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Bernardo di Chiaravalle - Associazione Nuova Citeaux

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<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> 1<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>San <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>Abate, Dottore e ultimo Padre della ChiesaNascita Fontaine-lès-Dijon, 1090Morte Ville-sous-la-Ferté, 20 agosto 1153Venerato daCanonizzazioneRicorrenzaPatrono <strong>di</strong>Chiesa cattolica1174 da papa Alessandro III20 agostoagricoltori<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, in latino Bernardus Claravallensis, infrancese Bernard de Clairvaux (Fontaine-lès-Dijon, 1090 –Ville-sous-la-Ferté, 20 agosto 1153), fu un monaco e abatefrancese, fondatore della celebre abbazia <strong>di</strong> Clairvaux e <strong>di</strong> altrimonasteri (ad esempio, in Italia, l'Abbazia <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>).Viene venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Canonizzato nel1174 da papa Alessandro III, fu <strong>di</strong>chiarato Dottore della Chiesa, dapapa Pio VIII nel 1830. Nel 1953 papa Pio XII gli de<strong>di</strong>còl'enciclica Doctor Mellifluus.BiografiaTerzo <strong>di</strong> sette fratelli, nacque da Tescelino il Sauro, vassallo <strong>di</strong>Oddone I <strong>di</strong> Borgogna, e da Aletta, figlia <strong>di</strong> <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> Filippino Lippi, Apparizione della Vergine a san<strong>Bernardo</strong>Montbard, anch'egli vassallo del duca <strong>di</strong> Borgogna. Stu<strong>di</strong>ò sologrammatica e retorica (non tutte le sette arti liberali, dunque) nellascuola dei canonici <strong>di</strong> Nôtre Dame <strong>di</strong> Saint-Vorles, presso Châtillon-sur-Seine, dove la famiglia aveva deiposse<strong>di</strong>menti.


<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> 2La casa natale <strong>di</strong> <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>Ritornato nel castello paterno <strong>di</strong> Fontaines, nel 1111, insieme ai cinquefratelli e ad altri parenti e amici, si ritirò nella casa <strong>di</strong> Châtillon percondurvi una vita <strong>di</strong> ritiro e <strong>di</strong> preghiera finché, l'anno seguente, conuna trentina <strong>di</strong> compagni si fece monaco nel monastero cistercense <strong>di</strong>Cîteaux, fondato quin<strong>di</strong>ci anni prima da Roberto <strong>di</strong> Molesmes e alloraretto da Stefano Har<strong>di</strong>ng.Nel 1115, insieme con do<strong>di</strong>ci compagni, tra i quali erano quattrofratelli, uno zio e un cugino, si trasferì nella proprietà <strong>di</strong> un parente,nella regione della Champagne, che aveva donato ai monaci un vastoterreno sulle rive del fiume Aube, nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Langres perché vifosse costruito un nuovo monastero cistercense: essi chiamarono quella valle Clairvaux, Chiara valle.Ottenuta l'approvazione del vescovo Guglielmo <strong>di</strong> Champeaux e ricevute numerose donazioni, l'Abbazia <strong>di</strong>Clairvaux <strong>di</strong>venne in breve tempo un centro <strong>di</strong> richiamo oltre che <strong>di</strong> irra<strong>di</strong>azione: già dal 1118 monaci <strong>di</strong> Clairvauxpartirono per fondare altrove nuovi monasteri, come a Trois-Fontaines, a Fontenay, a Foigny, a Autun, a Laon; allamorte <strong>di</strong> <strong>Bernardo</strong> le abbazie cistercensi erano 343, <strong>di</strong> cui 66 fondate o riformate da lui stesso. Per tutta la sua vita<strong>Bernardo</strong> fu strenuo <strong>di</strong>fensore dell'ortodossia religiosa, della lotta contro le eresie e dell'autorità assoluta dellaChiesa. Nel concilio <strong>di</strong> Sens del 1140, si scagliò contro le dottrine <strong>di</strong> Pietro Abelardo, che furono condannate; lottòinoltre contro Gilberto Porretano e Arnaldo da Brescia.La seconda crociata del 1147 fu opera della sua pre<strong>di</strong>cazione.I punti fondamentali della dottrina <strong>di</strong> <strong>Bernardo</strong> consistono nella negazione del valore della sola ragione, contrappostaall'esaltazione della vita mistica, considerata come la via dell'umiltà e della rinuncia ad ogni autonomia umana. [1]<strong>Bernardo</strong> si pronuncia senza riserve contro la ragione e la scienza: il desiderio <strong>di</strong> conoscere gli appare come «unaturpe curiosità». [2] Inoltre Il santo nega il valore dell'uomo, spingendolo a riconoscere il proprio nulla, al fine <strong>di</strong>ottenere la liberazione da tutti i legami corporei e <strong>di</strong> abbandonare completamente la sua volontà ai voleri <strong>di</strong>vini. [3] Iconcetti <strong>di</strong> <strong>Bernardo</strong> riguardanti la mistica e l'ascesi, come anche le tematiche politiche della plenitudo potestatis delpontefice e delle due spade, con<strong>di</strong>zionarono profondamente tutto il Me<strong>di</strong>oevo centrale e ultimo. [4]Rapporti con gli altri religiosiNella Lettera 1, spe<strong>di</strong>ta verso il 1124 al cugino Roberto, <strong>Bernardo</strong>mostra <strong>di</strong> considerare la vita monastica dei benedettini <strong>di</strong> Cluny, alloraall'apogeo del loro sviluppo, come un luogo che negava i valori dellapovertà, dell'austerità e della santità; egli rifiuta la teoria della regolabenedettina della stabilitas - ossia del legame permanente e definitivoche dovrebbe stabilirsi fra monaco e monastero - sostenendo lalegittimità del passaggio da un convento cluniacense a uno cistercense,essendovi in quest'ultimo professata una regola più rigorosa e piùaderente alla Regola <strong>di</strong> San Benedetto, pertanto una vita monasticaperfetta. La polemica fu da lui ripresa nell' Apologia all'abateGuglielmo, sollecitata da Guglielmo, abate del monastero <strong>di</strong>Saint-Thierry, che ebbe una risposta dall'abate <strong>di</strong> Cluny, Pietro ilVenerabile, nella quale l'abate riven<strong>di</strong>cava la legittimità della<strong>di</strong>screzione nell'interpretazione della regola benedettina.L'abbazia <strong>di</strong> ClunyNel 1130, alla morte <strong>di</strong> Onorio II, furono eletti due papi: uno, dalla fazione della famiglia romana dei Frangipane, colnome <strong>di</strong> Innocenzo II e un altro, appoggiato dalla famiglia dei Pierleoni, con il nome <strong>di</strong> Anacleto II; <strong>Bernardo</strong>


<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> 3appoggiò attivamente il primo che, nella storia della Chiesa, per quanto eletto da un minor numero <strong>di</strong> car<strong>di</strong>nali, saràriconosciuto come autentico papa, grazie soprattutto all'appoggio dei maggiori regni europei (Anacleto II verràconsiderato un antipapa).Numerosi furono i suoi interventi in questioni che riguardavano i comportamenti <strong>di</strong> ecclesiastici: accusò <strong>di</strong>scorrettezza Simone, vescovo <strong>di</strong> Noyon e <strong>di</strong> simonia Enrico, vescovo <strong>di</strong> Verdun; nel 1138 favorì l'elezione a vescovo<strong>di</strong> Langres del proprio cugino Goffredo della Roche-Vanneau, malgrado l'opposizione <strong>di</strong> Pietro il Venerabile e, nel1141, ad arcivescovo <strong>di</strong> Bourges <strong>di</strong> Pietro de La Châtre, mentre l'anno dopo ottenne la sostituzione <strong>di</strong> Guglielmo <strong>di</strong>Fitz-Herbert, vescovo <strong>di</strong> York, con l'amico cistercense Enrico Murdac, abate <strong>di</strong> Fountaine.I TemplariNel 1119 alcuni cavalieri, sotto la guida <strong>di</strong> Ugo <strong>di</strong> Payns, feudatario della Champagne e parente <strong>di</strong> <strong>Bernardo</strong>,fondarono un nuovo or<strong>di</strong>ne monastico-militare, l'Or<strong>di</strong>ne dei Cavalieri del Tempio, con sede in Gerusalemme, nellaspianata ove sorgeva il Tempio ebraico; lo scopo dell'Or<strong>di</strong>ne, posto sotto l'autorità del patriarca <strong>di</strong> Gerusalemme, era<strong>di</strong> vigilare sulle strade percorse dai pellegrini cristiani. L'Or<strong>di</strong>ne ottenne nel concilio <strong>di</strong> Troyes del 1128l'approvazione <strong>di</strong> papa Onorio II e sembra che la sua regola sia stata ispirata da <strong>Bernardo</strong>, il quale scrisse, verso il1135, l'Elogio della nuova cavalleria (De laude novae militiae ad Milites Templi).L'interesse <strong>di</strong> <strong>Bernardo</strong> per le vicende politiche del suo tempo si manifestò anche in occasione dei conflitti cheopposero il conte della Champagne, Tibaldo II, da lui sostenuto, al re Luigi VII <strong>di</strong> Francia e in occasione dellarepressione, nel 1140, del neonato Comune <strong>di</strong> Reims, operata dal suo pupillo cistercense, il vescovo Sansone <strong>di</strong>Mauvoisin.Il conflitto con Pietro AbelardoGrande fu la risonanza del conflitto che oppose <strong>Bernardo</strong> al filosofo PietroAbelardo.Nel 1140 Guglielmo <strong>di</strong> Saint-Thierry, cistercense del convento <strong>di</strong> Signy, scriveva alvescovo <strong>di</strong> Chartres, Goffredo <strong>di</strong> Lèves e a <strong>Bernardo</strong>, denunciando che due opere <strong>di</strong>Abelardo, il Liber sententiarum e la Theologia scholarium, contenevano, a suogiu<strong>di</strong>zio, affermazioni teologicamente erronee, elencandole in un proprio scritto, laDiscussione contro Pietro Abelardo.<strong>Bernardo</strong>, «senza però leggere <strong>di</strong>rettamente i testi incriminati (alcuni dei quali, <strong>di</strong>fatto, non erano <strong>di</strong> Abelardo)» [5] , scrisse a papa Innocenzo II la Lettera 190,sostenendo che Abelardo concepiva la fede come una semplice opinione; davantiagli studenti parigini pronunciò il sermone de La conversione, attaccando Abelardoe invitandoli ad abbandonare le sue lezioni.L'Apologia contra Bernardum <strong>di</strong>AbelardoAbelardo reagì chiedendo all'arcivescovo <strong>di</strong> Sens <strong>di</strong> organizzare un pubblicoconfronto con <strong>Bernardo</strong>, da tenersi il 3 giugno 1140, ma questi, temendo l'abilità <strong>di</strong>alettica del suo controversista, ilgiorno prima presentò 19 affermazioni chiaramente eretiche, attribuendole ad Abelardo (seppur «non sempre conscrupolosa aderenza ai testi e al loro significato» [6] ), chiamando i vescovi presenti a condannarle e invitando ilgiorno dopo lo stesso Abelardo a pronunciarsi in proposito.Al rifiuto <strong>di</strong> Abelardo, che abbandonò il concilio, seguì la condanna dei vescovi, riba<strong>di</strong>ta il 16 luglio successivo dalpapa.


<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> 4La lotta contro gli ereticiNel 1144 il monaco Evervino <strong>di</strong> Steinfeld lo informò <strong>di</strong> un'eresia, <strong>di</strong> tipo pauperistico, <strong>di</strong>ffusa in quel <strong>di</strong> Colonia, allaquale rispose con i Sermoni 63, 64, 65 e 66; l'anno successivo accolse l'invito del car<strong>di</strong>nale <strong>di</strong> Ostia, Alberico, acombattere un'eresia <strong>di</strong>ffusa nella regione <strong>di</strong> Tolosa dal monaco Enrico <strong>di</strong> Losanna, seguace <strong>di</strong> Pietro <strong>di</strong> Bruys,critico nei confronti delle gerarchie ecclesiali e propositore <strong>di</strong> una vita improntata alla povertà e alla penitenza; inquesta occasione, <strong>Bernardo</strong> ritenne necessario recarsi, insieme con il suo segretario Goffredo d'Auxerre a Tolosa.Ottenuta, dopo molti contrasti, una professione <strong>di</strong> fede, tornò a <strong>Chiaravalle</strong> e in<strong>di</strong>rizzò una lettera agli abitanti <strong>di</strong>Tolosa - la Lettera 242 - nella quale esprimeva la sua convinzione che quelle dottrine fossero state definitivamenteconfutate.Richiesto ancora <strong>di</strong> pronunciarsi sulle tesi trinitarie del vescovo <strong>di</strong> Poitiers e maestro <strong>di</strong> teologia a Parigi, GilbertoPorretano, nel 1148, nuovamente <strong>Bernardo</strong> tentò <strong>di</strong> far approvare da vescovi da lui riuniti a parte, una preventivacondanna che il sinodo, da tenersi il giorno successivo a Reims, avrebbe dovuto semplicemente ratificare; questavolta, tuttavia, i vescovi non appoggiarono la sua iniziativa, tanto che <strong>Bernardo</strong> dovette cercare appoggio da papaEugenio III. La <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Gilberto - che affermò <strong>di</strong> non aver mai sostenuto le tesi a lui contestate, frutto, a suo <strong>di</strong>re, <strong>di</strong>interpretazioni erronee dei suoi studenti - fece cadere ogni accusa.La seconda crociataIl 15 febbraio 1145, a Roma, nel convento <strong>di</strong> san Cesario, sul Palatino,il conclave eleggeva papa Eugenio III, abate del convento romano deiSs. Vincenzo e Anastasio; il nuovo papa, <strong>Bernardo</strong> Paganelli,conosceva bene <strong>Bernardo</strong>, per averlo incontrato nel concilio <strong>di</strong> Pisa del1135 e per essere stato or<strong>di</strong>nato cistercense proprio a <strong>Chiaravalle</strong> nel1138. <strong>Bernardo</strong>, felicitandosi per l'elezione, gli ricordava curiosamenteche si <strong>di</strong>ceva «che non siete voi a essere papa, ma io e ovunque, chi haqualche problema si rivolge a me» e che era stato proprio lui, <strong>Bernardo</strong>,ad «averlo generato per mezzo del Vangelo».Eugenio III incaricò <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>care a favore della nuovacrociata che si stava preparando, e che avrebbe dovuto essere compostasoprattutto da francesi, ma <strong>Bernardo</strong> riuscì a coinvolgere anche itedeschi. La crociata fu un completo fallimento che <strong>Bernardo</strong>giustificò, nel suo trattato La considerazione, con i peccati dei crociati,che Dio aveva messo alla prova.Questo trattato, finito <strong>di</strong> comporre nel 1152, si occupava anche deicompiti del papato e <strong>Bernardo</strong> lo mandò a papa Eugenio che si<strong>Bernardo</strong> pre<strong>di</strong>ca la II Crociata<strong>di</strong>batteva con le <strong>di</strong>fficoltà procurategli dall'opposizione dei repubblicani romani, guidati da Arnaldo da Brescia.Le sue con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute cominciano a peggiorare alla fine del 1152: ebbe ancora la forza <strong>di</strong> intraprendere unviaggio fino a Metz, in Lorena, per mettere fine ai <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni che travagliavano quella città. Tornato a <strong>Chiaravalle</strong>,apprese la notizia della morte <strong>di</strong> papa Eugenio, avvenuta l'8 luglio 1153 e morì il mese dopo.Rivestito con un abito appartenuto al vescovo Malachia, del quale aveva appena finito <strong>di</strong> scrivere una biografia,venne sepolto davanti all'altare della sua abbazia.


<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> 5Il pensiero <strong>di</strong> <strong>Bernardo</strong>La via mistica« Quanto più si è buoni, tanto più si è cattivi, se si attribuisce a proprio merito ciò per cui si è buoni. »(San <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, Sermones super Cantica Canticorum, LXXXIV)<strong>Bernardo</strong> è fondamentalmente propenso non alla speculazione intellettuale, ma alle questioni pratiche, <strong>di</strong> vita vissuta,e alle riflessioni morali. Secondo <strong>Bernardo</strong> l'unico modo per giungere alla verità consiste nella pratica dellacontemplazione e della preghiera e non nell'astratto ragionamento. Nel Sermo 36 super cantica, <strong>Bernardo</strong> illustra lanatura e i limiti del sapere affermando che lo stu<strong>di</strong>o può essere giustificato solo se ha una finalità <strong>di</strong> tipo religioso,mentre se è condotto per il puro desiderio <strong>di</strong> sapere, per illuminare l'intelletto, per risolvere problemi <strong>di</strong> ogni genere,esso viene etichettato come “turpis” (vergognoso, immorale).La più alta conquista umana è, per <strong>Bernardo</strong>, il volo dell'anima verso la contemplazione: l'unica via attraverso laquale sia possibile conoscere Dio. Attraverso l'assidua me<strong>di</strong>tazione dei misteri del Cristo è possibile giungere allaconoscenza e all'amore nei confronti del crocifisso. Solo la contemplazione mistica è in grado <strong>di</strong> dare la pace e lagioia del pieno possesso.Per giungere a questo risultato è però necessaria una limitazione dell'intelletto che, se si spinge troppo oltre e invadei confini della fede, compie una vera e propria profanazione del sacro. Come esempi da non imitare, <strong>di</strong> curiosità evanità, <strong>Bernardo</strong> presenta Aristotele e Platone, ritenuti i due massimi esponenti dell'umana sapienza. Occorre evitare<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are le curiose sottigliezze del primo e le vane arguzie del secondo. Dice il santo ai suoi monaci che i nostrimaestri dovrebbero essere Pietro e Paolo, che ci insegnano invece a vivere.In occasione della presentazione a Innocenzo II dell'accusa contro Abelardo, <strong>Bernardo</strong> prende <strong>di</strong> mira gli“Academici” ad<strong>di</strong>tandoli come pensatori che vagano qua e là, curiosi e vani, tra opinioni ed errori, che devonoaccontentarsi <strong>di</strong> rimanere nell'incertezza e non possono mai giungere a verità certe. [7]La restaurazione della natura umanaRiguardo al suo pensiero teologico e filosofico, <strong>Bernardo</strong> esprime sul piano morale un orientamento ispirato,apparentemente, al pessimismo:« [...] generati dal peccato, noi peccatori generiamo peccatori; nati corrotti, generiamo dei corrotti; nati schiavi, generiamodegli schiavi. »San <strong>Bernardo</strong>, dunque, combatte alcune tesi del suo tempo, come la teoria secondo la quale i <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> Adamo(cioè noi) non abbiano in sé un «peccato originale» sin dalla nascita, ma solo un «malum poenae», un «male <strong>di</strong> pena».<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong>ce anche:« L'uomo è impotente <strong>di</strong> fronte al peccato. »Ciò, evidentemente non è una giustificazione al peccato stesso, ma una spiegazione della miseria umana che neinostri peccati si rivela, ma che è originata dal peccato originale che in ciascuno è impresso come un marchio.Dunque, la questione fondamentale è restaurare la natura umana, per riportare l'uomo al suo stato <strong>di</strong> «figlio <strong>di</strong> Dio», edunque «essere eterno» nella beatitu<strong>di</strong>ne del Padre. Poiché ognuno porta in sé il peccato originale, però, nessuno puòrestaurare la propria natura da solo, ma può farlo solamente attraverso la «me<strong>di</strong>azione» <strong>di</strong> Cristo, che è «Soter» (cioè«Salvatore»), proprio in quanto per noi è morto, espiando al nostro posto quel peccato originale che nessun altropoteva espiare, essendone sottoposto. Nella sua opera De gra<strong>di</strong>bus humilitatis et superbiae, tuttavia, <strong>di</strong>ce che, peravere la «me<strong>di</strong>azione» <strong>di</strong> Cristo, l'uomo deve superare l'«io <strong>di</strong> carne», deve limitare e poi annullare la superbia el'amore <strong>di</strong> sé, attraverso l'umiltà. Contro <strong>di</strong> sé, dunque, deve porre l'amore <strong>di</strong> Dio, poiché solo col Suo amore si


<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> 6ottiene anche la Sua vera intelligenza, e solo con esso« [...] l'anima passa dal mondo delle ombre e delle apparenze all'intensa luce meri<strong>di</strong>ana della Grazia e della verità. »I quattro gra<strong>di</strong> dell'amoreNel De <strong>di</strong>ligendo Deo, San <strong>Bernardo</strong> continua la spiegazione <strong>di</strong> come si possa raggiungere l'amore <strong>di</strong> Dio, attraversola via dell'umiltà. La sua dottrina cristiana dell'amore è originale, in<strong>di</strong>pendente dunque da ogni influenza platonica eneoplatonica. Secondo <strong>Bernardo</strong> esistono quattro gra<strong>di</strong> sostanziali dell'amore, che presenta come un itinerario, chedal sé esce, cerca Dio, ed infine torna al sé, ma solo per Dio. I gra<strong>di</strong> sono:• 1) L'amore <strong>di</strong> se stessi per sé:« [...] bisogna che il nostro amore cominci dalla carne. Se poi è <strong>di</strong>retto secondo un giusto or<strong>di</strong>ne, [...] sotto l'ispirazione dellaGrazia, sarà infine perfezionato dallo spirito. Infatti non viene prima lo spirituale, ma ciò che è animale precede ciò che èspirituale. [...] Perciò prima l'uomo ama se stesso per sé [...]. Vedendo poi che da solo non può sussistere, comincia a cercareDio per mezzo della fede, come un essere necessario e Lo ama. »• 2) L'amore <strong>di</strong> Dio per sé:« Nel secondo grado, quin<strong>di</strong>, ama Dio, ma per sé, non per Lui. Cominciando però a frequentare Dio e ad onorarlo inrapporto alle proprie necessità, viene a conoscerlo a poco a poco con la lettura, con la riflessione, con la preghiera, conl'obbe<strong>di</strong>enza; così gli si avvicina quasi insensibilmente attraverso una certa familiarità e gusta pura quanto sia soave. »• 3) L'amore <strong>di</strong> Dio per Dio:« Dopo aver assaporato questa soavità l'anima passa al terzo grado, amando Dio non per sé, ma per Lui. In questo grado ci siferma a lungo, anzi, non so se in questa vita sia possibile raggiungere il quarto grado. »• 4) L'amore <strong>di</strong> sé per Dio:« Quello cioè in cui l'uomo ama se stesso solo per Dio. [...] Allora, sarà mirabilmente quasi <strong>di</strong>mentico <strong>di</strong> sé, quasiabbandonerà se stesso per tendere tutto a Dio, tanto da essere uno spirito solo con Lui. Io credo che provasse questo ilprofeta, quando <strong>di</strong>ceva: "-Entrerò nella potenza del Signore e mi ricorderò solo della Tua giustizia-". [...] »(San <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, De <strong>di</strong>ligendo Deo, cap. XV)Nel De <strong>di</strong>ligendo Deo, dunque, San <strong>Bernardo</strong> presenta l'amore come una forza finalizzata alla più alta e totalefusione in Dio col Suo Spirito, che, oltre ad essere sorgente d'ogni amore, ne è anche «foce», in quanto il peccato nonsta nell'«o<strong>di</strong>are», ma nel <strong>di</strong>sperdere l'amore <strong>di</strong> Dio verso il sé (la carne), non offrendolo così a Dio stesso, Amored'amore.Mariologia <strong>di</strong> San <strong>Bernardo</strong>Il 24 maggio 1953 papa Pio XII scrisse la sua venticinquesima enciclica, dal titolo Doctor Mellifluus, de<strong>di</strong>cata a San<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>."Il dottore mellifluo ultimo dei padri, ma non certo inferiore ai primi, si segnalò per tali doti <strong>di</strong> mente e <strong>di</strong> animo,cui Dio aggiunse abbondanza <strong>di</strong> doni celesti, da apparire dominatore sovrano nelle molteplici e troppo spessoturbolente vicende della sua epoca, per santità, saggezza e somma prudenza, consiglio nell'agire." Questo è l'incipitdell'enciclica, i cui punti chiave sono il ruolo del papato e la mariologia.Nei suoi tempi confusi, San <strong>Bernardo</strong> pregava per l'intercessione <strong>di</strong> Maria, alla stessa maniera, sostiene il Papa, ènecessario nei tempi moderni tornare a pregare Maria per la pace e la libertà della Chiesa e delle nazioni.Nell'enciclica sono riportati tre temi centrali della mariologia <strong>di</strong> San <strong>Bernardo</strong>: come egli spiega la verginità <strong>di</strong> Maria(la "Stella del Mare"), come pregare la Vergine e come confidare in Maria come me<strong>di</strong>atrice.


<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> 7• È detta Stella del mare e la denominazione ben si ad<strong>di</strong>ce alla Vergine Madre. Ella con la massima convenienza èparagonata ad una stella; perché come la stella sprigiona il suo raggio senza corrompersi, così la Verginepartorisce il Figlio senza lesione della propria integrità.• Se insorgono i venti delle tentazioni, se incappi negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria. Sesei sballottato dalle onde della superbia, della detrazione, dell'invi<strong>di</strong>a: guarda la stella, invoca Maria.• Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi <strong>di</strong>sperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare. Se ellati sorregge, non ca<strong>di</strong>; se ella ti protegge, non hai da temere; se ella ti guida, non ti stanchi; se ella ti è propizia,giungerai alla meta.La lotta contro gli infedeliIl "De Laude Novae Militiae" fu composto tra il 1128, anno del concilio <strong>di</strong> Troyes ed il 1136, anno della morte <strong>di</strong>Ugo <strong>di</strong> Payns, Maestro dell'Or<strong>di</strong>ne dei Templari, cui fu de<strong>di</strong>cata l'opera.San <strong>Bernardo</strong> in<strong>di</strong>ca la figura del Cavaliere del Tempio come un monaco-guerriero, che fa uso <strong>di</strong> due spade: una, daimpiegarsi nella lotta contro il Male, una lotta prettamente interna alla persona e spirituale, e l'altra rivolta verso inemici esterni: gli infedeli, i pagani, gli eretici. Come si evince dal De laude e da altre opere a lui appartenenti,<strong>Bernardo</strong> è animato da un o<strong>di</strong>o estremo verso tutto ciò che si oppone alla vera fede, per come egli la intende. Controtali nemici, considerati come categorie inferiori, incarnazione del male, agenti del demonio, conduce una guerra incui pietà e carità sono escluse. I nemici per antonomasia sono eretici e infedeli, per i quali <strong>Bernardo</strong> utilizza lacalunnia e l'ipocrisia, fondandosi sulle <strong>di</strong>cerie più inverosimili. Gli eretici sono «zotici e imbecilli spregevoli, [...]povere donne i<strong>di</strong>ote, profondamente ignoranti, [...] gente grossolana, rozza, incolta e inadatta al combattimento». [8]Dal momento che sono ottusi, ripugnanti e irrecuperabili, «è meglio ucciderli <strong>di</strong> spada che lasciare che numerosi sitrascinino nell'errore». [9] Lo stesso atteggiamento riserva a infedeli e pagani. I musulmani sono «vasi d'iniquità»,posseduti dal demonio. Con loro, una sola soluzione è possibile, lo sterminio: «Uccidete! Uccidete! E fatevi ucciderese necessario: è per Cristo». [10]Anche secondo lo storico Tommaso Stancati, [11] <strong>Bernardo</strong> incitava ad ogni sorta <strong>di</strong> violenza nei confronti <strong>di</strong> infedelied eretici, giustificando tale comportamento con argomenti teologici <strong>di</strong> tipo salvifico. [12] <strong>Bernardo</strong> afferma:« I soldati <strong>di</strong> Cristo combattono sicuri le battaglie del loro Signore, non temendo affatto <strong>di</strong> peccare quando uccidono inemici né <strong>di</strong> perdere la vita, in quanto la morte inferta o subita per Cristo non ha nulla <strong>di</strong> delittuoso, anzi rende piùmeritevoli <strong>di</strong> gloria… il soldato <strong>di</strong> Cristo uccide sicuro e muore ancora più sicuro. Giova a se stesso se muore, a Cristo seuccide… Quando uccide il malfattore, non deve essere considerato un omicida, ma, per così <strong>di</strong>re, un malicida… in occasionedella morte <strong>di</strong> un pagano, il cristiano si gloria <strong>di</strong> quanto Cristo viene glorificato »(<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, Liber ad milites templi. De laude novae militiae, 3,4, in T. Stancati, Ecclesiologa. Biblica edogmatica. Lezioni universitarie, E<strong>di</strong>trice Domenicana Italiana, Napoli, 2008, p. 123)Dunque, secondo <strong>Bernardo</strong> l'uccisione <strong>di</strong> un infedele, <strong>di</strong> un eretico o <strong>di</strong> un pagano non è da considerarsi come un attocriminoso: nihil habeat criminis (non c'è crimine). L'uccisione <strong>di</strong> un nemico della fede da parte <strong>di</strong> un soldato <strong>di</strong>Cristo non rappresenta un omici<strong>di</strong>o ma un "malici<strong>di</strong>o", ossia l'uccisione dell'incarnazione del male. [13]<strong>Bernardo</strong> contrappone la guerra in nome <strong>di</strong> Cristo alla guerra condotta dalle milizie secolari, dove «Christus non estcausa militan<strong>di</strong>». Secondo <strong>Bernardo</strong> nessuna causa può rendere buona una guerra profana: né le biasimevolipassioni, né il desiderio <strong>di</strong> vendetta, né la necessità <strong>di</strong> eludere un pericolo incombente. Ma, se la causa è Cristo,allora l'usare la spada è ad<strong>di</strong>rittura meritorio: con questo argomento <strong>Bernardo</strong> intendeva volgere completamente gliideali cavallereschi al servizio della chiesa nella lotta agli infedeli. [14]


<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> 8San <strong>Bernardo</strong> taumaturgo"Le attestazioni <strong>di</strong> miracoli compiuti dall'abate <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> sono numerose, sia nelle Vitae sia in altre fonti; se necontano più <strong>di</strong> ottocento...I segni posti da s. <strong>Bernardo</strong> sono guarigioni, esorcismi, conoscenze soprannaturali e poterisulla natura. La sua attività taumaturgica è quella più presente: guarisce <strong>di</strong>sturbi della motilità, la cecità o <strong>di</strong>sturbidella vista, il mutismo, la febbre, ma interviene anche in casi <strong>di</strong> malattie nervose...A volte, i segni mirano a ottenereun'adesione, ad esempio durante la pre<strong>di</strong>cazione della crociata, o a ricondurre all'ortodossia della fede. Spesso, il lorounico scopo è quello <strong>di</strong> lenire la miseria e la sofferenza. Si può affermare che è la fede <strong>di</strong> un popolo sofferentenell'uomo <strong>di</strong> Dio a stimolare il suo carisma. [15]"Questi racconti sono troppo universalmente attestati dai testimoni del XII secolo per essere ridotti a semplici generiletterari: "Il problema fondamentale non è sapere se i miracoli sono "veri" o "falsi" secondo i criteri scientificimoderni, ma comprendere, con l'ausilio <strong>di</strong> categorie appropriate, la loro innegabile presenza nella coscienza deitestimoni del tempo". [16]San <strong>Bernardo</strong> nella Divina Comme<strong>di</strong>aNella Divina Comme<strong>di</strong>a Dante trova San <strong>Bernardo</strong> in Para<strong>di</strong>so, <strong>di</strong> fronte alla can<strong>di</strong>da rosa dei beati, come guida perl'ultima parte del suo viaggio, in virtù del suo spirito contemplativo e della sua devozione mariana.<strong>Bernardo</strong> compare nel Canto XXXI del Para<strong>di</strong>so. Dante è stato accompagnato da Beatrice fin nell'Empireo econtempla la Mistica Rosa dei beati e degli angeli. Si volta per porre una domanda a Beatrice ma si accorge chequesta è scomparsa e che al suo posto c'è un sene, <strong>Bernardo</strong>. Egli invita il poeta a osservare la cima della Rosa, nellasede più luminosa <strong>di</strong> Maria Vergine.« E volgeami con voglia rïaccesaper domandar la mia donna <strong>di</strong> cose<strong>di</strong> che la mente mia era sospesa.Uno intendëa, e altro mi rispuose:credea veder Beatrice e vi<strong>di</strong> unsenevestito con le genti glorïose. »Il Canto XXXIII del Para<strong>di</strong>so si apre con la preghiera che il santo rivolge alla Vergine Maria (vv. 1-45) perché Dantepossa vedere Dio:« Vergine Madre, figlia del tuoFiglio,umile ed alta più che creatura,termine fisso d'etterno consiglio,tu se' colei che l'umana naturanobilitasti sì, che 'l suo Fattorenon <strong>di</strong>sdegnò <strong>di</strong> farsi sua fattura. »(Incipit, vv.1-6)Dopo avere descritto il legame intimo della Madonna con il mistero dell'Incarnazione, la supplica, con un ardormaggiore che per se stesso (vv.28-29), perché il sommo piacer della visione <strong>di</strong>vina si <strong>di</strong>spieghi per Dante; quando laVergine <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong> aver accolto la sua preghiera volgendosi Essa stessa verso l'etterno lume, <strong>Bernardo</strong> con unsorriso accenna al poeta <strong>di</strong> guardar suso.« <strong>Bernardo</strong> m'accennava, esorridea,perch'io guardassi suso; ma io eragià per me stesso tal qual ei volea »


<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> 9(vv.49-51)Opere• De consideratione libri quinque ad Eugenium III (La considerazione <strong>di</strong> cinque libri a Eugenio III)• De <strong>di</strong>ligendo Deo (Dio dev'essere amato)• De gra<strong>di</strong>bus humilitatis et superbiae (I gra<strong>di</strong> dell'umiltà e della superbia)• De Gratia et libero arbitrio (La Grazia e il libero arbitrio)• De laude novae militiae ad Milites Templi (La lode della nuova milizia ai Soldati del Tempio)• De lau<strong>di</strong>bus Virginis Matris (Le lo<strong>di</strong> della Vergine Madre)• Contemplazione della Passione secondo le ore canoniche• Expositio in Canticum Canticorum (Esposizione nel Cantico dei Cantici)• Me<strong>di</strong>tazione sopra il pianto <strong>di</strong> Nostra Donna• Sermones (Sermoni)• Sermones de tempore (Sermoni sul tempo)• Sermones super Cantica Canticorum (Sermoni sul Cantico dei Cantici)• Epistola ad Raymundum dominum Castri Ambuosii (Lettera al signore del Castro Ambuosio Raimondo)• Sermo de miseria humana (Sermone sulla miseria umana)• Tractatus de interiori domo seu de conscientia ae<strong>di</strong>ficanda (Trattato sulla casa interiore o la coscienza chedev'essere e<strong>di</strong>ficata)• Varia et brevia documenta pie seu religiose viven<strong>di</strong> (Vari e brevi documenti del vivere piamente o religiosamente)• Visione contemplativaSan <strong>Bernardo</strong> nell'arteSan <strong>Bernardo</strong> ha solitamente come attributo il sai bianco dei Certosini. Una delle iconografie più praticate che loriguardano è quella in cui riceve l'apparizione della Vergine, su cui fornirono straor<strong>di</strong>narie prove artisti comeFilippino Lippi, Perugino, Fra Bartolomeo.Note[1] Nicola Abbagnano, Storia della filosofia. Vol. II. La filosofia me<strong>di</strong>oevale, UTET, Torino, 1993[2] Sermones in cantica canticorum, De consideratione, 36,2[3] De <strong>di</strong>ligendo Deo, XIII, 36[4] Pietro Zerbi, «Philosphi» e «Logici», Vita e Pensiero, Perugia, 2002[5] Ambrogio Piazzoni, introduzione a <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, Il dovere <strong>di</strong> amare Dio, Milano 1990, p. 46. Il Liber Sententiarum è in effetti <strong>di</strong>un <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Abelardo.[6] Antonio Crocco, Pietro Abelardo. L'altro versante del Me<strong>di</strong>oevo, Liguori E<strong>di</strong>tore, Napoli 1979, p. 66.; ve<strong>di</strong> anche: Victor Murray, Abelardand St. Bernard, Manchester University Press-Barnes&Noble, Manchester-New York, 1967, pp. 58 ss. e 72 ss., e Pietro Zerbi, <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong><strong>Chiaravalle</strong>, in Biblioteca Sanctorum, vol. III, Roma, 1963, col. 28.[7] Pietro Zerbi, «Philosphi» e «Logici», Vita e Pensiero, Perugia, 2002, pp. 9-37[8] Georges Minois, La Chiesa e la guerra. Dalla Bibbia all'era atomica, ed. Dedalo, Bari, 2003, p. 185[9] Georges Minois, La Chiesa e la guerra. Dalla Bibbia all'era atomica, ed. Dedalo, Bari, 2003, p. 185[10] Georges Minois, La Chiesa e la guerra. Dalla Bibbia all'era atomica, ed. Dedalo, Bari, 2003, p. 186[11] Tommaso Stancati è presbitero e frate domenicano, docente <strong>di</strong> Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università san Tommaso d'Aquino(Angelicum) <strong>di</strong> Roma, e preside dell'Istituto Superiore <strong>di</strong> Scienze Religiose “Mater Ecclesiae”, inserito nella facoltà <strong>di</strong> Teologia della stessaPontificia Università. Da alcuni anni insegna Teologia Dogmatica presso la LUMSA (Libera Università degli Stu<strong>di</strong> Maria SS. Assunta <strong>di</strong>Roma)[12] Sergio Tommaso Stancati, Ecclesiologa. Biblica e dogmatica. Lezioni universitarie, E<strong>di</strong>trice Domenicana Italiana, Napoli, 2008, pp.123-124[13] De Laude Novae Militiae, 546, III,4: «At vero Christi milites securi praeliantur praelia Domini sui, nequaquam metuentes aut de hostiumcaede peccatum, aut de sua nece periculum: quandoquidem mors pro Christo vel ferenda, vel inferenda, et nihil habeat criminis, et


<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> 10plurimum gloriae mereatur. Hinc quippe Christo, inde Christus acquiritur: qui nimirum et libenter accipit hostis mortem pro ultione, etlibentius praebet se ipsum militi pro consolatione. Miles, inquam, Christi securus interimit, interit securior. Sibi praestat cum interit, Christocum interimit. Non enim sine causa gla<strong>di</strong>um portat. Dei etenim minister est ad vin<strong>di</strong>ctam malefactorum, laudem vero bonorum. Sane cumocci<strong>di</strong>t malefactorem, non homicida, sed, ut ita <strong>di</strong>xerim, malicida, et plane Christi vindex in his qui male agunt, et defensor Christianorumreputatur».[14] Luciano Cova, Alle ra<strong>di</strong>ci della guerra santa. Dal <strong>di</strong>alogo alla violenza: un itinerario agostiniano, in La guerra. Una riflessioneinter<strong>di</strong>sciplinare, a c. <strong>di</strong> G. Manganaro Favaretto, E<strong>di</strong>zioni Università <strong>di</strong> Trieste, Trieste, 2003, pp. 135-179[15] Joel Regnard, in Dizionario dei miracoli e dello straor<strong>di</strong>nario cristiano, AA.VV. (Direzione <strong>di</strong> Patrick Sbalchiero, prefazione <strong>di</strong> RenéLaurentin), vol. 1, EDB (E<strong>di</strong>zioni Dehoniane Bologna), 2008, pp. 247-248[16] A. Picard - P. Boglioni, "Miracles et taumaturgie", in Vie et légendes de saint Bernard. Commentarii cistercienses, pp. 36-59BibliografiaE<strong>di</strong>zioni• <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, Grazia e libero arbitrio, Padova, 1968, ISBN 88-7675-097-5• <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, Le lettere contro Pietro Abelardo, Padova, 1969, ISBN 88-7675-098-3• Sancti Bernar<strong>di</strong> Opera, Roma, 1957-1977• Opere <strong>di</strong> san <strong>Bernardo</strong>, Roma, 1987• <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, Il dovere <strong>di</strong> amare Dio, Milano, 1990• <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, Sermoni sul Cantico dei Cantici, Roma, 1996• <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, I Templari e la seconda crociata, Casale Monferrato, 2002, ISBN 88-384-6515-0• <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, Elogio della nuova cavalleria. De laude novae militiae (a cura <strong>di</strong> Mario Polia), Ed. IlCerchio <strong>di</strong> Rimini• <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, Il libro della nuova cavalleria. De laude novae militiae, Milano, 2004, ISBN88-87945-67-5Libri su San <strong>Bernardo</strong>• Guglielmo <strong>di</strong> Saint-Thierry, Vita <strong>di</strong> san <strong>Bernardo</strong> - Opere (vol.2), Città <strong>Nuova</strong>, 1997• Cattana Valerio, Storia della Congregazione <strong>di</strong> san <strong>Bernardo</strong> in Italia, Città <strong>Nuova</strong>, 1997• Leclercq Jean, San <strong>Bernardo</strong> e lo spirito cistercense, Qiqajon E<strong>di</strong>zioni, 1998• Chabannes Jacques, <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> mistico e politico, Città <strong>Nuova</strong>, 2001• Meschini Marco, San <strong>Bernardo</strong>. Renovator seculi, Ancora, 2004• Crippa Luigi, Grande cosa è l'amore. Per un primo accostamento a san <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> Clairvaux, teologo e poetadell'amore <strong>di</strong> Dio, Portalupi, 2006• Biffi Inos, Dal Prà Laura, Marabelli Costante, Uhl Hans-Michel, <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> Clairvaux. Epifania <strong>di</strong> Dio eparabola dell'uomo, Jaca Book, 2007• M.Raymond, "La famiglia che raggiunse Cristo", E<strong>di</strong>zioni Paoline, 1960• Lia Pierluigi, L'estetica teologica <strong>di</strong> <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, Impruneta, Firenze 2007


<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> 11Voci correlate• Cristianesimo• Malici<strong>di</strong>o• Me<strong>di</strong>oevo• Or<strong>di</strong>ne dei Cistercensi• Bonaventura da Bagnoregio• Tommaso d'Aquino• Agostino d'Ippona• Anselmo d'Aosta• Scolastica• Teologia• Gerardo <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>• Guglielmo <strong>di</strong> Saint-Thierry• Filippo <strong>di</strong> Harvengt• Abbazia <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> della ColombaAltri progetti• Wikiquote contiene citazioni: http:/ / it. wikiquote. org/ wiki/ San <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>• Wikime<strong>di</strong>a Commons contiene file multime<strong>di</strong>ali: http:/ / commons. wikime<strong>di</strong>a. org/ wiki/ Category:<strong>Bernardo</strong>f ClairvauxCollegamenti esterni• (LT) Opera omnia <strong>di</strong> San <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> in latino, sul testo della Patrologia Latina del Migne (http://www. binetti. ru/ bernardus/ )• San <strong>Bernardo</strong> da <strong>Chiaravalle</strong> (http:// www. hls-dhs-dss. ch/ textes/ i/ I12504. php) sul Dizionario storico dellaSvizzera• (FR) Opere complete <strong>di</strong> Saint Bernard de Clairvaux (http:// www. abbaye-saint-benoit. ch/ saints/ bernard/ index.htm)• Scheda <strong>di</strong> San <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> (http:// www. santiebeati. it/ dettaglio/ 24050) dal sito Santiebeati.it (http:// www. santiebeati. it/ )• (IT, FR) Biografia e testo latino del De <strong>di</strong>ligendo Deo (http:// www. me<strong>di</strong>o-evo. org/ bernardo. htm)• San <strong>Bernardo</strong> e la storia (http:// www. storiaonline. org/ normanni/ bernardo. htm)• Enciclica <strong>di</strong> Pio XII nel VIII centenario della morte <strong>di</strong> San <strong>Bernardo</strong> (http:// www. vatican. va/ holy_father/pius_xii/ encyclicals/ documents/ hf_p-xii_enc_24051953_doctor-mellifluus_it. html)• (PT) Abbazia BMV <strong>di</strong> San <strong>Bernardo</strong> (Brasile) (http:// www. aba<strong>di</strong>a. org. br)


Fonti e autori delle voci 12Fonti e autori delle voci<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> Fonte:: http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/w/index.php?ol<strong>di</strong>d=46075945 Autori:: Apologeta, Argento, AttoRenato, Basilero, Beatrice, Biopresto, Chesterton861, Cloj, Cog,CorradoM, Delahay, Dg, Diani, DispAcc01, Elvezio, Estel, Eumolpo, Faustoeu, Flippo, Francesco da Firenze, GJo, Gac, Gepgenius, Gffr, GordonF, Guido Magnano, HAL9000, Ignlig, Ilario,Jaqen, K.Weise, Kirpi, L'Essere corretto dal Forse, Lbv, Lillolollo, Lingtft, Lukius, M7, MM, Magisterlu<strong>di</strong>, Marcok, Maria.martelli, Mario Moiraghi, Medan, Mikils, Moroboshi, NicFer,Nick1915, Nickel Chromo, Palamas, Paola Severi Michelangeli, Phantomas, Pil56, Rago, Riccardo Riccioni, Riccardov, Roberto sernicola, Rollopack, Sailko, Sannita, Sbisolo, Sboccoli, Senpai,Tenebroso, Tener, Teodoro Amadò, Timiotatongenos, Tnd, Triph, Twice25, Vito Calise, Werther W, Winged Zephiro, Yoruno, Zhuang, 60 Mo<strong>di</strong>fiche anonimeFonti, licenze e autori delle immaginiFile:Bernard of Clairvaux - Gutenburg - 13206.jpg Fonte:: http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/w/index.php?title=File:Bernard_of_Clairvaux_-_Gutenburg_-_13206.jpg Licenza: Public Domain Autori::AndreasPraefcke, Bouwe Brouwer, Kelson, LukiusFile:<strong>Bernardo</strong> claraval filippino lippi.jpg Fonte:: http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/w/index.php?title=File:<strong>Bernardo</strong>_claraval_filippino_lippi.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Eugene a, Mattes,Niplos, Sailko, Shakko, SiebrandFile:Fontaine <strong>Bernardo</strong>.jpg Fonte:: http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/w/index.php?title=File:Fontaine_<strong>Bernardo</strong>.jpg Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 1.0 Autori:: Henri JACHETFile:Cluny-Abtei-Ostfluegel-mtob.jpg Fonte:: http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/w/index.php?title=File:Cluny-Abtei-Ostfluegel-mtob.jpg Licenza: GNU Free Documentation License Autori:: BibiSaint-Pol, Breeze, Forseti, Leipnizkeks, Liesel, Matt314, Olivier2, Ronal<strong>di</strong>no, Thuresson, WstFile:Abaelard.jpg Fonte:: http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/w/index.php?title=File:Abaelard.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Cherry, G.dallorto, Markus Mueller, 2 Mo<strong>di</strong>fiche anonimeFile:Saint-Bernard prêchant la 2e croisade, à Vézelay, en 1146.jpg Fonte:: http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/w/index.php?title=File:Saint-Bernard_prêchant_la_2e_croisade,_à_Vézelay,_en_1146.jpgLicenza: Public Domain Autori:: Alexius Manfelt, Bohème, EDUCA33E, G.dallorto, Martin H., Warburg, 3 Mo<strong>di</strong>fiche anonimeImmagine:Wikiquote-logo.svg Fonte:: http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/w/index.php?title=File:Wikiquote-logo.svg Licenza: Public Domain Autori:: -xfi-, Dbc334, Doodledoo, Elian, Guillom, Jeffq,Krinkle, Maderibeyza, Majorly, Nishkid64, RedCoat, Rei-artur, Rocket000, 11 Mo<strong>di</strong>fiche anonimeImmagine:Commons-logo.svg Fonte:: http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/w/index.php?title=File:Commons-logo.svg Licenza: logo Autori:: SVG version was created by User:Grunt and cleaned up by3247, based on the earlier PNG version, created by Reidab.LicenzaCreative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported//creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/

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