La rappresentazione della Giustizia e i tarocchi - semioticadelvisibile
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Il tarocco e l’occulto<br />
Intorno alla metà del ‘700, con le scoperte riguardanti l’antico Egitto, la moda egizianista<br />
conquistò gli ambienti massonici in cui si era da sempre alla ricerca <strong>della</strong> sapienza perduta.<br />
Cominciarono a circolare idee riguardanti i <strong>tarocchi</strong>, in particolare quella che attribuiva<br />
l’invenzione dei <strong>tarocchi</strong> al dio Toth.<br />
Court de Gebelin: esponente <strong>della</strong> massoneria francese, fu il primo, con uno studio di<br />
comparazione dei miti, a proporre l’ipotesi di un’età dell’oro terminata con la Torre di Babele e<br />
a collegare i <strong>tarocchi</strong> al Libro di Toth. Secondo lui l’etimologia verrebbe da Ta e Ras che<br />
significherebbe sentiero reale <strong>della</strong> vita. Non solo lui, ma anche Fayolle pubblicò degli scritti<br />
con idee più o meno simili. Probabilmente erano idee che circolavano da un po’ negli ambienti<br />
massonici.<br />
Etteila: pseudonimo di Jean Baptiste Aliette, egli fu il primo a sistematizzare<br />
i <strong>tarocchi</strong> in modo da far aderire il mazzo alla derivazione egizia. Secondo<br />
lui i <strong>tarocchi</strong> e il Libro di Toth nacquero da un consiglio di maghi presieduto<br />
da Ermete Trismegisto. Il mazzo originario si perse a causa <strong>della</strong> negligenza<br />
degli incisori medievali e perciò egli si impegnò nella ricerca delle antiche<br />
figure.<br />
Effettuò modifiche al numero e all’iconografia delle carte, in modo da<br />
rappresentare le fasi <strong>della</strong> creazione e diede inizio alle prime pratiche di cartomanzia.