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QC 5 2003 - Scuola di Giornalismo Radio Televisivo Perugia

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N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />

Attualità I Costume I <strong>Scuola</strong> I Società I Economia I Arte I Personaggi I Spettacolo I Cultura I Sport<br />

QuattroColonne<br />

SGRT NOTIZIE<br />

MENSILE DELLA SCUOLA DI GIORNALISMO DI PERUGIA<br />

SICUREZZA<br />

La rivolta<br />

dei cacciatori<br />

per i controlli<br />

sul porto d’armi<br />

MENSILE DELL'UNIVERSITA' DI PERUGIA<br />

16 PAGINE DI FATTI, INCHIESTE, OPINIONI<br />

Spe<strong>di</strong>zione in a.p. art.2 comma 20/c legge 662/96 Filiale <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong><br />

E TU, DI CHE TRIBÙ SEI?<br />

CULTURA<br />

Premio Barzini<br />

a Malatesta,<br />

l’inviato<br />

“ven<strong>di</strong>catore”<br />

SPETTACOLO<br />

ATerni<br />

in rassegna<br />

il cinema<br />

operaio<br />

SPORT<br />

Lo scudetto<br />

della Sirio<br />

rilancia<br />

il volley umbro


QuattroColonne<br />

2<br />

N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />

SOCIETÀ/ Le ultime tendenze dello stare insieme in otto istantanee semiserie<br />

Le nuove tribù<br />

Un accessorio, un vestito, un’acconciatura. E poi le scelte <strong>di</strong> vita, le letture, i gusti musicali, gli spettacoli<br />

<strong>di</strong> riferimento. Vezzi e parole d’or<strong>di</strong>ne dei nuovi gruppi sociali. Che fanno <strong>di</strong> tutto per riconoscersi<br />

LUCA DI BELLA - NICOLA GHITTONI<br />

MICHELA PROIETTI - ANNALISA SALSANO<br />

Esistono da sempre, si evolvono<br />

con la società e i costumi; ognuna<br />

ha il proprio gergo e la propria<br />

<strong>di</strong>visa, poco importa che sia un<br />

jeans sdrucito o l’ultimo capo firmato.<br />

Perché la tribù sono innanzitutto appartenenza,<br />

con<strong>di</strong>visione.<br />

In alcune ci si rifugia per <strong>di</strong>stinguersi<br />

o isolarsi dal resto del mondo. Sono<br />

le tribù <strong>di</strong> nicchia, le più chiuse e <strong>di</strong>fficili<br />

da penetrare, nucleo ristretto tenuto<br />

insieme da una grande passione<br />

comune. Ma ci sono anche aggregazioni<br />

trasversali, per chi ha bisogno <strong>di</strong> sentirsi<br />

parte <strong>di</strong> una grande famiglia. È il<br />

caso dei “Papaboys”, o dei tifosi <strong>di</strong> calcio,<br />

due tribù in grado <strong>di</strong> riempire sta<strong>di</strong><br />

e piazze.<br />

Dai mods ai capelloni, dai paninari<br />

agli skinheads, dagli yuppies ai punkabbestia,<br />

ogni epoca ha avuto le sue.<br />

Ma ce n’è una destinata a non passare<br />

mai <strong>di</strong> moda: è la tribù <strong>di</strong> quelli che<br />

seguono l’ultima moda, qualunque essa<br />

sia. Sempre uguali tra <strong>di</strong> loro, mai<br />

uguali a sé stessi, sono la fortuna del<br />

marketing.<br />

Ormai, alcune tribù nascono <strong>di</strong>rettamente<br />

negli uffici dei pubblicitari, decise<br />

a tavolino per creare nuove fasce <strong>di</strong><br />

acquirenti.<br />

Abbiamo provato a descriverne alcune<br />

tra le più appariscenti o estreme.<br />

Senza giu<strong>di</strong>zi e senza alcuna pretesa sociologica.<br />

Niente più che un gioco per<br />

l’estate, condotto con ironia. E che ci<br />

auguriamo non offenda nessuno.<br />

FASHION VICTIMS<br />

«Allora ci si vede a Porto Cervo». D’estate,<br />

<strong>di</strong>venta quasi un ritornello. Le<br />

“fashion victim” (FV) sparse qua e là,<br />

durante la calura estiva, sanno dove incontrarsi.<br />

Felici <strong>di</strong> riconoscersi lì, tutte<br />

insieme. «Anche tu qui!», «Hai visto, c’è<br />

anche la Titti», si <strong>di</strong>cono compiaciute<br />

quando si incrociano. Riconoscerle è facile.<br />

Solitamente si siedono nel bar più<br />

“à la page”, sono chiassose, ma con misura,<br />

per non confondersi con quelli<br />

che non sono del gruppo, le aspiranti<br />

fashion victims che li osservano da lontano.<br />

La vittima della moda al maschile indossa<br />

pantaloni colorati con camicia cifrata.<br />

A volte rinuncia alla blusetta sartoriale<br />

per infilarsi dentro una più comune<br />

t-shirt (quelle della Guru, o niente),<br />

e si giustifica <strong>di</strong>cendo che «è ora <strong>di</strong><br />

svecchiarsi». Di professione impren<strong>di</strong>tore,<br />

passa la vita appesa ad un filo,<br />

quello dell’auricolare del suo telefonino.<br />

In città usa la Smart. Quando si<br />

sposta fuori, però, vuole farlo in grande.<br />

Le sport utility ( con la teutonica<br />

Porsche Cayenne in testa ) l’hanno affascinata,<br />

ma le fuoriserie rimangono la<br />

sua passione.<br />

La Ferrari è il suo mito, e Luca Cordero<br />

<strong>di</strong> Montezemolo il suo riferimento<br />

spirituale. Grazie alla nutrita scuderia<br />

<strong>di</strong> rosse e alla erre blesa, ha preso il<br />

posto dell’Avvocato nell’immaginario<br />

collettivo delle fashion victims. La famiglia<br />

Agnelli, però, è un vecchio amore<br />

che non si <strong>di</strong>mentica. Per omaggiarla<br />

la FV riesuma <strong>di</strong> tanto in tanto la sua<br />

polo “Johnny Lambs” e si va a fare i<br />

massaggi a San Casciano dei Bagni, dove<br />

c’è uno strofinatore in<strong>di</strong>ano sottratto<br />

all’anonimato da Umberto Agnelli.<br />

«Sei stato a farti un massaggio da Dipu?»,<br />

«Che mani quell’uomo!», si raccontano<br />

ancora intrise <strong>di</strong> balsamo in<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> ritorno dai week end toscani.<br />

Dopo una giornata <strong>di</strong> lavoro la FV romana<br />

fa una capatina al Circolo Due<br />

Ponti, dove fuma un cubano e sorseggia<br />

un bicchiere <strong>di</strong> Sassicaia, parlando delle<br />

tante belle iniziative prese dal presidente<br />

del club, Giovanni Malagò, il<br />

santino della tribù capitolina. Altri argomenti<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione: lavoro (il rampantismo<br />

è d’obbligo), politica (solo un<br />

po’, troppa annoia), moda (da padrone<br />

la fanno le “sneakers” del momento) e<br />

donne, ovviamente.<br />

La FV ha un vero e proprio debole per<br />

il gentil sesso. Essere un play boy è la<br />

sua massima aspirazione, Philippe Junot<br />

il suo maestro. Lui, alla fine, ha sposato<br />

una principessa. Il blasonato va<br />

molto <strong>di</strong> moda. C’è sempre un nobile<br />

amico che apre il castello <strong>di</strong> famiglia per<br />

una simpatica “rimpatriata”, a volte<br />

sbuca anche una fidanzata che si chiama<br />

Ginevra. In linea <strong>di</strong> massima, però,<br />

la FV non resiste al fascino della bion-<br />

da modellina, che fa sempre un bell’effetto,<br />

ovunque tu la porti. D’estate soprattutto,<br />

in “piazzetta”, la donna della<br />

fashion victim esalta le sue doti. Bionda,<br />

ma senza esagerare (la chioma platinata<br />

è assolutamente out), nasconde il<br />

viso aggraziato <strong>di</strong>etro giganti occhiali da<br />

sole e passa le giornate a caccia <strong>di</strong> inviti.<br />

I più ambiti quelli alle feste <strong>di</strong> Cavalli,<br />

dove si presenta strizzatissima dentro<br />

un abito “Wilma dei Flinstones”, in<br />

onore del padrone <strong>di</strong> casa. I mesi invernali<br />

della donna FV passano invece<br />

alla ricerca <strong>di</strong> una brava filippina<br />

(preoccupazione che affligge solo le accasate)<br />

o in estenuanti sessioni <strong>di</strong> shopping.<br />

Via Montenapoleone e via dei<br />

Condotti le vie più bazzicate, Louis<br />

Vuitton, Gucci ed Hermes le griffe più<br />

ambite. La vera donna FV gira a bordo<br />

<strong>di</strong> una Mini Cooper, le più esterofile<br />

osano quella con la ban<strong>di</strong>era inglese sul<br />

tettuccio. Il cellulare è la sua appen<strong>di</strong>ce,<br />

il particolare ine<strong>di</strong>to la sua dannazione.<br />

Per <strong>di</strong>stinguersi dalle altre si avventura<br />

in pashmine da migliaia <strong>di</strong> euro<br />

o in improbabili borse a sella <strong>di</strong> cavallo,<br />

come quella, ad e<strong>di</strong>zione limitata,<br />

<strong>di</strong> Christian Dior. Così acchittata,<br />

setaccia in lungo e in largo, locali modaioli,<br />

inaugurazioni e vernissage, alla<br />

ricerca del vero vip, continuando a ripetere<br />

che sì, alla fine, si sente molto<br />

stanca e annoiata.<br />

IPERSPORTIVE<br />

Non confondetele con le maniache<br />

del fisico: le ipersportive nello sport ci<br />

credono davvero. L’attivita fisica è inserita<br />

in una più generale filosofia <strong>di</strong> vita<br />

e del salutismo più estremo. Niente<br />

alcool, niente fumo, niente cibi confezionati,<br />

solo alimenti energetici e naturali.<br />

Abbigliamento semplice e scarsamente<br />

curato, stato <strong>di</strong> eccitazione e<br />

iperattivismo pressoché costante: sono<br />

affette da una sovrapproduzione <strong>di</strong> endorfina.<br />

Oltre allo sport, <strong>di</strong> cui possono<br />

<strong>di</strong>rvi praticamente tutto, il loro sa-<br />

pere in materia <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina basterebbe<br />

a far impalli<strong>di</strong>re illustri primari, mentre<br />

in fatto <strong>di</strong> corretta alimentazione renderebbero<br />

superfluo un <strong>di</strong>etologo. Sode<br />

e snelle, muscolatura ben definita, ma<br />

attenzione a far loro un complimento:<br />

l’orgoglio dell’atleta donna potrebbe risentirsi.<br />

Preferibile un apprezzamento<br />

sull’ultima performance sportiva.<br />

ORSI<br />

Me<strong>di</strong>a altezza, ben piazzato, decisamente<br />

sovrappeso e irsuto. È l’identikit<br />

del “bear”, l’orso, una delle più singolari<br />

tribù dell’universo gay. Il nome è già<br />

un programma, anche se, mai come in<br />

questo caso, l’aspetto fisico inganna. Tra<br />

le peculiarità degli “orsi”, infatti, c’è il<br />

carattere estremamente mansueto e<br />

gentile, nonostante la stazza <strong>di</strong> solito<br />

possa far pensare più all’aggressività <strong>di</strong><br />

un grizzly che alla morbidezza <strong>di</strong> un orsacchiotto.<br />

Roberto, 26enne orso milanese,<br />

è un esempio lampante: un’inquietante<br />

montagna <strong>di</strong> 1 metro e 98 per<br />

120 chili, dai mo<strong>di</strong> gentili e il tono pacato.<br />

«I canoni <strong>di</strong> bellezza degli orsi possono<br />

apparire incomprensibili, o estremamente<br />

lontani», spiega. «Per farti un<br />

esempio, la nostra sfera <strong>di</strong> “gra<strong>di</strong>mento”<br />

guarda ad un Fedro del Grande Fratello<br />

come il camionista etero <strong>di</strong> turno<br />

guarderebbe il poster <strong>di</strong> Nina Moric».<br />

Solitamente, gli orsi non vanno con<br />

altri orsi, ma preferiscono tipi fisici <strong>di</strong>versi<br />

da loro, dunque non necessariamente<br />

robusti e pelosi: nell’ambiente<br />

chi sta con un orso è definito “cacciatore”.<br />

Questo senza voler citare gli “orsi<br />

lesbici” ovviamente, ovvero gli orsi<br />

“<strong>di</strong>ssidenti” che vanno con altri orsi.<br />

Ma come ci si scopre orso? «Beh, è abbastanza<br />

improbabile che ci si <strong>di</strong>venti<br />

senza passare per qualche comunità»,<br />

spiega ancora Roberto. In Italia le associazioni<br />

ursine sono numerose, anche se<br />

il 90 per cento delle attività vengono organizzate<br />

da due no<strong>di</strong> più importanti:


N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong> QuattroColonne<br />

l’Epicentro Ursino, <strong>di</strong> Roma, e il Magnum,<br />

<strong>di</strong> Milano.<br />

TIFOSI<br />

Ogni tifoseria è come una piccola tribù,<br />

con il suo territorio, gli anziani, gli<br />

stregoni e gli eroi. L’abbigliamento riveste<br />

un ruolo fondamentale nella caratterizzazione<br />

del tifoso. Avete presente<br />

il ciccione in curva che sfida il vento<br />

<strong>di</strong> gennaio a petto nudo? Ecco, quello è<br />

un “duro”, capace <strong>di</strong> star fermo per ore<br />

sotto la pioggia e nel gelo, e pronto a<br />

gettarsi nella mischia in caso <strong>di</strong> scontri.<br />

In alternativa, vestiario adatto al combattimento:<br />

abiti ru<strong>di</strong>, giubbotto <strong>di</strong> pelle,<br />

jeans e scarponi. A <strong>di</strong>fferenza del fan<br />

“morbido” che, a onta dei simbolismi<br />

d’appartenenza, osa adoperare la sciarpa<br />

per ripararsi dal freddo, il “duro” la<br />

preferisce annodata attorno al polso,<br />

pronta a garrire al primo coro. A volte<br />

capita <strong>di</strong> vedere in mezzo ai tifosi alcuni<br />

spettatori vestiti quasi come persone<br />

normali: abiti casual, niente ban<strong>di</strong>ere,<br />

né adesivi, né sciarpe. Di solito rientrano<br />

in due categorie molto <strong>di</strong>verse: i tifosi<br />

per bene e la vecchia guar<strong>di</strong>a. I tifosi<br />

per bene vanno allo sta<strong>di</strong>o una tantum,<br />

interessati perlopiù al gioco. La<br />

vecchia guar<strong>di</strong>a è fatta <strong>di</strong> duri che ormai<br />

hanno acquisito una tale riconoscibilità,<br />

all’interno della tifoseria, da non richiedere<br />

più l’addobbo <strong>di</strong> sciarpe, ban<strong>di</strong>ere<br />

e <strong>di</strong>stintivi. Gingilli <strong>di</strong> passaggio,<br />

che lasciano volentieri a “pesciolini” e<br />

“novizi”, come vengono chiamati in<br />

gergo i fan più giovani.<br />

PAPABOYS<br />

Sono tantissimi, e sono ovunque. Singolarmente<br />

non è sempre facile riconoscerli,<br />

ma neppure trovarli: hanno la<br />

tendenza a muoversi in gruppo. Segno<br />

particolare, il Tau, la croce francescana<br />

<strong>di</strong> legno, al collo. Ancora: una chitarra<br />

in fodero <strong>di</strong> plastica a tracolla, tappezzata<br />

<strong>di</strong> adesivi e pronta ad essere sguainata<br />

nella prima piazza <strong>di</strong>sponibile.<br />

Dalle sei corde, parole e musica dei cantautori<br />

italiani, De André, De Gregori<br />

e Branduar<strong>di</strong> su tutti. Sulla spalla libera,<br />

zainetti <strong>di</strong> tela an<strong>di</strong>na acquistati nelle<br />

botteghe del commercio equo e solidale;<br />

lì si riforniscono anche <strong>di</strong> caffè e<br />

banane a prova <strong>di</strong> sfruttamento. Cercano<br />

<strong>di</strong> boicottare le multinazionali, ma<br />

spesso cedono <strong>di</strong> fronte alla Nutella o<br />

ad altri, perdonabili vizi. I ragazzi amano<br />

portare i capelli un po’ lunghi e apo-<br />

stoliche barbe. Hanno fatto gli scout e<br />

il servizio civile. Per le ragazze, sandali<br />

Birkenstock (senza necessariamente<br />

aspettare i primi cal<strong>di</strong>) e ampi jeans.<br />

Se non sono loro a scoprire prima voi,<br />

potete trovarli ovunque si faccia volontariato.<br />

Sostenitori <strong>di</strong> un pauperismo ben<br />

temperato, tendono a riciclare vestiti<br />

dei genitori o a comprarli nei mercatini;<br />

li si trova a mangiare nella trattoria<br />

alla mano o in pizzeria (e ce n’è sempre<br />

uno che ha trovato un posto dove «si<br />

mangia un sacco e non si spende nulla»).<br />

Anche le loro vacanze sono eque e<br />

solidali: ospiti <strong>di</strong> un missionario in Africa<br />

o al seguito del Papa nella biennale<br />

Giornata Mon<strong>di</strong>ale della Gioventù. Se<br />

rimangono in Italia, meglio la montagna<br />

- più austera - del mare.<br />

Tra le nuove tribù, è una delle più numerose<br />

e meglio organizzate.<br />

Nati intorno alla figura <strong>di</strong> un grande<br />

comunicatore come Giovanni Paolo II,<br />

hanno deciso <strong>di</strong> sfruttare la tecnologia<br />

e hanno un loro sito, www.papaboys.it:<br />

è attraverso la Rete che sognano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

pescatori <strong>di</strong> anime. Ma già prima<br />

<strong>di</strong> avere il sito, erano infaticabili<br />

promotori e <strong>di</strong>ffusori <strong>di</strong> appelli via Internet,<br />

nobili cause a rischio <strong>di</strong> essere<br />

cestinate insieme alla pubblicità indesiderata.<br />

Hanno evidenti somiglianze con la galassia<br />

dei giovani <strong>di</strong> sinistra, pacifisti e<br />

no-global. Somiglianze sia ideologiche<br />

(terzomon<strong>di</strong>smo, sensibilità ai temi<br />

ecologici, rifiuto della guerra), sia nell’aspetto.<br />

Ma sono pronti a prenderne<br />

le <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> fronte a posizioni più<br />

estreme. Il loro potenziale rivoluzionario<br />

è smussato da una bimillenaria educazione<br />

alla <strong>di</strong>sciplina e alla gerarchia.<br />

Istintivamente votati alla me<strong>di</strong>azione,<br />

politicamente correttissimi, se cambieranno<br />

il mondo lo faranno a piccoli,<br />

prudenti passi. Sono i bravi ragazzi che<br />

aiuteranno la vecchia politica ad attraversare<br />

la strada.<br />

NO SHOPPING<br />

Bio solidali. Consumatori contro. No<br />

shopping. Chiamateli come volete, ma<br />

la loro tribù è riconoscibilissima e in rapida<br />

ascesa. Sono i custo<strong>di</strong> della frugalità<br />

dei no global. Il loro è l’integralismo<br />

del consumo zero, la filosofia che ispira<br />

la loro vita è l’abolizione del superfluo.<br />

I veri “no shopping” si barcame-<br />

nano con doti da equilibristi nell’universo<br />

del consumo. Ogni acquisto viene<br />

vissuto come una scelta senza ritorno,<br />

che rischia <strong>di</strong> ripercuotersi sull’umanità.<br />

Con abiti <strong>di</strong> canapa e borsette<br />

<strong>di</strong> lana an<strong>di</strong>na si aggirano nei mercati<br />

rionali e nei negozi <strong>di</strong> agricoltura biologica.<br />

I loro habitat sono in realtà le<br />

botteghe del “consumo equo e solidale»,<br />

dove i “no shopping” trovano tutto<br />

ciò <strong>di</strong> cui hanno bisogno.<br />

Tra gli scaffali <strong>di</strong> fusilli alla quinoa,<br />

gongolano. Generalmente macrobiotici,<br />

al limite vegani, al supermercato (solo<br />

se costretti, e comunque solo Coop)<br />

si muovono abilmente alla ricerca <strong>di</strong><br />

qualcosa <strong>di</strong> “vegetarianamente corretto”.<br />

Trascorrono le serate sorseggiando<br />

sciroppi solidali sotto il pallido lume <strong>di</strong><br />

una lampa<strong>di</strong>na a basso voltaggio. Al primo<br />

raffreddore ricorrono al naturopata,<br />

ma guardano con fiducia anche alle<br />

pratiche zen e al più indecifrabile “pranic<br />

healing” (una specie <strong>di</strong> autoguarigione<br />

miracolosa). I piccoli “no shopping”<br />

crescono avvolti in can<strong>di</strong><strong>di</strong> ciripà,<br />

con poca tv e senza le bollicine delle bibite,<br />

rincuorati da tazze d’orzo e decotti<br />

<strong>di</strong> melissa. I loro genitori intanto organizzano<br />

per loro vacanze solidali, seguendo<br />

i precetti dell’ Associazione del<br />

Turismo Responsabile (un condensato<br />

<strong>di</strong> rigore contro il turismo <strong>di</strong> massa).<br />

Vacanze preferite: Laos, Cambogia e<br />

Terzo Mondo in genere, da dove il piccolo<br />

“no shopping” e i biogenitori tornano<br />

duri nelle loro idee e puri nel loro<br />

spirito.<br />

ETNICHE<br />

Portano i capelli lunghi, spesso raccolti<br />

in crocchie, meglio se tenuti insieme<br />

da un semplice fermacapelli artigianale<br />

in legno o cuoio. Un minimalismo<br />

che scompare quando si passa agli altri<br />

accessori: collanone con grosse pietre<br />

dal taglio grezzo, bracciali africani, cavigliere<br />

birmane. Da non confondere<br />

con la bigiotteria equa e solidale (ve<strong>di</strong> i<br />

papaboys): trattasi <strong>di</strong> pezzi unici lavorati<br />

a mano. Molto costosi. Indossano<br />

lunghe gonne o morbi<strong>di</strong> vestiti dalle<br />

fantasie esotiche. Un vero giro del mondo<br />

in abiti: sari in<strong>di</strong>ani, drappi del Punjab,<br />

giacche <strong>di</strong> shantung con taglio cinese,<br />

camicie coreane. E ancora: jallaba<br />

arabeggiante, gonne tahitiane.<br />

Fumano beedees, le piccole sigarette<br />

in<strong>di</strong>ane <strong>di</strong> tabacco verde senza carta, né<br />

filtro. Snobbano gli sport, ma si ritrovano<br />

a seguire l’America’s Cup <strong>di</strong> vela.<br />

Spesso accasate con facoltosi professionisti,<br />

hanno lauree mai esercitate in<br />

lettere, storia dell’arte, psicologia. Mentre<br />

il marito alimenta il conto corrente,<br />

loro danno una mano a qualche amica<br />

gallerista o in piccole case e<strong>di</strong>trici.<br />

Uno degli habitat più gettonati è quello<br />

dei corsi: <strong>di</strong> pittura, <strong>di</strong> ceramica, <strong>di</strong><br />

cucina me<strong>di</strong>orientale, <strong>di</strong> decorazione, <strong>di</strong><br />

ikebana, impegnano mattinate a impossessarsi<br />

<strong>di</strong> tecniche da riproporre<br />

nelle cene che organizzano. (C’è da <strong>di</strong>re<br />

che sono ospiti perfette, attente a<br />

ogni dettaglio). Tendenzialmente vege-<br />

tariane, <strong>di</strong>fficile che, sui primi tre inviti,<br />

non ti facciano almeno una volta il<br />

taboulé. Il tè delle cinque è rigorosamente<br />

verde con foglie <strong>di</strong> menta a galleggiare<br />

nei tipici bicchierini arabi istoriati<br />

in oro.<br />

Le loro case profumano d’incenso;<br />

<strong>di</strong>sseminate <strong>di</strong> cuscini, tavolini <strong>di</strong> bambù<br />

e oggetti <strong>di</strong> artigianato africano, ricordano<br />

un poco le trasmissioni <strong>di</strong> Catherine<br />

Spaak. Come in questo genere<br />

<strong>di</strong> programmi, spesso l’uomo è una figura<br />

marginale, se non emarginata.<br />

Anche quando devono andare a cena<br />

fuori, il ristorante è per forza etnico.<br />

Non cinese, irrime<strong>di</strong>abilmente “out”,<br />

né giapponese, troppo “in”. Se deve essere<br />

estremo oriente, meglio thai o vietnamita.<br />

In grande ascesa anche la cucina<br />

berbera, e il nord-Africa in generale.<br />

Ovunque chiedono le ricette dei<br />

piatti migliori.<br />

Etnico il look, etnico il cibo, etnica assolutamente<br />

la musica, etniche le vacanze.<br />

In luoghi esotici, ma lontano da<br />

banali para<strong>di</strong>si come Mal<strong>di</strong>ve, Seychelles,<br />

Bahamas. Con un pizzico <strong>di</strong> avventura,<br />

ma comode. In caicco sulle coste<br />

turche, a cavallo tra le gole <strong>di</strong> Petra,<br />

lungo il Nilo. Ma in crociera.<br />

SARANNO FAMOSI<br />

Liberamente ispirati al serial che ha<br />

spopolato negli anni 80, i ragazzi nella<br />

versione italiana <strong>di</strong> Saranno Famosi,<br />

non hanno nulla da invi<strong>di</strong>are per grinta<br />

e voglia <strong>di</strong> sfondare alla cricca <strong>di</strong> Leroy,<br />

Nicole, Dwigt, Chris e Julie. Neanche<br />

a <strong>di</strong>rlo, la danza non è solo la loro<br />

passione, è la loro ossessione. Di solito<br />

lo stu<strong>di</strong>o, o il lavoro per i più gran<strong>di</strong>celli,<br />

è vissuto come necessità (qualcosa<br />

dovranno pure mangiare), ma che<br />

esula dalla loro arte. Categoria facilmente<br />

riconoscibile: ballerebbero ovunque,<br />

sul cubo come sul bancone della<br />

birreria. Tra le ore passate a scuola <strong>di</strong><br />

danza, e le frenetiche corse da un provino<br />

a un altro, i giovani “saranno famosi”<br />

si <strong>di</strong>menticano spesso persino <strong>di</strong><br />

cambiarsi per uscire. Anche l’abbigliamento<br />

segue i dettami della fortunata<br />

serie tv: pantacollant, spesso tagliati al<br />

polpaccio, o panta-jazz, morbi<strong>di</strong> sulla<br />

gamba, magliettine attilate per lei e canotta<br />

per lui, scalda muscoli e perché<br />

no, ultimo ritrovato delle tendenze fashion<br />

da ballo: indossare pantaloni e magliette<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versa lunghezza una sopra<br />

l’altra. <br />

3


QuattroColonne<br />

<strong>Perugia</strong> città d’Europa. È questo<br />

l’obiettivo del piano strategico per<br />

la promozione del capoluogo umbro.<br />

E non solo. Oltre <strong>Perugia</strong>, altri sei<br />

comuni sono interessati dal piano: Bastia,<br />

Corciano, Deruta, Marsciano, Torgiano<br />

e Umbertide. Un bacino con più<br />

<strong>di</strong> 227 mila abitanti, che si snoda lungo<br />

la <strong>di</strong>rettrice della E45, da nord a sud,<br />

e lungo la Flaminia, da est a ovest. Le<br />

adesioni delle amministrazioni sono state<br />

spontanee e volontarie, così come l’ideazione<br />

del Piano stesso. Ci vorranno<br />

<strong>di</strong>eci anni per la messa a punto: i lavori<br />

si chiuderanno nel 2013.<br />

Sono già <strong>di</strong>verse le città in Europa<br />

(Lione, Glasgow, Barcellona, Bilbao) che<br />

hanno sviluppato, attraverso il piano,<br />

strategie per frenare la crisi economica.<br />

La stessa Unione Europea ha confermato<br />

che, grazie a questi progetti, sono state<br />

sfruttate meglio le risorse comunitarie<br />

assegnate. In Italia, è stata Torino la prima<br />

città che ha approvato un Piano strategico<br />

per l’area metropolitana.<br />

Il capoluogo piementese è stato un<br />

punto <strong>di</strong> riferimento per altre città italiane<br />

quali Trento, Firenze, La Spezia,<br />

Pesaro. Imitata soprattutto la metodologia<br />

<strong>di</strong> costruzione del Piano attraverso<br />

la partecipazione <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> interesse<br />

economico, sociale e culturale, sia pubblici<br />

che privati. Per Roma e altri centri<br />

minori, come Sesto San Giovanni (Milano)<br />

e Copparo (Ferrara), tutto è ancora<br />

in alto mare visto che hanno iniziato<br />

solo ora.<br />

Il progetto <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, per quanto ambizioso,<br />

ha una formula piuttosto semplice.<br />

I tempi fisiologicamente lenti della<br />

burocrazia vengono coniugati con gli<br />

interventi dei privati che partecipano attivamente<br />

alla riqualificazione della città.<br />

Il Piano fa riferimento al Patto per<br />

lo Sviluppo, documento promosso dalla<br />

Regione Umbria nel 2002. Non si<br />

tratta del solito Prg o piano urbanistico,<br />

piuttosto <strong>di</strong> un piano-programma.<br />

L’idea <strong>di</strong> fondo è <strong>di</strong> proiettare <strong>Perugia</strong> in<br />

un contesto <strong>di</strong> competitività internazionale.<br />

Fine che sarà raggiunto solamente<br />

uscendo dalla <strong>di</strong>mensione locale e regionale.<br />

<strong>Perugia</strong>-Europa (questo è il nome, ancora<br />

provvisorio, del Piano) si articola in<br />

due fasi: stu<strong>di</strong>o e azione. All’inizio dei<br />

lavori, tutto la realtà perugina è stata<br />

sud<strong>di</strong>visa in nove settori (trasporti, commercio,<br />

formazione, cultura, politiche<br />

sociali ecc.) Su queste macroaree è stato<br />

poi effettuato uno stu<strong>di</strong>o già presen-<br />

4<br />

tato alla città dal comitato tecnico-scientifico.<br />

Per il momento esiste solo una fotografia,<br />

più che mai dettagliata, della<br />

città.<br />

A breve si riuniranno gruppi <strong>di</strong> lavoro<br />

composti da enti pubblici e soggetti<br />

privati. Tra questi figura anche la <strong>Scuola</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Giornalismo</strong> Ra<strong>di</strong>o <strong>Televisivo</strong>, come<br />

polo <strong>di</strong> alta formazione. Dal confronto<br />

verranno fuori le esigenze della<br />

città e le soluzioni migliori per affron-<br />

tarle. Scontata la realizzazione del tratto<br />

autostradale <strong>di</strong> collegamento alle<br />

Marche e Città dello sport. In particolare<br />

verranno cercati (e creati) nuovi ingressi<br />

viari alla città per sciogliere il “nodo<br />

<strong>Perugia</strong>”, anche grazie alle reti ferroviarie<br />

Fs e Fcu, che potrebbero <strong>di</strong>ventare<br />

mezzi <strong>di</strong> trasporto urbano.<br />

Queste sono soltanto delle anticipazioni<br />

rispetto a quanto verrà deciso dai<br />

gruppi <strong>di</strong> lavoro. Ognuno dei quali si<br />

N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />

SVILUPPO/ Il capoluogo umbro programma il nuovo millennio<br />

<strong>Perugia</strong> accorda il Piano<br />

Sette comuni, 227 mila citta<strong>di</strong>ni, <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> lavori. Privati e enti pubblici insieme per la rinascita del territorio.<br />

Al tavolo dello sviluppo Assoindustria, Camera <strong>di</strong> Commercio, Asl, Apm e la <strong>Scuola</strong> <strong>di</strong> <strong>Giornalismo</strong><br />

MONICA SORRENTINO<br />

LUCA MARCHETTI<br />

UNA VEDUTA AEREA DI PERUGIA<br />

Per stu<strong>di</strong>are meglio i sette comuni che partecipano al Piano<br />

strategico, sono state in<strong>di</strong>viduate ben nove aree tematiche.<br />

Queste le conclusioni dopo sei mesi <strong>di</strong> lavoro.<br />

Popolazione: la forte presenza <strong>di</strong> immigrati e la crescita<br />

costante nel breve e nel lungo periodo comporta tre<br />

problemi: integrazione, accesso alla città e <strong>di</strong>sponibilità<br />

<strong>di</strong> alloggi.<br />

Urbanistica e infrastrutture: la posizione geografica dell’Umbria<br />

richiede una rete <strong>di</strong> collegamento efficiente verso<br />

il mare e i gran<strong>di</strong> centri industriali. Al vaglio anche soluzioni<br />

più moderne (telefonia e telematica).<br />

Patrimonio artistico: la riqualificazione della Rocca Paolina<br />

è il punto <strong>di</strong> partenza per valorizzare e integrare i siti<br />

artistici.<br />

Formazione e cultura: le strutture formative come la<br />

<strong>Scuola</strong> <strong>di</strong> <strong>Giornalismo</strong>, la <strong>Scuola</strong> <strong>di</strong> lingue dell’Esercito e<br />

l’Università dovranno portare <strong>Perugia</strong> a livelli <strong>di</strong> eccellenza.<br />

Così come Eurochocolate e Umbria Jazz per gli<br />

eventi culturali.<br />

In particolare la <strong>Scuola</strong> <strong>di</strong> <strong>Giornalismo</strong> <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> metterà<br />

a <strong>di</strong>sposizione la sua competenza nel campo della<br />

comunicazione. L’impegno è quello <strong>di</strong> rendere pubblici<br />

occuperà <strong>di</strong> un tema specifico <strong>di</strong> propria<br />

competenza. Non solo quin<strong>di</strong> strade e<br />

trasporti, ma anche ambiente, cultura,<br />

salute e tempo libero.<br />

Nascerà così, <strong>di</strong> comune accordo fra<br />

tutte le parti sociali ed economiche della<br />

zona, un progetto concreto e <strong>di</strong> facile<br />

attuazione, senza il rischio <strong>di</strong> investire<br />

in infrastrutture non in<strong>di</strong>spensabili o<br />

che non creino il classico “effetto volano”.<br />

<br />

LE NOVE MOSSE DEL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO<br />

gli impegni presi dal Forum Citta<strong>di</strong>no, su in<strong>di</strong>cazione del<br />

Comitato Tecnico Scientifico, e, in un futuro prossimo, la<br />

realizzazione delle opere che riqualificheranno la città<br />

<strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>.<br />

Ambiente: le aree a rischio sismico e idrogeologico richiedono<br />

interventi mirati ad assicurare or<strong>di</strong>ne e protezione.<br />

Economia: la sfida <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> e del suo hinterland sarà<br />

nell’organizzare l’economia locale, variegata nei settori,<br />

nelle <strong>di</strong>mensioni e nel ra<strong>di</strong>camento territoriale, come<br />

un vero e proprio sistema produttivo. In modo da creare<br />

competenze più moderne e più orientate all’innovazione.<br />

Governo: la <strong>di</strong>mensione e la conformazione delle unità<br />

politico-amministrative vanno riequilibrate. L’armonizzazione<br />

tariffaria e fiscale è un altro obiettivo primario.<br />

Turismo e tempo libero: il turista deve trovare in Umbria<br />

strutture ricettive ben funzionanti e in grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare<br />

le sue esigenze (spostamento, ristoro, pernottamento).<br />

Politiche sociali: i mutamenti degli stili <strong>di</strong> vita e le possibiltà<br />

occupazionali che generano fenomeni <strong>di</strong> marginalizzazione<br />

vanno fronteggiati con opportune attività<br />

supportate dalle istituzioni.


QuattroColonne<br />

CULTURA/ Vita e viaggi del vincitore del Premio Barzini <strong>2003</strong><br />

Se scappi ti premio. Si potrebbe<br />

parafrasare così l’essenza <strong>di</strong> una vita<br />

<strong>di</strong> avventurose fughe nella Terra<br />

del Fuoco o sulla Via della Seta, lontano<br />

dai lavori forzati del desk. Un’esistenza<br />

fatta <strong>di</strong> viaggi e <strong>di</strong> racconti, in Asia<br />

Centrale e in America Latina, culminata<br />

con il premio Luigi Barzini.<br />

Stefano Malatesta ha ricevuto quest’anno<br />

il prestigioso riconoscimento<br />

giornalistico che pesca nell’ormai ristretta<br />

cerchia degli inviati speciali.<br />

Malatesta ha sempre preferito al sedentario<br />

tran tran del lavoro <strong>di</strong> redazione<br />

il Grand Tour d’Oriente. Dice <strong>di</strong> essere<br />

il «ven<strong>di</strong>catore» <strong>di</strong> questa professione.<br />

Racconta con aria <strong>di</strong>vertita le sue<br />

“rentrée”, dopo qualche viaggio durato<br />

mesi, passando per la redazione economia<br />

<strong>di</strong> Repubblica a Roma: «Tornavo e<br />

salutavo i miei colleghi con il gesto dei<br />

galeotti - lo mima battendo i pugni su un<br />

immaginario tamburo e facendo finta <strong>di</strong><br />

remare - e loro se la prendevano. Allora<br />

spiegavo il senso della battuta: “Non arrabbiatevi,<br />

io sono il vostro ven<strong>di</strong>catore”».<br />

Malatesta parla <strong>di</strong> sé e degli altri in modo<br />

pungente, <strong>di</strong>vertito, mai superbo.<br />

Questa ironia e il suo <strong>di</strong>sdegnare i rituali<br />

e le cerimonie trova riscontro anche il<br />

giorno della premiazione. Scappa dalla<br />

sala con la scusa <strong>di</strong> un’intervista e decide<br />

<strong>di</strong> non rientrare fino alla fine, <strong>di</strong> incontrare<br />

amici e invitati <strong>di</strong>etro le quinte. «Voglio<br />

rimanere qui fino al momento del<br />

mio <strong>di</strong>scorso», <strong>di</strong>ce dopo aver chiesto a<br />

qualcuno dei presenti <strong>di</strong> portargli una<br />

Coca Cola. E tra un sorso e l’altro fa quel-<br />

6<br />

lo che ha sempre fatto: affabula.<br />

«Non sono un inviato speciale, sono un<br />

inviato specialissimo - afferma - perché<br />

mi mando da solo. In redazione <strong>di</strong>co:<br />

«Ragazzi, io vado in Terra del Fuoco». E<br />

loro mi rispondono: «Bravo, torna presto».<br />

Si aspettava questo premio?<br />

«Non proprio. È arrivato abbastanza<br />

inaspettato ma in fondo… ho fatto un<br />

<strong>di</strong>segno per Lu<strong>di</strong>na Barzini e sotto le ho<br />

scritto: “Sono il meno inviato tra gli inviati<br />

possibili, ma forse ho interpretato<br />

meglio <strong>di</strong> chiunque altro la famosa battuta<br />

<strong>di</strong> tuo nonno: “Il giornalismo? Meglio<br />

che lavorare”».<br />

Quanto è <strong>di</strong>fficile, oggi, per un giornalista<br />

fare quello che fa lei?<br />

«Mah, sa, i giornalisti sono degli strani<br />

personaggi. Dicono <strong>di</strong> voler viaggiare<br />

e poi invece sono attaccati alle redazioni,<br />

hanno paura <strong>di</strong> questo, <strong>di</strong> quello…».<br />

C’è poca in<strong>di</strong>pendenza?<br />

«C’è in<strong>di</strong>pendenza, ma non totale. Io<br />

volevo andare nei posti, ma senza il prisma<br />

della politica. Perché nei giornali italiani<br />

c’è l’ossessione del pezzo politico».<br />

Lei però è riuscito a non farlo perché ha<br />

sempre scritto articoli <strong>di</strong> viaggio e <strong>di</strong><br />

cultura.<br />

«Io faccio dei racconti e me ne frego.<br />

Anche perché con i sondaggi si sono accorti<br />

che i miei pezzi hanno un alto in<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento. Non sono notizie,<br />

sono storie, però sono lette. Quin<strong>di</strong> mi<br />

lasciano fare. Fino a quando mi cacceranno<br />

via per “indegnità” io continuo».<br />

Lei conosce molto bene l’Asia Centrale,<br />

ha pubblicato nel 1997 “Il cammello<br />

battriano”. Cosa pensa del futuro dell’Afghanistan?<br />

«Gli afgani sono un popolo <strong>di</strong> tagliagole<br />

ribal<strong>di</strong> e crudeli. Bisogna aver stu<strong>di</strong>ato<br />

la storia. I russi non l’avevano stu<strong>di</strong>ata.<br />

Non si ricordavano che gli afgani<br />

avevano battuto gli inglesi facendo una<br />

strage, durante il “Great Game”. I russi<br />

si erano messi in testa <strong>di</strong> conquistare la<br />

perla dell’impero britannico e cioè l’In<strong>di</strong>a,<br />

attraverso l’Himalaya o passando in<br />

Afghanistan. Non si erano resi conto che<br />

tutte e due le opzioni erano impraticabili.<br />

Nell’Hindukush non passa nemmeno<br />

un cammello. Gli afgani erano e rimarranno<br />

un insieme <strong>di</strong> tribù che si<br />

scannano a vicenda».<br />

E allora l’idea americana <strong>di</strong> voler cambiare<br />

questi popoli esportando il modello<br />

<strong>di</strong> democrazia occidentale?<br />

«È vero che “gli americani sanno tutto<br />

ma non capiscono niente”. La società afgana<br />

è una società tribale. Per loro il nemico<br />

vicino è il peggiore che si possa avere.<br />

Non hanno il concetto europeo <strong>di</strong><br />

N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />

«Sono il ven<strong>di</strong>catore del desk»<br />

Stefano Malatesta, inviato “specialissimo” <strong>di</strong> Repubblica. Caso più unico che raro <strong>di</strong> giramondo professionale<br />

MARIA TERESA PALAMÀ<br />

Il <strong>di</strong>battito sul futuro del giornalismo<br />

nazione. Noi applichiamo i parametri<br />

politici occidentali a tutto il mondo e<br />

questo è uno sbaglio».<br />

E spostando il <strong>di</strong>scorso dall’Asia Centrale<br />

al Me<strong>di</strong>oriente?<br />

«Basta pensare a cosa ha fatto l’Inghilterra<br />

in Me<strong>di</strong>oriente…Durante la prima<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale l’Inghilterra chiamò Lawrence<br />

e lo mandò da Faysal, hashemita,<br />

per spingerlo a rivoltarsi contro gli ottomani.<br />

Chiamò il capitano Shakespeare<br />

a inse<strong>di</strong>are nella penisola arabica la tribù<br />

<strong>di</strong> secondo rango dei sau<strong>di</strong>ti, Ibn al-<br />

Saud, quando ormai tutto il Me<strong>di</strong>oriente<br />

era stato <strong>di</strong>viso tra francesi e inglesi<br />

con l’accordo <strong>di</strong> Sykes-Picot. Nello stesso<br />

tempo gli inglesi facevano la <strong>di</strong>chiarazione<br />

Balfour che in realtà non aveva<br />

nulla a che vedere col Me<strong>di</strong>oriente. Doveva<br />

servire a convincere i <strong>di</strong>rettori <strong>di</strong><br />

giornali e l’opinione pubblica americana<br />

a entrare in guerra. E quasi tutti i <strong>di</strong>rettori<br />

americani erano ebrei».<br />

Perché ha scelto <strong>di</strong> fare l’inviato <strong>di</strong> viaggio<br />

e non <strong>di</strong> guerra?<br />

«L’ultimo conflitto al quale ho partecipato<br />

è stato quello Iran-Iraq. Mi è capitato<br />

<strong>di</strong> ricevere <strong>di</strong>eci bombardamenti<br />

in sette ore. Stavo nascosto in una buca<br />

per salvarmi dalle bombe shrapnel. All’improvviso<br />

mi sono ritrovato a urlare:<br />

“Ma che cavolo combattete a fare contro<br />

questi stupi<strong>di</strong> iracheni che non sanno<br />

nemmeno loro perché fanno la guerra!”…<br />

Meglio andare al mare».<br />

O <strong>di</strong>pingere.<br />

«Da sempre mi piace <strong>di</strong>segnare paesaggi.<br />

Un mio punto <strong>di</strong> riferimento è il<br />

grande paesaggista italiano Piero Guccione.<br />

In genere mi porto sempre dei pastelli<br />

in tasca. Oggi non ce li ho». <br />

Inviato, specie a rischio estinzione<br />

Gambescia del “Messaggero”: «La guerra ha ridato <strong>di</strong>gnità al mestiere». Ma Mimmo Càn<strong>di</strong>to recita il de profun<strong>di</strong>s<br />

EDOARDO CHIOZZI<br />

Ha raccontato agli italiani i più<br />

gran<strong>di</strong> eventi del suo tempo.<br />

Ha descritto guerre e viaggi avventurosi.<br />

Ha portato a casa dei suoi lettori<br />

le immagini <strong>di</strong> un mondo ancora<br />

lontano e sconosciuto. Dalla rivolta cinese<br />

dei boxer alle battaglie dell’Isonzo,<br />

al raid automobilistico Parigi-Pechino,<br />

Luigi Barzini è stato, un secolo fa, l’inviato<br />

speciale per antonomasia.<br />

Ne seguì le orme anche il figlio, Luigi<br />

Barzini junior. Nelle sue pagine ha descritto<br />

non solo i fatti, ma anche la società<br />

italiana ed europea in cambiamento.<br />

L’avventura dei Barzini iniziò a Orvieto.<br />

E proprio la città umbra li ricorda,<br />

ogni anno, con una tavola rotonda e un<br />

premio al giornalista che più si è <strong>di</strong>stinto<br />

come inviato speciale. «È un premio<br />

- spiega Lu<strong>di</strong>na Barzini, figlia <strong>di</strong> Luigi<br />

junior - che trasmette alle nuove generazioni<br />

un pezzo <strong>di</strong> storia del giornalismo<br />

del nostro paese». Da quest’anno al<br />

premio si è aggiunta una fondazione,<br />

promossa dal Comune <strong>di</strong> Orvieto. L’obiettivo<br />

è creare nuove occasioni <strong>di</strong> riflessione<br />

per il mondo giornalistico.<br />

Nel 2002 il premio Barzini è andato a<br />

Mimmo Càn<strong>di</strong>to. Quest’anno la quattor<strong>di</strong>cesima<br />

e<strong>di</strong>zione è stata assegnata a<br />

Stefano Malatesta. «Abbiamo voluto<br />

premiare - prosegue Lu<strong>di</strong>na Barzini - un<br />

inviato che ha ancora il gusto <strong>di</strong> far scoprire<br />

ai lettori paesi, civiltà, mon<strong>di</strong>, persone».<br />

STEFANO MALATESTA<br />

Ma questo tipo <strong>di</strong> inviato rischia <strong>di</strong><br />

scomparire. L’orazione civile <strong>di</strong> Càn<strong>di</strong>to,<br />

che ha aperto i lavori, è stata quasi un<br />

de profun<strong>di</strong>s della figura del grande reporter.<br />

La guerra in Iraq è un esempio.<br />

Il giornalista, più che «incastonato», è<br />

«incastrato» tra le esigenze <strong>di</strong> un’informazione<br />

sempre più rapida e la volontà<br />

<strong>di</strong> controllo da parte <strong>di</strong> chi detiene il potere.<br />

C’è stato spazio anche per un momento<br />

<strong>di</strong> commozione, quando Càn<strong>di</strong>to<br />

ha ricordato alcuni colleghi morti facendo<br />

il proprio lavoro.<br />

Del conflitto in Iraq si è parlato anche<br />

nella tavola rotonda, dal titolo “Santi e<br />

Demoni. Gli eccessi dell’informazione”.<br />

Il giu<strong>di</strong>zio emerso è però ben <strong>di</strong>verso da<br />

quello dato da Càn<strong>di</strong>to. Giornali e tv<br />

italiane hanno fatto un buon lavoro,<br />

questo il parere quasi unanime. Da un<br />

lato i giornalisti italiani hanno puntato<br />

sull’approfon<strong>di</strong>mento, dall’altro non<br />

erano vincolati a uno stretto controllo<br />

come i colleghi americani. Il <strong>di</strong>rettore<br />

del Messaggero Paolo Gambescia ne è<br />

convinto: «La guerra ha ridato <strong>di</strong>gnità al<br />

mestiere».<br />

Non sempre però il giornalismo italiano<br />

riesce a dare buona prova <strong>di</strong> sé. I motivi?<br />

Problemi <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>bilità. Incapacità<br />

<strong>di</strong> catturare il lettore. Poco spazio per le<br />

inchieste. Un sistema chiuso in cui non<br />

riescono a entrare nuovi giornali.<br />

Tutto sommato però i giornalisti presenti<br />

si sono mostrati ottimisti. I lettori<br />

che non comprano più i giornali sarebbero<br />

solo i più <strong>di</strong>sattenti. Quelli che si<br />

accontentano della free press.


N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong> QuattroColonne<br />

CRONACA/ Viaggio tra i ven<strong>di</strong>tori extracomunitari <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong><br />

Ambulante? Sì, ma in regola<br />

Crolla il mercato delle griffe contraffatte. In <strong>di</strong>minuzione il giro d’affari legato ai cd pirata<br />

DANIELE FORTUNA<br />

«Ho fatto<br />

La rivolta dei Quarantamila<br />

MONICA SORRENTINO<br />

l’operaio per alcuni<br />

anni. Poi sono rimasto<br />

senza lavoro e ho inizia-<br />

to a fare il ven<strong>di</strong>tore ambulante». Aliou<br />

ha 35 anni. Viene dal Senegal, ma vive<br />

a <strong>Perugia</strong> dal 1990. Quando non riesce<br />

a sbarcare il lunario come manovale,<br />

vende nelle strade del centro <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>.<br />

I posti sono sempre gli stessi: S.Ercolano,<br />

la rampa <strong>di</strong> accesso alle scale mobili<br />

<strong>di</strong> Piazza Partigiani e via dei Priori.<br />

Dispone con or<strong>di</strong>ne la sua merce, rigorosamente<br />

falsa, su un telo bianco: borse<br />

Puma, Fen<strong>di</strong>, e Louis Vuitton, occhiali<br />

da sole con lenti colorate e cinture<br />

<strong>di</strong> cuoio. I prezzi sono mo<strong>di</strong>ci e soprattutto<br />

trattabili. Aliou non ha paura<br />

dei controlli e della denuncia penale<br />

per ricettazione e commercio <strong>di</strong> prodotti<br />

contraffatti: «In qualche modo<br />

devo guadagnare», <strong>di</strong>ce con rabbia.<br />

<strong>Perugia</strong> non è la terra promessa dei vu<br />

cumprà, come Roma o Napoli. Nella<br />

capitale il mercato dei prodotti taroccati<br />

è <strong>di</strong>ffuso in tutti i quartieri, dal centro<br />

alla periferia. Gli ambulanti girano per<br />

la città a proporre la loro mercanzia.<br />

Colpo in canna e fucili puntati.<br />

Quasi 41 mila cacciatori umbri<br />

sono pronti a sparare. Nel mirino,<br />

però, nessuna specie animale. Il<br />

bersaglio è <strong>di</strong> tutt’altro tipo.<br />

Si tratta della circolare, riguardante il<br />

porto d’armi, che il ministro dell’Interno,<br />

Giuseppe Pisanu, ha <strong>di</strong>ramato nei<br />

giorni scorsi. Causa scatenante i recenti<br />

Diversa la situazione nel capoluogo<br />

umbro. Dopo il boom della metà degli<br />

anni Ottanta, il Comune è riuscito a gestire<br />

il fenomeno attraverso una progressiva<br />

regolarizzazione dei ven<strong>di</strong>tori<br />

extracomunitari. La polizia municipale<br />

ha fatto il resto, con un controllo capillare<br />

del centro citta<strong>di</strong>no.<br />

«<strong>Perugia</strong> è un’isola felice. I ven<strong>di</strong>tori<br />

rispettano le regole. Nell’ultimo anno<br />

abbiamo eseguito pochissimi sequestri<br />

<strong>di</strong> merce contraffatta», spiega il maresciallo<br />

Mario Ricci dell’Ufficio preven-<br />

fatti <strong>di</strong> cronaca <strong>di</strong> Aci Castello, Milano<br />

e Roma. Il titolare del Viminale ha pre<strong>di</strong>sposto<br />

una misura straor<strong>di</strong>naria che<br />

dovrebbe consistere, dapprima, in una<br />

verifica “una tantum” <strong>di</strong> tutte le licenze<br />

per porto d’armi. Ma presto, ha comunicato<br />

Pisanu, verrà imposto l’obbligo<br />

dell’esibizione annuale dei certificati <strong>di</strong><br />

idoneità psico-fisica. Chi detiene un’arma,<br />

in<strong>di</strong>fferentemente per <strong>di</strong>fesa personale,<br />

uso sportivo o caccia, dovrà regolarmente<br />

<strong>di</strong>mostrare, una<br />

volta all’anno, <strong>di</strong> non essere<br />

affetto da problemi mentali o<br />

<strong>di</strong> salute. Ad attestarlo saranno<br />

sempre due certificati me<strong>di</strong>ci.<br />

Uno con la storia clinica<br />

del titolare <strong>di</strong> porto d’armi,<br />

rilasciato dal me<strong>di</strong>co <strong>di</strong><br />

famiglia; l’altro <strong>di</strong> idoneità<br />

psico-fisica vera e propria,<br />

firmato dal me<strong>di</strong>co legale<br />

dell’Asl o da un ufficiale sanitario<br />

militare.<br />

È a questo punto che le associazioni<br />

venatorie, che rappresentano<br />

884.953 cacciatori<br />

della Penisola, sono scese<br />

in campo contro il gover-<br />

zione e repressione fro<strong>di</strong> della Polizia<br />

municipale. Solo pochi continuano a<br />

vendere senza licenza. Si tratta soprattutto<br />

<strong>di</strong> cinesi specializzati nel commercio<br />

<strong>di</strong> giocattoli e accen<strong>di</strong>ni.<br />

Adesso gli ambulanti, soprattutto senegalesi<br />

e bangladesi, hanno tutti la licenza<br />

<strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta ed espongono i loro<br />

prodotti sui banchi, pagando al Comune<br />

l’affitto per l’uso del suolo pubblico.<br />

Come Gil, un senegalese che ha il<br />

suo banco <strong>di</strong> manufatti in legno “made<br />

in Africa” in via dei Priori. Qui con-<br />

PORTO D’ARMI/Protesta contro le nuove <strong>di</strong>sposizioni del Viminale<br />

Controlli annuali per chi possiede un’arma da fuoco. E i cacciatori insorgono<br />

UN CACCIATORE COL SUO CANE<br />

IL MERCATINO DI S.ERCOLANO<br />

no. Tra loro, i 41 mila cacciatori dell’Umbria,<br />

regione che, assieme alla Toscana<br />

e alle Marche, presenta la maggiore<br />

densità <strong>di</strong> licenze: centomila fucili<br />

all’incirca denunciati in Questura. Gli<br />

appassionati <strong>di</strong> caccia non posseggono<br />

un solo fucile, ma almeno due o tre. Un<br />

dato assai rilevante se si considera che,<br />

nel 2002, le autorizzazioni concesse dalla<br />

Prefettura per il porto d’armi per <strong>di</strong>fesa<br />

personale sono state solo 458 nella<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> e 576 in quella <strong>di</strong><br />

Terni.<br />

«Gli ultimi casi <strong>di</strong> cronaca devono fare<br />

riflettere - <strong>di</strong>chiara Mario Curti, presidente<br />

della Federcaccia umbra - ma bisogna<br />

evitare che un fatto drammatico<br />

finisca per essere motivo <strong>di</strong> un’ulteriore<br />

<strong>di</strong>fficoltà per centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong><br />

cacciatori in Italia». Dopo le limitazioni<br />

su specie cacciabili e tempi <strong>di</strong> caccia,<br />

il giro <strong>di</strong> vite annunciato dal ministero<br />

dell’Interno è, a <strong>di</strong>re delle associazioni<br />

venatorie, un modo per criminalizzare<br />

una categoria onesta. Se la misura<br />

straor<strong>di</strong>naria della circolare <strong>di</strong>verrà permanente,<br />

i cacciatori dovranno <strong>di</strong>re ad<strong>di</strong>o<br />

ai sei anni <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà della loro licenza.<br />

Obbligo che equivarrebbe, te-<br />

vivono regolari e abusivi, a <strong>di</strong>re il vero<br />

appena due. Gli irregolari non sono<br />

ostracizzati. Gli altri sono solidali e conoscono<br />

le <strong>di</strong>fficoltà per ottenere la licenza.<br />

Gli affari però non vanno bene,<br />

sia per i regolari che per gli abusivi. Gil<br />

mostra la sua licenza <strong>di</strong> commercio e<br />

impreca contro il Comune: «Questo è<br />

un posto <strong>di</strong> passaggio. La gente va <strong>di</strong><br />

fretta e non si ferma». E poi aggiunge:<br />

«Il sogno è quello <strong>di</strong> un mercato solo<br />

nostro in cui ci sia spazio per tutti».<br />

Il mercato dei cd pirata è quasi inesistente.<br />

A <strong>di</strong>mostrarlo i dati della Guar<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> Finanza. Nei primi sei mesi <strong>di</strong><br />

quest’anno il numero <strong>di</strong> copie sequestrate<br />

è crollato: 1.349 contro i 5.000<br />

cd dell’ultimo semestre del 2002.<br />

«I cd arrivano dalla Campania o dal<br />

Lazio, così come i capi d’abbigliamento<br />

falsi. In Umbria non abbiamo mai<br />

scoperto laboratori in cui si produce<br />

materiale contraffatto», racconta il capitano<br />

Raffaele Laureti. «Il mercato<br />

abusivo si rianima solo per gli appuntamenti<br />

che richiamano migliaia <strong>di</strong> persone,<br />

come Eurochocolate e Umbria<br />

Jazz, quando è più <strong>di</strong>fficile controllare<br />

il territorio». <br />

mono i più, a scoraggiarne il rinnovo,<br />

non solo per il costo <strong>di</strong> circa 250 euro<br />

annuali. Secondo l’Arcicaccia, il provve<strong>di</strong>mento,<br />

eludendo il problema principale<br />

della prevenzione <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> criminosi<br />

e del <strong>di</strong>ritto alla pubblica sicurezza,<br />

dà corso, invece, a norme interpretative<br />

e integrative della legislazione<br />

corrente sui cacciatori, che è «assolutamente<br />

fuori luogo coinvolgere in questa<br />

situazione».<br />

Eppure sull’efficacia della <strong>di</strong>sposizione<br />

governativa sono <strong>di</strong>vergenti le opinioni<br />

degli addetti ai lavori. «È una questione<br />

controversa - sostiene il colonnello<br />

Carlo Cozza, ufficiale me<strong>di</strong>co dell’Esercito<br />

cui fa capo la Federcaccia umbra -<br />

non solo perché la limitazione <strong>di</strong> tempo<br />

non offre garanzie, ma anche per la <strong>di</strong>versità<br />

<strong>di</strong> destinazione dei porto d’armi».<br />

A favore <strong>di</strong> un controllo più stretto,<br />

invece, è Enzo Sclafani, me<strong>di</strong>co legale<br />

dell’Asl <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, sebbene ammetta<br />

che è problematico rispettare i<br />

termini della circolare: «Attenersi ai 30<br />

giorni - spiega - significherebbe intasare<br />

i servizi visto che attualmente sono 39<br />

mila gli utenti, nella provincia, in attesa<br />

<strong>di</strong> rinnovo». <br />

7


QuattroColonne<br />

8<br />

N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />

AMBIENTE/ La gestione dei rifiuti nella “regione verde”<br />

L’Umbria non fa <strong>di</strong>fferenza<br />

Il riciclaggio non supera in me<strong>di</strong>a il 13 per cento. Molto meno <strong>di</strong> quanto preveda il decreto Ronchi.<br />

Bloccato l’esperimento <strong>di</strong> Passignano. Ma la Regione promette <strong>di</strong> fare <strong>di</strong> più<br />

GIOVANNA MANCINI<br />

C’era una volta il “Butto”, una<br />

buca enorme scavata nel terreno,<br />

poco lontano da Orvieto,<br />

che il Comune della città utilizzava come<br />

luogo dove buttare – appunto – i rifiuti.<br />

Negli anni ’80 questo spazio venne<br />

riadattato per farne una <strong>di</strong>scarica in<br />

piena regola, chiamata “Le Crete”, realizzata<br />

con le tecniche e i materiali più<br />

avanzati. Chi abita lì vicino <strong>di</strong>ce che a<br />

vedersi è qualcosa <strong>di</strong> impressionante.<br />

Una voragine che potrà inghiottire fino<br />

a 120 mila tonnellate <strong>di</strong> rifiuti l’anno<br />

per oltre 20 anni. Ben oltre le necessità<br />

locali.<br />

Il business dei rifiuti<br />

Ecco perché la Regione dell’Umbria<br />

si è offerta <strong>di</strong> provvedere, all’interno <strong>di</strong><br />

questa <strong>di</strong>scarica, allo smaltimento <strong>di</strong><br />

una parte dei rifiuti della Campania (20<br />

mila tonnellate in totale), vista l’emergenza<br />

delle scorse settimane.<br />

Ma la decisione ha scatenato un putiferio,<br />

tra i citta<strong>di</strong>ni e tra le forze politiche<br />

locali.<br />

«Il comune <strong>di</strong> Orvieto ha trovato il<br />

modo <strong>di</strong> sistemare il proprio bilancio»,<br />

accusa Danilo Buconi, coor<strong>di</strong>natore del<br />

Pdci nell’Alto Orvietano. E dello stesso<br />

parere sono i gruppi ambientalisti<br />

della regione. L’Amministrazione <strong>di</strong> Orvieto,<br />

comproprietaria della <strong>di</strong>scarica,<br />

riceve ogni anno un pagamento dalla<br />

società che gestisce “Le Crete”, in proporzione<br />

al volume <strong>di</strong> rifiuti smaltiti. Se<br />

questi rifiuti arrivano da comuni <strong>di</strong>fferenti,<br />

la cifra aumenta. L’apertura <strong>di</strong> un<br />

impianto <strong>di</strong> preselezione a Terni ha abbassato<br />

i costi dello smaltimento a carico<br />

della <strong>di</strong>scarica orvietana, ma ha anche<br />

ridotto notevolmente la quantità <strong>di</strong><br />

rifiuti da riciclare, e dunque il volume<br />

d’affari.<br />

L’arrivo <strong>di</strong> materiale da un’altra regione,<br />

accusano ambientalisti e partiti<br />

dell’opposizione, non sarebbe che un sistema<br />

escogitato dal comune per accrescere<br />

i propri introiti. Anche perché la<br />

Campania verserà all’Umbria 360 mila<br />

euro come indennizzo per i danni ambientali<br />

arrecati in seguito all’operazione.<br />

Comune <strong>di</strong> Orvieto e Regione contestano<br />

questa lettura. «Non facciamo<br />

che rispettare gli accor<strong>di</strong> stipulati con la<br />

Campania lo scorso novembre», <strong>di</strong>ce<br />

Nazareno Desideri (Ds), assessore all’ambiente<br />

<strong>di</strong> Orvieto.<br />

Un protocollo d’intesa, firmato dai<br />

governatori delle due regioni, stabilisce<br />

la possibilità <strong>di</strong> trasferire 20 mila tonnellate<br />

<strong>di</strong> rifiuti dalla Campania all’Umbria<br />

“per ragioni <strong>di</strong> emergenza e<br />

per un periodo limitato”. «Si tratta <strong>di</strong><br />

UN FRIGORIFERO GETTATO FRA I RIFUTI GENERICI IN UNA DISCARICA DELL’UMBRIA<br />

venire incontro a una regione in <strong>di</strong>fficoltà»,<br />

ha <strong>di</strong>chiarato Mario Valentini,<br />

responsabile regionale della gestione rifiuti:<br />

«La capacità <strong>di</strong> smaltimento delle<br />

“Crete” è enorme, i limiti prefissati non<br />

saranno superati dal materiale in arrivo».<br />

In sé non ci sarebbe nulla <strong>di</strong> male, sostiene<br />

Maurizio Conticelli, esponente<br />

della Margherita a Orvieto: «Il punto è<br />

che non si può fare <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> emergenza,<br />

come quello campano, la norma per<br />

aggiustare i conti dell’amministrazione».<br />

Quello che manca, secondo Conticelli,<br />

è una politica seria dello smaltimento<br />

e del riciclaggio. “Le Crete”, secondo<br />

il progetto originario, era destinata<br />

a <strong>di</strong>ventare un centro <strong>di</strong> compostaggio<br />

dove trasformare i rifiuti organici<br />

in compost <strong>di</strong> qualità, in modo da<br />

ottenere dei ricavi dalla sua ven<strong>di</strong>ta riducendo<br />

contemporaneamente i rifiuti<br />

del 50 per cento. Questo non è avvenuto,<br />

e la <strong>di</strong>scarica è <strong>di</strong>ventata l’ultima<br />

stazione per i rifiuti soli<strong>di</strong> urbani già<br />

trattati e imballati, pronti per essere<br />

bruciati o accantonati. Ma non c’è ancora<br />

la possibilità <strong>di</strong> ricavarne energia<br />

termica attraverso l’incenerimento.<br />

Il riciclaggio in Umbria<br />

Il tema del riciclaggio è la nota dolente<br />

dell’Umbria, in tema <strong>di</strong> rifiuti. Il<br />

decreto Ronchi stabilisce che entro il<br />

<strong>2003</strong> ogni comune dovrebbe riciclare<br />

almeno il 35 per cento della propria immon<strong>di</strong>zia.<br />

La maggior parte dei comuni<br />

umbri è già fuori dai limiti: l’im-<br />

mon<strong>di</strong>zia riciclata rappresenta in me<strong>di</strong>a<br />

meno del 13 per cento dei rifiuti smaltiti.<br />

E adesso scatteranno le sanzioni,<br />

che consistono in un aumento della tassa<br />

sui rifiuti. A carico dunque dei citta<strong>di</strong>ni.<br />

Anche se – sostiene Nazareno<br />

Desideri – i numeri e le scadenze del decreto<br />

non sono chiari e possono ammettere<br />

delle oscillazioni.<br />

I dati nazionali non sono più incoraggianti,<br />

del resto, e viaggiano attorno<br />

al 15 per cento. Ma se si pensa che al<br />

Nord la percentuale arriva al 70 per<br />

cento con picchi dell’80, l’arretratezza<br />

dell’Umbria risulta in tutta la sua evidenza.<br />

«Quello che manca in Umbria – accusa<br />

Franco Coppoli del Comitato umbro<br />

per l’ambiente – è una seria politica<br />

del riciclaggio». A prevalere è una logica<br />

che punta a interessi economici<br />

prima che ambientali, anche se la regione<br />

vuole apparire come la terra dove<br />

sono preservate natura e tra<strong>di</strong>zioni.<br />

«Il problema – continua Coppoli – è<br />

che c’è un monopolio assoluto della gestione<br />

dei rifiuti: dal trasporto allo<br />

smaltimento».<br />

Il Progetto “Ricicliamo”<br />

È finito con un sostanziale abbandono<br />

anche l’esperimento innovativo <strong>di</strong><br />

Passignano, sulle rive del lago Trasimeno.<br />

Sull’esempio <strong>di</strong> un paesino in provincia<br />

<strong>di</strong> Bergamo, una cooperativa <strong>di</strong><br />

ingegneri ambientali <strong>di</strong> Trevi (la Tecnosea)<br />

aveva proposto ai citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> portare<br />

da sé i rifiuti – già separati – all’i-<br />

sola ecologica “Le Pedate”. In cambio<br />

ricevevano un compenso (come si faceva<br />

una volta con il “vuoto a rendere”).<br />

Questo sistema, sperimentato per tutto<br />

il 2002, aveva permesso <strong>di</strong> raddoppiare<br />

la percentuale <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong>fferenziata<br />

e ridurre del 40 per cento i costi<br />

per l’amministrazione (che risparmiava<br />

sul trasporto). Ma alla fine dello<br />

scorso anno il comune <strong>di</strong> Passignano,<br />

pur ammettendo i buoni risultati dell’esperimento,<br />

<strong>di</strong> fatto lo ha bloccato,<br />

appaltando la gestione dell’isola ecologica<br />

alla società Tsa, che ha preferito investire<br />

su una più intensa raccolta a domicilio.<br />

Questo, secondo i nuovi gestori,<br />

avrebbe reso meno interessante il sistema<br />

della Tecnosea.<br />

Gli ambientalisti hanno presentato<br />

un esposto alla Corte dei Conti, denunciando<br />

i maggiori costi sostenuti dal comune<br />

per finanziare la Tsa, e la chiusura<br />

<strong>di</strong> un progetto che funzionava. I vertici<br />

della Tsa ricordano però che è stato<br />

un commissario prefettizio a giu<strong>di</strong>care<br />

più conveniente la loro offerta. Mario<br />

Valentini aggiunge che questo esperimento<br />

non ha fatto risparmiare granché,<br />

e che altre sono le strade da percorrere.<br />

A questo proposito, un bando della Regione<br />

prevede lo stanziamento <strong>di</strong> risorse<br />

in favore dei comuni che avviano progetti<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione.<br />

Sono ancora gli ambientalisti a fornire<br />

una chiave <strong>di</strong> lettura <strong>di</strong>versa: il sistema<br />

Tecnosea, gestito da sole 6 persone,<br />

aveva ridotto i costi rivolgendosi<br />

per il trasporto dei rifiuti <strong>di</strong>rettamente<br />

ai consorzi <strong>di</strong> vetro, plastica e altri materiali,<br />

che garantiscono il loro servizio<br />

gratuitamente. La Tsa, invece, ha deciso<br />

<strong>di</strong> appoggiarsi a una <strong>di</strong>tta <strong>di</strong> trasporti<br />

<strong>di</strong> cui è proprietaria la Gesenu (cioè<br />

l’azienda della nettezza urbana <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>).<br />

Il tassello ulteriore è che, tra i soci<br />

della Tsa, ci sono la Gesenu stessa e il<br />

Comune <strong>di</strong> Passignano.<br />

Frigoriferi tra l’immon<strong>di</strong>zia<br />

Un’altra storia significativa arriva da<br />

Pietramelina, dove si trova una <strong>di</strong>scarica<br />

gestita dalla Gesenu. Qui un gruppo<br />

<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni ha fatto incursione nella<br />

<strong>di</strong>scarica e ha documentato la presenza<br />

<strong>di</strong> frigoriferi, considerati dalla legge<br />

rifiuti pericolosi. Contengono infatti<br />

Cfc, il gas responsabile del buco dell’ozono.<br />

Lo smaltimento deve avvenire<br />

in apposite <strong>di</strong>scariche, come quella recentemente<br />

attivata a Spoleto. Il comitato<br />

<strong>di</strong> Pietramelina ha denunciato ripetutamente<br />

l’irregolarità, ma per ora<br />

non ha ricevuto risposta, mentre i responsabili<br />

della <strong>di</strong>scarica sostengono <strong>di</strong><br />

non saperne nulla, e che si tratta solo <strong>di</strong><br />

fatti spora<strong>di</strong>ci.


N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong> QuattroColonne<br />

SALUTE/ Gli allarmismi incontrollati <strong>di</strong>ffusi da Internet<br />

Troppo bianco fa male<br />

Dalla Rete l’allerta rimbalza nelle case: <strong>di</strong>ossina nei prodotti sanitari. Un’interrogazione parlamentare solleva<br />

il problema anche in Italia. Ma non c’è alcun rischio. Come ha <strong>di</strong>mostrato l’Istituto Superiore <strong>di</strong> Sanità<br />

FRANCESCA SANCIN<br />

Diossina: basta la parola per<br />

evocare scenari inquietanti.<br />

Si pensa subito alla trage<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> Seveso, a fenomeni macroscopici, <strong>di</strong><br />

devastante impatto ambientale. Ma c’è<br />

un modo più subdolo attraverso il quale<br />

la <strong>di</strong>ossina può entrare in contatto<br />

con l’organismo umano. Nei pannolini<br />

dei bambini, infatti, - e in altri prodotti<br />

sanitari, come gli assorbenti femminili<br />

- sarebbero state trovate tracce <strong>di</strong><br />

questo veleno. L’allarme viene dagli Stati<br />

Uniti, dove le associazioni dei consumatori<br />

e quelle che tutelano i <strong>di</strong>ritti delle<br />

donne hanno chiesto alla comunità<br />

scientifica analisi accurate.<br />

Da noi la questione è giunta in parlamento.<br />

In seguito all’interrogazione<br />

presentata dal deputato Andrea Annunziata<br />

è stato allertato l’Istituto Superiore<br />

<strong>di</strong> Sanità. La ricerca, appena ultimata,<br />

è arrivata agli stessi risultati degli<br />

stu<strong>di</strong> americani: la quantità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ossina<br />

trovata nei prodotti sanitari è <strong>di</strong><br />

molto inferiore alla dose cui siamo quoti<strong>di</strong>anamente<br />

esposti attraverso l’ambiente.<br />

Ad esempio in casa, nel più innocuo<br />

dei camini, in situazioni <strong>di</strong> combustione<br />

particolari - e soprattutto se si<br />

usa legname trattato - si può generare<br />

<strong>di</strong>ossina.<br />

Quasi il 95% del quantitativo che<br />

purtroppo accumuliamo nel corpo de-<br />

DUE BAMBINI CHE INDOSSANO PANNOLINI<br />

riva invece dal cibo. La <strong>di</strong>ossina è infatti<br />

un composto persistente, che si propaga<br />

nella catena alimentare attraverso<br />

i grassi, nei quali è solubile. Carni, latte,<br />

uova e pesce sono in genere gli alimenti<br />

più contaminati. Una volta che la<br />

<strong>di</strong>ossina è presente nel corpo, non è eliminabile.<br />

La madre la trasmette al<br />

CHIRUGIA ESTETICA/ Cambiano i canoni <strong>di</strong> bellezza<br />

Goodbye Barbie<br />

bambino tramite la placenta e poi attraverso<br />

l’allattamento.<br />

Ma perché la <strong>di</strong>ossina è presente, anche<br />

se in piccolissime quantità, nei prodotti<br />

sanitari? Gli assorbenti - sia quelli<br />

che contengono rayon, sia quelli biologici,<br />

interamente in cotone - sono a<br />

base <strong>di</strong> cellulosa. Come i pannolini. Se<br />

per sbiancarli si usa cloro gassoso, si innesca<br />

una reazione che produce <strong>di</strong>ossina<br />

con estrema facilità.<br />

I ricercatori dell’Istituto Superiore <strong>di</strong><br />

Sanità hanno supposto che, nel caso limite<br />

in cui l’organismo della donna o<br />

del bambino assorbisse tutta la <strong>di</strong>ossina<br />

presente in pannolini e assorbenti, si<br />

arriverebbe al 2% della quantità assunta<br />

tramite la <strong>di</strong>eta. Un sospiro <strong>di</strong> sollievo.<br />

Ma molte persone continuano a non<br />

sentirsi tranquille: temono che far indossare<br />

ai bambini nei primi due anni<br />

<strong>di</strong> vita i pannolini, 24 ore su 24, significhi<br />

comunque esporli a una fonte, seppur<br />

minima, <strong>di</strong> rischio. E lo stesso si<br />

può <strong>di</strong>re per le donne, che per circa<br />

quarant’anni, cinque giorni al mese, devono<br />

ricorrere ai tamponi.<br />

Le aziende ricorrono allo sbiancamento<br />

per assecondare le abitu<strong>di</strong>ni dei<br />

consumatori. Un prodotto immacolato<br />

è generalmente percepito come sinonimo<br />

<strong>di</strong> igiene.<br />

Molte <strong>di</strong>tte hanno già deciso <strong>di</strong> sostituire<br />

il cloro gassoso con <strong>di</strong>ossido <strong>di</strong> cloro<br />

o con prodotti ancora più sicuri, come<br />

l’ozono, l’ossigeno molecolare o l’acqua<br />

ossigenata, che producono materiali<br />

privi <strong>di</strong> derivati del cloro. Un passo<br />

avanti. Per girare pagina e tutelare fino<br />

in fondo la salute dei consumatori,<br />

basterebbe sciogliere l’equazione tra<br />

“bianco” e “pulito”. Basterebbe abituarsi<br />

a un punto <strong>di</strong> grigio in più. <br />

La perfezione assoluta non è più <strong>di</strong> moda. Meglio ritocchi meno evidenti che <strong>di</strong>ano un’impressione <strong>di</strong> naturalezza<br />

VANESSA GIOVAGNOLI<br />

SILVIA RITA<br />

Nasino alla francese su un volto<br />

spigoloso? Disarmonico. Seno<br />

giunonico su un fisico minuto?<br />

Sproporzionato. Viso da trentenne<br />

su un corpo da cinquantenne? Inverosimile.<br />

I canoni della chirurgia estetica<br />

sono cambiati: abbandonato il mito<br />

<strong>di</strong> Barbie, icona <strong>di</strong> un corpo perfetto,<br />

chi decide <strong>di</strong> ricorrere al chirurgo<br />

preferisce risultati meno evidenti e apparentemente<br />

più naturali. I gusti si<br />

evolvono. La pubblicità <strong>di</strong> una nota<br />

marca <strong>di</strong> tonno mette alla berlina chi<br />

ostenta labbra palesemente siliconate.<br />

«Negli ultimi anni le richieste sono<br />

più equilibrate», conferma Cristiano<br />

Dominici, titolare della cattedra <strong>di</strong><br />

Chirurgia Plastica dell’Università <strong>di</strong><br />

<strong>Perugia</strong> e <strong>di</strong>rettore della Clinica <strong>di</strong> Chirurgia<br />

Plastica del Policlinico <strong>di</strong> Monteluce.<br />

«I pazienti chiedono risultati<br />

più “umani”, ma ancora in<br />

molti arrivano con la fotografia<br />

<strong>di</strong> attori o attrici cui<br />

vorrebbero somigliare. Il<br />

guaio è che alcuni ban<strong>di</strong>ti,<br />

pur <strong>di</strong> non perdere clienti,<br />

li assecondano», conclude<br />

Dominici.<br />

Nella clinica perugina<br />

è anche capitato che<br />

una signora <strong>di</strong> Terni,<br />

dopo essersi sottoposta<br />

a un intervento<br />

per l’aumento del seno,<br />

si sia pentita. Il<br />

nuovo décolleté<br />

era eccessivo e<br />

ha voluto ridurlo<br />

un po’. Non è <strong>di</strong>fficile<br />

trovare pazienti che<br />

hanno chiesto ai chirurghi<br />

soluzioni più in armonia<br />

con il proprio corpo. «È inutile pretendere<br />

una quarta <strong>di</strong> reggiseno su un<br />

LA CELEBRE BAMBOLA BARBIE<br />

fisico da seconda», <strong>di</strong>ce Jennifer,<br />

27 anni, sod<strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> aver<br />

scelto una taglia adeguata alla<br />

sua corporatura piuttosto che<br />

un seno da pin up. «Sono contenta<br />

del risultato», <strong>di</strong>ce la<br />

ventinovenne Federica, «il<br />

mio naso, anche se rifatto<br />

non è perfetto, ma è molto<br />

simile a quello <strong>di</strong> mia<br />

madre e mia sorella. Sembra<br />

naturale».<br />

Questa parziale inversione<br />

<strong>di</strong> tendenza è<br />

confermata anche dal<br />

ricorso sempre maggiore<br />

alla chirurgia<br />

ambulatoriale, che<br />

consente piccoli ritocchi<br />

in anestesia locale con<br />

meto<strong>di</strong> meno invasivi. Ad<br />

esempio, per eliminare le rughe,<br />

si è <strong>di</strong>ffuso il laser, meno aggressivo<br />

e traumatico del lifting.<br />

Un settore in continua espansione è<br />

quello della chirurgia estetica della<br />

bocca. Il desiderio <strong>di</strong> sfoggiare un sorriso<br />

smagliante spinge sempre più persone<br />

dai dentisti. Di gran voga il laser<br />

sbiancante e l’apparecchio anche da<br />

adulti. Tuttavia, come spiega Rosalba<br />

Giannoni, ortodontista, «c’è maggiore<br />

attenzione agli aspetti funzionali piuttosto<br />

che a quelli puramente estetici».<br />

Secondo l’ultimo rapporto Eurispes,<br />

le donne continuano a rivolgersi alla<br />

chirurgia estetica più degli uomini:<br />

rappresentano ancora il 70 per cento<br />

dei pazienti. Gli interventi più richiesti<br />

sono la liposuzione, la mastoplastica<br />

ad<strong>di</strong>tiva (aumento del seno) e la blefaroplastica<br />

(ringiovanimento della zona<br />

degli occhi).<br />

Le donne non cercano più la perfezione<br />

a ogni costo, ma questa classifica<br />

<strong>di</strong>mostra che i loro incubi sono sempre<br />

gli stessi: cellulite, seno piatto e rughe.<br />

<br />

9


QuattroColonne<br />

CULTURA/ Biblioteche a misura <strong>di</strong> bambino<br />

La buona notizia è che il 67 per<br />

cento dei bambini italiani tra i 5<br />

e i 13 anni ha letto almeno un libro<br />

non scolastico nel 2002. Quella<br />

cattiva è che il restante 33 per cento<br />

non ne ha letto nemmeno uno.<br />

L’ultimo rapporto dell’Aie (Associazione<br />

italiana e<strong>di</strong>tori) sottolinea che i<br />

piccoli lettori sono sempre <strong>di</strong> più. Un<br />

dato positivo, soprattutto se si considera<br />

che tra il 1997 e il 2001 erano costantemente<br />

<strong>di</strong>minuiti.<br />

Negli ultimi anni i lettori in erba sono<br />

anche <strong>di</strong>ventati più autonomi. Il 33<br />

per cento sceglie personalmente cosa<br />

leggere. La percentuale dei non lettori,<br />

tuttavia, resta elevata e aumenta dopo<br />

i 12 anni. Anche chi legge de<strong>di</strong>ca molto<br />

più tempo ai videogiochi che ai libri:<br />

56 minuti al giorno contro 37.<br />

Analizzando questi dati Giovanni Peresson<br />

dell’ufficio stu<strong>di</strong> dell’Aie in<strong>di</strong>vidua<br />

il problema nella scarsità <strong>di</strong> iniziative<br />

per la promozione della lettura.<br />

La soluzione? Un maggiore impegno<br />

delle biblioteche pubbliche. A <strong>Perugia</strong><br />

dall’anno scorso è stato avviato il progetto<br />

“Biblioteca da favola”. Le sale <strong>di</strong><br />

10<br />

pubblica lettura della città hanno<br />

acquistato un gran numero <strong>di</strong> nuovi<br />

libri per ragazzi. Ora sugli scaffali,<br />

accanto ai classici per l’infanzia, si possono<br />

trovare molte delle novità che più<br />

attraggono i piccoli. Non più soltanto<br />

Cappuccetto Rosso e Pollicino, ma<br />

anche Harry Potter e Geronimo<br />

Stilton. Alla biblioteca “Multime<strong>di</strong>ale”,<br />

nel centro <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, sono a<br />

<strong>di</strong>sposizione dei bambini circa 500<br />

libri cartonati e 5.300 volumi. In periferia,<br />

alla “Biblionet” <strong>di</strong> ponte S.<br />

Giovanni, i libri per ragazzi sono oltre<br />

1.400.<br />

“Biblioteca da favola” non è solo questo.<br />

Vengono allestite mostre. “Biblionet”<br />

ha ospitato “Tutti uguali, tutti <strong>di</strong>versi”,<br />

un percorso tra i libri che illustrano<br />

la ricchezza <strong>di</strong> un mondo fatto <strong>di</strong><br />

culture <strong>di</strong>fferenti. Alla “Multime<strong>di</strong>ale”<br />

sono stati esposti invece i “Libri fatti ad<br />

N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />

Il libro è mio e me lo scelgo io<br />

Il 67 per cento dei bambini italiani legge. Molti decidono da soli quali volumi acquistare. Ma il numero<br />

dei non-lettori resta alto. Due iniziative delle biblioteche <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> per stimolare i ragazzi a leggere <strong>di</strong> più<br />

SILVIA RITA<br />

UNA BAMBINA IMMERSA NELLA LETTURA<br />

CULTURA/ L’inarrestabile crescita del settore della formazione post-laurea<br />

Master e ri-master<br />

Aumenta il numero degli iscritti. E dei corsi. Per neolaureati sempre più insicuri<br />

ALESSIA PIOVESAN<br />

ENZO ARCERI<br />

Lo studente italiano assomiglia<br />

sempre <strong>di</strong> più a Tanguy. Ricordate<br />

il film <strong>di</strong> Etienne Chatiliez? Il<br />

trentenne terrorizzato dalla vita, attaccato<br />

alle gonne della madre e vittima <strong>di</strong><br />

crisi isteriche alla prima esperienza lontano<br />

da casa ha molti cloni nel nostro<br />

paese. Arriva la fine dell’università e inizia<br />

il dramma della ricerca del lavoro.<br />

Inizierebbe, se non fosse subito pronto<br />

un master ad hoc per attutire l’impatto<br />

traumatico con il mercato.<br />

In<strong>di</strong>spensabile appen<strong>di</strong>ce senza la quale<br />

la laurea resta uno sterile titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

oppure fuga dal precariato? Il master è<br />

la risposta alla congiuntura <strong>di</strong>fficile del<br />

mercato del lavoro e alle ansie da Peter<br />

Pan dei giovani italiani.<br />

Negli ultimi anni in Italia si è assistito<br />

al proliferare <strong>di</strong> corsi <strong>di</strong> perfezionamento<br />

e scuole <strong>di</strong> specializzazione. Oltre 400<br />

in tutt’Italia, hanno reso la specializzazione<br />

post-laurea un percorso obbligato.<br />

Il business della formazione è esploso,<br />

da un lato, a causa dell’uniformarsi del<br />

sistema universitario italiano a modelli<br />

d’istruzione stranieri soprattutto anglosassone,<br />

dall’altro per la richiesta da parte<br />

del mondo del lavoro <strong>di</strong> maggiore<br />

specializzazione. Nell’era dei co.co.co,<br />

dei lavori interinali, dei contratti a termine,<br />

i settori produttivi si sono ulteriormente<br />

segmentati. La riforma del lavoro<br />

ha complicato il quadro, contribuendo<br />

a far percepire al neolaureato la<br />

propria costante inadeguatezza. Manca<br />

sempre un <strong>di</strong>ploma “x”, un titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

“y”, un master qualsiasi anche per<br />

un primo impiego. Sempre più giovani<br />

restano sulla soglia, a contemplare intimoriti<br />

il “mondo dei gran<strong>di</strong>”. Nel frattempo<br />

sono <strong>di</strong>sposti a spendere, in assenza<br />

<strong>di</strong> sussi<strong>di</strong> europei o borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o,<br />

dai 5 ai 100 milioni <strong>di</strong> vecchie lire,<br />

per perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> tempo che vanno da tre<br />

mesi a un anno. Nella maggior parte dei<br />

casi, i genitori, sono <strong>di</strong>sposti a sostenere<br />

i figli. In molti si <strong>di</strong>cono sod<strong>di</strong>sfatti<br />

del corso, ma delusi dallo stage, soprattutto<br />

quelli che si attendevano un’assunzione<br />

sicura. «Il panorama è cambiato<br />

soprattutto negli ultimi due anni<br />

- spiega Anna Terzilli, responsabile dei<br />

master dell’Istituto Tagliacarne - con<br />

l’autonomia universitaria e grazie agli ul-<br />

timi finanziamenti del Ministero dell’Istruzione».<br />

Le università pubbliche stanno cavalcando<br />

l’onda, anche se puntano a partnership<br />

con gli istituti privati, che fino<br />

ad ora hanno monopolizzato il settore<br />

della formazione post-laurea. «Da un<br />

anno il mercato della formazione è raddoppiato<br />

- sostengono alla Lumsa - grazie<br />

alle nuove offerte formative». Oltre<br />

ai giovani laureati, sono aumentati an-<br />

UNA STUDENTESSA SI INFORMA IN SEGRETERIA<br />

arte”: volumi con illustrazioni pregiate<br />

e una grafica particolarmente curata.<br />

Previsti anche incontri con gli autori.<br />

L’ultimo, ad aprile, con Roberto Piumini,<br />

uno dei più noti scrittori italiani<br />

per ragazzi. E le biblioteche perugine<br />

sono <strong>di</strong>ventate mete per visite guidate<br />

delle scolaresche della provincia.<br />

Nell’organizzazione degli eventi sono<br />

stati coinvolti anche i privati: librerie ed<br />

e<strong>di</strong>tori specializzati .<br />

Le biblioteche della città collaborano,<br />

inoltre, con l’Associazione culturale<br />

pe<strong>di</strong>atri e il Centro per la salute del<br />

bambino. Insieme promuovono “Nati<br />

per leggere”. I me<strong>di</strong>ci che aderiscono<br />

all’iniziativa spiegano ai genitori quanto<br />

è utile leggere a voce alta per i propri<br />

figli sin dai primi anni <strong>di</strong> vita. Alle<br />

famiglie dei piccoli pazienti i pe<strong>di</strong>atri<br />

regalano un cofanetto <strong>di</strong> fiabe e suggeriscono<br />

<strong>di</strong> cercarne altre in biblioteca.<br />

Qui i bibliotecari aiutano le mamme e<br />

i papà a scegliere le letture migliori. E<br />

alla “Multime<strong>di</strong>ale” c’è una sala a misura<br />

<strong>di</strong> bambino: cubi e pedane al posto<br />

delle se<strong>di</strong>e, scaffali bassi e aperti,<br />

poster colorati alle pareti e una raccolta<br />

<strong>di</strong> fumetti, libri e riviste per i più piccoli.<br />

<br />

che i trentacinquenni già occupati, che<br />

temono <strong>di</strong> perdere il lavoro e vogliono<br />

<strong>di</strong>ventare più competitivi. In crescita anche<br />

il numero dei trentenni <strong>di</strong>soccupati.<br />

Istituti, pubblici e privati, adottano<br />

strategie <strong>di</strong> mercato per capire i trend<br />

del mondo del lavoro. Promuovono on<br />

line, con pubblicità sulla stampa generalista<br />

e specializzata e con depliant presso<br />

gli atenei, nuovi e vecchi master. La<br />

Bocconi segue il modello americano,<br />

promuovendo i propri “prodotti” con<br />

incontri in Italia e all’estero. I corsi postuniversitari<br />

a volte rischiano però <strong>di</strong> alimentare<br />

la confusione e il <strong>di</strong>sorientamento<br />

tra i neolaureati.<br />

Il sociologo del lavoro Domenico De<br />

Masi ritiene che negli ultimi tre anni le<br />

cose siano cambiate ra<strong>di</strong>calmente. Non<br />

più solo master ad in<strong>di</strong>rizzo economico,<br />

molto costosi e promossi da enti privati.<br />

«Il master è effettivamente in grado<br />

<strong>di</strong> fornire una formazione <strong>di</strong> buon<br />

livello e un rapido accesso al mondo del<br />

lavoro», sostiene De Masi. A patto che<br />

vengano rispettate due con<strong>di</strong>zioni: un<br />

numero limitato <strong>di</strong> studenti e un programma<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> altamente specialistico.


N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong> QuattroColonne<br />

SPETTACOLO/ Il festival “Cinema e lavoro” <strong>di</strong> Terni<br />

Fabbrica <strong>di</strong> identità<br />

Il cinema torna a parlare <strong>di</strong> catena <strong>di</strong> montaggio e <strong>di</strong>soccupazione.<br />

Ma rifiuta le militanze. Calopresti: «Oggi la vera crisi è borghese»<br />

MARINA SAPIA<br />

Dalla “Finestra <strong>di</strong> fronte” Giovanna<br />

Mezzogiorno sogna. Per<br />

fuggire dall’allevamento <strong>di</strong><br />

polli in cui lavora le basta provare una<br />

nuova emozione. Magari con un manager<br />

<strong>di</strong> successo interpretato da un Raoul<br />

Bova sempre in giacca e cravatta. Con il<br />

film, girato in un vecchio quartiere <strong>di</strong><br />

Roma, il regista turco Ferzan Ozpetek<br />

riporta le telecamere in fabbrica ma poi<br />

si lascia catturare da una storia d’amore<br />

come tante, che relega sullo sfondo le<br />

miserie della <strong>di</strong>soccupazione e del lavoro<br />

precario.<br />

Quest’anno, mentre insegnanti e ferrovieri<br />

occupavano le più gran<strong>di</strong> piazze<br />

europee, i giovani registi abbandonavano<br />

la strada operaista, già battuta dal<br />

maestro Ken Loach negli Anni Settanta,<br />

per andare a caccia <strong>di</strong> sentimenti.<br />

« Raccontare la fabbrica da vicino può<br />

essere <strong>di</strong>fficile, ma a volte è necessario»,<br />

ammette il regista Mimmo Calopresti,<br />

ospite del festival “Cinema e lavoro”<br />

con il suo lungometraggio “Tutto era<br />

Fiat”, girato nel 1998 fuori dai cancelli<br />

<strong>di</strong> Mirafiori. Un incontro con alcuni<br />

operai immigrati dal Sud che hanno ricostruito<br />

integralmente la loro vita all’interno<br />

della fabbrica torinese. Nel<br />

MONIA BALDASCINO<br />

Un giallo girato a <strong>Perugia</strong>. Un<br />

cast <strong>di</strong> studenti, professori e<br />

presi<strong>di</strong>. Dei produttori d’eccezione:<br />

il Comune e la Regione Umbria.<br />

Questi gli ingre<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> “People are<br />

strange”, il lungometraggio realizzato<br />

dal regista Egi<strong>di</strong>o Bonanno in collaborazione<br />

con due scuole del capoluogo:<br />

l’Istituto tecnico per le attività sociali<br />

“Giordano Bruno” e l’Istituto industriale<br />

“Alessandro Volta”.<br />

Il soggetto originale del film è <strong>di</strong> uno<br />

studente <strong>di</strong> soli 19 anni, Piero Ostuni,<br />

che frequenta il “Bruno”. I ragazzi hanno<br />

avuto un ruolo attivo in ogni fase<br />

della realizzazione della pellicola, dalla<br />

definizione della sceneggiatura alla creazione<br />

degli ambienti. Sino alla scelta della<br />

colonna sonora: un mix <strong>di</strong> musica<br />

jazz, Deep Purple, Rolling Stones, Santana<br />

e Doors.<br />

Ed è proprio una canzone dei Doors<br />

a dare il nome al film. «Il titolo “People<br />

are strange” allude alla stranezza delle<br />

persone intesa come doppiezza degli at-<br />

frattempo, però, qualcosa<br />

è cambiato. «Se tornassi ai<br />

cancelli della Fiat – continua<br />

il regista - troverei dei<br />

giovani che hanno smesso<br />

<strong>di</strong> pensare alla famiglia e<br />

hanno voglia <strong>di</strong> usare i loro<br />

sol<strong>di</strong> per viaggiare e lasciarsi<br />

alle spalle la catena<br />

<strong>di</strong> montaggio».<br />

Oggi per capire il rapporto<br />

tra gli uomini e il lavoro<br />

non sembra più necessario<br />

varcare i cancelli<br />

<strong>di</strong> un’industria. Nel suo<br />

ultimo film “La felicità<br />

non costa niente”, Mimmo<br />

Calopresti preferisce<br />

indagare l’intimità <strong>di</strong> un<br />

architetto <strong>di</strong> successo.<br />

«Per me è interessante raccontare<br />

la crisi <strong>di</strong> un borghese<br />

che lavora, che produce,<br />

che sta bene. Perché<br />

la vera crisi oggi è tutta<br />

borghese».<br />

Chi non sembra affatto pensarla così<br />

è il regista madrileno Fernando Léon de<br />

Aranoa che si è aggiu<strong>di</strong>cato il primo<br />

premio al festival <strong>di</strong> San Sebastiàn con<br />

“I lunedì al sole”. Un film che, prima <strong>di</strong><br />

arrivare a Terni, ha fatto il pieno nelle<br />

teggiamenti e mancanza <strong>di</strong> trasparenza»,<br />

spiega il regista.<br />

La trama narra la storia <strong>di</strong> due ragazze<br />

scomparse. Complesse indagini tra<br />

ambienti della malavita e sette sataniche<br />

svelano che le due protagoniste sono artefici<br />

<strong>di</strong> un finto rapimento e <strong>di</strong> un’enorme<br />

beffa ai danni <strong>di</strong> tutti. Un ragazzo<br />

innocente finisce in carcere e nella vicenda<br />

vengono coinvolte magistratura e<br />

polizia. Ma non importa: vince su tutto<br />

l’ansia <strong>di</strong> apparire. «L’idea <strong>di</strong> base è<br />

stata elaborata nei <strong>di</strong>versi mesi <strong>di</strong> lavorazione,<br />

fino ad assumere una configurazione<br />

del tutto <strong>di</strong>versa», racconta Piero<br />

Ostuni.<br />

La storia è solo un pretesto per raccontare<br />

vizi e <strong>di</strong>fetti della società moderna<br />

e il film <strong>di</strong>venta una paro<strong>di</strong>a del<br />

mondo dei me<strong>di</strong>a. I ragazzi recitano la<br />

parte <strong>di</strong> giornalisti d’assalto, cronisti <strong>di</strong>sposti<br />

a tutto pur <strong>di</strong> avere la notizia, caporedattori<br />

senza scrupoli.<br />

Quando la vicenda si conclude, le due<br />

giovani fanno la loro apparizione in un<br />

talk show e conquistano finalmente un<br />

attimo <strong>di</strong> celebrità. Il sipario si apre su<br />

MIMMO CALOPRESTI (Foto Luigi Vai)<br />

sale francesi e spagnole raccontando,<br />

senza peli sulla lingua, le vicende <strong>di</strong> un<br />

gruppo <strong>di</strong> operai <strong>di</strong> un cantiere navale<br />

<strong>di</strong> Vigo, costretti a fare i conti con l’umiliazione<br />

del licenziamento e della cassa<br />

integrazione. <br />

CINEMA/ Esce il nuovo film realizzato da professori e studenti delle scuole perugine<br />

“People are strange”<br />

Una storia <strong>di</strong> sette sataniche. Prodotta da Comune e Regione. Regia <strong>di</strong> Egi<strong>di</strong>o Bonanno<br />

LE DUE PROTAGONISTE DEL FILM<br />

un palco zeppo <strong>di</strong> vallette, musicisti, sociologi<br />

e ospiti famosi: il presentatore<br />

ascolta la loro “strana” storia, interrompendo<br />

il racconto solo per lanciare una<br />

televen<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> materassi.<br />

Con questo arrivano a tre i lavori realizzati<br />

dal regista con le scuole: la speranza<br />

è <strong>di</strong> ripetere il successo delle prime<br />

due pellicole, entrambe selezionate e trasmesse<br />

da “Screensaver”, programma pomeri<strong>di</strong>ano<br />

<strong>di</strong> RaiTre. I due lungometraggi<br />

precedenti erano ispirati a opere <strong>di</strong><br />

Edgar Allan Poe: “I due volti del fanta-<br />

UN FESTIVAL<br />

INTERNAZIONALE<br />

Da Silvio Orlando a Sergio<br />

Cofferati, il programma della<br />

manifestazione<br />

Una rassegna ricca <strong>di</strong> contaminazioni<br />

quella che si è tenuta dal 3 al 7<br />

giugno fra Terni e Narni. Non solo<br />

cinema, ma anche teatro, musica e<br />

tantissimi ospiti. Da Silvio Orlando<br />

a Francesca Comencini, passando<br />

per Nicola Piovani, Fernanda Pivano<br />

e Sergio Cofferati. Ad aprire la kermesse<br />

umbra è stato il nuovo film<br />

<strong>di</strong> Stephen Frears “Piccoli affari<br />

sporchi”. Il thriller racconta la storia<br />

<strong>di</strong> Okwe, un immigrato nigeriano<br />

che lavora come portiere <strong>di</strong> notte in<br />

un albergo lon<strong>di</strong>nese. Presentato a<br />

Terni in anteprima nazionale, il film<br />

uscirà nelle sale italiane il 16 giugno.<br />

A seguire: “Il Posto dell’anima” <strong>di</strong><br />

Riccardo Milani, “B. B. e il cormorano”<br />

del regista livornese Edoardo<br />

Gabbriellini, e “I lunedì al sole” <strong>di</strong><br />

Fernando Léon de Aranoa. Ma tra gli<br />

eventi in programma non potevano<br />

mancare alcuni vecchi successi<br />

degli Anni Settanta: “Momenti tristi”<br />

<strong>di</strong> Mike Leigh, “La classe operaia va<br />

in para<strong>di</strong>so” <strong>di</strong> Elio Petri e l’insostituibile<br />

Krzystof Kieslowski. Per la<br />

sezione “Cinema e industria” sono<br />

stati mostrati in anteprima mon<strong>di</strong>ale<br />

i documentari dell’Ansaldo, della<br />

Perugina e della Sangemini. Infine<br />

“Fiat cinema”: un’intera giornata<br />

de<strong>di</strong>cata alla Fiat assieme a Mimmo<br />

Calopresti e a Giovanna Boursier<br />

che ha presentato “Signorina Fiat”,<br />

quasi una storia d’amore tra un’impiegata<br />

e la Fiat degli anni 60.<br />

stico” e “Il sistema del dottor Catrame e<br />

del professor Piuma”, che ha vinto il terzo<br />

premio del Film Fano Festival.<br />

La collaborazione proseguirà. Il regista<br />

Bonanno pensa <strong>di</strong> coinvolgere i ragazzi<br />

anche nel suo nuovo lavoro, film<br />

<strong>di</strong> ambientazione me<strong>di</strong>evale sul processo<br />

che venne celebrato a Orvieto nel<br />

1268 nei confronti degli eretici Catari.<br />

Un imponente progetto che segna un<br />

salto <strong>di</strong> qualità. La sceneggiatura è già<br />

pronta. E i ragazzi sono ansiosi <strong>di</strong> iniziare<br />

le riprese. <br />

11


QuattroColonne<br />

CULTURA/Le trasformazioni della lingua sull’onda <strong>di</strong> e-mail ed sms<br />

Meglio l’hi-italiano<br />

Abbreviazioni, neologismi, sigle. Creano un nuovo linguaggio. E i puristi, a sorpresa, approvano<br />

ALESSIA PIOVESAN<br />

al bar. Dmn devi ven xchè<br />

6 attesa da qlcn che nn co- «Sn<br />

nosci mlt bene…ti ho kiamato<br />

tnt volte…pleaz rispon<strong>di</strong>! Xox<br />

Manu». Ha 16 anni e scrive sms come<br />

questo, incomprensibile per i genitori<br />

ma chiarissimo ai suoi coetanei. Ticchetta<br />

sui tasti del suo cellulare blu elettrico<br />

alla velocità della luce. Si "esercita"<br />

tutto il giorno, in classe, sul motorino,<br />

per strada.<br />

In 180 caratteri riesce a <strong>di</strong>re tutto:<br />

dare appuntamenti, parlare dei ragazzi<br />

più carini della classe, confidarsi, esprimere<br />

sentimenti. Due punti e un asterisco<br />

significano "bacio", due punti e<br />

una "d" maiuscola traducono "ti sorrido,<br />

sono felice", un punto e virgola e<br />

una parentesi chiusa in<strong>di</strong>cano "pianto,<br />

tristezza". È un linguaggio ormai fuso<br />

con l’italiano dello Zingarelli, un nuovo<br />

co<strong>di</strong>ce in<strong>di</strong>spensabile per essere accettati<br />

nella community della chat e dai<br />

fanatici degli sms e delle mail.<br />

La trasformazione della nostra lingua,<br />

costante nel corso dei secoli, ha subito<br />

una forte accelerazione negli ultimi<br />

12<br />

N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />

AMBIENTE/ De Agostini pubblica la prima guida delle “greenways” italiane<br />

Strade senza motori<br />

Ferrovie <strong>di</strong>smesse. Percorsi storici. Argini incontaminati. Itinerari da proteggere e riscoprire. A pie<strong>di</strong>, in bici o a cavallo<br />

MARCELLO GRECO<br />

Oltre 700 chilometri <strong>di</strong> sentieri<br />

e mulattiere attraverso ferrovie<br />

<strong>di</strong>messe, gallerie, boschi, lungo<br />

fiumi e piccoli torrenti. Sono le strade<br />

ver<strong>di</strong> italiane, un sistema <strong>di</strong> “circolazione<br />

dolce” sul territorio, alternativo ri-<br />

cinque anni. Le nuove tecnologie hanno<br />

permesso forme <strong>di</strong> comunicazione<br />

<strong>di</strong> massa, neppure pensabili fino a poco<br />

tempo fa.<br />

A parlare e a scrivere "up to date", al<br />

passo con i tempi, sono sempre gli adolescenti<br />

e i giovani, cresciuti a ritmo <strong>di</strong><br />

slogan come "Maxibon is mel che one".<br />

Per niente intimoriti dal nuovo che<br />

avanza, al contrario, lo conoscono, lo<br />

chiedono, lo dominano e lo comprano.<br />

Il loro profilo psicologico e il loro linguaggio<br />

sono stu<strong>di</strong>ati costantenmente<br />

dai cacciatori <strong>di</strong> nuove tendenze.<br />

«Ci accusano <strong>di</strong> essere dei persuasori<br />

occulti - si <strong>di</strong>fende Clau<strong>di</strong>o Antonacci,<br />

<strong>di</strong>rettore creativo della Max Information<br />

- ma noi siamo solo antenne che captano<br />

in anticipo ciò che è già nell’aria». Per<br />

capire i cambiamenti della lingua basta<br />

fare un tuffo nei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>re e negli slang,<br />

copiarli alle fermate della metro e nei<br />

bagni pubblici, ritrovarli al cinema o nei<br />

cd. «La pubblicità non fa cultura - spiega<br />

Nicoletta Cernuto, copy writer dell’agenzia<br />

Walter Thompson - si adegua<br />

al parlato comune e funziona quin<strong>di</strong> da<br />

specchio».<br />

Nel "nuovo" italiano delle mail e de-<br />

spetto al sistema <strong>di</strong> mobilità motorizzata<br />

tra<strong>di</strong>zionale.<br />

A queste strade ver<strong>di</strong>, percorribili a<br />

pie<strong>di</strong>, in bicicletta o a cavallo, è de<strong>di</strong>cata<br />

la guida “Greenways in Italia”, pubblicata<br />

dalla casa e<strong>di</strong>trice De Agostini.<br />

Gli itinerari descritti nel volume sono<br />

37, tutti rispettosi dei ritmi lenti e dell’ambiente.<br />

Dal trekking urbano lungo<br />

le rive del Po agli argini del fiume Mincio,<br />

dal tracciato della vecchia linea ferroviaria<br />

Dobbiaco-Cortina alla via verde<br />

<strong>di</strong> Torchiara nel Cilento, dal Parco<br />

del Pollino alla valle del tempio <strong>di</strong> Caltagirone.<br />

L’obiettivo è far riscoprire il gusto <strong>di</strong><br />

passeggiare in mezzo alla natura, ma anche<br />

valorizzare le risorse paesaggistiche<br />

e ambientali e favorire il recupero <strong>di</strong> antiche<br />

strade e mulattiere d’interesse storico-culturale,<br />

altrimenti destinate all’abbandono.<br />

Iniziative del genere non sono nuove<br />

al <strong>di</strong> là delle Alpi. In Gran Bretagna, l’associazione<br />

“Sustrans” promuove la realizzazione<br />

<strong>di</strong> percorsi protetti in tutta<br />

l’Inghilterra grazie ai proventi della lotteria<br />

nazionale. E in Belgio, la ”Association<br />

Chemins du Rail” e la ”Association<br />

europèenne des Voies vertes” hanno svi-<br />

gli sms salta la punteggiatura, mancano<br />

le maiuscole, le parole si polverizzano in<br />

abbreviazioni estreme e sigle, le frasi si<br />

accorciano e viene abolito il congiuntivo.<br />

«È una trasformazione verbale e visiva<br />

che non lascerà tracce indelebili nell’italiano»,<br />

sostiene Bruno Ferlazzo,<br />

pubblicitario della Barabino and Partners.<br />

È la lingua dei trasgressori per de-<br />

ADOLESCENTE AL CELLULARE<br />

luppato un progetto <strong>di</strong> recupero delle<br />

ferrovie <strong>di</strong>smesse a fianco <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong><br />

vie ver<strong>di</strong>.<br />

Fra le greenways segnalate dalla guida<br />

in Umbria, c’è n’è una a pochi chilometri<br />

da <strong>Perugia</strong>, lungo la valle del<br />

torrente Assino, tra Gubbio e Umbertide.<br />

I sei chilometri <strong>di</strong> sentiero si sviluppano<br />

lungo il vecchio tracciato della<br />

ferrovia dell’Appennino centrale - in<br />

funzione tra la fine dell’800 e la seconda<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale - <strong>di</strong> cui non resta<br />

più alcuna traccia.<br />

Si parte da Camporeggiano, con una<br />

visita dell’abbazia tardo-romanica <strong>di</strong> San<br />

Bartolomeo, eretta nell’XI secolo per volere<br />

<strong>di</strong> San Pier Damiani, priore dell’eremo<br />

<strong>di</strong> Santa Croce <strong>di</strong> Fonte Avellana.<br />

Da lì, si risale verso Gubbio, guadando<br />

il torrente in più punti e avventurandosi<br />

per sentieri non sempre agevoli.<br />

Attraverso antichi ponti, gallerie e vecchi<br />

caselli ferroviari in rovina si arriva al<br />

mulino <strong>di</strong> Sant’Angelo, costruito in<br />

prossimità <strong>di</strong> un laghetto <strong>di</strong> pesca sportiva,<br />

del quale è possibile ammirare gli<br />

impianti <strong>di</strong> chiusa e canalizzazione delle<br />

acque, la torre e le macine. L’itinerario,<br />

percorribile a pie<strong>di</strong> in due ore e mezza,<br />

si conclude al castello <strong>di</strong> Carbonana,<br />

finizione, i giovani, che coniano neologismi<br />

per rompere le regole con<strong>di</strong>vise.<br />

Quando un’espressione viene acquisita<br />

dai più invecchia ed è già tempo <strong>di</strong> inventarne<br />

un’altra. La vera minaccia viene<br />

invece dall’inglese che sta sostituendo,<br />

anche quando non sarebbe necessario,<br />

l’italiano.<br />

«Un misto <strong>di</strong> pigrizia e provincialismo<br />

spinge gli italiani all’esterofilia», spiega<br />

Francesco Sabatini, linguista e presidente<br />

dell’Accademia della Crusca, confessando<br />

il rifiuto dei vari "coffee break",<br />

"call center" e "briefing". Lo stesso che<br />

ha spinto l’Accademia degli Incamminati<br />

a stendere il "Manifesto agli italiani<br />

per l’italiano" e il poeta Mario Luzi<br />

a parlare <strong>di</strong> «pappetta terminologica», riferendosi<br />

all’italiano inglesizzato. Gli<br />

sms e le mail impongono la brevità, ma<br />

non c’è nulla <strong>di</strong> grave. «Nel Me<strong>di</strong>oevo<br />

hanno scritto anche un <strong>di</strong>zionario delle<br />

abbreviazioni - tranquillizza Sabatini -<br />

necessarie, data la carenza <strong>di</strong> carta». Manuela<br />

può continuare a scrivere monosillabi,<br />

con la bene<strong>di</strong>zione della Crusca,<br />

purché a scuola impari a leggere Montale<br />

e a scrivere come Sciascia. <br />

nei pressi della vecchia stazione <strong>di</strong> Pietralunga.<br />

La fortezza, costruita intorno<br />

all’anno 1000 sulla valle dell’Assino, si<br />

conserva ancora in ottimo stato.<br />

La guida suggerisce anche un altro itinerario<br />

in Umbria: quello che si snoda<br />

sul fondovalle della Valnerina, lungo il<br />

tracciato della linea ferroviaria che collegava<br />

Spoleto a Norcia.<br />

Il viaggio inizia dal borgo me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong><br />

Sant’Anatolia <strong>di</strong> Narco, racchiuso tra<br />

mura e torri quattrocentesche, e prosegue<br />

verso Castel San Felice, dove vale la<br />

pena visitare la chiesa <strong>di</strong> San Felice <strong>di</strong><br />

Narco, fondata dai monaci benedettini<br />

e ricostruita nel 1194. Tappe successive<br />

sono Vallo <strong>di</strong> Nera, Pie<strong>di</strong>paterno e Ponte,<br />

che sorgono sulle sponde del fiume<br />

Nera. L’itinerario termina - dopo tre ore<br />

e mezza a pie<strong>di</strong> o un’ora e mezza in<br />

mountain bike - a Borgo Cerreto, davanti<br />

all’abbazia <strong>di</strong> San Lorenzo, eretta<br />

tra il ’300 e il ’400.<br />

Altri itinerari sono già in cantiere e saranno<br />

presto attivati. Nel nostro paese<br />

esistono più <strong>di</strong> 3.000 chilometri <strong>di</strong> ferrovie<br />

<strong>di</strong>smesse, 6.000 chilometri <strong>di</strong> argini<br />

e strade costruite a fianco <strong>di</strong> fiumi<br />

e canali, oltre a una fittissima rete <strong>di</strong> vie<br />

antiche e mulattiere.


N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong> QuattroColonne<br />

SPORT/ La pallavolo conquista l’Umbria<br />

Volley, Volley, fortissimamente Volley<br />

Lo scudetto delle donne. Un movimento in forte crescita. E il futuro è ancora più roseo<br />

ALESSANDRO TABALLIONE<br />

In Umbria è scoppiata la volleymania.<br />

Il 35 per cento <strong>di</strong> praticanti<br />

in più rispetto al 2002.<br />

Qualcosa come 120 squadre iscritte<br />

ai campionati federali. Nei campetti<br />

degli oratori c’è più gente intorno<br />

alla rete da pallavolo che sul<br />

classico campo <strong>di</strong> calcio. Le società,<br />

da quelle più importanti, come<br />

la Sirio, a quelle più piccole, che<br />

<strong>di</strong>sputano solo campionati provinciali,<br />

hanno problemi <strong>di</strong> abbondanza.<br />

«Quest’anno per la prima volta<br />

ci è capitato <strong>di</strong> dover <strong>di</strong>re no a<br />

qualcuno, perché eravamo già al<br />

completo. E pensare che gli anni<br />

scorsi le persone dovevamo andarle<br />

a cercare…» racconta Carlo Sestini,<br />

<strong>di</strong>rigente della squadra <strong>di</strong> volley<br />

<strong>di</strong> Ponte Felcino.<br />

I numeri confermano l’ascesa <strong>di</strong><br />

questo sport: dal 2000, il trend dei<br />

tesserati è stato sempre positivo. E<br />

ben <strong>di</strong>stribuito fra ragazzi e ragazze.<br />

In Umbria, è lo sport più praticato<br />

dopo l’inarrivabile pallone. Un<br />

altro segnale incoraggiante lo si<br />

può in<strong>di</strong>viduare nell’età dei nuovi<br />

iscritti: l’80% dei nuovi praticanti ha<br />

meno <strong>di</strong> 12 anni.<br />

Quello umbro è un movimento<br />

che può contare su circa 6000 tesserati.<br />

Ad un passo dal po<strong>di</strong>o per<br />

numero <strong>di</strong> praticanti. L’Umbria, infatti<br />

è subito <strong>di</strong>etro a Emilia Romagna,<br />

Lombar<strong>di</strong>a e Lazio per quantità<br />

<strong>di</strong> iscritti. Ma se si considera il<br />

rapporto fra abitanti della regione e<br />

praticanti, l’Umbria è <strong>di</strong>etro solo al<br />

Lazio.<br />

Un vero e proprio boom dopo<br />

anni <strong>di</strong> magra. Da quando la squadra<br />

maschile dell’Olio Venturi Spoleto<br />

venne cancellata per debiti dalla<br />

A1(1996) e la Imet <strong>Perugia</strong>, nel<br />

femminile, nello stesso anno retrocesse<br />

in A2, le cose sono cambiate.<br />

Quello fu l’anno zero della pallavolo<br />

umbra. Lo conferma il record<br />

negativo <strong>di</strong> tesserati, solo 4500 in<br />

quella stagione. Ma il movimento <strong>di</strong><br />

base della pallavolo umbra è stato<br />

sempre fortemente ra<strong>di</strong>cato nel territorio.<br />

Squadre come la Idrogest<br />

Trevi, il Cus <strong>Perugia</strong>, la Samer Marsciano<br />

hanno tenuto viva e svilup-<br />

La <strong>di</strong>sciplina che fa impazzire gli Americani<br />

pata la passione per la pallavolo fino<br />

alla rinascita attuale.<br />

Tutta questa voglia <strong>di</strong> volley trova<br />

la sua massima espressione nella<br />

Despar <strong>Perugia</strong> campione d’Italia,<br />

che ha conquistato il suo primo<br />

scudetto quest’anno, in trasferta a<br />

Novara, seguita da centina <strong>di</strong> tifosi<br />

festanti. Questo trionfo ha impresso<br />

un’accelerazione ulteriore ad un<br />

trend già ampiamente positivo. Testimonia<br />

Giovanni Simoncini, <strong>di</strong>rettore<br />

sportivo della squadra campione<br />

d’Italia: «Dopo la conquista dello<br />

scudetto, la nostra sede è stata<br />

asse<strong>di</strong>ata da ragazzi e ragazze che<br />

chiedevano <strong>di</strong> tesserarsi e giocare.<br />

Ma quello che mi rende più felice<br />

è il boom del minivolley. La nostra<br />

assicurazione sul futuro». <br />

Pilates, ma quanto mi costi?<br />

Esercizi lenti. Rilassamento. Concentrazione. A carissimo prezzo, anche a <strong>Perugia</strong><br />

LUCIANA BARBETTI<br />

Yoga e Pilates, controllo<br />

il mio corpo e sono sod<strong>di</strong>-<br />

«Faccio<br />

sfatta», recita così “American<br />

life”, l’ultimo successo <strong>di</strong> Madonna. Un<br />

testo autobiografico: la rockstar italoamericana<br />

per mantenersi bella e rilassarsi<br />

pratica regolarmente il Pilates. Ma<br />

non è la sola vip ad essere affezionata a<br />

questa <strong>di</strong>sciplina. Liz Hurley, Patrick<br />

Swayze, Jennifer Aniston e molti altri <strong>di</strong>vi<br />

<strong>di</strong> Hollywood hanno abbandonato<br />

aerobica e body-buil<strong>di</strong>ng per approdare<br />

al più dolce metodo Pilates, nuovo<br />

trend nelle palestre americane alla moda,<br />

sviluppato negli ultimi mesi anche<br />

a <strong>Perugia</strong>.<br />

Questa <strong>di</strong>sciplina, in realtà, nasce in<br />

Europa, come il suo ideatore Joseph Hubertus<br />

Pilates. Il ginnasta tedesco nei primi<br />

Anni Venti utilizza una serie <strong>di</strong> 500<br />

esercizi lenti e flui<strong>di</strong>, eseguiti su un materassino<br />

a molle chiamato Mat, per riabilitare<br />

le persone immobilizzate dalle<br />

ferite <strong>di</strong> guerra. Poi Pilates emigra a New<br />

York dove arricchisce la sua tecnica ampliando<br />

il numero degli attrezzi utilizzati<br />

e allargando gli ambiti <strong>di</strong> applica-<br />

ESERCIZI DI PILATES<br />

zione della sua tecnica: dalla danza al rilassamento,<br />

dalla ginnastica posturale al<br />

rafforzamento dei muscoli. Nasce così il<br />

metodo Pilates. Concentrazione, controllo,<br />

flui<strong>di</strong>tà, precisione e respirazione<br />

sono questi i principi della <strong>di</strong>sciplina e<br />

nascono dalla fusione tra <strong>di</strong>scipline occidentali<br />

e spiritualità orientale. In Italia<br />

il Pilates arriva molto più tar<strong>di</strong>: nel 1996<br />

nasce la prima scuola a Milano e bisogna<br />

LE GIOVANILI DELLA DESPAR PERUGIA, FUTURO DELLA PALLAVOLO UMBRA<br />

arrivare al novembre 2002 per avere a<br />

<strong>Perugia</strong> “Stu<strong>di</strong>o Pilates”, la prima palestra<br />

de<strong>di</strong>cata esclusivamente a questo<br />

sport. «Abbiamo corsi a corpo libero e<br />

corsi con attrezzi - <strong>di</strong>ce l’istruttrice Cristina<br />

Brustenga - gli iscritti sono una<br />

trentina in tutto». Ma a <strong>Perugia</strong> anche la<br />

scuola <strong>di</strong> danza “Dance Gallery” tiene<br />

corsi <strong>di</strong> Pilates, già dal 2002, a circa 150<br />

persone l’anno. «Utilizziamo i principi<br />

base del metodo, fusi con gli esercizi preparatori<br />

alla danza, per integrare la preparazione<br />

atletica degli allievi. Ormai il<br />

Pilates si pratica in tutte le scuole <strong>di</strong> danza<br />

d’Europa», spiega Valentina Romito,<br />

responsabile della scuola.<br />

In Umbria non è ancora esplosa la vera<br />

e propria mania che sta trasformando<br />

i palinsesti delle palestre americane e, ultimamente,<br />

anche <strong>di</strong> quelle milanesi.<br />

«Non abbiamo fatto alcun tipo <strong>di</strong> pubblicità<br />

e credo che ci vorrà un po’ più <strong>di</strong><br />

tempo per far affezionare gli umbri alla<br />

nostra <strong>di</strong>sciplina», ipotizza Cristina Brustenga.<br />

Ma la <strong>di</strong>fferenza con gli States è<br />

anche nella tipologia <strong>di</strong> clienti, non solo<br />

nella quantità. In America il Pilates<br />

viene praticato come alternativa all’aerobica,<br />

per bruciare chili e calorie. Invece<br />

qui a <strong>Perugia</strong> i clienti non sono gli<br />

stessi che si affannano in palestra. «Sono<br />

persone più esigenti e più sensibili,<br />

attente a un nuovo concetto <strong>di</strong> salute -<br />

afferma la Brustenga - non vogliono solo<br />

<strong>di</strong>magrire, cercano qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso».<br />

E considerando che una lezione <strong>di</strong><br />

Pilates costa dai 18 ai 35 euro all’ora<br />

qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso l’hanno già trovato:<br />

il prezzo. <br />

13


QuattroColonne<br />

ECONOMIA/Le nuove frontiere del marketing<br />

Bontà tutta da vendere<br />

Iniziative umanitarie, eventi culturali, ricerca scientifica. E ora anche un premio<br />

LUCIANA BARBETTI<br />

EUGENIO BRUNO<br />

si meritano un Natale<br />

più buono”. È uno dei tan-<br />

“Tutti<br />

ti slogan pensati dalle imprese<br />

italiane per le proprie campagne <strong>di</strong><br />

marketing sociale. Un giro d’affari che<br />

nel 2002 ha sfiorato gli 80 milioni <strong>di</strong> euro.<br />

Ottomila gli annunci e 119 le aziende<br />

coinvolte, secondo uno stu<strong>di</strong>o della<br />

AC Nielsen. In Umbria l’attenzione delle<br />

aziende si concentra sulle donazioni e<br />

sul patrocinio <strong>di</strong> eventi culturali.<br />

Il marketing sociale nasce negli Stati<br />

Uniti all’inizio degli Anni Settanta, ma<br />

arriva in Italia soltanto vent’anni dopo.<br />

Le imprese mostrano il volto buono del<br />

capitalismo. Una parte degli investimenti<br />

in marketing e promozione viene<br />

destinata a interventi nel sociale. I progetti<br />

finanziati sono i più <strong>di</strong>sparati: dall’arte<br />

alla ricerca scientifica, dal restauro<br />

<strong>di</strong> opere cinematografiche alla cura <strong>di</strong><br />

malattie rare, dalla costruzione <strong>di</strong> ospedali<br />

alla formazione professionale. In<br />

me<strong>di</strong>a le imprese che fanno marketing<br />

sociale sono gran<strong>di</strong> o molto gran<strong>di</strong>,<br />

gruppi industriali e multinazionali. Ap-<br />

14<br />

partengono soprattutto ai settori delle<br />

telecomunicazioni, del cre<strong>di</strong>to e della<br />

grande <strong>di</strong>stribuzione.<br />

Anche i consumatori apprezzano: il 77<br />

per cento degli italiani è sod<strong>di</strong>sfatto della<br />

partecipazione delle imprese alla soluzione<br />

dei problemi sociali. A <strong>di</strong>rlo è<br />

un’indagine dell’istituto <strong>di</strong> ricerca Ipsos.<br />

Oltre il quaranta per cento degli intervistati<br />

ritiene che a guadagnare, da questo<br />

tipo <strong>di</strong> campagne promozionali, siano<br />

entrambe le parti: sia chi riceve, sia<br />

l’impresa che investe. Ma per il 37 per<br />

cento le aziende sono le uniche vere beneficiarie.<br />

Come fare a convincere i pochi<br />

scettici rimasti?<br />

Con un premio. Come quello messo in<br />

palio lo scorso anno dall’associazione Sodalitas,<br />

che dal 1995 raggruppa impre-<br />

se e associazionino-profit,<br />

per lo sviluppodell’impren<strong>di</strong>toria<br />

nel sociale.<br />

Tra le 75<br />

aziende partecipanti,<br />

il<br />

premio per la<br />

miglior campagna <strong>di</strong> marketing sociale<br />

è andato a Vodafone Omnitel, grazie all’iniziativa<br />

“SMS” (Super Messaggio Solidale)<br />

per la campagna “Fermiamo<br />

l’Aids sul nascere”.<br />

Nessuna impresa umbra ha partecipato<br />

a questa gara insolita. Il tessuto produttivo<br />

della regione è fatto per la quasi<br />

totalità <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>e imprese. Raramente<br />

una piccola azienda può permettersi<br />

investimenti ingenti in marketing.<br />

Tanto più se a sfondo sociale. La<br />

conferma giunge da Gennaro Cuomo,<br />

docente <strong>di</strong> marketing alla Sapienza <strong>di</strong><br />

Roma: «Questo tipo <strong>di</strong> investimenti è tipico<br />

dei gran<strong>di</strong> gruppi. Le piccole imprese<br />

tendono a finanziare iniziative che<br />

hanno una stretta ricaduta nell’ambito<br />

locale».<br />

N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />

Donazioni, eventi culturali e manifestazioni<br />

sportive sono le attività in cui si<br />

cimentano gli impren<strong>di</strong>tori umbri. «Finanziamo<br />

enti, sagre paesane e lotterie<br />

locali», spiega Luca Berti dell’ufficio<br />

marketing della Ellesse. Gli istituti <strong>di</strong><br />

cre<strong>di</strong>to sono protagonisti <strong>di</strong> molte iniziative<br />

nel sociale. La fondazione Cassa<br />

<strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> è tra i più attivi.<br />

Negli ultimi anni ha finanziato numerosi<br />

progetti in ambito culturale, artistico<br />

e scientifico.<br />

Fabrizio Stazi, dell’ufficio Contabilità<br />

e amministrazione dell’istituto perugino,<br />

descrive l’ultima iniziativa: «Abbiamo<br />

investito <strong>di</strong>versi milioni <strong>di</strong> euro nel<br />

restauro <strong>di</strong> Palazzo Baldeschi, allo scopo<br />

<strong>di</strong> istituire una mostra biennale <strong>di</strong><br />

pittura che ospiterà artisti del calibro del<br />

Perugino».<br />

È <strong>di</strong>fficile fare previsioni sull’evoluzione<br />

del marketing sociale. Le esigenze <strong>di</strong><br />

tagliare i costi potrebbero prevalere sulla<br />

magnanimità strategica delle imprese<br />

italiane. Lo stesso Cuomo fa parte del<br />

partito degli scettici: «Per ora non ha un<br />

futuro. È uno scambio non economico<br />

che non entra nel mercato. Non credo<br />

che avrà un’evoluzione». <br />

ECONOMIA/ L’inesauribile ricerca degli espe<strong>di</strong>enti per non pagare le tasse<br />

Evado in alto mare<br />

Residenze galleggianti e monete virtuali. Non ha limite la fantasia <strong>di</strong> chi vuole beffare il fisco<br />

CRISTIANO PICCINELLI<br />

Sono sempre meno, i nostalgici dell’evasione<br />

fiscale, che partono alla<br />

volta della Svizzera con la valigetta<br />

piena <strong>di</strong> denaro. E adesso che anche<br />

la stessa Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza pre<strong>di</strong>spone<br />

un nucleo operativo contro le<br />

fro<strong>di</strong> fiscali via internet, gli evasori del<br />

nuovo millennio devono dar sfogo a<br />

tutta la loro creatività per sfuggire al<br />

controllo dello stato. Magari navigando<br />

nella rete alla ricerca <strong>di</strong> società virtuali,<br />

compiacenti.<br />

Anche in Umbria esistono imprese<br />

fantasma, come spiega il colonello<br />

Gianfranco Car<strong>di</strong>ni, comandante provinciale<br />

della Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> finanza <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>:<br />

«Abbiamo smascherato un’impresa<br />

e<strong>di</strong>le che aveva evaso l’erario per<br />

95 miliar<strong>di</strong> delle vecchie lire. Una <strong>di</strong>tta<br />

<strong>di</strong> carta, senza operai, senza macchinari<br />

e senza alcun tipo <strong>di</strong> struttura fissa».<br />

Sono proprio questo tipo <strong>di</strong> società<br />

e quelle dei servizi a essere maggiormente<br />

coinvolte nell’evasione fiscale.<br />

Il metodo più usato, in particolare da<br />

faccen<strong>di</strong>eri con gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />

denaro, sono le società off-shore. Si<br />

tratta <strong>di</strong> imprese fuori giuris<strong>di</strong>zione, che<br />

L’inziativa premiata<br />

hanno sede nei famosi para<strong>di</strong>si fiscali.<br />

In alcuni, come le Seychelles, si possono<br />

costituire società registrandosi ad<strong>di</strong>rittura<br />

con nomi <strong>di</strong> fantasia, senza che<br />

le autorità facciano domande sull’identità<br />

effettiva delle persone. Altri paesi<br />

invece, pur aderendo agli accor<strong>di</strong> sulle<br />

rogatorie internazionali, bloccano <strong>di</strong><br />

fatto ogni proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> inchiesta.<br />

Creare una società off-shore è semplice<br />

e veloce, bastano pochi giorni e non<br />

richiede nessun tipo <strong>di</strong> spesa, se non<br />

quella utile per accontentare sottobanco<br />

le richieste <strong>di</strong> qualche funzionario<br />

statale o <strong>di</strong> banca. Una società <strong>di</strong> questo<br />

tipo si crea con l’aiuto <strong>di</strong> professionisti<br />

esteri che pre<strong>di</strong>spongono tutta la<br />

documentazione necessaria e si preoccupano<br />

della costituzione materiale.<br />

Grazie ad una triangolazione, e a un<br />

passaggio <strong>di</strong> fatture da una società all’altra,<br />

è possibile sottrare al fisco ingenti<br />

quantità <strong>di</strong> denaro, facendole<br />

scomparire nei conti esteri, <strong>di</strong>fficili da<br />

controllare.<br />

Ma c’è anche chi costituisce società <strong>di</strong><br />

comodo in modo da guadagnare nella<br />

sovraffatturazione delle ven<strong>di</strong>te e degli<br />

acquisti. Il tutto magari tramite il meccanismo<br />

detto del carosello dell’iva. Un<br />

metodo per il quale si acquistano merci<br />

all’estero, tramite queste <strong>di</strong>tte fittizie,<br />

e non si versa l’iva. Il prodotto arriva<br />

poi sul mercato ad un prezzo ridotto rispetto<br />

a quello <strong>di</strong> altri prodotti omogenei<br />

con gravi danni per la concorrenza.<br />

Spesso la truffa è fatta anche nei confronti<br />

dell’Unione europea. La Guar<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> finanza ha scoperto una <strong>di</strong>tta produttrice<br />

<strong>di</strong> olio che <strong>di</strong>chiarava <strong>di</strong> imbottigliare<br />

milioni <strong>di</strong> litri, chiedendo<br />

sgravi fiscali e contributi comunitari,<br />

quando in realtà non produceva nemmeno<br />

una bottiglia.<br />

Evasi milioni <strong>di</strong> euro anche nello sport<br />

con la ven<strong>di</strong>ta a prezzi gonfiati <strong>di</strong> spazi<br />

pubblicitari. La società ven<strong>di</strong>trice collocava<br />

gli spazi in<strong>di</strong>cando nelle fatture<br />

prezzi superiori al listino. Chi comprava<br />

restituiva la <strong>di</strong>fferenza in nero tramite<br />

movimenti bancari in conti aperti<br />

nelle banche svizzere. Ginevra è la<br />

meta preferita anche dei piccoli esportatori<br />

<strong>di</strong> capitali. Oltre alle nazioni reali,<br />

i para<strong>di</strong>si fiscali come le Bahamas, le<br />

isole Vergini, le Cayman, alcuni paesi<br />

dell’est e la stessa Austria, ci sono anche<br />

quelle virtuali. Le cosidette Cyber- Nation,<br />

che non esistono nella realtà, ma<br />

che rilasciano documenti e titoli. Il pri-<br />

mo stato virtuale è stato fondato nel<br />

1991, l’impero <strong>di</strong> Mescizedek, che ha<br />

trenta atolli virtuali e più <strong>di</strong> 2000 citta<strong>di</strong>ni.<br />

Poi ci sono altri stati fasulli come<br />

il principato <strong>di</strong> Sealand, una vecchia<br />

piattaforma petrolifera, acquistata da<br />

un magnate britannico. Trovandosi al <strong>di</strong><br />

fuori della giuris<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> qualsiasi stato<br />

permette <strong>di</strong> occultare i propri red<strong>di</strong>ti,<br />

per evitare la tassazione. Molti <strong>di</strong><br />

questi stati hanno ad<strong>di</strong>rittura iniziato a<br />

battere moneta come nel caso del Mojo,<br />

utile per pagare transazioni tramite<br />

internet. Impossibile da tassare, perché<br />

sarebbe come tassare un baratto.<br />

Qualcuno ha pensato bene <strong>di</strong> creare<br />

ad<strong>di</strong>rittura un para<strong>di</strong>so fiscale galleggiante.<br />

La Freedom Ship, è un transatlantico<br />

condominio per 110 miliardari,<br />

stanchi <strong>di</strong> dover pagare le tasse. I prezzi<br />

per un appartamento vanno da<br />

170.000 dollari a due milioni e mezzo.<br />

La nave darà la residenza ai suoi<br />

ospiti e trovandosi in acque internazionali<br />

questi non dovranno sborsare alcunché<br />

per i red<strong>di</strong>ti guadagnati.<br />

Due vantaggi in uno: testa <strong>di</strong> legno<br />

off-shore e nave da crociera. Utile e <strong>di</strong>lettevole,<br />

un vero affare per l’evasore<br />

moderno.


N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong> QuattroColonne<br />

TURISMO/ Gli itinerari della Fondazione Nievo tra enogastronomia, artigianato e turismo<br />

Il business sulla via dei poeti<br />

In 16 regioni, i parchi letterari hanno creato 400 posti <strong>di</strong> lavoro e 200 aziende. Un investimento <strong>di</strong> 872 milioni <strong>di</strong> euro<br />

ANNALISA SALSANO<br />

Chi l’avrebbe mai detto che Grazia<br />

Deledda, Leonardo Sciascia,<br />

Dante Alighieri e Giosuè Carducci,<br />

potessero essere non solo fucina<br />

<strong>di</strong> cultura ma anche <strong>di</strong> ricchezza? L’originale<br />

intuizione è <strong>di</strong> Stanislao Nievo,<br />

pronipote <strong>di</strong> Ippolito Nievo, scrittore e<br />

giornalista: attraverso questi spazi che<br />

raccontano la storia dei comuni e della<br />

cultura italiana, è possibile anche creare<br />

dei circuiti economici che rilanciano<br />

zone del nostro paese spesso tagliate fuori<br />

dallo sviluppo.<br />

I parchi letterari non hanno una delimitazione<br />

fisica. Possono comprendere<br />

uno o più luoghi, ruderi, case, interi<br />

centri abitati, sentieri e vecchie strade.<br />

Sono itinerari lungo i luoghi che hanno<br />

ispirato i gran<strong>di</strong> poeti.<br />

Oggi a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni dalla nascita<br />

del progetto, i parchi letterari in<br />

Italia sono 24. Di questi 17 hanno beneficiato<br />

della sovvenzione totale della<br />

Unione Europea, promossa da Fondazione<br />

Nievo, Ig (oggi Sviluppo Italia) e<br />

Touring Club Italiano.<br />

Una rete che si estende in 16 regioni.<br />

Qualche cifra: 55 gli enti locali coinvolti,<br />

duecento le imprese costituite nel-<br />

Ci sarà anche un pezzo <strong>di</strong> Umbria<br />

sulla Stazione Spaziale Internazionale.<br />

Una équipe dell’Università<br />

<strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> partecipa a un progetto<br />

che potrebbe svelare i segreti più affascinanti<br />

dell’universo. Nei laboratori dell’ateneo<br />

è stato realizzato lo spettrometro<br />

AMS (Alpha Magnetic Spectometer),<br />

uno strumento ad alta precisione che<br />

analizzerà i raggi cosmici.<br />

I ricercatori sperano <strong>di</strong> trovare particelle<br />

presenti nell’universo al momento<br />

del Big Bang e ora “scomparse”. «Questo<br />

è il nostro scopo. Non è escluso, tuttavia,<br />

che potremmo fare scoperte alle quali<br />

non avevamo neppure pensato», afferma<br />

Roberto Battiston, coor<strong>di</strong>natore dell’équipe.<br />

«La ricerca scientifica è affascinante<br />

quando produce sorpresa. In fondo,<br />

Cristoforo Colombo pensava <strong>di</strong> essere<br />

arrivato in Giappone».<br />

Lo spettrometro è già stato testato nel<br />

1998, quando per <strong>di</strong>eci giorni volò sullo<br />

Shuttle e analizzò cento milioni <strong>di</strong><br />

particelle. La prossima fase dell’esperimento<br />

è più complessa e può essere portata<br />

a termine solo sulla Stazione Spazia-<br />

le zone limitrofe ai parchi, circa cento il<br />

numero complessivo degli addetti occupati<br />

<strong>di</strong>rettamente, cui aggiungere altre<br />

trecento persone impiegate nell’indotto.<br />

Le iniziative intraprese nel corso<br />

del 2002 sono state 150.<br />

Le idee non mancano per dare corso a<br />

questo progetto che sfrutta il fior fiore<br />

delle bellezze naturali e artistiche italiane:<br />

animazioni teatrali, convegni, mostre<br />

<strong>di</strong> pittura e artigianato locale, manifestazioni<br />

enogastronomiche, e altri<br />

eventi.<br />

le. L’incidente del Columbia ha, però, allungato<br />

i tempi, perché lo spettrometro<br />

è molto pesante (sette tonnellate e mezzo)<br />

e può essere trasportato solo dallo<br />

Shuttle. «In futuro verrà ultimato anche<br />

un modulo attualmente in costruzione<br />

per conto dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea»,<br />

racconta l’astronauta italiano Roberto<br />

Vittori.<br />

Per il momento, si dovrà attendere che<br />

la Nasa faccia ripartire le missioni dello<br />

Si tratta ormai <strong>di</strong> un marchio, quello<br />

dei Parchi Letterari , che funziona da<br />

ombrello per i prodotti artigianali dei<br />

comuni coinvolti.<br />

Il marchio garantisce la qualità e li<br />

promuove agli occhi dei visitatori rendendoli<br />

riconoscibili.<br />

Ci sono poi i prodotti turistici dei Parchi<br />

Letterari, veri e propri pacchetti dal<br />

nome fortemente evocativo: i Viaggi<br />

Sentimentali, visite organizzate <strong>di</strong> un<br />

paio d’ore o un giorno, i Sentieri del<br />

Duemila, con riferimento alle attività<br />

Shuttle. «I voli dovrebbero riprendere<br />

nella primavera del 2004», preannuncia<br />

Charles Precourt, astronauta americano<br />

con numerose missioni alle spalle e attualmente<br />

vicepresidente dell’Associazione<br />

degli esploratori dello spazio. Secondo<br />

Precourt, tra poche settimanel’ente<br />

spaziale americano renderà pubblici<br />

i risultati delle indagini sull’incidente<br />

del Columbia. Il <strong>di</strong>sastro sarebbe<br />

stato provocato da un pezzo <strong>di</strong> ghiaccio<br />

rivolte alle scuole, e La Locanda della<br />

Sapienza .<br />

Per chi ha particolari esigenze quest’ultima<br />

rende possibile organizzare<br />

soggiorni a tema e corsi in varie <strong>di</strong>scipline<br />

( turismo e cultura, artigianato,<br />

enogastronomia, arti della rappresentazione).<br />

L’iniziativa è stata premiata dal<br />

mercato: nel triennio 2000-2002 sono<br />

stati almeno 300 mila i visitatori, tra organizzati<br />

o occasionali, coinvolti nelle<br />

attività realizzate dai Parchi.<br />

Le stime effettuate dall’organizzazione<br />

per il prossimo triennio <strong>2003</strong>- 2005,<br />

sulla base della domanda attuale e potenziale,<br />

sono l’in<strong>di</strong>ce con cui misurare<br />

l’effettiva potenzialità <strong>di</strong> questo mercato:<br />

10 mila persone potrebbero fruire de<br />

I Viaggi sentimentali, con una spesa<br />

me<strong>di</strong>a pro capite <strong>di</strong> venti euro, 40 mila<br />

studenti per I Sentieri del Duemila,<br />

con una spesa <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci euro pro capite,<br />

500 visitatori per La Locanda della Sapienza.<br />

I costi? Tra formazione degli operatori<br />

e realizzazione dei prodotti turistici,<br />

promozione e commercializzazione, se<br />

ne va la ragionevole cifra <strong>di</strong> oltre 272<br />

mila euro all’anno. Comunque, a sentire<br />

l’organizzazione, ne vale davvero la<br />

pena. <br />

SCIENZA/ L’Università <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> partecipa alla realizzazione <strong>di</strong> un progetto per la Stazione Spaziale Internazionale<br />

2004: alla scoperta dello spazio<br />

Lo spettrometro AMS analizzerà i raggi cosmici. Sarà testato dai tecnici Nasa a Terni prima <strong>di</strong> volare sullo Shuttle<br />

VANESSA GIOVAGNOLI<br />

UN CANTASTORIE-ACCOMPAGNATORE IN CASENTINO<br />

LA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE (FOTO NASA)<br />

che si è staccato dalla rampa <strong>di</strong> lancio e<br />

che ha colpito il profilo dell’ala sinistra,<br />

danneggiando le mattonelle isolanti che<br />

ricoprono il velivolo.<br />

Già dall’inizio dell’anno prossimo, i<br />

tecnici della Nasa verranno in Umbria a<br />

verificare le caratteristiche strutturali dello<br />

spettrometro, che deve resistere alle<br />

forti vibrazioni prodotte dallo Shuttle al<br />

momento del lancio. A tale scopo nei laborartori<br />

ternani della facoltà <strong>di</strong> Ingegneria<br />

dell’Università <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> è stato<br />

allestito un impianto in grado <strong>di</strong> riprodurre<br />

tali vibrazioni: il banco vibrante, o<br />

shaker.<br />

Lo shaker è stato pensato per testare<br />

strumenti da inviare nello spazio, ma potrà<br />

essere utilizzato anche per altri scopi.<br />

Per esempio, potrebbe verificare la resistenza<br />

alle vibrazioni <strong>di</strong> attrezzature<br />

ospedaliere, che devono funzionare anche<br />

durante i terremoti. Oppure, potrebbe<br />

mettere alla prova la robustezza <strong>di</strong><br />

materiali da trasportare su terreni accidentati.<br />

«Non avevamo pensato a questi<br />

usi», racconta Battiston, «l’idea è venuta<br />

dai privati. Ci hanno telefonato <strong>di</strong>tte locali,<br />

umbre, laziali e marchigiane, per<br />

chiederci <strong>di</strong> poter utilizzare lo shaker». <br />

15


QuattroColonne<br />

Arnoldo Foà, classe 1916. Basta che lui <strong>di</strong>ca «pronto». Impossibile<br />

non riconoscerlo. La sua voce è arrivata più lontano<br />

(se è possibile) del suo viso. Signore del teatro italiano<br />

da 65 anni, attore per Strehler e Visconti, ma anche autore<br />

<strong>di</strong> comme<strong>di</strong>e. Nel Dopoguerra ha visto l’Eiar trasformarsi<br />

in Rai. Ha recitato in più <strong>di</strong> cento film e in tantissimi<br />

sceneggiati televisivi. Doppiatore esperto, è stato la<br />

voce <strong>di</strong> Anthony Queen, John Wayne e Kirk Douglas. Si<br />

<strong>di</strong>verte a <strong>di</strong>pingere, nel tempo libero fa lo scultore e, tra<br />

una tournée e l’altra, ha scritto due romanzi e un saggio<br />

sulla recitazione.<br />

Ritrae un paese malinconico e povero <strong>di</strong> spirito, senza<br />

mezzi termini.<br />

Se dovesse in<strong>di</strong>care un decennio tra quelli<br />

della sua vita, quale sceglierebbe e perché?<br />

«Non saprei. Non sono uno stu<strong>di</strong>oso. I decenni li ho vissuti,<br />

non li ho esaminati. Certo, se ne dovessi proprio in<strong>di</strong>care<br />

uno, non sarebbe recente. Forse sceglierei il periodo<br />

in cui sono stato bambino, negli Anni Venti. Furono<br />

anni <strong>di</strong>fficili, ma li ricordo con nostalgia. Sono nato da genitori<br />

ebrei ed essere ebrei, in quel periodo, poteva essere<br />

<strong>di</strong>fficile...».<br />

Infatti nel ’38...<br />

«Si. Mi ero da poco trasferito a Roma per stu<strong>di</strong>are recitazione.<br />

avevo lasciato gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> economia e frequen-<br />

ARNOLDO FOÀ<br />

tavo il Centro Sperimentale <strong>di</strong> Cinematografia. Mi costrinsero<br />

a lasciare i corsi. Erano state introdotte le leggi<br />

razziali. È stato un momento durissimo, per vivere sostituivo gli attori malati, nascondendomi<br />

<strong>di</strong>etro allo pseudonimo <strong>di</strong> Puccio Gamma».<br />

Altri tempi. Ma oggi l’Italia è un paese più tollerante?<br />

«Si, non c’è dubbio. L’Italia è un paese tollerante. Ma è anche vero che i deficienti<br />

ci sono ancora. Quelli che continuano a non vedere che tra gli uomini non ci sono<br />

<strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> pelle, <strong>di</strong> religione. L’uomo è uguale a se stesso, sempre. Le racconto<br />

una storia. Poco tempo fa è morto un arabo. Era il proprietario <strong>di</strong> un ristorante<br />

dove andavo sempre, a Roma. Quel giorno ho pianto. Mi mancherà. Come uomo»<br />

Passiamo al suo primo amore. Dal vecchio palazzo <strong>di</strong> Via del Babuino,<br />

dove recitava insieme a Gino Cervi e Paolo Ferrari, quanta<br />

strada ha fatto la ra<strong>di</strong>o in Italia?<br />

«La ra<strong>di</strong>o? Non saprei proprio. Non la sento mai. Lavoro in teatro, scrivo e non<br />

ho mai il tempo <strong>di</strong> ascoltarla».<br />

La televisione, invece? Lei ha recitato in alcuni sceneggiati rima-<br />

16<br />

N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />

Incontro con Arnoldo Foà<br />

Parola <strong>di</strong> Puccio Gamma<br />

Non ascolta più la ra<strong>di</strong>o, ma l’ha vista nascere. Non guarda la fiction, ma il suo Giornalino <strong>di</strong><br />

Giamburrasca lo ricordano tutti. Fotografia della “povera Italia” <strong>di</strong> un 87enne in carriera<br />

L’ESPERIENZA DI UN MAESTRO: NICO ORENGO<br />

Sollecitare la curiosità<br />

Occhiali e capelli sempre al vento. Anticonformismo e gentilezza<br />

prima <strong>di</strong> tutto. È così che appare Nico Orengo, 59 anni,<br />

torinese, giornalista e scrittore, ideatore e responsabile sin dal<br />

1977 <strong>di</strong> “Tuttolibri”, l’inserto culturale de “La Stampa”. È passato<br />

al quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> Torino dopo aver lavorato per tre<strong>di</strong>ci anni<br />

all’Einau<strong>di</strong>, vivendo gli anni della contestazione giovanile da<br />

intellettuale innovatore. Profondamente legato alla sua città, le<br />

ha de<strong>di</strong>cato il suo ultimo romanzo: “La curva del latte”<br />

(Einau<strong>di</strong>, 2002), proprio nel momento in cui la crisi Fiat la travolgeva<br />

e iniziava a cambiare il suo volto da “industriale” in<br />

“culturale”.<br />

Cosa consiglia a un giornalista che intraprende la professione?<br />

«Innanzitutto una buona abilità nell’uso del computer e la<br />

conoscenza dell’inglese e <strong>di</strong> almeno una delle lingue<br />

dell’Europa presente e futura».<br />

Come dovrebbe rapportarsi il giornalista alle sue fonti?<br />

«Chiedendo le informazioni con gentilezza. Sollecitando in chi<br />

sti nel cuore <strong>di</strong> un’intera generazione (Capitan<br />

Fracassa, Il giornalino <strong>di</strong> Giamburrasca, Freccia<br />

Nera). Adesso le produzioni a puntate per<br />

la tv si chiamano fiction. Che cosa è cambiato,<br />

oltre al nome?<br />

«La fiction è orrenda. L’unico che salvo è Montalbano,<br />

tratto dai romanzi <strong>di</strong> Andrea Camilleri. Gli altri sono<br />

inutili, fatti per sollazzare il pubblico. Credo che uno<br />

dei limiti <strong>di</strong> fondo siano le sceneggiature. Gli sceneggiati<br />

dei miei tempi avevano <strong>di</strong>etro gran<strong>di</strong> autori <strong>di</strong> letteratura,<br />

adesso sono tutti prodotti commerciali, fasulli».<br />

L’anno prossimo la Rai compie cinquant’anni.<br />

Che augurio le fa?<br />

«Vede, una volta, noi che lavoravamo alla ra<strong>di</strong>o, la chiamavamo<br />

“mamma Rai”. Ma non è più così. È successo<br />

qualcosa che ne ha cambiato la natura. Non c’è più una<br />

famiglia. È solo un ente, adesso. Sobillato da destra e da<br />

sinistra a servire il potere. Ma la Rai deve continuare a essere<br />

una cosa <strong>di</strong> tutti».<br />

Cosa la sta appassionando in questo momento?<br />

«Ho 87 anni, i miei progetti sono limitati. Ho scritto<br />

due comme<strong>di</strong>e, quest’inverno. Una sarà rappresentata il<br />

prossimo anno, l’altra non so nemmeno se riuscirò a vederla».<br />

Cosa l’ha ispirata?<br />

«I romanzi che ho scritto sono tutti collegati ai luoghi<br />

in cui ho vissuto, le comme<strong>di</strong>e si legano ai momenti della mia vita. Una delle ultime<br />

due comme<strong>di</strong>e che ho scritto si chiama “Oggi”: è la storia <strong>di</strong> un uomo anziano<br />

che va in pensione. Come spesso accade, però, non riesce a sopportare questa con<strong>di</strong>zione<br />

e si suicida. C’è una scena in cui il vecchio torna a casa per il pranzo. Tutta<br />

la sua famiglia è raccolta intorno al tavolo, ma l’atmosfera è grigia. Chiede ai figli<br />

perché sia tutto così <strong>di</strong>verso da prima, quando tornava dal lavoro. Loro gli rispondono:<br />

“Allora eravamo preparati al tuo arrivo”. È l’amara sintesi della <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> essere vecchi».<br />

L’8 settembre del 1943 ha dato l’annuncio dell’armistizio con gli<br />

alleati dalle frequenze della ra<strong>di</strong>o angloamericana, la PWB. Quale<br />

annuncio le piacerebbe dare adesso agli italiani?<br />

«Direi: “cercate la cultura”. C’è una miseria morale spaventosa. Basta leggere i<br />

giornali per rendersi conto che succedono delle cose orribili. L’umanità, tutta, sta<br />

peggiorando».<br />

ALESSANDRA FERRARI<br />

ascolta una curiosità».<br />

Qual è il requisito più importante che un giornalista culturale<br />

dovrebbe avere?<br />

«Dovrebbe vivere intensamente e conoscere il paesaggio culturale<br />

nel quale lavora o vorrebbe lavorare».<br />

Che <strong>di</strong>fferenza c’è tra la formazione del cronista culturale e<br />

del critico?<br />

«Il cronista fa un lavoro <strong>di</strong> informazione, tratta i fatti e le questioni<br />

in superficie, vive nel giornale. Il suo compito è quello <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>are tra il critico o lo scrittore e i suoi lettori. Deve tradurre<br />

le conoscenze e i linguaggi specialistici. E poi sta sempre<br />

dalla parte del lettore. Il critico invece ha tutt’altra formazione;<br />

una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>versa; tempi <strong>di</strong>versi. È uno stu<strong>di</strong>oso che scrive<br />

e parla per gli stu<strong>di</strong>osi».<br />

Il critico, ma anche il cronista culturale, che subisce pressioni<br />

dai propri interlocutori: registi, produttori, case <strong>di</strong>scografiche...<br />

Che strumenti ha per resistere?<br />

«Deve opporre sempre altre idee, altre ragioni. Deve saper<br />

me<strong>di</strong>are...ma anche mandarli a quel paese se non se ne può<br />

fare a meno».<br />

MARIA TERESA PALAMÀ<br />

QuattroColonne<br />

Mensile della <strong>Scuola</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Giornalismo</strong><br />

Ra<strong>di</strong>otelevisivo <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong><br />

Numero 5 - Anno X<br />

Direttore responsabile:<br />

Vittorio Fiorito<br />

Coor<strong>di</strong>natori:<br />

Nunzio Bassi-Dario Biocca<br />

Redazione degli allievi<br />

della <strong>Scuola</strong><br />

Corso <strong>di</strong> giornalismo scritto<br />

a cura <strong>di</strong> Carlo Gallucci<br />

Registrazione al Tribunale <strong>di</strong><br />

<strong>Perugia</strong> N. 7/93<br />

del marzo 1993.<br />

Stampa:<br />

Tipografia Chiamigraf<br />

Segreteria: Villa Bonucci<br />

06077 Ponte Felcino (PG)<br />

Tel. 075/5918204<br />

Fax. 075/5918298<br />

e-mail: sgrtv@sgrtv.it<br />

http://www.sgrtv.it

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