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pdf bassa risoluzione - CCN Italia

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Artigianato artistico e tradizionale del Lazio Materiali e tecniche<br />

dell’affresco occorre accertarsi della natura dei colori<br />

usati per la sua esecuzione. È possibile effettuare<br />

puliture a secco (con l’uso di spazzole dolci), oppure<br />

con acqua, ammoniaca diluita o altri solventi.<br />

Le lacune del colore possono essere colmate<br />

(qualora disturbino la visione d’insieme dell’opera)<br />

con tratteggi ad acquerello (rigatino), i quali devono<br />

però essere sempre riconoscibili ed eliminabili.<br />

Qualora fosse necessario, è possibile fissare il colore<br />

facendo uso di gommalacca diluita in alcool<br />

etilico, oppure di resine sintetiche. Il fissativo non<br />

deve assolutamente modificare colore e testura della<br />

superficie, deve penetrare in modo omogeneo, deve<br />

rimanere invariato nel tempo. In caso di perdita di<br />

resistenza delle connessioni tra tonachino e arriccio,<br />

o arriccio e muro si può procedere con iniezioni<br />

di caseato di calce e acetato di polivinile. Qualora<br />

sia necessario asportare l’affresco dal supporto originario<br />

si può procedere “a strappo”, “a stacco”, “a<br />

massello” (quest’ultima tecnica negli ultimi anni è<br />

caduta in disuso), non prima di aver pulito e fissato<br />

la pittura su veli di cotone e tele di canapa.<br />

Restauro di dipinti su tavola<br />

I dipinti su tavola risentono molto delle condizioni<br />

climatiche e ambientali. Il legno è infatti un materiale<br />

che continua nel tempo a dilatarsi e restringersi.<br />

Per pulitura si intende l’asportazione di quanto si sia sovrapposto al dipinto dopo il suo compimento.<br />

Durante questa fase è fatto obbligo al restauratore mantenere inalterata la patina ed eventuali velature del<br />

dipinto. Le operazioni di reintegrazione della parte pittorica vanno eseguite secondo le regole dettate dalla<br />

Carta del restauro 1987. Preliminare spesso necessario è la disinfestazione del supporto ligneo da insetti<br />

xilofagi e l’eliminazione di incurvature e imbarcature della tavola. L’operazione di “trasporto” è consentita<br />

soltanto quando il supporto è in condizioni tali da non poter essere recuperato.<br />

Restauro di dipinti su tela<br />

Anche in questo caso le operazioni di pulitura e reintegrazione pittorica vanno eseguite secondo le regole<br />

enunciate dalla Carta del restauro. Operazione specifica nel restauro dei dipinti su tela è la foderatura,<br />

necessaria quando la tela originaria sia deteriorata. Consiste nell’incollare una o più nuove tele sul retro<br />

dell’originaria, facendo uso di collanti che garantiscano la coesione e la stabilità all’insieme del dipinto (tela,<br />

strati preparatori, colori, vernici).<br />

La pasta di colla da utilizzare per la foderatura deve essere preferibilmente composta da colla animale, farine,<br />

melassa, trementina veneta e un funghicida, oppure da cera con resine. È consentito l’uso della “tavola<br />

calda” per la rintelatura. È indispensabile la conoscenza dei metodi di analisi applicati al restauro dei dipinti:<br />

indagini microscopiche, analisi stratigrafiche, macrofotografia, fotografia a luce radente, raggi ultravioletti<br />

(lampada di Wood), raggi infrarossi, raggi X. Il restauratore deve essere in grado di fornire documentazione<br />

scritta e fotografica del lavoro svolto per realizzare una accurata scheda del restauro.<br />

Restauro di orologi<br />

Hanno un fascino davvero singolare gli antichi strumenti di misurazione del tempo, siano essi pendoli,<br />

cipolle, oppure i grandi orologi che, situati sui palazzi o sulle torri campanarie delle chiese, da secoli scandiscono<br />

la vita quotidiana. Alcuni sono particolarmente rari e pre ziosi, come gli orologi dell’Ottocento con<br />

doppio quadrante, a in dicare l’ora francese, il sistema che usiamo ancora oggi, e quella italiana, un complesso<br />

e impreciso sistema in vigore a Roma fino al 1846, quando Pio ix adottò definitivamente il nuovo metodo,<br />

già in uso in tutta Europa, che provocò un disappunto molto diffuso di cui il Belli si fece portavoce.<br />

Gli orologi antichi sono molto delicati, e hanno bisogno di periodiche “cure” ad opera di artigiani<br />

specializzati. Nei loro “ticchettanti” laboratori, pinzette in mano e immancabile lente di ingrandimento<br />

nella cavità oculare, i pochi orologiai rimasti compiono operazioni che agli occhi del profano appaiono vere<br />

e proprie “magie”, ricostruendo ad esempio i minuscoli denti degli ingranaggi danneggiati.<br />

È necessario che il restauratore di orologi conosca la storia degli stili e della meccanica applicata<br />

alle leve. Il laboratorio dell’artigiano restauratore deve essere fornito dell’attrezzatura idonea per eseguire<br />

qualsiasi tipo di intervento, compresa la ricostruzione delle parti mancanti o maggiormente usurate (tornio,<br />

fresatrice, ecc.). In fase di pulitura è bene utilizzare liquidi detergenti non aggressivi, o se necessario spazzole<br />

metalliche adeguate al materiale da pulimentare. È richiesta la capacità di effettuare la rettifica e la lucidatura<br />

dei perni delle ruote, la rettifica e il rifacimento delle boccole dei perni, la taratura delle molle di carica<br />

e delle molle di posizionamento leve, la brunitura degli elementi meccanici.<br />

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