QC 5 2003 - Scuola di Giornalismo Radio Televisivo Perugia
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N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />
Attualità I Costume I <strong>Scuola</strong> I Società I Economia I Arte I Personaggi I Spettacolo I Cultura I Sport<br />
QuattroColonne<br />
SGRT NOTIZIE<br />
MENSILE DELLA SCUOLA DI GIORNALISMO DI PERUGIA<br />
SICUREZZA<br />
La rivolta<br />
dei cacciatori<br />
per i controlli<br />
sul porto d’armi<br />
MENSILE DELL'UNIVERSITA' DI PERUGIA<br />
16 PAGINE DI FATTI, INCHIESTE, OPINIONI<br />
Spe<strong>di</strong>zione in a.p. art.2 comma 20/c legge 662/96 Filiale <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong><br />
E TU, DI CHE TRIBÙ SEI?<br />
CULTURA<br />
Premio Barzini<br />
a Malatesta,<br />
l’inviato<br />
“ven<strong>di</strong>catore”<br />
SPETTACOLO<br />
ATerni<br />
in rassegna<br />
il cinema<br />
operaio<br />
SPORT<br />
Lo scudetto<br />
della Sirio<br />
rilancia<br />
il volley umbro
QuattroColonne<br />
2<br />
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />
SOCIETÀ/ Le ultime tendenze dello stare insieme in otto istantanee semiserie<br />
Le nuove tribù<br />
Un accessorio, un vestito, un’acconciatura. E poi le scelte <strong>di</strong> vita, le letture, i gusti musicali, gli spettacoli<br />
<strong>di</strong> riferimento. Vezzi e parole d’or<strong>di</strong>ne dei nuovi gruppi sociali. Che fanno <strong>di</strong> tutto per riconoscersi<br />
LUCA DI BELLA - NICOLA GHITTONI<br />
MICHELA PROIETTI - ANNALISA SALSANO<br />
Esistono da sempre, si evolvono<br />
con la società e i costumi; ognuna<br />
ha il proprio gergo e la propria<br />
<strong>di</strong>visa, poco importa che sia un<br />
jeans sdrucito o l’ultimo capo firmato.<br />
Perché la tribù sono innanzitutto appartenenza,<br />
con<strong>di</strong>visione.<br />
In alcune ci si rifugia per <strong>di</strong>stinguersi<br />
o isolarsi dal resto del mondo. Sono<br />
le tribù <strong>di</strong> nicchia, le più chiuse e <strong>di</strong>fficili<br />
da penetrare, nucleo ristretto tenuto<br />
insieme da una grande passione<br />
comune. Ma ci sono anche aggregazioni<br />
trasversali, per chi ha bisogno <strong>di</strong> sentirsi<br />
parte <strong>di</strong> una grande famiglia. È il<br />
caso dei “Papaboys”, o dei tifosi <strong>di</strong> calcio,<br />
due tribù in grado <strong>di</strong> riempire sta<strong>di</strong><br />
e piazze.<br />
Dai mods ai capelloni, dai paninari<br />
agli skinheads, dagli yuppies ai punkabbestia,<br />
ogni epoca ha avuto le sue.<br />
Ma ce n’è una destinata a non passare<br />
mai <strong>di</strong> moda: è la tribù <strong>di</strong> quelli che<br />
seguono l’ultima moda, qualunque essa<br />
sia. Sempre uguali tra <strong>di</strong> loro, mai<br />
uguali a sé stessi, sono la fortuna del<br />
marketing.<br />
Ormai, alcune tribù nascono <strong>di</strong>rettamente<br />
negli uffici dei pubblicitari, decise<br />
a tavolino per creare nuove fasce <strong>di</strong><br />
acquirenti.<br />
Abbiamo provato a descriverne alcune<br />
tra le più appariscenti o estreme.<br />
Senza giu<strong>di</strong>zi e senza alcuna pretesa sociologica.<br />
Niente più che un gioco per<br />
l’estate, condotto con ironia. E che ci<br />
auguriamo non offenda nessuno.<br />
FASHION VICTIMS<br />
«Allora ci si vede a Porto Cervo». D’estate,<br />
<strong>di</strong>venta quasi un ritornello. Le<br />
“fashion victim” (FV) sparse qua e là,<br />
durante la calura estiva, sanno dove incontrarsi.<br />
Felici <strong>di</strong> riconoscersi lì, tutte<br />
insieme. «Anche tu qui!», «Hai visto, c’è<br />
anche la Titti», si <strong>di</strong>cono compiaciute<br />
quando si incrociano. Riconoscerle è facile.<br />
Solitamente si siedono nel bar più<br />
“à la page”, sono chiassose, ma con misura,<br />
per non confondersi con quelli<br />
che non sono del gruppo, le aspiranti<br />
fashion victims che li osservano da lontano.<br />
La vittima della moda al maschile indossa<br />
pantaloni colorati con camicia cifrata.<br />
A volte rinuncia alla blusetta sartoriale<br />
per infilarsi dentro una più comune<br />
t-shirt (quelle della Guru, o niente),<br />
e si giustifica <strong>di</strong>cendo che «è ora <strong>di</strong><br />
svecchiarsi». Di professione impren<strong>di</strong>tore,<br />
passa la vita appesa ad un filo,<br />
quello dell’auricolare del suo telefonino.<br />
In città usa la Smart. Quando si<br />
sposta fuori, però, vuole farlo in grande.<br />
Le sport utility ( con la teutonica<br />
Porsche Cayenne in testa ) l’hanno affascinata,<br />
ma le fuoriserie rimangono la<br />
sua passione.<br />
La Ferrari è il suo mito, e Luca Cordero<br />
<strong>di</strong> Montezemolo il suo riferimento<br />
spirituale. Grazie alla nutrita scuderia<br />
<strong>di</strong> rosse e alla erre blesa, ha preso il<br />
posto dell’Avvocato nell’immaginario<br />
collettivo delle fashion victims. La famiglia<br />
Agnelli, però, è un vecchio amore<br />
che non si <strong>di</strong>mentica. Per omaggiarla<br />
la FV riesuma <strong>di</strong> tanto in tanto la sua<br />
polo “Johnny Lambs” e si va a fare i<br />
massaggi a San Casciano dei Bagni, dove<br />
c’è uno strofinatore in<strong>di</strong>ano sottratto<br />
all’anonimato da Umberto Agnelli.<br />
«Sei stato a farti un massaggio da Dipu?»,<br />
«Che mani quell’uomo!», si raccontano<br />
ancora intrise <strong>di</strong> balsamo in<strong>di</strong>o<br />
<strong>di</strong> ritorno dai week end toscani.<br />
Dopo una giornata <strong>di</strong> lavoro la FV romana<br />
fa una capatina al Circolo Due<br />
Ponti, dove fuma un cubano e sorseggia<br />
un bicchiere <strong>di</strong> Sassicaia, parlando delle<br />
tante belle iniziative prese dal presidente<br />
del club, Giovanni Malagò, il<br />
santino della tribù capitolina. Altri argomenti<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione: lavoro (il rampantismo<br />
è d’obbligo), politica (solo un<br />
po’, troppa annoia), moda (da padrone<br />
la fanno le “sneakers” del momento) e<br />
donne, ovviamente.<br />
La FV ha un vero e proprio debole per<br />
il gentil sesso. Essere un play boy è la<br />
sua massima aspirazione, Philippe Junot<br />
il suo maestro. Lui, alla fine, ha sposato<br />
una principessa. Il blasonato va<br />
molto <strong>di</strong> moda. C’è sempre un nobile<br />
amico che apre il castello <strong>di</strong> famiglia per<br />
una simpatica “rimpatriata”, a volte<br />
sbuca anche una fidanzata che si chiama<br />
Ginevra. In linea <strong>di</strong> massima, però,<br />
la FV non resiste al fascino della bion-<br />
da modellina, che fa sempre un bell’effetto,<br />
ovunque tu la porti. D’estate soprattutto,<br />
in “piazzetta”, la donna della<br />
fashion victim esalta le sue doti. Bionda,<br />
ma senza esagerare (la chioma platinata<br />
è assolutamente out), nasconde il<br />
viso aggraziato <strong>di</strong>etro giganti occhiali da<br />
sole e passa le giornate a caccia <strong>di</strong> inviti.<br />
I più ambiti quelli alle feste <strong>di</strong> Cavalli,<br />
dove si presenta strizzatissima dentro<br />
un abito “Wilma dei Flinstones”, in<br />
onore del padrone <strong>di</strong> casa. I mesi invernali<br />
della donna FV passano invece<br />
alla ricerca <strong>di</strong> una brava filippina<br />
(preoccupazione che affligge solo le accasate)<br />
o in estenuanti sessioni <strong>di</strong> shopping.<br />
Via Montenapoleone e via dei<br />
Condotti le vie più bazzicate, Louis<br />
Vuitton, Gucci ed Hermes le griffe più<br />
ambite. La vera donna FV gira a bordo<br />
<strong>di</strong> una Mini Cooper, le più esterofile<br />
osano quella con la ban<strong>di</strong>era inglese sul<br />
tettuccio. Il cellulare è la sua appen<strong>di</strong>ce,<br />
il particolare ine<strong>di</strong>to la sua dannazione.<br />
Per <strong>di</strong>stinguersi dalle altre si avventura<br />
in pashmine da migliaia <strong>di</strong> euro<br />
o in improbabili borse a sella <strong>di</strong> cavallo,<br />
come quella, ad e<strong>di</strong>zione limitata,<br />
<strong>di</strong> Christian Dior. Così acchittata,<br />
setaccia in lungo e in largo, locali modaioli,<br />
inaugurazioni e vernissage, alla<br />
ricerca del vero vip, continuando a ripetere<br />
che sì, alla fine, si sente molto<br />
stanca e annoiata.<br />
IPERSPORTIVE<br />
Non confondetele con le maniache<br />
del fisico: le ipersportive nello sport ci<br />
credono davvero. L’attivita fisica è inserita<br />
in una più generale filosofia <strong>di</strong> vita<br />
e del salutismo più estremo. Niente<br />
alcool, niente fumo, niente cibi confezionati,<br />
solo alimenti energetici e naturali.<br />
Abbigliamento semplice e scarsamente<br />
curato, stato <strong>di</strong> eccitazione e<br />
iperattivismo pressoché costante: sono<br />
affette da una sovrapproduzione <strong>di</strong> endorfina.<br />
Oltre allo sport, <strong>di</strong> cui possono<br />
<strong>di</strong>rvi praticamente tutto, il loro sa-<br />
pere in materia <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina basterebbe<br />
a far impalli<strong>di</strong>re illustri primari, mentre<br />
in fatto <strong>di</strong> corretta alimentazione renderebbero<br />
superfluo un <strong>di</strong>etologo. Sode<br />
e snelle, muscolatura ben definita, ma<br />
attenzione a far loro un complimento:<br />
l’orgoglio dell’atleta donna potrebbe risentirsi.<br />
Preferibile un apprezzamento<br />
sull’ultima performance sportiva.<br />
ORSI<br />
Me<strong>di</strong>a altezza, ben piazzato, decisamente<br />
sovrappeso e irsuto. È l’identikit<br />
del “bear”, l’orso, una delle più singolari<br />
tribù dell’universo gay. Il nome è già<br />
un programma, anche se, mai come in<br />
questo caso, l’aspetto fisico inganna. Tra<br />
le peculiarità degli “orsi”, infatti, c’è il<br />
carattere estremamente mansueto e<br />
gentile, nonostante la stazza <strong>di</strong> solito<br />
possa far pensare più all’aggressività <strong>di</strong><br />
un grizzly che alla morbidezza <strong>di</strong> un orsacchiotto.<br />
Roberto, 26enne orso milanese,<br />
è un esempio lampante: un’inquietante<br />
montagna <strong>di</strong> 1 metro e 98 per<br />
120 chili, dai mo<strong>di</strong> gentili e il tono pacato.<br />
«I canoni <strong>di</strong> bellezza degli orsi possono<br />
apparire incomprensibili, o estremamente<br />
lontani», spiega. «Per farti un<br />
esempio, la nostra sfera <strong>di</strong> “gra<strong>di</strong>mento”<br />
guarda ad un Fedro del Grande Fratello<br />
come il camionista etero <strong>di</strong> turno<br />
guarderebbe il poster <strong>di</strong> Nina Moric».<br />
Solitamente, gli orsi non vanno con<br />
altri orsi, ma preferiscono tipi fisici <strong>di</strong>versi<br />
da loro, dunque non necessariamente<br />
robusti e pelosi: nell’ambiente<br />
chi sta con un orso è definito “cacciatore”.<br />
Questo senza voler citare gli “orsi<br />
lesbici” ovviamente, ovvero gli orsi<br />
“<strong>di</strong>ssidenti” che vanno con altri orsi.<br />
Ma come ci si scopre orso? «Beh, è abbastanza<br />
improbabile che ci si <strong>di</strong>venti<br />
senza passare per qualche comunità»,<br />
spiega ancora Roberto. In Italia le associazioni<br />
ursine sono numerose, anche se<br />
il 90 per cento delle attività vengono organizzate<br />
da due no<strong>di</strong> più importanti:
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong> QuattroColonne<br />
l’Epicentro Ursino, <strong>di</strong> Roma, e il Magnum,<br />
<strong>di</strong> Milano.<br />
TIFOSI<br />
Ogni tifoseria è come una piccola tribù,<br />
con il suo territorio, gli anziani, gli<br />
stregoni e gli eroi. L’abbigliamento riveste<br />
un ruolo fondamentale nella caratterizzazione<br />
del tifoso. Avete presente<br />
il ciccione in curva che sfida il vento<br />
<strong>di</strong> gennaio a petto nudo? Ecco, quello è<br />
un “duro”, capace <strong>di</strong> star fermo per ore<br />
sotto la pioggia e nel gelo, e pronto a<br />
gettarsi nella mischia in caso <strong>di</strong> scontri.<br />
In alternativa, vestiario adatto al combattimento:<br />
abiti ru<strong>di</strong>, giubbotto <strong>di</strong> pelle,<br />
jeans e scarponi. A <strong>di</strong>fferenza del fan<br />
“morbido” che, a onta dei simbolismi<br />
d’appartenenza, osa adoperare la sciarpa<br />
per ripararsi dal freddo, il “duro” la<br />
preferisce annodata attorno al polso,<br />
pronta a garrire al primo coro. A volte<br />
capita <strong>di</strong> vedere in mezzo ai tifosi alcuni<br />
spettatori vestiti quasi come persone<br />
normali: abiti casual, niente ban<strong>di</strong>ere,<br />
né adesivi, né sciarpe. Di solito rientrano<br />
in due categorie molto <strong>di</strong>verse: i tifosi<br />
per bene e la vecchia guar<strong>di</strong>a. I tifosi<br />
per bene vanno allo sta<strong>di</strong>o una tantum,<br />
interessati perlopiù al gioco. La<br />
vecchia guar<strong>di</strong>a è fatta <strong>di</strong> duri che ormai<br />
hanno acquisito una tale riconoscibilità,<br />
all’interno della tifoseria, da non richiedere<br />
più l’addobbo <strong>di</strong> sciarpe, ban<strong>di</strong>ere<br />
e <strong>di</strong>stintivi. Gingilli <strong>di</strong> passaggio,<br />
che lasciano volentieri a “pesciolini” e<br />
“novizi”, come vengono chiamati in<br />
gergo i fan più giovani.<br />
PAPABOYS<br />
Sono tantissimi, e sono ovunque. Singolarmente<br />
non è sempre facile riconoscerli,<br />
ma neppure trovarli: hanno la<br />
tendenza a muoversi in gruppo. Segno<br />
particolare, il Tau, la croce francescana<br />
<strong>di</strong> legno, al collo. Ancora: una chitarra<br />
in fodero <strong>di</strong> plastica a tracolla, tappezzata<br />
<strong>di</strong> adesivi e pronta ad essere sguainata<br />
nella prima piazza <strong>di</strong>sponibile.<br />
Dalle sei corde, parole e musica dei cantautori<br />
italiani, De André, De Gregori<br />
e Branduar<strong>di</strong> su tutti. Sulla spalla libera,<br />
zainetti <strong>di</strong> tela an<strong>di</strong>na acquistati nelle<br />
botteghe del commercio equo e solidale;<br />
lì si riforniscono anche <strong>di</strong> caffè e<br />
banane a prova <strong>di</strong> sfruttamento. Cercano<br />
<strong>di</strong> boicottare le multinazionali, ma<br />
spesso cedono <strong>di</strong> fronte alla Nutella o<br />
ad altri, perdonabili vizi. I ragazzi amano<br />
portare i capelli un po’ lunghi e apo-<br />
stoliche barbe. Hanno fatto gli scout e<br />
il servizio civile. Per le ragazze, sandali<br />
Birkenstock (senza necessariamente<br />
aspettare i primi cal<strong>di</strong>) e ampi jeans.<br />
Se non sono loro a scoprire prima voi,<br />
potete trovarli ovunque si faccia volontariato.<br />
Sostenitori <strong>di</strong> un pauperismo ben<br />
temperato, tendono a riciclare vestiti<br />
dei genitori o a comprarli nei mercatini;<br />
li si trova a mangiare nella trattoria<br />
alla mano o in pizzeria (e ce n’è sempre<br />
uno che ha trovato un posto dove «si<br />
mangia un sacco e non si spende nulla»).<br />
Anche le loro vacanze sono eque e<br />
solidali: ospiti <strong>di</strong> un missionario in Africa<br />
o al seguito del Papa nella biennale<br />
Giornata Mon<strong>di</strong>ale della Gioventù. Se<br />
rimangono in Italia, meglio la montagna<br />
- più austera - del mare.<br />
Tra le nuove tribù, è una delle più numerose<br />
e meglio organizzate.<br />
Nati intorno alla figura <strong>di</strong> un grande<br />
comunicatore come Giovanni Paolo II,<br />
hanno deciso <strong>di</strong> sfruttare la tecnologia<br />
e hanno un loro sito, www.papaboys.it:<br />
è attraverso la Rete che sognano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />
pescatori <strong>di</strong> anime. Ma già prima<br />
<strong>di</strong> avere il sito, erano infaticabili<br />
promotori e <strong>di</strong>ffusori <strong>di</strong> appelli via Internet,<br />
nobili cause a rischio <strong>di</strong> essere<br />
cestinate insieme alla pubblicità indesiderata.<br />
Hanno evidenti somiglianze con la galassia<br />
dei giovani <strong>di</strong> sinistra, pacifisti e<br />
no-global. Somiglianze sia ideologiche<br />
(terzomon<strong>di</strong>smo, sensibilità ai temi<br />
ecologici, rifiuto della guerra), sia nell’aspetto.<br />
Ma sono pronti a prenderne<br />
le <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> fronte a posizioni più<br />
estreme. Il loro potenziale rivoluzionario<br />
è smussato da una bimillenaria educazione<br />
alla <strong>di</strong>sciplina e alla gerarchia.<br />
Istintivamente votati alla me<strong>di</strong>azione,<br />
politicamente correttissimi, se cambieranno<br />
il mondo lo faranno a piccoli,<br />
prudenti passi. Sono i bravi ragazzi che<br />
aiuteranno la vecchia politica ad attraversare<br />
la strada.<br />
NO SHOPPING<br />
Bio solidali. Consumatori contro. No<br />
shopping. Chiamateli come volete, ma<br />
la loro tribù è riconoscibilissima e in rapida<br />
ascesa. Sono i custo<strong>di</strong> della frugalità<br />
dei no global. Il loro è l’integralismo<br />
del consumo zero, la filosofia che ispira<br />
la loro vita è l’abolizione del superfluo.<br />
I veri “no shopping” si barcame-<br />
nano con doti da equilibristi nell’universo<br />
del consumo. Ogni acquisto viene<br />
vissuto come una scelta senza ritorno,<br />
che rischia <strong>di</strong> ripercuotersi sull’umanità.<br />
Con abiti <strong>di</strong> canapa e borsette<br />
<strong>di</strong> lana an<strong>di</strong>na si aggirano nei mercati<br />
rionali e nei negozi <strong>di</strong> agricoltura biologica.<br />
I loro habitat sono in realtà le<br />
botteghe del “consumo equo e solidale»,<br />
dove i “no shopping” trovano tutto<br />
ciò <strong>di</strong> cui hanno bisogno.<br />
Tra gli scaffali <strong>di</strong> fusilli alla quinoa,<br />
gongolano. Generalmente macrobiotici,<br />
al limite vegani, al supermercato (solo<br />
se costretti, e comunque solo Coop)<br />
si muovono abilmente alla ricerca <strong>di</strong><br />
qualcosa <strong>di</strong> “vegetarianamente corretto”.<br />
Trascorrono le serate sorseggiando<br />
sciroppi solidali sotto il pallido lume <strong>di</strong><br />
una lampa<strong>di</strong>na a basso voltaggio. Al primo<br />
raffreddore ricorrono al naturopata,<br />
ma guardano con fiducia anche alle<br />
pratiche zen e al più indecifrabile “pranic<br />
healing” (una specie <strong>di</strong> autoguarigione<br />
miracolosa). I piccoli “no shopping”<br />
crescono avvolti in can<strong>di</strong><strong>di</strong> ciripà,<br />
con poca tv e senza le bollicine delle bibite,<br />
rincuorati da tazze d’orzo e decotti<br />
<strong>di</strong> melissa. I loro genitori intanto organizzano<br />
per loro vacanze solidali, seguendo<br />
i precetti dell’ Associazione del<br />
Turismo Responsabile (un condensato<br />
<strong>di</strong> rigore contro il turismo <strong>di</strong> massa).<br />
Vacanze preferite: Laos, Cambogia e<br />
Terzo Mondo in genere, da dove il piccolo<br />
“no shopping” e i biogenitori tornano<br />
duri nelle loro idee e puri nel loro<br />
spirito.<br />
ETNICHE<br />
Portano i capelli lunghi, spesso raccolti<br />
in crocchie, meglio se tenuti insieme<br />
da un semplice fermacapelli artigianale<br />
in legno o cuoio. Un minimalismo<br />
che scompare quando si passa agli altri<br />
accessori: collanone con grosse pietre<br />
dal taglio grezzo, bracciali africani, cavigliere<br />
birmane. Da non confondere<br />
con la bigiotteria equa e solidale (ve<strong>di</strong> i<br />
papaboys): trattasi <strong>di</strong> pezzi unici lavorati<br />
a mano. Molto costosi. Indossano<br />
lunghe gonne o morbi<strong>di</strong> vestiti dalle<br />
fantasie esotiche. Un vero giro del mondo<br />
in abiti: sari in<strong>di</strong>ani, drappi del Punjab,<br />
giacche <strong>di</strong> shantung con taglio cinese,<br />
camicie coreane. E ancora: jallaba<br />
arabeggiante, gonne tahitiane.<br />
Fumano beedees, le piccole sigarette<br />
in<strong>di</strong>ane <strong>di</strong> tabacco verde senza carta, né<br />
filtro. Snobbano gli sport, ma si ritrovano<br />
a seguire l’America’s Cup <strong>di</strong> vela.<br />
Spesso accasate con facoltosi professionisti,<br />
hanno lauree mai esercitate in<br />
lettere, storia dell’arte, psicologia. Mentre<br />
il marito alimenta il conto corrente,<br />
loro danno una mano a qualche amica<br />
gallerista o in piccole case e<strong>di</strong>trici.<br />
Uno degli habitat più gettonati è quello<br />
dei corsi: <strong>di</strong> pittura, <strong>di</strong> ceramica, <strong>di</strong><br />
cucina me<strong>di</strong>orientale, <strong>di</strong> decorazione, <strong>di</strong><br />
ikebana, impegnano mattinate a impossessarsi<br />
<strong>di</strong> tecniche da riproporre<br />
nelle cene che organizzano. (C’è da <strong>di</strong>re<br />
che sono ospiti perfette, attente a<br />
ogni dettaglio). Tendenzialmente vege-<br />
tariane, <strong>di</strong>fficile che, sui primi tre inviti,<br />
non ti facciano almeno una volta il<br />
taboulé. Il tè delle cinque è rigorosamente<br />
verde con foglie <strong>di</strong> menta a galleggiare<br />
nei tipici bicchierini arabi istoriati<br />
in oro.<br />
Le loro case profumano d’incenso;<br />
<strong>di</strong>sseminate <strong>di</strong> cuscini, tavolini <strong>di</strong> bambù<br />
e oggetti <strong>di</strong> artigianato africano, ricordano<br />
un poco le trasmissioni <strong>di</strong> Catherine<br />
Spaak. Come in questo genere<br />
<strong>di</strong> programmi, spesso l’uomo è una figura<br />
marginale, se non emarginata.<br />
Anche quando devono andare a cena<br />
fuori, il ristorante è per forza etnico.<br />
Non cinese, irrime<strong>di</strong>abilmente “out”,<br />
né giapponese, troppo “in”. Se deve essere<br />
estremo oriente, meglio thai o vietnamita.<br />
In grande ascesa anche la cucina<br />
berbera, e il nord-Africa in generale.<br />
Ovunque chiedono le ricette dei<br />
piatti migliori.<br />
Etnico il look, etnico il cibo, etnica assolutamente<br />
la musica, etniche le vacanze.<br />
In luoghi esotici, ma lontano da<br />
banali para<strong>di</strong>si come Mal<strong>di</strong>ve, Seychelles,<br />
Bahamas. Con un pizzico <strong>di</strong> avventura,<br />
ma comode. In caicco sulle coste<br />
turche, a cavallo tra le gole <strong>di</strong> Petra,<br />
lungo il Nilo. Ma in crociera.<br />
SARANNO FAMOSI<br />
Liberamente ispirati al serial che ha<br />
spopolato negli anni 80, i ragazzi nella<br />
versione italiana <strong>di</strong> Saranno Famosi,<br />
non hanno nulla da invi<strong>di</strong>are per grinta<br />
e voglia <strong>di</strong> sfondare alla cricca <strong>di</strong> Leroy,<br />
Nicole, Dwigt, Chris e Julie. Neanche<br />
a <strong>di</strong>rlo, la danza non è solo la loro<br />
passione, è la loro ossessione. Di solito<br />
lo stu<strong>di</strong>o, o il lavoro per i più gran<strong>di</strong>celli,<br />
è vissuto come necessità (qualcosa<br />
dovranno pure mangiare), ma che<br />
esula dalla loro arte. Categoria facilmente<br />
riconoscibile: ballerebbero ovunque,<br />
sul cubo come sul bancone della<br />
birreria. Tra le ore passate a scuola <strong>di</strong><br />
danza, e le frenetiche corse da un provino<br />
a un altro, i giovani “saranno famosi”<br />
si <strong>di</strong>menticano spesso persino <strong>di</strong><br />
cambiarsi per uscire. Anche l’abbigliamento<br />
segue i dettami della fortunata<br />
serie tv: pantacollant, spesso tagliati al<br />
polpaccio, o panta-jazz, morbi<strong>di</strong> sulla<br />
gamba, magliettine attilate per lei e canotta<br />
per lui, scalda muscoli e perché<br />
no, ultimo ritrovato delle tendenze fashion<br />
da ballo: indossare pantaloni e magliette<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>versa lunghezza una sopra<br />
l’altra. <br />
3
QuattroColonne<br />
<strong>Perugia</strong> città d’Europa. È questo<br />
l’obiettivo del piano strategico per<br />
la promozione del capoluogo umbro.<br />
E non solo. Oltre <strong>Perugia</strong>, altri sei<br />
comuni sono interessati dal piano: Bastia,<br />
Corciano, Deruta, Marsciano, Torgiano<br />
e Umbertide. Un bacino con più<br />
<strong>di</strong> 227 mila abitanti, che si snoda lungo<br />
la <strong>di</strong>rettrice della E45, da nord a sud,<br />
e lungo la Flaminia, da est a ovest. Le<br />
adesioni delle amministrazioni sono state<br />
spontanee e volontarie, così come l’ideazione<br />
del Piano stesso. Ci vorranno<br />
<strong>di</strong>eci anni per la messa a punto: i lavori<br />
si chiuderanno nel 2013.<br />
Sono già <strong>di</strong>verse le città in Europa<br />
(Lione, Glasgow, Barcellona, Bilbao) che<br />
hanno sviluppato, attraverso il piano,<br />
strategie per frenare la crisi economica.<br />
La stessa Unione Europea ha confermato<br />
che, grazie a questi progetti, sono state<br />
sfruttate meglio le risorse comunitarie<br />
assegnate. In Italia, è stata Torino la prima<br />
città che ha approvato un Piano strategico<br />
per l’area metropolitana.<br />
Il capoluogo piementese è stato un<br />
punto <strong>di</strong> riferimento per altre città italiane<br />
quali Trento, Firenze, La Spezia,<br />
Pesaro. Imitata soprattutto la metodologia<br />
<strong>di</strong> costruzione del Piano attraverso<br />
la partecipazione <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> interesse<br />
economico, sociale e culturale, sia pubblici<br />
che privati. Per Roma e altri centri<br />
minori, come Sesto San Giovanni (Milano)<br />
e Copparo (Ferrara), tutto è ancora<br />
in alto mare visto che hanno iniziato<br />
solo ora.<br />
Il progetto <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, per quanto ambizioso,<br />
ha una formula piuttosto semplice.<br />
I tempi fisiologicamente lenti della<br />
burocrazia vengono coniugati con gli<br />
interventi dei privati che partecipano attivamente<br />
alla riqualificazione della città.<br />
Il Piano fa riferimento al Patto per<br />
lo Sviluppo, documento promosso dalla<br />
Regione Umbria nel 2002. Non si<br />
tratta del solito Prg o piano urbanistico,<br />
piuttosto <strong>di</strong> un piano-programma.<br />
L’idea <strong>di</strong> fondo è <strong>di</strong> proiettare <strong>Perugia</strong> in<br />
un contesto <strong>di</strong> competitività internazionale.<br />
Fine che sarà raggiunto solamente<br />
uscendo dalla <strong>di</strong>mensione locale e regionale.<br />
<strong>Perugia</strong>-Europa (questo è il nome, ancora<br />
provvisorio, del Piano) si articola in<br />
due fasi: stu<strong>di</strong>o e azione. All’inizio dei<br />
lavori, tutto la realtà perugina è stata<br />
sud<strong>di</strong>visa in nove settori (trasporti, commercio,<br />
formazione, cultura, politiche<br />
sociali ecc.) Su queste macroaree è stato<br />
poi effettuato uno stu<strong>di</strong>o già presen-<br />
4<br />
tato alla città dal comitato tecnico-scientifico.<br />
Per il momento esiste solo una fotografia,<br />
più che mai dettagliata, della<br />
città.<br />
A breve si riuniranno gruppi <strong>di</strong> lavoro<br />
composti da enti pubblici e soggetti<br />
privati. Tra questi figura anche la <strong>Scuola</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Giornalismo</strong> Ra<strong>di</strong>o <strong>Televisivo</strong>, come<br />
polo <strong>di</strong> alta formazione. Dal confronto<br />
verranno fuori le esigenze della<br />
città e le soluzioni migliori per affron-<br />
tarle. Scontata la realizzazione del tratto<br />
autostradale <strong>di</strong> collegamento alle<br />
Marche e Città dello sport. In particolare<br />
verranno cercati (e creati) nuovi ingressi<br />
viari alla città per sciogliere il “nodo<br />
<strong>Perugia</strong>”, anche grazie alle reti ferroviarie<br />
Fs e Fcu, che potrebbero <strong>di</strong>ventare<br />
mezzi <strong>di</strong> trasporto urbano.<br />
Queste sono soltanto delle anticipazioni<br />
rispetto a quanto verrà deciso dai<br />
gruppi <strong>di</strong> lavoro. Ognuno dei quali si<br />
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />
SVILUPPO/ Il capoluogo umbro programma il nuovo millennio<br />
<strong>Perugia</strong> accorda il Piano<br />
Sette comuni, 227 mila citta<strong>di</strong>ni, <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> lavori. Privati e enti pubblici insieme per la rinascita del territorio.<br />
Al tavolo dello sviluppo Assoindustria, Camera <strong>di</strong> Commercio, Asl, Apm e la <strong>Scuola</strong> <strong>di</strong> <strong>Giornalismo</strong><br />
MONICA SORRENTINO<br />
LUCA MARCHETTI<br />
UNA VEDUTA AEREA DI PERUGIA<br />
Per stu<strong>di</strong>are meglio i sette comuni che partecipano al Piano<br />
strategico, sono state in<strong>di</strong>viduate ben nove aree tematiche.<br />
Queste le conclusioni dopo sei mesi <strong>di</strong> lavoro.<br />
Popolazione: la forte presenza <strong>di</strong> immigrati e la crescita<br />
costante nel breve e nel lungo periodo comporta tre<br />
problemi: integrazione, accesso alla città e <strong>di</strong>sponibilità<br />
<strong>di</strong> alloggi.<br />
Urbanistica e infrastrutture: la posizione geografica dell’Umbria<br />
richiede una rete <strong>di</strong> collegamento efficiente verso<br />
il mare e i gran<strong>di</strong> centri industriali. Al vaglio anche soluzioni<br />
più moderne (telefonia e telematica).<br />
Patrimonio artistico: la riqualificazione della Rocca Paolina<br />
è il punto <strong>di</strong> partenza per valorizzare e integrare i siti<br />
artistici.<br />
Formazione e cultura: le strutture formative come la<br />
<strong>Scuola</strong> <strong>di</strong> <strong>Giornalismo</strong>, la <strong>Scuola</strong> <strong>di</strong> lingue dell’Esercito e<br />
l’Università dovranno portare <strong>Perugia</strong> a livelli <strong>di</strong> eccellenza.<br />
Così come Eurochocolate e Umbria Jazz per gli<br />
eventi culturali.<br />
In particolare la <strong>Scuola</strong> <strong>di</strong> <strong>Giornalismo</strong> <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> metterà<br />
a <strong>di</strong>sposizione la sua competenza nel campo della<br />
comunicazione. L’impegno è quello <strong>di</strong> rendere pubblici<br />
occuperà <strong>di</strong> un tema specifico <strong>di</strong> propria<br />
competenza. Non solo quin<strong>di</strong> strade e<br />
trasporti, ma anche ambiente, cultura,<br />
salute e tempo libero.<br />
Nascerà così, <strong>di</strong> comune accordo fra<br />
tutte le parti sociali ed economiche della<br />
zona, un progetto concreto e <strong>di</strong> facile<br />
attuazione, senza il rischio <strong>di</strong> investire<br />
in infrastrutture non in<strong>di</strong>spensabili o<br />
che non creino il classico “effetto volano”.<br />
<br />
LE NOVE MOSSE DEL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO<br />
gli impegni presi dal Forum Citta<strong>di</strong>no, su in<strong>di</strong>cazione del<br />
Comitato Tecnico Scientifico, e, in un futuro prossimo, la<br />
realizzazione delle opere che riqualificheranno la città<br />
<strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>.<br />
Ambiente: le aree a rischio sismico e idrogeologico richiedono<br />
interventi mirati ad assicurare or<strong>di</strong>ne e protezione.<br />
Economia: la sfida <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> e del suo hinterland sarà<br />
nell’organizzare l’economia locale, variegata nei settori,<br />
nelle <strong>di</strong>mensioni e nel ra<strong>di</strong>camento territoriale, come<br />
un vero e proprio sistema produttivo. In modo da creare<br />
competenze più moderne e più orientate all’innovazione.<br />
Governo: la <strong>di</strong>mensione e la conformazione delle unità<br />
politico-amministrative vanno riequilibrate. L’armonizzazione<br />
tariffaria e fiscale è un altro obiettivo primario.<br />
Turismo e tempo libero: il turista deve trovare in Umbria<br />
strutture ricettive ben funzionanti e in grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare<br />
le sue esigenze (spostamento, ristoro, pernottamento).<br />
Politiche sociali: i mutamenti degli stili <strong>di</strong> vita e le possibiltà<br />
occupazionali che generano fenomeni <strong>di</strong> marginalizzazione<br />
vanno fronteggiati con opportune attività<br />
supportate dalle istituzioni.
QuattroColonne<br />
CULTURA/ Vita e viaggi del vincitore del Premio Barzini <strong>2003</strong><br />
Se scappi ti premio. Si potrebbe<br />
parafrasare così l’essenza <strong>di</strong> una vita<br />
<strong>di</strong> avventurose fughe nella Terra<br />
del Fuoco o sulla Via della Seta, lontano<br />
dai lavori forzati del desk. Un’esistenza<br />
fatta <strong>di</strong> viaggi e <strong>di</strong> racconti, in Asia<br />
Centrale e in America Latina, culminata<br />
con il premio Luigi Barzini.<br />
Stefano Malatesta ha ricevuto quest’anno<br />
il prestigioso riconoscimento<br />
giornalistico che pesca nell’ormai ristretta<br />
cerchia degli inviati speciali.<br />
Malatesta ha sempre preferito al sedentario<br />
tran tran del lavoro <strong>di</strong> redazione<br />
il Grand Tour d’Oriente. Dice <strong>di</strong> essere<br />
il «ven<strong>di</strong>catore» <strong>di</strong> questa professione.<br />
Racconta con aria <strong>di</strong>vertita le sue<br />
“rentrée”, dopo qualche viaggio durato<br />
mesi, passando per la redazione economia<br />
<strong>di</strong> Repubblica a Roma: «Tornavo e<br />
salutavo i miei colleghi con il gesto dei<br />
galeotti - lo mima battendo i pugni su un<br />
immaginario tamburo e facendo finta <strong>di</strong><br />
remare - e loro se la prendevano. Allora<br />
spiegavo il senso della battuta: “Non arrabbiatevi,<br />
io sono il vostro ven<strong>di</strong>catore”».<br />
Malatesta parla <strong>di</strong> sé e degli altri in modo<br />
pungente, <strong>di</strong>vertito, mai superbo.<br />
Questa ironia e il suo <strong>di</strong>sdegnare i rituali<br />
e le cerimonie trova riscontro anche il<br />
giorno della premiazione. Scappa dalla<br />
sala con la scusa <strong>di</strong> un’intervista e decide<br />
<strong>di</strong> non rientrare fino alla fine, <strong>di</strong> incontrare<br />
amici e invitati <strong>di</strong>etro le quinte. «Voglio<br />
rimanere qui fino al momento del<br />
mio <strong>di</strong>scorso», <strong>di</strong>ce dopo aver chiesto a<br />
qualcuno dei presenti <strong>di</strong> portargli una<br />
Coca Cola. E tra un sorso e l’altro fa quel-<br />
6<br />
lo che ha sempre fatto: affabula.<br />
«Non sono un inviato speciale, sono un<br />
inviato specialissimo - afferma - perché<br />
mi mando da solo. In redazione <strong>di</strong>co:<br />
«Ragazzi, io vado in Terra del Fuoco». E<br />
loro mi rispondono: «Bravo, torna presto».<br />
Si aspettava questo premio?<br />
«Non proprio. È arrivato abbastanza<br />
inaspettato ma in fondo… ho fatto un<br />
<strong>di</strong>segno per Lu<strong>di</strong>na Barzini e sotto le ho<br />
scritto: “Sono il meno inviato tra gli inviati<br />
possibili, ma forse ho interpretato<br />
meglio <strong>di</strong> chiunque altro la famosa battuta<br />
<strong>di</strong> tuo nonno: “Il giornalismo? Meglio<br />
che lavorare”».<br />
Quanto è <strong>di</strong>fficile, oggi, per un giornalista<br />
fare quello che fa lei?<br />
«Mah, sa, i giornalisti sono degli strani<br />
personaggi. Dicono <strong>di</strong> voler viaggiare<br />
e poi invece sono attaccati alle redazioni,<br />
hanno paura <strong>di</strong> questo, <strong>di</strong> quello…».<br />
C’è poca in<strong>di</strong>pendenza?<br />
«C’è in<strong>di</strong>pendenza, ma non totale. Io<br />
volevo andare nei posti, ma senza il prisma<br />
della politica. Perché nei giornali italiani<br />
c’è l’ossessione del pezzo politico».<br />
Lei però è riuscito a non farlo perché ha<br />
sempre scritto articoli <strong>di</strong> viaggio e <strong>di</strong><br />
cultura.<br />
«Io faccio dei racconti e me ne frego.<br />
Anche perché con i sondaggi si sono accorti<br />
che i miei pezzi hanno un alto in<strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento. Non sono notizie,<br />
sono storie, però sono lette. Quin<strong>di</strong> mi<br />
lasciano fare. Fino a quando mi cacceranno<br />
via per “indegnità” io continuo».<br />
Lei conosce molto bene l’Asia Centrale,<br />
ha pubblicato nel 1997 “Il cammello<br />
battriano”. Cosa pensa del futuro dell’Afghanistan?<br />
«Gli afgani sono un popolo <strong>di</strong> tagliagole<br />
ribal<strong>di</strong> e crudeli. Bisogna aver stu<strong>di</strong>ato<br />
la storia. I russi non l’avevano stu<strong>di</strong>ata.<br />
Non si ricordavano che gli afgani<br />
avevano battuto gli inglesi facendo una<br />
strage, durante il “Great Game”. I russi<br />
si erano messi in testa <strong>di</strong> conquistare la<br />
perla dell’impero britannico e cioè l’In<strong>di</strong>a,<br />
attraverso l’Himalaya o passando in<br />
Afghanistan. Non si erano resi conto che<br />
tutte e due le opzioni erano impraticabili.<br />
Nell’Hindukush non passa nemmeno<br />
un cammello. Gli afgani erano e rimarranno<br />
un insieme <strong>di</strong> tribù che si<br />
scannano a vicenda».<br />
E allora l’idea americana <strong>di</strong> voler cambiare<br />
questi popoli esportando il modello<br />
<strong>di</strong> democrazia occidentale?<br />
«È vero che “gli americani sanno tutto<br />
ma non capiscono niente”. La società afgana<br />
è una società tribale. Per loro il nemico<br />
vicino è il peggiore che si possa avere.<br />
Non hanno il concetto europeo <strong>di</strong><br />
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />
«Sono il ven<strong>di</strong>catore del desk»<br />
Stefano Malatesta, inviato “specialissimo” <strong>di</strong> Repubblica. Caso più unico che raro <strong>di</strong> giramondo professionale<br />
MARIA TERESA PALAMÀ<br />
Il <strong>di</strong>battito sul futuro del giornalismo<br />
nazione. Noi applichiamo i parametri<br />
politici occidentali a tutto il mondo e<br />
questo è uno sbaglio».<br />
E spostando il <strong>di</strong>scorso dall’Asia Centrale<br />
al Me<strong>di</strong>oriente?<br />
«Basta pensare a cosa ha fatto l’Inghilterra<br />
in Me<strong>di</strong>oriente…Durante la prima<br />
guerra mon<strong>di</strong>ale l’Inghilterra chiamò Lawrence<br />
e lo mandò da Faysal, hashemita,<br />
per spingerlo a rivoltarsi contro gli ottomani.<br />
Chiamò il capitano Shakespeare<br />
a inse<strong>di</strong>are nella penisola arabica la tribù<br />
<strong>di</strong> secondo rango dei sau<strong>di</strong>ti, Ibn al-<br />
Saud, quando ormai tutto il Me<strong>di</strong>oriente<br />
era stato <strong>di</strong>viso tra francesi e inglesi<br />
con l’accordo <strong>di</strong> Sykes-Picot. Nello stesso<br />
tempo gli inglesi facevano la <strong>di</strong>chiarazione<br />
Balfour che in realtà non aveva<br />
nulla a che vedere col Me<strong>di</strong>oriente. Doveva<br />
servire a convincere i <strong>di</strong>rettori <strong>di</strong><br />
giornali e l’opinione pubblica americana<br />
a entrare in guerra. E quasi tutti i <strong>di</strong>rettori<br />
americani erano ebrei».<br />
Perché ha scelto <strong>di</strong> fare l’inviato <strong>di</strong> viaggio<br />
e non <strong>di</strong> guerra?<br />
«L’ultimo conflitto al quale ho partecipato<br />
è stato quello Iran-Iraq. Mi è capitato<br />
<strong>di</strong> ricevere <strong>di</strong>eci bombardamenti<br />
in sette ore. Stavo nascosto in una buca<br />
per salvarmi dalle bombe shrapnel. All’improvviso<br />
mi sono ritrovato a urlare:<br />
“Ma che cavolo combattete a fare contro<br />
questi stupi<strong>di</strong> iracheni che non sanno<br />
nemmeno loro perché fanno la guerra!”…<br />
Meglio andare al mare».<br />
O <strong>di</strong>pingere.<br />
«Da sempre mi piace <strong>di</strong>segnare paesaggi.<br />
Un mio punto <strong>di</strong> riferimento è il<br />
grande paesaggista italiano Piero Guccione.<br />
In genere mi porto sempre dei pastelli<br />
in tasca. Oggi non ce li ho». <br />
Inviato, specie a rischio estinzione<br />
Gambescia del “Messaggero”: «La guerra ha ridato <strong>di</strong>gnità al mestiere». Ma Mimmo Càn<strong>di</strong>to recita il de profun<strong>di</strong>s<br />
EDOARDO CHIOZZI<br />
Ha raccontato agli italiani i più<br />
gran<strong>di</strong> eventi del suo tempo.<br />
Ha descritto guerre e viaggi avventurosi.<br />
Ha portato a casa dei suoi lettori<br />
le immagini <strong>di</strong> un mondo ancora<br />
lontano e sconosciuto. Dalla rivolta cinese<br />
dei boxer alle battaglie dell’Isonzo,<br />
al raid automobilistico Parigi-Pechino,<br />
Luigi Barzini è stato, un secolo fa, l’inviato<br />
speciale per antonomasia.<br />
Ne seguì le orme anche il figlio, Luigi<br />
Barzini junior. Nelle sue pagine ha descritto<br />
non solo i fatti, ma anche la società<br />
italiana ed europea in cambiamento.<br />
L’avventura dei Barzini iniziò a Orvieto.<br />
E proprio la città umbra li ricorda,<br />
ogni anno, con una tavola rotonda e un<br />
premio al giornalista che più si è <strong>di</strong>stinto<br />
come inviato speciale. «È un premio<br />
- spiega Lu<strong>di</strong>na Barzini, figlia <strong>di</strong> Luigi<br />
junior - che trasmette alle nuove generazioni<br />
un pezzo <strong>di</strong> storia del giornalismo<br />
del nostro paese». Da quest’anno al<br />
premio si è aggiunta una fondazione,<br />
promossa dal Comune <strong>di</strong> Orvieto. L’obiettivo<br />
è creare nuove occasioni <strong>di</strong> riflessione<br />
per il mondo giornalistico.<br />
Nel 2002 il premio Barzini è andato a<br />
Mimmo Càn<strong>di</strong>to. Quest’anno la quattor<strong>di</strong>cesima<br />
e<strong>di</strong>zione è stata assegnata a<br />
Stefano Malatesta. «Abbiamo voluto<br />
premiare - prosegue Lu<strong>di</strong>na Barzini - un<br />
inviato che ha ancora il gusto <strong>di</strong> far scoprire<br />
ai lettori paesi, civiltà, mon<strong>di</strong>, persone».<br />
STEFANO MALATESTA<br />
Ma questo tipo <strong>di</strong> inviato rischia <strong>di</strong><br />
scomparire. L’orazione civile <strong>di</strong> Càn<strong>di</strong>to,<br />
che ha aperto i lavori, è stata quasi un<br />
de profun<strong>di</strong>s della figura del grande reporter.<br />
La guerra in Iraq è un esempio.<br />
Il giornalista, più che «incastonato», è<br />
«incastrato» tra le esigenze <strong>di</strong> un’informazione<br />
sempre più rapida e la volontà<br />
<strong>di</strong> controllo da parte <strong>di</strong> chi detiene il potere.<br />
C’è stato spazio anche per un momento<br />
<strong>di</strong> commozione, quando Càn<strong>di</strong>to<br />
ha ricordato alcuni colleghi morti facendo<br />
il proprio lavoro.<br />
Del conflitto in Iraq si è parlato anche<br />
nella tavola rotonda, dal titolo “Santi e<br />
Demoni. Gli eccessi dell’informazione”.<br />
Il giu<strong>di</strong>zio emerso è però ben <strong>di</strong>verso da<br />
quello dato da Càn<strong>di</strong>to. Giornali e tv<br />
italiane hanno fatto un buon lavoro,<br />
questo il parere quasi unanime. Da un<br />
lato i giornalisti italiani hanno puntato<br />
sull’approfon<strong>di</strong>mento, dall’altro non<br />
erano vincolati a uno stretto controllo<br />
come i colleghi americani. Il <strong>di</strong>rettore<br />
del Messaggero Paolo Gambescia ne è<br />
convinto: «La guerra ha ridato <strong>di</strong>gnità al<br />
mestiere».<br />
Non sempre però il giornalismo italiano<br />
riesce a dare buona prova <strong>di</strong> sé. I motivi?<br />
Problemi <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>bilità. Incapacità<br />
<strong>di</strong> catturare il lettore. Poco spazio per le<br />
inchieste. Un sistema chiuso in cui non<br />
riescono a entrare nuovi giornali.<br />
Tutto sommato però i giornalisti presenti<br />
si sono mostrati ottimisti. I lettori<br />
che non comprano più i giornali sarebbero<br />
solo i più <strong>di</strong>sattenti. Quelli che si<br />
accontentano della free press.
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong> QuattroColonne<br />
CRONACA/ Viaggio tra i ven<strong>di</strong>tori extracomunitari <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong><br />
Ambulante? Sì, ma in regola<br />
Crolla il mercato delle griffe contraffatte. In <strong>di</strong>minuzione il giro d’affari legato ai cd pirata<br />
DANIELE FORTUNA<br />
«Ho fatto<br />
La rivolta dei Quarantamila<br />
MONICA SORRENTINO<br />
l’operaio per alcuni<br />
anni. Poi sono rimasto<br />
senza lavoro e ho inizia-<br />
to a fare il ven<strong>di</strong>tore ambulante». Aliou<br />
ha 35 anni. Viene dal Senegal, ma vive<br />
a <strong>Perugia</strong> dal 1990. Quando non riesce<br />
a sbarcare il lunario come manovale,<br />
vende nelle strade del centro <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>.<br />
I posti sono sempre gli stessi: S.Ercolano,<br />
la rampa <strong>di</strong> accesso alle scale mobili<br />
<strong>di</strong> Piazza Partigiani e via dei Priori.<br />
Dispone con or<strong>di</strong>ne la sua merce, rigorosamente<br />
falsa, su un telo bianco: borse<br />
Puma, Fen<strong>di</strong>, e Louis Vuitton, occhiali<br />
da sole con lenti colorate e cinture<br />
<strong>di</strong> cuoio. I prezzi sono mo<strong>di</strong>ci e soprattutto<br />
trattabili. Aliou non ha paura<br />
dei controlli e della denuncia penale<br />
per ricettazione e commercio <strong>di</strong> prodotti<br />
contraffatti: «In qualche modo<br />
devo guadagnare», <strong>di</strong>ce con rabbia.<br />
<strong>Perugia</strong> non è la terra promessa dei vu<br />
cumprà, come Roma o Napoli. Nella<br />
capitale il mercato dei prodotti taroccati<br />
è <strong>di</strong>ffuso in tutti i quartieri, dal centro<br />
alla periferia. Gli ambulanti girano per<br />
la città a proporre la loro mercanzia.<br />
Colpo in canna e fucili puntati.<br />
Quasi 41 mila cacciatori umbri<br />
sono pronti a sparare. Nel mirino,<br />
però, nessuna specie animale. Il<br />
bersaglio è <strong>di</strong> tutt’altro tipo.<br />
Si tratta della circolare, riguardante il<br />
porto d’armi, che il ministro dell’Interno,<br />
Giuseppe Pisanu, ha <strong>di</strong>ramato nei<br />
giorni scorsi. Causa scatenante i recenti<br />
Diversa la situazione nel capoluogo<br />
umbro. Dopo il boom della metà degli<br />
anni Ottanta, il Comune è riuscito a gestire<br />
il fenomeno attraverso una progressiva<br />
regolarizzazione dei ven<strong>di</strong>tori<br />
extracomunitari. La polizia municipale<br />
ha fatto il resto, con un controllo capillare<br />
del centro citta<strong>di</strong>no.<br />
«<strong>Perugia</strong> è un’isola felice. I ven<strong>di</strong>tori<br />
rispettano le regole. Nell’ultimo anno<br />
abbiamo eseguito pochissimi sequestri<br />
<strong>di</strong> merce contraffatta», spiega il maresciallo<br />
Mario Ricci dell’Ufficio preven-<br />
fatti <strong>di</strong> cronaca <strong>di</strong> Aci Castello, Milano<br />
e Roma. Il titolare del Viminale ha pre<strong>di</strong>sposto<br />
una misura straor<strong>di</strong>naria che<br />
dovrebbe consistere, dapprima, in una<br />
verifica “una tantum” <strong>di</strong> tutte le licenze<br />
per porto d’armi. Ma presto, ha comunicato<br />
Pisanu, verrà imposto l’obbligo<br />
dell’esibizione annuale dei certificati <strong>di</strong><br />
idoneità psico-fisica. Chi detiene un’arma,<br />
in<strong>di</strong>fferentemente per <strong>di</strong>fesa personale,<br />
uso sportivo o caccia, dovrà regolarmente<br />
<strong>di</strong>mostrare, una<br />
volta all’anno, <strong>di</strong> non essere<br />
affetto da problemi mentali o<br />
<strong>di</strong> salute. Ad attestarlo saranno<br />
sempre due certificati me<strong>di</strong>ci.<br />
Uno con la storia clinica<br />
del titolare <strong>di</strong> porto d’armi,<br />
rilasciato dal me<strong>di</strong>co <strong>di</strong><br />
famiglia; l’altro <strong>di</strong> idoneità<br />
psico-fisica vera e propria,<br />
firmato dal me<strong>di</strong>co legale<br />
dell’Asl o da un ufficiale sanitario<br />
militare.<br />
È a questo punto che le associazioni<br />
venatorie, che rappresentano<br />
884.953 cacciatori<br />
della Penisola, sono scese<br />
in campo contro il gover-<br />
zione e repressione fro<strong>di</strong> della Polizia<br />
municipale. Solo pochi continuano a<br />
vendere senza licenza. Si tratta soprattutto<br />
<strong>di</strong> cinesi specializzati nel commercio<br />
<strong>di</strong> giocattoli e accen<strong>di</strong>ni.<br />
Adesso gli ambulanti, soprattutto senegalesi<br />
e bangladesi, hanno tutti la licenza<br />
<strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta ed espongono i loro<br />
prodotti sui banchi, pagando al Comune<br />
l’affitto per l’uso del suolo pubblico.<br />
Come Gil, un senegalese che ha il<br />
suo banco <strong>di</strong> manufatti in legno “made<br />
in Africa” in via dei Priori. Qui con-<br />
PORTO D’ARMI/Protesta contro le nuove <strong>di</strong>sposizioni del Viminale<br />
Controlli annuali per chi possiede un’arma da fuoco. E i cacciatori insorgono<br />
UN CACCIATORE COL SUO CANE<br />
IL MERCATINO DI S.ERCOLANO<br />
no. Tra loro, i 41 mila cacciatori dell’Umbria,<br />
regione che, assieme alla Toscana<br />
e alle Marche, presenta la maggiore<br />
densità <strong>di</strong> licenze: centomila fucili<br />
all’incirca denunciati in Questura. Gli<br />
appassionati <strong>di</strong> caccia non posseggono<br />
un solo fucile, ma almeno due o tre. Un<br />
dato assai rilevante se si considera che,<br />
nel 2002, le autorizzazioni concesse dalla<br />
Prefettura per il porto d’armi per <strong>di</strong>fesa<br />
personale sono state solo 458 nella<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> e 576 in quella <strong>di</strong><br />
Terni.<br />
«Gli ultimi casi <strong>di</strong> cronaca devono fare<br />
riflettere - <strong>di</strong>chiara Mario Curti, presidente<br />
della Federcaccia umbra - ma bisogna<br />
evitare che un fatto drammatico<br />
finisca per essere motivo <strong>di</strong> un’ulteriore<br />
<strong>di</strong>fficoltà per centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong><br />
cacciatori in Italia». Dopo le limitazioni<br />
su specie cacciabili e tempi <strong>di</strong> caccia,<br />
il giro <strong>di</strong> vite annunciato dal ministero<br />
dell’Interno è, a <strong>di</strong>re delle associazioni<br />
venatorie, un modo per criminalizzare<br />
una categoria onesta. Se la misura<br />
straor<strong>di</strong>naria della circolare <strong>di</strong>verrà permanente,<br />
i cacciatori dovranno <strong>di</strong>re ad<strong>di</strong>o<br />
ai sei anni <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà della loro licenza.<br />
Obbligo che equivarrebbe, te-<br />
vivono regolari e abusivi, a <strong>di</strong>re il vero<br />
appena due. Gli irregolari non sono<br />
ostracizzati. Gli altri sono solidali e conoscono<br />
le <strong>di</strong>fficoltà per ottenere la licenza.<br />
Gli affari però non vanno bene,<br />
sia per i regolari che per gli abusivi. Gil<br />
mostra la sua licenza <strong>di</strong> commercio e<br />
impreca contro il Comune: «Questo è<br />
un posto <strong>di</strong> passaggio. La gente va <strong>di</strong><br />
fretta e non si ferma». E poi aggiunge:<br />
«Il sogno è quello <strong>di</strong> un mercato solo<br />
nostro in cui ci sia spazio per tutti».<br />
Il mercato dei cd pirata è quasi inesistente.<br />
A <strong>di</strong>mostrarlo i dati della Guar<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> Finanza. Nei primi sei mesi <strong>di</strong><br />
quest’anno il numero <strong>di</strong> copie sequestrate<br />
è crollato: 1.349 contro i 5.000<br />
cd dell’ultimo semestre del 2002.<br />
«I cd arrivano dalla Campania o dal<br />
Lazio, così come i capi d’abbigliamento<br />
falsi. In Umbria non abbiamo mai<br />
scoperto laboratori in cui si produce<br />
materiale contraffatto», racconta il capitano<br />
Raffaele Laureti. «Il mercato<br />
abusivo si rianima solo per gli appuntamenti<br />
che richiamano migliaia <strong>di</strong> persone,<br />
come Eurochocolate e Umbria<br />
Jazz, quando è più <strong>di</strong>fficile controllare<br />
il territorio». <br />
mono i più, a scoraggiarne il rinnovo,<br />
non solo per il costo <strong>di</strong> circa 250 euro<br />
annuali. Secondo l’Arcicaccia, il provve<strong>di</strong>mento,<br />
eludendo il problema principale<br />
della prevenzione <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> criminosi<br />
e del <strong>di</strong>ritto alla pubblica sicurezza,<br />
dà corso, invece, a norme interpretative<br />
e integrative della legislazione<br />
corrente sui cacciatori, che è «assolutamente<br />
fuori luogo coinvolgere in questa<br />
situazione».<br />
Eppure sull’efficacia della <strong>di</strong>sposizione<br />
governativa sono <strong>di</strong>vergenti le opinioni<br />
degli addetti ai lavori. «È una questione<br />
controversa - sostiene il colonnello<br />
Carlo Cozza, ufficiale me<strong>di</strong>co dell’Esercito<br />
cui fa capo la Federcaccia umbra -<br />
non solo perché la limitazione <strong>di</strong> tempo<br />
non offre garanzie, ma anche per la <strong>di</strong>versità<br />
<strong>di</strong> destinazione dei porto d’armi».<br />
A favore <strong>di</strong> un controllo più stretto,<br />
invece, è Enzo Sclafani, me<strong>di</strong>co legale<br />
dell’Asl <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, sebbene ammetta<br />
che è problematico rispettare i<br />
termini della circolare: «Attenersi ai 30<br />
giorni - spiega - significherebbe intasare<br />
i servizi visto che attualmente sono 39<br />
mila gli utenti, nella provincia, in attesa<br />
<strong>di</strong> rinnovo». <br />
7
QuattroColonne<br />
8<br />
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />
AMBIENTE/ La gestione dei rifiuti nella “regione verde”<br />
L’Umbria non fa <strong>di</strong>fferenza<br />
Il riciclaggio non supera in me<strong>di</strong>a il 13 per cento. Molto meno <strong>di</strong> quanto preveda il decreto Ronchi.<br />
Bloccato l’esperimento <strong>di</strong> Passignano. Ma la Regione promette <strong>di</strong> fare <strong>di</strong> più<br />
GIOVANNA MANCINI<br />
C’era una volta il “Butto”, una<br />
buca enorme scavata nel terreno,<br />
poco lontano da Orvieto,<br />
che il Comune della città utilizzava come<br />
luogo dove buttare – appunto – i rifiuti.<br />
Negli anni ’80 questo spazio venne<br />
riadattato per farne una <strong>di</strong>scarica in<br />
piena regola, chiamata “Le Crete”, realizzata<br />
con le tecniche e i materiali più<br />
avanzati. Chi abita lì vicino <strong>di</strong>ce che a<br />
vedersi è qualcosa <strong>di</strong> impressionante.<br />
Una voragine che potrà inghiottire fino<br />
a 120 mila tonnellate <strong>di</strong> rifiuti l’anno<br />
per oltre 20 anni. Ben oltre le necessità<br />
locali.<br />
Il business dei rifiuti<br />
Ecco perché la Regione dell’Umbria<br />
si è offerta <strong>di</strong> provvedere, all’interno <strong>di</strong><br />
questa <strong>di</strong>scarica, allo smaltimento <strong>di</strong><br />
una parte dei rifiuti della Campania (20<br />
mila tonnellate in totale), vista l’emergenza<br />
delle scorse settimane.<br />
Ma la decisione ha scatenato un putiferio,<br />
tra i citta<strong>di</strong>ni e tra le forze politiche<br />
locali.<br />
«Il comune <strong>di</strong> Orvieto ha trovato il<br />
modo <strong>di</strong> sistemare il proprio bilancio»,<br />
accusa Danilo Buconi, coor<strong>di</strong>natore del<br />
Pdci nell’Alto Orvietano. E dello stesso<br />
parere sono i gruppi ambientalisti<br />
della regione. L’Amministrazione <strong>di</strong> Orvieto,<br />
comproprietaria della <strong>di</strong>scarica,<br />
riceve ogni anno un pagamento dalla<br />
società che gestisce “Le Crete”, in proporzione<br />
al volume <strong>di</strong> rifiuti smaltiti. Se<br />
questi rifiuti arrivano da comuni <strong>di</strong>fferenti,<br />
la cifra aumenta. L’apertura <strong>di</strong> un<br />
impianto <strong>di</strong> preselezione a Terni ha abbassato<br />
i costi dello smaltimento a carico<br />
della <strong>di</strong>scarica orvietana, ma ha anche<br />
ridotto notevolmente la quantità <strong>di</strong><br />
rifiuti da riciclare, e dunque il volume<br />
d’affari.<br />
L’arrivo <strong>di</strong> materiale da un’altra regione,<br />
accusano ambientalisti e partiti<br />
dell’opposizione, non sarebbe che un sistema<br />
escogitato dal comune per accrescere<br />
i propri introiti. Anche perché la<br />
Campania verserà all’Umbria 360 mila<br />
euro come indennizzo per i danni ambientali<br />
arrecati in seguito all’operazione.<br />
Comune <strong>di</strong> Orvieto e Regione contestano<br />
questa lettura. «Non facciamo<br />
che rispettare gli accor<strong>di</strong> stipulati con la<br />
Campania lo scorso novembre», <strong>di</strong>ce<br />
Nazareno Desideri (Ds), assessore all’ambiente<br />
<strong>di</strong> Orvieto.<br />
Un protocollo d’intesa, firmato dai<br />
governatori delle due regioni, stabilisce<br />
la possibilità <strong>di</strong> trasferire 20 mila tonnellate<br />
<strong>di</strong> rifiuti dalla Campania all’Umbria<br />
“per ragioni <strong>di</strong> emergenza e<br />
per un periodo limitato”. «Si tratta <strong>di</strong><br />
UN FRIGORIFERO GETTATO FRA I RIFUTI GENERICI IN UNA DISCARICA DELL’UMBRIA<br />
venire incontro a una regione in <strong>di</strong>fficoltà»,<br />
ha <strong>di</strong>chiarato Mario Valentini,<br />
responsabile regionale della gestione rifiuti:<br />
«La capacità <strong>di</strong> smaltimento delle<br />
“Crete” è enorme, i limiti prefissati non<br />
saranno superati dal materiale in arrivo».<br />
In sé non ci sarebbe nulla <strong>di</strong> male, sostiene<br />
Maurizio Conticelli, esponente<br />
della Margherita a Orvieto: «Il punto è<br />
che non si può fare <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> emergenza,<br />
come quello campano, la norma per<br />
aggiustare i conti dell’amministrazione».<br />
Quello che manca, secondo Conticelli,<br />
è una politica seria dello smaltimento<br />
e del riciclaggio. “Le Crete”, secondo<br />
il progetto originario, era destinata<br />
a <strong>di</strong>ventare un centro <strong>di</strong> compostaggio<br />
dove trasformare i rifiuti organici<br />
in compost <strong>di</strong> qualità, in modo da<br />
ottenere dei ricavi dalla sua ven<strong>di</strong>ta riducendo<br />
contemporaneamente i rifiuti<br />
del 50 per cento. Questo non è avvenuto,<br />
e la <strong>di</strong>scarica è <strong>di</strong>ventata l’ultima<br />
stazione per i rifiuti soli<strong>di</strong> urbani già<br />
trattati e imballati, pronti per essere<br />
bruciati o accantonati. Ma non c’è ancora<br />
la possibilità <strong>di</strong> ricavarne energia<br />
termica attraverso l’incenerimento.<br />
Il riciclaggio in Umbria<br />
Il tema del riciclaggio è la nota dolente<br />
dell’Umbria, in tema <strong>di</strong> rifiuti. Il<br />
decreto Ronchi stabilisce che entro il<br />
<strong>2003</strong> ogni comune dovrebbe riciclare<br />
almeno il 35 per cento della propria immon<strong>di</strong>zia.<br />
La maggior parte dei comuni<br />
umbri è già fuori dai limiti: l’im-<br />
mon<strong>di</strong>zia riciclata rappresenta in me<strong>di</strong>a<br />
meno del 13 per cento dei rifiuti smaltiti.<br />
E adesso scatteranno le sanzioni,<br />
che consistono in un aumento della tassa<br />
sui rifiuti. A carico dunque dei citta<strong>di</strong>ni.<br />
Anche se – sostiene Nazareno<br />
Desideri – i numeri e le scadenze del decreto<br />
non sono chiari e possono ammettere<br />
delle oscillazioni.<br />
I dati nazionali non sono più incoraggianti,<br />
del resto, e viaggiano attorno<br />
al 15 per cento. Ma se si pensa che al<br />
Nord la percentuale arriva al 70 per<br />
cento con picchi dell’80, l’arretratezza<br />
dell’Umbria risulta in tutta la sua evidenza.<br />
«Quello che manca in Umbria – accusa<br />
Franco Coppoli del Comitato umbro<br />
per l’ambiente – è una seria politica<br />
del riciclaggio». A prevalere è una logica<br />
che punta a interessi economici<br />
prima che ambientali, anche se la regione<br />
vuole apparire come la terra dove<br />
sono preservate natura e tra<strong>di</strong>zioni.<br />
«Il problema – continua Coppoli – è<br />
che c’è un monopolio assoluto della gestione<br />
dei rifiuti: dal trasporto allo<br />
smaltimento».<br />
Il Progetto “Ricicliamo”<br />
È finito con un sostanziale abbandono<br />
anche l’esperimento innovativo <strong>di</strong><br />
Passignano, sulle rive del lago Trasimeno.<br />
Sull’esempio <strong>di</strong> un paesino in provincia<br />
<strong>di</strong> Bergamo, una cooperativa <strong>di</strong><br />
ingegneri ambientali <strong>di</strong> Trevi (la Tecnosea)<br />
aveva proposto ai citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> portare<br />
da sé i rifiuti – già separati – all’i-<br />
sola ecologica “Le Pedate”. In cambio<br />
ricevevano un compenso (come si faceva<br />
una volta con il “vuoto a rendere”).<br />
Questo sistema, sperimentato per tutto<br />
il 2002, aveva permesso <strong>di</strong> raddoppiare<br />
la percentuale <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong>fferenziata<br />
e ridurre del 40 per cento i costi<br />
per l’amministrazione (che risparmiava<br />
sul trasporto). Ma alla fine dello<br />
scorso anno il comune <strong>di</strong> Passignano,<br />
pur ammettendo i buoni risultati dell’esperimento,<br />
<strong>di</strong> fatto lo ha bloccato,<br />
appaltando la gestione dell’isola ecologica<br />
alla società Tsa, che ha preferito investire<br />
su una più intensa raccolta a domicilio.<br />
Questo, secondo i nuovi gestori,<br />
avrebbe reso meno interessante il sistema<br />
della Tecnosea.<br />
Gli ambientalisti hanno presentato<br />
un esposto alla Corte dei Conti, denunciando<br />
i maggiori costi sostenuti dal comune<br />
per finanziare la Tsa, e la chiusura<br />
<strong>di</strong> un progetto che funzionava. I vertici<br />
della Tsa ricordano però che è stato<br />
un commissario prefettizio a giu<strong>di</strong>care<br />
più conveniente la loro offerta. Mario<br />
Valentini aggiunge che questo esperimento<br />
non ha fatto risparmiare granché,<br />
e che altre sono le strade da percorrere.<br />
A questo proposito, un bando della Regione<br />
prevede lo stanziamento <strong>di</strong> risorse<br />
in favore dei comuni che avviano progetti<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione.<br />
Sono ancora gli ambientalisti a fornire<br />
una chiave <strong>di</strong> lettura <strong>di</strong>versa: il sistema<br />
Tecnosea, gestito da sole 6 persone,<br />
aveva ridotto i costi rivolgendosi<br />
per il trasporto dei rifiuti <strong>di</strong>rettamente<br />
ai consorzi <strong>di</strong> vetro, plastica e altri materiali,<br />
che garantiscono il loro servizio<br />
gratuitamente. La Tsa, invece, ha deciso<br />
<strong>di</strong> appoggiarsi a una <strong>di</strong>tta <strong>di</strong> trasporti<br />
<strong>di</strong> cui è proprietaria la Gesenu (cioè<br />
l’azienda della nettezza urbana <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>).<br />
Il tassello ulteriore è che, tra i soci<br />
della Tsa, ci sono la Gesenu stessa e il<br />
Comune <strong>di</strong> Passignano.<br />
Frigoriferi tra l’immon<strong>di</strong>zia<br />
Un’altra storia significativa arriva da<br />
Pietramelina, dove si trova una <strong>di</strong>scarica<br />
gestita dalla Gesenu. Qui un gruppo<br />
<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni ha fatto incursione nella<br />
<strong>di</strong>scarica e ha documentato la presenza<br />
<strong>di</strong> frigoriferi, considerati dalla legge<br />
rifiuti pericolosi. Contengono infatti<br />
Cfc, il gas responsabile del buco dell’ozono.<br />
Lo smaltimento deve avvenire<br />
in apposite <strong>di</strong>scariche, come quella recentemente<br />
attivata a Spoleto. Il comitato<br />
<strong>di</strong> Pietramelina ha denunciato ripetutamente<br />
l’irregolarità, ma per ora<br />
non ha ricevuto risposta, mentre i responsabili<br />
della <strong>di</strong>scarica sostengono <strong>di</strong><br />
non saperne nulla, e che si tratta solo <strong>di</strong><br />
fatti spora<strong>di</strong>ci.
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong> QuattroColonne<br />
SALUTE/ Gli allarmismi incontrollati <strong>di</strong>ffusi da Internet<br />
Troppo bianco fa male<br />
Dalla Rete l’allerta rimbalza nelle case: <strong>di</strong>ossina nei prodotti sanitari. Un’interrogazione parlamentare solleva<br />
il problema anche in Italia. Ma non c’è alcun rischio. Come ha <strong>di</strong>mostrato l’Istituto Superiore <strong>di</strong> Sanità<br />
FRANCESCA SANCIN<br />
Diossina: basta la parola per<br />
evocare scenari inquietanti.<br />
Si pensa subito alla trage<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> Seveso, a fenomeni macroscopici, <strong>di</strong><br />
devastante impatto ambientale. Ma c’è<br />
un modo più subdolo attraverso il quale<br />
la <strong>di</strong>ossina può entrare in contatto<br />
con l’organismo umano. Nei pannolini<br />
dei bambini, infatti, - e in altri prodotti<br />
sanitari, come gli assorbenti femminili<br />
- sarebbero state trovate tracce <strong>di</strong><br />
questo veleno. L’allarme viene dagli Stati<br />
Uniti, dove le associazioni dei consumatori<br />
e quelle che tutelano i <strong>di</strong>ritti delle<br />
donne hanno chiesto alla comunità<br />
scientifica analisi accurate.<br />
Da noi la questione è giunta in parlamento.<br />
In seguito all’interrogazione<br />
presentata dal deputato Andrea Annunziata<br />
è stato allertato l’Istituto Superiore<br />
<strong>di</strong> Sanità. La ricerca, appena ultimata,<br />
è arrivata agli stessi risultati degli<br />
stu<strong>di</strong> americani: la quantità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ossina<br />
trovata nei prodotti sanitari è <strong>di</strong><br />
molto inferiore alla dose cui siamo quoti<strong>di</strong>anamente<br />
esposti attraverso l’ambiente.<br />
Ad esempio in casa, nel più innocuo<br />
dei camini, in situazioni <strong>di</strong> combustione<br />
particolari - e soprattutto se si<br />
usa legname trattato - si può generare<br />
<strong>di</strong>ossina.<br />
Quasi il 95% del quantitativo che<br />
purtroppo accumuliamo nel corpo de-<br />
DUE BAMBINI CHE INDOSSANO PANNOLINI<br />
riva invece dal cibo. La <strong>di</strong>ossina è infatti<br />
un composto persistente, che si propaga<br />
nella catena alimentare attraverso<br />
i grassi, nei quali è solubile. Carni, latte,<br />
uova e pesce sono in genere gli alimenti<br />
più contaminati. Una volta che la<br />
<strong>di</strong>ossina è presente nel corpo, non è eliminabile.<br />
La madre la trasmette al<br />
CHIRUGIA ESTETICA/ Cambiano i canoni <strong>di</strong> bellezza<br />
Goodbye Barbie<br />
bambino tramite la placenta e poi attraverso<br />
l’allattamento.<br />
Ma perché la <strong>di</strong>ossina è presente, anche<br />
se in piccolissime quantità, nei prodotti<br />
sanitari? Gli assorbenti - sia quelli<br />
che contengono rayon, sia quelli biologici,<br />
interamente in cotone - sono a<br />
base <strong>di</strong> cellulosa. Come i pannolini. Se<br />
per sbiancarli si usa cloro gassoso, si innesca<br />
una reazione che produce <strong>di</strong>ossina<br />
con estrema facilità.<br />
I ricercatori dell’Istituto Superiore <strong>di</strong><br />
Sanità hanno supposto che, nel caso limite<br />
in cui l’organismo della donna o<br />
del bambino assorbisse tutta la <strong>di</strong>ossina<br />
presente in pannolini e assorbenti, si<br />
arriverebbe al 2% della quantità assunta<br />
tramite la <strong>di</strong>eta. Un sospiro <strong>di</strong> sollievo.<br />
Ma molte persone continuano a non<br />
sentirsi tranquille: temono che far indossare<br />
ai bambini nei primi due anni<br />
<strong>di</strong> vita i pannolini, 24 ore su 24, significhi<br />
comunque esporli a una fonte, seppur<br />
minima, <strong>di</strong> rischio. E lo stesso si<br />
può <strong>di</strong>re per le donne, che per circa<br />
quarant’anni, cinque giorni al mese, devono<br />
ricorrere ai tamponi.<br />
Le aziende ricorrono allo sbiancamento<br />
per assecondare le abitu<strong>di</strong>ni dei<br />
consumatori. Un prodotto immacolato<br />
è generalmente percepito come sinonimo<br />
<strong>di</strong> igiene.<br />
Molte <strong>di</strong>tte hanno già deciso <strong>di</strong> sostituire<br />
il cloro gassoso con <strong>di</strong>ossido <strong>di</strong> cloro<br />
o con prodotti ancora più sicuri, come<br />
l’ozono, l’ossigeno molecolare o l’acqua<br />
ossigenata, che producono materiali<br />
privi <strong>di</strong> derivati del cloro. Un passo<br />
avanti. Per girare pagina e tutelare fino<br />
in fondo la salute dei consumatori,<br />
basterebbe sciogliere l’equazione tra<br />
“bianco” e “pulito”. Basterebbe abituarsi<br />
a un punto <strong>di</strong> grigio in più. <br />
La perfezione assoluta non è più <strong>di</strong> moda. Meglio ritocchi meno evidenti che <strong>di</strong>ano un’impressione <strong>di</strong> naturalezza<br />
VANESSA GIOVAGNOLI<br />
SILVIA RITA<br />
Nasino alla francese su un volto<br />
spigoloso? Disarmonico. Seno<br />
giunonico su un fisico minuto?<br />
Sproporzionato. Viso da trentenne<br />
su un corpo da cinquantenne? Inverosimile.<br />
I canoni della chirurgia estetica<br />
sono cambiati: abbandonato il mito<br />
<strong>di</strong> Barbie, icona <strong>di</strong> un corpo perfetto,<br />
chi decide <strong>di</strong> ricorrere al chirurgo<br />
preferisce risultati meno evidenti e apparentemente<br />
più naturali. I gusti si<br />
evolvono. La pubblicità <strong>di</strong> una nota<br />
marca <strong>di</strong> tonno mette alla berlina chi<br />
ostenta labbra palesemente siliconate.<br />
«Negli ultimi anni le richieste sono<br />
più equilibrate», conferma Cristiano<br />
Dominici, titolare della cattedra <strong>di</strong><br />
Chirurgia Plastica dell’Università <strong>di</strong><br />
<strong>Perugia</strong> e <strong>di</strong>rettore della Clinica <strong>di</strong> Chirurgia<br />
Plastica del Policlinico <strong>di</strong> Monteluce.<br />
«I pazienti chiedono risultati<br />
più “umani”, ma ancora in<br />
molti arrivano con la fotografia<br />
<strong>di</strong> attori o attrici cui<br />
vorrebbero somigliare. Il<br />
guaio è che alcuni ban<strong>di</strong>ti,<br />
pur <strong>di</strong> non perdere clienti,<br />
li assecondano», conclude<br />
Dominici.<br />
Nella clinica perugina<br />
è anche capitato che<br />
una signora <strong>di</strong> Terni,<br />
dopo essersi sottoposta<br />
a un intervento<br />
per l’aumento del seno,<br />
si sia pentita. Il<br />
nuovo décolleté<br />
era eccessivo e<br />
ha voluto ridurlo<br />
un po’. Non è <strong>di</strong>fficile<br />
trovare pazienti che<br />
hanno chiesto ai chirurghi<br />
soluzioni più in armonia<br />
con il proprio corpo. «È inutile pretendere<br />
una quarta <strong>di</strong> reggiseno su un<br />
LA CELEBRE BAMBOLA BARBIE<br />
fisico da seconda», <strong>di</strong>ce Jennifer,<br />
27 anni, sod<strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> aver<br />
scelto una taglia adeguata alla<br />
sua corporatura piuttosto che<br />
un seno da pin up. «Sono contenta<br />
del risultato», <strong>di</strong>ce la<br />
ventinovenne Federica, «il<br />
mio naso, anche se rifatto<br />
non è perfetto, ma è molto<br />
simile a quello <strong>di</strong> mia<br />
madre e mia sorella. Sembra<br />
naturale».<br />
Questa parziale inversione<br />
<strong>di</strong> tendenza è<br />
confermata anche dal<br />
ricorso sempre maggiore<br />
alla chirurgia<br />
ambulatoriale, che<br />
consente piccoli ritocchi<br />
in anestesia locale con<br />
meto<strong>di</strong> meno invasivi. Ad<br />
esempio, per eliminare le rughe,<br />
si è <strong>di</strong>ffuso il laser, meno aggressivo<br />
e traumatico del lifting.<br />
Un settore in continua espansione è<br />
quello della chirurgia estetica della<br />
bocca. Il desiderio <strong>di</strong> sfoggiare un sorriso<br />
smagliante spinge sempre più persone<br />
dai dentisti. Di gran voga il laser<br />
sbiancante e l’apparecchio anche da<br />
adulti. Tuttavia, come spiega Rosalba<br />
Giannoni, ortodontista, «c’è maggiore<br />
attenzione agli aspetti funzionali piuttosto<br />
che a quelli puramente estetici».<br />
Secondo l’ultimo rapporto Eurispes,<br />
le donne continuano a rivolgersi alla<br />
chirurgia estetica più degli uomini:<br />
rappresentano ancora il 70 per cento<br />
dei pazienti. Gli interventi più richiesti<br />
sono la liposuzione, la mastoplastica<br />
ad<strong>di</strong>tiva (aumento del seno) e la blefaroplastica<br />
(ringiovanimento della zona<br />
degli occhi).<br />
Le donne non cercano più la perfezione<br />
a ogni costo, ma questa classifica<br />
<strong>di</strong>mostra che i loro incubi sono sempre<br />
gli stessi: cellulite, seno piatto e rughe.<br />
<br />
9
QuattroColonne<br />
CULTURA/ Biblioteche a misura <strong>di</strong> bambino<br />
La buona notizia è che il 67 per<br />
cento dei bambini italiani tra i 5<br />
e i 13 anni ha letto almeno un libro<br />
non scolastico nel 2002. Quella<br />
cattiva è che il restante 33 per cento<br />
non ne ha letto nemmeno uno.<br />
L’ultimo rapporto dell’Aie (Associazione<br />
italiana e<strong>di</strong>tori) sottolinea che i<br />
piccoli lettori sono sempre <strong>di</strong> più. Un<br />
dato positivo, soprattutto se si considera<br />
che tra il 1997 e il 2001 erano costantemente<br />
<strong>di</strong>minuiti.<br />
Negli ultimi anni i lettori in erba sono<br />
anche <strong>di</strong>ventati più autonomi. Il 33<br />
per cento sceglie personalmente cosa<br />
leggere. La percentuale dei non lettori,<br />
tuttavia, resta elevata e aumenta dopo<br />
i 12 anni. Anche chi legge de<strong>di</strong>ca molto<br />
più tempo ai videogiochi che ai libri:<br />
56 minuti al giorno contro 37.<br />
Analizzando questi dati Giovanni Peresson<br />
dell’ufficio stu<strong>di</strong> dell’Aie in<strong>di</strong>vidua<br />
il problema nella scarsità <strong>di</strong> iniziative<br />
per la promozione della lettura.<br />
La soluzione? Un maggiore impegno<br />
delle biblioteche pubbliche. A <strong>Perugia</strong><br />
dall’anno scorso è stato avviato il progetto<br />
“Biblioteca da favola”. Le sale <strong>di</strong><br />
10<br />
pubblica lettura della città hanno<br />
acquistato un gran numero <strong>di</strong> nuovi<br />
libri per ragazzi. Ora sugli scaffali,<br />
accanto ai classici per l’infanzia, si possono<br />
trovare molte delle novità che più<br />
attraggono i piccoli. Non più soltanto<br />
Cappuccetto Rosso e Pollicino, ma<br />
anche Harry Potter e Geronimo<br />
Stilton. Alla biblioteca “Multime<strong>di</strong>ale”,<br />
nel centro <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, sono a<br />
<strong>di</strong>sposizione dei bambini circa 500<br />
libri cartonati e 5.300 volumi. In periferia,<br />
alla “Biblionet” <strong>di</strong> ponte S.<br />
Giovanni, i libri per ragazzi sono oltre<br />
1.400.<br />
“Biblioteca da favola” non è solo questo.<br />
Vengono allestite mostre. “Biblionet”<br />
ha ospitato “Tutti uguali, tutti <strong>di</strong>versi”,<br />
un percorso tra i libri che illustrano<br />
la ricchezza <strong>di</strong> un mondo fatto <strong>di</strong><br />
culture <strong>di</strong>fferenti. Alla “Multime<strong>di</strong>ale”<br />
sono stati esposti invece i “Libri fatti ad<br />
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />
Il libro è mio e me lo scelgo io<br />
Il 67 per cento dei bambini italiani legge. Molti decidono da soli quali volumi acquistare. Ma il numero<br />
dei non-lettori resta alto. Due iniziative delle biblioteche <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> per stimolare i ragazzi a leggere <strong>di</strong> più<br />
SILVIA RITA<br />
UNA BAMBINA IMMERSA NELLA LETTURA<br />
CULTURA/ L’inarrestabile crescita del settore della formazione post-laurea<br />
Master e ri-master<br />
Aumenta il numero degli iscritti. E dei corsi. Per neolaureati sempre più insicuri<br />
ALESSIA PIOVESAN<br />
ENZO ARCERI<br />
Lo studente italiano assomiglia<br />
sempre <strong>di</strong> più a Tanguy. Ricordate<br />
il film <strong>di</strong> Etienne Chatiliez? Il<br />
trentenne terrorizzato dalla vita, attaccato<br />
alle gonne della madre e vittima <strong>di</strong><br />
crisi isteriche alla prima esperienza lontano<br />
da casa ha molti cloni nel nostro<br />
paese. Arriva la fine dell’università e inizia<br />
il dramma della ricerca del lavoro.<br />
Inizierebbe, se non fosse subito pronto<br />
un master ad hoc per attutire l’impatto<br />
traumatico con il mercato.<br />
In<strong>di</strong>spensabile appen<strong>di</strong>ce senza la quale<br />
la laurea resta uno sterile titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
oppure fuga dal precariato? Il master è<br />
la risposta alla congiuntura <strong>di</strong>fficile del<br />
mercato del lavoro e alle ansie da Peter<br />
Pan dei giovani italiani.<br />
Negli ultimi anni in Italia si è assistito<br />
al proliferare <strong>di</strong> corsi <strong>di</strong> perfezionamento<br />
e scuole <strong>di</strong> specializzazione. Oltre 400<br />
in tutt’Italia, hanno reso la specializzazione<br />
post-laurea un percorso obbligato.<br />
Il business della formazione è esploso,<br />
da un lato, a causa dell’uniformarsi del<br />
sistema universitario italiano a modelli<br />
d’istruzione stranieri soprattutto anglosassone,<br />
dall’altro per la richiesta da parte<br />
del mondo del lavoro <strong>di</strong> maggiore<br />
specializzazione. Nell’era dei co.co.co,<br />
dei lavori interinali, dei contratti a termine,<br />
i settori produttivi si sono ulteriormente<br />
segmentati. La riforma del lavoro<br />
ha complicato il quadro, contribuendo<br />
a far percepire al neolaureato la<br />
propria costante inadeguatezza. Manca<br />
sempre un <strong>di</strong>ploma “x”, un titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
“y”, un master qualsiasi anche per<br />
un primo impiego. Sempre più giovani<br />
restano sulla soglia, a contemplare intimoriti<br />
il “mondo dei gran<strong>di</strong>”. Nel frattempo<br />
sono <strong>di</strong>sposti a spendere, in assenza<br />
<strong>di</strong> sussi<strong>di</strong> europei o borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o,<br />
dai 5 ai 100 milioni <strong>di</strong> vecchie lire,<br />
per perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> tempo che vanno da tre<br />
mesi a un anno. Nella maggior parte dei<br />
casi, i genitori, sono <strong>di</strong>sposti a sostenere<br />
i figli. In molti si <strong>di</strong>cono sod<strong>di</strong>sfatti<br />
del corso, ma delusi dallo stage, soprattutto<br />
quelli che si attendevano un’assunzione<br />
sicura. «Il panorama è cambiato<br />
soprattutto negli ultimi due anni<br />
- spiega Anna Terzilli, responsabile dei<br />
master dell’Istituto Tagliacarne - con<br />
l’autonomia universitaria e grazie agli ul-<br />
timi finanziamenti del Ministero dell’Istruzione».<br />
Le università pubbliche stanno cavalcando<br />
l’onda, anche se puntano a partnership<br />
con gli istituti privati, che fino<br />
ad ora hanno monopolizzato il settore<br />
della formazione post-laurea. «Da un<br />
anno il mercato della formazione è raddoppiato<br />
- sostengono alla Lumsa - grazie<br />
alle nuove offerte formative». Oltre<br />
ai giovani laureati, sono aumentati an-<br />
UNA STUDENTESSA SI INFORMA IN SEGRETERIA<br />
arte”: volumi con illustrazioni pregiate<br />
e una grafica particolarmente curata.<br />
Previsti anche incontri con gli autori.<br />
L’ultimo, ad aprile, con Roberto Piumini,<br />
uno dei più noti scrittori italiani<br />
per ragazzi. E le biblioteche perugine<br />
sono <strong>di</strong>ventate mete per visite guidate<br />
delle scolaresche della provincia.<br />
Nell’organizzazione degli eventi sono<br />
stati coinvolti anche i privati: librerie ed<br />
e<strong>di</strong>tori specializzati .<br />
Le biblioteche della città collaborano,<br />
inoltre, con l’Associazione culturale<br />
pe<strong>di</strong>atri e il Centro per la salute del<br />
bambino. Insieme promuovono “Nati<br />
per leggere”. I me<strong>di</strong>ci che aderiscono<br />
all’iniziativa spiegano ai genitori quanto<br />
è utile leggere a voce alta per i propri<br />
figli sin dai primi anni <strong>di</strong> vita. Alle<br />
famiglie dei piccoli pazienti i pe<strong>di</strong>atri<br />
regalano un cofanetto <strong>di</strong> fiabe e suggeriscono<br />
<strong>di</strong> cercarne altre in biblioteca.<br />
Qui i bibliotecari aiutano le mamme e<br />
i papà a scegliere le letture migliori. E<br />
alla “Multime<strong>di</strong>ale” c’è una sala a misura<br />
<strong>di</strong> bambino: cubi e pedane al posto<br />
delle se<strong>di</strong>e, scaffali bassi e aperti,<br />
poster colorati alle pareti e una raccolta<br />
<strong>di</strong> fumetti, libri e riviste per i più piccoli.<br />
<br />
che i trentacinquenni già occupati, che<br />
temono <strong>di</strong> perdere il lavoro e vogliono<br />
<strong>di</strong>ventare più competitivi. In crescita anche<br />
il numero dei trentenni <strong>di</strong>soccupati.<br />
Istituti, pubblici e privati, adottano<br />
strategie <strong>di</strong> mercato per capire i trend<br />
del mondo del lavoro. Promuovono on<br />
line, con pubblicità sulla stampa generalista<br />
e specializzata e con depliant presso<br />
gli atenei, nuovi e vecchi master. La<br />
Bocconi segue il modello americano,<br />
promuovendo i propri “prodotti” con<br />
incontri in Italia e all’estero. I corsi postuniversitari<br />
a volte rischiano però <strong>di</strong> alimentare<br />
la confusione e il <strong>di</strong>sorientamento<br />
tra i neolaureati.<br />
Il sociologo del lavoro Domenico De<br />
Masi ritiene che negli ultimi tre anni le<br />
cose siano cambiate ra<strong>di</strong>calmente. Non<br />
più solo master ad in<strong>di</strong>rizzo economico,<br />
molto costosi e promossi da enti privati.<br />
«Il master è effettivamente in grado<br />
<strong>di</strong> fornire una formazione <strong>di</strong> buon<br />
livello e un rapido accesso al mondo del<br />
lavoro», sostiene De Masi. A patto che<br />
vengano rispettate due con<strong>di</strong>zioni: un<br />
numero limitato <strong>di</strong> studenti e un programma<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> altamente specialistico.
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong> QuattroColonne<br />
SPETTACOLO/ Il festival “Cinema e lavoro” <strong>di</strong> Terni<br />
Fabbrica <strong>di</strong> identità<br />
Il cinema torna a parlare <strong>di</strong> catena <strong>di</strong> montaggio e <strong>di</strong>soccupazione.<br />
Ma rifiuta le militanze. Calopresti: «Oggi la vera crisi è borghese»<br />
MARINA SAPIA<br />
Dalla “Finestra <strong>di</strong> fronte” Giovanna<br />
Mezzogiorno sogna. Per<br />
fuggire dall’allevamento <strong>di</strong><br />
polli in cui lavora le basta provare una<br />
nuova emozione. Magari con un manager<br />
<strong>di</strong> successo interpretato da un Raoul<br />
Bova sempre in giacca e cravatta. Con il<br />
film, girato in un vecchio quartiere <strong>di</strong><br />
Roma, il regista turco Ferzan Ozpetek<br />
riporta le telecamere in fabbrica ma poi<br />
si lascia catturare da una storia d’amore<br />
come tante, che relega sullo sfondo le<br />
miserie della <strong>di</strong>soccupazione e del lavoro<br />
precario.<br />
Quest’anno, mentre insegnanti e ferrovieri<br />
occupavano le più gran<strong>di</strong> piazze<br />
europee, i giovani registi abbandonavano<br />
la strada operaista, già battuta dal<br />
maestro Ken Loach negli Anni Settanta,<br />
per andare a caccia <strong>di</strong> sentimenti.<br />
« Raccontare la fabbrica da vicino può<br />
essere <strong>di</strong>fficile, ma a volte è necessario»,<br />
ammette il regista Mimmo Calopresti,<br />
ospite del festival “Cinema e lavoro”<br />
con il suo lungometraggio “Tutto era<br />
Fiat”, girato nel 1998 fuori dai cancelli<br />
<strong>di</strong> Mirafiori. Un incontro con alcuni<br />
operai immigrati dal Sud che hanno ricostruito<br />
integralmente la loro vita all’interno<br />
della fabbrica torinese. Nel<br />
MONIA BALDASCINO<br />
Un giallo girato a <strong>Perugia</strong>. Un<br />
cast <strong>di</strong> studenti, professori e<br />
presi<strong>di</strong>. Dei produttori d’eccezione:<br />
il Comune e la Regione Umbria.<br />
Questi gli ingre<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> “People are<br />
strange”, il lungometraggio realizzato<br />
dal regista Egi<strong>di</strong>o Bonanno in collaborazione<br />
con due scuole del capoluogo:<br />
l’Istituto tecnico per le attività sociali<br />
“Giordano Bruno” e l’Istituto industriale<br />
“Alessandro Volta”.<br />
Il soggetto originale del film è <strong>di</strong> uno<br />
studente <strong>di</strong> soli 19 anni, Piero Ostuni,<br />
che frequenta il “Bruno”. I ragazzi hanno<br />
avuto un ruolo attivo in ogni fase<br />
della realizzazione della pellicola, dalla<br />
definizione della sceneggiatura alla creazione<br />
degli ambienti. Sino alla scelta della<br />
colonna sonora: un mix <strong>di</strong> musica<br />
jazz, Deep Purple, Rolling Stones, Santana<br />
e Doors.<br />
Ed è proprio una canzone dei Doors<br />
a dare il nome al film. «Il titolo “People<br />
are strange” allude alla stranezza delle<br />
persone intesa come doppiezza degli at-<br />
frattempo, però, qualcosa<br />
è cambiato. «Se tornassi ai<br />
cancelli della Fiat – continua<br />
il regista - troverei dei<br />
giovani che hanno smesso<br />
<strong>di</strong> pensare alla famiglia e<br />
hanno voglia <strong>di</strong> usare i loro<br />
sol<strong>di</strong> per viaggiare e lasciarsi<br />
alle spalle la catena<br />
<strong>di</strong> montaggio».<br />
Oggi per capire il rapporto<br />
tra gli uomini e il lavoro<br />
non sembra più necessario<br />
varcare i cancelli<br />
<strong>di</strong> un’industria. Nel suo<br />
ultimo film “La felicità<br />
non costa niente”, Mimmo<br />
Calopresti preferisce<br />
indagare l’intimità <strong>di</strong> un<br />
architetto <strong>di</strong> successo.<br />
«Per me è interessante raccontare<br />
la crisi <strong>di</strong> un borghese<br />
che lavora, che produce,<br />
che sta bene. Perché<br />
la vera crisi oggi è tutta<br />
borghese».<br />
Chi non sembra affatto pensarla così<br />
è il regista madrileno Fernando Léon de<br />
Aranoa che si è aggiu<strong>di</strong>cato il primo<br />
premio al festival <strong>di</strong> San Sebastiàn con<br />
“I lunedì al sole”. Un film che, prima <strong>di</strong><br />
arrivare a Terni, ha fatto il pieno nelle<br />
teggiamenti e mancanza <strong>di</strong> trasparenza»,<br />
spiega il regista.<br />
La trama narra la storia <strong>di</strong> due ragazze<br />
scomparse. Complesse indagini tra<br />
ambienti della malavita e sette sataniche<br />
svelano che le due protagoniste sono artefici<br />
<strong>di</strong> un finto rapimento e <strong>di</strong> un’enorme<br />
beffa ai danni <strong>di</strong> tutti. Un ragazzo<br />
innocente finisce in carcere e nella vicenda<br />
vengono coinvolte magistratura e<br />
polizia. Ma non importa: vince su tutto<br />
l’ansia <strong>di</strong> apparire. «L’idea <strong>di</strong> base è<br />
stata elaborata nei <strong>di</strong>versi mesi <strong>di</strong> lavorazione,<br />
fino ad assumere una configurazione<br />
del tutto <strong>di</strong>versa», racconta Piero<br />
Ostuni.<br />
La storia è solo un pretesto per raccontare<br />
vizi e <strong>di</strong>fetti della società moderna<br />
e il film <strong>di</strong>venta una paro<strong>di</strong>a del<br />
mondo dei me<strong>di</strong>a. I ragazzi recitano la<br />
parte <strong>di</strong> giornalisti d’assalto, cronisti <strong>di</strong>sposti<br />
a tutto pur <strong>di</strong> avere la notizia, caporedattori<br />
senza scrupoli.<br />
Quando la vicenda si conclude, le due<br />
giovani fanno la loro apparizione in un<br />
talk show e conquistano finalmente un<br />
attimo <strong>di</strong> celebrità. Il sipario si apre su<br />
MIMMO CALOPRESTI (Foto Luigi Vai)<br />
sale francesi e spagnole raccontando,<br />
senza peli sulla lingua, le vicende <strong>di</strong> un<br />
gruppo <strong>di</strong> operai <strong>di</strong> un cantiere navale<br />
<strong>di</strong> Vigo, costretti a fare i conti con l’umiliazione<br />
del licenziamento e della cassa<br />
integrazione. <br />
CINEMA/ Esce il nuovo film realizzato da professori e studenti delle scuole perugine<br />
“People are strange”<br />
Una storia <strong>di</strong> sette sataniche. Prodotta da Comune e Regione. Regia <strong>di</strong> Egi<strong>di</strong>o Bonanno<br />
LE DUE PROTAGONISTE DEL FILM<br />
un palco zeppo <strong>di</strong> vallette, musicisti, sociologi<br />
e ospiti famosi: il presentatore<br />
ascolta la loro “strana” storia, interrompendo<br />
il racconto solo per lanciare una<br />
televen<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> materassi.<br />
Con questo arrivano a tre i lavori realizzati<br />
dal regista con le scuole: la speranza<br />
è <strong>di</strong> ripetere il successo delle prime<br />
due pellicole, entrambe selezionate e trasmesse<br />
da “Screensaver”, programma pomeri<strong>di</strong>ano<br />
<strong>di</strong> RaiTre. I due lungometraggi<br />
precedenti erano ispirati a opere <strong>di</strong><br />
Edgar Allan Poe: “I due volti del fanta-<br />
UN FESTIVAL<br />
INTERNAZIONALE<br />
Da Silvio Orlando a Sergio<br />
Cofferati, il programma della<br />
manifestazione<br />
Una rassegna ricca <strong>di</strong> contaminazioni<br />
quella che si è tenuta dal 3 al 7<br />
giugno fra Terni e Narni. Non solo<br />
cinema, ma anche teatro, musica e<br />
tantissimi ospiti. Da Silvio Orlando<br />
a Francesca Comencini, passando<br />
per Nicola Piovani, Fernanda Pivano<br />
e Sergio Cofferati. Ad aprire la kermesse<br />
umbra è stato il nuovo film<br />
<strong>di</strong> Stephen Frears “Piccoli affari<br />
sporchi”. Il thriller racconta la storia<br />
<strong>di</strong> Okwe, un immigrato nigeriano<br />
che lavora come portiere <strong>di</strong> notte in<br />
un albergo lon<strong>di</strong>nese. Presentato a<br />
Terni in anteprima nazionale, il film<br />
uscirà nelle sale italiane il 16 giugno.<br />
A seguire: “Il Posto dell’anima” <strong>di</strong><br />
Riccardo Milani, “B. B. e il cormorano”<br />
del regista livornese Edoardo<br />
Gabbriellini, e “I lunedì al sole” <strong>di</strong><br />
Fernando Léon de Aranoa. Ma tra gli<br />
eventi in programma non potevano<br />
mancare alcuni vecchi successi<br />
degli Anni Settanta: “Momenti tristi”<br />
<strong>di</strong> Mike Leigh, “La classe operaia va<br />
in para<strong>di</strong>so” <strong>di</strong> Elio Petri e l’insostituibile<br />
Krzystof Kieslowski. Per la<br />
sezione “Cinema e industria” sono<br />
stati mostrati in anteprima mon<strong>di</strong>ale<br />
i documentari dell’Ansaldo, della<br />
Perugina e della Sangemini. Infine<br />
“Fiat cinema”: un’intera giornata<br />
de<strong>di</strong>cata alla Fiat assieme a Mimmo<br />
Calopresti e a Giovanna Boursier<br />
che ha presentato “Signorina Fiat”,<br />
quasi una storia d’amore tra un’impiegata<br />
e la Fiat degli anni 60.<br />
stico” e “Il sistema del dottor Catrame e<br />
del professor Piuma”, che ha vinto il terzo<br />
premio del Film Fano Festival.<br />
La collaborazione proseguirà. Il regista<br />
Bonanno pensa <strong>di</strong> coinvolgere i ragazzi<br />
anche nel suo nuovo lavoro, film<br />
<strong>di</strong> ambientazione me<strong>di</strong>evale sul processo<br />
che venne celebrato a Orvieto nel<br />
1268 nei confronti degli eretici Catari.<br />
Un imponente progetto che segna un<br />
salto <strong>di</strong> qualità. La sceneggiatura è già<br />
pronta. E i ragazzi sono ansiosi <strong>di</strong> iniziare<br />
le riprese. <br />
11
QuattroColonne<br />
CULTURA/Le trasformazioni della lingua sull’onda <strong>di</strong> e-mail ed sms<br />
Meglio l’hi-italiano<br />
Abbreviazioni, neologismi, sigle. Creano un nuovo linguaggio. E i puristi, a sorpresa, approvano<br />
ALESSIA PIOVESAN<br />
al bar. Dmn devi ven xchè<br />
6 attesa da qlcn che nn co- «Sn<br />
nosci mlt bene…ti ho kiamato<br />
tnt volte…pleaz rispon<strong>di</strong>! Xox<br />
Manu». Ha 16 anni e scrive sms come<br />
questo, incomprensibile per i genitori<br />
ma chiarissimo ai suoi coetanei. Ticchetta<br />
sui tasti del suo cellulare blu elettrico<br />
alla velocità della luce. Si "esercita"<br />
tutto il giorno, in classe, sul motorino,<br />
per strada.<br />
In 180 caratteri riesce a <strong>di</strong>re tutto:<br />
dare appuntamenti, parlare dei ragazzi<br />
più carini della classe, confidarsi, esprimere<br />
sentimenti. Due punti e un asterisco<br />
significano "bacio", due punti e<br />
una "d" maiuscola traducono "ti sorrido,<br />
sono felice", un punto e virgola e<br />
una parentesi chiusa in<strong>di</strong>cano "pianto,<br />
tristezza". È un linguaggio ormai fuso<br />
con l’italiano dello Zingarelli, un nuovo<br />
co<strong>di</strong>ce in<strong>di</strong>spensabile per essere accettati<br />
nella community della chat e dai<br />
fanatici degli sms e delle mail.<br />
La trasformazione della nostra lingua,<br />
costante nel corso dei secoli, ha subito<br />
una forte accelerazione negli ultimi<br />
12<br />
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />
AMBIENTE/ De Agostini pubblica la prima guida delle “greenways” italiane<br />
Strade senza motori<br />
Ferrovie <strong>di</strong>smesse. Percorsi storici. Argini incontaminati. Itinerari da proteggere e riscoprire. A pie<strong>di</strong>, in bici o a cavallo<br />
MARCELLO GRECO<br />
Oltre 700 chilometri <strong>di</strong> sentieri<br />
e mulattiere attraverso ferrovie<br />
<strong>di</strong>messe, gallerie, boschi, lungo<br />
fiumi e piccoli torrenti. Sono le strade<br />
ver<strong>di</strong> italiane, un sistema <strong>di</strong> “circolazione<br />
dolce” sul territorio, alternativo ri-<br />
cinque anni. Le nuove tecnologie hanno<br />
permesso forme <strong>di</strong> comunicazione<br />
<strong>di</strong> massa, neppure pensabili fino a poco<br />
tempo fa.<br />
A parlare e a scrivere "up to date", al<br />
passo con i tempi, sono sempre gli adolescenti<br />
e i giovani, cresciuti a ritmo <strong>di</strong><br />
slogan come "Maxibon is mel che one".<br />
Per niente intimoriti dal nuovo che<br />
avanza, al contrario, lo conoscono, lo<br />
chiedono, lo dominano e lo comprano.<br />
Il loro profilo psicologico e il loro linguaggio<br />
sono stu<strong>di</strong>ati costantenmente<br />
dai cacciatori <strong>di</strong> nuove tendenze.<br />
«Ci accusano <strong>di</strong> essere dei persuasori<br />
occulti - si <strong>di</strong>fende Clau<strong>di</strong>o Antonacci,<br />
<strong>di</strong>rettore creativo della Max Information<br />
- ma noi siamo solo antenne che captano<br />
in anticipo ciò che è già nell’aria». Per<br />
capire i cambiamenti della lingua basta<br />
fare un tuffo nei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>re e negli slang,<br />
copiarli alle fermate della metro e nei<br />
bagni pubblici, ritrovarli al cinema o nei<br />
cd. «La pubblicità non fa cultura - spiega<br />
Nicoletta Cernuto, copy writer dell’agenzia<br />
Walter Thompson - si adegua<br />
al parlato comune e funziona quin<strong>di</strong> da<br />
specchio».<br />
Nel "nuovo" italiano delle mail e de-<br />
spetto al sistema <strong>di</strong> mobilità motorizzata<br />
tra<strong>di</strong>zionale.<br />
A queste strade ver<strong>di</strong>, percorribili a<br />
pie<strong>di</strong>, in bicicletta o a cavallo, è de<strong>di</strong>cata<br />
la guida “Greenways in Italia”, pubblicata<br />
dalla casa e<strong>di</strong>trice De Agostini.<br />
Gli itinerari descritti nel volume sono<br />
37, tutti rispettosi dei ritmi lenti e dell’ambiente.<br />
Dal trekking urbano lungo<br />
le rive del Po agli argini del fiume Mincio,<br />
dal tracciato della vecchia linea ferroviaria<br />
Dobbiaco-Cortina alla via verde<br />
<strong>di</strong> Torchiara nel Cilento, dal Parco<br />
del Pollino alla valle del tempio <strong>di</strong> Caltagirone.<br />
L’obiettivo è far riscoprire il gusto <strong>di</strong><br />
passeggiare in mezzo alla natura, ma anche<br />
valorizzare le risorse paesaggistiche<br />
e ambientali e favorire il recupero <strong>di</strong> antiche<br />
strade e mulattiere d’interesse storico-culturale,<br />
altrimenti destinate all’abbandono.<br />
Iniziative del genere non sono nuove<br />
al <strong>di</strong> là delle Alpi. In Gran Bretagna, l’associazione<br />
“Sustrans” promuove la realizzazione<br />
<strong>di</strong> percorsi protetti in tutta<br />
l’Inghilterra grazie ai proventi della lotteria<br />
nazionale. E in Belgio, la ”Association<br />
Chemins du Rail” e la ”Association<br />
europèenne des Voies vertes” hanno svi-<br />
gli sms salta la punteggiatura, mancano<br />
le maiuscole, le parole si polverizzano in<br />
abbreviazioni estreme e sigle, le frasi si<br />
accorciano e viene abolito il congiuntivo.<br />
«È una trasformazione verbale e visiva<br />
che non lascerà tracce indelebili nell’italiano»,<br />
sostiene Bruno Ferlazzo,<br />
pubblicitario della Barabino and Partners.<br />
È la lingua dei trasgressori per de-<br />
ADOLESCENTE AL CELLULARE<br />
luppato un progetto <strong>di</strong> recupero delle<br />
ferrovie <strong>di</strong>smesse a fianco <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong><br />
vie ver<strong>di</strong>.<br />
Fra le greenways segnalate dalla guida<br />
in Umbria, c’è n’è una a pochi chilometri<br />
da <strong>Perugia</strong>, lungo la valle del<br />
torrente Assino, tra Gubbio e Umbertide.<br />
I sei chilometri <strong>di</strong> sentiero si sviluppano<br />
lungo il vecchio tracciato della<br />
ferrovia dell’Appennino centrale - in<br />
funzione tra la fine dell’800 e la seconda<br />
guerra mon<strong>di</strong>ale - <strong>di</strong> cui non resta<br />
più alcuna traccia.<br />
Si parte da Camporeggiano, con una<br />
visita dell’abbazia tardo-romanica <strong>di</strong> San<br />
Bartolomeo, eretta nell’XI secolo per volere<br />
<strong>di</strong> San Pier Damiani, priore dell’eremo<br />
<strong>di</strong> Santa Croce <strong>di</strong> Fonte Avellana.<br />
Da lì, si risale verso Gubbio, guadando<br />
il torrente in più punti e avventurandosi<br />
per sentieri non sempre agevoli.<br />
Attraverso antichi ponti, gallerie e vecchi<br />
caselli ferroviari in rovina si arriva al<br />
mulino <strong>di</strong> Sant’Angelo, costruito in<br />
prossimità <strong>di</strong> un laghetto <strong>di</strong> pesca sportiva,<br />
del quale è possibile ammirare gli<br />
impianti <strong>di</strong> chiusa e canalizzazione delle<br />
acque, la torre e le macine. L’itinerario,<br />
percorribile a pie<strong>di</strong> in due ore e mezza,<br />
si conclude al castello <strong>di</strong> Carbonana,<br />
finizione, i giovani, che coniano neologismi<br />
per rompere le regole con<strong>di</strong>vise.<br />
Quando un’espressione viene acquisita<br />
dai più invecchia ed è già tempo <strong>di</strong> inventarne<br />
un’altra. La vera minaccia viene<br />
invece dall’inglese che sta sostituendo,<br />
anche quando non sarebbe necessario,<br />
l’italiano.<br />
«Un misto <strong>di</strong> pigrizia e provincialismo<br />
spinge gli italiani all’esterofilia», spiega<br />
Francesco Sabatini, linguista e presidente<br />
dell’Accademia della Crusca, confessando<br />
il rifiuto dei vari "coffee break",<br />
"call center" e "briefing". Lo stesso che<br />
ha spinto l’Accademia degli Incamminati<br />
a stendere il "Manifesto agli italiani<br />
per l’italiano" e il poeta Mario Luzi<br />
a parlare <strong>di</strong> «pappetta terminologica», riferendosi<br />
all’italiano inglesizzato. Gli<br />
sms e le mail impongono la brevità, ma<br />
non c’è nulla <strong>di</strong> grave. «Nel Me<strong>di</strong>oevo<br />
hanno scritto anche un <strong>di</strong>zionario delle<br />
abbreviazioni - tranquillizza Sabatini -<br />
necessarie, data la carenza <strong>di</strong> carta». Manuela<br />
può continuare a scrivere monosillabi,<br />
con la bene<strong>di</strong>zione della Crusca,<br />
purché a scuola impari a leggere Montale<br />
e a scrivere come Sciascia. <br />
nei pressi della vecchia stazione <strong>di</strong> Pietralunga.<br />
La fortezza, costruita intorno<br />
all’anno 1000 sulla valle dell’Assino, si<br />
conserva ancora in ottimo stato.<br />
La guida suggerisce anche un altro itinerario<br />
in Umbria: quello che si snoda<br />
sul fondovalle della Valnerina, lungo il<br />
tracciato della linea ferroviaria che collegava<br />
Spoleto a Norcia.<br />
Il viaggio inizia dal borgo me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong><br />
Sant’Anatolia <strong>di</strong> Narco, racchiuso tra<br />
mura e torri quattrocentesche, e prosegue<br />
verso Castel San Felice, dove vale la<br />
pena visitare la chiesa <strong>di</strong> San Felice <strong>di</strong><br />
Narco, fondata dai monaci benedettini<br />
e ricostruita nel 1194. Tappe successive<br />
sono Vallo <strong>di</strong> Nera, Pie<strong>di</strong>paterno e Ponte,<br />
che sorgono sulle sponde del fiume<br />
Nera. L’itinerario termina - dopo tre ore<br />
e mezza a pie<strong>di</strong> o un’ora e mezza in<br />
mountain bike - a Borgo Cerreto, davanti<br />
all’abbazia <strong>di</strong> San Lorenzo, eretta<br />
tra il ’300 e il ’400.<br />
Altri itinerari sono già in cantiere e saranno<br />
presto attivati. Nel nostro paese<br />
esistono più <strong>di</strong> 3.000 chilometri <strong>di</strong> ferrovie<br />
<strong>di</strong>smesse, 6.000 chilometri <strong>di</strong> argini<br />
e strade costruite a fianco <strong>di</strong> fiumi<br />
e canali, oltre a una fittissima rete <strong>di</strong> vie<br />
antiche e mulattiere.
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong> QuattroColonne<br />
SPORT/ La pallavolo conquista l’Umbria<br />
Volley, Volley, fortissimamente Volley<br />
Lo scudetto delle donne. Un movimento in forte crescita. E il futuro è ancora più roseo<br />
ALESSANDRO TABALLIONE<br />
In Umbria è scoppiata la volleymania.<br />
Il 35 per cento <strong>di</strong> praticanti<br />
in più rispetto al 2002.<br />
Qualcosa come 120 squadre iscritte<br />
ai campionati federali. Nei campetti<br />
degli oratori c’è più gente intorno<br />
alla rete da pallavolo che sul<br />
classico campo <strong>di</strong> calcio. Le società,<br />
da quelle più importanti, come<br />
la Sirio, a quelle più piccole, che<br />
<strong>di</strong>sputano solo campionati provinciali,<br />
hanno problemi <strong>di</strong> abbondanza.<br />
«Quest’anno per la prima volta<br />
ci è capitato <strong>di</strong> dover <strong>di</strong>re no a<br />
qualcuno, perché eravamo già al<br />
completo. E pensare che gli anni<br />
scorsi le persone dovevamo andarle<br />
a cercare…» racconta Carlo Sestini,<br />
<strong>di</strong>rigente della squadra <strong>di</strong> volley<br />
<strong>di</strong> Ponte Felcino.<br />
I numeri confermano l’ascesa <strong>di</strong><br />
questo sport: dal 2000, il trend dei<br />
tesserati è stato sempre positivo. E<br />
ben <strong>di</strong>stribuito fra ragazzi e ragazze.<br />
In Umbria, è lo sport più praticato<br />
dopo l’inarrivabile pallone. Un<br />
altro segnale incoraggiante lo si<br />
può in<strong>di</strong>viduare nell’età dei nuovi<br />
iscritti: l’80% dei nuovi praticanti ha<br />
meno <strong>di</strong> 12 anni.<br />
Quello umbro è un movimento<br />
che può contare su circa 6000 tesserati.<br />
Ad un passo dal po<strong>di</strong>o per<br />
numero <strong>di</strong> praticanti. L’Umbria, infatti<br />
è subito <strong>di</strong>etro a Emilia Romagna,<br />
Lombar<strong>di</strong>a e Lazio per quantità<br />
<strong>di</strong> iscritti. Ma se si considera il<br />
rapporto fra abitanti della regione e<br />
praticanti, l’Umbria è <strong>di</strong>etro solo al<br />
Lazio.<br />
Un vero e proprio boom dopo<br />
anni <strong>di</strong> magra. Da quando la squadra<br />
maschile dell’Olio Venturi Spoleto<br />
venne cancellata per debiti dalla<br />
A1(1996) e la Imet <strong>Perugia</strong>, nel<br />
femminile, nello stesso anno retrocesse<br />
in A2, le cose sono cambiate.<br />
Quello fu l’anno zero della pallavolo<br />
umbra. Lo conferma il record<br />
negativo <strong>di</strong> tesserati, solo 4500 in<br />
quella stagione. Ma il movimento <strong>di</strong><br />
base della pallavolo umbra è stato<br />
sempre fortemente ra<strong>di</strong>cato nel territorio.<br />
Squadre come la Idrogest<br />
Trevi, il Cus <strong>Perugia</strong>, la Samer Marsciano<br />
hanno tenuto viva e svilup-<br />
La <strong>di</strong>sciplina che fa impazzire gli Americani<br />
pata la passione per la pallavolo fino<br />
alla rinascita attuale.<br />
Tutta questa voglia <strong>di</strong> volley trova<br />
la sua massima espressione nella<br />
Despar <strong>Perugia</strong> campione d’Italia,<br />
che ha conquistato il suo primo<br />
scudetto quest’anno, in trasferta a<br />
Novara, seguita da centina <strong>di</strong> tifosi<br />
festanti. Questo trionfo ha impresso<br />
un’accelerazione ulteriore ad un<br />
trend già ampiamente positivo. Testimonia<br />
Giovanni Simoncini, <strong>di</strong>rettore<br />
sportivo della squadra campione<br />
d’Italia: «Dopo la conquista dello<br />
scudetto, la nostra sede è stata<br />
asse<strong>di</strong>ata da ragazzi e ragazze che<br />
chiedevano <strong>di</strong> tesserarsi e giocare.<br />
Ma quello che mi rende più felice<br />
è il boom del minivolley. La nostra<br />
assicurazione sul futuro». <br />
Pilates, ma quanto mi costi?<br />
Esercizi lenti. Rilassamento. Concentrazione. A carissimo prezzo, anche a <strong>Perugia</strong><br />
LUCIANA BARBETTI<br />
Yoga e Pilates, controllo<br />
il mio corpo e sono sod<strong>di</strong>-<br />
«Faccio<br />
sfatta», recita così “American<br />
life”, l’ultimo successo <strong>di</strong> Madonna. Un<br />
testo autobiografico: la rockstar italoamericana<br />
per mantenersi bella e rilassarsi<br />
pratica regolarmente il Pilates. Ma<br />
non è la sola vip ad essere affezionata a<br />
questa <strong>di</strong>sciplina. Liz Hurley, Patrick<br />
Swayze, Jennifer Aniston e molti altri <strong>di</strong>vi<br />
<strong>di</strong> Hollywood hanno abbandonato<br />
aerobica e body-buil<strong>di</strong>ng per approdare<br />
al più dolce metodo Pilates, nuovo<br />
trend nelle palestre americane alla moda,<br />
sviluppato negli ultimi mesi anche<br />
a <strong>Perugia</strong>.<br />
Questa <strong>di</strong>sciplina, in realtà, nasce in<br />
Europa, come il suo ideatore Joseph Hubertus<br />
Pilates. Il ginnasta tedesco nei primi<br />
Anni Venti utilizza una serie <strong>di</strong> 500<br />
esercizi lenti e flui<strong>di</strong>, eseguiti su un materassino<br />
a molle chiamato Mat, per riabilitare<br />
le persone immobilizzate dalle<br />
ferite <strong>di</strong> guerra. Poi Pilates emigra a New<br />
York dove arricchisce la sua tecnica ampliando<br />
il numero degli attrezzi utilizzati<br />
e allargando gli ambiti <strong>di</strong> applica-<br />
ESERCIZI DI PILATES<br />
zione della sua tecnica: dalla danza al rilassamento,<br />
dalla ginnastica posturale al<br />
rafforzamento dei muscoli. Nasce così il<br />
metodo Pilates. Concentrazione, controllo,<br />
flui<strong>di</strong>tà, precisione e respirazione<br />
sono questi i principi della <strong>di</strong>sciplina e<br />
nascono dalla fusione tra <strong>di</strong>scipline occidentali<br />
e spiritualità orientale. In Italia<br />
il Pilates arriva molto più tar<strong>di</strong>: nel 1996<br />
nasce la prima scuola a Milano e bisogna<br />
LE GIOVANILI DELLA DESPAR PERUGIA, FUTURO DELLA PALLAVOLO UMBRA<br />
arrivare al novembre 2002 per avere a<br />
<strong>Perugia</strong> “Stu<strong>di</strong>o Pilates”, la prima palestra<br />
de<strong>di</strong>cata esclusivamente a questo<br />
sport. «Abbiamo corsi a corpo libero e<br />
corsi con attrezzi - <strong>di</strong>ce l’istruttrice Cristina<br />
Brustenga - gli iscritti sono una<br />
trentina in tutto». Ma a <strong>Perugia</strong> anche la<br />
scuola <strong>di</strong> danza “Dance Gallery” tiene<br />
corsi <strong>di</strong> Pilates, già dal 2002, a circa 150<br />
persone l’anno. «Utilizziamo i principi<br />
base del metodo, fusi con gli esercizi preparatori<br />
alla danza, per integrare la preparazione<br />
atletica degli allievi. Ormai il<br />
Pilates si pratica in tutte le scuole <strong>di</strong> danza<br />
d’Europa», spiega Valentina Romito,<br />
responsabile della scuola.<br />
In Umbria non è ancora esplosa la vera<br />
e propria mania che sta trasformando<br />
i palinsesti delle palestre americane e, ultimamente,<br />
anche <strong>di</strong> quelle milanesi.<br />
«Non abbiamo fatto alcun tipo <strong>di</strong> pubblicità<br />
e credo che ci vorrà un po’ più <strong>di</strong><br />
tempo per far affezionare gli umbri alla<br />
nostra <strong>di</strong>sciplina», ipotizza Cristina Brustenga.<br />
Ma la <strong>di</strong>fferenza con gli States è<br />
anche nella tipologia <strong>di</strong> clienti, non solo<br />
nella quantità. In America il Pilates<br />
viene praticato come alternativa all’aerobica,<br />
per bruciare chili e calorie. Invece<br />
qui a <strong>Perugia</strong> i clienti non sono gli<br />
stessi che si affannano in palestra. «Sono<br />
persone più esigenti e più sensibili,<br />
attente a un nuovo concetto <strong>di</strong> salute -<br />
afferma la Brustenga - non vogliono solo<br />
<strong>di</strong>magrire, cercano qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso».<br />
E considerando che una lezione <strong>di</strong><br />
Pilates costa dai 18 ai 35 euro all’ora<br />
qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso l’hanno già trovato:<br />
il prezzo. <br />
13
QuattroColonne<br />
ECONOMIA/Le nuove frontiere del marketing<br />
Bontà tutta da vendere<br />
Iniziative umanitarie, eventi culturali, ricerca scientifica. E ora anche un premio<br />
LUCIANA BARBETTI<br />
EUGENIO BRUNO<br />
si meritano un Natale<br />
più buono”. È uno dei tan-<br />
“Tutti<br />
ti slogan pensati dalle imprese<br />
italiane per le proprie campagne <strong>di</strong><br />
marketing sociale. Un giro d’affari che<br />
nel 2002 ha sfiorato gli 80 milioni <strong>di</strong> euro.<br />
Ottomila gli annunci e 119 le aziende<br />
coinvolte, secondo uno stu<strong>di</strong>o della<br />
AC Nielsen. In Umbria l’attenzione delle<br />
aziende si concentra sulle donazioni e<br />
sul patrocinio <strong>di</strong> eventi culturali.<br />
Il marketing sociale nasce negli Stati<br />
Uniti all’inizio degli Anni Settanta, ma<br />
arriva in Italia soltanto vent’anni dopo.<br />
Le imprese mostrano il volto buono del<br />
capitalismo. Una parte degli investimenti<br />
in marketing e promozione viene<br />
destinata a interventi nel sociale. I progetti<br />
finanziati sono i più <strong>di</strong>sparati: dall’arte<br />
alla ricerca scientifica, dal restauro<br />
<strong>di</strong> opere cinematografiche alla cura <strong>di</strong><br />
malattie rare, dalla costruzione <strong>di</strong> ospedali<br />
alla formazione professionale. In<br />
me<strong>di</strong>a le imprese che fanno marketing<br />
sociale sono gran<strong>di</strong> o molto gran<strong>di</strong>,<br />
gruppi industriali e multinazionali. Ap-<br />
14<br />
partengono soprattutto ai settori delle<br />
telecomunicazioni, del cre<strong>di</strong>to e della<br />
grande <strong>di</strong>stribuzione.<br />
Anche i consumatori apprezzano: il 77<br />
per cento degli italiani è sod<strong>di</strong>sfatto della<br />
partecipazione delle imprese alla soluzione<br />
dei problemi sociali. A <strong>di</strong>rlo è<br />
un’indagine dell’istituto <strong>di</strong> ricerca Ipsos.<br />
Oltre il quaranta per cento degli intervistati<br />
ritiene che a guadagnare, da questo<br />
tipo <strong>di</strong> campagne promozionali, siano<br />
entrambe le parti: sia chi riceve, sia<br />
l’impresa che investe. Ma per il 37 per<br />
cento le aziende sono le uniche vere beneficiarie.<br />
Come fare a convincere i pochi<br />
scettici rimasti?<br />
Con un premio. Come quello messo in<br />
palio lo scorso anno dall’associazione Sodalitas,<br />
che dal 1995 raggruppa impre-<br />
se e associazionino-profit,<br />
per lo sviluppodell’impren<strong>di</strong>toria<br />
nel sociale.<br />
Tra le 75<br />
aziende partecipanti,<br />
il<br />
premio per la<br />
miglior campagna <strong>di</strong> marketing sociale<br />
è andato a Vodafone Omnitel, grazie all’iniziativa<br />
“SMS” (Super Messaggio Solidale)<br />
per la campagna “Fermiamo<br />
l’Aids sul nascere”.<br />
Nessuna impresa umbra ha partecipato<br />
a questa gara insolita. Il tessuto produttivo<br />
della regione è fatto per la quasi<br />
totalità <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>e imprese. Raramente<br />
una piccola azienda può permettersi<br />
investimenti ingenti in marketing.<br />
Tanto più se a sfondo sociale. La<br />
conferma giunge da Gennaro Cuomo,<br />
docente <strong>di</strong> marketing alla Sapienza <strong>di</strong><br />
Roma: «Questo tipo <strong>di</strong> investimenti è tipico<br />
dei gran<strong>di</strong> gruppi. Le piccole imprese<br />
tendono a finanziare iniziative che<br />
hanno una stretta ricaduta nell’ambito<br />
locale».<br />
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />
Donazioni, eventi culturali e manifestazioni<br />
sportive sono le attività in cui si<br />
cimentano gli impren<strong>di</strong>tori umbri. «Finanziamo<br />
enti, sagre paesane e lotterie<br />
locali», spiega Luca Berti dell’ufficio<br />
marketing della Ellesse. Gli istituti <strong>di</strong><br />
cre<strong>di</strong>to sono protagonisti <strong>di</strong> molte iniziative<br />
nel sociale. La fondazione Cassa<br />
<strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> è tra i più attivi.<br />
Negli ultimi anni ha finanziato numerosi<br />
progetti in ambito culturale, artistico<br />
e scientifico.<br />
Fabrizio Stazi, dell’ufficio Contabilità<br />
e amministrazione dell’istituto perugino,<br />
descrive l’ultima iniziativa: «Abbiamo<br />
investito <strong>di</strong>versi milioni <strong>di</strong> euro nel<br />
restauro <strong>di</strong> Palazzo Baldeschi, allo scopo<br />
<strong>di</strong> istituire una mostra biennale <strong>di</strong><br />
pittura che ospiterà artisti del calibro del<br />
Perugino».<br />
È <strong>di</strong>fficile fare previsioni sull’evoluzione<br />
del marketing sociale. Le esigenze <strong>di</strong><br />
tagliare i costi potrebbero prevalere sulla<br />
magnanimità strategica delle imprese<br />
italiane. Lo stesso Cuomo fa parte del<br />
partito degli scettici: «Per ora non ha un<br />
futuro. È uno scambio non economico<br />
che non entra nel mercato. Non credo<br />
che avrà un’evoluzione». <br />
ECONOMIA/ L’inesauribile ricerca degli espe<strong>di</strong>enti per non pagare le tasse<br />
Evado in alto mare<br />
Residenze galleggianti e monete virtuali. Non ha limite la fantasia <strong>di</strong> chi vuole beffare il fisco<br />
CRISTIANO PICCINELLI<br />
Sono sempre meno, i nostalgici dell’evasione<br />
fiscale, che partono alla<br />
volta della Svizzera con la valigetta<br />
piena <strong>di</strong> denaro. E adesso che anche<br />
la stessa Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza pre<strong>di</strong>spone<br />
un nucleo operativo contro le<br />
fro<strong>di</strong> fiscali via internet, gli evasori del<br />
nuovo millennio devono dar sfogo a<br />
tutta la loro creatività per sfuggire al<br />
controllo dello stato. Magari navigando<br />
nella rete alla ricerca <strong>di</strong> società virtuali,<br />
compiacenti.<br />
Anche in Umbria esistono imprese<br />
fantasma, come spiega il colonello<br />
Gianfranco Car<strong>di</strong>ni, comandante provinciale<br />
della Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> finanza <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>:<br />
«Abbiamo smascherato un’impresa<br />
e<strong>di</strong>le che aveva evaso l’erario per<br />
95 miliar<strong>di</strong> delle vecchie lire. Una <strong>di</strong>tta<br />
<strong>di</strong> carta, senza operai, senza macchinari<br />
e senza alcun tipo <strong>di</strong> struttura fissa».<br />
Sono proprio questo tipo <strong>di</strong> società<br />
e quelle dei servizi a essere maggiormente<br />
coinvolte nell’evasione fiscale.<br />
Il metodo più usato, in particolare da<br />
faccen<strong>di</strong>eri con gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />
denaro, sono le società off-shore. Si<br />
tratta <strong>di</strong> imprese fuori giuris<strong>di</strong>zione, che<br />
L’inziativa premiata<br />
hanno sede nei famosi para<strong>di</strong>si fiscali.<br />
In alcuni, come le Seychelles, si possono<br />
costituire società registrandosi ad<strong>di</strong>rittura<br />
con nomi <strong>di</strong> fantasia, senza che<br />
le autorità facciano domande sull’identità<br />
effettiva delle persone. Altri paesi<br />
invece, pur aderendo agli accor<strong>di</strong> sulle<br />
rogatorie internazionali, bloccano <strong>di</strong><br />
fatto ogni proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> inchiesta.<br />
Creare una società off-shore è semplice<br />
e veloce, bastano pochi giorni e non<br />
richiede nessun tipo <strong>di</strong> spesa, se non<br />
quella utile per accontentare sottobanco<br />
le richieste <strong>di</strong> qualche funzionario<br />
statale o <strong>di</strong> banca. Una società <strong>di</strong> questo<br />
tipo si crea con l’aiuto <strong>di</strong> professionisti<br />
esteri che pre<strong>di</strong>spongono tutta la<br />
documentazione necessaria e si preoccupano<br />
della costituzione materiale.<br />
Grazie ad una triangolazione, e a un<br />
passaggio <strong>di</strong> fatture da una società all’altra,<br />
è possibile sottrare al fisco ingenti<br />
quantità <strong>di</strong> denaro, facendole<br />
scomparire nei conti esteri, <strong>di</strong>fficili da<br />
controllare.<br />
Ma c’è anche chi costituisce società <strong>di</strong><br />
comodo in modo da guadagnare nella<br />
sovraffatturazione delle ven<strong>di</strong>te e degli<br />
acquisti. Il tutto magari tramite il meccanismo<br />
detto del carosello dell’iva. Un<br />
metodo per il quale si acquistano merci<br />
all’estero, tramite queste <strong>di</strong>tte fittizie,<br />
e non si versa l’iva. Il prodotto arriva<br />
poi sul mercato ad un prezzo ridotto rispetto<br />
a quello <strong>di</strong> altri prodotti omogenei<br />
con gravi danni per la concorrenza.<br />
Spesso la truffa è fatta anche nei confronti<br />
dell’Unione europea. La Guar<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> finanza ha scoperto una <strong>di</strong>tta produttrice<br />
<strong>di</strong> olio che <strong>di</strong>chiarava <strong>di</strong> imbottigliare<br />
milioni <strong>di</strong> litri, chiedendo<br />
sgravi fiscali e contributi comunitari,<br />
quando in realtà non produceva nemmeno<br />
una bottiglia.<br />
Evasi milioni <strong>di</strong> euro anche nello sport<br />
con la ven<strong>di</strong>ta a prezzi gonfiati <strong>di</strong> spazi<br />
pubblicitari. La società ven<strong>di</strong>trice collocava<br />
gli spazi in<strong>di</strong>cando nelle fatture<br />
prezzi superiori al listino. Chi comprava<br />
restituiva la <strong>di</strong>fferenza in nero tramite<br />
movimenti bancari in conti aperti<br />
nelle banche svizzere. Ginevra è la<br />
meta preferita anche dei piccoli esportatori<br />
<strong>di</strong> capitali. Oltre alle nazioni reali,<br />
i para<strong>di</strong>si fiscali come le Bahamas, le<br />
isole Vergini, le Cayman, alcuni paesi<br />
dell’est e la stessa Austria, ci sono anche<br />
quelle virtuali. Le cosidette Cyber- Nation,<br />
che non esistono nella realtà, ma<br />
che rilasciano documenti e titoli. Il pri-<br />
mo stato virtuale è stato fondato nel<br />
1991, l’impero <strong>di</strong> Mescizedek, che ha<br />
trenta atolli virtuali e più <strong>di</strong> 2000 citta<strong>di</strong>ni.<br />
Poi ci sono altri stati fasulli come<br />
il principato <strong>di</strong> Sealand, una vecchia<br />
piattaforma petrolifera, acquistata da<br />
un magnate britannico. Trovandosi al <strong>di</strong><br />
fuori della giuris<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> qualsiasi stato<br />
permette <strong>di</strong> occultare i propri red<strong>di</strong>ti,<br />
per evitare la tassazione. Molti <strong>di</strong><br />
questi stati hanno ad<strong>di</strong>rittura iniziato a<br />
battere moneta come nel caso del Mojo,<br />
utile per pagare transazioni tramite<br />
internet. Impossibile da tassare, perché<br />
sarebbe come tassare un baratto.<br />
Qualcuno ha pensato bene <strong>di</strong> creare<br />
ad<strong>di</strong>rittura un para<strong>di</strong>so fiscale galleggiante.<br />
La Freedom Ship, è un transatlantico<br />
condominio per 110 miliardari,<br />
stanchi <strong>di</strong> dover pagare le tasse. I prezzi<br />
per un appartamento vanno da<br />
170.000 dollari a due milioni e mezzo.<br />
La nave darà la residenza ai suoi<br />
ospiti e trovandosi in acque internazionali<br />
questi non dovranno sborsare alcunché<br />
per i red<strong>di</strong>ti guadagnati.<br />
Due vantaggi in uno: testa <strong>di</strong> legno<br />
off-shore e nave da crociera. Utile e <strong>di</strong>lettevole,<br />
un vero affare per l’evasore<br />
moderno.
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong> QuattroColonne<br />
TURISMO/ Gli itinerari della Fondazione Nievo tra enogastronomia, artigianato e turismo<br />
Il business sulla via dei poeti<br />
In 16 regioni, i parchi letterari hanno creato 400 posti <strong>di</strong> lavoro e 200 aziende. Un investimento <strong>di</strong> 872 milioni <strong>di</strong> euro<br />
ANNALISA SALSANO<br />
Chi l’avrebbe mai detto che Grazia<br />
Deledda, Leonardo Sciascia,<br />
Dante Alighieri e Giosuè Carducci,<br />
potessero essere non solo fucina<br />
<strong>di</strong> cultura ma anche <strong>di</strong> ricchezza? L’originale<br />
intuizione è <strong>di</strong> Stanislao Nievo,<br />
pronipote <strong>di</strong> Ippolito Nievo, scrittore e<br />
giornalista: attraverso questi spazi che<br />
raccontano la storia dei comuni e della<br />
cultura italiana, è possibile anche creare<br />
dei circuiti economici che rilanciano<br />
zone del nostro paese spesso tagliate fuori<br />
dallo sviluppo.<br />
I parchi letterari non hanno una delimitazione<br />
fisica. Possono comprendere<br />
uno o più luoghi, ruderi, case, interi<br />
centri abitati, sentieri e vecchie strade.<br />
Sono itinerari lungo i luoghi che hanno<br />
ispirato i gran<strong>di</strong> poeti.<br />
Oggi a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni dalla nascita<br />
del progetto, i parchi letterari in<br />
Italia sono 24. Di questi 17 hanno beneficiato<br />
della sovvenzione totale della<br />
Unione Europea, promossa da Fondazione<br />
Nievo, Ig (oggi Sviluppo Italia) e<br />
Touring Club Italiano.<br />
Una rete che si estende in 16 regioni.<br />
Qualche cifra: 55 gli enti locali coinvolti,<br />
duecento le imprese costituite nel-<br />
Ci sarà anche un pezzo <strong>di</strong> Umbria<br />
sulla Stazione Spaziale Internazionale.<br />
Una équipe dell’Università<br />
<strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> partecipa a un progetto<br />
che potrebbe svelare i segreti più affascinanti<br />
dell’universo. Nei laboratori dell’ateneo<br />
è stato realizzato lo spettrometro<br />
AMS (Alpha Magnetic Spectometer),<br />
uno strumento ad alta precisione che<br />
analizzerà i raggi cosmici.<br />
I ricercatori sperano <strong>di</strong> trovare particelle<br />
presenti nell’universo al momento<br />
del Big Bang e ora “scomparse”. «Questo<br />
è il nostro scopo. Non è escluso, tuttavia,<br />
che potremmo fare scoperte alle quali<br />
non avevamo neppure pensato», afferma<br />
Roberto Battiston, coor<strong>di</strong>natore dell’équipe.<br />
«La ricerca scientifica è affascinante<br />
quando produce sorpresa. In fondo,<br />
Cristoforo Colombo pensava <strong>di</strong> essere<br />
arrivato in Giappone».<br />
Lo spettrometro è già stato testato nel<br />
1998, quando per <strong>di</strong>eci giorni volò sullo<br />
Shuttle e analizzò cento milioni <strong>di</strong><br />
particelle. La prossima fase dell’esperimento<br />
è più complessa e può essere portata<br />
a termine solo sulla Stazione Spazia-<br />
le zone limitrofe ai parchi, circa cento il<br />
numero complessivo degli addetti occupati<br />
<strong>di</strong>rettamente, cui aggiungere altre<br />
trecento persone impiegate nell’indotto.<br />
Le iniziative intraprese nel corso<br />
del 2002 sono state 150.<br />
Le idee non mancano per dare corso a<br />
questo progetto che sfrutta il fior fiore<br />
delle bellezze naturali e artistiche italiane:<br />
animazioni teatrali, convegni, mostre<br />
<strong>di</strong> pittura e artigianato locale, manifestazioni<br />
enogastronomiche, e altri<br />
eventi.<br />
le. L’incidente del Columbia ha, però, allungato<br />
i tempi, perché lo spettrometro<br />
è molto pesante (sette tonnellate e mezzo)<br />
e può essere trasportato solo dallo<br />
Shuttle. «In futuro verrà ultimato anche<br />
un modulo attualmente in costruzione<br />
per conto dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea»,<br />
racconta l’astronauta italiano Roberto<br />
Vittori.<br />
Per il momento, si dovrà attendere che<br />
la Nasa faccia ripartire le missioni dello<br />
Si tratta ormai <strong>di</strong> un marchio, quello<br />
dei Parchi Letterari , che funziona da<br />
ombrello per i prodotti artigianali dei<br />
comuni coinvolti.<br />
Il marchio garantisce la qualità e li<br />
promuove agli occhi dei visitatori rendendoli<br />
riconoscibili.<br />
Ci sono poi i prodotti turistici dei Parchi<br />
Letterari, veri e propri pacchetti dal<br />
nome fortemente evocativo: i Viaggi<br />
Sentimentali, visite organizzate <strong>di</strong> un<br />
paio d’ore o un giorno, i Sentieri del<br />
Duemila, con riferimento alle attività<br />
Shuttle. «I voli dovrebbero riprendere<br />
nella primavera del 2004», preannuncia<br />
Charles Precourt, astronauta americano<br />
con numerose missioni alle spalle e attualmente<br />
vicepresidente dell’Associazione<br />
degli esploratori dello spazio. Secondo<br />
Precourt, tra poche settimanel’ente<br />
spaziale americano renderà pubblici<br />
i risultati delle indagini sull’incidente<br />
del Columbia. Il <strong>di</strong>sastro sarebbe<br />
stato provocato da un pezzo <strong>di</strong> ghiaccio<br />
rivolte alle scuole, e La Locanda della<br />
Sapienza .<br />
Per chi ha particolari esigenze quest’ultima<br />
rende possibile organizzare<br />
soggiorni a tema e corsi in varie <strong>di</strong>scipline<br />
( turismo e cultura, artigianato,<br />
enogastronomia, arti della rappresentazione).<br />
L’iniziativa è stata premiata dal<br />
mercato: nel triennio 2000-2002 sono<br />
stati almeno 300 mila i visitatori, tra organizzati<br />
o occasionali, coinvolti nelle<br />
attività realizzate dai Parchi.<br />
Le stime effettuate dall’organizzazione<br />
per il prossimo triennio <strong>2003</strong>- 2005,<br />
sulla base della domanda attuale e potenziale,<br />
sono l’in<strong>di</strong>ce con cui misurare<br />
l’effettiva potenzialità <strong>di</strong> questo mercato:<br />
10 mila persone potrebbero fruire de<br />
I Viaggi sentimentali, con una spesa<br />
me<strong>di</strong>a pro capite <strong>di</strong> venti euro, 40 mila<br />
studenti per I Sentieri del Duemila,<br />
con una spesa <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci euro pro capite,<br />
500 visitatori per La Locanda della Sapienza.<br />
I costi? Tra formazione degli operatori<br />
e realizzazione dei prodotti turistici,<br />
promozione e commercializzazione, se<br />
ne va la ragionevole cifra <strong>di</strong> oltre 272<br />
mila euro all’anno. Comunque, a sentire<br />
l’organizzazione, ne vale davvero la<br />
pena. <br />
SCIENZA/ L’Università <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> partecipa alla realizzazione <strong>di</strong> un progetto per la Stazione Spaziale Internazionale<br />
2004: alla scoperta dello spazio<br />
Lo spettrometro AMS analizzerà i raggi cosmici. Sarà testato dai tecnici Nasa a Terni prima <strong>di</strong> volare sullo Shuttle<br />
VANESSA GIOVAGNOLI<br />
UN CANTASTORIE-ACCOMPAGNATORE IN CASENTINO<br />
LA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE (FOTO NASA)<br />
che si è staccato dalla rampa <strong>di</strong> lancio e<br />
che ha colpito il profilo dell’ala sinistra,<br />
danneggiando le mattonelle isolanti che<br />
ricoprono il velivolo.<br />
Già dall’inizio dell’anno prossimo, i<br />
tecnici della Nasa verranno in Umbria a<br />
verificare le caratteristiche strutturali dello<br />
spettrometro, che deve resistere alle<br />
forti vibrazioni prodotte dallo Shuttle al<br />
momento del lancio. A tale scopo nei laborartori<br />
ternani della facoltà <strong>di</strong> Ingegneria<br />
dell’Università <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> è stato<br />
allestito un impianto in grado <strong>di</strong> riprodurre<br />
tali vibrazioni: il banco vibrante, o<br />
shaker.<br />
Lo shaker è stato pensato per testare<br />
strumenti da inviare nello spazio, ma potrà<br />
essere utilizzato anche per altri scopi.<br />
Per esempio, potrebbe verificare la resistenza<br />
alle vibrazioni <strong>di</strong> attrezzature<br />
ospedaliere, che devono funzionare anche<br />
durante i terremoti. Oppure, potrebbe<br />
mettere alla prova la robustezza <strong>di</strong><br />
materiali da trasportare su terreni accidentati.<br />
«Non avevamo pensato a questi<br />
usi», racconta Battiston, «l’idea è venuta<br />
dai privati. Ci hanno telefonato <strong>di</strong>tte locali,<br />
umbre, laziali e marchigiane, per<br />
chiederci <strong>di</strong> poter utilizzare lo shaker». <br />
15
QuattroColonne<br />
Arnoldo Foà, classe 1916. Basta che lui <strong>di</strong>ca «pronto». Impossibile<br />
non riconoscerlo. La sua voce è arrivata più lontano<br />
(se è possibile) del suo viso. Signore del teatro italiano<br />
da 65 anni, attore per Strehler e Visconti, ma anche autore<br />
<strong>di</strong> comme<strong>di</strong>e. Nel Dopoguerra ha visto l’Eiar trasformarsi<br />
in Rai. Ha recitato in più <strong>di</strong> cento film e in tantissimi<br />
sceneggiati televisivi. Doppiatore esperto, è stato la<br />
voce <strong>di</strong> Anthony Queen, John Wayne e Kirk Douglas. Si<br />
<strong>di</strong>verte a <strong>di</strong>pingere, nel tempo libero fa lo scultore e, tra<br />
una tournée e l’altra, ha scritto due romanzi e un saggio<br />
sulla recitazione.<br />
Ritrae un paese malinconico e povero <strong>di</strong> spirito, senza<br />
mezzi termini.<br />
Se dovesse in<strong>di</strong>care un decennio tra quelli<br />
della sua vita, quale sceglierebbe e perché?<br />
«Non saprei. Non sono uno stu<strong>di</strong>oso. I decenni li ho vissuti,<br />
non li ho esaminati. Certo, se ne dovessi proprio in<strong>di</strong>care<br />
uno, non sarebbe recente. Forse sceglierei il periodo<br />
in cui sono stato bambino, negli Anni Venti. Furono<br />
anni <strong>di</strong>fficili, ma li ricordo con nostalgia. Sono nato da genitori<br />
ebrei ed essere ebrei, in quel periodo, poteva essere<br />
<strong>di</strong>fficile...».<br />
Infatti nel ’38...<br />
«Si. Mi ero da poco trasferito a Roma per stu<strong>di</strong>are recitazione.<br />
avevo lasciato gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> economia e frequen-<br />
ARNOLDO FOÀ<br />
tavo il Centro Sperimentale <strong>di</strong> Cinematografia. Mi costrinsero<br />
a lasciare i corsi. Erano state introdotte le leggi<br />
razziali. È stato un momento durissimo, per vivere sostituivo gli attori malati, nascondendomi<br />
<strong>di</strong>etro allo pseudonimo <strong>di</strong> Puccio Gamma».<br />
Altri tempi. Ma oggi l’Italia è un paese più tollerante?<br />
«Si, non c’è dubbio. L’Italia è un paese tollerante. Ma è anche vero che i deficienti<br />
ci sono ancora. Quelli che continuano a non vedere che tra gli uomini non ci sono<br />
<strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> pelle, <strong>di</strong> religione. L’uomo è uguale a se stesso, sempre. Le racconto<br />
una storia. Poco tempo fa è morto un arabo. Era il proprietario <strong>di</strong> un ristorante<br />
dove andavo sempre, a Roma. Quel giorno ho pianto. Mi mancherà. Come uomo»<br />
Passiamo al suo primo amore. Dal vecchio palazzo <strong>di</strong> Via del Babuino,<br />
dove recitava insieme a Gino Cervi e Paolo Ferrari, quanta<br />
strada ha fatto la ra<strong>di</strong>o in Italia?<br />
«La ra<strong>di</strong>o? Non saprei proprio. Non la sento mai. Lavoro in teatro, scrivo e non<br />
ho mai il tempo <strong>di</strong> ascoltarla».<br />
La televisione, invece? Lei ha recitato in alcuni sceneggiati rima-<br />
16<br />
N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong><br />
Incontro con Arnoldo Foà<br />
Parola <strong>di</strong> Puccio Gamma<br />
Non ascolta più la ra<strong>di</strong>o, ma l’ha vista nascere. Non guarda la fiction, ma il suo Giornalino <strong>di</strong><br />
Giamburrasca lo ricordano tutti. Fotografia della “povera Italia” <strong>di</strong> un 87enne in carriera<br />
L’ESPERIENZA DI UN MAESTRO: NICO ORENGO<br />
Sollecitare la curiosità<br />
Occhiali e capelli sempre al vento. Anticonformismo e gentilezza<br />
prima <strong>di</strong> tutto. È così che appare Nico Orengo, 59 anni,<br />
torinese, giornalista e scrittore, ideatore e responsabile sin dal<br />
1977 <strong>di</strong> “Tuttolibri”, l’inserto culturale de “La Stampa”. È passato<br />
al quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> Torino dopo aver lavorato per tre<strong>di</strong>ci anni<br />
all’Einau<strong>di</strong>, vivendo gli anni della contestazione giovanile da<br />
intellettuale innovatore. Profondamente legato alla sua città, le<br />
ha de<strong>di</strong>cato il suo ultimo romanzo: “La curva del latte”<br />
(Einau<strong>di</strong>, 2002), proprio nel momento in cui la crisi Fiat la travolgeva<br />
e iniziava a cambiare il suo volto da “industriale” in<br />
“culturale”.<br />
Cosa consiglia a un giornalista che intraprende la professione?<br />
«Innanzitutto una buona abilità nell’uso del computer e la<br />
conoscenza dell’inglese e <strong>di</strong> almeno una delle lingue<br />
dell’Europa presente e futura».<br />
Come dovrebbe rapportarsi il giornalista alle sue fonti?<br />
«Chiedendo le informazioni con gentilezza. Sollecitando in chi<br />
sti nel cuore <strong>di</strong> un’intera generazione (Capitan<br />
Fracassa, Il giornalino <strong>di</strong> Giamburrasca, Freccia<br />
Nera). Adesso le produzioni a puntate per<br />
la tv si chiamano fiction. Che cosa è cambiato,<br />
oltre al nome?<br />
«La fiction è orrenda. L’unico che salvo è Montalbano,<br />
tratto dai romanzi <strong>di</strong> Andrea Camilleri. Gli altri sono<br />
inutili, fatti per sollazzare il pubblico. Credo che uno<br />
dei limiti <strong>di</strong> fondo siano le sceneggiature. Gli sceneggiati<br />
dei miei tempi avevano <strong>di</strong>etro gran<strong>di</strong> autori <strong>di</strong> letteratura,<br />
adesso sono tutti prodotti commerciali, fasulli».<br />
L’anno prossimo la Rai compie cinquant’anni.<br />
Che augurio le fa?<br />
«Vede, una volta, noi che lavoravamo alla ra<strong>di</strong>o, la chiamavamo<br />
“mamma Rai”. Ma non è più così. È successo<br />
qualcosa che ne ha cambiato la natura. Non c’è più una<br />
famiglia. È solo un ente, adesso. Sobillato da destra e da<br />
sinistra a servire il potere. Ma la Rai deve continuare a essere<br />
una cosa <strong>di</strong> tutti».<br />
Cosa la sta appassionando in questo momento?<br />
«Ho 87 anni, i miei progetti sono limitati. Ho scritto<br />
due comme<strong>di</strong>e, quest’inverno. Una sarà rappresentata il<br />
prossimo anno, l’altra non so nemmeno se riuscirò a vederla».<br />
Cosa l’ha ispirata?<br />
«I romanzi che ho scritto sono tutti collegati ai luoghi<br />
in cui ho vissuto, le comme<strong>di</strong>e si legano ai momenti della mia vita. Una delle ultime<br />
due comme<strong>di</strong>e che ho scritto si chiama “Oggi”: è la storia <strong>di</strong> un uomo anziano<br />
che va in pensione. Come spesso accade, però, non riesce a sopportare questa con<strong>di</strong>zione<br />
e si suicida. C’è una scena in cui il vecchio torna a casa per il pranzo. Tutta<br />
la sua famiglia è raccolta intorno al tavolo, ma l’atmosfera è grigia. Chiede ai figli<br />
perché sia tutto così <strong>di</strong>verso da prima, quando tornava dal lavoro. Loro gli rispondono:<br />
“Allora eravamo preparati al tuo arrivo”. È l’amara sintesi della <strong>di</strong>fficoltà<br />
<strong>di</strong> essere vecchi».<br />
L’8 settembre del 1943 ha dato l’annuncio dell’armistizio con gli<br />
alleati dalle frequenze della ra<strong>di</strong>o angloamericana, la PWB. Quale<br />
annuncio le piacerebbe dare adesso agli italiani?<br />
«Direi: “cercate la cultura”. C’è una miseria morale spaventosa. Basta leggere i<br />
giornali per rendersi conto che succedono delle cose orribili. L’umanità, tutta, sta<br />
peggiorando».<br />
ALESSANDRA FERRARI<br />
ascolta una curiosità».<br />
Qual è il requisito più importante che un giornalista culturale<br />
dovrebbe avere?<br />
«Dovrebbe vivere intensamente e conoscere il paesaggio culturale<br />
nel quale lavora o vorrebbe lavorare».<br />
Che <strong>di</strong>fferenza c’è tra la formazione del cronista culturale e<br />
del critico?<br />
«Il cronista fa un lavoro <strong>di</strong> informazione, tratta i fatti e le questioni<br />
in superficie, vive nel giornale. Il suo compito è quello <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>are tra il critico o lo scrittore e i suoi lettori. Deve tradurre<br />
le conoscenze e i linguaggi specialistici. E poi sta sempre<br />
dalla parte del lettore. Il critico invece ha tutt’altra formazione;<br />
una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>versa; tempi <strong>di</strong>versi. È uno stu<strong>di</strong>oso che scrive<br />
e parla per gli stu<strong>di</strong>osi».<br />
Il critico, ma anche il cronista culturale, che subisce pressioni<br />
dai propri interlocutori: registi, produttori, case <strong>di</strong>scografiche...<br />
Che strumenti ha per resistere?<br />
«Deve opporre sempre altre idee, altre ragioni. Deve saper<br />
me<strong>di</strong>are...ma anche mandarli a quel paese se non se ne può<br />
fare a meno».<br />
MARIA TERESA PALAMÀ<br />
QuattroColonne<br />
Mensile della <strong>Scuola</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Giornalismo</strong><br />
Ra<strong>di</strong>otelevisivo <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong><br />
Numero 5 - Anno X<br />
Direttore responsabile:<br />
Vittorio Fiorito<br />
Coor<strong>di</strong>natori:<br />
Nunzio Bassi-Dario Biocca<br />
Redazione degli allievi<br />
della <strong>Scuola</strong><br />
Corso <strong>di</strong> giornalismo scritto<br />
a cura <strong>di</strong> Carlo Gallucci<br />
Registrazione al Tribunale <strong>di</strong><br />
<strong>Perugia</strong> N. 7/93<br />
del marzo 1993.<br />
Stampa:<br />
Tipografia Chiamigraf<br />
Segreteria: Villa Bonucci<br />
06077 Ponte Felcino (PG)<br />
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