Atti workshop IPS - ENAIP - Fondazione "Don G. Magnani"
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Investiamo sul vostro futuro<br />
ugualmente abili<br />
ips: come introdurre nella pratica<br />
una strategia ebm per l’inserimento lavorativo<br />
Workshop “Paolo Carta”<br />
Evento conclusivo del Progetto TiPs<br />
a cura di Rete Enaip Emilia Romagna e ausl Rimini<br />
1 dicembre 2011<br />
Centro Congressi CNR - Via Gobetti, 101 - Bologna
il progetto tips è a cura di:<br />
in collaborazione con:<br />
Operazione 2009-577/RER “TiPs – Training on individual Placement support”<br />
approvato con DGR. n. 2042 del 14/12/2009<br />
PARMA
4<br />
7<br />
12<br />
29<br />
43<br />
55<br />
62<br />
71<br />
Indice<br />
Individual Placement and Support: il metodo, il progetto tips,<br />
i benefici per l’utente e la società, di Angelo Fioritti<br />
Accompagnamento alla ricerca diretta di occupazione lavorativa<br />
con metodologia ips, di Patrizia Canini, Nerina<br />
Dall’Alba, <strong>Don</strong>ato Piegari, Marina Venturini<br />
Relazione conclusiva progetto tips<br />
Provincia di Bologna<br />
Relazione conclusiva progetto tips<br />
Provincia di Ferrara<br />
Relazione conclusiva progetto tips<br />
Province di Forlì-Cesena e Ravenna<br />
Relazione conclusiva progetto tips<br />
Provincia di Parma<br />
Relazione conclusiva progetto tips<br />
Provincia di Piacenza<br />
Relazione conclusiva progetto tips<br />
Province di Reggio Emilia e Modena
Individual Placement and Support:<br />
il metodo,<br />
il progetto tips,<br />
i benefici per l’utente e la società<br />
Angelo Fioritti<br />
direttore dsm-dp Bologna<br />
responsabile scientifico progetto tips
L’importanza dell’assunzione di una posizione lavorativa con<br />
le relative responsabilità e gratificazioni economiche è, per la<br />
persona con disturbi psichici, il segno più tangibile di inclusione<br />
sociale e ha effetti notevoli sull’autostima, sul benessere<br />
relazionale, sull’autonomia personale e sulla stabilizzazione<br />
sintomatologica.<br />
I numeri parlano chiaro: in Emilia Romagna nel 2007 più<br />
dell’11% degli utenti a carico dei Centri di Salute Mentale era<br />
disoccupato, più del 7% percepiva una pensione di invalidità.<br />
L’importanza, quindi, di offrire un percorso di inserimento<br />
professionale non tutelato, ma nel mercato competitivo, è chiara<br />
sia dal punto di vista simbolico – del paziente e della famiglia<br />
– ma anche dal punto di vista del costo sociale.<br />
ips (Individual Placement and Support) è una tecnica già<br />
consolidata negli Stati Uniti, e sperimentata in Italia nella Provincia<br />
di Rimini dal 2003 con ottimi risultati: circa la metà delle<br />
persone sostenute con questo metodo ha raggiunto entro tre<br />
mesi un’attività lavorativa nel libero mercato e circa un terzo<br />
l’ha mantenuta per oltre un anno.<br />
Nel 2011, grazie a al progetto tips, presentato dalla ausl di<br />
Rimini in partenariato con la rete Enaip, è stata testata in tutti i<br />
Dipartimenti della Regione.<br />
5
Il metodo è concettualmente rivoluzionario: persone con disturbi<br />
mentali gravi (schizofrenia e disturbi bipolari in primis)<br />
possono accedere a un lavoro competitivo, fuori dalla rete di<br />
benefici sociali pur garantiti dallo Stato. Se i percorsi protetti di<br />
inserimento lavorativo, dopo una lunga fase di formazione, raramente<br />
portano a un’assunzione vera e propria, il programma<br />
ips mira a ottenere un ingresso nel mondo del lavoro basandosi<br />
sul sostegno individuale e su una valutazione concreta delle<br />
abilità della persona.<br />
Gli operatori ips, formati nel 2010 in tutti i Dipartimenti,<br />
affiancano l’utente nella ricerca del lavoro vagliando le opportunità<br />
esistenti sul mercato locale senza sostituirsi a lui, forniscono<br />
suggerimenti e lo aiutano in tutte quelle operazioni che<br />
servono per raggiungere le mete pattuite (dalla preparazione<br />
del curriculum alla simulazione di colloqui di lavoro, dalla ricerca<br />
sulle fonti informative all’accompagnamento qualora l’utente<br />
sia molto emotivo).<br />
La responsabilità dell’inserimento lavorativo e della ricerca<br />
di una posizione professionale non grava più sull’ente pubblico,<br />
che fino a oggi si è fatto carico dell’accoglienza di persone<br />
svantaggiate nel mondo del lavoro con borse lavoro, tirocini,<br />
inserimenti in cooperative di tipo b e vari meccanismi collegati<br />
alla legge 68/99. Il metodo ips motiva l’utente, non lo connota<br />
come paziente ma come persona, con delle preferenze, dei<br />
desideri e delle ambizioni, e lo mette in grado di raggiungere<br />
posizioni che ne sanciscono l’inclusione sociale, con innegabili<br />
benefici per la sua salute mentale, la famiglia e la società.<br />
6
Accompagnamento alla ricerca diretta<br />
di occupazione lavorativa<br />
con metodologia ips<br />
L’applicazione dell’ips nell’Azienda usl di Rimini<br />
2004/2010<br />
sintesi a cura di<br />
Patrizia Canini<br />
Coordinamento Opportunità Lavorative<br />
responsabile tecnico ips ausl Rimini<br />
Nerina Dall’Alba<br />
<strong>Don</strong>ato Piegari<br />
Marina Venturini<br />
ips workers Enaip Rimini
Il progetto di accompagnamento alla ricerca diretta di occupazione<br />
lavorativa con metodologia ips (Individual Placement<br />
and Support) viene introdotto in Europa nel 2003, attraverso la<br />
ricerca Eqolise, che si proponeva di testare l’eventuale efficacia<br />
di tale approccio in sei centri europei (tra cui Rimini) differenti<br />
sia tra loro che rispetto al contesto statunitense, che ne vide la<br />
nascita, per sistemi di welfare e mercati di lavoro.<br />
Al termine della fase di sperimentazione di Eqolise, notati<br />
i suoi elementi di valore, si è ritenuto opportuno mantenere<br />
all’interno dell’Azienda usl di Rimini, affidandola al Coordinamento<br />
Opportunità Lavorative – funzione trasversale collocata<br />
in Direzione Generale – questa metodologia, integrandola a<br />
quelle utilizzate già da tempo, al fine di rispondere meglio alla<br />
pluralità di bisogni, capacità e potenzialità degli utenti attraverso<br />
l’ampliamento del ventaglio degli strumenti e dei percorsi<br />
offerti relativamente all’inserimento lavorativo. L’ips rientra<br />
quindi oggi in uno spettro di progettazioni presentate ai cittadini,<br />
spettro che offre gradi di tutela differenti a seconda della<br />
richiesta che l’utente stesso formula.<br />
L’affidamento operativo è attribuito a professionisti “esterni”<br />
al personale ausl (ips workers), con formazione di tipo psi-<br />
8
cosociale, i quali operano in stretta connessione con i Servizi<br />
sui percorsi dei cittadini volti al reperimento di postazioni occupazionali.<br />
Il progetto proposto e finanziato annualmente (con prevista<br />
possibilità di rinnovo) dalla Azienda usl Rimini vede coinvolta<br />
in qualità di partner la <strong>Fondazione</strong> Enaip Rimini. Prevede,<br />
inoltre, nell’ottica promossa dal col, la connessione con la rete<br />
locale dei soggetti deputati all’inserimento lavorativo, con le<br />
associazioni di settore e con il mondo imprenditoriale.<br />
Coinvolge in maniera continuativa un massimo di quaranta<br />
persone all’anno. Si tratta di cittadini aventi o meno certificazione<br />
di invalidità, richiedenti opportunità lavorative, in carico<br />
ai Servizi socio-sanitari dell’Azienda usl. Non sono previste<br />
esclusioni relative alla diagnosi, né secondo criteri di eleggibilità.<br />
Il progetto prevede anche il monitoraggio post assunzione<br />
su richiesta del cittadino per massimo dodici mesi, in quanto si<br />
è valutato impossibile, rispetto alle risorse economiche fruibili,<br />
garantire una presa in carico a tempo illimitato degli utenti,<br />
così come previsto nella versione americana. Ciò permette l’accesso<br />
al progetto di un numero superiore a quaranta persone,<br />
evitando un’assenza di ricambio. Esiste però la possibilità, per<br />
uno stesso cittadino, di rientrare nel progetto, qualora lo richieda,<br />
anche dopo una prima conclusione di percorso.<br />
Esso è inoltre stato esteso, oltre che agli utenti del Servizio di<br />
Salute Mentale per il quale tale approccio nacque, anche a quelli<br />
provenienti da tutte le aree a integrazione socio-sanitaria (Handicap<br />
Fisico, Handicap Mentale, Disagio Psicosociale e Dipendenze<br />
Patologiche) dell’Azienda usl della Provincia di Rimini.<br />
L’obiettivo di tale scelta è stato quello di valutare l’eventuale<br />
efficacia della metodologia anche in ambiti non precedente-<br />
9
mente indagati. L’esperienza in corso, pur richiedendo applicazioni,<br />
adattamenti e modalità di approccio differenti, conferma<br />
il valore del metodo.<br />
La finalità della presentazione al <strong>workshop</strong> è quella di documentare<br />
sinteticamente l’intero percorso del progetto, dal<br />
momento del suo avvio a oggi, riflettendo criticamente sull’applicazione<br />
della metodologia, sugli adeguamenti apportati,<br />
sull’impianto gestionale creato, sui risultati conseguiti e sulle<br />
sollecitazioni culturali emerse.<br />
L’applicazione del metodo è riconducibile nelle sue linee<br />
generali all’“approccio ortodosso” ricavabile dal manuale ips<br />
di riferimento (Robert E. Drake & Deborah R. Becker); la<br />
sperimentazione effettuata e l’esperienza in atto, in linea con<br />
l’adattamento al contesto, hanno condotto all’introduzione di<br />
modifiche e di elementi innovativi per i quali si rimanda alla<br />
presentazione verbale in sede di <strong>workshop</strong>.<br />
La presentazione verbale, dando come assunti i principi fondamentali<br />
dell’ips e l’articolazione classica delle fasi dell’intervento,<br />
senza però in questa sede riprenderli, evidenzia:<br />
• L’articolazione della metodologia ips dentro all’impianto<br />
complessivo del Coordinamento Opportunità Lavorative<br />
(col);<br />
• le motivazioni dell’adozione della metodologia;<br />
• la declinazione della prassi tra “applicazione ortodossa<br />
del metodo” e gli adattamenti gestionali/organizzativi<br />
necessari;<br />
• gli strumenti metodologico-operativi prodotti;<br />
• i risultati conseguiti;<br />
• le osservazioni generali e gli elementi di riflessione finalizzati<br />
all’ottimizzazione del proseguimento.<br />
10
Le riflessioni sono riferite al progetto nella sua globalità; i dati<br />
e i risultati presentati si rifanno agli anni dal 2004 al 2010, descrivendo<br />
l’intera durata del progetto, tuttora attivamente in corso.<br />
I posti per i cittadini che hanno fruito del progetto sono<br />
oltre trecento (un cittadino può aver fruito del progetto più<br />
di una volta), il 71% degli occupati proviene dal settore della<br />
salute mentale. I tassi di occupazione, se pur con variazioni annuali,<br />
rimangono molto elevati, nell’ordine del 50%, superando<br />
fortemente i risultati occupazionali raggiungibili con gli altri<br />
approcci utilizzati nell’area in questione.<br />
Tale significatività, non assunta acriticamente, si intende<br />
proporla, in sede di <strong>workshop</strong>, quale occasione di confronto<br />
culturale/metodologico.<br />
11
Relazione conclusiva<br />
progetto tips<br />
Provincia di Bologna
La rete a Bologna<br />
La realizzazione del progetto tips ha coinvolto la rete territoriale,<br />
così articolata:<br />
Comitato di pilotaggio, con funzioni decisionali-esecutive:<br />
- Angelo Fioritti, medico psichiatra, responsabile scientifico,<br />
dsm-dp ausl Bologna;<br />
- Nerina Dall’Alba, psicologa-psicoterapeuta, coordinatrice<br />
regionale del progetto, Enaip Rimini;<br />
- Patrizia Canini, pedagosista-educatrice, ref. col-ausl Rimini;<br />
- Vincenzo Trono, educatore, gruppo dsm Lavoro, dsm-dp<br />
ausl Bologna;<br />
- Riccardo Sabatelli, medico psichiatra, csm ausl Rimini;<br />
Gruppo tecnico di supervisione:<br />
- Angelo Fioritti, medico psichiatra, responsabile scientifico,<br />
dsm-dp ausl Bologna;<br />
- Denise Manchisi, psicologa-psicoterapeuta e consulente<br />
di ricerca;<br />
- <strong>Don</strong>ato Piegari, psicologo, Rimini;<br />
- Riccardo Sabatelli, medico psichiatra, csm ausl Rimini.<br />
13
Équipe di lavoro ips del dsm-dp dell’ausl di Bologna:<br />
- Angelo Fioritti, medico psichiatra, supervisore équipe,<br />
dsm-dp ausl Bologna;<br />
- Vincenzo Trono, educatore dsm-dp ausl Bologna, referente<br />
équipe;<br />
- Sabrina Vaccaro, educatrice dsm-dp ausl Bologna, referente<br />
équipe e operatrice ips csm Nani;<br />
- Anna Pagani, educatrice Enaip, operatrice ips csm Zanolini<br />
e San Giorgio;<br />
- Terry Ohara, educatrice dsm-dp ausl Bologna, operatrice<br />
ips csm Zanolini;<br />
- Maria Katia Monti, educatrice dsm-dp ausl Bologna, operatrice<br />
ips csm Casalecchio;<br />
- Gloria Evangelisti, educatrice dsm-dp ausl Bologna, operatrice<br />
csm San Giorgio;<br />
- Nives Tarquinio, educatrice dsm-dp ausl Bologna, operatrice<br />
csm San Giorgio;<br />
- Ingrid Bonsi, educatrice npia Centro Autismo Bologna;<br />
- Paola Roversi, educatrice npia Centro Autismo Bologna;<br />
- Marilisa Martelli, responsabile npia Centro Autismo Bologna;<br />
- Giancarlo Marostica, responsabile npia Centro Autismo<br />
Bologna;<br />
- Michela Serratore, educatrice Enaip, operatrice Tirocini<br />
formativi e percorsi utenti artistici npia;<br />
- Benvenuto Chiari, medico psichiatra dsm-dp ausl Bologna,<br />
referente csm Zanolini;<br />
- Sergio Galante, psicologo dsm-dp ausl Bologna, referente<br />
csm Casalecchio;<br />
- Rossella Michetti, medico psichiatra dsm-dp ausl Bologna,<br />
referente csm Nani;<br />
14
- Antonella Piazza, medico psichiatra dsm-dp ausl Bologna,<br />
referente csm San Giorgio;<br />
- Maria Graziano, direttrice Enaip Bologna, referente Enaip.<br />
15
Progetto 16: Verso il lavoro<br />
Numeri e professioni<br />
Bologna S. Giorgio Bologna Zanolini Imola<br />
assegnati 10 10 10<br />
segnalati 15 16 10<br />
avviati 13 12<br />
colloqui 7 7<br />
assunti 6 5<br />
lavoro senza<br />
contratto<br />
1<br />
interruzioni/ 1 (lavora) 1 (lavora)<br />
sospensioni<br />
1 (percorso tradiz.)<br />
Bologna<br />
Casalecchio<br />
Bologna<br />
Nani<br />
16<br />
Bologna<br />
Zanolini<br />
Porto<br />
Maggiore<br />
assegnati 8 10 4<br />
segnalati 15 16 8 6<br />
avviati 6<br />
colloqui 6<br />
assunti 4<br />
lavoro senza<br />
contratto<br />
2<br />
interruzioni/<br />
sospensioni<br />
1
Progetto 10: Percorso ips:<br />
Bologna Imola<br />
assegnati 10 5<br />
segnalati 10 4<br />
avviati 10 4<br />
colloqui 10 3<br />
stage 10 3<br />
assunti<br />
interruzioni/<br />
sospensioni<br />
2 1<br />
Progetto 22 - Percorso ips e autismo su area vasta Emilia Nord:<br />
Bologna Imola<br />
assegnati 3<br />
segnalati 5 1<br />
avviati 2<br />
Le professioni<br />
In Provincia di Bologna gli utenti hanno intrapreso le seguenti<br />
professioni: addetta vendita e amministrazione; cassiera, ricevimento<br />
ordinazioni pizza da asporto; impiegata amministrativa<br />
poli scolastici-Provveditorato agli studi; promozione prodotti<br />
forniture elettriche; scrutinatrice elezioni; lezioni private; magazzinieri,<br />
magazziniere con utilizzo di carrello elevatore; cablatore<br />
di impianti elettrici; collaboratrice domestica; maschera cinema;<br />
badante; estetista; guardia giurata; operatrice/operatore call-center;<br />
addetta pulizie; cassiere e allestimento scaffali in un supermercato;<br />
montatore meccanico; operaia agricola; commessa di<br />
negozio; banconista salumiere; aiuto-cuoca; cuoco.<br />
17
Il caso di S.<br />
S. è una signora di trentacinque anni, diplomata, sposata da<br />
diversi anni con tre figlie di quattordici, nove e cinque anni. È<br />
in carico ai Servizi da ottobre 2010 con la diagnosi di “reazione<br />
depressiva prolungata”.<br />
Ha sempre lavorato e da tre anni lavora part-time con un<br />
contratto a tempo indeterminato come collaboratrice scolastica<br />
presso una cooperativa sociale di Bologna.<br />
S. non ha la patente e per raggiungere il luogo di lavoro<br />
utilizza i mezzi pubblici: per arrivare sul posto impegna circa<br />
un’ora e mezza-due all’andata e altrettanto al ritorno. L’orario<br />
di lavoro è su due turni con inizio alle 7:30 del mattino e termine<br />
alle 17:30. Per poter essere sul posto di lavoro alle 7:30 S. si<br />
alza alle 5:00 e spesso rientra alle 19:00-20:00 quando le viene<br />
chiesto di fare sostituzioni o straordinari.<br />
Riesce a far coincidere il lavoro con gli impegni famigliari fino<br />
a quando i suoi genitori possono prendersi cura delle figlie. Il<br />
marito è presente, ma spesso fuori Italia per trasferte di lavoro.<br />
La madre si ammala e il carico familiare ricade sulle spalle<br />
di S. che, poco dopo, si ammala e si sottopone a un intervento<br />
chirurgico delicato. A seguire ha un episodio di scompenso e<br />
viene presa in carico dal Servizio. Durante l’estate viene sotto-<br />
18
posta all’intervento chirurgico e da settembre 2010 è in malattia<br />
per convalescenza.<br />
Viene segnalata all’operatore ips a novembre 2010, con l’obiettivo<br />
di ricercare un lavoro che la agevoli rispetto alla sua<br />
situazione familiare.<br />
Con l’operatore ips inizia la fase di conoscenza, individuazione<br />
del bisogno e progetto professionale. S. è motivata a ricercare<br />
un nuovo lavoro e nella fase di costruzione del progetto<br />
esprime il desiderio di cambiare anche tipologia di lavoro.<br />
È discontinua nella sua ricerca e prevalgono alcuni aspetti<br />
infantili, si ripresentano modalità “pasticciate” che evidenziano<br />
anche la sua incapacità a svolgere la funzione materna di accudimento<br />
e cura.<br />
Nel mese di aprile si apre una nuova prospettiva lavorativa,<br />
quando la sua cooperativa viene assorbita da un’altra cooperativa<br />
sociale che ha opportunità lavorative nel suo Comune di<br />
residenza. Per S. si apre una fase di contrattazione e di riconoscimento<br />
dei propri diritti con il nuovo datore di lavoro e<br />
l’attivazione di una presenza sindacale a tutela e supporto della<br />
sua richiesta di avvicinamento. La contrattazione si conclude<br />
con un’offerta di un part-time di quindici-venti ore settimanali<br />
(in attesa di un posto a tempo parziale di trenta ore) nei pressi<br />
del suo Comune di residenza come jolly per fare le sostituzioni.<br />
S. si confronta con il marito e valutano che la proposta non<br />
è adeguata alle necessità economiche della famiglia.<br />
Contestualmente S. continua la ricerca del lavoro e le viene<br />
proposta l’attività di commessa presso un negozio di frutta e<br />
verdura di imminente apertura, proprio nel suo Comune di residenza.<br />
Accetta con entusiasmo e chiede alla cooperativa un periodo<br />
di aspettativa (le viene accordata) per potersi sperimentare<br />
in questa nuova attività, che inizia dal mese di ottobre 2011.<br />
19
Contemporaneamente segue un corso di cento ore (la impegna<br />
tre sere a settimana, dalle 20:15 alle 23:15) per ottenere il<br />
rec presso la Camera di commercio e svolgere il lavoro attuale<br />
in regola con le normative.<br />
A tutt’oggi è in una fase di compenso sintomatologico e dichiara<br />
di essere soddisfatta del suo lavoro. S. dice di sentirsi<br />
stanca ma “realizzata”.<br />
L’operatore ips l’ha accompagnata con una funzione di supporto,<br />
di aiuto a prendere decisioni sul piano lavorativo e stimolo<br />
a utilizzare gli strumenti, anche sindacali, per una sua<br />
tutela di lavoratrice.<br />
S. è una signora che si presenta come una ragazzina che compete<br />
con la figlia adolescente alla quale chiede di fare da “madre”<br />
alle due sorelline più piccole, iper-responsabilizzandola<br />
indebitamente. Si presenta anche come una donna sommersa<br />
da impegni per l’accudimento dei genitori e cura delle figlie<br />
spesso ammalate. Frequentemente annulla gli appuntamenti<br />
con gli operatori del servizio e il medico psichiatra. L’operatore<br />
ips – di fronte a questi “contrattempi” di S. – si è talvolta recata<br />
nella sua abitazione per continuare da lì la ricerca del lavoro.<br />
Emerge che con le figlie c’è una situazione critica: S. ha grande<br />
difficoltà a gestire le bambine. Durante la discussione in équipe<br />
si valuta utile attivare le risorse del territorio della npee e Servizi<br />
sociali per tutelare le bambine e supportare S. nella sua funzione<br />
genitoriale, con l’eventuale coinvolgimento del marito.<br />
L’obiettivo è di largo raggio e prevede il coinvolgimento di<br />
diversi servizi e una rete allargata del territorio.<br />
Sostanzialmente sono coinvolti diversi attori e la finalità ultima<br />
è il raggiungimento di un equilibrio tra l’esigenza di S. di<br />
crescere sul piano individuale e professionale, le responsabilità<br />
20
di madre oltre che di donna e moglie nella relazione di coppia.<br />
A tutt’oggi la concertazione di tutti gli attori coinvolti è risultata<br />
spesso difficoltosa e tortuosa e da parte di S. non è<br />
ancora maturata la piena consapevolezza dei suoi limiti, tant’è<br />
che non ritiene “utile” il sostegno dei Servizi chiedendo “semplicemente”<br />
a un’amica di prendersi cura delle figlie durante la<br />
sua (attuale) lunga assenza quotidiana.<br />
Sul piano lavorativo potremmo dire che il progetto tips ha in<br />
parte raggiungo il suo obiettivo, ma ha portato alla luce una situazione<br />
di complessità tale da richiedere un intervento di una<br />
rete di servizi per cui si ritiene utile riformulare nuovi obiettivi,<br />
condivisi con S., per prevenire fallimenti e ricadute sul piano<br />
sintomatologico.<br />
L’operatore ips nella fase di supporto al mantenimento del<br />
posto di lavoro può essere un buon elemento di mediazione<br />
per elaborare insieme a S. le difficoltà e i limiti che incontra,<br />
oltre che rappresentare un collegamento con il Servizio che,<br />
purtroppo, utilizza ancora in modo manipolatorio.<br />
21
Il metodo ips: lati positivi e negativi<br />
L’esperienza di un anno di lavoro ci permette di evidenziare<br />
diversi punti di forza del metodo ips, che coinvolge l’individuo<br />
su diversi piani:<br />
- valorizzazione della persona, percorso di crescita personale,<br />
maggiore conoscenza di sé, consapevolezza delle proprie<br />
risorse e difficoltà, empowerment personale, determinazione<br />
e partecipazione alle scelte, conoscenza e contatto<br />
con il mondo del lavoro “ordinario” così come è per tutti,<br />
delle organizzazioni, delle loro richieste…;<br />
- risposta in tempi brevi: per le persone che si sentono<br />
pronte ad affrontare e sperimentarsi nel mondo del lavoro,<br />
è uno strumento che non prevede programmi preparatori,<br />
“pre-lavorativi”, che rischiano di non finire mai;<br />
- percorso verso la ricerca e l’ottenere un impiego che vede<br />
la persona subito “protagonista”;<br />
- analisi delle sue risorse (professionali, espressivo comunicative,<br />
relazionali…), vincoli (interni: pregiudizio interno<br />
sullo stato di malattia, sulle proprie reali capacità<br />
in quanto persona malata, pregiudizio verso gli altri che<br />
non capiranno… ed esterni: impegni familiari, mancanza<br />
della patente…);<br />
22
- stimola ed è l’occasione per trovare altre modalità di affrontare<br />
le difficoltà e individuare le strategie;<br />
- la relazione utente-operatore ips come spazio affettivo,<br />
luogo accogliente, di fiducia, confronto e ragionamento<br />
sui diversi piani:<br />
• sostegno emotivo/motivazionale: paure, difficoltà, aspettative,<br />
desideri, affaticamento, sfiducia, scoraggiamento,<br />
demoralizzazione, sostegno cognitivo… idee nuove, altri<br />
progetti, intenzioni e piani da sviluppare; narrazione<br />
della propria storia lavorativa individuando i punti determinanti<br />
da utilizzare in situazioni di colloquio, individuazione<br />
della persona dei propri punti di forza e della<br />
criticità sul lavoro;<br />
• comportamentale/sperimentazione: immaginare le situazioni<br />
(per esempio il colloquio di lavoro), fare esperienza,<br />
provare, “fare come se”, nuovi apprendimenti<br />
sul come presentarsi, allenarsi all’esposizione e alla comunicazione<br />
in contesti specifici di colloquio o di contatto<br />
con le agenzie, gli enti, altri del mondo del lavoro,<br />
immaginarsi nei diversi contesti lavorativi, loro caratteristiche<br />
e sensazioni, idee che ne derivano;<br />
• metodologico-progettuale: come e cosa si può fare. Trovare<br />
strategie e modalità efficaci per andare verso le proprie<br />
mete. Acquisire conoscenze più approfondite dei<br />
contesti e delle aziende che si desidera contattare. Fare un<br />
piano di lavoro e di ricerca con tempi precisi, sistematico.<br />
Verifiche costanti e frequenti sull’andamento della ricerca,<br />
colloqui o del lavoro… conoscenza dei canali di ricerca<br />
offerte lavoro (cip, agenzie interinali, motori di ricerca,<br />
siti, passaparola, conoscenti e così via);<br />
23
- favorisce l’autonomia;<br />
- può caratterizzare diversamente le modalità e la qualità del<br />
rapporto con l’équipe curante. Confrontarsi e condividere<br />
i propri timori e atteggiamenti di protezione è un “lavoro”<br />
per tutti gli operatori;<br />
- lascia alla persona molto margine di movimento e di utilizzo<br />
del supporto a seconda dei suoi bisogni (dietro le<br />
quinte, in azienda…);<br />
- discutere di lavoro e fare i passi concreti per raggiungerlo<br />
permette di concentrarsi sull’hic et nunc e un’apertura in direzione<br />
del futuro piuttosto che una fossilizzazione su un<br />
passato per molti pazienti vissuto come fallimentare.<br />
Nei csm di San Giorgio di Piano e Zanolini di Bologna l’esperienza<br />
di collaborazione degli operatori dell’ausl con l’operatore<br />
della formazione professionale ha evidenziato la valenza<br />
positiva di un uno “sguardo” esterno, sia per gli operatori che<br />
per gli utenti.<br />
Per molti utenti avere un referente esterno al Servizio (in<br />
questo caso della formazione professionale) è stato ritenuto<br />
importante: l’utente si è sentito maggiormente valorizzato e<br />
più protagonista (si crea l’opportunità di riflettere sui pregiudizi<br />
interni e viene stimolata la capacità di produrre un pensiero<br />
positivo su di sé) in un contesto di dialogo che viene immediatamente<br />
avvertito come “normale”, nonostante la dichiarata<br />
evidenza che l’operatore ips della formazione lavora nel contesto<br />
del csm ed è parte dell’équipe di lavoro.<br />
Per gli operatori, inoltre, è stato importante poter riportare<br />
all’interno dell’équipe un lavoro e una riflessione che si arricchiva<br />
di nuove figure professionali.<br />
24
Tutti gli operatori ips hanno esperienza nel campo della riabilitazione<br />
psichiatrica da diversi anni e non hanno avuto difficoltà<br />
nella relazione con l’utenza.<br />
Negli utenti non si sono riscontrati peggioramenti sul piano<br />
clinico a causa dell’utilizzo di questa metodologia. Due persone<br />
che sono uscite dal programma per motivi di salute hanno<br />
vissuto la prima un cambiamento nella propria realtà familiare<br />
(lutto), mentre la seconda probabilmente è entrata nel programma<br />
ips in un momento nel quale non si era ancora stabilizzata<br />
(esordio psicotico) e portando molteplici problematiche di<br />
ordine socio-economico: l’équipe ha quindi deciso di proporre<br />
un percorso più mediato.<br />
Gli altri ritiri dal progetto sono stati valutati in itinere in base<br />
alla conoscenza dell’utente (motivazione dell’utente), e del suo<br />
percorso effettuato (consapevolezza), in accordo con l’utente<br />
e gli operatori delle mini-équipe.<br />
Per quanto riguarda gli utenti, essi hanno fornito generalmente<br />
un feedback positivo rispetto al metodo ips. L’utente ha la percezione<br />
di sentirsi valorizzato e manifesta un proprio grado di<br />
autonomia, di struttura, di solidità, di competenza professionale,<br />
cognitiva, relazionale e comportamentale.<br />
Complessivamente dopo pochi incontri viene compreso dalle<br />
persone che il ruolo dell’operatore ips non è di trovargli il lavoro<br />
ma di seguirli e accompagnarli in questa ricerca. Si diviene<br />
riferimento al quale portare l’insieme delle idee, delle azioni, e<br />
dei vissuti, inerenti l’ambito lavorativo.<br />
Viene valutato positivamente il supporto alla motivazione,<br />
al reggere i momenti di calo della fiducia; viene valutato positivamente<br />
il confronto su cosa e come fare ricerca e sostenere<br />
i colloqui. Altrettanto importanti sono ritenuti i momenti di<br />
25
puntualizzazione, di verifica degli obiettivi che ci si dà all’inizio<br />
del percorso.<br />
Gli operatori ritengono che l’intera operazione tips abbia funzionato<br />
e l’ips costituisca quindi una valida alternativa ad altri<br />
metodi di inserimento lavorativo.<br />
Tra gli operatori ips alcuni lavorano o hanno lavorato in passato<br />
come educatori in psichiatria, occupandosi di progetti riabilitativi<br />
volti a favorire l’integrazione lavorativa dei pazienti.<br />
A tutt’oggi prevale l’utilizzo di strumenti più “classici” di transizione<br />
al lavoro (borse lavoro, corsi di formazione, inserimenti<br />
con l. 68/99, tirocini) che sono formalmente riconosciuti. Gli<br />
interventi che si sono sempre attuati per il sostegno della ricerca<br />
diretta del lavoro nel mercato “competitivo” non rientravano in<br />
una metodologia precisa (ciascuno seguiva proprie modalità date<br />
dalla propria esperienza professionale, di formazione, nonché<br />
personale) e non avevano un riconoscimento formale.<br />
L’ips inquadra e definisce una metodologia, evidenzia il senso<br />
delle attività svolte, mira a precisi obiettivi, rende tracciabile<br />
e conoscibile il percorso. Sposta il focus sulle risorse della<br />
persona e lavora sul potenziamento e rafforzamento di queste,<br />
senza negare le criticità-difficoltà, anch’esse elementi di lavoro,<br />
di confronto/elaborazione.<br />
È un utile strumento da aggiungere agli altri già esistenti, per<br />
poter rispondere, in modo diversificato e più mirato, alle diverse<br />
richieste e bisogni degli utenti.<br />
Ci si scontra purtroppo con diversi elementi critici di contesto:<br />
• spesso gli utenti portano problemi economici urgenti che<br />
si riflettono sulla salute psichica e del quale il Servizio<br />
spesso si fa carico. Questa urgenza può portare a non at-<br />
26
tivare l’intervento più adeguato, per esempio il supporto<br />
alla ricerca attiva, anche quando questa sarebbe l’azione<br />
più indicata per le competenze, le capacità e le mete che si<br />
pongono alcuni utenti;<br />
• è necessario avere a disposizione il tempo necessario utile<br />
ad attivare progetti di sostegno alla ricerca attiva a strutturare<br />
e avviare una ricerca di lavoro vero;<br />
• atteggiamenti assistenziali dell’utenza/operatori e conseguente<br />
richiesta di non essere aiutati ad attivarsi, ma di<br />
ricevere le opportunità pronte;<br />
• la lunga attesa nel ricevere risposte può incidere sulla motivazione<br />
dell’utente alla ricerca del lavoro e di conseguenza<br />
avere ripercussioni sulla salute psichica;<br />
• la metodologia ips si basa su una struttura solida fatta di<br />
passaggi e tempi ben definiti che non prevedono la caratteristica<br />
dell’intervento in emergenza (è importante la<br />
condizione di buon compenso dell’utente);<br />
• è pertanto necessaria una buona integrazione e condivisione<br />
degli obiettivi tra tutti i professionisti, altrimenti la<br />
persona può vivere e agire le contraddizioni, vanificando i<br />
suoi sforzi;<br />
• alcuni pregiudizi degli enti esterni che conoscono già le<br />
persone e lo vedono in un momento di demotivazione o<br />
affaticamento e conseguente lettura di non essere in grado<br />
di affrontare il lavoro.<br />
Eventuali punti deboli dell’ips non dipendono dal metodo ma<br />
dalla situazione attuale del mercato del lavoro: vengono inviati<br />
molti cv, ma non sempre viene data risposta e i tempi per arrivare<br />
a sostenere colloqui sono spesso prolungati.<br />
27
Questa metodologia prevede una ricerca attiva del lavoro<br />
con l’utilizzo di un computer e un collegamento a Internet che<br />
talvolta gli utenti non hanno.<br />
Infine, se il progetto e la metodologia ips non sono correttamente<br />
compresi dall’équipe del Servizio – nelle sue finalità<br />
e nelle modalità di attuazione – si rischia di non sostenere in<br />
modo adeguato la persona e di essere ambivalenti e contraddittori<br />
nelle risposte e negli interventi attuati.<br />
28
Relazione conclusiva<br />
progetto tips<br />
Provincia di Ferrara
La rete a Ferrara<br />
Il Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale e Dipendenze<br />
Patologiche (daism-dp) è la struttura operativa dell’Azienda<br />
usl di Ferrara che si configura come l’organizzazione di base<br />
per l’aggregazione della Psichiatria Adulti (pa), all’interno della<br />
quale è integrata anche la Clinica Psichiatrica Universitaria, della<br />
Salute Mentale Riabilitazione Infanzia e Adolescenza (smria-uo<br />
Neuropsichiatria Infantile) e del sert. Costituito da una serie di<br />
strutture complesse a valenza provinciale e territoriale, il daismdp<br />
eroga e garantisce il proprio operato attraverso i tre distretti<br />
(Centro-Nord, Sud-Est, Ovest) in cui è articolata territorialmente<br />
l’ausl di Ferrara.<br />
Le modalità partecipative del daism-dp di Ferrara al progetto<br />
regionale tips sono state, per certi versi, dissimili a quelle degli<br />
altri Dipartimenti di Salute Mentale coinvolti. Mentre per le altre<br />
Province il gruppo degli operatori coinvolti è costituito essenzialmente<br />
da operatori Enaip ed eventuale loro referente, un numero<br />
obbligatorio di operatori ausl e loro referente e una possibile<br />
quota facoltativa di operatori ausl interessati all’apprendimento<br />
della metodologia ips, la Provincia di Ferrara ha visto<br />
coinvolti complessivamente due operatori facoltativi ausl e un<br />
loro referente aziendale. Gli operatori interessati, un’infermiera<br />
30
professionale e un’assistente sociale afferenti rispettivamente al<br />
distretto Sud-Est e Centro-Nord dell’ausl stessa, sono stati individuati<br />
dal referente dipartimentale in accordo con il direttore<br />
del daism-dp tenendo conto di variabili differenti: dalle possibilità<br />
organizzative agli interessi personali, dal profilo professionale<br />
alla disponibilità di ciascuno all’apprendimento e all’aggiornamento<br />
del proprio ruolo lavorativo. Il percorso utenti ai quali il<br />
daism-dp ha partecipato è quello dell’ips puro.<br />
31
Progetto 16: Verso il lavoro<br />
assegnati 10<br />
segnalati 19<br />
avviati 14<br />
colloqui 10<br />
assunti 5<br />
lavoro senza<br />
5<br />
contratto<br />
interruzioni/<br />
8<br />
sospensioni<br />
Numeri e professioni<br />
Note<br />
• Almeno cinque degli utenti che avevano sospeso temporaneamente il<br />
percorso ips lo hanno ripreso in seguito.<br />
• Alcuni utenti hanno svolto più lavori contemporaneamente, altri, invece,<br />
hanno ottenuto e intrapreso diversi impieghi nel tempo.<br />
• Alcuni utenti durante la fase di preparazione al lavoro hanno partecipato<br />
a corsi di formazione.<br />
Le professioni<br />
Le mansioni ottenute dagli utenti sono riconducibili sostanzialmente<br />
ai seguenti settori: lavori stagionali (raccolta ortofrut-<br />
32
ticola), assistenza di base (colf, badanti…), servizi ristorativi<br />
(barista, aiuto-cuoco), attività ludico-ricreative (laboratori estivi<br />
con bambini), attività di pulizia (pulizia uffici e/o privati) e settore<br />
metalmeccanico (operaio).<br />
33
Il caso di A.<br />
sesso: maschile<br />
età: 32 anni<br />
patologia: psicosi di tipo paranoide<br />
in carico al servizio da: 177 mesi<br />
invalidità: no<br />
benefit: cassa integrazione<br />
titolo di studio: licenza di scuola media inferiore<br />
situazione lavorativa all’inizio del percorso ips: in cassa integrazione<br />
da dicembre 2009<br />
esperienze lavorative passate: il soggetto ha svolto vari tipi di<br />
lavoro in ambito metalmeccanico, tutti molto faticosi<br />
aspirazioni future: il paziente preferirebbe ottenere un impiego<br />
simile a quello precedente, in qualità di operaio generico<br />
per un totale di ore 40/settimana e un guadagno di € 9/ora<br />
altre informazioni: periodici momenti di scompenso e rallentamento<br />
psicomotorio<br />
percorso ips<br />
Il paziente presenta un ritiro sociale evidente, peggiorato dall’inizio<br />
della cassa integrazione. Riesce tuttavia a controllare la<br />
propria patologia psichiatrica e a tenere una buona cura del<br />
34
sé. Desidera lavorare e, perciò, durante il primo incontro con<br />
l’operatore (metà novembre 2010) gli viene spiegato il lavoro di<br />
supporto che caratterizza il percorso ips. Obiettivo principale<br />
del suo piano individuale è far sì che, attraverso il lavoro, eviti<br />
il ritiro sociale e il ripiegamento su se stesso. Egli esprime chiaramente<br />
la volontà di trovare un impiego nonostante la cassa<br />
integrazione che percepisce perché teme che, con il passare del<br />
tempo, possa andare incontro a una perdita di manualità. Viene<br />
inizialmente invitato a recarsi presso l’Ufficio di Collocamento<br />
per raccogliere maggiori informazioni e chiarimenti circa la<br />
propria situazione lavorativa: alla cassa integrazione seguirà infatti<br />
il licenziamento. Il paziente compila il proprio curriculum<br />
supportato dall’operatore ed esprime, inoltre, il desiderio di<br />
frequentare eventualmente corsi computerizzati per macchinari<br />
meccanici. Si reca autonomamente all’urp del proprio Comune<br />
e all’Ufficio di collocamento per raccogliere informazioni<br />
sui corsi di formazione gratuiti disponibili. Nel gennaio 2011<br />
riceve comunicazione sul rinnovo della cassa integrazione; ribadisce<br />
tuttavia la volontà di trovare un nuovo lavoro per timore<br />
di perdere le abilità manuali possedute. Dopo aver raccolto<br />
informazioni sulle condizioni della seconda cassa integrazione<br />
(e sugli eventuali corsi di formazione ai quali ha diritto a partecipare),<br />
l’operatore valuta con l’utente rischi e vantaggi delle<br />
possibili soluzioni prospettatesi e concorda, con lo stesso, un<br />
periodo in cui lasciarlo riflettere sull’opportunità di aspettare il<br />
termine della cassa stessa o di provare a cercare un’occupazione<br />
alternativa, poiché percepisce da parte del paziente un crescente<br />
timore di rimettersi in gioco. Egli dimostra, infatti, una<br />
motivazione “altalenante”: il voler trovare un impiego è spesso<br />
sostituito dal pensiero di aspettare il termine della cassa inte-<br />
35
grazione per decidere in seguito il da farsi. L’operatore, vista<br />
la situazione, ritiene utile non forzare né condizionare le scelte<br />
dell’utente e, così, concorda un periodo di sospensione dalla<br />
ricerca attiva del lavoro, mantenendo comunque i contatti.<br />
risultati raggiunti<br />
Dall’inizio del percorso ips il paziente ha dimostrato buona<br />
motivazione nella ricerca del lavoro attraverso il ricorso a<br />
canali diversi, muovendosi in prima persona o chiedendo il<br />
supporto di altri (per esempio il fratello o l’operatore ips per<br />
la compilazione del curriculum). Dopo la fase di sospensione<br />
concordata (in cui comunque l’operatore ha mantenuto i<br />
contatti), nell’estate 2011 l’utente riceve notizie positive dalla<br />
propria azienda, la quale gli comunica la ripresa dell’attività lavorativa.<br />
Attualmente lavora; è soddisfatto, sicuro e contento<br />
e mantiene comunque i contatti con l’operatore sia in maniera<br />
diretta sia indiretta (attraverso i familiari).<br />
36
Il metodo ips: lati positivi e negativi<br />
Lavorando da tempo nell’ambito della salute mentale, non abbiamo<br />
riscontrato particolari difficoltà nella relazione con l’utenza.<br />
Risultano, invece, evidenti gli aspetti positivi derivanti<br />
dall’implementazione del modello ips nella pratica clinica:<br />
• aumento dell’autostima e della fiducia in se stessi (se pur con<br />
alti e bassi legati all’andamento del percorso individuale);<br />
• ruolo di utente in veste di “soggetto attivo” coinvolto in<br />
prima persona nelle diverse fasi di scelta, ricerca e mantenimento<br />
dell’impiego;<br />
• riappropriazione da parte dell’utente della propria “parte<br />
sana”, sfatando il mito della malattia quale portatrice di un<br />
totale disfunzionamento dell’individuo;<br />
• non fornendo ai bisogni del paziente risposte di tipo assistenziale,<br />
il modello ips permette la graduale appropriazione<br />
di una maggiore autonomia e responsabilità individuali<br />
oltre a favorire l’inserimento o reinserimento sociale<br />
dell’individuo;<br />
• contesti reali e “normalizzanti” vs contesti protetti: capita<br />
spesso nelle quotidiane pratiche di intervento riabilitativo<br />
inerenti l’asse lavoro di ricorrere a contesti lavorativi appositamente<br />
costruiti per rispondere ai particolari bisogni<br />
dell’utenza, rischiando però di creare situazioni di passività<br />
37
e deresponsabilizzazione degli utenti stessi, diversamente<br />
da quanto avviene nel metodo ips.<br />
Tra i principali punti di debolezza del metodo ips sono, a nostro<br />
parere, da annoverare senz’altro l’impossibilità da parte<br />
dell’operatore di avere tutti gli strumenti necessari per la buona<br />
riuscita del progetto stesso. A questo proposito risulta estremamente<br />
importante l’esigenza, innanzitutto, di tempistiche<br />
sufficienti per poter seguire in modo costante e continuativo<br />
gli utenti, poi gli strumenti materiali per poter supportare gli<br />
stessi in maniera efficace: nella nostra realtà, per esempio, la<br />
mancanza da parte di molti utenti di un computer o di un’adeguata<br />
connessione a Internet ha rappresentato un’importante<br />
criticità, che inevitabilmente ha avuto forti ripercussioni sul<br />
percorso del soggetto (in particolare nella fase di ricerca attiva<br />
del lavoro) data la prevalenza, al giorno d’oggi, di procedure<br />
quasi esclusivamente telematiche.<br />
Tutto ciò può essere riassunto nell’esigenza di contestualizzare<br />
il modello ips alle disparate condizioni caratterizzanti la<br />
situazione (dal macro livello – organizzazione del Servizio di<br />
Salute Mentale – al micro livello – caratteristiche ed esigenze<br />
del singolo utente) nella quale si intende poi implementarlo.<br />
Gli utenti coinvolti hanno dimostrato fin da subito interesse<br />
per il modello ed entusiasmo per un metodo riabilitativo capace<br />
di farli sentire “il più normale possibile”.<br />
Riteniamo pertanto il modello ips molto interessante, considerandolo<br />
uno strumento di intervento riabilitativo a tutti gli effetti.<br />
Se pur con molte difficoltà dovute alle peculiari modalità<br />
partecipative del nostro dsm al progetto tips e alla mancanza<br />
38
di un maggior numero di operatori formati al modello ips, abbiamo<br />
comunque preso in carico il maggior numero possibile<br />
degli utenti che ci erano stati proposti perché convinti della<br />
validità del metodo e vista la temporaneità del progetto (non<br />
avremmo ritenuto possibile seguire un numero consistente di<br />
pazienti se il progetto fosse andato avanti per un periodo di<br />
tempo maggiore o senza il supporto di una tirocinante coinvolta<br />
attivamente nella sperimentazione ferrarese).<br />
Tuttavia, non reputiamo utile parlare di ips in termini di<br />
“unica valida alternativa” ai modelli tradizionali, bensì in qualità<br />
di ulteriore strumento di intervento nel campo della riabilitazione<br />
lavorativa. Giudichiamo però molto utile, all’inizio di<br />
un percorso di cura, intraprendere delle azioni e dei modelli di<br />
intervento simili all’ips (soprattutto con pazienti all’esordio di<br />
malattia e/o di giovane età) e, solo in seguito, ricorrere a situazioni<br />
lavorative più protette di stampo tradizionale.<br />
Altro punto di estrema importanza risulta essere, a nostro<br />
avviso, la necessità di una conoscenza maggiore del modello<br />
dell’impiego supportato da parte di tutta l’équipe di lavoro e la<br />
presenza di uno specialista ips adeguatamente formato e dedito<br />
esclusivamente a questo tipo di intervento.<br />
39
Considerazioni conclusive<br />
Nell’ambito del progetto tips, in riferimento allo specifico contesto<br />
ferrarese e alle peculiari modalità attuative dello stesso, alcune<br />
considerazioni sono, a nostro avviso, degne di nota. Particolarmente<br />
evidenti appaiono infatti, da una parte, le difficoltà<br />
relative all’attuale situazione socio-economica territoriale e, dall’altra,<br />
quelle legate alla mancanza di un operatore Enaip (o comunque di<br />
una figura diversa da quella dell’operatore ausl) dedita esclusivamente<br />
al percorso ips.<br />
Dalle supervisioni sia locali sia generali sono emersi degli<br />
oggettivi impedimenti all’ottenimento di un lavoro stabile: se<br />
pur in maniera differente da Provincia a Provincia, ciascun<br />
territorio appare attualmente caratterizzato da una maggiore<br />
carenza di possibilità lavorative rispetto ai tempi passati. La<br />
Provincia di Ferrara, nello specifico, da sempre caratterizzata<br />
da un’economia basata essenzialmente sull’agricoltura, si ritrova<br />
oggi ad avere importanti difficoltà di sopravvivenza a causa<br />
della generale crisi economica che ha colpito il nostro Paese,<br />
il quale ha visto fortemente diminuite le probabilità lavorative<br />
dei suoi cittadini in diversi settori, compresi quelli precedentemente<br />
considerati d’eccellenza.<br />
Se gli ostacoli maggiori che si prospettavano all’inizio della<br />
sperimentazione tips puntavano essenzialmente sul timore<br />
40
di discriminazioni dovute alla patologia psichiatrica, di fatto<br />
la situazione nella quale ci si è imbattuti, e il conseguente quadro<br />
che ci si è ritrovati di fronte, risultano caratterizzati da una<br />
eguale mancanza di opportunità lavorative per tutti, cittadini<br />
disabili e non.<br />
L’altro aspetto da considerare è la mancanza nel contesto<br />
ferrarese di un operatore specifico ips worker e la conseguente<br />
equivalenza tra quest’ultimo e gli operatori ausl. A nostro parere,<br />
tutto ciò ha portato senza dubbio a una situazione maggiormente<br />
complessa sotto due diversi punti di vista:<br />
• a livello organizzativo si è riscontrato un maggior carico lavorativo<br />
per gli operatori ausl coinvolti nel progetto e<br />
una conseguente impossibilità di coinvolgere un numero<br />
superiore di casi nel percorso ips. Gli operatori coinvolti,<br />
inoltre, non avendo solo l’esclusività di questo trattamento<br />
riabilitativo hanno riscontrato rilevanti difficoltà anche nel<br />
confrontarsi con la complessa “rete-lavoro” e con ciò che<br />
afferisce o attorno a essa gravita;<br />
• a livello di relazione operatore/utente si può constatare una<br />
maggiore difficoltà a tenere distinti gli aspetti relativi unicamente<br />
al percorso ips intrapreso dall’individuo e quelli<br />
legati al quadro clinico generale dello stesso. Alcuni utenti,<br />
spesso in carico al Servizio di Salute Mentale da tempo,<br />
negli incontri con l’operatore mostravano l’incapacità di<br />
riconoscere il momento del colloquio come il tempo da<br />
dedicare esclusivamente all’asse lavoro, “allargandolo”<br />
invece all’esposizione di problematiche relative alla loro<br />
globale situazione psicosociale. Tutto ciò, se da una parte<br />
comporta un’apertura maggiore dell’utente e la creazione<br />
di un rapporto basato sulla fiducia reciproca, dall’altra ri-<br />
41
schia di collidere con i principi del metodo ips che vedono,<br />
all’interno del trattamento del singolo paziente, l’intervento<br />
di supporto all’impiego integrato con quello degli altri<br />
professionisti ma allo stesso tempo bisognoso di avere e<br />
mantenere una propria individualità.<br />
Reputiamo, infine, utile sottolineare le maggiori difficoltà riscontrate<br />
nel percorso ips, che ha visto coinvolti utenti molto<br />
giovani e con una scarsa esperienza lavorativa rispetto al percorso<br />
di chi, avendo maggior dimestichezza con il mondo del<br />
lavoro e le sue regole, ha dimostrato competenze superiori e<br />
conseguenti risultati positivi. Infatti, i giovani in carico al Servizio<br />
da anni con scarse o nulle esperienze lavorative passate<br />
hanno incontrato maggiori ostacoli nella ricerca e nel successivo<br />
conseguimento di un’occupazione.<br />
42
Relazione conclusiva<br />
progetto tips<br />
Province di Forlì-Cesena e Ravenna
La rete a Forlì, Cesena e Ravenna<br />
Per le Province di Forlì-Cesena e Ravenna la rete di attori coinvolti<br />
nella sperimentazione ips per i progetti 16, Verso il lavoro,<br />
e 10, Percorso ips, comprende:<br />
cesena<br />
Operatori del csm: dottor Francesco Sartini, dottoressa Giovannella<br />
Maldini.<br />
Tutor Enaip Forlì-Cesena: dottor Claudio Bulgarelli (coordinatore<br />
delle attività), dottor Francesco Baldinini, dottoressa<br />
Ely Maltoni.<br />
Gli stakeholder territoriali: aziende del territorio, associazioni,<br />
comitati cittadini.<br />
forlì<br />
Operatori del dsm: dottor Claudio Ravani (direttore del dsmdp),<br />
dottoresse Rita Ramoscelli e Katia Bravaccini.<br />
Per dsm-dp hanno partecipato agli incontri di formazione-supervisione<br />
Rita Ramoscelli, Katia Bravaccini e, agli incontri<br />
di supervisione, le assistenti sociali coinvolte nei percorsi degli<br />
utenti, a seconda delle necessità.<br />
44
Tutor Enaip Forlì-Cesena: dottoressa Mariana Marquez (progetto<br />
16), dottoressa Florinda Grandi (progetto 10). Coordina<br />
le attività il dottor Antonio Ozzimo.<br />
Per Enaip Forlì-Cesena hanno partecipato agli incontri di formazione-supervisione<br />
Mariana Marquez, Florinda Grandi e<br />
Antonio Ozzimo.<br />
Gli stakeholder territoriali: Provincia di Forlì-Cesena, settore<br />
collocamento mirato, Comune di Modigliana, Assessorato ai<br />
Servizi Sociali, Scolastici e Politiche Giovanili.<br />
ravenna<br />
Operatori del csm: dottoressa Antonella Mastrocola, responsabile<br />
Servizio Riabilitazione Ravenna; dottoressa Bianca Meo,<br />
Centro di riabilitazione “La Fattoria” (Lugo, Ravenna); dottor<br />
Fabrizio Di Chiara, Centro di riabilitazione Faenza (ra); dottoressa<br />
Siria Pellegrini, assistente sociale csm Ravenna.<br />
Tutor Enaip Forlì-Cesena: dottor Daniele Stumpo (progetto<br />
16), dottoressa Serena Buda (progetto 10).<br />
Gli stakeholder territoriali: Centro per l’Impiego di Faenza (ra).<br />
45
Progetto 16: Verso il lavoro<br />
Numeri e professioni<br />
Forlì Cesena Ravenna<br />
assegnati 15 15 10<br />
segnalati 21 19 12<br />
avviati 21 19 10<br />
colloqui 19 19 12<br />
assunti 9 * 5 3 ***<br />
lavoro senza<br />
contratto<br />
interruzioni/<br />
sospensioni<br />
4 ** 2<br />
* Con contratti di lavoro subordinato/parasubordinato: cinque a tempo<br />
determinato, due stagionali, una somministrazione lavoro, un lavoro occasionale<br />
accessorio (voucher inps).<br />
** Di cui due tirocini a mercato con rimborso spese.<br />
*** Assunti a termine.<br />
46<br />
6
Progetto 10: Percorso ips<br />
Forlì Cesena Ravenna<br />
assegnati 8 7 5<br />
segnalati 10 6 6<br />
avviati 8 7 5<br />
colloqui 10 7 6<br />
assunti 1 1<br />
lavoro senza<br />
contratto<br />
interruzioni/<br />
sospensioni<br />
3 1 2<br />
Note<br />
Enaip Forlì-Cesena ha un’esperienza pluriennale nell’accompagnamento,<br />
nelle transizioni e nell’inserimento occupazionale delle persone, adulte e<br />
minori. Le attività realizzate fino a oggi comprendono: riabilitazione e inclusione<br />
socio-occupazionale, tirocini formativi e orientamento, attività di<br />
accompagnamento alle persone, supporto educativo a minori e famiglie,<br />
con particolare attenzione agli utenti in condizione di svantaggio. L’ente<br />
è radicato sul territorio da cinquant’anni e collabora in modo stabile con<br />
le aziende e le istituzioni territoriali, finalizzando tutte le attività allo sviluppo<br />
e al sostegno della persona umana, contribuendo alla crescita civile<br />
dell’intera comunità. Enaip Forlì-Cesena considera la solidarietà umana<br />
un valore non negoziabile, così come il diritto alla formazione e al lavoro.<br />
Enaip Forlì-Cesena è composto da tre sedi operative nel settore dell’orientamento,<br />
delle transizioni e della formazione al lavoro, assieme a un cfl<br />
(Centro di Formazione Lavoro nel Comune di Cesena).<br />
Le risorse umane: gli esperti collaboratori, formatori educatori che lavorano/collaborano<br />
con l’ente sono più di duecento e operano nella formazione<br />
iniziale per minori e adulti, nella formazione superiore e nell’alta<br />
formazione.<br />
Per quanto riguarda il progetto rif. pa 2009-577/tips, sin da subito sono<br />
stati coinvolti i Servizi sanitari della Salute Mentale e della Riabilitazio-<br />
47
ne territoriali, dapprima con la programmazione di riunioni in équipe<br />
per il raccordo dei tutor con i servizi invianti, in un secondo momento<br />
con l’occasione delle supervisioni per le attività di verifica, monitoraggio<br />
e sviluppo dei percorsi ips, sia sperimentali che di controllo. Il lavoro in<br />
équipe integrata, il coinvolgimento delle famiglie degli utenti, i rapporti<br />
con aziende e istituzioni territoriali coinvolte nella ricerca attiva del lavoro<br />
rappresentano il contesto all’interno del quale si svolge l’esperienza ips. A<br />
oggi l’équipe integrata ha potuto sperimentare l’efficacia dello strumento<br />
di lavoro (ips) orientando gli utenti verso il mercato profit. Nella Provincia<br />
di Forlì-Cesena, in particolare, anche il gruppo di controllo, progetto 10,<br />
è stato orientato alla autonomizzazione degli utenti e alla motivazione al<br />
lavoro, non essendo previsto per i destinatari delle attività alcun incentivo<br />
economico. Enaip Forlì-Cesena, in accordo con i distretti di Forlì-Cesena<br />
e Ravenna, ha operato per promuovere l’occupazione e garantire nei casi<br />
contrari,il mantenimento degli utenti nel sistema della formazione e del<br />
lavoro territoriale, fornendo ai partecipanti informazioni sulle opportunità<br />
offerte su ciascun territorio.<br />
Le professioni<br />
Gli utenti hanno intrapreso le seguenti professioni:<br />
• addetto alla comunicazione e marketing culturale;<br />
• operatore del verde;<br />
• animatore sociale per anziani;<br />
• addetto alla raccolta differenziata;<br />
• operatore punto vendita;<br />
• elettricista e manutentore di impianti settore fotovoltaico;<br />
• addetto alle vendite settore equosolidale;<br />
• addetto ai parcheggi pubblici.<br />
48
Il caso di Marco Mazzini<br />
Presentiamo la video-testimonianza di Marco Mazzini, utente<br />
del progetto tips, scaricabile attraverso il seguente link:<br />
www.enaip.forli-cesena.it/utentetips/marcomazzini.wmv<br />
49
Il metodo ips: lati positivi e negativi<br />
Tra i punti di forza incontrati durante l’implementazione del<br />
metodo ips possiamo annoverare:<br />
• le supervisioni;<br />
• la collaborazione e lo scambio anche giornaliero con le<br />
équipe del dsm;<br />
• la possibilità, nel progetto finanziato, di avere una figura di<br />
riferimento: il coordinatore di tutte le sedi, che agevoli lo<br />
scambio di informazioni, le occasioni di confronto, il monitoraggio<br />
dei casi e delle problematiche che emergono;<br />
• durante le attività gli utenti hanno stabilito un legame forte<br />
con la struttura formativa e gli operatori, chiedendo di<br />
essere sostenuti anche al termine del percorso. A questo si<br />
è data risposta con l’attivazione di attività di supporto alla<br />
ricerca attiva del lavoro, sia individuali, sia di gruppo.<br />
Tra le difficoltà, invece:<br />
• resistenze iniziali degli operatori al metodo, necessario un<br />
cambiamento culturale sulla malattia mentale rispetto al<br />
mercato del lavoro profit;<br />
• il metodo ips non va bene per tutti gli utenti psichiatrici e<br />
non è conosciuto;<br />
50
• difficoltà nel creare delle reti di supporto per gli utenti che<br />
agevolino il percorso verso l’autonomia;<br />
• incapacità del sistema lavorativo italiano di incentivare<br />
l’auto-imprenditoria per l’elevato costo del lavoro e della<br />
gestione d’impresa.<br />
Nonostante le difficoltà, gli operatori ritengono che il metodo<br />
ips presenti una serie di lati positivi:<br />
• possibilità di impostare il percorso riabilitativo, per la parte<br />
legata al lavoro, uscendo fisicamente dal servizio di salute<br />
mentale;<br />
o formazione professionale come struttura di contenimento<br />
e di supporto alla persona nella ricerca del lavoro;<br />
o percentuali di successo maggiori per la persona se c’è<br />
una condivisione di obiettivi con la famiglia di origine<br />
e/o con i referenti del progetto abitativo;<br />
o approccio centrato sulla persona, che consente di fare<br />
piani di inserimento occupazionale in cui si mettono in<br />
campo misure di supporto diversificate (attività individualizzate,<br />
di gruppo, in gruppo).<br />
• <strong>Atti</strong>vazione delle persone prese in carico: maggiore autonomia<br />
e proattività nella ricerca attiva del lavoro, monitoraggio<br />
diretto di alcuni errori nell’autocandidatura (per esempio:<br />
mandare curriculum senza intestazione e senza diversificarli<br />
per candidature diversificate, contattare le aziende dopo<br />
l’invio del cv per verificare che sia stato ricevuto…);<br />
o partendo da quelli che sono gli interessi e le attitudini<br />
della persona, ampliare o ridurre il raggio di possibilità<br />
per la ricerca del lavoro.<br />
• Il lavoro in équipe con professionalità diverse e da servizi<br />
diversi può mettere in risalto o a confronto aspetti che<br />
51
diversamente non sarebbero emersi o non sarebbero stati<br />
discussi e condivisi;<br />
o tramite i gruppi sul lavoro, possibilità di scambio tra gli<br />
utenti (educazione tra pari).<br />
• Dare la possibilità di effettuare la ricerca attiva in un luogo<br />
fisico, in questo caso i locali dell’Enaip, al di fuori del dsm.<br />
Tra i punti di debolezza dobbiamo citare la grande difficoltà del<br />
mercato del lavoro rispetto all’offerta, il pregiudizio del mercato del<br />
lavoro locale e non solo sull’invalidità degli utenti inviati dal<br />
dsm, per chi ha deciso dichiarare l’invalidità e proporsi nel mercato<br />
profit, nonché la difficoltà incontrata nel sensibilizzare le<br />
aziende sugli aspetti lavorativi che funzionano degli utenti psichiatrici,<br />
rispetto alla patologia di riferimento.<br />
Soprattutto nelle fasi iniziali, gli utenti, in particolare coloro<br />
che avevano già usufruito di misure di accompagnamento al<br />
lavoro di tipo tradizionale (per esempio borse lavoro), hanno<br />
fatto fatica a comprendere il significato di un atteggiamento<br />
meno protettivo da parte dei tutor nell’incontro con il mondo<br />
del lavoro. È stato impegnativo sostenere la loro motivazione<br />
in un contesto congiunturale di crisi del mercato, che penalizza<br />
in primo luogo le fasce deboli, e che nel lungo periodo demotiva<br />
in modo significativo le persone.<br />
Infine, lo strumento della fad mal si adatta a dei curricola<br />
formativi in cui le competenze di informatica sono minime,<br />
quando non assenti.<br />
Gli utenti hanno fornito feedback positivi rispetto al metodo<br />
ips, evidenziando soprattutto che sanno di poter contare su un<br />
tutor del lavoro individualizzato.<br />
52
Secondo la nostra équipe la metodologia ips ha funzionato e<br />
può rappresentare una valida opportunità di supporto all’inserimento<br />
lavorativo nel mercato profit per un target di utenza<br />
con disagio psichico anche grave, a integrazione del sistema di<br />
inclusione socio-occupazionale tradizionale.<br />
Alcune aziende del mercato profit hanno rilasciato agli utenti<br />
un referenziale di ottimo lavoro svolto e buona capacità di<br />
adattamento che non si è potuto trasformare in un rapporto di<br />
lavoro per la situazione congiunturale che le aziende del settore<br />
stanno vivendo.<br />
L’ips è servito agli utenti per aumentare l’autostima e attivarsi<br />
nella ricerca o rimettersi in discussione rispetto al mercato<br />
del lavoro. Come conseguenza, si sono sentiti utili e occupati,<br />
hanno perso peso, con relativo aumento della soddisfazione<br />
personale rispetto alla percezione di sé, sono stati portati a curare<br />
maggiormente il proprio aspetto e la propria salute, hanno<br />
ampliato le proprie competenze e abilità e individuato gap formativi<br />
che diminuiscono le loro opportunità tramite il bilancio<br />
delle abilità, capacità lavorative e analisi delle caratteristiche individuali.<br />
Hanno, infine, aggiustato le proprie aspettative lavorative<br />
grazie a un’analisi del mercato del lavoro, che ha portato<br />
a individuare le aree con maggiore offerta lavorativa.<br />
53
Considerazioni finali<br />
È opportuno evidenziare che l’operatore ips che opera nel<br />
contesto del mercato del lavoro italiano necessità di un’expertise<br />
particolare. A oggi la figura più prossima a un’attività di questo<br />
tipo è da ricercare nel profilo di “orientatore”, con competenze<br />
specialistiche nella gestione di situazioni complesse, come nel<br />
caso di utenza debole sul piano psichico e sul piano della ricerca<br />
attiva del lavoro, che richiede un’opportuna accoglienza e un<br />
supporto motivazionale. Questi due aspetti sono tesi a valorizzare,<br />
stimolare e integrare le risorse personali funzionali con le<br />
opportunità offerte nel mercato del lavoro profit (non protetto).<br />
Nel nostro Paese le figure professionali più prossime a tale<br />
profilo sono quelle con formazione personale e professionale<br />
nelle discipline psicosociali, alle quali va a integrarsi, per una<br />
operatività ottimale, una preesistente formazione in psicologia.<br />
54
Relazione conclusiva<br />
progetto tips<br />
Provincia di Parma
La rete a Parma<br />
La rete è composta da un tutor ips di Enaip Parma (psicologo<br />
abilitato), un coordinatore di Enaip Parma (che ha seguito la<br />
formazione e ha partecipato a tutti gli incontri di monitoraggio<br />
a Bologna e le supervisioni presso la sede Enaip di Parma),<br />
due operatori ausl del csm di Parma Ovest (che hanno<br />
seguito la formazione), di cui uno è stato il riferimento per il<br />
progetto. Occorre ricordare anche tutti i neuropsichiatri del<br />
csm di riferimento con cui la tutor di Enaip Parma si è raccordata,<br />
non ultima la dottoressa Cocconi, dirigente ausl, che ha<br />
sostenuto il progetto.<br />
Il csm di Parma ha permesso il supporto di un educatore per<br />
aiutare il tutor di Enaip nella ricerca del lavoro con gli utenti.<br />
56
Progetto 16: Verso il lavoro<br />
assegnati 14<br />
segnalati 23<br />
avviati 22<br />
colloqui a<br />
utente<br />
variabile in funzione<br />
delle esigenze<br />
assunti 7<br />
lavoro senza<br />
3<br />
contratto<br />
interruzioni/<br />
9<br />
sospensioni<br />
Numeri e professioni<br />
Note<br />
Dei ventitré segnalati iniziali, nove utenti non hanno potuto proseguire<br />
il percorso a causa di scarsa/assente motivazione alla ricerca del lavoro<br />
oppure a causa di scompensi psichiatrici tali da richiedere un ricovero e<br />
rendere impossibile un reinserimento all’interno del progetto tips. Quindi,<br />
in accordo con il csm, gli operatori hanno proseguito il lavoro con nuovi<br />
nominativi.<br />
57
Progetto 10: Percorso ips<br />
assegnati 7<br />
segnalati 10<br />
avviati 8<br />
colloqui secondo il progetto<br />
assunti 2<br />
lavoro senza<br />
contratto<br />
interruzioni/<br />
sospensioni<br />
3<br />
Le professioni<br />
Gli utenti hanno intrapreso le seguenti professioni:<br />
• addetto alle pulizie;<br />
• addetto al magazzino;<br />
• baby sitter;<br />
• aiuto-cuoco;<br />
• manovale;<br />
• maestro di pittura;<br />
• operaio;<br />
• commessa;<br />
• promoter;<br />
• barista.<br />
58
Il caso di W.<br />
W. è un utente extracomunitario che vive in Italia da sei anni.<br />
Ha trentasette anni ed è psicotico. Ha vissuto per tanto tempo<br />
presso una casa di accoglienza di un’associazione (il ciac, Centro<br />
Immigrazione Asilo e Cooperazione internazionale, a Parma).<br />
Inizialmente analfabeta, ora W. è in grado di parlare in maniera<br />
corretta, anche grazie all’aver frequentato un corso presso<br />
il Centro Territoriale di Parma.<br />
Professionalmente ha usufruito tempo fa di una borsa lavoro,<br />
che però non ha portato a un’assunzione. Inserito nel<br />
progetto tips, ha seguito tutto il percorso. Durante le attività<br />
l’operatrice ips, rendendosi conto della tragica situazione di indigenza<br />
dell’utente, per permettergli di continuare il progetto<br />
ha attivato la Caritas parmense, che lo ha aiutato nel procurarsi<br />
il cibo fornendogli dei buoni pasto.<br />
Ora lavora come addetto alle pulizie in una cooperativa: ha<br />
individuato il lavoro attraverso un’inserzione e questo gli consente<br />
di sostenersi economicamente e di inviare del denaro alla<br />
famiglia.<br />
59<br />
dottoressa Caterina Soncini<br />
operatrice ips Enaip Parma
Il metodo ips: lati positivi e negativi<br />
Durante l’implementazione del metodo ips gli operatori ne<br />
hanno rilevato una serie di punti di forza:<br />
• il supporto all’impiego è integrato al trattamento;<br />
• centratura sul’utente:<br />
o l’eleggibilità è basata sulla scelta dell’utente;<br />
o viene portata attenzione alle due preferenze;<br />
o l’utente ha un ruolo attivo (cosa cercare, come cercare,<br />
come presentarsi all’esterno…) ed è protagonista del<br />
suo percorso;<br />
• il sostegno è continuativo durante il percorso di ricerca del<br />
lavoro e non viene meno nemmeno quando l’utente trovi<br />
un’occupazione;<br />
• il progetto si basa sul lavoro di un team di specialisti che,<br />
grazie all’integrazione delle proprie specifiche competenze,<br />
riescono a fornire all’utente supporto a tutto tondo.<br />
Da annoverare, invece, tra i punti di debolezza:<br />
• sostenibilità del metodo;<br />
• estrema disponibilità e flessibilità richieste agli operatori<br />
nei confronti di ogni singolo utente, il che si traduce in un<br />
alto numero di ore lavorative da distribuire in un ampio<br />
arco temporale;<br />
60
• almeno all’inizio del progetto è stato difficile gestire le relazioni<br />
con una rete così vasta di punti di riferimento per<br />
gli utenti;<br />
• è stato impegnativo per gli operatori della formazione<br />
seguire utenti con disabilità psichica per un tempo così<br />
lungo e far fronte a crisi anche improvvise e a scompensi<br />
psichiatrici, che in alcuni casi hanno condotto a un’interruzione<br />
del percorso causata da un ricovero.<br />
Molti utenti si attendevano che il progetto tips li portasse a<br />
ottenere una borsa lavoro o un tirocinio. All’inizio del percorso<br />
hanno quindi esperito una certa incertezza nelle proprie capacità<br />
e opportunità, sensazione superata grazie alla scelta di continuare<br />
il percorso stesso, che li ha portati ad avere più stima in<br />
se stessi, maggiore consapevolezza di sé, delle proprie capacità<br />
e dei propri limiti, maggiore autonomia e a partecipare in maniera<br />
più attiva. Chi, invece, non si è sentito di mettersi in gioco<br />
e ha mostrato scarsa o assente motivazione alla ricerca attiva<br />
del lavoro, quando completamente privo di coinvolgimento nel<br />
progetto è stato sostituito da altro utente.<br />
L’applicazione della metodologia per gli operatori è stata un’esperienza<br />
positiva, anche se alla base del successo di questa<br />
sperimentazione (rispetto anche ad altri metodi di inserimento<br />
lavorativo) deve esserci una forte motivazione alla ricerca del<br />
lavoro da parte dell’utente e delle condizioni “diagnostiche”<br />
consone al percorso.<br />
61
Relazione conclusiva<br />
progetto tips<br />
Provincia di Piacenza
La rete a Piacenza<br />
Al momento di formazione ips organizzato a Rimini nel 2010<br />
hanno preso parte tre operatrici: Silvia Gazzola e Paola Scottini<br />
per l’ausl e Valentina Zorza per Enaip.<br />
La rete sul territorio è composta da:<br />
• Valentina Zorza, operatrice ips Enaip;<br />
• Silvia Gazzola, operatrice ips ausl;<br />
• Corrado Cappa, responsabile progetto tips ausl;<br />
• Valentina Castignoli, coordinatrice ips Enaip;<br />
• Paola Scottini, assistente sociale ausl;<br />
• Luciana Rossi, referente coordinatore équipe ausl;<br />
• Denise Manchisi, supervisore.<br />
63
Progetto 16: Verso il lavoro<br />
assegnati 19<br />
segnalati 16<br />
avviati 16<br />
colloqui 34 *<br />
assunti 7<br />
lavoro senza<br />
3<br />
contratto<br />
interruzioni/<br />
1<br />
sospensioni<br />
Progetto 10: Percorso ips<br />
assegnati 8<br />
segnalati 10<br />
avviati 10<br />
colloqui 10 **<br />
assunti<br />
lavoro senza<br />
contratto<br />
2 ***<br />
interruzioni/<br />
sospensioni<br />
2<br />
Numeri e professioni<br />
64
* Sostenuti da dieci utenti.<br />
** Per otto utenti.<br />
*** Due ragazzi hanno proseguito il percorso tramite le borse<br />
lavoro dell’ausl.<br />
Le professioni<br />
Gli utenti hanno intrapreso le seguenti professioni:<br />
• commesso, responsabile di negozio;<br />
• operai semplici e specializzati;<br />
• colf;<br />
• addetto alla sala bingo;<br />
• barista;<br />
• addetto alle pulizie;<br />
• operatore pluriservizio.<br />
65
Il caso di L.<br />
L. ha trentacinque anni ed è nata in Provincia di Piacenza. Ha<br />
vissuto diversi anni a Milano, dove ha studiato e lavorato come<br />
impiegata amministrativa ex lex 68/99, per poi ricongiungersi<br />
ai genitori circa quattro anni fa, una volta concluso il rapporto<br />
di lavoro in corso. Dato il momento di disoccupazione e la<br />
necessità della famiglia di trovare una badante per la nonna, ha<br />
deciso di farsi assumere con un contratto regolare dalla famiglia<br />
come badante, esperienza che è durata più di un anno.<br />
Ho chiesto a L. di scrivere qualche frase sulla sua esperienza<br />
tips, ed è stata talmente esaustiva che non sono state necessarie<br />
parole in più.<br />
Sono entrata a far parte del tips circa un anno fa.<br />
Inizialmente ero scettica in merito alla riuscita di tale progetto,<br />
come supporto continuo alla ricerca di un impiego, a seguito del<br />
minimo e a mio parere inadeguato interessamento di altri enti<br />
all’assistenza di persone colpite da patologie mentali come me.<br />
Nel mio caso questo disturbo risulta gestibile tramite un’adeguata<br />
e costante terapia farmacologica, infatti non mi preclude<br />
di svolgere un’attività lavorativa, seppur in un ambiente tutelato.<br />
La ricerca vera e propria di un lavoro però era per me fonte di<br />
ansie legate all’incostanza che contraddistingue la mia patologia,<br />
66
per la quale alterno periodi di benessere che implicano positività<br />
e determinazione a sostenere colloqui, a momenti di sconforto e<br />
sfiducia totale nel presente e nell’avvenire.<br />
Ed è stato proprio di un supporto di persone qualificate e sensibili<br />
a questo problema come gli operatori del tips, in concomitanza<br />
con un periodo della mia vita particolarmente recettivo, ciò di cui<br />
avevo bisogno. L’operatrice mi ha affiancato non solo a redigere<br />
un curriculum aggiornato alle normative europee valorizzando le<br />
mie qualità e ad affrontare un colloquio, ma soprattutto ad affrontare<br />
alcune problematiche quotidiane che si presentavano e che<br />
probabilmente costituivano per me motivo di destabilizzazione.<br />
La sua presenza è stata per me determinante, anche a prescindere<br />
dagli incontri veri e propri. Io sapevo che in qualsiasi caso c’era<br />
una persona che contava su di me e che mi avrebbe comunque<br />
sostenuto nei momenti di difficoltà e negli insuccessi.<br />
Come ha scritto L., dopo qualche incontro iniziale di conoscenza<br />
siamo subito partite con la ricerca attiva: stesura del cv, valutazione<br />
delle competenze, definizione della meta lavorativa,<br />
ricerca online, distribuzione di cv. L. era estremamente motivata.<br />
Nei mesi iniziali gli incontri non sono stati consequenziali,<br />
L. ha attraversato momenti di sconforto per periodi lunghi e<br />
ripetuti. Purtroppo le risposte negative o mancate non sono state<br />
funzionali e hanno messo a dura prova la sua motivazione.<br />
Nonostante ciò non è stata con le mani in mano, anzi: ha deciso<br />
di rispondere ad annunci di lavoro che non corrispondevano al<br />
target che si era preposta. In un caso è stata contattata, le hanno<br />
fissato un colloquio e da lì è ripartita la sua attività lavorativa.<br />
Non è stato facile ricominciare con un lavoro che, per di più,<br />
non corrispondeva a quello che si era immaginata. Come scrive<br />
L., abbiamo cercato di trovare i lati positivi di questa situazione,<br />
rinforzandoli, e risolvere problemi organizzativi pratici.<br />
67
Il progetto sta per concludersi; rendendomi conto della mancanza<br />
di supporto dell’operatrice nel mio percorso lavorativo ho<br />
inizialmente provato una sensazione di ansia e di vero e proprio<br />
abbandono. Successivamente però ho realizzato che grazie al suo<br />
lavoro sono diventata un’altra persona, di certo ancora emotiva<br />
e insicura ma allo stesso tempo più consapevole e fiduciosa nelle<br />
mie capacità, a cominciare dal fatto di essere riuscita ad affrontare<br />
una situazione lavorativa difficile, riuscendo però a sostenerla<br />
e a vederne comunque i lati positivi. Vorrei dire ai ragazzi<br />
che prossimamente entreranno a far parte di questo progetto di<br />
affidarsi con fiducia ai loro operatori, i quali li aiuteranno prima<br />
di tutto a credere di più in loro stessi e di conseguenza ad<br />
avvicinarsi a una realtà lavorativa, anche se magari inizialmente<br />
non è la loro aspirazione o non è in linea con gli studi compiuti<br />
o l’esperienza maturata. L’importante è riuscire a reinserirsi nel<br />
contesto di un percorso occupazionale, senza la paura di essere<br />
da soli o inadeguati.<br />
L. sta mantenendo l’attività lavorativa da giugno con continuità<br />
e, organizzandosi con il lavoro, a settembre è riuscita andare a<br />
Londra per due settimane con un progetto di formazione. È<br />
da giugno che L. non vive più quei momenti di sconforto che<br />
la costringevano a stare in casa, nonostante il lavoro non sia<br />
quello ambito.<br />
68<br />
dottoressa Valentina Zorza<br />
operatrice ips Enaip Piacenza
Il metodo ips: lati positivi e negativi<br />
Secondo la nostra équipe, i punti di forza del metodo ips sono<br />
sintetizzabili nei seguenti punti.<br />
• I pazienti vedono l’operatore ips a cadenza settimanale e<br />
utilizzano come setting privilegiato non solo gli spazi del<br />
csm ma anche luoghi informali. Questo crea una buona relazione<br />
di fiducia asimmetrica e autorevole ma sempre nel<br />
rispetto della scelte del paziente, il che pone le basi per un<br />
coinvolgimento di tutto il suo sistema di supporto.<br />
• ips è uno strumento riabilitativo centrato sul paziente:<br />
punta sulla sua motivazione personale e lo rende protagonista<br />
del suo percorso, portandolo a trarre dall’ottenimento<br />
di un lavoro nel mercato competitivo, e quindi di uno<br />
stipendio, maggiore soddisfazione personale.<br />
• Lavorare con gli utenti sull’empowerment li mette in condizione<br />
di effettuare una ricerca autonoma del lavoro.<br />
• I tempi brevi dalla segnalazione del paziente al primo colloquio<br />
e quindi all’inizio del percorso favoriscono il mantenimento<br />
della motivazione.<br />
• Lavoro di équipe.<br />
Il metodo ips presenta alcuni punti critici per i pazienti:<br />
• richiede abilità;<br />
69
• è stressante;<br />
• aumenta i timori da parte delle famiglie;<br />
• induce nei pazienti il timore di perdere i benefit.<br />
Dal punto di vista degli operatori, un elemento molto positivo<br />
è il confrontarsi con la persona nella sua interezza e non con la<br />
diagnosi, mettendo in evidenza i punti di forza e le autonomie e<br />
tralasciando i limiti ai quali il paziente crede di essere vincolato.<br />
Il paziente apprezza la relazione di fiducia che si instaura con<br />
l’operatore. Abbiamo avuto feedback positivi verbalizzati:<br />
La sua presenza [dell’operatore ips, NdR] è stata per me determinante,<br />
anche a prescindere dagli incontri veri e propri. Io sapevo<br />
che in qualsiasi caso c’era una persona che contava su di me e che<br />
mi avrebbe comunque sostenuto nei momenti di difficoltà e negli<br />
insuccessi.<br />
In generale, molti utenti hanno riscontrato un aumento dell’autostima<br />
e di aver acquisito maggiore consapevolezza delle proprie<br />
capacità.<br />
Pertanto, secondo la nostra équipe il metodo ips non è da considerare<br />
un’alternativa ai tradizionali inserimenti lavorativi, ma<br />
un valido percorso da affiancare. È importante valutare la motivazione<br />
ma altrettanto importante, al di là della diagnosi, valutare<br />
le abilità del singolo proprio per evitare che l’operatore<br />
ips si sostituisca a lui.<br />
70
Relazione conclusiva<br />
progetto tips<br />
Province di Reggio Emilia e Modena
Introduzione<br />
Il programma ips nasce nella consapevolezza dell’esistenza<br />
di bisogni differenziati nei pazienti affetti da gravi disturbi<br />
mentali. Ogni paziente proviene dalla propria biografia, dal<br />
proprio contesto clinico, familiare e sociale. Molteplici dati<br />
sperimentali attestano il desiderio di riabilitazione di molti<br />
pazienti psichiatrici, attraverso l’ottenimento di un impiego<br />
che sia integrato, a tutti gli effetti, nella comunità di appartenenza.<br />
Spesso, però, a ciò si accompagna una sorta di sentimento<br />
di rassegnazione, dovuto, principalmente, al proprio<br />
stato clinico. La consapevolezza intorno al proprio quadro<br />
sintomatico finisce, sovente, con l’accrescere le difficoltà<br />
d’integrazione e di socializzazione. Sorge, così, un’ambivalente<br />
sensibilità del paziente. Da un lato, il desiderio di completa<br />
integrazione; dall’altro, una rassegnata presa di coscienza<br />
delle proprie difficoltà, che limita proprio la capacità d’integrazione<br />
e d’interazione sociale. Da ciò scaturisce la filosofia<br />
cardine del programma ips. Esso, innanzitutto, supporta il<br />
paziente nell’elaborare l’idea che l’ottenimento di un impiego<br />
nel libero mercato del lavoro è possibile. Ciò produce nel<br />
soggetto una serie di effetti positivi, nell’ambito dell’autostima,<br />
della socialità e della situazione clinica.<br />
72
L’operatore ips, per riuscire a svolgere la propria attività al<br />
meglio, deve rispondere a una serie di caratteristiche.<br />
Innanzitutto, è necessaria un’ottima conoscenza della situazione<br />
in cui vige il mercato del lavoro nel territorio d’appartenenza.<br />
Ciò implica la costruzione di una rete di contatti con le<br />
aziende e con le strutture di servizi deputati alla ricerca dell’impiego,<br />
tra cui centri pubblici e privati per il collocamento. Questo<br />
allo scopo di ottimizzare la ricerca rapida del lavoro, ove<br />
per “rapido” s’intende ottenimento di un impiego competitivo,<br />
eludendo i vari percorsi formativi e di training protetti.<br />
È necessario, poi, che l’operatore ips possieda una buona conoscenza<br />
delle caratteristiche fondamentali dei disturbi mentali,<br />
laddove presenti. Ciò allo scopo di prevenire problematiche<br />
e complicazioni inerenti alla patologia che caratterizza l’utente.<br />
Queste, infatti, potrebbero vedere accrescere la propria intensità,<br />
durante lo svolgersi del programma d’intervento.<br />
Uno degli elementi centrali nell’attività dell’operatore ips, inoltre,<br />
consiste nella capacità d’instaurare una buona relazione con<br />
l’utente: il tutor, dunque, dovrebbe possedere una certa destrezza<br />
nel comprendere gli interessi del paziente, così come le sue<br />
capacità e i suoi limiti. Al tempo stesso, la buona relazione deve<br />
muoversi intorno alla capacità di fornire al paziente fiducia in se<br />
stesso e nella possibilità di ottenere un impiego nel libero mercato<br />
del lavoro. Tutto ciò diviene un elemento fondamentale per<br />
una concreta e ottimale pianificazione dell’intervento.<br />
Infine, l’operatore deve essere in grado di rendersi completamente<br />
disponibile verso le necessità del paziente, manifestando<br />
altresì la natura continuativa e costante del supporto. L’operatore<br />
ips diverrà, così, un importante punto di riferimento per il<br />
paziente e per la sua ricerca del lavoro, sapendo, però, al tempo<br />
73
stesso, integrarsi con gli operatori di altri tipi di intervento riabilitativo.<br />
Infine, la non corretta applicazione del metodo rischia di<br />
rendere l’intervento ips inefficace se non addirittura nocivo.<br />
Ciò può accadere, vista l’esperienza sul campo di questi anni.<br />
Spesso, l’organizzazione dei servizi e le prassi consolidate non<br />
facilitano un’adeguata implementazione.<br />
Ebbene, visti tutti questi elementi, a cui dovrebbero corrispondere<br />
altrettante capacità dell’operatore ips, è mia opinione<br />
ormai consolidata che l’operatore ips debba provenire da una<br />
formazione capace di garantire tali caratteristiche.<br />
74<br />
<strong>Don</strong>ato Piegari<br />
supervisore tips
La rete a Reggio Emilia e Modena<br />
La rete dei Servizi di Salute Mentale, costituita a Reggio Emilia<br />
da due csm, dal Gruppo Lavoro e dal Centro per l’impiego<br />
e abitualmente attivata degli utenti, si è avvalsa per il progetto<br />
tips della collaborazione della <strong>Fondazione</strong> Enaip “<strong>Don</strong><br />
G. Magnani”. Sono stati formati per condurre il progetto ips<br />
in totale cinque operatori, tre di Enaip (Angela Capelli, Sara<br />
Marangoni, Anna Piffer) e due della ausl (Elisabetta Vignali,<br />
Simona Artoni).<br />
A Modena il progetto tips è stato condotto sotto la supervisione<br />
dei due csm da Letizia Grossi (medico psichiatra, ausl<br />
Modena) e Fabio Albano (operatore ips Enaip).<br />
75
Progetto 16: Verso il lavoro<br />
Numeri e professioni<br />
Reggio Emilia Modena<br />
assegnati 14 14<br />
segnalati 15 16<br />
avviati 14 16<br />
colloqui 10 16<br />
assunti 6 3<br />
lavoro senza<br />
contratto<br />
interruzioni/<br />
sospensioni<br />
Progetto 10: Percorso ips<br />
1 2<br />
Reggio Emilia Modena<br />
assegnati 9 5<br />
segnalati 9 8<br />
avviati 9 * 5<br />
colloqui in atto in atto<br />
assunti 1 ** 3<br />
interruzioni/<br />
sospensioni<br />
1<br />
76
* Tre hanno terminato, sei ancora in corso.<br />
** L’utente ha proseguito con un tirocinio.<br />
Note<br />
Il fatto che il progetto 10 non prevedesse alcuna indennità ha contribuito<br />
a creare problemi nell’individuarne l’utenza.<br />
Progetto 22: Percorso ips e autismo su area vasta Emilia Nord<br />
Reggio Emilia<br />
assegnati 3<br />
segnalati 4<br />
avviati 3<br />
colloqui 1<br />
assunti 2 (stage)<br />
lavoro senza<br />
contratto<br />
interruzioni/<br />
sospensioni<br />
Note<br />
Si segnala la forte connotazione di novità sia per gli operatori che per gli<br />
utenti di questo progetto, che ha certamente condizionato il suo avvio e<br />
il suo svolgimento: gli operatori sono stati reperiti ex novo e gli utenti non<br />
erano seguiti in precedenza dal Programma Autismo. Il Programma d’altra<br />
parte stava proprio in quel periodo iniziando la collaborazione con i<br />
Servizi per adulti.<br />
Gli utenti erano (due su tre) di recente diagnosi, anche se maggiorenni;<br />
nessuno era stato trattato in precedenza con interventi specifici orientati<br />
ai disturbi dello spettro autistico.<br />
A metà anno siamo stati costretti a cambiare operatore, causa l’assunzione<br />
in ruolo della prima tutor.<br />
Gli operatori del csm hanno avuto, soprattutto in un caso, un ruolo<br />
fondamentale di collaborazione e indirizzo del tutor ips, in particolare nel<br />
reperimento di risorse sul territorio.<br />
77
Per le caratteristiche di qualcuno dei casi e per quanto detto sopra, le<br />
ore di affiancamento durante lo stage da parte del tutor ips sono sembrate<br />
scarse, in ragione anche del numero di ore resosi necessario nella prima<br />
fase preparatoria.<br />
Le professioni<br />
progetto 16<br />
Gli utenti di tips in Provincia di Reggio Emilia hanno intrapreso<br />
le seguenti professioni: operatore agricolo, aiuto-manovale,<br />
muratore, autotrasportatore, ausiliario nelle scuole per l’infanzia,<br />
assistente domiciliare, commesso, addetto alle pulizie, docente<br />
e consulente d’informatica, web designer, cuoco, baby<br />
sitter, video-maker, guardiano notturno, addetto alle isole ecologiche,<br />
operatore di call center.<br />
Gli utenti tips di Modena hanno intrapreso le seguenti professioni:<br />
commessa, assistente di base, colf, apprendista in ferramenta,<br />
banconista, infermiera, addetto al volantinaggio, promoter<br />
fmr, addetta alle risorse umane, insegnante, assistente<br />
nelle scuole materne, educatrice nei doposcuola, baby sitter e<br />
cantante.<br />
Progetto 22<br />
Un’utente ha iniziato uno stage presso una scuola dell’infanzia<br />
nel Comune di residenza come ausiliaria alla cucina (apparecchia<br />
i tavoli nel refettorio, taglia il pane). Determinante è stata<br />
la collaborazione e la rete di contatti dei referenti ausl. Un<br />
secondo utente ha intrapreso uno stage, sempre nel Comune<br />
di residenza, presso un supermercato. Si occupa di rifornire gli<br />
scaffali nel reparto generi vari (alimentari e non).<br />
78
Il caso di M.B.<br />
M.B. è un ragazzo con un disturbo legato al sentire le voci, ben<br />
compensato. Si presenta con volontà e motivazione a ricercare<br />
un’occupazione, pur frequentando un corso serale per ottenere<br />
il diploma di perito. Molto determinato, dotato di buona<br />
volontà, dopo qualche incontro per conoscere l’operatrice e<br />
per tracciare una sorta di percorso da seguire per la ricerca<br />
del lavoro, continua autonomamente la sua ricerca da casa, fa<br />
domande e spedisce cv. L’operatrice è sempre presente, offre<br />
supporto e, all’occorrenza, segnala eventuali offerte di lavoro<br />
che le sembrano papabili per lui: da questo nasce un confronto<br />
sulle modalità da seguire nel sostenere un colloquio o nell’inviare<br />
il curriculum.<br />
Utente e operatore valutano insieme alcune offerte di lavoro,<br />
cercando di ragionare sui pro e sui contro di ciascuna, anche rispetto<br />
alla malattia. L’operatrice verifica la capacità di M. di sostenere<br />
un colloquio di lavoro e si accorge che è una persona molto<br />
equilibrata, matura e consapevole delle proprie competenze.<br />
Dopo qualche settimana M. decide di sostenere un colloquio<br />
per un posto di magazziniere presso una ditta che vende frutta e<br />
verdura all’ingrosso. Di fatto gli viene proposto un posto come<br />
autotrasportatore. M. accetta, si mette in gioco, consapevole che<br />
79
sarà faticoso, a causa della terapia che segue e degli orari molto<br />
impegnativi, cui vanno sommate le ore di frequenza alla scuola<br />
serale, dove dovrà sostenere un esame finale a giugno.<br />
Dopo qualche mese di lavoro, confrontandosi con l’operatrice<br />
via mail, M. decide di abbandonare, orgoglioso di averci<br />
provato, per dedicarsi all’esame e con l’obiettivo di cercare poi<br />
un’altra occupazione.<br />
M. si è approcciato al percorso con umiltà: non si aspettava<br />
che l’operatrice gli trovasse un lavoro, ma ha manifestato sin da<br />
subito la volontà e la dignità propria di un giovane adulto che<br />
intendeva trovarsi da solo un lavoro. Aveva bisogno di qualcuno<br />
che credesse in lui, che lo supportasse confermandogli che<br />
aveva delle carte da spendere e da giocarsi; ha utilizzato il tutor<br />
a intermittenza e a seconda delle sue esigenze, si è avvicinato<br />
e allontanato a seconda di come si sentiva e alla fine è stato in<br />
grado di operare delle scelte, aiutato a capirne e identificarne<br />
circostanze e motivazioni.<br />
tips è servito a M. per capire che era in grado di svolgere<br />
quasi in autonomia una ricerca di lavoro e di ottenere delle<br />
chance, che aveva delle competenze da spendere e che il mercato<br />
gliele riconosceva, che non era solo un ammalato, ma era<br />
una persona che aveva qualcosa da dare. tips l’ha sostenuto in<br />
questo, lo ha discretamente supportato, motivato, sostenuto e<br />
lo ha lasciato libero di spiccare il volo offrendogli una rete di<br />
sicurezza, e questa è una consapevolezza che è importante gli<br />
utenti avvertano e conoscano.<br />
dottoressa Sara Marangoni<br />
operatrice ips <strong>Fondazione</strong> Enaip “<strong>Don</strong> G. Magnani”, Reggio Emilia<br />
80
Il caso di M.<br />
M. mi è stato segnalato dalla sua psichiatra. È un ragazzo giovane,<br />
ha poco più di vent’anni ed è in carico da circa quattro<br />
con una diagnosi di schizofrenia.<br />
Nell’incontro appare piuttosto ritirato e apatico, si svela con<br />
fatica e si mostra piuttosto passivo nello scambio. Nonostante<br />
questo, sin dall’inizio emergono una serie di potenzialità e<br />
risorse. M. ha una buona consapevolezza di sé, della propria<br />
storia, della storia della propria malattia, conosce i propri punti<br />
deboli e ha una passione profonda e autentica per il cinema, il<br />
montaggio video, la ripresa.<br />
Sin dall’inizio la sua richiesta al percorso ips è quella di lavorare<br />
insieme per migliorare le sue capacità relazionali nell’ambito<br />
dei colloqui di lavoro. M. infatti segnala che se, prima della<br />
malattia, si sentiva sempre a suo agio nell’incontro con gli altri,<br />
non era mai a corto di argomenti e aveva un forte senso dell’umorismo,<br />
dopo l’esordio psicopatologico l’approccio agli altri<br />
è diventato via via sempre più faticoso e problematico. M. riferisce<br />
di passare molto tempo a casa propria, nella propria stanza,<br />
e di avere pochi amici con cui si sente a suo agio. Vorrebbe<br />
costruire un video sulla sua esperienza con la malattia mentale,<br />
un video che gli consenta di raccontare in modo ironico e spassoso<br />
ciò che per lui è stata questa esperienza. Quasi un metodo<br />
81
per rivelarsi in modo protetto agli altri in questa sua “facciata”.<br />
Da subito mi appare in grado di portare avanti autonomamente<br />
una ricerca del lavoro, la famiglia sembra supportarlo in<br />
modo discreto, lasciandogli la libertà di proporsi dove meglio<br />
crede. Il medico psichiatra gli riconosce fiducia.<br />
Inizialmente nel mio intervento con M. decido di puntare a<br />
un’analisi del piano di realtà, lavorare nell’ambito del cinema e<br />
del video-making non è facile, specie in questo paese dove non<br />
esistono grandi sovvenzioni per i registi esordienti. In questo<br />
modo punto a cercare insieme a M. altri ambiti funzionali alla<br />
sua ricerca del lavoro, analizzando il suo curriculum scolastico<br />
e le sue esperienze professionali. M. è collaborativo, mi chiede<br />
costantemente di costruire simulate di colloqui di lavoro per<br />
sperimentarsi e per poi confrontarci su ciò che ha funzionato<br />
e cosa no e nel susseguirsi di questi momenti sono evidenti i<br />
progressi che compie alla conquista di una buona autonomia e<br />
sicurezza nell’incontro.<br />
Regolarmente cerchiamo annunci online e glieli spedisco anche<br />
via mail, visto che M. consulta la sua casella di posta con<br />
buona frequenza. Avendo poi lui autonomamente preso il patentino<br />
da carrellista, gli invio annunci da magazziniere, oltre<br />
che da operaio e da grafico. Sono convinta di lavorare bene con<br />
lui, pur stupendomi regolarmente della sua passività. M. non<br />
chiama i numeri degli annunci che gli mando, non invia il suo<br />
curriculum oppure rimanda le telefonate… insomma, appare<br />
poco motivato, pur mantenendo a parole la sua posizione e<br />
venendo regolarmente agli appuntamenti. Provo a spronarlo<br />
attivamente, ma mi rendo subito conto che questa modalità<br />
non funziona, anzi lo porta a farsi ancora più passivo e meno<br />
collaborativo nella sua ricerca del lavoro.<br />
Parlando con lui lentamente poi capisco il mio ruolo in tutto<br />
82
questo. Presa dal mio bisogno di portarlo sul piano di realtà<br />
secondo me più percorribile, avevo dimenticato di legittimare<br />
e considerare anche quelli che erano i suoi desideri, gli ambiti<br />
del lavoro che lo appassionavano. In questo modo M. subiva<br />
più che sentire come proprio l’intervento che portavo avanti.<br />
Lui non ci si riconosceva.<br />
Questa presa di consapevolezza e la condivisione trasparente<br />
del mio errore con lui hanno favorito a mio avviso un decisivo<br />
cambio di marcia. Il mio legittimare il suo desiderio di<br />
lavorare nel mondo video, lo stargli accanto e supportarlo con<br />
fiducia su questo piano ha contribuito a rinforzare la spinta<br />
di M. a buttarsi. Poco prima dell’estate aveva già realizzato un<br />
paio di documentari per una televisione locale. Portava avanti<br />
dei video amatoriali con degli amici e, allo stesso tempo, ha<br />
cominciato a candidarsi e a fare colloqui per lavori di bollettatore,<br />
magazziniere, operaio e grafico. In queste occasioni fissava<br />
sempre con me un colloquio precedente per “allenarsi” ai<br />
colloqui di lavoro, per arrivarci più sereno e sicuro.<br />
L’alleanza tra noi due è decisamente aumentata nel momento<br />
in cui lui si è sentito riconosciuto e promosso in ciò che voleva<br />
realizzare, non in ciò che io ritenevo migliore e più sicuro per<br />
lui. Il fatto che io abbia cominciato a mandargli anche annunci<br />
di agenzie, televisioni, giornali che cercavano video-maker per<br />
brevissime collaborazioni o anche di associazioni no profit che<br />
cercavano collaboratori volontari, ha creato un profondo clima<br />
di collaborazione e fiducia tra noi due.<br />
Al momento M. è molto attivo, si autopromuove nell’attività<br />
di video-maker per matrimoni, per gruppi musicali, per<br />
televisioni e siti web, inoltre continua a candidarsi per posti di<br />
grafico e magazziniere. Ci vediamo e sentiamo con regolarità<br />
e i nostri colloqui, più che momenti di ricerca del lavoro, sono<br />
83
divenuti momenti di confronto sui vissuti che accompagnano<br />
questa ricerca e sui desideri e i sogni per il futuro.<br />
Sebbene M. non abbia ancora trovato un lavoro stabile,<br />
appare in buona salute, motivato e determinato a perseguire<br />
i suoi obiettivi e consapevole di poter riuscire, pur tenendo<br />
aperte al contempo strade diverse. Rispetto ai primi incontri,<br />
è cambiato nell’abbigliamento, nel modo di sorridere, le sue<br />
competenze non verbali nello scambio relazionale appaiono<br />
più ricche e lui stesso relaziona su nuovi spazi amicali, in cui<br />
sente di aver recuperato un po’ del suo “vecchio” modo di<br />
essere in compagnia.<br />
Tanti cambiamenti non sono certo da imputare tutti al metodo<br />
ips, le risorse di M. sono state facilitate da tante cose della sua<br />
vita, gli amici fedeli, il rapporto di estrema fiducia con il medico<br />
psichiatra, il periodo estivo positivo e anche lo spazio dei nostri<br />
incontri, le simulate, i confronti e gli scambi di punti di vista,<br />
che hanno certamente funzionato da concime efficace, perché<br />
M. potesse sbocciare più forte e sicuro di sé durante quest’anno.<br />
dottoressa Anna Piffer<br />
operatrice ips <strong>Fondazione</strong> Enaip “<strong>Don</strong> G. Magnani”, Reggio Emilia<br />
84
Il caso di S.<br />
S. ha ventun anni e soffre di una sindrome ossessivo-compulsiva.<br />
Le crisi hanno interferito significativamente con il funzionamento<br />
scolastico, con le attività di relazione sociali e lo<br />
hanno portato a interrompere, cinque anni fa, gli studi, che<br />
svolgeva in una scuola tecnico professionale orientata all’informatica.<br />
Possiede, quindi, una qualifica di terza media e un<br />
biennio alle scuole superiori. Non ha mai lavorato.<br />
Vive con la madre e un fratello minore, il padre non è presente<br />
nella sua vita. Le competenze comunicative sono buone (parla<br />
in modo chiaro, si veste in maniera adeguata alla sua età). Ha la<br />
patente e un’auto personale. In alcuni periodi manifesta chiusure<br />
che lo portano a ritirarsi nella sua camera e a incrementare i tratti<br />
ossessivi nel suo comportamento. I familiari riferiscono che S.<br />
è molto pressante e in casa tende a fare poco, a essere molto<br />
richiedente nei riguardi della madre, da cui cerca continue rassicurazioni.<br />
Quest’ultima lamenta apertamente, anche con il figlio,<br />
che non ce la fa più e che tutto quanto il peso di questa situazione<br />
le provoca preoccupazioni per il figlio minore.<br />
Una volta entrato nel percorso ips S. mostra di avere una<br />
grande dimestichezza con i computer, cosa che l’ha favorito<br />
nella realizzazione del suo curriculum formativo-professionale<br />
85
fino a presentarne uno formalmente ben impostato, con allegate<br />
scansioni di documenti.<br />
Lavorando sul suo progetto professionale si accorge, a partire<br />
dal suo curriculum formativo, dei limiti che questo potrà porre<br />
nella ricerca di occupazione. Ciononostante continua a preferire<br />
il lavoro in ambito informatico come tecnico. Valuta anche altro,<br />
però, che lo tenga comunque in contatto con le tecnologie: il commesso<br />
in reparti dedicati in negozi della grande distribuzione.<br />
Visita principalmente i siti delle offerte lavorative e non<br />
riesce a portare alle agenzie interinali il suo curriculum, così<br />
si crea un doppio binario di ricerca: il primo considera il suo<br />
desiderio di occuparsi d’informatica; il secondo invece guarda<br />
lavori diversi, in particolare quello come magazziniere, per cui<br />
nutre un interesse legato al tenere in ordine le cose.<br />
In questo periodo riesce anche a prendere il patentino per<br />
guidare i carrelli elevatori, l’attestato è utile per la sua eventuale<br />
sistemazione come magazziniere.<br />
Nel consultare le diverse offerte lavorative e nel contattare alcuni<br />
negozi d’informatica, di cui è cliente, si accorge che la qualifica<br />
professionale è un requisito necessario e che la sua assenza<br />
esclude la possibilità di collocazione sul mercato. Per diverse settimane<br />
si muove per verificare che le sue competenze informatiche,<br />
pur essendo di un livello tale che alcuni amici gli affidano<br />
il computer quando questo ha un problema, non riscontrano<br />
interesse sul mercato per la mancanza di un titolo professionale.<br />
Durante gli incontri S. parla spesso di queste vicende e la<br />
ricerca legata a diverse visioni di occupazione viene in qualche<br />
modo confinata nei discorsi fatti con il tutor.<br />
Rilevato l’impasse, il tutor manifesta la difficoltà che questa<br />
circostanza procura nel proseguire i passi verso la ricerca di la-<br />
86
voro. A questo punto, S. prende la decisione di voler verificare<br />
se riesce a finire gli studi. La decisione non può essere presa<br />
senza la madre, che dovrebbe provvedere economicamente al<br />
versamento delle rette. In un appuntamento a tre, S. e sua madre<br />
decidono di verificare, per l’ultima volta, la possibilità di<br />
completare la scuola superiore.<br />
S. si iscrive a una scuola privata e i contatti con il tutor si<br />
fanno per un paio di mese più radi. Durante il primo periodo<br />
è entusiasta e riferisce che tutto prosegue per il meglio. A un<br />
tratto richiede un incontro fuori programma nel quale riporta<br />
che la situazione è cambiata e ha problemi con i suoi colleghi<br />
di scuola. In un secondo momento aggiunge che per alcuni<br />
giorni ha interrotto arbitrariamente la terapia farmacologica e<br />
che si sente in crisi. Proprio non riesce più a portare a termine<br />
il progetto scolastico. Ne parliamo con la madre e continuiamo<br />
a vederci, a fare un progetto di ricerca insieme, rispettando i<br />
necessari tempi di recupero dalla crisi.<br />
Trascorso questo periodo più difficile (agosto incluso), si riprende.<br />
S. è più attivo e manifesta maggiore dimestichezza nel<br />
muoversi e nel procurarsi colloqui di lavoro. Nei suoi resoconti<br />
durante i colloqui con il tutor emergono però alcune sue<br />
condotte che sembrano mirare a evitare l’entrata in un rapporto<br />
di lavoro. Così, in questo periodo, S. sta riflettendo sulle paure<br />
che gli impediscono di scegliere lavori per lui possibili e, attraverso<br />
una nuova lista di occupazioni possibili, elabora nuove<br />
strategie per riuscire ad affrontare le sue ansie.<br />
dottor Fabio Albano<br />
operatore ips <strong>Fondazione</strong> Enaip “<strong>Don</strong> G. Magnani”, Reggio Emilia<br />
87
Il caso di G.R.<br />
G.R. è stato proposto dal csm di Correggio, dal quale è seguito<br />
unitamente al Servizio Handicap Adulto. Il ragazzo, ventun<br />
anni, non aveva seguito specifici percorsi abilitativi in età evolutiva,<br />
essendo stato valutato in npia e seguito saltuariamente<br />
con altre diagnosi nel periodo scolastico.<br />
G. dopo le scuole superiori non aveva trovato lavoro e trascorreva<br />
il tempo in casa, dando una mano ai genitori nelle<br />
mansioni domestiche. Da sempre manifestava, pur essendo intelligente,<br />
difficoltà nelle relazioni sociali, in particolare con i<br />
coetanei, non riuscendo a farsi delle amicizie e frequentando<br />
solo gli amici dei genitori.<br />
La psichiatra che collabora con il Programma Autismo adulti<br />
ha sottoposto a valutazione il giovane e confermato la diagnosi<br />
di sindrome di Asperger, che fino ad allora era stata semplicemente<br />
ipotizzata da un altro collega, e lo ha proposto per il<br />
progetto tips. Un colloquio con la responsabile del Programma<br />
Autismo, la psichiatra inviante, G. e i genitori ha confermato la<br />
motivazione degli interessati e la possibilità di immettere G. nel<br />
progetto sperimentale.<br />
Il progetto con lui si è avviato per effetto della rinuncia di<br />
un altro utente e dopo la conclusione dell’iter diagnostico, a<br />
88
giugno 2011, direttamente con la seconda operatrice tips: G. ha<br />
partecipato a una serie di incontri settimanali con lei (una-due<br />
giornate la settimana) da giugno a settembre, durante i quali si<br />
sono esplorati la storia (familiare, scolastica, lavorativa) dell’utente,<br />
le competenze e le potenzialità, gli interessi, le motivazioni<br />
e le aspettative relative al progetto.<br />
Nello stesso periodo, si sono valutate le possibilità di inserimento<br />
con stage, in linea con gli interessi dell’utente. Inoltre,<br />
sono state svolte simulazioni relative a colloqui di lavoro e telefonate,<br />
infine è stato compilato il curriculum vitae da presentare<br />
alle aziende.<br />
Da settembre, alla formazione si è affiancata la ricerca tramite<br />
Internet di aziende ed esercizi commerciali in linea con gli<br />
interessi del ragazzo (fumetterie, videoteche, elettrodomestici,<br />
librerie, supermercati).<br />
In questo periodo il ragazzo ha lavorato individualmente a<br />
casa: scrittura di esperienze da inserire nel curriculum, scrittura<br />
di una lettera di presentazione, pensare e individuare il copione<br />
di telefonate di lavoro e colloqui, ricerca di contatti con le<br />
aziende target (nomi e numeri di telefono), manifestando motivazione<br />
e impegno.<br />
Successivamente si è iniziato a contattare telefonicamente e<br />
con visite dirette (nel caso di piccoli esercizi commerciali siti<br />
in zona) le aziende target, proponendo il progetto di stage e il<br />
cv del ragazzo.<br />
Le aziende di piccole dimensioni, quali librerie e negozi, hanno<br />
dato risposte negative legate alla mancanza di disponibilità<br />
di lavoro per una persona in più.<br />
Le gdo contattate hanno valutato la proposta, ma le risposte<br />
sono state differenti. Un rivenditore di elettrodomestici, inizial-<br />
89
mente interessato, ha poi risposto negativamente alla proposta<br />
di tirocinio al momento della descrizione delle caratteristiche<br />
del ragazzo. Un’altra gdo si era resa disponibile allo stage, ma<br />
a causa di un imprevisto nel personale ha rimandato la disponibilità<br />
a gennaio. La terza gdo ha dato da subito disponibilità<br />
e ha concluso positivamente la selezione con un colloquio con<br />
il ragazzo.<br />
Durante lo stage l’utente si occuperà del rifornimento degli<br />
scaffali presso il supermercato.<br />
Avrà la possibilità di confrontarsi con diversi colleghi e clienti,<br />
responsabilizzarsi sul rispetto degli orari e le norme del negozio.<br />
Dovrà, inoltre, con la supervisione del responsabile di<br />
reparto, apprendere la gestione delle proprie mansioni.<br />
Il ragazzo si è dimostrato motivato già nelle prime fasi del<br />
progetto. Ora che ha iniziato lo stage dimostra ancora interesse,<br />
motivazione e senso di responsabilità nei confronti dell’azienda<br />
ospitante e della mansione.<br />
Al fine di formare l’utente in previsione della fine dello stage<br />
(dicembre), si effettueranno incontri relativi alla ricerca di<br />
lavoro (tramite annunci, siti specializzati, simulate di telefonate<br />
e colloqui) per concludere la formazione e fornire ulteriori<br />
strumenti di base per la ricerca del lavoro, considerando anche<br />
l’esperienza di stage effettuata.<br />
dottoressa Elizabeth Ciampà<br />
operatrice tips Autismo Reggio Emilia<br />
90
Il metodo ips: lati positivi e negativi<br />
Il progetto tips è stato per gli operatori un’opportunità per verificare<br />
sul campo la propria idea di assistenza, che è cambiata<br />
grazie all’approccio radicalmente innovativo della tecnica ips.<br />
Rivolgersi alla persona in toto, non limitandosi a considerare<br />
solo la patologia, è stato fondamentale in due casi per far sì<br />
che gli operatori superassero la paura di confrontarsi con la disabilità<br />
psichica, che non avevano mai incontrato prima; negli<br />
altri è stato utile per validare nel concreto un’idea identificata<br />
mediante l’intuizione, e cioè che la persona avesse risorse e capacità<br />
spendibili nel mondo del lavoro competitivo, al di fuori<br />
della rete di benefici sociali.<br />
Il supervisore, dottor <strong>Don</strong>ato Piegari, sottolinea come tutti<br />
gli operatori formati abbiano espresso valutazioni positive sul<br />
metodo, dichiarando di non avere riscontrato particolari difficoltà<br />
nella sua applicazione, pur avendo notato che la non<br />
corretta implementazione costituisce il suo punto debole. Se<br />
questo è il punto debole, la forza dell’ips sta nel fatto che esso<br />
garantisce all’utente la presenza costante di un operatore, il<br />
quale rivolge le proprie attenzioni e la propria professionalità<br />
ai suoi bisogni specifici nell’ambito della ricerca dell’impiego.<br />
Ciò fornisce all’utente un aiuto chiaro e ben delimitato.<br />
91
Gli operatori giudicano fondamentali ai fini della riuscita<br />
del progetto e dell’ottenimento di risultati così incoraggianti<br />
gli incontri di supervisione, che hanno fornito supporto agli<br />
operatori e sono stati un’importante occasione di confronto,<br />
nonché il progressivo rafforzarsi del rapporto con personalità<br />
dell’ausl e del csm, che con la loro continua presenza sono stati<br />
un punto di riferimento ineludibile.<br />
Uno dei punti di forza principali, infatti, è stata senza dubbio<br />
l’opportunità di implementare e approfondire i rapporti già in<br />
essere tra l’istituto della formazione (<strong>Fondazione</strong> Enaip “<strong>Don</strong><br />
G. Magnani”), l’ausl di Reggio Emilia e il csm competente. In<br />
questa interazione le rispettive competenze sono state valorizzate<br />
e riconosciute, dinamica che riteniamo possa costituire<br />
una solida base per eventuali collaborazioni future.<br />
Il progetto tips è stato inoltre riconosciuto come estremamente<br />
stimolante da parte di tutti gli operatori che vi hanno<br />
preso parte: avere la possibilità di partecipare a un processo di<br />
attivazione di una persona, sostenerla e offrirle il proprio aiuto<br />
nella ricerca di nuove possibilità è sì responsabilizzante ma, al<br />
contempo, entusiasmante.<br />
Da annoverare tra i punti di forza secondo la dottoressa Elisabetta<br />
Vignali (operatrice ips, ausl Reggio Emilia), anche il fatto<br />
che il tempo dell’operatore sia dedicato esclusivamente alla ricerca<br />
del lavoro e lo sia in modo flessibile, l’utilizzo dello strumento<br />
informatico per portare avanti una ricerca ampia ma, al contempo,<br />
mirata e, infine, la capacità del tutor di stimolare la rete.<br />
L’osservazione dei percorsi svolti dagli utenti ci permette<br />
di affermare con sicurezza che la tecnica ips conduce nella<br />
maggioranza dei casi a una crescita della persona, che passa<br />
attraverso la sua responsabilizzazione rispetto al tema “lavo-<br />
92
o” (cosa significa trovarlo, cosa significa mantenerlo…) ma<br />
anche attraverso un lavoro sulla sua autostima: se l’utente arriva<br />
a percepirsi come persona con delle capacità, dei talenti,<br />
delle possibilità e non come paziente, acquisisce un punto di<br />
vista diverso su di sé e sul mondo, che lo induce a mostrarsi<br />
diversamente e, quindi, a ricevere feedback qualitativamente<br />
differenti e, probabilmente, migliori, dal mondo stesso; con le<br />
evidenti positive conseguenze sulla vita di relazione, rapporti<br />
familiari e professionali. Importante per il raggiungimento di<br />
questo scopo anche il fatto che i colloqui con gli operatori ips<br />
non siano avvenuti all’interno di una struttura ascrivibile nella<br />
grande categoria dei Servizi della Salute Mentale, ma in un luogo<br />
completamente neutro e che, anzi, è noto per occuparsi di<br />
indirizzamento professionale.<br />
La metodologia ips si è rivelata efficace anche in caso di soggetti<br />
autistici, come confermato dalla direttrice del Programma<br />
Autismo della ausl di Reggio Emilia, la quale afferma che ips<br />
motiva e responsabilizza gli utenti durante il processo di formazione<br />
e di ricerca e sottolinea la positività dello spostare il<br />
focus sugli interessi, capacità e potenzialità degli utenti per individuare<br />
le aree lavorative di interesse.<br />
Riguardo alle difficoltà, è ineludibile una citazione della situazione<br />
attuale del mercato del lavoro, particolarmente refrattario<br />
ad assorbire nuovi lavoratori. Il che ha condotto alla necessità<br />
di aiutare gli utenti a ridimensionare le loro aspettative,<br />
sia in termini qualitativi (che lavoro vorrei fare), sia in termini<br />
quantitativi (quanto mi aspetto di essere pagato, che tipo di<br />
contratto mi aspetto di sottoscrivere).<br />
Un punto di debolezza unanimemente riscontrato da operatori<br />
e utenti è che il progetto tips sia stato organizzato con un<br />
93
monte ore destinato a esaurirsi con il dicembre 2011, presupponendo<br />
che gli operatori possano improvvisamente troncare<br />
il legame creatosi con gli utenti e privarli di quel supporto cui<br />
tanto valore viene riconosciuto, e altresì che gli utenti siano in<br />
grado di provvedere autonomamente alla loro ricerca in campo<br />
professionale. D’altro canto, come sottolinea la dottoressa Simona<br />
Artoni (operatrice ips, ausl Reggio Emilia), è stato parte<br />
integrante del “contratto terapeutico” stretto con l’utente il fatto<br />
che il progetto avesse una data di scadenza, e quindi è stato<br />
un incentivo per l’utente nella ricerca del lavoro.<br />
Infine, la dottoressa Elisabetta Vignali sottolinea come gli<br />
utenti tendano comunque ad aspettare lo stimolo del tutor,<br />
permanendo in loro una fatica di fondo nell’agire in modo intraprendente.<br />
Questo punto di debolezza del metodo richiederebbe<br />
a suo avviso una maggiore condivisione con il Centro<br />
per l’impiego e il collocamento mirato, affinché siano coinvolti<br />
nella rete più attori attivi oltre al tutor.<br />
Al momento della pubblicazione degli atti del <strong>workshop</strong>, un<br />
questionario finale che pone domande sul gradimento del progetto<br />
da parte degli utenti è in distribuzione, pertanto non siamo<br />
in grado di includere nella presente relazione tali risultati.<br />
Dobbiamo quindi limitarci a riferire i feedback ricevuti verbalmente<br />
dagli utenti. Quasi tutti riferiscono che è stato importante<br />
aver ricevuto attenzione mirata su un argomento preciso, avere<br />
qualcuno con cui parlare della propria situazione professionale,<br />
tema che non si sentono di affrontare liberamente nel contesto<br />
familiare, e quindi potersi confrontare con un punto di riferimento<br />
esterno sia alla famiglia che ai Servizi. Gli utenti si sono<br />
trovati a loro agio nell’atmosfera di non giudizio e alcuni hanno<br />
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detto di aver trovato particolarmente utile il fatto che gli incontri<br />
avvenissero in un luogo “neutro”, non afferente alla rete dei<br />
Servizi di Salute Mentale. Particolarmente positivo, secondo gli<br />
utenti della dottoressa Vignali, il fatto che la modalità di ricerca<br />
fosse ampia e non presentasse vincoli istituzionali. Inoltre, la<br />
dottoressa sottolinea come sia stato un vero punto di forza del<br />
metodo il fornire supporto prima dei colloqui di lavoro (simulandolo),<br />
ma anche dopo, lavorando sull’esperienza.<br />
Gli utenti riferiscono che l’essersi sentiti supportati li ha aiutati<br />
a recuperare autostima e ad acquisire la consapevolezza che<br />
il trovare o meno lavoro non dipende solo dalla loro malattia<br />
ma da una varietà di fattori, molti dei quali esterni a loro. Anche<br />
qualora non abbiano trovato lavoro, una maggiore consapevolezza<br />
di se stessi e del contesto ha permesso che venissero<br />
fatti comunque dei passi avanti e che venisse riconosciuta importanza<br />
allo stabilire piccoli obiettivi raggiungibili.<br />
Per quanto sopra esposto e dati i risultati ottenuti riteniamo<br />
che la tecnica ips possa essere una valida alternativa ad altri<br />
percorsi di inserimento lavorativo. Pur riconoscendo che non<br />
è la strada giusta per tutti gli utenti, crediamo che valga la pena<br />
offrire la possibilità di tentare a quanti mostrino il desiderio di<br />
trovare un’occupazione e abbiano sufficiente motivazione per<br />
procedere nella ricerca supportati dai tutor.<br />
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