Kuma&Transculturazione Armando Gnisci Nuova ... - Alias Network
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Kuma&<strong>Transculturazione</strong><br />
<strong>Armando</strong> <strong>Gnisci</strong><br />
<strong>Nuova</strong> Kuma&<strong>Transculturazione</strong><br />
Riprende nel 2012 il suo cammino la rivista Kuma che vive e opera dal 2001 e che ora, dopo due<br />
anni di pausa, dovuta alla mia uscita dall’università, si rinnova partecipando ad una nuova<br />
avventura e ad una nuova sede, la Rivista dell’ARTE. La novità non consiste solo nell’annuncio di<br />
un trasloco ma anche della novità di una trasformazione, o meglio, di una co-evoluzione dentro una<br />
“nuova alleanza”. Mi spiego: la prima Kuma, i cui 17 numeri, pubblicati dal 2001 al 2009, sono<br />
consultabili interamente su questo sito, era accompagnata da un sottotitolo programmatico, simile<br />
quasi a un comando: “Creolizzare l’Europa”. Dopo 10 anni a tutti noi risulta che l’Europa stenti a<br />
creolizzarsi, e che tenda addirittura sempre più spesso a volersi suicidare, anche se gli immigrati<br />
non occupano più le pagine di cronaca nera dei giornali come criminali ma sempre più come<br />
vittime. Noi andiamo avanti per la nostra strada che non c’è, se non guardandola all’indietro per ri-<br />
assumerla e innanzi, o meglio, costruendola avanti ai piedi su sentieri semi-selvaggi e dune mobili,<br />
come fecero i nostri antenati romani. “Strada”, infatti, viene da stratum, parola che indicava la<br />
costruzione a strati delle nuovissime vie lastricate e destinate a raggiungere e connettere tutti i punti<br />
di quell’impero. Noi non siamo un impero centralizzato ma una rete di forme e di energie. Ed è<br />
assurdo aspettare che tutti ci vengano dietro compatti, come se fossimo cani-pastore che controllano<br />
continuamente il gregge e lo compattano, oppure, che tutti ci superino. Andiamo in avanti sulla via<br />
della creolizzazione mentale dandoci ora una veduta che focalizziamo in una diversa<br />
conformazione: Kuma&<strong>Transculturazione</strong>. Questa ultima linea, per ora, della nostra cosmovisione<br />
prevede e induce a una azione vera e propria che deve squillare nel lavoro del congiungere e del<br />
tradurre la complessità di un valore transitivo, mondiale e condiviso, partito dalla mia po-etica degli<br />
anni 90 della decolonizzazione e della creolizzazione. In concreto, Kuma&<strong>Transculturazione</strong> – uso<br />
spesso la & così detta “commerciale”, non nel senso del commercio delle imprese di mercato o<br />
delle velenose agenzie di rating yankee, ma di particella minima che segna una giusta e gioiosa<br />
“alliance”, anche attraverso la sua storia: una “et” latina che i copisti dell’Età di Mezzo man mano<br />
trasformarono in un nuovo segno grafico, che sembra un sigillo e non più una abbreviazione; non so<br />
da quando e come la “&” fu chiamata commerciale – presenta una fase più avanzata della ricerca-<br />
azione letteraria e umanistica sintetizzata nella quartina scalare e unitaria di Decolonizzazione-<br />
Mondializzazione-Creolizzazione-<strong>Transculturazione</strong>. Questo trio marca il percorso delle mia lunga<br />
carriera mentale e politica – o, meglio, della repubblica – che risale agli inizi degli anni Ottanta del<br />
secolo passato. La <strong>Transculturazione</strong> è una apertura più vasta alla mondializzazione delle menti.
Eccoci al punto: nel 1992 scrissi un piccolo libro che si intitolava Il rovescio del gioco, presso<br />
l’amico Beniamino Carucci, editore in Roma. Quell’opera, ormai introvabile, trovò ospitalità nel<br />
successivo Creolizzare l’Europa. Letteratura e Migrazione, pubblicato presso l’editore Meltemi di<br />
Roma nel 2003. Anche questo libro, però, è difficilmente trovabile ormai, ma molte biblioteche<br />
italiane lo posseggono. Ne Il rovescio del gioco, lessi e scoprii i primi volumi scritti da stranieri in<br />
Italia in italiano, opera anch’essa neo-stradale perché registrava una novità assoluta dentro<br />
l’orizzonte molto longevo delle nostre patrie lettere. Più tardi (1998) avrei definito la “Letteratura<br />
Italiana della Migrazione” [LIM] come un nuovo “soggetto transculturale”, per la prima volta attivo<br />
nelle nostre patrie lettere millenarie. Nel 1992 commentai quei primi libri come manifestazioni di<br />
una “letteratura nascente” in Italia, lanciando davanti a me e ai miei allievi l’idea che quella<br />
letteratura che nasceva in Italia era un’impresa plurale che si andava manifestando per la prima<br />
volta dentro l’alveo transoceanico della Grande Migrazione planetaria. E la pensai,<br />
contemporaneamente, come una descrizione-traduzione di un “Nuovo Mondo” che si affermava<br />
come una vera nuova forma della “Letteratura del Mondo” colta, addirittura, nel suo avvenire,<br />
nascente e crescente verso il futuro. Anzi, per le letterature nazionali europee e per quelle in lingue<br />
europee – ex-coloniali, come nelle Americhe e in Africa – cominciai ad elaborare l’idea di una loro<br />
mondializzazione in atto da parte non solo e non più dei premi Nobel caraibici e africani, o USA<br />
neri, ma più concretamente e popolarmente, degli scrittori migranti. Del resto, l’inizio del mio<br />
cammino nella comparatistica letteraria accademica era stato il volume La letteratura del mondo,<br />
pubblicato da Carucci nel 1983. In quel palinsesto sedicente mondialista avevo convocato solo<br />
autori europei, da Goethe e Mazzini fino ad Auerbach e Rüdiger. Quella manovra era stata dettata<br />
dall’adesione del mio spirito di allora, era fermo e incantato nello sguardo all’Europa come<br />
“Illuminatio mea”, centro di irradiazione concettuale della letteratura del mondo. Insomma, ero in<br />
pieno eurocentrismo interiore. 10 anni dopo, mi venne innanzi sulla strada della ricerca il “caso” di<br />
una nuova forma della Letteratura mondiale, diventata la più diversa da quella sognata da Goethe.<br />
Essa era espressa nella pancia dell’Europa, oltre che nelle Americhe, nelle lingue europee, ma era<br />
scritta da autori di madrelingua spesso non europea, come gli africani, gli asiatici ecc., o di<br />
madrelingue del Centro e dell’Est dell’Europa, né neo-latine né germaniche e quindi non circolanti,<br />
e spesso ignorate, come le loro nazioni, nell’Europa occidentale. Il cammino della mia ricerca sulle<br />
nuove letterature mondiali in lingue europee mi portò al risultato, molti anni dopo, di arrivare a<br />
traslocare stabilmente la LIM, e tutte le altre opere di scrittori migranti contemporanei in Europa,<br />
nella letteratura del mondo (World Literature) come la vera novità nel gioco-orizzonte più ampio<br />
della mondialità letteraria a cavallo di due secoli-millenni. Questo percorso è certificato dal saggio<br />
“Di cosa parliamo quando parliamo di letteratura mondiale nel XXI secolo?”, nel volume scritto
con le mie allieve, F. Sinopoli e N. Moll, La letteratura del mondo nel XXI secolo, Milano, Bruno<br />
Mondadori 2010. Ora, dopo il “Manifesto transculturale” del maggio 2011, proprio in questa nuova<br />
Kuma&<strong>Transculturazione</strong>, l’azione transculturale e mondialista, dettata dal lavoro critico e<br />
editoriale negli anni a cavallo tra i 90 del XX secolo e gli 1-10 del secolo XXI, si è concretizzata e<br />
si è resa manifesta e condivisibile. Come vedete, infatti, la Sezione transculturale centrale della<br />
nuova Kuma, è intitolata “Letteratura mondiale”. Punto e basta. Essa comprende scritti di saggisti<br />
cubani e cinesi, egiziani e brasiliani, e anche testi di scrittori italiani migranti. Migranti tra le lingue,<br />
tra le vite e tra i continenti, come l’albanese-italiano Ron Kubati, a Chicago, e il somalo-italiano,<br />
ora cittadino australiano, Ali Mumin Ahad, a Melbourne. Loro sono migranti responsabili che dopo<br />
il trasferimento in Italia hanno dovuto migrare anche dall’Italia, per “cause di forza maggiore”,<br />
come si diceva una volta. Ma continuano a scrivere in italiano, oltre che in inglese, come nelle loro<br />
tesi di dottorato anglofono.<br />
Il percorso pubblico della mia ricerca è stato spesso travisato e non accettato, in Italia, sia da parte<br />
degli studiosi di Italianistica che dei pochissimi “studiosi” o recensori dilettanti e scrittori della<br />
LIM. Spero che ora i giovani e bravi nuovi critici italiani non si lascino traviare dalla logica<br />
accademica dei concorsi e riconoscano, anche se non condividendo, una traccia più precisa del mio<br />
lavoro svolto lungo quasi 30 anni, e che i vecchi e nuovi scrittori della migrazione in Italia non<br />
mormorino stancamente che quelli come me hanno costruito una gabbia-ghetto per gli scrittori<br />
immigrati in Italia che meritavano e meritano, piuttosto, di essere riconosciuti come scrittori tout<br />
court ecc. Una sciocchezza che ho tante volte cercato di spiegare e demistificare nella sua ingenua<br />
mendicanza; ancora una volta, e direi l’ultima, nel 2011 in un saggio uscito a giugno sulla rivista<br />
“Prometeo”. Andiamo avanti.<br />
La Via della <strong>Transculturazione</strong>, come vedete qui, ora ha riunito, oltre che scrittori di tutti i<br />
continenti, una compagnia di psichiatri arteterapeuti con una di letterati, stringendo una “nuova<br />
alleanza” che speriamo sia gioiosamente cooperativa e longeva, come sta avvenendo già nelle varie<br />
azioni dell’Associazione <strong>Alias</strong> <strong>Network</strong> www.aliasnetwork.it: da questa Rivista dell’ARTE alla<br />
webtv avviata ad aprile 2011 con le mie “Lezioni transculturali”, alla fondazione, presso la<br />
Biblioteca Comunale di Lanuvio, nel circondario dei Castelli romani, di un Centro di Ricerca e<br />
Formazione Transculturale che affiancherà il Fondo <strong>Armando</strong> <strong>Gnisci</strong> (FAG) dei libri e delle carte<br />
della LIM, della <strong>Transculturazione</strong> mondiale e della Letteratura Comparata (LC) in Italia. Fondo la<br />
cui catalogazione è finita e che è disponibile dal febbraio 2012 ai lettori e ai ricercatori come anche<br />
agli studenti, sul sito http://sbcr.comperio.it/. Contemporaneamente riprende la pubblicazione di<br />
testi nella collana Kumacreola dell’editore Cosmo Iannone, diretta ora da me insieme a Rosa Di
Violante, sulle cui novità vi informeremo come sempre attraverso la mailing list di Kuma, oltre che<br />
nella rivista, che per ora ha una cadenza semestrale.<br />
Invito gli editori e gli autori della LIM, ad inviare una copia dei loro libri o altro, o due, meglio,<br />
affinché una copia sia disponibile al pubblico e al prestito della Biblioteca Comunale di Lanuvio,<br />
dove il FAG vive. La “nuova alleanza” – una parola che viene dal francese “alliance” e che non<br />
riguarda patti militari, ma una coevoluzione di spiriti, come ci insegna Michel de Montaigne –<br />
produce già i suoi primi frutti: gli psichiatri ci hanno insegnato a meglio riconoscere e incrementare<br />
la nostra azione, che per loro è la prima e l’ultima linea delle cose, e, viceversa, ad avere loro più<br />
attenzione e ascolto della poesia e del suo potere. Dal secondo numero di questa rivista troverete i<br />
primi esperimenti di scrittura a 4 mani e diverse menti.<br />
Infine, la nuova Kuma non si interessa più e soltanto alla LIM e a creolizzare l’Europa, ma si<br />
ricongiunge al mio pensiero eurocentrico dei primi anni 80 del XX secolo per emendarlo e<br />
rilanciarlo come pensiero mondialista in cammino dal 1991. Oggi questo pensiero in comune<br />
propone una conversione inconclusiva, secondo il pensiero poetico di Lucrezio & Wallace Stevens<br />
& Édouard Glissant, in una cosmovisione transculturale matura. La nuova Kuma mette in scena<br />
questa imprevedibile transculturazione mondialista, antagonista verso la società globalizzata<br />
identificatasi come traffico mercatorio del capitalismo sfrenato e disumano nella sua più grande<br />
manifestazione di potenza e di opaco orrore.<br />
Dentro questo orizzonte la LIM fa ciò che sa fare meglio: una via e un tratto del nuovo sapere della<br />
mondializzazione, decolonizzazione, creolizzazione, e transculturazione del nostro vivere e pensare<br />
oggi, per meglio andare verso un mondo nuovo che non vogliamo smettere di costruire. Oltre che di<br />
sognare.<br />
La trasformazione di Kuma in una rivista più “militante” (come si diceva una volta in Italia) o<br />
meglio, “in una azione transculturale”, è accompagnata dal mio “Manifesto transculturale” del<br />
maggio del 2011, che gira nel web tradotto in spagnolo, francese, inglese, galego, arabo, porto-<br />
brasiliano, e ora anche in cinese per la rivista on line Dialogue transculturel e presto in serbo. È<br />
stato pubblicato sulle riviste terrestri Casa de las Américas de La Habana di Cuba, n. 264, 2011, e A<br />
trabe de ouro. Publicación galega de Pensamento crítico di Santiago de Compostela, tomo II, ano<br />
XXII / 2011. Lo ripubblico in versione italiana in questo primo numero della nuova<br />
Kuma&<strong>Transculturazione</strong>, a marzo 2012. Intanto, il Fondo Editorial della Casa de las Américas di<br />
Cuba pubblicherà il pamphlet Manifiesto-Ensayo de la Transcultural européa nel 2012, nella forma<br />
di libro che gli ho dato, e che per ora non è disponibile in italiano.<br />
Aggiungo, per finire, un aneddoto che accompagna la nuova impresa di Kuma&<strong>Transculturazione</strong>.<br />
Accanto al “transman” le mie redattrici hanno voluto che fosse postato lo scritto di mutuo
iconoscimento (“Changing the Spiritual World Nourished in the Colonial Era”) della mia cara<br />
collega cinese Yue Daiyun, dopo 15 anni di nostra reciproca dispersione della presenza. Avevo<br />
previsto direttorialmente di collocare quel breve testo come terzo pezzo della performance della<br />
capostipite della Letteratura comparata in Cina, anch’ella intanto evolutasi sempre più verso la<br />
transculturazione. Quando le fanciulle badanti il mio senile rimbambimento espressero una proposta<br />
di simpatica preliminarità in coppia dei due testi sul primo numero della nuova Kuma, mi sono<br />
accorto che la pregiudiziosità accademica attanagliava ancora nel profondo della mia esistenza<br />
l’automatica resistenza della sua “forza anti-vitale” a “non vedere” e a “non udire” modi diversi, più<br />
giovani, di comunicare. Sorpreso e convinto, votai a favore del desiderio transculturale delle mie<br />
supervisore. Così vincemmo insieme, tutte noi: win win, come dicono gli inglesi.<br />
Per mandarci le donazioni cartacee e le comunicazioni delle vostre varie iniziative interculturali e/o<br />
transculturali potete rivolgervi ad<br />
<strong>Armando</strong> <strong>Gnisci</strong><br />
Via delle Costellazioni, 183<br />
00144 Roma<br />
e agli indirizzi e-mail: lista.kuma@gmail.com<br />
Adieu donc<br />
n. 1 / marzo 2012