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03 Cronologia.pdf - Sdasr.unict.it

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La datazione relativa e la<br />

datazione assoluta


Misurare il tempo<br />

Esistono vari modi per misurare il tempo:<br />

- la nasc<strong>it</strong>a di Cristo;<br />

- l’Egira (622 d.C.);<br />

- la morte di Buddha (486 a.C.);<br />

- la creazione del mondo;<br />

- le olimpiadi (I olimpiade: 780-776 a.C.);<br />

- la fondazione di Roma (a.U.C. = ab Urbe Cond<strong>it</strong>a)<br />

- le varie ere locali;<br />

Al posto di a.C. e d.C. o BC e AD, si può usare BCE<br />

(Before the Common Era) e CE (Common Era).<br />

3


Misurare il tempo<br />

Dopo la “rivoluzione del radiocarbonio” si<br />

usa anche la datazione BP (before present),<br />

stabilendo come presente convenzionale il<br />

1950 (data approssimativa in cui Libby<br />

ottenne la prima datazione con il<br />

radiocarbonio)<br />

4


La stratigrafia<br />

Contesto o associazione di materiali<br />

5


L’età delle ossa<br />

• Un metodo utile per stabilire se alcune ossa<br />

trovate associate nello stesso depos<strong>it</strong>o<br />

stratigrafico abbiano la stessa età relativa è<br />

la datazione chimica, effettuata studiando il<br />

contenuto di azoto, fluoro e uranio dei<br />

reperti.<br />

6


L’età delle ossa<br />

• Dopo la deposizione, il contenuto di<br />

proteine delle ossa (in prevalenza il<br />

collagene) si riduce in modo molto graduale<br />

per effetto dei processi di decomposizione<br />

chimica.<br />

• Il più utile indice della quant<strong>it</strong>à di proteine<br />

presenti è il contenuto di azoto nelle ossa,<br />

che, per le ossa moderne, è di circa il 4 %.<br />

7


L’età delle ossa<br />

• La veloc<strong>it</strong>à con cui diminuisce la<br />

concentrazione di azoto dipende dalla<br />

temperatura e dal contenuto di acqua, dai<br />

composti chimici e dai batteri dell’ambiente<br />

in cui le ossa sono interrate.<br />

• Anche l’acqua freatica che percola<br />

attraverso il terreno ha un effetto importante<br />

sulla composizione dell’osso.<br />

8


L’età delle ossa<br />

• Due elementi presenti in soluzione nell’acqua<br />

freatica – il fluoro e l’uranio – vengono assorb<strong>it</strong>i<br />

in modo graduale dall’osso. Così il contenuto di<br />

fluoro e di uranio presente in un osso interrato<br />

cresce gradualmente e può essere misurato in<br />

laboratorio. Come la veloc<strong>it</strong>à di diminuzione<br />

dell’azoto, la veloc<strong>it</strong>à di aumento del fluoro e<br />

dell’uranio dipende fortemente da fattori locali.<br />

9


L’età delle ossa<br />

• Tutte queste diverse veloc<strong>it</strong>à di variazione<br />

sono troppo variabili per poter cost<strong>it</strong>uire la<br />

base di un metodo di datazione assoluta o<br />

per poter comparare le età relative così<br />

determinate su di un s<strong>it</strong>o con quelle di un<br />

altro s<strong>it</strong>o. Ma sul singolo s<strong>it</strong>o la datazione<br />

su base chimica può aiutare a distinguere<br />

ossa di diverse età trovate in apparente<br />

associazione stratigrafica.<br />

10


L’età delle ossa<br />

• L’uomo di Piltdown.<br />

• Alcune ossa di un cranio furono r<strong>it</strong>rovate nel Sussex<br />

(Inghilterra meridionale) agli inizi del XX secolo in una<br />

sepoltura risalente al Paleol<strong>it</strong>ico inferiore.<br />

• L’essere cui appartenevano fu considerato il c.d. “anello<br />

mancante” tra scimmie antropomorfe e uomo, e fu<br />

denominato Eoanthropus dawsoni.<br />

• Nel 1953 la datazione sulla base del contenuto di fluoro,<br />

uranio e azoto, esegu<strong>it</strong>a presso il Br<strong>it</strong>ish Museum,<br />

dimostrò che si trattava di materiali di età differenti<br />

11


L’uomo di<br />

Piltdown<br />

12


La tipologia<br />

• Già nel XVIII secolo il conte di Caylus<br />

aveva sviluppato un metodo di<br />

classificazione dei materiali antichi che<br />

consentiva di disporli in un ordine<br />

cronologico a partire dalle loro<br />

caratteristiche intrinseche e aveva teorizzato<br />

la pratica del confronto.<br />

13


Il contributo degli studi preistorici<br />

• La prima cattedra di Archeologia classica e<br />

preistorica fu creata in Olanda<br />

all’Univers<strong>it</strong>à di Leida nel 1818.<br />

• La prima cattedra di Archeologia classica fu<br />

ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a a Berlino nel 1823.<br />

• Champollion decifra i geroglifici egizi nel<br />

1822-1824.<br />

14


Il contributo degli studi preistorici<br />

• Nel mondo scandinavo si sviluppa un<br />

approccio ai materiali che permette di uscire<br />

dal quel cumulo di dati incoerenti che aveva<br />

tarpato le ali del lavoro antiquario per<br />

costruire uno schema interpretativo capace<br />

di instaurare confronti validi.<br />

15


Christian Jürgensen Thomsen<br />

• Classificando la collezione di antich<strong>it</strong>à danesi del<br />

Museo di Copenhagen, Christian Jürgensen<br />

Thomsen divise i manufatti in diverse categorie e<br />

forme raggruppandoli a seconda del materiale di<br />

cui erano fatti e valorizzando le associazioni di<br />

quegli oggetti che, per essere stati rinvenuti in una<br />

stessa tomba o ripostiglio, si poteva presumere che<br />

fossero stati sepolti nello stesso momento.<br />

• Prende corpo il paradigma della successione delle<br />

tre età (età della pietra, del bronzo e del ferro).<br />

16


Copenhagen 1788-1865<br />

17


Oscar Montelius<br />

• Studioso svedese del XIX secolo, formulò<br />

cronologie relative locali per molte delle<br />

regioni europee dell’Età del bronzo.<br />

• Montelius dimostrò che la tipologia dei<br />

manufatti di una regione influenza quella<br />

delle aree adiacenti.<br />

19


Oscar Montelius<br />

1843-1921<br />

20


Classificazione e tipologia<br />

• Gran parte del lavoro dell’archeologo si<br />

basa sul principio elementare che gli oggetti<br />

vengono riconosciuti attraverso le loro<br />

forme e vengono classificati attraverso il<br />

metodo tipologico, che crea i repertori che<br />

consentono di operare confronti fra oggetti<br />

coevi presenti in s<strong>it</strong>i diversi come fra<br />

oggetti di epoche diverse presenti sullo<br />

stesso s<strong>it</strong>o.<br />

21


Classificazione e tipologia<br />

• Le procedure di classificazione e di<br />

tipologia definiscono la “classe” e il “tipo”<br />

• “Classe” = “popolazione di manufatti con<br />

caratteristiche diagnostiche condivise”; è<br />

un’ent<strong>it</strong>à riconosciuta<br />

• “Tipo” = “popolazione di attributi ricorrenti<br />

insieme”; è un’astrazione creata dallo<br />

studioso.<br />

22


La tipologia: concetti essenziali<br />

• Parecchi manufatti con le stesse<br />

caratteristiche cost<strong>it</strong>uiscono un tipo;<br />

• I manufatti prodotti in un certo periodo e in<br />

un determinato luogo hanno uno stile<br />

riconoscibile;<br />

• Il cambiamento dello stile (forma e<br />

decorazione) dei manufatti è spesso<br />

piuttosto graduale.<br />

23


La tipologia: concetti essenziali<br />

• Differenti tipi di manufatti mutano nello stile con<br />

veloc<strong>it</strong>à variabili.<br />

• Per quanto riguarda la ceramica, la decorazione<br />

delle superfici muta più rapidamente della forma,<br />

e cost<strong>it</strong>uisce quindi il carattere più sensibile, dal<br />

punto di vista cronologico, per una sequenza<br />

tipologica.<br />

• Le forme dei vasi o dei recipienti possono essere<br />

comunque molto influenzate da necess<strong>it</strong>à pratiche,<br />

le quali possono non cambiare per centinaia di<br />

anni.<br />

24


La seriazione<br />

• Nel caso della seriazione dei contesti è la<br />

durata dei differenti stili (forma e<br />

decorazione) nei manufatti a guidare la<br />

seriazione. Il pioniere di questo metodo fu<br />

Flinders Petrie ( ceramica predinastica<br />

egiziana della necropoli di Diospolis Parva).<br />

25


seriazione dei contesti:<br />

l’ordinamento della<br />

ceramica predinastica<br />

egiziana ricavata da<br />

Flinders Petrie a<br />

Diospolis Parva<br />

26


Seriazione di frequenza:<br />

mutamenti nella<br />

diffusione di tre<br />

tipologie decorative di<br />

pietre tombali nei<br />

cim<strong>it</strong>eri del Connecticut<br />

centrale tra il 1700 e il<br />

1860<br />

27


Seriazione di frequenza di ceramica “Black-on-Buff” di Susiana<br />

28


La seriazione<br />

• La seriazione di frequenza si basa sulla<br />

misurazione delle variazioni nei rapporti<br />

proporzionali di comparsa (o frequenza relativa) di<br />

un determinato stile ceramico.<br />

• W.S. Robinson e G.W. Brainerd, nel 1951,<br />

ipotizzano che uno stile ceramico si diffonde<br />

gradualmente, raggiunge una diffusione massima e<br />

tende a scomparire ( istogramma con “battleship<br />

curve”).<br />

29


La seriazione<br />

• I due studiosi stabilirono anche che, in un dato<br />

periodo di tempo, uno stile ceramico diffuso in un<br />

determinato s<strong>it</strong>o doveva essere altrettanto diffuso<br />

su un altro s<strong>it</strong>o.<br />

• La seriazione in sé non è in grado di stabilire quale<br />

dei due estremi della sequenza cost<strong>it</strong>uisca l’inizio<br />

e quale la fine; la cronologia vera deve essere<br />

determinata con l’ausilio di altri strumenti.<br />

30


La datazione linguistica<br />

• Se si prendono due gruppi di persone che parlano<br />

la stessa lingua e li si separa senza consentire<br />

ulteriori contatti tra i due gruppi, entrambe le<br />

comun<strong>it</strong>à continueranno a parlare la stessa lingua.<br />

Ma in ciascun gruppo avverranno mutamenti.<br />

• Così, dopo alcuni secoli, i due gruppi non<br />

parleranno più esattamente la stessa lingua; dopo<br />

alcune migliaia di anni, la lingua di un gruppo<br />

diverrà pressoché incomprensibile per i<br />

componenti dell’altro.<br />

31


La lessicostastica<br />

• La lessicostatica si propone di studiare<br />

questi cambiamenti nel vocabolario.<br />

• Un’applicazione semplice del metodo è<br />

stata quella di scegliere una lista di 100 o<br />

200 termini appartenenti al vocabolario<br />

comune e di vedere quanti di essi, nelle due<br />

lingue poste a confronto, mostrano una<br />

radice comune.<br />

32


La glottocronologia<br />

• La disciplina piuttosto sospetta della<br />

glottocronologia tenta di usare una formula per<br />

determinare, sulla base di questa misura di<br />

similar<strong>it</strong>à, quanti anni siano passati dal momento<br />

in cui le due lingue hanno cominciato a divergere.<br />

• In realtà, non ci sono basi per supporre una<br />

veloc<strong>it</strong>à di variazione così costante, dato che i<br />

cambiamenti linguistici sono influenzati da molti<br />

fattori.<br />

33


La cronologia del Pleistocene<br />

• L’idea di una grande era glaciale (Pleistocene)<br />

risale al XIX secolo.<br />

• L’era glaciale però non fu un unico ininterrotto<br />

periodo di clima più freddo.<br />

• Ci sono quattro glaciazioni principali (Günz,<br />

Mindel, Riss, Würm in Europa, con altre<br />

denominazioni in America) inframmezzate da fasi<br />

più calde (interglaciali).<br />

34


La cronologia del Pleistocene<br />

• Fino alla scoperta dei metodi di datazione<br />

assoluta, per datare il Paleol<strong>it</strong>ico ci si basava su<br />

tentativi di correlare i s<strong>it</strong>i archeologici con la<br />

sequenza delle glaciazioni.<br />

• Nelle regioni più lontane dalle calotte glaciali si<br />

fecero grandi sforzi per individuare un legame tra i<br />

s<strong>it</strong>i e le fluttuazioni delle precip<strong>it</strong>azioni piovose<br />

(periodi pluviali e interpluviali), nella speranza<br />

che tali fluttuazioni fossero legate con la sequenza<br />

delle glaciazioni.<br />

35


La cronologia del Pleistocene<br />

• Negli anni più recenti, tuttavia, gli studiosi sono giunti alla<br />

conclusione che le fluttuazioni climatiche nel corso<br />

dell’era glaciale furono assai più complesse di quanto si<br />

fosse inizialmente supposto.<br />

• Gli archeologi hanno cessato di basarsi sulla complessa<br />

alternanza di espansione e di r<strong>it</strong>iro dei ghiacciai per datare<br />

il Paleol<strong>it</strong>ico; tuttavia, le fluttuazioni nel clima del<br />

Pleistocene e dell’Olocene, che sono testimoniate dalle<br />

carote estratte dai fondali marini, nelle carote di ghiaccio e<br />

nei sedimenti contenenti pollini, si sono rivelate di grande<br />

util<strong>it</strong>à ai fini della datazione.<br />

36


Carotaggi nel fondo dei mari e nei ghiacciai<br />

• Le testimonianze più coerenti dei cambiamenti<br />

climatici su scala mondiale sono forn<strong>it</strong>i oggi dai<br />

carotaggi che si possono eseguire sul fondo del<br />

mare a grande profond<strong>it</strong>à. I campioni così ottenuti<br />

contengono gusci di foraminiferi. Le variazioni<br />

dei rapporti di due isotopi dell’ossigeno nel<br />

carbonato di calcio di questi gusci cost<strong>it</strong>uiscono un<br />

indicatore della temperatura dell’acqua all’epoca<br />

in cui gli organismi erano vivi.<br />

37


Carotaggi nel fondo dei mari e nei ghiacciai<br />

• Lo studio degli isotopi dell’ossigeno nelle carote<br />

estratte dal fondo del mare fornisce una cronologia<br />

relativa per il Pleistocene.<br />

• I gusci di foraminiferi possono essere datati anche<br />

con il metodo del radiocarbonio e dell’uranio allo<br />

scopo di ottenere cronologie assolute.<br />

• Le carote estratte dai ghiacci polari dell’Artide e<br />

dell’Antartide forniscono dati utili per ricostruire<br />

sequenze che rivelano oscillazioni climatiche.<br />

38


La datazione pollinica<br />

• Tutte le angiosperme (piante a fiore)<br />

producono granuli pollinici pressoché<br />

indistruttibili che consentono ai palinologi<br />

di costruire sequenze della vegetazione e<br />

del clima del passato.<br />

39


La datazione pollinica<br />

• Le sequenze polliniche meglio note sono quelle sviluppare<br />

per l’Olocene (postglaciale) dell’Europa settentrionale,<br />

dove è stata elaborata una successione di zone polliniche<br />

che copre gli ultimi 10.000 anni.<br />

• Attraverso lo studio dei campioni di pollini provenienti da<br />

un determinato s<strong>it</strong>o, si può inserire quest’ultimo in una più<br />

vasta sequenza pollinica della zona e si può quindi<br />

assegnargli una datazione relativa.<br />

• Nello stesso modo possono essere datati anche manufatti<br />

isolati e reperti (ad es. i “bog-bodies”, corpi delle torbiere)<br />

scoperti in contesti in cui sono conservati pollini.<br />

40


La datazione faunistica<br />

• La datazione faunistica si basa sul fatto che molte specie di<br />

mammiferi si sono evolute notevolmente negli ultimi<br />

milioni di anni.<br />

• Al fine di creare una prima sequenza sono state<br />

documentate le modificazioni avvenute in ogni specie.<br />

• In pratica il metodo si rivela molto impreciso per diverse<br />

ragioni, tra cui il fatto che le specie estinte in un’area<br />

possono aver continuato a vivere più a lungo in un’altra.<br />

• In ogni caso, la datazione faunistica è ugualmente utile per<br />

la costruzione di una cronologia del Pleistocene, periodo<br />

per il quale può essere utile una precisione a meno di<br />

250.000 anni.<br />

41


La cronologia<br />

assoluta<br />

42


La cronologia storica<br />

• Una cronologia storica ben determinata per quanto<br />

riguarda una regione può essere utilizzata per<br />

datare eventi di regioni circostanti o anche di aree<br />

più lontane per le quali siano andate perdute le<br />

testimonianze storiche.<br />

• Analogamente, gli archeologi possono utilizzare le<br />

esportazioni e le importazioni di merci per<br />

estendere i legami cronologici attraverso la<br />

datazione incrociata (cross-dating).<br />

43


<strong>Cronologia</strong> storica dell’antico Eg<strong>it</strong>to<br />

Periodo protodinastico<br />

Antico regno<br />

Primo periodo intermedio<br />

Medio regno<br />

Secondo periodo intermedio<br />

Nuovo regno<br />

Terzo periodo intermedio<br />

Periodo tardo<br />

3100-2650 a.C. / Dinastie I-II<br />

2650-2175 a.C. / Dinastie III-VI<br />

2175-1975 a.C. / Dinastie VII-XI<br />

2080-1630 a.C. / Dinastie XI-XIII<br />

1630-1539 a.C. / Dinastie XIV-XVII<br />

1539-1069 a.C. / Dinastie XVIII-XX<br />

1069-657 a.C. / Dinastie XXI-XXV<br />

664-332 a.C. / Dinastie XXVI-XXXI<br />

44


Cicli annuali: varve e anelli di accrescimento<br />

• Prima dell’avvento dei metodi radioattivi il<br />

conteggio delle varve e quello degli anelli di<br />

accrescimento degli alberi cost<strong>it</strong>uivano i sistemi di<br />

datazione assoluta più attendibili.<br />

• Nelle regioni ai lim<strong>it</strong>i delle zone polari, la fusione<br />

delle calotte glaciali, che avviene ogni anno nel<br />

periodo in cui le temperature si innalzano,<br />

determina la formazione di sedimenti argillosabbiosi<br />

f<strong>it</strong>tamente stratificati: le varve.<br />

45


Le varve sono sedimenti argillo-sabbiosi deposti dalle acque di<br />

fusione di ghiacci sul fondo di laghi temporanei che si formano<br />

davanti ai ghiacciai in r<strong>it</strong>iro.<br />

46


Cicli annuali: varve e anelli di accrescimento<br />

• L’accrescimento della maggior parte delle piante<br />

varia nel corso di ciascun anno; su tale datazione<br />

si basa la datazione con il metodo degli anelli di<br />

accrescimento (dendrocronologia).<br />

• In qualche caso, si possono identificare variazioni<br />

annuali dei depos<strong>it</strong>i di tessuto sullo scheletro dei<br />

vertebrati o sulle conchiglie dei molluschi marini<br />

47


Varve e sedimenti lacustri<br />

• Nel 1878 il geologo svedese Gerard de Geer notò che<br />

alcuni particolari sedimenti argillo-sabbiosi erano<br />

f<strong>it</strong>tamente stratificati in modo regolare. Si rese conto che<br />

questi sedimenti o varve (dallo svedese varv, “depos<strong>it</strong>o”)<br />

erano stati deposti dalle acque di fusione delle calotte<br />

glaciali sul fondo di laghi temporanei che si erano formati<br />

alla fronte dei ghiacciai scandinavi in fase di r<strong>it</strong>iro<br />

progressivo a partire dalla fine del Pleistocene: uno strato<br />

di spessore maggiore era dovuto a un anno caldo, mentre<br />

uno strato più sottile indicava un clima più freddo.<br />

49


La dendrocronologia<br />

• La dendrocrologia fu sviluppata da un astronomo<br />

americano, A.E. Douglass, nei primi decenni del<br />

Novecento.<br />

• La tecnica fu introdotta in Europa alla fine degli<br />

anni Trenta.<br />

• Negli anni Sessanta l’uso di procedimenti statistici<br />

e del computer gettò le fondamenta per la<br />

definizione delle lunghe cronologie su base<br />

dendrocronologica.<br />

50


La dendrocronologia<br />

• La dendrocronologia trova oggi due distinti<br />

impieghi in campo geologico:<br />

1) come strumento per calibrare e correggere le<br />

date ottenute con il metodo del radiocarbonio;<br />

2) come metodo indipendente di datazione.<br />

51


La dendrocronologia<br />

• La dendrocronologia:<br />

1) può essere applicata solo ad alberi delle regioni non tropicali,<br />

dove le marcate differenze tra le stagioni producono anelli annuali<br />

di accrescimento chiaramente defin<strong>it</strong>i;<br />

2) per una datazione dendrocronologica autonoma la datazione di<br />

restringe a quelle specie di alberi<br />

a) che hanno consent<strong>it</strong>o la costruzione di una sequenza a r<strong>it</strong>roso a<br />

partire dal presente;<br />

b) che sono state realmente utilizzate dalle popolazioni del<br />

passato;<br />

c) per le quali il campione offre una registrazione<br />

sufficientemente lunga da fornire un’unica corrispondenza.<br />

52


La dendrocronologia<br />

Una data dendrocronologica si riferisce alla data di<br />

abbattimento dell’albero, che è determinata dal confronto<br />

degli anelli più esterni (l’alburno) con la sequenza della<br />

regione. Se gran parte o la total<strong>it</strong>à di questi anelli esterni è<br />

andata perduta, la data di abbattimento non può essere<br />

identificata. Ma anche nel caso della determinazione di<br />

un’esatta data di abbattimento, l’archeologo deve<br />

formulare un giudizio sul tempo trascorso tra<br />

l’abbattimento dell’albero e l’ingresso del legno nel<br />

depos<strong>it</strong>o archeologico.<br />

53


• Radiocarbonio<br />

• Potassio-argon<br />

• Uranio-piombo<br />

• Tracce di fissione<br />

Metodi radioattivi<br />

• Termoluminescenza<br />

54


Willard Frank Libby (1908 – 1980)<br />

• Nel 1949 pubblica le prime datazioni<br />

ottenute con il metodo del radiocarbonio.<br />

• Il metodo può essere impiegato ovunque,<br />

qualunque sia il clima, purché sia<br />

disponibile materiale di origine organica.<br />

• La datazione può andare a r<strong>it</strong>roso fino a<br />

50.000 anni, ma è troppo imprecisa per gli<br />

ultimi 400 anni.<br />

55


Il decadimento radioattivo<br />

• Il carbonio ha tre isotopi: 12 C, 13 C e 14 C (i numeri<br />

corrispondono al peso atomico);<br />

• In ogni campione di carbonio il 98,9% degli atomi<br />

è del tipo 12 C e hanno sei protoni e sei neutroni nel<br />

nucleo, mentre l’1,1% è del tipo 13 C con sei<br />

protoni e sette neutroni.<br />

• Un atomo su un milione di milioni di atomi di<br />

carbonio è un isotopo del tipo 14 C con otto<br />

neutroni nel nucleo.<br />

56


Il decadimento radioattivo<br />

• L’isotopo 14 C è prodotto nella parte superiore<br />

dell’atmosfera, dal bombardamento dell’azoto<br />

( 14 N) da parte dei raggi cosmici, e, contenendo un<br />

eccesso di neutroni, è instabile.<br />

• Esso decade emettendo deboli radiazioni β verso<br />

l’isotopo 14 N, con sette protoni e sette neutroni.<br />

• Come per tutti i tipi di decadimento radioattivo,<br />

questo processo avviene con una veloc<strong>it</strong>à costante<br />

e indipendente dalle condizioni ambientali.<br />

57


Il decadimento radioattivo<br />

• Il tempo impiegato da metà degli atomi<br />

dell’isotopo radioattivo per decadere viene<br />

chiamato “tempo di dimezzamento”;<br />

• Nel caso del 14 C, il valore del tempo di<br />

dimezzamento, fissato convenzionalmente, è di<br />

5730 anni;<br />

• Per l’isotopo 238 U il tempo di dimezzamento è<br />

4500 milioni di anni;<br />

• Per altri isotopi il tempo di dimezzamento è una<br />

frazione di secondo; in ogni caso, il decadimento<br />

radioattivo segue un andamento regolare.<br />

58


La datazione con il C-14<br />

• Libby aveva studiato le radiazioni cosmiche, particelle<br />

subatomiche che bombardano continuamente la Terra<br />

producendo neutroni ad alta energia.<br />

• Questi neutroni reagiscono con gli atomi di azoto<br />

dell’atmosfera producendo atomi di 14 C, o radiocarbonio,<br />

che sono instabili poiché possiedono otto neutroni nel<br />

nucleo invece dei sei del carbonio ordinario ( 12 C).<br />

• Questa instabil<strong>it</strong>à determina il decadimento radioattivo del<br />

14 C a r<strong>it</strong>mo regolare. Libby determinò che occorrevano<br />

5568 anni perché decadesse la metà del 14 C contenuto in<br />

un campione (“tempo di dimezzamento”), mentre le<br />

ricerche più moderne indicano che il tempo di<br />

dimezzamento è di 5730 anni.<br />

59


La datazione con il C-14<br />

• I laboratori continuano a usare 5568 anni come valore del<br />

tempo di dimezzamento; la differenza non cost<strong>it</strong>uisce un<br />

problema dal momento che si dispone di una scala di<br />

tempo calibrata basata sul radiocarbonio.<br />

• Libby si rese conto che il decadimento del radiocarbonio a<br />

un r<strong>it</strong>mo costante doveva essere compensato dalla sua<br />

produzione costante per opera delle radiazioni cosmiche, e<br />

che quindi la concentrazione percentuale di 14 C<br />

nell’atmosfera doveva rimanere costante nel tempo.<br />

• Inoltre, questa concentrazione costante di radiocarbonio<br />

nell’atmosfera si trasferisce uniformemente in tutti gli<br />

organismi viventi attraverso l’anidride carbonica.<br />

60


La datazione con il C-14<br />

• Libby si rese conto che, conoscendo la veloc<strong>it</strong>à di<br />

decadimento del 14C, misurando la quant<strong>it</strong>à di<br />

radiocarbonio rimasta nel campione si poteva determinare<br />

l’età di un tessuto vegetale o di un animale morto.<br />

• Le tracce di 14C sono piccolissime già all’inizio e si<br />

riducono alla metà dopo 5730 anni.<br />

• Libby scoprì che ogni atomo di 14C durante il processo di<br />

decadimento emette particelle β, che egli riuscì a contare<br />

con un contatore Geiger.<br />

• La precisione della misurazione dell’attiv<strong>it</strong>à di 14C è<br />

condizionata dagli errori di conteggio, dalle radiazioni<br />

cosmiche e da altri fattori.<br />

• Le date ottenute con il metodo del radiocarbonio sono<br />

sempre accompagnate da una stima dell’errore probabile.<br />

61


La datazione con il C-14<br />

• Un progresso significativo è stato fatto, tra la fine degli<br />

anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, con<br />

l’introduzione di contatori a gas capaci di misurare<br />

campioni molto piccoli.<br />

• Applicando il metodo tradizionale era necessario disporre<br />

di circa 5 g di carbonio, ottenuti da un processo di<br />

purificazione; ciò significa che occorreva disporre di<br />

campioni di circa 10-20 g di legno o di carbone o di 100-<br />

200 g di ossa. Le nuove apparecchiature sono invece già in<br />

grado di fornire risultati con poche centinaia di<br />

milligrammi di carbone.<br />

62


La datazione con il C-14<br />

• La spettrometria di massa con acceleratore (AMS,<br />

Accelerator Mass Spectrometry), permette di usare<br />

campioni ancora più piccoli.<br />

• L’AMS è infatti capace di contare direttamente tutti gli<br />

atomi di 14 C, prescindendo del tutto dalla loro radioattiv<strong>it</strong>à.<br />

Il campione minimo richiesto è dell’ordine di 5-10 mg.<br />

• L’arco di tempo coperto dalla datazione con il metodo del<br />

radiocarbonio mediante l’AMS può teoricamente<br />

estendersi a r<strong>it</strong>roso nel tempo fino a 80.000 anni fa: nella<br />

pratica è difficile farlo, anche a causa delle contaminazioni<br />

che ha sub<strong>it</strong>o il campione.<br />

63


La datazione con il C-14<br />

• Libby ipotizzò che la concentrazione di 14 C nell’atmosfera<br />

fosse rimasta costante nel tempo; ma oggi si sa che è<br />

variata, in gran parte a causa delle variazioni del campo<br />

magnetico terrestre.<br />

• Il metodo che ha dimostrato l’imprecisione delle datazioni<br />

con il radiocarbonio – la dendrocronologia – ha però<br />

forn<strong>it</strong>o anche il mezzo per calibrare le date stabil<strong>it</strong>e con<br />

quel metodo.<br />

• Le date ottenute con il metodo del radiocarbonio dagli<br />

anelli di accrescimento degli alberi indicano che prima del<br />

1000 a.C. circa le date espresse in anni determinati con il<br />

radiocarbonio risultano progressivamente più recenti<br />

rispetto a quelle espresse in veri anni di calendario.<br />

64


La datazione con il C-14<br />

• Ottenendo sistematicamente date con il radiocarbonio dalle<br />

sequenze principali lunghe di anelli di accrescimento del<br />

Pinus aristata e della quercia, gli scienziati sono riusc<strong>it</strong>i a<br />

rappresentare le età determinate con il radiocarbonio in<br />

funzione di quelle ottenute con la dendrocronologia e<br />

hanno così costru<strong>it</strong>o curve di calibrazione valide fino<br />

all’8500 a.C. circa.<br />

• Le date ottenute con il radiocarbonio divergono sempre più<br />

dalle date vere prima del 1000 a.C.: nel 5000 a.C. in anni<br />

di calendario la data stabil<strong>it</strong>a con il radiocarbonio è di 900<br />

anni più recente.<br />

65


La datazione con il C-14<br />

• Lo spostamento all’indietro di molte date, grazie alla<br />

dendrocronologia, ha condotto alla “seconda rivoluzione<br />

del radiocarbonio”.<br />

• Più recentemente il confronto di datazioni col metodo 14 C<br />

con datazioni col metodo dell’uranio-piombo ha prodotto<br />

una curva di calibrazione dal 9.000 BP al 40.000 BP.<br />

• Tra il 18.000 BP e il 40.000 BP le datazioni ottenute con il<br />

14 C sono di circa 3.000 anni più recenti.<br />

• La curva di calibrazione (INTCAL98) elaborata da Minze<br />

Stuiver combina i dati disponibili col metodo della<br />

dendrocronologia, i coralli datati con l’uranio-torio e i<br />

sedimenti marini datati col metodo delle varve; in questo<br />

modo la curva spazia dal 24.000 a 0 BP<br />

66


La datazione con il C-14<br />

• I laboratori che effettuano datazioni con il radiocarbonio<br />

hanno adottato quale loro “presente” il 1950 d.C., e tutte le<br />

date ottenute con il radiocarbonio sono espresse in anni BP<br />

(before the present).<br />

• Tutte le date determinate con il radiocarbonio sono affette<br />

da un errore statistico, o errore quadratico medio (o<br />

deviazione standard).<br />

• Ad esempio, quando una data viene presentata come 3700<br />

± 100 BP, ciò significa che c’è una probabil<strong>it</strong>à percentuale<br />

del 68% – ossia c’è la possibil<strong>it</strong>à di 2 su 3 – che la stima<br />

corretta dell’età del campione in anni determinati con il<br />

radiocarbonio sia compresa tra i 3800 e i 3600 anni BP.<br />

67


La datazione con il C-14<br />

• Contaminazione prima del campionamento:<br />

– ad esempio, l’acqua freatica o i s<strong>it</strong>i impregnati d’acqua possono<br />

sciogliere i materiali organici e anche farli depos<strong>it</strong>are, modificando<br />

la composizione isotopica;<br />

– la formazione di concrezioni minerali attorno alle sostanze<br />

organiche può far sì che il carbonato di calcio risulti totalmente<br />

privo di radiocarbonio, aumentando l’età apparente del campione.<br />

68


La datazione con il C-14<br />

• Contaminazione durante o dopo il campionamento:<br />

– tutti i campioni contenenti radiocarbonio devono essere sigillati, al<br />

momento della loro individuazione, all’interno di un conten<strong>it</strong>ore<br />

pul<strong>it</strong>o;<br />

– le etichette inser<strong>it</strong>e all’interno possono cost<strong>it</strong>uire una notevole<br />

fonte di contaminazione:<br />

– l’applicazione successiva di qualsiasi materiale organico si rivela<br />

disastrosa;<br />

– altrettanto grave è il proseguimento della fotosintesi;<br />

– la presenza di muffa indica che il campione è contaminato.<br />

69


• Contesto:<br />

La datazione con il C-14<br />

– chi effettua lo scavo non deve sottoporre a datazione un campione<br />

fino a che non è sicuro del suo contesto archeologico;<br />

– troppo spesso si suppone che una determinazione del radiocarbonio<br />

fornirà automaticamente una datazione del contesto archeologico<br />

in cui il carbone si trova;<br />

– per questa ragione sono da preferire campioni con una v<strong>it</strong>a breve,<br />

per i quali non è possibile una lunga sopravvivenza prima<br />

dell’interramento.<br />

70


Datazione con il metodo del potassio-argon<br />

• Il metodo del potassio-argon (K-Ar) è usato dai geologi per datare<br />

rocce risalenti a centinaia o anche a migliaia di anni fa, ma è anche una<br />

delle tecniche più appropriate per datare i s<strong>it</strong>i dei primi essere umani<br />

dell’Africa, che possono risalire fino a 5 milioni di anni fa. Il metodo si<br />

applica solamente alle rocce vulcaniche di età non inferiore a 100.000<br />

anni.<br />

• Le date ottenute in laboratorio sono in realtà date geologiche di<br />

campioni rocciosi, ma alcune delle aree più importanti per lo studio del<br />

Paleol<strong>it</strong>ico Inferiore, in particolare la Rift Valley in Africa orientale,<br />

sono aree vulcaniche.<br />

• I risultati della datazione con il metodo del potassio-argon sono<br />

generalmente accompagnate da una stima dell’errore.<br />

71


Datazione con il metodo del potassio-argon<br />

• La datazione con il metodo del potassio-argon si<br />

basa sul decadimento radioattivo del potassio-40<br />

(l’isotopo radioattivo 40 K, presente nelle rocce<br />

vulcaniche) che si trasforma nel gas inerte argon-<br />

40 ( 40 Ar).<br />

• Conoscendo la veloc<strong>it</strong>à di decadimento del 40 K – il<br />

suo tempo di dimezzamento è di circa 1,3 miliardi<br />

di anni – una misurazione della quant<strong>it</strong>à di 40 K<br />

contenuta in un campione di 10 g di roccia<br />

fornisce una stima della data di formazione della<br />

roccia<br />

72


Datazione con il metodo dell’argon-argon<br />

• Una variante del metodo del potassio-argon, che richiede<br />

un campione più piccolo, è la fusione laser dell’argonargon<br />

(datazione 40 Ar/ 39 Ar).<br />

• Un isotopo stabile del potassio, 39 K, viene convert<strong>it</strong>o in<br />

39 Ar per effetto di un bombardamento di neutroni sul<br />

campione.<br />

• Entrambi gli isotopi dell’argon sono quindi misurati<br />

tram<strong>it</strong>e la spettrometria di massa dopo essere stati rilasciati<br />

per effetto della fusione laser.<br />

• Poiché il rapporto tra 40 K e 39 K in una roccia è costante,<br />

l’età della roccia può essere determinata dal suo rapporto<br />

tra 40 Ar e 39 Ar.<br />

73


Datazione con il metodo del<br />

potassio-argon (e argon-argon)<br />

• Il fenomeno che azzera l’«orologio radioattivo» è la<br />

formazione delle rocce attraverso l’attiv<strong>it</strong>à vulcanica, che<br />

elimina ogni traccia di argon presente in precedenza.<br />

• Le date ottenute in laboratorio sono in realtà date<br />

geologiche di campioni rocciosi, ma alcune delle aree più<br />

importanti per lo studio del Paleol<strong>it</strong>ico Inferiore sono aree<br />

di intensa attiv<strong>it</strong>à vulcanica.<br />

• I risultati della datazione con il metodo del potassio-argon<br />

sono generalmente accompagnati da una stima dell’errore.<br />

• Per esempio, la data del livello Tuff IB di Olduvai è stata<br />

stimata 1,79±0,<strong>03</strong> milioni di anni: una stima dell’errore di<br />

30.000 anni può sembrare grande a prima vista, ma in<br />

realtà è solo il 2% del totale.<br />

74


Datazione con il metodo dell’uranio-piombo<br />

• Questo metodo di datazione si basa sul decadimento radioattivo<br />

dell’uranio a piombo.<br />

• Si è rivelato utile per il periodo che va da 500.000 a 50.000 anni fa, al<br />

di là della portata della datazione con il radiocarbonio.<br />

• In Europa, dove sono poche le rocce vulcaniche databili con il metodo<br />

del potassio-argon, quello dell’uranio-piombo può cost<strong>it</strong>uire il metodo<br />

principale per chiarire in quale epoca un certo s<strong>it</strong>o sia stato occupato<br />

dai primi essere umani.<br />

• Dato che i primi uomini usavano come rifugi le caverne e le rocce<br />

sporgenti, i manufatti e le ossa restano spesso inclusi in uno strato di<br />

carbonato di calcio o in un altro tipo di sedimento interposto tra due<br />

strati di depos<strong>it</strong>o calcareo.<br />

• Anche i denti possono essere datati con questo metodo, perché l’uranio<br />

solubile nell’acqua si diffonde nella dentina.<br />

75


Datazione con il metodo dell’uranio-piombo<br />

• Due isotopi radioattivi dell’uranio ( 238 U e 235 U) decadono<br />

secondo una successione di stati che porta alla formazione<br />

di elementi progressivamente meno pesanti.<br />

• Due di questi elementi, il torio ( 230 Th, detto anche “ionio”)<br />

e il protoattinio ( 231 Pa, elemento discendente dal 235 U),<br />

decadono a loro volta con un tempo di dimezzamento utile<br />

per la datazione.<br />

• Gli isotopi dell’uranio progen<strong>it</strong>ore sono solubili in acqua,<br />

mentre i prodotti discendenti non lo sono, per cui<br />

nell’acqua che filtra nelle grotte calcaree sono presenti<br />

solamente isotopi dell’uranio.<br />

76


Datazione con il metodo dell’uranio-piombo<br />

• Dopo che i soluti presenti nelle acque sono precip<strong>it</strong>ati per<br />

formare strati di carbonato di calcio (travertino) sulle pareti<br />

e sul fondo delle grotte, l’ «orologio radioattivo» comincia<br />

a marciare, poiché ora i prodotti discendenti rimangono<br />

intrappolati nel travertino insieme con gli isotopi<br />

progen<strong>it</strong>ori.<br />

• Al momento della sua formazione il travertino contiene<br />

solo gli isotopi 238 U e 235 U solubili nell’acqua: non c’è<br />

traccia degli isotopi insolubili 230 Th e 231 Pa.<br />

• Poi la quant<strong>it</strong>à di isotopi discendenti aumenta nel tempo al<br />

diminuire dell’uranio progen<strong>it</strong>ore; misurando il rapporto<br />

tra progen<strong>it</strong>ore e discendente, in genere 230 Th/ 238 U, può<br />

essere determinata l’età del travertino.<br />

77


Datazione con il metodo dell’uranio-piombo<br />

• Gli isotopi sono misurati secondo le loro emissioni α;<br />

ciascun isotopo emette una radiazione α con una frequenza<br />

caratteristica. In condizioni favorevoli, il metodo produce<br />

delle datazioni con un grado di incertezza (deviazione<br />

standard) di ±12.000 anni per un campione di circa<br />

150.000 anni fa e di ±25.000 anni per un campione di circa<br />

400.000 anni fa.<br />

• Questi numeri possono essere largamente ridotti<br />

utilizzando la spettrometria di massa a ionizzazione<br />

termica (TIMS, thermal ionization mass spectrometry) per<br />

misurare direttamente le quant<strong>it</strong>à di ciascun isotopo<br />

presente.<br />

• Datazioni con una precisione così alta possono comportare<br />

un’incertezza di meno di 1000 anni per un campione di<br />

100.000 anni.<br />

78


Datazione con il metodo delle tracce di fissione<br />

• È un metodo basato sul funzionamento di un “orologio radioattivo”, la<br />

fissione spontanea di un isotopo dell’uranio ( 238 U) presente in una<br />

vasta gamma di rocce e minerali.<br />

• Il metodo delle tracce di fissione si rivela particolarmente utile nei s<strong>it</strong>i<br />

del primo Paleol<strong>it</strong>ico, specialmente quando non è possibile applicare il<br />

metodo del potassio-argon.<br />

• Il metodo delle tracce di fissione viene normalmente applicato ai<br />

materiali che si r<strong>it</strong>rovano comunemente, ma anche i minerali contenuti<br />

nelle formazioni rocciose possono essere datati con questo metodo.<br />

• Il metodo è generalmente usato per campioni geologici che risalgono<br />

ad oltre 300.000 anni fa.<br />

• Il metodo si può applicare anche a campioni di ossidiana che siano<br />

stati esposti al fuoco durante le fasi di produzione oppure durante o<br />

dopo l’uso.<br />

79


Datazione con il metodo delle tracce di fissione<br />

• Oltre a decadere in natura in un isotopo stabile del piombo,<br />

238 U si divide talora in due parti. Durante questo processo<br />

di fissione spontanea le due parti si separano<br />

allontanandosi velocemente, e si arrestano solo dopo aver<br />

causato molti danni alle strutture che incontrano sul loro<br />

cammino.<br />

• Nei materiali che contengono 238 U, questo danno è<br />

registrato sotto forma di cammini fisicamente visibili, detti<br />

tracce di fissione.<br />

• Le tracce vengono contate utilizzando un microscopio<br />

ottico, dopo aver sottoposto la superficie lucida del vetro<br />

all’attacco di un acido per aumentare la visibil<strong>it</strong>à delle<br />

tracce.<br />

80


Datazione con il metodo delle tracce di fissione<br />

• La quant<strong>it</strong>à di uranio presente nel campione viene quindi<br />

determinata contando un secondo gruppo di tracce create<br />

inducendo artificialmente la fissione in atomi di 235U. • Il rapporto quant<strong>it</strong>ativo tra 235U e 238U è noto e il secondo<br />

conteggio misura quindi indirettamente la quant<strong>it</strong>à di 238U presente.<br />

• Conoscendo la veloc<strong>it</strong>à di fissione di 238U si può arrivare a<br />

determinare una data – cioè l’epoca in cui è stato azzerato<br />

l’«orologio radioattivo» – confrontando il numero delle<br />

tracce formatesi spontaneamente con la quant<strong>it</strong>à di 238U presente nel campione.<br />

• L’«orologio radioattivo» viene azzerato dalla formazione<br />

del minerale o del vetro, sia in natura sia al momento della<br />

fabbricazione.<br />

81


Datazione con i metodi degli elettroni intrappolati<br />

• Termoluminescenza;<br />

• Metodo ottico;<br />

• Risonanza di spin elettronico.<br />

• Dipendono anch’essi dal decadimento radioattivo, ma in<br />

modo indiretto: viene misurata la radiazione ricevuta dal<br />

campione.<br />

• Il metodo può essere utilizzato unicamente per datare<br />

materiali cristallini (minerali) e dipende dal<br />

comportamento degli elettroni presenti nel cristallo quando<br />

sono esposti a radiazione.<br />

82


Datazione con i metodi degli elettroni intrappolati<br />

• Quando gli atomi che si trovano in un reticolo cristallino<br />

sono esposti a radiazione nucleare, i singoli elettroni<br />

assorbono energia e si dislocano dai loro nuclei di<br />

appartenenza, finendo intrappolati nei punti di “difetto” del<br />

reticolo cristallino.<br />

• Posto che la quant<strong>it</strong>à di radiazioni (dose annuale) rimane<br />

costante nel tempo, allora gli elettroni intrappolati si<br />

accumuleranno a una veloc<strong>it</strong>à uniforme e l’ent<strong>it</strong>à della<br />

popolazione di elettroni intrappolati dipenderà dalla<br />

radiazione totale ricevuta dal campione (dose totale) e<br />

quindi dal tempo totale di esposizione.<br />

• L’età di un campione archeologico può quindi essere<br />

determinata dividendo la dose di radiazione totale per la<br />

dose di radiazione annuale: età = dose totale / dose<br />

annuale.<br />

83


Datazione con i metodi degli elettroni intrappolati<br />

• La dose annuale è ricevuta per lo più da radioisotopi di tre<br />

elementi che si r<strong>it</strong>rovano naturalmente nei depos<strong>it</strong>i<br />

geologici: uranio, torio, e uno isotopo radioattivo del<br />

potassio ( 40 K).<br />

• La radiazione emessa da questi isotopi consiste in:<br />

– particelle α (capac<strong>it</strong>à di penetrazione di 0,02 mm);<br />

– particelle β (capac<strong>it</strong>à di penetrazione di 2 mm);<br />

– particelle γ (capac<strong>it</strong>à di penetrazione di 20 cm).<br />

• Tutti gli isotopi hanno un tempo di dimezzamento lungo e<br />

si assume che la loro emissione sia costante nel periodo di<br />

tempo nel quale questi metodi di datazione vengono<br />

utilizzati.<br />

84


Datazione con i metodi degli elettroni intrappolati<br />

• Ciò significa che la misura delle concentrazioni a oggi di<br />

radioisotopi può essere usata per determinare la dose annuale.<br />

La misura si può realizzare determinando direttamente le<br />

concentrazioni assolute di uranio e torio attraverso l’analisi per<br />

attivazione neutronica e la concentrazione di potassio usando<br />

opportune tecniche fotometriche. In alternativa si possono<br />

contare le particelle radioattive emesse.<br />

• La dose totale è determinata misurando il numero di elettroni<br />

intrappolati. I vari metodi di datazione si distinguono per le<br />

differenti tecniche di misurazione.<br />

• Un’accurata misurazione della grandezza della popolazione di<br />

elettroni intrappolati richiede che tutte le trappole di elettroni<br />

siano svuotate o portate a un valore di riferimento (zero) durante<br />

il tempo di v<strong>it</strong>a del materiale che deve essere datato.<br />

85


La termoluminescenza<br />

• La termoluminescenza si “sovrappone” al radiocarbonio<br />

per lo stesso arco di tempo in cui questo è utilizzabile, ma<br />

offre anche la possibil<strong>it</strong>à di ottenere datazioni assolute per<br />

epoche più remote, come nel caso della risonanza di spin<br />

elettronico (ESR, electron spin resonance);<br />

• Consente di datare la ceramica e altri materiali inorganici<br />

che risalgono a prima di 50.000 anni fa, epoca che<br />

cost<strong>it</strong>uisce il lim<strong>it</strong>e oltre il quale non si può usare il metodo<br />

del radiocarbonio.<br />

• Le date stabil<strong>it</strong>e con la termoluminescenza sono però meno<br />

precise di quelle stabil<strong>it</strong>e con il metodo del radiocarbonio:<br />

raramente possono avere un errore minore del ±10%.<br />

86


La termoluminescenza<br />

• È possibile svuotare le trappole di elettroni utilizzando il calore.<br />

Quindi la datazione con il metodo della termoluminescenza può essere<br />

adottato su minerali le cui trappole di elettroni sono state portate a zero<br />

con l’esposizione di alte temperature.<br />

• Tipicamente tra questi troviamo le ceramiche, che vengono cotte<br />

durante la loro fabbricazione, ma anche altri materiali, come per<br />

esempio la selce, che può essere bruciata accidentalmente oppure<br />

volontariamente prima di essere scartata.<br />

• Date con il metodo della TL possono essere ottenute anche dai<br />

sedimenti e dai depos<strong>it</strong>i in grotta di carbonato di calcio, cui i manufatti<br />

si possono trovare associati.<br />

• Nel caso del carbonato di calcio, la TL comincia ad accumularsi nel<br />

momento in cui il carbonato in soluzione cristallizza formando il<br />

depos<strong>it</strong>o.<br />

• Questa tecnica consente di distinguere facilmente un oggetto<br />

veramente antico da un oggetto prodotto nell’arco degli ultimi cento<br />

anni.<br />

87


La termoluminescenza<br />

• Poiché le ceramiche vengono prodotte da materiali<br />

geologici (argille), contengono piccole quant<strong>it</strong>à di elementi<br />

radioattivi. In questo caso la dose di radiazione annuale di<br />

ceramiche sepolte viene da due sorgenti: esternamente<br />

dall’ambiente circostante e internamente dal materiale<br />

stesso della ceramica.<br />

• Le particelle α e β hanno una così scarsa capac<strong>it</strong>à di<br />

penetrazione che il loro effetto sul pezzo di ceramica può<br />

essere eliminato rimuovendo pochi millimetri di materiale<br />

dalla superficie esterna. In questo modo la dose annuale<br />

può essere calcolata partendo dal numero di radioisotopi<br />

presenti all’interno della struttura della ceramica e dal<br />

numero di radiazioni γ che il pezzo di ceramica può<br />

ricevere dall’ambiente esterno.<br />

88


La termoluminescenza<br />

• In circostanze ideali la radioattiv<strong>it</strong>à del suolo si può<br />

misurare direttamente nel s<strong>it</strong>o sotterrando una piccola<br />

capsula contenente materiale radiosensibile, che deve<br />

essere lasciato in s<strong>it</strong>u per circa un anno. Se non è possibile<br />

farlo, si può ottenere una determinazione della radioattiv<strong>it</strong>à<br />

del suolo utilizzando un contatore di radiazioni, o risolvere<br />

il problema inviando al laboratorio, insieme all’oggetto da<br />

datare, campioni del suolo.<br />

• Quando non è possibile determinare la radioattiv<strong>it</strong>à del<br />

contesto di seppellimento, la datazione mediante<br />

termoluminescenza risulta assai meno precisa.<br />

89


La termoluminescenza<br />

• La radiazione totale è determinata in laboratorio<br />

riscaldando rapidamente il materiale a temperature di 500°<br />

C o superiori. L’energia persa dagli elettroni quando<br />

vengono liberati dalle trappole è emessa come una<br />

radiazione di luce; per questo motivo viene chiamata<br />

termoluminescenza (TL).<br />

• La luminescenza è direttamente proporzionale al numero di<br />

elettroni intrappolati e quindi della dose di radiazione<br />

totale. È quindi possibile parlare di un minerale che<br />

accumula un segnale TL col passare del tempo, oppure di<br />

un orologio TL.<br />

90


Metodo di datazione ottico<br />

• Questo metodo è simile nei principi a quello della<br />

termoluminescenza, ma è utilizzato per datare i minerali<br />

che sono stati sottoposti alla luce piuttosto che al calore.<br />

• Molti minerali contengono sottogruppi di trappole di<br />

elettroni che sono svuotate da diversi minuti di esposizione<br />

alla luce solare.<br />

• Questo metodo è stato utilizzato per datare depos<strong>it</strong>i<br />

sedimentari di grani di quarzo. Le loro trappole di elettroni<br />

vengono svuotate durante il trasporto, ma dopo la<br />

sedimentazione e l’interramento cominciano ad<br />

accumulare nuovamente elettroni.<br />

91


Metodo di datazione ottico<br />

• Dopo un accurato campionamento la dose di radiazione<br />

totale di un sedimento può essere stimata in laboratorio<br />

dirigendo della luce di un’ampiezza d’onda visibile su un<br />

campione e misurando la luminescenza risultante,<br />

comunemente nota come luminescenza ottica stimolata<br />

(OSL, Optical Stimulated Luminescence);<br />

• Il metodo può essere usato con successo per datare depos<strong>it</strong>i<br />

eolici, mentre per i depos<strong>it</strong>i alluvionali non è al momento<br />

affidabile, poiché non si è sicuri che l’esposizione alla luce<br />

solare dei grani cost<strong>it</strong>uenti durante il loro trasporto<br />

nell’acqua sia sufficiente ad assicurarne uno sbiancamento<br />

completo.<br />

92


Metodo della risonanza di spin elettronico<br />

• La datazione con il metodo della risonanza di spin<br />

elettronico (ESR, Electronic Spin Resonance) è meno<br />

sensibile di quella ottenuta con la TL, ma è più adeguata ai<br />

materiali che si decompongono quando vengono riscaldati.<br />

• La sua applicazione è stata quella della datazione dello<br />

smalto dei denti, composto quasi interamente da<br />

idrossiapat<strong>it</strong>e.<br />

• L’idrossiapat<strong>it</strong>e appena formata non contiene elettroni<br />

intrappolati: essi cominciano ad accumularsi una volta che<br />

il dente è stato sotterrato e quindi non è più esposto a<br />

radiazioni naturali. La precisione di questo metodo, quando<br />

viene datato lo smalto dei denti, è dell’ordine del 10-20%.<br />

93


Metodo della risonanza di spin elettronico<br />

• Per la determinazione della dose totale un campione<br />

dell’esemplare da datare viene polverizzato ed esposto a<br />

radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza (microonde)<br />

in presenza di un forte campo magnetico. La forza del<br />

campo può essere cambiata e, una volta fissata, gli elettroni<br />

intrappolati nel campione assorbono microonde di diverse<br />

frequenze ed entrano in risonanza. Si ha risonanza<br />

massima a una specifica combinazione di frequenza delle<br />

onde e forze del campo magnetico. La magn<strong>it</strong>udine del<br />

risultante assorbimento delle microonde può essere<br />

misurata ed è direttamente proporzionale alla grandezza<br />

della popolazione degli elettroni intrappolati e quindi alla<br />

dose totale di radiazione.<br />

94


Metodo della risonanza di spin elettronico<br />

• L’idrossiapat<strong>it</strong>e in natura non contiene nessun isotopo<br />

radioattivo, ma ne acquisisce dopo l’interramento tram<strong>it</strong>e<br />

l’aumento di uranio solubile nell’acqua. Il suo ammontare<br />

di dose annuale, quindi, aumenta nel tempo ed è necessario<br />

apportare delle correzioni modellando la veloc<strong>it</strong>à di<br />

aumento dell’uranio.<br />

• Vengono usati due modelli:<br />

– il modello del primo aumento (EU, Early Uptake), che assume che<br />

il contenuto di uranio del dente rapidamente si equilibri con quello<br />

del suo ambiente in modo tale da diminuire col tempo;<br />

– il modello dell’aumento lineare (LU, Linear Uptake), che assume<br />

che l’aumento di uranio proceda a veloc<strong>it</strong>à regolare.<br />

95


Metodo della risonanza di spin elettronico<br />

• Con le ceramiche, l’effetto delle particelle α e β<br />

che emettono all’esterno può essere eliminato<br />

tram<strong>it</strong>e la rimozione di pochi millimetri esterni del<br />

campione da datare. Per la determinazione della<br />

dose annuale, quindi, è necessario misurare la<br />

concentrazione interna dell’uranio (e degli isotopi<br />

discendenti dal torio) e i livelli esterni delle<br />

radiazioni γ.<br />

• È consuetudine fornire i risultati sia nella versione<br />

EU sia in quella LU.<br />

96


Metodo della risonanza di spin elettronico<br />

• L’intervento temporale databile con il metodo ESR è lim<strong>it</strong>ato, poiché la<br />

stabil<strong>it</strong>à degli elettroni intrappolati tende a deteriorarsi nel tempo. Questo<br />

deterioramento dipende dalla temperatura, dato che gli elettroni sono meno<br />

stabili in ambienti caldi. In teoria l’intervallo di tempo è dell’ordine di un<br />

milione di anni, ma in pratica può essere meno. L’accuratezza del metodo è<br />

compromessa dalla necess<strong>it</strong>à di un modello dell’aumento di uranio.<br />

• I modelli devono tenere in considerazione le differenti veloc<strong>it</strong>à di aumento<br />

dell’uranio nella dentina e nello smalto; inoltre devono prendere in<br />

considerazione il decadimento dell’uranio assorb<strong>it</strong>o e la conseguente<br />

formazione degli isotopi radioattivi discendenti: torio e uranio.<br />

• La ESR non può essere facilmente usata per datare le ossa poiché i nuovi<br />

materiali che si formano durante la fossilizzazione producono considerevoli<br />

sottostime dell’età. È inoltre difficile stabilire un modello del comportamento<br />

dell’uranio nelle matrici più aperte delle ossa.<br />

97


Metodi relativi calibrati<br />

- Idratazione dell’ossidiana<br />

- Racemizzazione degli amminoacidi<br />

- Rapporto tra cationi<br />

- Cloro-36<br />

- Datazione archeomagnetica<br />

98


Metodi relativi calibrati<br />

• Il decadimento radioattivo è l’unico processo<br />

conosciuto tra quelli dipendenti dal trascorrere del<br />

tempo che sia completamente regolare: non è<br />

influenzato dalla temperatura o da altre condizioni<br />

ambientali.<br />

• Esistono tuttavia altri processi naturali che,<br />

sebbene non siano completamente regolari, sono<br />

tanto stabili nel tempo quanto basta per essere utili<br />

agli archeologi.<br />

99


Metodi relativi calibrati<br />

• La calibrazione di ogni tecnica deve spesso essere<br />

esegu<strong>it</strong>a di nuovo per ogni s<strong>it</strong>o e per ogni area,<br />

dato che i fattori ambientali influenzano la veloc<strong>it</strong>à<br />

di variazione.<br />

• Ciò rende queste tecniche difficili da usare come<br />

metodi attendibili di datazione assoluta.<br />

• Esse possono però rivelarsi di enorme aiuto<br />

semplicemente quali strumenti per ordinare i<br />

campioni in una sequenza relativa che distingua<br />

quello che è più antico da quello che è più recente.<br />

100


Idratazione dell’ossidiana<br />

• Si basa sul principio che l’ossidiana, quando viene<br />

spezzata, comincia ad assorbire acqua<br />

dall’ambiente circostante e forma uno strato di<br />

idratazione che può essere misurato in laboratorio.<br />

• Nella sezione di una lama o di una scaglia di<br />

ossidiana, osservata al microscopio ottico, questo<br />

strato è visibile sulla superficie come una zona<br />

distinta, che aumenta di spessore con il passare del<br />

tempo.<br />

101


Idratazione dell’ossidiana<br />

• Se lo spessore dello strato aumenta in modo<br />

lineare, allora, supponendo di conoscere la<br />

veloc<strong>it</strong>à di accrescimento e lo spessore attuale, si<br />

potrebbe arrivare a calcolare l’intervallo di tempo<br />

trascorso dal momento in cui l’accrescimento è<br />

incominciato.<br />

• L’«istante zero», quello cioè in cui comincia a<br />

formarsi la zona di idratazione, è il momento in<br />

cui lo strumento venne ricavato per scheggiatura<br />

dall’originale blocco di ossidiana.<br />

102


Idratazione dell’ossidiana<br />

• Purtroppo non esiste una veloc<strong>it</strong>à di accrescimento o di<br />

idratazione universalmente valida.<br />

• In primo luogo, la veloc<strong>it</strong>à dipende dalla temperatura:<br />

l’esposizione alla luce solare diretta per lunghi periodi<br />

aumenta la veloc<strong>it</strong>à di idratazione.<br />

• Inoltre, le ossidiane provenienti da cave diverse presentano<br />

una differente composizione chimica e questa differenza<br />

può influire sul quadro.<br />

• È quindi necessario stabilire separatamente la veloc<strong>it</strong>à di<br />

idratazione dei differenti tipi di ossidiana rinvenuti in una<br />

determinata area, e tenere nel deb<strong>it</strong>o conto il fattore<br />

temperatura.<br />

1<strong>03</strong>


Idratazione dell’ossidiana<br />

• Per essere utilizzato per la datazione assoluta, il metodo<br />

deve essere calibrato per confronto con una sequenza<br />

cronologica defin<strong>it</strong>a (tenendo sempre presenti i fattori<br />

chimici e quelli legati alla temperatura) per la regione in<br />

questione.<br />

• I campioni usati per la datazione devono provenire da uno<br />

o più contesti ben defin<strong>it</strong>i, datati con certezza impiegando<br />

altri metodi: un singolo manufatto in ossidiana non può<br />

fornire una data attendibile.<br />

• Per questo motivo, è più sicuro usare un gruppo di circa 10<br />

pezzi, in maniera tale che la data di ciascuno possa essere<br />

calcolata separatamente.<br />

104


Idratazione dell’ossidiana<br />

• Oltre a fornire informazioni cronologiche dirette,<br />

il metodo dell’idratazione dell’ossidiana si rivela<br />

utile per stabilire le date relative di strati differenti<br />

all’interno di un s<strong>it</strong>o o di un’area in cui l’ossidiana<br />

sia abbondante.<br />

• Sebbene sia particolarmente importante per s<strong>it</strong>i e<br />

manufatti relativi agli ultimi 10.000 anni (cioè al<br />

periodo postglaciale), il metodo ha forn<strong>it</strong>o date<br />

accettabili fino a circa 120.000 anni fa per<br />

materiali del Paleol<strong>it</strong>ico Medio provenienti<br />

dall’Africa orientale.<br />

105


Datazione con il metodo della racemizzazione<br />

degli amminoacidi<br />

• Questo metodo, applicato per la prima volta agli inizi degli<br />

anni Settanta, viene utilizzato per datare le ossa, sia umane<br />

sia animali (è sufficiente un campione di 10 g). Esso può<br />

essere applicato a materiali risalenti fino a 100.000 anni fa.<br />

• Gli amminoacidi, che entrano nella cost<strong>it</strong>uzione delle<br />

proteine presenti in tutti gli organismi viventi, possono<br />

esistere in due forme tra di loro speculari, dette<br />

enantiomeri.<br />

• Gli enantiomeri differiscono nella loro struttura chimica,<br />

che si manifesta nella loro azione sulla luce polarizzata: gli<br />

enantiomeri che fanno ruotare verso sinistra la luce<br />

polarizzata sono detti levo-enantiomeri o L-amminoacidi,<br />

mentre quelli che fanno ruotare verso destra la luce<br />

polarizzata sono detti destro-enantiomeri o Damminoacidi.<br />

106


Datazione con il metodo della racemizzazione<br />

degli amminoacidi<br />

• Gli amminoacidi presenti nelle proteine degli organismi<br />

viventi contengono solo l-enantiomeri. Dopo la morte,<br />

questi si trasformano, a una veloc<strong>it</strong>à costante, in denantiomeri<br />

(cioè si racemizzano). La veloc<strong>it</strong>à di<br />

racemizzazione dipende dalla temperatura e quindi tende a<br />

variare da s<strong>it</strong>o a s<strong>it</strong>o. Ma, sottoponendo alla datazione con<br />

il radiocarbonio alcuni campioni di ossa provenienti da un<br />

particolare s<strong>it</strong>o e misurando il rapporto tra enantiomero D<br />

ed enantiomero L, si può arrivare a stabilire la veloc<strong>it</strong>à<br />

locale di racemizzazione. Questa calibrazione viene quindi<br />

usata per datare campioni di ossa provenienti dai livelli più<br />

antichi del s<strong>it</strong>o che siano fuori dalla portata temporale della<br />

datazione con il radiocarbonio.<br />

107


Datazione con il metodo della racemizzazione<br />

degli amminoacidi<br />

• Gli L-enantiomeri dell’amminoacido stabile isoleucina<br />

formano D-enantiomeri tram<strong>it</strong>e un processo ben diverso,<br />

noto col nome di epimerizzazione. La veloc<strong>it</strong>à di<br />

epimerizzazione è stata misurata con successo nei residui<br />

proteici delle conchiglie di ostrica e, tram<strong>it</strong>e il raffronto<br />

con datazioni ottenute con il<br />

108<br />

14C, si è mostrato che è<br />

rimasta costante negli ultimi 800.000 anni.<br />

• Tra gli amminoacidi stabili, l’acido aspartico è quello che<br />

ha la più alta veloc<strong>it</strong>à di racemizzazione e viene quindi<br />

normalmente scelto per la datazione dei campioni di ossa.<br />

• Gli amminoacidi raggruppati in complesse proteine, come<br />

il collagene, hanno veloc<strong>it</strong>à di racemizzazione differenti da<br />

quelle degli stessi amminoacidi allo stato libero. La<br />

conservazione delle ossa ha perciò un enorme effetto<br />

sull’età apparente.


Datazione con il metodo del rapporto tra cationi<br />

• Negli anni Ottanta è stata sviluppata una tecnica che<br />

consente la datazione degli intagli e delle incisioni nella<br />

roccia; essa è potenzialmente applicabile anche ai<br />

manufatti di epoca paleol<strong>it</strong>ica che presentano una forte<br />

patina prodotta dalla lunga esposizione alla polvere del<br />

deserto.<br />

• Negli ambienti desertici, sulle superfici delle rocce esposte<br />

alla polvere del deserto si forma una sorta di patina, detta<br />

vernice o patina del deserto, composta di materiali<br />

argillosi, ossidi e idrossidi di manganese e ferro, altri<br />

elementi secondari ed elementi in tracce, e una<br />

piccolissima quant<strong>it</strong>à di materiale organico.<br />

109


Datazione con il metodo del rapporto tra cationi<br />

• Questo metodo di datazione si basa su principio che i<br />

cationi di alcuni elementi (e cioè gli atomi carichi di quegli<br />

elementi che si combinano con ioni ossido e ioni idrossido<br />

di carica opposta per formare composti stabili) sono più<br />

solubili di quelli di altri elementi. Essi scompaiono dalla<br />

patina delle rocce più rapidamente degli elementi meno<br />

solubili e la loro concentrazione va quindi diminuendo con<br />

il passare del tempo.<br />

• Il metodo richiede semplicemente la misurazione del<br />

rapporto tra questi cationi più solubili, di sol<strong>it</strong>o quelli del<br />

potassio (K) e del calcio (Ca), e i cationi del t<strong>it</strong>anio (Ti),<br />

che sono più stabili.<br />

• Si suppone che il rapporto diminuisca in modo<br />

esponenziale nel tempo (con una curva di diminuzione<br />

avente lo stesso andamento delle curve di decadimento<br />

degli isotopi radioattivi).<br />

110


Datazione con il metodo del rapporto tra cationi<br />

• Tuttavia, non esiste una veloc<strong>it</strong>à di diminuzione assoluta.<br />

• La datazione con il metodo del rapporto tra cationi (CR,<br />

catio-ratio) rimarrà sempre una sorella più debole rispetto<br />

alle altre tecniche, poiché è necessario prendere in<br />

considerazione molte varianti ambientali che la<br />

influenzano.<br />

• Le curve di calibrazione sono in via di revisione, ma il<br />

metodo è al momento utilizzato principalmente come<br />

supporto ad altre tecniche.<br />

• Strati di calc<strong>it</strong>e che si sono formati sopra la superficie delle<br />

immagini nelle grotte possono essere datati col metodo del<br />

radiocarbonio oppure dell’uranio-torio; anche gli ossalati<br />

(sali di acido ossalico contenenti carbone organico)<br />

formano depos<strong>it</strong>i che possono essere datati col metodo del<br />

radiocarbonio.<br />

111


Datazione con il metodo del cloro-36<br />

• La questione delle datazioni delle incisioni su roccia non<br />

associate a nessun altro manufatto ha fatto un piccolo<br />

passo avanti con il metodo della datazione del cloro-36<br />

( 36 Cl).<br />

• Il metodo dipende dall’accumulazione di nuclidi sulla<br />

superficie della roccia quando è sottoposta a radiazione<br />

cosmica. Uno o due metri di roccia sono in grado di<br />

bloccare le radiazioni cosmiche.<br />

• Tuttavia, quando degli spessi blocchi di roccia vengono via<br />

ed espongono delle facce fresche, l’accumulazione di<br />

nuclidi cosmogenici inizia sulla faccia fresca proprio dal<br />

momento in cui è avvenuta la spaccatura.<br />

112


Datazione con il metodo del cloro-36<br />

• La concentrazione, nei campioni, di 36 Cl sulla superficie<br />

della roccia è calcolata utilizzando uno spettrometro di<br />

massa accelerato e viene paragonata con la concentrazione<br />

di sottofondo presente in campioni di roccia esposta da<br />

poco tempo.<br />

• Quando l’esposizione della roccia è vecchia, la<br />

concentrazione è molto più alta.<br />

• Il paragone, comunque, non fornisce nessuna informazione<br />

sulla data dell’incisione, ma semplicemente su quanto<br />

tempo la superficie della roccia in questione è rimasta<br />

esposta, dall’evento geologico che portò alla sua<br />

esposizione.<br />

113


Datazione archeomagnetica<br />

• La datazione archeomagnetica o paleomagnetica si è<br />

dimostrata fino a oggi di lim<strong>it</strong>ata util<strong>it</strong>à in campo<br />

archeologico, e ciò è in parte dovuto al fatto che nelle<br />

diverse aree geografiche non sono ancora state portate a<br />

termine una quant<strong>it</strong>à sufficiente di ricerche in questo<br />

campo.<br />

• Il campo magnetico terrestre (campo geomagnetico) varia<br />

continuamente sia in direzione orientata (direzione e verso)<br />

sia in intens<strong>it</strong>à.<br />

• Testimonianze storiche hanno permesso agli scienziati di<br />

rappresentare graficamente le variazioni della direzione del<br />

polo Nord magnetico registrate in alcune regioni, mediante<br />

letture della bussola, negli ultimi 400 anni.<br />

114


Datazione archeomagnetica<br />

• Gli scienziati sono riusc<strong>it</strong>i anche a seguire queste<br />

variazioni risalendo ancor più indietro nel tempo, sia in<br />

Europa sia altrove, attraverso lo studio della<br />

magnetizzazione in periodi più antichi, contraddistinti dalla<br />

presenza di strutture in argilla cotta (forni, fornaci,focolari)<br />

databili in maniera indipendente.<br />

• Quando l’argilla viene riscaldata a 650/700 °C e non<br />

subisce altri forti riscaldamenti successivi, le particelle di<br />

ferro presenti in essa assumono permanentemente la<br />

direzione orientata (direzione e verso) e l’intens<strong>it</strong>à del<br />

campo magnetico terrestre al momento della cottura;<br />

questo fenomeno è detto magnetizzazione termoresidua<br />

(TRM, thermoremanent magnetism).<br />

115


Datazione archeomagnetica<br />

• Misurando la magnetizzazione termoresidua si possono<br />

costruire diagrammi delle variazioni della direzione<br />

orientata del campo magnetico nel tempo, diagrammi che<br />

possono essere usati per datare altre strutture di argilla<br />

cotta di epoca sconosciuta, di cui si misura la<br />

magnetizzazione termoresidua e poi la si mette in<br />

corrispondenza con un particolare punto (data) della<br />

sequenza principale.<br />

• Per quanto riguarda invece le variazioni nell’intens<strong>it</strong>à del<br />

campo magnetico, che varia indipendentemente dalla<br />

direzione orientata del campo, si devono costruire<br />

differenti sequenze principali.<br />

116


Datazione archeomagnetica<br />

• Le variazioni regionali entro il campo magnetico planetario<br />

richiedono necessariamente la costruzione di una sequenza<br />

principale per ciascuna regione. Per la direzione orientata<br />

del campo magnetico esse sono state create in alcune aree<br />

del mondo, risalendo all’indietro fino a oltre 2000 anni fa.<br />

• Un forno da ceramica o un forno da pane in argilla cotta<br />

costru<strong>it</strong>i in questo arco di tempo, la cui magnetizzazione<br />

termoresidua sia misurata in loco in un s<strong>it</strong>o di una di queste<br />

aree terr<strong>it</strong>oriali, possono essere datati con una precisione<br />

soddisfacente con il metodo della direzione orientata del<br />

campo magnetico.<br />

• Tuttavia, dopo che la struttura è stata rimossa, l’antica<br />

direzione orientata del suo campo magnetico non può più<br />

essere confrontata con quella del campo magnetico attuale.<br />

117


Datazione archeomagnetica<br />

• L’intens<strong>it</strong>à del campo magnetico può invece essere<br />

misurata anche quando l’argilla cotta è al di fuori del<br />

proprio contesto di provenienza, e ciò rende il metodo – a<br />

differenza di quello basato sulla direzione orientata del<br />

campo – applicabile alla ceramica.<br />

• Fino a oggi, comunque, il metodo basato sull’intens<strong>it</strong>à del<br />

campo magnetico si è rivelato assai meno preciso di quello<br />

basato sulla direzione orientata del campo.<br />

118


Datazione archeomagnetica<br />

• Un altro aspetto dell’archeomagnetismo, pertinente alla<br />

datazione dei materiali del Paleol<strong>it</strong>ico Inferiore, è il<br />

fenomeno delle inversioni complete della direzione<br />

orientata del campo magnetico terrestre (il Nord magnetico<br />

diventa il Sud magnetico e viceversa).<br />

• L’inversione più recente è avvenuta intorno a 780.000 anni<br />

fa, e una sequenza di tali fenomeni è stata costru<strong>it</strong>a,<br />

risalendo a r<strong>it</strong>roso per alcuni milioni di anni, con l’ausilio<br />

del metodo del potassio-argon e di altre tecniche di<br />

datazione.<br />

• Il rinvenimento di parti di questa sequenza di inversioni<br />

negli strati rocciosi dei s<strong>it</strong>i africani ab<strong>it</strong>ati dai primi<br />

ominidi si è rivelato un utile strumento di controllo per gli<br />

altri metodi di datazione impiegati su quegli stessi s<strong>it</strong>i.<br />

119

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