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<strong>LAB</strong><br />

IL MONDO<br />

A.N.Te.L informa<br />

Daniela Ciuffi confermata all’unanimità<br />

come presidente dell’Associazione Nazionale<br />

dei Tecnici di Laboratorio Biomedico<br />

Il congresso nazionale, svoltosi a Roma il 18 e 19 settembre, ha profondamente<br />

rinnovato il consiglio direttivo che si appresta a varare nuove strategie per il<br />

raggiungimento del pieno riconoscimento professionale della categoria<br />

Carissimi colleghi, ben tornati<br />

dalle ferie che spero abbiate passato<br />

al meglio, l’estate è ormai<br />

alle spalle ed è tempo di ricominciare<br />

a lavorare.<br />

Il gruppo dirigente e molti altri<br />

soci presenti il 18 - 19 settembre a<br />

Roma hanno ripreso l’attività<br />

dell’ANTeL, infatti come tutti<br />

sapete il 18 settembre scorso si è<br />

svolto il congresso nazionale per<br />

il rinnovo delle cariche sociali<br />

all’interno dell’associazione,<br />

come ogni congresso che si<br />

rispetti, esso non poteva che<br />

avere dialettica con toni alti e<br />

bassi ma l’importante è aver trovato<br />

collegialmente la sintesi<br />

degli obiettivi futuri.<br />

Il nuovo consiglio direttivo si svolgerà il 27 ottobre presso l’istituto<br />

di medicina legale dell’Università la Sapienza, in quella sede si decideranno<br />

gli incarichi del nuovo gruppo dirigente che affiancherà<br />

nel lavoro la nostra presidentessa che è stata riconfermata all’unanimità<br />

in sede congressuale.<br />

Qui a lato troverete tutti i nominativi degli eletti e come sicuramente<br />

noterete c’è stato un notevole ricambio direi quasi<br />

‘generazionale’.<br />

Come potete osservare su 21 membri solo 9 sono stati riconfermati,<br />

a mio personale giudizio sta ad indicare che l’era del rilancio e del<br />

cambiamento è iniziata grazie ad una nuova linfa vitale che si è inserita<br />

nell’organizzazione.<br />

Il compito più arduo della nuova dirigenza, è quello di sviluppare al<br />

più presto capacità lungimiranti, che non siano<br />

formule semplicistiche, tecniche meccanicistiche<br />

o basate sull’imitazione.<br />

Auspico un nuovo modello dell’essere Tecnico<br />

di Laboratorio Biomedico, che sia espressione<br />

di etica, di auto-sviluppo, non solo ai vertici<br />

Associativi, ma a tutti i livelli dove operiamo.<br />

Per ottenere un risultato vincente bisogna sviluppare<br />

a mio giudizio:Impegno: ovvero far si<br />

che le esigenze personali vengano condivise e<br />

diventino l’obiettivo comune, instillando in<br />

ogni professionista il senso di appartenenza<br />

alla propria categoria ed il rispetto del codice<br />

deontologico cuore della sua Associazione. Daniela Ciuffi<br />

6 settembre 2008<br />

DEL <strong>LAB</strong>ORATORIO<br />

Competenza: acquisire e sviluppare nozioni nelle aree chiave specifiche.Coerenza:perseguire<br />

con impegno e costanza lo stesso obiettivo.<br />

Prima di intraprendere una nuova strategia o soccombere all’inedia,<br />

ritengo bisogna far valere una visione condivisa unita ad una pazienza<br />

che favorisca un orientamento a lungo termine, necessario per<br />

evitare decisioni di pancia che possono influire negativamente al<br />

raggiungimento dei nostri obbiettivi.<br />

Bisogna decidere insieme cosa cambiare, e cambiarlo radicalmente<br />

per rimettere in moto l’associazione, non possiamo e non dobbiamo<br />

illuderci che il ‘successo’ si trovi dietro l’angolo. Simili illusioni, se non<br />

abbandonate, impediscono di effettuare quel radicale intervento<br />

chirurgico da cui dipende il rilancio dell’antel e il raggiungimento<br />

dell’obiettivo.<br />

E’ necessario far emergere in tutti noi l’ambizione,<br />

la voglia di far parte del nostro team per<br />

dare dignità prima alla nostra professione e poi<br />

far crescere l’Associazione, perché solo con l’impegno<br />

di tutti possiamo puntare in alto e farci<br />

valere, sopratutto in previsione degli ordini. Più<br />

siamo, più saremo forti, e maggiore sarà la<br />

nostra rappresentanza, saremo noi ad essere<br />

parte attiva per la risoluzione dei problemi inerenti<br />

la nostra professione e non saremo spettatori<br />

quando qualcun altro deciderà per noi. E ricordate:<br />

il nostro domani dipende solo da noi!<br />

Vincenzo Troianiello, Consigliere nazionale<br />

vincenzo.troianiello@tiscali.it


Associazione Italiana Tecnici Sanitari di Laboratorio Biomedico www.antelonline.it<br />

CARTELLINO ROSSO PER LE REGIONI ABRUZZO E LAZIO<br />

Il consiglio dei ministri ha nominato un commissario<br />

esterno in Abruzzo, che avrà il compito di risolvere il<br />

deficit della regione.<br />

Gino Redigolo, ora direttore amministrativo della ASP<br />

di Reggio Calabria, dovrà ‘contenere l’incremento delle<br />

aliquote fiscali’, così recita la delibera del governo, per<br />

ricoprire il buco della Sanità della regione di 294,2<br />

milioni di euro, egli dovrà trovare il modo di ridurre la<br />

voragine anche recuperando crediti vantati dalle ASL.<br />

La crisi ha avuto una brusca accelerazione fin dal 2006,<br />

quando 196 milioni di euro stanziati per il finanziamento<br />

del servizio regionale furono ‘distratti’ verso altre<br />

destinazioni e utilizzati impropriamente anche per il<br />

pagamento delle cartolarizzazioni.<br />

Ci auguriamo per i cittadini abruzzesi che l’innalzamento<br />

oltre i massimi delle aliquote fiscali, resti solo un arma<br />

a salve a cui ricorrere.<br />

Per i cittadini laziali, nonostante lo sblocco parziale dei<br />

fondi destinati alla regione Lazio, il governo ha deciso di<br />

affiancare, comunque, un tecnico ‘sub commissario’ di propria fiducia al governatore Marrazzo.<br />

La cura anti deficit fatta da tagli a 1953 posti letto con la dismissione dell’ospedale S. Giacomo, Forlanini e Regina<br />

Margherita e la chiusura di 22 strutture private accreditate, non bastano a ridurre il debito della regione, infatti<br />

occorrono ancora 50 milioni di euro di cui venti milioni dovranno arrivare dai ticket sulle visite ospedaliere<br />

intra-moenia, altri trenta dovranno arrivare da un ‘contributo’ che i cittadini dovranno pagare per accertamenti<br />

diagnostici se eseguiti entro 15 giorni dalla prenotazione. Revisione, dunque, del ticket farmaceutico, ma<br />

anche prestazioni a pagamento al’interno degli ospedali sono la cura di cavallo che i cittadini dovranno pagare.<br />

LA ASL DI VITERBO PUNTA<br />

ALLA GESTIONE OTTIMALE DEI RISCHI<br />

Il responsabile ANTeL Regione Abruzzo<br />

F. Vittorini<br />

Un altro tassello verso la realizzazione di un moderno sistema di sicurezza e salute a tutela dei pazienti e di tutti<br />

i lavoratori dipendenti. E’ il piano generale di controllo e di verifica dei locali, degli impianti, dei macchinari e<br />

delle attrezzature, recentemente adottato dalla Ausl di Viterbo. Si tratta di uno strumento di notevole importanza<br />

il cui obiettivo principale è una ottimale gestione dei rischi che, in un sistema complesso come quello sanitario<br />

locale, sono di varia natura.<br />

Tutti meritevoli di attenzione e di controlli periodici. La stesura del piano, realizzata nell’ambito dell’area del<br />

Risk Management, è stata possibile grazie al contributo prezioso di numerose professionalità presenti nella Ausl.<br />

Operatori che, negli anni, hanno creato le premesse per un sistema di qualità importante. Il risultato è stato raggiunto<br />

dopo un ampio confronto all’interno del nucleo di coordinamento del sistema di sicurezza e salute<br />

(NCSSS). Il piano dei controlli aziendali, sostanzialmente, mappa i rischi strutturali e infrastrutturali, identificando<br />

precise responsabilità di governo e gestionali per la loro sorveglianza permanente.<br />

E’ caratterizzato da una sistematicità di controlli programmati, tesi essenzialmente a facilitare i molteplici interventi<br />

preventivi imprescindibili. Solo per far capire la complessità del sistema avviato dalla Ausl Viterbese, può<br />

essere utile citare alcuni centri di controllo interessati dal piano: il microclima delle strutture, il monitoraggio dell’inquinamento<br />

indoor (sale operatorie e strutture ad alto rischio), tutte le principali infrastrutture igienico sanitarie,<br />

i percorsi ospedalieri, le gestioni trasferite (appalti esterni della ristorazione, delle pulizie, della manutenzione<br />

e via dicendo). Per ogni processo attivato saranno individuati: un responsabile del governo del sistema, un<br />

responsabile della verifica, chi deve effettuare la verifica e con quale periodicità, la corretta conservazione della<br />

documentazione acquisita, le modalità per le richieste di manutenzione e di riparazione. Saranno effettuati,<br />

inoltre, dei controlli a campione per accettare la bontà e la regolarità delle verifiche.<br />

‘Sono convinto – commenta il direttore generale della Ausl, Giuseppe Aloisio – che tutti i dirigenti e gli operatori<br />

interessati si impegneranno per l’applicazione integrale e costante del piano adottato. Questo sforzo collettivo<br />

produrrà interventi efficaci ed efficienti nella direzione della realizzazione di condizioni di lavoro migliori e,<br />

soprattutto, di forme assistenziali più sicure.<br />

<strong>LAB</strong><br />

IL MONDO<br />

DEL <strong>LAB</strong>ORATORIO<br />

settembre 2008 7


A.N.Te.L informa<br />

a cura di Grazia Tramini<br />

I RECETTORI PURINERGICI<br />

Le molecole puriniche adenosina, ADP e ATP e pirimidiniche UDP e UTP<br />

presenti nel mezzo extracellulare, costituiscono importanti molecole segnale che<br />

mediano i più diversi effetti biologici, attraverso specifici recettori di membrana<br />

‘I recettori riconoscono una distinta entità<br />

chimica e trasducono l'informazione proveniente<br />

da quell'entità in una forma che la cellula<br />

può leggere per modulare il proprio stato<br />

fisiologico’ (Kenakin et al., 1992). Anche se<br />

molto spesso i recettori sono definiti farmacologicamente<br />

sulla base di composti sintetici, si<br />

suppone che essi, comunque, si siano sviluppati<br />

per rispondere a molecole endogene. Per<br />

questa ragione, i recettori sono normalmente<br />

denominati in base ai loro ligandi naturali.<br />

Le molecole puriniche adenosina, ADP e ATP e<br />

pirimidiniche UDP e UTP presenti nel mezzo extracellulare, costituiscono<br />

importanti molecole segnale che mediano i più diversi effetti<br />

biologici, attraverso specifici recettori di membrana denominati<br />

recettori purinergici.<br />

Aspetti storici: Il concetto di purine come molecole che mediano<br />

segnali extracellulari è stato proposto nel 1929 da Drury e Szent-<br />

Györgyi, che avanzarono l'ipotesi che l'adenosina e l'adenosina 5'monofosfato<br />

(AMP) estratte dal muscolo cardiaco provocassero<br />

blocco cardiaco, dilatazione arteriosa, diminuzione della pressione<br />

sanguigna ed inibizione della contrazione intestinale. Gillespie, nel<br />

1934, studiò quindi la relazione struttura-attività dei composti adeninici,<br />

mostrando che la deaminazione diminuiva l'attività farmacologica<br />

ed influenzava non solo la potenza, ma anche il tipo di<br />

risposta. Per esempio, l'ATP provocava nei conigli e nei gatti un<br />

aumento della pressione sanguigna, che non era osservata con<br />

l'AMP o l'adenosina. Questo diede le prime indicazioni di effetti<br />

differenziali dell'adenosina e dell'ATP e, di conseguenza, dell'esistenza<br />

di differenti recettori purinergici.<br />

Le prime indagini sugli effetti dell'adenosina e dell'ATP condotte in<br />

particolar modo sul tessuto cardiaco e sul sistema vascolare riguardano<br />

non solo contrazione della muscolatura liscia e modulazione della<br />

funzione cardiaca, ma anche aggregazione piastrinica, secrezione<br />

endocrina ed esocrina, risposte immunitarie, regolazione del dolore,<br />

neurotrasmissione e funzione trofica.<br />

Intorno agli anni 60', Burnstock propose che le terminazioni del sistema<br />

nervoso autonomo che innervano il tratto gastrointestinale non<br />

fossero nè di tipo adrenergico, ne' di tipo colinergico (Burnstock et<br />

al., 1963;) ed in seguito a questo, negli anni che seguirono, vennero<br />

realizzate numerose ricerche per caratterizzare il tipo di trasmettitore<br />

utilizzato dai nervi non adrenergici e non colinergici. Tali ricerche<br />

dimostrarono che la sostanza che soddisfaceva la maggior parte dei<br />

criteri richiesti era l'adenosina 5'-trifosfato (ATP) ed in seguito a ciò,<br />

venne coniato l'aggettivo ‘purinergico’ e venne proposta l'esistenza<br />

di una neurotrasmissione purinergica (Burnstock, 1972).<br />

A partire dalla scoperta dei recettori purinici sono stati eseguiti<br />

numerosi tentativi per effettuarne la classificazione. Con l'aumentare<br />

degli studi su questi recettori sono emersi sottotipi recettoriali<br />

nuovi ed i criteri di classificazione si sono pertanto evoluti, da criteri<br />

puramente farmacologici a criteri che riguardano la quantificazione<br />

della loro espressione, la loro localizzazione autoradiografica,<br />

il coinvolgimento dei sistemi dei secondi messaggeri e dei cana-<br />

<strong>LAB</strong><br />

IL MONDO<br />

8 settembre 2008<br />

DEL <strong>LAB</strong>ORATORIO<br />

li ionici ed infine la biologia molecolare di tali recettori ed il loro<br />

clonaggio e sequenziamento.<br />

Successivamente sono stati fatti vari tentativi per classificare questa<br />

nuova classe di recettori e nel 1978, Burnstock, in base a quattro criteri<br />

fondamentali ( 1- relativa potenza di agonisti come ATP, ADP,<br />

AMP ed adenosina; 2- azione selettiva di alcuni antagonisti, in particolar<br />

modo delle metilxantine, che antagonizzano competitivamente<br />

le azioni dell'adenosina, ma non quelle dell'ATP; 3- modulazione dell'adenilato<br />

ciclasi, da parte dell'adenosina e non dell'ATP, con conseguenti<br />

variazioni dell'AMP ciclico intracellulare; 4- induzione della<br />

sintesi di prostaglandine da parte dell'ATP, ma non dell'adenosina),<br />

postulò l'esistenza di due sottoclassi, chiamate P1 e P2, attivate rispettivamente<br />

dall'adenosina e dai nucleotidi. Attualmente tali recettori<br />

sono caratterizzati in base alle loro distinte strutture molecolari, ai<br />

loro diversi sistemi effettori, profili farmacologici, distribuzione tissutale<br />

ed omologie di sequenza.<br />

Sia i recettori P1, sia i recettori P2, sono stati ulteriormente suddivisi:<br />

i recettori P1 in quattro sottotipi, A1, A2A, A2B ed A3, tutti comunque<br />

accoppiati a proteine G; i recettori P2, in recettori ionotropi o<br />

P2X, cioè canali ionici che mediano la permeabilità veloce (entro 10<br />

ms) e selettiva ai cationi di Na+, di K+ e di CA ++ e recettori metabotropi<br />

o P2Y accoppiati a proteine-G, che inducono un inizio più lento<br />

delle risposte (meno di 100 ms) e che coinvolgono i sistemi dei secondi-messaggeri.<br />

La discriminazione tra queste ultime due classi è stata<br />

fatta sulla base di differenti risposte biologiche mediate da analoghi<br />

dell'ATP e da antagonisti selettivi. Fino ad oggi, nei mammiferi, sono<br />

stati classificati sette diversi sottotipi all'interno della classe dei P2X<br />

(P2X1-7) e otto differenti sottotipi all'interno della classe dei P2Y<br />

(P2Y1,2,4,6,11,12,13,14).<br />

Una caratteristica che accomuna tutti i sottotipi P2X, è il diretto<br />

influsso dello ione Ca2+ extracellulare, come anche del Na+ e/o del<br />

K+, promosso dalle purine attraverso i recettori canale stessi. Questo<br />

ingresso è il primo evento nel meccanismo di attivazione purinergica<br />

e rappresenta una importante risorsa di tutto il pool di Ca2+<br />

intracellulare; conseguentemente, si genera una depolarizzazione<br />

della membrana che conduce ad una secondaria apertura del canale<br />

Ca2+ dipendente la quale fornisce probabilmente il contributo<br />

più cospicuo all'influsso ed all'accumulo del Ca2+ intracellulare<br />

totale. Questo meccanismo di trasduzione non è dipendente dalla<br />

produzione e dalla diffusione di secondi messaggeri all'interno del<br />

citosol o della membrana e, pertanto, il tempo di risposta cellulare<br />

è generalmente molto rapido.<br />

Anche i sottotipi dei recettori P2Y modulano il livello degli ioni calcio<br />

intracellulari; mentre l'attivazione dei recettori P2X provoca un<br />

aumento della permeabilità soprattutto al Ca2+ extracellulare, la stimolazione<br />

dei sottotipi P2Y è stata associata primariamente all'attivazione<br />

della fosfolipasi C che conduce alla formazione di inositolo<br />

1,4,5-trifosfato (IP3) e/o alla modulazione dell'adenilato ciclasi che, a<br />

sua volta, determina un conseguente aumento del rilascio di calcio<br />

dai depositi intracellulari. I recettori P2Y1, P2Y2, P2Y4, P2Y6 sono<br />

accoppiati positivamente alla fosfolipasi C, attraverso la proteina<br />

Gq11, con la conseguente generazione dell'inositolo trifosfato (IP3)<br />

ed una successiva mobilizzazione del calcio intracellulare; al contra-


Associazione Italiana Tecnici Sanitari di Laboratorio Biomedico www.antelonline.it<br />

rio, i recettori P2Y12-14 sono accoppiati negativamente all'adenilato<br />

ciclasi attraverso le proteine Gi.<br />

I recettori P2Y11 sono accoppiati sia alle proteine Gq11 che alle proteine<br />

Gs, attivando sia la fosfolipasi C che l'adenilato ciclasi; la via di<br />

trasmissione del segnalazione in effetti, include l'attivazione dell'adenilato<br />

ciclasi con un aumento dell'cAMP ed allo stesso tempo è dipendente<br />

dalla produzione di IP3. Poiché l'attivazione dei recettori P2Y<br />

coinvolge sistemi di secondi messaggeri e/o la conduttanza ionica<br />

mediata dalle proteine G, ne deriva che il tempo di risposta cellulare<br />

è più lungo di quello mediato dai sottotipi dei P2X.<br />

Distribuzione e proprieta fisiopatologiche dei recettori purinergici : i<br />

nucleosidi extracellulari di e trifosfati (NTDPs), il prototipo dei quali è<br />

l'adenosina 5'-trifosfato (ATP), sono considerati tra i fattori epigenetici<br />

filogeneticamente più antichi che inducono una vasta gamma di effetti<br />

biologici. Nei vari tessuti, questi effetti possono influire sulla neurotrasmissione,<br />

sulla contrazione cardiaca e del muscolo liscio, sull'invio di<br />

segnali chemosensoriali, sulla secrezione e vasodilatazione, sull'attivazione<br />

della microglia, ed anche su fenomeni più complessi quali: risposte<br />

immunitarie, riproduzione maschile, contraccezione, fertilità e sviluppo<br />

embrionale.<br />

Gli NTDPs sembrano svolgere<br />

ruoli fondamentali nelle<br />

patologie neoplastiche, nell'insufficienzacardio-polmonare,<br />

nella trombosi, nel diabete,<br />

nelle malattie ossee e<br />

della pelle, nei disordini<br />

della motilità intestinale,<br />

nelle malattie dell'orecchio e<br />

dell'occhio, nell'incontinenza<br />

della vescica, nei disordini<br />

del comportamento e nel<br />

dolore.<br />

Recentemente, si è dimostrato<br />

che nel sistema nervoso<br />

centrale (SNC), oltre alle ben<br />

note funzioni di neurotrasmettitori,<br />

co-transmettitori<br />

e neuromodulatori, gli NTDPs svolgono nuovi ruoli biologici che<br />

variano dalla sopravvivenza, al rimodellamento durante la normale<br />

fase di sviluppo o alla riparazione dopo una alterazione tessutale, al<br />

coinvolgimento nelle patologie neurodegenerative acute e croniche,<br />

al danno metabolico od a quello da esocitosi.<br />

Essi sono coinvolti anche nei meccanismi neuronali innescati dalla<br />

assotomia dei nuclei precerebellari del ratto, nelle reazioni astrocitarie<br />

innescate da un insulto acuto provocato da una ferita, nella gliosi<br />

reattiva che si verifica dopo un danno traumatico del cervello, nelle<br />

risposte neuronali e gliali in seguito ad ischemia cerebrale in vitro ed<br />

in vivo. Tutto ciò accade perché, in seguito ad ischemia cerebrale o<br />

trauma metabolico si verifica un voluminoso rilascio extracellulare di<br />

ATP, di adenosina e di altri neurotrasmettitori; inoltre, l'ATP è di per<br />

se tossico nei confronti dei neuroni primari del SNC e media il segnale<br />

di ipossia o di ipoglicemica in vitro ed in vivo.<br />

Ulteriori studi hanno osservato che sostanze antagoniste dei recettori<br />

P2 sono in grado di abolire il destino di morte di neuroni primari,<br />

provocato dalla esposizione ad una eccessiva concentrazione di glutammato,<br />

ad una deprivazione del potassio sierico, ad una condizione<br />

di ipoglicemia o di ipossia chimica. L'azione esplicata dall'ATP che<br />

viene liberato dalle cellule non è diretta solo sui neuroni, ma può<br />

mediare anche i processi infiammatori della microglia, coinvolti nell'instaurazione<br />

di numerose condizioni patologiche o nella preservazione<br />

dell'integrità del SNC. Ad esempio, l'ATP provoca la secrezione<br />

del TNF e modula il rilascio dell’interleukina-1 (IL-1) dalle colture di<br />

microglia, facendo ipotizzare che il suo rilascio durante gli stati patologici,<br />

avrebbe lo scopo di amplificare la risposta pro-infiammatoria<br />

delle cellule della microglia già attivate. Inoltre, effetti tanto differenti<br />

come proliferazione, differenziazione, chemiotassi, rilascio di citochine<br />

o di costituenti lisosomiali, generazione di specie reattive dell'ossigeno<br />

(ROS) o dell'azoto, sono suscitati dall'ATP extracellulare su<br />

stimolo delle cellule del sangue.<br />

E' possibile che lo svolgimento di tante funzioni così diverse e specializzate,<br />

sia dovuto alla complessità biologica dei recettori extracellulari<br />

specifici per gli NTDPs, definiti recettori P2.<br />

E' accertato che il sottotipo recettoriale P2Y1 è ampiamente distribuito<br />

nel cuore, nel tessuto vascolare, nel connettivo, nel sistema immunitario<br />

e nel tessuto nervoso.<br />

Negli ultimi anni è stata particolarmente studiata la distribuzione tessutale<br />

e cellulare del recettore P2Y1 anche nel cervello umano e si è<br />

visto che esso è espresso abbondantemente nei neuroni piramidali<br />

dell'ippocampo e nella corteccia cerebrale. Poiché i neuroni piramidali<br />

sono tra i principali tipi cellulari che degenerano nel morbo di<br />

Alzheimer, è stata recentemente<br />

studiata la distribuzione<br />

dei recettori P2Y1<br />

nell'ippocampo, mediante<br />

tecniche di immunoistochimica<br />

su tessuto cerebrale<br />

post-mortem di pazienti<br />

affetti dalla patologia di<br />

Alzheimer e, parallelamente,<br />

di pazienti sani. I livelli<br />

di espressione di tale recettore<br />

si sono dimostrati<br />

variabili da caso a caso, ma<br />

si è riscontrata una localizzazione<br />

differenziale nel<br />

tessuto dei malati osservando<br />

una loro aumentata<br />

distribuzione in prossimità<br />

degli ammassi neurofibrillari<br />

e delle placche neuritiche, entrambi caratteristiche tipiche del<br />

morbo di Alzheimer. E' stata pertanto avanzata l'ipotesi che questo<br />

recettore possa essere coinvolto, direttamente od indirettamente,<br />

negli eventi che mediano la degenerazione dei neuroni piramidali.<br />

Tuttavia, non è ancora ben definito il ruolo delle purine extracellulari<br />

nella patologia di Alzheimer, così come nelle altre malattie neurodegenerative.<br />

Considerando la vasta gamma di differenze molecolari e farmacologiche<br />

relativa ai recettori P2, diventa evidente che conoscerne nei<br />

dettagli la fisiopatologia costituisce una vera sfida e i progetti che<br />

mirano a formulare nuovi composti farmacologici che siano sempre<br />

più selettivi, devono necessariamente tener conto delle loro eterogeneità.<br />

Vengono continuamente sintetizzati nuovi e più potenti<br />

agonisti/antagonisti per i recettori P2; tuttavia, rimangono ancora<br />

senza risposta parecchie domande fondamentali. Devono essere<br />

definite: da un punto di vista di scoperta di nuovi farmaci, quale sia<br />

l'esatta struttura di base che determina la specificità dei vari ligandi<br />

nei diversi tipi di recettori P2 e come la struttura generale dei<br />

recettori P2 possa essere tanto finemente adattata da legare una<br />

così vasta gamma di ligandi chimicamente differenti.<br />

Per quanto attiene ad un punto di vista cellulare, si deve ancora capire<br />

il motivo e le modalità con cui i differenti sottotipi dei recettori P2<br />

siano in grado di adempiere a funzioni biologiche così diverse sia singolarmente,<br />

sia in associazione eteromerica o omomerica.<br />

<strong>LAB</strong><br />

IL MONDO<br />

DEL <strong>LAB</strong>ORATORIO<br />

settembre 2008 9

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