<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> 6ottiene anche la Sua vera intelligenza, e solo con esso« [...] l'anima passa dal mondo delle ombre e delle apparenze all'intensa luce meri<strong>di</strong>ana della Grazia e della verità. »I quattro gra<strong>di</strong> dell'amoreNel De <strong>di</strong>ligendo Deo, San <strong>Bernardo</strong> continua la spiegazione <strong>di</strong> come si possa raggiungere l'amore <strong>di</strong> Dio, attraversola via dell'umiltà. La sua dottrina cristiana dell'amore è originale, in<strong>di</strong>pendente dunque da ogni influenza platonica eneoplatonica. Secondo <strong>Bernardo</strong> esistono quattro gra<strong>di</strong> sostanziali dell'amore, che presenta come un itinerario, chedal sé esce, cerca Dio, ed infine torna al sé, ma solo per Dio. I gra<strong>di</strong> sono:• 1) L'amore <strong>di</strong> se stessi per sé:« [...] bisogna che il nostro amore cominci dalla carne. Se poi è <strong>di</strong>retto secondo un giusto or<strong>di</strong>ne, [...] sotto l'ispirazione dellaGrazia, sarà infine perfezionato dallo spirito. Infatti non viene prima lo spirituale, ma ciò che è animale precede ciò che èspirituale. [...] Perciò prima l'uomo ama se stesso per sé [...]. Vedendo poi che da solo non può sussistere, comincia a cercareDio per mezzo della fede, come un essere necessario e Lo ama. »• 2) L'amore <strong>di</strong> Dio per sé:« Nel secondo grado, quin<strong>di</strong>, ama Dio, ma per sé, non per Lui. Cominciando però a frequentare Dio e ad onorarlo inrapporto alle proprie necessità, viene a conoscerlo a poco a poco con la lettura, con la riflessione, con la preghiera, conl'obbe<strong>di</strong>enza; così gli si avvicina quasi insensibilmente attraverso una certa familiarità e gusta pura quanto sia soave. »• 3) L'amore <strong>di</strong> Dio per Dio:« Dopo aver assaporato questa soavità l'anima passa al terzo grado, amando Dio non per sé, ma per Lui. In questo grado ci siferma a lungo, anzi, non so se in questa vita sia possibile raggiungere il quarto grado. »• 4) L'amore <strong>di</strong> sé per Dio:« Quello cioè in cui l'uomo ama se stesso solo per Dio. [...] Allora, sarà mirabilmente quasi <strong>di</strong>mentico <strong>di</strong> sé, quasiabbandonerà se stesso per tendere tutto a Dio, tanto da essere uno spirito solo con Lui. Io credo che provasse questo ilprofeta, quando <strong>di</strong>ceva: "-Entrerò nella potenza del Signore e mi ricorderò solo della Tua giustizia-". [...] »(San <strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, De <strong>di</strong>ligendo Deo, cap. XV)Nel De <strong>di</strong>ligendo Deo, dunque, San <strong>Bernardo</strong> presenta l'amore come una forza finalizzata alla più alta e totalefusione in Dio col Suo Spirito, che, oltre ad essere sorgente d'ogni amore, ne è anche «foce», in quanto il peccato nonsta nell'«o<strong>di</strong>are», ma nel <strong>di</strong>sperdere l'amore <strong>di</strong> Dio verso il sé (la carne), non offrendolo così a Dio stesso, Amored'amore.Mariologia <strong>di</strong> San <strong>Bernardo</strong>Il 24 maggio 1953 papa Pio XII scrisse la sua venticinquesima enciclica, dal titolo Doctor Mellifluus, de<strong>di</strong>cata a San<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>."Il dottore mellifluo ultimo dei padri, ma non certo inferiore ai primi, si segnalò per tali doti <strong>di</strong> mente e <strong>di</strong> animo,cui Dio aggiunse abbondanza <strong>di</strong> doni celesti, da apparire dominatore sovrano nelle molteplici e troppo spessoturbolente vicende della sua epoca, per santità, saggezza e somma prudenza, consiglio nell'agire." Questo è l'incipitdell'enciclica, i cui punti chiave sono il ruolo del papato e la mariologia.Nei suoi tempi confusi, San <strong>Bernardo</strong> pregava per l'intercessione <strong>di</strong> Maria, alla stessa maniera, sostiene il Papa, ènecessario nei tempi moderni tornare a pregare Maria per la pace e la libertà della Chiesa e delle nazioni.Nell'enciclica sono riportati tre temi centrali della mariologia <strong>di</strong> San <strong>Bernardo</strong>: come egli spiega la verginità <strong>di</strong> Maria(la "Stella del Mare"), come pregare la Vergine e come confidare in Maria come me<strong>di</strong>atrice.
<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong> 7• È detta Stella del mare e la denominazione ben si ad<strong>di</strong>ce alla Vergine Madre. Ella con la massima convenienza èparagonata ad una stella; perché come la stella sprigiona il suo raggio senza corrompersi, così la Verginepartorisce il Figlio senza lesione della propria integrità.• Se insorgono i venti delle tentazioni, se incappi negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria. Sesei sballottato dalle onde della superbia, della detrazione, dell'invi<strong>di</strong>a: guarda la stella, invoca Maria.• Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi <strong>di</strong>sperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare. Se ellati sorregge, non ca<strong>di</strong>; se ella ti protegge, non hai da temere; se ella ti guida, non ti stanchi; se ella ti è propizia,giungerai alla meta.La lotta contro gli infedeliIl "De Laude Novae Militiae" fu composto tra il 1128, anno del concilio <strong>di</strong> Troyes ed il 1136, anno della morte <strong>di</strong>Ugo <strong>di</strong> Payns, Maestro dell'Or<strong>di</strong>ne dei Templari, cui fu de<strong>di</strong>cata l'opera.San <strong>Bernardo</strong> in<strong>di</strong>ca la figura del Cavaliere del Tempio come un monaco-guerriero, che fa uso <strong>di</strong> due spade: una, daimpiegarsi nella lotta contro il Male, una lotta prettamente interna alla persona e spirituale, e l'altra rivolta verso inemici esterni: gli infedeli, i pagani, gli eretici. Come si evince dal De laude e da altre opere a lui appartenenti,<strong>Bernardo</strong> è animato da un o<strong>di</strong>o estremo verso tutto ciò che si oppone alla vera fede, per come egli la intende. Controtali nemici, considerati come categorie inferiori, incarnazione del male, agenti del demonio, conduce una guerra incui pietà e carità sono escluse. I nemici per antonomasia sono eretici e infedeli, per i quali <strong>Bernardo</strong> utilizza lacalunnia e l'ipocrisia, fondandosi sulle <strong>di</strong>cerie più inverosimili. Gli eretici sono «zotici e imbecilli spregevoli, [...]povere donne i<strong>di</strong>ote, profondamente ignoranti, [...] gente grossolana, rozza, incolta e inadatta al combattimento». [8]Dal momento che sono ottusi, ripugnanti e irrecuperabili, «è meglio ucciderli <strong>di</strong> spada che lasciare che numerosi sitrascinino nell'errore». [9] Lo stesso atteggiamento riserva a infedeli e pagani. I musulmani sono «vasi d'iniquità»,posseduti dal demonio. Con loro, una sola soluzione è possibile, lo sterminio: «Uccidete! Uccidete! E fatevi ucciderese necessario: è per Cristo». [10]Anche secondo lo storico Tommaso Stancati, [11] <strong>Bernardo</strong> incitava ad ogni sorta <strong>di</strong> violenza nei confronti <strong>di</strong> infedelied eretici, giustificando tale comportamento con argomenti teologici <strong>di</strong> tipo salvifico. [12] <strong>Bernardo</strong> afferma:« I soldati <strong>di</strong> Cristo combattono sicuri le battaglie del loro Signore, non temendo affatto <strong>di</strong> peccare quando uccidono inemici né <strong>di</strong> perdere la vita, in quanto la morte inferta o subita per Cristo non ha nulla <strong>di</strong> delittuoso, anzi rende piùmeritevoli <strong>di</strong> gloria… il soldato <strong>di</strong> Cristo uccide sicuro e muore ancora più sicuro. Giova a se stesso se muore, a Cristo seuccide… Quando uccide il malfattore, non deve essere considerato un omicida, ma, per così <strong>di</strong>re, un malicida… in occasionedella morte <strong>di</strong> un pagano, il cristiano si gloria <strong>di</strong> quanto Cristo viene glorificato »(<strong>Bernardo</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiaravalle</strong>, Liber ad milites templi. De laude novae militiae, 3,4, in T. Stancati, Ecclesiologa. Biblica edogmatica. Lezioni universitarie, E<strong>di</strong>trice Domenicana Italiana, Napoli, 2008, p. 123)Dunque, secondo <strong>Bernardo</strong> l'uccisione <strong>di</strong> un infedele, <strong>di</strong> un eretico o <strong>di</strong> un pagano non è da considerarsi come un attocriminoso: nihil habeat criminis (non c'è crimine). L'uccisione <strong>di</strong> un nemico della fede da parte <strong>di</strong> un soldato <strong>di</strong>Cristo non rappresenta un omici<strong>di</strong>o ma un "malici<strong>di</strong>o", ossia l'uccisione dell'incarnazione del male. [13]<strong>Bernardo</strong> contrappone la guerra in nome <strong>di</strong> Cristo alla guerra condotta dalle milizie secolari, dove «Christus non estcausa militan<strong>di</strong>». Secondo <strong>Bernardo</strong> nessuna causa può rendere buona una guerra profana: né le biasimevolipassioni, né il desiderio <strong>di</strong> vendetta, né la necessità <strong>di</strong> eludere un pericolo incombente. Ma, se la causa è Cristo,allora l'usare la spada è ad<strong>di</strong>rittura meritorio: con questo argomento <strong>Bernardo</strong> intendeva volgere completamente gliideali cavallereschi al servizio della chiesa nella lotta agli infedeli. [14]