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Istituto Superiore Formazione Insegnanti di Yoga - insegnanti yoga

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<strong>Istituto</strong> <strong>Superiore</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Formazione</strong> <strong>Insegnanti</strong> <strong>Yoga</strong><br />

ISFIY <strong>di</strong> Milano<br />

corso 2004/2008<br />

Titolo della tesi<br />

Praticare e vivere lo <strong>Yoga</strong> quale risposta alle<br />

conseguenze derivanti dalle principali forme <strong>di</strong> stress<br />

Can<strong>di</strong>dato<br />

Relatore<br />

Valerio Boni Susi Stefanini


- In<strong>di</strong>ce -<br />

Questa tesi è de<strong>di</strong>cata ad una bellissima<br />

bimbetta<br />

<strong>di</strong> nome Aurora<br />

1


“ Il più grande campo <strong>di</strong> battaglia<br />

dell’universo<br />

è la vostra mente.<br />

Se scendete in questo campo <strong>di</strong><br />

battaglia,<br />

2


parte<br />

Pag. 3 – In<strong>di</strong>ce<br />

Pag. 4 - Introduzione<br />

- In<strong>di</strong>ce -<br />

troverete il vostro guru da qualche<br />

tra le due armate schiere,<br />

proprio al centro del campo <strong>di</strong><br />

battaglia.”<br />

( Swami Veda Bharati – Il messaggio degli Yogi dell’Himalaya )<br />

INDICE GENERALE<br />

Pag. 6 - <strong>Yoga</strong> negli aspetti generali quale possibile soluzione alle con<strong>di</strong>zioni stressogene<br />

Pag. 10 - Significato adattivo ed evoluzionistico dello stress<br />

Pag. 13 - La biologia dello stress<br />

3


Pag. 18 - Fasi dello stress e patologie correlate<br />

Pag. 19 - Nota sulla depressione<br />

Pag. 20 - Cognizione ed Emozioni secondo la Teoria Cognitiva<br />

Pag. 22 - Filosofia dei Klesa (afflizioni) secondo Patanjali<br />

Pag. 28 - I Guna<br />

Pag. 29 - I nove ostacoli che determinano le <strong>di</strong>strazioni secondo Patanjali<br />

Pag. 33 - Natura della mente e percorso <strong>Yoga</strong><br />

Pag. 39 - Yama e Nyama (una giusta condotta morale) come fondamento <strong>di</strong> evoluzione<br />

yogica e rimozione dei presupposti alle con<strong>di</strong>zioni stressogene<br />

Pag. 42 - Pratica degli Asana e Pranayama nell’armonizzazione dei cinque strati sottili<br />

dell'uomo<br />

Pag. 60 - Astrazione dei sensi (pratyahara) e <strong>Yoga</strong> interno (samyama) nell'appren<strong>di</strong>mento<br />

delle tecniche d’osservazione e controllo dei flussi mentali (citta-vrtti)<br />

Pag. 66 - Il mantra OM<br />

Pag. 70 - Il lavoro sulle tre Cupole<br />

Pag. 75 - I rime<strong>di</strong> contro lo stress<br />

Pag. 89 - Ishvara-pranidhana (l’abbandono a Dio)<br />

Pag. 92 - Ringraziamenti<br />

Pag. 93 - Glossario<br />

Pag. 94 - In<strong>di</strong>ce immagini delle positure<br />

Pag. 95 - Riferimenti Bibliografici<br />

4


- Introduzione -<br />

INTRODUZIONE<br />

Quando i Docenti dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Superiore</strong> <strong>Formazione</strong> <strong>Insegnanti</strong> <strong>Yoga</strong> della Federazione<br />

Italiana ci hanno proposto <strong>di</strong> scrivere una Tesi per il nostro Diploma, ho subito pensato<br />

a quei momenti in cui avrei avuto bisogno <strong>di</strong> conoscere la <strong>di</strong>sciplina <strong>Yoga</strong> per evitare <strong>di</strong><br />

subire passivamente per lunghi anni gli effetti nocivi dello stress. Mi riferisco a quel<br />

periodo <strong>di</strong> grande impegno professionale e scolastico dove il mio lavoro era<br />

sistematicamente giu<strong>di</strong>cato. L’ansia da prestazione <strong>di</strong>venne allora ospite sgra<strong>di</strong>ta nella<br />

mia vita e nei miei pensieri. C’era anche qualche piccolo sogno che mi sosteneva nelle<br />

motivazioni, ma la mia mente era orientata al lavoro, alla scuola ed agli impegni<br />

famigliari. Il mio bisogno <strong>di</strong> spiritualità era messo a tacere e l’esigenza del mio essere <strong>di</strong><br />

appagare i suoi naturali bisogni <strong>di</strong> quiete e riposo era obbligata al silenzio: in quei<br />

lunghi anni io ero soltanto questo.<br />

Avevo poca esperienza. Il mio recinto mentale mi impedì <strong>di</strong> intuire che il mio somatico<br />

era dotato <strong>di</strong> una straor<strong>di</strong>naria ed inconsapevole memoria e che il tempo mi aspettava<br />

pazientemente al varco con i suoi piccoli e gran<strong>di</strong> insulti sul corpo e nella mente. Ho<br />

incontrato in quel periodo me<strong>di</strong>ci capaci o meno bravi ed ho fatto dei miei <strong>di</strong>sturbi e del<br />

mio quadro clinico generale motivo <strong>di</strong> competente e stancante intrattenimento con molte<br />

persone. Assumevo farmaci nell'attesa <strong>di</strong> tempi migliori e ricevevo perio<strong>di</strong>camente<br />

qualche rassicurazione sul mio stato <strong>di</strong> salute, ma trovavo pace soltanto nel sonno,<br />

quando non era popolato da sogni sgra<strong>di</strong>ti.<br />

Completamente solo nella ricerca dell’origine dei miei problemi, ero anche senza<br />

strumenti per poterli affrontare con <strong>di</strong>stacco ed in modo strutturato. Avevo conosciuto<br />

molti anni prima la pace e la serenità della mia mente libera e silenziosa, ma avevo<br />

smarrito la strada del ritorno e tutto <strong>di</strong> me si trascinava stancamente in salita. Dovendo<br />

esprimermi con un luogo comune, vivevo un’esistenza <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ocre profilo.<br />

A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> anni dal periodo descritto, riconosco che il passaggio dallo stato <strong>di</strong> salute a<br />

quello <strong>di</strong> non salute avvenne gradatamente, ma con piccoli segnali e con la subdola ed<br />

incessante azione dello stress.<br />

Fu mia la decisione <strong>di</strong> rinunciare ai farmaci e cercare la comprensione <strong>di</strong> ciò che mi<br />

stava accadendo. Ho scommesso sul potere d’autoguarigione del mio corpo, mettendo<br />

me stesso nelle mani dell’ignoto, percorrendo una strada sconosciuta.<br />

Lao Tzu scrisse:<br />

“ Lo spazio occupato da un passo è piccolo,<br />

e così devi percorrere molto spazio per andare lontano;<br />

Ciò che la mente conosce è poco,<br />

e così c’è necessità dell’ignoto per ottenere la comprensione “.<br />

5


La posta in gioco era la qualità della mia vita e <strong>di</strong> chi ha sempre continuato ad amarmi<br />

malgrado tutto. Ho letto in modo approfon<strong>di</strong>to autorevoli testi sull’alimentazione ed ho<br />

incontrato nell’approccio macrobiotico il Dottor Carlo Guglielmo. Ho chiesto il suo<br />

aiuto per capire cosa mi stava succedendo e perchè nonostante tutto riuscivo a<br />

sopravvivere. Volevo anche comprendere perchè ancora, e riba<strong>di</strong>sco nonostante tutto,<br />

riuscivo a lavorare, a provare amore, a crescere un figlio con l’amorevole presenza <strong>di</strong><br />

mia moglie, a gestire le ingiurie del tempo su mia madre anziana e malata. Mi sono<br />

posto la domanda se fosse più importante agire come se tutto <strong>di</strong>pendesse da me o<br />

pregare come se tutto <strong>di</strong>pendesse da Dio.<br />

Fu in quei momenti, e con l’aiuto del Dottor Guglielmo, che appresi quanto importante<br />

fosse armonizzare gli opposti, ricreare l’equilibrio, muovere armonicamente le energie,<br />

tornare ad apprezzare il silenzio, il contatto con la terra e col cibo che essa ci può dare.<br />

Sono partito con ciò che meglio pensavo <strong>di</strong> conoscere, un passo dopo l’altro. Ho cercato<br />

il contatto con la terra ed i sui effluvi, il profumo dell’erba appena tagliata e del fieno<br />

raccolto con le mani e con le braccia. Ho potato le mie piante e vangato il mio orto a<br />

primavera. Ho reimparato a ringraziare il Signore per i momenti <strong>di</strong> gioia concessi a me<br />

ed alle persone che amavo.<br />

Percorrendo questa nuova strada, ancora tutta in salita, incontrai il mio Insegnante e con<br />

lui la prima educazione allo <strong>Yoga</strong>. E’ così che ho rivisto la luce della speranza che<br />

<strong>di</strong>speravo <strong>di</strong> ritrovare. Ho esperito, con la Me<strong>di</strong>tazione, lo spazio interiore <strong>di</strong> silenzio e<br />

<strong>di</strong> pace dove potevo osservare da testimone lo scorrere incessante dei miei pensieri.<br />

Oggi come allora credo che una mente silenziosa e leggera sia il traghetto migliore per<br />

condurre un uomo verso l’armonia con se stesso e con ciò che lo circonda.<br />

Nel mondo del lavoro ancora oggi non mi posso sottrarre allo stress, ma dopo questo<br />

cammino ed in tutta onestà, credo <strong>di</strong> conoscere i miei limiti ed i miei aspetti migliori. Lo<br />

<strong>Yoga</strong> mi permette <strong>di</strong> affrontare la vita nella piena consapevolezza che gioie e <strong>di</strong>sagi sono<br />

onde alterne. Esse esistono in unione con la più possente vibrazione da cui ha avuto<br />

origine lo staor<strong>di</strong>nario Universo che ci circonda e nel quale tutti noi siamo parte<br />

essenziale.<br />

“ Ognuno, dopo aver bevuto il latte e premuto i seni, gode <strong>di</strong> quella<br />

matrice nella quale, quando fu gravida, è stato generato. Quella che era<br />

madre <strong>di</strong>venta sposa, la sposa <strong>di</strong>venta madre, il padre <strong>di</strong>venta figlio e il<br />

figlio <strong>di</strong> nuovo padre. Come i secchi legati ad una ruota idraulica, che<br />

girano continuamente, così per il ciclo delle esistenze la creatura<br />

esperimenta i vari mon<strong>di</strong> dopo essere passata attraverso ogni<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vita “<br />

( <strong>Yoga</strong>tattva Upanishad 1,3-5 )<br />

6


- <strong>Yoga</strong> negli aspetti generali quale possibile soluzione alle con<strong>di</strong>zioni stressogene -<br />

YOGA NEGLI ASPETTI GENERALI QUALE POSSIBILE SOLUZIONE A<br />

CONDIZIONI STRESSOGENE<br />

Così com’è accaduto a me, accade anche in tante persone che nella normale gestione <strong>di</strong><br />

un evento stressogeno, <strong>di</strong> breve o me<strong>di</strong>a durata, il cortisolo, l’adrenalina e la<br />

noradrenanila possono essere definiti come “ i cavalli da tiro “ in grado <strong>di</strong> fornire le<br />

adeguate risposte <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa contro l’elemento stressogeno. Ad esempio l’adrenalina<br />

prodotta (l’ormone della fuga o della reazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa) a fronte <strong>di</strong> un improvviso<br />

pericolo, può essere <strong>di</strong> aiuto se viene scaricata in un tempo breve.<br />

Se l’elemento stressogeno invece permane a lungo o ricorre con eccessiva frequenza, gli<br />

effetti sull’organismo possono essere anche dannosi.<br />

Il sistema maggiormente coinvolto è il neuro-ormonale. Esso è in grado <strong>di</strong> interagire col<br />

sistema circolatorio, mentre l’intero organismo si pre<strong>di</strong>spone a favorire l’afflusso <strong>di</strong><br />

sangue verso alcuni organi e <strong>di</strong>stretti corporei a svantaggio <strong>di</strong> altri definiti organo<br />

bersaglio. E’ ragionevole pensare che se la perturbazione instaurata dura nel tempo, vi è<br />

un rischio <strong>di</strong> compromissione funzionale.<br />

Lo stress costituisce una reazione fisiologica adattiva in<strong>di</strong>spensabile alla vita, ma se<br />

si protrae per lunghi perio<strong>di</strong>, può minare l’equilibrio dell’in<strong>di</strong>viduo e le sue<br />

capacità <strong>di</strong> adattarsi all’ambiente e causare patologie psico-somatiche e/o<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni del comportamento.<br />

E’ <strong>di</strong>mostrato ad esempio che alla presenza <strong>di</strong> stress prolungato, che porti ad emozioni<br />

profonde, anche soggetti con famigliarità negativa ai <strong>di</strong>sturbi gastrointestinali<br />

manifestino somatizzazioni viscerali quali <strong>di</strong>gestione <strong>di</strong>fficile, <strong>di</strong>arrea o stipsi, colon<br />

irritabile, dolori addominali, gastroduodeniti. Questi malesseri funzionali possono<br />

sfociare, se l’effetto stressogeno continua ed il soggetto afflitto è privo dei mezzi e delle<br />

autonomie necessarie a governare tali situazioni somatiche, nelle più importanti<br />

patologie organiche quali: ulcere gastriche e duodenali ovvero colite ulcerosa. Esse<br />

costituiscono un quadro clinico importante che degrada la qualità <strong>di</strong> vita delle persone<br />

coinvolte e necessita <strong>di</strong> interventi sanitari e clinici adeguati.<br />

Quanto affermato vuole essere un anticipo <strong>di</strong> ciò che tratterò successivamente ed in<br />

modo più particolareggiato. Ciò spiega come la comparsa <strong>di</strong> una o più situazioni<br />

stressanti, con particolari caratteristiche d’intensità e durata, possano condurre un buon<br />

numero <strong>di</strong> persone in situazioni psicofisiche al <strong>di</strong> fuori della “ confort-zone “ personale.<br />

Quest’ultima è ciò che assicura la qualità <strong>di</strong> vita e l’equilibrio che ogni essere umano<br />

consapevole aspira a mantenere.<br />

Detto questo, e per rendere giustizia alla verità, è doveroso sottolineare che tutto ciò che<br />

non funziona nella salute dell’uomo non può essere attribuibile allo stress.<br />

7


Non possiamo avere il potere <strong>di</strong> salvaguardare il nostro corpo da ogni malattia,<br />

dominando lo stress e le sue conseguenze o alimentando il pensiero positivo e vivendo<br />

nell’amore.<br />

Tuttavia le numerosissime esperienze raggiunte in particolari pratiche <strong>Yoga</strong>, che<br />

possiamo definire eccellentemente psicosomatiche e somatopsichiche, intervengono in<br />

modo preventivo e personalizzato sugli effetti negativi scatenati dalle forme <strong>di</strong> stress che<br />

tratterò in questa Tesi.<br />

Lo <strong>Yoga</strong> permette <strong>di</strong> interagire <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente col microcosmo interiore<br />

dell’uomo che entra in sofferenza, quando per lungo tempo <strong>di</strong>morano le sensazioni <strong>di</strong><br />

pericolo derivanti dagli eventi interni ovvero esterni che le hanno generate.<br />

Il controllo ipofisario è un esempio <strong>di</strong> tecnica yogica contro lo stress. Si raggiunge con<br />

la tecnica <strong>di</strong> Ajna Chakra o fissazione, sul piano mentale, dello sguardo tra le<br />

soppraciglia.<br />

Lo <strong>Yoga</strong> ci conduce a comprendere che non si possono controllare tutti gli eventi ne<br />

tantomeno le persone. C’insegna però che possiamo ritornare alla nostra Supercoscienza,<br />

per intuire che non siamo soltanto il nostro corpo o quello che pensiamo.<br />

E così anche la pratica ci porterà a me<strong>di</strong>tare su alcune frasi del saggio Ashtavakra al<br />

<strong>di</strong>scepolo Janaka, tradotte dalla Ashtavakra Samhita, un testo classico della Advaita<br />

Vedanta del V-IV secolo a.C:<br />

I,4 - Se non cre<strong>di</strong> <strong>di</strong> essere il corpo<br />

E riposi nella coscienza<br />

Sei imme<strong>di</strong>atamente felice<br />

Pacifico e libero da ogni schiavitù<br />

I,5 - Tu non appartieni a nessuna casta<br />

Tu non sei percepibile dai sensi<br />

Sei il testimone <strong>di</strong> tutto<br />

Senza forma e attaccamento, sii felice<br />

I,6 - Virtù e vizio, piacere e dolore<br />

Appartengono alla mente e non a Te, oh Onnipresente!<br />

Non sei tu ad agire e a fruire dell’azione<br />

In verità sei sempre libero<br />

8


- <strong>Yoga</strong> negli aspetti generali quale possibile soluzione alle con<strong>di</strong>zioni stressogene -<br />

La ricerca della strada che porta a guarire le conseguenze dello stress, condurrà ogni<br />

allievo a perfezionare le prime tecniche <strong>di</strong> controllo col proprio Insegnante. La<br />

sensazione <strong>di</strong> poter meglio gestire i propri <strong>di</strong>sagi interiori, governando all’occorrenza il<br />

proprio flusso mentale, potrà motivare l’allievo a compiere ulteriori e più sottili<br />

esperienze nelle pratiche <strong>di</strong> isolamento dai sensi, concentrazione e me<strong>di</strong>tazione.<br />

<strong>Yoga</strong> è una delle sei Scuole <strong>di</strong> Pensiero filosofico-religioso Hindù dell’In<strong>di</strong>a antica.<br />

Deriva dal Sanscrito yuj, che significa congiungere, aggiogare la personalità istintuale<br />

della natura umana per orientarla verso stati <strong>di</strong> coscienza elevati e <strong>di</strong> forte connotazione<br />

spirituale.<br />

“ <strong>Yoga</strong>s citta-vrtti-nirodhah “ - Lo <strong>Yoga</strong> è la soppressione delle mo<strong>di</strong>ficazioni della<br />

mente, secondo la corrente <strong>di</strong> pensiero <strong>di</strong> Patanjali, che si ipotizza essere vissuto nel<br />

periodo tra il 600 a.C. e il 300 a.C.<br />

E’ la <strong>di</strong>sciplina che può condurre allo stato mentale <strong>di</strong> trascendenza, dove un praticante<br />

<strong>di</strong>ligente e devoto si propone <strong>di</strong> incontrare e conoscere il proprio Sè.<br />

Secondo le interpretazioni più elevate <strong>di</strong> questa corrente Filosofica in<strong>di</strong>ana ortodossa,<br />

tutto lo sforzo necessario per giungere allo stato <strong>di</strong> Supercoscienza o Samadhi che<br />

ricongiunge l’anima umana o jivatma con la realtà <strong>di</strong>vina o paramatma, s’identificano<br />

appunto col termine <strong>Yoga</strong>.<br />

Attualmente sono <strong>di</strong>stinguibili <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> <strong>Yoga</strong> classico che conducono a pratiche ed<br />

esperienze che in termini occidentali potremmo definire col termine “specializzate”:<br />

- Bhakti <strong>Yoga</strong> ( lo <strong>yoga</strong> della devozione )<br />

- Ha-tha <strong>Yoga</strong> ( sole-luna - Lo <strong>yoga</strong> sul corpo fisico-psichico)<br />

- Jnana <strong>Yoga</strong> ( lo <strong>yoga</strong> della conoscenza )<br />

- Karma <strong>Yoga</strong> ( lo <strong>yoga</strong> dell’azione )<br />

- Dhyana <strong>Yoga</strong> ( lo <strong>yoga</strong> della me<strong>di</strong>tazione )<br />

- Mantra <strong>Yoga</strong> ( lo <strong>yoga</strong> delle fomule recitate o mantra )<br />

- Raja <strong>Yoga</strong> ( lo <strong>yoga</strong> reale ) conosciuto anche come Ashtanga <strong>Yoga</strong><br />

- Nada <strong>Yoga</strong> ( lo <strong>yoga</strong> del suono )<br />

Sarà attraverso la pratica <strong>di</strong> queste tecniche che, prima nel corpo e poi nella mente, ogni<br />

praticante <strong>di</strong>ligente esperirà sensazioni d’armonia e <strong>di</strong> silenzio interiore che anticipano la<br />

gioiosa consapevolezza <strong>di</strong> inter<strong>di</strong>pendenza ed unità con l’Universo che ci ospita.<br />

Accadrà così che le stesse situazioni stressanti troveranno accoglienza in una mente<br />

calma e silenziosa, ormai in grado <strong>di</strong> qualificare ogni evento e situazione con equanime<br />

<strong>di</strong>scernimento.<br />

9


I motivi, che porteranno le persone afflitte dallo stress a migliorare il proprio stato,<br />

saranno, nella fase iniziale, l’amore per se stessi (che nulla ha a che vedere con<br />

l’egocentrismo) e la derivante lucida volontà <strong>di</strong> riuscire a migliorare il proprio stato<br />

psico-fisico.<br />

Un ulteriore importante progresso porterà il praticante ad eseguire su se stesso un<br />

costante, <strong>di</strong>sciplinato e motivante lavoro <strong>di</strong> crescita, abbandonando qui ogni<br />

attaccamento ai risultati.<br />

“ Ti compete soltanto l’agire ma mai i suoi frutti<br />

non sia il frutto dell’azione motivo del tuo agire<br />

nè sorga in te adesione al non agire.<br />

Ben saldo nello <strong>Yoga</strong> compi le tue azioni<br />

lasciando da parte ogni attaccamento<br />

rimanendo equanime nel successo e nell’insuccesso.<br />

Lo <strong>yoga</strong> è equanimità<br />

( Bhagavadgita – Canto II, 47 )<br />

Ma chi soprattutto, attraverso le esperienze della <strong>di</strong>sciplina, percepirà conferme <strong>di</strong><br />

crescita della propria Spiritualità, potrà realizzare che il corpo e la mente sono il tempio<br />

della Supercoscienza che vive da sempre in noi, in unione con l’Eterno che governa<br />

ogni cosa.<br />

10


- Significato adattivo ed evoluzionistico dello stress -<br />

SIGNIFICATO ADATTIVO ED EVOLUZIONISTICO DELLO STRESS<br />

Lo stress può essere considerato come una con<strong>di</strong>zione in cui si verifica un turbamento<br />

dell’omeostasi dell’organismo, cioè del suo equilibrio naturale, a seguito <strong>di</strong> uno stimolo,<br />

o fattore, che può essere interno o esterno.<br />

Per meglio comprendere l’importanza dell’omeostasi negli esseri viventi, occorre<br />

sottolineare che una con<strong>di</strong>zione statica ed immutabile non può essere compatibile con la<br />

sopravvivenza e che la capacità <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarsi in continuazione è necessariamente<br />

intrinseca a tutte le cose.<br />

Per condurre un’esistenza libera ed in<strong>di</strong>pendente, un organismo vivente deve dunque<br />

necessariamente possedere quei meccanismi che possono garantirgli l’integrità<br />

biologica, a fronte dell’inevitabile succedersi dei cambiamenti esterni ed interni ad esso.<br />

La visione moderna del concetto <strong>di</strong> stress è oggi rappresentata come il punto <strong>di</strong> arrivo <strong>di</strong><br />

precedenti stu<strong>di</strong>, iniziati già a partire dall’inizio del secolo scorso.<br />

Il fisiologo W. Cannon condusse ad esempio, nel periodo verso la fine degli anni ‘20,<br />

una serie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sulla risposta agli stimoli emozionali, come la rabbia e la paura. Questi<br />

avviarono successive ricerche, interessate a scoprire le eventuali manifestazioni<br />

somatiche e comportamentali, correlate alle sollecitazioni emotive in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

pericolo.<br />

Si scoprirono così importanti <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> comportamento, come reazione ai <strong>di</strong>versi<br />

stimoli emozionali, che erano sempre finalizzate al mantenimento dell’integrità fisica dei<br />

soggetti sottoposti all’evento stressogeno.<br />

Negli anni ’30 Hans Selye, definì come stressanti “quegli stimoli capaci <strong>di</strong> aumentare la<br />

secrezione dell’ormone adrenocorticotropo (ACTH)”, che evidenziavano anche<br />

morfologicamente, come si è scoperto, l’aumento delle <strong>di</strong>mensioni corticali delle<br />

ghiandole surrenali.<br />

Egli descrisse una sindrome causata dall’esposizione protratta a vari tipi <strong>di</strong> agenti nocivi,<br />

caratterizzata appunto da “ipertrofia della corticale del surrene, ipertrofia timo-linfatica e<br />

ulcere emorragiche a livello gastrico”.<br />

Questo fenomeno, Selye lo interpretò come una risposta sistemica dell’organismo,<br />

in<strong>di</strong>candolo come “sindrome <strong>di</strong> adattamento generale”<br />

Altri stu<strong>di</strong> hanno successivamente <strong>di</strong>mostrato che alla maggior parte degli eventi<br />

stressogeni, chiamati stressors, corrisponde una risposta “multi<strong>di</strong>mensionale” e quin<strong>di</strong><br />

più complessa, che comprende anche l’attivazione <strong>di</strong> altre funzioni neuroendocrine.<br />

La risposta specifica e personalizzata ad un evento stressogeno, scaturisce dunque da<br />

tutte le componenti <strong>di</strong> risposta dell’organismo ad una particolare e prolungata<br />

sollecitazione stressogena.<br />

Attualmente, una corretta definizione del termine stress, si può sinteticamente descrivere<br />

come risposta integrata dell’organismo a mo<strong>di</strong>ficazioni operate su <strong>di</strong> esso.<br />

11


Per far fronte agli stressors, l’organismo deve necessariamente mantenere entro certi<br />

limiti i propri parametri vitali con risposte <strong>di</strong>verse; queste non rappresentano<br />

necessariamente qualcosa <strong>di</strong> nocivo, in quanto possono risultare funzionali alla<br />

sopravvivenza <strong>di</strong> tutte le specie animali e l’assenza dei meccanismi <strong>di</strong> risposta allo stress<br />

<strong>di</strong>verrebbe incompatibile con la vita stessa.<br />

Nel linguaggio scientifico si <strong>di</strong>stinguono l’eustress dal <strong>di</strong>stress.<br />

Il primo è una risposta fisiologica, ovvero esclusivamente adattiva, cioè funzionale alla<br />

sopravvivenza dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

Il secondo in<strong>di</strong>ca una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> “<strong>di</strong>screpanza” tra lo stimolo e la risposta, quando<br />

cioè le richieste ambientali vanno oltre le reali capacità <strong>di</strong> fronteggiamento<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo, esaurendo l’organismo e determinando una maggiore vulnerabilità allo<br />

sviluppo delle malattie.<br />

Stress e omeostasi sono dunque concetti strettamente legati tra loro: il primo minaccia la<br />

seconda; quest’ultima fa sì che i parametri vitali fisiologici rimangano entro un<br />

intervallo tale da consentire la sopravvivenza dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

Il tipo <strong>di</strong> risposta che segue ad uno stimolo viene determinato da tre elementi: il tipo <strong>di</strong><br />

stressor, l’organismo sul quale lo stressor agisce e l’ambiente in cui interagiscono i<br />

primi due elementi.<br />

1) Lo stressor va considerato nella sua particolare natura, per le caratteristiche <strong>di</strong><br />

intensità, frequenza, durata <strong>di</strong> azione, grado <strong>di</strong> novità per l’in<strong>di</strong>viduo,<br />

preve<strong>di</strong>bilità ed evitabilità.<br />

Vi sono ad esempio: a) stress fisici come esposizione al freddo, mancanza <strong>di</strong> cibo<br />

e <strong>di</strong> sonno, shock elettrico, sfinimento, luce intensa, livello <strong>di</strong> suono elevati; b)<br />

stress metabolici, come la riduzione dei livelli glicemici; c) stress psicologici,<br />

come una prova d’esame o un calcolo matematico; d) stress psico-sociali, come<br />

per esempio una separazione o la morte <strong>di</strong> un congiunto.<br />

Ognuno <strong>di</strong> questi stressors, pur inducendo una generale attivazione dei<br />

meccanismi <strong>di</strong> risposta, è caratterizzato da una preferenziale attivazione <strong>di</strong> uno o<br />

più sistemi.<br />

Ad esempio, l’ipoglicemia insulinica attiva in particolar modo la midollare del<br />

surrene, stimolando la produzione <strong>di</strong> catecolamine come l’adrenalina, la<br />

noradrenalina e la dopamina (che agiscono da neurotrasmettitori nel sistema<br />

nervoso centrale e da ormoni nella circolazione sanguigna), causando un<br />

aumento del battito car<strong>di</strong>aco, della pressione car<strong>di</strong>aca, dei livelli <strong>di</strong> glucosio nel<br />

sangue e una reazione generale del sistema nervoso simpatico.<br />

L’intensità, la durata e la frequenza dello stimolo, hanno anch’essi grande<br />

influenza sull’entità della risposta: stressors troppo potenti, frequenti e<br />

prolungati, sono in grado <strong>di</strong> superare le possibilità <strong>di</strong> resistenza dell’organismo,<br />

creando <strong>di</strong>stress e originando nel tempo un processo patologico.<br />

Al grado <strong>di</strong> novità, <strong>di</strong> preve<strong>di</strong>bilità e <strong>di</strong> evitabilità dello stressor, viene assegnato<br />

oggi un ruolo fondamentale nel determinare l’entità della risposta.<br />

12


- Significato adattivo ed evoluzionistico dello stress -<br />

Uno stimolo mai fronteggiato in precedenza e/o impreve<strong>di</strong>bile e/o inevitabile,<br />

induce infatti nel soggetto una risposta (in termini per esempio <strong>di</strong> ansia o <strong>di</strong><br />

rilascio <strong>di</strong> cortisolo) più ampia <strong>di</strong> quella indotta da uno stimolo conosciuto o<br />

evitabile.<br />

2) L’in<strong>di</strong>viduo influenza e produce invece le risposte <strong>di</strong> stress con caratteristiche<br />

che sono il risultato del patrimonio genetico <strong>di</strong> se stesso e <strong>di</strong> tutte le<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni psicologiche derivanti dall’esposizione, in perio<strong>di</strong> critici per lo<br />

sviluppo della personalità, a stressors <strong>di</strong> varia natura. In pratica intervengono in<br />

questa caratterizzazione non solo il sesso e l’età dell’in<strong>di</strong>viduo, ma tutte le<br />

attività dei sistemi neuroendocrino, neurovegetativo ed immunitario insieme al<br />

profilo della personalità.<br />

Possiamo dunque affermare, per quanto sopra esposto, che le risposte <strong>di</strong> stress<br />

sono <strong>di</strong>verse da soggetto a soggetto, anche se le teorie recenti descrivono<br />

fondamentalmente due modelli <strong>di</strong> risposta generale degli in<strong>di</strong>vidui sottoposti a<br />

stress: una attiva e la seconda passiva, che si ricollegano ai meccanismi istintivi<br />

<strong>di</strong> lotta ovvero <strong>di</strong> fuga a cui faveva riferimento W. Cannon, nei sui stu<strong>di</strong> condotti<br />

alla fine degli anni ’20.<br />

Gli stu<strong>di</strong> sino ad oggi condotti trovano unanime conferma che gli in<strong>di</strong>vidui attivi<br />

mostrano in genere una reattività maggiore rispetto ai passivi, con una<br />

predominante attivazione del sistema nervoso simpatico rispetto al parasimpatico<br />

e più elevati livelli <strong>di</strong>: pressione arteriosa, frequenza car<strong>di</strong>aca ed alcuni ormoni<br />

(come le catecolamine, la prolattina, l’ATCH ed il cortisolo) durante la fase <strong>di</strong><br />

stress.<br />

3) L’ambiente, quale sorgente degli stimoli stressogeni (sia esso interno o esterno),<br />

costituisce infine la terza componente della risposta <strong>di</strong> stress.<br />

Quello esterno, in particolare, può introdurre caratteristiche fisiche come la<br />

temperatura, il rumore e l’illuminazione, ma soprattutto tutti gli aspetti legati alla<br />

interazione sociale nei quali il soggetto è coinvolto.<br />

Analizzando con <strong>di</strong>scriminazione questi tre elementi e le mo<strong>di</strong>ficazioni dei parametri<br />

biochimici, fisici e comportamentali nei soggetti sottoposti a stress, possiamo valutare se<br />

le risposte fornite dall’organismo hanno assunto caratteristiche <strong>di</strong> normalità o <strong>di</strong><br />

patologia.<br />

“ Dal punto <strong>di</strong> vista comportamentale, la risposta <strong>di</strong> stress implica l’aumento della<br />

vigilanza, accompagnato nell’uomo dall’aumento dell’ansia e della<br />

preoccupazione che possono interagire con la risposta prettamente fisiologica<br />

allo stress, aggravandola “<br />

( McEwen, 2000 )<br />

Concludendo, l’in<strong>di</strong>vidualità gioca un ruolo fondamentale nella risposta <strong>di</strong> stress in<br />

quanto fattori puramente biologici (o appresi dalle esperienze precedenti), possono<br />

mo<strong>di</strong>ficare ra<strong>di</strong>calmente il tipo <strong>di</strong> risposta fornita dall’organismo.<br />

13


LA BIOLOGIA DELLO STRESS<br />

Secondo gli stu<strong>di</strong> più recenti, i sistemi che vengono coinvolti dalla risposta <strong>di</strong> stress (sul<br />

piano fisico e del comportamento) sono quello neuroendocrino, quello neurovegetativo e<br />

quello immunitario. La ricerca ha infatti evidenziato che questi sistemi agiscono in<br />

stretta inter<strong>di</strong>pendenza e sono legati fra loro attraverso il controllo del Sistema Nervoso<br />

Centrale (SNC).<br />

Il sistema neuroendocrino garantisce la risposta <strong>di</strong> stress attraverso l’asse Ipotalamo-<br />

Ipofisi-Surrene (HPA); il ruolo centrale che esso svolge nella risposta <strong>di</strong> stress è legato<br />

all’attivazione <strong>di</strong> quei processi omeostatici che controllano il metabolismo e la pressione<br />

arteriosa. Essi risultano pertanto essenziali in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> minaccia.<br />

In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> normalità (<strong>di</strong> non-stress), l’attività dell’asse HPA è caratterizzato da<br />

oscillazioni perio<strong>di</strong>che che seguono un ritmo biologico giornaliero chiamato anche<br />

circa<strong>di</strong>ano.<br />

In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress, si verifica un’ulteriore attivazione del sistema che comincia con<br />

il riconoscimento dello stimolo (fisico, psicosociale o metabolico) nel SNC.<br />

L’interpretazione dello stimolo viene tradotto, a livello <strong>di</strong> una zona dell’ipotalamo<br />

chiamata me<strong>di</strong>o-basale, in un rilascio neurochimico specifico (Corticotrophing<br />

Releasing Hormon - CRH) che induce la secrezione dell’ormone adrenocorticotropo<br />

(ACTH) dall’ipofisi, la quale stimola a sua volta la produzione <strong>di</strong> Cortisolo nella sezione<br />

corticale delle ghiandole surrenali.<br />

L’ipotalamo è una formazione <strong>di</strong> cellule della sostanza grigia, situata nel centro della<br />

base cranica.<br />

14


- La biologia dello stress -<br />

Ha connessioni con la corteccia celebrale, i centri del telencefalo, il talamo, l’epitalamo,<br />

il mesencefalo ed il bulbo, dai quali arrivano (o ai quali vanno) impulsi sensoriali vari e<br />

fibre nervose efferenti. Per queste ragioni è considerato il “cervello del cervello”. Esso<br />

assolve a funzione termoregolatrice, centro della fame, sazietà e della sete, regolazione<br />

della <strong>di</strong>uresi e della pressione ematica e collega il sistema nervoso centrale (SNC) con il<br />

sistema endocrino, sintetizzando e rilasciando ormoni verso l’ipofisi.<br />

Il piu’ importante fra questi segnali è un ormone definito come CRH (Corticotrophin<br />

Releasing Hormone), localizzato in modo <strong>di</strong>ffuso nel Sistema Nervoso Centrale (SNC),<br />

ma in particolare nei neuroni <strong>di</strong> una porzione specifica dell’ipotalamo chiamata PVN<br />

(porzione parvocellulare del nucleo paraventricolare). Da questo e attraverso i<br />

prolungamenti neuronali il CRH viene rilasciato nel circolo portale ipofisario.<br />

Il CRH (Corticotrophin Releasing Hormone ) viene qui considerato l’organizzatore<br />

esecutivo della risposta <strong>di</strong> stress.<br />

Altre cellule contenenti CRH, si trovano anche in altre zone dell’ipotalamo da dove<br />

proiettano ad altre areee. Il rilascio <strong>di</strong> CRH è anche influenzato da <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong><br />

neuropepti<strong>di</strong> con effetti stimolatori o eccitatori.<br />

I neuropepti<strong>di</strong> sono sostanze chimiche prodotte e rilasciate da cellule cerebrali o <strong>di</strong> altro<br />

tipo. Recenti stu<strong>di</strong> ipotizzano che i neuropepti<strong>di</strong> permetteranno in futuro, agli stu<strong>di</strong>osi,<br />

come meglio comprendere la chimica delle emozioni del corpo. Sono stati identificati da<br />

50 a 60 neuropepti<strong>di</strong>. Dal DNA si sviluppano i loro relativi recettori, composti dalla<br />

stessa sostanza ma <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni, che sono <strong>di</strong>stribuiti in molti <strong>di</strong>stretti<br />

corporei.<br />

E’ interessante notare che l’ipotalamo e l’amigdala (che sono considerati entrambi come<br />

gli elementi fondamentali del sistema limbico), possiedono una quantità <strong>di</strong> recettori<br />

molto superiori alle altre regioni del cervello. Oggi sappiamo che il cervello riesce a<br />

trasmettere informazioni in modo molto efficace, ma non solo per lo specializzato<br />

utilizzo delle cellule nervose, bensì grazie alla specificità dei recettori dei neuropepti<strong>di</strong><br />

che possono agire anche a “grande” <strong>di</strong>stanza.<br />

Anche l’amigdala dunque è coinvolta nell’interpretazione dello stimolo e nella<br />

conseguente risposta dell’organismo.<br />

15


Questo nucleo <strong>di</strong> sostanza grigia è la parte del cervello che controlla le emozioni e la<br />

memoria emotiva. Regola gli istinti necessari per la soppravvivenza. Ha la capacità <strong>di</strong><br />

contenere un sistema <strong>di</strong> comparazione dello stimolo ricevuto con le esperienze passate.<br />

Senza l’amigdala dunque, tutte le informazioni provenienti dall’esterno avrebbero la<br />

stessa importanza.<br />

La sezione PVN (porzione parvocellulare del nucleo paraventricolare) dell’ipotalamo è<br />

dunque un centro complesso <strong>di</strong> vie nervose afferenti ed efferenti, che <strong>di</strong>rigono<br />

informazioni e promuovono l’attivazione <strong>di</strong> altre strutture dell’encefalo in corso <strong>di</strong><br />

stress.<br />

L’ipofisi, o ghiandola pituitaria, (vedere anche la figura a pag. 15) è una piccola<br />

ghiandola endocrina ( 1gr. circa) situata alla base del cranio. É formata da due lobi che<br />

presiedono a funzionalità <strong>di</strong>verse, controllando attraverso la secrezione <strong>di</strong> numerosi<br />

ormoni, l’attività endocrina e metabolica <strong>di</strong> tutto l’organismo.<br />

Il lobo anteriore è denominato adenoipofisi, il lato posteriore neuroipofisi.<br />

Figura 3A – Pagina 11 Figura 3B – Pagina 11<br />

Questa ghiandola comunica con l’ipotalamo attraverso due connessioni: una vascolare<br />

ed una seconda nervosa.<br />

L’ormone ACTH (adrenocorticotropo) prodotto dalla adenoipofisi, attiva la secrezione<br />

ormonale della corteccia surrenale che produce il cortisolo.<br />

Enfatizzo che mentre il CRH agisce, in fase <strong>di</strong> stress, sulla secrezione <strong>di</strong> ACTH,<br />

quest’ultimo stimola il rilascio <strong>di</strong> cortisolo.<br />

Il cortisolo è in<strong>di</strong>spensabile alla sopravvivenza, nei casi <strong>di</strong> stress psico-fisico severo. La<br />

sua principale funzione è quella <strong>di</strong> indurre un aumento della glicemia, contrastare le<br />

infiammazioni e quin<strong>di</strong> svolgere un’azione anti-immunitaria. I suoi livelli nel circolo<br />

ematico aumentano con esercizi fisici molto intensi, reazioni <strong>di</strong> attacco o fuga, <strong>di</strong>giuni<br />

prolungati ed interventi chirurgici. Inibisce le funzioni corporee non necessarie per<br />

perio<strong>di</strong> brevi, per garantire la massima funzionalità ad alcuni organi vitali.<br />

Un’eccessiva produzione <strong>di</strong> cortisolo, se non viene limitato da meccanismi <strong>di</strong> feedback<br />

negativo, può rivelarsi a lungo termine controproducente, favorendo così<br />

l’insorgenza <strong>di</strong> patologie.<br />

16


- La biologia dello stress -<br />

In con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> stress, inoltre, vengono prodotte endorfine ed encefalite che alleviano<br />

la percezione del dolore, viene inibita la <strong>di</strong>gestione; all’interno delle arterie più<br />

importanti la pressione aumenta, il cuore batte più in fretta e se lo stress <strong>di</strong>viene cronico<br />

si osserva una rapida usura delle con<strong>di</strong>zioni psico-somatiche e/o mo<strong>di</strong>ficazioni del<br />

comportamento.<br />

Gli organismi vecchi, non solo hanno problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sattivazione della risposta allo stress<br />

dopo il termine dello stimolo che lo ha generato, ma secernono quantità superiori <strong>di</strong><br />

ormoni legati allo stress anche nei perio<strong>di</strong> normali non stressanti. I livelli <strong>di</strong> adrenalina e<br />

noradrenalina a riposo, infatti, aumentano con l’età sia nei ratti che negli esseri umani. I<br />

gerontologi contemporanei considerano anziane le persone oltre i 70 anni, e gli stu<strong>di</strong> più<br />

recenti hanno <strong>di</strong>mostrato che in quest’ultimo gruppo <strong>di</strong> età vi è, a riposo, un aumento dei<br />

glucocorticoi<strong>di</strong>.<br />

17


18<br />

IPOFISI<br />

(costituita da Neuro e AdenoIpofisi):<br />

NEUROIPOFISI:<br />

- ADH (anti<strong>di</strong>uretic hormone – vasopressina)<br />

- OXITOCINA (contrazione muscolatura<br />

dell’utero e dotti lattiferi)<br />

ADENOIPOFISI:<br />

- ACTH (ormone corticotropo)<br />

- FSH (ormone follicolo-stimolante)<br />

- LH (ormone gonadotropina luteinizzante)<br />

- TSH (ormone tireotropo)<br />

- MSH (melanocyte-stimulating hormone)<br />

- GH (ormone somatotropo)<br />

- PRL (prolattina)<br />

IPOFISI e IPOTALAMO sono situati al centro della base<br />

cranica, <strong>di</strong>etro il chiasma ottico. L’IPOTALAMO è una<br />

parte del <strong>di</strong>encefalo ed è in rapporto con il compartimento<br />

inferiore del 3° ventricolo. L’IPOFISI è vicina al seno<br />

sfenoidale. 1) EPIFISI; 2) IPOTALAMO; 3) Lobo posteriore<br />

del’ipofisi; 4) Lobo anteriore dell’ipofisi; 5) seno sfenoidale; 6) Peduncolo ipofisario; 7) Chiasma ottico; 8) 3° ventricolo.<br />

Nel lobo posteriore dell’ipofisi gli assoni delle cellule<br />

secernenti dell’ipotalamo immettono neurormoni<br />

<strong>di</strong>rettamente nel sangue. D’altra parte, l’ipotalamo libera<br />

altri ormoni in un sistema portale in corrispondenza del<br />

peduncolo ipofisario. Tali ormoni raggiungono<br />

<strong>di</strong>rettamente le cellule bersaglio nel lobo anteriore della<br />

Rappresentazione schematica delle <strong>di</strong>fferenze del controllo ipofisi e lo inducono a loro volta a secernere ormoni:<br />

Ipotalamico sull’Adenoipofisi e sulla Neuroipofisi, RH, ormoni 1-Produzione ormoni <strong>di</strong> rilascio; 2-Produzione <strong>di</strong> neuro-<br />

che stimolano il rilascio degli ormoni dell’adenoipofisi; RIH, ormoni; 3-Ipotalamo; 4-Peduncolo ipofisario;<br />

ormoni che inibiscono il rilascio degli ormoni adenoipofisari. 5-Terminazioni nervose; 6-Arteria; 7-Lobo posteriore<br />

8-Capillari; 9-Vena; 10- Lobo anteriore; 11-Sinusoi<strong>di</strong>;<br />

12- Cellule secernenti ormoni; 13-Terminazioni fibre<br />

nervose neuroematiche.


- Fasi dello stress e patologie correlate -<br />

FASI DELLO STRESS E PATOLOGIE CORRELATE<br />

Lo STRESS agisce nel nostro organismo in una progressione che determina tre sta<strong>di</strong>:<br />

- La REAZIONE D’ALLARME<br />

- Lo STADIO DI RESISTENZA O DI ADATTAMENTO<br />

- Lo STADIO DI ESAURIMENTO<br />

Le modalità con cui può alterare l’assetto <strong>di</strong> organi e sistemi sono:<br />

- Interagendo con altri fattori <strong>di</strong> rischio ed aumentando le probabilità <strong>di</strong> insorgenza<br />

della malattia somatica.<br />

- Scatenando o precipitando un episo<strong>di</strong>o acuto.<br />

- Peggiorando il decorso della malattia o la risposta ai trattamenti.<br />

Elenco delle Patologie e delle Con<strong>di</strong>zioni correlate alla SINDROME STRESSOGENA:<br />

Patologia coronarica<br />

APPARATO CARDIOVASCOLARE: Ipertensione - Ictus<br />

Alterazioni del ritmo car<strong>di</strong>aco<br />

MUSCOLI: Mal <strong>di</strong> testa – Mal <strong>di</strong> schiena<br />

APPARATO RESPIRATORIO: Asma – Febbre da fieno<br />

SISTEMA IMMUNITARIO: Deficienza immunitaria<br />

Ulcera – Intestino irritabile<br />

APPARATO DIGERENTE: Diarrea - Nausea e Vomito<br />

Colite ulcerativa<br />

APPARATO GENITALE-URINARIO: Problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>uresi – Impotenza – Frigi<strong>di</strong>tà<br />

APPARATO TEGUMENTARIO: Eczema – Neurodermatite – Acne<br />

SISTEMA SCHELETRICO: Diminuisce la sintesi della matrice ossea, accelerando<br />

l’osteoporosi<br />

APPARATO ENDOCRINO: Diabete mellito – Amenorrea<br />

Stanchezza e letargia<br />

SISTEMA NERVOSO CENTRALE: Eccessiva assunzione <strong>di</strong> cibo – Insonnia e Depressione<br />

19


NOTA SULLA DEPRESSIONE<br />

I terapisti cognitivisti della University of Pennsylvania come Aaron Beck, ritengono che<br />

la depressione non sia un problema emozionale, bensì un <strong>di</strong>sturbo del pensiero, dove i<br />

soggetti vedono il mondo e le loro situazioni personali in modo <strong>di</strong>storto, con<br />

atteggiamento marcatamente negativo.<br />

Una delle più comuni caratteristiche <strong>di</strong> questo stato è il ritardo psicomotorio,<br />

evidenziato da lentezza nei movimenti e nella comunicazione verbale. Qualsiasi cosa si<br />

compia, richiede al soggetto un grande sforzo mentale e fisico.<br />

Usando una espressione semplice, si può anche affermare che la depressione si può<br />

manifestare quando la corteccia cerebrale crea un pensiero astratto negativo e convince<br />

il cervello che si tratta invece <strong>di</strong> un fatto reale quanto può esserlo uno stress fisico. In<br />

questa prospettiva, nei depressi, la corteccia comunica abitualmente situazioni tristi al<br />

resto del cervello. Partendo dunque da questa ipotesi, si potrebbe affermare che<br />

interrompere quel tipo <strong>di</strong> connessioni sinapsiche da quella parte della corteccia, il resto<br />

del cervello potrebbe interrompere la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> depressione.<br />

Molte persone affette da quella che viene definita depressione maggiore, presentano<br />

anomalie come per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> interesse per il sesso, alterazioni del ciclo veglia-sonno,<br />

<strong>di</strong>minuzione dell’appetito ascrivibili nei cosidetti “sintomi vegetativi“. Il paziente<br />

depresso presenta livelli elevati <strong>di</strong> glucocorticoi<strong>di</strong> come se fosse un animale inseguito da<br />

un predatore. Nella sua realtà il depresso combatte una battaglia mentale impari, dove<br />

viene avvertita insistentemente la sensazione <strong>di</strong> un grande pericolo incombente, con<br />

per<strong>di</strong>te motivazionali molto forti a vivere il presente.<br />

Il depresso tende a rinunciare persino a fare le cose più semplici che potrebbero<br />

migliorargli la vita.<br />

Vi sono inoltre in questi soggetti delle evidenze <strong>di</strong> chimica cerebrale anomala rispetto a<br />

persone che non presentano tale <strong>di</strong>sturbo. Molti ricercatori ritengono che i problemi<br />

neurochimici nella depressione coinvolgano sia la noradrenalina che la serotonina.<br />

Robert M. Sapolsky sostiene che esistono tuttavia soggetti che cadono in profonda<br />

depressione ciclicamente (ad esempio durante la stagione invernale), e sostiene che:<br />

“In<strong>di</strong>pendentemente dagli eventi esterni della vita, c’è un orologio biologico che ha<br />

qualcosa a che fare con l’umore e il cui tichettio ha qualcosa che non và”.<br />

20


- Cognizione ed emozioni secondo la teoria cognitiva -<br />

COGNIZIONE ED EMOZIONI SECONDO LA TEORIA COGNITIVA<br />

Lo stress sperimentato nella vita quoti<strong>di</strong>ana, quin<strong>di</strong> l’esperienza intima degli in<strong>di</strong>vidui,<br />

è un fenomeno che <strong>di</strong>pende da <strong>di</strong>versi fattori. La psicologia cognitiva parla <strong>di</strong> “<strong>di</strong>atesistress”<br />

proprio per in<strong>di</strong>care come l’instaurarsi <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo psichico come ad esempio<br />

un <strong>di</strong>sturbo d’ansia o una depressione, <strong>di</strong>penda non solo da un evento scatenante<br />

(stressor) ma anche da una pre<strong>di</strong>sposizione dell’in<strong>di</strong>viduo (<strong>di</strong>atesi).<br />

Per chiarire quanto pesi la personalità dell’in<strong>di</strong>viduo nell’interpretazione degli eventi, è<br />

necessario far riferimento ad alcuni aspetti teorici del pensiero cognitivo, espressi in<br />

sintesi nei seguenti punti citati nel libro <strong>di</strong> Clark/Beck/Alford - Teorie e Terapie Cognitive<br />

della Depressione :<br />

- La capacità <strong>di</strong> elaborare informazioni e <strong>di</strong> costruire rappresentazioni cognitive<br />

dell’ambiente è essenziale per l’adattamento e la sopravvivenza degli esseri umani.<br />

- Il processo <strong>di</strong> elaborazione delle informazioni da parte degli esseri umani avviene a<br />

vari livelli <strong>di</strong> coscienza al fine <strong>di</strong> migliorare la propria efficienza e adattabilità.<br />

- Una delle principali funzioni del processo <strong>di</strong> elaborazione delle informazioni è la<br />

costruzione personale della realtà.<br />

- Il processo <strong>di</strong> elaborazione delle informazioni funge da principio guida per le<br />

componenti emozionali, comportamentali e fisiologiche dell’esperienza umana.<br />

- Il funzionamento cognitivo consiste in una continua interazione tra processi <strong>di</strong><br />

or<strong>di</strong>ne inferiore guidati dagli stimoli, e processi semantici <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne superiore.<br />

(quest’ultimo è un processo inferenziale, comprende attività <strong>di</strong> selezione, elaborazione<br />

e trasformazione dell’esperienza da parte delle strutture cognitive superiori).<br />

- Le costruzioni cognitive sono, nella migliore delle ipotesi, una rappresentazione<br />

approssimativa dell’esperienza.<br />

- Le strutture per l’attribuzione <strong>di</strong> significato (schemi) si sviluppano attraverso ripetute<br />

interazioni tra ambiente e schemi elementari innati.<br />

- L’organizzazione della rappresentazione <strong>di</strong> significato è caratterizzata da <strong>di</strong>fferenti<br />

livelli <strong>di</strong> concettualizzazione. I concetti più ampi e generali includono unità strutturali<br />

inferiori e più specifiche.<br />

- Le strutture <strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> significato incluse nel sistema <strong>di</strong> elaborazione delle<br />

informazioni sono caratterizzate da soglie <strong>di</strong> attivazione <strong>di</strong>verse.<br />

- Nel sistema <strong>di</strong> elaborazione delle informazioni sono rappresentati due orientamenti: il<br />

primo mirato agli obiettivi primari dell’organismo ed il secondo ad obiettivi<br />

costruttivi secondari.<br />

- I <strong>di</strong>sturbi psicologici sono caratterizzati da un’attivazione eccessiva e/o deficitaria <strong>di</strong><br />

specifiche strutture <strong>di</strong> attribuzione <strong>di</strong> significato del sistema <strong>di</strong> elaborazione delle<br />

informazioni.<br />

- La mo<strong>di</strong>ficazione delle strutture <strong>di</strong> attribuzione <strong>di</strong> significato è essenziale per il<br />

processo <strong>di</strong> cambiamento degli esseri umani.<br />

21


L’idea centrale che emerge dalla teoria cognitiva è come gli eventi “reali” vengano<br />

interpretati dall’in<strong>di</strong>viduo e visti “soggettivamente”.<br />

La lettura che gli in<strong>di</strong>vidui danno agli eventi è quin<strong>di</strong> centrale nella gestione delle<br />

proprie emozioni.<br />

Ogni emozione rappresenta un messaggio ben preciso costruito nel tempo dall’in<strong>di</strong>viduo<br />

parallelamente ai propri “schemi mentali” e coerente con tematiche specifiche.<br />

Le emozioni dell’ansia o della paura derivano infatti dal senso <strong>di</strong> minaccia percepito<br />

dall’in<strong>di</strong>viduo (ad esempio: “mia moglie potrebbe morire e io senza <strong>di</strong> lei non potrei<br />

farcela...”).<br />

L’emozione della depressione è legata ad una per<strong>di</strong>ta che è già avvenuta o che è certa<br />

(ad esempio: “sono stato licenziato, non valgo nulla, non c’è rime<strong>di</strong>o...”).<br />

La rabbia è legata alla convinzione che il soggetto sia vittima <strong>di</strong> un’ingiustizia (ad<br />

esempio: “non avrebbero dovuto farmi ciò...”, “non è giusto che io sia malato e gli altri<br />

no...”).<br />

La colpa è legata alla percezione <strong>di</strong> aver commesso qualcosa <strong>di</strong> ingiusto o in alcuni casi<br />

<strong>di</strong> essere beneficiari <strong>di</strong> una situazione ingiusta (come nel caso del senso <strong>di</strong> colpa del<br />

“sopravvissuto” ad un <strong>di</strong>sastro aereo).<br />

La felicità è infine legata alla percezione <strong>di</strong> un guadagno, inteso in senso lato,<br />

economico, affettivo, eccetera (ad esempio: “sono felice perchè mi hanno assunto in<br />

un’azienda nella quale speravo tanto <strong>di</strong> riuscire ad entrare...”).<br />

I precedenti esempi trattano solo le emozioni primarie per spiegare come anche queste<br />

risentano dell’interpretazione anche a livello sub-cosciente dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

Le emozioni secondarie, come ad esempio la vergogna, sono influenzate anch’esse dagli<br />

schemi e dalle tematiche della persona che le prova.<br />

Quello che emerge è quin<strong>di</strong> come le persone costruiscano una propria<br />

rappresentazione del mondo che percepiscono intorno a loro, e in base a questa<br />

provino le proprie emozioni; questo spiega perchè soggetti con stili <strong>di</strong> vita analoghi,<br />

possano provare emozioni tanto <strong>di</strong>verse tra loro e <strong>di</strong>versificare così la propria<br />

risposta a stimoli che presentano identiche caratteristiche.<br />

22


- Filosofia dei klesa ( afflizioni ) secondo Patanjali -<br />

FILOSOFIA DEI KLESA (AFFLIZIONI) SECONDO PATANJALI<br />

Nella molteplicità delle manifestazioni stressogene, delle loro possibili conseguenze e<br />

soluzioni, la <strong>di</strong>sciplina dello <strong>Yoga</strong> della tra<strong>di</strong>zione offre un ampio spettro <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>te<br />

considerazioni. Partendo da un’analisi delle afflizioni che da sempre limitano lo sviluppo<br />

spirituale dell’uomo, esse portano a sottili intuizioni su quelli che potremo considerare<br />

importanti presupposti psicologici. Sono anche questi che creano le con<strong>di</strong>zioni<br />

caratteriali dei singoli in<strong>di</strong>vidui ai sintomi stressogeni e alle loro conseguenze.<br />

“ Semina un pensiero e raccoglierai un’azione,<br />

semina un’azione e raccoglierai un’abitu<strong>di</strong>ne,<br />

semina un’abitu<strong>di</strong>ne e raccoglierai un carattere<br />

semina un carattere e raccoglierai un destino “<br />

23<br />

( Charles Reade - XIX Secolo )<br />

Se pren<strong>di</strong>amo in esame le problematiche che un in<strong>di</strong>viduo normalmente affronta nel<br />

corso dell’esistenza contemporanea, troveremo conferme che l’uomo vive oggi, per sua<br />

natura mentale, situazioni <strong>di</strong> errata interpretazione delle proprie esperienze. Questo<br />

malinteso era già ampiamente descritto su testi antichi, tramandati dalle principali<br />

culture filosofico-religiose. Di questi conserviamo fortunatamente documenti, traduzioni<br />

ed interpretazioni.<br />

Lo <strong>Yoga</strong>sutra <strong>di</strong> Patanjali è, insieme alla Bhagavad Gita, alle Upanishad e all’Hatha<br />

<strong>Yoga</strong> Pra<strong>di</strong>pika, uno dei testi fondamentali dello <strong>Yoga</strong> che sviluppano questo argomento<br />

in modo magistralmente profondo.<br />

Patanjali è ritenuto uno dei massimi interpreti dell’ashatanga <strong>Yoga</strong> ( lo <strong>Yoga</strong> in otto<br />

membra che viene riconosciuto come <strong>di</strong>sciplina elettiva per raggiungere il “ kaivalya”).<br />

E’ vissuto secondo molti esperti intorno al 400 a.C., anche se molti filosofi moderni<br />

hanno postdatato al tardo me<strong>di</strong>oevo la redazione dei suoi <strong>Yoga</strong> sutra coi celebri<br />

insegnamenti. Il testo illustra in sintesi il cammino del sadhaka (o allievo) volto alla più<br />

elevata realizzazione del sé.<br />

L’opera è composta <strong>di</strong> 196 aforismi o versi, scritti in lingua sanscrita estremamente<br />

concisa, sud<strong>di</strong>visi in quattro sezioni:<br />

Sezione I - Samadhi Pada <strong>di</strong> 51 sutra o aforismi, che trattano inizialmente la natura<br />

generale dello <strong>Yoga</strong> e l’approccio al samadhi, ovvero lo stato contemplativo che è<br />

lo sta<strong>di</strong>o più elevato <strong>di</strong> unione con il sé.<br />

Sezione II - Sadhana Pada <strong>di</strong> 55 sutra, che contiene, nella teoria dei Klesa,


un’analisi magistrale della sofferenza che la vita umana comporta e nella seconda<br />

parte, le prime cinque pratiche dello <strong>Yoga</strong> esteriore o bahiranga. Lo scopo <strong>di</strong> questa<br />

sezione è quello <strong>di</strong> formare l’adepto alla pratica dello <strong>Yoga</strong> superiore. Sadhana<br />

significa letteralmente ciò che conduce alla verità – Il cammino che porta alla<br />

realizzazione spirituale.<br />

Sezione III - Vibhuti Pada <strong>di</strong> 56 sutra, conduce lo yogin all’approfon<strong>di</strong>ta<br />

conoscenza delle tre rimanenti tecniche interiori: antaranga o più precisamente<br />

Samyama e parla dei poteri o siddhi che queste tecniche conferiscono. Vibhuti<br />

significa letteralmente poteri.<br />

Sezione IV - Kaivalya Pada <strong>di</strong> 34 sutra, dove si commentano gli aspetti filosofici e<br />

le problematiche implicite nello stu<strong>di</strong>o e nella pratica yogica. Il termine Kaivalya<br />

in<strong>di</strong>ca liberazione: liberazione definitiva dall’esistenza con<strong>di</strong>zionata o samsara, cioè<br />

il ciclo delle rinascite secondo la cultura Hindù.<br />

Tornando alle afflizioni dell’uomo, nella sezione II,3 degli <strong>Yoga</strong>sutra <strong>di</strong> Patanjali,<br />

vengono trattati le pricipali fonti che <strong>di</strong>vengono inconsapevolmente seme <strong>di</strong> sofferenza<br />

umana: la prima <strong>di</strong>venta la causa scatenante delle restanti. Il dolore è qualche cosa che<br />

deriva da un evento, ma l’afflizione o la sofferenza derivano dal dare continuità alla<br />

prima sensazione, con il supporto della memoria e dell’immaginazione.<br />

I klesa o afflizioni sono rispettivamente: Avidya; Asmita; Raga; Dvesa; Abhinivesa e<br />

vengono descritte in relazione tra loro come le ra<strong>di</strong>ce, il tronco, le foglie ed il frutto in<br />

un albero:<br />

- Avidya è la forza che si oppone alla conoscenza in modo fraudolento. É uno stato <strong>di</strong><br />

ignoranza. E’ “prendere il non-eterno, l’impuro, il male e il non-atman per eterno,<br />

puro, buono, e atman”. E’ la per<strong>di</strong>ta della consapevolezza sulla natura del proprio sè<br />

e della realtà che noi fondamentalmente siamo. E questo stato allontana l’uomo dalla<br />

verità.<br />

- Asmita in<strong>di</strong>vidua un senso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidualità (che nasce da avidya). E’ la ricerca delle<br />

esperienze piacevoli ed il rifiuto delle sgradevoli; l’identificazione con il corpo, con<br />

il pensiero, con l’emotività umana.<br />

- Raga in<strong>di</strong>ca l’attrazione che consegue all'esperienza del piacere (anche questo viene<br />

in<strong>di</strong>cato da Pantanjali come sorgente <strong>di</strong> afflizioni)<br />

- Dvesa è al contrario l’avversione e la repulsione per gli oggetti che ci ricordano<br />

esperienze negative visitate in passato<br />

- Abhinivesa identifica invece la volontà <strong>di</strong> vivere ed un eccessivo attaccamento alla<br />

vita che domina anche il sapiente.<br />

24


- Filosofia dei klesa ( afflizioni ) secondo Patanjali -<br />

“ Proprio come un seme è seminato nel terreno, così l’impronta <strong>di</strong> ogni esperienza viene<br />

impressa nella mente. Queste impronte <strong>di</strong> esperienze sono vive. Esse hanno il loro<br />

<strong>di</strong>retto potere <strong>di</strong> ricreare l’intera esperienza che le ha prodotte primariamente. Infatti<br />

ogni impressione cerca la ripetizione della corrispondente esperienza originale. Quin<strong>di</strong><br />

il desiderio tende sempre a guadagnare forza se esso è sod<strong>di</strong>sfatto. Questa è la vera<br />

natura del desiderio. Così, poichè l’impressione <strong>di</strong> una particolare esperienza o <strong>di</strong> un<br />

particolare esau<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un desiderio, <strong>di</strong>venta sempre più profondamente confermato<br />

da ogni successivo esau<strong>di</strong>mento dello stesso desiderio, quell’impressione comincia a<br />

svilupparsi in una definitiva tendenza della mente. Il desiderio perciò non è mai saziato<br />

dal suo esau<strong>di</strong>mento. Le pre<strong>di</strong>lezioni della mente sono proprio in attesa <strong>di</strong> essere<br />

stimolate. Non appena il desiderato oggetto è visto ancora una volta all’esterno, o se ne<br />

sente parlare, o anche soltanto se ne pensa, imme<strong>di</strong>atamente il desiderio si ripresenta.<br />

Esso manifesta se stesso e stimola la mente ad andare all’esterno. Quando queste onde<br />

<strong>di</strong> pensiero fluiscono nella mente, l’immaginazione è chiamata in gioco per mostrare<br />

quanto dolce e desiderabile è l’oggetto e come seducenti sono le sue attrazioni. Nel<br />

momento in cui l’immaginazione viene così impegnata, questi pensieri si manifestano<br />

come una forte bramosia. Tali pensieri, con l’immaginazione che gioca su <strong>di</strong> essi,<br />

incatenano l’uomo. La sua totale identificazione con i vari stati d’animo della mente lo<br />

rendono schiavo dei desideri che operano dentro <strong>di</strong> essa. Così, quando è sentito lo<br />

stimolo, voi siete sospinti da esso. Anche l’aspetto della volontà dell’ego è legato al<br />

desiderio naturale della mente. L’uomo è così portato ad avventurarsi sull’intera<br />

materia e l’in<strong>di</strong>viduo è spinto all’azione per sod<strong>di</strong>sfare il suo desiderio. Essendo<br />

sod<strong>di</strong>sfatto il desiderio, il circolo vizioso è ancora una volta completato. Ancora una<br />

volta, essendo stata completata quell’esperienza, l’impressione incisa nella mente è<br />

<strong>di</strong>ventata ancora più profonda. Questo è il circolo in cui l’essere umano è catturato.<br />

Egli è come un giocattolo, un fantoccio, un oggetto del gioco della mente che rifiuta<br />

ogni limitazione. La mente vuole essere piena <strong>di</strong> desideri e agitazioni, e non vuole<br />

essere controllata. A meno che essa non sia osservata e <strong>di</strong>sciplinata giornalmente,<br />

l’uomo vivrà la sua vita come una bambola e terminerà la sua vita in schiavitù. La vasta<br />

maggioranza degli esseri umani sono solo spinti e travolti da ogni piccolo desiderio e<br />

impulso della mente. Essi non hanno alcuna libertà. La libertà in<strong>di</strong>viduale è solo un<br />

mito. Possono avere libertà <strong>di</strong> stampa, <strong>di</strong> parola, ma fintanto e finchè gli uomini non<br />

hanno avuto il controllo sulle loro menti, sui loro desideri e impulsi, essi vivono<br />

praticamente in schiavitù e la loro libertà è soltanto un nome. Quando l’uomo ha una<br />

comprensione della mente, e scopre come essa agisce, allora sarà capace <strong>di</strong> afferrarla.<br />

Qui c’è uno degli aspetti più importanti della manifestazione della mente. Poichè il<br />

pensiero “ io“ è totalmente nella presa della mente, l’uomo è incapace <strong>di</strong> penetrare nel<br />

cuore del suo essere dove giace il centro della sua coscienza. Questa ineffabile<br />

esperienza <strong>di</strong> libertà viene negata dalla mente all’uomo precisamente nel modo che è<br />

stato detto.<br />

( Swami Chidananda – La misteriosa Mente e il suo controllo )<br />

25


Queste situazioni umane, portano le persone ad accumulare tensioni che spesso sono<br />

inconsapevoli ed agiscono per lunghi perio<strong>di</strong> della vita, in modo non manifesto,<br />

favorendo il loro <strong>di</strong>lagare, dapprima nel piano mentale e successivamente sul piano<br />

fisico. Patanjali classifica queste tensioni in quattro tipologie <strong>di</strong>verse: a) dormienti o in<br />

quiete; b) attenuate o sottili; c) espanse o pienamente attive; d) alternanti o <strong>di</strong>sperse.<br />

Lo stress è a tutti gli effetti, come già trattato, una forma <strong>di</strong> tensione.<br />

- Un klesa dormiente è soltanto in forma latente, potenziale; non può manifestarsi<br />

perchè mancano gli adeguati presupposti.<br />

- La con<strong>di</strong>zione attenuata è una forma <strong>di</strong> tensione presente ma lieve, pur non essendo<br />

attiva può manifestarsi nel momento in cui subentra uno stimolo.<br />

- La con<strong>di</strong>zione espansa è invece una con<strong>di</strong>zione manifesta <strong>di</strong> sofferenza, un vortice<br />

psicologico che coinvolge l’intero essere. La sua manifestazione è totalmente evidente.<br />

- La manifestazione <strong>di</strong>spersa <strong>di</strong> un klesa in<strong>di</strong>ca invece due tendenze in opposizione tra<br />

loro che si manifestano alternativamente come un’avvicendamento tormentoso <strong>di</strong><br />

sentimenti <strong>di</strong> attrazione e repulsione, che nascono comunque da forme <strong>di</strong> attaccamento<br />

agli oggetti materiali o immateriali della vita.<br />

L’approfon<strong>di</strong>mento della teoria dei Klesa ci porta a riconoscere in essi le cause <strong>di</strong> tutti i<br />

dolori e le sofferenze dell’uomo. E’ necessario dunque indagare continuamente per<br />

osservare il grado <strong>di</strong> presenza <strong>di</strong> queste tensioni. Questa consapevolezza della nostra<br />

realtà interiore, può permetterci <strong>di</strong> intraprendere quel cammino verso un luogo <strong>di</strong> pace,<br />

dove ognuno si sente bene ed è felice <strong>di</strong> esistere.<br />

E’ interessante anche osservare che l’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della Sanità definisce la<br />

salute “uno stato <strong>di</strong> benessere completo, fisico, mentale e sociale”.<br />

L’osservazione delle nostre tensioni sul piano fisico, psichico ed emozionale, sono<br />

dunque ottimi presupposti per analizzare i <strong>di</strong>versi aspetti dello stress e definirne i<br />

contorni.<br />

L’adozione <strong>di</strong> adeguate pratiche <strong>yoga</strong>, con il supporto iniziale <strong>di</strong> un insegnante ed uno<br />

stile <strong>di</strong> vita improntato sull’austerità e sulla costanza, <strong>di</strong>venteranno il rime<strong>di</strong>o migliore<br />

per dominare sempre le situazioni stressogene o quanto meno circoscriverne gli effetti<br />

più dannosi.<br />

Accontentarci del raggiungimento <strong>di</strong> un grado <strong>di</strong> parziale benessere sul piano fisico e<br />

mentale, ci porta nella zona <strong>di</strong> conforto dove subiremo l’illusione <strong>di</strong> uno stato “sattvico”<br />

o <strong>di</strong> equilibrio, Questo atteggiamento ci avvicina però al rischio <strong>di</strong> un arresto nel<br />

cammino <strong>di</strong> crescita spirituale. Dunque l’allievo devoto non perderà mai <strong>di</strong> vista il<br />

sentiero davanti a sè.<br />

26


- Filosofia dei klesa ( afflizioni ) secondo Patanjali -<br />

Nello <strong>Yoga</strong>, la pratica per l’attenuazione dei klesa è in<strong>di</strong>cata nel testo della Hata<strong>yoga</strong>-<br />

Pra<strong>di</strong>pika attraverso un insieme <strong>di</strong> posizioni, gesti o contrazioni atti a trattenere o<br />

<strong>di</strong>rigere la circolazione del prana, l’energia vitale che fluisce nel corpo.<br />

Queste pratiche vengono definite come Mudra e, secondo il testo, la pratica costante <strong>di</strong><br />

queste è in grado <strong>di</strong> conferire particolari poteri all’adepto. L’Hata<strong>yoga</strong>-Pra<strong>di</strong>pika ne<br />

menziona 10 ed in<strong>di</strong>ca nella Mahamudra l’esercizio elettivo per vincere sull’afflizione<br />

dell’avidya:<br />

III, 10 – Si comprima il perineo col tallone del piede sinistro e dopo aver allungato in<br />

fuori la gamba destra, si afferri saldamente il piede destro con le mani.<br />

III, 11 – Mentre si effettua la contrazione della gola, si porti verso l’alto il prana lungo<br />

la susumna. Allora, come un serpente <strong>di</strong>sturbato con un bastone si risveglia e si<br />

irrigi<strong>di</strong>sce come una bacchetta.<br />

III, 12 – Così la Sakti arrotolata (kundali) si raddrizza subitaneamente: a questo punto<br />

si genera uno stato <strong>di</strong> morte per le due na<strong>di</strong><br />

III, 13 – Poi si espiri molto lentamente e senza violenza: questa è invero in<strong>di</strong>cata come<br />

mahamudra dai potenti siddha.<br />

III, 14 – Le afflizioni, a cominciare dai gran<strong>di</strong> klesa e dalla morte, vengono <strong>di</strong>strutte:<br />

per questo motivo gli ottimi saggi tra i saggi la chiamano mahamudra.<br />

III, 15 – Dopo averla praticata con la parte lunare (cioè sinistra) del corpo, la si<br />

esegua successivamente con la parte destra: quando si raggiunge un numero<br />

uguale <strong>di</strong> esecuzioni dal lato destro e dal lato sinistro, allora si sospenda la<br />

mudra.<br />

Mahamudra (Figure A e B <strong>di</strong> pagina 25) non è un semplice esercizio <strong>di</strong> asana o<br />

positura, come potrebbe apparire, ma è una pratica molto profonda <strong>di</strong> rotazione della<br />

coscienza in <strong>di</strong>versi punti del corpo (sambhavi; khecari; mula; e bindu) e implica la<br />

conoscenza <strong>di</strong> altre tecniche (arohan-avarohan; unmani-mudra; khecari-mudra;<br />

sambhavi-mudra; kumbhaka) che per la loro complessità dovranno essere apprese da un<br />

Insegnante qualificato.<br />

27


Figure A – Prima positura parte destra per il Mahamudra (il grande sigillo)<br />

Figura B – Seconda positura parte destra per il Mahamudra (il grande sigillo)<br />

Mahamudra ci affranca dai nostri veleni psichici e ci prepara alla concentrazione.<br />

28


- I guna -<br />

I GUNA<br />

Nel sistema filosofico Samkya (uno dei sei sistemi ortodossi della Filosofia in<strong>di</strong>ana),<br />

i guna identificano le tre qualità che costituiscono la Natura materiale del Creato o<br />

Prakriti, il Principio Cosmico femminile in continuo movimento, costante evoluzione e<br />

manifesta trasformazione.<br />

I tre guna sono le cause <strong>di</strong> questo movimento, ovvero le modalità <strong>di</strong> manifestazione<br />

attraverso le quali Prakriti si rivela nell’universo. Nello stato primor<strong>di</strong>ale questa vede i<br />

tre guna in perfetto equilibrio tra loro. Una qualsiasi interruzione <strong>di</strong> questo equilibrio,<br />

conduce ad un cambiamento della sostanza originale. Questo ha come conseguenza la<br />

manifestazione.<br />

- Sattva è il primo gra<strong>di</strong>no della manifestazione ed in<strong>di</strong>ca la luminosità, l’equilibrio,<br />

la consapevolezza, la saggezza, la salute, la virtù, la pace e la calma.<br />

- Rajas rappresenta l’attività, l’eccitazione, la passione, il desiderio, l’egoismo,<br />

l’attaccamento, l’instabilità<br />

- Tamas in<strong>di</strong>ca indolenza, letargicità, pigrizia, ignoranza, oscurità, inerzia, illusione,<br />

apatia, in<strong>di</strong>fferenza.<br />

I tre guna si manifestano continuamente in ogni aspetto dell’esistenza umana. Così<br />

quando prevale rajas, le persone tendono ad essere superattive, frenetiche, molto<br />

attaccate alla vita, con gran<strong>di</strong> ambizioni sulle cose e sul mondo esterno.<br />

Se al contrario prevale il tamas, l’in<strong>di</strong>viduo mostrerà scarso interesse per la vita, con<br />

coscienza sociale attenuata e <strong>di</strong>verrà vittima dei suoi sogni irrealizzabili perchè non<br />

supportati da azioni concrete.<br />

Diversamente, nelle persone tendenzialmente sattviche, prevarrà uno stato <strong>di</strong> equilibrio,<br />

<strong>di</strong> serenità, <strong>di</strong> chiarezza mentale, <strong>di</strong> spiccato senso <strong>di</strong> giustizia.<br />

La consapevolezza <strong>di</strong> questi tre aspetti della nostra natura è un grande supporto per<br />

assumere l’atteggiamento del “testimone”. Apprendere l’arte <strong>di</strong> guardarsi dall’esterno e<br />

dall’interno, e da più punti vista, porta al raggiungimento graduale della con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

tapas (l’austerità): controllo della postura, controllo del respiro, controllo dello stato<br />

mentale, controllo del comportamento.<br />

Questo atteggiamento <strong>di</strong>verrà un’abitu<strong>di</strong>ne mentale e produrrà gran<strong>di</strong> frutti, perchè<br />

avremo smesso <strong>di</strong> identificarci col nostro corpo e con la nostra mente.<br />

29


I NOVE OSTACOLI CHE DETERMINANO LA DISTRAZIONE SECONDO<br />

PATANJALI<br />

Oltre alle tre <strong>di</strong>verse nature che caratterizzano, secondo il Sankya, il comportamento<br />

della specie umana nelle particolari situazioni della vita, è necessario sottolineare anche<br />

alcune caratteristiche generali che si possono riscontare nell’uomo me<strong>di</strong>o che vive su<br />

questo pianeta Terra. Una <strong>di</strong> queste è la mancanza <strong>di</strong> finalità. Sono poche infatti le<br />

persone dotate <strong>di</strong> grande forza <strong>di</strong> volontà, fortemente concentrate nel perseguire un fine.<br />

E tali persone raggiungono generalmente gran<strong>di</strong> risultati nelle rispettive sfere <strong>di</strong> lavoro.<br />

La maggior parte della gente passa invece attraverso la vita, trasportata dagli<br />

avvenimenti, senza la capacità <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarne le circostanze o imprimere ad esse una<br />

<strong>di</strong>rezione.<br />

Chi pratica <strong>Yoga</strong> non ha tendenzialmente gli atteggiamenti mondani delle persone<br />

socialmente ambiziose. Deve possedere una “concentrazione finalistica” molto forte<br />

perchè ci sono vere <strong>di</strong>fficoltà nell’ottenimento dei risultati. Queste <strong>di</strong>pendono<br />

normalmente dagli scarsi successi che si evidenziano all’inizio. L’obiettivo finale dello<br />

<strong>Yoga</strong> è in larga parte sconosciuto; è poco tangibile; tutto il lavoro da compiere si svolge<br />

sulla persona.<br />

La seconda caratteristica che prenderemo in considerazione è che la mente comune<br />

dell’uomo è prevalentemente rivolta verso l’esterno. Anche coloro che vengono<br />

indentificati come introversi, hanno in realtà questa propensione. La loro effettiva<br />

tendenza è quella <strong>di</strong> occuparsi delle proprie immagini mentali, trascurando gli<br />

avvenimenti esterni, senza orientarsi invece verso il centro, dove si può <strong>di</strong>morare con<br />

l’armonia del proprio Sè ed i principi superiori.<br />

Lo sforzo dello yogi durante il cammino attraverso questa <strong>di</strong>sciplina è proprio quello <strong>di</strong><br />

sfuggire a quella “forza centrifuga” della mente, una con<strong>di</strong>zione definita col termine<br />

viksepa.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni dell’uomo che provocano lo stato <strong>di</strong> viksepa, vengono definite da Patanjali<br />

come ostacoli e sono citate nel seguente specifico <strong>yoga</strong>sutra:<br />

I, 30 – Vyadhi-styana-samsaya-pramadalasyavirati-bhranti-darsanalabdhabhm<br />

katavanavasthitavani citta-viksepas te ‘ntarayah.<br />

Malattia, apatia, dubbio, negligenza, indolenza, inclinazioni mondane, illusione,<br />

non-attingimento <strong>di</strong> uno sta<strong>di</strong>o, instabilità, questi (nove elementi) determinano la<br />

<strong>di</strong>strazione della mente e costituiscono gli ostacoli.<br />

La MALATTIA rappresenta il primo ostacolo per l’allievo, perchè qualsiasi<br />

perturbazione fisica <strong>di</strong>strae fortemente la mente attraverso i sensi, impedendo allo yogi<br />

un cammino <strong>di</strong> crescita.<br />

Ci sono molte <strong>di</strong>fficoltà ad orientare la coscienza verso il centro, quando il corpo invia<br />

messaggi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio fisico che si sommano ai segnali degli altri sensi ed allo scorrere dei<br />

pensieri nella mente.<br />

30


- I nove ostacoli che determinano la <strong>di</strong>strazione secondo Patanjali -<br />

L’APATIA è uno stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuita energia nervosa. L’apatico non si sente all’altezza<br />

<strong>di</strong> sostenere per lungo tempo compiti impegnativi o esercizi prolungati. Nel capitolo<br />

precedente de<strong>di</strong>cato ai guna, ho in<strong>di</strong>cato questo stato cronico come con<strong>di</strong>zione tamasica.<br />

La sua portante fisiologica potrebbe essere alimentata dall’assenza <strong>di</strong> energia interiore<br />

necessaria al raggiungimento <strong>di</strong> una meta nella vita. In gergo occidentale, l’apatia<br />

potrebbe essere interpretata come la “scarsa capacità fisica <strong>di</strong> automotivarsi”. La scienza<br />

dello <strong>Yoga</strong> propone la guarigione dall’apatia attraverso il recupero della salute fisica.<br />

Il DUBBIO è <strong>di</strong>versamente un ostacolo molto subdolo perchè è anch’esso nella natura<br />

umana e può presentarsi in un momento qualsiasi del percorso <strong>di</strong> crescita. Nello <strong>Yoga</strong><br />

possono sorgere dubbi sulla meta finale da raggiungere perchè, come scrivevo poc’anzi,<br />

è un obiettivo intangibile. L’allievo potrebbe dubitare sulla metologia impiegata oppure<br />

sull’adeguatezza delle sue capacità fisiche ed intellettuali nel praticare lo <strong>Yoga</strong>; potrebbe<br />

dubitare, nei momenti depressivi, anche sulla atten<strong>di</strong>bilità dell’insegnamento che riceve.<br />

In questa <strong>di</strong>sciplina è in<strong>di</strong>spensabile una fede incrollabile o Sraddha ed una grande<br />

motivazione per raggiungere quanto meno uno stato <strong>di</strong> silenzio mentale e <strong>di</strong> pace<br />

interiore. Dove esiste la fede il dubbio non trova spazio. Laddove la mente dell’uomo è<br />

focalizzata su <strong>di</strong> una precisa finalità, potrà affidare alla sua pratica costante l’aiuto<br />

necessario a contenere il dubbio.<br />

Ci sono adepti della vita <strong>Yoga</strong> che trascinano la loro NEGLIGENZA in questa <strong>di</strong>sciplina.<br />

Questa è una forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> trascuratezza che tende a rilassare la nostra<br />

attenzione ed impe<strong>di</strong>sce la concentrazione. Le persone negligenti non hanno imparato<br />

che “nell’economia della vita ogni aspetto merita la sua particolare attenzione“, come<br />

spesso ci ripete il nostro Insegnante nelle sue lezioni. Quin<strong>di</strong> serve portare in profon<strong>di</strong>tà<br />

il concetto <strong>di</strong> equanimità nel considerare con attenzione le cose che valutiamo importanti<br />

e quelle che riteniamo modeste e meno essenziali. Nello <strong>Yoga</strong> la negligenza è vista come<br />

un pericolo grave, perchè questa scienza <strong>di</strong> vita non ci conduce tanto dal facile al<br />

<strong>di</strong>fficile, ma “ dal grossolano al sottile “.<br />

L’ INDOLENZA è un’altra forma <strong>di</strong> abitu<strong>di</strong>ne che conduce ad una forma <strong>di</strong>stratta della<br />

mente. Conduce, come l’apatia, a produrre scarsi risultati nel percorso <strong>di</strong> crescita. E’ una<br />

forma <strong>di</strong> svogliatezza che deriva dalla insana abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> attaccamento alle cose facili<br />

ed all’agiatezza.<br />

L’indolenza è per definizione il contrario <strong>di</strong> alacre, attivo, laborioso, operoso, risoluto e<br />

solerte. Una persona indolente, acquisisce la tendenza ad evitare ogni forma <strong>di</strong> sacrificio,<br />

anche se questo potrebbe condurre ad importanti risultati. L’indolenza si <strong>di</strong>stingue<br />

dall’apatia in quanto, mentre la seconda viene considerata un limite puramente fisico,<br />

questa è considerata una con<strong>di</strong>zione puramente psicologica. Secondo lo <strong>Yoga</strong>, questo<br />

ostacolo si può superare sottoponendosi <strong>di</strong>sciplinatamente a pratiche costanti e a compiti<br />

impegnativi attraverso una progressione strutturata.<br />

31


Le INCLINAZIONI MONDANE sono in<strong>di</strong>cate da Patanjali come il sesto ostacolo che può<br />

condurre l’adepto in uno stato <strong>di</strong> viksepa e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>strazione dallo sforzo orientato<br />

all’incontro col proprio Sè. Gli interessi per il mondo esterno oggi sono tantissimi e<br />

anche se dotato <strong>di</strong> buona volontà, l’uomo moderno incontra <strong>di</strong>fficoltà nel creare intorno<br />

a se stesso le con<strong>di</strong>zioni per poter <strong>di</strong>scriminare, nel suo grande “rumore mentale”, i<br />

problemi reali della vita.<br />

Nello <strong>Yoga</strong> viveka è invece uno stato mentale dove sono sempre presenti la<br />

consapevolezza dei gran<strong>di</strong> problemi della vita e le illusioni dell’esistenza umana. Viveka<br />

è dunque <strong>di</strong>scriminazione tra reale ed irreale.<br />

Le propensioni al mondo sono invece un legame che costituiranno una turbativa mentale<br />

nel cammino <strong>di</strong> ogni allievo. Egli ha dentro <strong>di</strong> sè l’impulso del passato ed intorno a se<br />

stesso la realtà dove vive. Dovrà dunque resistere alla lotta incessante fra i desideri che<br />

conducono la mente verso le attrazioni del mondo e la volontà <strong>di</strong> dover <strong>di</strong>rigere la<br />

coscienza verso l’interno.<br />

L’ILLUSIONE è un errore, un inganno dei sensi, per cui una falsa impressione viene<br />

creduta realtà. E’ un’erronea interpretazione del reale, attribuibile spesso a scarsità <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scriminazione o <strong>di</strong> intelligenza. Chi si illude ha la sensazione, riba<strong>di</strong>sco erronea, <strong>di</strong><br />

poter realizzare i propri sogni ed attribuisce consistenza alle proprie speranze.<br />

Praticando lo <strong>Yoga</strong> una persona potrebbe pensare, passando attraverso alcune esperienze<br />

interiori <strong>di</strong> rilievo, <strong>di</strong> possedere particolare vocazione per questa <strong>di</strong>sciplina, illudendosi<br />

<strong>di</strong> aver già raggiunto con facilità particolari stati supremi della coscienza.<br />

Questa non capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernere il reale dal non reale, accompagnata da ingiustificato<br />

entusiasmo, potrebbero derubare l’allievo della necessaria umiltà per approfon<strong>di</strong>re lo<br />

stu<strong>di</strong>o delle <strong>di</strong>scipline che portano alla liberazione e <strong>di</strong>strarlo dalle pratiche. Il grande<br />

rischio è che una volta acquisita consapevolezza delle proprie limitazioni, anche gli<br />

allievi più determinati potrebbero cedere alla tentazione <strong>di</strong> abbandonare l’esperienza<br />

anzichè far tesoro <strong>di</strong> questo errore.<br />

Un ulteriore ostacolo che può <strong>di</strong>strarre la mente dell’allievo, nel progresso attraverso<br />

le fasi dello <strong>Yoga</strong> superiore, può essere il NON RAGGIUNGIMENTO DI UNO STADIO.<br />

Come ho scritto precedentemente, praticare ashtanga <strong>yoga</strong> significa procedere con<br />

determinazione e coerenza attraverso gli otto sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>sciplina, affinchè la<br />

mente riesca a penetrare nei livelli più profon<strong>di</strong> della coscienza, con le tecniche <strong>di</strong><br />

dharana, dhyana e samadhi.<br />

In questo cammino ci sono perio<strong>di</strong> dove, nonostante un <strong>di</strong>sciplinato lavoro su se stessi,<br />

pur mantenedo motivazione e spiritualità, si ha la sensazione <strong>di</strong> non poter progre<strong>di</strong>re<br />

ulteriormente per attestarsi ad uno sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> coscienza superiore. In queste situazioni è<br />

importante un atteggiamento equilibrato che ci <strong>di</strong>a la pazienza <strong>di</strong> continuare il nostro<br />

lavoro dal luogo <strong>di</strong> pace raggiunto, dove comunque siamo consapevoli <strong>di</strong> essere. In<br />

simili situazioni occorre far tesoro degli insegnamenti precedentemente ricevuti ed<br />

integrati:<br />

32


- I nove ostacoli che determinano la <strong>di</strong>strazione secondo Patanjali -<br />

“ Ti compete soltanto l’agire ma mai i sui frutti<br />

non sia il frutto dell’azione motivo del tuo agire<br />

nè sorga in te adesione al non agire.<br />

Ben saldo nello <strong>Yoga</strong> compi le tue azioni<br />

lasciando da parte ogni attaccamento<br />

rimanendo equanime nel successo e nell’insuccesso.<br />

Lo <strong>yoga</strong> è equanimità<br />

( Bhagavadgita – Canto II, 47 )<br />

Dinnanzi a ciò che il nostro ego può interpretare come un insuccesso, io credo che<br />

l’atteggiamento migliore sia la fede, il lavoro e l’abbandono al Signore; per questo<br />

davanti agli ostacoli della vita ho imparato a pregare Dio come se tutto <strong>di</strong>pendesse da<br />

Lui e continuo il mio lavoro come se tutto <strong>di</strong>pendesse da me.<br />

L’ultimo ostacolo che Patanjali in<strong>di</strong>ca come causa <strong>di</strong> <strong>di</strong>strazione o viksepa è<br />

INSTABILITA’, ovvero la non capacità <strong>di</strong> mantenere nello <strong>Yoga</strong> lo sta<strong>di</strong>o superiore appena<br />

raggiunto. Succede infatti che nel cammino <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento e <strong>di</strong> pratiche svolte con<br />

particolare <strong>di</strong>sciplina, si realizzi una con<strong>di</strong>zione mentale superiore ed un successivo<br />

regresso. Questo può accadere per una temporanea incostanza nell’esercizio, oppure<br />

perchè la mente, anche influenzata dai precedenti ostacoli, ha una particolare<br />

propensione all’instabilità. Poichè quest’ultima caratteristica può essere legata al<br />

carattere dell’in<strong>di</strong>viduo, sarebbe molto utile integrare ulteriormente i <strong>di</strong>eci fondamenti <strong>di</strong><br />

Yama e Niyama, che tratterò in seguito, per poter progre<strong>di</strong>re nella <strong>di</strong>sciplina.<br />

Quelli sopra descritti sono pertanto le con<strong>di</strong>zioni fondamentali che producono la<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>stratta della mente e <strong>di</strong> conseguenza uno stato <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ocrità e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio.<br />

I sintomi citati da Patanjali nel sutra I,31 ci riconducono pertanto al problema più esteso<br />

della sofferenza umana ed alla teoria dei Klesa o afflizioni, già tattata precedentemente:<br />

I, 31 – Duhkha-daurmanasyangamejayatva-svasa-prasvasa viksepa-sahabhuvah<br />

Dolore (mentale), <strong>di</strong>sperazione, nervosismo e respiro <strong>di</strong>fficile sono i sintomi<br />

<strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>stratta della mente.<br />

Lo stress affligge moltissime persone, ma è solo attraverso lo stu<strong>di</strong>o attento delle<br />

inter<strong>di</strong>pendenze delle problematiche sopra descritte che si può intuire la soluzione a<br />

queste sofferenze, partendo però dall’interno dell’essere.<br />

Iniziando dunque dall’analisi lucida e spietata dei nostri processi mentali, arriveremo<br />

attraverso le tappe che lo <strong>yoga</strong> ci propone, alla guarigione dagli effetti nocivi, dovuti a<br />

situazioni esterne, che sono inevitabilmente e comunque fuori dal nostro controllo.<br />

33


NATURA DELLA MENTE E PERCORSO YOGA<br />

Nella nostra civiltà la psicologia è una scienza in crescita, perchè la mente umana è<br />

all’origine <strong>di</strong> moltissimi problemi. Se ciò che la nostra mente produce spesso ci affligge,<br />

<strong>di</strong>venta prima <strong>di</strong> tutto necessario sapere che cos’è e <strong>di</strong> cosa sia composta. Una risposta<br />

semplice potrebbe essere che è una componente fisica del nostro cervello, ma l’anatomia<br />

ci insegna che i nostri processi intellettivi sono <strong>di</strong>stribuiti in <strong>di</strong>verse zone dell’encefalo.<br />

Possiamo intuire che la mente ospita i nostri pensieri, i nostri ricor<strong>di</strong>, i nostri sogni ed i<br />

nostri sentimenti. Ma che cos’è la mente? Di che materiale è composta? E’ un’entità o<br />

un processo? E’ sostanziale o solo apparente? E, domanda tanto ingenua quanto<br />

interessante: è la mente che ospita la nostra Coscienza?<br />

Patanjali scrive della mente al celebre sutra I, 2 definendola col termine sanscrito<br />

maschile più ampio “citta”:<br />

I, 2 - <strong>Yoga</strong>s citta-vrtti-nirodhah.<br />

Lo <strong>Yoga</strong> è la soppressione delle mo<strong>di</strong>ficazioni della mente<br />

Lo <strong>Yoga</strong> è la sospensione delle vrtti in citta, la sospensione delle agitazioni mentali<br />

Lo <strong>Yoga</strong> è quin<strong>di</strong> l’immobilità della mente (Citta = Bhud<strong>di</strong>+Ahamkara+Manas)<br />

Per Patanjali il termine citta comprende:<br />

- Quella che noi definiamo nella moderna psicologia la mente or<strong>di</strong>naria (chiamata manas<br />

secondo il principio filosofico del Sankya).<br />

- Il principio dell’Io in<strong>di</strong>viduale (ahamkara).<br />

- L’intelletto, la coscienza, (definiti col termine bhud<strong>di</strong> dalla Filosofia in<strong>di</strong>ana).<br />

Negli <strong>Yoga</strong>sutra la parola citta si riferisce perciò ad un termine più ampio che<br />

comprende anche quella che noi occidentali conosciamo come mente.<br />

La mente è legata alle nostre afflizioni. Quando incontriamo un problema, noi pensiamo<br />

che questo sia davanti a noi e ci adoperiamo per superarlo. Facciamo un duro lavoro, ma<br />

spesso osserviamo che risolto il primo problema, altri prendono il suo posto e restiamo<br />

ingannati da ciò che appare essere alla luce del sole, da ciò che percepiamo in queste<br />

situazioni. E’ una battaglia molto <strong>di</strong>fficile da combattere, perchè in tutto questo lo sforzo<br />

più grande da compiere andrebbe <strong>di</strong>retto su ciò che non si vede, perchè nascosto in<br />

profon<strong>di</strong>tà: la nostra mente. E’ come se tentassimo <strong>di</strong> abbattere un albero sfrondandolo.<br />

Esso <strong>di</strong>venterà sempre più forte e nuovi rami (e nuove afflizioni) cresceranno più<br />

vigorosi dei primi, perchè la ra<strong>di</strong>ce resta intoccata. A mio avviso occorre<br />

consapevolezza quando si lotta con ciò che è manifesto, perchè il cruccio che<br />

percepiamo non mostra mai le sue ra<strong>di</strong>ci. Può accadere che spen<strong>di</strong>amo tutte le nostre<br />

energie in queste battaglie, senza riuscire ad ottenere delle sostanziali trasformazioni<br />

nella nostra vita. Gli stessi problemi continueranno ad affiorare. E’ la nostra mente che<br />

va rivista, che va “rimodellata”, che occorre, oserei <strong>di</strong>re “<strong>di</strong>ssolvere”.<br />

Molte persone aspirano ad avere una mente serena. Come si può giungere ad una mente<br />

serena?<br />

34


- Natura della mente e percorso <strong>Yoga</strong> -<br />

Si può avere la sensazione <strong>di</strong> una mente serena, ma nella realtà io credo che non esista<br />

niente <strong>di</strong> simile perchè la mente non è mai serena.<br />

La vera pace è non mente; è citta-vrtti-nirodhah. Il silenzio interiore è... <strong>Yoga</strong>.<br />

La mente non può mai essere limpida, non può avere chiarezza, perchè per sua natura è<br />

concatenamento <strong>di</strong> pensieri, <strong>di</strong>strazione, <strong>di</strong>spersione, confusione. La vera pace è<br />

possibile senza la mente. Il vero silenzio è possibile senza la mente.<br />

Possiamo provare a raggiungere una mente silente, ma la <strong>di</strong>mensione dove dovremo<br />

muoverci ed agire è qualcosa <strong>di</strong> sconosciuto per noi. Cerchiamo perciò <strong>di</strong> indagare sulla<br />

natura <strong>di</strong> questa entità, cerchiamo <strong>di</strong> comprenderla; soltanto così potremo aspirare ad<br />

una evoluzione.<br />

La mente non è una cosa, è un processo. Si può in un certo senso equiparare alla folla.<br />

Esistono dei singoli pensieri: alcuni riusciamo a percepirli, ma si agitano così<br />

rapidamente che non riusciamo a cogliere gli intervalli fra l’uno e l’altro. Questi<br />

intervalli non vengono percepiti per mancanza <strong>di</strong> consapevolezza, <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione,<br />

perchè occorre un’intuizione più profonda.<br />

Se scrutassimo più accuratamente, se fossimo in grado <strong>di</strong> “ingran<strong>di</strong>re e rallentare ”<br />

questo flusso, allora potremmo <strong>di</strong>stinguere un pensiero, poi un altro, quin<strong>di</strong> quello<br />

successivo e ci accorgeremmo così che non esiste alcuna mente. E’ l’insieme delle<br />

migliaia <strong>di</strong> pensieri che scorrono che creano l’illusione che esista una mente. Proprio<br />

come la folla: migliaia <strong>di</strong> persone che sono raccolte nello stesso luogo. Possiamo<br />

affermare che esiste la folla al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui raccolti insieme? Solo gli<br />

in<strong>di</strong>vidui esistono. Solo i nostri pensieri sono reali.<br />

“ Un pensiero è più materiale <strong>di</strong> un sasso”<br />

Così scriveva il saggio e maestro Swami Sivananda.<br />

Questa <strong>di</strong>squisizione è un elemento importante per comprendere la mente, ma nella vita<br />

potremo vedere veramente i primi cambiamenti se siamo in grado <strong>di</strong> sederci e compiere<br />

un lavoro interiore, con l’atteggiamento del testimone, <strong>di</strong> colui che osserva <strong>di</strong>staccato<br />

quanto accade dentro <strong>di</strong> sé.<br />

Se siamo <strong>di</strong>sposti a svolgere <strong>di</strong>sciplinatamente questo compito, potremo osservare che i<br />

pensieri galleggiano nella nostra mente, come le nuvole nel cielo. Esistono degli<br />

intervalli fra loro, perchè un pensiero è sempre separato da un altro, e più la nostra<br />

osservazione <strong>di</strong>verrà silenziosa, più noteremo l’ampiezza <strong>di</strong> questi spazi.<br />

Chi non è consapevole, non può scorgere questi intervalli. Continuerà a turbinare fra un<br />

pensiero ed un altro. Se saremo invece in grado <strong>di</strong> raggiungere questa consapevolezza<br />

attraverso il supporto <strong>di</strong> una pratica adeguata, potremo vedere questi spazi sempre più<br />

ampi e in essi scoprire le verità che ci mancano. E’ l’esperienza me<strong>di</strong>tativa che ci porterà<br />

verso il nostro Sè, a contatto con la nostra Natura Essenziale.<br />

35


Se la consapevolezza <strong>di</strong>ventasse assoluta, esisterebbe un solo grande intervallo <strong>di</strong> “nulla<br />

eterno”. Conosceremmo ciò che Patanjali in<strong>di</strong>ca col termine samadhi o supercoscienza:<br />

lo sta<strong>di</strong>o più elevato dello <strong>Yoga</strong>.<br />

Accadrà proprio come per le nuvole che inizialmente si muovono sopra <strong>di</strong> noi ed<br />

oscurano il cielo. Senza consapevolezza è come se fossimo completamente avvolti da<br />

nuvole dense, ma se abbiamo fede ed impariamo ad osservare da bravi testimoni,<br />

vedremo come esse si muovono. Nel tempo scorgeremo uno squarcio <strong>di</strong> azzurro ed<br />

avremo conferma che il cielo esiste. Tutti possiamo vedere che esitono giorni dove ogni<br />

nuvola è assente ed è in quel cielo che noi potremo riconoscerci e “vestirci” <strong>di</strong> esso.<br />

Per similitu<strong>di</strong>ne, nello <strong>Yoga</strong> superiore possiamo affermare che l’osservazione <strong>di</strong> una<br />

nuvola è concentrazione o dharana; scorgere uno squarcio nel cielo è me<strong>di</strong>tazione o<br />

dhyana; <strong>di</strong>ventare il cielo è supercoscienza o samadhi.<br />

La mente non esiste dunque come separata, solo i pensieri esistono. Essi si manifestano<br />

in<strong>di</strong>pendentemente da noi e non necessariamente appartengono alla nostra natura.<br />

La nostra vera natura è come l’eterno cielo azzurro che non viene e non và. Le nuvole<br />

passano nel cielo come i pensieri: aggrappandoci ad essi non potremo trattenerli a<br />

lungo. I pensieri non sono nostri. Sono soltanto semplici visitatori e non devono mai<br />

<strong>di</strong>ventare i padroni <strong>di</strong> casa.<br />

Questo è un altro aspetto importante: noi siamo i padroni del “palazzo” ed i pensieri i<br />

nostri ospiti. In questo “luogo” dovremo vegliare con grande attenzione. Se ci<br />

aggrapperemo ai pensieri, se ci identificheremo con essi, essi <strong>di</strong>venteranno i padroni<br />

della nostra vita. Quella che noi chiamiamo mente <strong>di</strong>viene allora il problema. I pensieri<br />

in essa ospitati sono talmente ra<strong>di</strong>cati in noi da farci perdere la consapevolezza della<br />

<strong>di</strong>stanza che dovremo invece mantenere da essi. Allora avremo <strong>di</strong>menticato che non ci<br />

appartengono, che sono semplici visitatori che vengono e vanno.<br />

Non fissiamoci dunque sui nostri pensieri, rimaniamo fortemente ra<strong>di</strong>cati sulla<br />

consapevolezza che siamo noi i “premurosi padroni <strong>di</strong> casa”, destinati a prendersi cura<br />

degli ospiti buoni e <strong>di</strong> quelli cattivi, con la stessa attenzione.<br />

“ ...Lo <strong>yoga</strong> è equanimità “<br />

Nelle situazioni stressanti, quando ci sentiamo esauriti e privi <strong>di</strong> energia, abbiamo a<br />

volte l’impressione che il nostro stato <strong>di</strong> cose non debba mai cambiare. Per<strong>di</strong>amo<br />

facilmente la consapevolezza necessaria a <strong>di</strong>scriminare quella che è la nostra natura<br />

essenziale. Ten<strong>di</strong>amo ad ospitare con più facilità i cattivi pensieri, oppure ci<br />

aggrappiamo con <strong>di</strong>sperazione ai pochi pensieri buoni che ci sono rimasti: l’equanimità<br />

è sempre necessaria. Qualsiasi pensiero che <strong>di</strong>venti il capo, ci conduce alle <strong>di</strong>fficoltà:<br />

quel pensiero non è la verità. Ci stiamo identificando con qualcosa <strong>di</strong> transitorio.<br />

Stiamo all’erta dunque e restiamo costantemente rivolti al nostro ruolo <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>ani del<br />

nostro Tempio interiore, dove <strong>di</strong>mora l’Eterno: Quello che non muta.<br />

36


- Natura della mente e percorso <strong>Yoga</strong> -<br />

Se da un luogo <strong>di</strong> pace continueremo ad osservare, scendendo in sottile profon<strong>di</strong>tà, ci<br />

accorgeremo che i pensieri sono come degli intrusi nella nostra mente. Essi sono<br />

estranei, entrano ed escono. Non ci appartengono. Se continuiamo ad accanirci<br />

nell’affermare: “questo è il mio pensiero”, ci identificheremo presto o tar<strong>di</strong> in esso,<br />

restandone intrappolati. Fra milioni <strong>di</strong> pensieri che hanno attraversato la nostra mente,<br />

veramente pochi ci sono appartenuti: sono stati presi in prestito milioni <strong>di</strong> volte perchè<br />

sono stati <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> persone prima <strong>di</strong> noi.<br />

E’ il genio che formula un nuovo pensiero. La sua creatività mi affascina, perchè in tutto<br />

questo, è come se ci fosse un mistero <strong>di</strong>vino.<br />

Un altro aspetto che merita attenzione sono le modalità con le quali vengono trattati i<br />

nostri pensieri. Questi possono essere anche “lanciati” in testa a qualcuno come se<br />

fossero sassi. Hanno il potere <strong>di</strong> colpire una persona, <strong>di</strong> ferirla o anche peggio. Un<br />

pensiero può essere seminato e può cambiare l’esistenza delle persone:<br />

“ Semina un pensiero e raccoglierai un’azione,<br />

semina un’azione e raccoglierai un’abitu<strong>di</strong>ne,<br />

semina un’abitu<strong>di</strong>ne e raccoglierai un carattere<br />

semina un carattere e raccoglierai un destino “<br />

( Charles Reade – XIX Secolo )<br />

Arthur Ed<strong>di</strong>ngton, il gran<strong>di</strong>ssimo astrofisico inglese vissuto all’inizio del XX secolo,<br />

che stu<strong>di</strong>ò la struttura del nucleo delle stelle, fu colui che scrisse un giorno sul suo<br />

<strong>di</strong>ario: “...ho misurato una macchia che forniva dei risultati in accordo con Einstein”.<br />

Ebbene, egli che è stato scienziato <strong>di</strong> altissimo valore, affermò:<br />

“ Più la scienza và in profon<strong>di</strong>tà nell’analisi della materia,<br />

tanto più fortemente emerge la consapevolezza che<br />

le cose siano pensieri e le cose ed i pensieri si assomigliano<br />

sempre più “<br />

Gli alti esponenti <strong>di</strong> qualsiasi potere politico moderato, <strong>di</strong>ttatoriale o democratico,<br />

temono moltissimo il pensiero delle persone. Ognuno <strong>di</strong> essi adotta raffinatissime<br />

strategie <strong>di</strong> comunicazione, <strong>di</strong> <strong>di</strong>strazione e <strong>di</strong>spersione contro “certi” pensieri delle<br />

persone. Perchè tutto questo?<br />

Perchè seppur muto come un pesce, chi alimenta un pensiero che è contro a quelle<br />

ideologie, non si può mentalmente recintare. Si può uccidere l’uomo come soluzione<br />

estrema, ma fecendone un eroe i sui pensieri resterebbero nel tempo, anche dopo la sua<br />

morte.<br />

37


Dunque, occorre trattare i pensieri con grande cautela, perchè essi hanno un loro potere.<br />

Attenzione a quello che pensiamo, all’intensità ed alla durata del nostro pensiero, perchè<br />

un pensiero può essere catturato da qualcuno intorno a noi, qualcuno più debole <strong>di</strong> noi.<br />

Così, se pensiamo <strong>di</strong> uccidere un uomo, potrebbe accadere che prima o poi questo<br />

accada per mano <strong>di</strong> un altro. A questo punto saremo tutti responsabili, anche<br />

in<strong>di</strong>rettamente, <strong>di</strong> ciò che accadrà sulla Terra. Solo colui che è in uno stato <strong>di</strong> non-mente<br />

può non sentirsi addosso tale fardello. Esiste sicuramente una qualità superiore<br />

nell’essere, che nasce da uno stato <strong>di</strong> silenzio mentale <strong>di</strong> non pensiero e lo <strong>Yoga</strong> ci<br />

conduce ad una forma <strong>di</strong> osservazione consapevole in assenza <strong>di</strong> pensiero<br />

I, 2 -<strong>Yoga</strong>s citta-vrtti-nirodhah.<br />

Lo <strong>Yoga</strong> è la soppressione delle mo<strong>di</strong>ficazioni della mente;<br />

Lo <strong>Yoga</strong> è sospensione delle vrtti in citta, cioè sospensione delle agitazioni mentali;<br />

Lo <strong>Yoga</strong> è quin<strong>di</strong> l’immobilità della mente.<br />

Quando accen<strong>di</strong>amo una luce in una stanza, il buio non potrà entrare. Se spegneremo<br />

questa sorgente luminosa, l’oscurità subito ci avvolgerà. L’osservazione consapevole<br />

crea uno stato interiore più forte del pensiero ed avremo in questo il potere <strong>di</strong> vincere il<br />

buio mentale.<br />

“ Patanjali, il commentatore della più completa scienza <strong>di</strong> controllo mentale, ha detto che se<br />

volete liberarvi <strong>di</strong> un qualsiasi particolare pensiero allora, non appena si presenta, voi dovreste<br />

istantaneamente concepire un contropensiero <strong>di</strong> natura opposta. Se per esempio avete un certo<br />

pensiero negativo <strong>di</strong> paura, introducete subito un pensiero positivo <strong>di</strong> coraggio; se avete un<br />

pensiero negativo <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> ostilità, create imme<strong>di</strong>atamente nella vostra mente un pensiero<br />

positivo <strong>di</strong> amore, <strong>di</strong> amicizia, <strong>di</strong> fratellanza. Riempite voi stessi con un sentimento <strong>di</strong> cor<strong>di</strong>alità.<br />

Se siete sopraffatti da un pensiero <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>zio e intolleranza, create pensieri e sentimenti <strong>di</strong><br />

simpatia, <strong>di</strong> comprensione e unicità. Questo può essere fatto in ogni istante con riferimento ad<br />

ogni specifico evento negativo. Questa pratica può anche essere intrapresa come un completo<br />

corso <strong>di</strong> autotrasformazione psicologica, praticando questa tecnica sistematicamente giorno<br />

dopo giorno. E’ una <strong>di</strong>sciplina interiore <strong>di</strong> grande valore per il vostro progresso e sviluppo<br />

etico. Vi può aiutare anche nel vostro risveglio spirituale. Se siete facilmente soggetti a pensieri<br />

<strong>di</strong> ira, allora deliberatamente riempite la mente con pensieri <strong>di</strong> amore, pazienza e gentilezza.<br />

Inoltre sedetevi separatamente per qualche tempo ogni giorno e in silenzio riflettete sulla gloria<br />

della gentilezza, della compassione e del perdono. Me<strong>di</strong>tate su ognuna <strong>di</strong> queste virtù. Riflettete<br />

attentamente allo svantaggio e sulla indesiderabilità dell’ira.<br />

Pensate positivamente sui gran<strong>di</strong> vantaggi e sulla desiderabilità fisica, mentale, sociale ed etica<br />

<strong>di</strong> un temperamento dolce ed equilibrato. Me<strong>di</strong>tate sulla sublimità, sulla sublime personalità e<br />

sulla vita <strong>di</strong> Gesù, del Mahatma Gandhi, San Francesco, Abramo Lincoln.<br />

Dopo una persistente pratica, i pensieri <strong>di</strong> ira cominceranno a sparire totalmente. Per essi sarà<br />

impossibile rimanere nella vostra mente, poichè la materia mentale è stata completamente<br />

mo<strong>di</strong>ficata. Se non riempite la mente consciamente con pensieri deliberatamente scelti, allora<br />

essa si riempirà con i suoi naturali capricciosi pensieri e questo permetterà alla mente <strong>di</strong><br />

crescere selvaggemente, come essa è nella sua propria incontrollata natura.<br />

38


- Natura della mente e percorso <strong>Yoga</strong> -<br />

Pensare selettivamente è la chiave per il problema del controllo mentale. Il pensiero<br />

<strong>di</strong>scriminativo è l’essenza del controllo della mente.<br />

Quando iniziate lo sforzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplinare ed educare la mente, <strong>di</strong>ventate selettivi nei vostri<br />

pensieri. Allora riempite la mente con pensieri buoni e puri, pensieri giusti, adatti, positivi e<br />

piacevoli, <strong>di</strong> vostra propria scelta.<br />

Mantenete certe immagini mentali frequentemente davanti alla visione interiore della mente.<br />

Sarete ispirati. Queste immagini mentali vi eleveranno. Esse costruiranno una nuova<br />

personalità dentro <strong>di</strong> voi. Queste immagini mentali possono essere scritte e poste <strong>di</strong> fronte a voi<br />

su una parete, sulla tavola, dentro casa, in ufficio o nel vostro portafoglio. Attraverso i sensi<br />

esterni, come anche attraverso la visione mentale interiore, attraverso l’occhio, come anche<br />

attraverso il pensiero, la mente viene ricostruita e modellata con un nuovo stampo. E’<br />

veramente un processo <strong>di</strong> ricostruzione mentale . E’ una rinascita psicologica. Questo potrebbe<br />

essere, ed attualmente è, il precursore e il messagero al <strong>di</strong>ventare rinati nello spirito, come<br />

pazientemente spiegato da Gesù al sincero e curioso Nicodemo.<br />

Praticate questa selettiva e <strong>di</strong>scriminativa tecnica <strong>di</strong> pensiero in una maniera sistematica.<br />

Sarete presto capaci <strong>di</strong> rinnovare totalmente la natura della vostra mente.<br />

Comincerete a vedere che non siete la mente. Realizzerete che siete l’artista interiore che sta<br />

modellando la materia mentale in una bellissima forma <strong>di</strong> vostra scelta. Dovete lavorare su<br />

questa come uno scultore lavora sul suo materiale, un grande maestro che stà cesellando il<br />

marmo per trarre da esso una bellezza meravigliosa.<br />

Ricordate, fino a quando pensate che siete uno con la mente, il vero potere del pensiero vi è<br />

negato. Quin<strong>di</strong> affermate la vostra in<strong>di</strong>pendenza. Questa è la chiave del controllo mentale”.<br />

(Swami Chidananda: La misteriosa mente e il suo controllo)<br />

(Brano tratto dalla lezione <strong>di</strong> <strong>Yoga</strong> Mentale presso ISFIY del 14 aprile 2007 tenuta da Eros Selvanizza)<br />

Conduciamo dunque questa nostra stressante vita immersi nei pensieri <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong><br />

persone, <strong>di</strong> coloro che ci hanno preceduti, perchè questo è inevitabile. Anche se molte<br />

afflizioni saranno prestabilite, iniziamo a coltivare la consapevolezza e l’osservazione<br />

<strong>di</strong> quanto ci accade. I pensieri che noi semineremo potranno determinere il nostro e<br />

l’altrui destino; quelli che lasceremo scivolare intorno a noi non produrranno effetto. Io<br />

credo che debba esistere, nella vita <strong>di</strong> ogni persona, l’instancabile ricerca <strong>di</strong> un luogo <strong>di</strong><br />

pace, <strong>di</strong> consapevole silenzio, dove ognuno si sente bene e felice <strong>di</strong> esistere. Questo sarà<br />

il porto <strong>di</strong> partenza per le destinazioni più importanti.<br />

39


YAMA E NYAMA (UNA GIUSTA CONDOTTA MORALE) COME<br />

FONDAMENTO DI EVOLUZIONE YOGICA E RIMOZIONE DEI<br />

PRESUPPOSTI ALLE CONDIZIONI STRESSOGENE<br />

Ogni esperienza umana ci insegna che qualsiasi grande progetto necessita <strong>di</strong> essere<br />

realizzato su solide basi. L’uomo moderno vive la sua esistenza convivendo col flusso<br />

mentale dei suoi pensieri, “dolorosi e non dolorosi”. Essi sono sintetizzati da Patanjali<br />

nel <strong>yoga</strong>sutra I, 6: “Pramana-viparyaya-vikalpa-nidra-smrtayah”<br />

(la retta conoscenza, la conoscenza erronea, le fantasie, il sonno e la memoria).<br />

La retta conoscenza o pramana si riferisce alle nostre esperienze <strong>di</strong>rette, ai fatti, al<br />

nostro contatto con gli oggetti e agli avvenimenti della vita attraverso i nostri sensi. Sono<br />

le nostre percezioni mentali conseguenti a queste oggettività.<br />

La falsa conoscenza è una forma <strong>di</strong> pensiero, dove la concezione mentale <strong>di</strong> un<br />

particolare oggetto conosciuto o esperienza vissuta, non corrisponde alla relativa<br />

oggettività <strong>di</strong> queste cose. Questa mancata corrispondenza tra il nostro concetto su <strong>di</strong><br />

una cosa e la cosa in se stessa, viene chiamata viparyaya ed è una vrtti estremamente<br />

frequente nella nostra mente.<br />

Fantasia o vikalpa è invece un’immagine mentale che non corrisponde ad alcuna<br />

esperienza personale concreta ed è una pura creazione della mente o immaginazione.<br />

Anche il sonno o nidra viene considerato da Patanjali una mo<strong>di</strong>ficazione mentale.<br />

Questo perchè nel sonno profondo l’attività mentale stessa non si arresta. Infatti<br />

cervello e mente vengono considerati separatamente e nel sonno non esiste fra loro un<br />

collegamento. Dunque nello stato <strong>di</strong> nidra non vengono tracciate, a livello cosciente, le<br />

attività che però nella citta hanno comunque luogo.<br />

La memoria infine, secondo Patanjali, è un processo mentale che ricorda un’esperienza<br />

vissuta e la trasforma in una immagine mentale. Ogni smrtayah (così viene definito un<br />

ricordo) viene qui trattenuta dopo essere stata “sperimentata”.<br />

Il coinvolgimento emotivo col proprio flusso mentale porta l’uomo ad allontanarsi dal<br />

suo centro. Viene meno la concentrazione sugli “oggetti” che conducono<br />

all’unificazione verso la nostra Coscienza. La mente prima si <strong>di</strong>strae e poi si <strong>di</strong>sperde ed<br />

il grande rischio si concretizza: senza nessuna virtuosa destinazione, il <strong>di</strong>sastro è in<br />

agguato.<br />

E’ Scritto nell’Esodo, sulle Sacre Sritture, che Mosè lasciò il suo Popolo per quaranta<br />

giorni recandosi sul monte Sinai e là avvenne il suo incontro con Geova:<br />

40


- Yama e Nyama ( una giusta condotta morale) come fondamento <strong>di</strong> evoluzione yogica -<br />

- Rimozione dei presupposti alle con<strong>di</strong>zioni stressogene -<br />

Esodo 19:3 - Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte, <strong>di</strong>cendo:<br />

“ Questo <strong>di</strong>rai alla casa <strong>di</strong> Giacobbe e annuncerai agli Israeliti...”<br />

Il Vecchio Testamento racconta che egli recasse con sè le “due tavolette della<br />

testimonianza”, le tavole <strong>di</strong> pietra dove lui scrisse il Decalogo dettato da Dio:<br />

Esodo 32:16 - Le tavole erano opera <strong>di</strong> Dio, la scrittura era scrittura <strong>di</strong> Dio,<br />

scolpita sulle tavole...<br />

In sua assenza tuttavia, la fede del suo popolo si <strong>di</strong>sperse ed al suo ritorno si creò il caos:<br />

Esodo 32:25 - Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne gli<br />

aveva tolto ogni freno, così da farne il lu<strong>di</strong>brio dei loro<br />

avversari...<br />

Un co<strong>di</strong>ce etico e morale era però stato tracciato. Con quelle regole, dapprima infrante e<br />

poi recuperate, Mosè in<strong>di</strong>cò un preciso fondamento sul quale ogni uomo, appartenente al<br />

popolo israelita, doveva costruire una vita <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> speranza.<br />

Successivamente ogni religione ha interpretato i Dieci Comandamenti secondo il proprio<br />

in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> fede, ma il fine ultimo <strong>di</strong> ognuna è in<strong>di</strong>care una propria via <strong>di</strong> salvezza<br />

attraverso un comportamento etico, morale e religioso.<br />

Servono “solide basi” per costruire un’esistenza <strong>di</strong> prim’or<strong>di</strong>ne che si <strong>di</strong>stingua per<br />

l’eccellenza; serve percorrere una Via conosciuta per la crescita interiore che ci avvicini<br />

al nostro Sè, attraverso la <strong>di</strong>sciplina e l’austerità.<br />

Durante la gestione delle situazioni impegnative, questo presupposto è fondamentale.<br />

Infatti abbiamo sottolineato, nel capitolo de<strong>di</strong>cato alla Fisiologia dello Stress, che<br />

l’interpretazione dello stimolo nel Sistema Nervoso Centrale, determina in un primo<br />

momento la reazione emotiva dalla quale seguono, per cascata, tutti gli effetti<br />

conseguenti alle risposte dell’organismo. La relazione <strong>di</strong> ognuno col proprio Sè, col<br />

proprio ego e col mondo esterno, è determinante nella costruzione dell’interpretazione<br />

dello stimolo.<br />

Per questo, molto prima della nascita <strong>di</strong> Gesù, attraverso l’insegnamento dello <strong>Yoga</strong>,<br />

Patanjali (III-IV Secolo a.C.) espone il proprio pensiero nei Sutra II, 30-31 e II, 32 per la<br />

costruzione <strong>di</strong> una mente orientata alla Supercoscienza, invitando ogni allievo a crescere<br />

secondo i fondamenti morali <strong>di</strong> Yama (astensioni) e Niyama (osservanze), presupposti<br />

necessari da integrare sulla via dell’appren<strong>di</strong>mento.<br />

In questa <strong>di</strong>sciplina, ogni progresso <strong>di</strong>venterà dunque vano in assenza della moralità e<br />

delle virtù che essa prescrive. Sri Ramakrishna, un grande Maestro Spirituale in<strong>di</strong>ano,<br />

vissuto in un villaggio vicino a Calcutta fra il 1836 e il 1886, così soleva <strong>di</strong>re delle<br />

persone con scarsi valori etici:<br />

“ Una tale persona è come un vaso incrinato.<br />

Non importa tutto quello che fate per tenerlo pieno, esso si svuoterà. “<br />

41


Questa è la piattaforma etico-religiosa per lo <strong>Yoga</strong> superiore, lo <strong>Yoga</strong> esterno o Bahir”<br />

sulla quale sviluppare una personalità orientata verso il centro e verso la luce,<br />

apprendendo poi le successive sei pratiche dell’Ashatanga <strong>Yoga</strong><br />

II, 30 – Ahimsa-satyasteya-brahmacaryaparigraha Yamah<br />

I voti <strong>di</strong> astinenza comprendono l’astenersi dalla violenza, dalla falsità, dal<br />

furto, dall’incontinenza e dall’avi<strong>di</strong>tà<br />

II, 31 - Jati-desa-kala-samayanavacchinnah sarvabhauma maha-vratam<br />

Questi (i cinque voti), non con<strong>di</strong>zionati dalla classe, dal luogo, dal tempo o<br />

dall’occasione ed estesi a tutti gli sta<strong>di</strong>, costituiscono il grande voto<br />

II, 32 – Sauca-samtosa-tapah-svadhyayesvara-pranidhanani niyamah<br />

La purezza, l’appagamento, l’austerità, lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> sé e l’abbandono all’Isvara<br />

(attenzione verso Dio) costituiscono le osservanze<br />

Yama in<strong>di</strong>ca come in<strong>di</strong>rizzare la propria vita, svolgendo <strong>di</strong>sciplinatamente e<br />

correttamente un lavoro esterno nei confronti degli altri, eticamente corretto verso<br />

l’universo che ci ospita. Comprende:<br />

A-himsha - Non violenza. Il comandamento <strong>di</strong> non uccidere<br />

Satya – Verita. La sincerità. Imporsi <strong>di</strong> non mentire<br />

A-steya – Non rubare. Onestà verso gli altri<br />

Brahmacarya – Castità: “vivere come un Dio nel controllo dell’energia sessuale”<br />

A-parigraha – Non avi<strong>di</strong>tà. Non essere avari<br />

Niyama parla delle leggi interiori, conduce alle giuste attenzioni e riguar<strong>di</strong> verso noi<br />

stessi, attraverso l’adozione dei seguenti atteggiamenti:<br />

Sauca – Purezza della mente e del corpo<br />

Samtosa – Appagamento. Vivere la vita secondo natura. Non moltiplicare i bisogni<br />

Tapas – Ascesi. Austerità. Apprendere la sopportazione delle con<strong>di</strong>zioni umane avverse<br />

Svadhyaya – Stu<strong>di</strong>o delle scienze relative alla liberazione<br />

Isvara Pranidhana – Devozione. Restare rivolti a Dio nella propria concentrazione<br />

Dopo questa sintesi sui fondamenti morali necessari al tirocinio <strong>Yoga</strong>, potrebbe apparire<br />

contrad<strong>di</strong>ttorio affermare che una moralità <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne elevato non è sempre richiesta nella<br />

pratica.<br />

Chi entra nella <strong>di</strong>sciplina perchè è alla ricerca <strong>di</strong> potere ed ambizioni personali, potrebbe<br />

avere l’impressione <strong>di</strong> raggiungere comunque quello a cui aspira, ma è tuttavia<br />

importante sottolineare che agirà sempre nei limiti del recinto dell’autogratificazione e<br />

per sod<strong>di</strong>sfare la propria presunzione, alimentando l’illusione tipica <strong>di</strong> una vita inferiore.<br />

E’ coltivando invece la propria spiritualità che si progre<strong>di</strong>sce nella scuola dello <strong>Yoga</strong><br />

superiore, si matura la consapevolezza della verità e dell’unione. Solo così scioglieremo<br />

i nostri legami con l’illusione (maya) e tutto ciò che si oppone alla conoscenza (avidya).<br />

42


- In<strong>di</strong>ce immagini delle positure -<br />

PRATICA DEGLI ASANA E DEL PRANAYAMA<br />

NELL’ARMONIZZAZIONE DEI CINQUE STRATI SOTTILI DELL’UOMO<br />

Come già affermato nella parte iniziale <strong>di</strong> questa tesi, lo <strong>Yoga</strong> è una delle sei Scuole<br />

ortodosse <strong>di</strong> pensiero filosofico-religioso Hindù dell’In<strong>di</strong>a antica. Pur praticato<br />

inizialmente con modalità <strong>di</strong>verse dalle caste più nobili, esso mise le sue prime ra<strong>di</strong>ci<br />

nelle culture del periodo ve<strong>di</strong>co, a partire dal 1500 a.C. sino al 700 a.C. e poi<br />

nell’impostazione religiosa e mistica delle scritture Upanishad.<br />

Queste ultime costituiscono la parte conclusiva dei Veda. Sono trattati <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa<br />

estensione, risalenti al periodo che va dall’ottavo secolo a.C. al quarto secolo a.C. e le<br />

prime precedono l’avvento dell’era bud<strong>di</strong>sta.<br />

Le Upanishad appartengono alle <strong>di</strong>verse Scuole in<strong>di</strong>ane della rivelazione. Circa<br />

duecento sono arrivate alla nostra cultura, benchè per tra<strong>di</strong>zione quelle più considerate<br />

sono 108. E’ interessante notare che il termine Upanishad deriva da “upa-nisad “<br />

(sedersi vicino) che allude alla tra<strong>di</strong>zionale modalità <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong>retta dal Maestro<br />

all’Allievo, qualificato per sederglisi accanto.<br />

La Taittiriya Upanishad fu il primo trattato che esaminò l’essere umano sotto <strong>di</strong>versi<br />

aspetti. Questa <strong>di</strong>samina metafisica realizza in sintesi che in un in<strong>di</strong>viduo esistono<br />

<strong>di</strong>versi corpi, <strong>di</strong>verse stratificazioni tra loro interpenetranti e strettamente correlate. Si<br />

parla <strong>di</strong> questi “involucri sottili e sovrapposti” definendoli come i cinque respiri, i<br />

cinque atma ovvero i cinque sè.<br />

Nello <strong>Yoga</strong> questi substrati componenti l’essere umano, che si estendono dal nostro<br />

centro o sè sino allo strato più esterno del nostro corpo fisico, si chiamano kosha o<br />

rivestimenti.<br />

Secondo lo <strong>Yoga</strong>, il corpo causale (il nostro sè), il corpo mentale superiore, il corpo<br />

mentale inferiore, il corpo energetico ed il corpo fisico, sono inter<strong>di</strong>pendenti fra loro.<br />

Un cambiamento apportato su uno <strong>di</strong> questi cinque kosha può influenzare anche gli<br />

altri, analogamente ad un macrocosmo coi suoi elementi che coesistono in <strong>di</strong>namica<br />

armonia.<br />

Chi è stressato e si arrabbia, ad esempio, coinvolge il corpo mentale inferiore, che è in<br />

grado <strong>di</strong> influenzare il corpo energetico ed il corpo fisico, mutando in quest’ultimo i<br />

parametri vitali come l’atto respiratorio, la frequenza car<strong>di</strong>aca e la pressione arteriosa.<br />

Analogamente, nella cultura occidentale, si sostiene che esista uno stretto legame fra<br />

psichismo, manifestazioni del corpo ed influenza <strong>di</strong> queste sul nostro stato mentale.<br />

Esplicitando, nella <strong>di</strong>sciplina <strong>Yoga</strong> questi substrati o corpi assumono precise<br />

denominazioni:<br />

43


ANANDAMAYAKOSHA – E’ il corpo più sottile dell’essere umano. Una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong><br />

beatitu<strong>di</strong>ne che trascende il piacere, il dolore, l’ego, lo spazio e il tempo.<br />

Anandamayakosha è la sede del Sè, dell’Atman, ciò che impropriamente chiamiamo<br />

“Anima”. Questo è il “luogo” <strong>di</strong> omogenea consapevolezza verso la quale i gran<strong>di</strong><br />

Maestri ci guidano; un’esperienza sulla quale non abbiamo nessun potere, se non<br />

quello <strong>di</strong> svolgere le nostre pratiche con de<strong>di</strong>zione e costanza sui restanti quattro corpi<br />

e preparare le con<strong>di</strong>zioni affinchè ananda sorga spontaneamente.<br />

VIJNANAMAYAKOSHA – E’ la <strong>di</strong>mensione puramente temporale dove l’essere umano<br />

sviluppa la propria <strong>di</strong>scriminazione; è la stratificazione <strong>di</strong> puro intelletto dove la<br />

Coscienza agisce.<br />

Secondo la cascata evolutiva del Sankya, questo corpo sottile, sede dell’Io riflessivo,<br />

è la cosiddetta bhud<strong>di</strong>. Vijnanamayakosha è tanto vicina al Sè da <strong>di</strong>venirne un suo<br />

strumento; essa si manifesta attraverso la percezione intuitiva, l’imme<strong>di</strong>ato<br />

<strong>di</strong>scernimento e l’equanime atteggiamento del testimone interiore <strong>di</strong> se stessi.<br />

Essa è tuttavia vincolata anche al complesso mentale inferiore e sensoriale e per questo<br />

influenzabile dall’ego, ma se viceversa si svincola da quest’ultimo, può favorire la<br />

conoscenza universale e l’amore.<br />

MANOMAYAKOSHA – E’ il terzo involucro, quantificabile in una <strong>di</strong>mensione solo<br />

temporale, dove agisce il corpo mentale inferiore. E’ la sede del pensiero, dove anche<br />

si esprime l’ego attraverso le nozioni del “mio” e dell’ ”io”. Tutto il mondo <strong>di</strong> nomi, <strong>di</strong><br />

forme, <strong>di</strong> suoni e colori che noi chiamiamo reale, non è altro che il prodotto <strong>di</strong> questo<br />

corpo sottile che è in contatto e si identifica con la realtà grossolana, attraverso le<br />

percezioni sensoriali del corpo umano. Ogni pensiero presente in questa stratificazione,<br />

come abbiamo scritto nel capitolo de<strong>di</strong>cato alla natura della mente, ha il potere <strong>di</strong><br />

concretizzarsi in un’azione e, nella lunga succesione <strong>di</strong> eventi, mutarsi in un destino.<br />

PRANAMAYAKOSHA – E’ il corpo energetico dove circola il prana o soffio vitale<br />

dell’uomo. Esso trova una sua collocazione nello spazio e nel tempo. Infatti, le na<strong>di</strong><br />

cioè i canali energetici preferenziali, sono situate all’interno della nostra forma<br />

corporea, mentre l’energia che ci anima circola con bioritmi ed intensità perio<strong>di</strong>che<br />

prestabilite, interessando tutti i nostri organi. Secondo il testo antico della Shiva<br />

Samhita, ci sono tre na<strong>di</strong> principali e un<strong>di</strong>ci na<strong>di</strong> secondarie.<br />

Le prime tre ( Ida, Pingala e Sushumna) corrispondono approssimativamente al<br />

nostro sistema nervoso autonomo ortosimpatico, parasimpatico e centrale con origine<br />

nel kanda, la base della colonna vertebrale.<br />

Analogamente a quanto ci insegna la moderna anatomia, che assegna ad alcuni<br />

apparati una propria specializzazione, così il prana che il nostro corpo capta e veicola<br />

nelle na<strong>di</strong>, ha nello <strong>Yoga</strong> cinque principali specializzazioni chiamate vaju:<br />

44


- In<strong>di</strong>ce immagini delle positure -<br />

1) Prana vaju: la captazione, localizzato simbolicamente nell’area tra il cuore ed il<br />

<strong>di</strong>aframma.<br />

2) Apana vaju: l’eliminazione, identificato nell’addome e <strong>di</strong>retto verso il basso<br />

3) Samana vaju: assimilazione, collocato nel plesso solare e <strong>di</strong>retto dalla periferia al<br />

centro.<br />

4) Vyana vaju: la <strong>di</strong>stribuzione del prana in tutto il corpo, circolante dal centro alla<br />

periferia.<br />

5) Udana vaju: l’utilizzo dell’energia captata e che si manifesta come un flusso <strong>di</strong><br />

prana verso l’alto.<br />

Questi concetti hanno molte analogie con la me<strong>di</strong>cina cinese che è in grado <strong>di</strong> trattare<br />

molte patologie, alcune anche <strong>di</strong> origine batterica, con l’utilizzo dell’agopuntura.<br />

Nello <strong>Yoga</strong> si utilizza la tecnica <strong>di</strong> Pranayama per perfezionare pranayamakosha.<br />

ANNAMAYAKOSHA – E’ il corpo fisico che si è formato per mezzo degli alimenti,<br />

della caratteristica dei nostri cromosomi, delle patologie, dei traumi e delle con<strong>di</strong>zioni<br />

ambientali come la temperatura, l’aria respirata, la luce, l’umi<strong>di</strong>tà.<br />

Dei cinque menzionati, nello <strong>Yoga</strong> , annamayakosha rappresenta lo strato più<br />

grossolano del corpo che esiste nello spazio e nel tempo, ed in quanto tale ci permette<br />

<strong>di</strong> svolgere su <strong>di</strong> esso una grande varietà <strong>di</strong> azioni.<br />

Nello <strong>Yoga</strong> la cura del corpo è vista attentamente come il presupposto fondamentale<br />

per accedere al benessere fisico e psichico totale. La <strong>di</strong>sciplina insegna tecniche molto<br />

raffinate per migliorare, sotto molti aspetti, le con<strong>di</strong>zioni del proprio corpo ed<br />

accedere così a stati <strong>di</strong> coscienza superiori. Queste tecniche sono chiamate Asana o<br />

positure.<br />

Patanjali nei suoi <strong>Yoga</strong>sutra parla degli asana nella Sezione II, sutra 46-48:<br />

II, 46 – stira-sukham asanam<br />

La positura (dovrebbe essere) stabile e comoda.<br />

II, 47 – Prayatna-saithilyananta-samapattibhyam<br />

Me<strong>di</strong>ante il rilassamento dello sforzo e la me<strong>di</strong>tazione sul “senza fine”<br />

(si domina una positura)<br />

II, 48 – Tato dvamdvanabhighatah.<br />

Da ciò, la mancanza <strong>di</strong> attacchi da parte delle coppie <strong>di</strong> opposti<br />

Coloro che praticano lo <strong>Yoga</strong> della tra<strong>di</strong>zione, hanno sicuramente familiarizzato con<br />

molti esercizi <strong>di</strong> asana, ma la maggior parte delle persone che non conoscono la<br />

<strong>di</strong>sciplina, li confondono con la pratica fisica della ginnastica, che è semplicemente<br />

finalizzata a rinvigorire il corpo. Le specializzazioni <strong>di</strong> Hatha <strong>Yoga</strong> ( lo <strong>yoga</strong> fisico ) e<br />

Raja <strong>Yoga</strong> ( lo <strong>yoga</strong> reale ), pur mantenendo lo stesso approccio agli asana, assumono<br />

ruoli e finalità <strong>di</strong>verse. Questa <strong>di</strong>stinzione è necessaria in quanto chi si avvicinerà a<br />

questa <strong>di</strong>sciplina in conseguenza <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo da stress, dovrà essere guidato<br />

dall’insegnante a privilegiare una delle due specializzazioni.<br />

45


Nell’Hata <strong>Yoga</strong> infatti gli asana vengono trattati in modo molto ampio e la vasta<br />

letteratura delle tecniche esistenti tratta in dettaglio almeno 84 positure fra le centinaia<br />

esistenti. Sul piano fisico un asana ha le seguenti caratteristiche:<br />

STABILITA’, IMMOBILITA’, DURATA e RILASSAMENTO.<br />

Sul piano respiratorio e mentale si <strong>di</strong>stingue per gli attributi <strong>di</strong>:<br />

CONSAPEVOLEZZA DEL RESPIRO e CONSAPEVOLEZZA DELLA MENTE.<br />

Le posizioni che il corpo può assumere durante le pratiche possono essere sintetizzate in:<br />

POSIZIONI IN PIEDI, SEDUTE E DERIVATE DA ESSE, SUPINE, PRONE, IN GINOCCHIO, IN<br />

APPOGGIO SULLE BRACCIA, IN EQUILIBRIO, IN ESTENSIONE e RILASSAMENTO.<br />

Alcuni asana interessano anche la FASCIA ADDOMINALE e GLI ORGANI VISCERALI.<br />

Tutte queste elencate sono in grado, se praticate con dovizia tecnica, <strong>di</strong> determinare<br />

mutamenti molto positivi nel corpo, migliorando l’elasticità, il portamento, il<br />

funzionamento <strong>di</strong> alcune ghiandole endocrine e la salute in generale.<br />

Una tra le sequenze <strong>di</strong> asana più efficaci è la serie Rishikesh con le sequenti positure:<br />

1 minuto in Sarvangasana (positura della candela – Figura 1 <strong>di</strong> pagina 44 );<br />

2 minuti in Halasana (positura dell’aratro – Figura 2 <strong>di</strong> pagina 44);<br />

1 minuto in Matsyasana (positura del pesce – Figura 3 <strong>di</strong> pagina 45);<br />

2 minuti in Paschimottanasana (positura della pinza – Figura 4 <strong>di</strong> pagina 45);<br />

1 minuto in Bhujangasana (positura del cobra – Figura 5 <strong>di</strong> pagina 46);<br />

1 minuto in Shalabasana (positura della locusta – Figura 6 <strong>di</strong> pagina 46);<br />

½ minuto in Dhanurasana (positura dell’arco – Figura 7 <strong>di</strong> pagina 47);<br />

1 minuto in Ardha-Matsyendrasana (torsione in positura seduta – Figura 8 <strong>di</strong> pagina 47)<br />

da 1 a 10 minuti in Shirshasana (positura capovolta) solo per yogin esperti: per gli<br />

allievi è in<strong>di</strong>cata Viparita Karani (Figura 9 <strong>di</strong> pagina 48) che determina effetti similari;<br />

da 1 a 2 minuti <strong>di</strong> na<strong>di</strong> shud<strong>di</strong> (purificazione dei canali energetici – Pagine 54; 55);<br />

3 minuti <strong>di</strong> respirazione completa;<br />

3 minuti <strong>di</strong> rilassamento in Shavasana (positura del cadavere – Figura 10 <strong>di</strong> pagina 48).<br />

Gli asana così praticati sono anche in grado <strong>di</strong> influenzare positivamente il corpo<br />

energetico, perchè attivano le strade del prana chiamate na<strong>di</strong>, anticipando i benefici del<br />

pranayama.<br />

46


- In<strong>di</strong>ce immagini delle positure -<br />

Figura 1 – Sarvangasana<br />

Figura 2 – Halasana<br />

47


Figura 3 - Matsyasana<br />

Figura 4 - Paschimottanasana<br />

48


- In<strong>di</strong>ce immagini delle positure -<br />

Figura 5 – Bhujangasana<br />

Figura 6 - Shalabasana<br />

49


Figura 7 – Dhanurasana<br />

Figura 8 - Ardha-Matsyendrasana<br />

50


- In<strong>di</strong>ce immagini delle positure -<br />

Figura 9 - Viparita Karani<br />

Figura 10 – Shavasana<br />

La pratica Hata <strong>Yoga</strong> ha come risultato la FERMEZZA POSTURALE, LA SCOMPARSA<br />

DELLE MALATTIE e LA LEGGEREZZA FISICA.<br />

51


Il Raja <strong>Yoga</strong> si <strong>di</strong>fferenzia dal precedente perchè è più orientato a determinare dei<br />

mutamenti della coscienza attraverso il controllo volontario sulla mente, per una<br />

soppressione graduale dei turbini mentali (citta-vrtti nirodhah ). Questa tecnica è<br />

finalizzata ad agire sul corpo fisico, affinchè realizzi la completa immobilità su alcune<br />

positure: quelle che favoriscono il silenzio mentale necessario alla pratica me<strong>di</strong>tativa,<br />

prolungata nel tempo e senza sforzo.<br />

Fra questi asana vanno menzionati: Vajrasana (la positura del <strong>di</strong>amante – Figura 11);<br />

sukhasana (la positura semplice – Figura 12 a pagina 50 ); padmasana (la positura del<br />

loto) parificabile a siddhasana (la positura perfetta – Figura 13 a pagina 50).<br />

Figura 11 – Vajrasana<br />

52


- In<strong>di</strong>ce immagini delle positure -<br />

Figura 12 – sukhasana<br />

Figura 13 – siddhasana<br />

53


In alternativa agli asana elencati, si può ripiegare anche su maitryasana (positura seduta<br />

su un supporto – Figura 14) sopratutto per privilegiare sempre, in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, il<br />

mantenimento del confort nell’immobilità:<br />

II, 46 “stira-sukham asanam” - La positura ( dovrebbe essere ) stabile e comoda.<br />

Figura 14 – maitryasana<br />

In conclusione, nel Raja <strong>Yoga</strong> l’allievo che pratica la me<strong>di</strong>tazione deve ottenere,<br />

attraverso gli asana, il pieno dominio <strong>di</strong> una “stabile e comoda” immobilità per<br />

<strong>di</strong>menticare completamente il corpo e concentrare la propria attenzione all’osservazione<br />

della mente.<br />

54


- In<strong>di</strong>ce immagini delle positure -<br />

“ Quando eseguiamo un asana o compiamo un’azione, possiamo <strong>di</strong>stinguere<br />

due coscienze: periferica e centrale.<br />

Una coscienza che rimane impegnata su ciò che facciamo, la coscienza<br />

periferica che resta sugli eventi.<br />

Una seconda coscienza centrale che rimane focalizzata con la stessa<br />

attitu<strong>di</strong>ne della calma che regna nell’occhio <strong>di</strong> un ciclone.<br />

Nell’esecuzione dell’asana dobbiamo prendere coscienza del movimento del<br />

corpo, ma vi è una coscienza centrale che dovrebbe sempre accompagnarci<br />

e che riguarda il senso <strong>di</strong> ciò che facciamo. Una parte <strong>di</strong> noi, la coscienza<br />

centrale, dev’essere orientata in modo da permetterci <strong>di</strong> comprendere meglio<br />

la realtà della coscienza periferica.<br />

Lo yogi è presente a tutto e assente a tutto; ha in sè questo costante eterno<br />

riferimento intorno al quale danza la vita e si esprime la dualità, intorno a<br />

questa unità dell’essere.<br />

Questa unità dell’essere, questa coscienza centrale, è immobilità “<br />

(Pratica degli Asana: tratto dalla lezione <strong>di</strong> Eros Selvanizza in data 8 aprile 2006)<br />

Per apprendere il dominio totale <strong>di</strong> un asana Patanjali enfatizza due necessità nel sutra<br />

II,47.<br />

La prima è il rilassamento dallo sforzo necessario al mantenimento dell’immobilità,<br />

perchè quest’ultimo sarebbe una fonte <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>strazione della mente conscia che<br />

dovrà invece essere totalmente libera e svincolata dal corpo. Questo è un automatismo<br />

impegnativo da raggiungere, che richiede uno sforzo iniziale graduale che rompa il<br />

legame fra mente conscia e corpo e trasferisca il controllo <strong>di</strong> quest’ultimo sulla mente<br />

inconscia.<br />

La seconda necessità per integrare la stabilità durante l’asana, è la “me<strong>di</strong>tazione sul<br />

senza fine”, ovvero sull’ananta, il grande serpente che secondo la mitologia hindù, cinge<br />

la terra. Questa rappresentazione simbolica è in pratica l’invito rivolto all’allievo, che<br />

esegue un asana, a concentrarsi sulla forza cosmica che permette alla terra <strong>di</strong> mantenere<br />

un’orbita costante intorno al sole. Attraverso questo atteggiamento mentale molto<br />

specifico, chi pratica un asana deve ricercare ed integrare gli automatismi che lo<br />

mantengono in posizione stabile.<br />

Il risultato importante che deriverà dalla <strong>di</strong>sciplinata applicazione delle pratiche <strong>di</strong><br />

asana, spiegate nei sutra II, 46 e 47, viene rivelato da Patanjali nel sutra II, 48 con “la<br />

mancanza <strong>di</strong> attacchi da parte delle coppie <strong>di</strong> opposti” con l’affermazione sanscrita<br />

“Tato dvamdvanabhighatah”.<br />

Queste “dvamdva” sono tutte le con<strong>di</strong>zioni contrarie, esterne ed interne a noi, immersi<br />

nelle quali noi cerchiamo <strong>di</strong> condurre la nostra vita, come ad esempio la luce ed il buio,<br />

il caldo ed il freddo, la felicità e la tristezza, la salute e la malattia. Con<strong>di</strong>zioni riferite al<br />

corpo ed alla mente che impe<strong>di</strong>scono alla nostra Coscienza <strong>di</strong> orientarci nella nostra<br />

profonda interiorità.<br />

55


La Coscienza, che si esprime attraverso la mente stessa, non può entrare in contatto con<br />

la materia e procedere verso la realizzazione del Sè, senza l’intervento del prana, il<br />

soffio vitale. Il prana che fluisce all’interno <strong>di</strong> pranamayakosha (il corpo energetico) è il<br />

catalizzatore delle connessioni fra la materia e l’energia sui corpi più grossolani, nonchè<br />

della mente e della coscienza sugli strati più sottili dell’essere umano, secondo la visione<br />

dello <strong>Yoga</strong>.<br />

Con questo possiamo affermare che il prana è attivo e necessario su tutti i corpi sottili.<br />

Nell’Hata <strong>Yoga</strong> il controllo delle correnti praniche viene utilizzato per il controllo dei<br />

mutamenti della coscienza e del flusso dei pensieri (citta-vrtti).<br />

Nel Raja <strong>Yoga</strong> il controllo delle citta-vrtti avviene attraverso la forza della volontà con<br />

l’ausilio del prana da parte della Coscienza.<br />

Nell’una e nell’altra specifica <strong>di</strong>sciplina, il controllo e l’armonizzazione del prana,<br />

captato dal corpo sino al suo utilizzo ottimale, si ottiene attraverso le tecniche <strong>di</strong><br />

Pranayama.<br />

Patanjali parla del pranayama negli <strong>Yoga</strong>sutra dalla sezione II,49 sino alla sezione II,53.<br />

II, 49 – Tasmin sati svasa-prasvasayor gativicchedah pranayamah<br />

Ciò essendo stato (compiuto) (segue il) pranayama, che è la cessazione della<br />

inspirazione e della espirazione.<br />

II, 50 – Bahyabhyantara-stambha-vrttir desakalasamkhyabhih paridrsto<br />

<strong>di</strong>rghasuksmah<br />

(Esso si trova in) mo<strong>di</strong>ficazione esterna, interna o soppressa; è regolata<br />

dal luogo, dal tempo e dal numero, (e progressivamente <strong>di</strong>viene) prolungato e<br />

sottile.<br />

II, 51 – Bahyabhyantara-visayaksepi caturthah<br />

Quel pranayama, che oltrepassa la sfera dell’interno e dell’esterno, costituisce<br />

la quarta Varietà.<br />

II, 52 – Tatah ksiyate prakasavaranam<br />

Grazie a lui si <strong>di</strong>ssolve lo schermo della luce.<br />

II, 53 – Dharanasu ca yogyata manasah<br />

E (si ha) la capacità della mente <strong>di</strong> concentrarsi.<br />

Prana-yama significa letteralmente “controllo del prana” e <strong>di</strong>versamente da quanto si<br />

pensi, il prana ed il respiro non sono la stessa cosa. Questo significa che la morte <strong>di</strong> un<br />

in<strong>di</strong>viduo non avviene quando cessa il respiro, ma bensì quando il prana abbandona il<br />

suo corpo. E pur restando soltanto una delle manifestazioni grossolane del prana nel<br />

nostro corpo fisico, la regolazione del respiro viene utilizzata in moltissime tecniche <strong>di</strong><br />

pranayama per manipolare il prana stesso nei corpi sottili.<br />

Chi utilizza i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> controllo del prana, deve essere consapevole che essi agiscono<br />

su sistemi complessi del corpo che sono reali, benchè non pienamente riconosciuti dalla<br />

scienza moderna.<br />

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