30.05.2013 Views

QC 5 2003 - Scuola di Giornalismo Radio Televisivo Perugia

QC 5 2003 - Scuola di Giornalismo Radio Televisivo Perugia

QC 5 2003 - Scuola di Giornalismo Radio Televisivo Perugia

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

N° 5 GIUGNO <strong>2003</strong> QuattroColonne<br />

l’Epicentro Ursino, <strong>di</strong> Roma, e il Magnum,<br />

<strong>di</strong> Milano.<br />

TIFOSI<br />

Ogni tifoseria è come una piccola tribù,<br />

con il suo territorio, gli anziani, gli<br />

stregoni e gli eroi. L’abbigliamento riveste<br />

un ruolo fondamentale nella caratterizzazione<br />

del tifoso. Avete presente<br />

il ciccione in curva che sfida il vento<br />

<strong>di</strong> gennaio a petto nudo? Ecco, quello è<br />

un “duro”, capace <strong>di</strong> star fermo per ore<br />

sotto la pioggia e nel gelo, e pronto a<br />

gettarsi nella mischia in caso <strong>di</strong> scontri.<br />

In alternativa, vestiario adatto al combattimento:<br />

abiti ru<strong>di</strong>, giubbotto <strong>di</strong> pelle,<br />

jeans e scarponi. A <strong>di</strong>fferenza del fan<br />

“morbido” che, a onta dei simbolismi<br />

d’appartenenza, osa adoperare la sciarpa<br />

per ripararsi dal freddo, il “duro” la<br />

preferisce annodata attorno al polso,<br />

pronta a garrire al primo coro. A volte<br />

capita <strong>di</strong> vedere in mezzo ai tifosi alcuni<br />

spettatori vestiti quasi come persone<br />

normali: abiti casual, niente ban<strong>di</strong>ere,<br />

né adesivi, né sciarpe. Di solito rientrano<br />

in due categorie molto <strong>di</strong>verse: i tifosi<br />

per bene e la vecchia guar<strong>di</strong>a. I tifosi<br />

per bene vanno allo sta<strong>di</strong>o una tantum,<br />

interessati perlopiù al gioco. La<br />

vecchia guar<strong>di</strong>a è fatta <strong>di</strong> duri che ormai<br />

hanno acquisito una tale riconoscibilità,<br />

all’interno della tifoseria, da non richiedere<br />

più l’addobbo <strong>di</strong> sciarpe, ban<strong>di</strong>ere<br />

e <strong>di</strong>stintivi. Gingilli <strong>di</strong> passaggio,<br />

che lasciano volentieri a “pesciolini” e<br />

“novizi”, come vengono chiamati in<br />

gergo i fan più giovani.<br />

PAPABOYS<br />

Sono tantissimi, e sono ovunque. Singolarmente<br />

non è sempre facile riconoscerli,<br />

ma neppure trovarli: hanno la<br />

tendenza a muoversi in gruppo. Segno<br />

particolare, il Tau, la croce francescana<br />

<strong>di</strong> legno, al collo. Ancora: una chitarra<br />

in fodero <strong>di</strong> plastica a tracolla, tappezzata<br />

<strong>di</strong> adesivi e pronta ad essere sguainata<br />

nella prima piazza <strong>di</strong>sponibile.<br />

Dalle sei corde, parole e musica dei cantautori<br />

italiani, De André, De Gregori<br />

e Branduar<strong>di</strong> su tutti. Sulla spalla libera,<br />

zainetti <strong>di</strong> tela an<strong>di</strong>na acquistati nelle<br />

botteghe del commercio equo e solidale;<br />

lì si riforniscono anche <strong>di</strong> caffè e<br />

banane a prova <strong>di</strong> sfruttamento. Cercano<br />

<strong>di</strong> boicottare le multinazionali, ma<br />

spesso cedono <strong>di</strong> fronte alla Nutella o<br />

ad altri, perdonabili vizi. I ragazzi amano<br />

portare i capelli un po’ lunghi e apo-<br />

stoliche barbe. Hanno fatto gli scout e<br />

il servizio civile. Per le ragazze, sandali<br />

Birkenstock (senza necessariamente<br />

aspettare i primi cal<strong>di</strong>) e ampi jeans.<br />

Se non sono loro a scoprire prima voi,<br />

potete trovarli ovunque si faccia volontariato.<br />

Sostenitori <strong>di</strong> un pauperismo ben<br />

temperato, tendono a riciclare vestiti<br />

dei genitori o a comprarli nei mercatini;<br />

li si trova a mangiare nella trattoria<br />

alla mano o in pizzeria (e ce n’è sempre<br />

uno che ha trovato un posto dove «si<br />

mangia un sacco e non si spende nulla»).<br />

Anche le loro vacanze sono eque e<br />

solidali: ospiti <strong>di</strong> un missionario in Africa<br />

o al seguito del Papa nella biennale<br />

Giornata Mon<strong>di</strong>ale della Gioventù. Se<br />

rimangono in Italia, meglio la montagna<br />

- più austera - del mare.<br />

Tra le nuove tribù, è una delle più numerose<br />

e meglio organizzate.<br />

Nati intorno alla figura <strong>di</strong> un grande<br />

comunicatore come Giovanni Paolo II,<br />

hanno deciso <strong>di</strong> sfruttare la tecnologia<br />

e hanno un loro sito, www.papaboys.it:<br />

è attraverso la Rete che sognano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

pescatori <strong>di</strong> anime. Ma già prima<br />

<strong>di</strong> avere il sito, erano infaticabili<br />

promotori e <strong>di</strong>ffusori <strong>di</strong> appelli via Internet,<br />

nobili cause a rischio <strong>di</strong> essere<br />

cestinate insieme alla pubblicità indesiderata.<br />

Hanno evidenti somiglianze con la galassia<br />

dei giovani <strong>di</strong> sinistra, pacifisti e<br />

no-global. Somiglianze sia ideologiche<br />

(terzomon<strong>di</strong>smo, sensibilità ai temi<br />

ecologici, rifiuto della guerra), sia nell’aspetto.<br />

Ma sono pronti a prenderne<br />

le <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> fronte a posizioni più<br />

estreme. Il loro potenziale rivoluzionario<br />

è smussato da una bimillenaria educazione<br />

alla <strong>di</strong>sciplina e alla gerarchia.<br />

Istintivamente votati alla me<strong>di</strong>azione,<br />

politicamente correttissimi, se cambieranno<br />

il mondo lo faranno a piccoli,<br />

prudenti passi. Sono i bravi ragazzi che<br />

aiuteranno la vecchia politica ad attraversare<br />

la strada.<br />

NO SHOPPING<br />

Bio solidali. Consumatori contro. No<br />

shopping. Chiamateli come volete, ma<br />

la loro tribù è riconoscibilissima e in rapida<br />

ascesa. Sono i custo<strong>di</strong> della frugalità<br />

dei no global. Il loro è l’integralismo<br />

del consumo zero, la filosofia che ispira<br />

la loro vita è l’abolizione del superfluo.<br />

I veri “no shopping” si barcame-<br />

nano con doti da equilibristi nell’universo<br />

del consumo. Ogni acquisto viene<br />

vissuto come una scelta senza ritorno,<br />

che rischia <strong>di</strong> ripercuotersi sull’umanità.<br />

Con abiti <strong>di</strong> canapa e borsette<br />

<strong>di</strong> lana an<strong>di</strong>na si aggirano nei mercati<br />

rionali e nei negozi <strong>di</strong> agricoltura biologica.<br />

I loro habitat sono in realtà le<br />

botteghe del “consumo equo e solidale»,<br />

dove i “no shopping” trovano tutto<br />

ciò <strong>di</strong> cui hanno bisogno.<br />

Tra gli scaffali <strong>di</strong> fusilli alla quinoa,<br />

gongolano. Generalmente macrobiotici,<br />

al limite vegani, al supermercato (solo<br />

se costretti, e comunque solo Coop)<br />

si muovono abilmente alla ricerca <strong>di</strong><br />

qualcosa <strong>di</strong> “vegetarianamente corretto”.<br />

Trascorrono le serate sorseggiando<br />

sciroppi solidali sotto il pallido lume <strong>di</strong><br />

una lampa<strong>di</strong>na a basso voltaggio. Al primo<br />

raffreddore ricorrono al naturopata,<br />

ma guardano con fiducia anche alle<br />

pratiche zen e al più indecifrabile “pranic<br />

healing” (una specie <strong>di</strong> autoguarigione<br />

miracolosa). I piccoli “no shopping”<br />

crescono avvolti in can<strong>di</strong><strong>di</strong> ciripà,<br />

con poca tv e senza le bollicine delle bibite,<br />

rincuorati da tazze d’orzo e decotti<br />

<strong>di</strong> melissa. I loro genitori intanto organizzano<br />

per loro vacanze solidali, seguendo<br />

i precetti dell’ Associazione del<br />

Turismo Responsabile (un condensato<br />

<strong>di</strong> rigore contro il turismo <strong>di</strong> massa).<br />

Vacanze preferite: Laos, Cambogia e<br />

Terzo Mondo in genere, da dove il piccolo<br />

“no shopping” e i biogenitori tornano<br />

duri nelle loro idee e puri nel loro<br />

spirito.<br />

ETNICHE<br />

Portano i capelli lunghi, spesso raccolti<br />

in crocchie, meglio se tenuti insieme<br />

da un semplice fermacapelli artigianale<br />

in legno o cuoio. Un minimalismo<br />

che scompare quando si passa agli altri<br />

accessori: collanone con grosse pietre<br />

dal taglio grezzo, bracciali africani, cavigliere<br />

birmane. Da non confondere<br />

con la bigiotteria equa e solidale (ve<strong>di</strong> i<br />

papaboys): trattasi <strong>di</strong> pezzi unici lavorati<br />

a mano. Molto costosi. Indossano<br />

lunghe gonne o morbi<strong>di</strong> vestiti dalle<br />

fantasie esotiche. Un vero giro del mondo<br />

in abiti: sari in<strong>di</strong>ani, drappi del Punjab,<br />

giacche <strong>di</strong> shantung con taglio cinese,<br />

camicie coreane. E ancora: jallaba<br />

arabeggiante, gonne tahitiane.<br />

Fumano beedees, le piccole sigarette<br />

in<strong>di</strong>ane <strong>di</strong> tabacco verde senza carta, né<br />

filtro. Snobbano gli sport, ma si ritrovano<br />

a seguire l’America’s Cup <strong>di</strong> vela.<br />

Spesso accasate con facoltosi professionisti,<br />

hanno lauree mai esercitate in<br />

lettere, storia dell’arte, psicologia. Mentre<br />

il marito alimenta il conto corrente,<br />

loro danno una mano a qualche amica<br />

gallerista o in piccole case e<strong>di</strong>trici.<br />

Uno degli habitat più gettonati è quello<br />

dei corsi: <strong>di</strong> pittura, <strong>di</strong> ceramica, <strong>di</strong><br />

cucina me<strong>di</strong>orientale, <strong>di</strong> decorazione, <strong>di</strong><br />

ikebana, impegnano mattinate a impossessarsi<br />

<strong>di</strong> tecniche da riproporre<br />

nelle cene che organizzano. (C’è da <strong>di</strong>re<br />

che sono ospiti perfette, attente a<br />

ogni dettaglio). Tendenzialmente vege-<br />

tariane, <strong>di</strong>fficile che, sui primi tre inviti,<br />

non ti facciano almeno una volta il<br />

taboulé. Il tè delle cinque è rigorosamente<br />

verde con foglie <strong>di</strong> menta a galleggiare<br />

nei tipici bicchierini arabi istoriati<br />

in oro.<br />

Le loro case profumano d’incenso;<br />

<strong>di</strong>sseminate <strong>di</strong> cuscini, tavolini <strong>di</strong> bambù<br />

e oggetti <strong>di</strong> artigianato africano, ricordano<br />

un poco le trasmissioni <strong>di</strong> Catherine<br />

Spaak. Come in questo genere<br />

<strong>di</strong> programmi, spesso l’uomo è una figura<br />

marginale, se non emarginata.<br />

Anche quando devono andare a cena<br />

fuori, il ristorante è per forza etnico.<br />

Non cinese, irrime<strong>di</strong>abilmente “out”,<br />

né giapponese, troppo “in”. Se deve essere<br />

estremo oriente, meglio thai o vietnamita.<br />

In grande ascesa anche la cucina<br />

berbera, e il nord-Africa in generale.<br />

Ovunque chiedono le ricette dei<br />

piatti migliori.<br />

Etnico il look, etnico il cibo, etnica assolutamente<br />

la musica, etniche le vacanze.<br />

In luoghi esotici, ma lontano da<br />

banali para<strong>di</strong>si come Mal<strong>di</strong>ve, Seychelles,<br />

Bahamas. Con un pizzico <strong>di</strong> avventura,<br />

ma comode. In caicco sulle coste<br />

turche, a cavallo tra le gole <strong>di</strong> Petra,<br />

lungo il Nilo. Ma in crociera.<br />

SARANNO FAMOSI<br />

Liberamente ispirati al serial che ha<br />

spopolato negli anni 80, i ragazzi nella<br />

versione italiana <strong>di</strong> Saranno Famosi,<br />

non hanno nulla da invi<strong>di</strong>are per grinta<br />

e voglia <strong>di</strong> sfondare alla cricca <strong>di</strong> Leroy,<br />

Nicole, Dwigt, Chris e Julie. Neanche<br />

a <strong>di</strong>rlo, la danza non è solo la loro<br />

passione, è la loro ossessione. Di solito<br />

lo stu<strong>di</strong>o, o il lavoro per i più gran<strong>di</strong>celli,<br />

è vissuto come necessità (qualcosa<br />

dovranno pure mangiare), ma che<br />

esula dalla loro arte. Categoria facilmente<br />

riconoscibile: ballerebbero ovunque,<br />

sul cubo come sul bancone della<br />

birreria. Tra le ore passate a scuola <strong>di</strong><br />

danza, e le frenetiche corse da un provino<br />

a un altro, i giovani “saranno famosi”<br />

si <strong>di</strong>menticano spesso persino <strong>di</strong><br />

cambiarsi per uscire. Anche l’abbigliamento<br />

segue i dettami della fortunata<br />

serie tv: pantacollant, spesso tagliati al<br />

polpaccio, o panta-jazz, morbi<strong>di</strong> sulla<br />

gamba, magliettine attilate per lei e canotta<br />

per lui, scalda muscoli e perché<br />

no, ultimo ritrovato delle tendenze fashion<br />

da ballo: indossare pantaloni e magliette<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versa lunghezza una sopra<br />

l’altra. <br />

3

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!