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Le Cantine - Gianfranco Perri

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<strong>Le</strong> <strong>Cantine</strong><br />

BRINDISINI LA MIA GENTE<br />

Imbriani Ugo Via San Benedetto con a destra l´angolo di Via Alfredo De Sanctis<br />

Annarita Spagnolo Io ho abitato in Via Madonna della neve per tantissimi anni, fra il 1958 e il 1974, in un<br />

portoncino bassissimo quasi arrivando su Via San Benedetto. Dividevo la scala con un mio carissimo compagno<br />

di giochi, Bernardo Scarano ora medico in ospedale <strong>Perri</strong>no. E a proposito di botteghe strane, poi non vi dico<br />

quando andavo a comprare il vino alla cantina di "Vocca", scendevo gli scalini e in questo odore di vino e fumo<br />

mi avvicinavo sommessa al lungo banco dove Vittorio "Vocca", non so il cognome, mi travasava direttamente<br />

dalla botte il vino nel mio bottiglione. Ragazzi che esperienze! La cantina era proprio sulla destra di questa foto,<br />

subito all´inizio di Via San Benedetto, appena girato l´angolo, praticamente di fronte a Via Santabarbara.


Antonio Fox E´vero, un grande venditore della zona era Vittorio. Quante bottiglie di vino ho comprato in<br />

quella cantina che emanava un odore misto fumo-vino. Ed a proposito di vino, chi si ricorda dell'altra cantina che<br />

si trovava all'angolo della strada che tuttora, va da San Paolo a via Santabarbara (non ricordo il nome) il cui<br />

proprietario aveva il soprannome "7 pinzieri", già molto anziano all'epoca? Quando andavo a comprare il vino,<br />

spesso la bottiglia stranamente, a casa non arrivava piena.<br />

Cosimo Guercia Antonio ¨7 pinzieri¨ aveva i vigneti e il vino era di produzione propia.<br />

Patrizia Vantaggiato All'incrocio tra via Santabarbara e via San Benedetto c'era appunto la cantina di ¨Vocca¨,<br />

Vittorio Pinto, questo il suo cognome. Si scendevano i gradini. Ricordo che vendeva oltre il vino anche i gelati.<br />

Attualmente i figli hanno realizzato lí un grande locale per feste o riunione di associazioni.<br />

Antonio Fox Non credo che siano i figli. Probabilmente saranno i nipoti, visto che i figli dovrebbero avere giá<br />

un'età molto avanzata.<br />

Patrizia Vantaggiato Sono i figli: Doretto e l'altro non ricordo il nome, lavorano presso la STP entrambi. Oggi<br />

ho chiesto notizie: i figli del signor Vittorio della cantina sono due e si chiamano Doretto ed Antonio. Sono quasi<br />

10 anni che è morto il signor Vittorio, longevo nella sua vita e circondato dall'affetto dei figli.<br />

Cosimo Guercia A proposito dei commenti sulle cantine di Brindisi, queste due foto sono ad hoc!<br />

Giuseppe Summa Evviva il vino buono!<br />

<strong>Gianfranco</strong> <strong>Perri</strong> Belle foto, Giuseppe! Proprio a proposito, come dice Cosimo! Abbiamo il nome del simpatico<br />

personaggio?<br />

Giuseppe Summa Dovrebbe chiamarsi Rodolfo.


Giancarlo Cafiero Alé.... Menza Banda... Vai cumpà !!!


Gianni Tanzarella Menza Banda, sempri mbriacu a stuezzi!<br />

Remo Simoniello Grande Giancà, ...Veramenti quandu mbivia era normali, raggiunava a modu sua, ma<br />

raggiunava. Lu fiaccu era quandu scia all'urmu!<br />

Cosimo Guercia Peró a Brindisi di cantine ce ne sono state molte. Al centro in via Saponea c'era la cantina di<br />

Savina. Piu avanti c'era un´altra cantina prima di girara per via Benedetto Marzolla, Uecchi di Sampaolo era il<br />

soprannome del propietario a causa ti li uecchi pisciati. E per poi in via Bari c'e ancora la cantina di Cietta,<br />

attualmente gestita da una persona anziana che la ereditó da suo padre del quale non ricordo il cognome.<br />

Silvio Melpignano Alcune cantine peró ve li siete dimenticate, in via <strong>Le</strong>nio Flacco, abbasciu alla marina, c'era<br />

Navi, poi stava Checca che negli ultimi anni si mise a friggere pure il pesce, in via Sciabiche c'era una che apriva<br />

soltanto un paio di mesi l'anno perche' finiva il proprio vino ed era soltantu neru e si chiamava Peppu lu<br />

poppitu! Alla cantina ti Navi, cliente fisso era Rutu Rutu, barcaiolo per il villaggio pescatori, che quasi ogni<br />

viaggio si faceva un bicchiere di neru.<br />

Pino Spina Un'altra cantina era in via Pergola.<br />

Imbriani Ugo Negli anni ’50 e ’60 a Brindisi i locali in cui veniva venduto il vino al dettaglio, venivano chiamate<br />

“cantine”. Nel centro, tra San Benedetto e Santa Aloy, ve n’erano due molto conosciute ed apprezzate, gestite da<br />

due signori i cui soprannomi erano “Vocca” e “Setti Pinsieri”.<br />

Quella del signor Vocca era la più vicina alla mia abitazione e lì mi recavo quasi ogni giorno per comprare il vino.<br />

Per accedere al locale, assai vecchio e fatiscente, bisognava scendere alcuni gradini, il soffitto a volte a crociera<br />

era diventato nero come il vino, perché non era mai stato tinteggiato dalla seconda guerra. In fondo al locale una<br />

porta finestra dava in un cortile poco usato, infestato da erbacce e pieno di vecchie botti e tinozze di legno in cui<br />

trovavano rifugio le lucertole, i topi e gli scarafaggi. Il signor Vittorio detto Vocca camminava come se fosse<br />

affetto dalla “putarica” ossia i piedi piatti, ma il motivo era che durante la guerra venne fatto prigioniero e<br />

deportato in Germania, dove, a causa del freddo intenso, gli si erano congelate le dita dei piedi. Quando andavo a<br />

comprare il vino, mi portavo una bottiglia di vetro scuro, sempre la stessa e alle volte con il residuo del giorno<br />

precedente, e per lo più acquistavo il bianco o il rosato, in quanto il rosso era un po’ pesante e soprattutto per il<br />

fatto che se cadeva qualche goccia sulla tovaglia lasciava una macchia tale che non c’erano detersivi (a quel<br />

tempo la miticina o la saponina) che riuscissero a toglierla. Due grosse lampade appese al soffitto e collegate con<br />

del filo elettrico a treccia, illuminavano l’ambiente. La sera, intorno a dei luridi tavoli, si riunivano li “mbriachi”,<br />

come noi li chiamavamo, ossia i bevitori di vino che, prima di recarsi da Vocca, passavano dal casotto di<br />

“Giovanninu ti li stuezzi” in piazza mercato o da qualche altra salsamenteria per comprare qualcosa da mangiare<br />

(la ‘ncartata) e che legasse con il vino. Alle volte gli preparavano qualcosa le mogli, in genere “purpetti o<br />

brascioli”. Loro si che bevevano il rosso! Si giocavano i bicchieri con le carte napoletane, a “passatella” o a<br />

“patrunu e sotta”. Il Vocca, appena si rendeva conto che il vino incominciava a fare effetto, lo allungava con<br />

l’acqua, sicuro che nessuno dei suoi avventori se ne sarebbe accorto. Non sempre la serata finiva in modo<br />

tranquillo, anzi, il più delle volte i fumi dell’alcool li rendeva litigiosi e volavano spintoni e alle volte anche botte<br />

da orbi. I più comunque, anche se barcollanti, riuscivano a trovare la strada di casa, mentre per chi si riduceva<br />

“mbriacu a piezzi”, l’unica possibilità per tornare a casa era un carretto che il cantiniere usava per spostare<br />

piccole botti all’interno del locale. Gli amici, quelli un po’ più sobri, caricavano l’ubriaco, che nel frattempo si era<br />

addormentato, sul carretto e lo portavano a domicilio e, come un sacco postale lo scaricavano davanti alla porta<br />

della sua abitazione, dopo aver bussato tornavano alla cantina per restituire il carretto al Vocca. La moglie e i<br />

figli uscivano, prendevano il loro congiunto e lo trascinavano in casa e, tutto vestito, lo buttavano sul letto dove<br />

vi restava diverse ore finché non smaltiva la sbornia. La cantina di Vocca possedeva anche una ghiacciaia, in<br />

verità altro non era che un grosso vascone in lamiera dove, in estate, vi metteva, insieme ad un blocco di<br />

ghiaccio, alcune bottiglie di birra e vino che così poteva servire ben fresche ai suoi clienti. Noi ragazzi andavamo<br />

a trovare il Vocca, perché ci regalava le “ramicche” ossia i tappi di rame a corona delle bottiglie di birra e bibite<br />

varie, con cui noi giocavamo scambiandocele come fossero figurine di giocatori, e valorizzandole a seconda della<br />

loro rarità. Vicino alla chiesa di San Paolo c’era l’altra cantina che ho menzionato prima ossia quella gestita da<br />

“Setti Pinzieri”. Io la conoscevo poco, perché era un po’ lontana da casa mia e lì mi recavo solo per chiedere<br />

qualche “ramicchia”. Lui era un uomo ormai avanti con gli anni, aveva i capelli bianchi e un bel paio di baffi,<br />

bianchi anch’essi e rivoltati all’in su. Questa cantina era più pulita, le pareti erano piastrellate, i tavolini per<br />

quattro persone sempre puliti, molto ordinata e pavimentata a mosaico. Non ricordo altro, anche perché ,<br />

essendo “Setti Pinzieri” un po’ avanti con gli anni fu chiusa dopo breve tempo.<br />

Estratto dal libro: Brindisi racconta di Antonio Piazzolla & Ugo Imbriani.


Raffaele Mauro Lu Pici<br />

Raffaele Mauro Questo signore era detto Pici, al secolo Laufuenti Rocco, che al tempo del reverendo De Marco,<br />

il quale gli dedicò la poesia ¨Lu Brindisi ti lu Pici¨, era famoso per le sue colossali sbornie. ...Uh! quantu sinti<br />

beddu vinu mia! ...Quandu va passi tu ntra stu cori!<br />

Cosimo Guercia ...Mieru, mieru, fatti qua beru quantu di vesciu tanta ndi mbevu!<br />

Raffaele Mauro Uh! quantu sinti beddu vinu mia!<br />

Andrea Viola Congratulazioni, bellissima poesia davvero!


Summa Peterson Stefania The Brindisi wine festival - August 1967 Foto di Bob Haines<br />

Carlo Rogoli La festa dell'uva.<br />

Summa Peterson Stefania Quiddi si che erano i giorni!<br />

Cosimo Guercia Grazie Stefania per le tue bellissime foto, mi stavo caricado le tue foto, non sapedo che ti eri<br />

iscritta alla pagina.<br />

Giuseppe Summa Bella festa, ma divenuta pericolosa per motivi d'ordine pubblico. Fu' abolita, ...mbriacate e<br />

risse a caratizza. E gli americani, non me ne vogliano, diventavano molto arroganti sotto l'effetto di lu mieru.<br />

Summa Peterson Stefania Ahahha, ...Pino attenzione con gli americani! Lo sai che mio marito e' americano!<br />

Cosimo Guercia Stefania sono d'accordo con te, Pino ha fatto un commento non appropiato. Secondo me<br />

erano anche i brindissini ad approfittare del vino!<br />

Annarita Spagnolo Questa era la famosa festa dell'uva e del vino organizzata dall'allora presidente dell'ente<br />

del turismo, dott. Rolandi, con spettacoli molto belli di musica e balletti da tutta Europa.

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