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1 e 3 luglio 2012<br />

La traviata<br />

comofestival.org


<strong>Festival</strong> <strong>Como</strong> Città della Musica 2012<br />

domenica 1 luglio e martedì 3 luglio<br />

la traviata<br />

di Giuseppe Verdi<br />

Produzione AsLiCo<br />

giovedì 5 luglio<br />

siNfoNia n. 8 Incompiuta<br />

di Franz Schubert<br />

siNfoNia n. 3 Renana<br />

di Robert Schumann<br />

sabato 7 luglio<br />

eleoNora aBBagNato<br />

danza per luchino visconti<br />

Evento esclusivo<br />

domenica 8 luglio<br />

mario BioNDi estate 2012<br />

Produzione F&P Group<br />

promosso in collaborazione con Wings<br />

martedì 10 luglio<br />

siNfoNia Kv 550 n. 40<br />

di Wolfgang Amadeus Mozart<br />

siNfoNia n. 7<br />

di Ludwig van Beethoven<br />

giovedì 12 luglio<br />

KataKlò athletic DaNce theatre<br />

Puzzle<br />

Coreografie giulia staccioli<br />

sabato 14 luglio<br />

rUDra BÉJart<br />

XX anniversario<br />

voilà l'homme<br />

Coreografia maurice Béjart<br />

domenica 15 luglio<br />

marta sUi tUBi<br />

cromatica tour<br />

fraNKie hi-Nrg mc<br />

l’alto Parlante gira Dischi<br />

promosso in collaborazione con Wings<br />

Gli spettacoli avranno luogo nel Parco di Villa Olmo alle ore 21.30<br />

comofestival.org<br />

Accademia ‘Aldo Galli’, mercoledì 4 luglio – ore 22.00<br />

atmosfere fraNcesi. musique en espace<br />

con Andreea Soare, Damien Pass, Philip Richardson<br />

Proiezioni e mapping interattivo a cura dell’Accademia ‘Aldo Galli’<br />

in collaborazione con <strong>Festival</strong> d’Aix-en Provence<br />

Torre del Baradello, venerdì 6 luglio – ore 20.30<br />

ritmo e fUoco Del tramoNto<br />

con Lune al tempio<br />

Passeggiata con le torce<br />

Villa Geno, sabato 7 luglio – ore 23.30<br />

rocK the BUs<br />

con Nemesi<br />

Nu Metal su ‘La corriera della musica’<br />

con il patrocinio di Assessorato alle Politiche Giovanili, Comune di <strong>Como</strong><br />

Parco Villa Grumello, domenica 8 luglio – ore 5.30<br />

Progetto variaZioNi golDBerg<br />

di e con Maria Carpaneto e Davide Vendramin<br />

Musica a colazione con lezione sul movimento corporeo<br />

Parco Villa Olmo, domenica 8 luglio – ore 11.00<br />

il Piccolo flaUto magico<br />

con Lucrezia Drei, Elisa Montipò, Tommaso Quanilli<br />

Opera Kids - Merenda nel bosco<br />

Parco S. Martino, martedì 10 luglio – ore 18.30<br />

UNa seDia Di meNo<br />

Ensemble Orchestra 1813<br />

Musiche Klezmer nel bosco del ricordo<br />

Il giardino delle anfore, mercoledì 11 luglio – ore 21.30<br />

visioNi D’iNfiNito. saluterò di nuovo il sole<br />

con Hossein Alizadeh, Barzegari Raheleh, Mohssen Kasirossafar<br />

Musica dall’Iran in giardino<br />

in collaborazione con <strong>Festival</strong> I giardini di luglio dell’AFR di Roma<br />

Le serre di Villa Grumello, venerdì 13 luglio – ore 19.30<br />

iNcoNtri iNattesi. 5 agguati artistici nel bosco<br />

con Cantanti AsLiCo<br />

Progetto e coreografia Isa Traversi<br />

Pianoforte Federica Falasconi<br />

si ringrazia<br />

Intorno al <strong>Festival</strong> iNgresso liBero


<strong>Como</strong>, Parco Villa Olmo<br />

domenica, 1 luglio 2012 - ore 21.30<br />

martedì, 3 luglio 2012 - ore 21.30<br />

LA TRAVIATA<br />

Melodramma in tre atti. Musica di Giuseppe Verdi. Libretto di Francesco Maria Piave,<br />

dal dramma La dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio.<br />

Adattamento musicale Enrico Minaglia<br />

Prima rappresentazione Venezia, Teatro La Fenice, 6 marzo 1853<br />

Violetta Valéry Elena Monti<br />

Flora Bervoix Lara Rotili<br />

Annina Bianca Tognocchi<br />

Alfredo Germont Davide Giusti<br />

Giorgio Germont Valeri Turmanov<br />

Gastone Saverio Pugliese<br />

Il Barone Douphol Alexandru Aghenie<br />

Il Marchese D’Obigny Mirko Quarello<br />

Il Dottor Grenvil Marian Reste<br />

Direttore Francesco Pasqualetti<br />

Regia Fabio Ceresa<br />

Scene Nicolas Bueno Belmonte<br />

Costumi Alessandro Lanzillotti<br />

Light designer Matteo Discardi<br />

Coreografia Milena Bisacco<br />

Maestro del coro Antonio Greco<br />

Orchestra 1813<br />

Ensemble corale AsLiCo<br />

Produzione AsLiCo<br />

3


UNA VECCHIA FOTOGRAFIA SBIADITA<br />

Ricordo che un giorno, ancora bambino, ero seduto al grande tavolo di noce che al tempo mi arrivava al naso, e spiavo<br />

la catasta dei giornali Un periodico patinato presentava in copertina la soubrette del momento, sapientemente sdraiata<br />

tra velluti rossi, i capelli sciolti, le mani che coprivano il petto, completamente nuda. Mio nonno deve aver giudicato<br />

l’immagine sconveniente per un bambino della mia età, perché si era affrettato a far sparire la rivista scambiando<br />

con la nonna un’occhiata maliziosa. «Nonna – avevo chiesto – chi è quella signora?». «Diciamo – aveva risposto lei – diciamo<br />

che quella signora è una ballerina». Il tono di voce che aveva usato era carico di significato. Non sapevo che nel<br />

gergo della vecchia Milano ballerina era il sinonimo convenzionale di un’altra parola, troppo cruda per le mie piccole<br />

orecchie. Per quel giorno mi accontentai della riposta, finendo col convincermi che la donna ritratta fosse una ballerina<br />

a tutti gli effetti. Credo di non essere riuscito a guardare quella fotografia per più di qualche istante, ma l’immagine<br />

dei velluti rossi mi ossessionò a lungo. Nonostante l’ingenuità del ritratto – la posa artificiosa, la bocca col suo<br />

delizioso broncetto, la gamba piegata ad arte per coprire quello che non si poteva vedere – qualcosa mi colpì al cuore.<br />

Era come se gli occhi della donna comunicassero uno spaventato imbarazzo, un sussulto di pudore. Tutta l’espressione<br />

del volto era velata da un’ombra di rimpianto. L’insieme era così stridente che l’effetto finale ne risultava esaltato:<br />

quella che mi era balenata davanti agli occhi era l’immagine stessa della bellezza. Non importava quanti altri<br />

sguardi si fossero posati sulla sua pelle: io avevo intravisto tra le pieghe della carta qualcosa che poteva essere l’anima.<br />

Un giorno senz’altro sarei riuscito a incontrarla, da grande l’avrei sicuramente sposata. Quel pomeriggio, per la prima<br />

volta, mi sono scoperto innamorato. Oggi mi trovo a concepire un nuovo allestimento per La traviata, e devo ringraziare<br />

quel ricordo sfocato se Violetta ha iniziato a vivere davanti ai miei occhi. Improvvisamente intorno a lei hanno<br />

preso forma i velluti rossi, e i velluti sono diventati piume, veli, gioielli, profumi, e grandi specchi, lampadine sfavillanti,<br />

tavoli da trucco. Ho sbirciato nel camerino dove si cambia tra un numero e l’altro. Nella mia testa sono esplose le luci<br />

di un intero quartiere parigino, la frenesia dei brillanti, le insegne dei café chantant, le mille ragazze che mostrano le<br />

gambe, che ridono tra i boa di struzzo e annegano i sogni nelle bollicine dorate dello champagne; e socchiudendo gli<br />

occhi, appare un bicchiere di cristallo sorretto dalle piccole dita della donna più desiderata della capitale. Eccola la<br />

mia Violetta, con i suoi occhi tristi. Ecco dove si era nascosta la ballerina della mia infanzia: occhieggiando sinuosa, mi<br />

chiedeva di raccontare sulla scena le emozioni di quel pomeriggio lontano. Abbiamo così deciso di concepire una scena<br />

unica per dare vita ai tre atti dell’opera. Ci troviamo nel camerino degli artisti dove le ballerine si cambiano tra un numero<br />

e l’altro. Quattro tavolini da trucco, un tavolo da gioco, una dormeuse per inquadrare l’idea di uno spazio frenetico,<br />

un moto perpetuo di ciprie e di bustini ricamati; una scaletta porta all’immaginario palco del nostro teatro parigino,<br />

di cui vediamo filtrare le luci di scena da una grata sul fondo. Mi piace pensare che anche Alfredo si sia innamorato in<br />

un modo molto simile al mio. Forse ha visto quella stessa immagine all’ingresso del teatro, un ritratto in posa e<strong>qui</strong>voca<br />

sulla locandina di uno spettacolo notturno. Avrà riconosciuto in quegli occhi la stessa tristezza che avevo notato<br />

anch’io. E avrà deciso di salvare quella donna dal mondo, di proteggerla con il palmo come si fa con la fiamma di una<br />

candela. Sarà tornato a vedere tutti gli spettacoli nella speranza di incontrarla, aspettandola all’uscita, corrompendo<br />

i portieri, avvicinando i suoi compagni di lavoro, riuscendo a sgattaiolare nel suo camerino per poterle finalmente parlare,<br />

forse proprio nel preciso istante in cui comincia l’opera. Fino al momento in cui, come per me, qualcuno di più vissuto<br />

piomberà tra lui e quelle ridicole fantasticherie. Spero di non rivedere mai la fotografia di quella rivista. Oggi<br />

conosco la parola che la nonna non poteva dire, e arrossirei del mio candore; sorriderei di quella pettinatura fuori<br />

moda, riconoscerei quella donna e saprei che è invecchiata, in quel suo sguardo non leggerei che una goffa prova di<br />

sensualità. Preferisco ricordarla secondo le sensazioni di allora. Violetta è una donna che un bambino è meglio non<br />

guardi troppo a lungo. Per quanto bella, agli occhi degli adulti rimane pur sempre una ballerina.<br />

Fabio Ceresa<br />

4


CONTRO OGNI RAGIONEVOLEZZA<br />

Vi propongo un piccolo gioco. Immaginate per un attimo che la trama de La signora delle camelie sia una storia di cronaca<br />

attuale. Un paesotto della provincia, un ragazzo sano e onesto, cresciuto con affetto da un padre laborioso e da<br />

una madre che in punto di morte ha la soddisfazione di donare il lavoro di tutta la sua vita (una piccola rendita annuale)<br />

al figlio in modo che possa provare a realizzare il suo sogno: trasferirsi nella più grande metropoli del mondo in<br />

cerca di fortuna. E questo bel ragazzo, catapultato improvvisamente tra il lusso più sfrenato, feste da capogiro, fortune<br />

di cui a malapena comprende l’entità, che combina? Anziché lavorar sodo e metter a frutto i sacrifici dei genitori, perde<br />

la testa per la Escort più in voga e pagata del momento, anzi fa di meglio, va a convivere con lei… Il Padre ovviamente<br />

corre a tentar di far tornare in sé il ragazzo, e soprattutto corre a scacciare di casa la famosa Escort, che porta disonore<br />

e vergogna a tutta la famiglia.<br />

È sufficiente specificare la zona di provincia (ovviamente… la Provenza) e il nome della grande metropoli, magari capitale<br />

mondiale del lusso (ovviamente Parigi) per ritornare alla storia ideata da Dumas da cui Traviata deriva. Solo che<br />

in quest’ottica di cronaca ci riesce difficile non simpatizzare per il padre… che fa ciò che probabilmente ogni padre<br />

avrebbe fatto in quelle circostanze: usare ogni mezzo per redimere il figlio e la reputazione della famiglia. Eppure contro<br />

ogni ragionevolezza – come abbiamo appena dimostrato – da sempre la simpatia e compassione dello spettatore<br />

va verso la coppia di amanti… sarà forse e solamente a causa della fine tragica della loro storia?<br />

Arrivati a quest’apparente impasse, ci viene in soccorso insperato niente di meno che Aristotele, il quale apre la sua Poetica<br />

con una definizione tanto semplice quanto illuminante di cosa è Commedia e cosa è Tragedia. Aristotele ci sorprende dicendo<br />

che si ha Commedia ogni volta che si rappresenta o imita una persona peggiore rispetto alla realtà attuale, si ha invece<br />

Tragedia quando si rappresenta o imita una persona migliore rispetto alla realtà attuale. Definizione tanto più sorprendente<br />

per noi poiché svincola totalmente il termine Tragedia da lutti, morti e sofferenze cui è comunemente associato, per legarlo<br />

esclusivamente alla levatura morale dei protagonisti.<br />

Se Traviata è una Tragedia, ne consegue che Violetta e Alfredo sono persone migliori di quelle che s’incontrano nella<br />

realtà di tutti i giorni. Sembra un discorso cosi semplicistico… ma perché migliori? Migliori di cosa? Non è forse migliore<br />

l’orgogliosa e pratica ragionevolezza di Germont padre?<br />

O forse sono migliori proprio perché nonostante ogni ragionevolezza, contro il grido della società che urla confusamente<br />

tra decenza, decoro ed edonismo, sono tuttavia in grado di farsi trascinare completamente da una forza cosmica<br />

di altra levatura? E parlo di forza cosmica a ragion veduta… è proprio Alfredo che la riconosce come tale, dichiarando<br />

di amare Violetta «… di quell’amor che è palpito dell’universo intero».<br />

Non a caso Verdi pone un culmine, forse il culmine tragico dell’opera sulle parole «Amami Alfredo, amami quant’io<br />

t’amo». È questo amore, radicale e profondo, in grado di sradicare ogni altra cosa, l’oggetto e lo sfondo implicito di ogni<br />

nota e di ogni parola di Traviata. Ed alla fine ci viene quasi da pensare che in fondo in fondo neanche Violetta e Alfredo<br />

siano in realtà i veri protagonisti di questa storia, ma che siano soltanto gli strumenti attraverso cui si manifesta una<br />

potenza cosmica inspiegabile, in grado di piegare tutte le regole di ragionevole opportunità della società civile, e di far<br />

impallidire d’un colpo tutte le gioiose follie edonistiche che lusso e ricchezza possono comprare, di cui l’uomo è al<br />

tempo stesso vittima, strumento, mezzo e fine: l’Amore.<br />

Francesco Pasqualetti


8<br />

LA TRAMA<br />

Atto I<br />

Un’affiatata compagnia di gaudenti aristocratici e compiacenti damigelle si è riunita per trascorrere l’ennesima notte<br />

di piaceri. Un po’ disorientato è Alfredo Germont, fattosi introdurre dall’amico Gastone col proposito di conoscere<br />

personalmente la padrona di casa, oggetto di segreta passione. Violetta si fa celia di tante attenzioni e per sdrammatizzare<br />

propone un brindisi collettivo. La festa prosegue e nel salone si aprono le danze; gli invitati accorrono, ma un<br />

accesso di tosse frena l’uscita di Violetta, che indugia, assistita da Alfredo. Alle profferte amorose dell’uno si mescolano<br />

le ricuse divertite dell’altra. Catturati nuovamente dal turbinio della festa, i due si danno appuntamento per il<br />

giorno seguente. È ormai l’alba e Violetta, rimasta sola, medita turbata sull’effetto sortito in lei dalle parole di Alfredo:<br />

che sia forse giunto il giorno del suo primo vero amore, il momento di «essere amata amando»? No di certo. Il destino<br />

di Violetta è ben altro: continuare nella sua condizione di gaudente indipendenza sociale.<br />

Atto II<br />

In una casa di campagna presso Parigi, Alfredo vive serenamente con Violetta. Arriva la servetta Annina, giunta da Parigi, lì inviata dalla<br />

padrona per alienare i beni restanti e finanziare così la nuova esistenza. Alfredo corre egli stesso a Parigi, per cercare una soluzione adeguata.<br />

Rientra Violetta, che sorride di un invito che le giunge dai vecchi amici per la sera stessa: non è più vita per lei! Ed ecco piombare<br />

inatteso il padre d’Alfredo che chiede alla donna una netta recisione della convivenza peccaminosa. Violetta oppone tutto il suo disinteressato<br />

amore per Alfredo a quello ipocrita dei matrimoni combinati fra l’alta società, ma il vecchio Germont è irremovibile. La donna<br />

cede e l’accordo è presto fatto. Rimasta sola, Violetta si appresta a scrivere la lettera mendace per Alfredo; da questi sorpresa, si abbandona<br />

ad una straziante richiesta d’amore. Violetta fugge verso Parigi; la lettera viene recapitata all’amato pochi minuti dopo: questi<br />

l’apre, la legge e cade disperato fra le braccia del padre. Alfredo si arrovella per scoprire chi possa essere la causa dell’improvviso voltafaccia<br />

di Violetta (forse Douphol?), mentre il padre torna all’attacco sul suo fronte moralistico. È invece un foglio abbandonato sul tavolo<br />

a colpirlo: l’invito per la sera stessa al festino; è lì che l’offesa verrà vendicata.<br />

Zingarelle e toreri invadono il salone. La notizia della separazione fra i due amanti circola già in società, e l’ingresso disinvolto<br />

di Alfredo alla festa viene salutato con approvazione. Giunge Violetta, accompagnata dal barone Douphol. Alfredo<br />

sbanca tutti al tavolo da gioco, rivale compreso. I convitati si allontanano per la cena, tranne Violetta, che chiama<br />

a sé proprio Alfredo. Lei è costretta ad ammettere di amare Douphol, pur di non svelare il vero, e lui ne denuncia pubblicamente<br />

la condotta, gettandole ai piedi una borsa di danaro. Giunge inatteso Germont padre che continua le sue<br />

querimonie contro il comportamento indecoroso del figlio, cui si accodano le espressioni di rimorso di Alfredo e le dolenti<br />

rimostranze di Violetta.<br />

Atto III<br />

La tisi ha ormai condotto Violetta sul letto di morte. Al capezzale l’assistono ancora Annina e le cure pietose del medico.<br />

Unica consolazione in tanta solitudine è una lettera che la donna ha ricevuto da Giorgio Germont: l’informa del<br />

duello, in cui il barone è rimasto ferito e della partenza di Alfredo dalla Francia; ragguagliato finalmente dal padre sulla<br />

verità degli eventi, sta ora facendo ritorno per farsi perdonare dall’amata. Purtroppo è ormai tardi: Violetta rilegge lo<br />

scritto, mentre le forze la abbandonano giorno dopo giorno. Ma ecco Annina annunciare che Alfredo è arrivato, e<br />

corre fra le braccia di Violetta. Alla rappacificazione immediata, seguono ottimistici progetti per il futuro; Violetta vorrebbe<br />

uscire, ma le forze non la reggono più. Anche Giorgio Germont sopraggiunge per l’ultimo conforto: ma dopo<br />

pochi istanti di apparente vigore, Violetta cade esanime.


THE PLOT<br />

Act I<br />

The courtesan Violetta Valéry has been out most of the night running from party to party with a group of friends,<br />

who are now continuing the festivities in her Paris apartment. Flora Bervoix, the Mar<strong>qui</strong>s d’Obigny, Gastone,<br />

and Violetta’s patron the Baron Douphol are among the revelers, as is a new admirer of Violetta’s, Alfredo Germont.<br />

Having long adored her from afar, Alfredo now flirts with Violetta. As the guests move to another room<br />

of the house to hear an orchestra play, Violetta suffers a fainting spell. Quickly regaining her composure, she assures<br />

her friends that all she needs are a few minutes alone. Concerned, Alfredo returns and confesses his love.<br />

Violetta makes light of his declaration: she seeks pleasure, not love. But he persists, and she agrees to meet him<br />

the next day. After the guests depart, Violetta ruminates on her new suitor, wondering if Alfredo could be the<br />

man to change her life. But she <strong>qui</strong>ckly opts instead for continued freedom.<br />

Act II<br />

For three months Alfredo and Violetta have been living blissfully in a country house near Paris. Alfredo reflects<br />

on their contentment. When their servant Annina reveals that Violetta has sold her possessions to keep the<br />

house, Alfredo hurries off to the city to settle matters at his own cost. Violetta enters and receives an invitation<br />

from Flora to a party that evening. She is soon surprised by the arrival of Alfredo’s father, Giorgio Germont, who<br />

demands that Violetta break off her affair with his son; the scandal of their relationship has threatened Germont’s<br />

daughter’s engagement. Violetta says that she cannot, but she eventually gives in. Alone, the desolate<br />

woman sends a message of acceptance to Flora and starts writing a farewell note to Alfredo. He enters suddenly,<br />

and she can barely control herself as she reminds him of how deeply she loves him, before rushing out. A<br />

servant brings Violetta’s note to Alfredo as Germont returns to console his son. But Alfredo, catching sight of Flora’s<br />

invitation, suspects Violetta has left him for another lover. Furious, he resolves to confront her at the party.<br />

At her ‘Spanish soirée’ that evening, Flora learns from the Mar<strong>qui</strong>s that Violetta and Alfredo have separated,<br />

then clears the floor for a band of fortune-telling gypsies and matadors. Before long, Alfredo strides in. Violetta<br />

arrives with Baron Douphol, who challenges Alfredo to a game and loses a small fortune to him. The crowd<br />

moves to another room for supper. Violetta has asked to speak with Alfredo privately. Fearful of the baron’s<br />

anger, she wants Alfredo to leave, but he misunderstands her apprehension and demands that she admit she<br />

loves Douphol. Hurt by the accusation, she says that she does. Alfredo calls in the others, denounces his former<br />

love, and cruelly hurls his winnings at her feet. Violetta is distraught. Germont arrives in time to witness his son’s<br />

rash act and denounces his behavior. The guests rebuke Alfredo, and Douphol challenges him to a duel.<br />

Act III<br />

In Violetta’s bedroom six months later, Dr. Grenvil tells Annina that her mistress does not have long to live: she<br />

will soon die of tuberculosis. Alone, Violetta re-reads a letter from Germont saying the Baron was only wounded<br />

in his duel with Alfredo, who knows everything and is on his way to beg her pardon. But Violetta senses it is too<br />

late. But Annina reassures her, announcing that Alfredo has arrived. Ecstatically, the lovers plan to leave Paris forever.<br />

Germont enters with the doctor, but Violetta says she feels her strength miraculously returning. But this<br />

surge of vitality lasts just a moment; she suddenly staggers and falls dead at her lover’s feet.<br />

Courtesy of Metropolitan Opera<br />

11


12<br />

ATTO PRIMO<br />

Scena I<br />

Salotto in casa di Violetta. Nel fondo è la porta che mette<br />

ad altra sala; ve ne sono altre due laterali; a sinistra, un caminetto<br />

con sopra uno specchio. Nel mezzo è una tavola<br />

riccamente imbandita.<br />

Violetta, seduta sopra un divano, sta discorrendo col Dottore<br />

e con alcuni amici, mentre altri vanno ad incontrare<br />

quelli che sopraggiungono, tra i quali sono il Barone e Flora<br />

al braccio del Marchese.<br />

TUTTI<br />

Dell’invito trascorsa è già l’ora…<br />

Voi tardaste…<br />

Giocammo da Flora,<br />

e giocando quell’ore volar.<br />

VIOLETTA (andando loro incontro)<br />

Flora, amici, la notte che resta<br />

d’altre gioie <strong>qui</strong> fate brillar…<br />

Fra le tazze è più viva la festa…<br />

FLORA e MARCHESE<br />

E goder voi potrete?<br />

VIOLETTA<br />

Lo voglio;<br />

al piacere m’affido, ed io soglio<br />

col tal farmaco i mali sopir.<br />

TUTTI<br />

Sì, la vita s’addoppia al gioir<br />

Scena II<br />

Detti, il Visconte Gastone de Letorières, Alfredo Germont.<br />

Servi affaccendati intorno alla mensa.<br />

GASTONE (entrando con Alfredo)<br />

In Alfredo Germont, o signora,<br />

ecco un altro che molto vi onora;<br />

pochi amici a lui simili sono…<br />

VIOLETTA (dà la mano ad Alfredo, che gliela bacia)<br />

Mio Visconte, mercé di tal dono.<br />

MARCHESE<br />

Caro Alfredo…<br />

ALFREDO<br />

Marchese…<br />

(si stringono la mano)<br />

GASTONE (ad Alfredo)<br />

T’ho detto:<br />

l’amistà <strong>qui</strong> s’intreccia al diletto.<br />

(i servi frattanto avranno imbandito le vivande)<br />

VIOLETTA (ai servi)<br />

Pronto è il tutto?<br />

(Un servo accenna di sì)<br />

Miei cari sedete:<br />

è al convito che s’apre ogni cor.<br />

TUTTI<br />

Ben diceste le cure segrete<br />

fuga sempre l’amico licor.<br />

(siedono in modo che Violetta resti tra Alfredo e Gastone,<br />

di fronte vi sarà Flora, tra il Marchese ed il Barone, gli altri<br />

siedono a piacere. V’ha un momento di silenzio; frattanto<br />

passano i piatti, e Violetta e Gastone parlano sottovoce tra<br />

loro, poi:)<br />

GASTONE (piano, a Violetta)<br />

Sempre Alfredo a voi pensa.<br />

VIOLETTA<br />

Scherzate?<br />

GASTONE<br />

Egra foste, e ogni dì con affanno<br />

<strong>qui</strong> volò, di voi chiese…<br />

VIOLETTA<br />

Cessate.<br />

Nulla son io per lui.<br />

GASTONE<br />

Non v’inganno.<br />

VIOLETTA (ad Alfredo)<br />

Vero è dunque? onde è ciò? Nol comprendo.<br />

ALFREDO (sospirando)<br />

Si, egli è ver.<br />

VIOLETTA (ad Alfredo)<br />

Le mie grazie vi rendo.<br />

Voi Barone, non feste altrettanto…<br />

BARONE<br />

Vi conosco da un anno soltanto.<br />

VIOLETTA<br />

Ed ei solo da qualche minuto.<br />

FLORA (piano al Barone)<br />

Meglio fora se aveste taciuto.<br />

BARONE (piano a Flora)<br />

Mi è increscioso quel giovin…<br />

FLORA<br />

Perché?<br />

A me invece simpatico egli è.<br />

GASTONE (ad Alfredo)<br />

E tu dunque non apri più bocca?<br />

MARCHESE (a Violetta)<br />

È a madama che scuoterlo tocca…<br />

VIOLETTA (mesce ad Alfredo)<br />

Sarò l’Ebe che versa…<br />

ALFREDO (con galanteria)<br />

E ch’io bramo<br />

immortal come quella.<br />

TUTTI<br />

Beviamo.<br />

GASTONE<br />

O barone, né un verso, né un viva<br />

troverete in quest’ora giuliva?<br />

(il Barone accenna di no)<br />

Dunque a te…<br />

(ad Alfredo)<br />

TUTTI<br />

Sì, sì, un brindisi.<br />

ALFREDO<br />

L’estro<br />

non m’arride…<br />

GASTONE<br />

E non se’ tu maestro?<br />

ALFREDO (a Violetta)<br />

Vi fia grato?<br />

VIOLETTA<br />

Sì.<br />

ALFREDO (s’alza)<br />

Sì?… L’ho già in cor.<br />

MARCHESE<br />

Dunque attenti…<br />

TUTTI<br />

Sì, attenti al cantor.<br />

ALFREDO<br />

Libiam ne’ lieti calici<br />

che la bellezza infiora,<br />

e la fuggevol ora<br />

s’inebri a voluttà.<br />

Libiam ne’ dolci fremiti<br />

che suscita l’amore,<br />

poiché quell’occhio al core<br />

(indicando Violetta)<br />

onnipotente va.<br />

Libiamo, amor fra i calici<br />

più caldi baci avrà.<br />

13


TUTTI<br />

Libiamo, amor fra i calici<br />

più caldi baci avrà.<br />

VIOLETTA (s’alza)<br />

Tra voi saprò dividere<br />

il tempo mio giocondo;<br />

tutto è follia nel mondo<br />

ciò che non è piacer.<br />

Godiam, fugace e rapido<br />

è il gaudio dell’amore;<br />

è un fior che nasce e muore,<br />

né più si può goder.<br />

Godiam c’invita un fervido<br />

accento lusinghier.<br />

TUTTI<br />

Godiam la tazza e il cantico<br />

la notte abbella e il riso;<br />

in questo paradiso<br />

ne scopra il nuovo dì.<br />

VIOLETTA (ad Alfredo)<br />

La vita è nel tripudio.<br />

ALFREDO (a Violetta)<br />

Quando non s’ami ancora.<br />

VIOLETTA (ad Alfredo)<br />

Nol dite a chi l’ignora…<br />

ALFREDO (a Violetta)<br />

È il mio destin così…<br />

TUTTI<br />

Godiam la tazza e il cantico<br />

La notte abbella e il riso;<br />

In questo paradiso<br />

Ne scopra il nuovo dì.<br />

(s’ode musica dal’altra sala)<br />

Che è ciò?<br />

VIOLETTA<br />

Non gradireste ora le danze?<br />

14<br />

TUTTI<br />

Oh, il gentil pensier! Tutti accettiamo.<br />

VIOLETTA<br />

Usciamo dunque…<br />

(s’avviano alla porta di mezzo, ma Violetta è colta<br />

da subito pallore)<br />

Ohimè!<br />

TUTTI<br />

Che avete?<br />

VIOLETTA<br />

Nulla, nulla.<br />

TUTTI<br />

Che mai v’arresta?<br />

VIOLETTA<br />

Usciamo…<br />

(fa qualche passo, ma è obbligata a nuovamente<br />

fermarsi e sedere)<br />

Oh Dio!<br />

TUTTI<br />

Ancora!<br />

ALFREDO<br />

Voi soffrite?<br />

TUTTI<br />

O ciel!… ch’è questo?<br />

VIOLETTA<br />

È un tremito che provo… or là passate<br />

(indica l’altra sala)<br />

tra poco anch’io sarò…<br />

TUTTI<br />

Come bramate.<br />

(tutti passano all’altra sala, meno Alfredo<br />

che resta indietro)<br />

Scena III<br />

VIOLETTA (guardandosi allo specchio)<br />

Oh qual pallor!…<br />

(volgendosi, s’accorge d’Alfredo)<br />

Voi <strong>qui</strong>!…<br />

ALFREDO<br />

Cessata è l’ansia<br />

che vi turbò?<br />

VIOLETTA<br />

Sto meglio.<br />

ALFREDO<br />

Ah, in cotal guisa<br />

v’ucciderete… aver v’è d’uopo cura<br />

dell’esser vostro…<br />

VIOLETTA<br />

E lo potrei?<br />

ALFREDO<br />

Se mia<br />

foste, custode io veglierei pe’ vostri<br />

soavi dì.<br />

VIOLETTA<br />

Che dite?… ha forse alcuno<br />

cura di me?<br />

ALFREDO (con fuoco)<br />

Perché nessuno al mondo<br />

v’ama…<br />

VIOLETTA<br />

Nessun?…<br />

ALFREDO<br />

Tranne sol io.<br />

VIOLETTA (ridendo)<br />

Gli è vero!<br />

Sì grande amor dimenticato avea…<br />

ALFREDO<br />

Ridete? e in voi v’ha un core?…<br />

VIOLETTA<br />

Un cor? sì forse e a che lo richiedete?…<br />

ALFREDO<br />

Oh, se ciò fosse, non potreste allora<br />

celiar…<br />

VIOLETTA<br />

Dite davvero?<br />

ALFREDO<br />

Io non v’inganno.<br />

VIOLETTA<br />

Da molto è che mi amate?…<br />

ALFREDO<br />

Ah sì, da un anno.<br />

Un dì, felice, eterea,<br />

mi balenaste innante,<br />

e da quel dì tremante<br />

vissi d’ignoto amor.<br />

Di quell’amor ch’è palpito<br />

dell’universo intero,<br />

misterioso, altero,<br />

croce e delizia al cor.<br />

VIOLETTA<br />

Ah, se ciò è ver, fuggitemi…<br />

solo amistade io v’offro:<br />

Amar non so, ne’ soffro<br />

un così eroico amor.<br />

Io sono franca, ingenua;<br />

altra cercar dovete;<br />

non arduo troverete<br />

dimenticarmi allor.<br />

15


16<br />

GASTONE (si presenta sulla porta di mezzo)<br />

Ebben? che diavol fate?<br />

VIOLETTA<br />

Si folleggiava…<br />

GASTONE<br />

Ah! ah! sta ben restate.<br />

(rientra)<br />

VIOLETTA (ad Alfredo)<br />

Amor dunque non più…<br />

vi garba il patto?<br />

ALFREDO<br />

Io v’obbedisco… Parto…<br />

(per andarsene)<br />

VIOLETTA<br />

A tal giungeste?<br />

(si toglie un fiore dal seno)<br />

Prendete questo fiore.<br />

ALFREDO<br />

Perché?<br />

VIOLETTA<br />

Per riportarlo…<br />

ALFREDO (tornando)<br />

Quando?<br />

VIOLETTA<br />

Quando<br />

sarà appassito.<br />

ALFREDO<br />

Allor domani…<br />

VIOLETTA<br />

Ebben,<br />

domani.<br />

ALFREDO (prende con trasporto il fiore)<br />

Io son felice!<br />

VIOLETTA<br />

D’amarmi dite ancora?<br />

ALFREDO (per partire)<br />

Oh, quanto v’amo!<br />

VIOLETTA<br />

Partite?<br />

ALFREDO (tornando a lei baciandole la mano)<br />

Parto.<br />

VIOLETTA<br />

Addio.<br />

ALFREDO<br />

Di più non bramo.<br />

(esce)<br />

[Scena IV]<br />

Scena V<br />

Violetta sola.<br />

VIOLETTA<br />

È strano!…è strano! in core<br />

scolpiti ho quegli accenti!…<br />

sarìa per me sventura un serio amore?<br />

Che risolvi, o turbata anima mia?<br />

Null’uomo ancora t’accendeva… oh gioia<br />

ch’io non conobbi, essere amata amando!<br />

E sdegnarla poss’io<br />

per l’aride follie del viver mio?<br />

Ah, fors’è lui che l’anima<br />

solinga ne’ tumulti<br />

godea sovente pingere<br />

de’ suoi colori occulti!<br />

Lui che modesto e vigile<br />

all’egre soglie ascese,<br />

e nuova febbre accese,<br />

destandomi all’amor.<br />

A quell’amor ch’è palpito<br />

dell’universo intero,<br />

misterioso, altero,<br />

croce e delizia al cor.<br />

A me fanciulla, un candido<br />

e trepido desire<br />

questi effigiò dolcissimo<br />

signor dell’avvenire,<br />

quando ne’ cieli il raggio<br />

di sua beltà vedea,<br />

e tutta me pascea<br />

di quel divino error.<br />

Sentia che amore è il palpito<br />

dell’universo intero,<br />

misterioso, altero,<br />

croce e delizia al cor!<br />

(resta concentrata un istante, poi dice)<br />

Follie!… follie… delirio vano è questo!<br />

In quai sogni mi perdo,<br />

povera donna, sola<br />

abbandonata in questo<br />

popoloso deserto<br />

che appellano Parigi,<br />

che spero or più?… che far degg’io?… gioire.<br />

Di voluttà nei vortici perire.<br />

Sempre libera degg’io<br />

folleggiar di gioia in gioia,<br />

vo’ che scorra il viver mio<br />

pei sentieri del piacer.<br />

Nasca il giorno, o il giorno muoia,<br />

sempre lieta ne’ ritrovi<br />

a diletti sempre nuovi<br />

dee volare il mio pensier.<br />

(entra a sinistra)<br />

ATTO SECONDO<br />

Scena I<br />

Casa di campagna presso Parigi. Salotto terreno. Nel<br />

fondo in faccia agli spettatori, è un camino, sopra il quale<br />

uno specchio ed un orologio, fra due porte chiuse da cristalli<br />

che mettono ad un giardino. Al primo piano, due<br />

altre porte, una di fronte all’altra. Sedie, tavolini, qualche<br />

libro, l’occorrente per scrivere.<br />

ALFREDO (in costume da caccia, deponendo il fucile)<br />

Lunge da lei per me non v’ha diletto!<br />

Volaron già tre lune<br />

dacché la mia Violetta<br />

agi per me lasciò, dovizie, onori,<br />

e le pompose feste<br />

ove, agli omaggi avvezza,<br />

vedea schiavo ciascun di sua bellezza…<br />

Ed or contenta in questi ameni luoghi<br />

tutto scorda per me… <strong>qui</strong> presso a lei<br />

io rinascer mi sento,<br />

e dal soffio d’amor rigenerato<br />

scordo ne’ gaudii suoi tutto il passato.<br />

De’ miei bollenti spiriti<br />

il giovanile ardore<br />

ella temprò col placido<br />

sorriso dell’amore!<br />

Dal dì che disse: vivere<br />

io voglio a te fedel,<br />

dell’universo immemore<br />

io vivo quasi in ciel.<br />

Scena II<br />

Detto ed Annina in arnese da viaggio.<br />

ALFREDO<br />

Annina, donde vieni?<br />

ANNINA<br />

Da Parigi.<br />

17


18<br />

ALFREDO<br />

Chi tel commise?<br />

ANNINA<br />

Fu la mia signora.<br />

ALFREDO<br />

Perché?<br />

ANNINA<br />

Per alienar cavalli, cocchi,<br />

e quanto ancor possiede…<br />

ALFREDO<br />

Che mai sento!<br />

ANNINA<br />

Lo spendio è grande a viver <strong>qui</strong> solinghi…<br />

ALFREDO<br />

E tacevi?<br />

ANNINA<br />

Mi fu il silenzio imposto.<br />

ALFREDO<br />

Imposto!… or v’abbisogna?…<br />

ANNINA<br />

Mille luigi.<br />

ALFREDO<br />

Or vanne… andrò a Parigi…<br />

questo collo<strong>qui</strong>o ignori la signora…<br />

il tutto valgo a riparare ancora.<br />

(Annina parte)<br />

Scena III<br />

Alfredo solo.<br />

ALFREDO<br />

O mio rimorso! O infamia…<br />

e vissi in tale errore?<br />

Ma il turpe sogno a frangere<br />

il ver mi balenò.<br />

Per poco in seno acquetati,<br />

o grido dell’onore;<br />

m’avrai securo vindice;<br />

quest’onta laverò.<br />

(esce)<br />

Scena IV<br />

Violetta ch’entra con alcune carte, parlando con Annina,<br />

poi Giuseppe a tempo.<br />

VIOLETTA<br />

Alfredo?<br />

ANNINA<br />

Per Parigi or or partiva.<br />

VIOLETTA<br />

E tornerà?<br />

ANNINA<br />

Pria che tramonti il giorno…<br />

dirvel m’impose…<br />

VIOLETTA<br />

È strano!<br />

ANNINA (presentandole una lettera)<br />

Per voi…<br />

VIOLETTA (la prende)<br />

Sta bene. In breve<br />

giungerà un uom d’affari, entri all’istante.<br />

(Annina e Giuseppe escono)<br />

Scena V<br />

Violetta, <strong>qui</strong>ndi il signor Germont introdotto da Giuseppe<br />

che avanza due sedie e parte.<br />

VIOLETTA (leggendo la lettera)<br />

Ah, ah, scopriva Flora il mio ritiro!<br />

E m’invita a danzar per questa sera!<br />

Invan m’aspetterà…<br />

(getta il foglio sul tavolino e siede)<br />

ANNINA<br />

È <strong>qui</strong> un signore…<br />

VIOLETTA<br />

(Ah! sarà lui che attendo.)<br />

(accenna a Giuseppe d’introdurlo)<br />

GERMONT<br />

Madamigella Valéry?<br />

VIOLETTA<br />

Son io.<br />

GERMONT<br />

D’Alfredo il padre in me vedete!<br />

VIOLETTA<br />

(sorpresa, gli accenna di sedere)<br />

Voi!<br />

GERMONT (sedendo)<br />

Sì, dell’incauto, che a ruina corre,<br />

ammaliato da voi.<br />

VIOLETTA<br />

(alzandosi risentita)<br />

Donna son io, signore, ed in mia casa;<br />

ch’io vi lasci assentite,<br />

più per voi che per me.<br />

(per uscire)<br />

GERMONT<br />

(Quai modi!) Pure…<br />

VIOLETTA (torna a sedere)<br />

Tratto in error voi foste.<br />

GERMONT<br />

De’ suoi beni<br />

dono vuol farvi…<br />

VIOLETTA<br />

Non l’osò finora<br />

Rifiuterei.<br />

GERMONT (guardandosi intorno)<br />

Pur tanto lusso…<br />

VIOLETTA<br />

A tutti<br />

È mistero quest’atto<br />

a voi nol sia.<br />

(gli dà le carte)<br />

GERMONT<br />

(dopo averle scorse coll’occhio)<br />

Ciel! che discopro!<br />

D’ogni vostro avere or volete spogliarvi?<br />

Ah, il passato perché, perché v’accusa?…<br />

VIOLETTA (con entusiasmo)<br />

Più non esiste… or amo Alfredo, e Dio<br />

lo cancellò col pentimento mio.<br />

GERMONT<br />

Nobili sensi invero!<br />

VIOLETTA<br />

Oh, come dolce<br />

mi suona il vostro accento!<br />

GERMONT (alzandosi)<br />

Ed a tai sensi<br />

un sacrificio chieggo…<br />

19


20<br />

VIOLETTA (alzandosi)<br />

Ah no, tacete<br />

terribil cosa chiedereste certo…<br />

il previdi v’attesi era felice<br />

troppo…<br />

GERMONT<br />

D’Alfredo il padre<br />

la sorte, l’avvenir domanda or <strong>qui</strong><br />

de’ suoi due figli…<br />

VIOLETTA<br />

Di due figli!<br />

GERMONT<br />

Sì.<br />

Pura siccome un angelo<br />

Iddio mi die’ una figlia;<br />

se Alfredo nega riedere<br />

in seno alla famiglia,<br />

l’amato e amante giovane,<br />

cui sposa andar dovea,<br />

or si ricusa al vincolo<br />

che lieti ne rendea…<br />

Deh, non mutate in triboli<br />

le rose dell’amor.<br />

Ai preghi miei resistere<br />

non voglia il vostro cor.<br />

VIOLETTA<br />

Ah, comprendo… dovrò per alcun tempo<br />

da Alfredo allontanarmi doloroso<br />

fora per me… pur…<br />

GERMONT<br />

Non è ciò che chiedo.<br />

VIOLETTA<br />

Cielo, che più cercate? offersi assai!<br />

GERMONT<br />

Pur non basta<br />

VIOLETTA<br />

Volete che per sempre<br />

a lui rinunzi?…<br />

GERMONT<br />

È d’uopo!<br />

VIOLETTA<br />

Ah, no giammai!<br />

Non sapete quale affetto<br />

vivo, immenso m’arda in petto?<br />

Che ne’ amici, ne’ parenti<br />

io non conto tra i viventi?<br />

E che Alfredo m’ha giurato<br />

che in lui tutto io troverò?<br />

Non sapete che colpita<br />

d’altro morbo è la mia vita?<br />

Che già presso il fin ne vedo?<br />

Ch’io mi separi da Alfredo?<br />

Ah, il supplizio è si spietato,<br />

che morir preferirò.<br />

GERMONT<br />

È grave il sacrifizio,<br />

Ma pur tran<strong>qui</strong>lla udite…<br />

Bella voi siete e giovane…<br />

Col tempo…<br />

VIOLETTA<br />

Ah, più non dite<br />

v’intendo, m’è impossibile…<br />

Lui solo amar vogl’io…<br />

GERMONT<br />

Sia pure… ma volubile<br />

sovente è l’uom…<br />

VIOLETTA (colpita)<br />

Gran Dio!<br />

GERMONT<br />

Un dì, quando le veneri<br />

il tempo avrà fugate,<br />

fia presto il tedio a sorgere…<br />

che sarà allor? Pensate<br />

per voi non avran balsamo<br />

i più soavi affetti<br />

poiché dal ciel non furono<br />

tai nodi benedetti…<br />

VIOLETTA<br />

È vero!…<br />

GERMONT<br />

Ah, dunque sperdasi<br />

tal sogno seduttore<br />

siate di mia famiglia<br />

l’angiol consolatore…<br />

Violetta, deh, pensateci,<br />

Ne siete in tempo ancor…<br />

È Dio che ispira, o giovine<br />

tai detti a un genitor.<br />

VIOLETTA (con estremo dolore)<br />

(Così alla misera, ch’è un dì caduta,<br />

di più risorgere, speranza è muta!<br />

Se pur beneficio, le indulga Iddio,<br />

l’uomo implacabile per lei sarà)<br />

(a Germont, piangendo)<br />

Dite alla giovine sì bella e pura<br />

ch’avvi una vittima della sventura,<br />

cui resta un unico raggio di bene<br />

che a lei il sacrifica e che morrà!<br />

GERMONT<br />

Sì, piangi, o misera, supremo, il veggo,<br />

è il sacrificio ch’ora io ti chieggo.<br />

Sento nell’anima già le tue pene;<br />

coraggio e il nobile cor vincerà.<br />

(silenzio)<br />

VIOLETTA<br />

Or imponete.<br />

GERMONT<br />

Non amarlo ditegli.<br />

VIOLETTA<br />

Nol crederà.<br />

GERMONT<br />

Partite.<br />

VIOLETTA<br />

Seguirammi.<br />

GERMONT<br />

Allor…<br />

VIOLETTA<br />

Qual figlia m’abbracciate… forte<br />

così sarò…<br />

(s’abbracciano)<br />

Tra breve ei vi fia reso,<br />

ma afflitto oltre ogni dire. A suo conforto<br />

di colà volerete.<br />

(indicandogli il giardino, va per scrivere)<br />

GERMONT<br />

Che pensate?<br />

VIOLETTA<br />

Sapendol, v’opporreste al pensier mio.<br />

GERMONT<br />

Generosa! e per voi che far poss’io?<br />

VIOLETTA (tornando a lui)<br />

Morrò! la mia memoria<br />

non fia ch’ei maledica,<br />

se le mie pene orribili<br />

vi sia chi almen gli dica.<br />

GERMONT<br />

No, generosa, vivere,<br />

e lieta voi dovrete,<br />

mercé di queste lagrime<br />

dal cielo un giorno avrete.<br />

21


22<br />

VIOLETTA<br />

Conosca il sacrifizio<br />

ch’io consumai d’amor<br />

che sarà suo fin l’ultimo<br />

sospiro del mio cor.<br />

GERMONT<br />

Premiato il sacrifizio<br />

sarà del vostro amor;<br />

d’un opra così nobile<br />

sarete fiera allor.<br />

VIOLETTA<br />

Qui giunge alcun: partite!<br />

GERMONT<br />

Ah, grato v’è il cor mio!<br />

VIOLETTA<br />

Non ci vedrem più forse.<br />

(s’abbracciano)<br />

A DUE<br />

Siate felice Addio!<br />

(Germont esce per la porta del giardino)<br />

Scena VI<br />

Violetta, poi Annina, <strong>qui</strong>ndi Alfredo.<br />

VIOLETTA<br />

Dammi tu forza, o cielo!<br />

(siede, scrive, poi suona il campanello)<br />

ANNINA<br />

Mi richiedeste?<br />

VIOLETTA<br />

Sì, reca tu stessa<br />

questo foglio…<br />

(Annina ne guarda la direzione e se ne mostra sorpresa)<br />

Silenzio va’ all’istante<br />

(Annina parte)<br />

Ed ora si scriva a lui…<br />

Che gli dirò? Chi men darà il coraggio?<br />

(scrive e poi suggella)<br />

ALFREDO (entrando)<br />

Che fai?<br />

VIOLETTA (nascondendo la lettera)<br />

Nulla.<br />

ALFREDO<br />

Scrivevi?<br />

VIOLETTA (confusa)<br />

Sì… no…<br />

ALFREDO<br />

Qual turbamento!… a chi scrivevi?<br />

VIOLETTA<br />

A te…<br />

ALFREDO<br />

Dammi quel foglio.<br />

VIOLETTA<br />

No, per ora…<br />

ALFREDO<br />

Mi perdona… son io preoccupato.<br />

VIOLETTA (alzandosi)<br />

Che fu?<br />

ALFREDO<br />

Giunse mio padre…<br />

VIOLETTA<br />

Lo vedesti?<br />

ALFREDO<br />

Ah no: severo scritto mi lasciava…<br />

però l’attendo, t’amerà in vederti…<br />

VIOLETTA (molto agitata)<br />

Ch’ei <strong>qui</strong> non mi sorprenda…<br />

Lascia che m’allontani… tu lo calma…<br />

(mal frenando il pianto)<br />

Ai piedi suoi mi getterò… divisi<br />

ei più non ne vorrà… sarem felici…<br />

perché tu m’ami, Alfredo, non è vero?<br />

ALFREDO<br />

O, quanto… Perché piangi?<br />

VIOLETTA<br />

Di lagrime avea d’uopo… or son tran<strong>qui</strong>lla<br />

(sforzandosi)<br />

Lo vedi? ti sorrido…<br />

sarò là, tra quei fior presso a te sempre…<br />

Amami, Alfredo, quant’io t’amo Addio.<br />

(corre in giardino)<br />

Scena VII<br />

Alfredo, poi Giuseppe, indi un Commissario a tempo.<br />

ALFREDO<br />

Ah, vive sol quel core all’amor mio!<br />

(siede, prende a caso un libro, legge alquanto, <strong>qui</strong>ndi si alza<br />

guarda l’ora sull’orologio sovrapposto al camino)<br />

È tardi: ed oggi forse<br />

più non verrà mio padre.<br />

GIUSEPPE (entrando frettoloso)<br />

La signora è partita<br />

l’attendeva un calesse, e sulla via<br />

già corre di Parigi… Annina pure<br />

prima di lei spariva.<br />

ALFREDO<br />

Il so, ti calma.<br />

GIUSEPPE<br />

(Che vuol dir ciò?)<br />

(parte)<br />

ALFREDO<br />

Va forse d’ogni avere<br />

ad affrettar la perdita… Ma Annina<br />

lo impedirà.<br />

(si vede il padre attraversare in lontananza il giardino)<br />

Qualcuno è nel giardino!<br />

Chi è là?<br />

(per uscire)<br />

COMMISSARIO (alla porta)<br />

Il signor Germont?<br />

ALFREDO<br />

Son io.<br />

COMMISSARIO<br />

Una dama<br />

da un cocchio, per voi, di qua non lunge,<br />

mi diede questo scritto…<br />

(dà una lettera ad Alfredo, ne riceve qualche<br />

moneta e parte)<br />

Scena VIII<br />

Alfredo, poi Germont che entra in giardino.<br />

ALFREDO<br />

Di Violetta! Perché son io commosso!<br />

A raggiungerla forse ella m’invita…<br />

io tremo! Oh ciel! Coraggio!<br />

(apre e legge)<br />

«Alfredo, al giungervi di questo foglio»<br />

(come fulminato grida)<br />

Ah!…<br />

(volgendosi si trova a fronte del padre,<br />

nelle cui braccia si abbandona esclamando:)<br />

Padre mio!…<br />

23


24<br />

GERMONT<br />

Mio figlio!<br />

Oh, quanto soffri! tergi, ah, tergi il pianto<br />

ritorna di tuo padre orgoglio e vanto.<br />

(Alfredo disperato, siede presso il tavolino<br />

col volto tra le mani)<br />

Di Provenza il mar, il suol, chi dal cor ti cancello?<br />

Al natio fulgente sol, qual destino ti furo’?<br />

Oh, rammenta pur nel duol, ch’ivi gioia a te brillò;<br />

e che pace colà sol su te splendere ancor può.<br />

Dio mi guidò!<br />

Ah! il tuo vecchio genitor, tu non sai quanto soffrì…<br />

te lontano, di squallor il suo tetto si coprì…<br />

ma se alfin ti trovo ancor, se in me speme non fallì,<br />

se la voce dell’onor in te appien non ammutì…<br />

Dio m’esaudì!<br />

(abbracciandolo)<br />

Né rispondi d’un padre all’affetto?<br />

ALFREDO<br />

Mille serpi divoranmi il petto<br />

(respingendo il padre)<br />

Mi lasciate…<br />

GERMONT<br />

Lasciarti!<br />

ALFREDO (risoluto)<br />

(Oh vendetta!)<br />

GERMONT<br />

Non più indugi; partiamo… t’affretta…<br />

ALFREDO<br />

(Ah, fu Douphol!)<br />

GERMONT<br />

M’ascolti tu?<br />

ALFREDO<br />

No.<br />

GERMONT<br />

Dunque invano trovato t’avrò!<br />

No, non udrai rimproveri;<br />

copriam d’oblio il passato;<br />

l’amor che m’ha guidato,<br />

sa tutto perdonar.<br />

Vieni, i tuoi cari in giubilo<br />

con me rivedi ancora:<br />

a chi penò finora<br />

tal gioia non negar.<br />

Un padre ed una suora<br />

t’affretta a consolar.<br />

ALFREDO<br />

(scuotendosi, getta a caso gli occhi sulla tavola,<br />

vede la lettera di Flora, esclama:)<br />

Ah! ell’è alla festa!… volisi<br />

l’offesa a vendicar.<br />

(fugge precipitoso)<br />

GERMONT<br />

Che dici? Ah, ferma!<br />

(lo insegue)<br />

Scena IX<br />

Galleria nel palazzo di Flora, riccamente addobbata ed illuminata.<br />

Una porta nel fondo e due laterali. A destra, più<br />

avanti, un tavoliere con quanto occorre pel giuoco; a sinistra,<br />

ricco tavolino con fiori e rinfreschi, varie sedie e un<br />

divano.<br />

Flora, il Marchese, il Dottore ed altri invitati entrano dalla sinistra<br />

discorrendo fra loro.<br />

FLORA<br />

Avrem lieta di maschere la notte:<br />

n’è duce il viscontino…<br />

Violetta ed Alfredo anco invitai…<br />

MARCHESE<br />

La novità ignorate?<br />

Violetta e Germont sono disgiunti.<br />

DOTTORE e FLORA<br />

Fia vero?…<br />

MARCHESE<br />

Ella verrà <strong>qui</strong> col barone.<br />

DOTTORE<br />

Li vidi ieri ancor… parean felici.<br />

(s’ode rumore a destra)<br />

FLORA<br />

Silenzio… udite?<br />

TUTTI (vanno verso la destra)<br />

Giungono gli amici.<br />

Scena X<br />

Detti, e molte signore mascherate da Zingare,<br />

che entrano dalla destra.<br />

ZINGARE<br />

Noi siamo zingarelle<br />

venute da lontano;<br />

d’ognuno sulla mano<br />

leggiamo l’avvenir.<br />

Se consultiam le stelle<br />

null’avvi a noi d’oscuro,<br />

e i casi del futuro<br />

possiamo altrui predir.<br />

Vediamo! Voi, signora,<br />

(prendono la mano di Flora e l’osservano)<br />

Rivali alquante avete.<br />

(fanno lo stesso al Marchese)<br />

Marchese, voi non siete<br />

model di fedeltà.<br />

FLORA (al Marchese)<br />

Fate il galante ancora?<br />

Ben… vo’ me la paghiate…<br />

MARCHESE (a Flora)<br />

Che diamin vi pensate?…<br />

L’accusa è falsità.<br />

FLORA<br />

La volpe lascia il pelo,<br />

Non abbandona il vizio…<br />

Marchese mio, giudizio<br />

o vi farò pentir.<br />

TUTTI<br />

Su via, si stenda un velo<br />

Sui fatti del passato;<br />

già quel ch’è stato è stato,<br />

badate/badiamo all’avvenir.<br />

(Flora ed il Marchese si stringono la mano)<br />

Scena XI<br />

Detti, Gastone ed altri mascherati da Mattadori, Piccadori<br />

spagnuoli, ch’entrano vivamente dalla destra.<br />

GASTONE e MATTADORI<br />

Di Madride noi siam mattadori,<br />

siamo i prodi del circo de’ tori,<br />

testé giunti a godere del chiasso<br />

che a Parigi si fa pel bue grasso;<br />

e una storia, se udire vorrete,<br />

quali amanti noi siamo saprete.<br />

GLI ALTRI<br />

Sì, sì, bravi: narrate, narrate:<br />

con piacere l’udremo…<br />

GASTONE e MATTADORI<br />

Ascoltate.<br />

È Pi<strong>qui</strong>llo un bel gagliardo<br />

biscaglino mattador:<br />

forte il braccio, fiero il guardo,<br />

delle giostre egli è signor.<br />

D’andalusa giovinetta<br />

follemente innamorò;<br />

ma la bella ritrosetta<br />

così al giovane parlò:<br />

cinque tori in un sol giorno<br />

vo’ vederti ad atterrar;<br />

e, se vinci, al tuo ritorno<br />

mano e cor ti vo’ donar.<br />

25


26<br />

Sì, gli disse, e il mattadore,<br />

alle giostre mosse il piè;<br />

cinque tori, vincitore<br />

sull’arena egli stendé.<br />

GLI ALTRI<br />

Bravo, bravo il mattadore,<br />

ben gagliardo si mostrò<br />

se alla giovane l’amore<br />

in tal guisa egli provò.<br />

GASTONE e MATTADORI<br />

Poi, tra plausi, ritornato<br />

alla bella del suo cor,<br />

colse il premio desiato<br />

tra le braccia dell’amor.<br />

GLI ALTRI<br />

Con tai prove i mattadori<br />

san le belle con<strong>qui</strong>star!<br />

GASTONE e MATTADORI<br />

Ma <strong>qui</strong> son più miti i cori;<br />

a noi basta folleggiar…<br />

TUTTI<br />

Sì, sì, allegri… Or pria tentiamo<br />

della sorte il vario umor;<br />

la palestra dischiudiamo<br />

agli audaci giuocator.<br />

(gli uomini si tolgono la maschera, chi passeggia<br />

e chi si accinge a giuocare)<br />

Scena XII<br />

Detti ed Alfredo, <strong>qui</strong>ndi Violetta col Barone.<br />

Un servo a tempo.<br />

TUTTI<br />

Alfredo!… Voi!…<br />

ALFREDO<br />

Sì, amici…<br />

FLORA<br />

Violetta?<br />

ALFREDO<br />

Non ne so.<br />

TUTTI<br />

Ben… disinvolto!… Bravo!<br />

Or via, giuocar si può.<br />

(Gastone si pone a tagliare, Alfredo ed altri puntano.<br />

Violetta entra al braccio del Barone)<br />

FLORA (andandole incontro)<br />

Qui desiata giungi…<br />

VIOLETTA<br />

Cessi al cortese invito.<br />

FLORA<br />

Grata vi son, barone, d’averlo pur gradito.<br />

BARONE (piano a Violetta)<br />

(Germont è <strong>qui</strong>! il vedete!…)<br />

VIOLETTA<br />

(Ciel! gli è vero). Il vedo.<br />

BARONE (cupo)<br />

Da voi non un sol detto si volga a questo Alfredo.<br />

VIOLETTA (da sé)<br />

(Ah, perché venni, incauta!<br />

Pietà di me, gran Dio!)<br />

FLORA<br />

(a Violetta, facendola sedere presso di sé sul divano)<br />

Meco t’assidi: narrami quai novità vegg’io?…<br />

(Il Dottore si avvicina ad esse, che sommessamente conversano.<br />

Il Marchese si trattiene a parte col Barone, Gastone<br />

taglia, Alfredo ed altri puntano, altri passeggiano)<br />

ALFREDO<br />

Un quattro!<br />

GASTONE<br />

Ancora hai vinto.<br />

ALFREDO (punta e vince)<br />

Sfortuna nell’amore<br />

vale fortuna al giuoco!<br />

TUTTI<br />

È sempre vincitore…<br />

ALFREDO<br />

Oh, vincerò stasera; e l’oro guadagnato<br />

poscia a goder tra’ campi ritornerò beato.<br />

FLORA<br />

Solo?<br />

ALFREDO<br />

No, no, con tale che vi fu meco ancor,<br />

poi mi sfuggia…<br />

VIOLETTA<br />

(Mio Dio!)<br />

GASTONE (ad Alfredo, indicando Violetta)<br />

(Pietà di lei!)<br />

BARONE<br />

(ad Alfredo, con mal frenata ira)<br />

Signor!<br />

VIOLETTA (al Barone)<br />

(Frenatevi, o vi lascio.)<br />

ALFREDO (disinvolto)<br />

Barone, m’appellaste?<br />

BARONE<br />

Siete in sì gran fortuna, che al giuoco mi tentaste…<br />

ALFREDO (ironico)<br />

Sì? la disfida accetto…<br />

VIOLETTA<br />

(Che fia?… morir mi sento!)<br />

BARONE (puntando)<br />

Cento luigi a destra…<br />

ALFREDO (puntando)<br />

Ed alla manca cento…<br />

GASTONE<br />

Un asso… un fante… hai vinto!<br />

BARONE<br />

Il doppio?<br />

ALFREDO<br />

Il doppio sia.<br />

GASTONE (tagliando)<br />

Un quattro… un sette…<br />

TUTTI<br />

Ancora!…<br />

ALFREDO<br />

Pur la vittoria è mia!<br />

TUTTI<br />

Bravo davver! la sorte è tutta per Alfredo!…<br />

FLORA<br />

Del villeggiar la spesa farà il baron, già il vedo.<br />

ALFREDO (al Barone)<br />

Seguite pur…<br />

BARONE<br />

La cena è pronta.<br />

TUTTI (avviandosi)<br />

Andiamo.<br />

27


28<br />

ALFREDO<br />

Se continuar v’aggrada…<br />

(tra loro a parte)<br />

BARONE<br />

Per ora nol possiamo:<br />

più tardi la rivincita.<br />

ALFREDO<br />

Al gioco che vorrete.<br />

BARONE<br />

Seguiam gli amici; poscia…<br />

ALFREDO<br />

Sarò qual bramerete.<br />

(tutti entrano nella porta di mezzo: la scena rimane<br />

un istante vuota)<br />

Scena XIII<br />

Violetta che ritorna affannata, indi Alfredo.<br />

VIOLETTA<br />

Invitato a <strong>qui</strong> seguirmi,<br />

Verrà desso? vorrà udirmi?<br />

Ei verrà, ché l’odio atroce<br />

puote in lui più di mia voce…<br />

ALFREDO<br />

Mi chiamaste? che bramate?…<br />

VIOLETTA<br />

Questi luoghi abbandonate<br />

Un periglio vi sovrasta…<br />

ALFREDO<br />

Ah, comprendo! Basta, basta…<br />

E sì vile mi credete?<br />

VIOLETTA<br />

Ah no, mai…<br />

ALFREDO<br />

Ma che temete?…<br />

VIOLETTA<br />

Temo sempre del Barone…<br />

ALFREDO<br />

È tra noi mortal <strong>qui</strong>stione…<br />

s’ei cadrà per mano mia<br />

un sol colpo vi torria<br />

coll’amante il protettore…<br />

V’atterrisce tal sciagura?<br />

VIOLETTA<br />

Ma s’ei fosse l’uccisore?<br />

Ecco l’unica sventura<br />

ch’io pavento a me fatale!<br />

ALFREDO<br />

La mia morte! Che ven cale?<br />

VIOLETTA<br />

Deh, partite, e sull’istante.<br />

ALFREDO<br />

Partirò, ma giura innante<br />

che dovunque seguirai<br />

i miei passi…<br />

VIOLETTA<br />

Ah, no, giammai.<br />

ALFREDO<br />

No!… giammai!…<br />

VIOLETTA<br />

Va’, sciagurato.<br />

Scorda un nome ch’è infamato…<br />

Va… mi lascia sul momento…<br />

Di fuggirti un giuramento<br />

sacro io feci…<br />

ALFREDO<br />

E chi potea?<br />

VIOLETTA<br />

Chi diritto pien ne avea.<br />

ALFREDO<br />

Fu Douphol?<br />

VIOLETTA (con supremo sforzo)<br />

Sì.<br />

ALFREDO<br />

Dunque l’ami?<br />

VIOLETTA<br />

Ebben… l’amo…<br />

ALFREDO (corre furente alla porta e grida )<br />

Or tutti a me.<br />

Scena XIV<br />

Detti, e tutti i precedenti che confusamente ritornano.<br />

TUTTI<br />

Ne appellaste? Che volete?…<br />

ALFREDO<br />

(additando Violetta che abbattuta si appoggia al tavolino)<br />

Questa donna conoscete?<br />

TUTTI<br />

Chi?… Violetta?<br />

ALFREDO<br />

Che facesse<br />

non sapete?<br />

VIOLETTA<br />

Ah, taci.<br />

TUTTI<br />

No.<br />

ALFREDO<br />

Ogni suo aver tal femmina<br />

per amor mio sperdea…<br />

Io cieco, vile, misero,<br />

tutto accettar potea.<br />

Ma è tempo ancora, tergermi<br />

da tanta macchia bramo<br />

<strong>qui</strong> testimoni vi chiamo<br />

che <strong>qui</strong> pagata io l’ho.<br />

(getta con furente sprezzo una borsa ai piedi di Vloletta,<br />

che sviene tra le braccia di Flora e del Dottore. In tal momento<br />

entra il padre)<br />

Scena XV<br />

Detti, ed il Signor Germont, ch’entra all’ultime parole.<br />

TUTTI<br />

Oh, infamia orribile<br />

tu commettesti!…<br />

Un cor sensibile<br />

così uccidesti!<br />

Di donne ignobile<br />

insultator,<br />

di <strong>qui</strong> allontanati,<br />

ne desti orror.<br />

GERMONT (con dignitoso fuoco)<br />

Di sprezzo degno se stesso rende<br />

chi pur nell’ira la donna offende.<br />

Dov’è mio figlio?… più non lo vedo:<br />

In te più Alfredo trovar non so.<br />

(Io sol fra tanti so qual virtude<br />

di quella misera il sen racchiude..<br />

Io so che l’ama, che gli è fedele,<br />

eppur, crudele, tacer dovrò!)<br />

ALFREDO (da sé)<br />

(Ah sì… che feci!… ne sento orrore!…<br />

Gelosa smania, deluso amore<br />

mi strazia l’alma più non ragiono.<br />

Da lei perdono più non avrò.<br />

Volea fuggirla non ho potuto…<br />

Dall’ira spinto son <strong>qui</strong> venuto!<br />

29


Or che lo sdegno ho disfogato,<br />

me sciagurato!… rimorso n’ho.<br />

VIOLETTA (riavendosi)<br />

Alfredo, Alfredo, di questo core<br />

non puoi comprendere tutto l’amore…<br />

tu non conosci che fino a prezzo<br />

del tuo disprezzo provato io l’ho!<br />

Ma verrà giorno in che il saprai<br />

com’io t’amassi confesserai…<br />

Dio dai rimorsi ti salvi allora…<br />

io spenta ancora, pur t’amerò.<br />

BARONE (piano ad Alfredo)<br />

A questa donna l’atroce insulto<br />

<strong>qui</strong> tutti offese, ma non inulto<br />

fia tanto oltraggio… provar vi voglio<br />

che tanto orgoglio fiaccar saprò.<br />

TUTTI<br />

Ah, quanto peni!… ma pur fa core…<br />

<strong>qui</strong> soffre ognuno del tuo dolore;<br />

fra cari amici <strong>qui</strong> sei soltanto;<br />

rasciuga il pianto che t’inondò.<br />

ATTO TERZO<br />

Scena I<br />

Camera da letto di Violetta. Nel fondo è un letto con cortine<br />

mezze tirate; una finestra chiusa da imposte interne;<br />

presso il letto uno sgabello su cui una bottiglia di acqua,<br />

una tazza di cristallo, diverse medicine. A metà della scena<br />

una toilette, vicino un canapè; più distante un altro mobile,<br />

sui cui arde un lume da notte; varie sedie ed altri mobili.<br />

La porta è a sinistra; di fronte v’è un caminetto con<br />

fuoco acceso.<br />

Violetta dorme sul letto. Annina, seduta presso il caminetto,<br />

è pure addormentata.<br />

VIOLETTA (destandosi)<br />

Annina?<br />

ANNINA (svegliandosi confusa)<br />

Comandate?<br />

30<br />

VIOLETTA<br />

Dormivi, poveretta?<br />

ANNINA<br />

Sì, perdonate.<br />

VIOLETTA<br />

Dammi d’acqua un sorso.<br />

(Annina eseguisce)<br />

Osserva, è pieno il giorno?<br />

ANNINA<br />

Son sett’ore.<br />

VIOLETTA<br />

Dà accesso a un po’ di luce…<br />

ANNINA<br />

(apre le imposte e guarda nella via)<br />

Il signor di Grenvil!…<br />

VIOLETTA<br />

Oh, il vero amico!…<br />

Alzar mi vo’… m’aita…<br />

(si rialza e ricade; poi, sostenuta da Annina, va lentamente<br />

verso il canapè, ed il Dottore entra in tempo per assisterla<br />

ad adagiarsi. Annina vi aggiunge dei cuscini)<br />

Scena II<br />

Dette e il Dottore.<br />

VIOLETTA<br />

Quanta bontà… pensaste a me per tempo!<br />

DOTTORE (le tocca il polso)<br />

Or, come vi sentite?<br />

VIOLETTA<br />

Soffre il mio corpo, ma tran<strong>qui</strong>lla ho l’alma.<br />

Mi confortò iersera un pio ministro.<br />

Religione è sollievo a’ sofferenti.<br />

DOTTORE<br />

E questa notte?<br />

VIOLETTA<br />

Ebbi tran<strong>qui</strong>llo il sonno.<br />

DOTTORE<br />

Coraggio dunque… la convalescenza<br />

non è lontana…<br />

VIOLETTA<br />

Oh, la bugia pietosa<br />

a’ medici è concessa…<br />

DOTTORE (stringendole la mano)<br />

Addio a più tardi.<br />

VIOLETTA<br />

Non mi scordate.<br />

ANNINA (piano al Dottore accompagnandolo)<br />

Come va, signore?<br />

DOTTORE<br />

(piano a parte)<br />

La tisi non le accorda che poche ore.<br />

(esce)<br />

Scena III<br />

Violetta e Annina.<br />

ANNINA<br />

Or fate cor…<br />

VIOLETTA<br />

Giorno di festa è questo?<br />

ANNINA<br />

Tutta Parigi impazza… è carnevale…<br />

VIOLETTA<br />

Ah, nel comun tripudio, sallo il cielo<br />

quanti infelici soffron!… Quale somma<br />

v’ha in quello stipo?<br />

(indicandolo)<br />

ANNINA (l’apre e conta)<br />

Venti luigi.<br />

VIOLETTA<br />

Dieci ne reca ai poveri tu stessa.<br />

ANNINA<br />

Poco rimanvi allora…<br />

VIOLETTA<br />

Oh, mi sarà bastante…<br />

Cerca poscia mie lettere.<br />

ANNINA<br />

Ma voi?<br />

VIOLETTA<br />

Nulla occorrà… sollecita, se puoi.<br />

(Annina esce)<br />

Scena IV<br />

Violetta, sola.<br />

VIOLETTA (trae dal seno una lettera)<br />

«Teneste la promessa… la disfida<br />

ebbe luogo! il barone fu ferito,<br />

però migliora… Alfredo<br />

è in stranio suolo; il vostro sagrifizio<br />

io stesso gli ho svelato;<br />

egli a voi tornerà pel suo perdono;<br />

io pur verrò… Curatevi…meritate<br />

un avvenir migliore.<br />

Giorgio Germont».<br />

(desolata)<br />

È tardi!<br />

(si alza)<br />

Attendo, attendo… ne’ a me giungon mai!…<br />

(si guarda allo specchio)<br />

Oh, come son mutata!…<br />

Ma il dottore a sperar pure m’esorta!…<br />

Ah, con tal morbo ogni speranza è morta…<br />

31


32<br />

Addio, del passato bei sogni ridenti,<br />

le rose del volto già son pallenti;<br />

l’amore d’Alfredo pur esso mi manca,<br />

conforto, sostegno dell’anima stanca…<br />

Ah, della traviata sorridi al desio;<br />

a lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio,<br />

or tutto finì.<br />

Le gioie, i dolori tra poco avran fine,<br />

la tomba ai mortali di tutto è confine!<br />

Non lagrima o fiore avrà la mia fossa,<br />

non croce col nome che copra quest’ossa!<br />

Ah, della traviata sorridi al desio;<br />

A lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio,<br />

or tutto finì!<br />

(siede)<br />

Scena V<br />

Detta ed Annina, che torna frettolosa.<br />

ANNINA (esitando)<br />

Signora!<br />

VIOLETTA<br />

Che t’accade?<br />

ANNINA<br />

Quest’oggi, è vero?… vi sentite meglio?<br />

VIOLETTA<br />

Sì, perché?<br />

ANNINA<br />

D’esser calma promettete?<br />

VIOLETTA<br />

Sì, che vuoi dirmi?…<br />

ANNINA<br />

Prevenir vi volli…<br />

una gioia improvvisa…<br />

VIOLETTA<br />

Una gioia! dicesti?…<br />

ANNINA<br />

Sì, o signora…<br />

VIOLETTA<br />

Alfredo!… Ah, tu il vedesti? ei vien! l’affretta…<br />

(Annina afferma col capo, e va ad aprire la porta)<br />

Scena VI<br />

Violetta, Alfredo e Annina.<br />

VIOLETTA (andando verso l’uscio)<br />

Alfredo!<br />

(Alfredo comparisce pallido per la commozione, ed ambedue,<br />

gettandosi le braccia al collo, esclamano:)<br />

Amato Alfredo!…<br />

ALFREDO<br />

Mia Violetta!…<br />

Colpevol sono… so tutto, o cara…<br />

VIOLETTA<br />

Io so che alfine reso mi sei!<br />

ALFREDO<br />

Da questo palpito s’io t’ami impara,<br />

senza te esistere più non potrei.<br />

VIOLETTA<br />

Ah, s’anco in vita m’hai ritrovata,<br />

credi che uccidere non può il dolor.<br />

ALFREDO<br />

Scorda l’affanno, donna adorata,<br />

a me perdona e al genitor.<br />

VIOLETTA<br />

Ch’io ti perdoni?… la rea son io:<br />

ma solo amore tal mi rende’<br />

A DUE<br />

Null’uomo o demone, angelo mio,<br />

mai più staccarti potrà da me.<br />

Parigi, o cara/o noi lasceremo,<br />

la vita uniti trascorreremo:<br />

de’ corsi affanni compenso avrai,<br />

la mia/tua salute rifiorirà.<br />

Sospiro e luce tu mi sarai,<br />

tutto il futuro ne arriderà.<br />

VIOLETTA<br />

Ah, non più… a un tempio… Alfredo, andiamo,<br />

del tuo ritorno grazie rendiamo…<br />

(vacilla)<br />

ALFREDO<br />

Tu impallidisci!…<br />

VIOLETTA<br />

È nulla, sai!<br />

Gioia improvvisa non entra mai<br />

senza turbarlo in mesto core…<br />

(si abbandona come sfinita sopra una sedia col capo cadente<br />

all’indietro)<br />

ALFREDO (spaventato, sorreggendola)<br />

Gran Dio!… Violetta!…<br />

VIOLETTA (sforzandosi)<br />

È il mio malore…<br />

fu debolezza!… ora son forte…<br />

(sforzandosi)<br />

Vedi?… sorrido…<br />

ALFREDO (desolato)<br />

(Ahi, cruda sorte!)<br />

VIOLETTA<br />

Fu nulla… Annina, dammi a vestire…<br />

ALFREDO<br />

Adesso? Attendi…<br />

VIOLETTA (alzandosi)<br />

No… voglio uscire.<br />

(Annina le presenta una veste ch’ella fa per indossare<br />

e impedita dalla debolezza, esclama:)<br />

Gran Dio! non posso!…<br />

(getta con dispetto la veste e ricade sulla sedia)<br />

ALFREDO (ad Annina)<br />

(Cielo! che vedo!)<br />

Va pel dottor…<br />

VIOLETTA (ad Annina)<br />

Digli che Alfredo<br />

è ritornato all’amor mio…<br />

Digli che vivere ancor vogl’io…<br />

(Annina parte. Violetta ad Alfredo)<br />

Ma se tornando non m’hai salvato,<br />

a niuno in terra salvarmi è dato.<br />

Scena VII<br />

Violetta e Alfredo.<br />

VIOLETTA (sorgendo impetuosa)<br />

Gran Dio!… morir sì giovane,<br />

io che penato ho tanto!<br />

Morir sì presso a tergere<br />

il mio sì lungo pianto!<br />

Ah, dunque fu delirio<br />

la cruda mia speranza;<br />

invano di costanza<br />

armato avrò il mio cor!…<br />

Alfredo! oh, il crudo termine<br />

serbato al nostro amor!<br />

ALFREDO<br />

Oh mio sospiro, oh palpito,<br />

Diletto del cor mio!…<br />

Le mie colle tue lagrime<br />

confondere degg’io…<br />

Ma più che mai, deh, credilo,<br />

m’è d’uopo di costanza,<br />

Ah! tutto alla speranza<br />

non chiudere il tuo cor.<br />

(Violetta s’abbatte sul canapè)<br />

33


34<br />

Scena ultima<br />

Detti, Annina, il signor Germont, ed il Dottore.<br />

GERMONT (entrando)<br />

Ah, Violetta!<br />

VIOLETTA<br />

Voi, Signor!…<br />

ALFREDO<br />

Mio padre!…<br />

VIOLETTA<br />

Non mi scordaste?<br />

GERMONT<br />

La promessa adempio…<br />

a stringervi qual figlia vengo al seno,<br />

o generosa.<br />

VIOLETTA<br />

Ahimè, tardi giungeste!<br />

Pure, grata ven sono.<br />

(lo abbraccia)<br />

Grenvil, vedete?… tra le braccia io spiro<br />

di quanti ho cari al mondo…<br />

GERMONT<br />

Che mai dite!<br />

(osservando Violetta)<br />

(Oh cielo… è ver!)<br />

ALFREDO<br />

La vedi, padre mio?<br />

GERMONT<br />

Di più non lacerarmi…<br />

Troppo rimorso l’alma mi divora…<br />

Quasi fulmin m’atterra ogni suo detto…<br />

Oh, malcauto vegliardo!<br />

Ah, tutto il mal ch’io feci ora sol vedo!<br />

VIOLETTA<br />

(frattanto avrà aperto a stento un ripostiglio della toilette,<br />

e toltone un medaglione dice:)<br />

Più a me t’appressa ascolta, amato Alfredo.<br />

Prendi: quest’è l’immagine<br />

de’ miei passati giorni;<br />

a rammentar ti torni<br />

colei che sì t’amò.<br />

Se una pudica vergine<br />

degli anni suoi nel fiore<br />

a te donasse il core…<br />

sposa ti sia… lo vo’.<br />

Le porgi questa effigie:<br />

dille che dono ell’è<br />

di chi nel ciel tra gli angeli<br />

prega per lei, per te.<br />

ALFREDO<br />

No, non morrai, non dirmelo,<br />

dei viver, amor mio…<br />

a strazio sì terribile<br />

<strong>qui</strong> non mi trasse Iddio.<br />

Sì presto, ah no, dividerti<br />

morte non può da me…<br />

Ah, vivi, o un solo feretro<br />

m’accoglierà con te.<br />

GERMONT<br />

Cara, sublime vittima<br />

d’un disperato amore,<br />

perdonami lo strazio<br />

recato al tuo bel core.<br />

GERMONT, DOTTORE e ANNINA<br />

Finché avrà il ciglio lacrime<br />

io piangerò per te<br />

vola a’ beati spiriti;<br />

Iddio ti chiama a sé.<br />

VIOLETTA (rialzandosi animata)<br />

È strano!…<br />

Cessarono<br />

gli spasmi del dolore.<br />

In me rinasce m’agita<br />

insolito vigore!<br />

Ah! io ritorno a vivere…<br />

(trasalendo)<br />

Oh gioia!…<br />

(ricade sul canapè)<br />

GERMONT, DOTTORE e ANNINA<br />

Oh cielo… muor!<br />

ALFREDO<br />

Violetta?<br />

GERMONT, DOTTORE e ANNINA<br />

Oh Dior, soccorrasi!<br />

(cala la tela)


36<br />

FRANCESCO PASQUALETTI Direttore<br />

Ha studiato direzione d’orchestra alla Royal Academy of Music di Londra con i Maestri Sir Colin Davis e Colin<br />

Metters e all’Accademia Musicale Chigiana con il Maestro Gianluigi Gelmetti. La Royal Academy lo seleziona<br />

come destinatario della Gordon Foundation Scholarship e dell’Henry Wood Prize, affidandogli più volte la<br />

preparazione della Academy Symphony Orchestra per i direttori ospiti tra cui Mark Elder, Sir Colin Davis,<br />

Jean Pascal Tortelier, Leon Fleisher, George Hurst e Mark Shannahan. I suoi precedenti studi musicali includono<br />

il diploma in pianoforte al conservatorio di Lucca e composizione e direzione d’orchestra a Firenze.<br />

Si laurea inoltre con lode in Filosofia presso l’Università degli Studi di Pisa. Recentissimo il debutto con la<br />

BBC Philharmonic di Manchester, con la quale ha eseguito la Sinfonia n. 2 di Rachmaninov nel nuovo BBC<br />

studio di MediaCity in un concerto riservato ai Friends of BBC Philharmonic. Nel 2009 Sir Colin Davis lo invita<br />

sul podio della London Symphony Orchestra, con la quale esegue la Sinfonia n. 3 di Brahms nell’ambito<br />

del LSO Discovery Scheme. Grazie a questa esperienza, Trevor Pinnock l’ha voluto come suo assistente<br />

presso la Royal Academy Opera di Londra. Il 2009 ha visto anche il suo debutto con I Virtuosi del Teatro alla<br />

Scala, in un concerto realizzato al Teatro Verdi di Pisa. Ha più volte diretto la Royal Northern College of<br />

Music Symphony Orchestra di Manchester a Montepulciano nell’ambito del <strong>Festival</strong> ‘Il Cantiere Internazionale’<br />

e per lo Stresa <strong>Festival</strong>. Con la stessa orchestra ha recentemente realizzato anche una nuova produzione<br />

di Un giorno di regno per il Cantiere 2010. Ha eseguito numerosi concerti alla guida dell’Orchestra<br />

Regionale Toscana, collaborando con molti solisti di fama internazionale tra i quali Boris Belkin e Francesca<br />

Dego.<br />

Ha ricoperto il ruolo di Assistente presso il Teatro dell’Opera di Roma, presso la Sydney Symphony Orchestra,<br />

e presso l’Opéra di Monte Carlo per molte delle produzioni operistiche e sinfoniche del Maestro Gianluigi<br />

Gelmetti degli ultimi anni, tra cui La traviata, Così fan tutte, Le nozze di Figaro e L’olandese volante, cui<br />

è seguita la direzione di Cavalleria rusticana e Gianni Schicchi nell’ambito della 76 a Estate Musicale Chigiana<br />

e conferendogli il Diploma d’Onore dell’Accademia Chigiana. È stato inoltre assistente di G. Noseda alla<br />

BBC Philharmonic di Manchester e presso lo Stresa <strong>Festival</strong>. Nel gennaio 2002 fonda l’Orchestra dell’Università<br />

di Pisa di cui è stato per sette anni Direttore artistico e musicale, e di cui segue tutt’ora i lavori nel<br />

ruolo di Presidente dell’Associazione OGU. Tra le orchestre da lui dirette figurano anche l’Orchestra Sinfonica<br />

Nazionale Gral S. Martìn a Buenos Aires, la <strong>Festival</strong> Orchestra di Sofia (Bulgaria), la Göttingen Philarmonie<br />

(Germania), l’Orchestra Sinfonica Nazionale di Antalya (Turchia) e la Royal Academy of Music<br />

Symphony Orchestra (Inghilterra). Tra i suoi recenti impegni, la nuova produzione di Nabucco per l’AsLiCo<br />

(Opera domani). Lo spettacolo, inserito nell’ambito delle celebrazioni per il 150esimo anniversario dell’Unità<br />

d’Italia, partito dal Teatro Sociale di <strong>Como</strong>, è andato poi in tour in oltre venti teatri del Nord Italia, tra cui<br />

Regio di Torino, Comunale di Bologna e Arcimboldi di Milano.<br />

FABIO CERESA Regista<br />

Assistente alla regia per il Teatro alla Scala di Milano, dal 2006 affianca alcuni tra i maestri della regia contemporanea<br />

– Luca Ronconi, Peter Stein, Patrice Chéreau, Pierluigi Pizzi, Graham Vick, Eimuntas Nekrosius<br />

– e prende parte al riallestimento di produzioni storiche firmate da Giorgio Strehler, Franco Zeffirelli e Jean<br />

Pierre Ponnelle, curandone anche la ripresa in occasione di tournées nazionali e internazionali. Debutta<br />

giovanissimo nella regia con La traviata per il Teatro Comunale di Tricesimo (Udine). Nel 2010 cura la mise<br />

en scène de Le bel indifferent di Marco Tutino per il <strong>Festival</strong> della Valle d’Itria e firma la regia di Madama Butterfly<br />

per la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi (ripreso a Fermo e Brindisi, poi a Rovigo e Treviso). Ha collaborato<br />

ad allestimenti di Peter Hall, Gilbert Deflo, Lamberto Puggelli, Cesare Lievi, Francesca Zambello,<br />

Marco Gandini, Davide Livermore, Franco Ripa di Meana, Antonio Albanese, in Italia e all’estero - New National<br />

Theatre of Tokyo, Glyndebourne <strong>Festival</strong>, Palau de las Artes Reina Sofia di Valencia, Aalborg Congress<br />

& Culture Centre (Danimarca). Come librettista ha scritto per la musica di Daniela Terranova, Marco<br />

Taralli e Daniele Zanettovich. Per quest’ultimo ha curato il libretto dell’opera Marco Polo, pubblicata dalle<br />

edizioni Musicali Pizzicato. I suoi lavori sono stati eseguiti al <strong>Festival</strong> Monteverdi di Cremona, al Teatro Carlo<br />

Felice di Genova, al Gran Teatre del Liceu di Barcellona, all’Auditorium Parco della Musica e al Teatro<br />

dell’Opera di Roma. Collaborando con Daniela Terranova, vince il primo premio del Concorso ‘Kinderszenen’,<br />

indetto dal Cidim con il Singspiel Re Tuono; l’opera teatrale Mannaggia a Bubbà! nel 2011 vince il premio internazionale<br />

‘Gianni Bergamo Classic Music Award’ di Lugano.<br />

ANTONIO GRECO Maestro del coro<br />

A sette anni ha iniziato la propria esperienza nel canto corale sotto la guida di Monsignor Dante Caifa, già maestro<br />

di cappella della Cattedrale di Cremona, del quale è in seguito divenuto assistente. Si è diplomato in pianoforte<br />

con M. Gattoni, presso il Conservatorio di Mantova, in musica corale e direzione di coro con D. Zingaro<br />

presso il Conservatorio di Milano, ed ha conseguito con lode il diploma accademico di II livello in polifonia rinascimentale<br />

sotto la guida di D. Fratelli, presso il Conservatorio di Lecce. Ha studiato composizione con M. Stassi,<br />

N. Evangelisti e P. Arcà; direzione d’orchestra con L. Parigi, L. Descev, P. Bellugi, J. Kalmar; direzione corale con<br />

D. Zingaro e R. Gabbiani, canto con E. Turlà, seguendo il Metodo Voicecraft E.V.T.S. di Joe Estill. Ha studiato<br />

prassi esecutiva antica con R. Gini; clavicembalo e basso continuo con G. Togni; contrappunto e teoria rinascimentale<br />

con D. Fratelli; ha approfondito il repertorio madrigalistico monteverdiano con G. Garrido e quello delle<br />

cantate di J. S. Bach con M. Radulescu. È stato assistente di U. Benedetti Michelangeli e A. Monetti ai corsi di<br />

formazione orchestrale Cremona città d’arte. Ha insegnato teoria, solfeggio e dettato musicale, direzione di coro<br />

e repertorio corale presso l’Istituto pareggiato di Reggio Emilia; attualmente è docente di Esercitazioni corali<br />

presso l’Istituto pareggiato di Ravenna. Nel 1993 ha fondato il Coro Costanzo Porta alla cui guida ha vinto premi<br />

in concorsi nazionali ed internazionali, ed ha preso parte ad importanti rassegne concertistiche quali: <strong>Festival</strong><br />

dei due Mondi di Spoleto, Ravenna <strong>Festival</strong>, <strong>Festival</strong> Monteverdi di Cremona, Maggio Musicale Fiorentino, Rassegna<br />

Musica e poesia a San Maurizio a Milano, collaborando con Accademia Bizantina, I Virtuosi italiani, Orchestra<br />

Barocca di Venezia, Ensemble Elyma, La Risonanza, Orchestra Cantelli di Milano. Nel 2006 ha avviato la<br />

propria collaborazione con AsLiCo e il Circuito Lirico Lombardo, del quale è stato nominato Maestro del Coro.<br />

Nel 2010 ha diretto l’Orchestra Internazionale d’Italia e il Coro Slovacco di Bratislava in una produzione sacra nell’ambito<br />

del <strong>Festival</strong> della Valle d’Itria, replicata in numerose cattedrali della Puglia, ed è stato chiamato da Diego<br />

Fasolis a collaborare come preparatore con il Coro della Radio Svizzera per un concerto a Milano.<br />

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ELENA MONTI Soprano<br />

Milanese, si è diplomata presso il Conservatorio di Milano, ottenendo il massimo dei voti, con menzione<br />

d’onore sotto la guida di Giovanna Canetti. Ha poi vinto numerosi primi premi in Concorsi italiani ed esteri.<br />

Ha debuttato a Milano con l’Exultate Jubilate di Mozart e con la Petite messe solemnelle di Rossini ed è stata<br />

impegnata nella nuova produzione di Falstaff, prodotta dall’AsLiCo. Nel 1997 è entrata nell’Accademia del<br />

Teatro a alla Scala; ha <strong>qui</strong>ndi partecipato al concerto di Pasqua del Teatro alla Scala, alla produzione di Die<br />

Zauberflöte, a Giulio Sabino di Sarti al Ravenna <strong>Festival</strong> e ad un concerto con Riccardo Muti. Ha inoltre cantato<br />

Adina ( L’elisir d’amore) al Teatro alla Scala ed è stata in Armide diretta da R. Muti. Ha poi debuttato nei<br />

maggiori Teatri italiani con i ruoli del repertorio italiano e tedesco: Musetta (La bohème) a Savona, Il marito<br />

disperato e Enfant e les sortileges al San Carlo di Napoli, Falstaff a Zurigo, Peer Gynt a Firenze; Peter Grimes,<br />

Il cavallino bianco e Rita a Trieste; Alfonso und Estrella e Un ballo in maschera a Cagliari; L’incoronazione di Poppea<br />

a Ravenna, Manon a Siviglia, Il barbiere di Siviglia di Paisiello a Bruxelles, Ipermestra di Cavalli a Utrecht,<br />

Boris Godounov a Bologna; Le nozze di Figaro a Tokyo e I pellegrini al Sepolcro di Nostro Signore di Hasse a<br />

Salisburgo, diretta da Riccardo Muti. Ha cantato La bohéme a Venezia, è stata Susanna (Le nozze di Figaro)<br />

al Teatro alla Scala, Fiordiligi (Così fan tutte) a Saint’Etienne, Donna Anna (Don Giovanni) a Venezia. Ha cantato<br />

in: Orlando Paladino ad Amsterdam, La clemenza di Tito per l’inaugurazione del Teatro San Carlo nel<br />

2010, Midsummer night’s dream a Parma e Venezia, La bohéme a Liegi, Peer Gynt al Teatro Filarmonico di Verona.<br />

Ha cantato in numerosi concerti di musica sacra e barocca a Trieste, Parma, Milano, Graz, Gerusalemme,<br />

Malaga e Parigi. Tra gli altri, è stata diretta da G. Albrecht, R. Alessandrini, G. Antonini, A. Ceccato,<br />

O. Dantone, D. Gatti, D. Kakhidze, R. Muti, J. Tate, N. Santi, R. Tacciati, M. Zanetti. Ha inciso Giulio Sabino<br />

(Bongiovanni), La Romanzesca di Donizetti (Opera Rara) e Alfonso und Estrella, oltre a brani da opere in A<br />

hundred years of Italian opera. Tra i suoi prossimi appuntamenti: Così fan tutte alla Fenice di Venezia.<br />

DAVIDE GIUSTI Tenore<br />

Nato a Civitanova Marche, inizia lo studio del canto all’età di diciassette anni. Nel 2009 si è laureato in canto<br />

al Conservatorio di Fermo con il massimo dei voti sotto la guida di G. Monachesi, e in musica da camera<br />

con E. Lombardi. Nel 2009 è stato impegnato in un progetto per la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi ne<br />

Die Zauberflöte (Tamino). Dal 2010 è allievo effettivo dei corsi Opera Studio presso l’Accademia Nazionale<br />

di Santa Cecilia, studiando con Renata Scotto, Anna Vandi e Cesare Scarton. Nel 2010 ha debuttato nei ruoli<br />

di Ferrando (Così fan tutte) presso il Parco della Musica in Roma e di Don Basilio (Le nozze di Figaro) al Rate<br />

festival sotto la direzione di Kent Nagano. Sempre nel 2010 vince una borsa di studio al Concorso ‘M. Caniglia’<br />

e il premio speciale ‘Franco Corelli’ come miglior giovane tenore al Concorso ‘O. Ziino’ di Roma. Nel 2011<br />

vince numerosi concorsi nazionali e internazionali, tra cui: ‘A. Belli’ di Spoleto, ‘Santa Chiara’ di Napoli e<br />

‘Renata Tebaldi’ di San Marino. Nel 2011, esegue la Messa S. Ceciliae di Haydn con l’Orchestra Sinfonica<br />

Abruzzese ed il Re<strong>qui</strong>em di Mozart con Roma Sinfonietta, diretto da F. Lanzillotta, presso il Parco della Musica<br />

in Roma. Ha debuttato nel ruolo di Nemorino (L’elisir d’amore) nei teatri Olimpico di Roma e Flavio Vespasiano<br />

di Rieti. Ha cantato in Amelia al ballo di Menotti, dir. J. Debus al <strong>Festival</strong> dei due mondi di Spoleto,<br />

e nello Stabat Mater di Rossini, con l’Orchestra Sinfonica di San Remo diretto da G. Gelmetti.<br />

VALERI TURMANOV Baritono<br />

Nato a Burgas (Bulgaria), si diploma in canto nel 2005 presso la Scuola nazionale d’arte musicale e drammatica<br />

‘Pancho Vladigerov’. Dal 2005 frequenta il Corso di laurea specialistica presso l’Accademia Nazionale della Musica<br />

di Sofia. Si aggiudica il primo posto al Concorso internazionale di musica tedesca e austriaca ‘Magic’ di Burgas<br />

(2005) e al XX Concorso nazionale per Cantanti e Musicisti ‘Svetoslav Obretenov’ di Provadia (2006); nel 2008<br />

vince una borsa di studio della Galleria dei Giovani talenti bulgari. Nel suo repertorio annovera opere di Mozart,<br />

Rossini, Mascagni, Leoncavallo, Bizet, Verdi, Puccini, Offenbach. Tra il 2009 e il 2011 frequenta l’Accademia di perfezionamento<br />

del Teatro alla Scala. Nell 2010 è Martino (L’occasione fa il ladro – Progetto Accademia 2010), in<br />

scena al Teatro alla Scala, regia Jean-Pierre Ponnelle ripresa da S. Frisell, direttore Daniele Rustioni. Nell 2011 è<br />

Haly (L’italiana in Algeri – Progetto Accademia 2011), nell’allestimento di Jean-Pierre Ponnelle, ripreso da Lorenza<br />

Cantini, direttore Antonello Allemandi.<br />

LARA ROTILI Mezzosoprano<br />

Inizia giovanissima lo studio della danza classica e del pianoforte. Successivamente intraprende lo studio del<br />

canto nell’Ensemble dei Piccoli Cantori di Porto Torres diretti da Antonio Sanna, perfezionandosi nel repertorio<br />

gregoriano e approfondendo gli aspetti relativi alla notazione neumatica e alla polifonia medioevale<br />

fino a tutto il Settecento. Nel 2005 si laurea presso il DAMS di Bologna e tra il 2007 e 2008 si diploma<br />

in canto lirico e in pianoforte presso il Conservatorio di Sassari. Ha debuttato diversi ruoli in Così fan tutte e<br />

Le nozze di Figaro, Cavalleria rusticana, Nabucco (Opera Domani 2011), La scala di seta (Ticino Musica), Rappresentazione<br />

di Anima et Corpo di Emilio De’ Cavalieri, Il festino nella sera del Giovedì Grasso avanti cena di<br />

Adriano Banchieri, Il maestro di Musica di Pergolesi, Il piccolo spazzacamino di Britten, Dittico di Rota (Notte<br />

di un nevrastenico e I due timidi) e si è dedicata al repertorio cameristico partecipando alle esecuzioni anche<br />

di opere meno conosciute come: Stabat Mater di D’Astorga, Stabat Mater di Arvo Pärt e Ordo Virtutum di<br />

Hildegard von Bingen, L’ultimo angelo di Valerio Festi. Ha preso parte a significativi festival come <strong>Festival</strong> dei<br />

due mondi di Spoleto, Chamber-Choir <strong>Festival</strong> of Miskolc Hungary, Time in Jazz Berchidda. Attualmente si<br />

perfeziona con il contralto Bernadette Manca di Nissa e con Umberto Finazzi.<br />

BIANCA TOGNOCCHI Soprano<br />

Nata a <strong>Como</strong> nel 1987, all’età di 6 anni partecipa al film Un mese al lago, accanto ad Alessandro Gassman, Uma<br />

Thurman e Vanessa Redgrave. Si avvia allo studio del canto lirico con il soprano Rosina Crosatti Silvestri. Nel<br />

2009 partecipa alla masterclass tenuta da Roberto Coviello. Nel 2010 si diploma presso il Conservatorio di Milano<br />

con il soprano A. Scarabelli. Studia con S. Takashi e si perfeziona con Luciana Serra. Svolge un’intensa attività<br />

concertistica esibendosi in diversi tipi di spettacoli, dai recital lirici al repertorio sacro, alla lirica per l’infanzia.<br />

Nel 2007 collabora con l’ensemble I fiori di Bach; debutta poi nell’opera inedita su composizioni di Tosti Ideale<br />

d’amore presso il Teatro Sociale di Luino e poi presso il Teatro Carducci di <strong>Como</strong>. Sempre nel 2007, con la Compagnia<br />

F. P. Tosti vince il Premio ‘Dario Fo’, nel Concorso tenutosi a Porto Valtravaglia. Dal 2008 collabora stabilmente<br />

con il Teatro dei burattini di <strong>Como</strong>. Nel 2009 debutta nel ruolo di Gaio ne Il piccolo spazzacamino in una<br />

produzione del Conservatorio di Milano; vince, insieme al baritono Daniele Piscopo, il Premio speciale della giuria<br />

del VI Concorso di canto lirico ‘Principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso’ nella sezione duetti. Nel 2010 interpreta<br />

i ruoli di Serpina (La serva padrona) e Livietta (Livietta e Tracollo) presso la Palazzina Liberty di Milano.<br />

In collaborazione con l’AsLiCo partecipa al progetto Pocket Opera, nelle produzioni di Tosca e Le nozze di Figaro<br />

(Barbarina). Nel 2011 vince il premio ‘Rivelazione’ al Concorso F.M.I. in Franciacorta ed è fra i vincitori del Concorso<br />

R. Zandonai a Riva del Garda. Ha cantato nel ruolo del Paggio (Rigoletto) per il Circuito Lirico Lombardo<br />

e per la Fondazione Arena di Verona.<br />

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SAVERIO PUGLIESE Tenore<br />

Nato a Cosenza nel 1978, inizia lo studio del canto presso il Conservatorio della città natale con Amedeo Moretti.<br />

Frequenta masterclass con: Luciana Serra, Gloria Banditelli, Tiziana Fabbricini, Alfonso Antoniozzi. Interpreta<br />

i ruoli di Tony (West side story) al Teatro Odeon di Paola; Basilio (Le nozze di Figaro, opera-concerto<br />

in forma ridotta); Bastiano (Bastien und Bastienne) in occasione del <strong>Festival</strong> Mozartiano della Locride 2006;<br />

Turiddu in Divertimento su Cavalleria Rusticana di Marra per la regia di Aurelio Gatti, Armonie d’Arte <strong>Festival</strong><br />

– Parco Archeologico di Scolacium – Roccelletta di Borgia (CZ). È solista nell’Oster-Oratorium di Bach diretto<br />

da Alessandro Ciccolini, nel 2008. Per la regia di Maria Luisa Bigai interpreta Orfeo nella riduzione<br />

dell’Orphée di Gluck e canta nel Puccini, dal salotto alle scene, recital presso il Teatro di Cosenza; è il Contadino<br />

(Pagliacci) in occasione del centenario (1909-2009) del Teatro. Debutta in prima mondiale il ruolo del<br />

Lupo/Ausilia in Lupus in Fabula di Raffaele Sargenti, nell’ambito di Opera domani 2010, presso il Teatro Sociale<br />

di <strong>Como</strong>-AsLiCo. Nello stesso anno interpreta Gastone (La traviata) per il Circuito Lirico Lombardo. In<br />

collaborazione con l’AsLiCo partecipa nuovamente ai progetti Opera domani e Pocket Opera, interpretando<br />

Ismaele (Nabucco) e Spoletta (Tosca). È laureato in Lettere moderne.<br />

MIRKO QUARELLO Baritono<br />

Si diploma nel 2003 al Conservatorio di Udine, studiando poi con S. Lowe e attualmente con M. Meneghello.<br />

Dal 2002 al 2006 interpreta i ruoli di Valerio (Il fanatico in berlina di Paisiello) al Teatro Bibbiena di Mantova;<br />

Quince (A Midsummer night’s Dream) nel Circuito toscano, Simone (I quatro rusteghi) nel Circuito toscano<br />

e a Ravenna, Leporello (Don Giovanni) in Opera domani e Papageno (Die Zauberflöte) in Pocket Opera, progetti<br />

dell’AsLiCo. Nel 2007 registra un dvd per la TDK con la collaborazione della RAI, nel quale canta nel<br />

ruolo di Marco (Gianni Schicchi). Nel 2008 vince il 59° Concorso AsLiCo per il ruolo di Don Alfonso (Così fan<br />

tutte) e il secondo premio al Concorso di ‘Città di Brescia’ e il Concorso ‘Toti dal Monte’ per il ruolo del Sagrestano<br />

(Tosca). Nella stagione 2008/09 interpreta i ruoli di: Conte Brontolone (Li puntigli delle donne di<br />

Spontini) all’VIII <strong>Festival</strong> Pergolesi Spontini; Taddeo (L’italiana in Algeri) al Teatro Sociale di <strong>Como</strong>; Bill (Aufstieg<br />

und Fall der Stadt Mahagonny) per il Circuito toscano e il Dottor Annibale Pistacchio (Il campanello) al<br />

<strong>Festival</strong> Opera Fringe nell’Irlanda del Nord. Nel 2009/10 interpreta Benoît (La bohème) e Leporello in Don<br />

Giovanni per l’AsLiCo; il Barone Douphol (La traviata) con l’Orchestra Sinfonica Siciliana e Malatesta (Don<br />

Pasquale). Nel 2010 ha cantato nel ruolo del protagonista in Don Pasquale, in un’esecuzione in forma di concerto<br />

con l’Orchestra di Mikkeli in Finlandia diretto da Massimo Lambertini.<br />

ALEXANDRU AGHENIE Baritono<br />

Nato nel 1985, comincia gli studi presso la Music High School di St. George City, proseguendo poi presso la<br />

Academy of Music Transilvania a Brasov. Partecipa a vari concorsi aggiudicandosi il secondo premio al Concorso<br />

internazionale ‘Vacante Muzicale la Piatra-Neamt’ nel 2010, il primo premio al Concorso internazionale<br />

‘Piatra Neamt’ (XXL edizione), il premio speciale e la borsa di studio al Concorso internazionale ‘A. Toscanini’<br />

per cantanti lirici a Manfredonia e la menzione speciale al Concorso internazionale Meiestrii arte lice<br />

‘Petre Stephanescu-Gonga’ (III edizione) a Bucarest. Dal 2004 al 2008 fa parte del Coro dell’Opera di Brasov<br />

e nel 2009 debutta come solista ne La traviata nel ruolo di Germont; nel 2010 è Valentin nel Faust. Dal<br />

2009 al 2011 partecipa alla tournée (luglio – settembre) con il Teatro Lirico E. Teoorini di Craiova come corista<br />

in Rigoletto, Tosca e Cavalleria rusticana e come solista nei concerti di arie e canzoni italiane. Nel 2012<br />

risulta idoneo alle 62° edizione del Concorso AsLiCo. Tra i prossimi impegni il debutto nel ruolo di Edgardo<br />

(Lucia di Lammermoor) nel Circuito Lirico Lombardo.<br />

MARIAN RESTE Baritono<br />

Nato a Brasov (Romania), studia al Conservatorio di Cluj Napoca con A. Farcas, debuttando nel ruolo di<br />

Dandini (La Cenerentola) nel 2007. È impegnato al Teatro Lirico di Brasov in ruoli importanti quali: Dandini,<br />

Leporello, Il conte Almaviva, Mefisto e molti altri. Nel 2011, partecipa al progetto Opera domani dell’AsLiCo<br />

in Nabucco (Zaccaria) e canta in Rigoletto (Conte di Ceprano) per il Circuito Lirico Lombardo. Studia con importanti<br />

maestri di canto quali I. Buzea e V. Zeani.<br />

ELSA GALASIO Soprano<br />

Nel 1996 è ammessa nel Coro di voci bianche del Conservatorio di Milano, partecipando a diverse produzioni<br />

del Teatro alla Scala. Canta come solista in Macbeth (1997) e ne Die Zauberflöte dirette da R. Muti. Nel 1999<br />

collabora con l’AsLiCo per Il flauto magico (Opera domani) e partecipa ai concerti diretti da B. Casoni. Nel<br />

2006 partecipa al <strong>Festival</strong> Lodoviciano e nel 2009 debutta al Teatro Martinetti di Garlasco interpretando Giulietta<br />

(Il piccolo spazzacamino). Nel 2010 si diploma in canto al Conservatorio di Milano, partecipa al Tiroler<br />

Festspiele diretto da G. Kuhn e vince il primo premio del Concorso ‘Cristina Trivulzio di Belgiojoso’. Nel 2011<br />

debutta al Teatro Coccia di Novara ne Il Ghirlino di Ferrari-Trecate. Vince il terzo premio al Concorso Belgiojoso<br />

(musica da camera). Attualmente è impegnata all’Opera Studio del Teatro Carlo Felice di Genova.<br />

VERONICA GHISONI Mezzosoprano<br />

Nata a Milano, debutta nel Coro di voci bianche del Teatro alla Scala sotto la direzione di G. Schmidt Gaden.<br />

Prosegue gli studi musicali presso il Conservatorio di Milano con G. Canetti e debutta nel Coro del Teatro<br />

alla Scala (Parsifal nel 1992, dir. R. Muti). Con il Coro Filarmonico esegue Ein Deutsches Re<strong>qui</strong>em diretta da<br />

L. Maazel. È al Teatro Regio di Torino nel 1993 dove canta nel coro per La forza del destino. Canta nel Coro<br />

sinfonico G. Verdi dove partecipa a numerose produzioni diretta da R. Chailly. Per AsLiCo ha cantato nel coro<br />

di Linda di Chamounix sotto la direzione di un giovane D. Gatti.<br />

VALERIA LETIZIA Soprano<br />

Nata a Brindisi nel 1965, si diploma presso il Conservatorio di Bari e si perfeziona con i maestri R. Celletti, A.<br />

Brizio, C. Desderi. Nel 2002 ha partecipato ad un corso di perfezionamento sul teatro mozartiano tenuto da<br />

L. Magiera e C. Abbado. Dal 1991 svolge un’intensa attività corale, partecipando alle stagioni liriche del Circuito<br />

Lirico Lombardo, Teatro Regio di Parma, Carlo Felice di Genova, Coccia di Novara, G. Verdi di Milano,<br />

RAI di Milano. Ha in repertorio numerosi ruoli del repertorio lirico italiano ed ha collaborato con il Centro<br />

Culturale Rosetum di Milano come solista: Suor Celeste (Mese Mariano), Suor Osmina (Suor Angelica), Annina<br />

(La traviata), Sacerdotessa (Aida) e Marcellina (Le nozze di Figaro). Al Teatro delle Vigne di Lodi ha interpretato<br />

il personaggio di Phedro (Socrate di Satie).<br />

ALESSANDRO MUNDULA Tenore<br />

Ha studiato canto presso il Conservatorio di Milano. È stato vincitore del terzo premio assoluto al I Concorso<br />

‘Luigi Medda’ di Cagliari. Nel 2007 canta in Madama Butterfly (Yakusidè) e in Macbeth (Prima Apparizione)<br />

per il Circuito Lirico Lombardo. Nel 2008 e nel 2009 canta i ruoli di Commissario e Yamadori (Madama Butterfly)<br />

nell’ambito di Pocket Opera dell’AsLiCo. Nel luglio 2009 è Borsa (Rigoletto) per il <strong>Festival</strong> <strong>Como</strong> Città<br />

della musica. Nel 2010 è Cavaradossi (Tosca) per il Teatro Derby di Milano, Turiddu (Cavalleria rusticana) al<br />

Teatro E. Fassino di Avigliana (Torino), Cavaradossi (Tosca) ad Abbiategrasso, nuovamente Turiddu a Bracciano,<br />

Frascati e Cerveteri, nell’ambito del <strong>Festival</strong> estivo ‘Cantiere Musica’. Sempre nel 2010 è Pinkerton (Madama<br />

Butterfly) ad Erba e Cavaradossi (Tosca) a Rho. Nel 2011 è Ismaele (Nabucco) presso l’Arena di Susa e<br />

Una Guardia (Il cappello di paglia di Firenze) per il Circuito Lirico Lombardo.


Maestro preparatore<br />

Federica Falasconi<br />

Maestro alle luci<br />

Sandro Zanon<br />

Assistente alla regia<br />

Milena Bisacco<br />

Direttore di scena<br />

Alessio Picco<br />

Capo macchinista<br />

Luigi Podo<br />

Macchinisti<br />

Cristina Giorgi<br />

Giuseppe Migliorini<br />

Saverio Quinto<br />

ORCHESTRA 1813<br />

VIOLINI I<br />

Sara Sternieri*<br />

Antonaeta Arpasanu<br />

Matteo Colombo<br />

Riccardo Patrone<br />

Donata Piazza<br />

Julia Reiss<br />

VIOLINI II<br />

Sofia Villanueva*<br />

Maria Pia Abate<br />

Adriana Marino<br />

Mariella Sanvito<br />

Federico Silvestro<br />

Susanna Traverso<br />

VIOLE<br />

Ruxandra Stefan*<br />

Matteo Lipari<br />

Giorgio Musio<br />

Lorenzo Ravazzani<br />

ENSEMBLE CORALE ASLICO<br />

SOPRANI<br />

Elsa Galasio<br />

Valeria Letizia<br />

Monica Correnti<br />

Anna Giarrocco<br />

Manola Lecce<br />

Capo elettricista<br />

Matteo Discardi<br />

Elettricisti<br />

Giovanni D’Apolito<br />

Salvatore Aversa<br />

Attrezzista<br />

Elena Sudano<br />

Sarte<br />

Anna Cavaliere<br />

Sara Bianchi<br />

Truccatrici e parrucchiere<br />

Mara Casasola<br />

Chiara Radice<br />

VIOLONCELLI<br />

Valentina Giacosa*<br />

Silvia Di Giulio<br />

Antonio Saladino<br />

CONTRABBASSO<br />

Giacomo Masseroli*<br />

Paolo Guglielmetti<br />

FLAUTO<br />

Giulia Carlutti*<br />

OBOE<br />

Chiara Telleri*<br />

CLARINETTO<br />

Marino Delgado Rivilla*<br />

FAGOTTO<br />

Angelo Russo*<br />

MEZZOSOPRANI<br />

Veronica Ghisoni<br />

Elena Laino<br />

Sara Piutti<br />

Scarica il libretto completo dal sito comofestival.org<br />

TENORI<br />

Alessandro Mundula<br />

Antonio D’Acierno<br />

Fernando Pibernat<br />

Alessandro Zimic<br />

Scene<br />

AsLiCo, <strong>Como</strong><br />

Attrezzeria<br />

E. Rancati, Milano<br />

Fondazione Teatro alla Scala, Milano<br />

Costumi<br />

Sartoria Arrigo, Milano<br />

Fondazione Teatro alla Scala, Milano<br />

AsLiCo, <strong>Como</strong><br />

Calzature<br />

AsLiCo, Milano<br />

Illuminotecnica<br />

Coduri de’ Cartosio, <strong>Como</strong><br />

Trasporti<br />

Leccese, Rezzato (BS)<br />

CORNI<br />

Ivan Zaffaroni*<br />

Massimiliano Crotta<br />

TROMBA<br />

Enrico De Milito*<br />

TROMBONE<br />

Igor Peduzzi*<br />

TIMPANI<br />

Gabriele Bartezzati*<br />

PERCUSSIONI<br />

Maurizio Berti<br />

ISPETTORE<br />

Sandro Zanon<br />

*prime parti<br />

BARITONI<br />

Enrico Caporiondo<br />

Giovanni Todaro


si ringrazia<br />

per la realizzazione di palco e tribuna e per la fonica<br />

per il progetto della platea<br />

per l’illuminotecnica<br />

per i servizi turistici<br />

per il presidio sanitario<br />

per i servizi logistici<br />

media partner<br />

Redazione Lisa Navach - Grafica Silvia Corti - Foto Elisabetta Molteni


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Società Palchettisti<br />

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