigido viene più facilmente spezzato, mentre chi<br />

è morbido ed elastico, si adatta meglio alle situazioni.<br />

La limitazione della capacità di rotazione corrisponde a una diminuzione della<br />

libertà di decisione e ad un imprigionamento nelle abitudini del passato. Perciò<br />

possiamo praticare le posizioni di rotazione-torsione per aumentare la nostra<br />

flessibilità e adattabilità alle situazioni della vita e con lo stato d’animo di voler<br />

risvegliare il nostro spirito di decisione, riappropriandoci del nostro libero<br />

arbitrio e ascoltando il nostro intuito.<br />

27


MATSYENDRASANA<br />

Postura asimmetrica per eccellenza, con il lavoro alternato sulla parte destra e<br />

sinistra del corpo, sia a livello fisico che energetico, con il confronto tra le due<br />

parti delle sensazioni percepite, ci dà la possibilità di scoprire le differenze sui<br />

due lati e i limiti del corpo, aumentando la consapevolezza di tutto il nostro<br />

essere, a partire dallo strato grossolano, il più evidente legato al corpo fisico,<br />

per arrivare a livelli più sottili come il piano mentale e spirituale.<br />

Nella posizione di partenza, l’appoggio del corpo distribuito equamente su<br />

entrambi gli ischi, l’ascolto del respiro che scorre lento lungo la colonna<br />

vertebrale, asse centrale di riferimento sul piano fisico/anatomico e legame tra<br />

i due poli, maschile e femminile sul piano energetico, ci fanno divenire<br />

consapevoli della stabilità nella posizione seduta e questa sensazione di<br />

fermezza e di equilibrio, si trasmette alla mente, che si tranquillizza e si rilassa<br />

rimandando a sua volta segnali di calma e relax a tutto il corpo.<br />

Nella fase di rotazione, la postura imprime alla colonna vertebrale un<br />

movimento ascendente a spirale che tende a riequilibrare le nostre due<br />

correnti energetiche principali complementari, le quali a livello sottile<br />

rappresentano gli opposti presenti in noi con gli aspetti e le qualità ad essi<br />

collegati; ciò porta a riunire capacità di azione e interiorità, forza e sensibilità.<br />

La forma della colonna vertebrale in rotazione è specifica: essa si avvolge<br />

intorno all’asse di rotazione che è rettilineo, con un movimento elicoidale,<br />

disegnando una sorta di elica, un po’ particolare perché le due estremità<br />

restano sul prolungamento esatto l’una dell’altra. La sua forma è simile anche<br />

quella di una scala a chiocciola, di una molla o anche di un cavatappi.<br />

L’immobilità nella postura, viene raggiunta attraverso un lento ma continuo e<br />

progressivo sforzo del corpo che si contorce attorno all’asse centrale ed è<br />

grazie al movimento ascendente a spirale che si attua torcendo il proprio corpo<br />

con un certo sforzo, che si ottiene la conquista della verticalità, condizione<br />

fondamentale da raggiungere per affrontare la vita pieni di forza e di fiducia.<br />

Un altro aspetto molto importante, è quello che riguarda la digestione e<br />

l’assimilazione del cibo, che è strettamente correlato alla digestione degli<br />

eventi e all’accettazione di ciò che ci accade nella vita.<br />

In matsyendrasana viene stimolato in modo specifico manipura chakra, situato<br />

al centro dell’ombellico, dove risiede il fuoco gastrico che presiede alla<br />

trasformazione del cibo in energia. Se il nostro fuoco interno funziona in modo<br />

corretto, tutto il cibo viene trasformato in energia e le tossine vengono<br />

bruciate, permettendo così di avere un corpo sano e una mente attiva e libera.<br />

Senza tossine che inquinano il corpo e la mente è più semplice digerire ed<br />

accettare gli eventi.<br />

28


Leggiamo dallo Yoga sutra, cap.III,28:<br />

“Per mezzo del samyama sul chakra dell’ombellico, si ottiene la<br />

conoscenza dell’ordinamento del corpo”<br />

Possiamo perciò portare la concentrazione sul centro dell’ombelico, che viene<br />

stimolato dalla posizione, ottenendo così la conoscenza del funzionamento<br />

dell’intero corpo, essendo questo punto ritenuto, per la sua posizione mediana,<br />

la matrice di tutte le membra, più o meno come una radice da cui crescono<br />

rami e germogli.<br />

Simbologia della spirale<br />

Nel cuore del nostro essere matsyendrasana riproduce la spirale di vita che<br />

ritroviamo in tutti gli stati della materia, dall’infinitamente piccolo fino<br />

all’infinitamente grande. La spirale è presente in modo concreto e naturale nei<br />

regni minerale, vegetale, animale e umano. E’ visibile nelle linee di alcune<br />

conchiglie e nella fioritura della rosa. Essa disegna il movimento, lo<br />

spostamento di una forza in azione come ad esempio, quella del vento nel<br />

cuore di un ciclone o nell’espansione di una galassia.<br />

Nell’essere umano, ritroviamo la spirale nella doppia elica della struttura del<br />

D.N.A., il codice genetico che trasmette la vita e su un piano più sottile, essa è<br />

riprodotta dalle due nadi Ida e Pingala, dove scorre il prana l’energia della vita,<br />

che si avvolgono in modo caduceo intorno a Sushumna-nadi. E’ come se la<br />

spirale con il suo ruotare, il suo curvarsi e avvolgersi, fosse l’immagine stessa<br />

della vita. Essa ci rende partecipi di questo grande movimento dell’Energia<br />

universale.<br />

29


Champeaux e Sterchx, nella loro “Introduction au monde des symboles”, fanno<br />

notare che “la spirale manifesta l’apparizione del movimento circolare a partire<br />

dal punto d’origine” e aggiungono: “Essa mantiene e prolunga all’infinito<br />

questo movimento: è il tipo di linee che collegano incessantemente le due<br />

estremità del divenire”. “Essa è emanazione, estensione, sviluppo, continuità<br />

ciclica ma in progresso, rotazione creativa”.<br />

Simbolicamente l’elemento spirale è descritto come una figura elicoidale che si<br />

dispiega all’infinito e che unisce vita e morte senza interruzioni segnando una<br />

continuità ciclica e progressiva.<br />

E’ un simbolo che esercita un certo fascino perché richiama un discorso di<br />

infinito, si conosce il punto di partenza ma non il punto di arrivo e per questo<br />

può essere paragonata alla nostra vita, della quale sappiamo l’inizio, ma non la<br />

fine e nemmeno gli accadimenti e gli ostacoli di cui è costellata. Infatti l’essere<br />

umano segue un suo percorso che lo porterà tra sofferenze, emozioni e<br />

passioni, alla fine di un ciclo vitale temporale e biologico. Tra nascita e morte,<br />

la nostra esistenza è una successione di cicli temporali nei quali attraverso<br />

infinite esperienze, avvengono cambiamenti di livello ad ogni nuovo passaggio:<br />

l’essere umano approfondisce la sua conoscenza e aggiunge esperienza e<br />

saggezza al proprio vissuto.<br />

La spirale contiene in sé il pieno e il vuoto che ruotano su se stessi, le polarità<br />

complementari in movimento e considerando che nel nostro spazio/tempo tutto<br />

è curvo e che il cerchio è la figura della perfezione divina, essa dimostra che la<br />

linea retta, non è necessariamente il percorso più breve per arrivare da un<br />

punto ad un altro. La spirale ci permette di procedere senza violenza, con dolce<br />

naturalezza ma con forza, utilizzando, contrariamente a quanto potrebbe<br />

sembrare, molta meno energia che in linea retta.<br />

Esempi e significati della spirale in alcune popolazioni<br />

La spirale è un simbolo universale presente in culture molto diverse e molto<br />

lontane tra loro nel tempo e nello spazio.<br />

Nelle popolazioni antiche è un simbolo del moto del Sole, del percorso del Sole<br />

nel cielo, che noi sappiamo essere apparente, ma che gli antichi dovevano<br />

invece ritenere reale. E' inoltre possibile che in un secondo tempo tale simbolo<br />

abbia assunto il significato più generico di "tempo" o di "ciclo".<br />

Espansione Contrazione<br />

Per gli antichi greci era il motivo dominante delle loro decorazioni, sotto forma<br />

di fregio rotondo o quadrato avvolto su se stesso.<br />

Per i Maya è il numero zero, inizio del nuovo ciclo annuale.<br />

30


Nella tradizione celtica è un simbolo antichissimo che racchiude in sé il<br />

concetto di espansione, crescita, sviluppo. Rappresenta il sole nel suo<br />

movimento del cielo se a partire dal centro si svolge da sinistra verso destra,<br />

ma se il suo moto procede dal centro verso sinistra è connessa all'acqua che<br />

scorre e fluisce dal sottosuolo verso la superficie. In questo caso la spirale<br />

simboleggia il potere della Terra in quanto Dea della vita, colei che guida le<br />

tribù a spostarsi nel territorio. Questa spirale rappresenta anche la strada da<br />

seguire per entrare in se stessi e trovare la luce interiore, come indicato sulla<br />

pietra di ingresso del tumulo di Newgrange, mentre al contrario è il sentiero<br />

che lo spirito deve percorrere per giungere agli dei celesti. Essenzialmente<br />

rappresenta lo scorrere e il fluire dell'energia divina, ben incarnata dai fili<br />

intrecciati che formano il corpo dei torques, gli antichi collari e bracciali usati<br />

dai celti.<br />

La doppia spirale rappresenta il sorgere e calare del sole in successione<br />

stagionale e quindi i due centri delle rispettive spirali indicano i giorni degli<br />

equinozi, le parti più esterne i solstizi. E' simbolo perciò dell'equilibrio interiore<br />

raggiunto nel movimento, di comprensione del ciclo della Vita composto<br />

dall'armonizzazione degli opposti (luna/sole, maschile/femminile, caldo/freddo,<br />

luce/buio, estate/inverno, andare/venire, nascere/morire, ecc.).<br />

Rappresenta il ritmo, la danza, il flusso, il respiro, lo scorrere del tempo, le<br />

stagioni. E' un aiuto per comprendere e amare il percorso di vita.<br />

ingresso di Newgrange con pietre incise a spirale<br />

La rappresentazione della spirale, come illustrato nella figura sotto, mostra<br />

Kundalinî nella forma essenziale di una spira unica con il capo al centro e la<br />

coda coincidente con un punto della circonferenza esterna del loto, i cui petali<br />

sono in disposizione radiale.<br />

Rappresentazione di Kundalinî<br />

(Siti internet : http://www.treddi.com/forum/index.php?automodule=blog&blogid=17&showentry=60<br />

http://www.specchiomagico.net/irlandamisteriosa2.htm - http://www.corsodireligione.it/digiland/segnisimb_1.htm)<br />

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TRIKONASANA - Triangolo di pace: nelle posture dove il corpo vive la forma<br />

del triangolo, braccia, gambe e bacino disegnano delle linee perfette che<br />

trasmettono alla mente chiarezza, calma e concentrazione.<br />

Le gambe e le braccia sono molto tese, come se fossero antenne che attirano<br />

le forze terrestri e celesti convogliandole al centro e trasmettendole al<br />

praticante. Sono posizioni energiche che esercitando la stabilità e l’equilibrio<br />

fisico, infondono sicurezza, determinazione ed equilibrio psicofisico.<br />

Simbologia del triangolo<br />

Il Simbolo del Triangolo<br />

TRIKONA = dall’enciclopedia dello Yoga di Stefano Piano: “Triangolo” Chiamato anche yoni,<br />

è nel tantrismo, la raffigurazione grafica più comune della Dea o Sakti, indispensabile per il<br />

culto. Al centro del Trikona risiede la Para sakti o Para Vac, cioè la forma suprema della divina<br />

potenza, mentre i tre lati simboleggiano una lunga serie di nozioni tripartite, come le tre forme<br />

del suono (pasyanti, madhyama e vaikrhari), oppure le tre principali Sakti (icha, jnana e kryasakti),<br />

le tre dee, i tre pitha (troni) e molte altre.<br />

Il triangolo è la prima figura geometrica chiusa, formata da due linee che da un<br />

lato si incontrano mentre nell’altra direzione continuerebbero all’infinito se non<br />

intervenisse una terza linea a collegarle. Il triangolo contiene quindi il simbolo<br />

dei due opposti la cui inconciliabilità è superata e risolta dal terzo segmento<br />

che li congiunge.<br />

Nell’ordine delle figure chiuse, secondo l’interpretazione alchemica, il triangolo<br />

si colloca tra il cerchio e il quadrato, rappresentando così un’entità intermedia<br />

tra la sostanza quasi astratta, ovvero spirituale e la materia.<br />

La figura geometrica del triangolo è strettamente legata al numero tre: è<br />

formato da tre lati e ha tre vertici. E’ un simbolo universale presente in tutte le<br />

tradizioni e si ricollega alle varie simbologie del ternario. Esprimeva,<br />

prevalentemente sia l'Ideale della Divinità, simbolo di Trinità, sia l'idea<br />

dell'Ascesi dell'uomo verso la trascendenza divina, l'Universale, il Macro-<br />

Cosmo, sia l'idea della Proiezione Divina o di Potenze celesti verso l'Umanità e<br />

la Natura. Nella tradizione tantrica è spesso rappresentato come il linga, il<br />

simbolo dell’elemento maschile, la fonte dell’energia di vita.<br />

Nella tradizione pitagorica, il triangolo è simbolo della molteplicità che tende a<br />

fondersi nell’Uno.<br />

Oltre l’importanza riconosciutagli dai Pitagorici, in alchimia il triangolo è allo<br />

stesso tempo, simbolo del fuoco e del cuore. Il triangolo con la punta verso<br />

l’alto e quello con la punta verso il basso erano visti come l’uno il riflesso<br />

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dell’altro, equivalenti il primo alla montagna e l’altro alla caverna, simboli<br />

rispettivamente della natura divina e della natura umana.<br />

Secondo la tradizione massonica, ciascun triangolo corrisponde ad un<br />

elemento: l’equilatero alla terra, il rettangolo all’acqua, lo scaleno all’aria,<br />

l’isoscele al fuoco. Sempre in questa tradizione, venne chiamato Delta<br />

luminoso in riferimento alla quarta lettera dell’alfabeto greco maiuscolo, delta;<br />

il delta luminoso consisterebbe in un triangolo isoscele, con la base più lunga<br />

dei lati, come il frontone di un tempio, il cui angolo al vertice corrisponde a<br />

108°. Questo triangolo dall’aspetto particolarmente armonioso,<br />

corrisponderebbe al numero aureo. Numero sacro per eccellenza, il 108<br />

corrisponde simbolicamente all‘Infinito originario manifestato attraverso la<br />

totalità delle cose esistenti. In esso il lato di base significa la durata e i due lati<br />

che si congiungono al vertice, esprimono tenebre e luce, formando nel<br />

complesso la triade cosmica.<br />

Il triangolo fu spesso utilizzato nei fregi ornamentali dell’India, in Grecia e a<br />

Roma. Era considerato triangolo per eccellenza, quello il cui vertice è di 36° e i<br />

due angoli di base 72°. Il numero 36 rappresenta la solidarietà cosmica,<br />

l’incontro degli elementi e delle evoluzioni cicliche.<br />

Il triangolo con la punta verso l’alto simboleggia tutto ciò che dal basso si erge<br />

verso l’alto, è simbolo del fuoco e dell’elemento maschile; quello orientato<br />

verso il basso invece, rappresenta tutto ciò che scende verso il basso e sta a<br />

significare l’acqua, il fresco e l’elemento femminile.<br />

Il simbolo del Fuoco ricorda la fiamma protesa in alto che termina a punta;<br />

allude quindi ad un moto ascendente, di crescita o dilatazione, ad un azione<br />

centrifuga, invadente o conquistatrice. Il Fuoco di per sé ha d’altronde le<br />

tendenze impetuose dell’energia maschile, incita alla collera e sarebbe<br />

portatore di distruzione, se non fosse moderato dagli altri elementi combinati.<br />

Alla forza ascensionale del Fuoco si oppone, infatti, in primo luogo l’Acqua, che<br />

scorrendo verso il basso va a riempire ogni spazio vuoto o cavo. Rinsalda quel<br />

che il Fuoco dilata. La sua azione è dunque centripeta o costruttiva; invece di<br />

elevarsi verticalmente come il Fuoco, si espande in orizzontale. Tende così al<br />

riposo, alla calma, il che consente di accostare la sua passività alla dolcezza<br />

femminile.<br />

L’unione del Fuoco, triangolo con la punta in su, e dell’Acqua, triangolo con la<br />

punta in giù, forma il simbolo dell’anima umana, ambivalenza ed equilibrio;<br />

Allacciando i due triangoli formiamo una stella con sei raggi, il sigillo di<br />

Salomone, che significa saggezza umana ed è l’espansione sul piano della<br />

manifestazione divina.<br />

33


Essa sarà il simbolo dell’ Evoluzione e dell’Involuzione, dell’eterna stretta della<br />

Forza con la materia, il cui prodotto è il Ritmo.<br />

In relazione al sole e al grano il triangolo è doppiamente simbolo di fecondità.<br />

Ogni triangolo richiama comunque il numero tre, simbolo della<br />

compenetrazione di passato, presente e futuro, oppure di nascita, maturità e<br />

morte: il ciclo perfetto nel corso del quale uno spirito si evolve.<br />

(Siti internet: http://www.prometeolocri.net/?page_id=37<br />

http://www.fralenuvol.com/albero/sapere/significato/simboli/triangolo.php<br />

http://www.esoteria.org/web_utenti/teoriacolorisimbolici.htm<br />

http://www.magnanelli.it/YogaInOccidente/03_DebenedettiNeiSegretiDeiTriangoli.htm)<br />

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EFFETTI BENEFICI<br />

Gli esercizi di rotazione/torsione, costituiscono dei movimenti di mobilizzazione<br />

della colonna vertebrale o del corpo, agiscono in modo diretto sullo scheletro<br />

osseo e legamentario ed esercitano un’azione indiretta sulle altre strutture del<br />

corpo come la respirazione, grazie alla torsione della gabbia toracica e sul<br />

sistema nervoso, perché i forami vertebrali vengono liberati.<br />

Esse hanno sia la funzione di preparazione del corpo prima di eseguire<br />

allungamenti, estensioni e flessioni, sia la funzione di riassestamento<br />

articolare, dopo la pratica di queste posizioni ed esercizi, che aiutano a<br />

ripristinare la naturale mobilità della colonna vertebrale, che risulta più<br />

flessibile.<br />

Le posture di rotazione, che producono una notevole apertura, in particolare<br />

della cintura scapolare, sono allo stesso tempo energizzanti e rilassanti e,<br />

mantenute per un certo tempo, procurano stati di benessere e di distensione.<br />

Le posizioni che implicano una torsione della spina dorsale - movimento che<br />

viene raramente effettuato nel corso delle attività quotidiane - rinforzano e<br />

distendono i muscoli paraspinali e dorsali, tonificano le terminazioni nervose e<br />

sono di grande aiuto nell'alleviare il mal di schiena, le emicranie e l'eccessiva<br />

rigidezza del collo e delle spalle. Viene ricostituita la naturale mobilità della<br />

colonna vertebrale, la flessibilità migliorata e le relative patologie risultano<br />

alleviate.<br />

La torsione produce una modificazione meccanica dei movimenti del<br />

diaframma, che si aggiunge alla respirazione facilitata nell’emitorace dal lato<br />

opposto alla rotazione.<br />

La torsione del busto e la compressione alternata del ventre stimola gli organi<br />

addominali migliorando l’attività digestiva e la peristalsi intestinale.<br />

Le posture di rotazione tramite l’azione di compressione che attuano sulla<br />

cavità addominale, sono intensi esercizi di purificazione, in quanto aiutano a<br />

drenare verso le vie di eliminazione tutti i liquidi che ristagnano negli organi<br />

contenuti in questa cavità: al rilascio dalla compressione vengono irrorati da<br />

nuovo sangue ossigenato, perciò il loro funzionamento viene migliorato e<br />

vengono eliminate le principali cause di malattia.<br />

Riequilibrio energetico: nelle posizioni di torsione vengono stimolate in<br />

modo alternato le correnti energetiche complementari ed opposte Ida e Pingala<br />

e si ottiene uno stato di equilibrio energetico che porta a far fluire l’energia<br />

vitale nel canale centrale. A proposito dell’attivazione delle nadi, non tutti la<br />

pensano allo stesso modo. Nel testo “Hatha-<strong>yoga</strong> posizioni di rotazione”, ad<br />

esempio, a pag. 93 Boris Tatzki afferma che “la torsione verso sinistra mette in<br />

movimento l’energia lunare rinfrescante femminile e la torsione verso destra<br />

privilegia la circolazione dell’energia solare, calda, maschile: avviene una<br />

uguale sollecitazione delle due tendenze fondamentali dell’essere umano e si<br />

stabilisce una corrente alternata che purifica le nadi Ida e Pingala.” Nello<br />

stesso testo, a pag. 23-24, Remy Chaloin spiega, contrariamente a quanto<br />

sopra descritto, che nella fase di rotazione viene attivata la circolazione<br />

dell’energia e stimolata l’apertura nel canale opposto al lato della torsione: “In<br />

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torsione verso destra, l’energia qualificata come lunare circola nella narice<br />

sinistra e lungo la nadi Ida. Allo stesso modo, in torsione a sinistra, la<br />

respirazione scorre attraverso la narice destra, solare e la circolazione<br />

interessa la nadi Pingala”.<br />

Nel periodo giornaliero delle 24 ore, il prana in Ida e Pingala scorre in modo<br />

alternato; sebbene sia previsto un ritmo di alternanza equilibrato, a causa di<br />

fattori inquinanti come stati emotivi, tensioni fisiche e cattiva respirazione, una<br />

corrente energetica spesso prevale sull’altra.<br />

In realtà noi respiriamo con una narice sola e il cambio da una narice all’altra<br />

avviene ogni ora e mezza circa. Lo Swara <strong>yoga</strong> che si occupa di studiare gli<br />

effetti di una respirazione quando è prevalente nell’una o nell’altra narice e gli<br />

effetti correlati ad ogni squilibrio, sostiene che se si respira sempre dalla stessa<br />

narice, per un difetto congenito o altri motivi, ne derivano malattie e disturbi<br />

specifici collegati alla narice chiusa. La torsione, liberando le due narici,<br />

permette di ottenere uno stato di equilibrio energetico che favorisce l’accesso<br />

alla meditazione.<br />

Effetti della posizione Ardha Matsyendrasana<br />

Matsyendra-asana è ritenuta una posizione molto interessante per le profonde<br />

trasformazioni che provoca a livello fisiologico.<br />

L’intensa torsione della colonna, unita ad una forte compressione dell’addome,<br />

produce una serie di effetti benefici sulla colonna stessa, sui muscoli dorsali,<br />

sulle articolazioni principali e naturalmente sugli organi interni. Si attua un<br />

intenso stiramento del gluteo e una pressione benefica sul nervo sciatico.<br />

Il movimento di rotazione, che coinvolge la colonna vertebrale dal coccige alle<br />

cervicali, ha un effetto riequilibrante sull’intero sistema vertebrale:<br />

distanziando le vertebre tra di loro riesce a neutralizzare eventuali tensioni o<br />

contratture e, secondo quanto afferma C. Kernéiz, citato da André Van<br />

Lysebeth nei suoi testi, il suo scopo principale è quello di evitare la<br />

sacralizzazione della quinta vertebra lombare, cioè la sua fusione con l’osso<br />

sacro.<br />

La torsione allunga tutta la muscolatura e i legamenti della colonna vertebrale,<br />

produce un considerevole flusso di sangue nel dorso, rinforza la muscolatura<br />

della colonna, corregge la schiena curva, allevia mal di schiena di varia natura,<br />

lombalgie e dolori ai fianchi procurando una sensazione di benessere. Le<br />

articolazioni delle spalle, delle braccia e delle gambe si sciolgono e acquistano<br />

agilità.<br />

La torsione agisce sulle terminazioni nervose della colonna e sui gangli<br />

vertebrali, li stimola intensamente e tonifica il sistema simpatico, rendendolo<br />

più efficiente.<br />

Gli organi della cavità addominale vengono compressi e allungati. In questo<br />

modo si verifica nella zona una forte stimolazione della circolazione sanguigna:<br />

una grande quantità di sangue venoso stagnante viene espulso per essere poi<br />

sostituito da un afflusso di sangue arterioso, ricco di ossigeno, che rigenera gli<br />

organi stessi.<br />

La compressione alternata del ventre massaggia e tonifica tutti i visceri: sul<br />

lato destro vengono stimolati il colon ascendente, il fegato, il rene destro,<br />

mentre sull’altro lato, l’azione si localizza sul colon discendente, sulla milza, il<br />

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pancreas e il rene sinistro. Migliora la funzionalità digestiva e iniziando la<br />

compressione dal lato destro, si accentua la peristalsi intestinale con l’effetto di<br />

combattere la costipazione. Anche le ghiandole surrenali subiscono un influsso<br />

benefico.<br />

E’ utile nel trattamento del diabete, della costipazione, della dispepsia e dei<br />

problemi urinari.<br />

Gli effetti sugli organi interni risultano ancora più intensi, con una respirazione<br />

addominale profonda. Il movimento del diaframma provoca infatti un aumento<br />

della pressione interna, che rende più efficace l’azione di allungamento e di<br />

compressione.<br />

Nella posizione completa, la pressione del tallone al livello del quarto inferiore<br />

dell’addome, agisce per via riflessa sui muscoli ileo-psoas, così come sui<br />

visceri.<br />

Come effetto sottile, lavorando sull’apertura del torace, stimola il chakra del<br />

cuore, l'Anahata chakra, da cui si irradiano i sentimenti di amore;<br />

spiritualmente risveglia l'amore divino nell'uomo.<br />

Effetti della posizione Vakra-trikonasana<br />

- apre e sviluppa il torace migliorando la respirazione<br />

- tonifica i muscoli degli arti e della schiena<br />

- rinforza la struttura ossea e le articolazioni<br />

- rende elastica la colonna vertebrale, allunga le gambe e i fianchi<br />

- tonifica le regioni pelvica e addominale: gli organi interni vengono compressi<br />

e allungati alternativamente, liberati dal sangue stagnante e successivamente<br />

rinvigoriti da sangue ossigenato<br />

- stimola la circolazione sanguigna nella parte inferiore della schiena<br />

- migliora l’equilibrio<br />

- allevia le forme lievi di mal di schiena<br />

Effetti della posizione Jathara-parivartanasana<br />

La torsione della colonna vertebrale ne migliora la scioltezza e ne impedisce<br />

l'irrigidimento, evita lo schiacciamento dei nervi spinali mantenendo così in<br />

perfetta efficienza la funzionalità degli organi ad essi collegati<br />

- genera un massaggio rotatorio della colonna vertebrale, dalla nuca al coccige<br />

- dona flessibilità ed elasticità alla colonna vertebrale<br />

- elimina il mal di schiena e rilassa le tensioni nella zona lombare e nei fianchi<br />

- tonifica la muscolatura addominale e dorsale<br />

- tonifica fegato, milza, pancreas<br />

- massaggia gli organi interni, aiuta la digestione, il metabolismo e le altre<br />

funzioni essenziali<br />

- rinforza l’intestino<br />

- stimola la circolazione sanguigna nella cavità addominale e toracica<br />

rigenerando gli organi interni<br />

Questa torsione scioglie le tensioni, in particolare quelle dei muscoli profondi<br />

della schiena, e come molte delle posizioni di torsione, aiuta a liberarsi dai<br />

pensieri ossessivi<br />

37


CONTROINDICAZIONI<br />

E' necessaria una grande cautela ed una guida esperta in caso di disturbi<br />

gastrici, addominali, patologie della colonna vertebrale e scoliosi. Le donne in<br />

gravidanza specialmente dopo i primi mesi, dovranno evitare le torsioni o<br />

eseguire delle varianti opportunamente modificate.<br />

E' necessaria inoltre una guida esperta in caso di sciatica, ernia del disco,<br />

ipertiroidismo ed ulcera peptica.<br />

Proprio per l’intensa stimolazione che provoca sul sistema vertebrale, la<br />

torsione non deve essere praticata in caso di problemi alla colonna e in<br />

particolare in caso di ernia del disco, ernia inguinale, dislocazione di vertebre,<br />

problemi cervicale.<br />

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SEQUENZA: ESERCIZI DI PREPARAZIONE E COMPENSAZIONE<br />

Durata lezione 1 ora e 30 minuti<br />

Scopo: Risvegliare la nostra energia interiore<br />

Sequenza:<br />

1 TADASANA posizione della montagna: qualche minuto nella postura per<br />

staccarsi da tutto ciò che abbiamo vissuto finora e centrarsi sul “qui e ora”<br />

- in piedi, gambe un poco aperte quanto la larghezza delle anche e le braccia ai<br />

lati del corpo, piedi paralleli leggermente separati, peso del corpo ben distribuito<br />

su entrambe le piante dei piedi, glutei e addominali in leggera contrazione,<br />

colonna vertebrale ben allineata, nuca in equilibrio, respiro profondo, calmo e<br />

regolare<br />

Per mantenere l’equilibrio, depositare lo sguardo a terra a circa 1 metro e<br />

mezzo davanti a sé, immaginando un raggio luminoso che unisce lo sguardo<br />

con il suolo e fa da puntello<br />

Possiamo anche immaginare una linea di energia che dai piedi raggiunga<br />

l'interno delle cosce e l'inguine e da lì il centro del busto, il collo e la testa fino ad<br />

uscire dalla sommità del capo<br />

Poi su un espiro, rilasciare la posizione<br />

2 movimenti di UTTANASANA (piegamento in avanti in piedi): all’inspiro<br />

portare le braccia in alto e un poco indietro per aprire l’alto dorso, estendersi<br />

bene e portarsi in punta di piedi; all’espiro flettersi in avanti e portarsi in<br />

Uttanasana, eventualmente con le gambe un po’ piegate ma con le mani a<br />

terra fino ai polsi, con il capo abbandonato in completo relax<br />

39


3 2 serie di ASTHA-KARANA - PRATICA DEGLI OTTO MOVIMENTI<br />

permette al corpo, in particolare alla colonna vertebrale, di muoversi in breve<br />

tempo e in modo equilibrato nelle varie posizioni di estensione, inclinazione<br />

laterale, flessione laterale e in avanti e rotazione<br />

Partenza: piedi leggermente divaricati – bacino retro-verso – braccia tese e<br />

mani con le dita tese – le 4 dita unite e il pollice teso ma staccato dalle altre<br />

dita – mento rientrato<br />

Fare qualche respirazione con l’attenzione alla zona perineale<br />

Inspirare, espirare rientrando bene con l’addome e praticare mula-bandha alla<br />

fine dell’espiro – poi rilasciarlo ed inspirare, espirare e praticare ancora mulabandha<br />

(ripetere un paio di volte)<br />

Inspirare – aprire le braccia, ruotarle e portarle verso l’alto con i palmi delle<br />

mani verso l’interno<br />

Espirare e portare le mani ai gomiti<br />

40


Inspirare e allungare il lato destro inclinandosi verso sinistra e guardando il<br />

gomito destro, tenendo il bacino fermo<br />

Espirare e tornare al centro<br />

Inspirare e allungare il lato sinistro inclinandosi verso destra e guardando il<br />

gomito sinistro<br />

41


Espirare e tornare al centro<br />

Inspirare e ruotare a sinistra mantenendo il bacino fermo e in avanti – il<br />

movimento parte dalla vita – sensibilizzarsi nel punto tra le scapole e rivolgere<br />

lo sguardo al gomito<br />

Espirare e tornare al centro<br />

42


Inspirare e ruotare a destra mantenendo il bacino fermo e in avanti<br />

Espirare e tornare al centro<br />

Inspirando portare le braccia verso l’alto ed estendersi bene con i palmi verso<br />

l’alto<br />

43


Espirare e portare le braccia verso il basso con i bordi delle mani e degli<br />

avambracci che si toccano e le mani orientate verso il viso, le gambe morbide<br />

e il capo abbandonato, flettersi in avanti portando le mani a terra<br />

Poi piegare le gambe portando il peso sui talloni ed aprire le braccia<br />

lateralmente ad aeroplano tenendole in linea con le spalle, mantenere le<br />

ginocchia in linea con le caviglie e il capo in linea con la colonna– rimanere<br />

qualche respirazione<br />

Espirare e scendere in accosciata, rilassarsi un attimo e poi guardando in<br />

avanti, lanciare le braccia indietro, in avanti e sollevarsi inspirando e portando<br />

le braccia in alto con i palmi al cielo; poi espirando riportare le braccia vicino al<br />

corpo<br />

Ripetere la sequenza, partendo dal lato destro<br />

4 breve rilassamento in SHAVASANA<br />

44


5 in posizione supino, eseguire estensioni delle gambe in modo alternato per<br />

osservare e confrontare i due lati del corpo:<br />

piegare la gamba sinistra con il piede al suolo circa a metà dell’altra gamba,<br />

all’inspiro sollevare la gamba destra tesa con il piede a martello e all’espiro<br />

riportarla a terra – dopo qualche esecuzione afferrare la gamba all’altezza del<br />

polpaccio, all’espiro sollevarsi portando la fronte verso il ginocchio, all’inspiro<br />

tornare con il dorso a terra – ripetere alcune volte, poi rimanere sollevati e ad<br />

ogni espiro avvicinare la fronte al ginocchio allargando i gomiti, fino al punto<br />

massimo – afferrare con entrambe le mani il metatarso e mantenendo il mento<br />

rientrato cercare di portare la testa al suolo. Riposarsi brevemente in<br />

Shavasana ascoltando gli effetti e ripetere tutta la sequenza con la gamba<br />

opposta.<br />

6 STHAMBASANA posizione del pilastro: supino con le braccia lungo il corpo<br />

e i palmi delle mani a terra, all’espiro piegare le gambe con le ginocchia al<br />

petto e all’inspiro stendere le gambe in verticale mantenendo la statica per<br />

qualche respirazione. Immaginare di sostenere il cielo con le piante dei piedi.<br />

7 SHAVASANA con ascolto delle sensazioni<br />

45


8 supino eseguire alcuni movimenti di 1° coccodrillo : gambe piegate, piedi<br />

e ginocchia divaricate, bacino in leggera retro-versione, all’espiro ruotare con il<br />

capo a sinistra e contemporaneamente far scendere le gambe verso destra,<br />

all’inspiro tornare al centro avendo cura di portare il punto vita aderente a<br />

terra e poi continuare nell’altro senso – osservare le due rotazioni<br />

contemporanee delle vertebre cervicali e lombari in senso opposto e sciogliere<br />

le anche<br />

9 PAVANMUKTASANA : supino, piegare le gambe e portarle al petto,<br />

abbracciarle tenendosi i gomiti ed eseguire delle profonde respirazioni<br />

addominali, rilassando completamente il dorso<br />

10 CHAKRAVAKASANA + ADHO MUKHA SHVANASANA : portarsi in posizione<br />

di quadrupedia con le braccia un poco in avanti ed eseguire in dinamica la<br />

posizione del gatto, alternandola a quella del cane. All’espiro arrotondarsi bene<br />

portando il mento contro il petto, all’inspiro inarcare il dorso aprendosi bene,<br />

poi puntare i piedi e in ritenzione del respiro, sollevare le ginocchia, stendere le<br />

gambe e portarsi nella posizione del cane che si stira, quindi tornare in<br />

ginocchio e arrotondarsi espirando. Dopo qualche sequenza, restare nella<br />

posizione statica del cane. Osservare come, automaticamente, si instaura una<br />

respirazione addominale. Per sciogliere, piegare un po’ le gambe, camminare<br />

fino alle mani portandosi in Uttanasana e poi riportarsi lentamente in posizione<br />

verticale.<br />

46


11 PARIGHASANA posizione del cancello - intenso allungamento laterale della<br />

spina dorsale unito ad una leggera torsione: portarsi in ginocchio con il bacino<br />

sollevato, mantenere il bacino in retroversione e una leggera contrazione della<br />

cintura addominale, inspirando allungare bene la spina dorsale; estendere la<br />

gamba destra in fuori con il piede ben premuto a terra all’altezza del ginocchio<br />

sinistro; inspirando sollevare le braccia lateralmente all’altezza delle spalle con<br />

i palmi in basso e appoggiare la mano destra sull’anca, espirando inclinarsi<br />

verso destra facendo scivolare la mano sulla gamba e sollevare il braccio<br />

sinistro portandolo teso di fianco all’orecchio con il palmo verso l’interno;<br />

all’inspiro allungarsi e all’espiro abbandonarsi all’estensione laterale. Raggiunto<br />

il punto massimo, premere la mano destra sulla gamba per favorire una<br />

leggera rotazione della spina dorsale e rivolgere lo sguardo oltre il braccio<br />

sinistro verso l’alto. Mentre si effettua la rotazione portare prima l’attenzione<br />

sull’addome e poi man mano salire fino al capo; inspirare nella parte sinistra<br />

della gabbia toracica che si espande. Per sciogliere la posizione, inspirando si<br />

torna in posizione verticale e ci si riposa nella foglia ripiegata, prima di<br />

eseguire dall’altro lato<br />

12 PRINASANA foglia ripiegata: in ginocchio con la fronte a terra e le braccia<br />

rilassate lungo il corpo con i palmi delle mani verso l’alto, eseguire delle<br />

profonde respirazioni addominali<br />

47


13 PARSVOTTANASANA: in piedi, gambe divaricate e piedi paralleli, ruotare il<br />

piede destro verso l’esterno, portare le mani giunte sul dorso all’altezza delle<br />

scapole con le dita rivolte verso l’alto, inspirare e a polmoni pieni ruotare il<br />

busto verso la gamba avanti ed espirare; inspirando sollevare il capo e aprire<br />

di più le spalle, espirando scendere con il busto portando il capo verso la<br />

gamba. Tenere alcuni respiri, poi sciogliere la posizione delle braccia<br />

appoggiando le mani a terra, portare la gamba dietro vicina a quella davanti e<br />

arrotondarsi con gambe piegate e mantenendo le mani appoggiate a terra. Poi<br />

eseguire sull’altro lato<br />

14 SAMASTHITI : in piedi, gambe un poco aperte quanto la larghezza delle<br />

anche e le braccia ai lati del corpo, piedi paralleli leggermente separati, peso<br />

del corpo ben distribuito su entrambe le piante dei piedi, glutei e addominali in<br />

leggera contrazione, colonna vertebrale ben allineata, nuca in equilibrio,<br />

respiro profondo, calmo e regolare<br />

48


15 VAKRA TRIKONASANA o 1° triangolo (variante): in piedi, gambe ben<br />

divaricate con i piedi paralleli e il bacino retroversione, portare le braccia tese<br />

lateralmente all’altezza delle spalle ed espirando inclinare il busto in avanti<br />

mantenendo il dorso piatto fino ad arrivare ad angolo retto; eseguire qualche<br />

respiro in posizione e poi portare la mano destra a terra, al centro, fino al polso<br />

orientandola all’indietro e il braccio sinistro verso l’alto con il palmo orientato in<br />

avanti. Lo sguardo è verso la mano in alto, le due braccia sono tese e una è il<br />

prolungamento dell’altra. Dopo alcune respirazioni, durante un’espirazione<br />

abbassare il braccio e lasciar pendere il busto, la testa e le braccia rilassandosi<br />

completamente, poi appoggiare la mano sinistra a terra ed eseguire la<br />

rotazione dal lato destro. Per sciogliere la postura appoggiare le mani nelle<br />

pieghe inguinali e con la spinta delle braccia raddrizzarsi con il dorso<br />

arrotondato e la testa abbandonata, senza il coinvolgimento della muscolatura<br />

dorsale<br />

16 unire le gambe e rimanere flessi in UTTANASANA, poi riportarsi eretti<br />

17 SETHUBANDASANA ponte statico a terra sul dorso, gambe piegate<br />

divaricate quanto la larghezza del bacino con i piedi vicino, portare le braccia<br />

tese sotto il corpo intrecciando le mani e unire bene le scapole; poi, portare le<br />

mani ai reni appoggiandosi bene sui gomiti per sostenersi. Inspirando ed<br />

espirando, distendere prima una gamba e poi anche l’altra. E’ un esercizio che<br />

fa molto bene alla schiena. Per sciogliere, piegare le gambe, togliere le mani,<br />

appoggiare i palmi a terra ed espirando riportare il dorso a terra appoggiando<br />

una vertebra alla volta<br />

49


18 VAJARASANA : seduti sui talloni, verificare che il dorso sia diritto senza<br />

tensioni, la nuca sul prolungamento delle vertebre dorsali, il mento<br />

leggermente rientrato, le spalle abbandonate, il bacino rilassato, l’addome un<br />

po’ proteso in avanti, appoggiare le mani sulle ginocchia o incrociate in<br />

grembo. Portare l’attenzione al movimento del respiro lungo la colonna<br />

vertebrale, all’inspiro salire dal sacro alle cervicali e all’espiro ritornare alla<br />

base della colonna<br />

19 JANU PARSHVATANASANA : dalla posizione di vajarasana, portare le mani<br />

dietro alla nuca e intrecciarle, lentamente portare il bacino a terra oltre il<br />

tallone destro e dopo qualche respiro nella postura, espirando inclinarsi verso<br />

sinistra in senso opposto alle ginocchia e guardarsi il gomito destro. Poi, con la<br />

cintura addominale controllata, risollevarsi e tornare in vajarasana per<br />

eseguire, dopo un breve ascolto, dall’altro lato.<br />

20 Da VAJARASANA – movimenti di apertura e arrotondamento del dorso:<br />

all’inspiro aprire le spalle e portare il capo indietro, all’espiro arrotondare il<br />

dorso portando il capo in avanti<br />

50


21 UPAVISTHA-VAKRASANA - Torsione da seduti progressiva: seduti con le<br />

gambe divaricate, piegare la gamba sinistra all’interno portando il tallone al<br />

perineo e la mano destra dietro alla schiena, cercando di afferrare la coscia<br />

sinistra; la mano sinistra è appoggiata sul ginocchio sinistro. Inspirando<br />

tendersi bene verso l’alto con la spina dorsale ed espirando eseguire la torsione<br />

verso destra in modo progressivo, portando prima la mente sulle vertebre<br />

lombari, poi, dopo aver inspirato, portare la coscienza sulle vertebre dorsali ed<br />

infine, sempre dopo un’inspirazione, su quelle cervicali. Ripetere la sequenza<br />

per 2-3 volte fino a raggiungere il massimo della torsione (il mento dovrebbe<br />

essere sulla stessa linea della spalla) e poi mantenere la posizione statica. Con<br />

un’inspirazione sciogliere la posizione ed eseguire a sinistra. Eseguire la<br />

torsione portando la mente sulle diverse parti della colonna, favorisce la<br />

concentrazione.<br />

22 ARDHA-MATSYENDRASANA – portare il piede sinistro oltre il gluteo destro,<br />

appoggiarsi bene su entrambi i glutei, appoggiare la pianta del piede destro<br />

oltre la gamba sinistra, vicino all’esterno del ginocchio, intrecciare le mani sul<br />

ginocchio destro effettuando una leggera trazione della gamba verso la spalla<br />

destra; inspirare profondamente ed espirando ruotare il busto verso destra,<br />

portare la mano destra dietro al bacino, mantenere il braccio teso a sostenere<br />

la colonna. Ad ogni inspiro sentire l’estensione dell’asse vertebrale e ad ogni<br />

espiro accentuare la rotazione. Mantenendo la statica, inserire una<br />

respirazione a narici alternate: all’inspiro sentire l’aria fresca che entra<br />

dalla narice sinistra, all’espiro sentire l’aria calda che esce dalla narice<br />

destra. Si può intensificare la posizione oltrepassando col braccio sinistro il<br />

ginocchio destro e afferrando il piede destro, oppure facendolo passare sotto la<br />

gamba destra; l’altra mano è dietro il dorso, in avvicinamento alla coscia<br />

sinistra e afferra il polso destro.<br />

51


23 PINZA CON GAMBE DIVARICATE – da seduti, all’inspiro sollevare le braccia<br />

ed estendersi bene verso l’alto, tendere le braccia tendendole vicino alle<br />

orecchie e mantenere la testa sollevata, poi ad ogni espiro scendere<br />

lentamente con il busto cercando di avvicinare l’addome alle cosce; mantenere<br />

il capo allineato alla colonna vertebrale e il dorso piatto<br />

24 Compensazione - esercizio dinamico di riassestamento per la zona lombare:<br />

a terra supini, mettere i pugni vicini rivolti verso l’alto sotto il coccige, portare<br />

le gambe in verticale e sollevare la testa (lasciarla a terra è pericoloso), poi<br />

sforbiciare con le gambe in modo energico. Si può eseguire anche 50-100<br />

volte.<br />

25 SHAVASANA RELAX FINALE<br />

distesi supino, gambe divaricate, piedi abbandonati, braccia lungo il corpo, un<br />

poco distanti in modo da rilassare le spalle, con i palmi delle mani verso l’alto,<br />

occhi chiusi………portiamo la coscienza nelle varie parti del corpo, inviando un<br />

pensiero di relax a ciascuna parte……………sentiamo che la terra ci attira,<br />

percepiamo com’è pesante il nostro corpo e ci abbandoniamo all’attrazione<br />

terrestre……………ascoltiamo il nostro respiro spontaneo………….respiro come<br />

l’onda del mare………….all’inspiro l’onda giunge alla spiaggia e all’espiro l’onda<br />

ritorna al mare…………modifichiamo il nostro respiro facendo delle ampie<br />

respirazioni complete e lentamente compiamo i primi movimenti partendo dalle<br />

52


dita delle mani, le mani, le braccia, le gambe e tutto il corpo, stirandoci e<br />

portandoci lentamente nella posizione seduta<br />

26 CANTO DELLA OM<br />

53


CONSIDERAZIONI PERSONALI SULLA PRATICA SVOLTA<br />

Ho scelto di iniziare da alcune posizioni in piedi, con esercizi dinamici, per<br />

sciogliere ed attivare il corpo facendolo muovere in breve tempo e in modo<br />

progressivo, come nella sequenza di Astha-Karana, dove i segmenti del corpo<br />

vengono mobilizzati separatamente, in modo da percepire più facilmente il<br />

movimento dell’energia. Portando l’attenzione sul corpo in modo dinamico, mi<br />

è sembrato più semplice staccare con l’esterno. Il corpo è lo strumento nel<br />

quale maggiormente ci identifichiamo e riuscire ad entrare in contatto con<br />

esso, ci aiuta a concentrarci sulla nostra pratica e ad interiorizzarci.<br />

A tale scopo ci sono utili gli esercizi eseguiti in modo alternato e gli asana<br />

asimmetrici mantenuti per un certo tempo, attraverso i quali, confrontando le<br />

sensazioni percepite separatamente dai due lati del corpo, possiamo renderci<br />

conto delle differenze e riuscire gradatamente a diventare più consapevoli delle<br />

aree corporee che non sono o sono poco integrate nella nostra coscienza e<br />

nelle quali non arriva energia. Esse emergono più facilmente e così possiamo<br />

sentire quali sono le parti che non funzionano, che sono più rigide e lavorare su<br />

di esse al fine di integrarle.<br />

Poi ho inserito delle flesso-torsioni come Parighasana e Vakra-trikonasana, per<br />

sviluppare delle caratteristiche importanti come la forza, l’equilibrio e<br />

l’apertura.<br />

Infine, le varie posture da seduti, da tenere più a lungo per entrare in contatto<br />

attraverso il corpo, con la sfera istintuale, emozionale e intellettuale, grazie<br />

all’interdipendenza che esiste tra i piani costituivi del nostro essere.<br />

Gli effetti che vorrei ottenere sono il contatto e il risveglio dell’energia<br />

interiore, per essere propositivi e aperti ad una esistenza migliore.<br />

54


CONCLUSIONE<br />

L’aver frequentato questa scuola, mi ha dato l’opportunità di conoscere i<br />

molteplici aspetti dello Yoga e mi ha dato modo di approfondire tanti argomenti<br />

ad esso collegati, risvegliando in me la voglia di scoprire, di imparare, di<br />

sperimentare. Questa esigenza era in me, ma era stata soffocata dall’obbligo di<br />

fare cose che dovevo fare e che non mi interessavano; al di là degli hobby che<br />

naturalmente avevo, non c’era però un vero e proprio scopo. Sono ancora alla<br />

ricerca della mia strada e desidero attuare dei cambiamenti in me stessa e<br />

nella mia vita; spero che lo <strong>yoga</strong> riesca a forgiare il mio carattere.<br />

E’ stato faticoso per me scrivere questa tesi, sia perché prove di questo tipo<br />

non ne avevo mai affrontate e sia per la mia attitudine che tende a rimandare<br />

nel tempo ciò che è impegnativo e costa fatica.<br />

Oltre agli ostacoli mentali, proprio nel periodo in cui era indispensabile<br />

terminare la tesi, ecco un bell’ostacolo fisico: una infiammazione acuta a due<br />

tendini della spalla destra. Non potevo più scrivere al computer e non potevo<br />

praticare <strong>yoga</strong>. Questo dolore fisso alla scapola destra, che poi si irradiava<br />

lungo tutto il braccio fino alla mano, a volte con intenso bruciore, assorbiva<br />

tutta la mia energia togliendomi la forza necessaria per proseguire. Mi è<br />

sembrata una coincidenza strana: ora che avevo scoperto che i movimenti di<br />

rotazione-torsione ci aprono ad una visione nuova di noi stessi e di ciò che ci<br />

circonda, dandoci l’opportunità di osservare il mondo da una prospettiva<br />

diversa e risvegliando così la nostra libertà di decisione, aspetto al quale tengo<br />

molto in questo momento del mio percorso, la mia capacità di rotazione è<br />

fortemente diminuita, fino a che ho dovuto interrompere la pratica per curarmi<br />

e per dare tempo al mio corpo di guarire. Un altro passo indietro? Qual’è il<br />

messaggio da cogliere? E’ una continua lotta tra ciò che devo fare, perché nel<br />

profondo sento che è la cosa giusta da fare, e il fatto di sentirlo come una<br />

imposizione, un dovere troppo grande per me.<br />

La mia attitudine mi porta a rimandare, a lasciar perdere, a non impegnarmi<br />

più di quel tanto, ma poi c’è qualcosa dentro di me che invece vuole fare fatica,<br />

vuole migliorarsi. Tutto mi sembra sempre così difficile, pieno di ostacoli,<br />

inarrivabile, non mi sento in grado di farcela. Poi però lo <strong>yoga</strong> mi dà forza,<br />

sono costretta a fare.<br />

55


BIBLIOGRAFIA<br />

F.N.E.Y. (2000), Hatha-<strong>yoga</strong> Posizioni di rotazione, Promolibri Manganelli,<br />

Torino<br />

Piera Scarabelli e Massimo Vinti (a cura di), (2002), Patanjali Yoga Sutra il più<br />

antico testo della tradizione, Mimesis, Milano<br />

Fossati S. (a cura di), (1994), Insegnamenti sullo Yoga (Gheranda-Samhita),<br />

Promolibri, Torino<br />

Repetto M. P. (a cura di), (1990), Lo Yoga rivelato di Siva (Siva-Samhita),<br />

Manganelli, Torino<br />

Spera G. (a cura di), (1990), Svatmarama La Lucerna dello Hatha-Yoga<br />

(Hatha-<strong>yoga</strong>-pradipika), Promolibri Manganelli, Torino<br />

Swami Kryananda, (1967), Ananda Yoga, Tea, Milano<br />

Piano S. (a cura di), (1994), Bhagavad-Gita, Edizioni San Paolo<br />

Piano S. (1996), Enciclopedia dello Yoga, Promolibri Manganelli, Torino<br />

Andrè Van Lysebeth (1968), Imparo lo Yoga, Mursia, Milano<br />

Andrè Van Lysebeth (1969), Perfeziono lo Yoga, Mursia, Milano<br />

Dispense di asana, pranayama e <strong>yoga</strong> mentale, ISFIY Milano (2004-2008)<br />

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INDICE<br />

p.01 INTRODUZIONE<br />

p.03 SIGNIFICATO DELLA PAROLA <strong>ROTAZIONE</strong><br />

p.04 CONSIDERAZIONI SULLA “<strong>ROTAZIONE</strong>-<strong>TORSIONE</strong>” NELLO <strong>YOGA</strong><br />

p.07 DESCRIZIONE DELLE POSIZIONI SCELTE<br />

p.15 ETIMOLOGIA DEL NOME MATSYENDRA<br />

p.17 ASPETTI ANATOMICI DELLE POSIZIONI<br />

p.21 ASPETTO ENERGETICO DELLE POSIZIONI<br />

p.26 ASPETTO MENTALE E SIMBOLOGIA DELLE POSIZIONI<br />

p.35 EFFETTI BENEFICI<br />

p.38 CONTROINDICAZIONI<br />

p.39 SEQUENZA: ESERCIZI DI PREPARAZIONE E COMPENSAZIONE<br />

p.54 CONSIDERAZIONI PERSONALI SULLA PRATICA SVOLTA<br />

p.55 CONCLUSIONE<br />

p.56 BIBLIOGRAFIA<br />

P.57 INDICE<br />

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