Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20)
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20)
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20)
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Sr. Germana Strola, o.c.s.o.<br />
<strong>Ecco</strong>, <strong>io</strong> <strong>sono</strong> <strong>con</strong> <strong>voi</strong> <strong>tutti</strong> i g<strong>io</strong>rni,<br />
<strong>fino</strong> <strong>alla</strong> <strong>fine</strong> <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> (<strong>Mt</strong> <strong>28</strong>,<strong>20</strong>)<br />
Uno degli aspetti essenziali <strong>del</strong>l’Eucaristia è costituito dal permanere <strong>del</strong>la presenza di<br />
Cristo in mezzo a noi, sotto le specie <strong>del</strong> pane e <strong>del</strong> vino: da qui deriva il grande fascino, e<br />
la somma veneraz<strong>io</strong>ne <strong>del</strong>la chiesa. I due ultimi documenti sull’Eucaristia di G<strong>io</strong>vanni<br />
Paolo II ritornano a più riprese su questa dimens<strong>io</strong>ne <strong>del</strong> mistero eucaristico: l’Eucaristia,<br />
presenza salvifica di Gesù <strong>alla</strong> comunità dei fe<strong>del</strong>i, è quanto di più prez<strong>io</strong>so la chiesa possa avere nel<br />
suo cammino nella storia (EdE § 9). E ancora: <strong>con</strong> tutta la tradiz<strong>io</strong>ne <strong>del</strong>la chiesa, noi crediamo<br />
che, sotto le specie eucaristiche, è realmente presente Gesù. L’Eucaristia è mistero di presenza, per<br />
mezzo <strong>del</strong> quale si realizza in modo sommo la promessa di Gesù di restare <strong>con</strong> noi <strong>fino</strong> <strong>alla</strong> <strong>fine</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>mondo</strong> (MND § 16, passim).<br />
Alla luce di questo dimorare di Gesù, per mezzo <strong>del</strong> Santissimo Sacramento, in mezzo a<br />
noi, si potrebbero rileggere alcune pagine <strong>del</strong>la Scrittura per cercare di risalire alle prime<br />
manifestaz<strong>io</strong>ni e quindi alle radici di questa tenace volontà di comun<strong>io</strong>ne di D<strong>io</strong> <strong>con</strong> gli<br />
uomini, evidenziando come in essa raggiungano il loro compimento alcune dinamiche<br />
<strong>con</strong>stanti e fondamentali <strong>del</strong>la rivelaz<strong>io</strong>ne.<br />
La Sapienza<br />
All’iniz<strong>io</strong> <strong>del</strong>la Bibbia, il gesto creatore (Gen 1-2) descrive l’iniziativa originaria di D<strong>io</strong> che<br />
suscita l’esistenza di tutte le cose, e al loro vertice l’uomo, come propria immagine e<br />
somiglianza (come suo figl<strong>io</strong>, si potrebbe dire, se<strong>con</strong>do Gen 5,3). I libri sapienziali,<br />
meditando sulla creaz<strong>io</strong>ne, vedono a questo iniz<strong>io</strong> primordiale <strong>del</strong> dono di D<strong>io</strong> la<br />
mediaz<strong>io</strong>ne <strong>del</strong>la Sapienza (Pr 8,22-31; cf 3,19-<strong>20</strong>; Sir 24), presente accanto a Lui prima che<br />
esistesse qualsiasi altra opera <strong>del</strong>le sue mani, come architetto, come artefice (Pr 8,30). Il<br />
1
carattere avvincente e mister<strong>io</strong>so <strong>del</strong>la Sapienza personificata, induce a intuire già nell’AT<br />
una specie di rigonfiamenti interno – se<strong>con</strong>do quanto ha scritto P. Beauchamp –<br />
nell’assoluto monoteismo ebraico; ma al di là <strong>del</strong>la quest<strong>io</strong>ne propriamente esegeticoteologica<br />
sollevata dall’immagine e d<strong>alla</strong> lettera <strong>del</strong> testo, interessa qui focalizzare<br />
l’attenz<strong>io</strong>ne sul v. 31: la mia g<strong>io</strong>ia è stare <strong>con</strong> i figli <strong>del</strong>l’uomo (come traduce incisivamente la<br />
Vulgata: <strong>del</strong>iciae meae esse cum filiis hominum). La Sapienza media la relaz<strong>io</strong>ne di D<strong>io</strong> <strong>con</strong> gli<br />
uomini, e gode di permanere <strong>con</strong> loro (cf. Sir 24,11; Bar 3,38-4,1).<br />
Come è noto, il NT riprende la <strong>con</strong>cez<strong>io</strong>ne veterotestamentaria <strong>del</strong>la Sapienza per<br />
introdurre al mistero <strong>del</strong> Verbo di D<strong>io</strong> nei testi di Gv 1,1.3.14 e Col 1,15-<strong>20</strong> e per<br />
<strong>con</strong>templarne la centralità nel piano <strong>del</strong>la salvezza. Fermiamo tuttavia la nostra attenz<strong>io</strong>ne<br />
su un solo aspetto di questa dinamica: la volontà di comun<strong>io</strong>ne di D<strong>io</strong> che essa implica.<br />
Non si tratta infatti di una dimens<strong>io</strong>ne insolita o innovatrice che viene così messa in luce: il<br />
D<strong>io</strong> <strong>del</strong>la rivelaz<strong>io</strong>ne ebraico cristiana viene identificato, fin dalle prime pagine <strong>del</strong>la<br />
Genesi, attraverso la relaz<strong>io</strong>ne interpersonale che instaura <strong>con</strong> il suo popolo ( il D<strong>io</strong> di<br />
Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il D<strong>io</strong> dei nostri Padri) che va costituendo, chiamandone i<br />
capostipiti di là dal fiume Eufrate (Gs 24,2; Dt 26,4), e liberandolo d<strong>alla</strong> schiavitù <strong>con</strong> la<br />
sua mano potente e il bracc<strong>io</strong> teso (Sal 136,2: Ger 32,21; Ez <strong>20</strong>,33,34).<br />
La relaz<strong>io</strong>ne di appartenenza reciproca che egli instaura <strong>con</strong> la sua tenace volontà di<br />
comun<strong>io</strong>ne è illustrata d<strong>alla</strong> frequenza <strong>del</strong>le cosiddette formule di alleanza [Io <strong>sono</strong> (sarò) il<br />
vostro D<strong>io</strong> e <strong>voi</strong> siete (sarete) il m<strong>io</strong> popolo (miei): Es 6,7; Lv 26,12; Dt 7,6, ecc.]. Il Signore è un<br />
D<strong>io</strong> vicino (Dt 7,4; cf. 30,14; Ger 23,23), che abita in mezzo ai suoi (Dt 6,15; 7,21; Ez 37,26-<br />
27) e ripete <strong>sono</strong>, sarò <strong>con</strong> te dovunque andrai, ai singoli e al popolo, soprattutto nei momenti di<br />
prova (cf. Gen 26,24; <strong>28</strong>,15; Es 3,12; Dt 2,7; 31,6.8.13; Gs 1,5.9; Gdc 6,12.16 ecc.). E’ questo<br />
uno degli aspetti che caratterizzano il D<strong>io</strong> <strong>del</strong>la Bibbia, in <strong>con</strong>fronto alle forme di<br />
relig<strong>io</strong>sità <strong>del</strong>l’Antico Med<strong>io</strong> Oriente o altre fedi anche monoteistiche: non è solo<br />
l’annunc<strong>io</strong> e la memoria <strong>del</strong>la irruz<strong>io</strong>ne <strong>del</strong> D<strong>io</strong> Trascendente nella storia, ma la<br />
sottolineatura <strong>del</strong>la presenza, <strong>del</strong>l’accompagnamento, <strong>del</strong>l’esser <strong>con</strong> – nelle migraz<strong>io</strong>ni, nei<br />
pericoli <strong>del</strong>la guerra e <strong>del</strong>le traversie <strong>del</strong>l’esistenza, nelle difficoltà e nelle angosce <strong>del</strong><br />
vivere - che Egli manifesta nei <strong>con</strong>fronti di coloro che si è scelto.<br />
Questa dinamica che attraversa tutto l’Antico Testamento trova il suo culmine, e insieme<br />
un compimento addirittura inimmaginabile, se<strong>con</strong>do la <strong>con</strong>cez<strong>io</strong>ne ebraica nel mistero<br />
<strong>del</strong>l’Incarnaz<strong>io</strong>ne. E il Verbo divenne carne e mise la tenda in noi, recita letteralmente il testo<br />
greco di Gv 1,14, sulla scia di Sir 24,8 ( fissa la tenda in Giacobbe e in Israele prendi possesso<br />
<strong>del</strong>la tua eredità; cf. v. 11). L’essere <strong>con</strong> diventa essere in .<br />
In altri termini, l’incarnaz<strong>io</strong>ne <strong>del</strong> Verbo in cui culmina il dono di D<strong>io</strong> agli uomini, non è<br />
<strong>fine</strong> a se stessa né costituisce un evento isolato, chiuso e <strong>del</strong>imitato nella persona di Cristo.<br />
L’idea-forza che soggiace all’annunc<strong>io</strong> evangelico è che l’incarnaz<strong>io</strong>ne <strong>con</strong>tinua il suo<br />
effetto e la sua dinamica nei credenti. La finalità <strong>del</strong>la rivelaz<strong>io</strong>ne <strong>del</strong> Verbo è, a partire<br />
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dall’origine, trascinare, coinvolgere in Lui <strong>tutti</strong> uomini nella relaz<strong>io</strong>ne <strong>con</strong> il Padre (Gv 1,<br />
il18), perché essi siano il luogo <strong>del</strong>la sua presenza.<br />
È questo il mistero tenuto nascosto dai primordi <strong>del</strong> tempo e rivelato da D<strong>io</strong> ai suoi santi,<br />
se<strong>con</strong>do le parole di San Paolo: Cristo in <strong>voi</strong>, speranza <strong>del</strong>la gloria (col 1,26). San G<strong>io</strong>vanni,<br />
nei discorsi <strong>del</strong>l’ultima cena, sviluppa il tema in varie modulaz<strong>io</strong>ni e se<strong>con</strong>do differenti<br />
prospettive, ripetendo l’invito: Rimanete in me (gv 15, 4.5.6.7.9.10; cf. 14, <strong>20</strong>) perché Gesù<br />
vuole introdurre i suoi nella mirabile immanenza reciproca che egli vive <strong>con</strong> il Padre (17,<br />
21.23. 24 -26).<br />
Il banchetto <strong>del</strong>la Sapienza<br />
Ma ritorniamo <strong>alla</strong> dimens<strong>io</strong>ne più specificamente eucaristica in questo mistero,<br />
riprendendo alcuni testi veterotestamentari che l’annunciano, la prefigurano e la<br />
preparano. La prospettiva di gratuità ed apertura universale <strong>del</strong> dono di D<strong>io</strong> appare<br />
esplicitamente come invito a un banchetto nel <strong>con</strong>vito che la Sapienza personificata offre ai<br />
poveri di Spirito in Pr 9, 1-6 (cf. Sir 24,19-21) lo stesso invito, rivolto agli esuli in Babilonia,<br />
ritorna in Is 55,1-2 come figura di ri<strong>con</strong>ciliaz<strong>io</strong>ne, per la partecipaz<strong>io</strong>ne ai beni <strong>del</strong>la nuova<br />
alleanza. In dimens<strong>io</strong>ne escatologica (cf. Is 25,6), la stessa immagine viene utilizzata per i<br />
tempi messianici, rappresentati come la celebraz<strong>io</strong>ne di un <strong>con</strong>vito comun<strong>io</strong>nale di D<strong>io</strong><br />
<strong>con</strong> gli uomini. Questo complesso simbolico si pone in <strong>con</strong>tinuità <strong>con</strong> la g<strong>io</strong>ia festiva dei<br />
sacrifici di comun<strong>io</strong>ne che esprimevano sacramentalmente la partecipaz<strong>io</strong>ne allo stesso<br />
princip<strong>io</strong> vitale - l’alimento <strong>del</strong> sacrific<strong>io</strong> - da parte di D<strong>io</strong> e dei credenti presenti <strong>alla</strong><br />
celebraz<strong>io</strong>ne liturgica (Es 24,10-11; Dt 16,13-15; 1 Sam 9,13: Ne 8,10-12).<br />
Nel Nuovo Testamento, il tema viene ripreso e approfondito nelle rappresentaz<strong>io</strong>ni<br />
evangeliche <strong>del</strong> festino di nozze <strong>del</strong> propr<strong>io</strong> Figl<strong>io</strong> a cui il Padre invita <strong>tutti</strong> gli uomini (<strong>Mt</strong><br />
8,11; 26,29; 22,2-10; Lc 14,15-24; Ap 19,9; ecc.). Modulano la stessa raffiguraz<strong>io</strong>ne simbolica,<br />
pur, sviluppandone alcune risonanze particolari, anche i rac<strong>con</strong>ti sinottici <strong>del</strong>le<br />
moltiplicaz<strong>io</strong>ne dei pani e dei pesci (mc 6,30-44; 8,1-9; <strong>Mt</strong> 14,13-21; 15,32-39). Il significato<br />
propriamente eucaristico di questi segni viene ampliato teologicamente in Gv 6, nel<br />
discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao sul Pane di Vita (Gv 6,22-58). Qui l’immagine<br />
<strong>del</strong>la <strong>con</strong>vivialità di D<strong>io</strong> <strong>con</strong> noi si dilata e si approfondisce attraverso il tema <strong>del</strong> pane <strong>del</strong><br />
cielo che D<strong>io</strong> dà, in <strong>con</strong>tinuità <strong>con</strong> il dono <strong>del</strong>la manna nel deserto (Es 16; Sap 16,<strong>20</strong>-29; Sal<br />
78,24-25; 105,40; ecc.).<br />
La rappresentaz<strong>io</strong>ne di D<strong>io</strong> che provvede il nutrimento ad ogni creatura è correlativa <strong>alla</strong><br />
sua potenza creatrice, come illustrano vari testi <strong>del</strong>l’antico testamento (Sal 104, 13.16.<strong>28</strong>;<br />
ecc.). Sul versante <strong>del</strong>l’uomo, la simbologia <strong>del</strong>la fame e <strong>del</strong>la sete, che indica l’anelito<br />
verso ciò che assicura la sopravvivenza, <strong>sono</strong> evocate insieme per indicare che la vera vita<br />
è data attraverso la Parola di D<strong>io</strong> (Dt 8,3; Am 8,11). Il Signore è, quasi per definiz<strong>io</strong>ne,<br />
Colui che sazia (Sal 16,11; 17,15; 22,27; 34,11; 37,19; 63,6; 65,5; 78,25; 90,14) in quanto Egli<br />
3
stesso è la Vita dei suoi (Dt 30,,<strong>20</strong>: perché Lui è la vita). Il primo princip<strong>io</strong> e l’ultimo<br />
compimento <strong>del</strong> vivere – e quindi <strong>del</strong> desider<strong>io</strong>, in senso realistico e spirituale – è il D<strong>io</strong><br />
Vivente, fonte <strong>del</strong>l’acqua viva (Ger 2,13; Sal 42-43; 63,2; 143,6; cf. Ez 47,1; Gl 4,18; Zc 14,8;<br />
ecc.).<br />
Nel NT, le stesse immagini e la stessa terminologia vengono riprese in riferimento a Gesù<br />
e allo Spirito che egli dona, nel sacrific<strong>io</strong> di sé stesso (Gv 4, 14; 7, 37-39); sacramentalmente,<br />
ciò avviene in ogni celebraz<strong>io</strong>ne <strong>del</strong>la Eucaristia, dove il Pane di Vita eucaristico sazia la<br />
nostra fame e la nostra sete (Gv 6, 35; cf Sir 24, <strong>20</strong>) infondendo in noi la vita eterna (Gv 6,<br />
33.50. 51). Qui, le figure <strong>con</strong>viviali ed escatologiche evocate in precedenza trovano un<br />
punto di sintesi e si articolano <strong>con</strong> la dimens<strong>io</strong>ne <strong>del</strong>la comun<strong>io</strong>ne - immanenza reciproca.<br />
Chi mangia la mia carne e beve il m<strong>io</strong> sangue, dimora in me e <strong>io</strong> in lui (Gv 6, 56; 14 <strong>20</strong>. È in tal<br />
modo che Egli, eminentemente, permane in noi. San Paolo descriverà la presenza di Cristo<br />
in colui che crede in Lui (Gal 2,19) creando per<strong>fino</strong> dei nuovi termini nella lingua greca <strong>del</strong><br />
tempo e moltiplicandoli liberamente, per descrivere l’esistenza cristiana come vita <strong>con</strong> Lui,<br />
per Lui, in Lui (cf Rm 6, 4-8; 8, 16-32; Ef 2, 5-6; 3, 6; Fil 3, 10-11.21; Col 2, 12-13; 3, 1-4; 2 Tim<br />
2,11-12).<br />
La vita, dono nell’in<strong>con</strong>tro comun<strong>io</strong>nale<br />
Le linee evidenziate qui dal princip<strong>io</strong> <strong>del</strong>la creaz<strong>io</strong>ne, attraverso la mediaz<strong>io</strong>ne <strong>del</strong>la<br />
Sapienza, <strong>fino</strong> all’Incarnaz<strong>io</strong>ne e al festino escatologico celebrato nella pienezza dei tempi,<br />
illustrano essenzialmente la volontà di comun<strong>io</strong>ne che il D<strong>io</strong> <strong>con</strong> noi (Immanuel: Is 7, 14; 8,<br />
8.10; <strong>Mt</strong> 1,23) persegue nella sua relaz<strong>io</strong>ne salvifica (cf. Ap 21,3: <strong>Ecco</strong> la dimora di D<strong>io</strong> <strong>con</strong> gli<br />
uomini! Egli dimorerà <strong>con</strong> loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “D<strong>io</strong>-<strong>con</strong>-loro”). Questa<br />
dinamica tende <strong>alla</strong> diffus<strong>io</strong>ne/<strong>con</strong>divis<strong>io</strong>ne <strong>del</strong>la vita di D<strong>io</strong>, che scaturisce dall’in<strong>con</strong>tro<br />
<strong>con</strong> Lui ( cf. Gv 10, 10: Io <strong>sono</strong> venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza).<br />
Vorremmo sottolineare qui come la vita nasce dall’in<strong>con</strong>tro: originariamente, d<strong>alla</strong> Parola<br />
di D<strong>io</strong>, che costituisce l’altro di fronte a sé (Gen 1-2) e che il NT, sviluppando Pr 8, vede<br />
compiersi nella mediaz<strong>io</strong>ne di Cristo,per Cristo e in vista di Cristo (Col.1,16). L’apostolo<br />
G<strong>io</strong>vanni, <strong>con</strong>templando al vertice <strong>del</strong>la creaz<strong>io</strong>ne il Verbo di D<strong>io</strong> fatto carne, annuncia, in<br />
dimens<strong>io</strong>ne comun<strong>io</strong>nale, che in Lui era la Vita, e la Vita era la luce degli uomini (Gv 1,4; Gv<br />
1,2: la Vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta… la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa<br />
visibile a noi).<br />
La vita viene identificata <strong>con</strong> la persona stessa di Gesù Cristo, che ci <strong>con</strong>duce al Padre: Io<br />
<strong>sono</strong> la via, la resurrez<strong>io</strong>ne e la vita (Gv11,15). E’ per Lui, se<strong>con</strong>do la 1 Gv, che noi viviamo:<br />
D<strong>io</strong> ha mandato il suo unigenito Figl<strong>io</strong> nel <strong>mondo</strong>, perché noi avessimo la vita per lui (1 Gv 41, 9).<br />
Una mediaz<strong>io</strong>ne non solo metafisica o teologica, ma esistenziale, <strong>con</strong>creta, sovranamente<br />
libera: Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figl<strong>io</strong> dà la vita a Chi vuole….<br />
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Come il Padre possiede la vita in se stesso, così ha dato al Figl<strong>io</strong> di possedere la vita in se stesso (Gv<br />
5, 21.26). Chi crede nel Figl<strong>io</strong> ha la vita eterna (Gv 3, 35).<br />
L’in<strong>con</strong>tro <strong>con</strong> D<strong>io</strong> da cui scaturisce la vita, si dà quindi per e nella comun<strong>io</strong>ne <strong>con</strong> il Figl<strong>io</strong><br />
suo (Gv 6, 57: Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e <strong>io</strong> vivo per il Padre, così anche colui<br />
che mangia di me vivrà per me; cf. Gv 1,1-13). Attraverso di lui, siamo introdotti fin d’ora, per<br />
grazia, nell’in<strong>con</strong>tro <strong>del</strong>l’amore frontale <strong>del</strong> Padre e <strong>del</strong> Figl<strong>io</strong> e <strong>del</strong>lo Spirito, iniz<strong>io</strong><br />
<strong>del</strong>l’essere.<br />
Il mistero eucaristico, nel già e nel non ancora <strong>del</strong> nostro pellegrinagg<strong>io</strong> nel tempo, è la<br />
modalità sacramentale in cui tale dinamica <strong>con</strong>tinua esplicitamente a coinvolgere <strong>tutti</strong> e<br />
ciascuno; in esso si compie quella immanenza reciproca che costituisce l’essenza, il vertice<br />
<strong>del</strong>la esperienza umana e cristiana:Voi mi vedrete, perché <strong>io</strong> vivo e <strong>voi</strong> vivrete. In quel g<strong>io</strong>rno <strong>voi</strong><br />
saprete che <strong>io</strong> <strong>sono</strong> nel Padre e <strong>voi</strong> in me e <strong>io</strong> in <strong>voi</strong> (Gv 14,19-<strong>20</strong>).<br />
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