Quattro Colonne numero 1 (Marzo 2005) - Scuola di Giornalismo ...
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SGRTV<br />
MARZO <strong>2005</strong><br />
Non si finisce più <strong>di</strong> strattonare l’italiano.<br />
Prima l’allarme degli accademici sul cattivo<br />
uso della nostra lingua, poi lo schiaffo<br />
dall’Europa, ora la sua riabilitazione. L’Unione Europea<br />
lo aveva cancellato dalle conferenze stampa dei<br />
commissari, provocando<br />
le ire dei nostri rappresentanti<br />
a Bruxelles.<br />
Rocco Buttiglione, ministro<br />
per le politiche comunitarie,<br />
aveva denunciato<br />
la volontà <strong>di</strong> creare un<br />
<strong>di</strong>rettorio anglo-franco-tedesco<br />
a livello linguistico: prelu<strong>di</strong>o<br />
a un cartello politico<br />
dei tre Paesi. E questo<br />
mentre in Italia non si<br />
placa il <strong>di</strong>battito sull’i<strong>di</strong>omamaltrattato.<br />
Sotto accusa,<br />
ancora una volta,<br />
lo scarso amore che gli italiani sembrano nutrire verso<br />
la propria lingua. Tendenza <strong>di</strong>mostrata dalla<br />
grande tentazione <strong>di</strong> scimmiottare l’inglese. Complice<br />
l’Unione Europea, la questione si è spostata dalle<br />
aule universitarie ai salotti della politica. Manca un<br />
programma <strong>di</strong> promozione linguistica, sia dentro che<br />
fuori dai confini italiani, è stato detto. È evidente<br />
la pigrizia burocratica <strong>di</strong> chi dovrebbe <strong>di</strong>ffondere la<br />
nostra cultura. A confermare questa pericolosa tendenza<br />
un altro schiaffo per Dante: negli ultimi giorni<br />
alcune scuole del Belgio e della Germania hanno<br />
annunciato <strong>di</strong> voler eliminare le sezioni in lingua<br />
italiana.<br />
Le lamentele dei nostri rappresentanti a Bruxelles<br />
hanno, però, portato i loro frutti: l’italiano sarà utilizzato,<br />
insieme ad altri sei i<strong>di</strong>omi, nella nuova<br />
campagna dell’UE contro il fumo e soprattutto tornerà<br />
a essere lingua <strong>di</strong> traduzione nelle conferenze<br />
della Commissione. Dopo gli schiaffi, una carezza<br />
per la lingua della lirica e della <strong>di</strong>eta me<strong>di</strong>terranea.<br />
Il presidente della commissione Barroso tranquillizza<br />
coloro che per un attimo hanno temuto <strong>di</strong> poter<br />
parlare italiano solo in cucina, magari affettando<br />
salami e mozzarelle.<br />
Q<strong>Quattro</strong><br />
colonne<br />
Allarme doping. Dopo gli arresti dei mesi scorsi, continuano le indagini. Ma il fenomeno cresce<br />
Palestre nel mirino<br />
Il 40% dei culturisti fa uso <strong>di</strong> sostanze dopanti. Orazio Pellegrini, comandante dei Nas <strong>di</strong> Perugia:<br />
«Sempre <strong>di</strong> più e sempre più giovani gli atleti coinvolti, ma non bisogna criminalizzare le palestre»<br />
Dilettanti dello sport, professionisti del doping.<br />
Non sono più soltanto i gran<strong>di</strong> campioni<br />
a ricorrere all’uso <strong>di</strong> sostanze proibite<br />
per raggiungere risultati eccezionali. Anche a livello<br />
amatoriale, aumenta la percentuale <strong>di</strong> chi si<br />
aiuta con qualche “bomba”. E tutti vogliono <strong>di</strong>ventare<br />
dei superuomini. Senza badare ai potenziali rischi<br />
per la salute, che - <strong>di</strong>cono gli esperti - sono<br />
enormi. In particolare, il panorama che emerge dalle<br />
palestre. I “body builders” nostrani sanno tutto<br />
su nandrolone, testosterone e ormoni vari. Uno <strong>di</strong><br />
loro ci racconta la sua esperienza con gli steroi<strong>di</strong>. E<br />
non sembra affatto pentito. In Umbria il fenomeno<br />
è recente e in forte crescita. Si punta molto sulla<br />
prevenzione tra i giovani. Intervista con il comandante<br />
dei Nas <strong>di</strong> Perugia.<br />
Servizi a pag. 11<br />
ITALIANO<br />
Dopo gli schiaffi<br />
una carezza<br />
MANUELA COLLAZZO<br />
Diciottenni<br />
al voto per<br />
le regionali.<br />
Come cambia<br />
il rapporto<br />
tra giovani<br />
e politica<br />
POLITICA<br />
L’EVENTO<br />
Norberto <strong>di</strong>pinge UJ<br />
«Il Jazz è movimento. Mentre<br />
<strong>di</strong>pingevo mi sembrava <strong>di</strong> comporre<br />
un pezzo <strong>di</strong> musica. Le<br />
note venivano fuori dal pennello».<br />
Il famoso artista <strong>di</strong> Spello<br />
Norberto descrive così il manifesto<br />
realizzato per Umbria Jazz<br />
<strong>2005</strong>. Dopo Giuliano Giuman,<br />
continua la tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> affidare<br />
l’immagine del Festival a un pittore<br />
umbro. La Fondazione<br />
Umbria Jazz promuove così il<br />
legame tra musica e territorio,<br />
valorizzando i talenti italiani.<br />
PRIMO PIANO<br />
Caro prezzi, è<br />
sempre più<br />
polemica.<br />
Casalingo<br />
racconta:<br />
«Non arrivo<br />
a fine mese»<br />
Dal calcio<br />
al rugby<br />
alla boxe:<br />
le donne<br />
invadono<br />
gli sport<br />
maschili<br />
Servizio a pag. 3 Servizio a pag. 5 Servizio a pag. 10<br />
TEMPI MODERNI<br />
Ciocco-seduzione<br />
la nuova dolce vita<br />
Scagli la prima pietra chi non ha mai immaginato<br />
un vellutato bagno al cioccolato. O un tour <strong>di</strong><br />
degustazione nei nuovi salotti del piacere, le cioccolaterie,<br />
come primo appuntamento amoroso. L’associazione<br />
tra il cibo degli dei e l’estasi del palato è scontata.<br />
Dal felice connubio <strong>di</strong> sensi, il cioccolato <strong>di</strong>venta<br />
un magico ad<strong>di</strong>tivo per la seduzione.<br />
«C’è una matrice comune tra cioccolato e seduzione,<br />
quella del piacere», spiega Adele Fabrizi, docente dell’Istituto<br />
romano <strong>di</strong> sessuologia clinica. «Il cioccolato<br />
euforizza e pre<strong>di</strong>spone in maniera blanda ed efficace<br />
ad un incontro d’amore». Molti stu<strong>di</strong> scientifici si sono<br />
concentrati sulla funzione antidepressiva del cacao.,<br />
che facilita la produzione <strong>di</strong> endorfine capaci <strong>di</strong> attenuare<br />
il dolore.<br />
Il cioccolato interagisce anche con<br />
i meccanismi del piacere, grazie<br />
alla fenitelamina, una sostanza<br />
liberata dall’organismo<br />
nelle fasi d’innamoramento.<br />
Non si tratta più <strong>di</strong> un immaginario<br />
solo femminile,<br />
ma anche gli uomini si sentono<br />
oggi culturalmente più<br />
autorizzati a lasciarsi sedurre<br />
dal cioccolato. Fondente, al latte,<br />
bianco, al peperoncino, allo champagne: il cioccolato<br />
piace in tutte le sue creazioni dolciarie e stimola l’espressione<br />
edonistica.<br />
Il mercato del cioccolato sta attraversando una fase molto<br />
<strong>di</strong>namica, i consumi aumentano e i palati sono sempre<br />
più sofisticati.<br />
«Il marketing si concentra sul prodotto sviluppando tutti<br />
i potenziamenti possibili», spiega il Prof. Angelo Buonumori<br />
dell’Università per Stranieri <strong>di</strong> Perugia. «Il linguaggio<br />
pubblicitario in<strong>di</strong>ca anche dei percorsi gustativi,<br />
agisce su un’area linguistica già implicita». Il binomio<br />
seduzione e cioccolato è particolarmente amato<br />
dai creativi pubblicitari, perché rende esplicite associazioni<br />
già in atto, si sposa bene con scelte particolari <strong>di</strong><br />
consumo, con l’abbinamento ad altri prodotti del piacere,<br />
come le spezie, il peperoncino, il vino, la grappa.<br />
«La pubblicità ha scelto una tematizzazione erotica,<br />
ma ci sono valenze <strong>di</strong>verse come quella gastronomica,<br />
elitaria, esotica non ancora esplorate» commenta Giulia<br />
Ceriani, <strong>di</strong>rettrice <strong>di</strong> Baba- Ricerche e scenari <strong>di</strong><br />
mercato.<br />
Il cioccolato è finito nel calderone <strong>di</strong> quello che i pubblicitari<br />
chiamano le “tendenze allargate”, in un immaginario<br />
conformistico, ma efficace. Accanto ai festival<br />
del cioccolato e alla degustazione nelle piazze, si<br />
moltiplicano le riven<strong>di</strong>te, trasformate in salotti <strong>di</strong> degustazione.<br />
Il frutto del piacere e del peccato va servito<br />
con abbinamenti fantasiosi, raffinati che ne esaltino<br />
le qualità in un’atmosfera invitante e ricecata. Una<br />
nuova dolce vita, al cioccolato.<br />
ANNA FRANGIONE<br />
servizi alle pag 6 e 7<br />
<strong>di</strong> CASERTANO, FORENZA, PAONE, RAMADORI<br />
SPORT
2<br />
Quali sono oggi le principali problematiche<br />
<strong>di</strong> Ponte Felcino? Lo abbiamo chiesto<br />
a Valeria Car<strong>di</strong>nali, presidente della VI cir-<br />
coscrizione.<br />
Innanzitutto bisogna ricordare che il<br />
territorio della circoscrizione è molto<br />
complesso, comprende piccole realtà che<br />
hanno problemi in comune. Una caratteristica<br />
importante è la forte presenza <strong>di</strong><br />
immigrati provenienti dai paesi del Nordafrica<br />
che hanno trovato lavoro specie<br />
nelle imprese e<strong>di</strong>li. Ma è <strong>di</strong>fficile stabilirne<br />
il <strong>numero</strong> perchè spesso sono privi <strong>di</strong> permesso <strong>di</strong><br />
soggiorno.<br />
La forte concentrazione <strong>di</strong> immigrati si<br />
lega in qualche modo alla criminalità?<br />
La microcriminalità e lo spaccio <strong>di</strong> droga, costituiscono<br />
ancora uno dei problemi principali per Ponte<br />
Felcino. Certo non <strong>di</strong>pende sempre dalla presenza <strong>di</strong><br />
extracomunitari ma piuttosto da quella <strong>di</strong> un merca-<br />
to della droga. Abbiamo avuto anche casi <strong>di</strong> spaccio in<br />
pieno giorno, ma grazie ad alcune retate <strong>di</strong> carabinieri<br />
e vigili urbani la situazione è molto migliorata.<br />
Qual è la presenza delle<br />
forze dell’or<strong>di</strong>ne nella<br />
Circoscrizione?<br />
Purtroppo il corpo dei vigili<br />
urbani <strong>di</strong> Perugia si avvale<br />
per tutta la circoscrizione <strong>di</strong><br />
sole tre unità e non abbiamo<br />
neanche una caserma dei carabinieri<br />
perchè <strong>di</strong>pen<strong>di</strong>amo da<br />
Ponte San Giovanni. Richie<strong>di</strong>amo una maggiore presenza<br />
delle istituzioni ma non possiamo neanche passare<br />
ad uno stato <strong>di</strong> polizia. Piuttosto il Comune potrebbe<br />
<strong>di</strong>staccare alcuni vigili dai lavori <strong>di</strong> ufficio.<br />
Per quanto riguarda l’occupazione che<br />
ruolo occupa la zona industriale?<br />
I citta<strong>di</strong>ni sono per lo più pendolari che lavorano<br />
a Perugia ma la zona industriale è una risorsa impor-<br />
IN PRIMO PIANO<br />
Regionali <strong>2005</strong>. Entrano in vigore i primi nuovi statuti, molte le novità. Una su tutte: più eletti<br />
Voto, la carica dei 101<br />
Nel 2010 oltre cento consiglieri in più rispetto a oggi. E i presidenti rafforzano i loro poteri<br />
Ine<strong>di</strong>te soglie <strong>di</strong> sbarramento e premi <strong>di</strong> maggioranza.<br />
Ad<strong>di</strong>o voti <strong>di</strong> preferenza e listini. Un caloroso<br />
benvenuto ai più o meno rivoluzionari<br />
nuovi statuti regionali.<br />
Per il voto <strong>di</strong> aprile tante sono le novità, dalla<br />
rivoluzione delle modalità <strong>di</strong> voto alle nuove “carte<br />
costituzionali regionali”, entrate in vigore in otto<br />
regioni.<br />
<strong>Quattro</strong> le regioni che oltre alle carte statutarie<br />
sono riuscite anche a varare per tempo le nuove leggi<br />
elettorali: Calabria, Lazio, Puglia e Toscana. Tra le<br />
novità: le soglie <strong>di</strong> sbarramento del 5 e 4% introdotte<br />
in Puglia e Calabria. «Ma a innovare - spiega<br />
Roberto D’Alimonte, docente <strong>di</strong> Sistema politico<br />
italiano all’Università <strong>di</strong> Firenze - è stata la Toscana<br />
che ha abolito il voto <strong>di</strong> preferenza e introdotto le<br />
primarie facoltative. Per il resto si tratta solo <strong>di</strong><br />
varianti al sistema vigente, il cosiddetto Tatarellum»<br />
Un’occasione persa? «Servivano leggi elettorali più<br />
semplici - aggiunge - e mi auguro che anche le altri<br />
regioni introducano significative soglie <strong>di</strong> sbarramento,<br />
ne guadagneremo in stabilità».<br />
Ma sotto un profilo tutte le regioni si sono trovate<br />
d’accordo: l’aumento del <strong>numero</strong> dei consiglieri<br />
regionali, previsto dai nuovi statuti. Toscana (da 50 a<br />
65), Puglia (da 60 a 70), Lazio (da 50 a 65) e<br />
Calabria (da 40 a 50) hanno scelto <strong>di</strong> allargare le fila<br />
dei propri consigli regionali già dalla prossima legislatura.<br />
Campania (da 60 a 80), Emilia-Romagna (da<br />
50 a 67), Liguria (da 40 a 50) e Abruzzo (da 43 a 53)<br />
lo faranno dal 2010; allora saranno almeno cento in<br />
più i consiglieri regionali rispetto a oggi. In barba<br />
all’osannato metodo Gordon Brown - il tetto del 2%<br />
all’aumento della spesa pubblica introdotto dal ministro<br />
Siniscalco - e alla <strong>di</strong>minuzione del <strong>numero</strong> dei<br />
parlamentari che dovrebbe scattare dal 2011. Secco il<br />
commento <strong>di</strong> D’Alimonte: «Non c’era nessuna<br />
necessità <strong>di</strong> allargare un ceto politico iper-rappresentato.<br />
È un segnale negativo per i citta<strong>di</strong>ni, abituati a<br />
una classe politica inefficiente e privilegiata».<br />
L’aumento dei consiglieri regionali è una fra le più<br />
significative novità della stesura dei nuovi statuti<br />
regionali che attuano la riforma varata dal centrosinistra<br />
nel 1999. Si presentano all’appuntamento<br />
elettorale con la nuova “carta costituzionale” regionale<br />
otto regioni: Calabria, Emilia-Romagna, Lazio,<br />
Liguria, Marche, Piemonte, Puglia e Toscana.<br />
Un iter travagliato, scan<strong>di</strong>to dai ricorsi alla Corte<br />
Costituzionale del governo Berlusconi e dal quale a<br />
uscire vittoriose sono state proprie le regioni.<br />
Sotto accusa, in particolare, l’apertura <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong><br />
centro-sinistra come Emilia-Romagna, Toscana e<br />
Umbria alle «altre forme <strong>di</strong> convivenza», «l’estensione<br />
del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto agli immigrati» e la scelta della<br />
forma <strong>di</strong> governo della Regione Calabria.<br />
«Atteggiamento patologico del governo», aveva tuonato<br />
il governatore della Toscana, Clau<strong>di</strong>o Martini.<br />
Quella definita da alcuni una “primavera statutaria”<br />
ha dato vita a statuti <strong>di</strong> respiro europeista; rispettosi<br />
delle realtà periferiche, rappresentate dai nuovi<br />
Consigli delle autonomie locali e all’insegna del prin-<br />
C’è bisogno<br />
<strong>di</strong> più forze<br />
dell’or<strong>di</strong>ne<br />
nella lotta<br />
alla<br />
criminalità<br />
Ma in Umbria ancora<br />
non cambia niente<br />
La corsa contro il tempo è fallita. L’Umbria va alle<br />
regionali con il vecchio statuto ed eleggerà lo stesso<br />
<strong>numero</strong> <strong>di</strong> consiglieri. Il nuovo statuto, poiché<br />
approvato in modo viziato dal consiglio regionale<br />
in aprile e luglio 2004, è per ora fermo in una sorta<br />
<strong>di</strong> limbo. Il primo stop a settembre: il Governo lo<br />
impugna ritenendo incostituzionali quattro articoli,<br />
quelli relativi a forme <strong>di</strong> convivenza, separazione<br />
dei poteri tra Consiglio e Giunta, istituzione <strong>di</strong><br />
una Corte <strong>di</strong> garanzia sulla conformità allo statuto<br />
delle leggi regionali, incompatibilità tra componente<br />
della giunta e consigliere.<br />
Solo su quest’ultimo però la Corte<br />
Costituzionale bacchetta l’Umbria:<br />
deve essere la legge elettorale a<br />
<strong>di</strong>rlo, e non lo statuto. Mentre<br />
però il documento è al vaglio della<br />
Corte vengono apportate alcune<br />
mo<strong>di</strong>fiche: sostanziali, per accogliere<br />
le accese proteste su un presunto<br />
riconoscimento delle coppie<br />
<strong>di</strong> fatto, e formali in altri articoli.<br />
Solo le prime vengono rilette ed<br />
approvate. Per riuscire cioè ad<br />
approvare lo statuto in tempo per<br />
le elezioni, il consiglio regionale<br />
non lo rilegge interamente come<br />
andrebbe fatto.<br />
Approvazione dunque irregolare,<br />
obietta il Consiglio <strong>di</strong> Stato. A tale organo la<br />
Regione dopo la sentenza della Corte Costituzionale<br />
aveva chiesto un parere non vincolante,<br />
in merito ad un eventuale referendum abrogativo<br />
quin<strong>di</strong> stroncato sul nascere.: come abrogare qualcosa<br />
non approvato correttamente? Dopo le elezioni<br />
lo statuto dovrà essere mo<strong>di</strong>ficato, riletto interamente<br />
e approvato. Ipotizzabili ulteriori polemiche..<br />
Non sedate quelle sulle coppie <strong>di</strong> fatto, torneranno<br />
a farsi sentire quanti, già promotori <strong>di</strong> raccolte<br />
<strong>di</strong> firme nelle parrocchie, volevano San<br />
Benedetto da Norcia e San Francesco d’Assisi inseriti<br />
nello statuto a testimonianza delle ra<strong>di</strong>ci cristiane<br />
dell’Umbria.<br />
LAURA TANGHERLINI<br />
LO STEMMA DELLA REGIONE UMBRIA<br />
CON I TRE CERI DI GUBBIO<br />
cipio <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>arietà; più vicini <strong>di</strong> un tempo al citta<strong>di</strong>no<br />
e improntati alla tutela dei propri <strong>di</strong>ritti grazie<br />
all’istituzione unanime del <strong>di</strong>fensore civico regionale.<br />
Rafforzato il ruolo del presidente della Regione<br />
che lega a sé il destino del consiglio regionale,<br />
costretto allo scioglimento nei casi <strong>di</strong> rimozione,<br />
impe<strong>di</strong>mento permanente, morte o <strong>di</strong>missioni del<br />
governatore. Geometrie che assicurerebbero la stabilità<br />
<strong>di</strong> governo secondo alcuni ma che finirebbero per<br />
«frustrare il ruolo delle assemblee», come <strong>di</strong>chiara<br />
Mauro Volpi, preside della Facoltà <strong>di</strong> Giurisprudenza<br />
Spulciando gli statuti<br />
tra poesia e burocratese<br />
Una miscellanea <strong>di</strong> soluzioni stilistiche. Licenze<br />
poetiche affiancano l’inossidabile burocratese: c’è<br />
anche questo nei nuovi statuti regionali, frutto <strong>di</strong><br />
anni <strong>di</strong> lavoro, trattative, ricorsi e battaglie politiche.<br />
Romantica, quasi <strong>di</strong> manzoniana memoria: «La<br />
Liguria, stretta tra monti e mare in paesaggi <strong>di</strong> poetica<br />
bellezza, fitta <strong>di</strong> itinerari che, intrecciandosi tra<br />
la costa e l’interno…».<br />
Geometriche: l’Umbria «per la natura policentrica<br />
della sua struttura territoriale…» e le Marche, per<br />
il «carattere policentrico della propria<br />
società….»<br />
Politicamente corretto in salsa<br />
toscana: «L’uso nel presente statuto<br />
del genere maschile… è da intendersi<br />
riferito a entrambi i generi e<br />
risponde pertanto solo a esigenze <strong>di</strong><br />
semplicità».<br />
Multietnica: la Calabria tutela e<br />
valorizza le «minoranze etniche,<br />
linguistiche e religiose... con particolare<br />
riguardo alle popolazioni <strong>di</strong><br />
origine albanese, grecanica, occitanica<br />
e rom».<br />
Altezzosa: «La Puglia, per la storia<br />
plurisecolare <strong>di</strong> culture, religiosità,<br />
cristianità e laboriosità delle popolazioni<br />
che la abitano e per il carattere<br />
aperto e solare del suo territorio... è ponte<br />
dell’Europa verso le genti del Levante e del<br />
Me<strong>di</strong>terraneo...».<br />
E così, statuti alla mano, si scopre che si può essere<br />
europeisti a vario titolo. Richiamando, coma fa<br />
la Puglia, tra i propri principi ispiratori uno dopo<br />
l’altro tutti i trattati comunitari degli ultimi cinquant’anni,<br />
ma anche legando le proprie ra<strong>di</strong>ci alla<br />
storia, come fa lo statuto del Lazio che si richiama<br />
al Manifesto <strong>di</strong> Ventotene <strong>di</strong> Altiero Spinelli.<br />
E scoprire, infine, che la caduta del Ventennio<br />
assume nomi <strong>di</strong>versi a seconda della latitu<strong>di</strong>ne e<br />
dei colori politici: «Resistenza» in Toscana ed<br />
Emilia-Romagna, «Liberazione» in Puglia.<br />
S.B.<br />
<strong>di</strong> Perugia. Si importerà così a livello regionale quella<br />
forma <strong>di</strong> governo “neoparlamentare”, sperimentata<br />
in Israele, per la quale il politologo Giovanni<br />
Sartori parlò <strong>di</strong> «sistema fallimentare».<br />
Innovativi gli strumenti <strong>di</strong> partecipazione popolare:<br />
dall’istituto del referendum consultivo, previsto<br />
in ogni statuto, all’ine<strong>di</strong>to quanto criptico referendum<br />
propositivo del Lazio, dall’ipotesi dell’istruttoria<br />
pubblica formulata dall’Emilia-Romagna ai<br />
«nuovi spazi <strong>di</strong> democrazia <strong>di</strong>retta» promessi dai<br />
“padri statutari” dell’Umbria. SENIO BONINI<br />
Parla Valeria Car<strong>di</strong>nali, presidente della VI circoscrizione: «Non possiamo andare avanti con soli tre vigili»<br />
“Ecco le spine <strong>di</strong> Ponte Felcino”<br />
Crescono gli investimenti nella zona industriale ma restano ancora aperte le questioni criminalità e immigrazione<br />
Sono stati<br />
assegnati<br />
trenta nuovi<br />
capannoni<br />
nella zona<br />
industriale<br />
tante. Abbiamo il secondo polo industriale del comune<br />
<strong>di</strong> Perugia che si sta ampliando con la costruzione<br />
<strong>di</strong> altri 30 capannoni già assegnati. È una realtà le-<br />
gata alle piccole e me<strong>di</strong>e imprese, precaria<br />
soprattutto perché è <strong>di</strong>fficile intervenire<br />
dal punto <strong>di</strong> vista sindacale. I problemi<br />
maggiori riguardano l’impatto ambientale<br />
data la presenza del Tevere, bisogna<br />
cercare <strong>di</strong> armonizzare lo sviluppo industriale<br />
con il rispetto dell’ambiente.<br />
In che modo vengono sfruttate<br />
le risorse ambientali?<br />
Una forma <strong>di</strong> cooperazione fra sviluppo e rispetto<br />
ambientale è rappresentata dalla realtà degli agriturismi.<br />
Ne sono sorti tanti in poco tempo e crescono le<br />
iniziative per sfruttare le bellezze paesaggistiche attraverso<br />
percorsi turistici organizzati. È una realtà complessa<br />
ma non mancano le risorse per risolvere le sue<br />
problematiche.<br />
FRANCESCO COLAFEMMINA<br />
La vignetta<br />
MARZO <strong>2005</strong><br />
I costituzionalisti<br />
“Una riforma<br />
non certo esaltante”<br />
«Non è certo una riforma esaltante». Un giu<strong>di</strong>zio severo<br />
sui nuovi statuti regionali entrati ad oggi in vigore.<br />
E, si potrebbe aggiungere, bipartisan poiché arriva<br />
da due costituzionalisti <strong>di</strong> opposta tendenza politica:<br />
Stefano Ceccanti e Beniamino Caravita, professori<br />
<strong>di</strong> Diritto pubblico all’Università “La Sapienza”<br />
<strong>di</strong> Roma.<br />
Commenta Carovita, <strong>di</strong>rettore della rivista “federalismi.it”:<br />
«Si è perso troppo tempo attorno alla formulazione<br />
dei principi generali degli statuti. Principi peraltro<br />
giu<strong>di</strong>cati dalla Corte Costituzionale come semplici<br />
norme prive <strong>di</strong> valore giuri<strong>di</strong>co».<br />
Entrambi riconoscono lo statuto della Toscana come<br />
il migliore fra quelli approvati. Spiega Ceccanti, firma<br />
del quoti<strong>di</strong>ano “Il Riformista”: «È innovativo perché<br />
valorizza il ruolo delle opposizioni e progressista<br />
nell’enunciazione dei propri principi». E per Caravita<br />
la nuova legge elettorale toscana è l’unica «ad<br />
aver veramente riscritto il cosiddetto Tatarellum,<br />
abolendo il voto <strong>di</strong> preferenza».<br />
Se per Ceccanti l’aumento dei consiglieri regionali<br />
potrebbe condurre a una «frammentazione delle assemblee»,<br />
per Carovita «non inciderà sulla funzionalità<br />
dei consigli». E aggiunge: «Molto più grave è<br />
che si permetta la formazione <strong>di</strong> gruppi consiliari con<br />
una sola persona».<br />
Ma è sulla forma <strong>di</strong> governo che i due professori <strong>di</strong>ssentono.<br />
Secondo Ceccanti l’aver legato i mandati dei<br />
presidenti a quelli dei consigli regionali assicurerà stabilità<br />
ai nuovi esecutivi. Contesta Carovita: «Si è introdotto<br />
un principio eccessivamente rigido. Perché<br />
non puntare sulla sostituzione del presidente nel caso<br />
<strong>di</strong> sfiducia o altri impe<strong>di</strong>menti, al posto dello scioglimento<br />
del consiglio?».<br />
Anche la creazione degli organi <strong>di</strong> garanzia statutaria,<br />
destinate a giu<strong>di</strong>care sulla conformità delle leggi<br />
regionali agli statuti, non trova i due docenti concor<strong>di</strong>.<br />
Carovita: «Dubito che verranno effettivamente<br />
istituite. E temo che le consulte si troveranno a esercitare<br />
un semplice ruolo <strong>di</strong> supervisione dei rapporti<br />
tra gli organi regionali». Ceccanti: «Un’innovazione<br />
positiva nell’iter <strong>di</strong> formazione delle leggi regionali».<br />
S.B. E L.T.<br />
<strong>Quattro</strong> <strong>Colonne</strong><br />
Mensile della <strong>Scuola</strong> <strong>di</strong> <strong>Giornalismo</strong><br />
Ra<strong>di</strong>otelevisivo <strong>di</strong> Perugia<br />
Presidente:<br />
Innocenzo Cruciani<br />
Coor<strong>di</strong>natori <strong>di</strong>dattici:<br />
Nunzio Bassi<br />
Dario Biocca<br />
Numero 2 - Anno XII<br />
Direttore responsabile: Antonio Socci<br />
Redazione degli allievi della <strong>Scuola</strong><br />
a cura <strong>di</strong> Sandro Petrollini<br />
Registrazione al Tribunale <strong>di</strong> Perugia<br />
N. 7/93 del marzo 1993.<br />
Stampa: Tipografia Chiamigraf<br />
Segreteria: Villa Bonucci<br />
06077 Ponte Felcino (PG)<br />
Tel. 075/5911211<br />
Fax. 075/5911232<br />
e-mail: sgrtv@sgrtv.it<br />
http://www.sgrtv.it<br />
Spe<strong>di</strong>zione in a.p. art.2 comma 20/c<br />
legge 662/96 Filiale <strong>di</strong> Perugia
MARZO <strong>2005</strong> POLITICA 3<br />
Il 60% dei ragazzi italiani<br />
parla <strong>di</strong> politica con amici e familiari;<br />
il 41% si informa con web giornali e tv<br />
Noi, <strong>di</strong>ciottenni al primo voto<br />
Come cambia l’impegno politico dei ragazzi, tra attesa delle elezioni, associazionismo e manifestazioni. Viaggio tra i giovani perugini<br />
Davide ed Eleonora frequentano il terzo liceo<br />
classico a Perugia. Hanno compiuto da poco<br />
18 anni, e ad aprile sarà la loro prima volta<br />
alle urne. Eleonora vuole informarsi prima, Davide<br />
invece a votare non ci andrà: can<strong>di</strong>dati e partiti<br />
non lo convincono. Ma la politica lui già la fa: «Partecipo<br />
a manifestazioni per la pace e due anni fa sono<br />
stato al Forum giovanile a Città <strong>di</strong> Castello». Pietro<br />
le sue elezioni le ha già vinte: ha 16 anni ed è rappresentante<br />
del liceo alla consulta nazionale degli studenti.<br />
«Così faccio politica tutti i giorni», <strong>di</strong>ce. E<br />
aspetta il voto come una tappa irrinunciabile.<br />
Una meta vicina per i 4.300 <strong>di</strong>ciottenni che voteranno<br />
alle elezioni regionali umbre: più <strong>di</strong> 400 iscritti<br />
nelle liste della provincia <strong>di</strong> Terni, 3.900 a Perugia.<br />
L’Umbria è seconda solo all’Emilia Romagna per partecipazione<br />
elettorale (Rapporto Eurispes 2004). Pochi<br />
i giovani eletti nelle amministrazioni locali: solo<br />
il 9,5%; calano anche i giovani elettori in tutta Italia.<br />
Per qualche <strong>di</strong>ciottene il voto è ancora un’iniziazione<br />
politica, ma sempre più ragazzi preferiscono strumenti<br />
alternativi <strong>di</strong> partecipazione. Per l’istituto <strong>di</strong> ricerca<br />
Iard nel 2004 solo il 6% tra i 15 e i 34 anni si<br />
è de<strong>di</strong>cato ad attività <strong>di</strong> partito, uno su quattro è <strong>di</strong>sgustato<br />
dalla politica tra<strong>di</strong>zionale. L’impegno assume<br />
per loro altre vesti, in particolare quelle dell’associazionismo<br />
e delle manifestazioni pubbliche: <strong>di</strong>-<br />
Gli enti pubblici organizzano<br />
portavoce, uffici stampa,<br />
uffici per le relazioni con il<br />
pubblico. L’amministrazione<br />
a portata <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>no<br />
Hanno visto la luce negli anni novanta, la<br />
stagione delle riforme della pubblica<br />
amministrazione. Uffici stampa e Uffici<br />
per le relazioni con il pubblico (Urp) vogliono essere<br />
il volto e la voce delle istituzioni: obiettivo, rendere<br />
familiare e trasparente il rapporto tra citta<strong>di</strong>ni<br />
e burocrazia. Questi uffici attivano numeri ver<strong>di</strong><br />
per informazioni, stampano manifesti, inviano<br />
opuscoli a domicilio. Uno ibrido tra giornalismo,<br />
pubblicità e propaganda politica, ma in nome dell’interesse<br />
civico. Non tutti gli enti ne sono provvisti,<br />
a causa <strong>di</strong> risorse insufficienti o attriti <strong>di</strong> natura<br />
organizzativa.<br />
La legge n. 150 del 2000 cerca <strong>di</strong> sistemare la<br />
materia, <strong>di</strong>stinguendo tra informazione e comunicazione<br />
dell’amministrazione pubblica.<br />
Informazione significa «trasferimento istituzionale<br />
verso il citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> argomenti riguardanti attività<br />
<strong>di</strong> governo», dunque l’or<strong>di</strong>naria amministrazione<br />
esposta ai citta<strong>di</strong>ni. Per comunicazione si intende<br />
«<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> elementi utili per sostenere l’identità e<br />
l’immagine dell’istituzione», per esempio una campagna<br />
pubblicitaria per promuovere le attrazioni<br />
turistiche locali.<br />
Il 52% ha assistito a <strong>di</strong>battiti;<br />
il 15% ha partecipato a un corteo;<br />
il 12% ha aderito a uno sciopero<br />
battiti, raccolta firme per referendum, cortei.<br />
I giovani si interessano a temi civili e sociali, si attivano<br />
per pace, ambiente, <strong>di</strong>ritti umani. Un impegno<br />
che quasi sempre nasce da realtà vicine come<br />
scuola o lavoro. «I ragazzi non snobbano gli ideali della<br />
politica - spiega Marco Bontempi, che insegna Sociologia<br />
del mutamento all’Università <strong>di</strong> Firenze - ma<br />
La legge 150 definisce tre organi: il portavoce,<br />
l’ufficio stampa, l’Ufficio relazioni con il pubblico<br />
(Urp). Il portavoce cura i «rapporti <strong>di</strong> carattere politico-istituzionale<br />
con gli organi <strong>di</strong> informazione»;<br />
può essere esterno all’amministrazione, non può<br />
esercitare altre attività nel corso dell’incarico. Il portavoce<br />
è <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong>pendente dal vertice, svolge<br />
un lavoro prevalentemente politico al servizio delle<br />
cariche elettive.<br />
L’ufficio stampa fornisce ai mass me<strong>di</strong>a le informazioni<br />
sull’attività dell’amministrazione. Requisito<br />
essenziale per lavorare in un ufficio stampa è l’iscrizione<br />
all’Albo dei giornalisti, ma dopo cinque anni è<br />
ancora in corso la definizione dei profili contrattuali.<br />
Un problema che non riguarda solo gli addetti ai<br />
lavori, è in gioco l’autonomia del giornalista dal vertice<br />
politico, quin<strong>di</strong> la stessa qualità dell’informazione<br />
istituzionale. In campagna elettorale, illustrare i<br />
li interiorizzano nella vita privata. Fanno scelte politiche,<br />
ma reversibili, riven<strong>di</strong>cando il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> provare<br />
tutte le vie. Manifestano in mille mo<strong>di</strong> le proprie<br />
tendenze politiche: con il consumo critico, il boicottaggio<br />
delle multinazionali, la scelta <strong>di</strong> prodotti equo<br />
solidali. Lo stile <strong>di</strong> consumo non è semplice shopping<br />
ma critica sociale».<br />
I MASS MEDIA E IL SUD DIMENTICATO<br />
PERUGIA - Ci vuole uno tsunami per ricordarci le trage<strong>di</strong>e del mondo? La domanda si è<br />
posta nel convegno “Dopo lo tsunami. Mass me<strong>di</strong>a e Sud del mondo”, organizzato dalla <strong>Scuola</strong><br />
<strong>di</strong> giornalismo <strong>di</strong> Perugia nelle aule dell’ateneo il 25 febbraio.<br />
Ne <strong>di</strong>cutevano Antonio Socci e Giovanni Floris, giornalisti; Ernesto Olivero, responsabile del<br />
Servizio missionario giovani (Sermig), il sindaco <strong>di</strong> Roma Walter Veltroni. La tesi: i mezzi <strong>di</strong><br />
informazione trascurano il Sud del mondo, cioè cinque miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone che vivono trage<strong>di</strong>e<br />
quoti<strong>di</strong>ane. L’onda emotiva dello tsunami, ricorda Socci, è passata in fretta. I termini del<br />
problema sono illustrati da Me<strong>di</strong>ci senza frontiere. Secondo il loro “Osservatorio delle crisi <strong>di</strong>menticate”,<br />
tg e giornali italiani hanno de<strong>di</strong>cato all’Iraq gran parte dello spazio, alle altre principali<br />
emergenze umanitarie (Congo o Darfur, per esempio) solo attenzione marginale. Molto<br />
spazio a Carlo e Camilla, che fanno più notizia. L’attenzione converge sul Me<strong>di</strong>o Oriente per<br />
ragioni politiche e culturali, al resto del mondo si de<strong>di</strong>cano rari approfon<strong>di</strong>menti. Una minoranza<br />
del pubblico si informa in altri mo<strong>di</strong> e agisce: Olivero parla dell’iniziativa “Arsenale della<br />
pace”. Cinquantamila giovani riuniti a Torino, un G8 alla rovescia, otto “gran<strong>di</strong>” che raccontano<br />
i drammi della loro realtà. Pochi sol<strong>di</strong> da banche e mezzi <strong>di</strong> informazione, i progetti <strong>di</strong><br />
sviluppo sono finanziati da giovani. Infine, l’invito ai giornalisti: «Raccontate anche la foresta<br />
che cresce, non solo l’albero che cade». Secondo Floris questi giovani sono <strong>di</strong> quelli che guardano<br />
poca tv. Però bisogna parlare anche al pubblico generalista, «Magari raccontare la Cina<br />
partendo dalla crisi del tessile nella tua città». Per Veltroni bisogna correggere gli squilibri<br />
nell’informazione: «Una falsa notizia sull’Iran fa impennare il prezzo del petrolio in due minuti,<br />
mentre a otto ore dallo tsunami i pescatori somali erano ancora ignari». L’accesso globale<br />
alle informazioni è una conquista, ma è un fenomeno che bisogna rendere equo.<br />
F.M.<br />
La voce degli enti<br />
Pubblica amministrazione e comunicazione: il punto sulla legge 150<br />
risultati <strong>di</strong> una giunta può servire a fare propaganda<br />
per il sindaco in carica. All’interno dell’Or<strong>di</strong>ne dei<br />
giornalisti si è formato il Gruppo uffici stampa<br />
(Gus), allo scopo <strong>di</strong> curare gli interessi dei professionisti<br />
ma anche la trasparenza e l’efficienza <strong>di</strong> queste<br />
strutture. Franco Mariani, segretario del Gus, sostiene<br />
che la questione dei contratti sembra avviarsi a<br />
soluzione entro quest’anno: «Ne trarrà beneficio la<br />
<strong>di</strong>stinzione tra informazione e comunicazione»,<br />
afferma Mariani.<br />
Anche gli Urp hanno una storia complessa. Nati<br />
con la legge 241 del 1990, sono stati <strong>di</strong>sciplinati<br />
dalla legge 150. Compito degli Urp è agevolare il<br />
rapporto tra citta<strong>di</strong>ni e burocrazia illustrando normative<br />
e procedure. Questa attività permette una<br />
verifica continua della qualità del servizio, così l’Urp<br />
è anche in grado <strong>di</strong> segnalare problemi e fornire soluzioni<br />
all’interno dell’amministrazione. Per esempio,<br />
Oltre 4300 <strong>di</strong>ciottenni al voto<br />
per le regionali in Umbria.<br />
Più <strong>di</strong> 400 a Terni, 3900 a Perugia<br />
Anche i partiti si rendono conto <strong>di</strong> dover avvicinare<br />
i ragazzi facendo leva sui problemi della vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />
Forza Italia in Umbria “recluta” nuove leve<br />
all’Università. Così ha iniziato il più giovane can<strong>di</strong>dato<br />
alle prossime elezioni regionali. Gli altri partiti?<br />
Nuove sezioni umbre dei Democratici <strong>di</strong> sinistra sono<br />
sorte in questi mesi proprio grazie all’attività degli<br />
under 25. Arrivano al partito dopo aver assistito<br />
a <strong>di</strong>battiti, letto volantini all’Università o al lavoro.<br />
Per Valerio, 24 anni, nella Sinistra Giovanile da quando<br />
ne aveva 16, la politica tra<strong>di</strong>zionale non è morta,<br />
anche se ha avuto momenti <strong>di</strong> grave crisi. «Ora qui -<br />
<strong>di</strong>ce - si affrontano anche argomenti internazionali<br />
come ambiente, giustizia sociale, globalizzazione».<br />
E cosa pensano i ragazzi <strong>di</strong>ventati maggiorenni<br />
quasi <strong>di</strong>eci anni fa? Tutti si ricordano la loro prima<br />
volta alle urne, molti continuano a votare a ogni chiamata<br />
elettorale: per dovere, rispetto per chi ha lottato<br />
per i <strong>di</strong>ritti politici, fiducia nello strumento democratico.<br />
«Voto tutte le volte, anche a costo <strong>di</strong> lasciare<br />
la scheda bianca. Ma in cabina ci vado sempre!» confida<br />
Francesca, 26 anni.<br />
Il voto resta dunque un importante strumento <strong>di</strong><br />
partecipazione politica per i ragazzi più gran<strong>di</strong>. Ma i<br />
<strong>di</strong>ciottenni oggi hanno a <strong>di</strong>sposizione anche altre strade.<br />
E le stanno percorrendo tutte.<br />
ALESSIA MARI E ELENA SCOTONI<br />
Ritar<strong>di</strong>, mancanza <strong>di</strong> risorse,<br />
incertezza nei ruoli.<br />
Il problema della trasparenza<br />
tra informazione<br />
e comunicazione<br />
coor<strong>di</strong>nare i rapporti tra uffici <strong>di</strong>versi all’interno dell’ente<br />
sviluppando connessioni informatiche. L’Urp<br />
rappresenta l’amministrazione <strong>di</strong> fronte al citta<strong>di</strong>no,<br />
allo stesso tempo porta le esigenze del citta<strong>di</strong>no all’attenzione<br />
dell’amministrazione. Nicoletta Levi,<br />
addetta all’UrpdegliUrp (un progetto che assiste l’attività<br />
degli Urp a livello nazionale), riferisce che nella<br />
prima fase è prevalso il servizio <strong>di</strong> informazione verso<br />
il pubblico, negli ultimi anni è cresciuto il lavoro <strong>di</strong><br />
comunicazione interna agli enti. Inoltre la struttura e<br />
le funzioni <strong>di</strong> un Urp cambiano a seconda dell’ente,<br />
che può essere un comune, un ministero o un ospedale.<br />
Solo il 50% degli enti pubblici italiani ha attivato<br />
un Urp, per un totale <strong>di</strong> circa 5000 uffici.<br />
Secondo la Levi il problema principale è la formazione<br />
del personale, che soffre <strong>di</strong> regolamenti ambigui e<br />
carenza <strong>di</strong> risorse. I piccoli comuni sono spesso<br />
costretti a riorganizzare il personale con margini <strong>di</strong><br />
bilancio molto stretti. Negli enti più gran<strong>di</strong>, il problema<br />
opposto: sovrapposizioni e sprechi.<br />
La legge 150 è un cantiere che lavora a rilento, ma<br />
lavora. Se il citta<strong>di</strong>no è insod<strong>di</strong>sfatto può comunque<br />
rivolgersi all’Ufficio per le relazioni con il pubblico.<br />
FRANCESCO MINCONE
4<br />
Una vita, una storia/1. Fondò “Comunione e Liberazione”, movimento <strong>di</strong>ffuso in 70 Paesi<br />
L’ere<strong>di</strong>tà del padre <strong>di</strong> CL<br />
Don Luigi Giussani de<strong>di</strong>cò la sua esistenza all’insegnamento dei valori cristiani tra i giovani<br />
maestro <strong>di</strong> umanità e un <strong>di</strong>fensore della<br />
religiosità inscritta nel cuore dell’esse- «Un<br />
re umano». Così il Papa ha definito don<br />
Luigi Giussani, fondatore del movimento ecclesiale<br />
“Comunione e Liberazione”, morto il 22 febbraio a<br />
Milano.<br />
Nato a Desio, in provincia <strong>di</strong> Milano, il 15 ottobre<br />
1922, Luigi Giussani entra in seminario a <strong>di</strong>eci anni.<br />
Prosegue gli stu<strong>di</strong> e li completa alla Facoltà teologica<br />
<strong>di</strong> Venegono. Qui si de<strong>di</strong>ca all’insegnamento in seminario,<br />
dopo essere stato or<strong>di</strong>nato sacerdote nel 1945.<br />
In quegli anni si specializza nello stu<strong>di</strong>o della teologia<br />
protestante americana, della teologia orientale, e nell’approfon<strong>di</strong>mento<br />
della motivazione razionale dell’adesione<br />
alla fede. In seguito, dal 1954 al 1964, insegna<br />
al Liceo classico “Giovanni Berchet” <strong>di</strong> Milano,<br />
mosso dall’intento <strong>di</strong> ricostruire una presenza cristiana<br />
nell’ambiente studentesco. In quel periodo inizia a<br />
svolgere un’attività <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> pubblicistica volta a<br />
porre l’attenzione sul problema educativo all’interno<br />
e all’esterno della Chiesa.<br />
Come insegnante <strong>di</strong> religione al Berchet, nel 1954,<br />
don Luigi Giussani dà vita a un’iniziativa <strong>di</strong> presenza<br />
cristiana chiamata “Gioventù Studentesca” (GS). Il<br />
movimento offre una proposta culturale per la crescita<br />
del mondo giovanile. È il nucleo dal quale nascerà<br />
“Comunione e liberazione”, sigla che compare per la<br />
prima volta nel 1962. Don Giussani guiderà il movimento<br />
che, dopo le tensioni del 1968, rinasce in forma<br />
più matura coinvolgendo, oltre agli studenti delle<br />
scuole superiori, un <strong>numero</strong> crescente <strong>di</strong> universitari<br />
e <strong>di</strong> adulti.<br />
Il movimento si impernia su una visione cristiana totale<br />
e capace <strong>di</strong> permeare <strong>di</strong> sé ogni aspetto della con<strong>di</strong>zione<br />
umana.<br />
Nel contesto <strong>di</strong> “Comunione e liberazione” prenderanno<br />
il via altre iniziative come il “Movimento popolare”,<br />
nato nel 1975 come strumento <strong>di</strong> presenza dei<br />
cristiani nella società, e il “Meeting <strong>di</strong> Rimini”, un festival<br />
estivo <strong>di</strong> incontri, cultura, musica e spettacolo<br />
sorto nel 1980.<br />
Riferendosi agli esor<strong>di</strong> del movimento, don Giussani<br />
raccontava che l’esigenza <strong>di</strong> insegnare ai giovani<br />
il vero significato del messaggio cristiano ebbe inizio in<br />
maniera casuale. Parlando con un gruppo <strong>di</strong> ragazzi, in<br />
un treno <strong>di</strong>retto a Rimini, scoprì la loro ignoranza sul<br />
termine, la vetta/<strong>di</strong> quella scoscesa serpentina/ecco,<br />
si approssimava […] Sì, l’immen- «Il<br />
sità, la luce/ma quiete vera ci sarebbe stata?<br />
[…] Questo temeva, questo desiderava». Non sappiamo<br />
cosa tema, desideri o cosa pensi ora Mario Luzi,<br />
scomparso il 28 febbraio in quella stessa Firenze che<br />
lo aveva visto nascere. Ma in questi ultimi versi, dettati<br />
poche ore prima della fine, c’è tutto il senso della<br />
sua poesia e della sua vita: l’attesa, la speranza, la<br />
malinconia e la fede, l’amore per la natura. Elementi<br />
in contrasto tra loro, ma uniti da un’etica profonda<br />
per la quale tra letteratura e vita non c’è <strong>di</strong>fferenza, e<br />
la letteratura altro non è che quel «<strong>di</strong>scorso infinito e<br />
continuo che apriamo con noi stessi» <strong>di</strong> cui parlava<br />
Carlo Bo. Così per Mario Luzi la poesia non fu mai<br />
un gioco, un ozio da intellettuali, un esercizio <strong>di</strong> stile.<br />
Fu un modo <strong>di</strong> vivere con impegno e senza sconti.<br />
Il “<strong>di</strong>scorso infinito” <strong>di</strong> Luzi inizia nel 1935 quando,<br />
ancora studente, pubblica la sua prima raccolta <strong>di</strong><br />
versi, “La barca”, quasi a significare l’inizio <strong>di</strong> un viaggio;<br />
e forse non è casuale che uno degli ultimi libri sia<br />
stato nel ‘94 “Viaggio terrestre e celeste <strong>di</strong> Simone<br />
Martini”. La Firenze tra le due guerre è una fucina <strong>di</strong><br />
talenti, che si incontrano al caffè San Marco, alle<br />
Giubbe Rosse o tra le pagine <strong>di</strong> “Frontespizio” e<br />
“Campo <strong>di</strong> Marte”. E proprio qui, nella sua città, dove<br />
era nato il 20 ottobre 1914, conosce Ungaretti,<br />
Quasimodo, Montale e i coetanei Bigongiari, Parronchi,<br />
Traverso, Macrì, Bo, alcuni <strong>di</strong> loro rimasti amici<br />
per tutta la vita. Qui è anche il gruppo degli “ermetici”,<br />
<strong>di</strong> cui Luzi <strong>di</strong>venta il massimo esponente.<br />
Negli anni ‘50 arriva la svolta <strong>di</strong> “Primizie del deserto”<br />
e “Onore del vero”, da molti considerati i suoi<br />
cristianesimo. Così nacque la volontà <strong>di</strong> rinnovare il<br />
fervore religioso in quei giovani. Una volontà che guidò<br />
“don Gius”, come veniva chiamato, nell’insegnamento<br />
ai giovani della “Milano bene”.<br />
Nel 1983 don Giussani <strong>di</strong>venta Monsignore con il<br />
titolo <strong>di</strong> Prelato d’onore <strong>di</strong> Sua Santità. Il fondatore<br />
<strong>di</strong> “Comunione e liberazione” è stato spesso in lista per<br />
<strong>di</strong>ventare car<strong>di</strong>nale, ma è morto senza aver indossato<br />
la porpora.<br />
Nel 2004, in occasione dei 50 anni del movimento,<br />
Giovanni Paolo II scrive in una lettera a don Giussani<br />
che «l’originale intuizione pedagogica» del sacerdote<br />
consisteva nel «riproporre in modo affascinante<br />
e in sintonia con la cultura contemporanea, l’avvenimento<br />
cristiano, percepito come fonte <strong>di</strong> nuovi valori,<br />
capaci <strong>di</strong> orientare l’intera esistenza». E scrivendo<br />
capolavori, in cui troviamo una maggiore attenzione<br />
al presente e un linguaggio meno rarefatto e più prosaico.<br />
Ma è con “Nel magma” (1963) e negli scritti<br />
successivi che la realtà, personale e storica, <strong>di</strong>venta<br />
protagonista; e il poeta, sceso nel “grande patema”<br />
della Storia, affronta i temi <strong>di</strong> più acceso <strong>di</strong>battito politico<br />
e culturale come il terrorismo.<br />
Ma già nella sua fase “ermetica” e apparentemente<br />
<strong>di</strong>simpegnata, i temi cari a Luzi (l’assenza, l’introspezione)<br />
smentivano <strong>di</strong> fatto la retorica mussoliniana<br />
dell’ottimismo a tutti i costi. Il suo impegno “civile”,<br />
quin<strong>di</strong>, pur rifiutando ogni appartenenza partitica,<br />
non è mai venuto meno. Perché scaturiva dalla stessa<br />
IN PRIMO PIANO<br />
LE SUE FRASI<br />
«Il cristianesimo si identifica con<br />
un Fatto - l’Avvenimento <strong>di</strong> Cristo -<br />
e non con un’ideologia»<br />
«Gesù Cristo è men<strong>di</strong>cante del<br />
cuore dell’uomo, il cuore<br />
dell’uomo men<strong>di</strong>cante <strong>di</strong> Cristo»<br />
«Quando insegnavo in prima liceo,<br />
per <strong>di</strong>mostrare l’esistenza <strong>di</strong> Dio<br />
andavo da casa<br />
mia al Berchet con in<br />
braccio un gira<strong>di</strong>schi e facevo<br />
sentire Chopin, Beethoven...»<br />
«Una fede che non investe la<br />
totalità del soggetto non può<br />
non <strong>di</strong>ventare astratta»<br />
proprio al Santo Padre, in vista <strong>di</strong> quelle celebrazioni,<br />
don Giussani afferma <strong>di</strong> non aver «mai inteso fondare<br />
niente» ma <strong>di</strong> «avere sentito l’urgenza <strong>di</strong> proclamare<br />
la necessità <strong>di</strong> ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo,<br />
vale a <strong>di</strong>re la passione del fatto cristiano come<br />
tale nei suoi elementi originali, e basta», dove «il<br />
cristianesimo si identifica con un Fatto - l’Avvenimento<br />
<strong>di</strong> Cristo - e non con un’ideologia».<br />
Don Giussani si è spento all’età <strong>di</strong> 82 anni. Per esprimere<br />
la commozione legata alla scomparsa del personaggio<br />
il Pontefice ha detto: «Ringrazio il Signore per<br />
il dono della sua vita, spesa senza riserve nell’adesione<br />
coerente alla propria vocazione sacerdotale, nell’ascolto<br />
costante dei bisogni dell’uomo contemporaneo e nel<br />
servizio coraggioso alla Chiesa».<br />
GIUSEPPE DI MARCO<br />
Una vita, una storia/2. Non ricevette mai il Nobel. Da ottobre era senatore a vita<br />
Mario Luzi, l’ultimo degli ermetici<br />
Aveva novant’anni, fu protagonista del Novecento tra ermetismo degli inizi, passione civile e sofferta religiosità<br />
LA POESIA<br />
Ah quel tempo è un barbaglio <strong>di</strong> là dal gelo<br />
eterno,<br />
le ore impunemente elargite risalivano al<br />
cielo,<br />
l’uno nell’altro i giorni si specchiavano nei<br />
giorni,<br />
nel vento fedele gli alberi tramutavano felici;<br />
la sera la più alta stella sigillava la tua gioia,<br />
la speranza sempre compiuta sempre rinasceva.<br />
Non mi venivi incontro, <strong>di</strong>moravi nella tua<br />
grazia.<br />
Mai non mi volsi a te che la tua ombra non<br />
fosse lontana<br />
Tratta da un mite caduceo tra i fiori sopiti,<br />
tra le fiamme sottili dei lampioni e dei rovi<br />
(da Quaderno Gotico, 1947)<br />
serietà con cui Luzi concepiva l’essere poeta.<br />
Dunque non stupisce che, nominato da Ciampi a<br />
90 anni senatore a vita (gesto che è stato visto come<br />
una parziale compensazione per quel Nobel che non<br />
gli fu mai assegnato) abbia detto ciò che pensava della<br />
situazione italiana. Creando scalpore, forse non solo<br />
per le sue parole ma anche perché può apparire strano,<br />
oggi, che un poeta parli <strong>di</strong> politica.<br />
Si <strong>di</strong>ce che quando muore un poeta siamo tutti più<br />
poveri. Nel caso <strong>di</strong> Luzi - che fu anche autore teatrale,<br />
traduttore, critico, saggista - non c’è dubbio che sia<br />
così.<br />
CARLO MANCA<br />
MARZO <strong>2005</strong><br />
Una vita, una storia/3<br />
Franco Bracar<strong>di</strong>,<br />
il “pianista cortese”<br />
del Costanzo Show<br />
Saliva le scale del Teatro Parioli tutte le sere, inseguito<br />
dalla luce pallida dell’occhio <strong>di</strong> bue. Si<br />
scambiava un inchino <strong>di</strong> rito con il suo collega e<br />
amico Costanzo prima che il sipario <strong>di</strong> velluto<br />
rosso si schiudesse alle sue spalle svelando gli<br />
ospiti della serata. Una liturgia che per più <strong>di</strong><br />
venti anni ha segnato l’inizio del talk show più<br />
famoso d’Italia.<br />
Franco Bracar<strong>di</strong> è morto un mese fa, il 27 febbraio,<br />
nello stesso anno in cui il “Maurizio Costanzo<br />
Show” ha chiuso i battenti. Per sempre. Era rimasto<br />
fino all’ultimo su quel palco con il compito <strong>di</strong><br />
sottolineare gli applausi del pubblico a ritmo <strong>di</strong><br />
musica. “Il tipo con il frac bianco”, “l’altro<br />
baffo”, “il pianista <strong>di</strong> Costanzo”, appellativi che<br />
l’hanno accompagnato per anni come se il suo<br />
ruolo si esaurisse lì.<br />
Eppure la sua storia parte da lontano. Negli anni<br />
‘60 Bracar<strong>di</strong> lancia uno strambo personaggio<br />
ra<strong>di</strong>ofonico, Solforio, che offriva agli ascoltatori<br />
prodotti improponibili o <strong>di</strong> dubbia utilità come<br />
la “supposta a tre punte”. Nell’offerta Bracar<strong>di</strong><br />
partiva sempre da 10.000 lire ma i suoi interlocutori<br />
riuscivano a fargli abbassare il prezzo a 1.000<br />
lire. A quel punto però per motivi misteriosi<br />
Solforio tornava alla richiesta iniziale <strong>di</strong> 10.000.<br />
Un tormentone. Dopo il successo ra<strong>di</strong>ofonico<br />
approda alla tv. Prima “Discoring” poi Renzo<br />
Arbore gli propone un paio <strong>di</strong> ruoli secondari per<br />
“Alto gra<strong>di</strong>mento”.<br />
Nascono Mortification,<br />
la cartomante<br />
che pre<strong>di</strong>ceva<br />
sventure <strong>di</strong> tutti<br />
i tipi e Pallottino,<br />
un fantomatico<br />
personaggio <strong>di</strong> una<br />
ra<strong>di</strong>o locale umbra<br />
che ce l’aveva con i<br />
romani perché non<br />
gli rispondevano<br />
mai al telefono e<br />
andavano sempre a mangiare a Trastevere.<br />
Accanto a lui il fratello Giorgio nei panni del<br />
gerarca Catenacci.<br />
Non tutti sanno che Bracar<strong>di</strong> è stato anche autore<br />
<strong>di</strong> successo. Ha scritto testi per Mirelle<br />
Mathieu e per una giovane e snodata Raffaella<br />
Carrà che agitando il caschetto biondo cantava<br />
“pazza, pazza, pazza su una terrazza”. Qualche<br />
appassionato della filmografia trash se lo ricorderà<br />
in “Il lumacone” <strong>di</strong> Paolo Cavara, “W la foca”<br />
<strong>di</strong> Nando Cicero o “Vieni avanti cretino!” <strong>di</strong><br />
Luciano Salce.<br />
Una vita in secondo piano, perennemente spalla<br />
<strong>di</strong> personaggi ben più noti. Ma la sensazione è<br />
che con lui se ne sia andato un mondo che rideva<br />
sguaiato <strong>di</strong> fronte alle battutacce dei film anni<br />
‘80, quelli in cui i protagonisti si alternavano al<br />
buco della serratura per sbirciare le roton<strong>di</strong>tà<br />
peccaminose <strong>di</strong> Edwige Fenech o Moana Pozzi.<br />
Romano <strong>di</strong> nascita, umbro d’adozione, Franco<br />
Bracar<strong>di</strong> amava ritirarsi spesso nella sua casa <strong>di</strong><br />
campagna, vicino ad Amelia. Nel giar<strong>di</strong>no aveva<br />
fatto costruire una piccola dependance dove era<br />
solito rinchiudersi a provare le sue musiche.<br />
Lo ricorda con affetto un umbro, Gianluca<br />
Perricone: «Ricordo <strong>di</strong> averlo incontrato per caso<br />
in un bar <strong>di</strong> Terni, si è seduto a prendere un aperitivo<br />
insieme a noi. Poi si è accorto che in un<br />
angolo c’era un pianoforte. Il resto della serata ve<br />
lo lascio immaginare». Nasce quella sera un’amicizia<br />
autentica che per anni ha corso lungo il filo<br />
del telefono a causa degli impegni <strong>di</strong> lavoro.<br />
«Una sera lungo la strada che lo stava conducendo<br />
verso il suo rifugio <strong>di</strong> campagna, decise <strong>di</strong><br />
farmi un’improvvisata. Mi chiese <strong>di</strong> andare a bere<br />
qualcosa per scambiare quattro chiacchiere. Nel<br />
locale che scegliemmo lo riconobbero tutti. Ci<br />
ritrovammo insieme a persone sconosciute ma<br />
per le quali Franco era uno <strong>di</strong> loro».<br />
Silenzioso, modesto, defilato. Era riuscito a conquistarsi<br />
l’affetto del pubblico proprio perché era<br />
così.<br />
FRANCESCA R. ELISEI
MARZO <strong>2005</strong> IN PRIMO PIANO 5<br />
Prezzi alle stelle. Colpa del maltempo? «Niente affatto», <strong>di</strong>cono i produttori. E i consumatori si rassegnano: «È tutto uno scaricabarile»<br />
La zucchina della <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a<br />
Gli ortaggi ormai come un bene <strong>di</strong> lusso. Gli agricoltori: «Per noi tempi duri, colpa della filiera». Ma i grossisti respingono le accuse<br />
Vita da casalingo<br />
Ogni italiano acquista 195 kg<br />
<strong>di</strong> ortaggi e 130 kg <strong>di</strong> frutta<br />
all’anno, con una spesa <strong>di</strong><br />
circa 1100 euro. Nel 2004 i<br />
prezzi dell’ortofrutta sono cresciuti<br />
dell’11,7%, le zucchine<br />
del 19% in un mese. Rispetto<br />
a gennaio 2004 consumi crollati:<br />
-25% (Fonte: Cia)<br />
«Io, stor<strong>di</strong>to dai prezzi»<br />
Alle prese con il caro spesa, Alberto fatica ad arrivare a fine mese con il suo stipen<strong>di</strong>o da insegnante<br />
Appuntamento alle <strong>di</strong>eci e trenta <strong>di</strong> un sabato<br />
mattina. Il nostro giro comincia dal civico<br />
<strong>di</strong>eci <strong>di</strong> via San Rufino, centro storico <strong>di</strong><br />
Assisi.<br />
Alberto Micale abita al secondo piano <strong>di</strong> un palazzo<br />
antico, arredato in uno stile minimalista molto curato.<br />
È un single <strong>di</strong> cinquantadue anni, convinto della<br />
sua libertà e alle prese con le incombenze domestiche<br />
<strong>di</strong> ogni giorno, la spesa, il bucato, la cucina, le<br />
pulizie.<br />
Ma il ruolo <strong>di</strong> “casalingo” non gli pesa: «Vivevo a<br />
Milano con la mia ex compagna, che lavorava dalle otto<br />
<strong>di</strong> mattina alle otto <strong>di</strong> sera - racconta - le mansioni<br />
domestiche, quin<strong>di</strong> toccavano a me. Non l’ho mai<br />
considerato come un lavoro femminile, né mi ha creato<br />
problemi: era solo una cosa da fare».<br />
Per le pulizie più impegnative, Alberto si fa aiutare<br />
da una donna. «I piatti, però mi toccano. È il lavoro<br />
domestico che o<strong>di</strong>o <strong>di</strong> più e non ho la lavastoviglie».<br />
La convivenza è finita per la questione figli, su cui Alberto<br />
è intransigente: non li vuole. Single senza rimpianti,<br />
la vita da casalingo, però, è rimasta.<br />
Originario <strong>di</strong> Caserta, ha passato molti anni a Milano,<br />
dove mantiene ancora tutte le amicizie più care<br />
e parte della vita mondana (se può, non rinuncia a<br />
qualche “prima” alla Scala), ma ha scelto Assisi «per stare<br />
tranquillo». Insegna educazione fisica all’istituto tecnico<br />
commerciale e per geometri “Ruggero Borghi” <strong>di</strong><br />
Santa Maria degli Angeli.<br />
In quei 110 metri quadrati <strong>di</strong> via San Rufino, Alberto<br />
vive da solo, godendosi una vista mozzafiato<br />
sui tetti della città. Colpiscono le<br />
splen<strong>di</strong>de maioliche siciliane, ricordo <strong>di</strong><br />
uno dei tanti viaggi, e l’or<strong>di</strong>ne maniacale<br />
che sembra rendere anche più spazioso<br />
l’appartamento, dove i fiori non<br />
mancano mai, è un’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> sempre.<br />
Il nostro breve viaggio termina proprio al<br />
mercato <strong>di</strong> Piazza Matteotti, dove Alberto<br />
acquista due mazzi <strong>di</strong> margherite rosse, i petali<br />
sembrano <strong>di</strong> velluto.<br />
Quando esce <strong>di</strong> casa, indossa un abbigliamento casual,<br />
jeans e maglione, il giacchetto grigio lasciato aperto,<br />
non una sciarpa, o un cappello per riparasi dal vento<br />
tagliente che si incanala in certi vicoli del centro storico.<br />
Un suonatore <strong>di</strong> chitarra seduto sugli scalini dell’ingresso<br />
si scusa e si alza per lasciarlo passare.<br />
Come ogni giorno, i piccoli riti quoti<strong>di</strong>ani si ripetono.<br />
La colazione viene consumata rigorosamente al<br />
bar in corso Mazzini, da cui esce con un pacchetto in<br />
mano: il pranzo <strong>di</strong> ogni giorno a base <strong>di</strong> frutta e yogurt,<br />
oggi sarà guarnito da irresistibili dolcetti freschi<br />
<strong>di</strong> pasticceria. «È una <strong>di</strong> quelle cose che mi piace definire<br />
gli sfizi della vita». Come i fiori, come l’abitare nel<br />
centro storico <strong>di</strong> Assisi.<br />
Adora viaggiare, esplorare luoghi <strong>di</strong>fficili: lo Yemen,<br />
la Mongolia, l’Egitto. Durante la sua vita ha girato<br />
mezzo mondo, ma non ha la patente: «Non mi è mai<br />
piaciuto guidare - <strong>di</strong>ce - e, fortunatamente, non ne ho<br />
avuto la necessità». Dal terremoto, si è dotato <strong>di</strong> un te-<br />
lefono cellulare: «Ho dovuto farlo per costrizione, ma<br />
continuo a usarlo molto poco».<br />
Con il quoti<strong>di</strong>ano “La Repubblica” sotto braccio e<br />
salutata l’e<strong>di</strong>colante Anna Maria, Alberto prosegue la<br />
sua giornata, infilandosi nella tabaccheria in piazza<br />
Santa Chiara per comprare le sigarette. Ne accende una<br />
<strong>di</strong>etro l’altra, mentre cammina e parla. «Gli svantaggi<br />
del vivere da solo? Un pizzico <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne, ogni tanto,<br />
ma il poter fare ciò che si vuole, in assoluta libertà,<br />
è una cosa bellissima a cui non rinuncerei mai. Forse<br />
si tende a <strong>di</strong>ventare un po’ egoisti».<br />
Alberto è un casalingo atipico, ma ben organizzato:<br />
«Sono un maniaco delle scorte, in casa non mancano<br />
mai - continua - e faccio la spesa solo nel centro<br />
storico <strong>di</strong> Assisi. Quando si è soli, si è meno attenti<br />
alle offerte dei gran<strong>di</strong> supermercati». Entriamo dal<br />
fruttivendolo <strong>di</strong> via Galeazzo Alessi: Alberto appoggia<br />
sul bancone un cestino <strong>di</strong> arance e un sacchetto <strong>di</strong><br />
patate: «Il prezzemolo ce l’hai? - chiede al negoziante<br />
- Stasera ho due amiche a cena, cucino il risotto con i<br />
gamberetti e le zucchine». Usciamo.<br />
La città, però, è piccola e un “casalingo” così convinto<br />
non passa inosservato: «Gli uomini che fanno la spesa<br />
- osserva - sono ancora pochi». All’inizio, l’intelligenza<br />
schietta <strong>di</strong> Novella, anziana conta<strong>di</strong>na che vende<br />
i suoi prodotti sulla Piazzetta della Erbe, aveva scrutato<br />
con attenzione quel signore <strong>di</strong>stinto e cor<strong>di</strong>ale, le<br />
domande le erano venute spontanee: «Perché mai non<br />
sarà sposato, un uomo così a modo?». Le risposte erano<br />
state varie e colorite, poi la pace e la quoti<strong>di</strong>anità.<br />
«I rapporti con i commercianti sono cor<strong>di</strong>ali,<br />
pur mantenendosi nella formalità - afferma<br />
Alberto - nulla <strong>di</strong> più. Anche<br />
perché c’è da <strong>di</strong>re che gli umbri sono<br />
gente molto chiusa in se stessa, ma<br />
è quello che cerco».<br />
Da Novella, Alberto si ferma a comprare i fiori, che<br />
non ci sono per il maltempo <strong>di</strong> quest’ultimo periodo.<br />
Due uova incartate nel giornale perché non si rompano<br />
e due porri per con<strong>di</strong>re il risotto della sera. Novella<br />
sorride, ringrazia e saluta.<br />
Non c’è molto movimento il sabato mattina ad Assisi.<br />
Anche il mercato <strong>di</strong> Piazza Matteotti è semi deserto.<br />
Tra bancarelle <strong>di</strong> abbigliamento, scarpe, ceramiche,<br />
ecco i colori dei fiori. Quelle piccole margherite rosse<br />
sono bellissime.<br />
Portafoglio in mano, anche Alberto lamenta l’inarrestabile<br />
trend del caro prezzi, iniziato con l’avvento<br />
dell’euro e, sarà per il maltempo, sarà perché l’economia<br />
italiana soffre le pene dell’inferno, non si è più fermato.<br />
Una <strong>di</strong>fficoltà che tocca tutti coloro che vanno a fare<br />
la spesa, casalinghe o casalinghi non c’è molta <strong>di</strong>fferenza:<br />
«Con l’avvento dell’euro - rileva “il professore”<br />
- gli aumenti ci sono stati e hanno riguardato,<br />
in modo più marcato, i generi alimentari e l’abbigliamento<br />
griffato. Anche se è <strong>di</strong>fficile rilevare questo aumento<br />
ogni giorno, i prezzi continuano a salire e, oggi,<br />
si fa fatica ad arrivare alla fine del mese con uno<br />
stipen<strong>di</strong>o normale come il mio. Prima questo non accadeva».<br />
Acquistare <strong>di</strong>rettamente dal produttore, poi, non<br />
sempre conviene: «Il minestrone <strong>di</strong> verdure preparato<br />
dalla conta<strong>di</strong>na - spiega - costa più del doppio <strong>di</strong> quello<br />
surgelato. È davvero tanto». Le uniche spese “folli”<br />
che riesce ancora a permettersi sono quelle per i viaggi,<br />
«che non sono aumentati <strong>di</strong> molto».<br />
Ritorno in via San Rufino, è ora <strong>di</strong> pranzo. Quando<br />
il pesante portone si chiude alle sue spalle, il suonatore<br />
<strong>di</strong> chitarra è ancora fermo sugli scalini <strong>di</strong> casa,<br />
in attesa <strong>di</strong> qualche generoso passante.<br />
VALENTINA AISA<br />
L’ORGOGLIO DELL’UOMO DOMESTICO<br />
Giacca e cravatta appesi al chiodo, l’uomo <strong>di</strong> oggi cerca dentro casa una nuova<br />
identità: il rapporto uomo - donna nella quiete domestica sta davvero cambiando.<br />
Lo <strong>di</strong>mostra l’Associazione Uomini Casalinghi (Asuc), unica in Italia e in Europa, fondata<br />
a Lucca nel 2002 per offrire agli uomini una doppia opportunità: prendersi cura della propria<br />
identità maschile e della propria casa. L’idea <strong>di</strong> riunire i casalinghi sotto uno stesso<br />
nome è nata quando il cinquantunenne Fiorenzo Bresciani, presidente dell’associazione,<br />
ha scelto <strong>di</strong> lasciare l’attività lavorativa e de<strong>di</strong>carsi completamente all’economia domestica.<br />
Oggi l’associazione conta oltre 4.000 mila iscritti in tutto il Paese. La maggior parte<br />
sono uomini sposati, altri sono single per scelta o per necessità. C’è chi lavora ancora e<br />
chi è ormai in pensione. L’età varia dai venti ai sessant’anni. «L’Asuc - spiega il presidente<br />
- è nata per la volontà <strong>di</strong> voler dar corpo all’esigenza <strong>di</strong> vivere la casa e le faccende<br />
domestiche come una realtà viva e vitale. Il ruolo dei maschi serviti e riveriti già da un<br />
po’ ci sembrava <strong>di</strong>s<strong>di</strong>cevole». Le faccende domestiche non sembrano svilire più la <strong>di</strong>gnità<br />
maschile, anzi: «Occuparci della casa - continua Bresciani - per noi è fonte <strong>di</strong> orgoglio».<br />
Smessi i panni professionali, sottolinea l’Asuc, tutti gli uomini sono anche casalinghi:<br />
la cura dei propri figli e le faccende domestiche rappresentano una parte del sé che<br />
aiuta l’uomo ad acquisire pienezza della propria identità. Il prossimo passo per l’uomo <strong>di</strong><br />
casa, dunque, sarà essere riconosciuto come categoria lavorativa e poter far scrivere<br />
sulla carta d’identità “professione casalingo”. V.A.<br />
Ortaggi venduti in oreficeria. Verdure depositate<br />
in banca. È uno scherzo, certo;<br />
ma il loro prezzo è alle stelle.<br />
Da gennaio a febbraio, secondo la Cia (Confederazione<br />
italiana agricoltori), quello delle zucchine<br />
è cresciuto del 16%, quello dei finocchi del 19%,<br />
del ra<strong>di</strong>cchio del 27%. Roba da Guinness. Il consumo<br />
è in netto calo: -25%, secondo l’Ismea, confrontando<br />
i mesi <strong>di</strong> gennaio 2004 e gennaio <strong>2005</strong>.<br />
Colpa del maltempo? «È solo un alibi., fa aumentare<br />
il prezzo anche del 25%, ma è una follia - <strong>di</strong>ce<br />
Walter Trivellizzi della Cia - il costo alla produzione<br />
rimane invariato». Anzi, è anche sceso del<br />
5% in 10 anni, secondo Col<strong>di</strong>retti. Così, prime<br />
vittime dei rincari sono gli agricoltori stessi. «Subiamo<br />
un doppio danno - prosegue Trivellizzi, -<br />
da un lato c’è il calo dei prezzi alla produzione per<br />
la concorrenza dall’estero, dall’altro il calo dei<br />
consumi”».<br />
Ma allora, dove nascono gli aumenti? Trivellizzi<br />
non ha dubbi: «Ci sono attività speculative, la filiera<br />
non è sotto controllo. Contiamo anche 7<br />
passaggi dal campo al banco. Se ognuno ricarica<br />
<strong>di</strong> 30 centesimi, alla fine sono più <strong>di</strong> 2 euro <strong>di</strong> aumento».<br />
Il mercato dell’interme<strong>di</strong>azione sembra troppo affollato.<br />
Per Stefano Pignani, della Col<strong>di</strong>retti umbra<br />
«Alcune transizioni interme<strong>di</strong>e avvengono solo<br />
su carta; altre volte i prodotti sono spostati inutilmente<br />
per poi tornare nei luoghi <strong>di</strong> origine».<br />
La situazione è tanto grave che, secondo Pignani,<br />
«In Umbria il 10-15% delle aziende agricole<br />
rinuncia a raccogliere. Costa più che vendere».<br />
Un paradosso, quando un terzo dei prodotti agricoli<br />
viene importato. Nel 2004, per la prima volta<br />
nel settore, il saldo import-export è stato negativo.<br />
Le associazioni<br />
dei consumatori<br />
“ Introduciamo<br />
il doppio<br />
prezzo<br />
nei negozi.<br />
Meglio la<br />
ven<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong>retta<br />
“<br />
con<strong>di</strong>vidono<br />
questa <strong>di</strong>agnosi,<br />
come spiega Rodolfo<br />
La Sala,<br />
dell’A<strong>di</strong>consum<br />
Umbria: «All’inizio<br />
gli aumenti<br />
erano legati probabilmenteall’euro,<br />
ma ormai<br />
l’effetto pare<br />
esaurito e non<br />
possiamo <strong>di</strong>re<br />
dove avvengano. Controllare la filiera è molto <strong>di</strong>fficile,<br />
c’è una sorta <strong>di</strong> scaricabarile tra i vari passaggi».<br />
Che fare, allora? Salvatore Lombar<strong>di</strong>, della Federconsumatori,<br />
è chiaro: «Al massimo possiamo invitare<br />
la gente a comprare prodotti <strong>di</strong> stagione,<br />
che costano meno e non danno alibi a nessuno».<br />
I grossisti respingono le accuse. «Danno sempre<br />
la colpa a noi, ma non ce la passiamo poi così bene.<br />
In 4 anni, al mercato <strong>di</strong> Milano, il <strong>numero</strong> dei<br />
grossisti è <strong>di</strong>minuito da 200 a 150» si sfoga Raffaele<br />
Laudano, <strong>di</strong>rettore della Tre per Tre, società<br />
<strong>di</strong> interme<strong>di</strong>azione nel settore agricolo. «Compriamo<br />
dai coltivatori e riven<strong>di</strong>amo ai negozi. Il<br />
nostro ricarico è minimo: 3% per la manodopera<br />
e 10% per il trasporto. Quest’ultimo era il 7%,<br />
poi col caro petrolio… Gli aumenti maggiori li<br />
fanno al negozio».<br />
Ma quali sono i rime<strong>di</strong>? La Cia ha lanciato una<br />
petizione al Presidente del Consiglio per istituire<br />
il doppio prezzo nei negozi: quello alla produzione<br />
e quello al dettaglio, sperando che i clienti<br />
comprino dove il <strong>di</strong>vario è minore. In Francia si<br />
fa già da tempo, ma da noi è <strong>di</strong>fficile stabilire il<br />
prezzo iniziale: il problema è proprio la mancanza<br />
<strong>di</strong> controllo.<br />
La Col<strong>di</strong>retti, assieme alle associazioni dei consumatori,<br />
vuole promuovere la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong>retta tra<br />
produttori e famiglie. Tutti segnalano comunque<br />
la necessità <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>azione del Governo, per<br />
riunire attorno a un tavolo i vari soggetti del mercato.<br />
Nel frattempo, per molti concedersi un ricco<br />
minestrone rischia <strong>di</strong> essere un lusso.<br />
SIMONE TURCHETTI
INCCHIIESSTA<br />
Se pensate che per gustare la dolcezza del cioccolato<br />
basti addentarne una tavoletta ed ingoiare,<br />
vi sbagliate <strong>di</strong> grosso. Per comprendere fino<br />
in fondo il “cibo degli dei” è necessario tornare sui<br />
banchi <strong>di</strong> scuola. L’idea l’ha lanciata la Perugina, che<br />
nel suo storico stabilimento <strong>di</strong> San Sisto, vicino Perugia,<br />
ha aperto la prima <strong>Scuola</strong> del Cioccolato. La<br />
struttura è stata inaugurata nell’ottobre dello scorso<br />
anno, in coincidenza con l’un<strong>di</strong>cesima e<strong>di</strong>zione dell’Eurochocolate,<br />
ed in cinque mesi <strong>di</strong> attività sono già<br />
1500 gli alunni che hanno<br />
seguito i corsi. Un’affluenza<br />
costante, che testimonia<br />
il gra<strong>di</strong>mento per l’iniziativa<br />
e giustifica la sod<strong>di</strong>sfazione<br />
degli organizzatori.<br />
La composizione dei<br />
partecipanti è molto eterogenea:<br />
il 65% sono donne,<br />
il 50% ha tra i 20 e i 40 anni.<br />
Gli alunni possono scegliere<br />
tra 3 corsi <strong>di</strong>fferenti,<br />
della durata massima <strong>di</strong><br />
quattro ore. Il “Master in<br />
Cioccologia”, che ripercorre<br />
la storia del cioccolato<br />
dalle sue origini nella civiltà<br />
Maya, fino alle tecniche<br />
<strong>di</strong> produzione moderne. Il<br />
corso <strong>di</strong> “Degustatore in<br />
Cioccologia”, in cui si stu<strong>di</strong>ano<br />
gli stimoli del cioccolato<br />
sui cinque sensi e si<br />
affina il palato all’assaggio<br />
delle <strong>di</strong>fferenti qualità <strong>di</strong><br />
cacao. E il corso <strong>di</strong> “Artista<br />
in Cioccologia”, per imparare<br />
le tecniche base della<br />
preparazione dei cioccolatini<br />
e per stimolare la fantasia<br />
creativa.<br />
«Ogni corso è sud<strong>di</strong>viso<br />
in due sezioni, quella teorica e quella pratica»,<br />
spiega Alessandro Magnoni, responsabile comunicazione<br />
della Nestlè italiana. «Oltre alle nozioni relative<br />
all’universo del cioccolato, nella seconda parte del<br />
corso gli allievi imparano ad impastare il cacao in laboratorio,<br />
a creare fantasiosi cioccolatini e ad usare gli<br />
attrezzi del mestiere». La Perugina non è nuova ad iniziative<br />
<strong>di</strong>dattiche: da <strong>di</strong>versi anni esiste già una scuola<br />
per professionisti ed addetti del settore dove vengono<br />
formati pasticceri <strong>di</strong> rango nazionale ed internazionale.<br />
L’azienda umbra, inoltre, gode indubbiamente<br />
<strong>di</strong> un vantaggio competitivo: può impiegare<br />
come docenti i suoi Maestri Cioccolatieri, che provengono<br />
dalla tra<strong>di</strong>zione dolciaria <strong>di</strong> un gruppo industriale<br />
storico e profondamente ra<strong>di</strong>cato nel territorio.<br />
Nel 2007 infatti si festeggerà il centenario della<br />
Perugina, nata dall’idea <strong>di</strong> quattro soci fondatori<br />
(tra cui anche un avo della famiglia Buitoni) che decisero<br />
<strong>di</strong> aprire un piccolo laboratorio artigianale nel<br />
centro storico <strong>di</strong> Perugia, de<strong>di</strong>cato esclusivamente alla<br />
produzione <strong>di</strong> confetti. Da lì ebbe inizio la loro fortuna:<br />
col tempo vennero <strong>di</strong>fferenziate le linee produttive<br />
e ideati alcuni dolciumi che ancor oggi riscuotono<br />
un enorme succeso <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>te. Il Bacio, con le sue<br />
frasi d’amore inserite sotto l’involucro, è ormai <strong>di</strong>ventato<br />
il simbolo per eccellenza della festa <strong>di</strong> S.Valentino.<br />
La caramella Rossana, che entrò in produzione nel<br />
1926 e prese il nome dalla dama secentesca amata da<br />
Cyrano de Bergerac, è tra i ricor<strong>di</strong> d’infanzia <strong>di</strong> moltissimi<br />
italiani.<br />
L’iniziativa della Perugina alza il velo su un mondo,<br />
quello degli amanti del cioccolato, in rapida<br />
espansione. Da una ricerca condotta nel 2004 dall’Eurisko,<br />
emerge che ben il 77% dei 1.000 intervistati<br />
(<strong>di</strong> età compresa tra i 14 ed i 64 anni), <strong>di</strong>chiara<br />
<strong>di</strong> adorare il cioccolato e <strong>di</strong> non considerarlo un sem-<br />
La produzione in Italia (tonnellate)<br />
Cioccolatini: 94.700<br />
Creme da spalmare: 48.660<br />
Uova <strong>di</strong> Pasqua: 10.900<br />
Cacao in polvere: 3.950 CIOCCO<br />
Teoria, degustazioni e nuove creazioni: come si apprendono i segreti<br />
«Vi faremo leccare i baffi»<br />
Così nascono gli esperti<br />
Voglia <strong>di</strong> imparare, già 1500 gli alunni della scuola della Perugina<br />
plice alimento ma un vero e proprio mondo. All’amore<br />
per il cioccolato si affianca però una scarsa conoscenza<br />
della materia: soltanto il 4% degli intervistati<br />
si ritiene un vero inten<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> cioccolato. Da qui,<br />
l’idea <strong>di</strong> una scuola che offra al grande pubblico la<br />
possibilità <strong>di</strong> immergersi nella cultura del dolce alimento.<br />
Le ragioni del successo della <strong>Scuola</strong> del Cioccolato?<br />
Per i vertici della Nestlè sono facilmente in<strong>di</strong>viduabili.<br />
«Il nome della Perugina rappresenta già <strong>di</strong> per<br />
sé una garanzia <strong>di</strong> qualità e<br />
<strong>di</strong> successo», <strong>di</strong>chiara ancora<br />
Magnoni. «Inoltre, è indubbio<br />
che il pubblico abbia<br />
un interesse sempre più<br />
spiccato per il “sogno del<br />
cioccolato”, che chiede <strong>di</strong><br />
vivere in prima persona,<br />
come esperienza interattiva».<br />
I dati sembrano convalidare<br />
questo trend: le ricerche<br />
effettuate negli ultimi<br />
anni registrano aumenti<br />
costanti dei consumi <strong>di</strong><br />
cioccolato, sia in volumi<br />
che in valore. Aziende produttrici,<br />
associazioni <strong>di</strong><br />
consumatori e consigli comunali<br />
hanno risposto con<br />
solerzia agli stimoli del<br />
mercato, organizzando un<br />
<strong>numero</strong> crescente <strong>di</strong> “dolci”<br />
manifestazioni. Sono<br />
nate così la mostra “Cioccolata,<br />
squisita gentilezza”,<br />
alla Biblioteca Nazionale <strong>di</strong><br />
Firenze fino al 10 aprile<br />
<strong>2005</strong>; l’evento “Cioccolato<br />
Mo<strong>di</strong>ca”, che ha attirato gli<br />
amanti della bevanda nera<br />
in terra siciliana nel mese<br />
<strong>di</strong> marzo; e “Cioccolatò”, kermesse torinese appena<br />
conclusa all’interno della quale hanno avuto luogo le<br />
“Cioccolatia<strong>di</strong>”, inaugurate dal campione degli anelli<br />
Juri Chechi. Una strada, quella delle manifestazioni<br />
de<strong>di</strong>cate al cioccolato, spianata dal famoso “Eurochocolate”,<br />
che rappresenta ormai un appuntamento<br />
inderogabile per addetti ai lavori e non.<br />
Il cacao è <strong>di</strong>ventato ad<strong>di</strong>rittura un cibo degno <strong>di</strong><br />
essere conservato e preservato: la città <strong>di</strong> Norba (Latina),<br />
sbaragliando la concorrenza, nel 1995 ha aperto<br />
il primo museo del cioccolato in Italia, visitato ogni<br />
anno da circa 18.000 persone. Operazione similare è<br />
stata fatta dalla Perugina: il suo museo, aperto nel<br />
1997, ha riscosso un considerevole successo <strong>di</strong> pubblico,<br />
registrando circa 60.000 visite all’anno.<br />
Nel mese <strong>di</strong> febbraio la <strong>Scuola</strong> del Cioccolato ha<br />
partecipato alla venticinquesima e<strong>di</strong>zione della Bit, la<br />
Borsa Internazionale del Turismo <strong>di</strong> Milano. Con uno<br />
spazio all’interno dello stand dell’APT Umbria, la<br />
scuola ha potuto sfruttare l’occasione per comunicare<br />
la sua attività, organizzare <strong>di</strong>mostrazioni dal vivo e,<br />
ovviamente, offrire degustazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti qualità<br />
<strong>di</strong> cioccolato. Un incre<strong>di</strong>bile strumento <strong>di</strong> marketing,<br />
se si pensa che la Bit è stata visitata da circa 150.000<br />
persone.<br />
Tutto lascia immaginare dunque che la scuola<br />
continuerà stabilmente la sua attività. Gli organizzatori<br />
<strong>di</strong>chiarano <strong>di</strong> aver già ricevuto <strong>numero</strong>se prenotazioni,<br />
anche per i mesi a venire. E forse il successo<br />
del progetto <strong>di</strong>pende anche dalla sua originalità.<br />
Come detto in occasione dell’inaugurazione da Andrea<br />
Zambelli, <strong>di</strong>rettore generale della <strong>di</strong>visione dolciaria<br />
della Nestlè, quella della Perugina vuole essere<br />
«non una semplice scuola, ma un laboratorio d’idee<br />
dolciarie».<br />
FLAVIA PAONE<br />
Grappitaly <strong>2005</strong><br />
La prima e<strong>di</strong>zione del Festival<br />
della grappa si è svolta a Perugia<br />
in febbraio. La manifestazione ha<br />
lanciato l’idea <strong>di</strong> abbinare i <strong>di</strong>stillati<br />
con <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> cioccolato<br />
(foto in alto). Nel “museo degli<br />
alambicchi” erano esposti pezzi<br />
storici delle principali aziende<br />
produttrici italiane (foto in<br />
basso).<br />
Non solo business. Dalle corti<br />
E Colom<br />
Il navigatore genovese scoprì il c<br />
non ha mai assaggiato la Sacher Torte?<br />
Va be’ continuiamo così, facciamoci del<br />
«Lei<br />
male!» Aveva ragione Nanni Moretti a<br />
scandalizzarsi. Il cioccolato, rime<strong>di</strong>o sicuro ai mali<br />
d’amore, è <strong>di</strong>ventato per molti un piacere insostituibile.<br />
Anche se è sconsigliabile consumarne in quantità<br />
industriali come fa Michele (Nanni Moretti) nel<br />
film “Bianca”, che aggre<strong>di</strong>sce un barattolo enorme <strong>di</strong><br />
Nutella per colmare i vuoti d’affetto.<br />
Sarà per l’appagamento fisico e mentale che produce<br />
in chi lo consuma, il cioccolato era chiamato dai<br />
Maya “cibo degli dei”. I Maya furono i primi a coltivare<br />
l’albero del cacao nelle valli dello Yucatan, del<br />
Chiapas e sulla costa pacifica del Guatemala. Per gli<br />
Aztechi il cacao aveva due facce, una sacra l’altra profana.<br />
Usavano i semi del cacao come unità <strong>di</strong> scambio<br />
- ogni schiavo valeva 100 semi - e ricorrevano al<br />
xocolatl per stimolare le forze fisiche e mentali verso<br />
l’estasi religiosa.<br />
Cristoforo Colombo non è solo lo scopritore dell’America.<br />
Sarebbe stato lui, infatti, il primo europeo<br />
a sorseggiare all’ombra ristoratrice <strong>di</strong> un albero dell’Honduras<br />
una tazza <strong>di</strong> cioccolata. Sbarcato sull’isola<br />
<strong>di</strong> Guanja il navigatore genovese bevve la cioccolata<br />
degli in<strong>di</strong>geni locali e la chiamò “cibo più da porci<br />
che da homini”. Il primo ad intuire il valore commerciale<br />
del cacao fu un navigatore spagnolo, Hernando<br />
Cortez che nel 1519 portò il cacao alla corte<br />
<strong>di</strong> Carlo V <strong>di</strong> Spagna. Ad “addolcire” la cioccolata ci<br />
pensarono invece i frati che sostituirono il pepe e il
LATO<br />
d’Europa al cinema moderno. Storia e fascino del “cibo degli dei”<br />
bo lo <strong>di</strong>sprezzò<br />
ioccolato in Honduras ed esclamò: “Cibo più da porci che da homini”<br />
peperoncino, ingre<strong>di</strong>enti presenti nella ricetta americana,<br />
con zucchero e vaniglia.<br />
Nel ‘600 la cioccolata si impose nelle corti <strong>di</strong> mezza<br />
Europa come bevanda elitaria, adatta a stimolare<br />
la conversazione lepida e il pettegolezzo mondano. I<br />
francesi inventarono il cioccolatte mescendo latte e<br />
cioccolata calda. A Londra nacquero locali destinati<br />
al consumo della cioccolata, le cosiddette “chocolate-drinking<br />
houses”. Mentre a Torino, patria del<br />
Gianduiotto, lavoravano a bottega quegli svizzeri che<br />
nel 1819 avrebbero creato la prima fabbrica <strong>di</strong> cioccolato.<br />
Il primato <strong>di</strong> capitale italiana del cioccolato le<br />
fu conteso da Perugia, dove agli inizi del secolo scorso<br />
in una fabbrica artigianale <strong>di</strong> cioccolato, “La Perugina”,<br />
nacque il Cazzotto, poi <strong>di</strong>ventato Bacio per<br />
invogliare le coppiette ad acquistarlo.<br />
Non si contano i film e i libri che esaltano le tante<br />
virtù del cioccolato. In “Willy Wonka e la fabbrica<br />
<strong>di</strong> cioccolato” (1971), del quale è in uscita il remake<br />
<strong>di</strong>retto da Tim Burton, il più grande produttore<br />
al mondo <strong>di</strong> cioccolata apre i cancelli della sua fabbrica<br />
a cinque fortunati bambini che ne scopriranno<br />
i segreti.<br />
In “Chocolat” (2000) <strong>di</strong> Lasse Hallstrom il cioccolato<br />
è associato alle doti seduttive della bella Vianne<br />
Rocher (Juliette Binoche), proprietaria <strong>di</strong> un negozio<br />
<strong>di</strong> cioccolatini che usa la cioccolata per riaccendere<br />
la passione tra gli abitanti <strong>di</strong> un assonnato villaggio<br />
francese. In “Volere volare” (1991) <strong>di</strong> Maurizio<br />
Nichetti la protagonista (Angela Finocchiaro) si<br />
lascia ricoprire <strong>di</strong> cioccolata da un cuoco esperto e<br />
creativo. «Gli afro<strong>di</strong>siaci sono il ponte gettato tra gola<br />
e lussuria» scrive Isabelle Allende in “Afro<strong>di</strong>ta”, uno<br />
dei tanti romanzi dove l’ingre<strong>di</strong>ente del cacao è usato,<br />
tra gli altri, per preparare cibi appetitosi. Si pensi<br />
anche ai romanzi <strong>di</strong> Jorge Amado e alle “Ricette<br />
immorali” <strong>di</strong> Manuel Velasquez Montalban. Nello<br />
stato <strong>di</strong> Bahia, in Brasile, è ambientato il romanzo<br />
“Cacao” <strong>di</strong> Amado. Il miraggio <strong>di</strong> un lavoro spinge<br />
migliaia <strong>di</strong> <strong>di</strong>seredati nella terra del cacao alla ricerca<br />
<strong>di</strong> un impiego.<br />
È stata scritta anche una “Piccola enciclope<strong>di</strong>a del<br />
cioccolato” (Rizzoli, 2002), oltre a una vasta gamma<br />
<strong>di</strong> saggi dai titoli spassosi: “I piaceri del cioccolato.<br />
Il giro del mondo in 80 tavolette” (Garzanti, 2004),<br />
“Cioccolatoterapia dell’amore. Per assaporare le relazioni<br />
<strong>di</strong> coppia” (Salani, 2003), “Infinito cioccolatare”<br />
(Ali&no e<strong>di</strong>trice, 2000), “Amore al cioccolato”<br />
(Mondadori, 2003). Un viaggio completo nel<br />
mondo del cioccolato, tra l’inchiesta e la storia, è stato<br />
compiuto dal giornalista dell’Ap Mort Rosenblum<br />
nel suo nuovo libro, “Chocolate: a bittersweet saga<br />
of dark and light”.<br />
Antidepressivo o afro<strong>di</strong>siaco, resta il fatto che del<br />
cioccolato non possiamo più fare a meno. Non ci resta<br />
che metterlo in cima alle classifiche dei nostri cibi<br />
preferiti e cantare insieme a Renzo Arbore: «Burrao?<br />
No! Zuccherao? No! Lattao? No! Spaghettao?<br />
No! E allora Cacao? Si!».<br />
MARIO FORENZA<br />
Dolci grandezze da record<br />
Uovo <strong>di</strong> Pasqua: 6 metri <strong>di</strong> altezza<br />
Tavoletta: 2 tonnellate<br />
“Bacio”: 7 metri <strong>di</strong> circonferenza<br />
Scacchiera:24 pe<strong>di</strong>ne da 8 chilogrammi<br />
EUROCHOCOLATE ALTROCIOCCOLATO<br />
Ha <strong>di</strong>eci anni<br />
la festa più ghiotta<br />
Sdraiarsi sulla spiaggia dell’Isola dei golosi, passeggiare<br />
per la Rocca Pralina, fare shopping al<br />
Bazar del cioccolato. Non bisogna essere i protagonisti<br />
<strong>di</strong> una favola per bambini per visitare questi<br />
luoghi “appetitosi”. Basta trovarsi a Perugia negli<br />
ultimi due week-end <strong>di</strong> ottobre durante<br />
Eurochocolate.<br />
La manifestazione comincia nel 1994 e fino a oggi<br />
ha riscosso un successo sempre crescente, richiamando<br />
un afflusso turistico importante per la regione<br />
che la ospita e soprattutto per Perugia, città culla<br />
dell’evento.<br />
L’idea <strong>di</strong> organizzare una manifestazione de<strong>di</strong>cata<br />
al cioccolato è nata più <strong>di</strong> vent’anni fa nella mente<br />
dell’architetto Eugenio Guarducci. Nel 1982 partecipò,<br />
insieme al fratello, all’Oktober Fest <strong>di</strong> Monaco<br />
e rimase colpito dal fatto che il contenitore dell’evento<br />
non fosse una fiera bensì la città<br />
nel suo insieme. Durante il suo viaggio,<br />
rifletté sulla totale assenza in<br />
Italia <strong>di</strong> manifestazioni capaci <strong>di</strong><br />
un tale coinvolgimento, che fossero<br />
<strong>di</strong>vertenti e piene <strong>di</strong> vitalità<br />
come una grande festa citta<strong>di</strong>na.<br />
Innegabilmente fu<br />
“geniale” pensare ad un prodotto<br />
universalmente amato<br />
come il cioccolato, in grado<br />
<strong>di</strong> unire i perugini e <strong>di</strong> attirare<br />
in città un ingente <strong>numero</strong> <strong>di</strong><br />
turisti. Lo colpì inoltre la mancanza<br />
<strong>di</strong> altre rassegne che avessero<br />
come principale soggetto il cioccolato,<br />
e l’idea <strong>di</strong> entrare in un mercato<br />
un po’ stanco sotto le vesti <strong>di</strong> innovatore<br />
facilitò la messa in opera dell’idea.<br />
La manifestazione ha preso vita dopo 12 anni<br />
dalla sua ideazione proprio a Perugia, dove il prodotto<br />
cioccolato possiede una tra<strong>di</strong>zione ra<strong>di</strong>cata nel<br />
territorio, grazie ai suoi “Baci”. Il nome prescelto per<br />
la prima e<strong>di</strong>zione era Chocolate. Allestita all’interno<br />
dell’Hotel Giò, <strong>di</strong> proprietà della famiglia Guarducci,<br />
si era configurata inizialmente come evento<br />
volto alla creazione <strong>di</strong> una grande festa aperta a tutti,<br />
nella quale protagonista assoluto sarebbe stato il<br />
cioccolato. Protagonista in tutti i sensi, in quanto già<br />
dalle prime e<strong>di</strong>zioni traspare la volontà <strong>di</strong> creare<br />
momenti lu<strong>di</strong>ci che esaltino il cioccolato, valorizzandone<br />
<strong>di</strong> volta in volta gli aspetti creativi (sculture<br />
realizzate con il goloso materiale, mostre fotografiche<br />
e rassegne cinematografiche a tema), storicoculturali<br />
(tavole rotonde sul ruolo del cioccolato<br />
nella moderna alimentazione, seminari sulla sua evoluzione<br />
nel corso dei secoli, mostre documentarie<br />
della Perugina), tecnici (corsi <strong>di</strong> pasticceria e stage<br />
sull’uso del cioccolato in cucina), <strong>di</strong> aggregazione<br />
(feste a tema e appuntamenti pensati per bambini) e<br />
naturalmente golosi, esaltati attraverso il grande spazio<br />
lasciato alle degustazioni gratuite offerte dalle<br />
aziende partner.<br />
L’iniziativa si è affermata velocemente tra il vasto<br />
pubblico <strong>di</strong> golosi: 15.000 presenze nel 1994, più <strong>di</strong><br />
900.000 nel 2004. La manifestazione, pur essendo<br />
inizialmente <strong>di</strong> nicchia, ha creato un notevole richiamo<br />
a livello nazionale e non solo fra gli inten<strong>di</strong>tori,<br />
ma anche fra i “golosi anonimi”. Il cioccolato era<br />
davvero il fulcro e prioritaria si rivelava la ricerca <strong>di</strong><br />
qualità del prodotto, mentre la sua ven<strong>di</strong>ta rivestiva<br />
un ruolo marginale. Il nome è stato in seguito mutato<br />
in Eurochocolate, per dare un’accezione internazionale<br />
alla manifestazione. Eugenio Guarducci è<br />
rimasto presidente ed è <strong>di</strong>ventato proprietario del<br />
marchio.<br />
Col tempo l’evento ha favorito l’aumento del consumo<br />
pro-capite del cioccolato ed ha promosso il<br />
territorio umbro, attraverso il forte richiamo turistico<br />
anche nei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> bassa stagione. Sebbene,<br />
infatti, negli ultimi anni siano state organizzate e<strong>di</strong>zioni<br />
in altri capoluoghi Perugia è rimasta la città<br />
simbolo in cui sod<strong>di</strong>sfare i “vizi del palato”.<br />
NICOLE RAMADORI<br />
INCCHHIIEESTAA<br />
Tra Che Guevara<br />
e i Gianduiotti<br />
Fontane <strong>di</strong> cioccolato, trionfi <strong>di</strong> carta argentata<br />
su esplosioni <strong>di</strong> dolci colorati, bambini urlanti,<br />
nonne che non trovano i portafogli e file chilometriche,<br />
sia a pie<strong>di</strong> che in macchina: partecipare a<br />
“Eurochocolate”, la festa perugina del cioccolato, ultimamente<br />
non è un’esperienza molto rilassante. E<br />
la presenza pubblicitaria si fa sentire un po’ troppo.<br />
Questo, almeno, è il punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong><br />
persone, che ogni anno organizzano “Altrocioccolato”,<br />
il festival “alternativo” a Eurochocolate; si svolge<br />
a Gubbio in contemporanea con la kermesse perugina.<br />
Gli organizzatori sono 150, tutti volontari, e<br />
sono coor<strong>di</strong>nati dai rappresentati umbri delle botteghe<br />
de<strong>di</strong>cate al “Commercio equo e solidale”. Questi<br />
negozi aderiscono a un’organizzazione mon<strong>di</strong>ale che<br />
riconosce ai produttori “il giusto compenso”: le materie<br />
prime vengono acquistate a un prezzo superiore<br />
rispetto a quello determinato dal mercato.<br />
Sui banconi <strong>di</strong> Altrocioccolato<br />
vengono esposti solo prodotti che<br />
giungono in Italia attraverso questo<br />
canale sociale. Alla ven<strong>di</strong>ta si<br />
accompagnano eventi musicali<br />
e culturali; nel 2004 sindacalisti<br />
e associazioni hanno preso<br />
parte al <strong>di</strong>battito “Dobbiamo<br />
continuare a boicottare la<br />
Nestlè?”. Dichiara Gianluca De<br />
Gennaro, portavoce del Commercio<br />
equo e solidale per l’Umbria:<br />
«Scopo dell’iniziativa è anche<br />
far conoscere come nasce il cacao e,<br />
soprattutto, dove: sono le zone più povere<br />
del mondo, tra il Sudamerica e l’Africa».<br />
La Costa d’Avorio è tra i principali Paesi da cui provengono<br />
i tre milioni annuali <strong>di</strong> cacao. È anche uno<br />
dei più in<strong>di</strong>genti: gli operai non hanno scarpe, e quasi<br />
mai hanno pantaloni. Si arrampicano sugli alberi<br />
del cacao, e ne raccolgono i frutti, dalle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong><br />
piccoli meloni. Da questi si estraggono le “cabasse”,<br />
delle piccola bacche, che vengono messe ad essiccare;<br />
dopo alcuni giorni sono pronte per essere vendute.<br />
I prezzi? Secondo l’Organizzazione mon<strong>di</strong>ale per<br />
il commercio del cacao, le quotazioni me<strong>di</strong>e tra il<br />
1998 e il 2003 sono state <strong>di</strong> circa un dollaro al chilo.<br />
«Noi paghiamo <strong>di</strong> più -, continua De Gennaro, - arriviamo<br />
anche a 2,5 dollari. Ciò rappresenta un contributo<br />
significativo per i lavoratori. Inoltre, se le cooperative<br />
<strong>di</strong> operai raggiungono obiettivi specifici, scattano<br />
premi <strong>di</strong> produzione, come corsi professionali<br />
o <strong>di</strong> scolarizzazione».<br />
Altrocioccolato è nato nel 2001 con un gesto <strong>di</strong> ribellione<br />
nei confronti <strong>di</strong> Eurochocolate. Il patron della<br />
manifestazione <strong>di</strong> Perugia, Eugenio Guarducci, aveva<br />
invitato i rappresentanti del commercio equo a partecipare<br />
con uno stand gratuito. L’associazione si è rifiutata,<br />
per protesta contro il senso “consumistico” del<br />
festival. L’anno dopo è nata la manifestazione vera e<br />
propria, che nel 2004 ha contato 50.000 presenze e<br />
1.500 pernottamenti, in casa <strong>di</strong> volontari.<br />
Passeggiando tra gli stand <strong>di</strong> Gubbio, qualcuno è<br />
rimasto colpito dalla presenza <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ere della pace,<br />
loghi <strong>di</strong> Emergency e foto <strong>di</strong> Che Guevara, in un improbabile<br />
accostamento a dolci e biscotti. Ma gli organizzatori<br />
tengono a specificare che Altrocioccolato<br />
non è una manifestazione <strong>di</strong> sinistra. Il sindaco <strong>di</strong><br />
Gubbio, Orfeo Goracci, <strong>di</strong>chiara: «C’è una parte della<br />
società che vede nella rassegna propri elementi <strong>di</strong><br />
riconoscibilità. L’obiettivo è stato raggiunto: sensibilizzare<br />
in maniera allegra e coinvolgente il maggior<br />
<strong>numero</strong> possibile <strong>di</strong> persone sull’importanza <strong>di</strong> piccoli<br />
gesti, come fare la spesa». Bene, ma chi paga? Il<br />
“sovraprezzo” <strong>di</strong> un prodotto equo e solidale rappresenta<br />
sia minori introiti per le botteghe, che un maggior<br />
esborso per il consumatore. Un prodotto sociale<br />
può costare fino al 30% in più rispetto agli omologhi<br />
industriali. Una percentuale che finisce tutta in<br />
tasca agli operai del terzo mondo, sempre che <strong>di</strong>spongano<br />
<strong>di</strong> tasche.<br />
STEFANO CASERTANO
8<br />
MADONNA CON IL BAMBINO<br />
Dopo il favore ottenuto della mostra de<strong>di</strong>cata<br />
a Pietro Vannucci, detto il Perugino, si sono<br />
moltiplicate nel capoluogo umbro anche<br />
le iniziative volte alla promozione degli artisti locali.<br />
Abbiamo incontrato Vittoria Garibal<strong>di</strong>, soprintendente<br />
ai Beni culturali, per capire in che <strong>di</strong>rezione<br />
si stanno muovendo gli enti culturali nel tentativo <strong>di</strong><br />
sfruttare la scia <strong>di</strong> questo successo.<br />
Dottoressa Garibal<strong>di</strong>, può darci un quadro<br />
generale della situazione artistica dell’Umbria<br />
rispetto alle altre regioni?<br />
«Diciamo che l’Umbria non brilla nel panorama<br />
nazionale. Ha sofferto, per lungo tempo, <strong>di</strong> una cronica<br />
mancanza <strong>di</strong> eventi. È dai tempi delle esposizioni<br />
francescane che non si assiste ad una mostra degna<br />
dell’attenzione a livello nazionale. Ragion per cui<br />
la nostra regione non è stata in linea con le altre».<br />
A quando risale l’ultima iniziativa degna <strong>di</strong><br />
nota?<br />
«A memoria, <strong>di</strong>rei non meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci quin<strong>di</strong>ci anni<br />
fa, quando gli enti regionali decisero <strong>di</strong> riunire nel<br />
capoluogo i reperti etruschi sparsi su tutto il territorio<br />
regionale e la mostra <strong>di</strong> pittura sei-settecentesca<br />
tenuta a Spoleto, ma si parla sempre degli anni<br />
Ottanta.<br />
Nella maggior parte dei casi, le mostre e l’attenzione<br />
artistica era legata alle elitè e tutte le iniziative erano<br />
<strong>di</strong> nicchia. Probabilmente questo è il motivo per<br />
cui, nonostante il consistente patrimonio artistico <strong>di</strong><br />
cui <strong>di</strong>sponiamo, in pochi si sono preoccupati <strong>di</strong> catalogare<br />
e rendere <strong>di</strong>sponibile al grande pubblico le<br />
opere più meritevoli».<br />
Si deve ancora parlare <strong>di</strong> immobilità o le<br />
cose stanno cambiando?<br />
«Sicuramente stiamo avviandoci ad un cambiamento.<br />
Basti citare un evento tra tutti: la mostra del<br />
Perugino che ha raccolto più <strong>di</strong> trecentomila visitatori<br />
da tutta Italia. Proprio questo successo ha rilanciato<br />
l’Umbria a livello internazionale e ha riaperto<br />
il <strong>di</strong>battito sull’opportunità <strong>di</strong> sfruttare le <strong>numero</strong>se<br />
risorse artistiche della nostra regione. Il risultato è<br />
stato superiore alle aspettative, considerando che la<br />
mostra è stata la seconda in Europa per <strong>numero</strong> <strong>di</strong><br />
presenze. Contemporaneamente, non possiamo non<br />
prendere atto del fatto che <strong>di</strong> Perugino ce n’è uno solo<br />
e quin<strong>di</strong> sarà <strong>di</strong>fficile ottenere risultati così sod<strong>di</strong>sfacenti<br />
con altri eventi analoghi! Ovviamente, nonostante<br />
questo, non si possono assolutamente ignorare<br />
nomi meno conosciuti al grande pubblico, ma<br />
altrettanto importanti a livello artistico. Anche la domanda<br />
dei gruppi <strong>di</strong> nicchia, può costituire un valido<br />
strumento <strong>di</strong> promozione della nostra regione».<br />
Proprio a tal proposito...l’Umbria ha dato<br />
i natali a molti altri artisti, che a <strong>di</strong>fferenza<br />
del Perugino, però, non hanno conquistato<br />
l’attenzione degli addetti ai lavori. Un<br />
nome tra tutti: il Pinturicchio. Perché non<br />
è stata data la stessa importanza all’allievo<br />
del Vannucci? Finora il suo nome non<br />
è apparso nel calendario degli eventi.<br />
«Quello che <strong>di</strong>ce è corretto, ma le considerazioni<br />
da fare al riguardo sono molte. Intanto, il ritardo degli<br />
enti preposti alla cura degli eventi artistici ha causato<br />
una fuga verso altre regioni <strong>di</strong> molti pezzi appartenenti<br />
al nostro patrimonio artistico, attualmente<br />
esposti in musei <strong>di</strong> città <strong>di</strong>verse da Perugia. Poi c’è un<br />
problema legato ai finanziamenti che, nel generale<br />
taglio dei budget a <strong>di</strong>sposizione degli enti locali, ha<br />
coinvolto anche e forse soprattutto le risorse spen<strong>di</strong>bili<br />
per la cultura. I pochi fon<strong>di</strong> a <strong>di</strong>sposizione sono<br />
confluiti nei lavori <strong>di</strong> ricostruzione dopo il terremoto<br />
e <strong>di</strong> restauro <strong>di</strong> opere danneggiate dal tempo.<br />
Comunque per ciò che concerne gli artisti loca-<br />
Il Perugino<br />
Pietro Vannucci. Città<br />
della Pieve - 1449.<br />
Modello per gran<strong>di</strong><br />
artisti dal Pinturicchio<br />
a Raffaello. Lavorò<br />
per Papa Eugenio IV.<br />
li, il 28 maggio partirà una mostra de<strong>di</strong>cata ad Arnolfo<br />
<strong>di</strong> Cambio che punta l’attenzione su Perugia<br />
in quanto sede del papato e quin<strong>di</strong> rappresentante<br />
della cultura del ‘200. Per ciò che concerne il Pinturicchio<br />
è in cantiere un progetto espositivo che dovrebbe<br />
trovare realizzazione nel 2007».<br />
Crede che il ricorso ai privati potrebbe risolvere,<br />
o quantomeno contenere i problemi<br />
legati all’assenza <strong>di</strong> fon<strong>di</strong>?<br />
«Sicuramente è una strada percorribile, ma la cosa<br />
più importante sarebbe <strong>di</strong>ffondere la convinzione<br />
che l’arte può essere un volano per lo sviluppo della<br />
nostra regione, convinzione che in alcuni casi purtroppo<br />
manca ancora. L’ideale sarebbe creare una sinergia<br />
tra gli enti locali e i finanziatori privati, un po’<br />
Leggere, leggere, leggere. Prima <strong>di</strong> tutto i libri,<br />
poi i giornali». È con questa esortazione che<br />
Giampaolo Pansa, uno dei “mostri sacri” del<br />
giornalismo italiano, ha spronato i venticinque aspiranti<br />
giornalisti della <strong>Scuola</strong> Rai <strong>di</strong> Perugia. Tenendo<br />
una lezione, Pansa ha <strong>di</strong>spensato consigli e confidenze<br />
a piene mani, quasi come «un vecchio zio che va a<br />
conoscere i suoi nipoti dopo aver vissuto all’estero».<br />
Confessioni <strong>di</strong> una grande firma ricche <strong>di</strong> immagini e<br />
<strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>, che si sono trasformati in una vera e propria<br />
lezione d’umanità prima che <strong>di</strong> giornalismo.<br />
Pansa ha <strong>di</strong>segnato un giornalismo plasmato sì dalla<br />
sua personalità, ma soprattutto da una prospettiva<br />
<strong>di</strong> curiosa ricerca e <strong>di</strong> costante impegno nella conoscenza<br />
dell’essere umano, che può in<strong>di</strong>fferentemente<br />
essere il potente politico da sbertucciare con la libertà<br />
<strong>di</strong> chi rinuncia alla militanza, come la barista d’autogrill<br />
che prepara i caffè conosciuta durante il viaggio<br />
verso Perugia. È stato dunque con questo messaggio<br />
<strong>di</strong> giornalismo “a <strong>di</strong>mensione umana” che Pansa<br />
ha squarciato il velo un po’ accademico e un po’ snob<br />
della nostra coscienza <strong>di</strong> “scolari <strong>di</strong> giornalismo”.<br />
«Le chiavi del successo per chi si accinge ad affrontare<br />
la professione giornalistica sono essenzialmente<br />
l’umiltà, una vorace curiosità e l’attenzione da prestare<br />
ai particolari, perché nei dettagli si nasconde il <strong>di</strong>avolo»<br />
ha raccomandato Pansa. Ripercorrendo a gran<strong>di</strong><br />
linee la sua carriera professionale ha regalato molti<br />
aneddoti <strong>di</strong> vita vissuta. Da quando, giovane inviato,<br />
si trovò a raccontare la trage<strong>di</strong>a del Vajont, sino al primo<br />
infuocato incontro con il “parolaio rosso”, alias<br />
CULTURA E SOCIETÀ<br />
Signorelli<br />
Cortona - 1450.<br />
Influenzato da Piero<br />
della Francesca per lo<br />
spazio, dal Pollaiolo<br />
per l’uso drammatico<br />
del colore.<br />
LA CROCIFISSIONE CON MARIA MADDALENA MADONNA COL BAMBINO, 1495 - 1500<br />
Intervista con Vittoria Garibal<strong>di</strong>, soprintendente ai Beni culturali dell’Umbria<br />
quello che è accaduto per il Perugino e che è in corso<br />
<strong>di</strong> realizzazione per ciò che riguarda l’esposizione<br />
delle opere <strong>di</strong> Signorelli, attualmente ospitata dalla<br />
Galleria Nazionale dell’Umbria».<br />
In febbraio la Regione ha concesso in comodato<br />
gratuito al Comune <strong>di</strong> Perugia alcune<br />
opere del Dottori. Qual è il significato<br />
del gesto nei rapporti tra gli enti locali?<br />
«La mostra del Dottori rappresenta un momento<br />
importante per l’arte contemporanea perugina, e la<br />
convergenza degli interessi tra Regione e Comune è<br />
un classico esempio <strong>di</strong> collaborazione proficua tra<br />
istituzioni, che ci consente <strong>di</strong> offrire al pubblico opere<br />
che altrimenti rimarrebbero confinate in magazzini<br />
polverosi.»<br />
VITTORIA GARIBALDI. SOPRINTENDENTE AI BENI CULTURALI DELL’UMBRIA<br />
Fausto Bertinotti, ad un convegno a Torino, pochi<br />
giorni dopo l’omici<strong>di</strong>o Casalegno e le polemiche sulla<br />
cellula brigatista all’interno <strong>di</strong> Mirafiori. Forse, però,<br />
il ricordo che più ha colpito è stato quello legato<br />
agli esor<strong>di</strong> professionali quando la sua prima critica cinematografica,<br />
scritta negli anni ‘50 per La Stampa,<br />
venne letteralmente ridotta ad “un cumulo <strong>di</strong> corian-<br />
MARZO <strong>2005</strong><br />
Pinturicchio<br />
Bernar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Betto.<br />
Perugia, 1454. Allievo<br />
del Perugino, col<br />
quale realizzò alcuni<br />
affreschi della Cappella<br />
Sistina (Roma).<br />
Il Perugino fa rinascere l’arte<br />
«Stiamo recuperando ritar<strong>di</strong> decennali. Tanti gli artisti, ma pochi i fon<strong>di</strong>. L’ideale sarebbe più sinergia tra enti e privati»<br />
Vittoria Garibal<strong>di</strong> è sovrintendente<br />
ai Beni culturali dal 2002.<br />
Ha ricoperto la carica <strong>di</strong> funzionario<br />
storico dell’arte.<br />
È anche <strong>di</strong>rigente della Galleria<br />
Nazionale dell’Umbria.<br />
Eventi in cantiere<br />
Maggio <strong>2005</strong>: mostra de<strong>di</strong>cata<br />
ad Arnolfo del Cambio<br />
2007: mostra de<strong>di</strong>cata al Pinturicchio<br />
A Perugia non esiste un museo <strong>di</strong> arte moderna.<br />
La città è con<strong>di</strong>zionata dalla tra<strong>di</strong>zione<br />
<strong>di</strong> città me<strong>di</strong>evale?<br />
«Sicuramente l’ombra della tra<strong>di</strong>zione con<strong>di</strong>ziona<br />
lo sviluppo <strong>di</strong> una cultura artistica contemporanea.<br />
Perugia, considerata dai critici d’arte uno dei più<br />
alti esempi <strong>di</strong> Rinascimento italiano, trova <strong>di</strong>fficoltà<br />
ad uscire da questa gabbia. Diverso il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong><br />
altri comuni. Città <strong>di</strong> Castello, a mio avviso, si presta<br />
molto <strong>di</strong> più ad un’arte proiettata al futuro, grazie<br />
anche alla presenza del Burri. Lo stesso vale per<br />
Spoleto e Foligno che stanno realizzando iniziative<br />
volte alla promozione <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> arte».<br />
CLAUDIA BELLIENI<br />
La “lezione” <strong>di</strong> Giampaolo Pansa in visita alla scuola <strong>di</strong> Ponte Felcino, tra consigli e aneddoti<br />
I segreti per <strong>di</strong>ventare bravi giornalisti<br />
«Umiltà e curiosità, il tutto con<strong>di</strong>to da buone letture. E ricordate: nei particolari si nasconde il <strong>di</strong>avolo»<br />
doli” dal <strong>di</strong>rettore De Benedetti. Un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong>nanzi<br />
al quale «io, che ero già sposato e quasi padre, feci<br />
uno sforzo tremendo per trattenere le lacrime». Un<br />
racconto che ha in qualche modo insegnato, più <strong>di</strong><br />
mille manuali, quale sia il senso autentico dell’impegno<br />
e della passione nella scrittura giornalistica.<br />
«I mestieri non si imparano, si rubano, soprattutto<br />
quello del giornalista» ha spiegato Pansa, richiamando<br />
gli studenti ai valori dell’imparzialità e alla “regola<br />
principe” per chi voglia intraprendere la carriera del<br />
cronista politico: «Mai addentrasi troppo nella frequentazione<br />
<strong>di</strong> questi ambienti e dei suoi protagonisti,<br />
si perderebbe <strong>di</strong> vista la realtà fattuale delle cose».<br />
Forse è proprio per questo motivo, ha ironizzato Pansa,<br />
che «Massimo D’Alema mi <strong>di</strong>sse che non capisco<br />
un c…. <strong>di</strong> politica, e che in Italia soltanto Romano<br />
Pro<strong>di</strong> ne capisce meno <strong>di</strong> me».<br />
Pungolato dalle domande, il con<strong>di</strong>rettore de<br />
L’Espresso si è soffermato brevemente anche sulle sue<br />
recenti fortune letterarie, e soprattutto sulle controversie<br />
storico-politiche legate alla pubblicazione de “Il<br />
sangue dei Vinti”. «Più che revisionista, mi sento un<br />
completista. La storia deve essere raccontata tutta, senza<br />
omissioni <strong>di</strong> sorta e senza con<strong>di</strong>zionamenti politici,<br />
come invece è successo per anni. Purtroppo questa<br />
tendenza a nascondere e <strong>di</strong>menticare ciò che non<br />
serve alla propria causa, è ancora viva e forte». Toccante,<br />
infine, il suo racconto sull’omici<strong>di</strong>o Tobagi: «I terroristi<br />
avevano messo il mio nome come primo della<br />
lista: soltanto per una coincidenza, decisero <strong>di</strong> ammazzare<br />
Walter e non me». ANTONIO MERLO
MARZO <strong>2005</strong> CULTURA E SOCIETÀ 9<br />
Si gioca con due mazzi<br />
<strong>di</strong> carte compresi i jolly<br />
I jolly e i due<br />
sono detti “matte”<br />
Il jolly è la carta <strong>di</strong> rango<br />
più elevato: vale 30 punti<br />
Il due, detto anche “pinella”,<br />
vale 20 punti<br />
Scopo del gioco è fare<br />
Burraco: sette carte uguali<br />
o in scala<br />
Il Burraco pulito non contiene<br />
“matte” e vale 200<br />
punti, quello sporco 100<br />
Si può giocare in coppia, in<br />
tre o in quattro<br />
Una <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong> tavoli ver<strong>di</strong> e più <strong>di</strong> quattrocento<br />
teste concentrate sulle carte che tengono<br />
in mano. Non è il poker e non è il bridge.<br />
«È molto meglio!», assicura una ragazza prima <strong>di</strong> cominciare<br />
la partita. È il Burraco, il gioco-mania che<br />
da qualche anno ha invaso l’Italia. Siamo al Grand<br />
Hotel <strong>di</strong> Assisi, per uno dei <strong>numero</strong>si tornei che si<br />
susseguono durante l’anno in tutta la penisola, ma<br />
potremmo essere in una sala bingo, come in un circolo<br />
Arci. Perché a Burraco si gioca ovunque e con<br />
qualsiasi scusa: per beneficenza, per fare politica e per<br />
denaro, anche se non si hanno notizie <strong>di</strong> qualcuno<br />
che si sia mai rovinato.<br />
Le regole sono un misto tra scalaquaranta, ramino e<br />
canasta. Abbastanza complesse da intrigare il giocatore<br />
nelle tattiche della partita, ma non tanto da relegare<br />
il gioco a una ristretta schiera <strong>di</strong> appassionati.<br />
Non è un caso che gli amanti del bridge spesso arriccino<br />
il naso quando si parla <strong>di</strong> Burraco. A giocare<br />
sono soprattutto le donne, e i maligni insinuano che<br />
si tratti delle signore-bene sempre alla ricerca <strong>di</strong> un<br />
nuovo modo per passare il tempo. La leggenda vuole<br />
che ci sia anche Evita Peron tra le illustri giocatrici<br />
del passato: possibilissimo, visto che il Burraco è<br />
nato in Uruguay e già negli anni quaranta era molto<br />
in voga in tutta l’America latina. In Italia si è iniziato<br />
a giocare al Sud e, nel giro <strong>di</strong> una ventina d’anni,<br />
il Burraco si è <strong>di</strong>ffuso. Prima nelle case private, poi<br />
nei circoli ricreativi e infine nei club per gli appassionati,<br />
che oggi sono 150 e vanno dalla Calabria al Piemonte.<br />
«Il Burraco è un gioco sociale e i tornei sono un’occasione<br />
<strong>di</strong> conoscenza e confronto», lo <strong>di</strong>ce Cristina<br />
Gui<strong>di</strong>, presidente dell’Associazione Burraco Grand<br />
Hotel <strong>di</strong> Assisi che ha organizzato un torneo nazionale.<br />
Si gioca a coppie e c’è chi assicura che le amicizie<br />
nate sul tavolo verde durano per tutta la vita.<br />
Probabilmente la fase della cor<strong>di</strong>alità tra i giocatori<br />
scatta a partita finita, perché la serietà e il silenzio che<br />
regnano nella sala da gioco non lasciano dubbi sull’agonismo<br />
che anima i contendenti. Il motivo sta anche<br />
nel fatto che al torneo <strong>di</strong> Assisi non si gioca solo<br />
per la gloria: il premio per la coppia prima classificata<br />
ammonta a 1500 euro. Ogni tanto un braccio<br />
si solleva e accorre un arbitro a <strong>di</strong>rimere una questione,<br />
perché le regole sono chiare, ma le interpretazioni<br />
molteplici.<br />
Sara è una ragazza <strong>di</strong> trent’anni e fa l’arbitro ai tornei.<br />
«Ci danno qualcosa per il rimborso spese, ma ciò<br />
che ti spinge a de<strong>di</strong>care tutto un fine settimana ad arbitrare<br />
è la passione per il gioco». Sara è <strong>di</strong> Terni, e<br />
quando parla della grande affluenza al torneo assisa-<br />
Tornei, federazione nazionale e 150 club: il Burraco incolla gli italiani al tavolo da gioco<br />
Burracomania<br />
Piace soprattutto alle signore. Viene dal Sudamerica e mischia scala quaranta, ramino e canasta<br />
UN MOMENTO DI PAUSA AL TORNEO NAZIONALE DI BURRACO “CITTÀ DI ASSISI”<br />
no, dalle sue parole emerge un pizzico <strong>di</strong> campanilismo<br />
umbro: «Questo è il secondo torneo nazionale<br />
organizzato in Umbria. Il primo è stato quello <strong>di</strong> Terni<br />
dell’anno scorso, ma le iscrizioni non sono state<br />
così <strong>numero</strong>se. Certo, perché Assisi è molto più allettante<br />
per i turisti». La chiave del successo della<br />
competizione è stata la scelta <strong>di</strong> unire la possibilità <strong>di</strong><br />
misurare la propria abilità con le carte, a quella <strong>di</strong> visitare<br />
i luoghi dell’arte e della buona cucina. Una<br />
strategia anche <strong>di</strong> tipo turistico, che viene fatta propria<br />
da associazioni e amministrazioni comunali. Ba-<br />
del rock scuote la fortezza papale <strong>di</strong> un<br />
tempo. L’urlo grintoso e seducente del primo<br />
L’urlo<br />
festival internazionale <strong>di</strong> rock tutto rigorosamente<br />
al femminile. Venerelettrica preannuncia la<br />
primavera, nella suggestiva cornice della Rocca<br />
Paolina, o almeno ciò che ne resta! Tre serate, <strong>di</strong>eci<br />
gruppi emergenti in gara, tre ospiti d’eccezione a<br />
conclusione <strong>di</strong> ogni serata. Ingresso gratuito.<br />
Giovedì. L’inizio è sonnacchioso e non sono in<br />
molti a sfidare la pioggia battente per raggiungere la<br />
fortezza che congiunge Piazza Italia a Piazza<br />
Partigiani. E così è per pochi intimi l’esibizione delle<br />
Moroxygen, che tra l’altro giocano in casa. Certo, il<br />
palco arrangiato nella Sala della Cannoniera è un po’<br />
bassino e pian piano il pubblico si accalca per sbirciare,<br />
ma le luci sono ben stu<strong>di</strong>ate e l’effetto scenico è<br />
gradevole, ricco <strong>di</strong> colori. A quanto pare vanno <strong>di</strong><br />
moda i nomi orientaleggianti: salgono sul palco le<br />
emiliane Kyuuri e poi le Fujico, quartetto torinese nel<br />
quale, attenzione, si è infiltrato anche un maschietto.<br />
Uno strappo alla regola. Festival internazionale: a<br />
completare la prima serata le tedesche Velvet June e la<br />
francese Vale Poher, cantante-poetessa, una ragazza<br />
esile che sprigiona un rock intenso, melo<strong>di</strong>co ma rabbioso.<br />
Esclusa dalla giuria per la finale, registra però<br />
un forte gra<strong>di</strong>mento del pubblico.<br />
A mezzanotte passata, in evidente ritardo sul programma,<br />
è il momento dell’ospite, Ginevra Di<br />
Marco, ex-voce dei C.S.I. <strong>di</strong> Lindo Ferretti. È accolta<br />
con calore dal giovane pubblico, che intanto è<br />
aumentato e va girovagando fra la sale della Rocca,<br />
nelle quali schermi <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni rimandano le<br />
immagini <strong>di</strong> ciò che accade sul palco.<br />
sta pensare che solo per il mese <strong>di</strong> aprile sono in programma<br />
altri tre tornei, <strong>di</strong>sseminati fra Padova, Fiuggi<br />
e Rovigo.<br />
La cosa più strabiliante che il fenomeno Burraco porta<br />
con sé è la capacità <strong>di</strong> mobilitare gli appassionati.<br />
Pressoché tutte le regioni erano rappresentate al torneo<br />
<strong>di</strong> Assisi. In pullman, in treno, o in auto, il popolo<br />
delle carte risponde alle adunate e si rinchiude<br />
volontariamente per tutto un sabato e una domenica<br />
(la sala congressi del Grand Hotel <strong>di</strong> Assisi, seminterrata<br />
e senza finestre, faceva molto casinò <strong>di</strong> Las Ve-<br />
Venerdì. Il tam-tam tra gli spettatori della sera precedente<br />
produce i suoi frutti. La Rocca Paolina è<br />
affollata già dalle prime esibizioni e anche arrivare a<br />
una birra <strong>di</strong>venta un’impresa. Le Flou e le Roipnol<br />
Witch guadagnano l’accesso alla finale <strong>di</strong> sabato.<br />
Quando poco prima dell’una stanno per salire sul<br />
palco le Bambole <strong>di</strong> Pezza, ospiti della serata, l’ingresso<br />
nella Sala della Cannoniera è controllato: tra le<br />
proteste generali si entra a scaglioni, per non assiepare<br />
troppo lo spazio. Il quintetto milanese esibisce uno<br />
stile decisamente punk: creste, piercing e capelli colorati,<br />
canottine e minigonne. Il ritmo è sostenuto e il<br />
pubblico si scatena. Due giovani dell’organizzazione,<br />
DANI, VOCE E CHITARRA DELLE BAMBOLE DI PEZZA<br />
Il giocatore<br />
riceve un<strong>di</strong>ci carte<br />
Si può pescare<br />
dal “tallone”, il mazzo <strong>di</strong><br />
carte non <strong>di</strong>stribuite,<br />
o prendere il “pozzetto”,<br />
un secondo mazzo <strong>di</strong> carte<br />
dal <strong>numero</strong> variabile<br />
Quando<br />
un giocatore rimane<br />
senza carte<br />
prende il “pozzetto”<br />
Il gioco finisce quando<br />
un giocatore chiude<br />
utilizzando tutte le carte in<br />
combinazioni<br />
o in sequenze<br />
gas). L’età dei giocatori è trasversale a <strong>di</strong>fferenti generazioni,<br />
nonostante i giovani siano ancora una minoranza.<br />
Il Burraco, come tutti gli sport che si rispettino, ha<br />
anche una sua federazione, la Fibur, una classifica nazionale<br />
dei migliori giocatori e una selva <strong>di</strong> siti internet<br />
per gli appassionati. «Quest’estate sarà il gioco<br />
preferito sotto l’ombrellone», giurano ad Assisi. Si<br />
preparino alla resistenza gli ostinati <strong>di</strong> briscola e tresette.<br />
GABRIELE FLAMMA<br />
Venerelettrica. Gruppi esor<strong>di</strong>enti e ospiti d’eccezione. Alla fine vince una band tedesca, le Velvet June<br />
Cassa, rullante e minigonna: il rock è rosa<br />
Tre serate <strong>di</strong> musica nella splen<strong>di</strong>da Rocca Paolina. Chitarre <strong>di</strong>storte e sensualità femminile. Il pubblico risponde in massa<br />
spalle al palco, si affannano per controllare la folla,<br />
ma ne sono quasi sopraffatti. Con demagogica mossa,<br />
la band lascia che un gruppetto <strong>di</strong> ragazzi salga sul<br />
palco per cantare; qualcuno esagera e prova a baciare<br />
la cantante. Con somma gioia del pubblico femminile,<br />
ma non solo, il malcapitato rime<strong>di</strong>a un energico<br />
ceffone e torna giù con la coda tra le gambe. Il labiale<br />
della ragazza l’hanno letto anche nelle ultime file.<br />
Sabato. L’atmosfera attorno alla Rocca è ovattata<br />
per la fitta nevicata che sommerge Corso Vannucci.<br />
Ma il piatto è ricco, c’è la finale dei quattro gruppi<br />
emergenti e l’ospite d’onore, Meg. Come tutti gli<br />
studenti napoletani, passava le sue serate a Piazza San<br />
Domenico Maggiore, prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare la voce dei<br />
99 Posse, storico gruppo <strong>di</strong> protesta partenopeo,<br />
nato nel centro sociale Officina 99. Da poco più <strong>di</strong><br />
un anno Meg è una solista e il suo stile è cambiato:<br />
la contestazione ha lasciato il passo a contenuti intimisti,<br />
mentre le sonorità variano dal rock al dubb<br />
elettronico. La sua esibizione è probabilmente il<br />
momento <strong>di</strong> maggiore atmosfera dell’intera manifestazione.<br />
Anche se ciò non <strong>di</strong>strae l’infaticabile security:<br />
un addetto pizzica un ragazzo a rollarsi uno spinello<br />
e glielo sequestra con fare deciso.<br />
Per la cronaca la competizione è stata vinta dalle<br />
Velvet June. Le tedesche si aggiu<strong>di</strong>cano la possibilità<br />
<strong>di</strong> incidere il prossimo singolo in uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> registrazione<br />
professionale, grazie all’Associazione<br />
Culturale “L’Officina”. Il rock al femminile ha prima<br />
incuriosito, poi entusiasmato. Niente ombre su<br />
Venerelettrica, solo luci colorate e tantissimi giovani<br />
nella Rocca Paolina. Per l’anno prossimo, a grande<br />
richiesta… bis! GUIDO ARDONE
10<br />
Non invi<strong>di</strong>ano nulla ai colleghi uomini quanto a professionalità e passione. Ma «lo stipen<strong>di</strong>o è ancora per poche»<br />
Le signore picchiano duro<br />
Quando il gentil sesso si fa forte. Calcio, rugby e pugilato: i tra<strong>di</strong>zionali sport maschili si colorano <strong>di</strong> rosa. E non finirà qui<br />
Prima l’atletica. Poi il calcio. E da qualche anno<br />
si sono colorati <strong>di</strong> rosa anche il pugilato,<br />
il rugby e il kickboxing. La frontiera dello<br />
sport femminile conquista nuovi spazi, invadendo<br />
campi considerati tra<strong>di</strong>zionalmente solo per “lui”.<br />
Lo stereotipo della ragazza che attende annoiata<br />
il ritorno del fidanzato dallo sta<strong>di</strong>o è ormai sorpassato.<br />
Anzi, Rita Pavone potrebbe ad<strong>di</strong>rittura capovolgere<br />
i termini e cantare: «La domenica ti lascio sempre<br />
solo per andare a giocare la partita». Le donne che<br />
praticano lo sport più amato del mondo, infatti, sono<br />
ormai tantissime: più <strong>di</strong> ventimila contando solo<br />
le tesserate della Fgci. Tanto che anche i me<strong>di</strong>a cominciano<br />
ad interessarsi al fenomeno: Raisat trasmette<br />
con regolarità le partite del calcio femminile<br />
e molti quoti<strong>di</strong>ani sportivi de<strong>di</strong>cano appositi spazi al<br />
pallone in rosa.<br />
Ma se alcuni passi avanti sono stati fatti, ci sono<br />
ancora molte altre battaglie da vincere. Lo fa notare<br />
l’Assist, il sindacato nazionale delle atlete, che sottolinea<br />
come <strong>di</strong>ventare professionista e riuscire a ottenere<br />
uno stipen<strong>di</strong>o sia un privilegio concesso ancora<br />
a poche giocatrici.<br />
Nel sito ufficioso delle calciatrici italiane, www.calciodonne.net,<br />
non mancano e<strong>di</strong>toriali al veleno sulle<br />
scarse risorse che le istituzioni elargiscono alla federazione<br />
femminile. Spiccioli se confrontati con<br />
quelli dei ben più famosi colleghi uomini: 50.000<br />
euro alle squadre <strong>di</strong> A; 25.000 alle squadre <strong>di</strong> A2;<br />
10.000 alle squadre <strong>di</strong> B mentre, sottolineano i redattori<br />
del sito, «C e D si arrangeranno come al solito».<br />
Tra le ragazze c’è anche chi, ai calci preferisce i pugni.<br />
La moda degli sport da combattimento <strong>di</strong>laga<br />
anche tra le signore. La nobile arte del pugilato, insieme<br />
al full contact, al kickboxing e al thaiboxing, sono<br />
ormai <strong>di</strong> tendenza nell’emisfero femminile. Le<br />
donne hanno buttato giù a suon <strong>di</strong> pugni anche i<br />
pregiu<strong>di</strong>zi sul mondo della boxe rosa.<br />
Oggi le signore salgono sul ring, non solo per portare<br />
il cartellone. Sono riuscite a farsi largo in un ambiente<br />
da sempre estremamente maschile e maschilista<br />
<strong>di</strong>mostrando che il gentil sesso alla fine tanto debole<br />
non è.<br />
Fino a 4 anni fa il sogno delle pugili italiane è ri-<br />
Rugby: le donne si buttano “nella mischia”. E con successo<br />
L’altra mèta del cielo<br />
Cristina Tonna, anima del Perugia «È uno sport <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> valori»<br />
Il fango che arriva fino ai capelli nei giorni <strong>di</strong> pioggia.<br />
Qualche livido da mischia. Ma soprattutto il<br />
gruppo, i valori del gioco e la sensazione unica <strong>di</strong><br />
sfuggire al placcaggio e fare mèta. Un’emozione che<br />
Cristina Tonna, record woman della nazionale <strong>di</strong> rugby<br />
e anima delle ragazze del Perugia, racconta con<br />
semplicità.<br />
Rugby femminile. Un gioco, una passione o una<br />
professione?<br />
Il rugby è sicuramente un passione. Un gioco meraviglioso<br />
con una cultura e una<br />
tra<strong>di</strong>zione molto forte. Mentre il<br />
professionismo, almeno per<br />
quanto riguarda le ragazze, è ancora<br />
lontano. Nel mio caso, però,<br />
è <strong>di</strong>ventato anche un lavoro: da<br />
quest’anno, infatti, sono un<br />
membro della federazione italiana<br />
<strong>di</strong> rugby e mi occupo <strong>di</strong> promuovere<br />
la sezione femminile.<br />
Quando ha iniziato a giocare e<br />
cosa l’ha spinta a “buttarsi nella<br />
mischia”?<br />
Ho iniziato da piccola, a 13 anni,<br />
insieme ai miei fratelli. Ho vi-<br />
sto una partita, ho provato ed è<br />
stato amore a prima vista. Mi ha<br />
conquistato il senso del gruppo, il legame incon<strong>di</strong>zionato<br />
che unisce le compagne <strong>di</strong> squadra. Poi, mi è<br />
piaciuto il fatto che fosse uno sport <strong>di</strong> contatto che<br />
permetteva <strong>di</strong> esprimere la mia fisicità. Ero la più alta<br />
della classe e, per questo, a volte, mi sentivo a <strong>di</strong>sagio.<br />
Nel gioco del rugby, invece, quello che avevo<br />
sempre vissuto come un complesso, si rivelava un bel<br />
vantaggio.<br />
La battuta <strong>di</strong> Oscar Wilde “Il rugby è una buona occasione<br />
per tenere lontano trenta energumeni dal<br />
LE RUGBISTE DEL PERUGIA IN TTOOUUCCHHEE<br />
centro della città” riflette un pregiu<strong>di</strong>zio abbastanza<br />
<strong>di</strong>ffuso. Cosa risponde a chi crede che il rugby sia<br />
uno sport violento per soli uomini?<br />
Rispondo: venite a vederci giocare! Il rugby è uno<br />
sport <strong>di</strong> contatto ma è non è affatto violento. Anzi,<br />
è un gioco con gran<strong>di</strong> valori. Primo tra tutti, il rispetto<br />
dell’avversario. Il fair play e la lealtà sono alla base<br />
del gioco stesso. Non a caso si <strong>di</strong>ce che il rugby sia<br />
uno sport rozzo giocato da gentlemen.<br />
Donne che giocano a rugby. Quali sono i punti <strong>di</strong><br />
forza e <strong>di</strong> debolezza rispetto ai<br />
colleghi maschi?<br />
La tattica e la tecnica <strong>di</strong> gioco<br />
è lievemente <strong>di</strong>fferente da quella<br />
dei ragazzi per la <strong>di</strong>versa conformazione<br />
fisica. Le ragazze, però,<br />
sono molto tenaci e attente. Dimostrano<br />
grande volontà e si impegnano<br />
al 100%. Probabilmente<br />
perché devono sempre <strong>di</strong>mostrare<br />
qualcosa.<br />
Lei è giocatrice e allenatrice delle<br />
ragazze del Perugia rugby. In<br />
cosa eccelle il team perugino e<br />
qual è la filosofia della squadra<br />
biancorossa?<br />
È un grande gruppo che macina<br />
vittorie grazie al gioco <strong>di</strong> squadra. Nessuna fa la<br />
prima donna, sono tutti al servizio delle altre. E anche<br />
grazie a questa impostazione, abbiamo raggiunto<br />
ottimi risultati. Siamo prime in classifica dopo la<br />
prima fase del campionato. Contro tutti i pronostici<br />
abbiamo battuto squadre blasonate come il Cus Roma<br />
e il Frascati. L’amicizia che ci lega crea un valore<br />
aggiunto che in campo è fondamentale. Conta molto<br />
e si vede.<br />
BRUNA FATTENOTTE<br />
SPORT<br />
SILVIA VALLICELLI CONTRO LAURA TOSTI DURANTE UN MATCH DEI CAMPIONATI FEMMINILI ITALIANI<br />
masto nel cassetto. Il mancato riconoscimento istituzionale<br />
della boxe femminile come sport agonistico<br />
ha costretto le atlete a combattere all’estero. Solo<br />
nel 2001 ci fu in Italia il primo match ufficiale. Merito<br />
del ministro della Sanità Umberto Veronesi, che<br />
ha messo ko un decreto giu<strong>di</strong>cato “anacronistico e <strong>di</strong>-<br />
Non ha nulla da invi<strong>di</strong>are a Hilary Swank, premio<br />
Oscar per l’interpretazione <strong>di</strong> una star del pugilato<br />
in “Million Dollar Baby”. Ma lei sul ring non<br />
ha mai recitato. Si chiama Maria Moroni la pioniera<br />
della boxe rosa in Italia. Di primati ne ha conquistati<br />
fin troppi nella sua carriera: prima professionista salita<br />
sul ring, prima boxer iscritta alla Federazione Pugilistica<br />
Italiana, prima campionessa europea dei pesi<br />
piuma, prima atleta ad aver <strong>di</strong>sputato e vinto un<br />
match negli Usa.<br />
«Ho sempre o<strong>di</strong>ato fare a pugni<br />
e soprattutto sono sempre stata<br />
molto timida tanto da avere paura<br />
anche <strong>di</strong> dare uno schiaffo» racconta<br />
la ventinovenne spolentina.<br />
Ma allora perché la scelta<br />
dei guantoni?<br />
Per me è una danza armoniosa.<br />
Mi ha fatto capire me stessa più <strong>di</strong><br />
quanto potessi immaginare.<br />
Quando sto sul ring mi libero <strong>di</strong><br />
tutto ciò che ho dentro, non penso<br />
più a nulla.<br />
Nasi fratturati, scorrettezze<br />
e colpi proibiti. C’è davvero<br />
così tanta violenza nei<br />
match della boxe femmini-<br />
le, come si vede nel film “Million Dollar Baby”?<br />
Fortunatamente il mio naso è ancora sano. Ma sul<br />
ring non si scherza. Non si vanno a cogliere le margherite.<br />
Se sali in pedana con uno sguardo rilassato<br />
la partita è persa. Negli occhi della tua avversaria c’è<br />
sempre aggressività. La realtà del film è stata, però, esagerata.<br />
Un suo pugno ha mai ferito qualcuno?<br />
Qualche labbro spaccato…<br />
scriminante” dalla collega umbra del ministero delle<br />
Pari opportunità Katia Bellillo.<br />
«Oggi sono circa 150 le atlete italiane <strong>di</strong> livello agonistico<br />
– spiega il tecnico della nazionale <strong>di</strong> pugilato<br />
femminile Emanuele Renzini – da più <strong>di</strong> 15 anni la<br />
squadra nazionale si allena qui a Santa Maria degli<br />
Angeli, ad Assisi. Il polo umbro rappresenta una delle<br />
colonne portanti della boxe italiana». «Siamo appena<br />
tornati dall’ultimo torneo internazionale <strong>di</strong> San<br />
Pietroburgo - continua Renzini - portando a casa una<br />
medaglia d’oro vinta da Simona Galassi e una d’argento<br />
conquistata da Laura Tosti. Speriamo che queste<br />
vittorie servano a far ammettere anche il pugilato<br />
femminile alle Olimpia<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pechino del 2008. Fino<br />
ad oggi ne siamo sempre stati esclusi per non togliere<br />
spazio alle categorie degli uomini».<br />
Se l’effettiva parità con i colleghi maschi è ancora<br />
lontana per le calciatrici e le pugili, non se la passano<br />
meglio le rugbiste. Le signore che si cimentano<br />
nello “sport bestiale giocato da gentiluomini” sono<br />
mosse da pura passione visto che <strong>di</strong> compensi, almeno<br />
per il momento, non se ne parla proprio. Cristina<br />
Tonna, veterana della nazionale e giocatrice-allenatrice<br />
del Perugia, spiega che è molto <strong>di</strong>fficile riuscire<br />
a trasformare il proprio amore per il rugby in<br />
una vera professione.<br />
Dopo aver atterrato a calci e a ganci l’avversario, le<br />
signore amano rilassarsi lanciandosi da un ponte con<br />
la corda elastica. Sono gli sport estremi la nuova sfida<br />
delle donne con il sesso forte. Basta frequentare<br />
un corso <strong>di</strong> paracadutismo o un autodromo per rendersi<br />
conto <strong>di</strong> quanto sia evidente questo recente<br />
fenomeno sociale. Un sondaggio ad hoc, condotto<br />
dal network ra<strong>di</strong>ofonico RTL, <strong>di</strong>mostra come lo sport<br />
estremo più praticato sia il rafting. A seguire il parapen<strong>di</strong>o,<br />
il free climbing, il deltaplano e il bungeejumping.<br />
BRUNA FATTENOTTE<br />
LIDIA SCOGNAMIGLIO<br />
Dopo aver conquistato ogni primato, appende i guantoni al chiodo<br />
Maria primadonna sul ring<br />
Moroni si racconta: «L’arte del pugilato è come una danza armoniosa»<br />
MARIA MORONI<br />
MARZO <strong>2005</strong><br />
Ci sono ancora pregiu<strong>di</strong>zi sulle donne che<br />
praticano questo sport?<br />
Se cominciassi oggi sarebbe tutto più facile. Ora le<br />
donne sono riuscite a farsi valere, <strong>di</strong>mostrando <strong>di</strong> essere<br />
in grado quanto gli uomini <strong>di</strong> combattere su un<br />
ring con professionalità.<br />
Nel settembre 2003 è scesa dal ring, perché?<br />
Non si può vivere <strong>di</strong> boxe. I guadagni sono minimi<br />
e quei pochi sol<strong>di</strong> che intascavo non volevo metterli<br />
da parte per una plastica facciale. Ci tengo alla<br />
mia mise. E poi ho preso tutto<br />
quello che la noble art potesse offrirmi.<br />
Considerando che allora<br />
per una donna italiana non era<br />
ancora possibile <strong>di</strong>sputare una<br />
competizione mon<strong>di</strong>ale o partecipare<br />
alle Olimpia<strong>di</strong>, ho deciso<br />
<strong>di</strong> abbandonare il pugilato e buttarmi<br />
in un’altra avventura.<br />
Dal ring al lancio del <strong>di</strong>sco.<br />
Ancora una volta in controcorrente.<br />
Il lancio del <strong>di</strong>sco è uno sport<br />
<strong>di</strong>namico, armonico che richiede<br />
un controllo muscolare e un’abilità<br />
tecnica che riescono a mettere<br />
in moto tutta la mia adrenalina.<br />
Nel frattempo si sta prendendo una laurea<br />
in giurisprudenza. Il suo futuro sarà in tuta<br />
o in toga?<br />
Gli esami che mi mancano si contano ormai in una<br />
mano. Ho sempre sognato <strong>di</strong> vivere facendo sport, ma<br />
è una strada <strong>di</strong>fficile. Valuterò le possibilità che mi verranno<br />
offerte in questo campo. E se non sarò fortunata<br />
avrò pur sempre una laurea in <strong>di</strong>ritto, no?<br />
LIDIA SCOGNAMIGLIO
MARZO <strong>2005</strong> SPORT 11<br />
In continuo aumento il <strong>numero</strong> <strong>di</strong> sportivi che fa uso <strong>di</strong> sostanze proibite. Un giro d’affari da 1000 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> vecchie lire<br />
La farmacia in palestra<br />
Il comandante dei Nas <strong>di</strong> Perugia: «Attività investigativa, prevenzione e informazione ci aiuteranno a sconfiggere il fenomeno doping»<br />
Il doping non è una pratica che riguarda<br />
solo i professionisti dello sport. Il<br />
fenomeno è <strong>di</strong>lagante nel mondo dei<br />
<strong>di</strong>lettanti e comincia ad interessare sempre<br />
<strong>di</strong> più gli atleti della “domenica”, quelli<br />
cioè non coinvolti nell’attività agonistica.<br />
Il <strong>numero</strong> <strong>di</strong> sportivi in Italia che fa<br />
utilizzo <strong>di</strong> farmaci o pratiche illegali si aggira<br />
intorno al 10-15%. Un mercato che<br />
vale milioni <strong>di</strong> euro e coinvolge anche<br />
l’industria farmaceutica. La famigerata<br />
Epo o eritropoietina, l’ormone realizzato<br />
in via sintetica ai primi anni ‘90, in pochissimo<br />
tempo ha raggiunto il secondo<br />
posto fra i prodotti farmaceutici più venduti<br />
al mondo, seconda solo agli antibiotici.<br />
Il dato nazionale può essere tranquillamente<br />
trasferito alla realtà umbra. Il comandante<br />
dei Nas <strong>di</strong> Perugia Orazio Pellegrini<br />
ammette che la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> pratiche<br />
dopanti in Umbria è un fenomeno recente<br />
e non va sottovalutato. «Sono sempre<br />
<strong>di</strong> più e sempre più giovani, gli appassionati<br />
<strong>di</strong> sport che ricorrono ad aiuti chimici<br />
per accrescere le loro prestazioni o<br />
per avere fisici scultorei». Le attività investigative<br />
iniziate un anno fa hanno dato i<br />
loro frutti con l’arresto, lo scorso 11 febbraio,<br />
<strong>di</strong> un noto culturista, proprietario<br />
<strong>di</strong> un negozio <strong>di</strong> integratori alimentari e<br />
vitaminici a Perugia. L’uomo, secondo<br />
l’impianto accusatorio, vendeva prodotti<br />
ad azione dopante in vari centri sportivi<br />
dell’Umbria. «Le palestre non sono tutte<br />
da criminalizzare, continua il comandante,<br />
la maggior parte delle strutture è in regola<br />
con le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge, ma ci sono<br />
quelle che, purtroppo, hanno attività<br />
nascoste». In Umbria sono sei i centri <strong>di</strong><br />
fitness autorizzati a vendere integratori<br />
alimentari e sono proprio questi i più controllati.<br />
Il giro d’affari del doping è nel-<br />
Francesco ha 27 anni. Va in palestra<br />
da quando ne aveva 15 ed è un culturista<br />
doc. La cura del corpo è da<br />
sempre la sua occupazione principale. Fino<br />
a <strong>di</strong>ventare una vera e propria ossessione.<br />
Al punto <strong>di</strong> correre agli attrezzi ogni<br />
volta che ha un minuto <strong>di</strong> tempo libero.<br />
Al punto <strong>di</strong> aiutarsi, nella maniacale attenzione<br />
ad ogni singolo muscolo del corpo,<br />
con meto<strong>di</strong> non proprio ortodossi. Fino a<br />
cedere al doping.<br />
Il doping arriva<br />
quando capisci che<br />
il tuo corpo ha dei<br />
limiti che puoi superare<br />
solo in quel<br />
modo.<br />
Quali sono i motivi che spingono<br />
uno sportivo <strong>di</strong>lettante ad accostarsi<br />
al doping? A <strong>di</strong>fferenza del<br />
professionista, il <strong>di</strong>lettante non ha<br />
nulla da vincere.<br />
Che c’entra? Non è mica una questione <strong>di</strong><br />
coppe o <strong>di</strong> sol<strong>di</strong>. Credo che per un vero<br />
sportivo la competizione sia fondamentale.<br />
Competi col tuo gruppo, con chi ti sta<br />
attorno. L’importante è emergere. Anche se<br />
a me queste cose non interessano.<br />
Cosa ti interessa, allora?<br />
Avere un bel fisico, ecco tutto.<br />
Cioè?<br />
Un fisico scolpito, tonico. Ogni muscolo<br />
deve potersi vedere ad occhio nudo.<br />
Serve un allenamento molto duro per<br />
raggiungere buoni risultati. Soprattutto<br />
la costanza è fondamentale. Insieme a<br />
““<br />
l’or<strong>di</strong>ne dei milioni <strong>di</strong> euro. Sostanze<br />
comprate all’ingrosso attraverso canali illegali<br />
o semplicemente via internet, sono<br />
rivendute al dettaglio con un prezzo <strong>di</strong>eci<br />
volte maggiore.<br />
Al momento non sembra che ci sia l’interesse<br />
delle gran<strong>di</strong> organizzazioni criminali<br />
ma il crescere del volume d’affari preoccupa<br />
il comandante «I professionisti del<br />
crimine sono sempre sensibili a nuove<br />
fonti <strong>di</strong> guadagno». L’Umbria è una realtà<br />
piccola e anche l’attività investigativa<br />
non è semplice. Il mondo delle palestre è<br />
una <strong>di</strong>eta ferrea, ovviamente.<br />
Costanza, <strong>di</strong>eta, duro allenamento.<br />
E il doping?<br />
Quello arriva dopo, quando capisci che il<br />
tuo corpo ha dei limiti che puoi superare<br />
solo in quel modo.<br />
Esattamente quanto dopo arriva?<br />
Anche i giovanissimi ricorrono a<br />
sostanze proibite?<br />
Assolutamente no! Non pensare che uno<br />
arriva in palestra a 15 anni, come ho fatto<br />
io, e il giorno dopo già si dopa. Te l’ho detto,<br />
succede solo in un secondo momento.<br />
Generalmente dopo i 25 anni, <strong>di</strong>rei.<br />
Quando il fisico da solo non migliora più.<br />
E bisogna andare oltre. Ma non ti<br />
chiuso in uno spirito solidaristico che è<br />
<strong>di</strong>fficile scalfire. Le terapie dopanti a base<br />
<strong>di</strong> farmaci sono tante e molto spesso si<br />
utilizzano sostanze sconosciute provenienti<br />
dai laboratori dell’est europa rendendo<br />
oltremodo complicato il lavoro degli inquirenti.<br />
Molto si basa sull’intuito investigativo<br />
e sulla collaborazione tra le varie<br />
procure che si interessano <strong>di</strong> doping.<br />
L’operazione Titano 2 lo ha <strong>di</strong>mostrato<br />
con 5 or<strong>di</strong>nanze <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a cautelare, 35<br />
indagati e sequestri per migliaia <strong>di</strong> euro in<br />
tutta Italia. La legge 376/2000 è comple-<br />
spaventa l’idea <strong>di</strong> superare i tuoi<br />
limiti fisici naturali?<br />
No. Per niente.<br />
Tu tieni molto al tuo corpo. Non<br />
hai paura delle conseguenze del<br />
doping sul fisico?<br />
No. Guarda… è come con il fumo. Tutti<br />
sanno che fa male, ma fumano lo stesso.<br />
E poi io non ho mai conosciuto nessuno<br />
che si è ammalato per qualche steroide.<br />
Un aiutino che non guasta al momento<br />
giusto, insomma.<br />
Guarda che se cominci con il solito moralismo<br />
da tre sol<strong>di</strong> la nostra conversazione<br />
finisce qui… E poi ti avevo detto che<br />
non volevo parlare <strong>di</strong> me.<br />
ta, giustamente garantista, ma <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile<br />
applicazione, osserva Pellegrini, affermando<br />
che l’attività investigativa non si ferma,<br />
ma continua con un monitoraggio costante<br />
della nostra regione.<br />
«Per combattere il doping - conclude il<br />
comandante - <strong>di</strong>ventano fondamentali la<br />
prevenzione e l’informazione. Si lavora<br />
nelle scuole e con i giovani tentando <strong>di</strong><br />
sfatare molti miti, primo tra tutti quello<br />
che doparsi non comporta rischi per la salute».<br />
DARIO MORICONE<br />
Un giovane culturista racconta la sua esperienza nel mondo del doping<br />
Una vita tra attrezzi e ormoni<br />
«Non ho mai conosciuto nessuno che si sia ammalato per qualche steroide»<br />
Stimolanti. Aumentano la resistenza alla<br />
fatica e la tolleranza allo sforzo. Amfetamina,<br />
cocaina, efedrina, mesocarbo e salbutamolo<br />
fanno parte <strong>di</strong> questa categoria. Anche<br />
la caffeina, in dosi molto elevate, è considerata<br />
una sostanza dopante.<br />
Narcotici. Fanno parte della classe degli<br />
oppioi<strong>di</strong> e derivati (morfina, eroina, metadone).<br />
Svolgono un’azione analgesica e calmante.<br />
Vengono utilizzati per spegnere la<br />
sensazione dolorifica come nel pugilato.<br />
Danno <strong>di</strong>pendenza.<br />
Le sostanze dopanti<br />
D’accordo. Niente moralismo. E<br />
basta con le domande personali.<br />
Secondo te, quanto è <strong>di</strong>ffuso il doping<br />
nel mondo delle palestre?<br />
È molto, molto più <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> quanto normalmente<br />
si pensi. Direi che nella mia palestra,<br />
più del 60% degli sportivi fa uso <strong>di</strong><br />
qualche sostanza dopante.<br />
Quali sostanze?<br />
Clostebol, ossandrolone, testosterone. Ultimamente<br />
quella che va <strong>di</strong> più è il nandrolone.<br />
Ma i più tra<strong>di</strong>zionalisti restano fedeli<br />
al classico winstrol.<br />
Cosa significa “quella che va <strong>di</strong><br />
più”? Non mi <strong>di</strong>rai che è una questione<br />
<strong>di</strong> moda...<br />
Anabolizzanti. Sono sostanze simili all’ormone<br />
testosterone, vengono impiegati<br />
principalmente per sviluppare massa muscolare.<br />
Clostebol, metenolone, nandrolone,<br />
ossandrolone e stanozololo sono tra le più<br />
<strong>di</strong>ffuse.<br />
Ormoni pepti<strong>di</strong>ci. Sostanze chimiche<br />
prodotte dall’organismo, che agiscono in<br />
punti <strong>di</strong>stanti dal luogo <strong>di</strong> produzione. I più<br />
usati (ormone della crescita, IGF-1) hanno<br />
effetti analoghi agli anabolizzanti e possono<br />
essere assunti per accrescerne l’effetto.<br />
L’esperto<br />
«Personalità fragili<br />
e pressioni sociali<br />
all’origine del problema»<br />
Franco Cocchi è psicologo della<br />
<strong>Scuola</strong> <strong>di</strong> Specializzazione in me<strong>di</strong>cina<br />
dello Sport presso l’Università <strong>di</strong><br />
Perugia<br />
Cosa spinge all’uso <strong>di</strong> sostanze<br />
dopanti?<br />
Le ragioni risiedono in eguale misura<br />
nella personalità del soggetto e<br />
nelle pressioni sociali che sullo stesso<br />
vengono esercitate.<br />
Quali soggetti sono più esposti<br />
al pericolo?<br />
Innanzitutto le personalità non sufficientemente<br />
integrate e immature<br />
per età, come nel caso <strong>di</strong> adolescenti.<br />
La combinazione <strong>di</strong> personalità<br />
fragili, per età o per struttura o anche<br />
per limitate risorse culturali, con<br />
la presenza <strong>di</strong> fattori negativi dell’ambiente<br />
microsociale espone gli<br />
atleti a rischi maggiori.<br />
Qual è la <strong>di</strong>mensione del fenomeno<br />
in Italia?<br />
Da alcuni stu<strong>di</strong> nazionali e internazionali<br />
emerge che circa il 5% dei<br />
giovani sportivi fa ricorso al doping.<br />
La percentuale sale al 15-25% tra gli<br />
adulti. Il 10% degli atleti professionisti<br />
in Italia assumerebbe amfetamina,<br />
il 7% praticherebbe tecniche<br />
dopanti ed il 2% assumerebbe betabloccanti.<br />
Una indagine ISEF effettuata<br />
tra i “body-builders” romani ha<br />
rilevato come il 40% <strong>di</strong> questi usi<br />
anabolizzanti, consigliati nel 30% dei<br />
casi dagli stessi istruttori con prescrizioni<br />
me<strong>di</strong>che compiacenti.<br />
ELENA SCOTONI<br />
Certo, anche. Per esempio, nella mia palestra,<br />
qualche anno fa la “bomba” preferita<br />
era il clostebol. Poi è arrivato il nandrolone<br />
e ti assicuro che per procurarselo c’erano<br />
vere e proprie liste d’attesa.<br />
È <strong>di</strong>fficile procurarsi gli steroi<strong>di</strong>?<br />
Assolutamente no, basta chiedere. Chi ne<br />
prende è anche in grado <strong>di</strong> procurartene<br />
qualche dose.<br />
Ma lo spaccio avviene all’interno<br />
delle palestre?<br />
Ma che <strong>di</strong>ci! I proprietari stanno molto at-<br />
Nella mia<br />
palestra, più<br />
del 60% degli<br />
sportivi fa uso <strong>di</strong><br />
qualche sostanza<br />
dopante.<br />
tenti che ciò non avvenga. Sanno che se li<br />
beccano sono guai. Quin<strong>di</strong> tutto lo smercio<br />
è fuori, capito? C’è un vero e proprio<br />
mercato parallelo.<br />
Parallelo a cosa? A quello <strong>di</strong> integratori<br />
ed energetici legali?<br />
Non intendevo <strong>di</strong>re quello.<br />
Ci sono negozi <strong>di</strong> integratori che<br />
vendono steroi<strong>di</strong> sottobanco?<br />
Che <strong>di</strong>ci! Ma no… non voglio parlare <strong>di</strong><br />
questo.<br />
Allora dove si comprano gli steroi<strong>di</strong>?<br />
Non lo so, guarda… che vuol <strong>di</strong>re… anche<br />
la droga è illegale, ok? Però si compra<br />
tranquillamente. E poi ti ho detto che non<br />
voglio parlare <strong>di</strong> questo.<br />
““<br />
ANDREA BOVIO
12<br />
LA STORIA<br />
Così vivono i quin<strong>di</strong>ci abitanti al confine fra Umbria e Marche. Il più vecchio ha 82 anni, il più giovane 25<br />
La finestra sull’altipiano<br />
Temperature polari d’inverno, esplosioni <strong>di</strong> colori in primavera, ondate <strong>di</strong> turisti l’estate. Viaggio a Castelluccio <strong>di</strong> Norcia<br />
rabbino” si siede al tavolo svogliato, aver fatto incontrare Vincenzo e Quartina, anche se sa. Tessevano maglie e chiacchiere, poi qualcuna an-<br />
mezzo timido mezzo impaziente <strong>di</strong> è legittimo pensare che prima o poi si sarebbero indava a dormire e qualcun’altra a recuperare i mariti<br />
“Lu<br />
tornare al suo lavoro, nella stalla. È contrati comunque, a Castelluccio. “Lu rabbino” ar- giocatori. Fino a una ventina <strong>di</strong> anni fa Castelluccio<br />
mattina tar<strong>di</strong>. Al bar della piazza i clienti sono in tre, rossisce e precisa che non intende sposarsi. Quarti- viveva <strong>di</strong> sole donne per sei, sette mesi l’anno. Gli uo-<br />
una buona percentuale se si considera che gli abitanna si affretta a replicare che allora neanche lei. mini partivano per la transumanza e raggiungevano<br />
ti del paese sono quin<strong>di</strong>ci. È grazie a loro che Ca- La vita qui ha giorni tutti uguali. Salvo a gennaio a pie<strong>di</strong> la maremma toscana o romana. Quei pochi<br />
stelluccio sopravvive anche d’inverno. L’estate sciami quando gli scapoli si concedono una trasferta oltre che rimanevano al paese, <strong>di</strong>cono le malelingue, si<br />
<strong>di</strong> turisti si arrampicano fin qui, a più <strong>di</strong> 1400 me- Oceano, sempre nella stessa località: Castelluccio- preoccupavano <strong>di</strong> non far sentire troppo sole le sitri<br />
d’altezza, a compiacersi <strong>di</strong> trascorrere vacanl’Avana, andata e ritorno. Al rientro c’è chi sfoggia gnore. Fra questi Scapinello, occhi azzurri incastonaze<br />
alternative. Accanto a Vincenzo, “lu una neo moglie dai tratti caraibici e chi, più modeti in un viso scolpito da settanta anni <strong>di</strong> lavoro nei<br />
La<br />
rabbino”, c’è Quartina, 27 anni, alstamente, foto ricordo e un’abbronzatura da fare in- campi. È ancora oggi affascinante e ha voglia <strong>di</strong><br />
piana <strong>di</strong> legra e <strong>di</strong>sponibile alla chiacvi<strong>di</strong>a. Per il resto dell’anno gli uomini si svegliano al- scherzare. Non è <strong>di</strong>fficile immaginarlo nei panni <strong>di</strong><br />
chiera. I due si scambiano le cinque <strong>di</strong> mattina, mungono le vacche e governa- tombeur de femme. L’esilio geografico <strong>di</strong> questo bor-<br />
Castelluccio<br />
sguar<strong>di</strong> a volte d’intesa a no le pecore fino all’ora <strong>di</strong> cena. Poi tutti al bar a go ha ispirato tra<strong>di</strong>zioni uniche. Nonostante il pae-<br />
si è formata<br />
volte <strong>di</strong> rimprovero. chiudere la giornata a suon <strong>di</strong> scopa, briscola e tresse fosse piccolo, la gente più che mormorare prefe-<br />
sul fondo <strong>di</strong> un<br />
Quartina ha stu<strong>di</strong>ato. sette. Le donne fino a qualche anno fa facevano “veriva scrivere sui muri. Le cronache amorose, gli avve-<br />
lago prosciugatosi<br />
Sta per laurearsi in glia”. Si riunivano tutte ogni sera in una casa <strong>di</strong>vernimenti che suscitavano clamore o invi<strong>di</strong>a venivano<br />
in epoca preistori-<br />
scienze religiose e queca.<br />
Il paese, a<br />
st’anno ha cominciato<br />
1452 mt <strong>di</strong> altezza,<br />
VOLTI DELLA VALNERINA<br />
a fare qualche supplen-<br />
è una delle più alte<br />
za un po’ a Norcia, un A fianco: Vincenzo,<br />
se<strong>di</strong> abitate in<br />
po’ a Sellano. Poi ha do- “lu rabbino”, insieme<br />
Italia e anche la<br />
vuto rinunciare perché ad un suo amico e a<br />
più fredda: metri <strong>di</strong> neve l’hanno Federico, il postino.<br />
quest’inverno bloccata quassù costringen- Sotto, a destra, un<br />
ha toccato dola a de<strong>di</strong>carsi alla “tavola primo piano <strong>di</strong><br />
-32°. calda” <strong>di</strong> famiglia. Ma non si la- Scapinello in tenuta<br />
menta. Spiega che secondo una versio- da sci. Accanto:<br />
ne a metà strada fra storia e leggenda Castel-<br />
Luigi, 25 anni, al<br />
bancone della sua<br />
luccio era un inse<strong>di</strong>amento ebraico. Una versione af-<br />
tavola calda, l’unica<br />
fascinante e non senza strascichi. Pare che giù a Nor-<br />
che rimane aperta<br />
cia i castellucciani vengano guardati ancora oggi con<br />
tutto l’anno. In<br />
invi<strong>di</strong>a perché considerati troppo ricchi e troppo pre-<br />
basso: Luigi e Luigi,<br />
occupati <strong>di</strong> nasconderlo. Qui per incontrarsi c’è ri- nonno e nipote, il<br />
masto solo il bar. Nella chiesa si <strong>di</strong>ce messa solo più anziano e il più<br />
d’estate dopo che uno scherzo del destino ha assegna- giovane del paese.<br />
to alla parrocchia <strong>di</strong> Castelluccio don Giuseppe, un<br />
prete in<strong>di</strong>ano che ha il terrore della neve.<br />
A una certa ora, tutti i giorni, nel cielo sopra la piana<br />
echeggia il rombo <strong>di</strong> una Panda 4x4 targata Poste<br />
Italiane. Parcheggia <strong>di</strong> fronte al bar. In un impeto<br />
<strong>di</strong> vanità il postino ha scritto con lettere adesive<br />
il suo nome sul lunotto: Cecchini<br />
Una<br />
Federico. Scarica il sacco della cor-<br />
data<br />
rispondenza con su scritto “per<br />
Nazareth”. Ha lo sguardo<br />
esatta per<br />
furbo Federico, ama scher-<br />
festeggiare la<br />
zare. Oltre alla posta <strong>di</strong>-<br />
primavera non<br />
stribuisce i pettegolezzi<br />
c’è. La natura<br />
che raccoglie in città, a<br />
fissa il cambio <strong>di</strong><br />
Norcia. È l’unico colle-<br />
stagione con la gamento quoti<strong>di</strong>ano<br />
Fioritura, tra la che i castellucciani<br />
seconda e la terza hanno con i <strong>di</strong>ntorni.<br />
domenica <strong>di</strong> giu- Di più. Supervisiona e<br />
gno. Migliaia <strong>di</strong> gestisce le relazioni del<br />
fiori colorati paese e qualche volta le<br />
tingono tutta racconta in versi, rigorosa-<br />
la piana. mente in rima. Un menestrello<br />
in salsa <strong>di</strong>alettale. Si vanta <strong>di</strong><br />
scritti a caratteri cubitali sulle facciate delle case. Di<br />
notte gruppi <strong>di</strong> due, tre, quattro persone armate <strong>di</strong><br />
pennello e vernice bianca scrivevano i fatti degli altri<br />
sui muri che ancora circondano la piazza. Vincenzo<br />
e Quartina raccontano <strong>di</strong> una frase che ha campeggiato<br />
per tutti gli anni Sessanta sulla parete esterna<br />
del bar. Parlava <strong>di</strong> un certo Camillo. Un ragazzo<br />
che si era emancipato, aveva stu<strong>di</strong>ato fuori, era <strong>di</strong>ventato<br />
dottore. Pare che il padre se ne vantasse<br />
troppo e la cosa veniva mal <strong>di</strong>gerita dai<br />
compaesani che una notte decisero<br />
<strong>di</strong> sbeffeggiarlo a modo loro.<br />
Il mattino seguente tutto il<br />
paese rideva <strong>di</strong> uno stor-<br />
nello irriverente, scritto a<br />
gran<strong>di</strong> lettere, che chiudeva<br />
con “giù le mutande<br />
che arriva Camillo”.<br />
Molte <strong>di</strong> queste scritte<br />
se l’ è portate via il<br />
tempo; altre, più recenti,<br />
ancora parlano <strong>di</strong><br />
scappatelle e lotte intestine<br />
per il controllo della<br />
pro loco. La popolazione<br />
oggi si conta sulle <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tre<br />
mani. Tre generazioni comprese<br />
fra Luigi e Luigi, 82 e 25 anni, rispettivamente<br />
nonno e fratello <strong>di</strong> Quartina. Il<br />
primo è la memoria storica <strong>di</strong> Castelluccio. Nel ‘43,<br />
a Messina, lo scoppio <strong>di</strong> una bomba lo ha reso sordo<br />
ad un orecchio. È un agricoltore in pensione con<br />
la curiosità <strong>di</strong> un intellettuale. Ricorda verso per verso<br />
“La battaglia del Pian Perduto”, un poema del<br />
‘500 che narra dello scontro fra Visso e Norcia. Del<br />
poema non c’è traccia se non nella sua memoria. Il<br />
secondo è forse l’unico che può affermare senza timore<br />
<strong>di</strong> smentita <strong>di</strong> essere stato nel paese il primo<br />
della classe: era rimasto l’unico alunno della scuola<br />
elementare. La popolazione, negli anni, ha preferito<br />
scendere a valle o emigrare verso Casalotti, un quartiere<br />
<strong>di</strong> Roma dove risiede una comunità <strong>di</strong> ex castellucciani.<br />
Anche se sono giovani, né Luigi<br />
né sua sorella lascerebbero mai<br />
Castelluccio, un posto che<br />
non può offrire più niente<br />
se non un panorama<br />
mozzafiato. Da quassù<br />
la piana sembra coperta<br />
da un lenzuolo gigantesco<br />
e immacolato.<br />
Dopo aver servito ai tavoli<br />
del ristorante<br />
Quartina imbraccia una<br />
pala e libera il marciapiede<br />
dalla neve. Vincenzo la<br />
guarda e la prende in giro.<br />
Ma sì che si sposeranno.<br />
FRANCESCA ROMANA ELISEI<br />
MARZO <strong>2005</strong><br />
Da<br />
tremila anni<br />
la lenticchia è<br />
il prodotto<br />
rappresentativo<br />
<strong>di</strong> Castelluccio.<br />
Ottimi anche il farro<br />
e la roveja, una<br />
polenta preparata<br />
con farina <strong>di</strong><br />
piselli selvatici.<br />
Per non parlare<br />
del pecorino<br />
e della<br />
ricotta.<br />
Trekking,<br />
biking, rafting,<br />
volo libero,<br />
surviving, tiro con<br />
l’arco, equitazione.<br />
Sono alcune delle<br />
attività che si praticano<br />
a Castelluccio<br />
in primavera e in<br />
estate. Sono attivi<br />
anche corsi <strong>di</strong><br />
“caciaro” per<br />
imparare a fare<br />
il formaggio<br />
pecorino.