Tra le metamorfosi dell'impiegato - AT Casa - Corriere della Sera

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Mode e Modi Mercoledì 16 Aprile 2008 Corriere della Sera L’E VOLUZIONE Officina contabilità Uno degli uffici contabilità dello stabilimento Fiat al Lingotto, nel 1923. Il personale è tutto al femminile, indossa una specie di «divisa» e il lavoro è ripetitivo e spersonalizzato Voglio la privacy Dopo la rivoluzione degli open space negli anni ’70, per garantire un minimo di privacy agli impiegati le aziende produttrici di mobili inventano dei separé attrezzati che isolano un tavolo dall’altro Anticonformisti La redazione di un giornale, in una foto del 1994. L’ambiente di lavoro è caotico e flessibile, l’abbigliamento è improntato a criteri di comodità personale del tutto informali LA V ETRINA Le novità C apita che spesso, pensando al lunedì, venga da piangere. Tornare in ufficio, che fatica! Già il tardo pomeriggio della domenica si immagina il giorno dopo: la sveglia che suonerà prestissimo, la lunga settimana davanti, la giornata scadenzata da orari e impegni. Non più liberi. Ufficio: amore e odio, successo e insuccesso. Umano. Alti e bassi fanno parte del Dna delle persone. È che è tra quelle quattro mura che la società (di nome e di fatto) chiede che un lui o una lei diano sempre (ah, illusione!) il meglio: in idee, creatività, produzione, efficienza. Come è possibile che accada, però? Se l’ambiente è squallido, angusto, buio, vecchio...? Questo devono aver pensato le nuove generazioni di architetti. Aggiungendo: non è importante, forse, per rendere meglio, per stare meglio, starci bene tra quelle pareti? Sentirsi gratificati anche dall’ambiente, provare sensazioni positive. Che spesso, molto più di quanto si creda, dipendono appunto dall’arredamento, dagli oggetti, dai colori delle pareti, dalle luci, dalla posizione dei mobili. Così ecco che ora l’attenzione dei grandi designer si concentra proprio su questi spazi. Non per nulla 20 mila metri quadri del Salone del Mobile sono dedicati alle nuove proposte per l’ufficio presentate da ben 160 marchi. E la novità sta pure nel nome: dopo 14 edizioni di onorato servizio della biennale internazionale del mobile per ufficio (ex Emu), oggi si parla di SaloneUfficio con tanto di concorso a macrotema trasversale, «Ufficio Fabbrica Creativa, Work in Progress», cui parteciperanno 30 aziende, e la mostra «Michelangelo Pistoletto & Cittadellarte» dove si tratta la creatività dell’ufficio in maniera inedita. Comunque sia e da qualsiasi parte lo si guardi, l’ufficio è ormai visto come un luogo da vivere con serenità, capace di dare persino sensazioni di benessere. Un proseguimento della casa, insomma. Una continuità di piacevolezze che vanno dal divano alla poltrona, dalla lampada alla libreria allo studio degli interni a 360˚. Perché le domande chiave Flessuose Scrivanie ergonomiche, morbide e accoglienti in materiali e tinte antistress utilizzabili da più lati. Disegnate da Della Rovere IL BENESSERE DEL LUNEDÌ Colori definiti Tonalità decise ma rassicuranti per il blocco da ufficio «More» di Martex. Un contenitore con scrivania incorporata da inserire in grandi spazi Trasparenze Pareti di cristallo per il Natural Office del gruppo Fantoni, che punta su «Climacustic» innovativa tecnologia fono-assorbente Luci soffuse, pareti di cristallo, mobili fonoassorbenti, bonsai Le aziende propongono una vita lavorativa più «soddisfacente» DI PAOLA BULBARELLI sono due: quanto influisce la progettazione di un ambiente di lavoro sulla produttività dell’individuo? E ancora: come si può rendere lo spazio confortevole e idoneo a favorire quell’attività creativa considerata fonte di vantaggio competitivo? Da alcune ricerche del Commission for Architecture and the Built Environment, ente governativo inglese, è emerso che lo spazio di lavoro è responsabile per il 25% della soddisfazione dei lavoratori e il 5% delle performance, mentre un’analisi pubblicata da Economy di Talent Manager spiega che il primo strumento con il quale l’azienda favorisce i suoi dipendenti è la cura degli ambienti di lavoro. Una cura davvero estrema che al SaloneUfficio trova la sua massima espansione e inventiva. Lo Studiomonti, il gruppo Una dependance della casa Fantoni, Revo di Malerba hanno studiato nei minimi particolari cosa significhi il benessere in ufficio traducendolo in proposte a dir poco avveniristiche. S’è pensato proprio a tutto. Atmosfere rilassate, temperature perfettamente bilanciate, isolamento acustico, fono-assorbimento (Climacustic), luci soffuse e filtrate, ricercatezza dei materiali, pareti di cristallo. Non mancano cucine attrezzate secondo le regole più ferree dello star bene: chissà che non si lavori con più passione con i forni per cottura al vapore, piastre per cucinare senza grassi, celle frigorifere per vini e formaggi. E se si vuole esagerare c’è pure la Spa. Il segreto è sentirsi a casa anche in ufficio. Ecco CBox Dieffebi, un mobile contenitore con sei profumazioni in sintonia con i colori della superficie esterna che si diffondono nell’ambiente per un benessere psicofisico da respirare ogni giorno e Cbook la Ecologica Simone D’Auria ha progettato «Ecobulb», lampada impermeabile con led interno della durata di 15 anni L’idea è ricreare comfort e abitudini domestiche. Così c’è chi presenta cucine attrezzate per cibi senza grassi e mobili dalle profumazioni in sintonia con i colori Metalli leggeri L’alluminio è tagliato al laser nella libreria «CBook» ultraresistente di Dieffebi Cuoio capitonnee La nuova seduta per ufficio «Oxford» di Poltrona Frau. Design classico tendente al moderno 3 libreria in alluminio tagliata a laser. Della Rovere ha disegnato le scrivanie ergonomiche utilizzabili da ogni lato accoglienti e morbide, Sagsa ha puntato sui cromatismi, Frau si presenta con «Oxford», una strepitosa poltrona in pelle lavorata a «capitonnee» e con «Antropovarius Office», una seduta con vertebre in acciaio e lamine in fibra di carbonio. «Eco Bulb», invece, sono le lampade riciclate di Simone D'Auria, presentate da Sportmax, ecocompatibili, water resistant, con led interno della durata di 15 anni. C’è pure il pezzo limited edition disegnato da Paolo Pininfarina: la scrivania "Luna Gold" creata con polveri micronizzate d’oro 24 carati. E per il momento di vero relax ecco il «bonsai del manager» del maestro giardiniere Giampiero Galli: fornito con particolari forbicine finisce sulle scrivanie dei dirigenti più impegnati per un sicuro attimo di «stacco» mentale.
Mode e Modi Mercoledì 16 Aprile 2008 Corriere della Sera R accontare IN PRIMO P IANO Architettura CATTEDRALI DEL LAVORO oggi l’architettura dei luoghi del lavoro potrebbe apparire strano per un’epoca che sta profetizzando la fine delle fabbriche e la scomparsa dell’ufficio verso una progressiva smaterializzazione dei luoghi tradizionali della produzione. Sembra che il nostro destino immediato sia quello del telelavoro, isolati e comodi a casa di fronte al computer, in uno spazio domestico, in rete con il resto del mondo. Ma l’attualità ci rimanda ben altri scenari: nella Silicon Valley ad esempio molte delle grandi Corporation hanno deciso di tornare a luoghi in cui potenziare il contatto umano, con il palmare e il cellulare spento, dove confrontarsi liberamente, lavorare con piacere grazie a un ambiente a misura d’uomo, segnato da materiali e luce naturale, gradevole e condiviso con un numero adeguato di colleghi. Un progetto dell’architetto bolognese Mario Cucinella per Uniflair Industries, un’azienda di ricerca veneta, portava pochi anni fa questo concetto alle estreme conseguenze: un unico spazio lungo più di duecento metri che si affacciava su di un cortile alberato, al centro un tavolo unico lungo quanto la sala, semplice, forte, unitario. L’ambiente di lavoro completamente in rete, ogni ricercatore con la possibilità di scegliere dove e con chi, eventualmente, sedersi a seconda delle diverse esigenze e momenti della giornata. Quell’immagine, quasi un allestimento d’arte concettuale, fece il giro del mondo perché oltre alla sua forza iconica, dimostrava una nuova frontiera del lavoro in team grazie ad un ambiente diverso e visionario. Ma questi scenari sono figli di almeno 100 anni di sperimentazione e ricerca sullo spazio dell’ufficio da parte degli architetti occidentali. TRE PUNTI DI VISTA Atmosfera vellutata Gli ambienti lavorativi della Financial Guaranty Insurance Company a New York, realizzati da Emilio Ambasz (foto in alto) nel 1983 DI LUCA MOLINARI Luci indirette Gli uffici per gli impiegati nel «Johnson building» a Racine (Wisconsin) realizzati nel 1939 da Frank Lloyd Wright (foto in basso) Se guardiamo a una immagine di un grande ufficio americano dell’inizio del secolo scorso tra Chicago e New York in quei primi, maestosi grattacieli realizzati grazie all’invenzione dell’ascensore, ci saremmo trovati di fronte a una immagine molto semplice: un unico spazio, illuminato dalle grandi finestre perimetrali e organizzato razionalmente con tanti piccoli box in legno, in cui erano inserite altrettante scrivanie per gli impiegati. In fondo, rialzato su un gradino, la scrivania del capo-settore addetto al controllo dell’efficienza aziendale. Era l’immagine di una catena di montaggio applicata al mondo dei «colletti bianchi»; sicuramente più ordinata, pulita, silenziosa di una fabbrica, ma organizzata secondo gli stessi principi. L’architettura moderna offre tra gli anni Venti e Trenta un ventaglio di soluzioni formidabili a questo tema, progettando sia gli edifici che gli arredi in una visione unitaria e integrata come per gli uffici della Johnson Wax di Frank Lloyd Wright a Racine nel Wisconsin, le palazzine di Figini e Pollini per la Olivetti a Ivrea o i due palazzi per la Montedison di Giò Ponti a Milano realizzati tra L’interno del grattacielo della sede centrale della Hong Kong and Shanghai Bank realizzata dall’architetto britannico sir Norman Foster (foto sopra) nel 1986, a Hong Kong Da santuari delle gerarchie aziendali ad ambienti tecnologici «democratici»: così i grandi progettisti hanno strutturato l’ufficio Banca hi-tech Work in progress L’architetto Richard Rogers, autore del palazzo dei Lloyd a Londra (in alto). Da qui si è diffuso il concetto di postazione di lavoro «ad isola» perfettamente cablata 5 gli anni Trenta e Cinquanta. Soprattutto nel caso americano l’immagine è quella potente di una cattedrale laica dedicata al lavoro, mentre nei due casi italiani la scala umana, una dimensione più calibrata dello spazio sembra prendere il sopravvento sul culto aziendale. Già a partire dagli anni Sessanta gli spazi sono concepiti progressivamente per piccoli gruppi di lavoro e pensati per l’attività individuale così come per la possibilità di lavorare per nuclei variabili; l’architettura cambia e con lei gli arredi sempre più mobili e leggeri, gli oggetti di design collegati e i materiali per gli spazi interni. Arriviamo agli anni Settanta e Ottanta, all’architettura high-tech di Norman Foster, Renzo Piano e Richard Rogers che sembrano avere il potere demiurgico di riportare umanità in un’architettura che s’ispira alla macchina e alla tecnologia. Gli uffici per i Lloyd di Londra disegnati da Rogers nel 1985 inaugurarono un modo diverso e sostenibile di pensare lo spazio interno dell’ufficio con un progetto figlio degli open space del Centre Pompidou. Gli spazi si alleggeriscono, isole di verde si alternano a spazi mobili e flessibili di lavoro, luoghi di ricerca e produzione si alternano a isole per il tempo libero. Il computer, con un flusso diverso di informazioni e di modi di operare, plasma indirettamente l’architettura dello spazio dell’ufficio e dei suoi arredi integrandosi all’idea di vere e proprie isole interne per il tempo libero come è stato per un edifico per uffici disegnato dallo studio Bothe, Richter e Teherani ad Amburgo dove, a fianco degli uffici sono state realizzate vere e proprie serre/spiagge per il relax dei dipendenti. L’introduzione del wi-fi porta all’ultima, in ordine di tempo, micro-rivoluzione dell’ambiente ufficio con la potenzialità di massima libertà e flessibilità indicando il luogo dell'ufficio come una delle frontiere che porterà nei prossimi anni sviluppi inaspettati. Luca Molinari è critico e professore di Storia dell’architettura, Seconda Università Napoli
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