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La rappresentazione della Giustizia e i tarocchi - semioticadelvisibile

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<strong>La</strong> <strong>rappresentazione</strong> <strong>della</strong><br />

<strong>Giustizia</strong> e i <strong>tarocchi</strong><br />

Paola Donatiello<br />

Corso di Semiotica del Visibile<br />

2010/2011


1- Premessa<br />

2-<strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong> e la sua <strong>rappresentazione</strong><br />

3-Storia del tarocco<br />

4-Il tarocco e l’occulto<br />

5-Composizione del mazzo e variazioni<br />

6-Tarocchi del Mantegna (1450 circa)<br />

7-Tarocchi Visconti-Sforza (1450 circa)<br />

8-Tarocchino Bolognese (1500 circa)<br />

9-Tarocchino di Giuseppe Maria Mitelli (1600 circa)<br />

10-Tarocchi anonimi parigini<br />

11-Tarocchi marsigliesi di Nicolas Conver (1760)<br />

12-Antichi <strong>tarocchi</strong> bolognesi (1780)<br />

13-Tarocchi di Etteila (1785)<br />

14-Tarocchi neoclassici di Ferdinando Gumppemberg<br />

(1810)<br />

15-<strong>La</strong> Sibilla Indovina (1830)<br />

16-Antichi <strong>tarocchi</strong> italiani (1835)<br />

17-Tarocchi di Aleister Crowley (1938-‘42)<br />

18-Tarocchi Universali di Salvador Dalì (1971)<br />

Indice<br />

19-Tarocchi Motherpiece (fine anni ‘70)<br />

20-Tarocchi del Rinascimento (1984)<br />

21-Tarocchi delle vetrate (1985)<br />

22-Tarocco dell’orror (1987)<br />

23-Tarocchi Elemental (1988)<br />

24- Tarocchi Wonderland (1989)<br />

25-Tarocchi di Albrecht Dürer (1990)<br />

26-I ventidue Tarocchi <strong>della</strong> Felicità (1991)<br />

27-Tarocchi Art Nouveau (1998)<br />

28-Tarocchi marsigliesi Jodorowsky-Camoin (1998)<br />

29-Tarocchi Buckland-Romani (2001)<br />

30-Tarocchi dei Santi (2001)<br />

31-Tarocchi di Bruegel (2003)<br />

31-Tarocchi di Leonardo da Vinci (2003)<br />

32-Tarocchi Spirit World (2006)<br />

33-Tarocchi Tattooed (2006)<br />

34-Tarocchi Transparent (2008)<br />

35-Tarocchi shadowscapes (2010)<br />

36-Conclusioni<br />

37-Bibliografia e webografia


Premessa<br />

Il lavoro qui presentato nasce come una delle diverse declinazioni dell’analisi dei<br />

cambiamenti e delle mutazioni <strong>della</strong> simbologia dedicata alla <strong>rappresentazione</strong> <strong>della</strong><br />

<strong>Giustizia</strong>.<br />

<strong>La</strong> scelta di affrontare l’analisi <strong>della</strong> raffigurazione <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> nei diversi mazzi di carte<br />

pone come linea guida d’analisi proprio quella <strong>della</strong> mutazione (effettiva o eventuale) <strong>della</strong><br />

simbologia che ruota attorno a questa carta e al suo contenuto.<br />

<strong>La</strong> scelta del tarocco come oggetto d’analisi, infatti, permette di osservare le variazioni<br />

all’interno non solo del tempo, ma anche dello spazio: permette, infatti, un percorso non<br />

necessariamente di tipo cronologico, ma ugualmente riguardante l’evoluzione nel tempo<br />

delle forme in cui la <strong>Giustizia</strong> viene incarnata e rappresentata, e consente l’analisi, inoltre,<br />

anche all’interno dello spazio, geografico, quasi fosse una sorta di mappa costruita dalle<br />

costanti proprie dei luoghi di provenienza del mazzi.<br />

Anche questa analisi, come ogni altra, per definizione, è necessariamente parziale. È<br />

l’analista, infatti, che con l’operazione del ritaglio – operazione del tutto arbitraria – del suo<br />

testo, lo pone in essere davanti a sé, lo costruisce e lo costituisce, con l’obiettivo di<br />

analizzarlo.


Dopo una breve trattazione riguardante argomenti più generali (la <strong>rappresentazione</strong> <strong>della</strong><br />

<strong>Giustizia</strong>, la storia dei <strong>tarocchi</strong> e alcune notizie sul mazzo di carte in sé), si è proceduto con<br />

l’analisi di trentuno carte, con l’intento di esaminare le diverse sfaccettature che la<br />

<strong>rappresentazione</strong> di un concetto, di un’idea, di un ideale rivela nell’essere declinato<br />

all’interno di un preciso ambito, quello dei <strong>tarocchi</strong>, con tutte le variazioni che si possono<br />

osservare da mazzo a mazzo.<br />

Proprio queste variazioni permettono di notare come la <strong>rappresentazione</strong> di un simbolo<br />

cambi; la scelta, inoltre, dei <strong>tarocchi</strong>, campo in cui il simbolo in quanto tale riveste una<br />

grossa importanza, può essere terreno fertile per osservare non solo il cambiamento in sé,<br />

ma anche eventuali risemantizzazioni o nuovi attributi, nuove simbologie o nuove<br />

combinazioni.<br />

Essendo il ritaglio del testo un’operazione arbitraria, che costituisce il testo d’analisi, si<br />

precisa che la scelta delle trentuno carte non risponde a criteri di preferenza personale: si è<br />

cercato di optare per le carte che offrissero un repertorio di attributi <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> al di<br />

fuori delle normali declinazioni (solo bilancia o bilancia e spada), che si distinguessero per<br />

una spazialità complessa e per un’articolazione particolari degli elementi in gioco, con l’unica<br />

predilezione per alcuni mazzi d’artista.


<strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong> e la sua<br />

<strong>rappresentazione</strong><br />

<strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong>, nel corso <strong>della</strong> storia, ha attraversato diverse rappresentazioni.<br />

Fin dai tempi antichi ad essa sono legati determinati miti e precisi attributi, che,<br />

col tempo, si sono trasformati a seconda dell’idea che si avesse <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>.<br />

Dall’inizio essa è quasi sempre accompagnata da un attributo, la bilancia; in<br />

antico Egitto, la dea Ma’at, addetta alla pesa delle anime, era rappresentata a<br />

fianco di una bilancia e con una piuma di struzzo sulla testa.<br />

In antica Grecia le dee <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> erano diverse, rappresentavano diverse declinazioni:<br />

Temi, prima moglie di Zeus, era la dea delle leggi naturali e vigilava su ciò che era lecito e<br />

non; Astrea o Dike, figlia di Zeus e Temi, era la dea <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> e il fondamento <strong>della</strong><br />

società civile; il mito racconta che dopo la fine dell’età dell’oro si trasferì in cielo indignata dal<br />

comportamento degli uomini; Nemesi, in ultimo, era la dea <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> e <strong>della</strong> vendetta e<br />

puniva chiunque infrangeva le regole o utilizzava in modo scorretto i doni <strong>della</strong> sorte.<br />

In antica Roma, con gli imperatori Tito e Vespasiano inizia a comparire sulle monete l’effige<br />

<strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> legata all’equità; entrambi i concetti venivano spesso attribuiti alle spose degli<br />

imperatori o agli imperatori stessi.


È dall’epoca carolingio-medievale che si iniziano a vedere delle rappresentazioni <strong>della</strong><br />

<strong>Giustizia</strong> con attributi e tratti fissati.<br />

Dall’epoca medievale, specialmente, si fissarono i due attributi più presenti <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>: la<br />

bilancia e la spada.<br />

<strong>La</strong> bilancia: nelle rappresentazioni è spesso utilizzata la versione a due braccia, con i piatti in<br />

equilibrio, simbolo di perfezione ed equità. Meno usata è la stadera, ad un braccio solo.<br />

<strong>La</strong> spada: nelle rappresentazioni si può trovare con la punta verso l’alto oppure poggiata in<br />

orizzontale. Con la punta in su dota la <strong>Giustizia</strong> dell’attributo di esecutività, mentre se posta<br />

in orizzontale accompagna la <strong>Giustizia</strong> tutrix.<br />

Se messe in relazione bilancia e spada simboleggiano i due lati <strong>della</strong> giustizia: la bilancia per il<br />

giudizio, la spada per quanto riguarda la punizione.<br />

<strong>La</strong> benda: attributo controverso, appare per la prima volte nel 1494 in<br />

un’incisione che accompagna l’opera di Sebastian Brant, <strong>La</strong> nave dei folli.<br />

L’incisione raffigura un folle, che si riconosce dai sonagli, nell’atto di<br />

bendare la <strong>Giustizia</strong>. Come attributo riscosse molto successo,<br />

inizialmente satirico, ma venne quasi subito risemantizzato<br />

positivamente, a significare imparzialità.<br />

Come attributo rimane diffuso nei paesi di tipo anglosassone esso infatti nasce proprio come<br />

reazione al passaggio dal diritto di tipo consuetudinario al diritto romano e canonizzato. <strong>La</strong><br />

popolazione temeva che questo cambiamento, in realtà positivo, portasse in realtà effetti<br />

negativi sullo svolgimento dei procedimenti penali.


Lo struzzo, la gru: sono attributi non sempre presenti, ma, in realtà, molto utilizzati durante<br />

l’epoca moderna. Lo struzzo diventa attributo <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> rispettivamente perché lo<br />

struzzo è un animale capace di digerire materiali molto pesanti, così come la <strong>Giustizia</strong> viene<br />

sempre a contatto con argomenti ponderosi; inoltre pare che le piume di struzzo siano di<br />

lunghezza uguale, e anche per questo sarebbe simbolo di equità.<br />

In antico Egitto, inoltre, la piuma di struzzo era l’unità di misura con cui<br />

doveva essere confrontata l’anima. <strong>La</strong> gru, invece, essendo un animale<br />

capace di reggersi su una zampa sola, diventa esso stesso simbolo<br />

dell’equilibrio.<br />

<strong>La</strong> nudità: rappresentata senza vesti per lo più in epoca contemporanea,<br />

vi è quasi assenza delle rappresentazioni <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> totalmente nuda<br />

nel corso <strong>della</strong> storia delle immagini.<br />

In età moderna si assiste, a volte, alla raffigurazione <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> con uno o entrambi i seni<br />

scoperti, ad indicare purezza e assenza di macchia.<br />

Occhi, orecchie, mani: connesso alla benda è l’attributo degli occhi;<br />

esistono dispute sulla quantità e qualità degli occhi, che devono<br />

essere abbondanti o assenti, aperti chiusi, bendati o no. Lo stesso<br />

vale per le orecchie, che devono abbondare e funzionare bene<br />

specie se si parla di <strong>Giustizia</strong> bendata. Inoltre vi sono immagini di<br />

giudici o giustizie con le mani tronche, a voler sottolineare la<br />

necessità di una giustizia imparziale e indisposta alla corruzione.


Storia del tarocco<br />

Non è stato ancora stabilito quando e in che modo nacquero i <strong>tarocchi</strong>. Queste carte,<br />

importate probabilmente dagli arabi, si diffusero, principalmente in Italia, nel corso del<br />

Medioevo. Le prime notizie relative ad essi si rintracciano attorno al 1370 nelle ordinanze<br />

riguardo ai giochi d’azzardo: venivano chiamati naiphes, naibi o naibbe, termine derivante da<br />

nayb, che era un titolo assegnato ai governatori delle province nel periodo in cui i<br />

mammalucchi regnarono in Egitto, Siria e Arabia. L’unico mazzo di carte mammalucco<br />

conservato fino ad oggi e risalente al XV secolo è il cosiddetto Malùk Manuwwàb.<br />

Molto probabilmente i <strong>tarocchi</strong>, nella versione che si è tramandata fino ad<br />

oggi, nascono in Italia, tra le città di Milano, Ferrara e Bologna. Già all’inizio<br />

del 1400 esistevano carte lombarde, mentre intorno al 1420 si deduce che i<br />

<strong>tarocchi</strong> fossero già in circolazione, poiché si parla di giochi condotti con<br />

carte figurative. Intorno alla metà del 1400, invece, grazie alla passione per<br />

il gioco del duca Filippo Maria Visconti si sa che egli commissionò diversi<br />

mazzi a diversi artisti lombardi tra cui il mazzo detto Visconti-Sforza.<br />

Nel corso dei secoli la produzione di <strong>tarocchi</strong> in Lombardia crebbe a tal<br />

punto da avere anche una fabbrica regia. Nel 1809 a capo <strong>della</strong> fabbrica vi<br />

fu Ferdinando Gumppenberg, un artigiano che produsse, tra i tanti mazzi, i<br />

bellissimi Tarocchi Neoclassici, insieme ad altri didattici o celebrativi.<br />

All’inizio del ‘900 tuttavia il gioco dei <strong>tarocchi</strong> si avviò al declino.


Nei riferimenti alle carte, però, non compare mai la parola <strong>tarocchi</strong>; le ventidue carte con<br />

figure erano conosciute inizialmente come trionfi, parola che compare per la prima volte in<br />

un registro ferrarese. Risale al 1480-90, inoltre, il Sermones de ludo cum aliis, in cui i trionfi<br />

vengono definite come le pagine del messale del diavolo; alla fine del testo vi è l’elenco delle<br />

carte, con una successione diversa da quella attuale, che vede la <strong>Giustizia</strong> alla carta numero<br />

20.<br />

L’uso del termine <strong>tarocchi</strong> compare solo all’inizio del 1500. <strong>La</strong> parola è<br />

di etimologia incerta ed è da accantonare l’ipotesi che venga da Ta-<br />

Rosh (la dottrina di Mercurio).<br />

Francesco Berni nel testo Capitolo del gioco <strong>della</strong> Primiera afferma che<br />

la parola tarocco non vuol dire altro che stupido, insulso, banale;<br />

inoltre il termine taroccare può essere usato col significato di barare<br />

nel gioco.<br />

Non solo a Milano, ma anche a Ferrara, intorno al 1420 figurano nei<br />

registri di pagamento notizie riguardanti la produzione di trionfi; anche<br />

qui, grazie alla passione di Lionello e di Borso d’Este per il gioco, i<br />

trionfi si diffusero alla corte ferrarese; il più antico mazzo estense è<br />

quello denominato Tarocchi di Carlo VI, e si pensa a Ferrara come città<br />

che vide nascere i cosiddetti Tarocchi di Andrea Mantegna.


Nello stesso periodo in cui a Milano e Ferrara si diffondevano i <strong>tarocchi</strong>, a Bologna il gioco dei<br />

Trionfi si diffondeva anche presso i ceti popolari: era facile trovare mazzi a buon prezzo grazie<br />

alla stampa xilografica. Al 1477 risale il primo documento bolognese relativo ai <strong>tarocchi</strong>. A<br />

Bologna è famoso il <strong>tarocchi</strong>no, mazzo di 62 carte e non 78, detto anche mazzo castrato: la<br />

riduzione del mazzo avveniva per velocizzare il gioco e per permettere ai giocatori di avere un<br />

buon punteggio.<br />

Famosi sono i mazzi di Mitelli e di Montieri, l’ultimo dei quali non ebbe vita facile a causa del<br />

fatto che, essendo un tarocco geografico, Bologna non fu rappresentata come appartenente<br />

allo Stato Pontificio. Per giustificare il rogo del mazzo di Montieri le autorità pontificie finsero<br />

di essere state oltraggiate dalle figure dei quattro papi e così nel 1725 un’ordinanza stabilì<br />

che queste figure venissero sostituire con quelle di quattro mori.<br />

Ideate verso la fine del ‘400, le Minchiate sono un mazzo di carte tipico di<br />

Firenze; il mazzo è formato da 96 carte e possiede 41 arcani maggiori.<br />

Probabilmente il nome proviene dal termine sminchiare, usato dai giocatori<br />

quando si gioca la carta più alta. Nel corso del ‘500 il gioco delle Minchiate<br />

era chiamato anche Germini, termine in uso fino al 1677 e poi sostituito<br />

definitivamente da Minchiate. Il termine Germini fa pensare al fatto che è<br />

come se il mazzo di 78 <strong>tarocchi</strong> fosse germogliato (dal latino germinio) e<br />

avesse dato vita alle restanti carte. Le diciannove carte aggiunte al mazzo<br />

sono i segni zodiacali, i quattro elementi, le virtù teologali e la prudenza. Le<br />

prime sei carte sono occupate da cinque papi.


<strong>La</strong> presenza di tracce relative ai <strong>tarocchi</strong> in Italia centrale e meridionale si<br />

limita a Lucca, dove compaiono mazzi di derivazione bolognese, Roma e in<br />

particolare Ronciglione, dove si dffuse un mazzo particolare di germini, e la<br />

Sicilia, dove, come a Bologna, giocare a <strong>tarocchi</strong> è un’attività che si è<br />

mantenuta fino ad oggi.<br />

Il mazzo di <strong>tarocchi</strong>ni siciliani è di 63 carte e non 62, e si legge che furono<br />

importati dal vicerè Francesco Gaetani duca di Sermoneta.<br />

Non si sa bene quando iniziò la produzione dei <strong>tarocchi</strong>ni, si sa però che<br />

erano diffusi mazzi di derivazione ispanico-portoghese e nel corso del 1700<br />

nacquero diverse fabbriche che contribuirono anche a innovare il lato<br />

estetico dei mazzi.<br />

Le prime notizie relative ai <strong>tarocchi</strong> in Francia risalgono al periodo che segue<br />

l’annessione <strong>della</strong> Lombardia: ciò significa che prima i francesi non giocavano<br />

a <strong>tarocchi</strong>. Nella prima metà del 1500 vi sono le prime notizie relative a mazzi<br />

di tarau e il mazzo più antico risulta essere quello di Geoffroy pubblicato a<br />

Lione nel 1557.<br />

I primi tre mazzi parigini risalgono tutti al XVII secolo e sono i Tarocchi<br />

Anonimi Parigini, i <strong>tarocchi</strong> di Jacques Vieville e quelli di Jean Noblet;<br />

probabilmente da questi mazzi, che derivano da modelli italiani, è nato il<br />

cosiddetto tarocco marsigliese. Oltre alla Francia, dal 1700 circa i <strong>tarocchi</strong> si<br />

diffusero anche nel resto d’Europa, dando vita a produzioni particolari, come i<br />

tedeschi Tiertarocken (<strong>tarocchi</strong> a figure animali) o i <strong>tarocchi</strong> di vedute, diffusi<br />

nell’impero austro ungarico.


Il tarocco e l’occulto<br />

Intorno alla metà del ‘700, con le scoperte riguardanti l’antico Egitto, la moda egizianista<br />

conquistò gli ambienti massonici in cui si era da sempre alla ricerca <strong>della</strong> sapienza perduta.<br />

Cominciarono a circolare idee riguardanti i <strong>tarocchi</strong>, in particolare quella che attribuiva<br />

l’invenzione dei <strong>tarocchi</strong> al dio Toth.<br />

Court de Gebelin: esponente <strong>della</strong> massoneria francese, fu il primo, con uno studio di<br />

comparazione dei miti, a proporre l’ipotesi di un’età dell’oro terminata con la Torre di Babele e<br />

a collegare i <strong>tarocchi</strong> al Libro di Toth. Secondo lui l’etimologia verrebbe da Ta e Ras che<br />

significherebbe sentiero reale <strong>della</strong> vita. Non solo lui, ma anche Fayolle pubblicò degli scritti<br />

con idee più o meno simili. Probabilmente erano idee che circolavano da un po’ negli ambienti<br />

massonici.<br />

Etteila: pseudonimo di Jean Baptiste Aliette, egli fu il primo a sistematizzare<br />

i <strong>tarocchi</strong> in modo da far aderire il mazzo alla derivazione egizia. Secondo<br />

lui i <strong>tarocchi</strong> e il Libro di Toth nacquero da un consiglio di maghi presieduto<br />

da Ermete Trismegisto. Il mazzo originario si perse a causa <strong>della</strong> negligenza<br />

degli incisori medievali e perciò egli si impegnò nella ricerca delle antiche<br />

figure.<br />

Effettuò modifiche al numero e all’iconografia delle carte, in modo da<br />

rappresentare le fasi <strong>della</strong> creazione e diede inizio alle prime pratiche di cartomanzia.


Alla morte di Etteila, nel 1791, tramite la Società Letteraria degli Interpreti del Libro di Toth,<br />

cominciarono a diffondersi le idee del Maestro, con la produzione di nuovi mazzi sullo stile<br />

del mazzo di Etteila, come il mazzo Grande Etteila, il Nuovo Etteila o il Piccolo Oracolo delle<br />

Dame.<br />

Le Sibille: durante gli anni di diffusione delle idee di Etteila, M.lle<br />

Lenomard, figura famosa per dei pronostici riguardo la rivoluzione e in<br />

seguito la famiglia Bonaparte, cominciò a praticare la cartomanzia nei<br />

salotti utilizzando le carte sibilline. Cominciarono a diffondersi le Sibille,<br />

donne che esercitavano la cartomanzia utilizzando diversi mazzi: alcune<br />

usavano delle variazioni sul mazzo di Etteila, altre la carte da piquet<br />

arricchite da figure simboliche.<br />

Eliphas Lévi: famoso esoterista, compì studi sui <strong>tarocchi</strong>, in particolare sul<br />

mazzo detto di Marsiglia, ipotizzando l’origine ebraica dei <strong>tarocchi</strong>,<br />

considerandoli la chiave delle arti magiche perdute dopo la caduta del<br />

tempio di Gerusalemme.<br />

Egli basò le sue idee sulla figura di una chiave all’interno del libro cabalistico<br />

di G. Postel. Secondo Lévi quella chiave rappresentava il segreto per la<br />

comprensione dei <strong>tarocchi</strong>.


Paul Christian: figura poliedrica, giacobino, critico verso la Massoneria e la Chiesa Cattolica,<br />

entrò in contatto con diversi manoscritti e in seguito con Eliphas Lévi. Pose le basi per il<br />

pensiero rosacrociano ed elaborò un proprio sistema di <strong>tarocchi</strong>. Egli<br />

collegava gli arcani ad un preciso rito di iniziazione e il mazzo rappresentava<br />

un viaggio di elevazione intellettuale e morale.<br />

Anni dopo la pubblicazione degli scritti sui <strong>tarocchi</strong>, il disegnatore Wegener<br />

pubblicò Le XXII <strong>La</strong>me Ermetiche del Tarocco Divinatorio, secondo le<br />

direttive di Christian nel tentativo di ricostruire il mazzo primitivo.<br />

Stanislas de Guaita e seguaci: dopo aver studiato Eliphas<br />

Lévi, avvicinatosi alla massoneria, fondò nel 1887 l’Ordine<br />

Cabalistico <strong>della</strong> Rosa Croce., di cui fecero parte Osvald<br />

Wirth, Gerard Encausse detto Papus e altre personalità che<br />

contribuirono alla crescita del pensiero occultistico.<br />

Grazie alle sue doti di disegnatore, Wirth potè progettare un<br />

proprio mazzo, usando come riferimenti mazzi italiani,<br />

Tarocchi di Besançon e le indicazione di de Guaita. Papus si<br />

focalizzò sul tentativo di fornire delle leggi razionali alla<br />

divinazione, facendo, in realtà niente meno che una sintesi<br />

delle diverse correnti occultistiche.<br />

Progettò inoltre 22 arcani maggiori, che, a ben vedere sono una sintesi tra il tarocco di Wirth e<br />

quello di Christian.


L’occultismo anglosassone: attorno alla figura di Kenneth Mackenzie, pioniere dell’occultismo<br />

inglese, e, in seguito a quella di Robert W. Little, fondatore <strong>della</strong> Societas Rosicruciana in<br />

Anglia, si raccolsero diverse personalità dell’occultismo inglese, tra cui William Woodman,<br />

Samuel Mathers, Arthur Edward Waite e Aleister Crowley.<br />

Sia Waite sia Crowley, tra le varie vicissitudini che li videro protagonisti <strong>della</strong> nascita e declino<br />

di varie organizzazioni (Golden Dawn, Ordo Templi Orientis) furono autori di due mazzi di<br />

<strong>tarocchi</strong>; i <strong>tarocchi</strong> Rider-Waite furono i primi ad avere la numerazione degli arcani <strong>della</strong><br />

<strong>Giustizia</strong> e <strong>della</strong> Forza invertiti tra loro.<br />

<strong>La</strong> figura di Crowley, invece, controversa e ambigua, diede vita non solo ad un vero e proprio<br />

mito, muovendosi tra occultismo, scandali e promiscuità sessuale, alchimia, cabala e<br />

numerologia.<br />

Anch’egli ha ripensato totalmente i <strong>tarocchi</strong> creando un mazzo personale corredato da un<br />

libro, The book of Toth,in collaborazione con la pittrice Frieda Harris.


Composizione del mazzo e<br />

variazioni<br />

Qualsiasi mazzo di carte di <strong>tarocchi</strong> si compone, canonicamente, di settantotto carte divise in<br />

due gruppi: le prima ventidue carte sono chiamati arcani maggiori e sono le uniche ad avere<br />

delle figure.<br />

Le restanti cinquantasei carte, chiamate arcani minori, sono divise in quattro gruppi da dieci<br />

carte numerali (che vanno dall’asso al dieci) e quattro carte con figure (fante, cavallo, regina e<br />

re). Ad ogni gruppo di quattordici carte corrisponde un seme (bastoni, denari, coppe, spade<br />

per i mazzi italiani, oppure, rispettivamente, fiori, quadri, cuori, picche per i mazzi francesi).<br />

Per quanto riguarda gli arcani maggiori, di solito essi portano i numeri romani, ma a volte si<br />

possono trovare anche numerati con quelli arabi. <strong>La</strong> successione italiana degli arcani<br />

maggiori prevede: I-Il Bagatto, II-<strong>La</strong> Papessa, III-L’imperatore, IV-L’imperatrice, V-Il Papa, VI Gli<br />

Amanti, VII-Il Carro, VIII-<strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong>, IX-L’Eremita, X-<strong>La</strong> Ruota <strong>della</strong> Fortuna, XI-<strong>La</strong> Forza, XII-<br />

L’appeso, XIII-<strong>La</strong> Morte (spesso senza nome), XIV-<strong>La</strong> Temperanza, XV-Il Diavolo, XVI-<strong>La</strong> Torre,<br />

XVII-Le Stelle, XVIII-<strong>La</strong> Luna, XIX-Il Sole, XX-Il Giudizio, XXI-Il Mondo, XXII o 0-Il Matto.<br />

Arthur Edward Waite, studioso, cartomante e membro <strong>della</strong> Golden Dawn, propose un suo<br />

mazzo di <strong>tarocchi</strong> e per motivi divinatori numerologici e zodiacali, invertì le posizioni degli<br />

arcani <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> e <strong>della</strong> Forza. I mazzi con la <strong>Giustizia</strong> al numero 8 sono detti italiani,<br />

mentre quelli con la <strong>Giustizia</strong> all’11 sono diffusi per lo più in ambito anglosassone.


Tarocchi di Andrea Mantegna<br />

Fortezza, <strong>Giustizia</strong> e Carità nei<br />

Tarocchi del Mantegna, serie E,<br />

datata 1450 circa.<br />

Fortezza, <strong>Giustizia</strong> e Carità nei<br />

Tarocchi del Mantegna, serie S,<br />

datata 1470 circa.


Fortezza, <strong>Giustizia</strong> e Carità<br />

nelle copie di <strong>La</strong>denspelder<br />

dei Tarocchi del Mantegna,<br />

datati 1540-50.<br />

Fortezza, <strong>Giustizia</strong> e Carità nei<br />

Tarocchi del Mantegna, nella<br />

riproduzione edita da Lo<br />

Scarabeo, anni 2000.


I <strong>tarocchi</strong> del Mantegna, contrariamente a quanto dice il nome, probabilmente non furono<br />

eseguiti dall’artista mantovano; questa ipotesi, infatti, è oramai da scartare, come anche<br />

quella che voleva questo mazzo come un passatempo nato in occasione del Concilio di<br />

Mantova del 1459-60. L’attribuzione è tutt’oggi incerta. Certo è che essi rappresentano uno<br />

dei primi esemplari di incisione su rame e perciò sono databili dal 1460 in poi.<br />

<strong>La</strong> Serie E, prima versione del mazzo, è attribuibile ad un allievo di Francesco del Cossa,<br />

mentre il progetto iconografico va attribuito ad un dotto letterato dell’epoca, forse Guarino de’<br />

Guarini. <strong>La</strong> presenza <strong>della</strong> carta del Doge all’interno del mazzo fa pensare ad una committenza<br />

veneta legata all’ambiente culturale di Ferrara.<br />

Il fatto che siano stati definiti Tarocchi è dato solo dalla presenza di 14 carte somiglianti ai<br />

Trionfi miniati dell’epoca, come scrive lo stesso Vasari “Si dilettò […] di far stampe di rame, e<br />

fra l'altre cose fece i suoi Trionfi” (Vasari, Vite, p. 554).<br />

<strong>La</strong> Serie S venne stampata nel 1470, ma la qualità del mazzo è inferiore, poiché i tratti delle<br />

figure sono appesantiti e in alcuni casi deformati. <strong>La</strong> stampa di questo secondo mazzo fa<br />

pensare alla richiesta crescente, anche da parte di un pubblico popolare. Verso il 1540 anche<br />

Johann <strong>La</strong>denspelder incise e stampò le 50 carte e fece sì che il mazzo si diffondesse anche in<br />

Germania.<br />

Il mazzo è composto da 50 carte divise in gruppi di dieci; ad ogni gruppo è assegnata una<br />

lettera: E per le Condizioni umane, D per Apollo e le Muse, C per le Arti e le Scienze, B per i<br />

Geni e le Virtù, A per i Pianeti e le Sfere celesti.


L’ipotesi più accreditata legata all’uso del mazzo è quella che le 50 carte riproducano e<br />

sintetizzino l’ordine dell’universo rispecchiando la cultura teologica e filosofica del tardo<br />

medioevo; la presenza, a Ferrara specialmente, di programmi iconografici (Palazzo Schifanoia,<br />

Studiolo di Belfiore) che rivelano l’esistenza di un dibattito attorno a temi affrontati anche dal<br />

mazzo di carte.<br />

<strong>La</strong> numerazione delle carte è in ordine contrario a quella delle lettere dell’alfabeto; le carte<br />

possono essere disposte in maniera discendente, in modo da leggere come la Causa Prima<br />

governi il creato attraverso diversi gradi, fino ad arrivare al Misero, oppure in maniera<br />

ascendente per costruire un percorso di elevazione verso la Causa Prima. Le carte<br />

costituiscono un modo di contemplazione di Dio, la cui grandezza è espressa dall’armonia che<br />

regge l’Universo.<br />

All’interno del gruppo B, al numero 37 è rappresentata la <strong>Giustizia</strong>. Essa porta con sé gli<br />

attributi canonici, bilancia non in pari (per una questione di prospettiva) e spada con la punta<br />

alta, ha lo sguardo rivolto verso lo spettatore (eccetto nella serie S, in cui è raffigurata con il<br />

volto a tre quarti) e in terra, sulla destra è accompagnata da una gru che nella zampa sollevata<br />

tiene una sfera, simbolo di cautela e abilità.<br />

<strong>La</strong> presenza di questa sfera, inoltre, potrebbe far pensare anche alla <strong>rappresentazione</strong> di una<br />

giustizia tutrix, spesso rappresentata assieme ad una sfera (poichè tutela il globo).<br />

Altro fattore interessante è la posizione <strong>della</strong> carta nel mazzo, tra Forza e Carità: sembra<br />

riprendere il principio per cui la sentenza si pronunci secondo giustizia, ma la pena sia data<br />

secondo misericordia e carità.


Tarocchi Visconti-Sforza<br />

<strong>Giustizia</strong> del mazzo<br />

Visconti-Sforza, scuola<br />

di F. Zavattari, 1450 ca.<br />

<strong>Giustizia</strong> del mazzo<br />

Visconti-Sforza edito da<br />

LoScarabeo e restaurato da<br />

A. A. Atanassov, 2002


Il mazzo di Tarocchi chiamato Visconti-Sforza è il mazzo di <strong>tarocchi</strong> più antico che esista al<br />

mondo. Prima di esso, datato intorno alla metà del 1950, esistono solo alcune carte, dette<br />

naiphes o naibbe provenienti da un gioco portato in Italia dalle invasioni dei saraceni.<br />

Del mazzo Visconti Sforza esistono circa dieci-quindici versioni conservate in diverse collezioni.<br />

Non si hanno certezze sull’autore del mazzo, ma si pensa ad un allievo o ad un<br />

contemporaneo di Francesco Zavattari (si ha la certezza di ciò almeno per sei carte: la Forza, la<br />

Temperanza, le Stelle, la Luna, il Mondo). All’interno del mazzo vi sono molti riferimenti a<br />

Francesco Visconti e alla famiglia regnante, quali i motti A bon droyt (a buon diritto) e Phote<br />

mante (il faut mantenir, bisogna mantenere), e i tre anelli concatenati sulla veste<br />

dell’Imperatore e dell’imperatrice.<br />

<strong>La</strong> carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> è divisa in due parti: nella parte superiore è raffigurato un uomo a<br />

cavallo al galoppo con armatura e spada. Presumibilmente si tratta dell’Arcangelo Michele,<br />

prototipo del cavaliere cristiano, spesso raffigurato con la spada e la bilancia a cui spetta la<br />

pesa delle anime dei morti in occasione del Giudizio Universale.<br />

Nella parte sottostante, invece, vi è la <strong>Giustizia</strong>, rappresentata con una corona sul capo, la<br />

spada con la punta verso l’alto e la bilancia. Il fondo del trono <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> è stato fatto in<br />

lamina d’oro. <strong>La</strong> donna è probabilmente una <strong>rappresentazione</strong> di Bianca Maria Visconti.<br />

<strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong> qui rappresentata è perciò di tipo divino.<br />

Nella versione restaurata da A.A. Atanassov, l’artista ha aggiunto la bordatura nera su cui ha<br />

posto nome e numero dell’arcano e ha cercato di rendere le superfici in maniera che si<br />

potesse apprezzare la lamina d’oro e la decorazione delle vesti e del manto del cavallo.


Tarocchino Bolognese<br />

Il gioco dei <strong>tarocchi</strong> si è mantenuto a Bologna per quasi cinquecento anni<br />

con poche varianti del mazzo da allora ad oggi. Il mazzo è particolare, in<br />

quanto non composto da 78 carte ma da 62 ; a Bologna, infatti, si diffuse<br />

il <strong>tarocchi</strong>no, un mazzo castrato, cioè privato delle carte numerali che<br />

vanno dal due al cinque per ogni seme. L’usanza di castrare il mazzo si<br />

diffuse con lo scopo di velocizzare il gioco e assicurare punteggi più alti ai<br />

giocatori. Nessuna figura è indicata dal nome, solo gli arcani maggiori sono<br />

indicati dal numero. Dal 1725, inoltre, le figure dei quattro papi (gli arcani<br />

maggiori di papa, papessa, imperatrice e imperatore) furono sostituite dai<br />

quattro mori, in quanto doveva proibirsi il fatto di giocare a carte con delle<br />

raffigurazioni del successore di San Pietro.<br />

Tutte le carte sono a figura doppia, eccetto la Ruota <strong>della</strong> Fortuna; perciò<br />

non vi è possibilità di stabilire, in caso di divinazione, se la carta è diritta o<br />

rovesciata.<br />

<strong>La</strong> carta qui esaminata fa parte di un mazzo risalente al XVIII sec. <strong>La</strong> figura <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> è<br />

rappresentata da una fanciulla con bilancia in pari e spada azzurra (che indica giustizia e<br />

serietà), ma profilata di nero (che arreca danno a chi è in torto); la donna ha la testa reclinata,<br />

occhi arguti, la bocca serrata, indicante intransigenza. Porta una collana che indica carisma), il<br />

vestito color rosso, verde e giallo e la chioma fluente, indicante un forte potere sugli altri.


Tarocchino di Giuseppe Maria<br />

Mitelli<br />

Questo mazzo, risalente al XVII secolo, venne eseguito dall’illustre artista<br />

bolognese Giuseppe Maria Mitelli e dedicato a Prospero Bentivoglio.<br />

Il mazzo, realizzato con delle incisioni, venne eseguito in edizioni a colori e<br />

in bianco e nero; in accordo con la tradizione bolognese, anche questo<br />

mazzo è castrato, privato, cioè, delle carte numerali che vanno dal due al<br />

cinque per ogni seme. L’usanza di castrare il mazzo si diffonde a Bologna<br />

con lo scopo di velocizzare il gioco.<br />

Il <strong>tarocchi</strong>no di Mitelli è strutturato eliminando<br />

nome e numero sia per gli arcani maggiori che per<br />

le quattro carte con figure degli arcani minori; le<br />

uniche indicazioni sono quelle relative alle carte<br />

numerali.<br />

Sebbene la <strong>Giustizia</strong> sia qui rappresentata con attributi abbastanza<br />

canonici (la spada tenuta con la punta in alto e la bilancia con i piatti<br />

in pari), essa è abbigliata alla maniera classica, con la tunica aperta sul<br />

petto a mostrare un seno. Sebbene non sia un elemento molto<br />

ricorrente all’interno delle rappresentazioni medievali e moderne<br />

<strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>, esso viene utilizzato, a volte, come nel caso del Vasari,<br />

per rappresentarla senza macchia, pura, sincera, leale.


Tarocchi Anonimi Parigini<br />

I primi mazzi di <strong>tarocchi</strong> francesi sono databili tra il 1645 e il 1660.<br />

Questo mazzo, di autore ignoto, (di solito il nome dell’autore si legge<br />

sul due di denari, ma per questo mazzo si pensa sia stato cancellato<br />

direttamente sulla matrice), è pervenuto completo di tutte le 78 carte,<br />

ma rappresenta un’eccezione nella storia dei mazzi.<br />

Sembrerebbe un mazzo ibrido: le figure sono disegnate molto<br />

accuratamente e rappresentano molte figure importanti del passato;<br />

al contrario, il colore è stato dato molto velocemente. I nomi dei<br />

diversi arcani presentano molte imprecisioni (molto spesso sembra un<br />

italiano francesizzato); riguardo, invece, ai nomi dei semi (coppe,<br />

bastoni, denari, spade) e alle figure (fante, cavallo, regina, re) le carte<br />

portano le iniziali italiane e non francesi.<br />

Le anomalie del mazzo, tuttavia, non si fermano qui: le influenze riguardanti le mani che<br />

hanno creato il mazzo fanno pensare all’Italia (per quanto riguarda la fattura arcani maggiori<br />

e la presenza del bordo a scacchi, proprio del retro di alcune carte italiane, e la presenza di<br />

insegne araldiche, nel seme di denari, dei Gonzaga e degli Strozzi), alla Germania e alla<br />

Spagna (per quanto riguarda la presenza di animali fantastici e la fattura del seme di spade).


Le anomalie del mazzo si notano anche nell’iconografia delle immagini di alcuni arcani e, in<br />

particolare, nella <strong>rappresentazione</strong> dell’arcano <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>: questo mazzo di area italofrancese<br />

è l’unico, nella storia dei mazzi precedenti alla contemporaneità, a raffigurare la<br />

<strong>Giustizia</strong> bendata e bifronte.<br />

Riguardo alla bifrontalità di questa figura un’analogia può essere<br />

rappresentata dalla figura <strong>della</strong> prudenza: in età moderna, infatti,<br />

essa era raffigurata sempre con due volti, uno di donna, il quale di<br />

solito si rifletteva in uno specchio, e un volto d’uomo anziano. Una<br />

<strong>rappresentazione</strong> simile di questa virtù si trova nel mazzo di<br />

<strong>tarocchi</strong> di Andrea Mantegna.<br />

<strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong> nel mazzo anonimo parigino sembrerebbe, quindi, una<br />

fusione tra le virtù <strong>della</strong> prudenza e <strong>della</strong> giustizia. Alla benda,<br />

invece, come insegna l’evoluzione <strong>della</strong> simbologia <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>,<br />

venne assegnato inizialmente il valore negativo di cecità e follia,<br />

tramutatosi, poi, in quello di imparzialità (la cecità, dunque, è<br />

diventata funzionale al ruolo <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>).<br />

<strong>La</strong> benda, come attributo <strong>della</strong> <strong>rappresentazione</strong> <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>, è<br />

diffuso esclusivamente in area mittleuropea, dove fioriscono le<br />

rappresentazioni (satiriche ma anche ufficiali) di giustizie bifronti.<br />

Particolare è questa <strong>Giustizia</strong> bifronte e bendata solo da un lato<br />

del frontespizio del Praxis rerum civilium, datata 1567.


Tarocchi marsigliesi di N. Conver<br />

Questo mazzo, stampato a Marsiglia nel 1760 da Nicolas Conver, fa parte<br />

<strong>della</strong> serie di mazzi detti impropriamente marsigliesi. Tale denominazione<br />

risale al 1930, quando Paul Marteau decide di ristampare i <strong>tarocchi</strong><br />

denominati fino ad allora Italiani sotto il nome di Antichi Tarocchi di<br />

Marsiglia.<br />

<strong>La</strong> nascita di questo mazzo si deve all’importazione dalla Lombardia,<br />

grazie alle truppe di Carlo VIII, del gioco dei <strong>tarocchi</strong>, che si diffuse come<br />

gioco d’azzardo subendo alcuni cambiamenti nell’iconografia: nei mazzi<br />

francesi seicenteschi, infatti, è possibile notare alcuni punti in comune tra<br />

i marsigliesi e i <strong>tarocchi</strong> italiani.<br />

All’epoca molti mazzi simili furono prodotti in tutta la Francia e Conver<br />

assieme all’incisore Grimaud, non fece altro che riprodurre il mazzo più<br />

diffuso fra i giocatori francesi.<br />

<strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong>, coronata e seduta sul trono, porta i suoi attributi canonici di bilancia in pari e<br />

spada con la punta verso l’alto.<br />

I colori sia del trono sia delle vesti sono giallo, rosso, verde, blu e azzurro.<br />

Ogni carta, all’interno del mazzo, è accompagnata dal nome (eccetto per <strong>La</strong> Morte) posto al<br />

centro (eccetto per <strong>La</strong> Forza, in cui il nome è spostato a sinistra) e dal numero (eccetto per Il<br />

Matto, che è senza numero).


Antichi Tarocchi Bolognesi<br />

Nel XVII secolo la produzione di <strong>tarocchi</strong> a Bologna raggiunse una grande<br />

fortuna e una qualità invidiabile: si producevano carte a semi italiani o<br />

francesi, minchiate, <strong>tarocchi</strong>ni bolognesi da 62 carte.<br />

Le botteghe che producevano carte erano molto numerose: Al Leone, Al<br />

Mondo, All’aquila, Al Soldato, All’Imperador, Alla Colomba, a cui si<br />

affiancano i nomi dei fabbricanti più famosi.<br />

Questo mazzo, bottega All’aquila, prodotto dal maestro Giacomo Zoni,<br />

risale al 1780. A differenza degli altri mazzi, non presenta le figure dei<br />

quattro mori, non presenta la figura doppia e non è un mazzo castrato.<br />

Sul due di coppe si può leggere il nome del fabbricante e sul quattro di<br />

denari l’insegna <strong>della</strong> bottega All’Aquila.<br />

Come mazzo è uno degli esemplari di <strong>tarocchi</strong> italiani che si rifanno direttamente ai mazzi di<br />

<strong>tarocchi</strong> detti marsigliesi.<br />

<strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong>, rappresentata incoronata e alata, è raffigurata con i suoi simboli canonici, la<br />

bilancia, questa volta non in pari e la spada con la punta verso l’alto.<br />

Sia la veste sia le ali <strong>della</strong> donna sono divisi in vari riquadri e colorati in rosso, blu e verde.


Tarocchi di Etteila<br />

Questo mazzo, risalente al 1785 e riconducibile ad uno stampatore ignoto,<br />

rappresenta una delle molteplici versioni derivanti dal Libro di Toth di<br />

Etteila, il primo che organizzò e sistematizzò il mazzo delle carte in modo<br />

da dare coerenza con la tradizione egizia.<br />

Dopo aver effettuato ricerche per arrivare al mazzo originario, effettuò<br />

modifiche all’ordine numerico e all’iconografia delle carte; secondo lo<br />

studioso, le prime otto carte dovevano rappresentare le fasi <strong>della</strong><br />

creazione, le quattro seguenti rappresentavano le virtù, mentre il resto,<br />

ogni tipo di condizionamento umano (fino alla carta 22); dalla carta 23 a<br />

quella 77, invece, vi erano delle sentenze scritte per i mortali.<br />

Poco prima e in seguito alla morte di Etteila, cominciò a diffondersi il suo<br />

libro di Toth e, di conseguenza, crebbe anche la quantità di mazzi che<br />

recavano il suo nome (Grand Etteila, Grand Etteila II e III, il Tarocco Divinatorio di Papus) e il<br />

numero di persone che cominciava ad utilizzare anche i suoi metodi divinatori.<br />

<strong>La</strong> carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> rappresenta una figura coronata e seduta su un trono di fasci littori,<br />

simbolo di <strong>Giustizia</strong>, in quanto insieme di verghe utilizzate per punire; la figura, che porta con<br />

sé gli attributi <strong>della</strong> bilancia e <strong>della</strong> spada, è identificata da Etteila con il re Salomone; non è<br />

raro infatti che la <strong>Giustizia</strong> si incarni in uno degli episodi appartenenti alla serie dei giudizi<br />

esemplari, qual è quello <strong>della</strong> diatriba, risolta da Salomone, tra due donne che si contendevano<br />

un bambino.


Tarocchi Neoclassici di F.<br />

Gumppemberg<br />

I Tarocchi Neoclassici, prodotti nel 1810 nella Regia Fabbrica di carte<br />

da gioco di Milano, presentano una struttura e un’iconografia<br />

tradizionali; tutti i disegni, inoltre, sono originali e in accordo con la<br />

moda dei costumi risalente ai primi anni dell’Ottocento.<br />

Le figure, infatti, a parte alcune eccezioni, sono abbigliate secondo<br />

lo stile greco-romano (neoclassico, appunto).<br />

Anche la <strong>Giustizia</strong>, alla carta VIII, sebbene nell’iconografia non<br />

risenta di particolari trasformazioni anche rispetto ai successivi<br />

Tarocchi Lombardi, è abbigliata alla maniera classica, ma conserva la<br />

veste di colore bianco (purezza), la spada, alta, la bilancia in pari e<br />

indossa una corona a doppia merlatura sulla testa.


<strong>La</strong> Sibilla Indovina<br />

Esistono diversi mazzi di carte delle sibille; quello da cui proviene<br />

questa carta fu stampato a Parigi da Grimaud e disegnato dal<br />

caricaturista Gérard, detto Grandville. Il titolo con cui fu pubblicato<br />

il mazzo è Sibilla dei salotti; questa denominazione proviene dal<br />

titolo che si attribuì durante la rivoluzione francese la cartomante<br />

Mlle. Lenomard. Dopo di lei molte donne la imitarono,<br />

proponendosi come cartomanti e dando vita a nuovi mazzi di<br />

Sibille.<br />

I mazzi delle Sibille sono strutturati in maniera variegata: vi sono<br />

rivisitazioni dei <strong>tarocchi</strong> di Etteila, variazioni del jeu du piquet,<br />

mazzo a semi francesi (cuori, quadri, fiori, picche), arricchite da<br />

immagini simboliche o mazzi che ritraggono scene di vita .<br />

In questo mazzo alla carta del re di picche e al numero sedici è associata la figura dell’uomo<br />

di legge. Il fatto che la raffigurazione del mazzo sia stata eseguita da un caricaturista, fa<br />

pensare che la figura sia sì realistica, ma forse leggermente satirica. L’uomo, probabilmente<br />

un avvocato, è raffigurato negli abiti del tempo, una tunica color beige. Tiene in mano dei<br />

fogli, e dalla posizione <strong>della</strong> mano pare che stia gesticolando e che, quindi, sia raffigurato<br />

nell’atto di pronunciare un discorso.


Antichi Tarocchi Italiani<br />

Il mazzo dei Tarocchi Lombardi di Ferdinando Gumppenberg è datato<br />

1835.<br />

L’editore, assieme all’incisore Carlo Dellarocca, decise di produrre<br />

due tipi di mazzi, uno colorato a mano (al quale appartiene il mazzo<br />

dei <strong>tarocchi</strong> Lombardi) e uno semplicemente inciso.<br />

In questo mazzo l’iconografia <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> è quella classica: la<br />

figura femminile coronata, infatti, ha nella mano sinistra una spada e<br />

in quella destra una bilancia, con i piatti vuoti e in pari.<br />

È vestita di bianco e d’oro, come scrive Cesare Ripa a proposito <strong>della</strong><br />

<strong>Giustizia</strong> esecutiva e <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> secondo Aulo Gellio<br />

nell’Iconologia.<br />

<strong>La</strong> veste bianca fa riferimento all’assenza di macchia e imperfezioni.<br />

<strong>La</strong> spada, come spesso accade nelle raffigurazioni dei <strong>tarocchi</strong> italiani, è tenuta alta,<br />

simbolo di una <strong>Giustizia</strong> che non si piega e, al tempo stesso, di una <strong>Giustizia</strong> esecutiva.


Tarocchi Alesteir Crowley<br />

I <strong>tarocchi</strong> di Crowley, detti anche Toth Tarot, sono stati realizzati da<br />

Crowley in collaborazione con l’artista Frieda Harris.<br />

L’esecuzione del mazzo si colloca tra il 1938 e il 1942; esso è una<br />

sintesi delle dottrine apprese da Crowley alla Golden Dawn e<br />

all’Ordo Templi Orientis. ll mazzo inizialmente venne pubblicato in<br />

bianco e nero, mentre nel 1969 in due colori (blu e rosso per il<br />

fronte e il dorso), e nel 1977 con i colori degli acquerelli originali.<br />

<strong>La</strong> carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>, qui chiamata L’Accomodamento, numerata<br />

VIII, è strutturata in maniera complessa e accurata: nei quattro<br />

angoli vi sono quattro sfere che si equivalgono diagonalmente per<br />

colore e da cui si emanano delle onde color azzurro; il trono è<br />

strutturato tramite quattro rombi, alle cui estremità vi sono otto<br />

sfere di colori alternati tra loro; la figura, alata, indossa un copricapo<br />

a forma di doppia piuma di struzzo, dalla corona si diramano due paia di catene che reggono i<br />

due piatti <strong>della</strong> bilancia, su cui vi sono incise le lettere dell’alpha e dell’omega; la figura<br />

indossa una maschera (a metà fra la benda e la vista libera) e regge, con le mani e con la<br />

punta dei piedi, una spada con l’elsa formata da tre sfere e due mezze lune. Secondo la<br />

simbologia di Crowley ogni elemento ha un significato ben preciso che si lega agli altri e<br />

forma un’immagine unitaria.


I quattro cerchi negli angoli: sfere di luce (chiare) e buio (scure), i cui raggi sono le forze che<br />

scaturiscono e reciprocamente si influenzano.<br />

Il trono: sfere e piramidi alternate tra loro stanno per la legge e la limitazione che, circondati<br />

dalle forze, mantengono l’equilibrio necessario al cosmo.<br />

<strong>La</strong> figura: rappresentata come alata e con due piume di struzzo sulla testa, riprende<br />

l’iconografia <strong>della</strong> dea egizia Ma’at. Dalla corona posta sul copricapo si diramano quattro<br />

catene, dette catene delle cause; esse reggono i piatti <strong>della</strong> bilancia. Il fatto che la dea sia<br />

mascherata viene giustificato da Crowley sia con la caratteristica dell’imparzialità sia col fatto<br />

che nel giudizio la <strong>Giustizia</strong> debba reagire all’interno, tentando di reprimere ogni impulso per<br />

evitare di scombinare l’armonia. <strong>La</strong> maschera quindi serve alla <strong>Giustizia</strong> per tenere in<br />

equilibrio, tramite i pensieri, la testa, e quindi la corona e i due piatti <strong>della</strong> bilancia.<br />

<strong>La</strong> bilancia: qui diventa simbolo dell’equilibrio tra forze interne (i pensieri e gli impulsi <strong>della</strong><br />

figura) ed esterne (l’alpha e l’omega, l’inizio e la fine, lo spazio e il tempo).<br />

<strong>La</strong> spada: di solito nelle raffigurazioni canoniche essa è tenuta con la punta rivolta in su,<br />

mentre qui è raffigurata con la punta in giù, tenuta in equilibrio tra i piedi <strong>della</strong> figura, a<br />

simboleggiare l’equilibrio non nell’azione (spada rivolta in alto), ma nel pensiero (spada<br />

rivolta in basso e congiungentesi con la terra).


Tarocchi Universali di Salvador<br />

Dali’<br />

Il mazzo dei <strong>tarocchi</strong> Universali di Salvador Dalì, composto da 78 carte,<br />

in collaborazione con la studiosa e illustratrice Rachel Pollack, raccoglie<br />

un’immensa quantità di immagini riprese dalla storia dell’arte<br />

mondiale, le quali, risemantizzate, servono a dare un nuovo significato<br />

alle carte (il termine universali si riferisce proprio a questo, al fatto che<br />

le immagini scelte, una volta inserite in un nuovo contesto,<br />

trascendono il proprio senso iniziale per dar vita a nuovi significati).<br />

Le carte, numerate e nominate, vengono accompagnate dalla lettera<br />

dell’alfabeto ebraico corrispondente e dal simbolo zodiacale.<br />

<strong>La</strong> mano dell’artista spagnolo è evidente per lo più nella composizione<br />

degli sfondi e nella costruzione di alcune figure che sembrano, invece,<br />

originali.<br />

<strong>La</strong> carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> è qui composta da uno sfondo ripartito in tre livelli (cielo-terra-terra),<br />

dai colori molto sgargianti (particolare l’azzurro acceso per la parte bassa), sulle quali si<br />

staglia una figura nuda e dalla ricca capigliatura (probabilmente aggiunta in un secondo<br />

momento), presumibilmente ripresa da un dipinto di Lucas Cranach, o rifatta alla sua<br />

maniera; essa porta con sé gli attributi canonici <strong>della</strong> bilancia (in pari) e <strong>della</strong> spada (con la<br />

punta in basso).


Tarocchi Motherpiece<br />

Il mazzo di <strong>tarocchi</strong> Motherpeace furono disegnati alla<br />

fine degli anni ‘70 dall’antropologa Karen Vogel e dalla<br />

studiosa femminista Vicki Noble, affiancate da Lilly<br />

Hillwomyn e Cassandra Light.<br />

Il mazzo, composto da carte rotonde, presenta una<br />

iconografia che fa riferimento all’arte preistorica, alla<br />

mitologia, all’esoterismo, con contenuti vicini alla<br />

<strong>rappresentazione</strong> del mondo femminile, raffigurando<br />

anche alcune tradizioni di tipo matriarcale che si<br />

rifanno al culto <strong>della</strong> Dea Madre.<br />

L’arcano <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> qui è rappresentato con una scena con tre<br />

figure al di sotto di un albero. Oltre alle tre figure sono presenti anche elementi di tipo<br />

naturale, una sorgente d’acqua sulla sinistra, un cervo sulla destra un albero e un altro<br />

animale di allevamento al centro. Quella che a prima vista può sembrare una scena estranea<br />

alla <strong>Giustizia</strong> nasconde in realtà una <strong>rappresentazione</strong> molto antica, quella dell’axis mundi,<br />

dell’albero che, collega cielo e terra, il luogo preposto allo esercizio <strong>della</strong> giustizia<br />

nell’antichità. Sotto di esso la giustizia si amministrava. Una reminiscenza dell’axis mundi è<br />

l’utilizzo del legno nei tribunali nello spazio oltre la sbarra.


Tarocchi del Rinascimento<br />

Questo mazzo di <strong>tarocchi</strong>, tesi di laurea di Brian Williams e realizzati<br />

nel 1984, coniuga le tradizioni culturali e mitologiche dell’antichità<br />

classica (quindi non propriamente rinascimentale) con gli strumenti<br />

divinatori, di epoca più recente.<br />

Ogni carta è strutturata tenendo al centro la figura associata all’arcano,<br />

con in alto, negli angoli, due figure allegoriche che arricchiscono il<br />

significato <strong>della</strong> carta. In basso, invece, ad ogni carta è assegnato un<br />

numero romano, il proprio nome e la lettera corrispondente in<br />

alfabeto ebraico.<br />

Essendo, quindi, i protagonisti del mazzo dei e semidei, all’arcano <strong>della</strong><br />

<strong>Giustizia</strong> è associata la semidea Dike “Dea <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>, detta anche<br />

Astrea, figlia di Zeus e Temi, fu considerata il principio fondamentale<br />

per lo sviluppo di ogni società civile. Viveva in mezzo agli uomini<br />

durante l’età dell’oro, quando, stanca degli errori degli uomini, si trasferì in cielo<br />

diventando la costellazione <strong>della</strong> Vergine. Suo epiteto era πανοψιος ‘che tutto vede’<br />

(www.miti3000.it).”<br />

<strong>La</strong> figura è inscritta in un’ arcata, e regge la spada, con la punta in basso e la bilancia, il cui<br />

giogo è retto dal becco di una colomba dorata, simbolo <strong>della</strong> ratio. Nelle due lunette in alto<br />

ai lati, vi sono a destra Atena, dea <strong>della</strong> prudenza e <strong>della</strong> sapienza, mentre a sinistra il suo<br />

attributo, la civetta, simbolo di sagacia.


Tarocchi delle Vetrate<br />

Questo mazzo, disegnato da Luigi Scapini, riproduce sulla carta l’arte e la<br />

tecnica utilizzate per la decorazione delle vetrate dal gotico in poi.<br />

I contorni risultano netti e spessi, secondo la tecnica del cloisonnisme, i<br />

riempimenti, invece, sono dati da diversi accostamenti di colore, molto<br />

accesi, che, trapassati dalla luce, dovevano ricevere l’effetto <strong>della</strong> terza<br />

dimensione. Le 78 carte sono nominate e numerate, per quanto riguarda<br />

gli arcani maggiori, mentre per quelli minori non vi è né indicazione<br />

nominale né numerica.<br />

Luigi Scapini, come afferma nel libello allegato al mazzo, ha deciso di<br />

utilizzare il cloisonnisme proprio per tentare di restituire l’atmosfera del<br />

periodo, tardogotico, in cui i <strong>tarocchi</strong> sono nati.<br />

Secondo Scapini, infatti, i <strong>tarocchi</strong> sarebbero nati come una riflessione sul mondo e<br />

sull’universo tardomedievale e si sarebbero evoluti nel corso delle diverse epoche.<br />

Riguardo alla carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>, essa prende spunto dal rosone nord di Notre Dame di <strong>La</strong>on,<br />

che raffigura la Filosofia. Alla figura femminile sono associati la bilancia e la spada, il sole e la<br />

luna. Elemento particolare è la scala: dalla fine del medioevo la topologia del palazzo di<br />

giustizia cambia, si isola rispetto alla città e diventa imponente, riprendendo la conformazione<br />

del Tempio <strong>della</strong> Ragione. È in questo momento che la scala acquisisce importanza, a<br />

simboleggiare l’ingresso e il passaggio dalla città al luogo <strong>della</strong> giustizia.


la sgocciolatura.<br />

Tarocchi dell’Orror<br />

Questo mazzo di <strong>tarocchi</strong>, disegnato da Giovanni Maiotti e pubblicato<br />

nel 1987, presenta un vasto repertorio di personaggi e temi presenti<br />

nei migliori film e fumetti dell’orrore.<br />

Il mazzo, formato da 78 carte, presenta i 22 arcani maggiori, che<br />

raffigurano personaggi o situazioni orrorifiche, capovolgendo, e quindi<br />

stemperando, la solennità e la serietà propria <strong>della</strong> maggior parte dei<br />

mazzi di <strong>tarocchi</strong>; i 56 arcani minori, che recano la divisione in semi<br />

tradizionali, presentano la stessa immagine per le carte numerali da<br />

uno a dieci e immagini più articolate per le carte figurali.<br />

I numeri utilizzati per gli arcani maggiori sono quelli romani, mentre<br />

quelli arabi sono utilizzati per gli arcani minori.<br />

Ogni carta reca il suo nome scritto in maiuscolo con un font che simula<br />

<strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong> qui rappresentata è anomala: non presenta né l’attributo <strong>della</strong> bilancia né la<br />

spada; più che una <strong>Giustizia</strong> allegorica e simbolica sembra una <strong>Giustizia</strong> molto terrena,<br />

caratterizzata dalla toga (mal rattoppata), dal martelletto (inoperoso, poiché caduto giace a<br />

terra), e dalla fascia di rappresentanza. Ciò che lascia spaesati è il fatto che la <strong>Giustizia</strong> sia in<br />

realtà un manichino malridotto, che indossi una maschera, dietro la quale si nota<br />

l’espressione malevola, e che sotto la toga nasconda scheletri e ossa.


Tarocchi Elemental<br />

I <strong>tarocchi</strong> Elemental, pubblicati nel 1988 da Dolphin e Doubleday,<br />

prendono il nome dal fatto che i semi degli arcani minori sono<br />

identificati , oltre che con i semi italiani, anche dagli elementi<br />

naturali ad essi corrispondenti. Anch’essi, come il mazzo Bifrost,<br />

condensano diverse tradizioni occultistiche, tentando di eliminare le<br />

varie contraddizioni che spesso si ravvisano nelle teorie legate<br />

all’interpretazione occulta dei <strong>tarocchi</strong>. Ogni carta oltre al nome e<br />

alla numerazione, reca due simboli di tipo astrologico. Le carte<br />

figurali degli arcani minori, invece, sono nominate come figlio,<br />

figlia, madre e padre.<br />

<strong>La</strong> carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>, denominata legge, sotto reca l’iscrizione system; al centro, una figura<br />

bendata e seduta regge una spada con la punta rivolta verso il basso. <strong>La</strong> struttura<br />

circondante la figura è una bilancia, il cui perno sembra ricalcare la figura di una divinità<br />

egizia; sui due piatti, vi sono un peso (a sinistra) e una piuma di struzzo (a destra): risulta<br />

evidente il richiamo alla simbologia egizia e alla dea Ma’at. Sullo sfondo, di colore giallo<br />

acceso, che pare irradiarsi dalla figura centrale, vi sono degli occhi ordinatamente disposti;


Si può procedere, perciò, articolando sul quadrato semiotico la categoria assiologica <strong>della</strong><br />

vista:<br />

VEDENTE CIECO<br />

NON CIECO<br />

VISTA<br />

NON VEDENTE<br />

Ponendo come contrari vedente e cieco, da cui discendono i subcontrari non vedente e non<br />

cieco, si può notare che figura e sfondo non appartengono al primo asse, bensì al secondo:<br />

lo sfondo è non cieco, in quanto ad esso è demandata la funzione del vedere, mentre la<br />

figura, in quanto bendata, è non cieca: non si sa bene cosa ci sia dietro la benda che porta la<br />

<strong>Giustizia</strong>; certo è che apporre la benda è un gesto compiuto nei casi in cui il soggetto può<br />

vedere, ma non deve; è proprio questo sistema di prescrizioni e interdizioni che rende la<br />

<strong>Giustizia</strong> non cieca, bensì non vedente.<br />

In questa carta, perciò, si instaura una relazione semisimbolica:<br />

figura:sfondo=non vedente: non cieco<br />

<strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong>, per imparzialità porta la benda; la funzione di controllo, demandata allo<br />

sfondo, è restituita con questo insieme di occhi che, moltiplicati, vigilano sull’operato<br />

<strong>della</strong> figura, garantendone l’equità.


Tarocchi Wonderland<br />

I <strong>tarocchi</strong> Wonderland, del 1989, derivano, iconograficamente, dalle<br />

illustrazioni di sir John Tenniel, illustratore di Alice nel paese delle<br />

meraviglie; esse sono state riadattate e inserite nel mazzo di Rider-<br />

Waite.<br />

Gli arcani maggiori del mazzo portano il nome nella striscia inferiore,<br />

mentre il numero romano nella parte superiore; gli arcani minori,<br />

divisi in macinino del pepe-bastoni, cappelli-coppe, fenicotteri-spade e<br />

ostriche-denari portano anche il seme e il numero o la lettera del<br />

corrispondente mazzo francese.<br />

<strong>La</strong> raffigurazione <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> in questo mazzo fa riferimento al<br />

personaggio di papà William, protagonista <strong>della</strong> filastrocca che Alice<br />

recita in presenza del brucaliffo. I primi versi <strong>della</strong> filastrocca recitano:<br />

“Perché, papà William", disse il figlio "t'ostini a camminare a testa in<br />

giù?/<strong>La</strong> tua chioma è già bianca come un giglio, queste cose non le devi fare più"./Papà<br />

William disse: "In gioventù temevo di farmi male al cervello./Ma ora che il cervello non l'ho<br />

più, lo faccio, lo rifaccio, ed è più bello/.<br />

In questa carta papà William è raffigurato a testa in giù, mentre regge la bilancia sulla punta<br />

dei piedi. <strong>La</strong> bilancia è in pari, è la figura stessa <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> che è rovesciata. Sullo sfondo,<br />

come per i <strong>tarocchi</strong> Rider-Waite, vi sono due colonne, uguali tra loro perché giustizia è<br />

equità e il panno viola, amalgama degli opposti rosso e blu.


Tarocchi di Albrecht Durer<br />

Il mazzo di <strong>tarocchi</strong> ispirato ad Albrecht Dürer, realizzato da Giacinto<br />

Gaudenzi e Manfredi Toraldo nel 1990, e create in stile, con alcune<br />

figure riprese da opere dell’incisore tedesco.<br />

Ogni arcano maggiore presenta, al di sotto di ogni figura, un motto.<br />

Esaminando la carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>, essa riporta il motto “est modus in<br />

rebus” (esiste una giusta misura nelle cose).<br />

<strong>La</strong> figura <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> è qui rappresentata alata e bendata, nuda, con<br />

una bilancia nella mano sinistra e una mela nella mano destra, le catene<br />

ai polsi e un cane dormiente ai piedi.<br />

Mentre il cane sembra ripreso dall’incisione<br />

Melancholia I, la figura si ispira a un’incisione<br />

dell’artista tedesco, raffigurante Nemesi; questa era<br />

“dea <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> e <strong>della</strong> vendetta, perseguitava<br />

i malvagi e coloro i quali non facevano buon uso dei doni avuti dalla sorte.<br />

Essa tormentava senza tregua chiunque infrangeva le regole”<br />

(www.miti3000.it).<br />

Gaudenzi ha rappresentato la <strong>Giustizia</strong> alla tedesca, bendata, con<br />

l’orecchio rivolto all’osservatore, la bilancia in pari e però con le catene ai<br />

polsi e una mela, attributi insoliti; la mela potrebbe essere un riferimento<br />

al peccato compiuto da Adamo ed Eva, così come le catene: non vi è giustizia libera e giusta<br />

con il peccato originale.


I ventidue Tarocchi <strong>della</strong> Felicita’<br />

I ventidue Tarocchi <strong>della</strong> Felicità è un mazzo di carte del 1991<br />

disegnato dal ceramista Pasquale Ciliento. Il mazzo è composto dai<br />

soli 22 arcani maggiori, illustrato con la tecnica dell’acquerello e<br />

riprodotto su cartoncino in un numero limitato di esemplari.<br />

Nel libro in allegato, che contiene solo alcune informazioni sulla<br />

storia del tarocco e alcuni consigli pratici per la divinazione, non<br />

sono presenti notizie sul mazzo di carte.<br />

Sono evidenti, però, ad un primo sguardo, influenze da parte del<br />

pittore italiano Modigliani (specie nei volti) e una certa tendenza ad<br />

atmosfere oniriche.<br />

Le carte sono tutte nominate (nella parte sottostante) e numerate<br />

(all’interno delle immagini)<br />

L’arcano <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>, rappresentata qui seduta su un trono ligneo con una finestrella che si<br />

apre verso lo sfondo, porta con sé gli attributi <strong>della</strong> bilancia (in pari), <strong>della</strong> spada (con la punta<br />

alta) e <strong>della</strong> civetta, attributo solitamente <strong>della</strong> dea Atena, presente anche nella carta dei<br />

Tarocchi del Rinascimento. <strong>La</strong> particolarità <strong>della</strong> carta riguarda qui la figura, che, né vedente,<br />

né bendata, è rappresentata col volto che pare di una bambola di pezza, cucito nel mezzo, con<br />

un occhio applicato nella parte destra del viso.


Tarocchi Art Noveau<br />

Questo mazzo di <strong>tarocchi</strong>, illustrato da Antonella Castelli, è detto Art<br />

Nouveau poiché riprende, nella grafica, lo stile tipico degli anni a cavallo<br />

tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. I motivi tipici <strong>della</strong><br />

corrente artistica, l’uso di forme curvilinee e fluide, con un diretto<br />

richiamo alla natura, grazie alla presenza di motivi floreali, l’uso di nuovi<br />

materiali, quali il metallo, per la mo<strong>della</strong>bilità, sono tutti ripresentati in<br />

questo mazzo, con un richiamo particolare all’arte e alle affiches del ceco<br />

Alfons Mucha.<br />

Il mazzo conta 78 carte, gli arcani maggiori portano il numero romano,<br />

mentre i semi degli arcani minori sono quelli italiani.<br />

Particolarità del mazzo è la presenza quasi totalizzante di figure di tipo<br />

femminile in confronto a quelle maschili, probabilmente per richiamo allo<br />

stile e alle opere Art Nouveau, in cui le figure muliebri sono preminenti.<br />

Nella carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> manca, rispetto alle rappresentazioni canoniche, la spada. Qui la<br />

donna regge solo la bilancia, con i piatti in perfetto equilibrio e le giunture a spirale, quasi a<br />

voler dare una versione morbida e art nouveau dell’oggetto. Sul seno <strong>della</strong> donna, non<br />

coperto dal vestito, vi è una sorta di ciondolo a forma di viso, i cui capelli avvolgono la parte<br />

superiore del busto <strong>della</strong> donna. <strong>La</strong> veste, di colore celeste chiaro, è in chiara rima coloristica<br />

con i fiori alle spalle <strong>della</strong> donna.


Tarocchi marsigliesi<br />

Jodorowsky-Camoin<br />

I <strong>tarocchi</strong> marsigliesi Jodorowsky-Camoin nascono dal desiderio<br />

dell’artista Alejandro Jodorowsky di voler ritrovare il mazzo di<br />

<strong>tarocchi</strong> originario, perduto nella storia a causa delle copiature e delle<br />

diverse ristampe.<br />

Dopo aver studiato i <strong>tarocchi</strong> su diversi mazzi (da quello di Raider-<br />

Waite a quello di Marteau) Jodorowsky decide di procedere al<br />

restauro, collaborando assieme a Philippe Camoin, discendente<br />

diretto di Nicolas Conver.<br />

Con l’aiuto anche <strong>della</strong> famiglia Camoin i due sono riusciti a<br />

recuperare diverse fonti su cui lavorare e attraverso cui ricostruire il<br />

tarocco marsigliese originario.<br />

Durante il restauro, scrive Jodorowsky in <strong>La</strong> via dei <strong>tarocchi</strong>, ricostruendo le carte, si è reso<br />

conto di dover riformulare la lettura che fino ad allora aveva dato a ogni arcano: secondo<br />

Jodorowky, infatti, gli arcani, nel complesso, formano un percorso unico, progressivo, ma<br />

anche di rimandi da carta a carta, da simbolo a simbolo.<br />

Nella lettura dei <strong>tarocchi</strong> Jodorowsky fonda il suo metodo sulla cabala, sulla numerologia,<br />

ma soprattutto guarda alle rappresentazioni, ascolta i <strong>tarocchi</strong>; le immagini degli arcani,<br />

secondo lui parlano, in base agli attributi che mostrano.


Jodorowsky, a proposito <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> scrive “<strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong>, numero VIII simboleggia la<br />

perfezione […] L’8, nei numeri arabi è formato da due cerchi sovrapposti: perfezione in cielo e<br />

sulla terra. Nella numerologia dei <strong>tarocchi</strong> è anche un doppio quadrato: stabilità nel mondo<br />

materiale e nel mondo spirituale.” (Jodorowsky p.181) e continua “*…] ma equilibrio e<br />

perfezione non sono sinonimi di simmetria” (Jodorowksy p. 181).<br />

Questa carta, infatti, è strutturata asimmetricamente: la colonnina destra del trono è più alta<br />

e termina con una sfera, la collana sale maggiormente sul lato destro, la bilancia non è in<br />

perfetto equilibrio, poiché il gomito destro ne condiziona l’andamento, e la spada non è<br />

parallela alla colonnina del trono.<br />

<strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong> dei <strong>tarocchi</strong> Jodorowsky-Camoin si allontana dalla <strong>rappresentazione</strong> canonica: è<br />

una giustizia che coniuga il divino (il terzo occhio posto sull’acconciatura, lo sguardo diretto<br />

negli occhi dello spettatore, l’asimmetria che necessita di un sostegno ispirato alla<br />

misericordia divina) e l’umano (la sua imperfezione quasi naturale il suo aspetto terreno).<br />

Non solo gli attributi sono importanti nella lettura di questo mazzo, ma anche i colori; il<br />

colore viola simboleggia saggezza, l’azzurro vicino alla bilancia indica la spiritualità dello<br />

spettatore, l’azzurro <strong>della</strong> lama “è essenziale, perché serve per troncare il superfluo, per<br />

separare l’utile dall’inutile” (Jodorowky, p. 182).<br />

Inoltre la mano che regge la bilancia simboleggia unità (le dita si congiungono col pollice),<br />

mentre le impronte sul lato destro del vestito indicano regalità.


Tarocchi Buckland Romani<br />

Il mazzo Buckland-Romani, realizzato, come suggerisce il nome, da Ray<br />

Buckland, fondatore <strong>della</strong> Wicca americana, in collaborazione con<br />

l’illustratrice Lisanne <strong>La</strong>ke, riprende, come afferma lo stesso Buckland,<br />

le atmosfere romantiche del popolo rom. Le 78 carte non portano il<br />

nome, ma solo la numerazione, e rappresentano momenti di vita dei<br />

gitani. Ricorrente in molte carte è la ruota, in forme diverse, richiamo<br />

evidente alla bandiera rom (che invece è presente come retro delle<br />

carte). Noti ai gagé (i non rom) per il nomadismo e per la differente<br />

strutturazione sociale, i rom basano il loro ordine sull’appartenenza al<br />

clan, diviso in famiglie (allargate e non). <strong>La</strong> risoluzione delle contese,<br />

invece, è affidata a diversi sistemi di ricomposizione: triadiche, in cui un<br />

terzo interviene per dirimere la questione e il cui giudizio è vincolante;<br />

diadiche, in cui interviene comunque un terzo, il cui giudizio non è<br />

vincolante.<br />

Il sistema di valori, invece, è un sistema non scritto, che non distingue tra consuetudine e<br />

legge scritta, che si tramanda di padre in figlio ed è basato sulle relazioni interfamiliari.<br />

<strong>La</strong> carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>, numerata con l’undici, presenta tre persone, due in basso e una terza<br />

più in alto, al centro; questa alza un pugnale, e tiene un bastone, e probabilmente è colui che<br />

dirime la controversia, poiché i due sono rivolti verso di lui. Dietro la figura centrale vi è la<br />

ruota, colorata in bianco e azzurro.


Tarocchi dei Santi<br />

Nei Tarocchi dei Santi , pubblicati nel 2001, a ogni arcano maggiore<br />

è associata la figura di un santo. Oltre a presentare ogni santo con i<br />

suoi attributi iconografici, esso è raffigurato in un episodio rilevante<br />

<strong>della</strong> sua vita. Ogni carta reca nella parte inferiore il numero romano<br />

<strong>della</strong> carta, il nome del santo e il nome <strong>della</strong> carta.<br />

Gli arcani minori, invece, raffigurano storie delle vite dei santi. Il<br />

mazzo è un crogiolo di filosofia neoplatonica, gnosticismo cristiano<br />

e misticismo, associati, assieme alle vite dei santi, alla simbologia<br />

propria dei <strong>tarocchi</strong>.<br />

Per l’arcano <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> è stato scelto come santo San Michele, spesso raffigurato<br />

con bilancia e spada nell’iconografia del Giudizio Universale, in quanto a lui è<br />

demandato il compito <strong>della</strong> pesa delle anime. Inoltre è qui raffigurato nell’atto di<br />

calpestare un drago, in quanto, come si legge nell’Apocalisse, egli è l'angelo che guida<br />

gli altri angeli nella battaglia contro il drago, che rappresenta il demonio.


Tarocchi di Bruegel<br />

I <strong>tarocchi</strong> di Bruegel, eseguiti da Guido Zibordi Marchesi nel 2003, si<br />

ispirano alle raffigurazioni del pittore fiammingo Pieter Bruegel “il<br />

vecchio”. Nel libro che accompagna il mazzo ad ogni arcano è associato<br />

un proverbio. “Rigore e Indulgenza” è il detto associato alla carta <strong>della</strong><br />

<strong>Giustizia</strong>. Ispirandosi all’iconografia di Bruegel, Zibordi Marchesi illustra<br />

ogni arcano con scene di vita calate spesso in un contesto quotidiano.<br />

Nel mazzo le figure protagoniste di ogni carta sono evidenziate<br />

mediante il colore, mentre lo sfondo si mantiene su toni seppiati.<br />

Nella carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>, mentre sullo sfondo sono raffigurate scene<br />

di vita quotidiana (in alto) e un dialogo fra giudici (in basso),<br />

riconoscibili dal copricapo caratteristico, in primo piano vi sono due<br />

figure. Partendo dalla sinistra vi è la <strong>Giustizia</strong>, riconoscibile per i due attributi principali, la<br />

bilancia e la spada, accompagnata da una figura decorata d’alloro, presumibilmente la pace.<br />

<strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong> è vestita di abiti contadini, con guanti e pettorina di metallo, su cui vi è scritto<br />

lex. Risulta, quindi, come se la <strong>Giustizia</strong>, fondamento <strong>della</strong> legge, facesse <strong>della</strong> legge stessa<br />

la sua protezione e il suo strumento d’esercizio (in quanto vi è una rima di colore tra<br />

l’armatura e gli attributi).


Contrariamente a quanto ciò faccia pensare ad una giustizia calata nel quotidiano, pronta ad<br />

agire, grazie anche a strumenti solidi che ne proteggono il fondamento e l’azione, nel<br />

libretto si legge “VII – <strong>La</strong> <strong>Giustizia</strong>. Rigore e indulgenza. <strong>La</strong> giustizia è orribile e non è<br />

accompagnata dalla misericordia. Una legge sula pietra è pietra, una legge sul petto è vita.”<br />

(AAVV, I Tarocchi di Bruegel p. 19).<br />

Il passo fa riferimento ad un altro elemento presente nell’arcano: l’iscrizione sulla pietra, in<br />

basso a sinistra, <strong>della</strong> parola lex, la stessa inscritta sul petto <strong>della</strong> donna.<br />

Procedendo con il discorso delle rime coloristiche, vi è una contrapposizione interessante:<br />

periferico-seppia:centrale-colorato=legge non animata:legge animata.<br />

<strong>La</strong> legge sulla pietra, color seppia, posta nell’angolo <strong>della</strong> raffigurazione, farebbe, quindi,<br />

riferimento al discorso dei giudici, rappresentati appena dietro, mentre la legge inscritta<br />

sull’armatura <strong>della</strong> donna, in posizione centrale, a colori e posta, inoltre in un punto come il<br />

petto, vicino al cuore, il centro del corpo, sarebbe una legge viva, agente, pronta.<br />

Ultimo elemento è la figura decorata d’alloro, che segue immediatamente la <strong>Giustizia</strong>: se<br />

identificata con la pace, la lettura finale dell’arcano sembrerebbe propendere per una<br />

giustizia che, in quanto viva e agente, pronta a dirimere i conflitti, porta con sé pace,<br />

concordia e armonia.<br />

Se invece si presta attenzione alla descrizione presente nel libro, la figura decorata d’alloro<br />

potrebbe essere identificata con la misericordia, che, quindi, accompagna l’operato <strong>della</strong><br />

giustizia, mitigandone l’azione e portando, in ogni caso, armonia, secondo il principio per<br />

cui la sentenza si pronunci secondo giustizia, ma la pena sia data secondo misericordia.


Tarocchi di Leonardo da Vinci<br />

I <strong>tarocchi</strong> di Leonardo da Vinci, pubblicati dallo scarabeo nel 2003 e<br />

illustrati da Iassen Ghiusilev (per gli arcani maggiori) e A.A. Atanassov<br />

(per gli arcani minori), costituiscono una meravigliosa sintesi dell’opera<br />

di uno dei maestri del Rinascimento italiano.<br />

Formato da 78 carte, ognuna delle quali reca il nome ai quattro angoli<br />

e il numero romano al centro nella parte superiore, ha con sé diverse<br />

particolarità: nella cornice esterna, sui due lati destro e sinistro, vi sono<br />

le estremità di quelli che sembrerebbero il quadrato e il cerchio entro<br />

cui l’uomo vitruviano è inquadrato. In ogni carta degli arcani maggiori<br />

vi è anche una parte dedicata, riprendendo l’abitudine leonardesca, ad<br />

un appunto, scritto da destra verso sinistra, proprio come spesso si<br />

trova nei manoscritti e negli studi dell’artista. All’interno del mazzo<br />

ricorrono molti soggetti tratti dalle opere (<strong>La</strong> Papessa-<strong>La</strong> Gioconda,<br />

Asso di Denari-L’uomo vitruviano).<br />

Nella carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> nell’angolo superiore destro vi è la parte dedicata all’appunto: sotto<br />

la scritta la giustizia vi è una piccola bilancia schematizzata; la figura protagonista vestita di<br />

nero e seduta porta in mano una spada con la spada verso l’alto e uno specchio, di solito<br />

attributo <strong>della</strong> prudenza, nel quale si riflette un volto canuto con le sembianze di Leonardo<br />

da Vinci stesso.


Tarocchi Spirit World<br />

I <strong>tarocchi</strong> Spirit World (o Tarocchi delle Presenze), illustrati da Roberto<br />

de Angelis, nascono con l’intento di creare una sorta di terra di mezzo<br />

per esplorare i confini tra la vita reale e il mondo dell’invisibile. Ogni<br />

carta è strutturata sovrapponendo due immagini, una, a colori che fa<br />

riferimento alla vita reale, e l’altra, rappresentata quasi a mo’ di<br />

ombra, che riguarda una presenza; il mazzo è diviso in cinque: arcani<br />

maggiori – dei e i demoni potenti, bastoni – demoni minori, coppe –<br />

influenze benevole, spade – angeli, denari – spiriti antenati.<br />

Il mazzo, per quanto in stile realistico, presenta livelli differenti di<br />

comprensione e di significato; le presenze qui rappresentate sono di<br />

diverso tipo: non solo benevoli o maligni, ma di diverso tipo e con<br />

differenti caratterizzazioni (spaventosi o rassicuranti, con fattezze di<br />

tipo umano e non).<br />

<strong>La</strong> carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> presenta qui, in primo piano e a colori, un uomo di legge che, oltre a<br />

portare la bilancia in pari e la spada alta, guarda con fare trionfante, al di fuori <strong>della</strong> cornice,<br />

in lontananza, probabilmente la scena che riguarda la presenza, la quale al fruitore viene<br />

presentata in negativo solo tramite l’ombra sullo sfondo. Si parla qui di una giustizia messa in<br />

pratica, che agisce con equità (bilancia in pari). In questa carta vengono rappresentati,<br />

tramite i simboli, sia la parte del giudizio che quella <strong>della</strong> sanzione; si assiste, perciò, ad una<br />

<strong>rappresentazione</strong> completa <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>.


Tarocchi Transparent<br />

I <strong>tarocchi</strong> Transparent, creati da Emily Carding, sono un mazzo<br />

davvero innovativo: ogni carta è formata da un’immagine centrale e<br />

da una cornice esterna divisa in sezioni sulla parte inferiore e<br />

superiore e non divisa sui lati. Gli arcani maggiori sono costituiti per<br />

lo più da immagini simboliche molto semplificate, gli arcani minori<br />

invece recano figure umane (di media grandezza per le carte con re,<br />

regina, cavaliere e fante, di piccola grandezza per<br />

le carte numerali.) <strong>La</strong> particolarità di questo mazzo<br />

sta nel fatto che le carte sono effettivamente<br />

trasparenti. Ciò spiega molto riguardo la<br />

stilizzazione delle figure che, poiché<br />

sovrapponibili, possono essere combinate insieme<br />

e dare vita a unioni uniche.<br />

<strong>La</strong> carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> raffigura i due attributi che di solito accompagnano la figura femminile:<br />

una bilancia molto stilizzata, con una leva molto flessibile che è retta al centro dalla punta <strong>della</strong><br />

spada. Sebbene la bilancia sia perfettamente in equilibrio e la carta in sé non faccia pensare<br />

che non vi sia equità, il fatto che la punta <strong>della</strong> spada sia la responsabile dell’equilibrio è un<br />

fatto non indifferente: è un equilibrio precario e, in un certo senso, doloroso: fa pensare che<br />

solo la punizione, rappresentata attraverso lo strumento tramite cui essa viene esercitata, sia la<br />

responsabili e il garante di equità e di giustizia stessa.


seme.<br />

Tarocchi Tattoed<br />

I <strong>tarocchi</strong> Tattoed, pubblicati nel 2006 e illustrati da Cristiano Spadoni, sono<br />

un mazzo di 78 carte, con la particolarità per cui ogni carta, e ogni figura<br />

recano un simbolo tatuato.<br />

Il mazzo è strutturato in maniera diversa tra arcani maggiori e minori: i 22<br />

trionfi sono tutti decorati con una figura che, stagliandosi su uno sfondo<br />

abbastanza astratto e poco dettagliato, porta sulla sua pelle il tatuaggio del<br />

trionfo corrispondente dal mazzo marsigliese, e uno o più simboli legati alla<br />

<strong>rappresentazione</strong> <strong>della</strong> carta.<br />

Gli arcani minori, invece, sono divisi in quattro semi di tipo italiano, che<br />

sono contrassegnati ognuno da un colore diverso (giallo arancio-denari,<br />

celeste-spade, azzurro-coppe, rosso-bastoni) e recano, oltre alla figura<br />

tatuata, anche il simbolo che le è stato assegnato; i simboli e i colori sono<br />

assegnati tematicamente in base al significato generale attribuito a ogni<br />

<strong>La</strong> carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> reca una figura femminile bendata che regge una spada con la punta in<br />

alto. Sopra di essa, nel cielo color giallo-arancio, vi è la bilancia, retta da nessuno, e in pari.<br />

L’aspetto interessante di questa carta è la mise en abyme a cui si assiste: lo sfondo, il primo<br />

livello, è una <strong>Giustizia</strong> in quanto contiene l’elemento bilancia; la figura, bendata e con la spada,<br />

contenuta dallo sfondo, è a sua volta una <strong>Giustizia</strong> che ne contiene una terza, del tatuaggio, in<br />

cui si riverberano i simboli presenti nei due livelli superiori, e in cui si fa riferimento ad uno dei<br />

mazzi più conosciuti, quello dei <strong>tarocchi</strong> marsigliesi.


Tarocchi Bifrost<br />

I <strong>tarocchi</strong> Bifrost sono il frutto di diverse tradizioni occultistiche, gli<br />

insegnamenti <strong>della</strong> Golden Dawn con le influenze di Aleister<br />

Crowley, Rider-Waite, Timothy Leary e Anton <strong>La</strong>Vey.<br />

Il mazzo rispecchia la fusione delle differenti correnti di pensiero<br />

dell’occulto e dell’alchimia e si presenta come la <strong>rappresentazione</strong><br />

di un microcosmo che riflette le tendenze dell’universo dell’uomo<br />

contemporaneo.<br />

Le 78 carte presentano la denominazione sotto, mentre la<br />

numerazione è posta sopra, in numeri romani per quanto riguarda<br />

gli arcani maggiori.<br />

<strong>La</strong> carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> riprende, nella disposizione generale, la carta<br />

dell’Accomodamento nel mazzo di Aleister Crowley.<br />

Nella carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> la figura femminile è racchiusa da quattro nuvole, simili alle sfere<br />

dell’Accomodamento; essa è bendata, indossa una tunica color turchese ed è inscritta in un<br />

rombo, formato dai piatti <strong>della</strong> bilancia e dai loro prolungamenti. Porta in mano la spada con la<br />

punta in basso tenuta tra i piedi, e un libro, simbolo <strong>della</strong> legge scritta.<br />

Sui piatti vi sono i simboli dell’alpha e dell’omega, mentre ciò che regge la bilancia, è un<br />

cerchio di metallo in cui vi è il simbolo dello yin e dello yang, dell’equilibrio.


Tarocchi Shadowscapes<br />

Il mazzo di carte Shadowscapes, illustrato da Stephanie Pui-Mun <strong>La</strong>w<br />

con la tecnica dell’acquerello in stile fantasy, mostra un mondo<br />

popolato da donne-fate, uomini-elfi, abitanti di mondi lontani legati al<br />

mondo dei boschi e delle foreste, dei castelli incantati, e degli animali<br />

fantastici. Le atmosfere sembrano tutte sospese, le figure sono filiformi<br />

e fragili, i colori delicati.<br />

Sia gli arcani maggiori che quelli minori (comprese le figure di corte),<br />

non sono né numerati né nominati (probabilmente ciò lo rende un<br />

mazzo poco intuitivo), anche se le 56 carte minori sono divise nei<br />

quattro semi italiani e ad ogni seme sono assegnati un ambiente e un<br />

colore predominanti (verde foresta-denari, viola-spade, celeste marecoppe<br />

e rosso montagna-bastoni).<br />

<strong>La</strong> carta <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> presenta una figura femminile e alata, che sembra ricordare la figura<br />

mitologica di Nemesi.<br />

Quasi sospesa nell’aria, vicino ad un ramo e circondata da uno sciame di farfalle colorate, essa<br />

porta con sé la bilancia, in pari, intorno alla quale si concentra lo sciame e una piuma: dalla<br />

fisionomia non sembrerebbe la piuma di struzzo <strong>della</strong> dea Ma’at, ma probabilmente contiene<br />

comunque il riferimento; inoltre sulla fronte <strong>della</strong> donna sembra esserci un terzo occhio.


Conclusioni<br />

Nel tentativo di tracciare alcune conclusioni, per una storia spaziale e temporale degli attributi<br />

e <strong>della</strong> <strong>rappresentazione</strong> <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>, si nota subito come dalla loro comparsa (metà del<br />

1400 circa), in ambito strettamente italiano, fino alla loro esportazione in Francia (metà del<br />

1600 circa, con i Tarocchi Anonimi Parigini), gli attributi utilizzati e mantenuti siano quelli<br />

canonici, per quanto riguarda l’ambito sud-europeo: la bilancia e la spada.<br />

È proprio con la diffusione in ambito francese che la faccenda si complica: i Tarocchi Anonimi<br />

Parigini, che indicano quasi un punto di svolta, appaiono già una commistione interessante: la<br />

<strong>Giustizia</strong>, con i due attributi canonici <strong>della</strong> bilancia e <strong>della</strong> spada, viene arricchita dal volto<br />

bifronte (attributo <strong>della</strong> Prudenza), e dalla benda: questo attributo, proveniente dal nord<br />

Europa, presente in questo mazzo, è il primo caso di contaminazione <strong>della</strong> <strong>rappresentazione</strong><br />

<strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong>. Altro sintomo di remix è il fatto che i <strong>tarocchi</strong> importati in Francia, chiamati<br />

italiani, pian piano assumono la denominazione di marsigliesi, dando vita ad uno dei mazzi più<br />

famosi <strong>della</strong> storia del tarocco.<br />

È, infine, molto naturale parlare di remix nel momento in cui entrano in gioco diversi fattori<br />

abbastanza determinanti, quali l’inizio <strong>della</strong> tradizione occultistica e la creazione di un’infinità<br />

di mazzi in rapporto a quanti sono i maestri e i cartomanti, una contaminazione tra arte e<br />

<strong>tarocchi</strong>, che porta molti artisti e illustratori a contatto con questo supporto e infine la<br />

produzione di mazzi, sia proveniente dagli Stati Uniti, che per gli Stati Uniti.


Diffusione <strong>della</strong> cartomanzia: con la diffusione <strong>della</strong> cartomanzia e con la creazione, quasi<br />

personalizzata, di carte diverse a seconda del maestro cartomante, si assiste ad una crescita<br />

numerica dei diversi mazzi, cui corrisponde una varietà nella composizione delle figure, che<br />

devono quadrare con gli insegnamenti di ogni occultista;<br />

Diffusione dei mazzi d’artista: anche la diffusione di questo supporto presso gli artisti<br />

incrementa il numero <strong>della</strong> produzione di mazzi; i <strong>tarocchi</strong>, in più, diventano luogo privilegiato<br />

di riflessione sui simboli e sugli attributi da utilizzare nelle rappresentazioni.<br />

Produzione U.S.A.: anche il luogo in cui vengono prodotti e per cui vengono prodotti influenza<br />

i mazzi; da sempre gli Stati Uniti vengono considerati il luogo del meltin’ pot culturale per<br />

antonomasia.


Così, mentre tra ‘700 e ‘800 si può notare ancora a un largo utilizzo degli attributi canonici,<br />

riadattati per le diverse mode occultistiche (quella egizianista ad esempio), tra fine ‘800 e<br />

‘900, fino ai giorni nostri, si assiste a diversi cambiamenti: la benda compare molto più spesso,<br />

indifferentemente dal luogo di produzione del mazzo, mentre prima era un attributo<br />

prettamente nordeuropeo; vi sono diverse tendenze di arricchimento dei mazzi, con il<br />

recupero di altri attributi (ad esempio la civetta, il ricorso alla mitologia), si assiste a delle<br />

varianti anche ironiche e giocose (Tarocchi dell’Orror).<br />

Ad un’abbondanza di attributi da un lato, inoltre, corrisponde, dall’altro, una riduzione<br />

minimale del simbolo (Tarocchi Transparent).<br />

Vi è, inoltre, un rinnovato interesse per il tarocco, tale da avviare operazioni di restauro di<br />

diversi mazzi, o di ricerche delle iconografie originali. In questo filone si iscrive la<br />

pubblicazione di diversi mazzi d’artista (come ad esempio quello di Dürer o quello di Bruegel),<br />

illustrati alla maniera di.<br />

<strong>La</strong> varietà dei risultati fin’ora considerati, in ultimo, deriva da un’analisi occidentale del<br />

fenomeno. Per criteri di ritaglio del testo, infatti, si è scelto dall’inizio di escludere una ricerca<br />

in ambito orientale, sebbene i mazzi e le rappresentazioni <strong>della</strong> <strong>Giustizia</strong> ci siano e vengano<br />

declinate in maniera a volte del tutto diversa. Rimane questo, infatti, un punto da esplorare,<br />

nel tentativo di arricchire sempre più questo panorama di ricerca.


Bibliografia e Webografia<br />

-AAVV, 2001, L’arte dei <strong>tarocchi</strong>, Fabbri, Milano.<br />

-Banzhaf, A.H., 1991, Der Crowley Tarot, Hugendubel Verlang, Munchen, tr. it., I <strong>tarocchi</strong> di<br />

Crowley, Hermes edizioni, Roma, 1996.<br />

-Ingallati, M.L., 2008, I <strong>tarocchi</strong> parlano: storia e metodo per conoscere e imparare il<br />

Tarocchino di Bologna, Pendragon, Bologna.<br />

-Jodorowsky, A., Costa, M., 2004, <strong>La</strong> via del tarot, Random House Spanish, tr. it., <strong>La</strong> via dei<br />

<strong>tarocchi</strong>, Feltrinelli, Milano, 2005.<br />

-Vitali, A., Zanetti, T., 2005, Il <strong>tarocchi</strong>no di Bologna: storia, iconografia, divinazione dal 15.<br />

al 20. secolo, Martina, Bologna.<br />

http://www.altrodiritto.unifi.it/ricerche/rom/marchi/cap3.htm<br />

http://www.aecletic.net<br />

http://taroteca.multiply.com/<br />

http://www.tarotpedia.com<br />

http://trionfi.com

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