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La Resistenza italiana non è paragonabile ai movimenti analoghi che pur si
sono battuti nel resto d’Europa occupata dai nazifascisti: qui si fondono la
volontà di scacciare l’invasore straniero con la voglia di farla fi nita con un
ventennio di dittatura.
Dopo l’armistizio dell’8
settembre 1943, l’Italia si
trova in una situazione de-
licatissima: se da un lato le
forze armate si sfaldano,
abbandonate a se stesse
da Casa Savoia e dagli alti
comandi, e le armate te-
desche dilagano, dall’altro
nascono i Comitati di Li-
berazione Nazionale, e
piccoli gruppi di sbandati
dell’esercito, con alcuni re-
sistenti, formano le prime
bande di ribelli in monta-
gna e in città. La Resisten-
za italiana è, nello stesso tempo, lotta sociale e lotta armata: è questo che
la rende straordinaria. Gli scioperi delle fabbriche, che dilagano nei quar-
tieri cittadini, i sabotaggi, le manifestazioni delle donne per la pace, la dif-
fusione clandestina di volantini e giornali, tendono a colpire prima di tutto
la produzione bellica e a isolare i nazifascisti, trasformando quella lotta in
un vero movimento
di popolo.
Contemporanea-
mente, il dispiegar-
si delle formazioni
SAP-Squadre di
Azione Patriottica
e Gap-Gruppi di
Azione Patriottica
in città, e delle Bri-
gate di montagna,
porta il nemico non
solo a sentirsi sem-
pre un bersaglio, ma
a distogliere ingenti
forze dal fronte con-
tro gli alleati. Un insieme di risorse, quelle partigiane, che sa esprimere al
meglio la propria diversità, in quella che è considerata “l’insurrezione mo-
dello”. Genova infatti, è l’unica città d’Europa in cui un intero Corpo d’Ar-
mata tedesco si arrende nelle mani del Comitato di Liberazione Nazionale.
Ma in tutto il periodo della Resistenza, che cosa muove, intimamente, parti-
giani e popolazioni? Conquistare la libertà senza considerarla un dono delle
forze alleate in arrivo. Da qui l’organizzazione capillare e ramifi cata che vede
protagonisti uomini, donne e spesso ragazzi di ogni ceto sociale e convin-
zione politica. Se inizialmente lo scopo è contrastare in ogni modo il na-
zifascismo facendo nascere ban-
de, brigate e divisioni armate che
creino più disturbo possibile sul
fronte interno, verso l’epilogo del-
la guerra l’obiettivo è impedire ai
nazifascisti di raggiungere la valle
del Po. Da qui i numerosi e ripe-
tuti rastrellamenti che colpiscono
le varie formazioni partigiane per
non avere disturbi sulle vie di co-
municazione. Da qui incendi, sac-
cheggi, arresti, fucilazioni, depor-
tazioni, rappresaglie e, soprattutto
nel Levante, violenze sulle donne
da parte della Divisione Turkestan.
E oggi, a 65 anni da quei tragici
giorni, la Liguria e la provincia di
Genova sono ancora lastricate di
croci, lapidi, cippi, monumenti,
musei in ricordo di quelle popo-
lazioni sterminate e degli eroi che
hanno combattuto per la libertà. I nomi dei quali spesso intitolano le nostre
strade e le nostre piazze (un centinaio solo a Genova).
Questa carta tematica, realizzata dalla Provincia di Genova, Assessorato al
Turismo, e dall’Anpi, è rivolta a chiunque voglia scoprire il territorio da un
punto di vista inedito: studenti, associazionismo, gruppi, famiglie. In essa
sono presentati alcuni itinerari che ricordano episodi tra i più signifi cativi
avvenuti nei luoghi di azione dei partigiani della VI Zona Operativa.
Certo non tutti: sarebbe stato impossibile in poco spazio.
Questa mappa si propone comunque
di essere uno stimolo ad approfondi-
re la storia e scoprire le molte altre
testimonianze che caratterizzano il
territorio della Provincia di Genova.
Per capire cos’è stata la vita dei par-
tigiani in montagna, sarebbe utile,
quando possibile, lasciare l’automobi-
le e proseguire a piedi lungo i sentie-
ri, come hanno fatto su quelle stesse
strade di notte, al freddo, con la neve,
spesso a stomaco vuoto e la paura
addosso, i ribelli, ragazzini staff ette
partigiane e le donne che portavano
informazioni, cibo e acqua.
LIBERAZIONE:
LA MEDAGLIA D’ORO
AL GONFALONE DELLA PROVINCIA
“La comunità provinciale genovese, con
indomito spirito patriottico e altissima
dignità morale partecipava alla Guerra
di Liberazione e sopportava sacrifici,
deportazioni e distruzioni, off rendo alla
causa della libertà un numero elevato di
vittime. Nel corso della dura guerra di
montagna le coraggiose popolazioni del
territorio della Provincia, a rischio della
propria vita, prestavano sostegno e aiuto
alle numerose formazioni partigiane,
consentendone la discesa a Genova e la
Liberazione della Città. Splendido esempio
di spirito di sacrificio ed amor patrio”.
Questa la motivazione con la quale il Capo dello Stato Giorgio Napolitano,
il 24 aprile 2009 al Quirinale, ha conferito la medaglia d’oro al merito civile
al gonfalone della Provincia di Genova per i sacrifi ci e il sostegno delle
popolazioni del territorio alla lotta di Liberazione dal nazifascismo.
COGOLETO - In Piazza A. Giusti, una lapide
ricorda 8 partigiani di Cogoleto caduti; Via C.
Colombo, lapide per i caduti sotto i bombardamenti
alleati del ‘45; al cimitero, in Via della Pace,
sacrario con lapidi sulle tombe degli eroi della
Resistenza; un cippo al cimitero di Sciarborasca è
dedicato ai caduti, tra i quali il partigiano Gregorio
Calcagno, “Foglia”, della divisione Mingo, brigata
Buranello.
ARENZANO - Monumento alla Resistenza in
Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, sul lungomare;
lapide ai caduti arenzanesi in Via Sauli Pallavicino;
targa con incise le parole della canzone “Fischia il
vento” in Via Giardini Partigiani d’Italia; cippo in
pietra, dedicato ai Martiri della Libertà, al cimitero.
VOLTRI - Punto nodale della Resistenza
genovese e dell’entroterra. Decine i caduti, i
partigiani che ancora oggi sono ricordati nelle
targhe delle strade della delegazione, che a loro
intitola vie, piazze e giardini. Numerose le
testimonianze del ruolo di operai, lavoratori,
donne, ragazzi nell’opposizione armata al nazifascismo. Sacrari nel cimitero in
Via Ovada, e a in quello di Crevari; lapidi in Piazza Gaggero e nell’atrio del
Municipio nella stessa piazza; e ancora in Via G. Buff a, Via C. Camozzini, Via E.
Cialdini, Via Don Verità; a Vesima nell’omonima Via e in Via L. Gainotti; in
Località Sambuco in Via O. Moretti, e cippo presso la chiesa; lapidi anche a
Fabbriche, nell’omonima Via e a Crevari in Piazza Montagna.
MELE - In Piazza del Municipio, una lapide ricorda fra l’altro il coraggio e la
generosità di Benedetto Calcagno, che nella cartiera di Mele accolse gli
antifascisti e i perseguitati. In direzione Passo del Turchino lapide in marmo per
un’imboscata e in direzione Passo del Faiallo
edicola con croce per il tenente William.
PASSO DEL TURCHINO - Un mese dopo
il rastrellamento della Benedicta, i Gap
decidono di alzare il tiro. Il 15 maggio 1944,
nel Cinema Odeon di Genova frequentato
esclusivamente dai militari tedeschi, un
partigiano travestito da tenente della
Wehrmacht, fa esplodere una bomba che
uccide 5 marinai tedeschi ferendone altri 15.
La rappresaglia ordinata da Friedrich Engel
capo delle SS (il “boia di Genova” condannato
all’ergastolo in Italia per questa e per le
stragi di Portofi no e di Cravasco, mai
estradato dalla Germania e deceduto nel
2006, novantasettenne, senza aver scontato
BARGAGLI - Cippo nel piazzale della chiesa; in frazione Sant’Alberto:
scultura e lapide in Piazza Salvo D’Acquisto; lapidi in Piazza del Mercato di
Località Bragalla, in Strada della Resa di Località Tecosa, in Via Monte Zovetto
di frazione Maxena e in frazione Borgonovo.
LUMARZO - Numerose le testimonianze nel paese e nei dintorni. In Piazza
della Chiesa, scultura in bronzo; presso il cimitero, lapidi per i partigiani
caduti in combattimento. Lapidi anche in Piazza della Chiesa di frazione Boasi
e in frazione Cornua. Avamposto delle formazioni partigiane è la frazione
Pannesi nei cui boschi di castagni nasce una delle prime formazioni
combattenti: lo ricorda una lapide in marmo della Provincia e dell’Anpi di
Genova in Località Gione (il 2 giugno, ogni anno, manifestazione dell’Anpi).
Proprio in questi boschi, tre lustri dopo la Liberazione Umberto Terracini lancia
l’idea della rivolta contro il Congresso del Msi convocato per il 30 giugno
1960 a Genova, e presieduto dall’ex prefetto repubblichino della città Carlo
Emanuele Basile. Sulla sollevazione delle “magliette a strisce”, organizzata da
Cgil e Anpi, Sandro Pertini disse provocatoriamente che a volerla erano «i
fucilati del Turchino, di Cravasco, della Benedicta, i torturati della casa dello
studente!»
In Località Cinque Strade si incontra una cappella costruita dai partigiani,
con bassorilievo, altare e iscrizioni che ricordano i 9 caduti della brigata
Garibaldina Bedin. Partigiani che il 27 aprile 1945 – proprio dove il 31 ottobre
1943 si era formato il primo gruppo di combattenti clandestini – catturano
mille nazifascisti costringendo una colonna di 7 mila uomini al comando dello
Stato Maggiore delle forze armate tedesche a trattare la tregua consegnando
tre bandiere. Sempre a Pannesi, andando verso Uscio, si incontra un cippo in
pietra in onore del comandante Giovanni Garaventa, caduto in combattimento.
MOCONESI - Al cimitero di Moconesi Alto, stele in pietra con lapide a
ricordo delle genti e dei caduti del paese che aiutarono i partigiani. Testo di
Roberto Bonfi glioli.
LORSICA - Si arriva facendo una deviazione da Cicagna e in paese si trova
una lapide in marmo in Via Ciga in ricordo della lotta partigiana e della
solidarietà della popolazione, duramente colpita dalla rappresaglia.
Nell’agosto 1944 la frazione Barbagelata di Lorsica è distrutta da un
incendio appiccato da nazifascisti: lo ricorda una lapide nella frazione, e ogni
inizio di luglio l’episodio viene ricordato da una manifestazione commemo-
rativa dell’Anpi provinciale di Genova. Varie lapidi onorano chi sacrifi cò la
propria vita per la libertà: “Vichi”, caduto a 20 anni; Giuseppe Cadei di Paratico
di Brescia, ucciso in combattimento; e, andando verso il Passo della Scoglina,
Ugo Beccanti, Tempesta, ucciso armi in mano a 18 anni, e i 3 partigiani uccisi
il 13 agosto 1944 durante i saccheggi e l’incendio della frazione, i cui nomi
sono segnati in un cippo. Altra lapide al Passo del Gabba per combattimento.
FAVALE DI MALVARO - In Piazza Centonoci lapide per il combattimento del
22 dicembre 1944, dove al Casone muoiono 5 partigiani. Il Casone di
Centonoci si trova in frazione Acereto di Sopra, è stato restaurato nel 1994 ed
è un ex rifugio partigiano. Oggi è un sacrario con cappella, altare, lapidi che
CERANESI - In Località Chelina, cippo in pietra per 6 partigiani, tra i quali 2
carabinieri, fucilati dai nazifascisti; nella frazione Piani di Praglia a 8
chilometri dal paese, cippo in marmo con un’iscrizione di Piero Calamandrei
dedicata al partigiano Giuseppe Gallesi caduto nel rastrellamento della
Benedicta e una lapide per il partigiano Riccardo Rissotto. Nella frazione San
Martino di Paravanico, una lapide nel piazzale della chiesa ricorda le
deportazioni avvenute nell’ambito dei rastrellamenti della Pasqua del ‘44.
CAMPOMORONE - Nell’atrio del Palazzo del Comune lapidi in marmo
ricordano i caduti. Altre lapidi in Piazza Marconi, Via Martiri e a Passo
Mezzano. Al cimitero, sacrario con lapidi sulle tombe dei partigiani. Fra gli eroi
di Campomorone, Alice Noli, fucilata per rappresaglia con altri 5 partigiani la
notte tra il 7 e l’8 agosto 1944: col suo nome nacque una brigata di sole
donne che operò in Valpolcevera fi no alla Liberazione. Fra i trucidati di agosto
anche Antonio Gavino, che aveva organizzato un’ottantina di parenti e amici
dei fucilati della Benedicta per recuperarne clandestinamente i cadaveri e
portarli, dentro casse di fortuna trasportate con le teleferiche dei contadini,
fi no al cimitero di Gallaneto vicino a Isoverde.
Frazione Isoverde - In Piazza N. Bruno una lapide in marmo ricorda gli
scontri con i nazifascisti del 13 ottobre 1943 e la nascita dei primi moti
resistenziali in Valverde. Ogni lunedì di Pasqua vengono inoltre commemorati
i 5 prigionieri catturati e fucilati nei pressi del cimitero, l’8 aprile 1944,
durante il rastrellamento della Benedicta. Tra questi Augusto Cavenna, appena
diciottenne. Chi volesse fare una deviazione da Isoverde, può visitare, in
Località Langasco, l’edicola con
altare nel giardino pubblico.
Frazione Cravasco - Dopo l’uccisione
di 9 tedeschi – avvenuta il 22 marzo
1945 in uno scontro con i partigiani
della brigata Balilla al comando di
Angelo Scala, Battista – la notte
del 23 i nazifascisti prelevano da
Marassi 20 detenuti politici e, a
bordo di un autocarro, li trasportano
a Isoverde. Lungo il tragitto due
prigionieri riescono a fuggire. Gli
altri 18, ammanettati, vengono
condotti a piedi fi no a Cravasco
dove, nelle vicinanze del cimitero,
vengono fucilati. Tra questi Renato
Quartini, medaglia d’oro al Valor Militare. Uno di essi, Arrigo Diodati, Franco,
pur ferito, si salva nascondendosi sotto i cadaveri, torna alla lotta sui monti
a Voltaggio, nella brigata Pio, divisione Mingo e poi partecipa alla liberazione
di Genova. Sua la drammatica testimonianza sull’eccidio. Oggi le vittime sono
ricordate nella frazione, in Località Martiri, da un sacrario con cappella, lapidi
e cippo con testi di Piero Calamandrei e Edoardo Firpo. Cravasco ha subito
anche il terrore dell’incendio per rappresaglia. In Località Gallaneto, cippo con
croce per la fucilazione di Ettore Bincia e di un militare ignoto (rastrellamento
Benedicta).
Laghi del Gorzente (Lago Bruno) - È teatro di un cruento episodio avvenuto
durante il rastrellamento della Benedicta. Nella notte tra il 6 e il 7 aprile
1944 il V distaccamento della brigata Garibaldi del comandante Cini (Emilio
Casalini, paroliere della canzone “I ribelli della montagna”), tenta di rompere
TORRIGLIA - Per quasi due mesi, dall’inizio di luglio alla fi ne di agosto 1944,
la Valle del Trebbia e, oltre i confi ni liguri, verso il piacentino, è “zona libera”
dall’occupazione nazifascista, grazie ai partigiani che riescono a compiere – come
in altre parti d’Italia – un’impresa straordinaria: permettere a molti paesi e
cittadine di dotarsi di amministrazioni autonome, a governarsi senza il controllo
della dittatura fascista o degli occupanti tedeschi. In Liguria l’esperienza è nota
come “Repubblica di Torriglia”, e si estende da Rivergnano appunto a Torriglia,
un’area da cui si dominano le valli di Trebbia, Scrivia, Brevenna, Barbera, Vobbia.
Fra le testimonianze: prima di entrare in paese, sulla Statale 45, nei pressi della
Galleria Buff alora, stele in pietra con lapide: «Qui inizia la Val Trebbia, che fu
teatro di dura lotta partigiana combattuta dai reparti della VI Zona Operativa
appoggiata da queste Popolazioni (...) sede della prima Repubblica Partigiana
Ligure vide il sangue di mille Caduti per la Libertà (...)». Cippi in Piazza A.
Gastaldi, dedicato a Bisagno, Aldo Gastaldi, comandante della Cichero; in Via I.
Canale, per il diciassettenne Emilio Ravera caduto in combattimento e in Località
Donetta, direzione Pentema, per 3 fucilati. Edicole con lapidi nelle Località Valla e
Pian dell’Orso in Via M. Costa.
MONTEBRUNO - Dal Municipio lapide al partigiano medaglia d’argento al Valor
Militare Guglielmo Barbieri (brigata Sciolla del comandante Renato Drovandi),
rimasto ucciso a 19 anni in uno degli ultimi combattimenti contro i nazifascisti a
Sturla il 25 aprile 1945.
PROPATA - Situato in paese (Via Centro 3, nei pressi della chiesa parrocchiale)
il Museo del Partigiano conserva e propone raccolte fotografi che, documenti e
oggetti che rappresentano la memoria storica della Resistenza in una delle zone
in cui la guerra di Liberazione ha conosciuto momenti fra i più aspri. Per
prenotazioni: Comune al tel. 010.945910 (mattino). Ogni 16 maggio, a cura
dell’Anpi di Serra Riccò, commemorazione al Museo e poi partenza per il percorso
del “museo itinerante della Resistenza” Propata-Casa del Romano-Fascia (sosta
durante il tragitto sul luogo di fucilazione di Romano e Carlo e al cascinale rifugio
della brigata Bellucci)-Loco. Fra le testimonianze, lapide nel Palazzo del Comune;
cippo in pietra sul Monte Antola.
FASCIA - Monumento in Piazza della Resistenza al comandante Bisagno. Fascia
è stata sede di infermeria partigiana. Il 25 luglio manifestazione del Comitato
Permanente della Resistenza di Genova.
In località Casa del Romano è stata costituita una delle prime formazioni
partigiane. Il vecchio nucleo di abitazioni era sede del comando della brigata
Jori e zona di incontro e stazionamento dei partigiani. In questa zona cadde
“Romano”, partigiano zio del regista Nanni Moretti, preso a Roma e scappato
durante il viaggio di deportazione in Germania, unitosi ai ribelli della zona e poi
caduto durante un rastrellamento.
FONTANIGORDA - Lapide in marmo in Piazza del Municipio e cippo in pietra a
Passo Fregarolo, dove il sacrifi cio di Zichi e Vendetta, caduti in combattimento, il
27 agosto 1944 salvò i loro compagni durante un rastrellamento.
ROVEGNO - Fa parte, con la frazione Loco, che si incontra prima di arrivare in
paese, della “Repubblica di Torriglia” (Vedi) e ospita a lungo il comando della
divisione Cichero. Un monumento dedicato al leggendario Bisagno si trova al
ponte sul Trebbia.
In frazione Loco, luogo di una famosa battaglia, cippo con iscrizione ai Caduti
della 3a brigata Jori, divisione Cichero. L’elenco dei 40 nomi è aperto da Aldo
Gastaldi, Bisagno, medaglia d’oro al Valor Militare, morto in un incidente nel
maggio 1945 e comprende combattenti come Cialacche, Oreste, Tempesta, e
tanti altri che hanno lasciato un segno vivido nella memoria di molti e nella
storia di quegli anni. in Località Ponte di Rovegno, una stele è dedicata ai
caduti, a Bisagno e al ricordo della resa delle forze germaniche guidate dal
generale Meinhold davanti all’operaio Remo Scappini, presidente del Comitato di
Liberazione Nazionale per la Liguria. Ogni anno commemorazione il 21 maggio.
RIVAROLO - Lapidi con i nomi dei caduti in Piazza
Pallavicini, Piazza Paolucci de Calboli Furcieri, Via
Celesia, Via Negrotto Cambiaso, a Begato e al Circolo
“Alfredo Ricciotti” nella stessa strada; all’Offi cina
Ferroviaria, in Via Argine Polcevera, nei pressi delle
Piscine di Rivarolo e del Castello Folzer. Le lapidi in
marmo dell’Anpi che si trovavano nell’ex stabilimento
San Giorgio, ora sono nel piazzale tra Via Lepanto e Via
Fratelli Bronzetti, zona Coop di Via Rivarolo. Nel
cimitero alla Cabona, sacrario con lapidi in marmo per i
moltissimi partigiani caduti della delegazione.
Nella frazione di Teglia: lapidi in Piazza de Caroli,
Piazza Rivara, Salita Ca’ dei Trenta, Via Ortigara, Via
San Donà di Piave, Via Trasta; a Rocca dei Corvi un cippo ricorda l’uccisione di
5 persone – fra queste Graziella
Giuff rida, 19 anni – nel marzo
del 1945, ritrovate in una
fossa comune nei giorni della
Liberazione e identifi cate ancora
più tardi (commemorazione ogni
ultimo sabato di marzo).
BOLZANETO - Un Sacrario nel
cimitero della Biacca ricorda i
caduti, mentre lapidi si trovano
nel Palazzo del Comune in Via
G.B. Custo, in Via Romairone e in
Via Sardorella. L’8 settembre,
nella caserma dei Carabinieri di
Località Cremeno, a cura del Comitato Permanente della Resistenza di Genova,
vengono commemorate le 11 vittime, tra soldati e civili, degli scontri del 9
settembre 1944 lì avvenuti.
PONTEDECIMO - Al cimitero di Cesino, i nomi dei caduti partigiani sono incisi
nelle lapidi di marmo nel sacrario con cappella, altare e tombe degli eroi. Cippi in
Località Morego, presso la chiesa e nell’omonima via. Lapidi in Via San Quirico,
Piazza Pontedecimo, Via P. Anfossi, Via N. Gallino, Via Isocorte, Via G. Poli, Via
Romairone, Via Val d’Astico. Presso la vecchia sede del Comune, in Via Guido Poli,
una targa ricorda che l’edifi cio ospitava una tipografi a clandestina dell’Unità.
MIGNANEGO - Nei giardini pubblici di Piazza Matteotti, monumento al
Partigiano con iscrizione che ricorda i nomi di 6 fucilati. Lapidi nel Palazzo del
Comune e in Via M. Parodi. Al Santuario della Vittoria, 6 chilometri sulla SP35
verso il Passo dei Giovi, c’è il cannone strappato ai tedeschi dai partigiani e donato
come ex voto.
BUSALLA - Al cimitero, in Località Costalunga, lapide per la fucilazione del
partigiano Giulio Grassano; nel Palazzo del Comune un’altra in onore degli 8
busallesi caduti per la libertà. Sulla strada per Mignanego, una lapide ricorda i 6
carabinieri fucilati dai nazifascisti a Voltaggio. L’eroe di Busalla è Giuseppe
Salvarezza, Pinan (della divisione Pinan Cichero), medaglia d’oro al Valor Militare.
È ricordato anche nella Frazione Sarissola, dove si trovano un cippo con un suo
bassorilievo e una lapide; in Via Bastia cippo per deportazione.
CASELLA - Ogni anno una corona di fi ori viene gettata nel torrente Scrivia, per
ricordare i 6 partigiani, di cui 3 russi, presi durante un rastrellamento e fucilati dai
nazifascisti. I loro corpi, nonostante le ricerche – continuate per vent’anni dopo la
fi ne della guerra, da parte dei loro compagni della brigata Oreste – non furono
mai ritrovati. La via principale è intitolata al partigiano Augusto Mandelli, fucilato
in Località Tiro a Segno.
RONCO SCRIVIA - Comune decorato con medaglia di bronzo al Valor Civile.
All’uscita dell’autostrada, lapide ricorda il partigiano Egidio Resenti, di Brescia,
caduto in combattimento. Altre lapidi, nel paese, in Corso C. Battisti e in Via
Roma. In Piazza Don Parodi, monumento a ricordo dei bombardamenti alleati
nell’ambito dell’operazione Strangle, con lo sganciamento di oltre 500 bombe
nella zona abitata.
CASARZA LIGURE - Al cimitero, sacrario con croce e lapidi sulle tombe dei
partigiani della Coduri, con iscrizioni di Pietro Calamandrei e ricordo di tre
vittime di fucilazione. Nei giardini pubblici di Via De Gasperi, cippo a ricordo di
Massimo Dino, Tigre, comandante della brigata Dall’Orco, divisione Coduri.
MEZZANEGO - In frazione Prati lapide in marmo ai caduti; in frazione
Borgonovo, Isola di Borgonovo in Via M. Chiesa, un bassorilievo in bronzo
ricorda Balin, caduto in combattimento; mentre al cimitero di Borgonovo una
lapide in marmo è posta per la fucilazione che vide cadere – dopo aver subito
sevizie per mano fascista, come ricorda l’iscrizione – Luigi Squeri e Berto
Lusardi.
BORZONASCA - Lapide
presso la Caserma dei
carabinieri per la fucilazione di
tre partigiani; bassorilievo in
bronzo nel Palazzo del Comune
– dedicato a Severino, fucilato il
21 maggio ‘44 – nella piazza
dedicata proprio al partigiano,
torturato selvaggiamente davanti
ai cittadini prima di essere
ucciso; lapide in marmo al
cimitero del paese in ricordo di
tre partigiani trucidati. Ancora
lapidi in direzione Brizzolara,
nelle frazioni Temossi e Caregli; in Località Pian della Casa, direzione Caregli; a
Crosi, direzione Lago di Giacopiane. In frazione La Squazza, direzione Passo
della Forcella, sulla strada verso Borzonasca, lapidi in marmo ricordano l’eccidio
del 15 febbraio 1945 che vede cadere sotto il piombo nazifascista dieci
partigiani della brigata Coduri – tra questi anche un ragazzo di 16 anni Erminio
Labbrati, Spalla, e il comandante del distaccamento Vittorio Annuti, Califf o –
torturati nelle carceri di Chiavari e poi portati fi n qui e trucidati contro un muro
senza pietà (il 22 febbraio commemorazione del Comitato Permanente della
Resistenza di Genova). L’episodio è particolarmente atroce: i corpi di alcune
delle vittime vengono lasciati per strada quattro giorni senza che parenti e amici
li possano avvicinare per dar loro sepoltura. Un duro colpo per la brigata, che a
fi ne dicembre aveva perso 8 uomini in uno scontro, subito dopo aveva visto
un solo giorno di prigione) va oltre il rapporto 10 a 1 fi ssato dal “bando di
Kesserling”. Ben 59 persone, molte sotto i 20 anni, vengono infatti prelevate
nella notte dal carcere di Marassi (17 erano scampate alla strage della
Benedicta), portate a bordo di camion sul Turchino, e in località Fontanafredda,
all’alba del 19 maggio, mitragliate sui bordi di una fossa comune fatta scavare
il giorno prima da prigionieri ebrei. Dal Passo del Turchino verso il Passo del
Faiallo, dopo Giovo di Masone, oggi sorge il “Sacrario dei Martiri del Turchino”,
in cui si trovano una cappella, un altare con croce, un cippo e diverse lapidi in
marmo. Qui ogni anno, il 19 maggio, commemorazione del Comitato
Permanente della Resistenza di Genova.
MASONE - In Località Piano Enrile, Via 13 Martiri, una stele e una croce in
marmo ricordano l’uccisione di 13 giovani avvenuta l’8 aprile 1944 durante i
rastrellamenti che portarono all’eccidio della Benedicta. In Località Romitorio,
lapidi e un bassorilievo sono dedicati ai caduti, mentre la Cappella di Santa
Maria in Vezzulla custodisce le tombe di 4 partigiani; in paese un’altra lapide è
posta a Villa Bagnara (oggi sede della Comunità Montana), ex sede di comando
nazifascista e luogo di tortura. L’eccidio dei Martiri di Masone viene ricordato
ogni 8 aprile.
CAMPO LIGURE - In paese, nella scuola elementare di Via Trento, una lapide
è dedicata al Trentennale della Resistenza, mentre in Via Vallecalda, Località
Brichetto, una lapide ricorda Pasquale Olivieri; al cimitero per le vittime dei
nazifascisti ci sono una lapide, una croce e un’urna che contiene terra e cenere
portati da Mauthausen. Altre lapidi in Località Masca e in Località Muggi.
ROSSIGLIONE - Il paese, in prima linea nella Resistenza, colpito con dure
azioni di rappresaglia, è decorato con la Croce di Guerra al VM. Il 2 gennaio
1945 bombardato dagli alleati nelle postazioni naziste, perde sei persone. Il
Commissario prefettizio Ascenzi chiede al comando tedesco di poter
sgombrare i detriti per aiutare i feriti, ma riceve un secco rifi uto. Gruppi di
soldati intenti a liberare la strada provinciale incontrano però alcuni partigiani
che, ignari, provengono dalle Langhe e ingaggiano un confl itto a fuoco. Questo
causa l’uccisione di 5 persone, tra le quali proprio Ascenzi. All’alba del giorno
dopo, due soldati tedeschi muoiono in un incidente e i nazisti, per rappresaglia,
danno fuoco al paese e catturano i cittadini in fuga: 32 persone vengono
condotte nelle carceri di Marassi per essere fucilate e 4 trasferite nei campi di
sterminio in Germania. L’episodio è ricordato da una lapide in marmo in Piazza
2-3 Gennaio, mentre un’altra lapide in Municipio, nella Sala del Consiglio, è
dedicata a tutti gli Eroi della Resistenza. Ancora una lapide in Località
Lagoscuro ricorda 3 partigiani caduti in combattimento e analoga
testimonianza, al cimitero, è resa ai caduti della Seconda Guerra Mondiale, ai
partigiani e ai civili. L’incendio e i caduti di Rossiglione sono ricordati, ai primi
di gennaio, da Anpi e Comune.
TIGLIETO - Una stele in pietra, in Località Acquabianca, ricorda il partigiano
sovietico Iacovic Gorev (Luca), combattente nella divisione Mingo, caduto in
battaglia contro i nazifascisti. Sui monti della zona, sono stati oltre 300 i russi
in armi, riuniti nel Distaccamento BIRS, la Banda Italo-Russa di Sabotaggio, che
faceva capo alla 798 brigata A. Mazzarello.
ricordano il combattimento e
il sacrifi cio dei 5 giovani della
divisione garibaldina Cichero,
brigata Berto (Milio, Balin,
Nino, Carlo III, Poli) e di Pozzi,
morto nel campo di Ebensee, in Austria. Ogni 22 dicembre, manifestazione
del Comitato Permanente della Resistenza (CPR) di Genova. Lapidi anche in
frazione Arena, Monte Pagliaro e in Località Castello in direzione Passo
della Scoglina (che unisce le Valli Fontanabuona, Aveto e Trebbia): lungo la
strada si incontrano un cippo in marmo ai caduti con una lapide in bronzo
accanto a un’ancora in onore del marinaio partigiano medaglia d’oro al Valor
Militare Mario Ginocchio.
SAN COLOMBANO CERTENOLI - Ha ricevuto la croce di guerra al Valor
Militare. Dopo l’8 settembre ospita i ribelli armati e per questo paga con
numerose rappresaglie, come l’incendio della vallata del Cichero il 19 luglio
1944 (ogni anno, nella ricorrenza, commemorazione del CPR), fucilazioni
nelle frazioni di Calvari, San Colombano e Gnorecco. Testimonianze si
trovano nella frazione Cichero: una lapide in marmo sul Casone della
Stecca, che fu sede di comando partigiano; altra lapide al cimitero; una
cappella dedicata ai partigiani in Piazza A. Fontana di Località Villagrande;
una scultura in bronzo in Piazza Santo Stefano; e, andando in direzione
Gnorecco, una stele in marmo. Nella frazione Calvari: in Località Bosco
delle Paie una cappella – costruita dai partigiani – con altare e lapide in
ricordo dell’eccidio del 2 marzo 1945: dieci partigiani fucilati gridando
«Evviva Bisagno, evviva l’Italia!». I loro nomi di battaglia: Sergio, Àncora,
Scala, Nemo, Guido, Tigre, Fiore, Pippo, Cucciolo, Cê, della divisione Cichero,
brigata Berto, distaccamento Forca. Tutti erano stati catturati dai nazifascisti,
imprigionati a Chiavari, torturati fi no allo sfi nimento, avevano avuto la
possibilità di salvarsi se avessero tradito il comandante Bisagno, il quale
– ferito – si trovava nel Casone Del Pozzo di Lorsica. Di fronte al loro
silenzio, sono stati portati nel Bosco delle Paie e barbaramente trucidati. Il 2
marzo, nel cimitero di Calvari, commemorazione del CPR.
Tra Calvari e Coreglia Ligure, seguendo le indicazioni, si trova il tracciato
che conduce al ponte dove una lapide ricorda il famigerato Campo 52, i cui
confi ni sono visibili dal ponte stesso. A circa 200 metri si trova la piazza
dedicata a Nella Attias, 6 anni, morta con la sua famiglia ad Auschwitz.
Dal Campo 52 i prigionieri partivano per il lager di sterminio polacco, nei
vagoni piombati, dal binario 21 di Milano, passando da Chiavari e Genova
Brignole: ad Auschwitz sono state deportate 868 persone, ne sono tornate
vive poco più di un centinaio. Nella Frazione Pedagna: lapide in marmo per
la fucilazione di 7 partigiani uccisi per rappresaglia il 30 ottobre 1944. A fi ne
ottobre manifestazione del Comitato Permanente della Resistenza.
CARASCO - Lapide in Via Montanaro Disma per la fucilazione dei
partigiani Rundle Aldbourus (Tom), sudafricano, e Vittorio Perazzo (Vito).
Cippo in Via IV Novembre per i militari e i partigiani caduti in guerra.
l’accerchiamento nazifascista
sfondando appunto dalla parte
del lago, ma le truppe tedesche
aprono il fuoco uccidendo alcuni
uomini mentre gli altri cercano
scampo nella fuga. Al Passo
Mezzano vengono intercettati e
nello scontro i nazisti usano armi
pesanti e perfi no lanciafi amme.
I morti sono 18, altri catturati e
fucilati nei giorni successivi. Il
comandante Cini viene ucciso l’8 aprile a Voltaggio. Esemplare il coraggio
dell’operaio e partigiano Andrea Prasio. Ogni primo sabato di luglio l’eccidio
viene ricordato con una manifestazione del Comune di Campomorone e
dell’Anpi. Per loro una lapide a Passo Mezzano, sopra il Lago.
CAPANNE DI MARCAROLO / Sacrario Martiri della Benedicta (Al)
- Doveva essere una lezione durissima alla popolazione e ai partigiani e
un’azione per liberare il territorio e controllare le comunicazioni tra Liguria,
Piemonte e Lombardia. È invece il massacro della settimana di Pasqua 1944:
l’accerchiamento della zona del Monte Tobbio lungo le direttrici liguri e
piemontesi da Busalla, Pontedecimo, Masone, Campoligure, Mornese, Lerma
condotto – dal 6 all’11 aprile – da nazifascisti in armi, un aereo, artiglieria
pesante e il mandato di non avere pietà. Il risultato: la messa a ferro e fuoco
di interi paesi, violenze, 147 morti (tra i quali 75 partigiani presso il
monastero), considerando caduti negli scontri e fucilati. Emblematica la
vicenda di Giuseppe Ennio Odino, sopravvissuto perché creduto morto e poi
deportato a Mauthausen.
I primi scontri con i partigiani iniziano all’alba del 6. Mentre i distaccamenti
della 3a brigata Liguria si dividono in piccoli gruppi per disperdersi, la
brigata Autonoma Alessandria cerca di resistere intorno all’intendenza della
Benedicta, nel Comune di Bosio (Alessandria) e nel Pian degli Eremiti, ma
i nemici sono troppi, e le fucilazioni cominciano già il 7 aprile. Voltaggio,
uno dei paesi più colpiti dal rastrellamento, è sede del quartier generale
nazifascista. Con l’inganno molti, convinti dell’impunità, rispondono alla
chiamata di leva: sono incarcerati e deportati dalle stazioni di Novi e Campo
Ligure ai lager tedeschi. Molti prigionieri fi niscono a Marassi e vengono
fucilati successivamente. L’ex convento benedettino, dell’XI sec., fatto saltare
dai tedeschi e restaurato dopo anni di abbandono è oggi il Sacrario dei
Martiri nell’ambito del Parco della Pace della Benedicta, nel cuore del Parco
Regionale delle Capanne di Marcarolo. Ogni 6 aprile manifestazione del
Comitato Permanente della Resistenza di Genova. Sul muro della chiesa di
Capanne di Marcarolo, una lapide ricorda i caduti.
Circa 500 metri dopo il sacrario, in Località Pian Merigo, si può lasciare l’auto
e proseguire a piedi sul sentiero seguendo le indicazioni per Tana del Lupo.
Dopo una ventina di minuti si troverà una lapide che ricorda altre vittime
riferite al rastrellamento.
Infi ne, la chiesetta del Monte Tobbio: una delle prime sedi in cui si
riunivano i nascenti nuclei partigiani della zona (www.benedicta.org).
GORRETO - In Piazza Centurione lapide in marmo in ricordo di 7 caduti in
combattimento o per fucilazione; in frazione Varni cippo con iscrizione sulla
solidarietà dimostrata dalla popolazione alla gente in arme.
BOBBIO (Piacenza) - È stato il centro più importante della Repubblica di
Torriglia (Vedi). Tra le molte testimonianze un grande monumento nella piazza
principale della cittadina emiliana, molte lapidi in diverse località.
Lapide con i nomi di 11 partigiani, sotto il monumento ai caduti della Prima
Guerra Mondiale; nel giardino pubblico del monumento ai caduti, cippo in
ricordo dell’eroismo delle formazioni partigiane; nell’atrio del Municipio, lapide a
ricordo della Liberazione. Cippo in località Rio Foglino.
A Mezzano Scotti: monumento ai caduti delle due Guerre e ai partigiani; poco
oltre Località Fasso, cippo per i partigiani Eligio Busi e Dino Zerbini della 7a
brigata Alpina, che il 2 giugno 1945, in uno scontro durante un rastrellamento,
fi nite le munizioni si scagliano a mani nude contro i tedeschi rimanendo falciati
dalle mitragliatrici; al cimitero lapidi sulle tombe dei partigiani. Tra gli eroi di
Bobbio, Luigi Repetti e Maria Macellari, medaglia d’argento al Valor Militare.
Fra i tanti episodi da ricordare, i 5 fucilati a Cerreto di Zerba, andando verso
Bobbio. L’episodio è dell’agosto 1944; tra i caduti, Kikiriki, medaglia d’oro al
Valor Militare, comandante della brigata Arzani, e il polacco Cencio. Li ricorda
una lapide. (www.partigiani-piacentini.net)
ISOLA DEL CANTONE - Due lapidi ricordano cruenti episodi della
Resistenza: nella frazione Marmassana, Località Borma (combattimento) e in
Località Crevarina (fucilazione). Lungo la strada che da Isola porta a Vobbia e
Vallenzona si incontrano le lapidi dedicate ai partigiani Dedè, Pedrini, Grasso e
Cesùra.
CANTALUPO LIGURE (Al) - Cruento scontro tra i partigiani e un reparto
della Wermacht con truppe del Turkmenistan, il 2 febbraio 1945 e atto di
eroismo di Fiodor Andrianovic Poletaev, ex soldato dell’Armata Rossa
catturato dai tedeschi e internato in alcuni lager in Polonia e Italia, da cui
fugge per unirsi ai ribelli sull’Appenino Ligure passando in diverse formazioni
fi no al distaccamento Nino Franchi. A Cantalupo piomba tra i nemici sparando
con un mitragliatore e intimando loro di arrendersi. Lo scompiglio permette ai
suoi compagni di avere la meglio, ma lui è colpito a morte. Poletaev –
seppellito nel Campo dei Caduti partigiani a Staglieno a Genova – ha ricevuto
l’unica medaglia d’oro al Valor Militare concessa in Italia a uno straniero, e per
il suo passato di combattente in patria è stato nominato eroe dell’Unione
Sovietica. Lo ricordano nel paese un monumento e una lapide in Ponte San
Nazzaro.
Prima di arrivare a Cantalupo, vale la pena di fermarsi alla stele sulla SP140
nei pressi di Pertuso, dove dal 24 al 27 agosto 1944 un centinaio di partigiani
di alcune formazioni della divisione Pinan-Cichero, male equipaggiati,
resistono in armi contro 2-3 mila nazifascisti, facendo 56 prigionieri, poi
liberati, prima di ritirarsi ormai senza munizioni.
VOBBIA - Presenta un vero e proprio “percorso partigiano” che dal paese si
dipana in varie località. In Piazza della Posta, una lapide ricorda i caduti,
mentre prendendo per direzione Mongiardino si incontra una stele in cemento
che ricorda due ragazzi caduti in combattimento, Gimmi e London, della
brigata Garibaldi Oreste. Sul muro della chiesa, altra lapide per i deportati.
Nella frazione Alpe, Località Sotto Lencisa (da Vobbia, 8 km verso nord, dopo
aver passato frazione Noceto) edicola dedicata a Mario (Cesùra). Lapidi nella
frazione Vallenzona per rastrellamento e in Località Canetti per fucilazione. In
cima alla Località San Fermo, punto panoramico dove si vede dal mare fi no
all’Antola, cippo in marmo per Ezio Lucarno, il Commissario Cialacche,
medaglia d’oro al Valor Militare, trucidato in quel luogo da un reparto nazista.
MONTOGGIO - Durante la guerra il paese subisce alcuni bombardamenti, ma
si ricorda la cruenta battaglia del 14 aprile 1945 tra i partigiani della brigata
Balilla, comandata da “Battista” e le truppe tedesche: morti i partigiani Luciano
Zamperini ed Ezio Faggioni. La brigata, che fa parte della divisione Garibaldina
Pinan Cichero, opera nella zona tra il 1943 ed il ‘45 e deve il suo nome al
patriota caduto Balilla Grillotti. Delle gesta dei partigiani di Montoggio – la
battaglia di Monte Sella ogni anno viene ricordata ai primi di maggio dall’Anpi
e dal Comune – si ritrovano gli echi nelle lapidi di Via IV Novembre, Piazza
Balilla, Località Campoveneroso. E, in frazione Sella, nella cappella dedicata ai
caduti – costruita dai partigiani della Balilla – e nelle steli di Via Brigata Balilla.
catturato e fucilato il cappellano partigiano don Bobbio, era impegnata
duramente con i “mongoli” della divisione Turkestan e, sotto la direzione dei
comandanti Bisagno (che era rimasto ferito) e Marzo, si stava ricollocando sul
territorio dividendosi in piccoli gruppi.
Al Passo della Forcella, grande monumento in onore dei caduti, della lotta
partigiana e della solidarietà della popolazione. Il Passo, in posizione
strategica per il controllo della Valle Stura e della Val d’Aveto, è sede a lungo
di un campo tedesco trincerato: viene espugnato dalle forze ribelli, che ne
assumono il controllo, solo nell’aprile 1945.
Alcuni fatti avvenuti in queste località hanno ispirato il romanzo “Come un
fi ume, come un sogno”, alla scrittrice Elena Bono, che alla Resistenza ligure e
ai suoi protagonisti ha dedicato anche numerose poesie.
REZZOAGLIO - Sul muro del campanile della chiesa parrocchiale, lapide
con iscrizione per i caduti della Seconda Guerra Mondiale, i dispersi in Russia
e in Albania, i partigiani. Di fronte al Municipio una targa indica un bunker
adibito dai nazifascisti a rifugio antiaereo e fatto scavare da prigionieri e civili
nell’agosto 1944. Lapidi si incontrano andando dal paese in direzione Esola e
dalla frazione Molini in direzione Brignole. Al Passo della Forcella, stele in
marmo con bassorilievi in bronzo, mentre croci ricordano fucilazioni presso il
Lago delle Lame e a Rezzoaglio Basso, lungo la Statale 586.
SANTO STEFANO D’AVETO
- Nell’atrio del Palazzo del
Comune, cappella con altare e
croce per i caduti di tutte le
guerre e i partigiani, mentre i
più anziani del paese ricordano
ancora l’opera delle suore della
“Virgo Potens” sfollate da Sestri
Ponente, che hanno curato
durante la loro permanenza
partigiani e rifugiati. Al cimitero
un sacrario è dedicato ai caduti
sui monti, mentre lapidi
ricordano, fra gli altri, Brin
(Fulvio Fiori, 23 anni, spezzino)
catturato ferito dal nazifascisti
il 13 ottobre 1944 e fucilato sul
Monte Penna (nella prima settimana di maggio, commemorazione del
Comitato Permanente della Resistenza); il ventenne garibaldino Mario Piana,
operaio dell’Ansaldo, medaglia d’oro al Valor Militare e il carabiniere Albino
Badinelli, anch’essi fucilati.
In frazione Allegrezze croce per fucilazione e poi, in direzione Santo Stefano,
stele in marmo per un duro scontro dei partigiani contro i nazifascisti, dove
cadde a 19 anni Silvio Solimano, Berto, cui fu conferita la medaglia d’oro al
Valor Militare. Altra stele presso il ponte sul Remorano, sul confi ne emiliano,
per la fucilazione di Mario Pagliughi.
La Resistenza
La VI Zona Operativa Partigiana
Si parte da Cogoleto, da dove – dopo 10 chilometri – si raggiunge Arenzano
procedendo verso Levante lungo l’Aurelia (Arenzano è raggiungibile da Genova
anche attraverso l’autostrada A10: volendo si può uscire qui e poi raggiungere
Cogoleto dall’Aurelia e una volta terminata la visita tornare indietro). Dopo il
casello di Arenzano, per arrivare in centro scendere verso il mare e alla rotonda
prendere la seconda a destra in discesa.A Genova Voltri si arriva dall’Aurelia,
proseguendo sul lungomare di Arenzano verso Levante e superando la galleria
oppure dall’autostrada A10. Superato il casello autostradale che sbocca a Voltri,
si svolta a destra e si raggiunge il centro della prima delegazione del ponente
genovese. Conclusa la visita, si imbocca Via Lemerle, si procede sempre dritto
per Via Ovada (SP456) e dopo 4 km si arriva a Mele. Per raggiungere il Passo
del Turchino, si va a sinistra per Via Fado (SP456) e si prosegue per 9 km.
Questo è sicuramente il tratto più impegnativo del percorso, perché la strada è
stretta, ripida e tortuosa, si consiglia quindi la massima attenzione nella guida.
Al Passo del Turchino, una deviazione lungo la Strada Provinciale 73 porta
verso Passo del Faiallo, dove dopo pochi chilo-
metri, seguendo le indicazioni, si giunge al
“Sacrario dei Martiri del Turchino”. Tornando
indietro, il percorso continua lungo la SP456,
verso nord: dopo 3 km si arriva a Masone
e, usciti dal paese, imboccando a destra Via
Romitorio lungo la stessa Provinciale, dopo
5 km ecco Campo Ligure, e dopo altri 4,
sempre verso Nord, Rossiglione. Dopo circa
1 km, si svolta a sinistra per imboccare la
SP41: dopo 12 km si giunge a Tiglieto.
Per raggiungere Bargagli da Genova (20 km) si segue il torrente
Bisagno, si superano i quartieri di Staglieno e Molassana, dopo circa
10 km si imbocca Via Bavari (SS45) e si prosegue per circa 7 km.
Ultimata la visita, da Bargagli si riprende la SS45, si continua per 1 km,
si imbocca la prima a destra e poi a sinistra in corrispondenza della
SP225, si va avanti per 5 km. Si svolta a destra in frazione Ferriere e si
prosegue diritti per 1,6 km, si svolta a destra in frazione Lagomarsino
(SP19), si continua per circa 1 km per poi svoltare a destra in frazione
Gattorne e, dopo una svolta a sinistra, si raggiunge Lumarzo.
Quindi si torna indietro sulla stessa strada e a 4 km dal paese la
frazione Pannesi di Lumarzo si raggiunge facendo una deviazione
verso frazione Case Soprane, si svolta a destra in frazione Gattorne e
si prosegue per frazione Chiappato, poi si svolta a sinistra sulla SP19/
frazione Piane e dopo 2,5 km si arriva a destinazione (la direzione è
quella di Uscio). Quindi si torna sulla strada principale ripercorrendo la
SP19, e in frazione Lagomarsino si svolta a destra arrivando nella più
ampia SP225 che si percorre fi no ad arrivare a Moconesi.
Terminata la visita, si può fare una deviazione e dopo 10 km
raggiungere Lorsica. Si procede sulla SP225 per 4 km, si svolta a sinistra
e si imbocca la SP23, si prosegue per 2 km per poi svoltare a destra e
Per raggiungere Ceranesi da Genova (17 km.) si imbocca l’A7 in direzione
Milano e si esce a Ge-Bolzaneto; oltrepassato il casello si svolta a destra e si
prende Via San Quirico (SP35), si prosegue sempre dritti verso Nord e dopo
avere superato Pontedecimo si svolta a sinistra fi no all’arrivo. Ultimata la
visita, si procede verso via B. Parodi (SP4), si svolta a sinistra e si continua
su Via Martiri della Libertà, poco dopo si svolta a destra e si passa il ponte
arrivando a Campomorone. Quindi si procede dritti sulla SP6 e dopo pochi
minuti si raggiunge la frazione Isoverde (da qui la deviazione per Località
Langasco: uscire per Via 2 agosto 1980, oltrepassare la farmacia e prendere
Via Caduti di Isoverde, dopo 1 km si imbocca la prima a sinistra e si è sul
posto). Per Località Martiri della frazione Cravasco invece si prosegue per
altri 2 km sempre sulla SP6.
Per raggiungere i Laghi del Gorzente (Lago Bruno) bisogna andare verso i
Piani di Praglia: poco prima, imboccare la deviazione – a destra salendo –
che indica i Laghi e Passo Mezzano. Arrivati sul posto bisogna lasciare la
vettura in uno spiazzo perché la strada è sbarrata e proseguire a piedi per
circa un quarto d’ora, ma il percorso è agevole.
Infi ne, l’ultima tappa: si ritorna in direzione Isoverde e si ripercorre la
SP6, si prosegue su Via Isoverde per circa 3 km, si svolta a destra in Via
Valverde (sempre SP6) e dopo pochi metri si imbocca la 2a sulla destra in
corrispondenza della SP50; si svolta subito a sinistra in Via Caff arella (SP50),
si procede sulla strada principale, oltrepassando i Piani di Praglia e dopo
alcuni km si arriva a Capanne di Marcarolo (Al). Il percorso del Sacrario
Martiri della Benedicta, distante un paio di chilometri, è ben evidenziato. Per
Monte Tobbio (Al) seguire le indicazioni.
Torriglia è distante circa 30 km da Genova e si raggiunge attraverso la
Statale 45. Usciti dal paese si torna sulla 45 e si prosegue per 12 km fi no a
Montebruno. Quindi, usciti dal centro abitato si fa una deviazione imboccando
la SP15-1 per 12 km circa fi no a Propata. Si prosegue sulla stessa strada verso
Nord fi no alla deviazione, segnalata, per Casa del Romano di Fascia, quindi si
prende la SP16 fi no all’arrivo a Fascia. Terminata la visita, si va avanti sulla
SP16, dopo 10 km si svolta a sinistra e ci si immette nuovamente sulla SS45.
Tre km dopo, ecco la frazione Loco di Rovegno, dove si può fare una deviazione
sulla SP17, seguendo le indicazioni, per Fontanigorda e Rovegno. Tornati
sulla SS45 per la stessa strada (o meglio avanzando lungo la parallela SP18) si
svolta ancora a sinistra fi no a raggiungere la frazione Loco, da dove si può fare
una deviazione passando sulla SP17 e – seguendo le indicazioni - raggiungendo
prima Fontanigorda (circa 5 km) e poi (passando per la SP18 e la SP83)
Rovegno. Andando avanti, tre km dopo il rientro sulla Statale 45 ecco Gorreto.
Da qui, altri 34 km separano da Bobbio, ultima tappa in provincia di Piacenza.
Da Rivarolo la frazione di Teglia si raggiunge in pochi minuti
imboccando Via Celesia (SP35); da qui una deviazione porta a Rocca dei
Corvi (Centrale del latte): da Via Perlasca si procede lungo il torrente
Polcevera per 4 km in direzione Nord, si attraversa il ponte, si gira a
sinistra in via Polonio, poi ancora a sinistra e subito dopo a destra lungo
Via Castel Morone; svolta a destra, si passa davanti alla Croce Azzurra di
Fegino e, in direzione Centrale del latte, si arriva all’indicazione “Martiri
Rocca dei Corvi”. Dopo la visita si torna a Teglia e, sulla SP35 si procede
dritti per circa 1,3 km, si svolta a sinistra in Via Reta, ancora a sinistra
in Via Stuparich di nuovo a sinistra in Via G.B. Custo ed ecco Bolzaneto.
Poi, sempre sulla SP35, si passa San Quirico e dopo 5 km si raggiunge
Pontedecimo. Quindi ancora la SP35 (Via Gallino) per 2,5 km fi no
Mignanego. Dal Passo dei Giovi si riprende la SP35 e si prosegue per 6
km fi no al Santuario della Vittoria. Conclusa la visita di nuovo la SP35 per
giungere, dopo 5 km, a Busalla. Deviazione per Casella: si esce dal centro
abitato e si prosegue in direzione Nord su Via Roma (SP35), dopo pochi
metri si svolta a destra in corrispondenza di Via G. Mazzini (SP226), si
continua dritti per 7 km, si svolta a destra e si arriva a destinazione. Tornati
indietro, ancora 8 km sulla stessa provinciale (in alternativa prendere l’A7) e
dopo pochi minuti ecco Ronco Scrivia, quindi altri 5 km e si giunge a Isola
del Cantone. Da qui si può fare una deviazione per Cantalupo Ligure
(Al): presa la A7 si esce a Vignole Borbera, quindi sulla SP140 si procede
verso Est prima in direzione Martiri della Benedicta e poi verso Cantalupo:
dopo circa 44 Km si giunge a Pertuso; altri 3 km circa ed ecco Cantalupo.
Rifatto il percorso inverso, sempre sulla SP35, si svolta in Via Orti (SP8):
dopo circa 5 km si raggiunge la frazione Montessoro (SP46), altri 4 km si
svolta a destra ed ecco la frazione Marmassana. Quindi, visitate le altre
località del percorso, si prosegue sempre sulla SP8 fi no a Vobbia. Da qui si
prende direzione Vallemara: in prossimità di Crocefi eschi, svolta a sinistra
per la SP12 (Via V. Veneto), 4 km e poi svolta a destra in Località Sorrivi
(SP12); poco dopo a sinistra, si passa località Moglia quindi a destra in Via
Provinciale (SP11) per 3 km, poi a sinistra in Via Avosso (SP226), dopo 4
km a sinistra in Via Roma (SP226), qualche minuto ancora ed ecco Località
Insurrezione, quindi Montoggio. Poco prima di Vobbia, la deviazione a
sinistra per frazione Vallenzona e Località San Clemente.
Da Levante o da Ponente, si può arrivare a Casarza Ligure attraverso
l’autostrada A12, uscendo al casello e seguendo le indicazioni. Dopo
la visita, Si riprende l’A12 in direzione Genova e si esce a Lavagna, si
prosegue verso via Moggia e la SP33 (indicazione per Cogorno), si svolta
a sinistra e si attraversa il torrente Entella, poi si svolta a destra su Via
Parma (SP225), si prosegue per 2,6 km. Giunti alla rotonda si imbocca
la seconda uscita per la SP586, Via Statale-Santa Maria e si continua
per 5 km: poco dopo si arriva a Mezzanego. Per Borzonasca: SP586 in
direzione nordest, dopo circa 5 km si svolta a destra e si prosegue fi no a
destinazione.
Sempre sulla SP586, si procede quindi in direzione Nord Est e si rimane
sulla strada principale; giunti alla Località Bertigarò, si supera una serie
di curve fi no alla Squazza di Borzonasca; dopo la frazione, facendo una
piccola deviazione a sinistra e seguendo le indicazioni si arriva al Passo
della Forcella; tornati sulla provinciale si procede senza prendere altre
deviazioni fi no a raggiungere Rezzoaglio.
Da qui si passa sulla SP586 e dopo circa 2 km si svolta a destra e si
imbocca la SP86, si procede per 3 km, poi si gira a sinistra sulla SP654 e
si continua fi no a raggiungere Santo Stefano D’Aveto. Poco prima del
paese si passa dalla Frazione Allegrezze. Guidare con prudenza perché la
strada è impegnativa.
In questa zona operarono le divisioni
Mingo e la brigata (poi divisione)
Buranello; le brigate Longhi, Alprom e
Sordi. Questo itinerario è caratterizzato
dalle testimonianze del brutale
rastrellamento della Benedicta (V.
scheda), dagli eccidi del Turchino e
di Masone, dalle feroci rappresaglie
nazifasciste subite dalla popolazione
di Rossiglione. Tra i molti partigiani
più noti caduti su questo percorso,
Giacomo e Giuseppe Canepa, Luigi
Lanfranconi, Carlo Pastorino, entrambi
decorati al Valor Militare, il primo
con medaglia d’oro e il secondo con
medaglia d’argento.
Nei venti mesi di Resistenza, in quest’area hanno operato la divisione Cichero, con le brigate Berto, Jori, la
brigata di manovra Caio, la Giustizia e Libertà Matteotti e più verso levante la Coduri. Da sottolineare, in
questo percorso, il Campo 52 di Calvari, a poche centinaia di metri da Coreglia Ligure, prima per prigionieri
di guerra dei tedeschi (circa 3 mila posti e oltre 15 mila militari alleati fatti transitare) e dopo l’8 settembre
1943 diventato campo di internamento per gli ebrei del Tigullio in attesa di deportazione ad Auschwitz. Tra
gli episodi più sanguinosi, gli eccidi di Favale di Malvaro e di San Colombano Certenoli. I partigiani più noti
e signifi cativi che hanno operato in queste zone: Bisagno, Marzo, Bini, Lesta. A Cichero è nato, per iniziativa
di Aldo Gastaldi ed altri capi partigiani, il famoso Codice Cichero, che imponeva ai ribelli severe regole di
comportamento, nonostante condizioni di vita al limite della sopravvivenza; codice che si diff use fra tutte le
formazioni. Da qui alcuni motti e modi di dire diventati “sentire comune”, come «ostinato rigore», che si può
leggere anche nelle lapidi commemorative sotto il Ponte Monumentale a Genova.
Questo percorso è caratterizzato dall’eccidio ricordato dal Sacrario dei
Martiri della Benedicta, a Capanne di Marcarolo, provincia di Alessandria,
dove la VI zona partigiana si estendeva, senza precisi confi ni operativi.
Nella zona appenninica fra il Genovesato e l’Alessandrino, all’inizio del
1944 operavano essenzialmente la brigata Autonoma Alessandria (3
battaglioni e comando a Bosio), agli ordini di Gian Carlo Odino, Italo, e
la 3a brigata Garibaldi Liguria (8 distaccamenti, dislocati nei casali del
Monte Tobbio), comandata da Edmondo Tosi, Ettore. L’ex convento della
Benedicta era adibito ad intendenza. Altre formazioni furono operative
in questo percorso, pur in vari momenti: le divisioni Mingo, Matteotti
e diverse brigate. Il rastrellamento della settimana di Pasqua 1944 e la
strage che ne seguì, nacque dall’esigenza del comando nazista sia di
colpire e isolare le formazioni ribelli, sia di convincere i giovani renitenti
alla leva ad arruolarsi nella Repubblica di Salò. Un bagno di sangue che
ebbe sulla popolazione l’eff etto opposto.
Nell’aprile 1945, quella che era stata la Zona Libera conosciuta come la
“Repubblica di Torriglia”, diventa un avamposto della Resistenza dove il
nemico in fuga non riesce a passare, e le formazioni partigiane muovono
per liberare le grandi città. Oltre ad alcuni fra i più noti Comuni della
“Repubblica”, anche località come Ponte Scabbie, Costafontana, Ponte
Trebbia, Due Ponti, Loco, Casoni, Casanova diventano nomi storici in
quella fase delicata e decisiva per le sorti di una parte d’Italia che aveva
già conosciuto lo spirito della ribellione e della libertà, poi soff ocato con
la forza delle armi. L’Alta Valtrebbia, di cui questo percorso fa parte –
dove ha operato la divisione Cichero – ha i fra i suoi partigiani più noti
Bisagno, Cialacche, Pinan, Bini, Kikiriki, Fjodor, Cucciolo, Ivan, Carlo,
Berto, Salita. L’azione di liberazione del territorio da parte dei ribelli inizia
nel luglio 1944, quando i partigiani prendono il controllo di una grande
area compresa tra il Trebbia e l’Aveto, arrivando fi n quasi a Bobbio e
rendendo libere località come Torriglia, Montebruno, Propata, Rondanina,
Fontanigorda, Rovegno, Pareto, Ottone, Marsiglia, Barbagelata, Lumarzo,
Gorreto. A queste seguono Farini d’Olmo e numerosi Comuni sui versanti
montuosi di Genova, Alessandria, Pavia e Piacenza. Alla fi ne di agosto
parte l’off ensiva dei nazifascisti con un primo rastrellamento nelle tre
regioni cui partecipano 30 mila uomini, e lentamente il territorio viene
riconquistato, nonostante la strenua resistenza delle formazioni partigiane
e delle popolazioni, che in alcune zone riescono a tenere duro fi no al
gennaio 1945.(www.altavaltrebbia.net/la-resistenza-in-val-trebbia.html)
In Valpolcevera operarono brigate Sap cittadine, tra cui la Jori, la brigata
d’assalto Balilla e la Pinan Cichero. In Valle Scrivia la divisione Pinan Cichero
e diverse brigate tra le quali la Oreste e la Balilla. Questo percorso riporta
a episodi avvenuti sulle alture di Genova e a molte azioni nelle fabbriche.
La repressione è stata spesso dura, come a Rocca dei Corvi di Rivarolo:
5 trucidati e seppelliti ritrovati per caso, là dove i tedeschi facevano
lavorare prigionieri e gente comune nell’Organizzazione Todt, l’impresa
di costruzioni germanica che operava anche per conto dello Stato. Ma
diverse decine sono gli avvenimenti che riguardano i Comuni delle due
vallate, che hanno dato un tragico tributo di sangue per la Liberazione.
Questo percorso attraversa dal basso verso l’alto diverse vallate divise
da altrettanti corsi d’acqua che nel periodo della Resistenza hanno visto
momenti cruciali per le formazioni partigiane rifugiate in montagna: le
Valli Petronio, Fontanabuona, Stura, Aveto. Con tappe in alcuni dei paesi
che nella zona hanno lasciato un’impronta nella storia. Come Borzonasca,
dove la rappresaglia nazifascista si accanì in particolar modo sui ribelli,
al punto che nel luglio del 1944 – quando nel capoluogo rientrarono dalla
Germania i bersaglieri della Monterosa e furono mandati in montagna
a ripulire le vie di comunicazione – fu anche bombardata e mitragliata
più volte dagli alleati impegnati a snidare le truppe nemiche che lì si
erano stanziate. Una buona posizione strategica come quella del Passo
della Forcella, occupato militarmente con un presidio militare trincerato.
Non per caso a Rezzoaglio, ad esempio, i nazifascisti – sentendosi il fi ato
sul collo dell’aviazione – costrinsero la popolazione civile a scavare un
bunker in pieno centro, oggi visitabile, proprio per proteggersi dalle
bombe. Gravissimi i fatti della Squazza, prova della dura rappresaglia
che tedeschi e camicie nere hanno voluto infl iggere proprio dove la lotta
era durissima. Questo “percorso” fu segnato a lungo dalle azioni degli
uomini della brigata Coduri, prima che diventasse divisione; passando
poi – verso la fi ne del confl itto – alle brigate coordinate dalla Cichero.
ITINERARI
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PROVINCIA
DI GENOVA
I percorsi della libertà
Percorso
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PONENTE E VALLI STURA/ORBA
FONTANABUONA
BENEDICTA
VALTREBBIA, REPUBBLICA DI TORRIGLIA, BOBBIO
VALPOLCEVERA - VALLESCRIVIA
DORSALE VALLI PETRONIO-STURLA-D’AVETO
La VI Zona Operativa Partigiana si estende in una vasta area del territo-
rio ligure, alessandrino, pavese e piacentino. I primi nuclei di ribelli si
costituiscono nell’autunno-inverno 1943 a Piancastagna attorno al Bric
dei Gorrei, alla cascina Brigolet presso i laghi della Lavagnina, al monte
Porale, a Dernice nel tortonese, al casone delle Vagge nell’entroterra
di Lavagna, al casone di Costadena a Favale, a Fò e allo “Àze mortu”
sopra Voltri. Da qui nasce la più vasta organizzazione che a fi ne ‘44 è
perfettamente inserita nelle valli e sui monti delle province di Genova,
Alessandria, Piacenza e verso il levante ligure.
I partigiani controllano, ostacolano e fermano il traffi co tedesco sulle
grandi vie che, attraverso l’Appennino, collegano la riviera ligure all’en-
troterra padano. Le stesse carte militari tedesche dell’epoca indicano
come in mano alle “bande” ribelli la statale Genova-Piacenza da Torriglia
a Rivergaro; la provinciale Voghera-Bobbio (tratto Varzi-Passo del Peni-
ce); la provinciale Bobbio-Chiavari (Bobbio-Marsaglia-S. Stefano d’Aveto).
Sottoposte ad azioni e attacchi partigiani sono la statale del Turchino, la
“camionale” Genova-Valle del Po e la parallela statale dei Giovi; l’Aurelia
fra Varazze e Sestri Levante; la statale del Bocco. Questo porta i nazifa-
scisti a massicci rastrellamenti in montagna e a intense manovre contro
le basi clandestine in città. Ecco dunque la strage della Benedicta nella
Pasqua del 1944 e quelle a Passo Mezzano, Voltaggio, Masone, Isoverde.
Ecco Barbagelata, frazione di Lorsica, bruciata due volte dai nazifascisti
e – per la sua posizione strategica – diventare teatro di combattimenti.
Qui la 58a brigata Garibaldi e un reparto di GL-Giustizia e Libertà
sfi dano la Wehrmacht e i reparti antiguerriglia fascisti con le brigate nere
di Chiavari. In questo contesto inizia il grande rastrellamento dell’ago-
sto 1944.
La VI Zona ora è ben strutturata: divisione Cichero, dalla quale di-
pende la brigata Jori dislocata nella zona Antola-Lavagnola-alta Val
Trebbia; 57a brigata Garibaldi nell’alta Val D’Aveto e Val di Ceno sui
monti Penna e Tomarlo; 58a brigata nel settore Val Borbera e Curone.
Dipendono dal Comando Zona la 59a brigata di manovra Caio, la bri-
gata Giustizia e Libertà Matteotti-Val Bisagno nell’alta Val Bisagno-
Torriglia, la brigata Buranello al monte Tobbio. A nord, le formazioni
del comando di Piacenza.
Il piano germanico per controllare le vie di comunicazione fra Toscana,
Liguria e Valle del Po, porta a combattimenti, stragi, fucilazioni, sac-
cheggi e incendi, dal Penice ad Alpe, dall’Antola a Carrega, da Barbage-
lata a Rovegno, da Torriglia a Loco, da Rezzoaglio a Boschi, da Begonia a
Bobbio. Oltre 6.000 nazifascisti, ben armati, contro poco meno di 2.000
partigiani, con poche armi e scarse munizioni.
Nell’agosto 1944, in valle Scrivia, a Pertuso, i ribelli respingono più volte
il nemico, costringendolo a chiedere rinforzi. Lo stesso ad Allegrezze,
dove un gruppo di partigiani sferra un attacco durissimo infl iggendo
gravi perdite alla colonna militare che avanza verso S. Stefano D’Aveto.
A Cerreto di Zerba invece i fascisti uccidono i feriti catturati ad Arzana.
Generalmente il nemico occupa il fondo valle e i paesi più importanti,
ma le formazioni partigiane si coordinano nei settori di Genova-Alessan-
dria-Pavia–Piacenza sotto la VI e la XIII Zona operativa. Le formazioni del
Genovesato risultano così completate a Nord dalla presenza di grosse
formazioni fra Tortona e Piacenza; a Est-Sud-Est dislocandosi dal fi ume
Nure fi no al Po, risalendo il Maggiorasco e dal monte Penna fi no alla
linea della Valle del Taro. Le “basi” sono sui monti che, partendo da
Ovest, vanno dai piemontesi Bric dei Gorrei, Bric Berton, Piancastagna e
raggiungono le quote più elevate (1400-1800) dei monti Antola, Carmo,
Chiappo, Ebro, Lesima, Penice, e la catena dell’Aiona, Penna, Maggiora-
sco, per poi degradare verso la Pianura Padana.
Il ruolo della VI Zona emerge dalla funzione strategica delle formazioni
dipendenti, che sbarrano le strade tra valle del Po, Riviera Ligure e Ita-
lia centrale. Questo spiega gli attacchi sferrati, col sacrifi cio di un alto
numero di vite, con operazioni in grande stile verso il centro della VI
Zona nelle direttrici Varzi-Ferriere-Bettola (brigate Bersani e Aliotta e
gruppi della Cichero); negli scontri condotti dalla divisione Mingo a
Sassello, Molare, Ponzone, Pincastagna Campo, Ovada; nella Valle Scri-
via a Savignone, Ronco Scrivia e Casella, dalle brigate Oreste e Arzani
o dalla Balilla sul monte Sella. O ancora dalla Coduri nell’entroterra di
Sestri Levante e di Chiavari, così come a Borzonasca, in Fontanabuona,
a Boasi, ai passi della Scoglina e della Forcella, al Molino della Gattea,
alla Squazza, o in Val D’Aveto con la Caio e la Berto.
Lo spiegamento delle forze nella VI Zona, nella loro massima espressio-
ne, è: divisione Gramsci e Aliotta coordinate anche con il Comando
Oltrepò Pavese; divisione Cichero, Sap (Squadra Azione Patriottica)
Montagna, divisione Pinan-Cichero, divisione Coduri, divisione
Mingo, brigata di manovra Caio, brigata GL Matteotti, brigata vo-
lante Severino, brigata volante Balilla, battaglione GL Valbisagno.
Quando il 23 aprile ‘45 arrivò l’ordine di insurrezione generale e il Co-
mando Piazza di Genova mise in atto il piano “A”, schierando le Sap
genovesi (9 brigate nel settore occidentale, 11 in quello centrale, 8 in
Genova Centro e 10 in quello orientale), se non ci fosse stata la VI Zona
Operativa alle spalle della città, diffi cilmente la Liberazione si sareb-
be potuta realizzare prima dell’arrivo degli Alleati. E ancor più diffi cile
sarebbe stato senza la Severino, la Balilla, la Buranello, la Pio e la
Berto, che contribuirono a rendere Genova unica città d’Europa dove un
Corpo d’Armata tedesco si arrese al Comitato di Liberazione Nazionale
presieduto da un operaio, Remo Scappini.
Uno dei percorsi del Sacrario della Benedicta
La lapide dedicata ai caduti di Rivarolo in piazza Pallavicini
Campomorone, la lapide ad Alice Noli nel Palazzo del Comune
La lapide a Passo Mezzano, sul Lago Bruno del Gorzente
Barbagelata, il cippo che ricorda l’incendio e l’eccidio nazifascista
Coreglia: commemorazione in Piazza Nella Attias, intitolata alla bimba
ebrea del “Campo 52” uccisa con la famiglia ad Auschwitz.
immettersi sulla SP24: dopo 2 km si arriva a
destinazione. Per Favale di Malvaro si procede
sempre sulla SP24, si segue la strada (molto
tortuosa) per circa 1 km e dopo aver svoltato a
destra per Via Ponte Mastra (SP23) si arriva a
destinazione. Proseguendo per Via Castello, dopo
circa 7 Km si svolta a sinistra e seguendo la SP56 e
le indicazioni, dopo pochi minuti si arriva prima al
Passo della Scoglina e poi alla frazione Barbagelata
di Lorsica. Quindi si ripercorre la strada in senso
inverso e si procede in direzione Sud-Est verso
San Colombano Certenoli. Superato il paese, si
costeggia sempre dritti verso Sud il torrente Entella
sulla SP225 e dopo 3 km si arriva a Carasco.
Provincia di Genova
Assessorato al Turismo
Provincia di Genova
Assessorato al Turismo
Associazione Nazionale
Partigiani d’Ita

DIVISIONE MI N G O
Provincia di
Savona
Lapide, Cippo, Stele,
Croce, Edicola
Monumento
Caduti
Combattimento
Imboscata
Fucilazione
Eccidio
Parchi
Alta Via dei
Monti Liguri
Fiumi torrenti
e laghi
Confini
provinciali
Legenda
Museo
Cimitero
Comando
Nazifascista
Rastrellamento
Rappresaglia
Deportazione
Tortura, Prigionia
Rogo
Informazione e
accoglienza turistica
Autostrade
BRIG.
VOLANTE
BALILLA
BRIG.
VOLANTE
SEVERINO
Chiesa, Sacrario
Cappella
Comando
Partigiano
Strade principali
Strade secondarie
Ferrovie, funicolari,
metropolitana
e funivie
BRIGATA
ORESTE
BRIG. IORI
BRIGATA
VAL BISAGNO
BRIG. G.L.
MATTEOTTI
TERRITORIO
PARTIGIANO
DIVISIONE
CICHERO
BRIG. BERTO
GENOVA
BRIGATA
BRIGATA
INZANI
DI MANOVRA CAIO
CODURI
DIVISIONE
Moltissime sono le testimonianze dedicate alla Resistenza, alla Liberazione
e agli eroi che si sono sacrifi cati per la libertà. Basti pensare che le vie,
le piazze, i giardini e i luoghi dedicati ai partigiani sono più di 100 e
che tra croci, cippi, lapidi, edicole, steli, sacrari, bassorilievi, sculture,
monumenti dedicati agli episodi più vari avvenuti in quegli anni, si superano
abbondantemente i 200. Queste sono solo alcune indicazioni per un possibile
itinerario minimo.
La Resistenza nelle fabbriche – La stretta connessione tra lotta armata e
sociale è fondamentale nella lotta al nazifascismo. La riuscita degli scioperi,
e in particolare quello che nella primavera 1944 paralizza la città provocando
arresti e deportazioni di massa, rappresenta una prova di forza il cui epilogo è
la salvezza degli impianti industriali, da parte dei lavoratori, quando i tedeschi
in fuga tentano di distruggere tutto. In molte industrie – oggi purtroppo chiuse
– lapidi e targhe ricordano il loro sacrifi cio. Un monumento ai 1.500 lavoratori
catturati durante un rastrellamento nelle fabbriche (Siac di Campi, Cantiere
Navale, San Giorgio e Piaggio di Sestri) e deportati a Mauthausen il 16 giugno
1944 è stato ricollocato, il 16 giugno 2009, in piazza Sartori a Campi, dove c’è la
pressa. Fra le altre lapidi, alla Fiumara, nel giardino adiacente il muraglione della
Ferrovia, quella un tempo posta nell’Ansaldo Meccanica di Sampierdarena.
La Resistenza in Porto – Grazie
alla rete di informatori clandestini,
di operai palombari, di rischiose
azioni condotte con l’appoggio dei
lavoratori di tutti i settori portuali e
delle formazioni partigiani, il Porto
di Genova, occupato dalla marina
tedesca e dai fascisti è stato salvato
dalla distruzione. Le mine collocate
in mare, nella diga foranea e nei
moli, pronte a essere fatte esplodere
in caso di fuga, vengono infatti
localizzate e rese inoff ensive sia
durante l’occupazione sia dopo la
Liberazione, con un alto contributo di
sangue. Oggi sotto la Lanterna una
lapide ricorda il sacrifi cio dei soldati
inglesi rimasti uccisi durante lo
sminamento. Altre lapidi nella Casa
25 aprile1945 del Ramo Industriale
dal varco di Viale Quadrio e nella
sede della Culmv (Compagnia Unica
Lavoratori Merci Varie) in Piazzale
San Benigno. Per entrare in porto è
necessaria l’autorizzazione.
La passeggiata che conduce allaLanternasimbolo alla Lanterna simbolo di Genova, dove
c’è la lapide dedicata ai soldati inglesi che hanno sminato il porto
Rappresaglia al Forte
di San Martino – All’alba del 14 gennaio 1944 – il giorno dopo l’assalto di
Giacomo Buranello e un altro gappista a due uffi ciali tedeschi – 8 detenuti
politici vengono portati al Forte di San Martino per essere fucilati per
rappresaglia. Sul posto vengono chiamati 20 carabinieri del Comando di via
Corsica, che giungono agli ordini del tenente Giuseppe Avezzano Comes. Il
quale rifi uta, assieme ai suoi uomini, di fucilare i prigionieri. L’eccidio viene
compiuto a colpi di mitra dai fascisti e Comes viene deportato a Dachau.
Una targa al Forte ricorda l’episodio. Tra i morti anche il tranviere Romeo
Guglielmetti, 34 anni, cui è intitolata la storica Offi cina dell’Amt.
L’eccidio al Castellaccio – Seduti su sedie del convento delle Suore
Crocefi sse e fucilati alla schiena dalle brigate nere: sono morti così, dopo la
condanna del tribunale Militare Straordinario, sei persone tra i 20 e i 47 anni,
La disposizione delle forze partigiane nel versante ligure della VI Zona
Operativa alla vigilia dell’insurrezione del 25 aprile 1945 e le direttrici
di discesa nelle città per lo scontro fi nale. Il movimento partigiano
fu coordinato a livello politico dal Comitato di Liberazione Nazionale
(CLN), costituito da 6 partiti alcuni dei quali, dopo la riorganizzazione
politica che seguirà alla Liberazione, saranno presenti nell’Assemblea
Costituente che scriverà la Costituzione della Repubblica Italiana.
Sarà diviso al Nord in CLNAI (Alta Italia), con sede a Milano, e al Centro
in CLNC. In Liguria (CLNL) ha avuto sede a Genova. La lotta armata fu
condotta da Divisioni e Brigate. Fra queste le Brigate Garibaldi, nate
su impulso del partito comunista; le Matteotti, del partito socialista;
le Brigate Giustizia e Libertà, costituite dal partito d’azione e le
Brigate Autonome, in cui confl uirono ex militari e simpatizzanti per la
monarchia, oltre a diverse altre formazioni, tra le quali quelle cattoliche,
anarchiche, repubblicane e altre minori.
Nelle città operarono i Gap (Gruppi di azione patriottica, con
caratteristiche di sabotaggio e guerriglia) e le Sap (Squadre di azione
patriottica presenti non solo nei quartieri ma anche nelle fabbriche dove
sostennero gli scioperi e salvaguardarono gli impianti). Le operazioni
belliche furono coordinate dal Comando militare.
L’insurrezione a Genova iniziò nel tardo pomeriggio del 23 aprile
partendo da Sestri, si allargò a tutto il ponente e, passando da
Sampierdarena, si estese nella Valpolcevera; nella notte tra il 23 e il 24
investì il centro - con un duro scontro a De Ferrari - e il resto della città.
Tra i protagonisti della trattativa che portò i tedeschi alla resa, oltre al
presidente del CLNL, Remo Scappini, anche il cardinale di Genova Pietro
Boetto; fra i partigiani Paolo Emilio Taviani, futuro dirigente e ministro Dc,
storico della Resistenza; Antonio Gianpalmo, anatomo-patologo presso
l’Istituto di medicina legale di Genova e il partigiano-professore Carmine
Romanzi, Stefano, futuro Magnifi co Rettore dell’Ateneo genovese.
accusate di “intelligenza con il nemico”. È l’1 febbraio 1945 e come luogo per
l’esecuzione viene scelta l’area attorno al Forte militare, dove oggi li ricorda
una lapide.
L’eccidio al Forte di San Giuliano – Accusati di aver ucciso il generale
Silvio Parodi e altri uomini della Guardia nazionale repubblicana, cinque
partigiani gappisti, all’alba del 29 luglio 1944 vengono fucilati sul piazzale
del Forte da un plotone di giovanissimi fascisti. Chiedono di essere guardati
negli occhi mentre viene premuto il grilletto, ma la sentenza viene eseguita
come da copione: colpi alla schiena. Anche per loro una lapide.
La Casa dello Studente Studentecircondata circondata dai cavalli di frisia, quando era sede della polizia nazista nazistaeluogo e luogo di tortura
La Casa dello Studente – Situata in Corso Gastaldi, durante la Seconda
Guerra Mondiale fu sede delle SS, della Gestapo e delle forze di polizia fascista.
Ma fu soprattutto usata come luogo di prigionia e di tortura per partigiani ed
oppositori. Al comando di Friedrich Engel, nelle celle sotterranee venivano infl itti
supplizi estremi: negli stessi luoghi – sotto le camerate degli studenti universitari
dell’ateneo genovese - oggi c’è un museo fotografi co dedicato alla Resistenza.
Una lapide ricorda quei tragici fatti.
Il Ponte Monumentale
– A metà della centralissima
Via XX Settembre,
sotto gli archi del Ponte
che attraversa la strada,
dal 1949 c’è il sacrario
dei caduti nella lotta di
Liberazione. Nelle lapidi
poste nelle nicchie su
entrambi i lati, ci sono
incisi i nomi di tutti i
caduti della Resistenza,
il testo della resa delle
forze armate tedesche
e la motivazione della
Medaglia d’Oro concessa
alla Città.
Commemorazione del 25 aprilealsacrario aprile al sacrario dei caduti nella lotta di Liberazione
al Ponte Monumentale in Via XX Settembre a Genova
Cimitero Monumentale di Staglieno – Fra le altre testimonianze: un sacrario
e il campo dei Partigiani italiani e stranieri caduti per la libertà dell’Italia; una
stele ai deportati genovesi nei campi di sterminio; una stele a ricordo degli
internati e dei caduti militari e, nel Pantheon, fra le altre, la tomba di Bisagno,
il comandante Aldo Gastaldi. Ogni anno il 25 aprile deposizione di corone di
fi ori nell’anniversario della Liberazione, e al sabato più vicino all’8 maggio
cerimonia di ricordo dei caduti stranieri della Resistenza.
LEVANTE
CHIAVARI – In Piazza Nostra Signora dell’Orto, scultura a Don G.B. Bobbio,
parroco cappellano della divisione Coduri fucilato il 3 gennaio 1945 e lapide con
testo di Giovanni Serbandini, Bini; un’altra scultura rappresenta Sergio Kasman
“Marco”, caduto a Milano nel dicembre ’44; lapide anche nell’atrio del Palazzo
Comunale. In Piazza Roma, lapide ai caduti del bombardamento del 12 maggio
‘44. In Corso Millo, giardini Pubblici Talassano, busto in bronzo del partigiano
Cesare Talassano, Ce, fucilato a Calvari il 2 marzo 1945. Sul Lungomare C.
Colombo, presso la stazione ferroviaria, lapide nella casa in cui visse Sergio
Kasman, testo di Ferruccio Parri. Altre lapidi: in Via Nino Bixio, Palazzo Telecom,
per Luigi Descalzo “Gimmy”, fucilato; nella Strada privata alle spalle di Piazza
Fenice, dove Aldo Gastaldi, Bisagno e Giacomo Buranello, Giacomino nascosero
le prime armi sottratte al nemico; al cimitero comunale, a ricordo dei fucilati dai
nazifascisti al poligono di tiro; in
Via Parma–Scuola
Telecomunicazioni Caserma
Leone, dedicata a Bisagno; in
Corso Lima, innesto strada per
Leivi, per Ottorino Bersini “Basea”,
fucilato il 25 aprile del 1945.
LAVAGNA – Lapidi nell’atrio del
Palazzo del Comune a ricordo
della Liberazione di Lavagna il 24
aprile ’45 e dei partigiani caduti;
nei giardini di Corso Buenos Aires
e nel Porticato Brignardello.
Sculture e monumenti in Piazza
Innocenzo IV, in Corso Buenos
Aires presso il ponte sull’Entella,
Lavagna, la scultura dedicata alla Resistenza in piazza Innocenzo IV
© Provincia di Genova - Cartografia base: dai tipi della Regione Liguria - autorizzazione N.67 del 19/06/2001 – Per la Provincia di Genova: elaborazione cartografica a cura del Servizio Sistemi Informativi; coordinamento e testi a cura del Servizio Promozione Turistica e Sportiva, Cultura. Collaborazione esterna: Federica Sambuceti
Provincia di
Alessandria
La lapide posta sugli scogli dell’Olivetta di Portofi Portofino, no,
in Via Fico, presso l’Entella (a Eraldo
Fico, Virgola, comandante della
divisione Coduri). Al cimitero
comunale sacrario ai caduti
partigiani, con altare in marmo e
diverse lapidi. Molte testimonianze
nella frazione Cavi: cippo in località
Barassi. Lapidi in Via Barassi; nel
sagrato della chiesa parrocchiale di
Località L Sorlana; nel giardino della
scuola s elementare intitolata alla
durante una cerimonia di commemorazione
partigiana “Vera Vassalli”. Sculture
in Piazza N. Sauro e nei giardini pubblici di Via Lombardia (una a ricordo del
contributo della gente di Cavi alla Resistenza e un’altra di un’impresa di Aldo
Vallerio, Riccio, comandante della brigata Zelasco della divisione Coduri).
PORTOFINO – Sulla Scogliera, in Località Olivetta, sotto il Castello, lapide in
marmo sul mare a ricordo dell’eccidio di 22 prigionieri politici prelevati dal
carcere di Marassi e trucidati sulla spiaggia, per ordine di Engel, la notte tra il 2 e
il 3 dicembre 1944. I loro corpi, dopo il massacro, furono legati assieme con reti
e fi l di ferro, caricati su un barcone e gettati in acqua zavorrati con pietre, per
essere recuperati tempo dopo. In Via L. Paris, lapide in marmo posta sulla casa
di due partigiani caduti combattendo nel giugno ‘44 in Val Grande di Intra.
RAPALLO - Scultura in ricordo dei caduti di tutte le guerre sulla passeggiata a
mare; stele con bassorilievo in bronzo nei Giardini dei Partigiani e sacrario a
ricordo di otto caduti partigiani nel cimitero comunale. Lapidi invece nelle
frazioni Montallegro, San Michele di Pagana (Parco della Rimembranza) e
Sant’Anna (Via Mameli).
S. MARGHERITA LIGURE - Corso G. Marconi: lapide in marmo in ricordo dei
caduti sanmargaritesi per la Libertà. Corso Rainusso – Parco Carmagnola: lapide
in marmo a ricordo del partigiano Adolfo Zanella, comandante della brigata
Provincia di
Piacenza
Matteotti in Jugoslavia. Località Violara, Via Aurelia: croce in marmo a ricordo
del partigiano Ettore Marchini, caduto il 14 luglio ’44.
SESTRI LEVANTE – Nell’atrio del Palazzo del Comune due bassorilievi in
bronzo rievocano episodi della Resistenza, mentre per la stele che c’era nello
stabilimento FIT Ferrotubi è stata scelta la nuova piazza antistante il
supermercato Coop. Lapidi in Via P. Sertorio e nei Giardini Pubblici “Mariele
Ventre” di Via XX Settembre, dove c’è anche una scultura in marmo ai caduti
della Resistenza. In Piazza Sandro Pertini monumento alla Resistenza e ad Eraldo
Fico, Virgola, comandante della Coduri. Cimitero Comunale: sacrario con tombe
di Virgola e di altri 15 partigiani. Cippi in Località Selva – area Parco della
Resistenza (in ricordo dei luoghi dove nacque la Coduri e delle azioni della
brigata Zelasco) e in frazione Montedomenico (per l’alpino Gian Piero Civati,
fucilato per il rifi uto di uccidere il partigiano Rodolfo Zelasco, Barba, caduto
combattendo il 5 dicembre ’44 e ricordato da una lapide in Piazza L. Rossi).
Altre testimonianze nelle frazioni S. Margherita di Fossa Lupara, località Pino
(stele in ricordo di 5 partigiani
fucilati per rappresaglia;
edicola per 6 alpini fuggiti dalla
Monterosa, catturati e fucilati
nell’agosto ‘44; monumento per
tutti i caduti della Vallata di S.
Vittoria); S. Vittoria (lapide per
Mario Berisso, Batolla, in Via per
S. Vittoria; cippo alla brigata
Zelasco e al suo comandante Aldo
Vallerio, Riccio, nel Parco Pubblico);
Riva Trigoso (bassorilievo in
onore dei partigiani operai nei
Cantieri Navali e sacrario ai caduti
Monumento a Virgola, in piazza Sandro Pertini a Sestri Levante
partigiani p al cimitero).
Provincia di Genova
Assessorato al Turismo
Provincia di
Parma
Provincia di
La Spezia