QC 5 2003 - Scuola di Giornalismo Radio Televisivo Perugia

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N° 5 GIUGNO 2003 QuattroColonne SPORT/ La pallavolo conquista l’Umbria Volley, Volley, fortissimamente Volley Lo scudetto delle donne. Un movimento in forte crescita. E il futuro è ancora più roseo ALESSANDRO TABALLIONE In Umbria è scoppiata la volleymania. Il 35 per cento di praticanti in più rispetto al 2002. Qualcosa come 120 squadre iscritte ai campionati federali. Nei campetti degli oratori c’è più gente intorno alla rete da pallavolo che sul classico campo di calcio. Le società, da quelle più importanti, come la Sirio, a quelle più piccole, che disputano solo campionati provinciali, hanno problemi di abbondanza. «Quest’anno per la prima volta ci è capitato di dover dire no a qualcuno, perché eravamo già al completo. E pensare che gli anni scorsi le persone dovevamo andarle a cercare…» racconta Carlo Sestini, dirigente della squadra di volley di Ponte Felcino. I numeri confermano l’ascesa di questo sport: dal 2000, il trend dei tesserati è stato sempre positivo. E ben distribuito fra ragazzi e ragazze. In Umbria, è lo sport più praticato dopo l’inarrivabile pallone. Un altro segnale incoraggiante lo si può individuare nell’età dei nuovi iscritti: l’80% dei nuovi praticanti ha meno di 12 anni. Quello umbro è un movimento che può contare su circa 6000 tesserati. Ad un passo dal podio per numero di praticanti. L’Umbria, infatti è subito dietro a Emilia Romagna, Lombardia e Lazio per quantità di iscritti. Ma se si considera il rapporto fra abitanti della regione e praticanti, l’Umbria è dietro solo al Lazio. Un vero e proprio boom dopo anni di magra. Da quando la squadra maschile dell’Olio Venturi Spoleto venne cancellata per debiti dalla A1(1996) e la Imet Perugia, nel femminile, nello stesso anno retrocesse in A2, le cose sono cambiate. Quello fu l’anno zero della pallavolo umbra. Lo conferma il record negativo di tesserati, solo 4500 in quella stagione. Ma il movimento di base della pallavolo umbra è stato sempre fortemente radicato nel territorio. Squadre come la Idrogest Trevi, il Cus Perugia, la Samer Marsciano hanno tenuto viva e svilup- La disciplina che fa impazzire gli Americani pata la passione per la pallavolo fino alla rinascita attuale. Tutta questa voglia di volley trova la sua massima espressione nella Despar Perugia campione d’Italia, che ha conquistato il suo primo scudetto quest’anno, in trasferta a Novara, seguita da centina di tifosi festanti. Questo trionfo ha impresso un’accelerazione ulteriore ad un trend già ampiamente positivo. Testimonia Giovanni Simoncini, direttore sportivo della squadra campione d’Italia: «Dopo la conquista dello scudetto, la nostra sede è stata assediata da ragazzi e ragazze che chiedevano di tesserarsi e giocare. Ma quello che mi rende più felice è il boom del minivolley. La nostra assicurazione sul futuro». Pilates, ma quanto mi costi? Esercizi lenti. Rilassamento. Concentrazione. A carissimo prezzo, anche a Perugia LUCIANA BARBETTI Yoga e Pilates, controllo il mio corpo e sono soddi- «Faccio sfatta», recita così “American life”, l’ultimo successo di Madonna. Un testo autobiografico: la rockstar italoamericana per mantenersi bella e rilassarsi pratica regolarmente il Pilates. Ma non è la sola vip ad essere affezionata a questa disciplina. Liz Hurley, Patrick Swayze, Jennifer Aniston e molti altri divi di Hollywood hanno abbandonato aerobica e body-building per approdare al più dolce metodo Pilates, nuovo trend nelle palestre americane alla moda, sviluppato negli ultimi mesi anche a Perugia. Questa disciplina, in realtà, nasce in Europa, come il suo ideatore Joseph Hubertus Pilates. Il ginnasta tedesco nei primi Anni Venti utilizza una serie di 500 esercizi lenti e fluidi, eseguiti su un materassino a molle chiamato Mat, per riabilitare le persone immobilizzate dalle ferite di guerra. Poi Pilates emigra a New York dove arricchisce la sua tecnica ampliando il numero degli attrezzi utilizzati e allargando gli ambiti di applica- ESERCIZI DI PILATES zione della sua tecnica: dalla danza al rilassamento, dalla ginnastica posturale al rafforzamento dei muscoli. Nasce così il metodo Pilates. Concentrazione, controllo, fluidità, precisione e respirazione sono questi i principi della disciplina e nascono dalla fusione tra discipline occidentali e spiritualità orientale. In Italia il Pilates arriva molto più tardi: nel 1996 nasce la prima scuola a Milano e bisogna LE GIOVANILI DELLA DESPAR PERUGIA, FUTURO DELLA PALLAVOLO UMBRA arrivare al novembre 2002 per avere a Perugia “Studio Pilates”, la prima palestra dedicata esclusivamente a questo sport. «Abbiamo corsi a corpo libero e corsi con attrezzi - dice l’istruttrice Cristina Brustenga - gli iscritti sono una trentina in tutto». Ma a Perugia anche la scuola di danza “Dance Gallery” tiene corsi di Pilates, già dal 2002, a circa 150 persone l’anno. «Utilizziamo i principi base del metodo, fusi con gli esercizi preparatori alla danza, per integrare la preparazione atletica degli allievi. Ormai il Pilates si pratica in tutte le scuole di danza d’Europa», spiega Valentina Romito, responsabile della scuola. In Umbria non è ancora esplosa la vera e propria mania che sta trasformando i palinsesti delle palestre americane e, ultimamente, anche di quelle milanesi. «Non abbiamo fatto alcun tipo di pubblicità e credo che ci vorrà un po’ più di tempo per far affezionare gli umbri alla nostra disciplina», ipotizza Cristina Brustenga. Ma la differenza con gli States è anche nella tipologia di clienti, non solo nella quantità. In America il Pilates viene praticato come alternativa all’aerobica, per bruciare chili e calorie. Invece qui a Perugia i clienti non sono gli stessi che si affannano in palestra. «Sono persone più esigenti e più sensibili, attente a un nuovo concetto di salute - afferma la Brustenga - non vogliono solo dimagrire, cercano qualcosa di diverso». E considerando che una lezione di Pilates costa dai 18 ai 35 euro all’ora qualcosa di diverso l’hanno già trovato: il prezzo. 13
QuattroColonne ECONOMIA/Le nuove frontiere del marketing Bontà tutta da vendere Iniziative umanitarie, eventi culturali, ricerca scientifica. E ora anche un premio LUCIANA BARBETTI EUGENIO BRUNO si meritano un Natale più buono”. È uno dei tan- “Tutti ti slogan pensati dalle imprese italiane per le proprie campagne di marketing sociale. Un giro d’affari che nel 2002 ha sfiorato gli 80 milioni di euro. Ottomila gli annunci e 119 le aziende coinvolte, secondo uno studio della AC Nielsen. In Umbria l’attenzione delle aziende si concentra sulle donazioni e sul patrocinio di eventi culturali. Il marketing sociale nasce negli Stati Uniti all’inizio degli Anni Settanta, ma arriva in Italia soltanto vent’anni dopo. Le imprese mostrano il volto buono del capitalismo. Una parte degli investimenti in marketing e promozione viene destinata a interventi nel sociale. I progetti finanziati sono i più disparati: dall’arte alla ricerca scientifica, dal restauro di opere cinematografiche alla cura di malattie rare, dalla costruzione di ospedali alla formazione professionale. In media le imprese che fanno marketing sociale sono grandi o molto grandi, gruppi industriali e multinazionali. Ap- 14 partengono soprattutto ai settori delle telecomunicazioni, del credito e della grande distribuzione. Anche i consumatori apprezzano: il 77 per cento degli italiani è soddisfatto della partecipazione delle imprese alla soluzione dei problemi sociali. A dirlo è un’indagine dell’istituto di ricerca Ipsos. Oltre il quaranta per cento degli intervistati ritiene che a guadagnare, da questo tipo di campagne promozionali, siano entrambe le parti: sia chi riceve, sia l’impresa che investe. Ma per il 37 per cento le aziende sono le uniche vere beneficiarie. Come fare a convincere i pochi scettici rimasti? Con un premio. Come quello messo in palio lo scorso anno dall’associazione Sodalitas, che dal 1995 raggruppa imprese e associazionino-profit, per lo sviluppodell’imprenditoria nel sociale. Tra le 75 aziende partecipanti, il premio per la miglior campagna di marketing sociale è andato a Vodafone Omnitel, grazie all’iniziativa “SMS” (Super Messaggio Solidale) per la campagna “Fermiamo l’Aids sul nascere”. Nessuna impresa umbra ha partecipato a questa gara insolita. Il tessuto produttivo della regione è fatto per la quasi totalità di piccole e medie imprese. Raramente una piccola azienda può permettersi investimenti ingenti in marketing. Tanto più se a sfondo sociale. La conferma giunge da Gennaro Cuomo, docente di marketing alla Sapienza di Roma: «Questo tipo di investimenti è tipico dei grandi gruppi. Le piccole imprese tendono a finanziare iniziative che hanno una stretta ricaduta nell’ambito locale». N° 5 GIUGNO 2003 Donazioni, eventi culturali e manifestazioni sportive sono le attività in cui si cimentano gli imprenditori umbri. «Finanziamo enti, sagre paesane e lotterie locali», spiega Luca Berti dell’ufficio marketing della Ellesse. Gli istituti di credito sono protagonisti di molte iniziative nel sociale. La fondazione Cassa di Risparmio di Perugia è tra i più attivi. Negli ultimi anni ha finanziato numerosi progetti in ambito culturale, artistico e scientifico. Fabrizio Stazi, dell’ufficio Contabilità e amministrazione dell’istituto perugino, descrive l’ultima iniziativa: «Abbiamo investito diversi milioni di euro nel restauro di Palazzo Baldeschi, allo scopo di istituire una mostra biennale di pittura che ospiterà artisti del calibro del Perugino». È difficile fare previsioni sull’evoluzione del marketing sociale. Le esigenze di tagliare i costi potrebbero prevalere sulla magnanimità strategica delle imprese italiane. Lo stesso Cuomo fa parte del partito degli scettici: «Per ora non ha un futuro. È uno scambio non economico che non entra nel mercato. Non credo che avrà un’evoluzione». ECONOMIA/ L’inesauribile ricerca degli espedienti per non pagare le tasse Evado in alto mare Residenze galleggianti e monete virtuali. Non ha limite la fantasia di chi vuole beffare il fisco CRISTIANO PICCINELLI Sono sempre meno, i nostalgici dell’evasione fiscale, che partono alla volta della Svizzera con la valigetta piena di denaro. E adesso che anche la stessa Guardia di Finanza predispone un nucleo operativo contro le frodi fiscali via internet, gli evasori del nuovo millennio devono dar sfogo a tutta la loro creatività per sfuggire al controllo dello stato. Magari navigando nella rete alla ricerca di società virtuali, compiacenti. Anche in Umbria esistono imprese fantasma, come spiega il colonello Gianfranco Cardini, comandante provinciale della Guardia di finanza di Perugia: «Abbiamo smascherato un’impresa edile che aveva evaso l’erario per 95 miliardi delle vecchie lire. Una ditta di carta, senza operai, senza macchinari e senza alcun tipo di struttura fissa». Sono proprio questo tipo di società e quelle dei servizi a essere maggiormente coinvolte nell’evasione fiscale. Il metodo più usato, in particolare da faccendieri con grandi disponibilità di denaro, sono le società off-shore. Si tratta di imprese fuori giurisdizione, che L’inziativa premiata hanno sede nei famosi paradisi fiscali. In alcuni, come le Seychelles, si possono costituire società registrandosi addirittura con nomi di fantasia, senza che le autorità facciano domande sull’identità effettiva delle persone. Altri paesi invece, pur aderendo agli accordi sulle rogatorie internazionali, bloccano di fatto ogni procedimento di inchiesta. Creare una società off-shore è semplice e veloce, bastano pochi giorni e non richiede nessun tipo di spesa, se non quella utile per accontentare sottobanco le richieste di qualche funzionario statale o di banca. Una società di questo tipo si crea con l’aiuto di professionisti esteri che predispongono tutta la documentazione necessaria e si preoccupano della costituzione materiale. Grazie ad una triangolazione, e a un passaggio di fatture da una società all’altra, è possibile sottrare al fisco ingenti quantità di denaro, facendole scomparire nei conti esteri, difficili da controllare. Ma c’è anche chi costituisce società di comodo in modo da guadagnare nella sovraffatturazione delle vendite e degli acquisti. Il tutto magari tramite il meccanismo detto del carosello dell’iva. Un metodo per il quale si acquistano merci all’estero, tramite queste ditte fittizie, e non si versa l’iva. Il prodotto arriva poi sul mercato ad un prezzo ridotto rispetto a quello di altri prodotti omogenei con gravi danni per la concorrenza. Spesso la truffa è fatta anche nei confronti dell’Unione europea. La Guardia di finanza ha scoperto una ditta produttrice di olio che dichiarava di imbottigliare milioni di litri, chiedendo sgravi fiscali e contributi comunitari, quando in realtà non produceva nemmeno una bottiglia. Evasi milioni di euro anche nello sport con la vendita a prezzi gonfiati di spazi pubblicitari. La società venditrice collocava gli spazi indicando nelle fatture prezzi superiori al listino. Chi comprava restituiva la differenza in nero tramite movimenti bancari in conti aperti nelle banche svizzere. Ginevra è la meta preferita anche dei piccoli esportatori di capitali. Oltre alle nazioni reali, i paradisi fiscali come le Bahamas, le isole Vergini, le Cayman, alcuni paesi dell’est e la stessa Austria, ci sono anche quelle virtuali. Le cosidette Cyber- Nation, che non esistono nella realtà, ma che rilasciano documenti e titoli. Il primo stato virtuale è stato fondato nel 1991, l’impero di Mescizedek, che ha trenta atolli virtuali e più di 2000 cittadini. Poi ci sono altri stati fasulli come il principato di Sealand, una vecchia piattaforma petrolifera, acquistata da un magnate britannico. Trovandosi al di fuori della giurisdizione di qualsiasi stato permette di occultare i propri redditi, per evitare la tassazione. Molti di questi stati hanno addirittura iniziato a battere moneta come nel caso del Mojo, utile per pagare transazioni tramite internet. Impossibile da tassare, perché sarebbe come tassare un baratto. Qualcuno ha pensato bene di creare addirittura un paradiso fiscale galleggiante. La Freedom Ship, è un transatlantico condominio per 110 miliardari, stanchi di dover pagare le tasse. I prezzi per un appartamento vanno da 170.000 dollari a due milioni e mezzo. La nave darà la residenza ai suoi ospiti e trovandosi in acque internazionali questi non dovranno sborsare alcunché per i redditi guadagnati. Due vantaggi in uno: testa di legno off-shore e nave da crociera. Utile e dilettevole, un vero affare per l’evasore moderno.
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