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Sermoni sul salmo 90 - Associazione Nuova Citeaux

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PRESENTAZIONE<br />

I 17 sermoni dedicati da San Bernardo a commentare il<br />

Salmo <strong>90</strong> (―Qui habitat in protectione Altissimi‖)<br />

godono di un posto particolare nell’insieme delle sue<br />

opere tanto per il contenuto spirituale che per il pregio<br />

artistico.<br />

Sono un’opera della maturità di Bernardo, che rivelano<br />

in lui un esperto maestro nella guida delle anime.<br />

La raccolta costituisce un dono quaresimale dell’Abate<br />

di Clairvaux ai suoi monaci, quasi un commento al<br />

capitolo 49 della Regola benedettina <strong>sul</strong>l’osservanza<br />

della Quaresima, i cui temi traspaiono come in filigrana<br />

alla lettura dei sermoni: la necessità della conversione, e<br />

quindi di una vita fortemente caratterizzata in senso<br />

penitenziale, il sostegno della Parola di Dio e la forza<br />

della preghiera, la gioia dello Spirito Santo nella<br />

sopportazione della prova, il tutto nella prospettiva<br />

della Pasqua celeste, divenuta oggetto di attesa gioiosa<br />

nella speranza. Bernardo manifesta, inoltre, il desiderio<br />

di incoraggiare i suoi monaci nella pratica delle austerità<br />

quaresimali, perché non abbiano a soccombere alla<br />

fatica corporale che si accompagna all’ascesi nella<br />

purificazione interiore.<br />

Con ogni probabilità i 17 sermoni sono stati tutti<br />

predicati nella Quaresima del 1139, a partire dalla prima<br />

domenica, i cui canti attingono appunto al Salmo <strong>90</strong>, che<br />

continua a risuonare nella Liturgia fino al Triduo<br />

Pasquale.<br />

3


In questa visione risplende quanto mai significativa la<br />

fatica del Padre Don Isidoro Tell, per anni Abate della<br />

Comunità Benedettina di Praglia. A questa bella e fedele<br />

versione italiana dei sermoni, corredata di introduzione<br />

e note, egli ha lavorato con passione per lunghi anni.<br />

All’amore per le opere di San Bernardo era stato iniziato<br />

e incoraggiato, fin dai tempi dell’ordinazione<br />

sacerdotale, dal suo predecessore nella guida della<br />

Comunità, l’Abate Padre Gerardo Fornaroli, anch’egli<br />

affascinato dalla figura dell’Abate di Clairvaux e suo<br />

assiduo lettore. Da allora, leggendone e meditandone<br />

costantemente gli scritti per quasi settant’anni, Bernardo<br />

è stato da lui accolto con venerazione come uno dei<br />

maestri preferiti e più congeniali di vita monastica. Così,<br />

mettendo a disposizione del vasto pubblico la<br />

traduzione in lingua italiana dei sermoni, arricchita da<br />

una vasta introduzione e dalle numerose note, il Padre<br />

Don Isidoro ci ha consegnato, quasi in testamento, il<br />

cammino monastico di tutta la sua vita, nutrito e<br />

imbevuto dal pensiero e dall’arte letteraria di San<br />

Bernardo.<br />

Per la presentazione dell’Abate Padre Bruno Marin, lo<br />

studio introduttivo (pp. IX-LXXII) e la ricca bibliografia<br />

(pp. LXXIII-LXXVII) rimandiamo direttamente al<br />

volume edito da Scritti Monastici, Abbazia di Praglia<br />

(PD), 1998, n. 20.<br />

4


Padre Don Isidoro Tell o.s.b.<br />

Abate dell'Abbazia Benedettina di Praglia (PD)<br />

(† 22 agosto 2003)<br />

Digitalizzazione testo on-line by Kenosis 2007<br />

Si ringrazia l’editrice SCRITTI MONASTICI – ABBAZIA DI<br />

PRAGLIA<br />

per la gentile concessione<br />

5


SAN BERNARDO<br />

«SERMONI SUL SALMO <strong>90</strong>»<br />

Traduzione italiana e note a cura dell'Abate Dom<br />

Isidoro Tell o.s.b.<br />

Edito a cura dell’Abbazia di Praglia (PD)<br />

PREFAZIONE<br />

1. Non è senza un grande senso di compassione, fratelli,<br />

che io considero la vostra fatica. Cerco un sollievo da<br />

potervi dare e me ne viene in mente uno corporale, ma<br />

esso non giova a nulla, anzi può recarvi grandissimo<br />

danno. Infatti col togliere alla semente anche una piccola<br />

parte si reca gran detrimento a tutta la messe e se la<br />

vostra fatica penitenziale viene alleviata da una mia<br />

compassione crudele, poco a poco anche la vostra<br />

corona perderà le sue gemme 1 . Che faremo allora?<br />

Dov’è la farina del Profeta? Perché nella pentola c’è la<br />

morte 2. Infatti vi mortificate continuamente con molti<br />

digiuni, con tante fatiche, con veglie prolungate, senza<br />

parlare di quello che riguarda lo spirito, come la<br />

1 Il paragone biblico del seme (cfr. Sal 125; Mt 13; Gv 12, 24; 2 Cor 9. 6)<br />

ricorre più volte nei <strong>Sermoni</strong> <strong>sul</strong> Salmo <strong>90</strong> (cf. QH 7, 14; 9, 3; lt), 3; 17, 3) e<br />

negli altri scritti di Bernardo per indicare ora la vita monastica nella totalità<br />

delle sue esigenze, ora le avversità dell’esistenza umana. Cfr. Introduzione.<br />

p. L.<br />

Nella prefazione alla prima edizione dei sermoni, Bernardo era ancora più<br />

duro: «(..) si de poenarum diminutione solarium praebere voluero, crudelis<br />

ero, et non misericors. Quantum enim subtraham de poena, tantum de<br />

corona furabor. Tanto minus de fructu, quantum de semente subtraxero».<br />

2 2 Re 4, 40: allusione a un miracolo del profeta Eliseo, che buttando della<br />

farina in una pentola avvelenata ne rende mangiabile il contenuto. L’aspetto<br />

mortificante delle osservanze quaresimali è sottolineato dall’insistente<br />

susseguirsi delle parole mors, mortificamini, mortuus.<br />

7


contrizione del cuore e le numerose tentazioni. Voi vi<br />

mortificate, ma per amore di colui che è morto per voi.<br />

Tuttavia se la vostra tribolazione per lui è grande, per<br />

grazia sua grande sarà anche la vostra consolazione,<br />

affinché l’anima che non ha voluto trovare conforto in<br />

altre cose, trovi in lui la sua gioia. Infatti accanto a lui la<br />

stessa tribolazione può diventare una grande<br />

consolazione. Non è forse vero che le austerità che<br />

sopportate sono al di sopra delle forze umane, superiori<br />

alla natura e al di fuori dell’ordinario? Allora è un altro<br />

che le sopporta. Senza dubbio colui che sostiene tutto<br />

con la potenza della sua parola. Così, il nemico non si<br />

uccide forse con la sua stessa spada? E la grandezza<br />

della tribolazione con la quale egli soleva tentare non<br />

riporta piuttosto proprio essa la vittoria <strong>sul</strong>le tentazioni,<br />

essendo prova certissima della divina presenza? Che<br />

cosa dobbiamo temere se ci sta a fianco colui che<br />

sostiene tutto? Il Signore è difensore della mia vita: di chi<br />

avrò paura? 3 Così, anche se dovrò camminare immerso<br />

nell’ombra della morte, non temerò alcun male, perché tu sei<br />

con me 4. E cos’è che sostiene tutta la mole della terra? E<br />

l’universo intero su chi si appoggia? E se c’è qualche<br />

cosa che sostiene tutte le altre, essa da chi è sostenuta?<br />

Non v’è altro che la parola potente di Dio che sostiene<br />

tutte le cose. Dalla parola del Signore, infatti, furono<br />

fissati i cieli, e dal soffio della sua bocca ogni loro schiera 5.<br />

2. Perciò, affinché possiate trovare sollievo nella parola<br />

del Signore, specialmente in questi giorni nei quali,<br />

come è giusto, la vostra fatica è alquanto più grande del<br />

3 Sal 26, 1.<br />

4 Sal 22, 4.<br />

5 Sal 32, 6.<br />

8


solito, non sarà inutile, come spero, intrattenermi con<br />

voi su qualche passo delle Sante Scritture, come, del<br />

resto, mi hanno chiesto anche alcuni di voi.<br />

Così vogliamo scegliere il Salmo stesso dal quale il<br />

nemico ha preso occasione per tentare il Signore,<br />

affinché le armi del maligno si spezzino proprio là dove<br />

egli ha osato prenderle. A questo riguardo non voglio<br />

che ignoriate, fratelli, come tutti quelli che non usano<br />

santamente qualche passo delle Sante Scritture sono<br />

apertamente imitatori del nemico e soffocano con<br />

l’errore la verità di Dio, come talvolta sogliono fare<br />

alcuni 6. Guardatevi, carissimi, da questo perché è cosa<br />

diabolica, e quelli che fanno così dimostrano di essere<br />

dalla sua parte mentre brigano per pervertire gli scritti<br />

salutari [delle Sante Scritture] a loro danno.<br />

Ma non voglio fermarmi più a lungo su questo<br />

argomento. Penso che basti un breve cenno. Con l’aiuto<br />

del Signore, tentiamo ormai di spiegare e di esporre<br />

qualche cosa <strong>sul</strong> Salmo che abbiamo scelto.<br />

6 Probabile allusione ad Abelardo: Ep. 189; 1<strong>90</strong>; I, 1. IV, 9. V, 12.<br />

9


SERMONE PRIMO<br />

Sul primo versetto:<br />

«Chi dimora nell’aiuto dell’altissimo, vivrà sotto<br />

la protezione del dio del cielo»<br />

1. Chi sia colui che dimora nell’aiuto di Dio, lo si può<br />

conoscere meglio considerando quelli che non vi<br />

dimorano. Di questi se ne possono individuare tre<br />

specie. La prima è quella di coloro che non sperano, la<br />

seconda di coloro che sono disperati, la terza di coloro<br />

che sperano inutilmente.<br />

Non dimora nell’aiuto di Dio colui che non considera<br />

Dio come suo aiuto ma confida nella propria forza e<br />

nell’abbondanza delle sue ricchezze. Sordo al consiglio<br />

del Profeta: Cercate il Signore mentre lo si può trovare,<br />

invocatelo mentre è vicino 7 e impegnato nella ricerca delle<br />

sole cose temporali, invidia la sorte degli empi vedendo<br />

la loro prosperità e si allontana dall’aiuto di Dio perché<br />

non lo ritiene necessario per acquistarsele. Ma perché<br />

metterci a giudicare i mondani? Temo, fratelli, che vi sia<br />

anche fra noi chi non dimora nell’aiuto dell’Altissimo,<br />

ma confida nella propria forza e nell’abbondanza delle<br />

proprie ricchezze. Uno magari è fervente, forte nelle<br />

veglie, nei digiuni, nella fatica e in altre simili<br />

osservanze, oppure può sembrargli di avere raccolto per<br />

tanto tempo una quantità di meriti e, confidando in essi,<br />

è assai rilassato nel timore di Dio, si abbandona<br />

facilmente con una sicurezza dannosa all’ozio, alla<br />

curiosità, alla mormorazione, alla maldicenza, alla<br />

critica. Per certo, se costui dimorasse nell’aiuto di Dio<br />

veglierebbe su se stesso e avrebbe paura di offendere<br />

7 Is 55, 6.<br />

11


colui che sente essergli ancora tanto necessario. Infatti<br />

tanto più avrebbe dovuto temere Dio e vigilare quanto<br />

più grandi sono i doni che da lui ha ricevuto. Poiché<br />

quello che ci viene da Dio non possiamo conservarlo e<br />

tenerlo senza di lui. Ora invece, e lo vedo e lo dico non<br />

senza pena, vi sono alcuni che al principio della loro<br />

conversione 8 sono abbastanza timorati e vigilanti, ma<br />

soltanto fino a che si sono un po’ allenati nella<br />

osservanza monastica. Dopo invece, mentre avrebbero<br />

dovuto essere molto più fervorosi che all’inizio secondo<br />

il detto: Quanti si nutrono di me avranno ancora fame 9,<br />

incominciano a comportarsi come se dicessero: «Perché<br />

servirlo ancora, quando ormai abbiamo quello che ci<br />

darà?» Oh! Se tu sapessi come è poco quello che hai e<br />

quanto presto perdi anche questo poco se non te lo<br />

conserva colui che te lo ha dato 10! Queste sono due<br />

considerazioni che ci possono rendere molto vigilanti e<br />

sottomessi a Dio, così da non essere di quelli che non<br />

dimorano nell’aiuto dell’Altissimo perché non lo<br />

considerano necessario. Ecco coloro che non sperano nel<br />

Signore.<br />

2. Ma vi sono altri che, al contrario, disperano, quelli<br />

cioè che, considerando la propria debolezza, si<br />

scoraggiano e sono travolti dalla pusillanimità dello<br />

spirito, perché dimorano nella debolezza delle proprie<br />

forze e ci pensano continuamente, tanto da essere<br />

sempre pronti a raccontare senza posa tutte le loro pene.<br />

8 La vita monastica è indicata con il termine tradizionale ―conversio‖.<br />

9 Sir 24, 29.<br />

10 Sulla necessità del timore di Dio in permanenza, cfr. In vigilia Nat. Dom. 3,<br />

5.<br />

12


Infatti quando uno è costantemente fissato su un oggetto<br />

lo stimolo a parlarne è molto forte.<br />

Essi non dimorano nell’aiuto di Dio e non lo conoscono,<br />

perché non riescono una buona volta ad elevarsi per<br />

pensarlo 11.<br />

Vi sono poi altri, che sperano sì, nel Signore, ma<br />

inutilmente, perché si lusingano talmente della sua<br />

misericordia da non emendarsi dei propri peccati.<br />

Questa speranza è del tutto vana e delude, perché non è<br />

accompagnata dalla carità.<br />

Contro costoro il Profeta dice: Maledetto chi pecca nella<br />

speranza del perdono 12. E un altro Profeta dice: il Signore<br />

ha benevolenza per quelli che lo temono e per quelli che<br />

sperano nella sua misericordia 13. Prima di dire: di quelli che<br />

sperano, ha premesso intenzionalmente: di quelli che lo<br />

temono! Perché spera inutilmente colui che con il suo<br />

disprezzo respinge da sé la grazia e, così, annulla del<br />

tutto la sua speranza.<br />

3. Nessuna di queste tre specie di persone dimora<br />

nell’aiuto dell’Altissimo. Infatti, i primi dimorano nei loro<br />

meriti, gli altri nelle loro pene e gli ultimi nei loro vizi.<br />

La dimora di questi è impura, inquieta quella dei<br />

secondi, stolta e pericolosa quella dei primi. Che cosa di<br />

più stolto che abitare in una casa la cui costruzione è<br />

appena incominciata? Credi tu forse di essere arrivato<br />

alla perfezione? Ma uno incomincia proprio quando ha<br />

finito. Questa casa è perfino pericolante e ha bisogno di<br />

11 Della seconda categoria di coloro che non dimorano nell’aiuto<br />

dell’Altissimo Bernardo riparlerà in QH (= Qui habitat, sermoni <strong>sul</strong> <strong>salmo</strong> <strong>90</strong>)<br />

6, 1-2.<br />

12 Questo testo non si trova nella Sacra Scrittura. SaI 146, 11.<br />

13 Sal 146, 11.<br />

13


essere puntellata e sostenuta piuttosto che abitata. La<br />

vita presente non è forse fragile e incerta? Allora lo sarà<br />

anche tutto quello che si appoggia su di essa. Nessuno<br />

può pensare di poter costruire solidamente sopra un<br />

fondamento che non è solido. Pericolosa è dunque la<br />

dimora di coloro che sperano nei propri meriti,<br />

pericolosa perché minaccia rovina. Quanto poi a coloro<br />

che, nella considerazione della propria debolezza, si<br />

abbattono fino a disperarsi, abbiamo detto che hanno<br />

una dimora inquieta e che abitano in mezzo ai tormenti.<br />

Infatti, finché soffrono le pene dalle quali sono accasciati<br />

giorno e notte e, come se non bastasse a ciascun giorno<br />

la sua pena, sono tormentati ancor più dai mali che<br />

ancora non sentono, e sono oppressi anche da quelli che<br />

forse non sperimenteranno mai, quale tormento, quale<br />

inferno più intollerabile si può immaginare? Tanto più<br />

che da una parte sono stretti da sofferenze così grandi, e<br />

dall’altra mancano dell’alimento del pane celeste. Questi<br />

sono coloro che non dimorano nell’aiuto dell’Altissimo<br />

perché disperano. Ma se i primi non lo cercano perché<br />

non ne sentono il bisogno, gli ultimi ne sono lontani<br />

perché cercano l’aiuto di Dio in una maniera nella quale<br />

non possono ottenerlo. Dimorano nell’aiuto<br />

dell’Altissimo soltanto quelli che fanno di esso l’unico<br />

oggetto del loro desiderio, quelli la cui unica<br />

trepidazione sta nel timore di perderlo e i cui pensieri e<br />

la cui sollecitudine si muovono intorno ad esso. È in<br />

questo che consiste propriamente la pietà, il culto di Dio.<br />

Beato davvero colui che dimora nell’aiuto dell’Altissimo in<br />

questo modo, perché vivrà nella protezione del Dio del<br />

cielo. Che cosa di ciò che è sotto il cielo potrà nuocere a<br />

colui che il Dio del cielo avrà voluto proteggere e<br />

14


conservare? Sotto il cielo vi sono le potenze dell’aria 14,<br />

sotto il cielo vi è questo mondo perverso, sotto il cielo vi<br />

è la carne che ha desideri contrari allo spirito.<br />

4. Benissimo dunque è detto: Dimorerà nella protezione del<br />

Dio del cielo affinché chiunque avrà meritato di avere la<br />

sua protezione non abbia da temere nulla di quello che<br />

sta sotto il cielo, e questo tanto nel caso che l’espressione<br />

si riallacci al versetto che segue dicendo: Colui che abita<br />

nell’aiuto dell’Altissimo, che dimorerà nella protezione del<br />

Dio del cielo dirà al Signore: tu sei il mio sostegno, e le<br />

parole dimorerà nella protezione del Dio del cielo siano<br />

l’esposizione di quello che precede, cioè chi abita<br />

nell’aiuto dell’Altissimo, quanto nel caso che il testo non<br />

sembri piuttosto voler aggiungere qualcosa e insegnare<br />

che bisogna cercare aiuto per operare il bene, ma anche<br />

protezione per essere liberati dal male. Ma fa’ attenzione<br />

che dice nella protezione e non «alla presenza». Gli angeli<br />

e<strong>sul</strong>tano alla sua presenza; per me, volesse il cielo che<br />

potessi dimorare nella sua protezione. Essi sono beati<br />

alla sua presenza; oh! Se io potessi dimorare sicuro sotto<br />

la sua protezione! Del Dio del cielo soggiunge il Profeta.<br />

Infatti, benché non vi sia dubbio che egli è dappertutto,<br />

tuttavia dimora talmente nel cielo che, in paragone a<br />

quella dimora, sembra quasi che non sia presente <strong>sul</strong>la<br />

terra. Per questo, quando preghiamo noi diciamo: Padre<br />

nostro che sei nei cieli. Infatti, come l’anima, pur essendo<br />

in tutto il corpo, tuttavia risiede in maniera speciale e<br />

più eccellente nel capo dove sono tutti i sensi, mentre<br />

14 Per l’idea della dimora dei demoni nell’aria, cfr. Ef 2, 2; 6, 12. Bernardo<br />

(cfr. QH 11, 12; 13, 1-2; De gradibus hum. 10, 34) la eredita dai Padri: cfr. J.<br />

DANIÉLOU, Saint Bernard et les Pères grecques, in AA.VV., Saint Bernard<br />

théologien, 46-55.<br />

15


quanto al resto del corpo non muove altro che il tatto,<br />

tanto da sembrare che in confronto alla maniera nella<br />

quale è nel capo le altre membra piuttosto di abitarle le<br />

governi, così, se pensiamo alla presenza che godono gli<br />

angeli beati, può sembrare che noi abbiamo ben poco<br />

che meriti di essere detto «protezione di Dio».<br />

Nondimeno, beata l’anima che merita anche questo<br />

poco. Dirà, infatti, al Signore: Tu sei il mio rifugio. Ma<br />

riserviamo questo al sermone seguente.<br />

16


SERMONE SECONDO<br />

«Dirà al Signore: tu sei colui che mi accoglie e il mio<br />

rifugio. È il mio Dio, spererò in lui.»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 2)<br />

1. Chi dimora nell’aiuto dell’Altissimo, dice il Profeta, dirà<br />

al Signore: Tu sei colui che mi accoglie. È il mio Dio, spererò<br />

in lui 15. Lo dirà ringraziando e lodando il Signore e la<br />

sua misericordia per il doppio aiuto che riceve. Perché<br />

chiunque dimora ancora nell’aiuto di Dio e non nel suo<br />

regno, spesso deve fuggire e qualche volta cade. Dico<br />

che, fino a tanto che dimoriamo in questo corpo, è<br />

necessario fuggire davanti alla tentazione che insegue.<br />

Poiché se non fuggiamo in fretta, qualche volta, come<br />

suoi accadere, essa raggiungendoci ci urta e ci rovescia.<br />

Ma il Signore ci accoglie. Egli è dunque un rifugio<br />

presso il quale possiamo ripararci in fretta al<br />

sopraggiungere di colui che tenta di lapidarci con lo<br />

sterco dei buoi pigri, e così schivare una troppo<br />

vergognosa lapidazione 16. Ma egli è anche colui che ci<br />

sostiene, affinché, anche quando siamo caduti, non<br />

urtiamo contro il suolo perché lui mette sotto la sua<br />

mano. Quando dunque sentiamo nei nostri pensieri<br />

l’urto della tentazione, fuggiamo subito presso di lui e<br />

domandiamo umilmente il suo aiuto. E se, per caso, la<br />

tentazione ci avrà colti di sorpresa, come avviene<br />

qualche volta perché ricorriamo a lui più tardi di quanto<br />

avremmo dovuto fare, preghiamo almeno che la mano<br />

del Signore ci sostenga. Infatti, finché si è obbligati a<br />

15 Sal <strong>90</strong>, 1-2.<br />

16 Cfr. Sententiae, I serie, 7. Con un’allusione a Fil 3, 8, Bernardo applica la<br />

figura dello ―sterco di buoi‖ ai pensieri mondani che il maligno desta nella<br />

mente di colui che compie con pigrizia gli esercizi della vita ascetica.<br />

17


stare in questo mondo, è inevitabile per tutti che qualche<br />

volta si cada; ma alcuni si infrangono contro il suolo,<br />

altri, invece, no, perché il Signore pone sotto la sua mano 17.<br />

Ma come faremo a distinguerli, per poi separare,<br />

secondo l’esempio del Signore, gli agnelli dai capri, i<br />

giusti dagli ingiusti? Perché anche il giusto cade sette<br />

volte al giorno.<br />

2. Di fatto nella loro caduta vi è questa differenza. Il<br />

giusto è raccolto dal Signore e per questo si rialza più<br />

forte di prima; il malvagio, invece, se è caduto, non<br />

potrà rialzarsi più. Dirò anzi che egli cadendo sarà<br />

vittima della vergogna che lo rovina oppure della<br />

sfrontatezza. Infatti, o scusa il peccato per la vergogna, o<br />

assume una fronte da prostituta e finisce per non temere<br />

più Dio e per non vergognarsi più di nessuno, ma<br />

predica il suo peccato con la sfrontatezza di Sodoma. Il<br />

giusto, invece, cade <strong>sul</strong>la mano del Signore e, in modo<br />

sorprendente, il peccato stesso diventa per lui aumento<br />

di santità. Sappiamo infatti che tutto concorre al bene di<br />

coloro che amano Dio 18. Non torna forse a nostro<br />

vantaggio quella caduta che ci rende più umili e più<br />

vigilanti? Il Signore non accoglie forse colui che cadendo<br />

è sorretto dall’umiltà? Sono stato spinto e atterrato, dice<br />

il Profeta, ma colui che mi ha urtato non ha guadagnato<br />

niente perché il Signore mi ha sorretto 19. L’anima fedele<br />

dirà dunque al Signore: Tu sei colui che mi sorregge 20.<br />

Tutte le creature possono dire: «tu sei il mio creatore»;<br />

gli animali possono dire: «tu sei il mio pastore»; tutti gli<br />

17 Sal 36, 24.<br />

18 Rm 8, 28.<br />

19 Sal 117, 13.<br />

20 Sal 18, 15.<br />

18


uomini possono dire: «tu sei il mio redentore».<br />

Solamente colui che dimora nell’aiuto dell’Altissimo<br />

può dire: tu sei colui che mi accoglie. E, di conseguenza,<br />

aggiunge anche: e il mio Dio. Perché non dice: «il nostro<br />

Dio?» Perché nella creazione, nella redenzione e nei<br />

benefici che conferisce a tutti gli altri esseri è il Dio di<br />

tutti: invece nelle sue tentazioni ognuno degli eletti lo<br />

possiede quasi come un Dio personale. Infatti egli è così<br />

pronto a sostenere chi cade e a salvare chi fugge, da<br />

sembrare che abbandoni tutti gli altri per aiutare<br />

solamente lui.<br />

3. Per questo motivo è utile per ognuno considerare<br />

sempre Dio non solamente come suo aiuto, ma anche<br />

come suo osservatore. E infatti quando potrà essere<br />

negligente colui che non cessa mai di fissare lo sguardo<br />

su Dio che lo osserva? Oppure come non potrà<br />

considerare Dio quasi come esclusivamente suo, quando<br />

vede che Egli lo guarda così attentamente da non cessare<br />

un sol momento di considerare il suo interno e il suo<br />

esterno e da scrutare e giudicare non soltanto tutte le<br />

azioni, ma perfino i più sottili movimenti dell’anima?<br />

Ben a ragione, dunque, questi può dire: È il mio Dio,<br />

spererò in lui. E bada che non ha detto: «ho sperato»,<br />

oppure «spero», ma spererò. Questo, egli dice, è il mio<br />

desiderio, il mio proposito, l’aspirazione del mio cuore.<br />

Questa speranza è riposta nel mio cuore 21 e persevererò in<br />

essa: spererò in lui. Non voglio disperare, non voglio<br />

sperare invano perché è maledetto colui che pecca nella<br />

speranza del perdono, come anche colui che pecca per<br />

disperazione. E non voglio essere neppure di quelli che<br />

non sperano affatto nel Signore. Io spererò in lui, dice il<br />

21 Gb 19, 27.<br />

19


Profeta. Ma dimmi: quale sarà il frutto, la mercede, il<br />

guadagno della speranza? Egli mi libererà dal laccio dei<br />

cacciatori e dalla parola amara. Ma, se non vi dispiace,<br />

rimettiamo il discorso su questo laccio e su questa<br />

parola a un altro giorno e a un altro sermone.<br />

20


SERMONE TERZO<br />

«Egli mi ha liberato dal laccio dei cacciatori e dalla<br />

parola amara».<br />

(Sal <strong>90</strong>, 3)<br />

1. A queste parole, fratelli miei, mi sento preso da una<br />

grande compassione verso me stesso e provo una<br />

altrettanto grande pietà per la mia anima: Egli mi ha<br />

liberato dal laccio dei cacciatori. Siamo noi, dunque, delle<br />

bestie? Proprio delle bestie! L’uomo, infatti, mentre era<br />

posto fra gli onori non comprese: è divenuto simile alle bestie<br />

insensate 22. Sì, gli uomini sono animali, pecore erranti<br />

senza pastore. Perché, o uomo, ti insuperbisci? Perché<br />

vuoi fare il saccente? Pensa invece che sei divenuto una<br />

bestia e che si stanno preparando i lacci per venire alla<br />

tua caccia. Ma chi sono questi cacciatori? Sono cacciatori<br />

pessimi, malvagissimi, astutissimi, crudelissimi 23. Sono<br />

cacciatori che non suonano il corno per non essere<br />

sentiti e per poter così colpire l’innocente di nascosto.<br />

Sono i dominatori di questo mondo di tenebra, e<br />

talmente furbi nella perfida cattiveria della loro frode<br />

diabolica che, al loro confronto, il più astuto degli<br />

uomini è come una bestia davanti al cacciatore, a meno<br />

che non si tratti di coloro che, come l’Apostolo, non<br />

ignorano le loro intenzioni e che, dotati della sapienza di<br />

Dio, hanno il dono di scoprire gli inganni dei demoni.<br />

Scongiuro voi, o novelle piante di Dio, voi che non avete<br />

ancora una sensibilità addestrata al discernimento del<br />

bene e del male, non vogliate seguire il giudizio del<br />

22 Sal 48,13.<br />

23 Questa serie di superlativi con desinenze dalla sonorità acuta evoca quasi<br />

il sibilo dei dardi avvelenati del cacciatore: cfr J. LECLERCQ, Saint Bernard<br />

écrivain, in Id., Recueil, IV, 109.<br />

21


vostro cuore, non vogliate andare dietro ai vostri criteri,<br />

affinché, ancora inesperti, quello scaltro cacciatore non<br />

vi inganni. Perché ai secolari, che sono come degli<br />

animali selvatici e veramente bestiali, egli tende dei lacci<br />

abbastanza visibili, sicuro di poterli prendere facilmente.<br />

Ma a voi, che come cervi molto prudenti uccidete i<br />

serpenti e anelate alla sorgente dell’acqua viva 24,<br />

nasconde lacci più sottili e usa i mezzi più astuti per<br />

ordire il suo inganno. Perciò vi scongiuro di umiliarvi<br />

sotto la potente mano di Dio che è il vostro pastore e di<br />

obbedire a coloro che conoscono meglio di voi le astuzie<br />

di quel cacciatore, istruiti come sono dalla pratica<br />

diuturna nella quale vivono da lungo tempo e dalle<br />

numerose esperienze che hanno fatto su se stessi e su<br />

molti altri.<br />

2. Ma ecco che ormai conosciamo bestie e cacciatori.<br />

Vediamo ora che cosa sia il laccio di cui qui si parla.<br />

Non voglio inventarlo io, né proporvi nessuna dottrina<br />

dubbia. Sia l’Apostolo a mostrarci questo laccio, perché<br />

egli non ignora le intenzioni di quei cacciatori.<br />

Dicci dunque, o beato Paolo, che cosa sia questo laccio<br />

del diavolo dal quale l’anima fedele si rallegra di essere<br />

stata liberata. Coloro, egli dice, che vogliono arricchire in<br />

questo mondo, cadono nella tentazione e nel laccio del diavolo<br />

25. Il laccio del diavolo sono dunque le ricchezze di<br />

questo mondo? Ahimè! Quanto pochi se ne trovano che<br />

e<strong>sul</strong>tino di essere liberati da questo laccio! Quanti invece<br />

24 Allusione alla leggenda secondo cui i cervi, dopo aver ucciso i serpenti,<br />

sono presi da una sete ardente che li fa correre alla ricerca di una sorgente<br />

d’acqua. Cfr. Agostino, Enarr. in Ps. 41,3; Lexicon der christlichen<br />

Ikonographie, II, Roma 1970, 286-288.<br />

25 1Tm 6,17.<br />

22


soffrono per non esserne irretiti abbastanza e si<br />

affaticano per ingolfarsi e impigliarsi in esso! Voi che<br />

avete lasciato tutto e avete seguito il Figlio dell’uomo<br />

che non ha dove posare il capo, e<strong>sul</strong>tate e dite: Perché lui<br />

mi ha liberato dal laccio dei cacciatori. Lodatelo con tutto il<br />

cuore, con tutta l’anima, con tutta la forza e ringraziatelo<br />

dal profondo del cuore dicendo: Perché lui mi ha liberato<br />

dal laccio dei cacciatori. E perché sappiate quanto sia<br />

grande questo beneficio e quali doni vi sono stati fatti da<br />

Dio, ascoltate quello che segue: e dalla parola amara. O<br />

uomo, anzi, o bestia, tu non temevi il laccio? Temi<br />

almeno il martello 26. Dalla parola amara, dice il Salmista.<br />

Quale è questa parola se non quella dell’inferno che non<br />

è mai sazio e dice: porta, porta, colpisci, strazia, su<br />

ammazza, svelto strappa la pelle? Che cos’è la parola<br />

amara se non: sia sterminato l’empio affinché non veda la<br />

gloria di Dio? 27. Come godono i cacciatori dopo aver<br />

preso la bestia e come gridano: «afferrala, afferrala,<br />

infilzala nello spiedo, mettila <strong>sul</strong>la brace, buttala nelle<br />

caldaie che bollono minacciose», anche la parola che<br />

proferì la casa ribelle, il popolo giudaico, gridando: Via,<br />

via, crocifiggilo! 28 , fu una parola amara. Che parola<br />

orribile, che parola amara, che parola crudele! I loro denti<br />

furono davvero lance e frecce, la loro lingua spada affilata 29.<br />

Questa parola amara, tu l’hai sopportata, Signore. E<br />

perché, se non per liberare noi dalla parola amara? Lo<br />

dobbiamo alla tua bontà se non abbiamo da soffrire<br />

quello che tu hai sofferto per noi.<br />

26 Il martello figura le pene dell’inferno: cf. QH 10, 3; De div. 42,6.<br />

27 Is 26,10: la citazione è fatta secondo la Vetus Latina.<br />

28 Gv 19,15.<br />

29 Sal 56,5.<br />

23


3. I mondani, quando li esortiamo a fare penitenza,<br />

rispondono: È duro questo linguaggio 30. È appunto ciò che<br />

leggiamo nel Vangelo. Allora il Signore parlava proprio<br />

di penitenza, ma in figura, come a gente alla quale non è<br />

concesso di conoscere il mistero del regno di Dio. E<br />

sentendolo dire: Se non mangerete la carne del Figlio<br />

dell’uomo e non berrete il suo sangue, dissero: Questo<br />

discorso è duro 31 e se ne andarono. Che cosa è infatti<br />

mangiare la sua carne e bere il suo sangue se non<br />

prendere parte alle sue sofferenze e imitare la condotta<br />

che egli tenne durante la sua vita terrena? Per cui,<br />

l’illibato sacramento dell’altare nel quale riceviamo il<br />

corpo del Signore ci insegna che come le specie e le<br />

apparenze del pane entrano visibilmente in noi, così<br />

dobbiamo pensare che egli stesso entra in noi con quella<br />

condotta che egli tenne <strong>sul</strong>la terra, per abitare nei nostri<br />

cuori mediante la fede ― 32. Quando, infatti, entra nelle<br />

nostre anime la giustizia, è colui che per opera di Dio<br />

Padre è divenuto per noi giustizia che entra. Così pure<br />

colui che sta nell’amore dimora in Dio, e Dio dimora in lui 33.<br />

Eppure molti ancora ci dicono: È duro questo discorso.<br />

Ma è dunque proprio duro questo momentaneo, leggero<br />

peso di tribolazione che procura una sublime<br />

magnificenza eterna di gloria? È proprio duro il<br />

riscattare con una pena brevissima e leggerissima quei<br />

supplizi e quei tormenti che non finiranno mai e dei<br />

quali nessuno è capace di farsi un’idea? Vi pare duro il<br />

30 Gv 6,61.<br />

31 Gv 6,54. 61.<br />

32 La partecipazione al Sacramento dell’Eucarestia comporta la<br />

partecipazione alla sorte e alle scelte del Signore: cfr. anche In nat. Sancti<br />

Benedicti, 12. Vedi J. LECLERCQ, Christusnachfolge und Sakramente in der<br />

Theologie des hl. Bernard, in Archiv für Liturgiewissenschaft 8 (1963) 64-66.<br />

33 1Gv 4,16.<br />

24


sentirvi dire: Fate penitenza 34? Vi sbagliate. Un giorno<br />

sentirete davvero quella parola amara, quel discorso,<br />

quell’annuncio di sventura che suona: Via, maledetti, nel<br />

fuoco eterno 35. Queste sono le parole che dovete temere e<br />

considerare dure, e allora troverete che il giogo del<br />

Signore è soave e il suo peso leggero. E se ancora non<br />

riuscite a credere che esso è soave in se stesso, almeno<br />

non potrete ignorare che in confronto con quelle parole<br />

terribili è soavissimo.<br />

4. Ma voi, fratelli miei, voi che avete ali per volare, sotto<br />

i cui occhi si tende invano la rete, voi che avete<br />

abbandonato tutte le ricchezze di questo mondo, che<br />

motivo avete di temere la parola amara quando siete<br />

stati liberati dal laccio? Beato te, o Idithun, al quale sono<br />

stati dedicati anche alcuni salmi. Tu hai saltato il laccio<br />

al fine di tenerti lontano dalla parola amara 36. A chi,<br />

infatti, sarà detto: Via, maledetti, nel fuoco eterno: perché ho<br />

avuto fame e non mi avete dato da mangiare 37, a chi, dico,<br />

sarà detto questo se non a coloro che hanno avuto<br />

ricchezze di questo mondo? Al sentire queste parole non<br />

si rallegrano profondamente i vostri cuori? Non si<br />

riempiono di gioia spirituale? Non considerate la vostra<br />

povertà più preziosa dei tesori del mondo? Poiché è<br />

proprio essa che vi libera dalla parola amara. Infatti,<br />

come può Dio esigere da voi quello che avete<br />

abbandonato per amor suo? Eppure glielo date, perché<br />

con il lavoro delle vostre mani Cristo è nutrito e vestito<br />

34 Mt 3,2; 4,17.<br />

35 Mt 25,41.<br />

36 Cfr. GIROLAMO, Liber de nom. hebr.: PL 23, 872, dove al nome di ―Idithun‖<br />

è dato il significato di ―colui che li oltrepassa, li salta‖. Cfr. anche<br />

AGOSTINO, Enarr in Ps. 38.<br />

37 Mt 25,41-42.<br />

25


così bene che non gli manca niente 38. Ringraziate Dio,<br />

dunque, e<strong>sul</strong>tate e dite: Perché lui mi ha liberato dal laccio<br />

dei cacciatori e dalla parola amara. E<strong>sul</strong>tate, dico, ma con<br />

timore finché siete ancora quaggiù. Desidero che siate<br />

contenti, ma non sicuri, lieti della gioia che lo Spirito<br />

Santo effonde nei cuori, ma ancora timorosi e cauti per<br />

ogni possibile ricaduta.<br />

5. Che cosa infatti dovete ancora temere? Una cosa e, per<br />

di più, gravissima: il peccato di Giuda, il peccato di<br />

apostasia. Siete stati ben fortunati, per avere preso ali<br />

come di colomba e per avere volato onde trovare riposo.<br />

Nel mondo non vi era riposo, ma fatica, dolore e<br />

afflizione di spirito. Ora, uno che ha volato in questo<br />

modo, che cosa deve temere se non eventualmente la<br />

vista di un cadavere che giace per terra o alcunché di<br />

simile e, mentre si abbassa attirato da esso, di essere<br />

scoperto da quei cacciatori spietati, cadere nei lacci che<br />

essi hanno preparato e finire in una condizione peggiore<br />

di quella nella quale si trovava prima della sua<br />

conversione? Lo ripeto, di questo si deve avere una gran<br />

paura: di ritornare al vomito o con i soli desideri del<br />

cuore oppure anche con il corpo. Leggiamo infatti che i<br />

figli d’Israele non potendo ritornare in Egitto con il<br />

corpo perché il Mar Rosso, chiuso dietro ai loro calcagni,<br />

lo impediva, vi ritornarono col cuore. Questo è quello di<br />

cui ognuno deve avere una gran paura, cioè di offendere<br />

Dio così gravemente da venire respinto e vomitato da<br />

lui. E, se la vergogna gli impedisse l’apostasia esteriore,<br />

deve temere che la tiepidezza non insinui a poco a poco<br />

l’apostasia del cuore così da coprire con l’abito religioso<br />

38 Sul ricavato del lavoro manuale destinato ai poveri, cfr. É. GILSON, La<br />

teologia, 8 1-84.<br />

26


un cuore mondano e da buttarsi su ogni piacere<br />

secolaresco che riesca a trovare. Perché noi non siamo<br />

più santi dell’Apostolo, il quale temeva che dopo avere<br />

predicato agli altri, non gli succedesse di venire egli<br />

stesso squalificato.<br />

E questo timore lo si deve avere fino a tanto che il laccio<br />

non sia spezzato, cioè fino a che l’anima non si sia<br />

liberata dal corpo. Infatti, anche il corpo è un laccio, per<br />

cui si legge che l’occhio fa preda dell’anima 39. Per<br />

questo bisogna che l’uomo, il quale porta con sé il<br />

proprio laccio, non si senta affatto sicuro. Invece è bene<br />

che dimori nell’aiuto dell’Altissimo, affinché con esso si<br />

possa evitare il laccio 40.<br />

39 Sulla relazione tra anima e corpo cfr. QH 8,4.<br />

40 Per un’analisi letteraria del S. III, cfr. J. LECLERCQ, Saint Bernard écrivain,<br />

in ID., Recueil, IV, 109-110.<br />

27


SERMONE QUARTO<br />

«Ti adombrerà con le sue ali e sotto le sue penne<br />

spererai»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 4)<br />

1. A colui che loda umilmente e devotamente ringrazia,<br />

ben a ragione sono promessi da Dio benefici più grandi<br />

di quelli che ha già ricevuto. Poiché a chi è trovato<br />

fedele nel poco giustamente è affidato il molto, e,<br />

viceversa, chi è ingrato per i benefici ricevuti è indegno<br />

di riceverne altri 41. È per questo che lo Spirito a chi<br />

ringrazia devotamente risponde: Dio non solamente ti<br />

farà questo ma anche ti adombrerà con le sue ali 42. Credo<br />

che per queste ali si debba intendere la doppia promessa<br />

del Signore, quella degli aiuti per la vita presente e<br />

quella della gloria nella vita futura. Infatti se egli<br />

promettesse solamente il regno e lungo il viaggio<br />

venisse a mancare il viatico, certamente gli uomini si<br />

lamenterebbero e direbbero: «Ciò che è promesso è<br />

grande senz’altro, ma non ci è dato alcun aiuto per<br />

arrivarci». Perciò, colui che dopo questa vita ha<br />

promesso la vita eterna, ha anche promesso, con una<br />

bontà immensamente provvida, di dare il centuplo<br />

durante la vita presente. O uomo, che scusa puoi tu<br />

ormai addurre? Davvero la bocca di coloro che pronunziano<br />

lamenti ingiusti è stata chiusa 43. Che altro potrà addurre il<br />

nemico per tentarti se non che la tua vita sarà lunga? Ma<br />

41 Sul dovere e i vantaggi della gratitudine, cfr. De div. 27 (Contra pessimum<br />

vitium ingratitudinis).<br />

42 Traduciamo ―scapulae‖ con ―ali‖, e non letteralmente con ―spalle‖, per<br />

maggiore scorrevolezza, visto che Bernardo non sfrutta la distinzione tra<br />

―scapulae‖ e ―pennae ―, come invece fa CASSIODORO, Expos. Ps. <strong>90</strong>: PL 70,<br />

652.<br />

43 Sal 62,12.<br />

29


anche se hai innanzi a te un lungo cammino, perché<br />

avere paura quando ti è dato un cibo forte affinché non<br />

ti accada di venir meno lungo la strada? A Elia è stato<br />

offerto dall’angelo il cibo più comune usato dagli<br />

uomini: pane e acqua. Eppure vi è stata messa dentro<br />

tanta forza che egli, durante un viaggio di quaranta<br />

giorni, non si stancò né ebbe fame. Vuoi che gli angeli<br />

servano questo cibo anche a te? Molto strano davvero, se<br />

non lo vuoi.<br />

2. Se tu desideri questo cibo e, per averlo, cerchi il<br />

servizio degli angeli con una brama umile e non<br />

superba, ascolta quello che è scritto del Signore. Quando<br />

il diavolo lo tentava e lo esortava a cambiare le pietre in<br />

pani, egli resistette e disse: Non di solo pane vive l’uomo,<br />

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio 44. Poi, vinte le<br />

tentazioni e messo in fuga il tentatore, gli si accostarono<br />

gli angeli e lo servivano. Anche tu, allora, se vuoi che gli<br />

angeli ti servano, fuggi le consolazioni del mondo e<br />

resisti alle tentazioni del diavolo. Se vuoi porre le tue<br />

delizie nel ricordo del Signore, l’anima tua rifiuti di<br />

consolarsi in altre cose. Quando senti la fame, il nemico<br />

ti esorta a correre al pane. Tu invece ascolta colui che<br />

dice: Non di solo pane vive l’uomo. Perché ti disperdi in<br />

tante e così varie sollecitudini? Perché ti preoccupi ora<br />

del mangiare, ora del bere, ora del vestire, ora del<br />

dormire, oltre la misura necessaria al sostentamento del<br />

corpo, quando tutte queste cose le puoi trovare in una<br />

sola, cioè nella Parola di Dio? Essa infatti è una manna<br />

che contiene ogni sapore e il gusto di ogni profumo, è<br />

44 Mt 4, 4.<br />

30


un riposo vero e sincero, soave e salutare, giocondo e<br />

santo 45.<br />

3. Questa è la promessa di Dio per la vita presente. La<br />

promessa della vita futura chi potrà spiegarla? Se la<br />

speranza dei giusti è già una gioia — e una gioia così<br />

grande che qualsiasi cosa che si desidera al mondo, non<br />

regge al confronto — che cosa sarà la felicità che si<br />

aspetta? Occhio non ha visto, o Dio, all‘infuori di te, ciò che<br />

hai preparato a quelli che ti amano 46.<br />

Quattro sorta di benefici noi riceviamo sotto le ali di Dio<br />

che ci coprono: sotto di esse restiamo nascosti, sotto di<br />

esse siamo protetti dall’assalto degli sparvieri e dei<br />

falchi, che sono le potenze dell’aria, sotto di esse<br />

un’ombra salutare ci rinfresca e respinge l’eccessivo<br />

calore del sole, sotto di esse siamo anche nutriti e<br />

riscaldati. Infatti il Profeta in un altro Salmo dice: Poiché<br />

mi ha nascosto nella sua tenda nel giorno della sventura 47,<br />

cioè quando i giorni sono ancora cattivi e viviamo in una<br />

terra straniera, consegnata al potere dell’empio, dove<br />

non vi è il regno della pace e dove il Dio della pace non<br />

ha posto il suo regno. Infatti, se vi regnasse, che ragione<br />

ci sarebbe di pregare: Venga il tuo regno? È necessario,<br />

dunque, finché viviamo, di nascondere quel poco di<br />

bene che abbiamo, perché chi trova il tesoro del regno<br />

dei cieli lo nasconde. È per questo che noi ci<br />

nascondiamo anche con il corpo nei monasteri e nelle<br />

foreste 48. E se volete sapere che grande guadagno<br />

45 Bernardo vuoi dire che la Parola di Dio letta, meditata e assimilata reca<br />

più soddisfazione di tutti i piaceri terreni: cfr. De div. 24.<br />

46 Is 64,4.<br />

47 Sal 26,5.<br />

48 Sulla scelta dei luoghi per la costruzione dei monasteri cistercensi, cfr. J.B.<br />

AUBERGER, L’unanimité, 87 ss.<br />

31


icaviamo dal nasconderci in questo modo, credo che<br />

qui non ci sia nessuno il quale, se facesse in mezzo ai<br />

secolari un quarto di quello che fa in monastero, non<br />

sarebbe venerato come un santo e stimato un angelo,<br />

mentre qui è continuamente ripreso e rimproverato<br />

come negligente. Pensate voi che sia un guadagno da<br />

poco il non essere ritenuti santi prima di esserlo? E non<br />

temete di perdere la mercede futura, per avere forse<br />

ricevuto quaggiù la vile ricompensa di una gloria<br />

umana? È dunque necessario per questo nascondersi e<br />

non solamente davanti agli occhi altrui, ma anche, anzi<br />

molto di più, davanti agli occhi propri. È quello che<br />

raccomanda la parola del Signore: Quando avrete fatto<br />

tutto quello che vi è ordinato, dite: siamo servi da nulla.<br />

Abbiamo fatto quanto dovevamo fare 49. E guai a noi se non<br />

l’avessimo fatto! La grande virtù e la sicurezza piena<br />

consiste proprio nel vivere piamente e nel badare più a<br />

quello che ti manca che a quello che ti sembra di avere<br />

conseguito, dimenticando il passato e restando proteso<br />

verso l’avvenire. Ecco, dunque, il nascondimento che ci<br />

è dato, come abbiamo detto, sotto le ali del Signore. Tale<br />

forse fu l’ombra che lo Spirito Santo stese su Maria per<br />

nascondere un mistero tanto incomprensibile.<br />

4. Riguardo alla protezione, questo stesso Profeta dice<br />

anche: Hai steso la tua ombra <strong>sul</strong> mio capo nel giorno della<br />

lotta 50. Come, infatti, la chioccia, vedendo arrivare il<br />

nibbio, apre le ali perché i suoi pulcini ci vadano sotto e<br />

abbiano un riparo sicuro, così la somma e ineffabile<br />

bontà del nostro Dio è pronta per difenderci e, in certo<br />

qual modo, allargando il suo seno, si dilata per<br />

49 Lc 17,10.<br />

50 Sal 139,8.<br />

32


accoglierci. Per questo, più sopra, l’anima fedele gli ha<br />

detto: Perché tu sei il mio rifugio 51.<br />

Ma sotto queste stesse ali noi abbiamo anche un’ombra<br />

salutare e una protezione. Perché, come questo sole<br />

materiale, per quanto buono e necessario, con il suo<br />

calore, se questo non è moderato, fa male a una testa<br />

inferma e con il suo splendore nuoce agli occhi deboli (e<br />

questo avviene non già a causa del sole ma a causa della<br />

nostra debolezza), così è anche del sole della giustizia.<br />

Perciò è detto: Guardati dall‘essere troppo giusto 52, non<br />

perché la giustizia non sia una cosa buona, ma perché,<br />

essendo noi ancora deboli, è necessario che la grazia che<br />

riceviamo, benché buona in se stessa, sia moderata,<br />

perché non cadiamo nel vizio dell’orgoglio o<br />

dell’indiscrezione. E perché, anche pregando e<br />

supplicando senza posa, non possiamo arrivare a quella<br />

abbondanza di grazia che desideriamo? Forse perché<br />

Dio è divenuto povero o avaro, impotente o inesorabile?<br />

No, no davvero. Ma perché egli sa di che siamo plasmati 53,<br />

e allora ci copre con l’ombra delle sue ali. Ma non per<br />

questo si deve cessare dal chiedere, perché anche se non<br />

dà fino alla sazietà, dà, però, quanto basta al<br />

sostentamento necessario e, pur proteggendoci da un<br />

calore eccessivo, nondimeno ci riscalda, con il suo<br />

tepore, come una madre.<br />

Questo, come abbiamo detto, è il quarto beneficio che ci<br />

è concesso dallo stare sotto le ali del Signore. Come<br />

pulcini siamo riscaldati dal caldo del corpo della madre,<br />

affinché, uscendo da Sotto di esso e andando attorno,<br />

non si raffreddi quella carità che non si riversa in noi se<br />

51 Sal 30,4.<br />

52 Qo 7,17.<br />

53 Sal 102,14.<br />

33


non per mezzo dello Spirito Santo che ci è dato, e così<br />

moriamo. Sarà dunque sotto queste ali che spererai con<br />

ogni sicurezza, affinché di fronte al dono dei beni<br />

presenti si consolidi la speranza di quelli futuri.<br />

34


SERMONE QUINTO<br />

«La sua verità ti circonderà come scudo»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 5a)<br />

1. Vegliate e pregate per non cadere in tentazione 54. Voi<br />

sapete chi ha detto questo e sapete anche quando lo ha<br />

detto. Sono parole del Signore, dette nell’imminenza<br />

della sua passione. E notate che era lui che stava per<br />

soffrire e non i discepoli. Nondimeno diceva che si<br />

doveva pregare non per sé, ma per essi. Per questo disse<br />

a Pietro: Ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il<br />

grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua<br />

fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli 55. Se<br />

essi dovevano temere così tanto nella passione del<br />

Signore, quanto dobbiamo temere noi, fratelli, nella<br />

nostra passione? Perciò vegliate e pregate per non<br />

cadere in tentazione, perché siete circondati da<br />

tentazioni da ogni lato. Infatti avete letto che la vita<br />

dell’uomo <strong>sul</strong>la terra è una tentazione 56. Pertanto se la<br />

nostra vita è così piena di tentazioni da dover essere<br />

giustamente detta nel suo insieme una tentazione,<br />

dobbiamo vigilare con diligenza, essere circospetti e<br />

pregare per non incorrervi e cadervi dentro. Per questo<br />

nella preghiera del Signore vi è la domanda: E non ci<br />

indurre nella tentazione 57. Poiché dunque sei circondato<br />

da tentazioni da ogni lato, la sua verità ti circonderà<br />

come scudo, affinché come da ogni lato vi sono lotte,<br />

così da ogni lato vi siano anche difese. È chiaro che lo<br />

scudo che può circondare deve essere spirituale. E ciò<br />

54 Mt 26,41.<br />

55 Lc 22,31-32.<br />

56 Gb 7,1.<br />

57 Mt 6,13.<br />

35


che circonda è la verità, nel senso che colui che promette<br />

è verace e dà quello che promette. Dio è fedele, dice<br />

l’Apostolo, e non permetterà che siate tentati oltre le vostre<br />

forze 58.<br />

2. Molto a proposito la grazia della protezione divina è<br />

paragonata a uno scudo. Nella parte superiore esso è<br />

ampio e largo per difendere la testa e le spalle. Nella<br />

parte inferiore, invece, è più stretto per essere meno<br />

pesante, tanto più che le gambe sono più esili e non è<br />

così facile che vengano ferite, come non è neppure molto<br />

pericoloso essere feriti in quelle parti. Così Cristo, a<br />

difesa delle parti inferiori, cioè del corpo, dona ai suoi<br />

soldati grandi privazioni e grande penuria di cose<br />

temporali e non vuole che si sia appesantiti dalla loro<br />

molteplicità, ma, come dice l’Apostolo, quando abbiamo di<br />

che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo 59.<br />

Invece a difesa delle parti superiori, cioè dell’anima,<br />

dona maggiore abbondanza e ricchezza di grazia<br />

spirituale. Infatti trovi scritto: Cercate prima il regno di Dio<br />

e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in<br />

aggiunta 60, cioè il vitto e il vestito, di cui aveva detto che<br />

non ci si deve preoccupare. Effettivamente di queste<br />

cose il nostro Padre celeste nella sua benignissima bontà<br />

ci provvede per un doppio motivo: sia perché, qualora<br />

ce le negasse, non ce lo crediamo avverso e così ci<br />

disperiamo, sia perché l’inquietudine eccessiva per<br />

procurarcele non rechi danno alla vita interiore. Senza di<br />

esse, infatti, non è possibile né vivere, né servire Dio.<br />

Tuttavia quanto meno ne abbiamo, tanto meglio!<br />

58 1Cor 10,13.<br />

59 Tm 6,8.<br />

60 Mt 6,33.<br />

36


3. Dunque, la sua verità ti circonderà come scudo: non<br />

temerai per il terrore della notte, né per la freccia che vola di<br />

giorno, per ciò che vaga nelle tenebre, e per l’assalto del<br />

demonio meridiano 61. Sono queste le quattro tentazioni<br />

che ci circondano da ogni lato e, per vincerle, abbiamo<br />

bisogno anche noi di essere circondati dallo scudo del<br />

Signore a destra e a sinistra, davanti e di dietro. Di<br />

questo infatti voglio che siate preavvertiti: che nessuno<br />

potrà vivere quaggiù senza tentazione e, se per caso a<br />

qualcuno ne è tolta una, sia sicuro che deve aspettarne<br />

un’altra, o meglio, non sia sicuro ma trepidante e<br />

domandi di essere liberato senza ripromettersi, finché<br />

dimora in questo corpo mortale, la libertà o la quiete. E<br />

in questo dobbiamo considerare la benigna disposizione<br />

della bontà divina verso di noi, in quanto permette che<br />

siamo tormentati più a lungo da certe tentazioni perché<br />

non ne sopraggiungano altre più pericolose; altre volte,<br />

invece, ci libera più presto da alcune perché possiamo<br />

essere provati con altre che essa prevede esserci più<br />

utili. Dobbiamo però considerare, ma non adesso, quali<br />

siano le quattro tentazioni di cui il Profeta parla in<br />

questo passo. Credo infatti che esse insorgano contro<br />

coloro che abbracciano la vita monastica nello stesso<br />

ordine con il quale sono enumerate qui, e inoltre stanno<br />

all’origine di tutte le altre tentazioni.<br />

61 Sal <strong>90</strong>,5-6.<br />

37


SERMONE SESTO<br />

«Non temerai i terrori della notte, né la freccia che vola<br />

di giorno,<br />

quanto si aggira nelle tenebre e l’ assalto del demonio<br />

del mezzogiorno»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 5b-6)<br />

1. Nelle Sante Scritture l’avversità di solito è indicata<br />

con l’immagine della notte 62 e noi sappiamo che la<br />

prima battaglia mossa contro coloro che vengono alla<br />

vita monastica suoi essere quella dei mali del corpo.<br />

Perché la carne, libera fino allora da ogni freno, non<br />

accetta pacificamente di essere trattata con durezza e<br />

trascinata in servitù, ma, ricordandosi della libertà<br />

appena perduta, arde con più violenza contro lo spirito,<br />

soprattutto quando è sottoposta a quelle sofferenze nelle<br />

quali voi affrontate la morte ogni giorno, dalle quali,<br />

anzi, siete messi a morte continuamente, che sono<br />

superiori alle vostre forze, al di là della natura, e<br />

contrarie alle vostre abitudini passate 63. Allora che<br />

meraviglia se esse sconcertano, soprattutto coloro che<br />

non vi erano abituati e che non sono ancora abbastanza<br />

pronti a ricorrere alla preghiera e a trovare rifugio nelle<br />

sante meditazioni per alleviare in questo modo il peso<br />

della giornata e la calura? È all’inizio della nostra<br />

conversione che ci è necessario lo scudo del Signore per<br />

non temere i terrori della notte. Ed è ben detto che si<br />

deve temere non la notte, ma i terrori della notte, perché<br />

la tentazione non consiste propriamente nella<br />

sofferenza, ma piuttosto nella paura di essa. Tutti infatti<br />

62 Cfr. GREGORIO MAGNO, Mor. 2, IX, 15: «Scriptura sacra saepe diem pro<br />

prosperis, noctem autem pro adversis ponere consuevit».<br />

63 Cfr. QH Praef., 1.<br />

39


sperimentiamo la fatica fisica, ma senza che questa<br />

costituisca per tutti una tentazione, e quelli che sono<br />

tentati soffrono molto più per la paura della pena futura<br />

che non per il dolore di quella presente.<br />

2. Poiché, dunque, il timore stesso è una tentazione,<br />

giustamente è stato detto a colui che è circondato dallo<br />

scudo del Signore che non avrà paura di questa<br />

tentazione. Potrà essere assalito, potrà essere tentato,<br />

potrà aver paura della notte, ma questo timore non gli<br />

recherà alcun danno, anzi, se non ne sarà dominato, lo<br />

renderà immacolato e sarà purificato, come è detto nella<br />

Santa Scrittura: spaventati si purificheranno 64. Questo<br />

timore è un crogiolo, ma la verità fa sì che esso purifichi<br />

senza bruciare. Per certo, è un timore notturno e<br />

tenebroso, ma il raggio della verità lo vince facilmente.<br />

Essa, infatti, presenta agli occhi del cuore ora i peccati<br />

che abbiamo commessi, affinché, come dice il Profeta di<br />

se stesso 65, anche noi siamo pronti ai flagelli per<br />

espiarli, confessando la nostra iniquità e pensando al<br />

nostro peccato; ora i supplizi eterni che abbiamo<br />

meritato, affinché tutti i mali che soffriamo in questa<br />

vita li consideriamo una delizia in confronto alle pene<br />

dalle quali, con essi, ci liberiamo; ora ci presenta i premi<br />

celesti verso i quali aspiriamo, pensando spesso che le<br />

sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria<br />

futura che sarà rivelata in noi 66, ora anche quello che<br />

Cristo ha sofferto per noi, affinché considerando spesso<br />

quanto quella divina maestà ha patito per noi servi da<br />

64 Gb 41,16.<br />

65 Cfr. Sal 37,18-19.<br />

66 Rm 8,18.<br />

40


nulla, ci vergogniamo di non essere capaci di sopportare<br />

a nostro vantaggio neppure delle piccole pene.<br />

3. Ma forse la verità, specialmente perché è così<br />

molteplice e perché ti circonda da ogni parte, è riuscita<br />

non soltanto a reprimere, ma anche a espellere del tutto<br />

questo timore. La notte è inoltrata 67.<br />

Allora, comportandoti nel modo appropriato come figlio<br />

della luce e del giorno, temi la freccia. Essa vola di<br />

giorno leggera, leggermente penetra, ma ti dico che<br />

infligge una ferita tutt’altro che leggera: essa uccide <strong>sul</strong><br />

colpo. Questa freccia è la vanagloria. Non è che colpisca<br />

i pusillanimi e i rilassati. Sono quelli che figurano come<br />

più ferventi che devono guardarsi bene e temere questo<br />

pericolo, stando sempre attenti a non abbandonare lo<br />

scudo inespugnabile della verità. Che cosa vi è infatti di<br />

tanto contrario alla vanità come la verità? E non occorre<br />

che a questa freccia si oppongano i segreti e le intime<br />

profondità della verità: basta che l’anima conosca se<br />

stessa e che tragga da se stessa la verità. Se non sbaglio,<br />

è ben difficile che uno possa essere indotto a vantarsi<br />

per le parole adulatrici di coloro che lo lodano durante<br />

la sua vita, se nel suo intimo esamina se stesso alla luce<br />

della verità con una riflessione attenta. Infatti, se riflette<br />

<strong>sul</strong>la propria condizione, non dirà forse a se stesso: Come<br />

mai ti insuperbisci tu che sei terra e cenere? 68. Se uno<br />

considera la propria corruzione, non siamo forse<br />

obbligati a confessare che in lui non vi è nulla di buono?<br />

E anche se dà l’impressione di aver alcunché di buono,<br />

penso che non troverebbe di che rispondere all’Apostolo<br />

67 Rm 13,12.<br />

68 Sir 10,9.<br />

41


che dice: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? 69.<br />

E altrove: Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere 70.<br />

Infine, dopo un calcolo sincero, potrà accorgersi<br />

facilmente di non disporre neppure di diecimila<br />

combattenti per affrontare colui che gli viene incontro<br />

con ventimila e che tutti i suoi atti di giustizia sono<br />

considerati come uno straccio sudicio.<br />

4. Ma questa medesima verità bisogna opporla anche<br />

alle tentazioni che seguono. Perché l’antico nemico non<br />

desiste, ma dà mano ad altri mezzi ancora più astuti. Ha<br />

dato l’assalto a una torre che ha trovato salda da<br />

ambedue i lati. Deluso ormai in ambedue i tentativi,<br />

cessa di assalirla da sinistra con la pusillanimità destata<br />

dalla paura, e da destra con le lodi degli uomini. «Ma se<br />

non riesco ad abbattere con la forza», dice, «forse<br />

riuscirò a ingannare mediante l’astuzia di qualche<br />

traditore». Chi pensi sarà questo traditore? Certamente<br />

la cupidigia: radice dell’iniquità; e l’ambizione: male<br />

sottile, veleno nascosto, peste occulta, artefice di<br />

inganni, madre dell’ipocrisia, generatrice di livore,<br />

origine dei vizi, fornite dei delitti, ruggine delle virtù,<br />

tarlo della santità, accecatrice dei cuori, che crea le<br />

malattie con i rimedi e fa nascere il male dalla medicina.<br />

Il nemico dice: «Ha disprezzato la vanagloria perché è<br />

vana; chissà che non ambisca qualcosa di più solido,<br />

forse gli onori, forse le ricchezze». Quanti non ne ha<br />

fatto cacciare nelle tenebre esteriori questa peste che<br />

vaga nelle tenebre, spogliandoli della veste nuziale e<br />

svuotando la pratica delle virtù del vero spirito di pietà!<br />

Quanti, tristemente ingannati, non ne ha anche<br />

69 Cor 4,7.<br />

70 1Cor 10,12.<br />

42


vergognosamente abbattuti, tanto che anche coloro i<br />

quali non s’erano accorti dell’occulto sovvertitore<br />

rimasero terrorizzati alla vista di quella rovina<br />

improvvisa?<br />

E che cos’è che nutre questo verme se non l’alienazione<br />

della mente e l’oblio della verità?<br />

E chi è che va alla ricerca di questo traditore per<br />

smascherarlo e per sbugiardarne gli artifici tenebrosi se<br />

non la verità? Difatti è la verità che dice: Che giova<br />

all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde o rovina se<br />

stesso? 71. E anche: Rigorosissimo sarà il giudizio sui potenti<br />

72. È la verità che, con pressante ricordo, fa pensare<br />

quanto è frivolo il conforto dell’ambizione, quanto grave<br />

il giudizio che sarà pronunciato su di essa, quanto breve<br />

il suo godimento, quanto ignota la sua fine.<br />

5. Queste tentazioni le ha provate anche il Signore. Ma il<br />

nemico non ha avuto l’ardire di assalirlo con la quarta:<br />

quella dell’ignoranza. Egli infatti non aveva dubbi <strong>sul</strong>la<br />

sapienza profondissima di colui che misurava le sue<br />

risposte così bene che a lui non riusciva mai di<br />

conoscere niente di quello che voleva sapere. Così, nella<br />

prima tentazione voleva convincerlo, mentre era<br />

affamato, a cambiare le pietre in pane. Ma lui, senza<br />

rispondergli né che poteva, né che non poteva fare il<br />

miracolo, parlò di un altro pane dicendo: Non di solo<br />

pane, ecc. Nella seconda tentazione, invece, lo consigliava<br />

di precipitarsi dall’alto, promettendogli che se era il<br />

Figlio di Dio non si sarebbe fatto male, e tutta la città,<br />

vedendo questo spettacolo, lo avrebbe lodato e<br />

magnificato. Ma egli non rispose né che era, né che non<br />

71 Lc 9,25.<br />

72 Sap 6,7.<br />

43


era il Figlio di Dio. La terza fu una tentazione di<br />

ambizione, quando gli promise tutti i regni del mondo<br />

se, prostrandosi ai suoi piedi, l’avesse adorato. Non vedi<br />

come l’ambizione conduce all’adorazione del diavolo, a<br />

prezzo della quale questi promette ai suoi adoratori di<br />

poter giungere agli onori e alla gloria del mondo? Come<br />

ho detto, avendo conosciuto dalle sue risposte quanto<br />

grande fosse la sua prudenza, si astenne dal tentare il<br />

Signore con la quarta tentazione.<br />

6. Ma che cosa fa contro gli altri che vede amare la<br />

giustizia e odiare l’iniquità con tutto l’impegno? Che<br />

cosa fa se non coprire il male con la maschera della<br />

virtù? Infatti, quelli che sa essere perfetti nell’amore del<br />

bene, cerca di persuaderli a fare il male sotto<br />

l’apparenza del bene e non di un bene qualunque, ma di<br />

un bene perfetto, affinché chi ama il bene con tanto<br />

ardore vi si precipiti e lo compia e cada con facilità.<br />

Questo è un demonio non solamente del giorno, ma<br />

addirittura del mezzogiorno. Non ebbe forse paura di<br />

lui Maria quando, all’insolito saluto dell’angelo, si<br />

spaventò? Forse che l’Apostolo non alludeva a lui<br />

quando diceva: Non ignoriamo le sue macchinazioni;<br />

Satana, infatti, si maschera da angelo di luce 73. E infine, non<br />

temevano questo stesso demonio i discepoli, quando,<br />

vedendo il Signore che camminava <strong>sul</strong>le acque,<br />

gridarono credendo che fosse un fantasma? E osserva<br />

come si adatta bene quello che nota il testo, cioè che era<br />

la quarta vigilia quando si dice che i discepoli stettero in<br />

guardia contro la tentazione. Ma credo che per spiegare<br />

un fatto così evidente, come cioè sia la sola verità quella<br />

73 2Cor 2,11; 11, 4.<br />

44


che scopre la falsità mascherata, non ci sia bisogno delle<br />

mie parole.<br />

7. Un osservatore attento troverà facilmente queste<br />

quattro tentazioni anche in tutta la storia della Chiesa. I<br />

terrori della notte non tormentavano forse l’ancor fresca<br />

piantagione della Chiesa, quando chiunque uccideva i<br />

servi di Dio credeva di rendergli un atto di culto?<br />

Cessata, poi, la persecuzione e fattosi giorno, la turbò e<br />

la afflisse più gravemente la freccia che vola di giorno,<br />

quando sorsero alcuni dalla Chiesa stessa gonfi di spinto<br />

carnale, avidi di vanagloria, i quali, per farsi un nome<br />

con la forza della loro lingua, fabbricarono varie e<br />

perverse dottrine. Ma anche adesso se vi è pace da parte<br />

dei pagani, se vi è pace da parte degli eretici, non vi è<br />

pace da parte dei falsi figli. Moltiplicasti il popolo, Signore<br />

Gesù, ma non accrescesti la gioia 74, perché molti sono i<br />

chiamati, ma pochi gli eletti. Adesso sono tutti cristiani,<br />

ma quasi tutti cercano i propri interessi, non quelli di<br />

Gesù Cristo. Anche le cariche e le dignità ecclesiastiche<br />

sono divenute oggetto di vile interesse e di speculazioni<br />

tenebrose. In esse non si cerca la salvezza delle anime,<br />

ma il lusso delle ricchezze. Per questo prendono la<br />

tonsura, per questo frequentano le chiese, celebrano<br />

messe, cantano salmi. Oggi si lotta spudoratamente per<br />

gli episcopati e per gli arcidiaconati, affinché le rendite<br />

delle chiese siano sperperate a scopi di superfluità e di<br />

vanità. Ormai non resta altro che si riveli l’uomo iniquo,<br />

il figlio della perdizione, il demonio non soltanto del<br />

giorno, ma anche del mezzogiorno, che non solo si<br />

maschera in angelo di luce, ma si innalza sopra ogni essere<br />

74 Is 9,3.<br />

45


che viene detto Dio o è oggetto di culto 75. Egli morde<br />

davvero molto crudelmente il calcagno della madre<br />

Chiesa dalla quale si duole che gli sia stata schiacciata la<br />

testa. Quest’assalto sarà certamente tremendo, ma la<br />

Verità libererà la Chiesa degli eletti anche da lui,<br />

abbreviandone i giorni a causa loro e distruggendo il<br />

demonio meridiano con lo splendore della sua venuta.<br />

E ciò basti su queste quattro tentazioni: infatti mi<br />

ricordo di avere trattato dello stesso argomento, più o<br />

meno così, in un sermone <strong>sul</strong> Cantico dei Cantici,<br />

quando ebbi occasione di parlarvi di questo demonio<br />

del mezzogiorno, prendendo lo spunto dal luogo del<br />

riposo dello sposo, che la sposa desiderava le fosse<br />

indicato 76.<br />

75 2Ts 2,4.<br />

76 Con il sermone VI termina la prima redazione della serie: cfr. Introduzione,<br />

p. LIII. Il riferimento è a Sup. Cant. 33.<br />

46


SERMONE SETTIMO<br />

«Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua<br />

destra, ma a te non si avvicinerà»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 7)<br />

1. Fratelli, viviamo nella speranza e non ci perdiamo<br />

d’animo nella tribolazione presente, perché aspettiamo<br />

le gioie indefettibili del cielo. E quest’attesa non la<br />

consideriamo vana, né incerta questa speranza, basata<br />

com’è <strong>sul</strong>le promesse della verità eterna. Inoltre, l’attesa<br />

dei beni futuri è assicurata anche dal conseguimento di<br />

quelli che riceviamo ora e l’efficacia della grazia in<br />

questa vita attesta con la più grande attendibilità che<br />

seguirà certamente anche la felicità della gloria<br />

promessa. Poiché il Signore delle virtù, è lui il re della gloria<br />

77 e anche in un inno lo invochiamo come:<br />

Padre di eterna gloria,<br />

Padre di grazia potente 78.<br />

Così gli cantiamo nel Salmo: Perché Dio ama la<br />

misericordia e la verità; il Signore darà grazia e gloria 79.<br />

Sostenga dunque con coraggio la pietà, la lotta in questo<br />

mondo e sopporti con serenità ogni sorta di<br />

persecuzione. E come non sosterrà tutto, quella virtù che<br />

tutto può, portando con sé la promessa della vita<br />

presente e quella della vita futura? Resista essa<br />

coraggiosamente all’aggressore perché se resiste avrà<br />

presso di sé un difensore instancabile e se vince non le<br />

mancherà un remuneratore generosissimo.<br />

77 Sal 23,10.<br />

78 Inno di AMBROGIO, Splendor Paternae gloriae, vv. 10-11, cantato quasi<br />

quotidianamente alle lodi nei primi tempi di <strong>Citeaux</strong>.<br />

79 Sal 83,12.<br />

47


Come di uno scudo, dice il Profeta, ti circonderà la sua verità<br />

80.<br />

2. L’invincibile protezione della verità è indubbiamente<br />

necessaria non soltanto adesso per chi vive, ma anche<br />

dopo per chi esce da questo mondo, adesso per i pericoli<br />

della lotta, dopo per l’avventarsi di mostruosi spiriti<br />

maligni. Infatti il nemico voleva far del male anche a<br />

quell’anima santissima del glorioso Martino e. sapendo<br />

che ormai gli restava poco tempo. quella bestia<br />

sanguinaria ebbe l’ardire di stare con tutto il furore della<br />

sua instancabile malizia presso colui <strong>sul</strong> quale non<br />

aveva nessun potere. Anzi, nella sua spudoratissima<br />

temerità, volle affrontare lo stesso Re della gloria, come<br />

attesta egli stesso dicendo: Viene il principe di questo<br />

mondo: egli non ha nulla di suo in me 81. Beata quell’anima<br />

che durante la vita ha respinto così bene i dardi della<br />

tentazione con lo scudo della verità da non dover restare<br />

confusa quando, <strong>sul</strong>la porta di uscita da questo mondo,<br />

non avendo tollerato che entrasse in sé alcunché di<br />

avvelenato, dirà ai suoi nemici: Non troverai nulla di tuo<br />

in me, disgraziato 82. Beato colui che lo scudo della verità<br />

protegge in tal modo da custodire e la sua entrata e la<br />

sua uscita: l’uscita da questa vita e l’entrata in quella<br />

futura, cosicché il nemico non possa tendere insidie alle<br />

spalle, né fargli alcun male di fronte. Allora, infatti,<br />

contro quelle visioni orribili ci sarà assolutamente<br />

bisogno di un custode, ci sarà bisogno di un grande<br />

consolatore, non meno di quanto ci sia bisogno ora di un<br />

aiuto e di un difensore contro i tentatori invisibili.<br />

80 Sal <strong>90</strong>,5.<br />

81 Gv 14,30.<br />

82 SULP. SEVERO, Ep. 3, 16.<br />

48


3. Intanto, o dilettissimi, glorificate e portate Cristo nel<br />

vostro corpo . È un carico soave, un peso piacevole, un<br />

fardello salutare, anche se qualche volta può sembrare<br />

che opprima, che sproni i fianchi, che flagelli colui che<br />

ricalcitra, che stringa e domi le mascelle con morso e<br />

briglie 83. Ma sempre per tuo gran bene. Assomiglia pure<br />

a un giumento che porta il Salvatore, ma senza esserlo<br />

del tutto. Perché è scritto: L’uomo quand’era in onore non<br />

comprese, è divenuto come le bestie insensate, si è fatto simile<br />

a loro 84. Ma perché il Profeta o deplora o riprende così<br />

aspramente nell’uomo la somiglianza con i giumenti,<br />

tanto più che altrove, parlando di sé, dice a Dio, non<br />

senza una certa compiacenza: Davanti a te stavo come una<br />

bestia. Ma io sono con te sempre ? 85. Io, credo, anzi, non<br />

solo credo, ma so che è raccomandabile per l’uomo una<br />

certa somiglianza con i giumenti, evidentemente non<br />

quella che consiste nell’essere privo di intelligenza e<br />

nell’essere stolto, ma piuttosto nell’essere capace di<br />

imitare la loro pazienza. Poiché, se il Profeta avesse<br />

detto: «L’uomo, posto sotto il peso di Dio, non ha<br />

ricalcitrato, è divenuto come un giumento presso di lui»,<br />

questa non sarebbe la voce di uno che è irritato oppure<br />

che deplora la condizione umana. Chi non invidierebbe<br />

immensamente quel giumento, <strong>sul</strong> cui umile dorso il<br />

Salvatore, per offrire un esempio della sua ineffabile<br />

mansuetudine, si è degnato di sedersi, se, portando un<br />

carico così prezioso, avesse anche potuto conoscere<br />

l’onore singolare che gli veniva fatto? Imita dunque il<br />

83 Siamo in Quaresima, e il pensiero di Bernardo va istintivamente<br />

all’ingresso di Gesù in Gerusalemme; cfr. In ramis palm. 2,6.<br />

84 Sal 48,13.<br />

85 Sal 72,23.<br />

49


giumento, ma senza esserlo, sopportando con pazienza<br />

il carico che ti è imposto, ma comprendendone anche<br />

l’onore e considerando con intelligenza e con gioia tanto<br />

la qualità del peso stesso, quanto il vantaggio che puoi<br />

ricavarne.<br />

4. Il grande Ignazio, uditore del discepolo che Gesù<br />

amava e le cui reliquie arricchiscono la nostra povertà,<br />

questo nostro martire, in parecchie delle lettere che le<br />

scrive, saluta una certa Maria con il titolo di Cristifera 86.<br />

Titolo magnifico di dignità, certamente, ed espressione<br />

di immenso onore perché portare colui servendo al<br />

quale si regna, non è un ornamento, ma un onore. Del<br />

resto, l’asinello del Salvatore, del quale abbiamo appena<br />

parlato, doveva forse aver paura di venir meno lungo la<br />

strada sotto un tale carico? Ovvero, doveva temere<br />

l’aggressione dei lupi, o l’incontro dei ladri, o il<br />

precipizio, o qualsiasi altro pericolo sotto una guida così<br />

grande? Fortunato colui che avrà portato Cristo in modo<br />

tale da meritare di essere introdotto nella città santa del<br />

Santo dei santi. Egli non ha affatto da temere né alcun<br />

ostacolo lungo la strada, né alcuna ripulsa alla porta. A<br />

quel giumento era la gente fedele che preparava la<br />

strada, a questo invece la prepareranno i santi angeli:<br />

Poiché ai suoi angeli ha dato per te quest’ordine: di custodirti<br />

in tutte le tue vie, perché non inciampi con il tuo piede contro<br />

la pietra 87. Ma non dobbiamo anticipare a questo<br />

momento l’esposizione di questo passo, bensì seguire<br />

nel nostro commento l’ordine del testo biblico.<br />

86 Si tratta di una lettera spuria, composta nel secolo IV (cfr. PG 5, 881-887). È<br />

indirizzata a una «fidelissimae dignae Deo Christiferae filiae Mariae», di<br />

Cassobola.<br />

87 Sal <strong>90</strong>,11-12.<br />

50


5. Il Salmista dice: Mille cadranno al tuo fianco e diecimila<br />

alla tua destra, ma a te non si avvicinerà. Oggi dobbiamo<br />

spiegare questo versetto, lo sapete. Nel passo<br />

precedente, l’ultimo che vi ho spiegato, ho detto, se vi<br />

ricordate, che la protezione della verità libera da quattro<br />

grandissime e gravissime tentazioni di questa vita, cioè<br />

dai terrori della notte, dalla freccia che vola di giorno, da<br />

quanto si aggira nelle tenebre e dall‘assalto del demonio del<br />

mezzogiorno 88. Quello che segue: Mille cadranno al tuo<br />

fianco, eccetera, credo che si debba riferire piuttosto alla<br />

vita futura. Per cui, al principio di questo sermone — se<br />

non sbaglio lo ricordate ancora — ho rievocato il detto<br />

dell’Apostolo nel quale egli afferma che la pietà è utile a<br />

tutto, portando con sé la promessa della vita presente<br />

come di quella futura. Ascoltate, dunque, e ascoltate con<br />

cuore e<strong>sul</strong>tante di gioia ciò che riguarda la promessa<br />

della vita futura che è l’oggetto della vostra speranza.<br />

Dov’è il vostro tesoro, là sia anche il vostro cuore.<br />

Ricordo che avete ascoltato attentamente ciò che<br />

riguarda la vita presente, non l’ho dimenticato. Ma ora<br />

bisogna che ascoltiate ancora più attentamente quello<br />

che riguarda la vita futura.<br />

Infatti, anche lo pseudo-profeta, Balaam (ricordatelo voi<br />

che conoscete la storia sacra), anche lui, benché fosse<br />

perverso, sospirava di morire della morte dei giusti e<br />

pregava che la sua fine potesse essere simile alla loro. Il<br />

frutto della pietà è così grande, così grande è il premio<br />

della giustizia che non può non essere desiderato<br />

neppure dagli empi e dai perversi.<br />

88 Sal <strong>90</strong>, 5-6.<br />

51


Ma il cantico di Sion piace poco ai salici di Babilonia 89.<br />

Perciò stando in mezzo ad essi si è costretti ad<br />

appendere le cetre e a tacere. C’è piuttosto da gemere<br />

sui fiumi di Babilonia se mai si riesce a persuaderli di<br />

piangere. Ma qui tra voi, dove al suono del salterio, al<br />

cantico di Sion, non mancheranno di quelli che danzano<br />

con tutta la gioia dello spirito e, presi dallo slancio di un<br />

desiderio santo, ardono di volare verso la vera Sion<br />

dicendo: Chi mi darà ali come di colomba per volare e trovare<br />

riposo? <strong>90</strong>: qui, tra voi, si deve cantare. Che altro è<br />

e<strong>sul</strong>tare se non saltar fuori di sé (per la gioia)?<br />

L’annuncio della tranquillità e della bellezza della riva<br />

lontana e ormai quasi disperata, per quanto sia gradito,<br />

esercita ben poca attrattiva su quelli che sono ancora in<br />

pericolo in mezzo al mare, su quelli che sono sbattuti<br />

dalle onde, e spinti dai flutti. Ma il versetto che oggi<br />

dobbiamo commentare non riguarda un’anima che si<br />

trova in questo stato. Infatti, chiunque si trovasse in<br />

queste condizioni, non potrebbe meritare di sentire:<br />

Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra. Non<br />

dimenticate a chi è stata fatta questa promessa: soltanto<br />

a colui che dimora nell‘aiuto dell‘Altissimo: vivrà sotto la<br />

protezione del Dio del cielo 91.<br />

6. Ascolti dunque, colui che con il pensiero e con il<br />

desiderio è ormai vicino al porto della salvezza, colui<br />

che, gettata innanzi, per così dire, l’ancora della sua<br />

speranza, si sente inseparabilmente attaccato a quella<br />

terra desiderabile e aspetta, tutti i giorni della sua<br />

89 I ―salici‖ e i ―fiumi di Babilonia‖ simboleggiano gli uomini mondani, tutti<br />

presi dalle sollecitudini e dai piaceri terreni.<br />

<strong>90</strong> Sal 54,7.<br />

91 Sal <strong>90</strong>,1.<br />

52


milizia terrestre, che arrivi l’ora del mutamento dello<br />

stato in cui ora si trova 92. Questa vita, che voi conducete<br />

nella vocazione alla quale siete stati chiamati per essere<br />

in essa oggetto della divina giustificazione, è<br />

indubbiamente il mezzo principale e il più sicuro per<br />

prepararvi alla partenza da questo mondo per accostarvi<br />

a quel porto. Infatti queste due cose, vocazione e<br />

giustificazione, sono come un ponte sicuro di<br />

congiunzione fra due eternità, quella della glorificazione<br />

e quella della predestinazione, delle quali, come la<br />

predestinazione non ha, in Dio, nessun principio, così la<br />

glorificazione non avrà alcun termine. E perché non<br />

crediate che questa specie di congiunzione intermedia<br />

fra le due eternità sia una mia invenzione, sentite se di<br />

essa non parla ancora più chiaramente anche l’Apostolo<br />

dicendo: Quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche<br />

predestinati ad essere conformi alla immagine del Figlio suo<br />

93. Come pensi tu che li glorificherà? E con quale ordine?<br />

Perché quello che viene da Dio è tutto disposto con<br />

ordine. Passerai forse dalla predestinazione alla<br />

glorificazione con un salto repentino? No, costruisciti un<br />

ponte, o meglio entra in quello già preparato, quello,<br />

cioè, di cui l’Apostolo dice: Quelli che ha predestinati li ha<br />

anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati;<br />

quelli che ha giustificati li ha anche glorificati 94.<br />

92 Allusione al mutamento prodotto dalla morte.<br />

93 Rm 8,29.<br />

94 Rm 8, 30. Nel progetto salvifico di Dio, la vita monastica è come un ponte<br />

tra le due sponde dell’eterna elezione gratuita, in corde Dei, e della gloria<br />

futura. Nel monastero si attualizzano la ―vocatio‖ e la ―iustificatio‖ di Rm<br />

8,29. Si tratta di un cammino sicuro per chiunque è chiamato a percorrerlo:<br />

cfr. In ded. Eccl. 5. Vedi anche P. DELFGAAUW, La nature et les degrés de<br />

l’amour selon S. Bernard, in AA.VV., Saint Bernard théologien, 148. 234-252.<br />

53


7. In verità, ad alcuni questa via sembra buona. Lo è<br />

effettivamente e non vi è nulla da temere circa il suo<br />

termine. Non ti desti alcun sospetto la fine di questa<br />

strada, continua pure a camminare sicuro, con tanto più<br />

ardore quanto più è certo l’avvicinarsi del termine.<br />

Cammina <strong>sul</strong> ponte, come non dovrebbe avvicinarsi il<br />

termine? Convertitevi, dice il Battista, perché il regno dei<br />

cieli è vicino 95. Ma tu dirai: il regno dei cieli soffre violenza e<br />

i violenti se ne impadroniscono 96. Non mi si apre nessun<br />

accesso se non attraverso le schiere nemiche. Lungo il<br />

percorso vi sono giganti. Svolazzano per l’aria,<br />

assediano il varco, spiano i passanti. Nonostante tutto<br />

questo, abbi fiducia, non aver paura. Sono grandi, sono<br />

numerosi, ma mille cadranno al tuo fianco e diecimila<br />

alla tua destra. Cadranno da ogni parte per non farti più<br />

male, né adesso, né mai. Anzi, questo è ancora poco:<br />

cadranno per non avvicinarsi più. Sì, l’empio vedrà e si<br />

adirerà 97, ma verrà di fianco, perché la misericordia del<br />

tuo Dio arriverà prima di lui a proteggerti, e la stessa<br />

misericordia ti seguirà per custodire — come abbiamo<br />

ricordato sopra — anche la tua entrata e la tua uscita.<br />

Altrimenti, in quell’incontro così spaventoso con gli<br />

spiriti maligni, come potrebbero reggere i sentimenti<br />

umani senza essere scossi da uno spavento intollerabile?<br />

8. Che cosa pensereste, fratelli, se fosse permesso anche<br />

a uno solo dei tanti principi delle tenebre di lanciarsi in<br />

mezzo a voi e di mostrarsi con tutta la sua ferocia e con<br />

95 Mt 3,2.<br />

96 Mt 11,12.<br />

97 Sal 111,10.<br />

54


l’enormità del suo corpo tenebroso? 98. Quale senso del<br />

vostro corpo o quale sentimento dell’animo riuscirebbe<br />

a sostenere una tale vista? Sapete, del resto, come, pochi<br />

giorni or sono, a un fantasma notturno è stato permesso<br />

di turbare così gravemente uno di voi, prima<br />

addormentato e poi sveglio, che a mala pena egli poté<br />

conservare l’uso della ragione e sentirsi sicuro durante<br />

tutto quel giorno. Anche voi siete rimasti tutti<br />

ugualmente terrorizzati al grido terribile di quel monaco<br />

spaventato. C’è veramente da vergognarsi che,<br />

all’avverarsi di quel fatto, voi, e mezzo addormentati,<br />

abbiate lasciato dormire fino a tal punto anche la vostra<br />

fede.<br />

Ma, indubbiamente, tutto questo è accaduto per nostro<br />

avvertimento, cioè perché ci ricordiamo con ogni<br />

diligenza contro chi dobbiamo combattere per non<br />

essere trovati mai né ignari dell’invidia del nemico, né<br />

ingrati verso la protezione divina. Evidentemente<br />

l’inveterata malizia del nemico infernale, a causa del<br />

tormento insopportabile della sua invidia, è esplosa con<br />

un furore così grande proprio in questi giorni santi di<br />

penitenza, come per mostrare che il vostro fervore lo<br />

tormenta più aspramente che mai. Egli è vicino ai santi<br />

che muoiono, con la stessa gelosia e con lo stesso furore<br />

che lo divora ora contro di voi, ma con maggiore libertà<br />

d’azione; però, tenendosi solamente di fianco, perché<br />

ormai non gli sarà più permesso né di mettersi davanti<br />

per fare violenza, né di strisciare di dietro per<br />

ingannare.<br />

98 Sulla corporeità degli spiriti maligni, cfr. E. BOISSARD, La doctrine, 119.<br />

Vedi anche De div. 28, 6.<br />

55


9. Ma, peraltro, egli non ti tenderà agguati neppure<br />

lungo la strada. Infatti a te non si avvicinerà 99. Non solo<br />

non ti raggiungerà per colpirti, ma neppure ti si<br />

avvicinerà per spaventarti. Penso infatti che, alla vista di<br />

quelle figure così mostruose, e di una moltitudine così<br />

grande di facce spettrali, tu temi che ti colga lo spavento.<br />

Ma allora ti starà accanto un difensore eccellente e un<br />

consolatore fortissimo, quello precisamente del quale tu<br />

hai letto: Davanti a lui si prostreranno gli Etiopi 100,<br />

lambiranno la polvere i suoi nemici 101. Davanti a lui il<br />

maligno sarà certamente ridotto al niente e così egli<br />

glorificherà quelli che Io temono. Finché tu sarai<br />

presente, Signore Gesù, i nemici facciano pure irruzione,<br />

ma si diano anche a fuga precipitosa; affluiscano pure<br />

da ogni parte, ma per scomparire, per perire davanti a<br />

Dio come fonde la cera davanti al fuoco. E perché dovrei<br />

temere quelli che vengono meno? Perché dovrei avere<br />

paura di quelli che tremano? Perché paventare quelli<br />

che cadono? Anche se dovrò camminare immerso<br />

nell’ombra di morte, non temerò alcun male, purché tu<br />

sia con me, Signore mio Dio. Poiché presto spirerà la<br />

brezza del giorno, le ombre si dissiperanno e i principi<br />

delle tenebre cadranno da una parte e dall’altra. Ché, se<br />

già adesso, mentre camminiamo ancora nella fede e non<br />

nella visione fra le loro maligne e occulte suggestioni, la<br />

fede trionfa vittoriosamente su di essi, con quanta più<br />

facilità la conoscenza limpida della verità pienamente<br />

svelata li spazzerà via con le loro facce tetre e tenebrose?<br />

99 Sal <strong>90</strong>,7.<br />

100 Per un lettore che ha familiarità con i racconti sui Padri del deserto, gli<br />

―Etiopi‖ di cui parla il Salmo evocano immediatamente una delle forme in<br />

cui i demoni erano soliti apparire ai monaci: cfr. G.M. COLOMBAS, Il<br />

Monachesimo delle origini, 11, Milano 19<strong>90</strong>, 238.<br />

101 Sal 71,9.<br />

56


E non metterti in pena per il loro numero, non stare ad<br />

aver paura della loro moltitudine. Ricordati che, a un<br />

solo comando del Salvatore, dal corpo di un solo uomo<br />

ossesso e posseduto da lungo tempo è uscita una intera<br />

legione di diavoli, la quale non ha avuto il coraggio di<br />

toccare i porci se non dietro il suo comando. Quanto più<br />

sotto la sua guida, qualunque sia il loro numero,<br />

cadranno da ogni lato, esclamando con immenso<br />

stupore: Chi è costei che sale come aurora che sorge, bella<br />

come la luna, fulgida come il sole, terribile come esercito<br />

schierato a battaglia? 102. Intrepido, dunque, e libero da<br />

ogni timore, anzi giubilante di lode, guarderai con i tuoi<br />

occhi e non solo non avrai più da sostenere il loro<br />

assalto o da temere il loro furore, ma, invece, vedrai il<br />

castigo degli empi.<br />

10. Quello che ho detto sembrerebbe poter bastare per<br />

oggi, ma mi pare che alcuni di voi siano in sospeso<br />

nell’attesa di qualche altra cosa. Se non sbaglio, i più<br />

desiderosi di apprendere vorrebbero sapere perché il<br />

Salmista dice che a destra ne cadranno diecimila, a<br />

sinistra, invece, mille. Io penso, infatti, che quello che è<br />

chiamato semplicemente lato, in questo luogo non lo si<br />

possa interpretare altrimenti che per il lato sinistro,<br />

tanto più che, subito dopo, il lato destro è designato con<br />

il suo nome proprio. Effettivamente, sembra che non<br />

senza una ragione misteriosa il Profeta ha predetto che<br />

dal lato sinistro ne cadranno molti, ma molti di più dal<br />

lato destro. A meno che uno non sia talmente ignorante<br />

e ottuso da credere che per mille e diecimila sia indicato<br />

un valore numerico preciso e non piuttosto una<br />

stragrande sproporzione. Noi, infatti, non è in questo<br />

102 Ct 6,9.<br />

57


modo che interpretiamo le sante Scritture, e neppure la<br />

Chiesa di Dio 103. Cadranno, dunque, mille dal lato<br />

sinistro e diecimila dal lato destro, perché i nemici<br />

infernali sogliono attaccare e dare l’assalto all’ala destra<br />

con più accanimento e con maggior numero di forze.<br />

Infatti, se consideriamo il grande corpo della Chiesa,<br />

vediamo subito come sono assaliti con molta più<br />

violenza gli uomini spirituali della Chiesa stessa che non<br />

i carnali. E credo che per i suoi due lati, il destro e il<br />

sinistro, non senza ragione possiamo intendere queste<br />

due classi di uomini. È sempre così che opera la malizia<br />

superba e invidiosa del diavolo, assalendo con maggiore<br />

violenza i più perfetti, secondo il detto della Scrittura: Il<br />

suo cibo è un cibo scelto 104. E anche: Sorbirà un fiume senza<br />

meravigliarsi, con la fiducia che il Giordano passi per la sua<br />

bocca 105. È così, dico, che egli opera, anche se non senza<br />

una disposizione del consiglio di Dio, il quale, per<br />

quanto riguarda i meno perfetti, non permette che siano<br />

tentati oltre le loro forze, dando loro, con la tentazione,<br />

anche il suo frutto, e, invece, per quanto riguarda i più<br />

perfetti, prepara ad essi <strong>sul</strong> loro nemico trionfi non<br />

solamente più gloriosi ma anche più numerosi 106. La<br />

Chiesa degli eletti dunque sarà tutta coronata per avere<br />

combattuto secondo le regole da ambedue i lati,<br />

103 Con questa affermazione categorica Bernardo dichiara la sua fedeltà al<br />

metodo esegetico dei Padri della Chiesa: cfr. H. DE LUBAC, Esegesi<br />

medievale. I quattro sensi della Scrittura, Roma 1962, 1063; cfr. anche E.<br />

FRANCESCHINI, S. Bernardo nel suo secolo, in AA.VV., S. Bernardo.<br />

Pubblicazione commemorativa nell’VIII centenario della sua morte, Milano 1954,<br />

14-29.<br />

104 Ab 1,16.<br />

105 Gb 40,18.<br />

106 Sui tre ordini di uomini che compongono il corpo della Chiesa, cfr. Y.<br />

CONGAR, L’ecclésiologie de S. Bernard, in AA.VV., Saint Bernard théologien,<br />

136-1<strong>90</strong>.<br />

58


abbattendo fin da ora i suoi nemici da tutte e due le parti<br />

con tale violenza da vedere poco dopo più<br />

manifestamente come essi cadono in mille alla sua<br />

sinistra e in diecimila alla sua destra. Così, una volta,<br />

avendo Davide dato prova della sua superiorità, e non<br />

essendo stata ancora manifestata in Israele la<br />

riprovazione di Saul, le donne cantavano in coro<br />

dicendo: Ha ucciso Saul i suoi mille, e David i suoi diecimila<br />

107.<br />

11. Ma se si preferisce riferire tutto questo a ognuno di<br />

noi individualmente anziché alla Chiesa tutta insieme, la<br />

possibilità di una interpretazione spirituale non manca<br />

neppure in questo caso. Basta che ognuno con<strong>sul</strong>ti la<br />

propria esperienza. Infatti, l’avversario cerca di ferire in<br />

noi con molto più impegno e con astuzie più numerose<br />

la destra che la sinistra e non si dà pena di toglierci i<br />

beni del corpo, quanto quelli dell’anima. È ben noto che<br />

i demoni invidiano al genere umano sia il benessere<br />

fisico, che quello spirituale e che vogliono privarci<br />

dell’una e dell’altra felicità, di quella terrena e di quella<br />

celeste. Ma è certo che si impegnano con molto più<br />

accanimento a privarci della rugiada del cielo, che non<br />

del grasso della terra. Lascio al vostro giudizio di<br />

decidere se non sia giusto che io paragoni ai due lati i<br />

due elementi dei quali l’uomo è composto. Non ho<br />

infatti nessun timore di essere contestato per avere<br />

paragonato i beni spirituali al lato destro e quelli<br />

materiali al lato sinistro, tanto meno da parte vostra che<br />

107 1Sam 18,7; 21,11. Cfr. In ramis palm. 2. 2. I mille rappresentano coloro che<br />

soffrono sotto il peso delle avversità, i diecimila quanti fanno i baldanzosi<br />

godendo dei piaceri mondani: questi ultimi sono destinati in più gran<br />

numero alla perdizione.<br />

59


adate sempre a non confondere mai la destra con la<br />

sinistra e la sinistra con la destra 108. Del resto, anche la<br />

vera Sapienza non insegna diversamente, dicendo che<br />

alla sua sinistra vi sono ricchezze e gloria e alla sua<br />

destra longevità di vita 109. E vi riuscirebbe di gran<br />

danno il non sapere da qual parte la moltitudine<br />

ostinata dei nemici vi incalza con maggiore violenza.<br />

Bisogna, infatti, resistere con più forza dove la necessità<br />

di difesa urge maggiormente. dove fa pressione tutto<br />

l’urto della battaglia, dove si decide tutto l’esito della<br />

lotta e dove, se sarete vinti, cadrete in una schiavitù<br />

ignominiosa, se, invece, riporterete vittoria, avrete in<br />

trionfo glorioso.<br />

12. È per conseguire questo trionfo, e certamente non<br />

operando da stolti, che esponete liberamente ai colpi del<br />

nemico il lato sinistro per conservare con tutta la<br />

premura il destro. Questa infatti non è altro che la<br />

prudenza del serpente raccomandata da Cristo e che<br />

tutti i cristiani devono imitare, cioè che, esposto se la<br />

necessità lo richiede tutto il corpo, si deve difendere<br />

solamente il capo. Questa è la vera filosofia, questo è<br />

anche il consiglio del Saggio, che, cioè, con ogni cura si<br />

custodisca il cuore, perché da esso sgorga la vita 110. E questa<br />

è anche la grazia e la misericordia che Dio usa verso i suoi<br />

eletti e la sua protezione per i suoi santi 111, cioè di<br />

proteggere sempre in questa vita, con una assistenza<br />

premurosa, la loro destra, quasi dissimulando di<br />

108 Bernardo elogia i suoi monaci, solleciti e capaci di distinguere e valutare i<br />

beni spirituali (la destra) e quelli terreni (la sinistra).<br />

109 Cfr. Pr 3,16.<br />

110 Pr 4,23.<br />

111 Sap 4,15.<br />

60


interessarsi anche della loro sinistra. Perciò il Profeta<br />

dice di se stesso: Io ponevo sempre dinanzi a me il Signore,<br />

poiché egli mi sta alla destra perché non vacilli 112. Credi tu<br />

che Dio non tenesse la mano destra, e soltanto la mano<br />

destra, di colui contro il quale egli diede al nemico la<br />

facoltà di fare liberamente quello che voleva nei riguardi<br />

delle sostanze e della vita? Soltanto, disse il Signore,<br />

risparmia la sua anima 113. O buon Gesù, se tu stessi<br />

sempre alla mia destra! Lo so, e sono certo, che, se in me<br />

non domina il peccato, nessuna avversità potrà recarmi<br />

danno 114. Fino a tanto che vivrò, sia pure rasato e<br />

percosso il lato sinistro, sia colpito dalle ingiurie, sia<br />

tormentato dalle villanie, lo espongo volentieri, purché<br />

io sia custodito da te, purché tu sia la mia difesa alla mia<br />

destra.<br />

13. Ma forse, per i mille che cadranno dal lato sinistro, si<br />

devono intendere gli uomini piuttosto che i demoni.<br />

Effettivamente gli uomini non ci combattono se non a<br />

motivo di ogni sorta di beni temporali e transitori, sia<br />

perché sono malignamente gelosi che li possediamo, sia<br />

perché soffrono di una ingiusta cupidigia per esserne<br />

privi. Infatti, a volte cercano di toglierci le sostanze<br />

materiali, a volte la benevolenza degli uomini, a volte la<br />

vita stessa del corpo. La persecuzione degli uomini può<br />

infierire fin qui, perché all’anima essi non possono fare<br />

nessun male. Sappiamo invece che i demoni ci invidiano<br />

i beni celesti ed eterni, non già per riavere quello che<br />

112 Sal 15,8.<br />

113 Gb 2, 6.<br />

114 Orazione ―Super populum‖ assegnata al venerdì dopo le Ceneri nel<br />

Sacramentarjo Gregoriano di Papa Adriano (37, 4: cfr. H. LIETZMANN, Das<br />

Sacramentarium Gregorianum nach dem Aachener Urexemplar, Münster in West.<br />

1921, 27). Cfr. anche QH 13,5.<br />

61


essi hanno perduto irreparabilmente, ma perché<br />

l’indigente sollevato dalla polvere non possa accostarsi a<br />

quel posto dal quale essi, creati in stato di gloria, sono<br />

irreparabilmente caduti. Si adira e si strugge di livore la<br />

loro malvagità ostinata vedendo che la fragilità umana<br />

ottiene ciò che essi non meritarono di conservare. E se<br />

mai qualche volta cercano di infliggere a qualcuno dei<br />

danni temporali oppure godono perché questi sono stati<br />

inflitti da altri, tutta la loro astuzia mira a che il danno<br />

materiale, in colui che lo subisce o in qualsiasi altro,<br />

ridondi a danno spirituale. Invece gli uomini, tutte le<br />

volte che ci persuadono a fare — oppure quando essi<br />

stessi fanno — qualche cosa che reca danno alla nostra<br />

destra, non è questo che sembrano volere come fine<br />

principale, ma piuttosto quello di ricavare qualche<br />

vantaggio temporale oppure di allontanare qualche<br />

danno che possa sopraggiungere a qualcuno, cioè o a<br />

loro stessi o a noi o a qualsiasi altro. A meno che uno<br />

non si sia cambiato da uomo in diavolo a tal punto da<br />

desiderare che chiunque gli è divenuto nemico acerrimo<br />

venga punito con la dannazione eterna.<br />

14. Perché mai noi miseri, perseguitati come siamo in<br />

tanti modi dai nemici spirituali, siamo così sonnacchiosi<br />

nella ricerca dei beni invisibili? Mi vergogno a dirlo, ma<br />

d’altra parte la violenza del dolore non mi permette di<br />

tacere. Quanti se ne trovano, fratelli, di quelli che<br />

portano l’abito religioso e che fanno professione di<br />

perfezione, ai quali sembra potersi applicare quella<br />

terribile parola del Profeta: Se mi dimentico di te,<br />

Gerusalemme, sia consegnata all’oblio anche la mia destra 115.<br />

Infatti, dediti con ogni cura a custodire il lato sinistro,<br />

115 Sal 136,5.<br />

62


sono versatissimi, ma nella sapienza di questo mondo,<br />

alla quale dovevano avere rinunciato, quella, per giunta,<br />

che nonostante tutto è ispirata dalla carne e dal sangue,<br />

che, secondo il detto dell’Apostolo, sembrava non<br />

avessero voluto seguire. E così tu li vedi afferrare tanto<br />

avidamente i beni presenti, provare una gioia così<br />

mondana per i vantaggi passeggeri, turbarsi e<br />

scoraggiarsi così tanto per danni anche minimi nei beni<br />

terreni, difenderli con spirito così carnale, correre a<br />

destra e a sinistra con tale sfacciataggine, impigliarsi<br />

negli affari materiali con così poco spirito religioso come<br />

se queste cose fossero tutta la loro parte, tutta la loro<br />

sostanza. Sì, l’agricoltore coltiva un terreno povero con<br />

una cura particolare, ma probabilmente perché non ha<br />

altra proprietà più grande e più preziosa. Anche il<br />

mendicante si nasconde in seno un pezzo di pane,<br />

perché nelle sue borse arrugginisce soltanto questa<br />

specie di metallo. Ma tu, perché ti dedichi in tal modo a<br />

questa estrema povertà, male sperperando in essa anche<br />

la tua fatica? Tu hai un’altra proprietà che, forse, credi<br />

lontana. No, ti sbagli: nulla ci è così vicino come ciò che<br />

è dentro di noi Ma forse ti lagni che essa, anche se non è<br />

lontana, per lo meno è inutile, così da doverne ricercare<br />

un’altra in questa vita che ti soddisfi. Ti sbagli: la<br />

troverai piuttosto dentro dite; anzi non la troverai se<br />

non dentro di te. O calcoli forse che essa non abbia (più)<br />

bisogno della tua opera? Oppure che non renda<br />

abbastanza alle cure del coltivatore, o che sia riposta in<br />

luogo sicuro tanto da non avere più bisogno della<br />

vigilanza di un custode? Comunque tu la pensi, sappi<br />

che ragioni da grande stolto 116. Qui, infatti, assai più che<br />

116 I beni spirituali, posseduti nell’intimo dell’anima, sono un’anticipazione<br />

terrena dei beni eterni. Il loro valore giustifica la piena accoglienza delle<br />

63


in ogni altro campo, ciascuno raccoglie quello che ha<br />

seminato 117. Ma: Chi semina scarsamente, scarsamente<br />

raccoglierà, e chi semina con larghezza, con larghezza<br />

raccoglierà 118, tanto che un grano ne produrrà trenta, un<br />

altro sessanta e un altro cento. Però, tu porti questo<br />

tesoro in vasi di creta, se pure lo hai ancora. Infatti temo<br />

che tu lo abbia già perduto o che ti sia stato rubato,<br />

oppure che gli estranei abbiano già divorato la tua<br />

sostanza, senza che tu te ne sia accorto, e così non possa<br />

attaccare il tuo cuore al tuo tesoro, perché non lo<br />

possiedi più. Ché se non è così, ma ciononostante sei<br />

tanto premuroso circa i beni terreni e non trascuri<br />

nemmeno le cose più piccole, ma conservi con cura<br />

perfino la tua paglia, io ti scongiuro, ricordati di<br />

custodire anche il tuo granaio. Anzi, bada di non<br />

esporre al pericolo il tuo tesoro, tu che dedichi tanta<br />

cura al tuo letamaio. Saranno in mille quelli che ti<br />

invidiano il letamaio, ma il tesoro te lo assediano in<br />

diecimila, i quali, come non sono da meno dei primi per<br />

numero, non lo sono neppure per astuzia e crudeltà.<br />

Rivolgi gli occhi della fede verso il lato destro. Forse<br />

hanno già sfondato l’entrata, forse fanno già liberamente<br />

bottino di tutto, forse già distribuiscono le spoglie. Ma<br />

tu come mai, da quel cattivo osservatore che sei, fissi lo<br />

sguardo verso il lato sinistro, se non perché ti sembra<br />

che i beni terreni ti stiano non già dal lato sinistro del<br />

corpo, bensì dalla parte sinistra del volto, per poterli<br />

contemplare continuamente, tanto che sembra che chi te<br />

li ha toccati non abbia toccato il tuo fianco, ma piuttosto<br />

la pupilla del tuo occhio?<br />

austerità della vita cistercense.<br />

117 Gal 6,8.<br />

118 2Cor 9, 6.<br />

64


15. Del resto, chiunque tu sia che trascuri il lato destro e<br />

ti prendi tanta cura del lato sinistro, fa’ in modo fin<br />

d’ora di non dover essere messo insieme con i capri alla<br />

sinistra che ti sei scelta. È una parola amara, fratelli, e<br />

non è senza motivo che vi siete spaventati. Ma non è<br />

meno necessario stare in guardia che aver paura. E poi,<br />

il mio Signore Gesù, dopo gli altri benefici della sua<br />

inestimabile bontà verso di me, ha anche accettato che,<br />

per me, gli fosse trafitto il lato destro, perché non voleva<br />

profondere i suoi benefici se non dalla sua destra e in<br />

essa solamente prepararmi un posto di rifugio. Oh! Se<br />

meritassi di essere quella colomba che abita nella<br />

fenditura della roccia, e nella fenditura del lato destro!<br />

Ma nota che egli non ha sentito affatto questa ferita.<br />

Infatti non l’ha voluta ricevere se non dopo essersi<br />

assopito nel sonno della morte, per avvertirti che, fino a<br />

tanto che vivi, devi vigilare sempre alla guardia di<br />

questo lato, e che bisogna ritenere morta quell’anima<br />

che, per una funesta insensibilità, non sembra si dia gran<br />

pensiero se viene ferita nella parte destra. Giustamente<br />

si dice che il cuore dell’uomo è situato nel lato sinistro<br />

del corpo, appunto perché le sue affezioni sono inclinate<br />

e proclivi verso la terra. Certo non lo ignorava colui che<br />

diceva gemendo pietosamente: La mia anima si è attaccata<br />

al suolo: dammi vita secondo la tua parola 119. Ma anche<br />

colui che ci ammoniva dicendo: Con le mani innalziamo i<br />

nostri cuori a Dio 120 voleva che non rimanessimo soggetti<br />

all’inclinazione della natura umana e alla pesantezza del<br />

cuore. Evidentemente con quelle parole ci esortava a<br />

elevarci dal lato sinistro verso il lato destro. I soldati,<br />

119 Sal 118,25.<br />

120 Lam 3,41.<br />

65


fratelli, portano lo scudo solamente dal lato sinistro: se<br />

non vogliamo far parte del numero di coloro che<br />

combattono per questo mondo e non per Cristo, non<br />

imitiamoli. Nessuno, dice l’Apostolo, quando presta<br />

servizio militare per Dio, s‘intralcia nelle faccende della vita<br />

comune 121, cioè mette lo scudo dal lato sinistro e non dal<br />

lato destro.<br />

16. Tuttavia, fratelli, se ricordate quello che abbiamo<br />

detto sopra, dobbiamo coprire ambedue i fianchi. Infatti<br />

il Profeta dice: La sua verità ti circonderà come scudo 122, e<br />

l’Apostolo: Con le armi della giustizia a destra e a sinistra<br />

123. Ma ascolta la Giustizia in persona; perché forse non è<br />

prescritta la medesima strategia per ambedue i lati.<br />

Infatti, per un lato ci è comandato: Non fatevi giustizia da<br />

voi stessi, carissimi, ma lasciate spazio all’ira divina 124.<br />

Invece, per l’altro lato: Non date spazio al diavolo 125 e<br />

anche: Resistete al diavolo ed egli fuggirà da voi 126. E senti<br />

ancora in che modo devi coprire ambedue i lati:<br />

Preoccupatevi di compiere il bene, dice il medesimo<br />

Apostolo, non solo davanti a Dio, ma anche davanti agli<br />

uomini 127. Perché questa è la volontà di Dio, che,<br />

operando il bene, non soltanto lasciate struggersi<br />

d’invidia gli spiriti maligni, ma anche chiudiate la bocca<br />

all’ignoranza degli uomini stolti. Ma questa protezione<br />

ci sarà necessaria in eterno? E la schiera dei nemici ci<br />

assalirà da ambedue i lati per sempre? No, verrà il<br />

121 2Tm 2,4.<br />

122 Sal <strong>90</strong>,5.<br />

123 2Cor 6,7.<br />

124 Rm 12,19.<br />

125 Ef 4,27.<br />

126 Gc 4,7.<br />

127 Rm 12,17.<br />

66


giorno in cui non solo non ci incalzeranno più, ma non<br />

potranno neppure stare più in piedi. Mille cadranno al<br />

tuo fianco e diecimila alla tua destra 128 Perché allora la<br />

malizia umana non potrà ormai più nuocere, né avremo<br />

maggiore paura delle migliaia di diavoli di quanta ne<br />

abbiamo di altrettante schiere di vermi o di mosche. E,<br />

finalmente, non li guarderemo diversamente da come i<br />

figli di Israele, attraversato ormai il Mar Rosso,<br />

guardavano dappertutto intorno a sé i cadaveri degli<br />

Egiziani e vedevano le ruote dei loro carri andare in<br />

fondo al mare. Così anche noi, ma con molta più gioia e<br />

sicurezza, canteremo inni al Signore perché si è<br />

maestosamente glorificato precipitando assieme nell’<br />

abisso cavallo e cavaliere. Amen.<br />

128 Sal <strong>90</strong>,7.<br />

67


SERMONE OTTAVO<br />

«Tu osserverai con i tuoi occhi e vedrai il castigo degli<br />

empi»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 8)<br />

1. Se potessi parlarvi più spesso, o carissimi, sarei<br />

senz’altro più breve nei miei discorsi e credo che<br />

qualche volta l’abbiate avvertito anche voi. Del resto,<br />

per il fatto che tante volte, costretto dalle preoccupazioni<br />

della giornata, ho dovuto con grandissima pena<br />

astenermi dal consolarvi e dall’esortarvi con la mia<br />

parola, penso che nessuno di voi debba meravigliarsi se,<br />

per voler ricuperare il tempo perduto, il discorso<br />

diventa tanto più lungo quanto è più raro.<br />

Questo valga come breve introduzione per scusarmi con<br />

voi del discorso di ieri e di quello di oggi: di quello di<br />

ieri per la sua lunghezza e di questo di oggi per la sua<br />

brevità. Temo, infatti, che ad alcuni sia piaciuta poco la<br />

lunghezza di quello di ieri e che poco piacerà la brevità<br />

di quello di oggi e che li preferiscano ambedue uguali<br />

piuttosto che uno lungo e l’altro breve.<br />

Dice, dunque, il Salmista: La sua verità ti circonderà come<br />

scudo: non temerai i terrori della notte, né la freccia che vola<br />

di giorno, quanto si aggira nelle tenebre e l’assalto del<br />

demonio del mezzogiorno. Mille cadranno al tuo fianco e<br />

diecimila alla tua destra: ma a te non si avvicinerà 129.<br />

Nei sermoni precedenti, commentando questo testo, vi<br />

ho detto quello che la Verità si è compiaciuta di farmi<br />

conoscere, come, cioè, Dio protegge l’anima fedele in<br />

vita dalle tentazioni, e in morte dalle difficoltà. Lo stesso<br />

Profeta, affermando più brevemente l’una e l’altra cosa,<br />

dice in un altro Salmo: Per te sarò liberato dalla tentazione e<br />

129 Sal <strong>90</strong>,5-7.<br />

69


con il mio Dio scavalcherò le mura 130 cioè, sotto la sua<br />

guida, essa non incontra inciampo mentre cammina<br />

quaggiù, né ostacolo quando esce dalla vita. Così, per<br />

una parte, è indicato come l’anima viene spesso<br />

strappata dalla tentazione e, per un’altra parte, come<br />

ormai essa arriva a godere di una liberazione piena e<br />

sicura. In questo terzo passo, poi, che qui aggiunge: Tu<br />

guarderai con i tuoi occhi, mi sembra che sia contenuta la<br />

promessa di una felicità immensa. Mille, dice egli,<br />

cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra, ma a te non<br />

si avvicinerà. E tu guarderai con i tuoi occhi. Così, Signore,<br />

così avvenga, te ne prego: cadano essi ma non io, si<br />

spaventino essi ma non io, siano confusi essi ma non io.<br />

2. Qui, in poche parole e con molta chiarezza, mi viene<br />

affermata l’immortalità dell’anima e insieme garantita la<br />

fede nella risurrezione dei corpi. Poiché, mentre essi<br />

cadono, io sopravviverò per vedere, e non verranno<br />

meno neppure questi occhi con i quali vedrò la loro<br />

punizione finale. Infatti non dice semplicemente «vedrai<br />

con gli occhi», ma con i tuoi occhi osserverai, cioè con<br />

quegli stessi occhi che ora si consumano per la<br />

stanchezza e vengono meno mentre speri nel tuo Dio.<br />

Davvero, fratelli, gli occhi si consumano finché<br />

speriamo. Infatti, quello che già si vede come lo si spera?<br />

Ciò che si spera, se visto, non è più speranza 131, dice<br />

l’Apostolo. Tu, dunque, osserverai con quegli occhi<br />

stessi che ora non osi neppure alzare verso il cielo,<br />

proprio con quelli dai quali tante volte, quaggiù, colano<br />

le lacrime e che sono consumati da una continua<br />

compunzione. Non pensare che te ne vengano dati dei<br />

130 Sal 17,30.<br />

131 Rm 8,24.<br />

70


nuovi, saranno i tuoi che ti verranno rinnovati. Ma<br />

perché parlare dell’occhio, il quale, benché sia una<br />

piccolissima parte del corpo, nondimeno è parte<br />

principalissima e la più eccellente, quando nel nostro<br />

cuore sta riposta la beata speranza che, secondo la<br />

promessa della Verità, neppure un capello del capo<br />

perirà?<br />

3. Ma forse ci è promessa proprio la vista degli occhi<br />

perché durante questa vita la visione dei beni celesti è<br />

stata il nostro desiderio più vivo. Sono certo, dice il<br />

Salmista, di contemplare i beni del Signore nella terra dei<br />

viventi 132. Infatti, bramando di camminare nella visione<br />

piuttosto che nella fede, l’anima desidera che gli occhi.<br />

nobilissime finestre del suo corpo. si aprano alla<br />

contemplazione della verità. Difatti la fede dipende<br />

dall’ascolto 133 e non dalla visione. Inoltre essa è<br />

fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non<br />

si vedono 134. Per questo, sia nella fede che nella speranza,<br />

l’occhio è impotente e giova solamente l’udito. Il Signore<br />

mi ha aperto l’orecchio 135, dice il Profeta. Ma verrà un<br />

tempo quando egli aprirà anche l’occhio. Verrà il<br />

momento nel quale non si dirà più: Ascolta, figlia, e porgi<br />

l’orecchio 136, ma piuttosto: «Alza i tuoi occhi e<br />

contempla». Che cosa? Oh! La gioia e l’e<strong>sul</strong>tanza di cui il<br />

tuo Dio ti fa tesoro. Cioè non soltanto quello che ora<br />

puoi udire e credere pur senza vederlo, ma anche quello<br />

che, come non lo ha visto l’occhio, così non lo ha<br />

132 Sal 26,13.<br />

133 Rm 10,17.<br />

134 Eb 11,1.<br />

135 Is 50,5.<br />

136 Sal 44,11.<br />

71


neppure potuto sentire l’orecchio, né è entrato in cuore<br />

d’uomo, cioè quello che Dio ha preparato a coloro che lo<br />

amano. Infatti, l’occhio, per la virtù della risurrezione,<br />

potrà afferrare tutte quelle cose che adesso non riescono<br />

a percepire né l’udito, né l’intelligenza. Io penso che sia<br />

a motivo di questa ardentissima brama di vedere quello<br />

che sente e che crede, che un altro notissimo araldo della<br />

risurrezione futura ha fatto menzione degli occhi: Di<br />

nuovo, egli dice, sarò circondato dalla mia pelle e nella mia<br />

carne vedrò Dio mio salvatore, che io, proprio io, vedrò, e non<br />

altri, e lo vedranno i miei occhi. E ha aggiunto: Questa è la<br />

speranza che ho riposto nel mio seno 137. Ma forse dobbiamo<br />

considerare più attentamente le parole:<br />

I miei occhi, e anche quelle del Salmo dove dice:<br />

Osserverai con i tuoi occhi. Forse che adesso gli occhi<br />

possono sembrare miei? Oh no! Certamente qualche<br />

volta hanno potuto sembrare miei perché anch’essi<br />

ri<strong>sul</strong>tano parte di quella porzione di sostanza paterna<br />

che ho ricevuto per mal custodirla 138. Infatti è andata<br />

presto in rovina, l’ho dissipata molto in fretta tutta<br />

quanta. La legge del peccato ha preso possesso di tutte<br />

le mie membra; la morte, della quale sono diventato<br />

schiavo anch’io, è entrata liberamente attraverso le mie<br />

finestre: schiavo miserabile davvero e al servizio non di<br />

un uomo ma di un animale sozzo e immondo. Infatti,<br />

servivo non da mercenario, ma proprio da schiavo. A<br />

meno che non si creda che riceva uno stipendio colui al<br />

quale è negato anche il cibo e un cibo più nocivo della<br />

fame stessa. Bramoso infatti di saziarmi delle carrube<br />

che si danno ai porci, nessuno me ne dava, tanto da<br />

essere costretto a vivere per i porci, ma senza poter<br />

137<br />

Gb 19,26-27.<br />

138<br />

Allusione alla parabola del figliol prodigo.<br />

72


condividere il loro pasto. E allora, era mio l’occhio<br />

quando faceva preda della mia anima? Ridotto a questo<br />

estremo, finalmente sono stato costretto a rimettere nelle<br />

mani del mio padrone i beni che mi aveva dato affinché<br />

egli stesso se li affrancasse dalla tirannide del nemico,<br />

perché io da solo non potevo farlo in nessun modo.<br />

5. Considerate molto attentamente, carissimi, e fate<br />

attenzione alla grande potenza con la quale siete stati<br />

liberati dal giogo intollerabile del Faraone, affinché le<br />

vostre membra non siano più strumenti di ingiustizia al<br />

peccato ed esso non regni più nei vostri corpi mortali.<br />

Questa non è opera vostra, fratelli, è la destra del<br />

Signore che ha fatto meraviglie sono cose che può fare<br />

solamente colui che può tutto 139. Non vogliate dire: È la<br />

nostra mano che è potente 140 ma, con una confessione<br />

altrettanto utile quanto sincera, dichiarate che tutto<br />

questo è stato fatto dal Signore. E poi, ognuno si<br />

convinca che deve stare attentissimo a non pretendere<br />

durante la vita, quando i giorni sono ancora cattivi e<br />

l’uomo malsicuro in tutti i luoghi, di voler riprendere<br />

dalla mano di un tutore così buono e così provvido<br />

questo suo possesso per usarlo con libertà pericolosa e<br />

dannosa. Se il Padre è geloso, lo è per tuo bene. Non è<br />

per invidia, ma per provvidenza che egli dispone che<br />

tutta la tua sostanza continui a restare sua, affinché tu<br />

non la perda. Quando poi sarai arrivato a quella grande<br />

e santa città entro i cui confini egli ha stabilito la pace e<br />

dove non si teme più nessun assalto nemico, allora non<br />

solamente ti restituirà a te, ma per di più ti darà anche se<br />

stesso. Ma per ora metti un freno ai tuoi desideri, e non<br />

139 Sal 117,16.<br />

140 Dt 32,27.<br />

73


appropriarti con nessun gesto temerario le membra che<br />

sono consacrate a Dio, pensando che le cose destinate a<br />

usi santi non possono più essere messe a servizio della<br />

vanità, della curiosità, del piacere, o di qualsiasi altra<br />

opera mondana, senza grave sacrilegio. O non sapete,<br />

dice l’Apostolo, che i vostri corpi sono tempio dello Spirito<br />

Santo che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? 141.<br />

E anche: Il corpo non è per l’impudicizia 142. Ma per chi<br />

allora? Forse per te? Sì, esso sia pure in tuo potere,<br />

purché tu riesca a sottrarlo all’impeto dell’impudicizia,<br />

oppure, dopo che ne è stato strappato, tu possa almeno<br />

domano con le tue forze. Ma se per caso non ci riuscissi,<br />

anzi proprio perché non ci riesci, appartenga il corpo non<br />

all’impudicizia, ma al Signore e serva alla santità affinché<br />

non gli accada di servire di nuovo alla corruzione<br />

peggio di prima.<br />

Parlo con esempi umani, dice l’Apostolo, a causa della<br />

debolezza della vostra carne. Come avete messo le vostre<br />

membra a servizio dell’impurità e dell’iniquità a prò<br />

dell’iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della<br />

giustizia, per la vostra santificazione 143. Questo, com’egli<br />

ha detto, a causa della debolezza della carne. Ma,<br />

quando quello che sarà stato seminato nella debolezza<br />

risorgerà pieno di forza, non vi sarà più nessuna<br />

necessità di servire. Quando la sicurezza sarà piena di<br />

libertà e la libertà piena di sicurezza, come non restituirà<br />

Dio il corpo a se stesso ancora più pienamente? Quel<br />

gran Padre di famiglia come non farà dono della libertà<br />

perfetta al suo servo fedele quando lo costituirà sopra<br />

tutti i suoi beni?<br />

141 1Cor 6,19.<br />

142 1Cor 6,13.<br />

143 Rm 6,19.<br />

74


6. Allora, finalmente, tu contemplerai con i tuoi occhi,<br />

purché tu abbia riconosciuto davvero, mentre vivevi,<br />

che essi erano suoi e non tuoi. Infatti, anche<br />

prescindendo dal motivo del voto tanto necessario, a cui<br />

ho accennato e con il quale, rinunciando alle tue voglie,<br />

hai consacrato al culto divino quelle membra che con le<br />

tue forze non riusciresti affatto ad affrancarti dalla<br />

tirannia del peccato, ti sembra che anche così siano tue<br />

quelle membra nelle quali, anche se non regna, tuttavia<br />

dimora una legge contraria a quella di Dio e nelle quali<br />

la pena del peccato, tuo secondo nemico, non solamente<br />

rimane, ma ha anche il sopravvento e comanda<br />

liberamente? Dirai tu che è tuo quel corpo che è morto a<br />

causa del peccato, ovvero che appartiene alla tua anima<br />

quello che non cessa di aggravarla? Certo, se uno vorrà<br />

dirlo suo, non farà altro che definirlo esattamente suo<br />

fardello e sua prigione. Parimenti, come potrai chiamare<br />

tuoi gli occhi che ora, vuoi o non vuoi, tante volte sono<br />

còlti dal sonno, molestati dal fumo, lacerati da un<br />

pulviscolo, obnubilati da un umore nocivo, tormentati<br />

da un dolore acuto, finalmente accecati dalla morte<br />

ultima a venire? Essi saranno veramente tuoi quando<br />

tutti questi intralci non ci saranno più, di modo che<br />

potrai contemplare con occhi veramente tuoi e dei quali,<br />

da allora in avanti, potrai servirti a piacere per guardare<br />

tutto con libertà e sicurezza. Allora infatti godendo della<br />

visione della verità purissima non avranno più bisogno<br />

di essere distolti dallo sguardo delle cose vane. E, ancor<br />

meno, entrerà la morte per le finestre, perché anch’essa,<br />

ultimo nemico, sarà annientata. Oppure temi che per<br />

una così grande pienezza di luce, dove ognuno dei<br />

giusti rifulge come un sole, essi abbiano da offuscarsi?<br />

75


Lo si dovrebbe temere certamente, se la risurrezione non<br />

glorificasse anche gli occhi come le altre membra del<br />

corpo umano.<br />

7. E vedrai il castigo degli empi. Essere esposti alla vista dei<br />

giusti sarà per gli empi un grave tormento e un gran<br />

cumulo di mali. Nei loro tormenti potrebbe forse<br />

sembrare un sollievo l’essere dimenticati, o almeno<br />

sfuggire allo sguardo di coloro che essi hanno<br />

perseguitato con tanta cattiveria. Ma, anche se questo<br />

nostro sguardo aggiunge ad essi un carico immenso di<br />

pena, che necessità di guardarmi ci sarà per noi? Quale<br />

utilità, quale piacere? Infatti, che cosa può sembrare così<br />

empia, così inumana, così esecrabile come voler pascere<br />

i propri occhi con il sangue dei nemici e dei malvagi, per<br />

quanto crudeli essi siano stati, e godere alla vista dei<br />

tormenti degli infelici? Tuttavia, come il peccatore vedrà<br />

e si adirerà, digrignerà i denti e si struggerà — infatti i<br />

benedetti saranno chiamati al regno prima che i<br />

maledetti siano gettati nella fornace del fuoco eterno,<br />

affinché questi al vedere quello che hanno perduto<br />

soffrano più atrocemente —, così anche i giusti<br />

vedranno e gioiranno, constatando a quali mali sono<br />

sfuggiti. E come, in quella così grande separazione, la<br />

visione degli angeli sarà, per i capri, causa di estremo<br />

livore, ugualmente per gli eletti la considerazione dei<br />

reprobi sarà motivo immenso di riconoscenza e di lode.<br />

Poiché, come potrebbero i giusti esprimere più<br />

splendidamente la loro riconoscenza se, insieme alla<br />

incomprensibile felicità di cui godono, non vedessero<br />

anche il castigo dei peccatori dal quale ricordano<br />

fedelissimamente e devotissimamente di essere stati<br />

preservati per la sola misericordia del Redentore? E,<br />

76


d’altra parte, dove troverebbero gli empi di che<br />

struggersi per sì gran furore se non vedendo sotto i<br />

propri occhi gli altri venire introdotti nel regno della<br />

perfetta beatitudine, ed essi alla loro volta, dopo tale<br />

spettacolo, gemendo essere condannati a quei fetori, a<br />

quegli orrori, a quei tormenti del fuoco eterno, e alla<br />

miseria di una morte immortale? Là, dice il Signore, sarà<br />

pianto e stridore di denti 144: pianto per il fuoco che non si<br />

spegne, stridore per il verme che non muore. Sì, pianto<br />

per il dolore, stridore di denti per il furore. Il pianto lo<br />

strapperà l’enormità dei tormenti, lo stridore dei denti la<br />

veemenza dell’invidia che li consuma e la loro cattiveria<br />

ostinata. Per questo, dunque, vedrai il castigo dei<br />

peccatori, perc1é, ignorando un pericolo così grande dal<br />

quale sei stato preservato, tu non abbia da divenire<br />

ingrato al tuo liberatore.<br />

8. Ma non basta. La visione del castigo dei peccatori sarà<br />

anche motivo di sicurezza perfetta per i giusti. Perché<br />

coloro al fianco dei quali ne cadono mille e diecimila alla<br />

loro destra, vedendoli non solamente cadere, ma cadere<br />

nell’ inferno, non avranno ormai più da temere né la<br />

cattiveria degli uomini, né quella dei demoni. Credi tu<br />

che essi potrebbero sentirsi liberi da ogni timore e da<br />

ogni sospetto da parte del serpente che è il più astuto di<br />

tutti gli animali, specialmente al ricordo della prima<br />

donna che egli ha sedotto, nel paradiso terrestre, prima<br />

che sia consegnato con tutti i suoi membri alle fiamme<br />

vendicatrici e prima che i giusti vedano come fra lui e<br />

loro è stato stabilito un grande abisso?<br />

144 Mt 13, 42.50.<br />

77


9. La considerazione del castigo dei peccatori ti recherà<br />

anche un terzo vantaggio. Nel confronto con la loro<br />

bruttura, tu brillerai più splendido e più glorioso. Infatti,<br />

quando due oggetti opposti sono messi uno di fronte<br />

all’altro, le caratteristiche dei singoli risaltano di più.<br />

Così, confrontando il bianco con il nero, il bianco sembra<br />

ancora più bianco e il nero ancora più nero. Ma, a questo<br />

riguardo, ascolta la testimonianza più sicura dataci dalla<br />

parola profetica: Il giusto godrà nel vedere la vendetta. E<br />

perché questo? Laverà le sue mani nel sangue dei peccatori<br />

145. Non le sporcherà, ma le laverà nel sangue, affinché il<br />

giusto appaia più bianco quanto più è macchiato di<br />

sangue il peccatore, e quanto più l’empio si insozza, il<br />

giusto diventi più splendido e più bello.<br />

10. Il sentimento umano non sarà costretto a resistere<br />

minimamente a nessuno di questi tre motivi di piacere<br />

alla vista del castigo dei cattivi. Ma non è per nessuno di<br />

essi che la Sapienza riderà della rovina degli empi,<br />

giacché essa riderà certamente. Lo preannuncia lei<br />

stessa, quella che non può mentire, dicendo: Vi ho<br />

chiamati e avete rifiutato; ho steso la mia mano e nessuno ci<br />

ha fatto attenzione 146, e un poco più avanti continua:<br />

Anch‘io riderò della vostra rovina, mi farò beffe quando su di<br />

voi verrà la paura, quando vi piomberà addosso la sventura,<br />

quando, come turbine, vi sorprenderà la morte 147. Che cosa<br />

crediamo, dunque, che piacerà alla Sapienza nella<br />

rovina degli stolti, se non la sua giustissima disposizione<br />

e il suo ordine irreprensibile nel governo delle cose? Per<br />

certo, quello che allora piacerà alla Sapienza, dovrà<br />

145 Sal 57, 11.<br />

146 Pr 1,24.<br />

147 Pr 1,26-27.<br />

78


piacere anche a tutti i sapienti. Allora non ti sembri duro<br />

quello che è detto: Contemplerai con i tuoi occhi, quando<br />

perfino riderai della loro rovina. Non già che tu lo faccia<br />

per compiacerti del loro castigo con un sentimento di<br />

crudeltà atroce, ma perché la maniera stupenda<br />

dell’ordine divino desta un piacere immenso a tutti<br />

quelli che hanno lo zelo della giustizia e l’amore<br />

dell’equità. Come sarà possibile non godere<br />

nell’ammirare tutto e nel glorificare in tutte le cose<br />

l’ordinatore dell’universo, quando, nella pienezza della<br />

luce della verità, tu conoscerai perfettamente e<br />

profondamente che tutto è stato stabilito a perfezione,<br />

che a ciascuno è toccato il posto che gli conviene, che<br />

anzi ognuno è andato da sé al proprio posto?<br />

Giustamente l’Apostolo Pietro ha detto che il figlio della<br />

perdizione è andato al posto che si è scelto. Essendo<br />

compagno delle potenze dell’aria, è nell’aria che si è<br />

squarciato, perché, traditore 1cl vero Dio e del vero<br />

uomo venuto dal cielo a operare la salvezza mezzo alla<br />

terra, il cielo non volle accoglierlo, né la terra sostenerlo.<br />

11. Osserverai, dunque, con i tuoi occhi, e vedrai il castigo<br />

degli empi. In primo luogo per conoscere il castigo dal<br />

quale sei sfuggito, poi per prendere atto della sicurezza<br />

perfetta che hai conseguito, in terzo luogo per fare il<br />

confronto fra la tua felicità e la loro miseria e finalmente<br />

per il tuo amore ardente verso la giustizia di Dio. Allora<br />

non ci sarà più tempo per la misericordia, ma soltanto<br />

per il giudizio e, dove non c’è da sperare nessuna<br />

correzione, non si può neppure sperare che vi sarà per<br />

gli empi nessuna compassione. Scomparirà dalla<br />

debolezza della natura umana quel sentimento di<br />

simpatia del quale ora sa fare uso la carità per salvare<br />

79


accogliendo, per così dire, nell’interno larghissimo di<br />

una rete distesa pesci buoni e cattivi; cioè sentimenti di<br />

gioia e sentimenti di tristezza. Ma questo accade<br />

soltanto nel mare di questa vita. Arrivato alla spiaggia, il<br />

pescatore sceglierà solamente i pesci buoni, cioè i<br />

sentimenti di gioia. E allora godrà con quelli che godono<br />

senza potere più piangere con quelli che piangono.<br />

Altrimenti, come potrà essere giudicato da noi il mondo<br />

se non avremo dimenticato questa tenera compassione e<br />

se non saremo stati introdotti nella cella ove è<br />

conservato il vino inebriante del Signore, conforme al<br />

detto del Salmista: Entrerò nelle potenze del Signore;<br />

Signore, ricorderò soltanto la tua giustizia 148?<br />

Effettivamente, neppure adesso ci è permesso di trattare<br />

il povero con parzialità, oppure di avere, nel giudizio,<br />

pietà verso di lui, ma, anche con dispiacere, bisogna<br />

contenere questo sentimento di pietà e pronunciare una<br />

sentenza giusta. Quanto più dovrà realizzarsi il detto del<br />

Salmo: I loro giudici sono stati assorbiti e uniti alla pietra 149,<br />

là dove non ci sarà più nessun contrasto di sentimenti e<br />

nessun senso di dolore o di tristezza verso gli empi,<br />

essendo i giusti presi dal sentimento della giustizia per<br />

imitare la solidità della Pietra alla quale sono uniti? 150<br />

Uniti alla Pietra, dice il Salmista, per seguire la quale, e<br />

solamente essa, hanno abbandonato tutto il resto. Infatti,<br />

è proprio quello che la stessa Pietra rispose a Pietro<br />

quando le domandava quale ricompensa avrebbero<br />

ricevuto un giorno: Quando il Figlio dell’uomo sarà venuto<br />

<strong>sul</strong> trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni e<br />

148<br />

Sal 70,16.<br />

149<br />

Sal 140,6.<br />

150<br />

Cfr. De dil. Deo XV, 40; De div. 65,3.<br />

80


giudicherete le dodici tribù di Israele 151. E anche il Profeta,<br />

preannunciando questo, dice: Il Signore verrà al giudizio<br />

con gli anziani del suo popolo 152 Credi tu che allora si<br />

potrà trovare qualcosa di arrendevole nei giudici uniti<br />

alla Pietra? Chi si unisce a Dio, dice l’Apostolo, forma con<br />

lui un solo spirito 153 e chi si unisce alla Pietra non farà<br />

con essa che un unico blocco. È a questa unione che il<br />

Profeta sospirava giustamente dicendo: Il mio bene è<br />

stare unito a Dio 154. Così dunque sono uniti i loro giudici<br />

alla Pietra 155. Oh! Quale familiarità! Che altissimo onore!<br />

Che fiducia privilegiata! Che prerogativa di sicurezza<br />

perfetta!<br />

12. Che cosa si può pensare che ispiri tanta paura, tanta<br />

inquietudine e un’apprensione così tremenda come il<br />

trovarsi davanti a quel terribile tribunale, per essere<br />

giudicati e per attendere da un giudice così severo una<br />

sentenza ancora incerta? È terribile, dice l’Apostolo,<br />

cadere nelle mani del Dio. 156 Giudichiamoci noi stessi<br />

adesso, fratelli, e cerchiamo di fuggire quell’attesa<br />

spaventosa pronunciando su di noi il giudizio fino da<br />

questa vita: Dio non ripeterà il giudizio <strong>sul</strong>la stessa<br />

cosa 157 Certamente, come di alcuni sono manifesti i<br />

peccati, così di altri sono manifeste le opere buone<br />

ancora prima del giudizio, affinché quelli siano lanciati<br />

nell’inferno <strong>sul</strong>l’istante, dal peso stesso dei loro delitti,<br />

151 Mt 19,28.<br />

152 Is 3,14.<br />

153 1Cor 6,17.<br />

154 Sal 72,28.<br />

155 Sal 140,6.<br />

156 Eb 10,31.<br />

157 Na 1,9.<br />

81


senza attendere la sentenza, e questi, invece, salgano<br />

senza alcun ritardo con tutta la libertà dello spirito ai<br />

troni preparati per loro. Beata la povertà volontaria di<br />

coloro che hanno lasciato tutto e hanno seguito te,<br />

Signore Gesù! Beata davvero se essa, in quel fragore<br />

degli elementi, in quel tremendo esame dei meriti, in<br />

quella così grande diversità di sentenze, può dare tanta<br />

sicurezza e rendere tanto gloriosi coloro che l’hanno<br />

praticata! Ma ascoltiamo quello che l’anima devota e<br />

fedele, o per non sembrare diffidente, o per non essere<br />

presuntuosa, risponde a così grandi promesse. Poiché, il<br />

Salmista continua, tu, o Signore, sei la mia speranza. Come<br />

poteva parlare più umilmente e con tanta pietà? Ma<br />

sembra che a quelle parole non si possa far eco meglio<br />

che con quello che segue: Hai posto in luogo altissimo il tuo<br />

rifugio. E ora, perdonatemi, fratelli. Anche oggi mi<br />

sembra di avere un po’ superato i limiti della brevità che<br />

vi avevo promesso.<br />

82


SERMONE NONO<br />

«Sì, tu, Signore, sei la mia speranza, hai posto in luogo<br />

altissimo il tuo rifugio»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 9)<br />

1. Ascoltiamo qualche cosa anche oggi, fratelli, <strong>sul</strong>la<br />

promessa del Padre, <strong>sul</strong>la speranza dei figli, <strong>sul</strong>la mèta<br />

di questo nostro pellegrinaggio, <strong>sul</strong>la ricompensa della<br />

nostra fatica e <strong>sul</strong> frutto della nostra servitù. Una servitù<br />

veramente dura. E non solo quella che tolleriamo per la<br />

condizione stessa della natura umana, ma anche quella<br />

della nostra vita monastica, con la quale, per mortificare<br />

al più presto la nostra volontà e per affrettarci a perdere<br />

le nostre vite in questo mondo, ci siamo messi nei ceppi<br />

di una disciplina così stretta e nel carcere di una<br />

penitenza tanto austera. Sarebbe proprio una servitù<br />

miserabile, ma solamente se fosse forzata e non<br />

spontanea. Ma poiché voi offrite a Dio il vostro sacrificio<br />

spontaneamente e la vostra volontà non subisce nessuna<br />

violenza se non dalla stessa vostra volontà, deve esserci<br />

qualche motivo speciale che vi sostiene; e io penso che<br />

esso sia proprio quella tale cosa, della quale non può<br />

esservene un’altra più grande. Si deve forse piangere<br />

quello che si fa per lui, per grave e penoso che sia?<br />

Anche se la veemenza della fatica strappa talvolta, a chi<br />

ci osserva, sentimenti di compassione, la considerazione<br />

del motivo che ce la fa sostenere dovrebbe piuttosto<br />

destare compiacimento. E se poi si pensa che tutto ciò<br />

che si fa di bene non solo lo si fa per lui, ma anche per<br />

mezzo di lui? È Dio infatti che suscita in voi il volere e<br />

l’operare secondo i suoi benevoli disegni 158. È lui, dunque,<br />

l’autore e, insieme, il rimuneratore dell’opera, è lui tutta<br />

158 Fil 2,13.<br />

83


la nostra ricompensa, affinché quel sommo bene il quale<br />

in se stesso è semplicissimo agisca in noi come doppia<br />

causa del bene che facciamo, cioè come causa efficiente e<br />

come causa finale. Beati voi, dilettissimi, perché, in tutte<br />

queste vostre prove così numerose, non soltanto<br />

resistete, ma ne uscite anche vincitori, con la forza di<br />

colui che vi ha amati. E questo non avviene forse col suo<br />

aiuto? Ma è chiaro! Infatti, dice l’Apostolo, come<br />

abbondano in noi le sofferenze per Cristo, così per mezzo di<br />

Cristo abbondano anche le nostre consolazioni 159.<br />

2. Parola corrente, parola comune Per amore di Dio, ma,<br />

se non la si dice tanto per dire, parola profondissima!<br />

Essa suona spesso <strong>sul</strong>la bocca degli uomini, anche di<br />

quelli che si sa che non l’hanno affatto nel cuore. Tutti<br />

domandano che si dia loro qualche cosa per amore di Dio<br />

e per amore di Dio supplicano con insistenza di essere<br />

aiutati. Si chiede facilmente per amore di Dio anche quello<br />

che non è secondo Dio, e vi è perfino chi domanda che<br />

gli si faccia per amore di Dio ciò che egli desidera non già<br />

per amore di Dio, ma piuttosto contro Dio. Eppure,<br />

quando la si dice non alla leggera, non abusivamente,<br />

non per moda, oppure come semplice artificio letterario<br />

per convincere, ma, invece, come del resto si dovrebbe<br />

fare, per abbondanza di devozione e con purezza di<br />

intenzione, essa è parola viva ed efficace. Infatti, il<br />

mondo passa con la sua concupiscenza, e, andando in<br />

rovina anch’esso, si vedrà come tutto quello che si è<br />

fatto per lui è stato fatto inutilmente e senza stabilità<br />

duratura. Poiché, venendo meno il fondamento, come<br />

non verranno meno insieme con esso tutte le cose che<br />

sembravano appoggiarsi sopra? Perciò anche quelli che<br />

159 2Cor 1.5.<br />

84


seminano nella carne dovranno raccogliere dalla carne<br />

solamente corruzione. Infatti ogni uomo è come l’erba e<br />

tutta la sua gloria è come un fiore d’erba, e appena l’erba<br />

si sarà seccata dovrà cadere insieme anche il fiore.<br />

Solamente colui che è, è una causa che non viene mai<br />

meno, e non è il fiore d’erba, ma la parola del Signore<br />

che rimane in eterno. Il cielo e la terra passeranno, dice il<br />

Signore, ma le mie parole non passeranno 160.<br />

3. Allora, o carissimi, è per prudenza e per vostro<br />

vantaggio che, seguendo le parole delle sue labbra, avete<br />

scelto di camminare su vie scabrose spargendo la vostra<br />

semente là dove neppure un chicco può andare perduto.<br />

Certo, chi semina scarsamente, non è che non raccolga<br />

niente, ma raccoglierà scarsamente 161, perché chi miete<br />

riceve la sua mercede, e noi sappiamo bene chi è che ha<br />

promesso che neppure colui che per amor suo avrà dato<br />

un bicchiere d’acqua fresca a uno che ha sete resterà<br />

privo della sua ricompensa. Ma uno non sarà forse<br />

misurato con la misura con la quale avrà misurato lui<br />

stesso? E, all’atto della retribuzione, non avrà forse una<br />

ricompensa sproporzionata colui che non si è limitato a<br />

dare dell’acqua, ma, versando il proprio sangue, avrà<br />

bevuto il calice del Salvatore che gli è stato offerto?<br />

Questo non è un calice di acqua fresca, ma un calice<br />

inebriante e squisito, un calice ricolmo di vino puro, ma<br />

anche ben drogato 162.<br />

160<br />

Lc 21.33.<br />

161<br />

2Cor 9, 6.<br />

162<br />

―Ben drogato‖ nel senso di vino sincero, forte, inebriante, come<br />

Bernardo dirà citando Is 1,22, non diluito con acqua, senza ombra di<br />

mescolanza con ciò che è imperfetto.<br />

85


Infatti, solamente il mio Signore Gesù ha avuto il vino<br />

puro, lui che solo è perfettamente puro e che può anche<br />

rendere sempre puro chi è stato concepito nell’impurità.<br />

In verità, ha avuto il vino puro solamente colui che<br />

secondo la divinità è Sapienza la quale, per la sua<br />

purezza, arriva in ogni luogo senza che in essa si infiltri<br />

nulla di contaminato e, secondo l’umanità, non commise<br />

peccato e non si trovò inganno nella sua bocca 163. Lui<br />

soltanto ha subito la morte non per necessità della<br />

condizione umana, ma per libera scelta della sua<br />

volontà, non per proprio interesse — perché egli non ha<br />

bisogno dei nostri beni — e neppure per rendere dono<br />

per dono, essendo morto non per degli amici che già<br />

aveva, ma per procurarseli, cioè per trasformare i nemici<br />

in amici. Infatti, è quando eravamo nemici che siamo<br />

stati riconciliati con Dio per mezzo del sangue del Figlio<br />

suo. O meglio, egli è morto per degli amici perché erano<br />

già amati da lui anche se essi ancora non lo amavano.<br />

Perché è in questo che consiste la grazia, che non siamo<br />

stati noi ad amare Dio, ma è stato lui ad amarci per<br />

primo. Vuoi sapere quanto tempo prima che lo<br />

amassimo noi? Benedetto sia Dio Padre del Signore nostro<br />

Gesù Cristo, dice l’Apostolo, che ci ha benedetti con ogni<br />

benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti<br />

prima della creazione del mondo 164. E dopo soggiunge: Ci<br />

ha colmati di benefici nel suo Figlio diletto 165. Come dunque<br />

non siamo stati amati in lui già nel momento nel quale<br />

in lui siamo stati scelti? E come potevamo non essergli<br />

cari trovandoci in colui che ci ha ricolmati di beni? Così,<br />

dunque, se consideriamo il tempo, Cristo è morto per<br />

163 1Pt 2,22.<br />

164 Ef 1,3-4.<br />

165 Ef 1,6.<br />

86


degli empi, ma se consideriamo la nostra<br />

predestinazione, non per degli empi, ma per dei fratelli<br />

e degli amici.<br />

4. Sotto tutti questi aspetti, dunque, il suo vino, e<br />

solamente il suo, è puro, così che nessuno degli altri può<br />

pretendere che non valga a proprio riguardo il detto<br />

profetico: Il tuo vino è diluito con acqua 166. Lo è, in primo<br />

luogo, perché nessuno in questa vita è puro da macchia<br />

167, né possa gloriarsi di avere un cuore illibato. Poi,<br />

perché, o prima o dopo, tutti sono obbligati a pagare il<br />

debito della morte. In terzo luogo, perché quelli che<br />

sacrificano le loro vite per Cristo si guadagnano la vita<br />

eterna a questo prezzo; e guai a loro se si vergognassero<br />

di rendergli testimonianza! In quarto luogo, perché non<br />

possono corrispondere al tanto grande amore che è stato<br />

loro offerto e dispensato gratuitamente in anticipo se<br />

non con un amore troppo sproporzionato e troppo<br />

povero. E nondimeno colui nel quale non vi è nessuna<br />

mescolanza di imperfetto con il perfetto non disdegna<br />

queste nostre insufficienze, tanto che l’Apostolo dice con<br />

fiducia che egli completa nella sua carne quello che<br />

manca ai patimenti di Cristo. Benché, dunque, debba<br />

essere dato da lui a tutti gli eletti ugualmente Io stesso<br />

identico denaro della vita eterna, come una stella<br />

differisce da un’altra nello splendore e altro è lo<br />

splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro<br />

quello delle stelle, così sarà nella vita eterna quanto alla<br />

risurrezione dei morti. E anche se la casa è unica,<br />

nondimeno in essa vi sono molti posti, di modo che, per<br />

quanto riguarda l’eternità e la sufficienza della<br />

166<br />

Is 1,22.<br />

167<br />

Gb 14,4; si fa poi allusione a Pr 20.9.<br />

87


icompensa, chi ha poco non soffrirà diminuzione e chi<br />

ha molto non sovrabbonderà, e, per quanto poi riguarda<br />

la grandezza e la diversità dei meriti, ognuno riceverà in<br />

proporzione alla sua fatica, affinché nulla vada perduto<br />

di quello che è stato seminato in Cristo.<br />

5. Ma tutto questo, fratelli, è stato detto per rilevare il<br />

grande pregio spirituale delle parole che oggi ci siamo<br />

proposti di commentare 168: Sì, tu, Signore, sei la mia<br />

speranza 169. In tutto quello che devo fare, in tutto quello<br />

che devo evitare, in tutto quello che devo sopportare, in<br />

tutto quello che devo desiderare sei tu, Signore, la mia<br />

speranza. È questa l’unica causa che mi fa tenere in conto<br />

le promesse che mi hai fatto, questa tutta la ragione<br />

della mia attesa. Che altri metta pure avanti i suoi<br />

meriti, si vanti pure di sopportare il peso del giorno e il<br />

caldo, di digiunare due volte la settimana e, finalmente,<br />

di non essere come gli altri uomini. Per me il mio bene è<br />

stare unito a Dio, porre nel Signore Dio la mia speranza 170.<br />

Sperino pure gli altri chi in una cosa e chi in un’altra,<br />

questi nella scienza delle lettere, quegli nella sapienza<br />

del mondo, quest’altro metta pure la sua fiducia in<br />

qualsiasi altra vanità. Io, per amor tuo, ho considerato<br />

tutte le altre cose come perdita e le ritengo come<br />

spazzatura perché tu, Signore, sei la mia speranza. Speri<br />

chi vuole nell’incertezza delle ricchezze: io perfino le<br />

cose necessarie al vitto non le spero se non da te,<br />

confidando in quella tua parola per la quale ho rigettato<br />

tutto: Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte<br />

168 Tutta la seconda parte del sermone è un inno alla speranza.<br />

169 Sal <strong>90</strong>,9.<br />

170 Sal 72,28.<br />

88


le cose vi saranno date in aggiunta 171. Poiché a te si<br />

abbandona il misero, dell’orfano tu sarai il soccorso 172. Se mi<br />

sono promessi dei premi, sarà per mezzo tuo che io<br />

spererò di poterli ottenere. Se contro di me si scatenano<br />

battaglie, se il mondo infuria, se il maligno freme, se la<br />

carne ha desideri contrari allo spirito, io spererò in te.<br />

6. Avere questi sentimenti, fratelli, è vivere di fede, e<br />

nessuno può dire dal fondo del cuore tu, o Signore, sei la<br />

mia speranza all’infuori di colui che, per un’intima<br />

convinzione proveniente dallo Spirito, seguendo<br />

l’esortazione del Profeta, getta <strong>sul</strong> Signore il proprio<br />

affanno 173, sapendo che è da lui che deve ricevere<br />

sostegno secondo quello che dice anche l’Apostolo<br />

Pietro: Gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché<br />

egli ha cura di voi 174. E se abbiamo nel cuore tali<br />

sentimenti, perché indugiamo ad abbandonare<br />

completamente delle speranze misere, vane, inutili, e<br />

seduttrici, per attaccarci con tutto l’ardore dello spirito,<br />

con tutta la devozione dell’anima a quest’unica speranza<br />

così solida, così perfetta, così beata? Se per il Signore vi è<br />

alcunché di impossibile, se alcunché gli riesce difficile,<br />

cerca pure qualche altro fondamento per la tua<br />

speranza. Ma egli può tutto con la sua parola. Che cosa<br />

gli è più facile che dirla? Ma non vorrei che tu ignorassi<br />

che cos’è questa parola. Ecco! Se egli ha deciso di<br />

salvarci, saremo liberati <strong>sul</strong>l’istante, se vorrà darci la<br />

vita, la vita è nella sua benevolenza, se vorrà accordarci<br />

dei premi eterni, egli può fare tutto ciò che vuole. Ma,<br />

171 Mt 6, 33.<br />

172 Sal 9, 35.<br />

173 Sal 54, 23.<br />

174 1Pt 5, 7.<br />

89


ormai sicuro della facilità con la quale può aiutarci, hai<br />

forse qualche sospetto circa la sua volontà di farlo?<br />

Ebbene, anche le testimonianze su questa volontà sono<br />

degnissime di tutta la nostra fiducia. Nessuno ha un<br />

amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici 175.<br />

Insomma, quando mai quella maestà divina verrà meno<br />

verso chi spera in lei, essa che esorta con tanta istanza a<br />

mettere in lei la nostra fiducia? Non abbandona<br />

certamente quelli che sperano in essa. Verrà in loro aiuto,<br />

dice il Salmista, e li scamperà e li salverà e li libererà dagli<br />

empi 176. Perché? Per quali meriti? Ascolta ciò che segue:<br />

Perché hanno sperato in lui 177. Che dolce motivo, ma<br />

quanto efficace, quanto irrefutabile! È in questo che sta<br />

propriamente la giustizia, ma quella che deriva dalla<br />

fede e non dalla legge. Io, dice il Signore, li ascolterò,<br />

qualunque sia l’afflizione dalla quale mi giungerà il loro grido<br />

178. Su, enumera pure tutte le tue pene. Le sue<br />

consolazioni rallegreranno la tua anima secondo il loro<br />

numero, purché tu non ti rivolga altrove, purché tu gridi<br />

a lui, purché tu speri in lui e riponga il tuo rifugio non in<br />

qualche cosa di basso o di terreno, ma in luogo<br />

altissimo. Chi ha sperato in lui ed è rimasto abbandonato? 179 .<br />

La sua parola non rimarrà senza effetto: è più facile che<br />

passino il cielo e la terra.<br />

7. Il Salmista continua: Hai posto in luogo altissimo il tuo<br />

rifugio. Il tentatore non vi si avvicinerà, non vi salirà il<br />

calunniatore, non vi arriverà quel pessimo accusatore<br />

175<br />

Gv 15 13.<br />

176<br />

Sal 36, 40.<br />

177<br />

Ibid.<br />

178<br />

Introito di giovedì della III settimana di Quaresima.<br />

179 Sir 2, 11.<br />

<strong>90</strong>


dei fratelli. Infatti, se ricordate l’inizio del Salmo, queste<br />

parole sono dette a colui che vive sotto la protezione<br />

dell’Altissimo, per trovare in lui rifugio dallo<br />

scoraggiamento e dalla tempesta. E doppia è la necessità<br />

di questo rifugiarsi in lui: le lotte al di fuori, ed i timori<br />

al di dentro. Infatti, vi sarebbe meno bisogno di fuggire<br />

se la fortezza d’animo all’interno tollerasse virilmente<br />

gli sconvolgimenti esterni, oppure se la pusillanimità<br />

interiore fosse rinforzata dalla tranquillità esteriore. Hai<br />

posto in luogo altissimo il tuo rifugio, dice il Salmista.<br />

Fuggiamo spesso, fratelli, verso questo riparo: è un<br />

luogo fortificato, là non c’è da avere paura di nessun<br />

nemico. Oh! Se fosse possibile rimanerci per sempre! Ma<br />

questo non è cosa del tempo presente. Quello che ora è<br />

rifugio, un giorno diventerà dimora, e dimora eterna.<br />

Per adesso, anche se non ci è dato di rimanervi, bisogna<br />

almeno ritornarci spesso. Infatti, per ogni tentazione, per<br />

ogni tribolazione, per qualsiasi necessità sta aperta per<br />

noi una città di rifugio, abbiamo un seno materno largo<br />

per accoglierci, ci sono preparate le fenditure della<br />

roccia, ci stanno aperte per accoglierci le viscere della<br />

misericordia del nostro Dio. Nessuna meraviglia che chi<br />

si allontana da questo rifugio non meriti di salvarsi dai<br />

suoi mali.<br />

8. Quello, fratelli, che è stato esposto a spiegazione di<br />

questo versetto sembrerebbe poter bastare se il Profeta<br />

avesse detto semplicemente: Poiché ho sperato in te 180,<br />

come in alcuni altri salmi. Ma le parole: Tu, o Signore, sei<br />

la mia speranza, dicono forse qualche cosa di più grande e<br />

di più sublime, cioè che egli non soltanto spera nel<br />

180 Sal 15, I; 24, 20 ecc.<br />

91


Signore, ma che spera il Signore stesso 181. Infatti è più<br />

esatto chiamare nostra speranza l’oggetto che speriamo,<br />

anziché quello per cui speriamo. Forse, vi sono alcuni<br />

che bramano di ottenere dal Signore beni temporali e<br />

spirituali di ogni specie, ma l’amore perfetto ha sete<br />

soltanto del bene sommo e grida con<br />

desiderio ardentissimo: Che c’è per me in cielo e che cosa<br />

desidero da te sopra la terra? O Dio del mio cuore e mia<br />

porzione, o Dio, in eterno! 182. Il testo del Profeta Geremia<br />

che abbiamo letto oggi ci ha indicato egregiamente in<br />

poche parole l’una e l’altra speranza: Buono è il Signore<br />

con coloro che sperano in lui, con l’anima che lo cerca 183.<br />

Osserva qui attentamente anche la diversità di numero,<br />

come, cioè, per quelli che sperano in lui usa il numero<br />

plurale, perché questo atteggiamento è comune a molti,<br />

invece per chi cerca la sua persona usa il numero<br />

singolare, perché non solamente il non sperare nulla se<br />

non da lui, ma ancor più il non cercare nulla < all’infuori<br />

di lui implica una purezza, una grazia, e una perfezione<br />

del tutto singolari. Ché se egli è buono verso quelli che<br />

181 «Tu, Signore, sei la mia speranza». Bernardo, innamorato della<br />

Scrittura, cerca di trarre dalla Parola di Dio tutta la pienezza del suo<br />

significato, fermandosi su ogni particolare: «osserva il posto delle<br />

parole (...) il loro genere il loro numero (...) il tempo dei verbi» (M.<br />

DUMONTIER, Saint Bernard et la Bible, Bruges-Paris 1953, 108).<br />

Mentre egli parla traendo dal testo infinite variazioni, a suo dire è la<br />

stessa Sapienza che, come la donna forte di Pr 31, «quando tiene la<br />

conocchia da un batuffolo di lana sa tirar fuori un filo interminabile e<br />

tesse una tela tanto ampia da confezionare un doppio vestito per<br />

ognuno dei suoi servi» (Sup. Cant. 15, 5). Cf. M. DUMONTIER, Saint<br />

Bernard et la Bible, 114-115.<br />

182 Sal 72, 25-26.<br />

183 Lam 3, 25.<br />

92


sperano in lui, quanto più lo sarà verso quelli che non<br />

cercano altro che lui?<br />

9. Giustamente, perciò, è detto in risposta all’anima che<br />

lo cerca: Hai posto in luogo altissimo il tuo rifugio. Infatti,<br />

l’anima che è così assetata di Dio non si contenta di<br />

costruire con Pietro una tenda su un monte terreno, né<br />

di toccarlo con Maria <strong>sul</strong>la terra, ma invece grida: Fuggi,<br />

mio diletto, simile a gazzella e a un cerbiatto sopra i monti di<br />

Betel 184, perché lo ha sentito dire: Se mi amaste, vi<br />

rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più<br />

grande di me 185. E anche: Non mi trattenere, perché non<br />

sono ancora salito al Padre 186. Ma, non ignorando ormai<br />

più il disegno celeste, essa esclama con l’Apostolo:<br />

Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non<br />

lo conosciamo più così 187. Sopra i monti di Bethel, dice essa,<br />

cioè al di sopra dei Principati e delle Potestà, al di sopra<br />

degli Angeli e degli Arcangeli e anche dei Cherubini e<br />

dei Serafini, perché i monti della casa di Dio, che è il<br />

significato della parola Bethel, non sono altro che questi.<br />

Essa, infatti, sospira di afferrarlo alla destra del Padre,<br />

dove il Padre non e più grande di lui, alla destra<br />

dell’Altissimo, coaltissimo con lui. Poiché questa,<br />

fratelli, è la vita eterna, che conosciamo il Padre, vero<br />

Dio, ma anche colui che egli ha mandato, Gesù Cristo,<br />

vero e unico Dio con lui, benedetto sopra tutte le cose<br />

per sempre. Amen.<br />

184 Ct 8, 14.<br />

185 Gv 14, 28.<br />

186 Gv 20, 17.<br />

187 2Cor 5, 16.<br />

93


SERMONE DECIMO<br />

«Non si avvicinerà a te il male, e il flagello non si<br />

accosterà alla tua tenda»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 10)<br />

1. Non è una mia affermazione, né cosa nuova per voi,<br />

anzi, è notissima, che negli oggetti principali della<br />

nostra fede è più facile conoscere e più pericoloso<br />

ignorare quello che non sono piuttosto che quello che<br />

sono. Sembra che questo si possa dire convenientemente<br />

anche della speranza. Infatti l’intelligenza umana, dopo<br />

l’esperienza di tanti mali, comprende molto più<br />

facilmente quello da cui sarà liberata che quello di cui<br />

godrà. In realtà, l’intima affinità tra la fede e la speranza<br />

sta nel fatto che ciò che la fede crede che si verificherà, la<br />

speranza incomincia a sperare che si verificherà a<br />

proprio favore. Per questo l’Apostolo giustamente<br />

definisce la fede fondamento delle cose che si devono<br />

sperare, poiché è chiaro che nessuno può sperare quello<br />

che si ritiene non esista, proprio come non si può<br />

dipingere <strong>sul</strong> vuoto. La fede dice: «Dio ha preparato ai<br />

suoi fedeli beni grandi e incomprensibili». La speranza,<br />

invece: «Essi sono messi da parte per me». La carità, poi,<br />

come terza, soggiunge: «Per me, io corro verso di essi».<br />

Ma, come ho già detto, è ben difficile o addirittura<br />

impossibile conoscere che cosa siano quei beni, a meno<br />

che Dio stesso, come dice l’Apostolo, non abbia rivelato<br />

a qualcuno, per mezzo del suo Spirito, quelle cose che<br />

occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore<br />

d’uomo, le cose che Dio ha preparato per coloro che lo amano<br />

188. Difatti, anche Paolo, benché fosse già perfetto<br />

188 1Cor 2,9.<br />

95


quando dimorava ancora nel corpo mortale — perché se<br />

non fosse possibile qui in terra una, per così dire,<br />

perfezione imperfetta, l’Apostolo non direbbe: Quanti<br />

dunque siamo perfetti dobbiamo avere questi sentimenti 189,<br />

quelli, cioè, di cui un momento prima aveva detto: Non<br />

che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla<br />

perfezione 1<strong>90</strong> — anche Paolo, dico, è costretto a<br />

confessare: Ora conosco in modo imperfetto 191, e: Ora<br />

vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora<br />

vedremo faccia a faccia 192. Così, in questa vita, con una pia<br />

e provvida insistenza viene inculcato maggiormente ciò<br />

che all’uomo ri<strong>sul</strong>ta più comprensibile circa i beni futuri.<br />

Infatti, è proprio di quelli che soffrono stimare somma<br />

felicità l’essere liberati dalle loro afflizioni e ritenere<br />

beatitudine perfetta la esenzione da ogni male. Per cui il<br />

Profeta dice nel Salmo: Ritorna, anima mia, alla tua pace,<br />

perché il Signore ti ha beneficato 193, senza tuttavia<br />

nominare nessuno dei beni che formano la felicità che<br />

gli è stata data, ma aggiungendo solamente: Perché egli<br />

mi ha sottratto dalla morte, ha liberato i miei occhi dalle<br />

lacrime, ha preservato i miei piedi dalla caduta 194. Con<br />

queste parole indica chiaramente che egli considera un<br />

grande riposo e un grande cumulo di benefici da parte<br />

di Dio l’essere liberato dalle tribolazioni e dai pericoli.<br />

2. Molto simile a questa affermazione è anche quella del<br />

Salmo novantesimo, che dobbiamo commentare oggi:<br />

189<br />

Fil 3, 15.<br />

1<strong>90</strong><br />

Fil 3, 12.<br />

191<br />

1Cor 13, 12.<br />

192<br />

Ibid.<br />

193<br />

Sal 114,7.<br />

194<br />

Sal 114, 8.<br />

96


Non si avvicinerà a te il male, e il flagello non si accosterà alla<br />

tua tenda. Da quanto posso capire, il senso di questo<br />

versetto è facile a comprendere e alcuni di voi lo hanno<br />

forse già afferrato al volo. Perché non siete così poco<br />

istruiti e così sprovvisti della scienza delle cose spirituali<br />

da non distinguere con la massima facilità fra voi stessi e<br />

le vostre tende, come anche fra quello che è chiamato<br />

male e quello che è detto flagello 195. Infatti, avete sentito<br />

come l’Apostolo, dopo avere combattuto la buona<br />

battaglia, diceva che molto presto avrebbe lasciato la sua<br />

tenda. Ma perché stare a ricordare le parole<br />

dell’Apostolo? Quasiché un soldato possa ignorare che<br />

cosa sia la propria tenda e abbia bisogno di essere<br />

istruito in queste cose dall’esempio altrui. Purtroppo<br />

vediamo alcuni che hanno cambiato le proprie tende in<br />

dimore di schiavitù vergognosissima e si servono di esse<br />

non per combattere le battaglie di Dio, ma per viverci<br />

dentro una schiavitù miserabile. Anzi, e questo è<br />

addirittura ridicolo, alcuni sono talmente fuori strada e<br />

sono caduti in così grande dimenticanza della propria<br />

condizione e in tale delirio spirituale, da sembrare che<br />

identifichino se stessi con questa loro tenda esteriore.<br />

Quelli, infatti, che, quasi morti spiritualmente, dedicano<br />

tutte le loro cure alla carne occupandosi della loro tenda<br />

come se fossero convinti che non avrà mai da cadere,<br />

non mancano forse non solo della conoscenza di Dio, ma<br />

anche di quella di se stessi? Eppure la tenda dovrà<br />

cadere, e cadrà anche presto! Non danno forse<br />

l’impressione di ignorare se stessi quelli che sono così<br />

dediti alla carne da credere di non essere altro che carne,<br />

195<br />

Gran parte delle considerazioni di questo sermone sono impostate<br />

<strong>sul</strong> doppio binomio anima / tenda, male / flagello, che è l’insieme<br />

delle pene inflitte per il peccato.<br />

97


tenendo le loro anime in così poco conto da neppur<br />

sapere di averle? Se saprai distinguere ciò che è prezioso da<br />

ciò che è vile, sarai come la mia bocca 196, dice il Signore:<br />

cioè, se distinguerai con perspicacia fra i beni interiori e<br />

quelli esteriori, così da avere più paura del male per te<br />

stesso che del flagello per la tua tenda. Questo male è<br />

quello del quale è scritto: Sta’ lontano dal male e fa’ il bene<br />

197. È quel male che priva l’anima della propria anima,<br />

che crea una separazione fra te e Dio, tanto che fino a<br />

quando esso regna, quello che è un corpo senza anima,<br />

lo diventa l’anima senza Dio, veramente morta a se<br />

stessa, come uno di quelli di cui l’Apostolo diceva che<br />

erano stati come senza Dio in questo mondo.<br />

3. Con questo non voglio dire affatto che tu debba<br />

odiare la tua carne. Amala come un aiuto che ti è stato<br />

dato e come destinata a condividere con te la felicità<br />

eterna. Ma l’anima deve amare la propria carne in modo<br />

da non sembrare che essa stessa si sia cambiata in carne<br />

e che il Signore non debba dire: Il mio spirito non resterà<br />

nell’uomo, perché egli è carne 198. L’anima ami pure la<br />

propria carne, ma abbia molto più cura della propria<br />

anima 199. Adamo ami pure la sua Eva, ma non tanto da<br />

obbedire alla voce di lei più che a quella di Dio. Del<br />

resto, non giova neppure a lei essere amata in modo tale<br />

che, mentre tu la difendi in questa vita dai colpi della<br />

correzione paterna di Dio, tu accumuli sopra di lei la sua<br />

collera e la condanna eterna. Razza di vipere, dice<br />

Giovanni, chi vi ha suggerito di sottrarvi all ‘ira imminente?<br />

196 Ger 15, 19.<br />

197 Sal 36, 27.<br />

198 Gn 6, 3.<br />

199 Cioè Dio: cfr. QH 10, 4.<br />

98


Fate frutti degni di conversione 200. Come se dicesse in<br />

termini più chiari: Abbracciate la disciplina, ché non si adiri<br />

il Signore 201. Sopportate la verga che vi corregge per non<br />

sentire il martello che vi spezza 202. Come gli uomini<br />

carnali ci dicono: «Il vostro genere di vita è crudele;<br />

perché non avete riguardo per la vostra carne?» - «Sia<br />

pure così: ma è la semente che noi non risparmiamo. In<br />

quale altro modo potevamo usarle riguardo? Non le<br />

torna forse più a conto rinnovarsi e moltiplicarsi nel<br />

campo anziché marcire nel granaio? Ahimè! I giumenti<br />

sono marciti nel loro letame 203. È questo il modo con il<br />

quale voi risparmiate la vostra carne? Ammettiamo pure<br />

che in questa vita noi siamo crudeli perché non la<br />

risparmiamo, ma voi, risparmiandola, siete ben più<br />

crudeli. Poiché per noi già fin da adesso la nostra carne<br />

riposa nella speranza, voi invece vedrete quale<br />

ignominia dovrà subire la vostra in questa vita e quanta<br />

miseria la aspetta in quella futura». Non si avvicinerà a te<br />

il male, e il flagello non si accosterà alla tua tenda. Qui è<br />

indicato un doppio premio e come una doppia<br />

immortalità. Infatti, in che cosa consiste la morte se non<br />

nella separazione dell’anima e del corpo? È per questo<br />

che un corpo lo si dice esanime. Ma da che cosa è<br />

causata questa separazione se non dai mali di questa<br />

vita, dalla violenza dei dolori, dalla stessa corruzione<br />

del corpo e dalla pena del peccato? Giustamente la<br />

nostra carne teme e odia un flagello che le infligge la<br />

pena della separazione amara da una compagnia così<br />

200 Mt 3, 7-8.<br />

201 Sal 2, 12.<br />

202 Ricompare l’immagine del martello: cfr. QH 3, 2.<br />

203 Gl 1, 17.<br />

99


piacevole e così onorifica 204. Ma, lo voglia o non lo<br />

voglia, bisogna che per ora essa sopporti questo flagello<br />

fino a tanto che non sia tolto. Le conviene però tollerarlo<br />

in maniera tale che tu possa liberartene definitivamente,<br />

e che da quel momento in poi il flagello non si avvicini<br />

più alla tua tenda.<br />

4. Ma, come ho già ricordato sopra e come si deve<br />

ricordare continuamente, la vera vita dell’anima è Dio.<br />

Ora, il male è anche causa della separazione fra l’anima<br />

e Dio, ma il male dell’anima, il quale non è altra cosa che<br />

il peccato. Ahimè, fratelli, come ci si può dare alle<br />

frivolezze, come si può trovare gusto nelle oziosità con<br />

accanto questi due serpenti pronti a toglierci due vite,<br />

uno quella del corpo e l’altro quella dell’anima? E come<br />

mai dormiamo sicuri se non perché la negligenza in un<br />

pericolo così grande più che di sicurezza è segno di<br />

sfiducia nel conseguimento della felicità del cielo? In<br />

verità, noi dobbiamo desiderare di essere liberati dalla<br />

morte del corpo e da quella dell’anima; ma, finché siamo<br />

in questa vita, dobbiamo guardarci dal peccato più che<br />

dalla sua pena e allontanarci con molto maggior<br />

premura dal male dell’anima che dal flagello del corpo,<br />

perché per l’anima è più dannoso e triste essere separata<br />

da Dio che dal suo corpo. Difatti, quando sarà tolto di<br />

mezzo definitivamente ogni peccato, allora, tolta la<br />

causa, non resterà più neppure l’effetto. E come non ti si<br />

potrà avvicinare più il male dell’anima, così non riuscirà<br />

ad avvicinarsi alla tua tenda nemmeno il flagello del<br />

corpo, perché ogni pena sarà tanto più lontana<br />

dall’uomo esteriore quanto più lo sarà la colpa di quello<br />

interiore. Il Salmista, infatti, non dice: «In te non vi sarà<br />

204<br />

Chiara affermazione di rispetto per il corpo, sede dell’anima.<br />

100


male, né flagello nella tua tenda», ma: Non si accosterà,<br />

non si avvicinerà.<br />

5. Effettivamente, si constata che vi sono degli uomini<br />

nei quali il peccato non soltanto abita, ma addirittura<br />

regna, tanto da sembrare che non possa essere più<br />

vicino o più intimo se non quando dominerà talmente<br />

da non riuscire più ad abbandonare il suo potere in<br />

avvenire. Ve ne sono poi altri, nei quali il peccato<br />

rimane, sì, ma senza prevalere e dominare, come<br />

sradicato ma non ancora espulso, abbattuto ma non<br />

completamente rigettato. Si sa che all’inizio non fu così,<br />

perché nei progenitori, precedentemente alla loro prima<br />

disobbedienza, il peccato non soltanto non regnava, ma<br />

neppure esisteva. Sembra, tuttavia, che già allora fosse<br />

in qualche modo vicino, per riuscire a entrare in loro<br />

così in fretta. E colui che disse: Quando tu avrai mangiato<br />

dell’albero della scienza del bene e del male morrai 205, di che<br />

altro li avvertiva se non che anche la pena del peccato,<br />

benché ancora non fosse nei corpi, nondimeno era già<br />

alle porte? Felice, pertanto, la nostra attesa, beata la<br />

nostra speranza. Poiché la risurrezione, rispetto alla<br />

nostra condizione primitiva, sarà tanto più gloriosa in<br />

quanto che nessuna colpa e nessuna pena, cioè nessun<br />

male e nessun flagello regnerà o abiterà né potrà mai più<br />

regnare o abitare sia nelle nostre anime, sia nei nostri<br />

corpi. Non si avvicinerà a te il male, dice il Salmista, e il<br />

flagello non si accosterà alla tua tenda. Nulla infatti è tanto<br />

lontano come quello che non può più essere presente.<br />

6. Ma che cosa stiamo facendo, fratelli? Io ho paura di<br />

un rimprovero. Infatti sappiamo che il nostro grande e<br />

205 Gn 2, 17.<br />

101


comune Abate ha destinato questo tempo non già alla<br />

quiete dei discorsi, ma al lavoro delle mani. Penso, però,<br />

che mi perdonerà facilmente, tanto più se non dimentica<br />

quel pietoso inganno con il quale una volta Romano lo<br />

servì per tre anni mentre era nella spelonca. Infatti<br />

leggiamo: Romano si sottraeva piamente allo sguardo del<br />

Padre e in certi giorni portava a Benedetto il pane che riusciva<br />

a sottrarre al suo pasto 206. Per parte mia, sono certo,<br />

fratelli, che molti di voi hanno una riserva di delizie<br />

spirituali ben più abbondante della mia, ma quello che<br />

vi comunico non lo sottraggo a me stesso. Anzi,<br />

qualunque cosa sia quello che il Signore mi suggerisce,<br />

insieme con voi lo gusto con più sicurezza e con più<br />

soavità, perché questo alimento non diminuisce quando<br />

è distribuito, ma piuttosto quando lo si dispensa cresce.<br />

Ma, se qualche volta vi parlo contro la consuetudine del<br />

nostro Ordine, non lo faccio per mia presunzione, ma<br />

per volontà dei miei venerabili fratelli Abati, i quali mi<br />

impongono anche quello che non si permetterebbero<br />

assolutamente di fare essi stessi in qualsiasi momento<br />

della giornata. Sanno, infatti, che per me vi è una<br />

ragione speciale e una particolare necessità 207. Perché, se<br />

potessi lavorare con voi, ora non starei qui a parlare.<br />

L’esempio del lavoro forse sarebbe una parola più<br />

efficace e anche più gradita alla mia coscienza. Del resto,<br />

finché a causa dei miei peccati e, come sapete, per le<br />

diverse infermità di questo corpo così molesto e anche<br />

per la limitata disponibilità di tempo, questo non mi è<br />

permesso, voglia il Signore che, dicendo e non facendo,<br />

206<br />

GREGORIO MAGNO, Dialoghi II, 1, 5.<br />

207<br />

Cfr. Introduzione, pp. XLII-XLIII. LV.<br />

102


meriti di essere trovato almeno il più piccolo nel regno<br />

di Dio 208.<br />

208 Con il sermone X termina la seconda redazione del Commento al<br />

Salmo <strong>90</strong>.<br />

103


104


SERMONE UNDICESIMO<br />

«Egli ha dato ai suoi angeli quest’ordine a tuo<br />

riguardo: di custodirti in tutte le tue vie»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 11)<br />

1. Sta scritto, e con quanta verità, che per le misericordie<br />

del Signore non siamo annientati 209, né abbandonati nelle<br />

mani dei nostri nemici. L’occhio instancabile e vigile<br />

della bontà singolare del Signore veglia su di noi. Non<br />

dorme né sonnecchia il custode di Israele. Il che è<br />

necessario. Perché non dorme, né sonnecchia neppure<br />

colui che combatte Israele. E come il Signore si<br />

preoccupa e ha cura di noi, così lui si dà da fare per<br />

uccidere e distruggere, e il suo unico pensiero è che chi<br />

si è allontanato da Dio a lui più non ritorni. Ma noi non<br />

prestiamo nessuna o poca attenzione alla cura che ha<br />

per noi colui che ci guida, alla difesa di colui che ci<br />

protegge e ai benefici che egli ci elargisce, ingrati alla<br />

sua grazia, anzi alle molteplici grazie con le quali ci<br />

previene e ci aiuta. Infatti, a volte è lui personalmente<br />

che riempie le nostre anime di splendori, a volte ci visita<br />

per mezzo degli angeli, a volte ci ammaestra per mezzo<br />

di uomini e a volte ci consola e ci istruisce con le<br />

Scritture. Poiché tutto ciò che è stato scritto, è stato scritto<br />

per nostra istruzione, perché in virtù della pazienza e della<br />

consolazione che ci viene dalle Scritture teniamo viva la<br />

nostra speranza 210. Ben detto per nostra istruzione, affinché<br />

in virtù della pazienza teniamo viva la speranza. Infatti,<br />

come è detto altrove, la saggezza dell’uomo si conosce dalla<br />

pazienza 211. È la pazienza che produce la virtù provata, e la<br />

209 Lam 3, 22.<br />

210 Rm 15, 4.<br />

211 Pr 19, 11.<br />

105


virtù provata la speranza 212. Perché soltanto noi non<br />

badiamo a noi stessi? Perché soltanto noi ci trascuriamo?<br />

Dobbiamo forse chiudere gli occhi sui pericoli nei quali<br />

ci troviamo perché il Signore ci aiuta da tutte le parti?<br />

Anzi, proprio per questo dovremmo vigilare su noi<br />

stessi con maggior diligenza. Poiché non si avrebbe così<br />

grande premura per noi né in cielo, né in terra se non ne<br />

avessimo un gran bisogno. Non saremmo certamente<br />

custoditi in tanti modi se le insidie non fossero<br />

altrettanto numerose.<br />

2. Beati, perciò, quei nostri fratelli i quali, liberi dal<br />

timore dei mali e stabiliti in maniera tutta speciale nella<br />

speranza, sono ormai svincolati dal laccio dei cacciatori<br />

e sono passati dalle tende dei combattenti alle dimore di<br />

quelli che riposano. A uno di essi, anzi a tutti insieme, è<br />

detto: Non si avvicinerà a te il male, e il flagello non si<br />

accosterà alla tua tenda 213. Ma bada che questa promessa è<br />

fatta non a chi vive secondo la carne, ma a chi, pur<br />

vivendo nella carne, cammina secondo lo spirito, perché<br />

in un uomo carnale non è possibile fare distinzione fra<br />

lui e la sua tenda. In lui tutto è confusione, perché è un<br />

figlio di Babilonia, un uomo che è tutto carne, e lo spirito<br />

non rimane in lui. E dove non c’è lo spirito buono,<br />

quando mai mancherà il male? Ma dove c’è il male non<br />

potrà non avvicinarsi anche il flagello, perché il male è<br />

inseparabile dalla pena. Non si avvicinerà a te il male, e il<br />

flagello non si accosterà alla tua tenda 214. Una grande<br />

212<br />

Rm 5, 4.<br />

213<br />

Sal <strong>90</strong>, 10.<br />

214<br />

Con l’accenno al male, al flagello e alla tenda Bernardo si riallaccia<br />

al sermone precedente e mette <strong>sul</strong>l’avviso il lettore attento che il<br />

commento al Salmo vuoi essere un tutto unitario e strutturato.<br />

106


promessa! Ma che cosa mi permette di sperarne il<br />

compimento? Come scamperò dal male e dal flagello,<br />

come fuggirò, come mi allontanerò affinché non mi si<br />

avvicinino? Per quale mio merito, con quale bravura,<br />

con quale forza ci riuscirò? Perché ai suoi angeli ha dato per<br />

te quest’ordine: di custodirti in tutte le tue vie. E quali sono<br />

tutte queste vie? Quelle percorrendo le quali tu ti<br />

allontani dal male e fuggi l’ira imminente. Molte sono le<br />

vie e di molte specie. Questo è certamente un gran<br />

pericolo per chi viaggia. Quanto facilmente<br />

nell’imbattersi in molte strade andrà fuori da quella che<br />

è la sua, colui che non ha saputo conoscerle. Agli angeli,<br />

infatti, è stato comandato di custodirci non già in tutte le<br />

vie, ma soltanto in tutte le nostre vie. Poiché ve ne sono<br />

di quelle dalle quali dobbiamo essere trattenuti per non<br />

entrarvi e altre <strong>sul</strong>le quali non possiamo camminare<br />

senza sostegno.<br />

3. Pertanto, fratelli, esaminiamo attentamente quali<br />

siano le nostre vie per poi cercare di conoscere anche<br />

quali siano le vie dei demoni, quali quelle degli spiriti<br />

beati e quali quelle del Signore. Veramente quello che<br />

intraprendo a spiegare è superiore alle mie forze, ma mi<br />

aiuterete voi con le vostre preghiere, affinché il Signore<br />

mi apra il tesoro della sua sapienza e si renda gradite le<br />

offerte delle mie labbra.<br />

Le vie, dunque, dei figli di Adamo sono la necessità e la<br />

cupidigia 215. Noi, infatti, siamo condotti e trascinati<br />

dall’una e dall’altra, o, più precisamente, la necessità ci<br />

spinge e la cupidigia ci trascina. La necessità riguarda<br />

215<br />

Su ―necessitas‖ e ―cupiditas‖, caratteristiche dell’uomo come<br />

semplice creatura e come essere decaduto, cfr. In vigilia Nat. Dom. 2,<br />

3; É. GILSON, La teologia, 42-47.<br />

107


specialmente il corpo, e non è semplice, ma ha<br />

moltissimi sentieri tortuosi e altrettanti svantaggi.<br />

Vantaggi ne ha ben pochi, seppure ne ha qualcuno. Chi<br />

mai ignora quanto sono numerose le necessità degli<br />

uomini? Chi è capace di descriverle tutte? Ce lo insegna<br />

l’esperienza, ce lo fa capire il tormento stesso di cui esse<br />

sono la causa. E così si capisce come si debba gridare al<br />

Signore: Liberami non «dalla necessità», ma dalle mie<br />

necessità 216.<br />

Ma colui che non avrà chiuso l’orecchio agli<br />

ammonimenti del Saggio bramerà di essere liberato non<br />

soltanto da questa via della necessità, ma anche da<br />

quella della cupidigia. Che cosa dice egli, infatti? Prendi<br />

le distanze dalle tue voglie; e anche: Non andar dietro ai<br />

tuoi appetiti 217. Fra i due mali è certamente meglio<br />

camminare nella via della necessità, piuttosto che in<br />

quella della cupidigia. Le necessità sono senz’altro<br />

numerose, ma le cupidigie lo sono molto di più per ogni<br />

verso, anzi oltre ogni misura. La cupidigia riguarda il<br />

cuore. Perciò è tanto più forte della necessità quanto<br />

l’anima è superiore al corpo. Queste sono le due vie che<br />

agli uomini sembrano buone, ma che non arrivano al<br />

loro termine se non quando li immergono nelle<br />

profondità dell’inferno.<br />

Se ora hai scoperto le vie degli uomini, vedi che forse<br />

non si riferisca proprio ad esse quello che è detto: Nelle<br />

loro vie non vi è che dolore e infelicità 218: dolore nella<br />

necessità e infelicità nella cupidigia. Come mai nella<br />

cupidigia si trova affanno, cioè mancanza di felicità,<br />

contrariamente a quello che si pensa? Che cosa accade a<br />

216 Sal 24, 17.<br />

217 Sir 18, 30.<br />

218 Sal 13, 3.<br />

108


colui al quale sembra che, nell’abbondanza delle cose<br />

terrene, sorrida l’ambita felicità? Egli è tanto più infelice<br />

quanto più fortemente stringe l’infelicità credendola<br />

felicità, e quanto più vi si immerge tanto più da essa è<br />

inghiottito. Guai ai figli degli uomini per una felicità<br />

tanto falsa e fallace! Guai a chi dice: Sono ricco, non ho<br />

bisogno di nulla 219, mentre è un povero e un nudo e un<br />

infelice e un miserabile. La necessità proviene dalla<br />

debolezza del corpo, la cupidigia, invece, dall’inedia e<br />

dalla dimenticanza del cuore. Infatti, l’anima mendica il<br />

pane altrui perché dimentica di mangiare il proprio: essa<br />

sospira con avidità le cose terrene perché non medita<br />

affatto quelle celesti.<br />

4. Consideriamo ora anche le vie dei demoni,<br />

consideriamole e teniamocene in guardia, osserviamole<br />

per fuggirle, perché le loro vie sono la presunzione e<br />

l’ostinazione. Volete conoscere come lo so? Considerate<br />

il loro capo. Come lui, così i suoi familiari. Pensate agli<br />

inizi delle sue vie per capire se non si sia gettato d’un<br />

tratto in una evidente ed enorme presunzione dicendo:<br />

Dimorerò <strong>sul</strong> monte del testamento, nelle parti più remote del<br />

settentrione. Sarò simile all’Altissimo 220. Che presunzione<br />

temeraria e orrenda! Forse che là non sono caduti tutti gli<br />

operatori di iniquità, non sono stati cacciati senza poter stare<br />

in piedi 221? Per la presunzione non poterono stare in<br />

piedi e per l’ostinazione colui che è caduto non potrà<br />

rialzarsi 222. Per la presunzione egli è uno spirito che va,<br />

per l’ostinazione uno spirito che non ritorna. La<br />

219 Ap 3, 17.<br />

220 Is 14, 13-14.<br />

221 Sal 35, 13.<br />

222 Sal 40, 9.<br />

109


presunzione dei demoni desta ben tanto stupore, ma<br />

non meno sorprendente è la loro ostinazione, a causa<br />

della loro superbia che cresce senza misura. Perciò per<br />

essi non vi è possibilità di cambiamento 223. Non avendo<br />

voluto tornare indietro dalla via della presunzione, sono<br />

caduti in quella dell’ostinazione. Che cuore perverso e<br />

sconvolto hanno tutti quei figli degli uomini che<br />

seguono le orme dei demoni e camminano <strong>sul</strong>le loro vie!<br />

Tutta la lotta degli spiriti maligni contro di noi sta<br />

proprio nel sedurci per farci entrare nelle loro vie, per<br />

farci camminare su di esse in loro compagnia e per<br />

portarci a quel termine che è stato fissato per essi. O<br />

uomo, fuggi la presunzione, affinché il tuo nemico non<br />

abbia a godere dite. Perché è in questi vizi che egli si<br />

compiace più di tutto, avendo sperimentato in se stesso<br />

come ti sia difficile il potere uscire da un abisso così<br />

grande.<br />

5. Ma non voglio, fratelli, che ignoriate in che modo si<br />

scende, anzi si cade, in quelle due vie. Il primo gradino<br />

di questa discesa che ora mi si presenta, sta nel<br />

dissimulare a se stessi la propria debolezza, le proprie<br />

colpe, il proprio niente, quando uno, scusandosi,<br />

lusingandosi e convincendosi di essere qualche cosa<br />

mentre non è niente, inganna se stesso. Il secondo<br />

gradino è l’ignoranza di se stesso. Infatti, dopo che il<br />

primo gradino si è intrecciato delle inutili cinture di<br />

foglie, che altro gli resta se non l’impossibilità di poter<br />

vedere le sue ferite ormai coperte, tanto più che le ha<br />

coperte con il solo scopo di non vederle? E questo<br />

finalmente fa sì che, anche se un altro gliele fa vedere,<br />

egli sostiene che non sono ferite, ricorrendo a parole<br />

223 Sal 54, 20.<br />

110


maliziose per trovare delle scuse nei peccati 224. E questo è il<br />

terzo gradino ormai molto vicino alla presunzione, anzi<br />

la rasenta. Infatti, che male si vergogna ormai di fare e di<br />

rifare colui che presume perfino di difenderlo? Ma<br />

costui difficilmente si fermerà su una strada buia e<br />

scivolosa, tanto più che non manca neppure il cattivo<br />

angelo del Signore a inseguirlo e a incalzarlo. Pertanto, il<br />

quarto gradino, o piuttosto il quarto precipizio, è il<br />

disprezzo, cosicché, come dice la Scrittura, l’empio,<br />

giunto nel profondo dei peccati, disprezza 225. Da quel<br />

momento in poi, il pozzo chiude sempre di più la sua<br />

bocca sopra di lui, mentre il disprezzo consegna una tale<br />

anima all’impenitenza e l’impenitenza è sigillata<br />

dall’ostinazione. Questo è ormai il peccato che non è<br />

perdonato né in questo secolo, né nel futuro, perché il<br />

cuore duro e indurito non teme Dio, né gli importa più<br />

di nessuno. Colui che è unito in tal modo al diavolo in<br />

tutte le sue vie, è chiaro che è divenuto un solo spinto<br />

con lui. Le vie degli uomini, che abbiamo descritto<br />

precedentemente, sono quelle delle quali è detto:<br />

Nessuna tentazione vi sorprenda se non umana 226, perché<br />

peccare è umano. Ma chi ignora che le vie dei demoni<br />

sono molto diverse dalla natura dell’uomo? A meno che<br />

in alcuni l’abitudine di peccare non sia divenuta natura.<br />

Tuttavia, anche se alcuni fanno del peccare una seconda<br />

natura, resta vero che perseverare nel male non è umano<br />

ma diabolico.<br />

6. E quali sono le vie dei santi angeli? Quelle,<br />

certamente, che ci ha rivelato l’Unigenito del Padre<br />

224 Sal 140, 4.<br />

225 Pr 18, 3.<br />

226 1Cor 10, 13.<br />

111


quando disse: Vedrete angeli salire e scendere <strong>sul</strong> Figlio<br />

dell’uomo 227. Le loro vie sono dunque l’ascesa e la<br />

discesa: l’ascesa per il loro bene e la discesa, o piuttosto<br />

la condiscendenza, per il nostro. Così, quegli spiriti beati<br />

salgono con la contemplazione di Dio e scendono con la<br />

compassione verso dite per custodirti in tutte le tue vie.<br />

Salgono verso il suo volto e discendono al suo cenno,<br />

perché per te ha dato ordine ai suoi angeli. Tuttavia,<br />

neppure quando scendono rimangono privi della<br />

visione della sua gloria, perché vedono sempre la faccia del<br />

Padre 228.<br />

7. Penso che desideriate sentire quali siano anche le vie<br />

del Signore. Potrebbe sembrare grande presunzione da<br />

parte mia se vi promettessi di essere io stesso a<br />

mostrarvele. Ma si legge che egli stesso ci insegnerà le<br />

sue vie. E, in questo, a chi altri si potrebbe credere se<br />

non a lui? Egli dunque ha manifestato le sue vie quando<br />

ha aperto le labbra del Profeta perché dicesse: Tutte le vie<br />

del Signore sono misericordia e verità 229. È così che viene a<br />

ognuno in particolare e a tutti in comune, cioè con la<br />

misericordia e con la verità. Infatti, dove si presume<br />

molto della sua misericordia, ma si dimentica la sua<br />

verità, là Dio senz’altro non c’è, come non lo si trova<br />

neppure là dove vi è una grande paura al ricordo della<br />

sua verità e nessuna consolazione a quello della sua<br />

misericordia. Poiché colui che non sa dove si trova<br />

veramente la misericordia non possiede la verità e,<br />

d’altra parte, senza la verità, la misericordia non può<br />

227 Gv 1, 51.<br />

228 Mt 18, 10. Cfr. Sup. Cant. 77, 4; GREGORIO MAGNO, Mor 2, III, 3.<br />

229 Sal 24, 10. Verità è qui sinonimo di giustizia, a differenza di<br />

quanto segue poco oltre (QH 11, 8).<br />

112


essere vera. Ma dove la misericordia e l verità si<br />

incontrano, anche la giustizia e la pace si baciano, né<br />

può mancare Colui che dimora nella pace. Quante cose<br />

abbiamo udite e conosciute — perché i nostri padri ce lo<br />

hanno narrato — su questa felice unione della<br />

misericordia e della verità! La tua misericordia e la tua<br />

verità mi hanno accolto 230, dice il Profeta. E altrove: La tua<br />

misericordia è davanti ai miei occhi e mi diletto della tua<br />

verità 231. Ma anche lo stesso Signore attesta nei riguardi<br />

del Profeta: La mia verità e la mia misericordia saranno con<br />

lui 232.<br />

8. Ma considera anche le venute visibili del Signore, per<br />

constatare come nella manifestazione che si è già<br />

compiuta tu trovi un Salvatore misericordioso e come,<br />

invece, in quella che è promessa alla fine del mondo<br />

dovrai sostenere un rimuneratore che giudica secondo<br />

verità. Infatti è forse con riferimento a queste due venute<br />

che si deve interpretare il detto della Scrittura: Dio ama la<br />

misericordia e la verità, il Signore darà grazia e gloria 233. Per<br />

quanto anche nella prima venuta si sia ricordato della<br />

sua misericordia, e, insieme, della sua verità verso la<br />

casa d’Israele, e nella seconda, pur giudicando il mondo<br />

con giustizia e le genti con la sua verità, non si farà un<br />

giudizio senza misericordia, a meno che non si tratti di<br />

chi non ha usato misericordia. Queste sono le vie eterne<br />

delle quali è scritto presso il Profeta: Le colline del mondo<br />

si sono incurvate sotto le sue vie eterne 234. Mi è facilissimo<br />

230 Sal 39, 12.<br />

231 Sal 25, 3.<br />

232 Sal 88, 25.<br />

233 Sal 83, 12.<br />

234 Ab 3, 6.<br />

113


provarlo. Infatti è detto nella Scrittura Santa: La<br />

misericordia del Signore è da sempre e dura in eterno 235, e: La<br />

verità del Signore dura in eterno 236. Da queste strade<br />

hanno deviato i colli del mondo, cioè i demoni superbi, i<br />

principi di questo mondo e di queste tenebre. Essi non<br />

hanno conosciuto la via della verità e della misericordia<br />

e non si sono ricordati dei suoi sentieri. Che ha di<br />

comune con la verità colui che è bugiardo e padre della<br />

menzogna 237? Inoltre tu trovi scritto apertamente di lui<br />

che non ha perseverato nella verità 238. Quanto poi sia stato<br />

lontano dalla misericordia, lo attesta la condizione<br />

miserabile nella quale egli ci ha gettati. Quando mai è<br />

stato misericordioso uno che era omicida fin dal<br />

principio del mondo? E, finalmente, chi è cattivo con se<br />

stesso, con chi si mostrerà buono? 239.<br />

Quant’è cattivo oltre misura con se stesso lui che non si<br />

rammarica mai della propria iniquità né mai si affligge<br />

per la propria condanna! Una falsa presunzione lo ha<br />

buttato fuori della via della verità e l’ostinazione crudele<br />

gli ha precluso quella della misericordia. Perciò, né può<br />

trovare misericordia in se stesso, né la può ottenere dal<br />

Signore. In questo modo, dunque, quelle colline superbe<br />

hanno fuorviato dalle vie eterne, quando, cioè,<br />

attraverso i loro anfratti e i loro sentieri distorti, o<br />

meglio attraverso i loro precipizi, hanno abbandonato le<br />

vie del Signore che sono diritte. Invece, altre colline, con<br />

quanta più prudenza e profitto si sono piegate e<br />

umiliate sotto le vie del Signore per la loro salvezza!<br />

235<br />

Sal 102, 17.<br />

236<br />

Sal 116, 2.<br />

237<br />

Gv 8, 44.<br />

238<br />

Ibid.<br />

239<br />

Sir 14, 5.<br />

114


Non perché si siano piegate rispetto ad esse deviando<br />

dalla dirittura delle vie del Signore, ma perché sono<br />

state le stesse vie eterne a piegarle. Non è forse un<br />

vedere incurvarsi le colline del mondo quando i grandi e<br />

i potenti della terra si inchinano davanti al Signore con<br />

una devota sottomissione e, prostrati ai suoi piedi, lo<br />

adorano? Forse che non si curvano quando dalla<br />

dannosa altezza della loro vanità e della loro crudeltà<br />

scendono negli umili sentieri della misericordia e della<br />

verità?<br />

9. Verso queste vie del Signore si dirigono non soltanto<br />

le vie degli angeli, ma anche quelle degli eletti. Il primo<br />

passo che il peccatore fa per uscire dall’abisso dei suoi<br />

vizi consiste in quella misericordia con la quale egli<br />

sente pietà per il figlio di sua madre, cioè per la propria<br />

anima, rendendosi così gradito a Dio.<br />

Infatti, in questo modo imita la grande opera<br />

dell’immensa misericordia del Salvatore, unendosi così<br />

nella compunzione a Chi per primo è stato trafitto per<br />

lui, morendo così in qualche modo anch’egli per la<br />

propria salvezza, senza risparmiare se stesso. Questa<br />

compassione è il primo sentimento di colui che ritorna al<br />

suo cuore ed è sentita nelle profonde intimità dello<br />

spirito. Ma poi bisogna che essa avanzi e proceda <strong>sul</strong>la<br />

via regia che conduce alla verità, bisogna cioè, come ve<br />

lo raccomando spessissimo. che alla contrizione del<br />

cuore faccia seguito la confessione della bocca. Con il<br />

cuore, infatti, si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si<br />

fa la confessione per giungere alla salvezza 240. È necessario<br />

che colui il quale si converte nell’intimo del cuore<br />

diventi piccolo ai propri occhi secondo quello che dice la<br />

240 Rm 10. 10.<br />

115


Verità: Se non vi convertirete e non diventerete come i<br />

bambini, non entrerete nel regno dei cieli 241. Non voglia<br />

dunque dissimulare quello che non può ignorare, come,<br />

cioè, dal peccato sia stato ridotto a un niente. Non si<br />

vergogni di portare alla luce della verità quello che, con<br />

sentimento di compassione, ha veduto nel segreto del<br />

cuore. In questo modo l’uomo entra nelle vie della<br />

misericordia e della verità, che sono le vie del Signore, le<br />

vie della vita, e il loro frutto è la salvezza di chi le<br />

percorre.<br />

10. È chiaro che anche le vie degli angeli tendono<br />

ugualmente verso le stesse vie del Signore. Infatti,<br />

quando salgono per contemplare, essi cercano la verità,<br />

desiderando la quale si saziano, e saziandosi ne<br />

acuiscono il desiderio. Invece, quando discendono,<br />

praticano la misericordia verso di noi, custodendoci in<br />

tutte le nostre vie. Infatti, sono spiriti incaricati di un<br />

ministero, inviati per servirci. Nostri servi, non nostri<br />

padroni. E in questo imitano l’esempio dell’unigenito di<br />

Dio, il quale è venuto non per essere servito, ma per<br />

servire, ed è stato in mezzo ai suoi discepoli come colui<br />

che serve. Il vantaggio delle vie degli angeli, per quanto<br />

riguarda loro stessi, è la loro stessa beatitudine, e<br />

un’obbedienza amorosa a Dio; invece, per quanto<br />

riguarda noi, da un lato consiste nell’ottenerci la grazia<br />

divina, e dall’altro nel custodire la nostra via, perché ai<br />

suoi angeli ha dato per te quest’ordine: di custodirti in tutte le<br />

tue vie, in tutte le tue necessità, in tutti i tuoi desideri.<br />

Altrimenti, tu potresti entrare facilmente nelle vie della<br />

morte precipitando o dalla necessità nella ostinazione<br />

oppure dalla cupidigia nella presunzione, le quali non<br />

241 Mt 18, 3.<br />

116


sono più le vie degli uomini, ma quelle dei demoni. In<br />

che cosa infatti si riscontra che gli uomini sono così<br />

facilmente ostinati come in quelle cose che o fingono o<br />

credono che appartengano alla necessità? «Qualsiasi<br />

ammonizione tu faccia loro», dice Terenzio, essi ti<br />

rispondono: «Io posso quello che posso e nulla più di<br />

quello che posso. Se tu vieni a trovarti nel mio caso, prova a<br />

pensarla diversamente» 242 . E come ci precipitiamo nella<br />

presunzione, se non nel trasporto di un desiderio<br />

violento?<br />

11. Dio, dunque, ha ordinato ai suoi angeli, durante<br />

questa vita, non già di ritirarti dalle tue vie, ma di<br />

custodirti in esse e, per così dire, di dirigere le tue vie<br />

verso le sue facendoti camminare nelle loro. Ma tu dirai:<br />

«In che modo?» Ecco! Facendo, se non puoi per altro<br />

motivo almeno sollecitato dalla tua necessità, quello che<br />

gli angeli fanno in maniera più pura e per sola carità,<br />

cioè discendere e condiscendere per dimostrare al<br />

prossimo la tua compassione, e poi, innalzando di<br />

nuovo con i medesimi angeli i tuoi desideri, sforzandoti<br />

di salire con tutto l’ardore dell’anima verso la somma ed<br />

eterna verità. Per questo siamo esortati a innalzare i<br />

cuori con le mani, per questo sentiamo dirci ogni giorno:<br />

In alto i cuori, per questo, se siamo negligenti, veniamo<br />

rimproverati e ci si dice: Fino a quando, o uomini, avrete un<br />

cuore pesante? Perché amate cose vane e cercate la<br />

menzogna? 243 Difatti, un cuore libero e leggero si innalza<br />

più facilmente nella ricerca e nell’amore della verità. E<br />

non stupirti se quelli che si degnano di custodirci nelle<br />

nostre vie non disdegnano di accoglierci, anzi di<br />

242 TERENZIO, Andria, 310.<br />

243 Sal 4, 3.<br />

117


introdurci insieme con loro nelle vie del Signore. Ma con<br />

quanta più gioia di noi, con quanta più sicurezza essi<br />

camminano <strong>sul</strong>le vie del Signore! Del resto anch’essi<br />

dimorano nella misericordia e nella verità, ma molto<br />

meno di colui che è la Verità e la Misericordia in<br />

persona.<br />

12. Con che ordine Dio ha messo tutti gli esseri alloro<br />

posto come spetta a ognuno di essi! Sovrano, al di sopra<br />

di tutte le cose, lui, che è l’eccelso, oltre il quale e al di<br />

sopra del quale non vi è nulla. I suoi angeli, poi, non li<br />

ha posti nel luogo più alto, ma in luogo sicuro, perché<br />

sono uniti nel modo più stretto a colui che sta al di sopra<br />

di tutto, e, per questo, sono confermati con la potenza<br />

che viene dall’alto. Gli uomini, invece, non sono né nel<br />

posto più alto, né al sicuro, ma in un luogo che esige<br />

vigilanza. Sono <strong>sul</strong> solido, cioè <strong>sul</strong>la terra, in luogo<br />

molto basso, ma non nel più basso, affinché abbiano la<br />

possibilità e la necessità di tenersi in guardia. Quanto ai<br />

demoni, essi vagano nelle onde dell’aria, instabili come<br />

il vento e leggeri. Indegni di salire al cielo, sdegnano di<br />

discendere <strong>sul</strong>la terra 244.<br />

Ma per oggi basta così. Oh! Se, per suo dono, fossimo<br />

capaci di ringraziare come merita colui dal quale viene<br />

la nostra capacità. Perché, da soli, non siamo capaci<br />

neppure di pensare qualche cosa di nostro se non ce lo<br />

concede colui che dà a tutti generosamente e che è sopra<br />

ogni cosa, Dio benedetto nei secoli dei secoli.<br />

244 Cfr. nota 8 al sermone 1.<br />

118


SERMONE DODICESIMO<br />

«Sulle loro mani ti porteranno perché non urti contro<br />

la pietra con il tuo piede»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 12)<br />

1. Se ben ricordate, nel discorso di ieri abbiamo detto<br />

che le vie dei demoni sono la presunzione e<br />

l’ostinazione e vi ho anche spiegato il motivo delle mie<br />

parole. Ma, se lo credete necessario, possiamo scoprire le<br />

loro vie anche per un’altra strada. Perché anche se essi si<br />

danno da fare in tutti i modi per nasconderle, lo Spirito<br />

Santo li mette allo scoperto in molte maniere, in molte<br />

maniere egli mostra nelle sante Scritture i sentieri degli<br />

empi. Infatti, riguardo a tutti costoro leggiamo che gli<br />

empi si aggirano intorno 245, e, del loro capo, in particolare,<br />

che va in giro cercando chi divorare 246. Lui stesso fu<br />

costretto a confessarlo davanti alla maestà divina,<br />

quando, presente tra i figli di Dio, gli fu chiesto donde<br />

venisse. Ho fatto il giro della terra, rispose, e l’ho percorsa<br />

247. Diciamo dunque che le sue vie sono un girare<br />

attorno e un tendere agguati. Con un movimento si<br />

avvicina a noi, con l’altro invece si aggira su se stesso.<br />

Infatti sempre egli s’innalza, e sempre è atterrato; la sua<br />

superbia sale sempre e sempre è umiliata. Non è questo<br />

un muoversi su se stesso? Infatti, colui che gira attorno<br />

riparte ogni volta e non avanza mai. Guai all’uomo che<br />

imita questo movimento, a colui che non esce mai dalla<br />

sua volontà propria. Se appena ti sforzi di strapparlo ad<br />

essa, sembrerà che ti segua, ma è un inganno. Non lo si<br />

strapperà completamente da essa. Si sforza da tutte le<br />

245 Sal 11, 9.<br />

246 1Pt 5, 8.<br />

247 Gb 1, 7; 2, 2.<br />

119


parti, fugge qua e là, ma resta sempre attaccato alla<br />

volontà propria.<br />

2. Tuttavia, se il girare attorno su se stesso è cattivo, di<br />

gran lunga peggiore è lo stare in agguato degli altri.<br />

Proprio questo lo fa essere ―diavolo‖. Ma in che modo,<br />

fratelli, quell’essere superlativamente superbo discende<br />

per circuire l’uomo miserabile? Osserva anche qui il<br />

movimento circolare dell’empio. I suoi occhi vedono<br />

tutto ciò che vi è di eccelso e insieme egli indaga con<br />

curiosità tutto ciò che nell’uomo vi è di più abbietto, ma<br />

per salire ancora di più, per gonfiarsi maggiormente e,<br />

dopo avere disprezzato la miseria dell’uomo, per<br />

apparire ai propri occhi più sublime, come sta scritto: Il<br />

misero freme mentre l’empio inorgoglisce 248. Con quale<br />

perversità l’angelo cattivo cerca di imitare gli angeli<br />

buoni, i quali pure salgono e scendono! Ma egli sale per<br />

brama di vanità e scende per livore maligno. Quanto è<br />

falsa la sua salita, altrettanto crudele è la sua discesa.<br />

Perché, come abbiamo detto ieri, in lui non vi è<br />

misericordia né verità. D’altronde se gli angeli maligni<br />

discendono per tenderci insidie, siano rese grazie a colui<br />

per ordine del quale discendono anche gli angeli buoni<br />

per soccorrerci, per custodirci in tutte le nostre vie. E<br />

non soltanto per questo, perché: Sulle loro mani ti<br />

porteranno, continua il Salmista, affinché non urti contro la<br />

pietra il tuo piede. 249<br />

3. Che grande insegnamento, fratelli, che grande monito,<br />

che grande conforto ci vengono dati in queste parole<br />

della Scrittura! Quale mai fra tutti i Salmi consola i<br />

248 Sal 9, 23.<br />

249 Sal <strong>90</strong>, 11.<br />

120


pusillanimi, ammonisce i negligenti, ammaestra gli<br />

ignoranti così magnificamente? È per questo che la<br />

Provvidenza divina ha voluto anche concedere ai suoi<br />

fedeli che i versetti di questo <strong>salmo</strong> scorressero <strong>sul</strong>le<br />

loro labbra soprattutto in questo tempo di Quaresima. E<br />

sembra che l’occasione venga proprio dall’abuso che di<br />

esso ha fatto il diavolo stesso, affinché anche in questo<br />

quel pessimo servo sia costretto, pur contro voglia, a<br />

servire i figli. Che cosa, infatti, poteva essere a lui più<br />

molesto e a noi più gradito del fatto che anche la sua<br />

malizia giovasse al nostro bene? Ai suoi angeli egli ha dato<br />

per te quest’ordine: di custodirti in tutte le tue vie . Celebrino<br />

il Signore le sue misericordie e le sue meraviglie in favore dei<br />

figli degli uomini 250. Lo celebrino e dicano tra i popoli: Il<br />

Signore ha fatto grandi cose per loro 251. Signore, che cos ‘è<br />

l’uomo perché tu ti sia manifestato a lui 252, o perché te lo<br />

prendi tanto a cuore? 253 Te lo prendi a cuore, sei sollecito<br />

di lui, ti prendi cura di lui 254. E, perfino, gli mandi il tuo<br />

Unigenito, gli infondi il tuo Spirito e gli prometti anche<br />

la visione del tuo volto. E perché nel cielo nessuno sia<br />

dispensato dall’interessarsi premurosamente di noi, tu<br />

mandi a nostro servizio quegli spiriti beati, li incarichi<br />

della nostra custodia, dai ordine a essi di essere nostre<br />

guide. Non ti contenti di fare di quegli spiriti i tuoi<br />

angeli, li fai anche angeli dei tuoi piccoli. Infatti, i loro<br />

250<br />

Sal 106, 8. 15. 21. 31.<br />

251<br />

Sal 125, 2.<br />

252<br />

Sal 143, 3.<br />

253<br />

Gb 7, 17.<br />

254<br />

«aut quid apponis erga eum cor tuum?»: in ebraico il ―cuore‖ è la<br />

sede dell’attività intellettiva, per cui l’espressione significa ―fare<br />

attenzione‖; Bernardo (cfr. In ded. EccI. 5, 4) la intende in senso<br />

affettivo: Dio è vicino all’uomo con la tenerezza del suo cuore.<br />

121


angeli vedono sempre la faccia del Padre 255. Sì! Quegli spiriti<br />

beati li fai messaggeri tuoi fra te e noi e messaggeri<br />

nostri fra noi e te.<br />

4. Ai suoi angeli ha dato ordini per te. Che degnazione<br />

stupenda, che tenerezza di amore! Chi è che ha dato<br />

questi ordini? A chi li ha dati? Per chi? E che cosa ha<br />

comandato? Consideriamo attentamente, fratelli,<br />

imprimiamo diligentemente nella nostra memoria<br />

questo comando così grande. Chi è che l’ha emesso? Di<br />

chi sono gli angeli? Ai comandi di chi obbediscono? Di<br />

chi eseguono la volontà? Ecco! Ai suoi angeli ha dato<br />

ordini per te, perché ti custodiscano. Anzi, sono pronti<br />

perfino a prenderti e a portarti <strong>sul</strong>le loro mani. È la<br />

somma maestà divina che ha comandato, ed è ai suoi<br />

angeli che ha comandato, cioè a quegli spiriti sublimi, tanto<br />

beati, vicinissimi e intimamente uniti a lui, veri familiari<br />

di Dio. Ed è per te che ha dato ordini. Tu chi sei? Signore,<br />

che cosa è l ‘uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo<br />

perché te ne curi? 256. Come se l’uomo non fosse putredine e<br />

verme il figlio dell’uomo 257. Ma che sorta di ordini pensi tu<br />

che egli abbia dato per te? Pensi forse che abbia scritto<br />

contro di te sentenze amare? Ha forse ordinato di<br />

mostrare la loro potenza contro una foglia dispersa dal<br />

vento e di dare la caccia a una paglia secca? Oppure di<br />

sopprimere l’empio perché non veda la gloria di Dio?<br />

Questo dovrà ben essere comandato un giorno, ma<br />

finora non lo è stato comandato. Affinché un giorno non<br />

abbia da esserlo, non allontanarti dall’aiuto<br />

dell’Altissimo, dimora sotto la protezione del Dio del<br />

255 Mt 18, 10.<br />

256 Sal 8, 5<br />

257 Gb 25, 6.<br />

122


cielo. Poiché, se uno è protetto dal Dio del cielo, un tale<br />

comando non sarà mai pronunciato contro di lui, ma<br />

piuttosto in suo favore. E se, per ora, il comando non è<br />

ancora dato, esso è rimandato perché tutto torni a favore<br />

degli eletti. Infatti, il prudente Padrone di casa ai suoi<br />

servi pronti ad andare a raccogliere subito la zizzania<br />

seminata in mezzo al grano dice: Aspettate fino alla<br />

mietitura, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, non<br />

sradichiate anche il grano 258. Ma, frattanto, come si<br />

conserverà il buon grano? Questa è precisamente l’opera<br />

che adesso devono compiere gli angeli e il comando che<br />

essi hanno ricevuto per il tempo presente.<br />

5. Dunque, ha dato ordine ai suoi angeli per te di custodirti.<br />

O frumento fra la zizzania! O grano fra la paglia! O<br />

giglio fra le spine! Ringraziamo Dio, fratelli,<br />

ringraziamo Dio! Ci aveva affidato un deposito<br />

prezioso, il frutto della sua croce, il prezzo del suo<br />

sangue. Non è soddisfatto di questa nostra custodia così<br />

poco sicura, così poco efficace, così fragile, così<br />

insufficiente. Sulle tue mura, Gerusalemme, ha posto<br />

sentinelle 259, perché anche quelli che sembrano muraglie,<br />

oppure colonne inserite nelle muraglie, hanno bisogno<br />

di questi custodi. E come!<br />

6. Ha dato ordine ai suoi angeli per te, di custodirti in tutte le<br />

tue vie. Quanto rispetto devono ispirarti queste parole,<br />

quanta devozione procurarti, quanta fiducia infonderti!<br />

Rispetto per la loro presenza, devozione per la loro<br />

benevolenza, fiducia per la loro custodia. Stai attento a<br />

tutto ciò che fai perché, come è stato loro comandato, gli<br />

258 Mt 13, 29-30.<br />

259 Is 62, 6.<br />

123


angeli sono presenti dappertutto, in tutte le tue vie. In<br />

ogni luogo, in ogni angolo, abbi rispetto per il tuo<br />

angelo. Oseresti tu fare in sua presenza quello che non<br />

osi fare sotto il mio sguardo? O dubiti, forse, che egli sia<br />

presente perché non lo vedi? E se lo udissi? Se lo<br />

toccassi? Se ne sentissi il profumo? Pensa che la<br />

presenza delle cose non è provata soltanto dal fatto che<br />

si vedono. Se tutte le cose, anche quelle che sono<br />

corporee, non sono percepite dalla vista, quanto più<br />

lontane dalla percezione di ogni senso del corpo sono le<br />

cose spirituali; devono perciò essere ricercate con un<br />

senso spirituale. Se ricorri alla fede, essa ti prova che<br />

non manca mai la presenza degli angeli. E non mi<br />

dispiace di aver detto che la fede lo prova, quella fede<br />

che l’Apostolo definisce: Prova delle cose che non si vedono<br />

260. Essi sono dunque con te, e sono con te non soltanto<br />

come compagni, ma anche come aiutanti. Sono con te<br />

per proteggerti, sono con te per giovarti. Che cosa<br />

renderai al Signore per quanto ti ha dato? Giacché a lui<br />

solo si deve onore e gloria. Perché a lui solo? Perché è lui<br />

che ha comandato ai suoi angeli, e ogni dono perfetto<br />

non viene se non da lui.<br />

7. Tuttavia, anche se è lui che ha comandato, non<br />

dobbiamo essere ingrati a coloro che lo obbediscono con<br />

tanto amore e’ che ci soccorrono in un così grande<br />

bisogno. Siamo, dunque, devoti, siamo riconoscenti a<br />

dei custodi così potenti. Riamiamoli, onoriamoli come<br />

possiamo e come dobbiamo. Ma tutto il nostro amore,<br />

tutto il nostro onore vada a colui dal quale sia essi sia<br />

noi riceviamo tutto quello per cui possiamo amare e<br />

onorare e per cui meritiamo di essere amati e onorati.<br />

260 Eb 11, 1.<br />

124


Tuttavia quando l’Apostolo dice: Al solo Dio onore e gloria<br />

261 non si deve pensare che contraddica alla parola del<br />

Profeta, il quale afferma di avere onorato molto anche<br />

gli amici di Dio 262. Io credo, invece, che quella parola<br />

dell’Apostolo sia simile all’altra detta da lui stesso: Non<br />

abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore<br />

vicendevole 263. Infatti, con queste parole egli non ha<br />

certamente inteso sopprimere tutti gli altri doveri, tanto<br />

più che dice: A chi il rispetto, il rispetto 264, eccetera. Per<br />

capire meglio il suo pensiero e la sua raccomandazione<br />

in ambedue questi testi, osserva come alla luce del sole<br />

gli astri inferiori non si vedono più. Crediamo forse che<br />

le stelle siano scomparse? O che si siano spente? No,<br />

certamente, ma solo che, velate in qualche modo da una<br />

luce più intensa, durante quel tempo non possono essere<br />

viste. Così è appunto dell’amore che dobbiamo a Dio.<br />

Trascendendo ogni altro dovere come se regnasse da<br />

solo dentro di noi, rivendica a se stesso tutto ciò che<br />

dobbiamo agli altri, facendoci compiere tutto per amore.<br />

Allo stesso modo l’onore che dobbiamo a Dio deve<br />

prevalere e quasi pregiudicare l’onore che dobbiamo a<br />

qualsiasi altro, cosicché sia onorato lui solo, non soltanto<br />

al di sopra di tutti, ma anche in tutti. Pensa che la<br />

medesima cosa va detta anche dell’amore.<br />

Infatti, colui che per amore ha donato al Signore suo Dio<br />

tutto il cuore, tutta l’anima e tutta la forza, che cosa di<br />

proprio lascia per gli altri? In lui dunque, fratelli,<br />

amiamo affettuosamente i suoi angeli, come quelli che<br />

un giorno saranno nostri coeredi, mentre, in questa vita,<br />

261 1Tm 1, 17.<br />

262 Allusione a Sal 138, 17 secondo la Vulgata.<br />

263 Rm 13, 8.<br />

264 Rm 13, 7.<br />

125


ci sono stati assegnati dal Padre come tutori e<br />

amministratori. Fin d’ora, infatti, siamo figli di Dio,<br />

anche se ancora non lo si vede, perché siamo ancora<br />

bambini posti sotto tutori e amministratori e, per adesso,<br />

in nulla diversi dai servi.<br />

8. Ma anche se siamo così piccoli, anche se ci rimane da<br />

percorrere una strada così grande, e non solamente così<br />

grande, ma anche così pericolosa, che paura dobbiamo<br />

avere sotto la guida di custodi così valenti? Non<br />

possono essere vinti, non possono essere ingannati e<br />

ancor meno ingannare, quelli che ci custodiscono in<br />

tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono<br />

potenti: perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo<br />

loro vicini e dimoriamo nella protezione del Dio del<br />

cielo. Pensa com’è necessaria questa protezione, questa<br />

difesa nelle tue vie. Infatti il Profeta soggiunge: Sulle loro<br />

mani ti porteranno, perché non urti contro la pietra con il tuo<br />

piede 265. Ché se ti sembrasse cosa da poco incontrare per<br />

strada una pietra di inciampo, pensa a quello che segue:<br />

Camminerai sopra l’aspide e il basilisco e calpesterai il leone e<br />

il drago 266. Com’è necessaria una guida, anzi un<br />

portatore, specialmente per un bambino che deve<br />

camminare fra quelle bestie! Ti porteranno <strong>sul</strong>le loro mani,<br />

dice il Profeta: ti custodiranno nelle tue vie e<br />

condurranno un bambino per una strada <strong>sul</strong>la quale un<br />

bambino è capace di camminare. In ogni caso, non<br />

permetteranno che tu sia tentato sopra le tue forze, ma ti<br />

sosterranno nelle loro mani in modo da riuscire a<br />

oltrepassare l’ostacolo. Con quanta facilità passa oltre<br />

chi è portato da quelle mani! Come nuota dolcemente,<br />

265 Sal <strong>90</strong>, 12.<br />

266 Sal <strong>90</strong>, 13.<br />

126


secondo il proverbio popolare, colui il cui mento è<br />

sostenuto da un altro.<br />

9. Tutte le volte, dunque, che ti incalza una tentazione<br />

violenta e incombe una grande prova, invoca il tuo<br />

custode, la tua guida, il tuo aiuto nel tempo del bisogno,<br />

nella tribolazione. Gridagli aiuto e digli: Salvaci, Signore,<br />

siamo perduti 267. Egli non dorme, e non sonnecchia,<br />

anche se qualche volta, per un po’ di tempo, sembra che<br />

lo faccia, affinché tu non abbia da gettarti giù dalle sue<br />

mani con maggior pericolo, ignorando che è lui che ti<br />

sostiene. Queste mani, infatti, sono spirituali, e spirituali<br />

sono anche gli aiuti che gli angeli assegnati a ognuno<br />

danno spiritualmente e in varie maniere a ciascuno degli<br />

eletti, secondo la qualità del pericolo e della difficoltà<br />

che si presenta, paragonabile a un masso che blocca il<br />

cammino. Fra le altre ne citerò alcune di quelle che<br />

ritengo più comuni e che soltanto pochi di voi non<br />

hanno sperimentato. Vi è chi si inquieta fortemente per<br />

qualche incomodo fisico o per qualche afflizione<br />

temporale, oppure chi si sente privo di slancio a causa<br />

dell’accidia e languido per abbattimento d’animo? Ecco<br />

che, se non vi è chi lo soccorre, egli incomincia già a<br />

essere tentato oltre le sue forze e urterà e inciamperà<br />

nella pietra. Ma chi è questa pietra? Questa pietra di<br />

inciampo e di scandalo penso che sia quella nella quale<br />

chi inciampa rimarrà infranto e che schiaccerà colui <strong>sul</strong><br />

quale essa cadrà, la pietra angolare, scelta, preziosa, che<br />

è Cristo Signore. Urtare contro questa pietra è<br />

mormorare contro di lui, scoraggiarsi per pusillanimità<br />

di spirito e per la tempesta. Ha, dunque, bisogno<br />

dell’aiuto angelico, del conforto angelico, delle mani<br />

267 Mt 8, 25.<br />

127


angeliche colui che sta già venendo meno e ha quasi<br />

urtato contro la pietra. Effettivamente, urta contro la<br />

pietra colui che mormora e che bestemmia, frantumando<br />

se stesso e non il Signore contro il quale si lancia con<br />

furore.<br />

10. Io credo che questi tali siano talvolta sostenuti dagli<br />

angeli come con due mani per attraversare, quasi senza<br />

accorgersi, quei pericoli che facevano loro tanta paura e<br />

per rimanere poi oltremodo stupiti sia della facilità con<br />

la quale li hanno superati, sia della difficoltà con cui essi<br />

si erano presentati prima. Volete sapere che cosa io<br />

penso che siano queste due mani? Sono due conoscenze<br />

per mezzo delle quali gli angeli ci mostrano, da un lato,<br />

la brevità della tribolazione e, dall’altro, l’eternità del<br />

premio, o meglio ci fanno vedere con chiarezza e sentire<br />

profondamente nel cuore che il momentaneo, leggero peso<br />

della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed<br />

eterna di gloria 268. Chi dubiterà che queste ispirazioni<br />

così buone vengano dagli angeli buoni, mentre è certo<br />

che quelle cattive vengono dagli angeli cattivi?<br />

Fratelli miei, vivete nella familiarità degli angeli,<br />

rivolgete loro assiduamente il vostro pensiero e la vostra<br />

preghiera devota, perché essi vi sono sempre presenti<br />

per custodirvi e per consolarvi.<br />

268 2Cor 4, 17.<br />

128


SERMONE TREDICESIMO<br />

«Camminerai sopra l’aspide e il basilisco e calpesterai<br />

il leone e il drago»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 13-a)<br />

1. Questo versetto che stiamo spiegando, cioè: Sulle mani<br />

ti porteranno, eccetera, possiamo ritenerlo detto a nostro<br />

conforto non soltanto per questa vita, ma anche per la<br />

vita futura. Infatti, i santi angeli ci custodiscono nelle<br />

nostre vie, ma anche finita la via, che è come dire finita<br />

la vita, essi ci sollevano <strong>sul</strong>le loro mani. E a provarlo non<br />

ci mancano testimoni degni di fede. Del nostro<br />

beatissimo Padre, veramente Benedetto sotto ogni<br />

riguardo, vi è stato letto pochi giorni fa che mentre<br />

sembrava avere gli occhi fissi nello splendore di una luce<br />

brillante, vide l’anima di Germano, vescovo di Capua, portata<br />

dagli angeli in cielo in un globo di fuoco 269. Ma anche senza<br />

andare in cerca di testimonianze come questa, la Verità<br />

stessa dice nel Vangelo che Lazzaro mendico e piagato<br />

fu trasportato dagli angeli nel seno di Abramo 270. Infatti, in<br />

quella regione, che ci è così nuova e quasi sconosciuta,<br />

non saremmo capaci di camminare da soli, tanto più che<br />

<strong>sul</strong>la strada vi è una pietra molto grande. Quale pietra?<br />

Colui che un tempo si soleva adorare nelle pietre, colui<br />

che presentò al Signore delle pietre dicendo: Di’ che<br />

questi sassi diventino pane 271. Ora, il tuo piede è la tua<br />

sensibilità. Essa è il piede dell’anima, che gli angeli<br />

portano <strong>sul</strong>le loro mani, perché non urti il suo piede<br />

contro la pietra. E come farebbe l’anima a non turbarsi<br />

269 GREGORIO MAGNO, Dial. 11, 35. 3.<br />

270 Lc 16. 22.<br />

271 Mt 4. 3.<br />

129


terribilmente se dovesse uscire dal mondo da sola, se<br />

dovesse entrare in quelle strade senza un aiuto e<br />

camminare fra quelle pietre con i propri piedi?<br />

2. Ma ascolta ancora più chiaramente come le è<br />

necessario di essere portata da mani altrui e come queste<br />

mani non possano essere se non quelle degli angeli:<br />

Camminerai su l’aspide e il basilisco e calpesterai il leone e il<br />

drago 272. Che cosa potrebbe fare il piede di un uomo fra<br />

quelle bestie? Come potrebbe reggere la sensibilità<br />

umana in mezzo a mostri così orrendi? 273 Si tratta infatti<br />

di spiriti maligni, designati con nomi tutt’altro che<br />

inadatti. Ed è pure di questi spiriti che è stato detto<br />

(spero che non lo abbiate dimenticato): Ne cadranno mille<br />

al tuo fianco, e diecimila alla tua destra 274. Ma chissà che<br />

non siano state assegnate a ciascuno di essi delle<br />

operazioni malefiche e dei ministeri di iniquità in modo<br />

tale che, avendo ricevuto nomi diversi, uno si chiami<br />

aspide, l’altro basilisco, un terzo leone e un quarto<br />

drago, in corrispondenza a compiti o piuttosto a malefici<br />

differenti, cosicché, operando invisibilmente e in<br />

maniera diversa, nuocciano uno con lo sguardo, un altro<br />

con il morso, un terzo con il ruggito o con l’assalto e un<br />

quarto con il soffio?<br />

Ho letto di una certa specie di demoni che non può<br />

essere cacciata se non con la preghiera e con il digiuno, e<br />

che contro quella specie l’esorcismo degli Apostoli non<br />

aveva giovato a nulla. Quel demonio non era forse un<br />

272<br />

Sal <strong>90</strong>, 13.<br />

273<br />

Per le varie forme, spesso mostruose, in cui i demoni appaiono<br />

secondo l’antica letteratura monastica, cfr. G.M. COLOMBAS, Il<br />

Monachesimo, II, 238.<br />

274<br />

Sal <strong>90</strong>, 7.<br />

130


aspide, l’aspide del Salmo, sordo, che si tura le orecchie<br />

per non udire la voce dell’incantatore? Vuoi restare<br />

imperterrito davanti a un mostro così terrificante? Vuoi<br />

camminare sicuro sopra quest’aspide dopo la morte?<br />

Bada di non andargli dietro adesso, Stai attento a non<br />

imitarlo e non avrai motivo di temerlo alla tua morte.<br />

3. Ma vi è un vizio <strong>sul</strong> quale io credo che questo<br />

demonio abbia un gran potere. E se volete saperlo, esso<br />

è precisamente quel circolo vizioso da cui vi ho esortati<br />

a stare in guardia nel discorso<br />

di ieri, e quell’ostinazione contro la quale parlavamo<br />

l’altro ieri. Difatti, ogni volta che si presenta l’occasione<br />

non mi dispiace di premunirvi contro questa peste così<br />

pericolosa, affinché vi difendiate con tutti i mezzi,<br />

perché essa è la rovina completa e, secondo Mosè,<br />

insanabile veleno di aspidi 275. Si dice che l’aspide, da una<br />

parte, preme più fortemente che può contro la terra un<br />

orecchio, dall’altra, invece, ottura l’altro orecchio con la<br />

coda per non sentire. Che può fare allora la voce<br />

dell’incantatore? Che può fare allora la parola del<br />

predicatore? Pregherò per lui, mi affliggerò col digiuno,<br />

mi bagnerò con un abbondantissimo profluvio di<br />

lacrime per quel morto <strong>sul</strong> quale ho constatato che ogni<br />

sapienza umanamente capace di persuadere e<br />

l’insistenza più ingegnosa degli ammonimenti non<br />

giovano a nulla. Sappia, però, quell’ostinato che egli<br />

fissa il suo capo non verso il cielo, ma verso la terra,<br />

perché la sapienza che viene dall’alto non solo è pudica<br />

ma anche pacifica, mentre la sua, che si potrebbe<br />

chiamare viperina, non può essere che terrena. Ma egli<br />

non sarebbe così sordo se non otturasse l’udito anche<br />

275 Dt 32, 33.<br />

131


con la coda. Che cos’è questa coda? Sono gli intenti<br />

umani che si propone. Questa è una sordità disperata<br />

perché, da una parte, piantato, per così dire, a terra, sta<br />

attaccato alla propria volontà e, dall’altra, rigirando la<br />

coda, macchina dentro se stesso un qualche disegno e vi<br />

si fissa sopra con l’animo finché non lo abbia eseguito.<br />

Non vogliate, vi prego, fratelli, non vogliate chiudere le<br />

vostre orecchie, non vogliate mai indurire i vostri cuori.<br />

Se nella bocca di un uomo ostinato la parola è tanto<br />

mordace e tanto amara, è perché egli rimane<br />

impenetrabile a qualsiasi espressione di benevolenza da<br />

parte di chi lo ammonisce. Se con tanta cura ha chiuso<br />

l’orecchio contro la lingua dell’incantatore, è perché<br />

<strong>sul</strong>la punta della sua lingua rimane ancora il veleno<br />

dell’aspide 276.<br />

4. Quanto al basilisco, animale pessimo e fra tutti il più<br />

esecrabile, dicono che ha il veleno nell’occhio. Vuoi<br />

sapere che cos’è l’occhio avvelenato, l’occhio cattivo,<br />

l’occhio che uccide con lo sguardo? Pensa all’invidia. E<br />

che altro è invidiare se non vedere il male? Se non<br />

esistesse questo basilisco. la morte non sarebbe mai<br />

entrata nel mondo per causa della sua invidia.<br />

Disgraziato l’uomo per non avere previsto la cattiveria<br />

di quell’invidioso! Cerchiamo di vincere anche questo<br />

vizio finché siamo in vita se, dopo morte, non vogliamo<br />

avere paura di colui che è stato l’autore, per noi, di un<br />

così gran male. Nessuno guardi al bene altrui con occhio<br />

invidioso, perché fare così significa già, per quanto uno<br />

riesce, contaminarlo con il proprio contagio, e, in<br />

qualche modo, ucciderlo. Chi odia un altro è dichiarato<br />

276 Cfr. AGOSTINO, Enarr. in Ps. 57, 7; S. 316, 2. Cfr. Introduzione, p.<br />

LIX.<br />

132


omicida dalla Verità stessa. E che cos’è anche colui che<br />

odia il bene in un altro? Può forse non meritare il nome<br />

di omicida? Vive ancora certamente quegli che è<br />

l’oggetto della sua invidia, ma l’invidioso è già reo della<br />

sua morte. Arde ancora il fuoco della carità che il<br />

Signore Gesù ha mandato <strong>sul</strong>la terra, ma l’invidioso,<br />

come uno che ha estinto questo spirito, è già<br />

condannato.<br />

5. Guai a noi a causa del drago! È una bestia crudele: con<br />

il suo fiato infuocato uccide tutto ciò che tocca, non<br />

soltanto le bestie della terra, ma anche gli uccelli del<br />

cielo. Io penso che esso non sia altro che la passione<br />

dell’ira. Quanti ne lamentiamo, anche di quelli che<br />

sembravano vivere una vita santissima, i quali,<br />

miseramente bruciati dal fiato di questo drago, gli sono<br />

vergognosamente caduti in bocca! Con quanto più<br />

profitto avrebbero potuto adirarsi contro se stessi per<br />

non peccare! Certamente l’ira è una passione naturale<br />

propria dell’uomo, ma per coloro che abusano di questo<br />

bene di natura essa diventa una grave rovina e una<br />

sciagura miserabile. Serviamocene, fratelli, come<br />

bisogna, affinché non prorompa in gesti inutili oppure<br />

illeciti. Un amore suole cacciarne un altro e un timore si<br />

espelle con un altro timore. Non temete coloro che uccidono<br />

il corpo, dice il Signore, e dopo non possono fare più nulla<br />

all’anima. E subito dopo soggiunge: Vi mostrerò invece chi<br />

dovete temere: temete Colui che, dopo avere ucciso, ha potere<br />

di gettare nella Geenna anima e corpo. Sì, ve lo dico, temete<br />

Costui 277. Come per dire più chiaramente: Temete Lui<br />

per non temere loro. Vi riempia lo spirito del timore del<br />

Signore, e in voi non si troverà nessun altro timore. E io<br />

277 Lc 12, 4-5; Mt 10, 28.<br />

133


vi dico, veramente non io ma la Verità, non io ma il<br />

Signore: Non adiratevi contro coloro che vi portano via i<br />

beni caduchi, contro coloro che vi oltraggiano, che forse<br />

vi gettano fra i supplizi, e non possono fare altro. Vi<br />

mostrerò io contro chi dovete adirarvi. Adiratevi contro<br />

colei che sola ha il potere di recarvi danno e di impedire<br />

che tutte quelle sofferenze vi riescano utili. Volete<br />

sapere chi è costei? La vostra iniquità. Sì, ve lo dico,<br />

contro di essa adiratevi. Difatti nessuna avversità vi<br />

recherà danno se non vi domina nessuna iniquità 278. Chi si<br />

adira come è giusto contro il peccato non è scosso dagli<br />

altri mali, anzi li abbraccia. Io. dice il Profeta, sono pronto<br />

ai flagelli 279. Che si tratti di danni, o di oltraggi, o di<br />

lesioni corporali, sono pronto senza esitazioni 280, perché il<br />

mio dolore mi sta sempre davanti 281. Come non farò poco<br />

conto delle cose esteriori se considero questo dolore<br />

dell’anima? Il figlio uscito dalle mie viscere mi perseguita,<br />

dice Davide, e io mi sdegnerò contro un vile servo che mi<br />

oltraggia? 282 Il cuore mi viene meno, le forze e il lume degli<br />

occhi mi abbandonano 283, e io mi metterò a piangere i<br />

danni temporali e a dare importanza ai mali del corpo?<br />

6. Da questo timore del peccato nasce non soltanto la<br />

mansuetudine alla quale il fiato del drago non può<br />

recare danno, ma anche quella fortezza d’animo che non<br />

278<br />

Cfr. QH 7, 12 e ibid. nota 38.<br />

279<br />

Sal 37, 18.<br />

280<br />

Sal 118, 60.<br />

281<br />

Sal 37, 18.<br />

282<br />

2Sam 16, 11, secondo una versione latina anteriore alla Vulgata.<br />

Ogni sofferenza dovuta a danni temporali passa iii secondo ordine di<br />

fronte al dolore della compunzione.<br />

283<br />

Sal 37, 11.<br />

134


si spaventa al ruggito del leone. Il vostro nemico è come un<br />

leone ruggente 284, dice Pietro. Siano rese grazie a quel<br />

gran Leone della tribù di Giuda: per opera sua<br />

quest’altro può ben ruggire, ma non ferire. Ruggisca<br />

pure quanto vuole; ma che la pecora di Cristo non si dia<br />

alla fuga.<br />

Quante minacce, come esagera i mali, quante insidie<br />

tende! Non siamo come le bestie, così pavidi da venire<br />

atterrati da questo ruggito, il quale altro non è che un<br />

rumore vano. Infatti, coloro che hanno studiato con<br />

molta diligenza queste cose riferiscono che davanti al<br />

ruggito del leone nessuna bestia riesce a tenersi in piedi,<br />

neppure quella che resiste con tutta la forza contro il suo<br />

assalto e per lo più lo vince quando egli cerca di ferire,<br />

mentre non è capace di resistere quando ruggisce. È<br />

davvero una bestia, e privo di ragione, colui che si<br />

dimostra così pusillanime da cadere per la sola paura e,<br />

vinto soltanto dall’esagerazione di una fatica non ancora<br />

arrivata, è buttato a terra già prima della battaglia, non<br />

dalle frecce ma dal suono della tromba. Non avete ancora<br />

resistito fino al sangue 285, dice quel prode capitano, il<br />

quale ben sapeva com’è vano il ruggito di questo leone.<br />

E un altro soggiunge: Resistete al diavolo ed egli fuggirà da<br />

voi 286.<br />

284 Pt 5, 8.<br />

285 Eb 12, 4.<br />

286 Gc 4, 7.<br />

135


136


SERMONE QUATTORDICESIMO<br />

«Camminerai sopra l’aspide e il basilisco e calpesterai<br />

il leone e il drago»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 13-b)<br />

1. Ringraziamo, fratelli, il nostro creatore, il nostro<br />

benefattore, il nostro redentore, il nostro rimuneratore, o<br />

meglio la nostra speranza. Se, infatti, è il nostro<br />

rimuneratore, egli è anche la nostra ricompensa, e da lui<br />

non attendiamo altra cosa che lui stesso. La prima cosa<br />

che ci ha dato siamo noi stessi, poiché: Ci ha fatti come<br />

lui, non ci siam fatti da noi 287.Ti pare poco questo, che egli<br />

ti abbia fatto? Pensa come ti ha fatto: una creatura nobile<br />

quanto al corpo, ma molto più nobile quanto all’anima.<br />

Essa porta la bellezza dell’immagine del creatore, è<br />

partecipe della sua intelligenza, è capace dell’eterna<br />

beatitudine. Quanto poi all’unione dell’anima e del<br />

corpo, messi insieme dall’arte incomprensibile e<br />

dall’impenetrabile sapienza del Creatore, egli ti ha fatto<br />

immensamente più mirabile di qualunque altra creatura.<br />

Così questo dono è altrettanto grande quanto è grande<br />

l’uomo. E che cosa pensi della sua gratuità? È chiaro che<br />

colui che non esisteva non poteva meritare niente prima<br />

di esistere. Ma c’era forse da sperare che, dopo aver<br />

ricevuto il dono dell’essere, l’uomo avrebbe potuto dare<br />

un compenso al donatore? Ho detto al Signore: Tu sei il<br />

mio Dio, poiché non hai bisogno dei miei beni 288. Non c’era<br />

dunque da sperare che l’uomo potesse dare a colui che<br />

basta in tutto a se stesso una ricompensa della quale egli<br />

avesse bisogno, ma soltanto che gli esprimesse<br />

devotamente quella riconoscenza che tanto meritava. E<br />

287 Sal 99, 3.<br />

288 Sal 15, 2.<br />

137


come non ringraziarlo? Se qualcuno ti avesse restituito,<br />

in qualche maniera, la vista, l’udito, l’odorato, il<br />

movimento delle mani e dei piedi impediti nel loro uso,<br />

ovvero se, in qualche circostanza, ti avesse risvegliato<br />

l’intelligenza assopita, chi non si sdegnerebbe contro di<br />

te con estrema violenza nel trovarti immemore di un<br />

beneficio così grande e ingrato al tuo benefattore? Ora, il<br />

Signore tuo Dio ti ha donato queste membra, creandole<br />

dal nulla. E non solamente le ha create, ma le ha anche<br />

messe insieme con ordine ed eleganza, e ha nobilitato<br />

ogni membro con la propria funzione. Colui che ha fatto<br />

tutto questo non ha forse pieno diritto a una gratitudine<br />

ancora più grande?<br />

2. Ma, non contento di questo dono, in sé già immenso,<br />

colui che ti ha dato l’essere quando ancora non esistevi,<br />

dopo averti creato ti ha anche dato in sovrappiù tutto<br />

ciò che è necessario perché tu possa vivere. E lo ha fatto<br />

con una generosità non inferiore all’arte mirabile che ha<br />

usato nel crearti. Egli ha detto: Facciamo l’uomo a nostra<br />

immagine e somiglianza 289. Ma che cosa ha poi aggiunto?<br />

E domini sui pesci del mare e <strong>sul</strong> bestiame 2<strong>90</strong>, eccetera. Degli<br />

astri del cielo aveva dichiarato già prima di averli creati<br />

per tuo uso. È detto, infatti, che sono stati creati per<br />

servire da segni per le stagioni, i giorni e gli anni 291. Per chi?<br />

Certamente per nessun altro all’infuori di te, perché le<br />

altre creature o non hanno affatto bisogno di tutti questi<br />

segni, oppure non li capiscono. Che ricchezza, che<br />

generosità immensa egli ha dimostrato in questo<br />

secondo beneficio! Quante cose ti ha elargito per il tuo<br />

289<br />

Gen 1, 26.<br />

2<strong>90</strong><br />

Ibid.<br />

291<br />

Gen 1, 14.<br />

138


sostentamento, quante per istruirti, quante per<br />

consolarti, quante, anche dopo il peccato, per<br />

correggerti, quante per tuo godimento! Queste due<br />

opere, poi, della creazione e della conservazione sono<br />

anche gratuite, anzi doppiamente gratuite. Che cosa<br />

intendo dire con le parole «doppiamente gratuite»?<br />

Senza alcun merito da parte tua e senza alcuna fatica da<br />

parte sua. Infatti, egli disse e le cose furono fatte 292. Ma gli<br />

sarai meno devoto, meno obbligato, meno riconoscente<br />

perché le ha fatte dal niente e senza fatica? È da cuore<br />

perverso l’andare in cerca di pretesti per essere ingrato.<br />

Nessuno fa così, se non chi sarebbe ingrato anche senza<br />

motivo. Penso, infatti, che nessuno di quei due doni ti è<br />

meno utile per il fatto che a chi te lo ha dato non è<br />

costato nessuna difficoltà. Altrimenti, se tu giudichi più<br />

utile a te stesso quello che avrebbe potuto costargli<br />

fatica, questo criterio di giudizio viene da te e credo che<br />

tu non l’abbia imparato se non alla tua scuola. Anche tu<br />

daresti qualche cosa al tuo fratello più volentieri senza<br />

alcun tuo incomodo. Ma anche in questo caso, non<br />

vorresti certamente che chi lo riceve se ne serva come<br />

pretesto della sua ingratitudine.<br />

3. Ma dopo le due opere precedenti considera anche la<br />

terza, quella della tua redenzione. Qui non puoi trovare<br />

nessun palliativo di scusa per essere ingrato: quanta<br />

fatica è costata? Tanta fatica. Sì, è stata offerta<br />

gratuitamente anche questa, ma soltanto per quanto<br />

riguarda te. Tutt’altro per quanto riguarda lui. Sei stato<br />

salvato per niente, ma non con niente. Come mai<br />

l’amore che gli devi per quello che ha fatto è assopito?<br />

Anzi, non dorme ma è addirittura morto un amore che<br />

292 Sal 32, 9.<br />

139


non risponde a questo beneficio, un amore che non si<br />

effonde in ringraziamenti e in canti di lode. Questo terzo<br />

dono della redenzione avvalora in modo chiarissimo<br />

anche gli altri due della erezione e della conservazione,<br />

dimostrando che anche in essi è stato posto un vero<br />

amore da parte di Dio e che li ha dati senza fatica non<br />

perché non volesse usare altri modi, ma soltanto perché<br />

non conveniva usarli. Il tuo Dio, dunque, ti ha creato,<br />

per te ha fatto tante altre cose, per te si è fatto perfino lui<br />

stesso. Il Verbo si è fatto carne, e venne ad abitare in mezzo a<br />

noi 293. Che cosa gli resta ancora da fare? Ecco, si è fatto<br />

una medesima carne con te, ma per fare poi anche di te<br />

un solo spirito con lui 294. Questi quattro benefici non si<br />

allontanino mai dal tuo cuore, dalla tua memoria, dal<br />

tuo affetto. Pensaci sempre, e in essi poni continuamente<br />

le tue delizie. Con essi scuoti la tua anima, stimolandola<br />

come con degli sproni, procura con queste fiaccole di<br />

infiammarla affinché riami colui che ti dimostra in così<br />

tanti modi l’amore che egli ha per te. Ma ricorda anche<br />

ciò che ha detto: Se mi amate, osservate i miei<br />

comandamenti 295. Osserva, dunque, i comandamenti del<br />

tuo Creatore, osserva i comandamenti del tuo<br />

Benefattore, del tuo Redentore, del tuo Rimuneratore 296.<br />

4. Ma se i benefici sono quattro, quanti saranno i<br />

comandamenti? Sappiamo tutti che sono dieci. Allora,<br />

293 Gv 1, 14.<br />

294 Sull’unione in un solo spirito (cfr. 1Cor 6, 17) cfr. De consid. 5, V,<br />

12. Vedi E. GILSON, La teologia, 123-154; Y. CONGAR, L’Ecclésiologie,<br />

147-148.<br />

295 Gv 14, 15.<br />

296 Sul contenuto dei primi quattro capitoli di questo sermone, cfr.<br />

De dil. Deo V, 14-15.<br />

140


moltiplicando il decalogo della legge per quattro, tu<br />

ottieni una vera quaresima, una quaresima spirituale 297.<br />

Però sii costante nel timore e prepara la tua anima alla<br />

tentazione 298. Guardati dall’astuzia del serpente, osserva<br />

le insidie del nemico. Perché egli cerca di impedire la<br />

quadruplice riconoscenza che tu devi a Dio per quei<br />

suoi quattro benefici con altrettante tentazioni. Cristo le<br />

ha provate tutte, queste tentazioni, tanto che l’Apostolo<br />

ha potuto scrivere con tutta verità: Provato in ogni cosa, a<br />

somiglianza di noi, escluso il peccato 299. Forse qualcuno si<br />

meraviglierà e dirà di non avere mai letto di una quarta<br />

tentazione del Signore. Ma penso che non lo direbbe se<br />

si ricordasse di aver letto che la vita dell’uomo <strong>sul</strong>la terra è<br />

una tentazione 300. Chi si ricorda di questo, penserà che il<br />

Signore non è stato tentato solamente con le tre<br />

tentazioni che hanno avuto luogo durante il digiuno del<br />

deserto, <strong>sul</strong> pinnacolo del tempio, e <strong>sul</strong>la cima del<br />

monte. Certamente, in queste tre occasioni, la tentazione<br />

era manifesta. Tuttavia, quella che da allora in poi non<br />

gli mancò mai fino alla morte di croce, anche se più<br />

occulta, fu, però, una tentazione più violenta. E neppure<br />

questo sembrerà in disarmonia con lo schema dei<br />

quattro benefici di Dio proposto sopra. Infatti, i tre<br />

benefici che si sono già avverati, cioè la creazione, la<br />

conservazione e la redenzione, sono manifestissimi ed è<br />

possibile constatarne l’evidenza. Ma quello che riguarda<br />

la speranza della vita eterna non ci è stato ancora né<br />

concesso, né manifestato. Perciò nessuna meraviglia che,<br />

dove la causa della tentazione è nascosta, anche la<br />

297 Cfr. Introduzione, nota 197.<br />

298 Sir 2, 1.<br />

299 Eb 4, 15.<br />

300 Gb 7, 1.<br />

141


tentazione stessa sia meno evidente 301 Ma essa è più<br />

lunga e più forte perché l’avversario tira fuori tutte le<br />

risorse della sua cattiveria contro la nostra speranza.<br />

5. Dunque, in primo luogo, per renderci ingrati<br />

all’autore della natura, il maligno desta in noi una<br />

eccessiva sollecitudine per le cose necessarie alla vita,<br />

così come egli ebbe l’ardire di dire a Cristo affamato: Di’<br />

che questi sassi diventino pane 302, come se colui che ci ha<br />

creati non sapesse di che cosa siamo fatti, e come se non<br />

si desse pensiero degli uomini colui che nutre gli uccelli<br />

del cielo. Quanto si mostrano ingrati a chi ha creato tutto<br />

questo mondo per l’uomo coloro che, per ottenere i beni<br />

terreni che sono proprietà di Dio e che la cupidigia fa<br />

loro desiderare, non si vergognano di prostrarsi in<br />

adorazione davanti al maligno! Tutte queste cose ti darò,<br />

se, prostrandoti, mi adorerai 303. O miserabile, queste cose<br />

le hai forse fatte tu? E come potrai dare tu quello che è<br />

stato creato da lui? Ovvero, come si potranno sperare da<br />

te, come chiedere a prezzo della tua adorazione quelle<br />

cose che, create da lui, sono in suo potere? Quanto poi<br />

all’altra tentazione nella quale Satana dice: Gettati giù 304,<br />

stai attento, chiunque tu sia che sei salito <strong>sul</strong> pinnacolo<br />

del tempio, stai attento tu, sentinella della casa del<br />

Signore, stai attento tu, che nella Chiesa di Cristo occupi<br />

un posto sublime. Quanto ingrato saresti, anzi, quale<br />

301 La tentazione contro la speranza è dovuta all’inaccessibilità, per<br />

l’intelligenza dell’uomo viatore, della beatitudine eterna: la vita nella<br />

fede è un cammino verso una mèta che per ora è sconosciuta (cfr. Eb<br />

11, 8).<br />

302 Mt 4, 3.<br />

303 Mt 4, 9.<br />

304 Mt 4, 6.<br />

142


ingiuria commetteresti contro quel grande mistero di<br />

pietà, se nell’amministrarlo tu facessi della religione un<br />

mezzo di lucro! Come saresti infedele a colui che ha<br />

consacrato questo ministero con il suo sangue, se per<br />

mezzo di esso tu cercassi la tua gloria che non è niente,<br />

se cercassi i tuoi interessi, non quelli di Gesù Cristo!<br />

Quanto indegnamente risponderesti alla degnazione di<br />

colui che per dispensare i frutti della sua umiliazione ti<br />

ha reso sublime, di colui che ti ha affidato i divini<br />

sacramenti, che ti ha dato un potere celeste e, starei per<br />

dire, ancora più grande di quello che ha dato agli stessi<br />

angeli, se ti precipitassi giù dal pinnacolo del tempio,<br />

preso non già dal gusto delle cose del cielo, bensì da<br />

quello delle cose della terra! Ma anche tutti quelli che<br />

dalle vette della virtù si abbassano alla brama della<br />

vanagloria, indubbiamente, invece di ringraziarlo,<br />

ingiuriano il Signore delle virtù, il quale, per imprimere<br />

su di noi la forma della sua santità, ha sofferto in terra<br />

tante pene.<br />

6. Consideriamo più attentamente, fratelli, se quella<br />

prima tentazione che toglie allo spirito la sua quiete a<br />

causa della sollecitudine eccessiva per le necessità<br />

corporali non la si debba forse paragonare all’aspide.<br />

Infatti questo animale violento con il suo morso ferisce,<br />

e si tura l’orecchio per non sentire la voce<br />

dell’incantatore. E che cosa cerca di fare il tentatore con<br />

questa prima tentazione, se non di chiudere e indurire<br />

l’orecchio del cuore alle consolazioni della fede? Ma il<br />

nemico non ha avuto alcun successo nel Signore, non è<br />

riuscito a chiudere l’orecchio a colui che gli rispose: Non<br />

di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla<br />

143


occa di Dio 305. Nelle parole poi: Tutte queste cose io ti<br />

darò, se, prostrandoti, mi adorerai 306, riconoscete il sibilo<br />

seducente dell’invidia del drago. Dicono che esso,<br />

nascosto nella sabbia, con il suo soffio avvelenato attira<br />

a sé anche gli uccelli che volano. Com’era avvelenato<br />

questo soffio, quando diceva: Tutte queste cose io ti darò,<br />

se, prostrandoti, mi adorerai 307! Ma il Signore non era un<br />

uccello qualunque: il soffio del drago è rimasto<br />

impotente contro di lui.<br />

7. E che cosa diremo del basilisco? Più mostruoso degli<br />

altri, si dice che avvelena e fa morire l’uomo con il solo<br />

sguardo. Se non erro, questo serpente è la vanagloria.<br />

Guardatevi, dice il Signore, dal praticare le vostre opere<br />

buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati [22] 308.<br />

Come per dire: Guardatevi dal basilisco. Ma a chi si dice<br />

che il basilisco faccia del male? A colui che non lo ha<br />

visto. Perché, come dicono, se tu lo guardi per primo,<br />

non ti fa più nessun male, anzi, è lui che muore. Proprio<br />

così, fratelli! La vanagloria uccide quelli che non la<br />

vedono, i ciechi e i negligenti, quelli che si mettono in<br />

mostra davanti a lei, che si espongono ad essa invece di<br />

guardarla in faccia, quelli che non stanno in guardia, che<br />

non la annientano e non osservano quanto è frivola,<br />

caduca, vana, leggera. Se infatti uno guarda in questa<br />

maniera, è il basilisco che muore, e colui che guarda non<br />

rimane più ucciso dalla vanagloria, ma è essa che viene<br />

uccisa e gli cade davanti come polverizzata, anzi ridotta<br />

a niente. Mi sembra che non sia necessario di voler<br />

305 Mt 4, 4.<br />

306 Mt 4, 9.<br />

307 Ibid.<br />

308 Mt 6, 1.<br />

144


sapere come quella tentazione nella quale il diavolo<br />

dice: Se sei figlio di Dio gettati giù 309 si riferisca alla<br />

vanagloria. Infatti, perché questo invito, se non per<br />

essere lodato, per essere visto dal basilisco?<br />

8. Ma osserva come il basilisco si è nascosto, quasi per<br />

impedire al Signore di vederlo per primo. Egli dice: Sta<br />

scritto: Ai suoi angeli ha dato per te quest’ordine: e ti<br />

porteranno <strong>sul</strong>le loro mani 310 Che cosa è scritto, o maligno,<br />

dimmi, che cosa è scritto? Ai suoi angeli ha dato per te<br />

quest’ordine. Che ordine ha dato? Osservate e vedete<br />

come quell’ingannatore ha taciuto ciò che poteva<br />

distruggere le astuzie della sua frode. Infatti, che cosa ha<br />

comandato il Signore? Quello, appunto, che segue nel<br />

Salmo: Che ti custodiscano in tutte le tue vie [ 311. Forse<br />

anche nei precipizi? Che via è il buttarsi giù dal<br />

pinnacolo del tempio? Questa è una rovina, non una via.<br />

E, se è una via, essa è una delle tue vie e non delle sue.<br />

Inutilmente, per tentare il capo tu hai stravolto quello<br />

che è stato scritto a consolazione del corpo. Ha bisogno<br />

di essere custodito soltanto colui che deve temere di<br />

urtare con il suo piede contro la pietra. Ma colui per il<br />

quale questo timore non esiste non ha bisogno di essere<br />

custodito. E perché taci anche quello che segue:<br />

Camminerai sopra l’aspide e il basilisco e calpesterai il leone e<br />

il dragone 312? Questa figura riguarda proprio te. È la tua<br />

mostruosa malignità, designata con questi titoli<br />

mostruosi, a dover essere schiacciata: e non solamente<br />

dal capo, ma anche da tutto il corpo. Ma, dopo questo<br />

309 Mt 4, 6.<br />

310 Mt 4, 6.<br />

311 Sal <strong>90</strong>, 11.<br />

312 Sal <strong>90</strong>, 13.<br />

145


triplice smacco vergognoso, il diavolo non si serve più<br />

contro il Signore dell’astuzia del serpente, bensì della<br />

crudeltà del leone, giungendo fino agli oltraggi, fino ai<br />

flagelli, fino agli schiaffi, fino alla morte e alla morte di<br />

croce. Ma il Leone della tribù di Giuda ti ha apertamente<br />

schiacciato sotto i suoi piedi anche quando volevi farla<br />

da leone. Così, fratelli, anche contro di noi, quando si<br />

vede annientato in tutti gli altri suoi assalti, fa scoppiare<br />

con tutto il suo furore una persecuzione quale mai<br />

avvenne prima, per impedire, con l’asprezza della<br />

tribolazione, l’accesso al regno celeste a quelli che lo<br />

sperano. Beata l’anima la quale, calpestando con<br />

l’impeto della sua forza anche quel leone, riuscirà a<br />

impadronirsene con la violenza.<br />

9. Pertanto, dilettissimi, dopo queste considerazioni<br />

cerchiamo di camminare con molta circospezione e con<br />

sollecitudine, come se si camminasse sopra un aspide e<br />

un basilisco. Guardiamoci da ogni radice amara, di<br />

modo che nessuno di noi sia trovato mordace, nessuno<br />

arrogante e violento, nessuno inesorabile e ribelle. E non<br />

buttiamoci giù, ma saliamo in alto e andiamo oltre lo<br />

sguardo letale della gloria temporale, affinché, secondo<br />

il detto della Scrittura: Invano si tenda la rete sotto gli occhi<br />

degli uccelli [27] 313, calpestiamo insieme il leone e il<br />

drago, affinché non ci spaventi il ruggito di quello, né ci<br />

contamini il soffio di questo. Sembra che questi quattro<br />

mostri fomentino anche quattro passioni, ognuno la sua.<br />

Il drago a quale tende insidie in modo tutto speciale?<br />

Penso alla cupidigia, perché sa che è la radice di tutti i<br />

mali e che sconvolge il cuore nel più forte dei modi. Per<br />

questo, simulando di voler provvedere ai suoi bisogni,<br />

313 Pr 1, 17.<br />

146


disse al Signore: Tutte queste cose io ti darò 314. Quanto al<br />

leone, si sa che non emette i suoi ruggiti spaventosi se<br />

non alla porta di chi è già in preda della paura. L’aspide,<br />

poi, osserva le porte della tristezza, perché le ritiene<br />

facilissimamente accessibili ai suoi morsi. Per cui non si<br />

è avvicinato al Signore Gesù fino a tanto che non lo vide<br />

affamato. Invece, l’allegria bisogna che stia molto in<br />

guardia contro il basilisco, perché esso suole introdurre i<br />

raggi velenosi dei suoi occhi specialmente attraverso<br />

quel passaggio, e la vanagloria non reca danno se non<br />

quando uno si abbandona a una gioia vuota.<br />

10. Ma osserva anche se forse non sia possibile opporre a<br />

questi quattro pericoli quattro virtù. Il leone ruggisce: chi<br />

mai non tremerà? 315 Se uno ci riesce, sarà certamente<br />

colui che è forte. Ma, vinto il leone, si nasconde nella<br />

sabbia il drago, per attirare l’anima con il suo soffio<br />

velenoso, ispirandole in qualche modo con esso la<br />

brama delle cose terrene. Chi pensi tu che riuscirà a<br />

evitare le sue insidie? Nessuno se non chi è prudente.<br />

Ma capita che, mentre stai attento a non degradarti con<br />

la brama delle cose terrene, c’è chi forse ti tormenta con<br />

qualche molestia. Ecco che allora compare <strong>sul</strong>l’istante<br />

l’aspide. Gli sembra, infatti, di aver trovato il momento<br />

giusto. Chi riuscirà a non essere irritato da quest’aspide?<br />

Sicuramente l’uomo di animo temperante e moderato,<br />

che ha imparato a essere ricco e a essere povero. Ma<br />

penso che, quando avrai riportato questa vittoria,<br />

l’occhio cattivo della vanagloria, lusingandoti con<br />

insistenza, ti vorrà incantare. Chi sarà capace di<br />

distogliere da essa il proprio sguardo? Per certo il<br />

314 Mt 4, 9.<br />

315 Am 3, 8.<br />

147


giusto, che non solamente non vorrà usurpare per sé la<br />

gloria che è propria di Dio, ma nemmeno accettare<br />

quella che viene da un uomo, cioè quel giusto che<br />

compie rettamente quello che è giusto, che non pratica la<br />

sua giustizia davanti agli uomini e che, pur essendo<br />

giusto, non si inorgoglisce. Questa virtù della giustizia<br />

consiste specialmente nell’umiltà, essa purifica<br />

l’intenzione e consegue un merito tanto più vero ed<br />

efficace quanto meno lo attribuisce a sé.<br />

148


SERMONE QUINDICESIMO<br />

«Perché ha sperato in me, lo libererò, lo proteggerò,<br />

perché ha conosciuto il mio nome»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 14)<br />

1. Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi<br />

ristorerò, dice il Signore. Prendete il mio giogo sopra di voi e<br />

troverete ristoro per le vostre anime. il mio giogo, infatti, è<br />

dolce, e il mio carico leggero 316. Egli invita gli affaticati al<br />

ristoro, stimola gli oppressi al riposo. Ma per ora non<br />

toglie il carico e la fatica: piuttosto li cambia in un altro<br />

carico, in un’altra fatica, ma in un carico leggero, in un<br />

giogo soave, sotto il quale, anche se non sembra, si trova<br />

ugualmente riposo e conforto. Un gran peso è il peccato,<br />

più grave di quel talento di piombo di cui parla il<br />

Profeta 317. È sotto questo carico che gemeva colui che<br />

diceva: Le mie iniquità hanno superato il mio capo, come<br />

carico pesante mi hanno oppresso 318. Qual è dunque il<br />

carico di Cristo, il carico leggero? Mi sembra che sia il<br />

carico dei suoi benefici. Un carico dolce, ma soltanto per<br />

chi lo sente, per chi lo prova. Altrimenti, se lo ignori, se<br />

non ci fai caso, diventa ben pesante e pericoloso. L’uomo<br />

nel tempo della sua esistenza terrena è un animale da<br />

soma. Se porta ancora i suoi peccati, essi sono un peso<br />

grave; se ne è stato liberato, il peso è certamente meno<br />

grave; tuttavia, se giudica rettamente, troverà che questo<br />

stesso sgravio che ho menzionato è un carico non meno<br />

pesante di quello dei peccati. Dio ci carica quando ci<br />

scarica: quando ci scarica dei nostri peccati ci carica dei<br />

316 Mt 11, 28-30.<br />

317 Zc 5, 7.<br />

318 Sal 37. 5.<br />

149


suoi benefici. Ecco la voce di chi è carico: Che cosa renderò<br />

al Signore per quanto mi ha dato? 319 Voce di chi è carico è<br />

anche questa: Signore, allontanati da me che sono peccatore<br />

320, così com’è voce di chi è carico: Ho sempre temuto Dio<br />

come si teme d’essere sommersi dai flutti del mare quand‘è<br />

agitato 321. Sempre, dice Giobbe, ho temuto: sia prima, sia<br />

anche dopo aver ottenuto il perdono dei peccati. Felice<br />

l’uomo che teme sempre e non è meno angustiato dalla<br />

preoccupazione di essere sommerso dai benefici che dai<br />

peccati.<br />

2. A dire il vero, è per stimolarci alla riconoscenza e per<br />

invitarci all’amore che ci viene ricordata la liberalità<br />

divina così premurosa e così ricca. Ai suoi angeli ha dato<br />

per te quest’ordine: di custodirti in tutte le tue vie 322. Che<br />

altro poteva farti che non abbia fatto? Capisco ciò che<br />

pensi, o nobile creatura. Tu gusti l’amicizia degli angeli<br />

del Signore, ma brami di possedere lo stesso Signore<br />

degli angeli. Non contento dei suoi messaggeri, tu<br />

preghi e desideri che colui che un tempo parlava per<br />

mezzo dei suoi ministri si faccia presente a te e ti baci<br />

non per mezzo d’altri, ma con il bacio della sua bocca 323.<br />

Hai sentito che dovrai camminare sopra l’aspide e il<br />

basilisco, sopra il leone e sopra il drago, e non ignori la<br />

vittoria di Michele e dei suoi angeli <strong>sul</strong> drago. Tuttavia<br />

non è a Michele, ma al Signore, che è rivolto il grido dei<br />

tuoi desideri: Liberami, mettimi accanto a te e venga pure<br />

319<br />

Sal 115, 12.<br />

320<br />

Lc 5, 8.<br />

321<br />

Gb 31, 23.<br />

322<br />

Sal <strong>90</strong>, 11.<br />

323<br />

Cfr. Introduzione, pp. LXVII-LXVIII.<br />

150


chiunque a combattere contro di me 324. Questo non è<br />

soltanto afferrare un riparo più alto degli altri, ma<br />

addirittura il più alto di tutti, cosicché colui che dice: O<br />

Signore, tu sei la mia speranza, giustamente si senta<br />

rispondere: Hai posto il tuo rifugio nel luogo più alto 325.<br />

3. Il Signore, che è pietà e tenerezza, non disdegna di<br />

essere la speranza dei miseri, non ricusa di farsi il<br />

liberatore e il protettore di quelli che sperano in lui.<br />

Perché ha sperato in me, egli dice, lo libererò; lo proteggerò<br />

perché ha conosciuto il mio nome 326. Effettivamente, se il<br />

Signore non custodisce la città, invano veglia il custode 327,<br />

sia questi un uomo oppure un angelo. I monti cingono<br />

Gerusalemme, ma questo sarebbe poco, anzi niente del<br />

tutto, se non ci fosse anche il Signore intorno al suo<br />

popolo. Per questo si dice giustamente nel Cantico dei<br />

Cantici che la sposa, pur avendo trovato le guardie —<br />

anzi essendo stata trovata da esse, perché lei non le<br />

cercava —, non si è fermata né si è contentata di loro, ma<br />

essendosi brevemente informata dell’amato, volò in<br />

gran fretta verso di lui. Il suo cuore infatti era pieno di<br />

fiducia non nelle guardie, ma nel Signore, e se mai<br />

qualcuno l’avesse consigliata diversamente, avrebbe<br />

risposto: Nel Signore ho fiducia; perché dite all’anima mia:<br />

Fuggi come un passero verso il monte? 328. I Corinzi non<br />

hanno tenuto questa condotta accorta, quando, quasi<br />

offendendo alcune delle guardie, si fermarono senza<br />

oltrepassarle dicendo: Io sono di Cefa, io invece di Paolo, e<br />

324 Gb 17. 3.<br />

325 Sal <strong>90</strong>, 9.<br />

326 Sal <strong>90</strong>, 14.<br />

327 Sal 126, 1.<br />

328 Sal 10, 2.<br />

151


io di Apollo 329. Ma che cosa hanno fatto quelle guardie<br />

così modeste e così circospette? Esse, santamente gelose<br />

di una gelosia divina, non potevano appropriarsi della<br />

sposa, avendola promessa a un unico sposo per<br />

presentarla quale vergine casta a Cristo. Mi hanno<br />

percossa, mi hanno ferita 330, dice la sposa. Perché lo hanno<br />

fatto? Se non erro, per spronarla ad andare oltre,<br />

affinché potesse poi trovare l’amato. Anzi, mi han tolto<br />

anche il mantello 331 aggiunge essa, indubbiamente perché<br />

potesse correre più spedita. E bisogna osservare con<br />

quanta forza l’Apostolo colpisce e con quali frecce<br />

ferisce coloro che avevano deviato verso le guardie:<br />

Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che<br />

siete stati battezzati? 332 E ancora: Quando uno dice: Io sono<br />

di Paolo, e un altro: Io sono di Apollo, non vi dimostrate<br />

semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è<br />

Paolo? Ministri di Colui nel quale avete creduto 333. Perché ha<br />

sperato in me, lo libererò 334. Non nelle guardie, non negli<br />

uomini, non negli angeli, ma in me ha sperato, aspettando<br />

soltanto da me ogni bene, anche quello che pur ha<br />

ricevuto da loro. Infatti ogni buon regalo e ogni dono<br />

perfetto viene dall’alto e discende dal Padre delle luci 335. Si<br />

deve a me se la vigilanza degli uomini <strong>sul</strong>la condotta<br />

esteriore dei loro sudditi ha buon effetto, poiché sono io<br />

che ho assegnato loro degli uomini come custodi. È per<br />

mio ordine che gli angeli vegliano come sentinelle per<br />

329<br />

1Cor 1, 12.<br />

330<br />

Ct 5, 7.<br />

331<br />

Ibid.<br />

332<br />

1Cor 1, 13.<br />

333<br />

1Cor 3, 4-5.<br />

334<br />

Sal <strong>90</strong>, 14.<br />

335<br />

Gc 1, 17.<br />

152


osservare i movimenti più nascosti dell’anima, e<br />

specialmente per ispirare quelli buoni e per respingere<br />

gli istigatori maligni di cattive suggestioni. Ma la<br />

custodia dell’intenzione nel suo arcano più segreto non<br />

soltanto deve derivare da me, ma bisogna che la compia<br />

io personalmente, perché là dentro non può penetrare<br />

né l’occhio umano, né quello angelico 336.<br />

4. Prendiamo atto, fratelli, di queste tre specie di custodi<br />

e comportiamoci verso ognuno di essi come si deve.<br />

Comportiamoci bene davanti agli uomini, davanti agli<br />

angeli, davanti a Dio. Sforziamoci di piacere a tutti loro,<br />

in tutte le cose, ma specialmente a colui che è al di sopra<br />

di tutte le cose. Cantiamo a lui davanti agli angeli,<br />

affinché in essi si compia a nostro riguardo ciò che sta<br />

scritto: Quelli che ti temono mi vedranno e si rallegreranno,<br />

perché io ho riposto ogni mia speranza nelle tue parole 337.<br />

Obbediamo ai nostri capi perché essi vegliano su di noi<br />

come chi ha da rendere conto delle nostre azioni,<br />

affinché non lo facciamo gemendo. E in verità — per<br />

grazia di Dio, dal quale solamente deriva questo dono<br />

— a tale riguardo non ho da farvi molte<br />

raccomandazioni, né ho da essere molto preoccupato<br />

per voi. Qual è infatti il motivo della mia gioia e della<br />

mia gloria se non la vostra obbedienza pronta e la vostra<br />

condotta irreprensibile? E quanto più grande ancora non<br />

sarebbe questa mia gioia se fossi sicuro che neppure gli<br />

angeli vedono in voi alcunché di disdicevole, e che<br />

presso nessuno di voi sta nascosto alcunché<br />

dell’anatema di Gerico 338, che nessuno mormora,<br />

336 Cfr. De consid. 5, V, 12. Vedi anche Introduzione, nota 244.<br />

337 Sal 118, 74.<br />

338 Cfr. Gs 6, 18.<br />

153


nessuno fa della maldicenza in segreto, nessuno agisce<br />

con ipocrisia o con rilassatezza, oppure rivolge nella<br />

mente pensieri vergognosi dai quali, ahimè, talvolta<br />

suole essere turbato anche lo stesso corpo? Questo mi<br />

porterebbe certamente un grande aumento di gioia, ma<br />

non ancora la sua pienezza. Infatti, non siamo ancora<br />

così perfetti da non tenere in nessun conto l’essere<br />

giudicati dagli uomini, meno ancora da non essere noi<br />

stessi consapevoli di colpa alcuna. Ché, se anche i<br />

perfetti temono il giudice che scruta gli angoli più<br />

occulti del nostro animo, quanto più dobbiamo tremare<br />

noi al ricordo di quel giudizio! Oh! Se potessi essere<br />

certo che in tutti noi non c’è nulla che possa offendere<br />

quell’occhio che solo conosce perfettamente ciò che è<br />

nell’uomo e che vede anche ciò che l’uomo stesso non<br />

vede in sé! Meditiamo con la massima serietà questo<br />

giudizio, fratelli, e consideriamolo con timore e tremore<br />

tanto più frequentemente quanto meno riusciamo a<br />

comprendere l’abisso impenetrabile dei giudizi di Dio e<br />

le sue irrevocabili decisioni. È con questo timore che la<br />

speranza diviene meritoria, è con esso che si spera con<br />

frutto.<br />

5. Se si osserva attentamente, si capisce che proprio il<br />

timore è un fondamento solidissimo ed efficace di<br />

speranza. Questo timore, infatti, è uno dei più grandi<br />

doni di Dio, e il fatto che riceviamo le sue grazie nella<br />

vita presente ci conferma nella speranza dei beni futuri.<br />

Infine, il Signore si compiace di chi lo teme 339, e vi è vita<br />

nella sua benevolenza 340, e nel suo beneplacito salvezza<br />

339 Sal 146, 11.<br />

340 Sal 29, 6.<br />

154


eterna. Io lo libererò, perché ha sperato in me 341. Liberalità<br />

dolcissima il non deludere coloro che sperano in lui!<br />

Tutto il merito dell’uomo sta nel porre l’intera sua<br />

speranza in colui che ha salvato tutto l’uomo: In te hanno<br />

sperato i nostri padri, hanno sperato e tu li hai liberati; a te<br />

gridarono e furono salvati, sperando in te non rimasero delusi<br />

342. Chi, infatti, ha confidato in lui ed è rimasto deluso? 343<br />

Confida sempre in lui, o popolo 344. Ogni luogo che la pianta<br />

del vostro piede calcherà, sarà vostro 345. Il vostro piede è la<br />

vostra speranza. Essa otterrà tutto quello che vorrà<br />

purché si fissi tutta su Dio, restando salda senza<br />

vacillare. Perché temere l’aspide o il basilisco? Perché<br />

aver paura del ruggito del leone e del sibilo del drago?<br />

346<br />

6. Perché ha sperato in me, lo libererò. E per di più, dopo<br />

che è stato liberato, affinché non sia più assalito, affinché<br />

non abbia più bisogno di essere liberato, lo proteggerò 347<br />

e lo conserverò, ma a condizione che conosca il mio<br />

nome e non attribuisca a sé la sua liberazione, ma dia<br />

gloria al mio nome. Lo proteggerò perché ha conosciuto il<br />

mio nome 348. La glorificazione ci sarà data nella presenza<br />

del suo volto, invece la protezione nella conoscenza del<br />

suo nome. Il fondamento della speranza sta nella<br />

conoscenza del nome di Dio, il suo contenuto, invece, si<br />

341 Sal <strong>90</strong>, 14.<br />

342 Sal 21, 5-6.<br />

343 Sir 2, 11.<br />

344 Sal 61, 9.<br />

345 Dt 11, 24.<br />

346 Cfr. QH 14, 9.<br />

347 Sal <strong>90</strong>, 14.<br />

348 Ibid.<br />

155


trova nella sua visione. Infatti, ciò che si spera, se visto,<br />

non è più speranza 349. La fede giunge attraverso l’udito<br />

ed è, come dice lo stesso Apostolo, fondamento delle cose<br />

che si sperano 350. Lo proteggerò perché ha conosciuto il mio<br />

nome 351. Non conosce il suo nome colui che né lo onora<br />

come Padre, né lo teme come Signore. Non conosce il<br />

suo nome colui che volge le sue affezioni a cose vane e a<br />

folli stoltezze. Beato l’uomo che ha posto la sua speranza nel<br />

Signore, e non fissa lo sguardo <strong>sul</strong>le cose vane e su folli<br />

stoltezze 352. Pietro aveva conosciuto questo nome<br />

quando diceva: Non vi è infatti altro nome dato agli uomini<br />

nel quale è stabilito che possiamo essere salvati 353. Noi pure,<br />

se conosciamo il nome santo che è stato invocato sopra<br />

di noi, dobbiamo desiderare che esso sia sempre<br />

santificato dentro di noi e, secondo l’insegnamento del<br />

Salvatore, pregare così: Padre nostro che sei nei cieli, sia<br />

santificato il tuo nome 354. Finalmente, senti che cosa segue<br />

nel Salmo: Alzerà verso di me il suo grido, e io lo esaudirò 355.<br />

Ecco il frutto della conoscenza del nome: il grido della<br />

preghiera; e poi il frutto del grido: l’ascolto da parte del<br />

Salvatore. Infatti, come poteva il Salmista essere<br />

esaudito senza pregare, e come poteva pregare senza<br />

conoscere il nome del Signore? Sia ringraziato colui che<br />

ha manifestato agli uomini il nome del Padre e che ha<br />

stabilito il frutto della salvezza nella sua invocazione,<br />

349 Rm 8, 24.<br />

350 Eb 11, 1.<br />

351 Sal <strong>90</strong>, 14.<br />

352 Sal 39, 5.<br />

353 At 4, 12.<br />

354 Mt 6, 9.<br />

355 Sal <strong>90</strong>, 15.<br />

156


così com’è scritto: Chi invocherà il nome del Signore<br />

sarà salvo 356.<br />

356<br />

Gl 2, 32. Per Bernardo ―conoscere il nome dei Signore‖ significa<br />

riferire a Dio ogni successo, temerio, adempiere ia sua volontà,<br />

pregare professando nella preghiera ia sua infinita potenza e bontà.<br />

157


158


SERMONE SEDICESIMO<br />

«Ha gridato a me e io lo esaudirò: sono con lui nella<br />

tribolazione, lo libererò e lo glorificherò»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 15)<br />

1. Ha gridato a me e io lo esaudirò. Questo è davvero un<br />

testamento di pace, un’ alleanza di bontà, un patto di<br />

misericordia e di compassione. Ha sperato in me e io lo<br />

libererò, ha conosciuto il mio nome e lo proteggerò, ha gridato<br />

a me e lo esaudirò. Non dice: «Era degno, era giusto e<br />

retto, le sue mani erano innocenti e il suo cuore puro:<br />

per questo lo libererò, lo proteggerò, lo esaudirò». Se il<br />

Signore parlasse così o in maniera simile, chi non si<br />

perderebbe d’animo? Chi può gloriarsi di avere il cuore<br />

puro? 357 Invece presso di te è la misericordia e per questa tua<br />

legge ti ho atteso, o Signore 358. Dolce questa legge che<br />

mette il merito dell’esaudimento nel grido della<br />

domanda. Ha gridato a me, egli dice, e io lo esaudirò.<br />

Giustamente non è esaudito colui che trascura di gridare<br />

o non chiedendo nulla, oppure chiedendo con<br />

tiepidezza e negligenza. Poiché negli orecchi di Dio un<br />

desiderio ardente è un grido forte, mentre un desiderio<br />

languido è una voce sommessa. Quand’è che il grido<br />

penetrerà le nubi? Quando sarà ascoltato nel cielo?<br />

Perché colui che prega sappia che deve gridare, è<br />

avvertito subito, all’inizio stesso della sua preghiera, che<br />

il Padre al quale sta per rivolgerla dimora nel cielo,<br />

affinché si ricordi che deve lanciarla lassù, pari a una<br />

freccia, con uno sforzo potente dello spirito. Dio è spirito<br />

359, e chiunque desidera che il suo grido lo raggiunga<br />

357 Pr 20, 9.<br />

358 Sal 129, 4.<br />

359 Gv 4, 24.<br />

159


deve gridare con lo spirito. Infatti, colui al quale diciamo<br />

giustamente: Dio del mio cuore 360, come non guarda<br />

l’esterno alla maniera degli uomini ma scruta il cuore,<br />

così tende i suoi orecchi alla voce del cuore piuttosto che<br />

a quella delle labbra. Per questo Mosè, anche tacendo<br />

con le labbra, fece udire il grido del cuore. Il Signore<br />

infatti gli dice: Perché gridi verso di me? 361<br />

2. Ha gridato a me e io lo esaudirò. Non senza motivo ha<br />

gridato a Dio. È la grandezza dell’avversità che gli ha<br />

strappato un grido così grande. Infatti, che cosa ha<br />

chiesto con esso se non la consolazione, la liberazione, la<br />

glorificazione? Altrimenti, com’è che viene esaudito in<br />

queste domande se ha chiesto altre cose? Lo esaudirò,<br />

dice. In che cosa o in quali cose lo esaudirai, o Signore?<br />

Sono con lui nella tribolazione, lo libererò e lo glorificherò. Io<br />

penso che questo triplice intervento divino debba<br />

riferirsi al solenne triduo sacro che ormai stiamo per<br />

celebrare 362. Anche il Signore, infatti, ha sofferto<br />

tribolazioni e affanni quando, in cambio della gioia che gli<br />

era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando<br />

l’ignominia 363. Tuttavia gli avvenimenti della passione<br />

che lo riguardavano, com’egli predisse prima di morire,<br />

ebbero termine, e, secondo ciò che disse morendo, tutto<br />

fu compiuto 364. Da quel momento, entrò nel riposo del<br />

sabato. Ma la gloria della risurrezione non si fece<br />

attendere: al terzo giorno, di buon mattino, il Sole di<br />

giustizia si levò per noi dal sepolcro. Così il frutto della<br />

360 Sal 72, 26.<br />

361 Es 14, 15. Cfr. Introduzione, p. LXVIII.<br />

362 Cfr. Introduzione, pp. L-LI. LXVIII-LXIX.<br />

363 Eb 12, 2.<br />

364 Gv 19, 30.<br />

160


tribolazione e la verità della liberazione si sono<br />

manifestati insieme nella gloria della risurrezione. Un<br />

triduo simile al suo sembra che possa applicarsi anche a<br />

noi. Sono con lui nella tribolazione, dice il Signore.<br />

Quando, se non nel giorno della nostra tribolazione, nel<br />

giorno della nostra croce, quando in noi si compie quello<br />

che ha detto lui stesso: Voi avrete tribolazione nel mondo 365<br />

e quello che ha detto il suo Apostolo: Tutti quelli che<br />

vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, saranno perseguitati<br />

366? Infatti, prima del giorno della nostra sepoltura non<br />

potrà aver luogo per noi una liberazione piena e<br />

perfetta, perché un giogo pesante grava sui figli di Adamo,<br />

dal giorno della loro nascita dal grembo materno al giorno<br />

della sepoltura nella madre comune 367. È in questo giorno<br />

solamente che io lo libererò, dice il Signore, quando cioè<br />

il mondo non potrà fare più nessun male, né al corpo, né<br />

all’anima. La glorificazione, poi, è riservata all’ultimo<br />

giorno, quello della risurrezione, quando il corpo che<br />

ora si semina ignobile risorgerà glorioso 368.<br />

365<br />

Gv 16, 33.<br />

366<br />

2Tm 3, 12.<br />

367<br />

Sir 40, 1.<br />

368<br />

Se con la morte cessa ogni sofferenza, la glorificazione piena<br />

per Bernardo è rimandata alla fine dei tempi. L’uomo infatti non<br />

è un’unione accidentale di due sostanze diverse, ma trova la sua<br />

verità piena quando all’anima si riunisce il corpo glorificato.<br />

Inoltre, per la sensibilità ecclesiale di Bernardo, l’anima<br />

individuale è sposa del Verbo nella Chiesa e attraverso di essa,<br />

che è la Sposa in senso primario e proprio, per cui non può<br />

entrare ―ad nuptias‖ prima che vi sia entrato tutto il corpo<br />

ecclesiale: cfr. In fest. omnium Sanctorum 3, 1. Vedi H. DE LUBAC,<br />

Cattolicismo, Roma 1948, 104.<br />

161


3. Ma come veniamo a sapere che egli è con noi nella<br />

tribolazione? Dal fatto stesso che perseveriamo in essa.<br />

Chi, infatti, potrebbe sostenere, tener duro, persistere<br />

senza di lui? 369 Consideriamo perfetta letizia, fratelli<br />

miei, quando subiamo ogni sorta di prove, non soltanto<br />

perché è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare<br />

nel regno di Dio 370, ma anche perché il Signore è vicino a<br />

chi ha il cuore ferito 371. Se dovrò camminare in mezzo<br />

all‘ombra della morte, dice uno, non temerò alcun male,<br />

perché tu sei con me 372. Così dunque egli è con noi tutti i<br />

giorni fino alla fine del mondo. E quand’è che noi<br />

saremo con lui? Per certo quando saremo rapiti, per andare<br />

incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il<br />

Signore 373. Quando saremo manifestati con lui nella<br />

gloria? Quando si manifesterà Cristo che è la nostra vita.<br />

Ma per ora è necessario che la nostra gloria resti<br />

nascosta, bisogna che la tribolazione preceda la<br />

liberazione e la liberazione la glorificazione. Ecco la voce<br />

di uno che è stato liberato: Ritorna, anima mia, alla tua<br />

pace, perché il Signore ti ha beneficato; egli ha liberato la mia<br />

anima dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dalla<br />

caduta 374.<br />

Lo libererò e lo glorificherò. Beato colui che, per ora,<br />

possiede te come suo aiuto e come suo conforto, aiuto nel<br />

tempo del bisogno, nella tribolazione 375. Ma quanto più<br />

beato colui che tu hai già strappato e liberato da tanti<br />

369<br />

Cfr. QH, Praef., 1.<br />

370<br />

At 14 21.<br />

371<br />

Sal 33 19.<br />

372<br />

Sal 22, 4.<br />

373<br />

1Ts 4 17.<br />

374<br />

Sal 114 7-8.<br />

375<br />

Sal 9, 10.<br />

162


mali! Quanto più beato colui che è stato liberato dal<br />

laccio dei cacciatori e che ormai è stato rapito, perché la<br />

malizia non ne muti i sentimenti, o l’inganno non ne travii<br />

l’animo 376! E infinitamente più beato colui che avrai<br />

accolto presso dite, colui che avrai colmato con i beni<br />

della tua casa, colui che avrai trasfigurato anche nel<br />

corpo a somiglianza del tuo splendore!<br />

4. E ora, figlioli, gridiamo verso il cielo e il Signore avrà<br />

pietà di noi. Gridiamo verso il cielo perché sotto il cielo<br />

tutto è fatica e dolore, tutto è vanità e afflizione di<br />

spirito. E poi, il cuore dell’uomo è malvagio e<br />

inscrutabile, e i suoi pensieri inclinati al male. In me,<br />

cioè nella mia carne, non abita il bene. È la legge del<br />

peccato che abita in essa e che muove guerra alla legge<br />

dello spirito. Inoltre, il mio cuore mi è venuto meno 377 e il<br />

corpo è morto a causa del peccato 378. Ciascun giorno ha<br />

abbastanza della sua pena e il mondo giace tutto sotto il<br />

potere del maligno. Com’è malvagio questo mondo in<br />

tutte le cose! Con quanta perversità i desideri mondani<br />

fanno guerra all’anima! Vi sono poi anche i dominatori<br />

di questo mondo di tenebra, gli spiriti del male, le<br />

potenze dell’aria e, fra di esse, il serpente, il più astuto<br />

di tutti gli animali. Tutto questo si trova sotto il sole,<br />

tutto questo sotto il cielo. In quale di tutte queste cose<br />

puoi tu trovare rifugio? In quale di esse speri tu di<br />

trovare un po’ di conforto e un p0’ di aiuto? Se lo cerchi<br />

dentro dite, il corpo corruttibile appesantisce l’anima 379 Se<br />

intorno a te, la dimora terrestre deprime lo spirito dai molti<br />

376 Sap 4, 11.<br />

377 Sal 39, 13.<br />

378 Rm 8, 10.<br />

379 Sap 9, 15.<br />

163


pensieri 380. Cercalo allora sopra di te, ma stai bene<br />

attento a oltrepassare le schiere che abitano nell’aria 381.<br />

Sapendo, infatti, che ogni buon regalo e ogni dono<br />

perfetto non può venire se non dall’alto, essi si tengono<br />

fra cielo e terra come ladri appostati in mezzo alla<br />

strada. Allora scavalca, scavalca quegli spiriti maligni<br />

che sono sempre in agguato per controllare e osservare<br />

instancabilmente il passaggio, affinché nessuno possa<br />

evadere verso quella città beata. Se ti avranno percosso o<br />

ferito, lascia loro il mantello che una volta Giuseppe in<br />

Egitto lasciò nelle mani dell’adultera, lascia il lenzuolo,<br />

come quel giovane del Vangelo, per poter fuggire via<br />

libero da loro. Forse che è stato dato nelle mani di<br />

Satana solamente il mantello di colui nei cui riguardi il<br />

Signore dice: Risparmia soltanto la sua vita 382?<br />

Dunque, in alto il cuore, in alto il grido, in alto i<br />

desideri, in alto la vita, in alto la tensione del cuore e<br />

ogni tua attesa venga dall’alto. Alza la voce verso il cielo<br />

per essere esaudito e perché il Padre che è nei cieli ti mandi<br />

l’aiuto dal suo santuario e dall’alto di Sion ti protegga 383.<br />

Finché vivi, egli ti venga in aiuto nella prova, poi ti liberi<br />

dalla tribolazione, e ti glorifichi nella risurrezione. Cose<br />

grandi sono queste, ma sei tu, o grande Signore, che ce<br />

le hai promesse. Noi speriamo nella tua promessa. Per<br />

questo osiamo dire: ―Se gridiamo con cuore pio, per<br />

certo ci sei debitore <strong>sul</strong>la tua parola. Amen‖ 384.<br />

380<br />

Ibid.<br />

381<br />

Cfr. nota 8 al sermone I.<br />

382<br />

Gb 2 6.<br />

383<br />

Sal 19, 3.<br />

384<br />

Inno Summi largitor praemii, vv. 11-12, cantato dai Cistercensi a<br />

Compieta nel tempo quaresimale.<br />

164


SERMONE DICIASSETTESIMO<br />

«Lo colmerò di lunghezza di giorni e gli mostrerò la<br />

mia salvezza 385»<br />

(Sal <strong>90</strong>, 16)<br />

1. Ci capita una buona combinazione, fratelli, perché<br />

questo versetto del Salmo si adatta perfettamente al<br />

tempo liturgico nel quale ci troviamo. Fra breve<br />

celebreremo la Risurrezione del Signore e già fin d’ora è<br />

promessa a ognuno di noi la propria risurrezione,<br />

affinché le membra ricordino con maggiore giubilo,<br />

come già compiuto nel capo, ciò che attendono con ansia<br />

doversi un giorno compiere in esse. Come termina bene<br />

questo Salmo, quando a chi salmeggia è promessa una<br />

fine così beata! Lo si termina con gioia, quando in esso si<br />

promette una pienezza così lieta. Lo colmerò di lunghezza<br />

di giorni, dice il Signore, e gli mostrerò la mia salvezza 386.<br />

Quante volte, fratelli, vi ricordo che, secondo il detto di<br />

Paolo, la pietà porta con sé la promessa della vita<br />

presente e quella della vita futura. Per cui lo stesso<br />

Apostolo dice: Avete ora per vostro frutto la santificazione e<br />

per fine la vita eterna 387. Ecco la pienezza che è promessa<br />

in questo passo, ecco la pienezza di giorni. E che cosa è<br />

385 In questo sermone riecheggiano i temi essenziali di tutta la serie.<br />

La pietà, sinonimo di vita monastica, conduce alla santificazione;<br />

nella santificazione è contenuta in germe la vita eterna, condivisione<br />

della vita divina e della gloria di Cristo Salvatore, che rifulge come<br />

mèta suprema della speranza e del desiderio del monaco e del<br />

cristiano. Ancora una volta la fedeltà alle austerità della vita<br />

cistercense è presentata come fondamento di questa speranza e<br />

pegno della presenza del Signore, adombrata nella presenza di un<br />

essere divino accanto ai tre giovani nella fornace.<br />

386 Sal <strong>90</strong>, 16.<br />

387 Rm 6, 22.<br />

165


tanto lungo come quello che non finisce mai? È un buon<br />

fine la vita eterna, un buon fine quello che non ha fine. In<br />

effetti, quello che finisce bene è bene anche in se stesso.<br />

Lavoriamo allora per la nostra santificazione, perché essa<br />

è buona e perché termina in una vita senza fine.<br />

Cerchiamo la santità e la pace, senza la quale nessuno<br />

potrà vedere Dio. Lo colmerò di lunghezza di giorni e gli<br />

mostrerò la mia salvezza. Questa promessa viene dalla<br />

destra di Dio, è il dono di quella destra che una volta un<br />

Santo desiderava gli fosse pòrta: Tu porgerai la tua destra,<br />

egli dice, all’opera delle tue mani 388. Delizie eterne in<br />

questa destra. Anche colui del quale il Salmista dice: Vita<br />

ti ha chiesto, e tu gli hai concesso lunghi giorni in eterno,<br />

senza fine 389 desiderò e ottenne che gli fosse data questa<br />

destra. Il Saggio ha detto ancora più chiaramente: Nella<br />

sua destra lunghezza di giorni e nella sua sinistra ricchezza e<br />

onore 3<strong>90</strong>. Chi è che brama la vita e desidera di vedere dei giorni<br />

felici? 391 In realtà, questa vita che viviamo è più morte<br />

che vita, non è una vita in senso pieno, ma è una vita<br />

mortale. Quando siamo sicuri che uno sta avvicinandosi<br />

alla morte diciamo che muore. E che cosa facciamo noi<br />

dal principio della nostra esistenza se non avvicinarci<br />

alla morte e incominciare a morire? Inoltre anche i giorni<br />

di questa vita, quali che siano, sono pochi e cattivi, come<br />

dice il santo Patriarca 392. Si vive veramente soltanto là<br />

dove la vita è viva e vitale. I giorni felici si trovano<br />

solamente là dove essi durano per sempre. Sia<br />

ringraziato colui che dispone tutto non solo con forza,<br />

388<br />

Gb 14, 15.<br />

389<br />

Sal 20, 5.<br />

3<strong>90</strong><br />

Pr 3, 16.<br />

391<br />

Sal 33, 13.<br />

392<br />

Si tratta di Giacobbe: cfr. Gen 47, 9.<br />

166


ma anche con dolcezza, perché la pochezza di quei giorni<br />

dei quali ciascuno ha la sua pena passa ben presto,<br />

mentre là dove i giorni sono felici vi sarà anche l’eternità.<br />

2. Lo colmerò di lunghezza di giorni. Di ciò che prima il<br />

Signore aveva detto con le parole: Lo glorificherò, ora in<br />

questo versetto spiega chiaramente il significato. E chi<br />

non sarebbe contento di essere glorificato da colui le cui<br />

opere sono perfette? La sua così grande immensità non<br />

può glorificare nessuno se non in grado immenso. Una<br />

glorificazione che proviene da una gloria così magnifica<br />

dev’essere necessariamente grande. Voce rivolta dalla<br />

maestosa gloria 393, dice Pietro. Davvero gloria magnifica<br />

quella gloria che glorifica così magnificamente per<br />

sempre, con tanta varietà e in pienezza di splendore.<br />

Invece, fallace è la gloria di questo mondo, vano il suo<br />

splendore, breve il giorno degli uomini. Chi è saggio non<br />

desidererà nulla di tutto questo, ma piuttosto, dal fondo<br />

del suo cuore, dirà a colui che vede nel cuore: E non ho<br />

desiderato il giorno dell’uomo, tu lo sai 394. Per me, io<br />

desidero qualche cosa di ben più grande di quello che<br />

desidera l’uomo carnale. Questo, anzi, non voglio<br />

neppure riceverlo. Infatti, so bene chi sia colui che dice:<br />

Io non ricevo gloria dagli uomini 395. Quanto siamo<br />

miserabili noi che cerchiamo la gloria che gli uomini si<br />

danno l’un l’altro e non vogliamo quella che soltanto Dio<br />

può darci! Infatti quella di cui facciamo poco conto è<br />

eterna e perfetta. Brevi sono i giorni dell’uomo. Il suo<br />

giorno fiorirà come l’erba del campo 396. Secca l’erba,<br />

393 2Pt 1, 17.<br />

394 Ger 17, 16.<br />

395 Gv 5, 41.<br />

396 Sal 102, 15.<br />

167


appassisce il fiore, dice il Profeta, ma la parola del Signore<br />

dura sempre 397.<br />

Il vero giorno è quello che non conosce tramonto, quello<br />

dell’eterna verità, della vera eternità e, perciò, della vera<br />

ed eterna sazietà 398. Poiché, come potrebbe saziare<br />

quella gloria che è vana e fallace? Anzi, la si dice anche<br />

vuota, perché tu sappia che da essa puoi essere ancora<br />

più svuotato e mai saziato. Perciò, durante questa vita, è<br />

l’umiliazione che è un bene e non l’esaltazione.<br />

l’avversità e non il piacere, perché, dovendo l’una e<br />

l’altra durare poco, questa ti causerà pena e quella ti<br />

procurerà la corona 399.<br />

3. La tribolazione, utile perché produce la virtù provata,<br />

conduce alla gloria. Con lui sono nella tribolazione. lo<br />

libererò e lo glorificherò 400. Ringraziamo il Padre delle<br />

misericordie che è con noi nella tribolazione e ci dà<br />

conforto in tutte le nostre pene. Infatti, come ho detto, è<br />

una cosa necessaria la tribolazione che si cambia in<br />

gloria, la tristezza che si muta in gioia, e in una gioia così<br />

lunga da non poter essere rapita da nessuno, in una gioia<br />

molteplice, in una gioia piena. È cosa necessaria<br />

l’avversità di questa vita che produce la corona. Non<br />

facciamone poco conto, fratelli: il seme è piccolo, ma esso<br />

produrrà poi un gran frutto. Sarà forse un seme insipido,<br />

forse sarà acerbo, forse un grano di senapa. Non<br />

fermiamo lo sguardo su quello che di esso si vede, ma su<br />

quello che non si vede, perché le cose visibili sono di un<br />

397 Is 40, 8.<br />

398 Su questa e su altre espressioni di sapore agostiniano in questo<br />

sermone, cfr. Introduzione, pp. LXX-LXXI.<br />

399 Cfr. RB VII. 33.<br />

400 SaI <strong>90</strong>, 15.<br />

168


momento, quelle invisibili sono eterne 401. Pregustiamo le<br />

primizie della gloria, gloriamoci nella speranza di<br />

partecipare alla gloria del grande Iddio. E non solo<br />

questo, ma, per parlare più chiaramente, gloriamoci della<br />

tribolazione perché è in essa che risiede la speranza della<br />

gloria. Vedi se l’Apostolo non ha voluto insegnarti<br />

proprio questo aggiungendo che la tribolazione produce la<br />

pazienza con quello che segue 402. È chiaro che egli,<br />

avendo detto poco prima che ci gloriamo nella speranza,<br />

non ha inteso dire qualche cosa di diverso, ma qualche<br />

cosa di più aggiungendo: E non soltanto questo, ma ci<br />

vantiamo anche nelle tribolazioni. Infatti, non è che venga<br />

proposto un altro motivo di vanto, ma piuttosto si spiega<br />

dove si fonda la speranza della gloria, dove va ricercato<br />

il vanto della speranza. Sì! La speranza della gloria è<br />

riposta nella tribolazione, anzi la gloria stessa è<br />

contenuta nella tribolazione, proprio come la speranza<br />

del frutto è riposta nel seme e come in esso è contenuto il<br />

frutto. Anche il regno di Dio è dentro di noi in questo<br />

modo, tesoro immenso in un vaso di argilla, in un campo<br />

povero. Dico che è in noi, ma nascosto. Beato colui che lo<br />

avrà trovato dentro di sé. E chi sarà costui? Certamente<br />

colui che avrà pensato più alla messe che alla semente. È<br />

l’occhio della fede che trova questo tesoro, quell’occhio<br />

che non giudica secondo l’apparenza. ma vede ciò che<br />

non appare e contempla quello che non si vede. Come ha<br />

trovato davvero questo tesoro, desideroso che fosse<br />

trovato anche dagli altri, colui che diceva: Il momentaneo,<br />

leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità<br />

smisurata ed eterna di gloria 403. Non ha detto «ci<br />

401 2Cor 4, 18.<br />

402 Rm 5, 3.<br />

403 2Cor 4, 17.<br />

169


procurerà», ma: Ci procura una quantità smisurata ed eterna<br />

di gloria. La gloria, fratelli miei, non appare, ci sta<br />

nascosta nella tribolazione: in questa durata di un<br />

momento sta nascosta l’eternità, in questa pena così<br />

leggera è contenuto un peso sublime e che supera ogni<br />

misura. Allora, finché siamo quaggiù, affrettiamoci a<br />

comprare questo campo, ad acquistare questo tesoro che<br />

è nascosto nel campo. Consideriamo perfetta letizia<br />

quando subiamo ogni sorta di prove. Diciamo con il<br />

cuore, diciamo anche con le parole: È meglio andare in una<br />

casa in pianto che in una casa in festa 404.<br />

4. Io sono con lui nella tribolazione, dice Dio. Allora, andrò<br />

io in questa vita alla ricerca d’altro che della<br />

tribolazione? 405 Il mio bene è stare vicino a Dio, non solo,<br />

ma anche porre nel Signore la mia speranza 406, perché egli<br />

dice: Lo libererò e lo glorificherò. Sono con lui nella<br />

tribolazione 407. Io pongo le mie delizie nell ‘essere tra i figli<br />

dell’uomo 408. Egli è l’Emmanuele, il Dio con noi. Ti saluto,<br />

o piena di grazia, dice l’Angelo a Maria, il Signore è con te<br />

409. Egli è con noi in pienezza di grazia, noi saremo con<br />

lui in pienezza di gloria. È disceso dal cielo per essere<br />

accanto a quelli che hanno il cuore ferito, per essere con<br />

noi nelle nostre pene. Ma dopo accadrà che noi saremo<br />

rapiti nelle nuvole per andare incontro al Signore nell’aria, e<br />

404 Qo 7, 3.<br />

405 Cfr. QH Praef, 1, dove la grandezza delle avversità è presentata<br />

come ―certissimum divinae praesentiae argumentum‖.<br />

406 Sal 72, 28.<br />

407 Sal <strong>90</strong>, 15.<br />

408 Pr 8, 31.<br />

409 Lc 1, 28.<br />

170


così saremo sempre con il Signore 410, a condizione che ora<br />

cerchiamo di averlo con noi, affinché colui che ci darà in<br />

premio la patria adesso ci sia compagno <strong>sul</strong>la via, o,<br />

meglio ancora, ora ci sia via colui che un giorno ci sarà<br />

patria. Essere tribolato, purché tu mi stia accanto,<br />

Signore, per me è meglio che regnare senza dite, che<br />

godere della gloria senza dite. Meglio per me<br />

abbracciarti nella tribolazione, averti con me nel crogiolo,<br />

che essere senza dite anche in cielo. Chi altri avrò per me<br />

in cielo? Fuori di te nulla bramo <strong>sul</strong>la terra 411. La fornace<br />

prova l’oro e la tribolazione gli uomini giusti 412. Là, là tu sei<br />

con loro, o Signore, là tu stai in mezzo a coloro che sono<br />

uniti nel tuo nome, come una volta ti sei degnato di<br />

mostrarti fra i tre fanciulli anche a un pagano, tanto che<br />

egli disse: Il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di Dio 413.<br />

Perché trepidare, perché indugiare, perché fuggire<br />

questa fornace? Sì, il fuoco infierisce, ma nella<br />

tribolazione c’è il Signore con noi. Se Dio è per noi, chi sarà<br />

contro di noi? 414. Inoltre, se egli anche ci libera, chi potrà<br />

strapparci dalle sue mani? Chi potrà rapirci dalla sua<br />

mano? E, finalmente, se è lui che glorifica, chi potrà<br />

gettare nell’ignominia? Se è lui che glorifica, chi<br />

umilierà?<br />

5. Ma senti, infine, con quale gloria egli glorificherà: lo<br />

colmerò, dice, di lunghezza di giorni. E, prima di tutto,<br />

usando il plurale per indicare i giorni, ha voluto rilevare<br />

non già un qualche loro avvicendamento, bensì il loro<br />

410 Ts 4, 17 (Vulgata ed. A. GRAMMATICA, 1959).<br />

411 Sal 72, 25.<br />

412 Sir 27, 6.<br />

413 Dn 3, 92.<br />

414 Rm 8, 31.<br />

171


grande numero. Perché, se tu pensassi a una successione,<br />

dovresti ricordare che un giorno negli atri del Signore è<br />

più che mille altrove. Noi leggiamo che anche oggi<br />

uomini santi e perfetti sono usciti da questa vita pieni di<br />

giorni, cioè, secondo la nostra interpretazione, pieni di<br />

virtù e pieni di grazie. Infatti, per raggiungere tale<br />

pienezza si trasfigurarono passando di giorno in giorno,<br />

di splendore in splendore, non già sotto l’azione del<br />

proprio spirito, ma dello Spirito del Signore. Se dunque<br />

la grazia è chiamata giorno, se, come abbiamo ricordato<br />

sopra, anche lo splendore che deriva dall’uomo e la<br />

gloria così poco brillante che gli uomini si scambiano<br />

l’un l’altro è detta giorno dell’uomo, quanto più si dovrà<br />

chiamare giorno vero, anzi, perfetto meriggio la pienezza<br />

della vera gloria?<br />

Se poi diciamo che le grazie così diverse distribuite da<br />

Dio sono come numerosissimi giorni, non si potrà forse<br />

considerare quella molteplice gloria come una<br />

moltitudine di giorni? Ma ascolta, infine, come si tratti di<br />

una moltitudine di giorni senza vicissitudine: La luce della<br />

luna sarà come la luce del sole, dice il Profeta, e la luce del<br />

sole sarà sette volte di più come la luce di sette giorni 415. Se<br />

non sbaglio, è proprio durante tutti questi giorni della<br />

sua vita che il pio Re desiderava di cantare i suoi salmi<br />

nella casa del Signore 416. Infatti, essere riconoscenti a Dio<br />

per i singoli doni che formano una gloria così grande e<br />

così multiforme, e in ogni cosa rendere grazie, sarà come<br />

un cantare salmi al suo nome per tutta la lunghezza dei<br />

giorni.<br />

415 Is 30, 26.<br />

416 Cfr. Is 38, 20.<br />

172


6. Lo colmerò di lunghezza di giorni. È come se dicesse in<br />

termini più chiari: So che cosa desidera, so di che ha sete,<br />

so che cosa gusta. Non è nell’argento o nell’oro, non è nei<br />

piaceri, non è nella curiosità, non è in qualche dignità<br />

mondana che egli trova il suo gusto. Ha reputato tutto<br />

come perdita, disprezza tutto, considera tutto come<br />

spazzatura. Si è spogliato completamente e non è più<br />

capace di interessarsi di ciò che sa che non può saziano.<br />

Non ignora a immagine di chi è stato creato e di quale<br />

grandezza è capace, e non accetta di crescere in quello<br />

che vale poco per subire diminuzione in quello che ha un<br />

prezzo immenso. Allora io colmerò di lunghezza di giorni<br />

colui che non può essere saziato se non dalla luce vera,<br />

né riempito se non dai beni eterni, perché quella durata<br />

non ha termine, quello splendore non ha tramonto,<br />

quella sazietà non genera fastidio. Vi sarà sicurezza per<br />

l’eternità, gloria per la verità, e<strong>sul</strong>tanza per la sazietà. E<br />

gli mostrerò la mia salvezza. Cioè, da quel momento in poi,<br />

meriterà di vedere quello che ha tanto desiderato,<br />

quando il Re della gloria si fa comparire davanti la<br />

Chiesa gloriosa senza macchia per lo splendore del<br />

giorno e anche senza ruga per la sua perfetta pienezza<br />

417. Altrimenti, come non può elevarsi alla visione del<br />

fulgore di quella luce chi non è puro, così non può<br />

vederlo l’animo che è anche leggermente inquieto e<br />

turbato. Per questo, come ho ricordato sopra, ci è<br />

comandato di cercare la santità e la pace anche adesso,<br />

perché senza di esse nessuno può vedere Dio. Quando<br />

dunque egli avrà saziato di beni il tuo desiderio tanto<br />

che non ti rimane più nulla da desiderare e avrai l’animo<br />

perfettamente tranquillizzato per questa stessa pienezza,<br />

allora, divenuto simile a lui perché lo vedrai come egli è,<br />

417<br />

Cfr. Ef 5, 27 e nota 12 al sermone XVI.<br />

173


ti sarà ormai possibile contemplare quella divina<br />

serenità, quella pienezza di maestà. Oppure, le parole e<br />

gli mostrerò la mia salvezza si possono riferire anche a<br />

questo: che il felicissimo abitante di quella deliziosissima<br />

eternità, pieno di tutta la gloria in se stesso, contemplerà<br />

anche fuori di sé tutt’intorno l’opera salvifica compiuta<br />

da Dio e la terra piena della sua maestà. L’aggiunta e gli<br />

mostrerò la mia salvezza potrà forse riferirsi anche a<br />

questo.<br />

7. Ma, se si preferisce, potremmo interpretare il testo<br />

anche in questo modo, cioè che Dio manifesta i giorni<br />

che aveva promesso in questa manifestazione della<br />

salvezza. Lo colmerò, dice, di lunghezza di giorni. E come se<br />

tu chiedessi come mai possono esistere quei giorni in una<br />

città della quale si legge che in essa di giorno non<br />

risplende il sole, perché non vi è notte, egli ti risponde:<br />

Gli mostrerò la mia salvezza, perché, secondo quello stesso<br />

brano della Scrittura, la sua lampada è l’Agnello 418. Gli<br />

mostrerò la mia salvezza, cioè non lo istruirò più nella fede,<br />

non lo eserciterò più nella speranza, ma lo riempirò con<br />

la visione. Gli mostrerò la mia salvezza: gli mostrerò il mio<br />

Gesù 419, affinché ormai veda in eterno colui nel quale ha<br />

creduto, colui che ha amato, colui che ha sempre<br />

desiderato. Mostraci, o Signore, la tua misericordia e donaci<br />

la tua salvezza 420. Mostraci, Signore la tua salvezza e<br />

questo ci basta. Infatti, colui che la vede, vede anche te,<br />

perché essa è in te e tu sei in essa. Questa è la vita eterna,<br />

che conosciamo te unico vero Dio e colui che hai mandato,<br />

418 Ap 21, 23.<br />

419 Cfr. Introduzione, pp. LXX-LXXI.<br />

420 Sal 84, 8.<br />

174


Gesù Cristo 421. E allora, Signore, lascerai che il tuo servo<br />

si stabilisca nella pace secondo la tua parola, quando i<br />

miei occhi avranno veduto la tua salvezza, Gesù Cristo<br />

Signore nostro, egli che è sopra tutte le cose Dio<br />

benedetto nei secoli.<br />

421 Gv 17, 3.<br />

Tratto dal sito: www.kenosis.it<br />

175


176


SOMMARIO<br />

PRESENTAZIONE ............................................................................ 3<br />

SAN BERNARDO - «SERMONI SUL SALMO <strong>90</strong>» ....................... 7<br />

PREFAZIONE ............................................................................... 7<br />

SERMONE PRIMO ..................................................................... 11<br />

SERMONE SECONDO ............................................................... 17<br />

SERMONE TERZO ..................................................................... 21<br />

SERMONE QUARTO ................................................................. 29<br />

SERMONE QUINTO................................................................... 35<br />

SERMONE SESTO ...................................................................... 39<br />

SERMONE SETTIMO................................................................. 47<br />

SERMONE OTTAVO ................................................................. 69<br />

SERMONE NONO ...................................................................... 83<br />

SERMONE DECIMO .................................................................. 95<br />

SERMONE UNDICESIMO ....................................................... 105<br />

SERMONE DODICESIMO ....................................................... 119<br />

SERMONE TREDICESIMO ..................................................... 129<br />

SERMONE QUATTORDICESIMO ......................................... 137<br />

SERMONE QUINDICESIMO ................................................... 149<br />

SERMONE SEDICESIMO ........................................................ 159<br />

SERMONE DICIASSETTESIMO ............................................. 165<br />

177


178

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