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Manuale per la zonizzazione dei parchi nazionali - Ministero dell ...

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<strong>Manuale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>zonizzazione</strong> <strong>dei</strong> <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong><br />

Area del contenuto di pagina<br />

Documento di sintesi a cura di F. Pedrotti, M. Sargolini, D. Gafta con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di S. Ascari,<br />

F. Barbieri, F. Ca<strong>la</strong>mita, G. C. Crema, G. Deiana, F. Dramis, B. Gentili, A. Patel<strong>la</strong> Sco<strong>la</strong><br />

Camerino - Dipartimento di Botanica ed Ecologia 1997.<br />

<strong>Manuale</strong> <strong>zonizzazione</strong> Parchi<br />

A. Premessa.<br />

• 1. Parchi <strong>nazionali</strong> e contesto territoriale<br />

• 2. Parchi <strong>nazionali</strong> e ambiente<br />

• 3. Es<strong>per</strong>ienze di pianificazione di <strong>parchi</strong> in Italia<br />

B. Piano ex lege 394/91.<br />

• 1. Finalità e ambito del<strong>la</strong> legge<br />

• 2. Contenuti disciplinati dal piano in modo diretto<br />

• 3. Contenuti che il piano potrà/dovrà disciplinare in modo indiretto<br />

• 4. Rapporti tra il piano del parco e gli altri strumenti del<strong>la</strong> pianificazione ordinaria e<br />

specialistica<br />

• 5. Rapporti tra il piano <strong>per</strong> il parco ed il territorio "oltre il parco"<br />

• 6. Tempi di redazione del piano<br />

• 7. Parchi <strong>nazionali</strong> e contesto territoriale<br />

• 8. Tempi di revisione ed aggiornamento<br />

C. Metodologia.<br />

• 1. Approccio conoscitivo all'area<br />

• 2. Raccolta e prima e<strong>la</strong>borazione dati: interpretazione e valutazione <strong>dell</strong>e re<strong>la</strong>zioni<br />

• 3. Interferenze nei tre sistemi (fisico biologico ed antropico)<br />

• 4. Sintesi valutativa <strong>dell</strong>e indagini settoriali<br />

• 5. Ipotesi di <strong>zonizzazione</strong> e norme <strong>per</strong> aree e <strong>per</strong> settori tematici<br />

D. Attività re<strong>la</strong>tive a ciascuna fase.<br />

• 1. Approccio conoscitivo all'area<br />

• 2. Raccolta e prima e<strong>la</strong>borazione dati: interpretazione e valutazione <strong>dell</strong>e re<strong>la</strong>zioni<br />

• 3. Interferenze nei tre sistemi (fisico biologico ed antropico)<br />

• 4. Sintesi valutativa <strong>dell</strong>e indagini settoriali<br />

• 5. Ipotesi di <strong>zonizzazione</strong> e norme <strong>per</strong> aree e <strong>per</strong> settori tematici<br />

E. E<strong>la</strong>borati da produrre.<br />

F. Sistema informativo territoriale da usare.<br />

G. Ufficio di piano.<br />

A. Premessa<br />

Fino a qualche anno fa, molto vasto è stato in Italia il dibattito sugli scopi e finalità <strong>dell</strong>e aree<br />

protette ed in partico<strong>la</strong>re <strong>dei</strong> <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong>; fra quelli di rilevanza nazionale, si possono ricordare<br />

i convegni di Roma del giugno 1974, "Parchi e riserve: territorio, popo<strong>la</strong>zioni", organizzato dal<strong>la</strong><br />

Commissione <strong>per</strong> <strong>la</strong> conservazione del<strong>la</strong> natura del C.N.R., di Camerino <strong>dell</strong>'ottobre 1980,


"Strategia 80 <strong>per</strong> i <strong>parchi</strong> e le riserve d'Italia" organizzato dal Comitato Parchi Nazionali e Riserve<br />

Analoghe d'Italia e dalle associazioni W.W.F., Italia Nostra e Federnatura, di Roma del novembre<br />

1983, "Parchi e aree protette in Italia", organizzato dall'Accademia Nazionale <strong>dei</strong> Lincei e infine di<br />

Camerino <strong>dell</strong>'ottobre 1990 "La sfida del 10%: a metà del cammino" e organizzato dal Comitato<br />

<strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong> e riserve analoghe d'Italia e dal W.W.F. Italia.<br />

Dopo il 1991, scopi e finalità <strong>dell</strong>e aree protette sono fissate dal<strong>la</strong> legge quadro n. 394, che all'art. 1<br />

stabilisce che le aree naturali protette vengono istituite e gestite "al fine di garantire e di<br />

promuovere, in forma coordinata, <strong>la</strong> conservazione e <strong>la</strong> valorizzazione del patrimonio naturale del<br />

paese, rappresentato dalle formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche e biologiche, che hanno<br />

rilevante valore naturalistico".<br />

Attorno a questa realtà, rappresentata dal<strong>la</strong> natura e dalle sue risorse, <strong>la</strong> legge n. 394 prevede che le<br />

aree protette svolgano anche altre importanti funzioni, quali l'applicazione di metodi di gestione o di<br />

restauro ambientale idonei a realizzare un'integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche<br />

mediante <strong>la</strong> salvaguardia <strong>dei</strong> valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e <strong>dell</strong>e attività<br />

agro-silvo-pastorali tradizionali, <strong>la</strong> promozione di attività di educazione, formazione e ricerca<br />

scientifica, nonché di attività ricreative compatibili e <strong>la</strong> valorizzazione e s<strong>per</strong>imentazione di attività<br />

produttive compatibili.<br />

Ne discende che l'area protetta è un'istituzione profondamente ancorata al<strong>la</strong> realtà territoriale e<br />

assume un'importanza molto vasta e artico<strong>la</strong>ta ove, accanto agli scopi conservazionistici, culturali,<br />

scientifici ed educativi, viene <strong>per</strong>seguita anche un'attività promozionale nei settori del turismo e<br />

<strong>dell</strong>e attività agro-silvo-pastorali.<br />

Con l'approvazione del<strong>la</strong> legge n. 394, <strong>la</strong> pianificazione territoriale del parco, attraverso il Piano del<br />

parco, è diventata uno <strong>dei</strong> momenti più qualificativi ed importanti <strong>per</strong> l'organizzazione del parco<br />

stesso e <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua gestione.<br />

A tale riguardo, è bene precisare che "nelle aree naturali protette compete priorità gerarchica al<strong>la</strong><br />

conservazione, che è valore insuscettivo di essere subordinato a qualsiasi altro interesse", compreso<br />

quello economico; di tale primarietà, deve ovviamente tenere conto il Piano del parco. A tal fine,<br />

esso è sovraordinato agli altri strumenti di pianificazione e <strong>per</strong> tale ragione le inziative economicosociali<br />

debbono ottenere il parere vinco<strong>la</strong>nte del consiglio direttivo <strong>dell</strong>'Ente Parco, ivi compreso il<br />

Piano pluriennale di sviluppo socio-economico predisposto a cura del<strong>la</strong> Comunità del parco.<br />

1. Parchi <strong>nazionali</strong> e contesto territoriale<br />

Da un punto di vista generale, <strong>per</strong> quanto riguarda il tema del<strong>la</strong> pianificazione <strong>dei</strong> <strong>parchi</strong> si devono<br />

distinguere due momenti strettamente re<strong>la</strong>zionati: <strong>la</strong> pianificazione generale del territorio, con scelta<br />

<strong>dell</strong>e aree da destinare al<strong>la</strong> protezione, e <strong>la</strong> pianificazione del territorio <strong>dell</strong>'area protetta, cioè<br />

l'organizzazione spaziale del suo territorio compreso all'interno di una data <strong>per</strong>imetrazione.<br />

Le prime aree protette <strong>dell</strong>'Italia (<strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong> storici, alcuni <strong>parchi</strong> regionali o provinciali come<br />

quello del Brenta-Adamello, alcune riserve naturali come quel<strong>la</strong> di Sasso Fratino, le oasi <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

protezione del<strong>la</strong> fauna del W.W.F.) sono state istituite sul<strong>la</strong> spinta di naturalisti che facevano<br />

riferimento a eccezionali presenze botaniche, faunistiche e ambientali.<br />

In un secondo momento, hanno visto <strong>la</strong> luce i primi censimenti di località da proteggere e i primi<br />

elenchi di <strong>parchi</strong> e riserve da istituire, sia a livello regionale che nazionale. Fra questi ultimi, ricordo<br />

<strong>la</strong> Carta <strong>dei</strong> biotopi d'Italia del<strong>la</strong> Commissione <strong>per</strong> <strong>la</strong> conservazione del<strong>la</strong> natura del C.N.R. del<br />

1971 e il Censimento <strong>dei</strong> biotopi di rilevante interesse vegetazionale meritevoli di conservazione in<br />

Italia, pubblicati in due volumi del 1971 e del 1979 a cura del<strong>la</strong> Società Botanica Italiana: questi<br />

primi inventari hanno sicuramente costituito un contributo fondamentale al<strong>la</strong> pianificazione<br />

naturalistica del nostro paese, <strong>per</strong> <strong>la</strong> ricchezza di dati e notizie riportate.<br />

I nuovi <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong> istituiti con <strong>la</strong> legge n. 394 nascono <strong>per</strong> lo più dalle istanze provenienti dai<br />

movimenti protezionistici, sovente concretizzate in piani e progetti ufficiali a vari livelli; si pensi a<br />

quanto è stato scritto in passato <strong>per</strong> i <strong>parchi</strong> del Delta del Pò, <strong>dei</strong> Monti Sibillini o del Gennargentu,<br />

tanto <strong>per</strong> fare alcuni esempi. La legge n. 394 ha recepito le istanze precedenti e costituisce oggi <strong>la</strong>


più importante iniziativa di pianificazione naturalistica a livello nazionale che sia mai stata<br />

realizzata in Italia.<br />

2. Parchi <strong>nazionali</strong> e ambiente<br />

Allo scopo di precisare brevemente le caratteristiche ambientali generali <strong>dei</strong> territori ove sono stati<br />

istituiti i <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong> nel nostro paese, si può fare riferimento al<strong>la</strong> suddivisione biogeografica<br />

<strong>dell</strong>'Italia nelle due Regioni eurosiberiana e mediterranea, ciascuna <strong>dell</strong>e quali a sua volta è divisa in<br />

provincie; i 19 <strong>parchi</strong> oggi esistenti (o in via di costituzione) sono così distribuiti:<br />

Regione eurosiberiana<br />

• Provincia <strong>dell</strong>e Alpi: Gran Paradiso, Val Grande, Stelvio, Dolomiti Bellunesi;<br />

• Provincia del<strong>la</strong> Pianura Padana: Delta del Po;<br />

• Provincia <strong>dell</strong>'Appennino: Foreste Casentinesi, Monti Sibillini, Gran Sasso-Monti del<strong>la</strong><br />

Laga, Abruzzo, Maiel<strong>la</strong>, Cilento, Pollino, Ca<strong>la</strong>bria (Si<strong>la</strong> Grande, Si<strong>la</strong> Picco<strong>la</strong>, Aspromonte),<br />

Aspromonte;<br />

Regione mediterranea<br />

• Provincia adriatico-ionica: Gargano;<br />

• Provincia tirrenica: Vesuvio, Circeo, Arcipe<strong>la</strong>go Toscano;<br />

• Provincia del<strong>la</strong> Sardegna: Gennargentu.<br />

I 4 <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong> del<strong>la</strong> Provincia biogeografica <strong>dell</strong>e Alpi (Gran Paradiso, Val Grande, Stelvio,<br />

Dolomiti Bellunesi) appartengono a contesti territoriali molto diversi; nelle Alpi Occidentali si<br />

trovano <strong>la</strong> Val Grande e il Gran Paradiso, che confina con il Parco nazionale del<strong>la</strong> Vanoise; nelle<br />

Alpi Centrali lo Stelvio, che confina con il Parco nazionale Svizzero <strong>dell</strong>'Engadina e con i <strong>parchi</strong><br />

naturali regionali e provinciali <strong>dell</strong>'Adamello (Lombardia) e del Brenta-Adamello (Trentino); quello<br />

<strong>dell</strong>e Dolomiti Bellunesi, infine, si colloca nel<strong>la</strong> fascia prealpina <strong>dell</strong>e Alpi Orientali. I due <strong>parchi</strong><br />

del Gran Paradiso e <strong>dell</strong>o Stelvio godono di una collocazione territoriale partico<strong>la</strong>rmente<br />

favorevole, data l'esistenza di altre aree protette a non molta distanza e l'esistenza di vasti territori<br />

ancora ben conservati, <strong>per</strong> quanto sempre più antropizzati con il trascorrere degli anni.<br />

Nel<strong>la</strong> Provincia biogeografica del<strong>la</strong> Pianura Padana si trova un parco nazionale nel<strong>la</strong> zona costiera,<br />

quello del Delta del Pò, un ambiente di grande interesse naturalistico ma situato in un contesto<br />

territoriale fortemente compromesso.<br />

I 13 <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong> del<strong>la</strong> Provincia biogeografica <strong>dell</strong>'Appennino sono quelli <strong>dell</strong>'Abruzzo, Foreste<br />

Casentinesi, Monti Sibillini, Gran Sasso - Monti del<strong>la</strong> Laga, Maiel<strong>la</strong>, Pollino, Ca<strong>la</strong>bria,<br />

Aspromonte, Cilento e Vallo di Diano. Il Parco <strong>dell</strong>e Foreste Casentinesi si trova nell'Appennino<br />

settentrionale e costituisce un'unità iso<strong>la</strong>ta, <strong>per</strong>ò nel contesto di una vasta area verde con buone<br />

caratteristiche di naturalità; i <strong>parchi</strong> <strong>dei</strong> Monti Sibillini, Gran Sasso-Monti del<strong>la</strong> Laga, Maiel<strong>la</strong> e<br />

Abruzzo sono tutti situati nell'Appennino centrale e sono riuniti in due gruppi montuosi confinanti:<br />

da una parte Sibillini - Gran Sasso-Laga e dall'altra Maiel<strong>la</strong> - Abruzzo, a loro volta collocati in<br />

sistemi montuosi estesi e con alto grado di naturalità. Si tratta, <strong>per</strong>tanto, di una situazione<br />

estremamente favorevole <strong>per</strong> questo gruppo di <strong>parchi</strong>, purché i territori interposti possano<br />

mantenere le loro caratteristiche attuali, <strong>per</strong> altro in parte alterate, ed evitare ulteriori processi di<br />

antropizzazione. I <strong>parchi</strong> del Vesuvio, Cilento-Vallo di Diano, Pollino, Ca<strong>la</strong>bria, e Aspromonte<br />

costituiscono altrettanti caposaldi che dovrebbero garantire <strong>la</strong> conservazione del<strong>la</strong> variabilità<br />

biologica e ambientale nelle località più importanti <strong>dell</strong>'intero Appennino.<br />

Per quanto riguarda <strong>la</strong> Regione Mediterranea, in essa si trovano i <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong> del Gargano,<br />

Vesuvio (unico parco nazionale in ambiente vulcanico), Circeo (parco costiero) e Arcipe<strong>la</strong>go<br />

Toscano (parco marino), tutti con una loro propria individualità, che li rende unici in Europa; ad


essi si deve aggiungere il parco nazionale del<strong>la</strong> Sardegna (Golfo di Orosei, Gennargentu e Iso<strong>la</strong><br />

Asinara), di grandissima importanza da tutti i punti di vista.<br />

La diversità biogeografica esistente in Italia è dunque abbastanza ben rappresentata nei <strong>parchi</strong><br />

<strong>nazionali</strong> <strong>per</strong> quanto riguarda <strong>la</strong> Regione eurosiberiana, sia in riferimento alle Alpi che<br />

all'Appennino, mentre non altrettanto si può dire <strong>per</strong> <strong>la</strong> Regione Mediterranea, che nel nostro paese<br />

è anche quel<strong>la</strong> maggiormente compromessa.<br />

3. Es<strong>per</strong>ienze di pianificazione di <strong>parchi</strong> in Italia<br />

L' esigenza di una <strong>zonizzazione</strong> del territorio <strong>dei</strong> <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong> si è sentita in Italia già da molto<br />

tempo ed è stata proposta <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta nel 1955 <strong>per</strong> il Parco nazionale del Gran Paradiso, con<br />

<strong>la</strong> raccomandazione che entro i <strong>parchi</strong> venissero adattate varie zone "in rapporto agli studi<br />

naturalistici, ai visitatori ed ai montanari locali", distinguendo "una zona scientifica, una zona di<br />

disciplinato turismo e una zona di pre-parco".<br />

Soltanto parecchi anni dopo, nel 1968 e nel 1969, sono state realizzate due proposte di<br />

pianificazione dedicate ai Parchi <strong>nazionali</strong> d'Abruzzo e <strong>dell</strong>o Stelvio, denominate rispettivamente<br />

"Piano di riassetto del Parco Nazionale d'Abruzzo" e "Studi <strong>per</strong> <strong>la</strong> valorizzazione naturalistica del<br />

Parco Nazionale <strong>dell</strong>o Stelvio"; questi studi costituiscono i primi esempi di pianificazione di <strong>parchi</strong><br />

nel nostro paese.<br />

In assenza del<strong>la</strong> legge-quadro sulle aree protette, i due progetti re<strong>la</strong>tivi ai Parchi Nazionali<br />

d'Abruzzo e <strong>dell</strong>o Stelvio si erano ispirati al "Progetto di legge quadro sui <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong>" redatto<br />

dall'Associazione Italia Nostra e presentato al<strong>la</strong> Camera <strong>dei</strong> Deputati del<strong>la</strong> IV legis<strong>la</strong>tura il 4<br />

settembre 1964.<br />

Come tali, i due progetti - nati a distanza di un anno uno dall'altro - evidentemente non avevano<br />

forza di legge, anche se le Amministrazioni <strong>dei</strong> due <strong>parchi</strong> d'Abruzzo e <strong>dell</strong>o Stelvio hanno poi<br />

tentato, con alterni successi, un'applicazione <strong>per</strong> lo meno parziale e indicativa <strong>dei</strong> loro contenuti.<br />

Altrettanto si può dire <strong>per</strong> molti altri studi sul<strong>la</strong> <strong>zonizzazione</strong> di <strong>parchi</strong> che erano in progetto e non<br />

ancora istituiti, realizzati successivamente, come quelli <strong>per</strong> il Parco Nazionale del Pollino, <strong>per</strong> il<br />

Parco nazionale del Delta del Po, <strong>per</strong> il Parco nazionale del Gran Paradiso, <strong>per</strong> il Parco nazionale<br />

<strong>dei</strong> Monti Sibillini, ecc.<br />

Attualmente il dibattito scientifico in corso su tali tematiche <strong>per</strong>mette di considerare <strong>la</strong> <strong>zonizzazione</strong><br />

come componente essenziale ma non sufficiente <strong>per</strong> <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>mentazione di un'area protetta.<br />

In partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> necessità di normare tematismi spesso trasversali rispetto ai settori disciplinari<br />

tradizionali, affrontando problematiche capaci di su<strong>per</strong>are ogni limite di zona fissato, induce il<br />

progettista a ricercare metodologie adeguate <strong>per</strong> rispondere ai contenuti disciplinari indicati<br />

nell'articolo 12 del<strong>la</strong> legge 394/1991.<br />

Peraltro <strong>la</strong> rigida suddivisione in zone ha già messo in luce tutti i suoi limiti negli insuccessi del<strong>la</strong><br />

passata pianificazione urbanistica e territoriale.<br />

Nel<strong>la</strong> pianificazione <strong>dei</strong> <strong>parchi</strong> dove, rispetto all'urbanistica tradizionale si esaltano le dinamiche<br />

evolutive di significative e qualificanti presenze naturali, si rendono ancora più indispensabili criteri<br />

di analisi e di progetto interdisciplinari (coinvolgenti competenze che vanno dal naturalista allo<br />

storico) capaci di cogliere <strong>la</strong> complessa artico<strong>la</strong>zione degli equilibri ecosistemici.<br />

L'artificiosità propria del<strong>la</strong> <strong>zonizzazione</strong> che porta all'individuazione di confini fra aree destinate a<br />

gestioni diverse rischia di alterare l'unità organica del territorio del parco, vocato in prima istanza<br />

al<strong>la</strong> conservazione <strong>dell</strong>e risorse naturali. Infatti, <strong>la</strong> necessità di comprendere all'interno del parco un<br />

sistema di riserve bioconnesse, che l'I.U.C.N. auspica non inferiore al 65-70% del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>fice totale,<br />

non può considerarsi mero traguardo normativo, quanto l'essenza istitutiva del parco stesso. Le<br />

riserve dovranno considerarsi come il "cuore" ed il motivo <strong>dell</strong>'esistenza <strong>dell</strong>'intero sistema parco,<br />

<strong>la</strong> cui sopravvivenza dipende esclusivamente dai rapporti che si vengono a stabilire tra riserve e<br />

parti <strong>per</strong>iferiche.<br />

In partico<strong>la</strong>re, è necessario ricercare un governo <strong>dell</strong>'area protetta capace di garantire <strong>la</strong> rigida<br />

conservazione <strong>dell</strong>e risorse naturali all'interno dlele riserve ed il controllo del sistem di re<strong>la</strong>zioni già


esistenti o nascenti tra riserve, aree di protezione, aree di promozione, zone contigue e ambiti<br />

territoriali limitrofi. Si è in presenza, dunque, di forme di pianificazione specialistica e di settore<br />

opportunamente raccordate con <strong>la</strong> pianificazione ordinaria.<br />

È <strong>per</strong>tanto impensabile il concepimento di una metodologia di pianificazione <strong>dell</strong>e aree protette<br />

mutuabile <strong>per</strong> intero dall'urbanistica intesa come mera trasposizione <strong>dell</strong>e es<strong>per</strong>ienze di<br />

<strong>zonizzazione</strong> già realizzate nel<strong>la</strong> pianificazione ordinaria; sarà invece utile s<strong>per</strong>imentare un <strong>per</strong>corso<br />

di piano capace di soddisfare esigenze di rego<strong>la</strong>mentazione di uso, conservazione e restauro di<br />

ambiti territoriali del tutto speciali, anche se significativamente interre<strong>la</strong>ti tra di loro e con il resto<br />

del territorio nazionale.<br />

L'obiettivo del<strong>la</strong> nostra trattazione è quello di mettere in luce sinteticamente i processi conoscitivi,<br />

valutativi e decisionali orientati al<strong>la</strong> pianificazione e gestione di un parco nazionale, prospettando<br />

criteri di rego<strong>la</strong>mentazione finali capaci di alternare forme di normazione attiva a tradizionali azioni<br />

di tute<strong>la</strong>, intervenendo non solo <strong>per</strong> zone, ma anche <strong>per</strong> settori tematici e <strong>per</strong> progetti.<br />

B. Piano ex lege 394/91<br />

Al fine di delineare le attività conoscitive, valutative e decisonali mirate al<strong>la</strong> redazione del piano, si<br />

ritiene opportuno evidenziare preliminarmente i contenuti "strutturali" del<strong>la</strong> Legge Quadro sulle<br />

aree protette (L. n. 394 del 6/12/1991) che costituiscono lo sfondo normativo fondamentale <strong>dell</strong>e<br />

attività di piano da definire.<br />

In partico<strong>la</strong>re appare utile mettere in luce i "quesiti a<strong>per</strong>ti" dal<strong>la</strong> legge stessa <strong>per</strong> rintracciare nel<br />

<strong>per</strong>corso metodologico proposto eventuali "risposte" e chiarimenti.<br />

1. Finalità e ambito del<strong>la</strong> legge<br />

La legge intende garantire e promuovere, in forma coordinata, <strong>la</strong> conservazione e <strong>la</strong> valorizzazione<br />

del patrimonio naturale del paese.<br />

Nell'art.1 vengono indicate le finalità da <strong>per</strong>seguire nei territori sottoposti ad uno speciale regime di<br />

tute<strong>la</strong> e gestione ed in partico<strong>la</strong>re:<br />

• conservazione di specie animali o vegetali o forestali, di singo<strong>la</strong>rità geologiche, di<br />

formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e<br />

panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici;<br />

• applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una<br />

integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante <strong>la</strong> salvaguardia <strong>dei</strong> valori<br />

antropologici, archeologici, storici e architettonici e <strong>dell</strong>e attività agro-silvo- pastorali e<br />

tradizionali;<br />

• promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, anche<br />

interdisciplinare, nonche di attività ricreative compatibili;<br />

• difesa e ricostruzione degli equilibri idraulici ed idrogeologici.<br />

Il piano <strong>per</strong> il parco è uno degli strumenti che <strong>la</strong> legge mette a disposizione <strong>per</strong> il <strong>per</strong>seguimento di<br />

suddette finalità.<br />

In stretta connessione con il piano intervengono altri strumenti e diverse iniziative sia<br />

nell'organizzazione del regime di tute<strong>la</strong> e gestione del parco (Rego<strong>la</strong>mento del Parco, Piano<br />

Pluriennale economico e sociale, Misure d'incentivazione, Acquisti, espropri ed indennizzi) che<br />

nel<strong>la</strong> strutturazione <strong>dei</strong> rapporti col territorio "oltre il parco" e le altre aree protette a livello<br />

nazionale ed internazionale (zone contigue, Carta del<strong>la</strong> Natura, Programma Triennale <strong>per</strong> le aree<br />

naturali protette, Istituzione di <strong>parchi</strong> e aree di re<strong>per</strong>imento).<br />

Gli strumenti e le iniziative predette intervengono in valutazioni e scelte strettamente corre<strong>la</strong>te<br />

all'azione del piano; molto spesso i loro contenuti sono guidati ed orientati dal piano, seppure in<br />

modo indiretto. Per questo motivo, prima di costruire nel dettaglio le attività di piano, abbiamo<br />

ritenuto opportuno prenderli in esame, in aggiunta a quei contenuti che il piano dovrà disciplinare in<br />

modo diretto.


2. Contenuti disciplinati dal piano in modo diretto<br />

Il piano dovrà disciplinare una serie di contenuti in modo diretto (L.394/91, art.12, comma 1):<br />

• organizzazione generale del territorio e sua artico<strong>la</strong>zione in aree o parti caratterizzate da<br />

forme differenziate di uso godimento e tute<strong>la</strong>;<br />

• vincoli, destinazioni di uso pubblico o privato e norme di attuazione re<strong>la</strong>tive con riferimento<br />

alle varie aree o parti del piano;<br />

• sistemi di accessibilità veico<strong>la</strong>re e pedonale con partico<strong>la</strong>re riguardo ai <strong>per</strong>corsi, accessi e<br />

strutture riservati ai disabili, ai portatori di handicap e agli anziani;<br />

• sistemi di attrezzature e servizi <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione e <strong>la</strong> funzione sociale del parco, musei, centri<br />

di visite,uffici informativi, aree di campeggio, attività agroturistiche;<br />

• indirizzi e criteri <strong>per</strong> gli interventi sul<strong>la</strong> flora, sul<strong>la</strong> fauna e sull'ambiente naturale in genere.<br />

Si tratta dunque di prevedere l'organizzazione strutturale <strong>dell</strong>'intera area destinata a parco con<br />

l'approfondimento di alcune questioni specifiche.<br />

La legge fornisce precise indicazioni in merito all'artico<strong>la</strong>zione del territorio in aree o parti<br />

caratterizzate da forme differenziate di uso; infatti assegna al piano il compito di suddividere il<br />

territorio in base al diverso grado di protezione prevedendo:<br />

• 1. le riserve integrali dove l'ambiente naturale è conservato nel<strong>la</strong> sua integrità;<br />

• 2. le riserve generali orientate dove è vietato costruire nuove o<strong>per</strong>e edilizie, ampliare le<br />

costruzioni esistenti, eseguire o<strong>per</strong>e di trasformazione del territorio, ma dove è consentito<br />

utilizzare le strutture produttive tradizionali, realizzare le infrastrutture strettamente<br />

necessarie, gli interventi di gestione <strong>dell</strong>e risorse naturali e di manutenzione <strong>dell</strong>e o<strong>per</strong>e<br />

esistenti;<br />

• 3. le aree di protezione dove, in armonia con le finalità istitutive, possono continuare,<br />

secondo gli usi tradizionali ovvero secondo metodi di agricoltura biologica, le attività agrosilvo-pastorali,<br />

è incoraggiata <strong>la</strong> produzione artigianale di qualità e sono ammessi gli<br />

interventi di manutenzione e restauro <strong>dell</strong>e o<strong>per</strong>e esistenti;<br />

• 4. le aree di promozione economica e sociale, dove sono consentite attività compatibili con<br />

le finalità istitutive del parco e finalizzate al miglioramento del<strong>la</strong> vita socio - culturale <strong>dell</strong>e<br />

collettività locali e al miglior godimento del parco da parte <strong>dei</strong> visitatori.<br />

Si ribadisce così una suddivisione già s<strong>per</strong>imentata, se si eccettuano piccole differenziazioni<br />

semantiche, nelle es<strong>per</strong>ienze pionieristiche <strong>dei</strong> primi piani <strong>per</strong> i <strong>parchi</strong> italiani ed in altre es<strong>per</strong>ienze<br />

inter<strong>nazionali</strong>.<br />

Al fine di evitare il concepimento del<strong>la</strong> <strong>zonizzazione</strong>, come una tecnica rigida ed arbitraria di<br />

suddivisione spaziale <strong>dell</strong>e attività sarà opportuno considerare non tanto l'elemento puntuale quanto<br />

l'ambito re<strong>la</strong>zionale cui l'elemento appartiene in una visione ecosistemica del<strong>la</strong> realtà territoriale<br />

capace di gestire così il complesso intreccio di usi e forme di gestione.<br />

3. Contenuti che il piano potrà/dovrà disciplinare in modo indiretto<br />

Il piano <strong>per</strong> il parco potrà/dovrà disciplinare una serie di contenuti in modo indiretto, come supporto<br />

ad altri strumenti e ad altre iniziative previste dal<strong>la</strong> legge stessa: Rego<strong>la</strong>mento del Parco, Piano<br />

pluriennale economico e sociale, misure d'incentivazione.<br />

3.1. Rego<strong>la</strong>mento del Parco (L.394/91, art.11, comma 2)<br />

Il Rego<strong>la</strong>mento del Parco disciplina l'esercizio <strong>dell</strong>e attività consentite entro il territorio del parco<br />

ed è "adottato dall'Ente Parco anche contestualmente all'approvazione del piano <strong>per</strong> il parco e<br />

comunque non oltre sei mesi dall'approvazione del medesimo".


Il Rego<strong>la</strong>mento del Parco disciplina in partico<strong>la</strong>re: <strong>la</strong> tipologia e <strong>la</strong> modalità di costruzione di o<strong>per</strong>e<br />

e manufatti; lo svolgimento <strong>dell</strong>e attività artigianali, commerciali, di servizio e agro-silvo-pastorali;<br />

il soggiorno e <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione del pubblico con qualsiasi mezzo di trasporto; lo svolgimento di<br />

attività sportive, ricreative ed educative; lo svolgimento di attività di ricerca scientifica e<br />

biosanitaria; i limiti alle emissioni sonore, luminose o di altro genere, nell'ambito del<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione<br />

in materia; lo svolgimento <strong>dell</strong>e attività da affidare a interventi di occupazione giovanile, di<br />

volontariato, con partico<strong>la</strong>re riferimento alle comunità terapeutiche e al servizio civile alternativo;<br />

l'accessibilità nel territorio del parco attraverso <strong>per</strong>corsi e strutture idonee <strong>per</strong> disabili, portatori di<br />

handicap e anziani.<br />

Non è possibile <strong>per</strong> il Rego<strong>la</strong>mento del Parco disciplinare le problematiche di cui sopra senza una<br />

base conoscitiva e valutativa appropriata.<br />

Il piano potrà essere lo strumento di supporto ideale <strong>per</strong> assumere qualunque decisione rispetto alle<br />

questioni sopra elencate.<br />

3.2. Piano Pluriennale economico e sociale (L.394/91, art.14)<br />

Il Piano Pluriennale economico e sociale è e<strong>la</strong>borato dal<strong>la</strong> Comunità del Parco nel rispetto <strong>dei</strong><br />

vincoli stabiliti dal Piano e dal Rego<strong>la</strong>mento del Parco.<br />

Esso può prevedere: concessione di sovvenzioni a privati ed enti locali; predisposizione di<br />

attrezzature, impianti di depurazione e <strong>per</strong> il risparmio energetico; servizi ed impianti di carattere<br />

turistico-naturalistico; agevo<strong>la</strong>zione o promozione, anche in forma coo<strong>per</strong>ativa, di attività<br />

tradizionali artigianali, agro-silvo-pastorali, culturali, servizi sociali e biblioteche; restauro, anche di<br />

beni naturali, e ogni altra iniziativa atta a favorire, nel rispetto <strong>dell</strong>e esigenze di conservazione del<br />

parco, lo sviluppo del turismo e <strong>dell</strong>e attività locali connesse.<br />

Sarebbe auspicabile che le iniziative <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione economica e sociale venissero organizzate<br />

non solo "nel rispetto <strong>dei</strong> vincoli stabiliti dal piano" ma anche in stretto rapporto con il Piano <strong>per</strong> il<br />

Parco che oltretutto dovrà individuare sul territorio le aree preposte allo sviluppo ed al<strong>la</strong><br />

promozione economica e sociale (aree d).<br />

Nel <strong>per</strong>corso metodologico indicato nelle pagine seguenti re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> costruzione del piano è<br />

stato inserito il confronto ed il raccordo con l'attuazione del piano pluriennale economico e sociale.<br />

Ciò dovrebbe avvenire sin dalle prime fasi <strong>dell</strong>'attività di piano con l'attivazione di un<br />

Coordinamento istituzionale ed in modo decisivo, al momento del<strong>la</strong> verifica.<br />

3.3. Misure d'incentivazione (L.394/91, art.7)<br />

Ai comuni ed alle province il cui territorio è compreso in tutto o in parte entro i confini di un parco<br />

nazionale è attribuita priorità nel<strong>la</strong> concessione di finanziamenti statali e regionali richiesti <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

realizzazione, sul territorio compreso entro i confini del parco stesso, di alcuni interventi: restauro<br />

<strong>dei</strong> centri storici ed edifici di partico<strong>la</strong>re valore storico-culturale; recu<strong>per</strong>o <strong>dei</strong> nuclei abitati rurali;<br />

o<strong>per</strong>e igieniche ed idropotabili e di risanamento <strong>dell</strong>'acqua, <strong>dell</strong>'aria e del suolo; o<strong>per</strong>e di<br />

conservazione e di restauro ambientale del territorio, ivi comprese le attività agricole e forestali;<br />

attività culturali nei campi di interesse del parco; agriturismo; attività sportive compatibili; strutture<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> utilizzazione di fonti energetiche a basso impatto ambientale quali il metano e altri gas<br />

combustibili nonché interventi volti a a favorire l'uso di energie rinnovabili.<br />

Sarà dunque necessario "guidare" le politiche di incentivi e sviluppo <strong>per</strong> le aree protette previste<br />

dal<strong>la</strong> stessa Legge Quadro e da altre iniziative a livello locale e sovralocale (Programma triennale<br />

tute<strong>la</strong> ambientale, Fondi Strutturali). Si faccia riferimento, a solo titolo d'esempio, al<strong>la</strong> scelta <strong>dei</strong><br />

nuclei rurali, <strong>dei</strong> centri e <strong>dei</strong> manufatti storici da recu<strong>per</strong>are ed alle modalità che dovranno guidare<br />

le o<strong>per</strong>azioni di recu<strong>per</strong>o.<br />

Il piano <strong>per</strong> il parco dovrà fornire le indicazioni di base <strong>per</strong> i primi orientamenti in merito.<br />

4. Rapporti tra il piano del parco e gli altri strumenti del<strong>la</strong> pianificazione ordinaria e<br />

specialistica<br />

Il piano <strong>per</strong> il parco, pur mantenendo come pianificazione specialistica una propria autonomia<br />

valutativa e decisionale, interviene con partico<strong>la</strong>re incisività nel<strong>la</strong> definizione del sistema generale


<strong>dell</strong>e scelte sul territorio. Oltre a definire le condizioni <strong>dell</strong>e trasformazioni del sistema antropico e<br />

quindi ad intervenire sul<strong>la</strong> componente strutturale del<strong>la</strong> pianificazione, concorre in modo<br />

determinante anche a definire <strong>la</strong> componente programmatica, nel momento in cui organizza <strong>la</strong><br />

gestione del piano e fissa <strong>la</strong> scadenza <strong>dei</strong> principali obiettivi <strong>dell</strong>'attività di conservazione e<br />

valorizzazione (obiettivi a breve, medio e lungo termine).<br />

Oltretutto secondo <strong>la</strong> legge quadro sulle aree protette il piano <strong>per</strong> il parco ha effetto di<br />

"dichiarazione di pubblico generale interesse e di urgenza e di indifferibilità <strong>per</strong> gli interventi in<br />

esso previsti, e sostituisce ad ogni livello i piani paesistici, i piani territoriali o urbanistici e ogni<br />

altro strumento di pianificazione" (L.394/91, art.12, comma 7).<br />

Riteniamo opportuno interpretare tale stato di cogenza del piano <strong>per</strong> il parco rispetto agli agli altri<br />

piani, distinguendo due tipi di comportamento:<br />

• un'azione sostitutiva <strong>per</strong> le tematiche paesistiche, <strong>per</strong> quelle espressamente citate nell'art.12<br />

commi 1 e 2 del<strong>la</strong> L. 394/91 e <strong>per</strong> quelle emergenti a seguito <strong>dell</strong>e prime attività analitiche e<br />

valutative;<br />

• un'azione di indirizzo e coordinamento <strong>per</strong> tutti gli altri contenuti di piano al fine di<br />

assicurare comunque <strong>la</strong> necessaria compatibilità e coerenza <strong>dell</strong>'attività pianificatoria e<br />

programmatoria ai diversi livelli di governo del territorio.<br />

Si afferma dunque <strong>la</strong> necessità che l'attività di redazione del piano del parco si esplichi in concreta<br />

sinergia e rapporto di complementarietà con tutti gli altri enti preposti all'amministrazione ed al<strong>la</strong><br />

pianificazione ordinaria o di settore <strong>dell</strong>o stesso territorio.<br />

A tal fine sarebbe auspicabile <strong>la</strong> strutturazione di un coordinamento istituzionale capace di guidare<br />

le necessarie forme di raccordo tra il piano <strong>per</strong> il parco e gli altri strumenti del<strong>la</strong> pianificazione<br />

comunale e sovracomunale.<br />

5. Rapporti tra il piano <strong>per</strong> il parco ed il territorio 'oltre il parco'<br />

Come già sottolineato il piano <strong>per</strong> il parco stabilisce una stretta re<strong>la</strong>zione con le aree<br />

immediatamente limitrofe e più in generale con il grande sistema <strong>dell</strong>e bioconnessioni.<br />

La Legge Quadro prevede alcuni strumenti ed iniziative in grado di orientare, e talora<br />

rego<strong>la</strong>mentare, i suddetti rapporti (zone contigue, Carta del<strong>la</strong> natura, Programma triennale <strong>per</strong> le<br />

aree naturali protette).<br />

5.1. Zone contigue (L.394/91, art. 32)<br />

La legge Quadro prevede che le regioni, d'intesa con gli organismi di gestione <strong>dell</strong>e aree naturali<br />

protette e con gli enti locali interessati, stabiliscano "piani e programmi e le eventuali misure di<br />

disciplina del<strong>la</strong> caccia, del<strong>la</strong> pesca, <strong>dell</strong>e attività estrattive e <strong>per</strong> <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> <strong>dell</strong>'ambiente, re<strong>la</strong>tivi alle<br />

aree contigue alle aree protette, ove occorra intervenire <strong>per</strong> assicurare <strong>la</strong> conservazione <strong>dei</strong> valori e<br />

<strong>dell</strong>e aree protette stesse ...".<br />

Le attività conoscitive e valutative mirate al<strong>la</strong> redazione del piano, anche al fine di poter essere di<br />

supporto al<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> disciplina <strong>per</strong> il territorio oltre confine ("zone contigue"),<br />

dovranno quindi mettere in luce l'artico<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong> dinamicità degli ecosistemi e <strong>la</strong> complessa<br />

organizzazione <strong>dell</strong>e attività umane, evidenziando così" le connessioni tra il dentro ed il fuori e <strong>la</strong><br />

naturale estensione di fenomeni interni verso l'esterno e viceversa.<br />

A tal fine potrebbe risultare opportuno estendere il disegno del piano anche al di fuori del <strong>per</strong>imetro<br />

del parco organizzando l'attività di piano in una visione sistemica. Ciò <strong>per</strong>metterà di studiare e<br />

prevedere al meglio il rapporto tra il dentro ed il fuori, sdrammatizzando il problema <strong>dei</strong> confini.<br />

L'accentuazione <strong>dell</strong>e interconnessioni tra il dentro ed il fuori del parco non può comunque fare<br />

rinunciare al<strong>la</strong> valorizzazione "<strong>dell</strong>'identità, del<strong>la</strong> riconoscibilità e del<strong>la</strong> leggibilità del parco nel<strong>la</strong><br />

sua globalità, unitarietà e rappresentatività, rispetto al contesto territoriale".<br />

5.2. Carta del<strong>la</strong> natura (l.394/91, art. 3, comma 3)


La Carta del<strong>la</strong> Natura individua "lo stato <strong>dell</strong>'ambiente in Italia, evidenziando i valori naturali ed i<br />

profili di vulnerabilità territoriale"; <strong>per</strong>mette di identificare le linee fondamentali <strong>dell</strong>'assetto del<br />

territorio con riferimento ai valori naturali ed ambientali.<br />

Tale strumento <strong>per</strong>mette di stabilire effettive interazioni tra il livello del<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> locale, quello<br />

nazionale e quello internazionale e <strong>per</strong>mette di andare oltre <strong>la</strong> valenza strettamente locale del<strong>la</strong><br />

protezione connettendo tra loro i <strong>parchi</strong> "in termini ecologici e funzionali".<br />

Sembra utile <strong>per</strong>tanto in fase di piano o<strong>per</strong>are anche con valutazioni e decisioni sovralocali, capaci<br />

di mettere in campo <strong>la</strong> concezione retico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del patrimonio naturale e quindi <strong>la</strong> difesa, il<br />

potenziamento ed il recu<strong>per</strong>o del sistema <strong>dell</strong>e "bioconnessioni", alle diverse scale d'interventi<br />

possibili.<br />

5.3. Programma triennale <strong>per</strong> le aree naturali protette (L.394/91 art. 4)<br />

l Programma triennale <strong>per</strong> le aree naturali protette, sul<strong>la</strong> base <strong>dell</strong>e disponibilità finanziarie e sul<strong>la</strong><br />

base del<strong>la</strong> Carta del<strong>la</strong> natura, definisce:<br />

• quali saranno i territori che fanno parte del sistema <strong>dell</strong>e aree naturali protette d'interesse<br />

internazionale, nazionale e regionale;<br />

• il termine <strong>per</strong> l'istituzione di nuove aree naturali protette o <strong>per</strong> l'ampliamento e <strong>la</strong> modifica<br />

di quelle esistenti, individuando <strong>la</strong> delimitazione di massima <strong>dell</strong>e stesse;<br />

• il riparto <strong>dell</strong>e disponibilità finanziarie <strong>per</strong> ciascuna area e <strong>per</strong> ciascun esercizio finanziario,<br />

ivi compresi i contributi in conto capitale <strong>per</strong> l'esercizio di attività agricole compatibili,<br />

condotte con sistemi innovativi ovvero con recu<strong>per</strong>o di sistemi tradizionali, funzionali al<strong>la</strong><br />

protezione ambientale, <strong>per</strong> il recu<strong>per</strong>o ed il restauro <strong>dell</strong>e aree di valore naturalistico<br />

degradate, <strong>per</strong> il restauro e l'informazione ambientali.<br />

6. Tempi di redazione del piano<br />

La legge Quadro prevede che l'Ente Parco predisponga il piano entro sei mesi dal<strong>la</strong> sua istituzione<br />

(L.394/91, art.12, comma 3). Questa scelta del legis<strong>la</strong>tore, di porre tempi brevi <strong>per</strong> <strong>la</strong> redazione del<br />

piano, invita ad evitare quel<strong>la</strong> ricorrente tentazione di voler redigere un piano "unitario" tale da<br />

contenere al suo interno l'intero processo del<strong>la</strong> pianificazione.<br />

Certo il piano, attraverso <strong>la</strong> scelta degli obiettivi , finirà con orientare in modo diretto o indiretto,<br />

una rilevante fetta <strong>dell</strong>e attività umane. Ma questa constatazione non deve indurre a compiere<br />

l'errore di caricare il Piano di significati eccessivi sul piano economico-sociale, considerandolo il<br />

rimedio <strong>per</strong> ogni problema, e lo strumento di "recu<strong>per</strong>o" di tutti i ritardi urbanistici <strong>dell</strong>'area.<br />

Esso rappresenta uno <strong>dei</strong> momenti più significativi, ma non l'unico, del processo di pianificazione<br />

<strong>dell</strong>e aree protette; altri strumenti attuativi e gestionali intervengono ad integrazione <strong>dell</strong>'attività di<br />

piano.<br />

Ribadendo <strong>la</strong> necessità di <strong>per</strong>venire celermente al<strong>la</strong> redazione di questo primo strumento, si<br />

sottolinea <strong>per</strong>ò come il piano sia da intendere come parte di un più complesso "processo di<br />

pianificazione", che il "primo piano" (il piano <strong>dei</strong> sei mesi) avrebbe solo il compito di avviare<br />

ordinatamente e fertilmente.<br />

Questa affermazione, che nasce dal realismo normativo e dal<strong>la</strong> riflessione teorica contemporanea,<br />

consiglia di evitare il ricorso a mo<strong>dell</strong>i conoscitivi, valutativi e progettuali onnicomprensivi e rigidi<br />

(oltrechè temporalmente indeterminati) che generalmente richiedono costi e tempi elevati, e spesso<br />

<strong>la</strong>sciano <strong>la</strong> gestione vera e propria <strong>dell</strong>'area a ridosso (o in difesa) ai progetti di livello locale e/o<br />

sovralocale.<br />

7. Iter di approvazione del piano<br />

Il piano è predisposto dall'Ente Parco. L'iter di approvazione che potrebbe avere una durata<br />

massima di circa un anno si artico<strong>la</strong> cronologicamente nel seguente modo (L.394/91 art. 12 comma<br />

4):


• 1. entro 120 gg. dal<strong>la</strong> sua predisposizione è adottato dal<strong>la</strong> regione sentiti gli enti locali;<br />

• 2. entro i successivi 40 gg. è depositato presso le sedi <strong>dei</strong> comuni, comunità montane e<br />

regioni interessate;<br />

• 3. entro i successivi 40 gg. chiunque può presentare osservazioni scritte;<br />

• 4. entro i successivi 30 gg. l'Ente Parco esprime il proprio parere circa le osservazioni di cui<br />

al punto precedente;<br />

• 5. entro i successivi 120 gg. <strong>la</strong> regione si pronuncia sulle osservazioni presentate e d'intesa<br />

con l'Ente Parco <strong>per</strong> quanto concerne le aree di cui alle lettere a), b) e c), del comma 2 e<br />

d'intesa, oltre che con l'Ente Parco, anche con i comuni interessati <strong>per</strong> quanto concerne le<br />

aree di cui al<strong>la</strong> lettera d) del medesimo comma 2), emana il provvedimento d'approvazione.<br />

Il legis<strong>la</strong>tore, prevede un procedimento partico<strong>la</strong>rmente artico<strong>la</strong>to e complesso dove <strong>la</strong> regione<br />

assume un ruolo centrale e comunque tutte le forze locali sono tenute in partico<strong>la</strong>re considerazione.<br />

Gli enti locali possono esprimere il loro parere in modo individuale o in modo collegiale, tramite <strong>la</strong><br />

Comunità del Parco in forza <strong>dell</strong>'art.10 comma 2 punto b (il parere del<strong>la</strong> Comunità del Parco è<br />

obbligatorio "sul piano <strong>per</strong> il parco di cui all'art.12").<br />

Gli enti locali, che rientrano nelle "aree di promozione economica e sociale", debbono dare<br />

l'assenso sul<strong>la</strong> definitiva approvazione del piano <strong>per</strong> quelle porzioni di territorio che rientrano in<br />

detta zona.<br />

Si nota <strong>per</strong>tanto <strong>la</strong> volontà del legis<strong>la</strong>tore di <strong>per</strong>venire, soprattutto <strong>per</strong> le aree più intensamente<br />

antropizzate, ad un confronto serrato con le comunità locali.<br />

In questa direzione, nel<strong>la</strong> proposta di <strong>la</strong>voro di seguito illustrata,va interpretata <strong>la</strong> previsione di<br />

momenti di confronto e raccordo con le politiche di sviluppo in fase di attuazione nell'area ed in<br />

partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> possibilità di creare un coordinamento istituzionale capace di seguire l'intero processo<br />

di piano, in rapporto dialogico e costruttivo con l'Ente Parco.<br />

8. Tempi di revisione ed aggiornamento<br />

È necessario prevedere tempi di revisione ed aggiornamento del piano abbastanza ravvicinati e<br />

quindi al di sotto <strong>dei</strong> dieci anni (considerato comunque come limite massimo) previsti dal<strong>la</strong> legge<br />

istitutiva, <strong>per</strong> due ordini di motivi:<br />

• 1. l'istituzione stessa del parco e quindi l'emanazione di una serie di atti preposti al<strong>la</strong><br />

conservazione determineranno repentini cambiamenti <strong>dell</strong>e dinamiche degli ecosistemi<br />

presenti e <strong>per</strong>tanto si creerano le premesse <strong>per</strong> una parziale riprogettazione <strong>dell</strong>'assetto<br />

territoriale;<br />

• 2. le revisioni frequenti e di ampiezza limitata aiuteranno a sdrammatizzare l'iter, già di <strong>per</strong><br />

sè complesso, <strong>dell</strong>'approvazione, facilitando l'ottenimento <strong>dell</strong>'ampio consenso necessario da<br />

parte degli enti locali, nel<strong>la</strong> consapevolezza che una norma sbagliata può essere in breve<br />

tempo e facilmente rimossa.<br />

C. Metodologia<br />

Nei <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong> italiani dove, in analogia con molte altre aree protette europee, il territorio<br />

presenta un'ampia gamma di risorse naturali e di richieste sociali, il rapporto interattivo analisi -<br />

piano si dovrà strutturare in un ambito di competenze sempre più al<strong>la</strong>rgato ed artico<strong>la</strong>to e<br />

caratterizzato dall'interdisciplinarietà.<br />

Le caratteristiche basi<strong>la</strong>ri che dovranno contraddistinguere il <strong>per</strong>corso metodologico del processo di<br />

piano saranno dunque:<br />

• a. <strong>la</strong> ciclicità, che si esplica nel<strong>la</strong> costruzione di un processo di piano a<strong>per</strong>to, <strong>per</strong>fettibile ed<br />

aggiornabile, capace di consentire "reciproci aggiustamenti" <strong>dell</strong>'analisi e del piano, dal


primo approccio conoscitivo al<strong>la</strong> definizione <strong>dell</strong>'assetto <strong>dell</strong>'area. La ciclicità ed adeguate<br />

o<strong>per</strong>azioni di "feedback" devono guidare ed orientare tutte le attività di analisi, valutazione e<br />

proposta progettuale, evitando ogni passaggio meccanico "a cascata" dal momento analitico<br />

a quello decisionale ed ogni forma di determinismo ambientale che solo alcune forme iso<strong>la</strong>te<br />

di rigidezze pseudo-scientifiche continuano con tenacia a sostenere. Tutto ciò significa<br />

riconoscere una serie di rapporti interattivi tra le analisi, le valutazioni e le e<strong>la</strong>borazioni<br />

progettuali senza rinunciare <strong>per</strong>ò al<strong>la</strong> distinzione ed al<strong>la</strong> reciproca autonomia tra il momento<br />

analitico e quello propositivo, senza creare quindi confusione tra piano e conoscenza ed in<br />

partico<strong>la</strong>re senza delegare in alcun modo <strong>la</strong> responsabilità del<strong>la</strong> scelta progettuale;<br />

• b. l'approccio sistemico, che si esplica nel<strong>la</strong> opportunità di andare oltre <strong>la</strong> rigida<br />

c<strong>la</strong>ssificazione <strong>dei</strong> diversi settori disciplinari <strong>per</strong> analizzare e valutare i legami ed i mutui<br />

rapporti che intercorrono tra le molteplici componenti del<strong>la</strong> realtà territoriale. Tutto ciò<br />

presuppone un consistente impegno tecnico-scientifico di integrazione interdisciplinare tra i<br />

diversi sa<strong>per</strong>i coinvolti (da quelli <strong>dell</strong>'ecologo a quelli del geologo, del biologo, del<br />

pianificatore, del botanico, <strong>dell</strong>'architetto, del geografo, del paesaggista, ...) capace di<br />

evidenziare quel valore aggiunto rispetto al<strong>la</strong> somma <strong>dei</strong> sa<strong>per</strong>i, derivante dal<strong>la</strong> compresenza<br />

di valori diversi.<br />

Non esistono metodi col<strong>la</strong>udati di o<strong>per</strong>azioni interdisciplinari; il più <strong>dell</strong>e volte tutto si risolve<br />

nell'assemb<strong>la</strong>re le diverse analisi territoriali e nell'affidare <strong>per</strong>tanto al "coordinatore" <strong>la</strong> completa<br />

responsabilità del<strong>la</strong> sintesi <strong>dell</strong>e strategie d'intervento.<br />

La pianificazione <strong>dei</strong> <strong>parchi</strong> invece, ancor più di ogni altra es<strong>per</strong>ienza di organizzazione del<br />

territorio, necessita di efficaci politiche di tute<strong>la</strong> e sviluppo che difficilmente possono essere<br />

costruite senza una contestuale partecipazione degli es<strong>per</strong>ti di tutte le componenti naturali ed<br />

antropiche costituenti gli ecosistemi presenti.<br />

Sarà dunque opportuno s<strong>per</strong>imentare forme di <strong>la</strong>voro collegiali, ricercando accordi di linguaggio e<br />

di metodo, nonchè studiando criteri di valutazione <strong>dell</strong>e analisi raffrontabili. Considerato il costante<br />

rapporto dialettico fra conoscenza e strategia di intervento, è evidente che l'attività interdisciplinare<br />

dovrà interessare l'intero processo di pianificazione <strong>dell</strong>'area ivi compresa l'e<strong>la</strong>borazione di tutti gli<br />

strumenti attuativi essenziali soprattutto <strong>per</strong> <strong>la</strong> definizione <strong>dell</strong>e aree più intensamente antropizzate:<br />

"il progetto in senso <strong>la</strong>to, transdisciplinare, adottato da ogni settore" potrebbe divenire "lo strumento<br />

più fine <strong>per</strong> valutare <strong>la</strong> forma del piano sotto tutti i profili".<br />

Sul<strong>la</strong> base di tali premesse è possibile costruire un <strong>per</strong>corso metodologico artico<strong>la</strong>to in 5 fasi<br />

consequenziali ma con <strong>la</strong> facoltà da parte di ognuna di retroagire sulle altre.<br />

1. Approccio conoscitivo all'area<br />

È un momento preliminare ad ogni attività conoscitiva e <strong>per</strong>mette di orientare <strong>la</strong> metodologia<br />

analitica e valutativa.<br />

In questa fase vengono raccolti tutti gli studi e le ricerche utili ai fini del piano svolti sull'area<br />

oggetto di studio negli ultimi anni. Ciò al fine di evitare <strong>per</strong>dite di tempo e sprechi di risorse<br />

economiche <strong>per</strong> rifare indagini già esistenti.<br />

Quindi vengono individuate le specificità (risorse, caratteri e problemi) <strong>dell</strong>'area e le richieste<br />

sociali. Si delineano gli obiettivi del piano <strong>per</strong> il parco (e si costruisce <strong>la</strong> prima idea di parco) al fine<br />

di poter meglio delimitare il campo <strong>dell</strong>e analisi.<br />

In questa fase sarà necessario inoltre distinguere i confini amministrativi dai limiti del territorio da<br />

esaminare. Quest'ultimi infatti oltrepasseranno i confini previsti dal decreto istitutivo, includendo<br />

quei territori limitrofi che si rapportano e spesso completano gli ecosistemi presenti nell'area<br />

protetta. Tale al<strong>la</strong>rgamento <strong>dell</strong>'area è utile anche al fine di riconnettere <strong>la</strong> "rete ecologica" del parco<br />

coi sistemi di partico<strong>la</strong>re valore naturale del contesto territoriale.<br />

2. Raccolta e prima e<strong>la</strong>borazione dati: interpretazione e valutazione <strong>dell</strong>e re<strong>la</strong>zioni


Si procede all'analisi <strong>dei</strong> diversi settori disciplinari cointeressati ordinati in tre sistemi (fisico,<br />

biologico ed antropico), corre<strong>la</strong>ti fra di loro.<br />

Vengono prese in esame le re<strong>la</strong>zioni esistenti all'interno di ciascun sistema e fra i diversi sistemi<br />

ordinate sul<strong>la</strong> base <strong>dell</strong>e problematiche prevalenti nell'area oggetto di studio e sul<strong>la</strong> base <strong>dei</strong><br />

tematismi indicati nell'art.12 del<strong>la</strong> L.394/91.<br />

Vengono "parametrizzate, pesate e valutate" (sul<strong>la</strong> base <strong>dei</strong> criteri di rappresentatività, tipicità,<br />

facilità di lettura, fragilità, rarità, rinnovabilità, naturalità, ...) le emergenze ambientali considerate<br />

nel loro ambito re<strong>la</strong>zionale.<br />

3. Interferenze nei tre sistemi (fisico biologico ed antropico)<br />

Vengono individuati, in ciascuno <strong>dei</strong> tre sistemi, gli interventi antropici già realizzati, o<br />

semplicemente previsti, che si pongono in un rapporto di conflittualità con <strong>la</strong> "naturalità" del sito<br />

interessato. Questo tipo di re<strong>la</strong>zione critica viene c<strong>la</strong>ssificato come interferenza.<br />

Le aree sedi di interferenze saranno oggetto di ulteriore approfondimento analitico, valutativo e<br />

progettuale.<br />

4. Sintesi valutativa <strong>dell</strong>e indagini settoriali<br />

Vengono individuate e valutate le unità ambientali, concepite come ambiti, riconoscibili <strong>per</strong> identità<br />

visuali e culturali, dove convivono componenti differenti ma interdipendenti. Tali unità d'ora<br />

innanzi sono denominate "unità di paesaggio", anche al fine di evidenziare <strong>la</strong> compresenza in esse<br />

di componenti non soltanto fisiche e biologiche, ma anche antropiche.<br />

Le connessioni di tipo funzionale (viste anche in previsione del<strong>la</strong> destinazione finale <strong>dell</strong>'area) che<br />

si vengono a creare fra le diverse "unità di paesaggio" orientano <strong>la</strong> delimitazione <strong>dei</strong> "complessi di<br />

unità di paesaggio": porzioni di territorio omogenee dal punto di vista funzionale.<br />

5. Ipotesi di <strong>zonizzazione</strong> e norme <strong>per</strong> aree e <strong>per</strong> settori tematici<br />

Dal<strong>la</strong> interpretazione <strong>dell</strong>e sintesi valutative e dall'esame <strong>dei</strong> complessi funzionali di unità di<br />

paesaggio è possibile <strong>per</strong>venire ad una prima "approssimazione di delimitazione" e bozza di<br />

normativa (<strong>per</strong> aree e <strong>per</strong> settori tematici).<br />

Ulteriori verifiche e correttivi (progetti speciali e progetti pilota, raccordo con il contesto territoriale<br />

e con gli strumenti urbanistici vigenti, raccordo con gli altri strumenti ed iniziative previste dal<strong>la</strong><br />

legge quadro, dibattito con gli attori locali ed ulteriori approfondimenti analitici) consentiranno di<br />

delimitare e di normare con accresciuto dettaglio le aree previste ai sensi <strong>dell</strong>'art.12, comma2 del<strong>la</strong><br />

L.394/91, le principali tematiche citate dal<strong>la</strong> stessa legge ed altre problematiche emerse a seguito<br />

<strong>dell</strong>'interpretazione <strong>dell</strong>e re<strong>la</strong>zioni.<br />

L'ipotesi di <strong>zonizzazione</strong> finale non sgorga in modo improvviso dalle e<strong>la</strong>borazioni <strong>dell</strong>'ultima fase;<br />

al contrario è frutto di un'implementazione progressiva <strong>dell</strong>'idea di parco originaria che si evolve<br />

secondo i seguenti passaggi: obiettivi iniziali definiti dall'ente parco (fase 1); strategie progettuali in<br />

risposta alle prime valutazioni re<strong>la</strong>zionali (fasi 2 e 3); connessioni funzionali in prospettiva di<br />

sistemi d'uso e fruizione di alcune aree (fase 4); approssimazione di delimitazione e normativa (fase<br />

5).<br />

In tal modo, pur mantenendo <strong>la</strong> distinzione più volte richiamata tra analisi-valutazione e piano, sarà<br />

opportuno considerare l'o<strong>per</strong>a degli analisti strettamente interconnessa con quel<strong>la</strong> <strong>dei</strong> progettisti,<br />

ipotizzando forme di e<strong>la</strong>borazione collegiale <strong>per</strong> ogni o<strong>per</strong>azione di pesatura e parametrizzazione<br />

<strong>dell</strong>e emergenze nel loro ambito re<strong>la</strong>zionale, comparazione valutativa <strong>dell</strong>e strategie, individuazione<br />

di conflitti e sinergie, traduzione <strong>dell</strong>e intenzioni e <strong>dell</strong>e idee in e<strong>la</strong>borazioni progettuali.<br />

D. Attività re<strong>la</strong>tive a ciascuna fase<br />

1. Approccio conoscitivo all'area<br />

Questa prima fase può essere considerata preliminare ad ogni attività conoscitiva organizzata.


Consiste in una presa di contatto con il territorio oggetto di studio <strong>per</strong> l'individuazione <strong>dell</strong>e sue<br />

caratteristiche ambientali generali, non soltanto ecologico-naturalistiche ma anche storico-culturali.<br />

Tale o<strong>per</strong>azione, essenziale al fine di orientare <strong>la</strong> metodologia analitica e valutativa <strong>per</strong>metterà di<br />

evitare <strong>per</strong>dite di tempo in tentativi di conoscenza esaustiva ed onnicomprensiva e di ordinare le<br />

diverse indagini settoriali sul<strong>la</strong> base <strong>dell</strong>e specificità emerse (risorse, caratteri e problemi).<br />

Le o<strong>per</strong>azioni da esplicare possono essere sinteticamente descritte come segue:<br />

• a. Definizione <strong>dei</strong> limiti <strong>dell</strong>'area oggetto di studio: sarà opportuno distinguere i confini<br />

amministrativi dai limiti del territorio da esaminare. Quest'ultimo probabilmente<br />

oltrepasserà iconfini previsti dal decreto istitutivo ed includerà quei territori limitrofi che si<br />

rapportano e spesso completano gli ecosistemi presenti nell'area protetta. Tale al<strong>la</strong>rgamento<br />

<strong>dell</strong>'area è utile anche al fine di mettere in contatto i sistemi di partico<strong>la</strong>re valore naturale<br />

interni al parco con quelli del territorio circostante;<br />

• b. Inquadramento biogeografico <strong>dell</strong>'area oggetto di studio: allo scopo di precisare le<br />

caratteristiche ambientali generali del territorio ove è stato istituito il parco, è necessario<br />

precisarne le caratteristiche biogeografiche; ciò può essere fatto in via preliminare<br />

riconoscendo a quale unità biogeografica appartiene il parco, a partire dalle unità di rango<br />

su<strong>per</strong>iore (regioni) fino a quelle inferiori (provincie, distretti e settori). Il territorio <strong>dell</strong>'Italia<br />

appartiene a due regioni biogeografiche e precisamente al<strong>la</strong> Regione Eurosiberiana e al<strong>la</strong><br />

Regione Mediterranea, a sua volta suddivise in diverse provincie, distretti e settori; ogni<br />

regione biogeografica presenta problemi ecologici specifici non soltanto re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong><br />

flora e al<strong>la</strong> fauna, ma anche al<strong>la</strong> stessa presenza <strong>dell</strong>'uomo, tipi di paesaggio, processi<br />

ecologici e così via;<br />

• c. Raccolta di studi e ricerche scientifiche, utili ai fini del piano, svolte sull'area oggetto<br />

d'intervento: <strong>la</strong> maggior parte <strong>dell</strong>e aree protette sono ricche di studi ed indagini realizzati da<br />

enti di ricerca e da singoli studiosi. Pertanto ogni futura attività conoscitiva non potrà<br />

ricominciare da zero di<strong>la</strong>pidando tempo e risorse economiche <strong>per</strong> rifare quanto già esiste.<br />

Un esame critico degli studi esistenti <strong>per</strong>mette di vagliare <strong>la</strong> completezza o <strong>la</strong> parzialità <strong>dell</strong>e<br />

indagini di cui si potrà disporre. Partico<strong>la</strong>re interesse acquistano anche le notizie re<strong>la</strong>tive alle<br />

proposte di carattere conservazionistico che hanno preceduto l'istituzione del parco<br />

(resoconti di congressi, re<strong>la</strong>zioni, ordini del giorno, articoli e contributi sul<strong>la</strong> stampa e sulle<br />

riviste specializzate), dalle quali si possono trarre utili indicazioni sui vari problemi di<br />

carattere ambientale che interessano il territorio del parco;<br />

• d. Prima ricognizione <strong>dell</strong>'area: prima di studiare in modo sistematico un territorio ai fini<br />

del<strong>la</strong> pianificazione, sarà necessario <strong>per</strong>correrlo, osservare ogni cosa e annotare quei segni e<br />

contenuti che emergono sin dal primo contatto con l'area oggetto di studio al fine di<br />

riconoscere le caratteristiche ambientali generali;<br />

• e. Stesura di una scheda <strong>dell</strong>e specificità <strong>dell</strong>'area capace di evidenziare: risorse, caratteri e<br />

problemi: è possibile evincere dai momenti precedenti i caratteri <strong>dell</strong>'area oggetto di studio;<br />

come vedremo nel<strong>la</strong> metodologia descritta, ogni azione conoscitiva, valutativa e decisionale<br />

è costruita su misura <strong>per</strong> i caratteri specifici <strong>dell</strong>'area e quindi <strong>per</strong> le sue problematiche più<br />

rilevanti;<br />

• f. Stesura del Documento Programmatico: è necessario conoscere con precisione le direttive<br />

"politiche" <strong>dell</strong>'ente che amministra l'area protetta prima di costruire ogni azione<br />

progettuale. Si tratterà di stendere un "Documento Programmatico" capace di sintetizzare<br />

una prima "idea di parco" e con essa una prima definizione degli obiettivi di breve, medio e<br />

lungo termine.<br />

L'idea di parco dovrà rifarsi ad alcuni valori universalmente riconosciuti: conservazione o ripristino<br />

degli equilibri esistenti; fruizione da parte del pubblico; sviluppo compatibile nelle aree più<br />

intensamente antropizzate; riconoscibilità del parco.


2. Raccolta e prima e<strong>la</strong>borazione dati: interpretazione e valutazione <strong>dell</strong>e re<strong>la</strong>zioni<br />

Nel processo complesso e iterativo di e<strong>la</strong>borazione del piano di un Parco, gli studi scientifici sono<br />

del tutto indispensabili sia nel<strong>la</strong> fase <strong>dell</strong>'approccio conoscitivo che in quello degli approfondimenti<br />

successivi. L'intervallo di tempo re<strong>la</strong>tivamente corto nel quale deve emergere <strong>la</strong> prima ipotesi di<br />

<strong>zonizzazione</strong>, non <strong>per</strong>mette lo svolgimento di indagni esaustive. Pertanto, esse dovrebbero sfruttare<br />

in primo luogo tutti i dati bibliografici re<strong>la</strong>tivi al territorio del Parco e solo poi completare ed<br />

aggiornare le conoscenze, in modo da cogliere tutti gli aspetti essenziali e importanti ai fini di una<br />

corretta pianificazione e gestione.<br />

Soltanto <strong>per</strong> motivi didattici e logici, le brevi descrizioni <strong>dell</strong>e indagini scientifiche si presentano di<br />

seguito separate, <strong>per</strong> 3 grandi sistemi analizzati (fisico, biotico ed antropico) e poi, <strong>per</strong> settori<br />

disciplinari. In realtà, tutti gli studi scientifici si devono svolgere in una stretta corre<strong>la</strong>zione e<br />

coo<strong>per</strong>azione. Tale im<strong>per</strong>ativo è dettato anche dal<strong>la</strong> necessità di offrire al<strong>la</strong> fine una valutazione<br />

complessiva <strong>dell</strong>e qualità naturalistiche, paesaggistiche e storico-culturali del territorio analizzato.<br />

2.1. Sistema abiotico.<br />

2.1.1. Geologia, geomorfologia e idrogeologia.<br />

Una prima o<strong>per</strong>azione da svolgere riguarda l'inquadramento geologico generale <strong>dell</strong>' area del parco,<br />

collocata <strong>per</strong>ò in un più ampio contesto paleogeografico e geodinamico regionale. Successivamente<br />

si dovrà provvedere al<strong>la</strong> realizzazione di una carta geologica, corredata di profili e diagrammi,<br />

nonché di una descrizione accurata del<strong>la</strong> successione stratigrafica.<br />

Una prima o<strong>per</strong>azione da svolgere riguarda l'inquadramento geologico generale <strong>dell</strong>' area del parco,<br />

collocata <strong>per</strong>ò in un più ampio contesto paleogeografico e geodinamico regionale. Successivamente<br />

si dovrà provvedere al<strong>la</strong> realizzazione di una carta geologica, corredata di profili e diagrammi,<br />

nonché di una descrizione accurata del<strong>la</strong> successione stratigrafica.<br />

La carta geologica ha lo scopo di individuare e rappresentare i corpi rocciosi e i loro reciproci<br />

rapporti; essa costituisce <strong>la</strong> base <strong>per</strong> le o<strong>per</strong>azioni di utilizzo pratico, cioè <strong>per</strong> <strong>la</strong> derivazione di carte<br />

tematiche, come <strong>la</strong> carta litotecnica e idrogeologica; serve, inoltre, <strong>per</strong> <strong>la</strong> evidenziazione e l'analisi<br />

<strong>dei</strong> fenomeni scientifici salienti e <strong>per</strong> <strong>la</strong> individuazione <strong>dell</strong>e emergenze.<br />

L'inquadramento geomorfologico <strong>dell</strong>'area riguarderà essenzialmente l'evoluzione del rilievo <strong>per</strong><br />

effetto <strong>dei</strong> fattori tettonici e climatici, l'influenza <strong>dell</strong>'assetto litostrutturale sul<strong>la</strong> morfogenesi, le<br />

forme ricorrenti (tettoniche, vulcaniche, di erosione, di accumulo) ed i processi morfogenetici<br />

recenti in atto. Dovrà anche essere prodotta una carta geomorfologica, con annessi profili e<br />

diagrammi a blocco.<br />

La carta geomorfologica di base deve illustrare in modo sintetico le forme del rilievo terrestre ed i<br />

depositi ad esse associati. Nel<strong>la</strong> fase di progettazione del parco può risultare di grande utilità un'<br />

analisi del territorio basata sul<strong>la</strong> scomposizione in gruppi di unità omogenee sotto l'aspetto<br />

gemorfologico, così da poterne valutare l'incidenza re<strong>la</strong>tiva, le partico<strong>la</strong>ri vocazioni e le limitazioni<br />

d'uso del suolo ad esse associate. Tale passaggio è indispensabile anche <strong>per</strong> l'individuazione <strong>dell</strong>e<br />

unità di paesaggio.<br />

Una tematica di partico<strong>la</strong>re rilevanza, sia <strong>per</strong> gli aspetti scientifici che <strong>per</strong> quelli applicativi, è quel<strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> acque su<strong>per</strong>ficiali e sotterranee. L'analisi idrogeologica <strong>dell</strong>'area destinata a parco dovrà<br />

prevedere un esame dettagliato <strong>dell</strong>'intero sistema idrografico su<strong>per</strong>ficiale e di tutti i punti di<br />

emergenza <strong>dell</strong>e acque sotterranee (sorgenti e pozzi).<br />

La carta idrogeologica costituisce <strong>la</strong> rappresentazione del<strong>la</strong> distribuzione <strong>dei</strong> tipi e gradi di<br />

<strong>per</strong>meabilità <strong>dell</strong>e rocce; è strettamente connessa con le carte litologiche, strutturali e<br />

gemorfologiche, in quanto <strong>la</strong> litologia, <strong>la</strong> tettonica e <strong>la</strong> morfologia influenzano <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione idrica<br />

sotterranea. Nel<strong>la</strong> carta idrogeologica è importante evidenziare le zone di ricarica, le direzioni di<br />

flusso e le emergenze.<br />

2.1.2. Climatologia


La su<strong>per</strong>fice re<strong>la</strong>tivamente ridotta <strong>dei</strong> <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong> rispetto alle zone geografiche <strong>la</strong>titudinali, da<br />

una parte e, spesso, il loro ampio intervallo altitudinale, dall'altra, impone un'analisi climatologica<br />

del territorio a livello <strong>dei</strong> mesoclimi.<br />

Lo studio climatico presenta un'importanza partico<strong>la</strong>re in quanto il complesso di fattori climatici<br />

(climatopo) influisce in modo determinante sul<strong>la</strong> struttura floristica e faunistica, sulle caratteristiche<br />

<strong>dei</strong> suoli zonali, sull'uso del suolo, sul regime idrologico <strong>dei</strong> corsi d'acqua e sulle attività<br />

economiche.<br />

Ai fini del<strong>la</strong> <strong>zonizzazione</strong> di un parco, lo studio climatologico è orientato verso l'aquisizione di dati<br />

re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> descrizione e cartografia <strong>dei</strong> mesoclimi, all'agressività degli estremi climatici<br />

(precipitazioni massime in 24 ore, forti ge<strong>la</strong>te, tem<strong>per</strong>ature massime canico<strong>la</strong>ri, siccità prolongate,<br />

ecc.) e alle emergenze di grande rilevanza biogeografica.<br />

L'individuazione <strong>dell</strong>e emergenze climatiche si basa soprattutto sul<strong>la</strong> comparsa di mesoclimi<br />

(topoclimi) extrazonali, cioè fuori del<strong>la</strong> normale zonalità climatica (<strong>la</strong>titudinale, altitudinale,<br />

lontananza dal mare, ecc.). Tali situazioni sono causate generalmente da una geomorfologia<br />

partico<strong>la</strong>re e sono facilmente evidenziabili mediante <strong>la</strong> cosiddetta vegetazione extrazonale. Altri<br />

casi di emergenza sono legati a condizioni idrogeomorfologiche partico<strong>la</strong>ri (<strong>la</strong>ghi, paludi, ecc.), ove<br />

sussistono topoclimi (microclimi) assai differenti dal mesoclima regionale.<br />

Allo scopo del<strong>la</strong> raccolta di dati climatici, si devono prendere in considerazione tutte le stazioni<br />

meteo che ottem<strong>per</strong>ano contemporaneamente le seguenti condizioni:<br />

• serie continue di osservazioni <strong>per</strong> una durata di almeno 30 anni, inclusi nel <strong>per</strong>iodo di<br />

riferimento ("normale");<br />

• immobilità del<strong>la</strong> stazione stessa durante il <strong>per</strong>iodo "normale";<br />

• ubicazione sul territorio del Parco oppure in aree limitrofe.<br />

Per ciascuna stazione meteo si devono raccogliere i seguenti dati: <strong>la</strong> posizione geografica (<strong>la</strong>titudine<br />

e longitudine), l'altitudine, le medie <strong>dell</strong>e tem<strong>per</strong>ature minime e massime mensili e <strong>la</strong> somma <strong>dell</strong>e<br />

quantità di precipitazioni mensili.<br />

Lo studio climatico deve concludersi con <strong>la</strong> rappresentazione cartografica e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva descrizione<br />

<strong>dei</strong> tipi climatici individuati, sempre in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> geomorfologia e <strong>la</strong> vegetazione naturale. In<br />

questo senso, è molto rilevante evidenziare <strong>dell</strong>e soglie fitoclimatiche e i rapporti con <strong>la</strong> carta<br />

fitosociologica del<strong>la</strong> vegetazione potenziale.<br />

2.1.3. Pedologia<br />

Nel suo rapporto con le biocenosi terrestri, il suolo si costituisce come complesso di fattori edafici<br />

(edafotopo) ed, inoltre, come sopporto fisico (componente del<strong>la</strong> stazione). Il suolo, attraverso le sue<br />

proprietà fisico-bio-chimiche, condiziona il regime idrico, <strong>la</strong> composizione floristica del<strong>la</strong><br />

vegetazione, <strong>la</strong> struttura <strong>dell</strong>e zoocenosi e il modo di uso <strong>dei</strong> terreni.<br />

Ai fini del<strong>la</strong> <strong>zonizzazione</strong> di un parco, lo studio pedologico del territorio mira all'acquisizione di<br />

dati re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> descrizione e cartografia <strong>dei</strong> tipi di suolo, al<strong>la</strong> potenzialità bioproduttiva (fertilità)<br />

<strong>dei</strong> suoli, al<strong>la</strong> predisposizione degli stessi ai processi naturali di degradazione (erosione pluviale o<br />

eolica, salinizzazione, impaludamento, ecc.) e alle emergenze meritevoli di protezione speciale.<br />

Le emergenze pedologiche derivano generalmente dal<strong>la</strong> rarità (re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> regione geografica<br />

circoscritta) e dall'età di alcuni tipi di suolo.<br />

Il primo caso riguarda <strong>la</strong> comparsa di suoli extrazonali, cioè formatisi sotto l'influenza di mesoclimi<br />

(topoclimi) extrazonali; questi suoli sostengono generalmente una vegetazione extrazonale di<br />

notevole interesse fitogeografico. Anche <strong>la</strong> comparsa sporadica di alcuni suoli azonali, come i suoli<br />

idromorfi, alomorfi, organici oppure i p<strong>la</strong>nosuoli possono costituire <strong>dell</strong>e emergenze, in quanto<br />

formano degli habitat partico<strong>la</strong>ri ospitanti biocenosi di notevole pregio naturalistico.<br />

Il secondo caso si riferisce ai paleosuoli, cioè suoli relitti che si sono formati in tempi geologici con<br />

condizioni climatiche diverse da quelle presenti.


La raccolta di dati pedologici si esegue mediante un campionamento <strong>dei</strong> suoli lungo transetti da<br />

<strong>per</strong>correre nel campo, secondo il metodo del circuito o <strong>dell</strong>e traverse parallele. Il primo metodo è<br />

utilizzato nelle zone montane e collinari, affinché i transetti possano intersecare tutte le forme di<br />

rilievo, tutti i substrati litologici e tutte le categorie di uso del suolo. Il secondo metodo è applicato<br />

nelle pianure, altipiani, ecc. e consiste nel<strong>la</strong> disposizione <strong>dei</strong> transetti in una rete rego<strong>la</strong>re. Lungo<br />

questi <strong>per</strong>corsi si stabiliscono i punti di prelievo di campioni di suolo, in modo tale da sorprendere<br />

tutta <strong>la</strong> diversità pedologica esistente; comunque <strong>la</strong> densità minima di tali punti si stabilisce a<br />

seconda del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> cartografica adottata, del<strong>la</strong> complessità geomorfologica e del<strong>la</strong> diversità di uso<br />

del suolo.<br />

Assieme al prelievo di campioni da ciascun orizzonte pedogenetico di un dato profilo, si iscrivono<br />

anche alcuni dati direttamente rilevabili sul campo: pendenza, esposizione, altitudine, forma di<br />

microrilievo, profondità del suolo, spessore di ciascun orizzonte pedogenetico, proporzione di<br />

scheletro, ecc.<br />

Lo studio pedologico deve fornire come documento finale <strong>la</strong> carta <strong>dei</strong> tipi di suolo oppure <strong>dell</strong>e<br />

serie di suoli (complessi di unità tipologiche affini di suoli). La nota esplicativa allegata contiene <strong>la</strong><br />

descrizione di tutte le unità cartografiche di suoli, con informazioni sul<strong>la</strong> loro distribuzione in<br />

re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> geomorfologia, all'idrogeologia, al mesoclima, al<strong>la</strong> vegetazione naturale e all'uso<br />

antropico.<br />

2.2. Sistema biotico.<br />

2.2.1. Flora e vegetazione.<br />

La flora e <strong>la</strong> vegetazione costituiscono, da una parte, buoni indicatori generali <strong>dell</strong>o stato<br />

<strong>dell</strong>'ambiente e quindi l'approccio geobotanico si rileva utile nelle indagini <strong>per</strong> <strong>la</strong> pianificazione<br />

<strong>dell</strong>e aree protette; d'altra parte, sono proprio le specie e le associazioni vegetali che costituiscono il<br />

principale oggetto di protezione nei <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong>. Inoltre, lo studio geobotanico si rende<br />

necessario in quanto le fitocenosi sono determinanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> struttura <strong>dell</strong>e zoocenosi e hanno nello<br />

stesso tempo un'influenza su alcune proprietà del suolo (qualità <strong>dell</strong>'humus, l'intensità del<strong>la</strong><br />

pedogenesi, ecc.).<br />

Ai fini del<strong>la</strong> <strong>zonizzazione</strong> di un parco, l'indagine geobotanica si rende indispensabile in quanto<br />

fornisce dati riguardanti le emergenze floristiche e vegetazionali di interesse naturalistico e<br />

fitogeografico, le cenosi vegetali con importanti funzioni ecoprotettive, <strong>la</strong> ricostituzione <strong>dell</strong>e<br />

fitocenosi climax, il recu<strong>per</strong>o e <strong>la</strong> riqualificazione del paesaggio vegetale antropizzato, ecc.<br />

Le emergenze floristiche e vegetazionali da prendere in considerazione ai fini del<strong>la</strong> <strong>zonizzazione</strong><br />

sono le seguenti:<br />

• le specie rare ed endemiche;<br />

• gli alberi monumentali o legati ad eventi storico-culturali;<br />

• le fitocenosi appartenenti ad associazioni vegetali rare, endemiche oppure molto ridotte e in<br />

via di scomparsa;<br />

• le fitocenosi sviluppate in ambienti caratterizzati da fattori ecologici estremi <strong>per</strong> ciò che<br />

riguarda acqua, sali, calore, ecc., come torbiere, <strong>la</strong>gune salmastre, aree steppiche, stazioni<br />

rupestri, ecc., che ospitano specie fortemente specializzate.<br />

• le fitocenosi ad alta diversità specifica, tassonomica, ecc.<br />

La raccolta di dati floristici e vegetazionali si esegue mediante un'indagine da svolgere sul terreno,<br />

durante <strong>la</strong> quale si procede all'esecuzione di osservazioni sul<strong>la</strong> flora e di rilevamenti fitosociologici<br />

e cartografici. La scelta <strong>dei</strong> punti ove effettuare i rilievi fitosociologici si fa adottando il metodo di<br />

campionamento <strong>per</strong> zone, che sono dedotte dall'incrocio di più carte tematiche. Gli itinerari di<br />

rilevamento cartografico da <strong>per</strong>correre sul terreno si stabiliscono con il metodo <strong>dell</strong>e traverse<br />

parallele, costituite in gran parte da tratti <strong>per</strong>pendico<strong>la</strong>ri alle curve di livello.<br />

I dati acquisiti sul<strong>la</strong> flora e sul<strong>la</strong> vegetazione possono essere sintetizzati suggestivamente nelle carte<br />

floristiche e vegetazionali.


Le carte floristiche vengono generalmente e<strong>la</strong>borate <strong>per</strong> le specie rare, endemiche, di interesse<br />

fitogeografico e minacciate di estinzione, che necessitano di una partico<strong>la</strong>re attenzione <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro<br />

conservazione.<br />

La carta fitosociologica del<strong>la</strong> vegetazione reale acquista il significato di censimento <strong>dell</strong>e<br />

associazioni vegetali e <strong>per</strong>tanto, costituisce il primo gradino di qualsiasi indagine successiva.<br />

La carta fitosociologica del<strong>la</strong> vegetazione potenziale si presta in modo partico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> separazione<br />

<strong>dei</strong> tipi fitoclimatici, al<strong>la</strong> valutazione <strong>dell</strong>e destinazioni d'uso e ad indirizzare correttamente le<br />

azioni di ripristino del<strong>la</strong> vegetazione.<br />

La carta fitosociologica integrata costituisce un primo livello di integrazione al<strong>la</strong> fitosociologia<br />

paesaggistica e quindi consentono <strong>la</strong> rappresentazione del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura vegetale attuale nel<strong>la</strong> sua<br />

prospettiva di sviluppo e <strong>la</strong> valutazione <strong>dell</strong>'antropizzazione del territorio studiato.<br />

2.2.2. Fauna<br />

La tendenza degli animali ad occultarsi, a distribuirsi nello spazio disponibile o a formare<br />

assembramenti molto localizzati, fa sì che solo eccezionalmente essi possano imprimere un<br />

carattere partico<strong>la</strong>re ad un ambiente.<br />

L'elevato numero di specie animali presenti, spesso nell'ordine <strong>dell</strong>e decine di migliaia anche in un<br />

territorio di limitate dimensioni come un Parco, fa sì che le indagini faunistiche siano limitate<br />

generalmente ai Vertebrati. I ritmi stagionali e annuali di tali pecie animali e <strong>la</strong> loro mobilità<br />

rendono piuttosto difficili gli studi faunistici, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> necessità di compierli è messa in evidenza dai<br />

complessi rapporti trofici tra i fitofagi e <strong>la</strong> vegetazione e, non <strong>per</strong> l'ultimo, dal grande valore<br />

economico, ludico, estetico e naturalistico del<strong>la</strong> fauna.<br />

Pertanto, ai fini del<strong>la</strong> <strong>zonizzazione</strong> di un Parco, lo studio faunistico si propone di acquisire dati sul<strong>la</strong><br />

diversità specifica, sul<strong>la</strong> distribuzione e grandezza <strong>dell</strong>e popo<strong>la</strong>zioni e sulle emergenze di elevato<br />

interesse naturalistico e zoogeografico.<br />

L'individuazione <strong>dell</strong>e emergenze faunistiche è orientata soprattutto verso le specie rare, endemiche<br />

oppure minacciate di estinzione.<br />

La protezione <strong>dell</strong>e specie selvatiche e l'incremento <strong>dell</strong>e popo<strong>la</strong>zioni fortemente ridotte nei loro<br />

effettivi dipende anche dagli ampi collegamenti tra ambienti ben preservati mediante i cosiddetti<br />

corridoi biotici. Perciò, una <strong>dell</strong>e esigenze fondamentali <strong>per</strong> realizzare una tute<strong>la</strong> faunistica<br />

efficiente è ripristinare tale continuità ambientale, soprattutto nei territori fortemente interessati<br />

dal<strong>la</strong> trasformazione agrico<strong>la</strong>.<br />

La fonte principale di dati faunistici è data dai censimenti, che <strong>per</strong>mettono di fare una valutazione<br />

numerica <strong>dell</strong>e dimensioni <strong>dell</strong>e popo<strong>la</strong>zioni animali. Numerose sono le metodologie utilizzate<br />

re<strong>la</strong>tive sia a censimenti completi che a censimenti campione: conteggio semplice di animali o<br />

tracce, conteggi al canto, in battuta, con fotografia, con registrazioni o stimo<strong>la</strong>zioni <strong>dell</strong>e<br />

vocalizzazioni (p<strong>la</strong>yback), ecc. Un'altra categoria è rappresentata dai censimenti <strong>per</strong> indici (conteggi<br />

o rapporti re<strong>la</strong>tivi al numero totale di animali in una determinata popo<strong>la</strong>zione), tra i quali i più usati<br />

sono gli Indici puntiformi (I.P.A.), gli Indici chilometrici (I.C.A.) e gli Indici temporali (I.T.A.).<br />

Oltre ad altri e<strong>la</strong>borati, lo studio faunistico si propone di sintetizzare i risultati sotto forma di carte<br />

faunistiche.<br />

Carte corologiche<br />

Su tali mappe, <strong>la</strong> distribuzione <strong>dell</strong>e singole specie viene rappresentata mediante una o più curve<br />

chiuse di "limite assoluto" oppure mediante una simbologia adatta ai reticoli convenzionali usati <strong>per</strong><br />

suddividere il territorio del Parco.<br />

Carte <strong>dell</strong>e vocazioni faunistiche<br />

Su queste carte vengono delimitate zone faunistiche omogenee, cioè porzioni del territorio che<br />

offrono uguale potenzialità di sopravvivenza al<strong>la</strong> selvaggina in base a criteri di produttività teorica e<br />

capacità portante. A tali zone faunistiche omogenee si assegnano punteggi di vocazione <strong>per</strong> ogni<br />

singo<strong>la</strong> specie, considerando le esigenze ecologiche di ognuna di esse, <strong>la</strong> compatibilità con le<br />

attività umane, le re<strong>la</strong>zioni interspecifiche ed il loro valore naturalistico.


2.3. Sistema antropico2.3.1. Uso del suolo<br />

L'uso del suolo viene comunemente indicato come l'analisi <strong>dell</strong>'utilizzazione del territorio, che mira<br />

soprattutto al<strong>la</strong> ripartizione territoriale <strong>dell</strong>e varie categorie di utilizzo e <strong>la</strong> loro c<strong>la</strong>ssificazione in<br />

c<strong>la</strong>ssi di produttività potenziale.<br />

La varietà degli usi agro-silvo-pastorali dipende sia dal<strong>la</strong> diversità <strong>dell</strong>e condizioni<br />

geomorfologiche, idrologiche, pedologiche e climatiche del territorio che dal<strong>la</strong> gamma di attività<br />

socio-economiche e di tradizioni storico-colturali proprie <strong>dell</strong>e popo<strong>la</strong>zioni locali.<br />

L'uso del suolo può condizionare le proprietà morfo-fisico-chimiche <strong>dei</strong> suoli, <strong>la</strong> struttura <strong>dell</strong>e<br />

fitocenosi e zoocenosi sostenute, <strong>la</strong> predisposizione <strong>dei</strong> terreni al<strong>la</strong> degradazione (erosione pluviale<br />

ed eolica, deposizione di alluvioni non fertili in seguito alle inondazioni, salinizzazione, ecc.) e<br />

talvolta pure le tendenze di evoluzione <strong>dell</strong>e attività socio-culturali e economiche <strong>dell</strong>e comunità<br />

umane locali.<br />

Ai fini del<strong>la</strong> <strong>zonizzazione</strong> <strong>dei</strong> <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong>, lo studio analitico <strong>dell</strong>'uso del suolo può rilevare dati<br />

importanti re<strong>la</strong>tivi alle attività umane tradizionali, al<strong>la</strong> produttività biologica (fitomassa) degli<br />

ecosistemi, al dinamismo del paesaggio semi-naturale e antropico e così via.<br />

Le emergenze riguardanti l'uso del suolo si limitano generalmente alle attività agro-pastorali<br />

tradizionali e specifiche <strong>dell</strong>e popo<strong>la</strong>zioni umane locali, che devono <strong>per</strong>ò ottem<strong>per</strong>are due<br />

condizioni fondamentali: avere una notevole rilevanza storico-culturale ed essere compatibili con le<br />

finalità protezionistiche del parco.<br />

I dati essenziali da raccogliere <strong>per</strong> ciascuna categoria principale di uso del suolo sono i seguenti:<br />

• Colture agrarie: su<strong>per</strong>fice occupata a seconda del<strong>la</strong> specie coltivata, del<strong>la</strong> densità <strong>dell</strong>e<br />

piante, del regime di irrigazione, del sistema di fertilizzazione, del<strong>la</strong> durata del ciclo<br />

colturale, <strong>dell</strong>'epoca di instal<strong>la</strong>zione, <strong>dell</strong>'età, del<strong>la</strong> produttività, ecc.<br />

• Arbusteti: su<strong>per</strong>fice occupata a seconda del<strong>la</strong> composizione floristica, <strong>dell</strong>'origine,<br />

<strong>dell</strong>'altezza media, del grado di ricoprimento, ecc.<br />

• Boschi: su<strong>per</strong>fice, categoria attitudinale, origine, regime di governo, tipo strutturale, indice<br />

di co<strong>per</strong>tura, composizione specifica <strong>per</strong>centuale <strong>dell</strong>o strato arboreo, incremento medio<br />

annuo, età media (<strong>per</strong> specie), diametro medio (<strong>per</strong> specie), altezza media (<strong>per</strong> specie) ed<br />

altezza dominante (<strong>per</strong> specie) <strong>per</strong> ciascuna particel<strong>la</strong> forestale.<br />

• Aree prative: su<strong>per</strong>fice, regime di governo, origine, indice di co<strong>per</strong>tura, composizione<br />

floristica, frequenza re<strong>la</strong>tiva <strong>dell</strong>e specie componenti, regime di irrigazione e fertilizzazione,<br />

produttività media annua di fitomassa <strong>per</strong> ciascuna parcel<strong>la</strong>.<br />

• Specchi d'acqua stagnante: su<strong>per</strong>fice occupata a seconda del livello trofico, del regime<br />

annuo di piene e magra, <strong>dell</strong>'origine.<br />

• Terreni nudi: su<strong>per</strong>fice occupata a seconda del tipo.<br />

• Aree urbane: numero <strong>dell</strong>e località, su<strong>per</strong>fice occupata, <strong>per</strong>centuale <strong>dell</strong>e zone verdi, numero<br />

di abitanti, <strong>per</strong>manenza degli abitanti.<br />

Il principale obiettivo di questa indagine è rappresentato dal<strong>la</strong> carta <strong>dell</strong>'uso del suolo, assieme ad<br />

una breve descrizione di ciascuna categoria di utilizzo, che dovrebbe includere i rapporti con <strong>la</strong><br />

geomorfologia, il tipo di suolo stesso, <strong>la</strong> vegetazione (naturale e artificiale), <strong>la</strong> fauna e le tradizioni<br />

socio-economiche <strong>dell</strong>e popo<strong>la</strong>zioni locali.<br />

2.3.2. Patrimonio storico culturale.<br />

L'analisi del patrimonio storico culturale prende in esame tutti quegli elementi sedimentati<br />

nell'evoluzione storica <strong>dell</strong>e società che hanno determinato <strong>la</strong> strutturazione del territorio e che<br />

possono andare dai primi significativi insediamenti e <strong>per</strong>correnze ai preziosi sistemi organizzativi<br />

degli antichi coltivi, dalle prime attività produttive agli usi e costumi consolidati nelle diverse<br />

tradizioni locali.<br />

Tali approfondimenti analitici, valutati in corre<strong>la</strong>zione con le realtà fisico naturalistiche,<br />

costituiranno <strong>la</strong> base <strong>per</strong> organizzare "metodi di gestione e restauro ambientale idonei a realizzare


una integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante <strong>la</strong> salvaguardia <strong>dei</strong> valori<br />

antropologici, archeologici, storici e architettonici e <strong>dell</strong>e attività agro silvo pastorali tradizionali"<br />

(L.394/91, art.1, comma3).<br />

L'analisi del patrimonio storico culturale interessa tre principali settori di approfondimento:<br />

• a. <strong>la</strong> lettura <strong>dell</strong>e tracce estese in modo piuttosto omogeneo nel<strong>la</strong> trama <strong>dell</strong>'organizzazione<br />

territoriale (<strong>per</strong>corsi, insediamenti e paesaggio agrario);<br />

o I. Tracce estese - Percorsi - Il sistema <strong>dei</strong> <strong>per</strong>corsi rappresenta una <strong>dell</strong>e prime tracce<br />

<strong>la</strong>sciate dall'uomo sul territorio <strong>per</strong>chè l'organizzazione <strong>dell</strong>e <strong>per</strong>correnze precede <strong>la</strong><br />

realizzazione di ogni altra struttura produttiva o insediativa.Tramite l'esame <strong>dell</strong>o<br />

sviluppo <strong>dei</strong> collegamenti, si rilevano le re<strong>la</strong>zioni di un dato territorio con gli ambiti<br />

contermini e <strong>la</strong> logica che ha guidato <strong>la</strong> localizzazione <strong>dei</strong> punti nodali, <strong>dell</strong>e<br />

infrastrutture e <strong>dei</strong> centri di aggregazione lungo le principali direttrici territoriali. Lo<br />

studio <strong>dei</strong> <strong>per</strong>corsi organizzati sin dall'antichità renderà più agevole <strong>per</strong>cepire il<br />

significato <strong>dell</strong>'attuale gerarchia <strong>dei</strong> <strong>per</strong>corsi e quindi le connessioni con i processi<br />

insediativi; <strong>per</strong>metterà inoltre di orientare le scelte sul potenziamento e <strong>la</strong><br />

valorizzazione di alcuni attuali <strong>per</strong>corsi o <strong>la</strong> chiusura e <strong>la</strong> trasformazione di altri.<br />

o II. Tracce estese - Insediamenti - Le strutture insediative, realizzate dall'uomo <strong>per</strong><br />

soddisfare dapprima <strong>la</strong> semplice esigenza di un ricovero temporaneo e poi di spazi<br />

sempre più specialistici <strong>per</strong> abitare, produrre e commerciare, rappresentano un altro<br />

segno storicamente impresso nel territorio. L'indagine conoscitiva del sistema<br />

insediativo dovrà concorrere ad individuare:<br />

gli aspetti qualitativi che caratterizzano "le connessioni fra un determinato<br />

insediamento ed un determinato uso del suolo" (unità insediative)<br />

re<strong>la</strong>tivamente ai seguenti ambiti: prevalentemente non insediato, con<br />

insediamenti sparsi o diffusi, nuclei insediativi e tessuti urbani;<br />

i rapporti tra gli elementi che compongono l'edificato (tessuto edilizio) ed in<br />

partico<strong>la</strong>re: edificio-lotto, edificio-<strong>per</strong>corso, edificio-edificio, edificiofunzioni<br />

e spazi po<strong>la</strong>rizzanti;<br />

gli elementi base <strong>dell</strong>'edilizia che, all'interno di una determinata area e di un<br />

determinato <strong>per</strong>iodo storico, contraddistinguono modalità di costruzione<br />

comuni (tipi edilizi) e si concretizzano in : partico<strong>la</strong>ri scelte ed utilizzo di<br />

materiali, composizioni sul<strong>la</strong> base di predefiniti schemi strutturali,<br />

organizzazione di partico<strong>la</strong>ri impianti distributivi, partico<strong>la</strong>ri soluzioni<br />

formali e decorative. Tali elementi contribuiscono al<strong>la</strong> definizione di un<br />

"linguaggio edilizio" le cui "regole grammaticali" dovranno essere ben<br />

conosciute da chiunque intenda rapportarsi correttamente con l'insediamento<br />

di un determinato ambito.<br />

Per avere dunque una prima conoscenza del<strong>la</strong> struttura insediativa potrebbe<br />

essere opportuno procedere allo studio p<strong>la</strong>nimetrico (anche sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong><br />

ricerca archivistica e <strong>dell</strong>'esame cartografico) ed al<strong>la</strong> schedatura <strong>dei</strong> nuclei<br />

urbani e rurali e di alcuni singoli edifici campione.<br />

o III. Tracce estese - Paesaggio agrario - È diffusa nel panorama italiano una vasta<br />

gamma di paesaggi, variabili <strong>per</strong> il variare <strong>dell</strong>e condizioni climatiche e ambientali,<br />

ma anche in corre<strong>la</strong>zione con l'evoluzione tecnica e sociale del<strong>la</strong> cultura locale.<br />

Molto spesso il paesaggio agrario è originato dal<strong>la</strong> "naturale" estensione<br />

<strong>dell</strong>'organizzazione urbana sul territorio extraurbano ed è possibile ancora leggere<br />

nel tessuto territoriale come spesso <strong>la</strong> città ha imposto i caratteri e l'aspetto del<br />

paesaggio circostante. Oltre a questo, numerosi altri eventi nel campo socio<br />

economico e <strong>dell</strong>e tecnologie hanno segnato <strong>la</strong> storia del paesaggio agrario italiano.<br />

Nell'esame del paesaggio agrario sarà opportuno individuare, mediante indagine


cartografica e fotografica, storica ed attuale, ed opportuni rilievi sul posto, le tracce<br />

<strong>dell</strong>e passate organizzazioni territoriali. La lettura del<strong>la</strong> variegata trama del<br />

paesaggio agrario, ivi comprese le espressioni <strong>dei</strong> molteplici e differenti caratteri<br />

storici ancora rinvenibili, <strong>per</strong>metterà di orientare <strong>la</strong> gestione <strong>dei</strong> "nuovi" paesaggi da<br />

sottrarre al<strong>la</strong> generale semplificazione ed omologazione <strong>dei</strong> processi<br />

d'industrializzazione contemporanei.<br />

• b. <strong>la</strong> lettura <strong>dell</strong>e tracce puntiformi, iso<strong>la</strong>te, talvolta monumentali (elementi iso<strong>la</strong>ti di valore<br />

paesistico, architettonico ed archeologico);<br />

o Il territorio risulta connotato da una serie limitata di tipi edilizi, di tipi di uso del<br />

suolo, di tipi di sistemazioni agrarie, ecc.<br />

o Suddetti elementi base sono <strong>per</strong>ò presenti, il più <strong>dell</strong>e volte, nel<strong>la</strong> molteplicità <strong>dell</strong>e<br />

loro varie accezioni.<br />

o È possibile individuare, tra le diverse specializzazioni, elementi di partico<strong>la</strong>re<br />

valenza paesistica, architettonica ed archeologica, iso<strong>la</strong>ti rispetto al contesto<br />

territoriale.<br />

o Sono elementi che presentano caratteristiche formali ed evolutive eccezionali, non<br />

hanno una diffusione costante sull'intera area, mantengono rapporti con l'organismo<br />

territoriale di cui fanno parte e concorrono a formare l'immagine paesistica del<br />

territorio.<br />

o Sono localizzati in punti quasi sempre strategici rispetto al sistema <strong>dell</strong>e <strong>per</strong>correnze,<br />

degli insediamenti e <strong>dell</strong>'organizzazione <strong>dei</strong> poderi.<br />

o All'interno del singolo manufatto edilizio mantengono pure un ruolo ed un<br />

significato partico<strong>la</strong>ri.<br />

o La lettura <strong>dell</strong>e tracce puntiformi è di grande importanza nell'esame <strong>dell</strong>e gerarchie<br />

territoriali e nell'individuazione <strong>dell</strong>e emergenze da tute<strong>la</strong>re.<br />

• c. l'esame degli aspetti del<strong>la</strong> storia e del<strong>la</strong> cultura locale che, in modo diretto o indiretto<br />

hanno orientato l'organizzazione del territorio (storia civile e religiosa, leggende, usanze,<br />

tradizioni, prodotti tipici locali, ...). In quasi tutto il territorio italiano ed in modo partico<strong>la</strong>re<br />

nelle aree destinate al<strong>la</strong> protezione speciale <strong>dei</strong> <strong>parchi</strong> è radicato un forte senso del<strong>la</strong> cultura<br />

locale che si estrinseca in tradizioni, usanze e modi di vita. Sono importanti ai fini del<strong>la</strong><br />

<strong>zonizzazione</strong> <strong>dell</strong>'area, e quindi <strong>dell</strong>'organizzazione <strong>dell</strong>e attività umane, tutti quei re<strong>per</strong>ti<br />

culturali che intervengono nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione collettiva del territorio e che hanno<br />

caratterizzato <strong>la</strong> presenza storica <strong>dell</strong>'uomo sull'area oggetto di studio.<br />

Suddette peculiarità sono rinvenibili approfondendo i seguenti settori d'indagine:<br />

o storia civile e religiosa;<br />

o tradizioni <strong>la</strong>iche e religiose;<br />

o artigianato locale;<br />

o produzioni tipiche locali;<br />

o toponimi;<br />

o luoghi storici;<br />

o luoghi di culto popo<strong>la</strong>re e pellegrinaggio;<br />

o <strong>per</strong>corsi storici e religiosi;<br />

o culture alloglotte.<br />

2.3.3. Aspetti urbanistico - infrastrutturali e giuridico - amministrativi<br />

La maggior parte <strong>dell</strong>e aree protette italiane ricade in aree antropizzate dove si intrecciano<br />

numerose politiche pubbliche, alcune già attuate, altre in corso di attuazione, altre ancora<br />

semplicemente previste.


L'analisi degli aspetti urbanistico infrastrutturali e giuridico amministrativi prendendo in esame<br />

l'organizzazione attuale del territorio e le previsioni di piani e programmi urbanistici vigenti<br />

rappresenta <strong>la</strong> base conoscitiva fondamentale <strong>per</strong> costruire gli opportuni raccordi tra il piano del<br />

parco e gli altri strumenti urbanistici che già rego<strong>la</strong>no l'area o quelli semplicemente in corso di<br />

redazione.<br />

L'esame degli aspetti urbanistico infrastrutturali e giuridico amministrativi interessa diversi campi<br />

d'indagine:<br />

a. lo stato degli impianti, infrastrutture e servizi esistenti;<br />

Gli impianti, le infrastrutture ed i servizi rappresentano i capisaldi <strong>per</strong> l'organizzazione <strong>dell</strong>o spazio<br />

utilizzato dall'uomo; contribuiscono al<strong>la</strong> gerarchizzazione del territorio, esercitando un forte "grado<br />

di attrazione" sulle aree circostanti.<br />

Le indagini sullo stato <strong>dei</strong> servizi sono strettamente connesse allo stato effettivo <strong>dei</strong> fabbisogni del<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione che ivi risiede, in modo <strong>per</strong>manente o temporaneo, nei vari <strong>per</strong>iodi <strong>dell</strong>'anno.<br />

Sono evidenti quindi le interconnessioni esistenti con le dinamiche demografiche e socio<br />

economiche, e naturalmente con i piani e programmi urbanistici in atto nell'area. Le indagini<br />

dovranno fornire un panorama complessivo <strong>dell</strong>'intera gamma degli impianti, infrastrutture e<br />

servizi, pubblici e privati, esaminando nel dettaglio solo quelli direttamente interessati<br />

dall'istituzione <strong>dell</strong>'area protetta.<br />

Il piano del parco infatti, nel momento in cui disciplina l'organizzazione generale del territorio, e <strong>la</strong><br />

sua differenziazione in aree o parti caratterizzate da forme diverse di uso, godimento e tute<strong>la</strong>, dovrà<br />

prendere in considerazione tutto il sistema <strong>dei</strong> servizi e infrastrutture esistenti ed in partico<strong>la</strong>re:<br />

• l'accessibilità veico<strong>la</strong>re e pedonale, con partico<strong>la</strong>re riguardo ai <strong>per</strong>corsi, accessi e strutture<br />

riservate ai disabili, ai portatori di handicap e agli anziani;<br />

• i sistemi di attrezzature e servizi <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione e <strong>la</strong> funzione sociale del parco, musei, centri<br />

visita, uffici informativi, aree di campeggio, attività agroturistiche.<br />

• Le indagini dovranno fornire l'ubicazione, le qualità tecniche e lo stato di conservazione<br />

<strong>dell</strong>e infrastrutture esistenti al fine di poter prevedere <strong>la</strong> continuità <strong>dell</strong>'utilizzo di alcune e <strong>la</strong><br />

riconversione di altre <strong>per</strong> attività confacenti coll' istituzione <strong>dell</strong>'area protetta. Dovrà inoltre<br />

essere indicato il bacino d'utenza <strong>dell</strong>e infrastrutture e <strong>dei</strong> servizi tenendo presente che<br />

alcuni di essi hanno influenze più o meno dirette su un territorio decisamente più esteso<br />

rispetto a quello direttamente interessato dall'istituzione <strong>dell</strong>'area protetta e necessitano<br />

<strong>per</strong>tanto d'indagini più al<strong>la</strong>rgate capaci di coinvolgere realtà di governo sovralocali.<br />

b. le previsioni di assetto <strong>dell</strong>'intero territorio (urbano ed extraurbano) come risulta dai<br />

programmi e dai piani generali, partico<strong>la</strong>reggiati e di settore vigenti;<br />

La legge generale urbanistica italiana (L.n.1150/42) ha individuato diversi livelli di pianificazione<br />

(dai piani territoriali di coordinamento ai piani partico<strong>la</strong>reggiati); in realtà, a distanza di mezzo<br />

secolo è possibile constatare che gli unici strumenti effettivamente o<strong>per</strong>ativi sono stati: i P.R.G.<br />

comunali (o i Programmi di fabbricazione, <strong>per</strong> i comuni ancora sprovvisti di P.R.G.) ed i piani<br />

attuativi.<br />

Negli ultimi anni alcune apposite normative (D.M.431/85, L.183/89, L.142/90, L.394/91) hanno<br />

ri<strong>la</strong>nciato <strong>la</strong> pianificazione sovracomunale e <strong>la</strong> pianificazione di settore avviando <strong>la</strong><br />

s<strong>per</strong>imentazione di "nuovi" strumenti urbanistici. Il piano <strong>per</strong> il parco, da concepire come un piano<br />

di area vasta, interessa comprensori intercomunali, interprovinciali e talvolta interregionali; o<strong>per</strong>a in<br />

un ambito territoriale soggetto a diversi livelli di amministrazione, piani e programmi.<br />

E' opportuno che il piano <strong>per</strong> il parco, garantendo l'obiettivo finale del<strong>la</strong> "conservazione e<br />

valorizzazione del patrimonio naturale" si raccordi, ed eventualmente si completi, con gli altri<br />

strumenti urbanistici e con le diverse politiche di sviluppo in corso di attuazione, o semplicemente<br />

in fase di studio.


A tal fine, limitatamente all'area protetta ed al suo hinter<strong>la</strong>nd, sarà necessario conoscere i contenuti<br />

di piani e programmi esistenti mediante l'esame <strong>dei</strong> più significativi strumenti urbanistici:<br />

• a livello comunale (piano rego<strong>la</strong>tore generale comunale, piano partico<strong>la</strong>reggiato, piano di<br />

edilizia economica e popo<strong>la</strong>re, piano di insediamenti produttivi e piano di recu<strong>per</strong>o);<br />

• a livello sovracomunale (piano territoriale di coordinamento, piano paesistico e piano di<br />

bacino);<br />

• In aggiunta ai contenuti degli strumenti urbanistici vanno presi in esame anche tutti quei<br />

progetti e politiche di sviluppo a livello comunale, intercomunale, regionale, nazionale ed in<br />

partico<strong>la</strong>re quelli a livello europeo che interessano in modo rilevante porzioni di territorio<br />

nazionale considerate "marginali o depresse" ed economicamente più svantaggiate e di<br />

frequente coincidenti con le aree destinate a speciale protezione. In partico<strong>la</strong>re ci si riferisce<br />

ai Fondi Strutturali (F.E.R.S. - Fondo Europeo di sviluppo regionale, F.S.E. - Fondo sociale<br />

europeo, F.E.A.O.G. - Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia, S.F.O.P. -<br />

Fondo Finanziario di Orientamento del<strong>la</strong> pesca) ed altri tipi di agevo<strong>la</strong>zioni finanziarie che<br />

sempre più frequentemente orientano le politiche di sviluppo di molte regioni italiane.<br />

c. l'individuazione del<strong>la</strong> proprietà <strong>dell</strong>e aree;<br />

La maggior parte <strong>dell</strong>e aree protette italiane ricade in territori antropizzati con marcate<br />

differenziazioni di gestione tra pubblico e privato.<br />

La conoscenza <strong>dell</strong>e proprietà <strong>dell</strong>e aree suddivise <strong>per</strong> fasce di ampiezza e del valore di mercato<br />

serve all'Ente Parco <strong>per</strong> facilitare l'attuazione <strong>dei</strong> suoi programmi urbanistici (di vincolo e/o<br />

sviluppo) e <strong>per</strong> calibrare le eventuali "trattative" che dovrà avviare con i privati.<br />

d. l'individuazione del<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione rivolta al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong>, già o<strong>per</strong>ante nell'area a parco.<br />

Molto spesso nel<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione ambientale italiana <strong>la</strong> protezione del patrimonio culturale è stata<br />

separata da quel<strong>la</strong> <strong>dell</strong>e risorse e del patrimonio naturale.<br />

In tempi più recenti le azioni legis<strong>la</strong>tive volte al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> sono passate dal<strong>la</strong> conservazione <strong>dell</strong>e cose<br />

d'interesse artistico e storico o di partico<strong>la</strong>re emergenze fisico naturalistiche (L. 1089/39, L.<br />

1497/39 e D.M. 431/85) all'individuazione di aree protette in cui promuovere, in forma coordinata,<br />

<strong>la</strong> conservazione e <strong>la</strong> valorizzazione del patrimonio naturale del paese.<br />

Potrebbe essere utile, ai fini del<strong>la</strong> definizione <strong>dei</strong> diversi gradi di protezione del territorio, previsti<br />

dal piano del parco, individuare le emanazioni legis<strong>la</strong>tive rivolte al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> <strong>dell</strong>e risorse fisico<br />

naturalistiche e storico culturali, già o<strong>per</strong>anti nell'area.<br />

2.3.4. Aspetti socio-economici<br />

L'analisi e <strong>la</strong> valutazione degli aspetti socio-economici si esplica nel<strong>la</strong> descrizione socio-economica<br />

del territorio interessato, indicando stato e tendenze <strong>dell</strong>e attività produttive, comprese quelle di<br />

servizio, e con partico<strong>la</strong>re attenzione a quelle più strettamente collegate al<strong>la</strong> natura, come il turismo,<br />

e a quelle connesse all' attività degli enti di gestione del parco. Si provvederà quindi a confronti con<br />

aree simili, in modo da evidenziare le potenzialità di sviluppo ed i vincoli connessi al<strong>la</strong> presenza del<br />

parco, e <strong>per</strong> quanto possibile alle previsioni. Queste ultime saranno sempre condotte a partire da<br />

ipotesi di sviluppo raccolte nel territorio e potranno avvalersi di indagini "di mercato" sui visitatori,<br />

di mo<strong>dell</strong>i gravitazionali tendenti a stimare il potenziale di visita in funzione del<strong>la</strong> collocazione del<br />

parco, e più raramente di mo<strong>dell</strong>i econometrici di analisi del<strong>la</strong> domanda.<br />

Sarà opportuno effettuare analisi costi benefici riferite a specifici progetti di definizione <strong>dell</strong>e zone,<br />

<strong>per</strong> esempio re<strong>la</strong>tivamente all' inclusione di una determinata area in zona caratterizzata da un certo<br />

regime di protezione. Saranno stimati non solo i benefici di carattere direttamente monetario, ma<br />

anche quelli immateriali, valutati come disponibilità a pagare. Le principali tecniche utili <strong>per</strong> questi<br />

ultimi sono <strong>la</strong> valutazione contingente, che richiede interviste dettagliate a visitatori effettivi ed<br />

eventualmente potenziali, richiedendo loro valutazioni ipotetiche del<strong>la</strong> disponibilità a pagare che<br />

devono essere condotte con grande <strong>per</strong>izia; e il metodo <strong>dei</strong> costi di spostamento, che si basa sulle


spese effettivamente sostenute <strong>per</strong> <strong>la</strong> fruizione <strong>dell</strong>' area e fornisce risultati più sicuri ma<br />

solitamente meno precisi <strong>per</strong> aree ristrette.<br />

Infine, le valutazioni in ambito socio-economico possono contribuire all'ideazione e definizione di<br />

strumenti di gestione <strong>dei</strong> conflitti che spesso sorgono in riferimento al<strong>la</strong> suddivisione in zone del<br />

parco, ed ai re<strong>la</strong>tivi regimi di protezione. I principali strumenti utili sono quelli che consentono di<br />

raccogliere risorse finanziarie dai visitatori (pedaggi, ecc.) <strong>per</strong> destinarle a finalità istituzionali del<br />

parco, al sostegno di attività economiche compatibili con <strong>la</strong> protezione del<strong>la</strong> natura, o<br />

eventualmente al<strong>la</strong> compensazione <strong>dell</strong>e <strong>per</strong>dite e <strong>dei</strong> mancati guadagni sofferti dal<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

locale <strong>per</strong> effetto del<strong>la</strong> presenza del parco stesso.<br />

3. Interferenze nei tre sistemi (fisico biologico ed antropico)<br />

Nell'esame <strong>dei</strong> territori interessati dai <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong> italiani è possibile rilevare, schematizzando,<br />

tre tipi di ambienti originati da altrettanti tipi di rapporto tra l'uomo e <strong>la</strong> natura:<br />

• 1. quelli di eccezionale valore naturale che sono sopravvissuti <strong>per</strong>chè preservati da ogni<br />

diretto contatto con l'uomo e le sue attività;<br />

• 2. quelli di altrettanto valore "naturale" che sono divenuti tali in virtù di un equilibrato<br />

rapporto tra l'uomo e l'ambiente naturale;<br />

• 3. quelli già degradati o in via di degrado a causa <strong>dell</strong>o sfruttamento irrazionale da parte<br />

<strong>dell</strong>'uomo.<br />

I primi sono rari e impongono drastiche forme di tute<strong>la</strong> a sostegno <strong>dei</strong> sistemi di conservazione<br />

naturale che sempre più rischiano di essere sopraffatti dalle accresciute capacità di aggressione da<br />

parte <strong>dell</strong>'uomo.<br />

I secondi, più frequenti in tutte le aree protette italiane, e più in generale in quelle europee, sono<br />

sede di contrastate ipotesi:<br />

• se venissero abbandonati dall'uomo potrebbero dare origine ad ambienti più "selvaggi", ma<br />

si favorirebbe <strong>la</strong> scomparsa di ecosistemi storicamente consolidati, determinanti essenziali<br />

del carattere di molti <strong>parchi</strong> italiani;<br />

• se l'uomo continuasse a risiedervi e ad esplicarvi le sua attività in modo incontrol<strong>la</strong>to<br />

diverrebbe sempre più difficile riuscire a mantenervi l'antico equilibrio di fronte<br />

all'affermarsi di nuovi sistemi e mezzi di uso del suolo.<br />

Gli ambienti descritti al terzo punto sono diffusi in modo puntiforme su gran parte <strong>dell</strong>e aree<br />

protette italiane. Si concretizzano in un rapporto di conflittualità fra <strong>la</strong> "naturalità" del sito ed alcuni<br />

partico<strong>la</strong>ri interventi antropici realizzati in quel sito (ai fini <strong>dell</strong>'analisi territoriale sarebbe utile<br />

prendere in esame anche interventi semplicemente previsti dai piani e programmi in atto). Questo<br />

tipo di re<strong>la</strong>zione critica, che può rilevarsi all'interno <strong>dell</strong>o stesso sistema antropico, o fra il sistema<br />

antropico e gli altri sistemi, è stato preso in esame e c<strong>la</strong>ssificato come interferenza <strong>per</strong> mettere in<br />

evidenza <strong>la</strong> dissonanza fra le qualità e l'uso di un'area.<br />

3.1. Individuazione <strong>dell</strong>e interferenze<br />

L'individuazione <strong>dell</strong>e interferenze prende in considerazione dati che riguardano l'uso del suolo,<br />

l'organizzazione <strong>dell</strong>e infrastrutture, i servizi e <strong>la</strong> fruizione turistica e l'andamento socio-economico.<br />

E<strong>la</strong>borando i dati tramite computer o mediante semplici o<strong>per</strong>azioni di sovrapposizione su base<br />

cartacea si riesce a raffrontare <strong>la</strong> carta dove sono indicati i principali interventi antropici realizzati<br />

(o semplicemente previsti) con <strong>la</strong> carta <strong>dell</strong>e caratteristiche "naturali" del parco (emergenze, valori e<br />

fragilità).<br />

Per esemplificare il processo di sovrapposizione ed interpretazione si può agire o<strong>per</strong>ando nei tre<br />

sistemi in modo distinto.


La rappresentazione <strong>dell</strong>e interferenze si realizza mediante e<strong>la</strong>borazione cartografica (carta <strong>dell</strong>e<br />

interferenze) e note descrittive <strong>per</strong> ciascun caso studio. In tal modo si riesce a visualizzare<br />

l'estensione <strong>dell</strong>e aree interessate dai fenomeni oggetto di crisi, che andranno ad indurre anche una<br />

variazione <strong>dell</strong>e eterogeneità all'interno <strong>dei</strong> tipi di unità di paesaggio. Tali aree critiche potranno<br />

essere oggetto di successivi approfondimenti analitici e progettuali.<br />

3.2. Interferenze nel sistema fisico<br />

Le interferenze antropiche nel sistema fisico prendono in considerazione tutti gli interventi diretti<br />

<strong>dell</strong>'uomo sul<strong>la</strong> geologia, geomorfologia, pedologia, idrologia, climatologia.<br />

In modo sommario, possiamo individuarne alcuni, distinti <strong>per</strong> grandi categorie:<br />

• estrazione di materiali litoidi e depositi di materiali di risulta (estrazioni in alveo, cave,<br />

miniere, discariche, scorie di <strong>la</strong>vorazioni industriali, ...);<br />

• modificazione del<strong>la</strong> geomorfologia originaria (cave, depositi di materiali di risulta,<br />

livel<strong>la</strong>zioni, eliminazione <strong>dell</strong>e rotture di pendenze <strong>per</strong> l'estendersi <strong>dell</strong>'agricoltura<br />

meccanizzata, ...);<br />

• interventi che possono originare fenomeni di erosione (deforestazione, sovrappasco<strong>la</strong>mento,<br />

sistemi di aratura inadeguati in pendio, ...);<br />

• rimaneggiamento degli orizzonti pedogenetici (escavazioni <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione di grandi<br />

infrastrutture: viarie, fognarie, metanodotti, oleodotti, gasdotti, ...);<br />

• asportazione di orizzonti organici su<strong>per</strong>ficiali (prelievo humus forestale e torba <strong>per</strong> usi<br />

agricoli e di combustione, ...);<br />

• alterazione <strong>dell</strong>'equilibrio idrologico su<strong>per</strong>ficiale (bonifiche e prosciugamento di zone<br />

umide, sistemazione idraulica <strong>per</strong> usi agro-forestali, captazioni di sorgenti, cattura artificiale<br />

del fiume, regimazione <strong>dei</strong> corsi d'acqua, derivazioni <strong>per</strong> usi artigianali o idroelettrici,<br />

creazione di specchi d'acqua artificiali, ...);<br />

• alterazione <strong>dell</strong>e proprietà fisico-chimiche <strong>dell</strong>'acqua (creazione di invasi artificiali, scarico<br />

incontrol<strong>la</strong>to di inquinanti, utilizzo come agente termico di raffreddamento, ...);<br />

• alterazione <strong>dell</strong>'equilibrio idrogeologico degli acquiferi (prelievo <strong>per</strong> mezzo di pozzi,<br />

trivel<strong>la</strong>zioni <strong>per</strong> ricerche di idrocarburi e geotermiche, drenaggi sotterranei, ...);<br />

• emissioni di fumi da fonti inquinanti (scarico <strong>dei</strong> fumi da ciminiere, da mezzi di trasporto,<br />

da centrali termiche e da impianti di riscaldamento <strong>per</strong> usi domestici, ...);<br />

• alterazione chimica del suolo dovuto all'uso non bi<strong>la</strong>nciato di pesticidi e fertilizzanti<br />

(concimazioni, disinfestazioni, diserbi, ...);<br />

• destrutturazione <strong>dell</strong>'orizzonte su<strong>per</strong>ficiale del suolo (calpestio <strong>dell</strong>'uomo, bestiame, mezzi<br />

motorizzati, ...);<br />

• emissioni incontrol<strong>la</strong>te di radiazioni nucleari (depositi di scorie radioattive, ...).<br />

3.3. Interferenze nel sistema biologico<br />

Le interferenze antropiche nel sistema biologico riuniscono tutti gli interventi diretti <strong>dell</strong>'uomo sul<strong>la</strong><br />

flora (vegetazione) e fauna.<br />

In modo sommario, possiamo individuarne alcuni distinti <strong>per</strong> grandi categorie:<br />

• raccolta massiccia di specie vegetali di partico<strong>la</strong>re interesse (piante medicinali, piante e<br />

funghi eduli, piante ornamentali, alberi di legno pregiato, piante rare o endemiche <strong>per</strong> erbari,<br />

...) oppure eliminazione totale di quelle di scarsa utilità economica (piante infestanti nelle<br />

colture, erbe a basso valore foraggero, cespugli sviluppatisi nei prati, caducifoglie di lento<br />

accrescimento, ...);<br />

• distruzione del<strong>la</strong> vegetazione naturale <strong>per</strong> scopi agricoli, industriali o turistici (dissodamenti,<br />

disboscamenti, incendi, pasco<strong>la</strong>mento eccessivo, sports all'a<strong>per</strong>to, attività escursionistiche,<br />

...);


• realizzazione di impianti agro-silvocolturali intensivi in aree situate al di fuori <strong>dell</strong>'areale<br />

naturale <strong>dell</strong>e specie utilizzate (miglioramento di prati, coniferamenti, seminagioni di prati,<br />

rimboschimenti, ...);<br />

• cattura ed uccisione in massa di specie animali di partico<strong>la</strong>re interesse (<strong>per</strong> carne, pelliccia,<br />

sport, collezione, ...) oppure di quelle considerate dannose (defogliatori, predatori di animali<br />

domestici, vettori di ma<strong>la</strong>ttie,...);<br />

• introduzione di specie animali e vegetali al di fuori del loro areale naturale oppure di razze<br />

geneticamente manipo<strong>la</strong>te (colonizzazioni, ripopo<strong>la</strong>menti, piantagioni, ...).<br />

3.4 . Interferenze nel sistema antropico (limitatamente al patrimonio storico culturale)<br />

Le interferenze antropiche nel sistema antropico prendono in considerazione quegli interventi<br />

realizzati o quelle omissioni d'intervento da parte <strong>dell</strong>'uomo che si pongono in un rapporto di<br />

conflittualità con le caratteristiche storico culturali <strong>dell</strong>'area e quindi con i segni che l'attività storica<br />

<strong>dell</strong>'uomo ha <strong>la</strong>sciato nel territorio.<br />

In modo sommario possiamo individuarne alcuni, distinti <strong>per</strong> grandi categorie:<br />

• mancanza di un'adeguata conoscenza del patrimonio storico culturale (<strong>per</strong>corsi,<br />

insediamenti, paesaggio agrario, beni paesistici, architettonici ed archeologici iso<strong>la</strong>ti, usi e<br />

costumi, ...);<br />

• abbandono al degrado fisico e tipologico del patrimonio edilizio storico (restauri non<br />

scientifici, mancata manutenzione <strong>dell</strong>'edilizia di base e specialistica, ...)<br />

• abbandono al<strong>la</strong> completa distruzione e conseguente trasformazione di alcune tracce di antico<br />

paesaggio agrario (seminativi arborati, querce camporili, campi chiusi, sistemazioni di<br />

versanti collinari: a lunette, a ciglioni, a terrazze, siepi in sistema "bocages"...);<br />

• usi impropri di aree di interesse architettonico ed archeologico (costruzione di impianti,<br />

strade ed infrastrutture in prossimità di emergenze architettoniche ed archeologiche, ...);<br />

• usi impropri di infrastrutture anticamente destinate al pascolo estivo (malghe, rifugi e case<br />

iso<strong>la</strong>te trasformate in luoghi <strong>per</strong> il turismo di massa, ...);<br />

• usi impropri e/o avviamento al degrado di aree anticamente destinate ad utilizzazioni<br />

forestali (carbonaie, punto di raccolta <strong>per</strong> <strong>la</strong> fluitazione del legname, aree con presenza di<br />

scivoli <strong>per</strong> il convogliamento a valle <strong>dei</strong> tronchi, ...);<br />

• previsioni degli strumenti urbanistici che non tengono conto <strong>dell</strong>e caratteristiche storico<br />

culturali <strong>dell</strong>'area;<br />

• <strong>per</strong>dita del significato originario degli usi civici (jus legnandi, jus pascendi, ...);<br />

• <strong>la</strong>vorazioni artigianali tradizionali in via di abbandono;<br />

• tradizioni di origine <strong>la</strong>ica e/o religiosa in via di abbandono;<br />

• mancanza di un'adeguata tute<strong>la</strong> <strong>dell</strong>e culture alloglotte.<br />

4. Sintesi valutativa <strong>dell</strong>e indagini settoriali<br />

La sintesi analitica e cartografica di tutti i dati ottenuti a seguito <strong>dell</strong>e indagini settoriali rappresenta<br />

una tappa necessaria e di massima importanza ai fini di eseguire una strutturazione ecologica del<br />

territorio, su cui verranno innescate le ipotesi di strutturazione funzionale del Parco.<br />

L'approccio transdisciplinare, che integra le informazioni corologiche e topologiche sugli<br />

ecosistemi ad un livello su<strong>per</strong>iore (del paesaggio) <strong>per</strong> lo studio <strong>dei</strong> mo<strong>dell</strong>i spazio-temporali, è<br />

considerato attualmente <strong>la</strong> base scientifica <strong>per</strong> <strong>la</strong> pianificazione, gestione e conservazione del<br />

territorio.<br />

La fase sintetica che precede l'e<strong>la</strong>borazione <strong>dell</strong>o schema di <strong>zonizzazione</strong> del Parco si basa sui<br />

concetti teorici <strong>dell</strong>'ecologia del paesaggio e utilizza come strumento di <strong>la</strong>voro l'unità di paesaggio<br />

(ecotessuto). Essa include una combinazione specifica di ecotopi assomiglianti <strong>per</strong> almeno una<br />

proprietà comune. L'omogeneità <strong>dell</strong>'unità di paesaggio si esprime più su un piano funzionale che su


quello ecologico e biocenotico. L'ecotopo è considerato invece l'unità territoriale elementare,<br />

caratterizzata dal<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva omogeneità ecologica e quindi dallo stesso tipo vegetazionale. Gli<br />

ecosistemi che costituiscono un'unità di paesaggio possono coprire tutta <strong>la</strong> gamma di naturalità, da<br />

quelli completamente antropici a quelli naturali.<br />

4.1. Delimitazione <strong>dell</strong>e unità di paesaggio<br />

Come tutte le c<strong>la</strong>ssificazioni ecologiche del territorio, l'identificazione <strong>dell</strong>e unità di paesaggio si<br />

basa su una sintassi (analisi formale) che sia in grado di sostenere una semantica (analisi del<br />

significato).<br />

La delimitazione <strong>dell</strong>e unità di paesaggio rimane tuttora soggettiva ed artificiale, in quanto gli<br />

ecosistemi componenti sono sistemi a<strong>per</strong>ti, con un basso grado di integralità. Pertanto, si usa come<br />

criterio pragmatico l'identità visuale e culturale <strong>dell</strong>e singole unità, che si ottiene attraverso <strong>la</strong><br />

sovrapposizione ed integrazione <strong>dell</strong>'ambiente fisico (ecotopi), <strong>dell</strong>'ambiente biotico (biocenosi) e<br />

<strong>dell</strong>'ambiente antropico. Nei Parchi, dove generalmente <strong>la</strong> vegetazione naturale è ancora ben<br />

rappresentata, l'approccio geosinfitosociologico costituisce uno strumento supplementare e molto<br />

utile <strong>per</strong> <strong>la</strong> delimitazione <strong>dell</strong>e unità di paesaggio.<br />

La delimitazione effettiva <strong>dell</strong>e unità di paesaggio richiede l'uso del<strong>la</strong> cartografia di sintesi<br />

(ambientale), che integra le carte tematiche <strong>dei</strong> singoli attributi del paesaggio. Di conseguenza, <strong>la</strong><br />

carta di sintesi risulta mediante l'aggregazione sinottica ed analogica <strong>dei</strong> dati analitici che<br />

riguardano <strong>la</strong> geologia, <strong>la</strong> geomorfologia, <strong>la</strong> pedologia, l'idrologia, <strong>la</strong> climatologia, <strong>la</strong> vegetazione,<br />

<strong>la</strong> fauna e le componenti del sistema antropico.<br />

Nel<strong>la</strong> delimitazione <strong>dell</strong>e unità si cerca di utilizzare con precedenza i lineamenti geomorfologici<br />

(spartiacque, fondovalli, faglie) e i limiti ecologici messi in evidenza dal<strong>la</strong> distribuzione <strong>dei</strong><br />

mesoclimi, <strong>dei</strong> suoli e <strong>dell</strong>e serie di vegetazione. In partico<strong>la</strong>re, le fitocenosi, attraverso <strong>la</strong> loro<br />

composizione floristica, sono indicatori fondamentali sia nel<strong>la</strong> fase di individuazione visuale che in<br />

quel<strong>la</strong> di valutazione complessa <strong>dell</strong>e unità di paesaggio, in quanto espressione tangibile ed<br />

integrata <strong>dell</strong>'intero ecosistema.<br />

4.2. Individuazione <strong>dei</strong> tipi di unità di paesaggio<br />

La ridondanza <strong>dell</strong>e unità di paesaggio distinte come unità concrete (cartografiche), ripetibili nel<br />

territorio, rende necessaria <strong>la</strong> loro riduzione ad alcuni tipi di unità di paesaggio (astratti).<br />

L'individuazione <strong>dei</strong> tipi si esegue mediante una valutazione complessa di tutte le unità di paesaggio<br />

(concrete), che costituiscono l'intero ambito territoriale. A tale fine, si fa uso di una serie di criteri<br />

nei quali fare convergere le valutazioni plurisettoriali in termini confrontabili e che possono essere<br />

raggruppati in una griglia valutativa che incrocia 4 categorie e precisamente: elementi strutturali,<br />

valenze specifiche, emergenze e interferenze antropiche.<br />

Tra gli indicatori strutturali, <strong>la</strong> tessitura rileva <strong>la</strong> composizione, <strong>la</strong> proporzione e <strong>la</strong> distribuzione<br />

<strong>dell</strong>e macchie all'interno di una unità di paesaggio, cioè <strong>dell</strong>e chiazze di vari usi del suolo. La<br />

comparazione <strong>dell</strong>e tessiture si può realizzare visualmente (in modo empirico) oppure mediante<br />

metodi più oggettivi, come il calcolo di alcuni indici di analisi strutturale.<br />

Le valenze specifiche si riferiscono alle caratteristiche naturalistico-paesaggistiche e storicoculturali<br />

<strong>dell</strong>e unità di paesaggio; tale valutazione si può eseguire mediante indici sintetici<br />

ambientali oppure sul<strong>la</strong> base di criteri prestabiliti (naturalità, diversità, rinnovabilità, resilienza,<br />

rarità, antichità, pregio artistico, ecc.).<br />

Le emergenze, già evidenziate durante le indagini settoriali, devono avere un carattere prioritario<br />

nel<strong>la</strong> valutazione, in quanto esse spesso rappresentano i motivi <strong>per</strong> i quali è stato istituito il Parco<br />

stesso.<br />

La sovrapposizione <strong>dell</strong>e interferenze antropiche prima individuate in ciascuna unità di paesaggio<br />

può rendere necessaria, in alcuni casi, <strong>la</strong> divisione o aggregazione <strong>dell</strong>e stesse.<br />

In seguito a tale valutazione, le singole unità di paesaggio distinte aquisiscono una certa omogeneità<br />

e si prestano ad una c<strong>la</strong>ssificazione numerica attraverso metodi di analisi multivariata. Come<br />

risultato, le unità di paesaggio più assomiglianti <strong>per</strong> le loro valenze specifiche sono attribuibili ad un


certo tipo. Se le unità appartenenti allo stesso tipo vengono indicate graficamente in maniera<br />

specifica, allora si ottiene una prima approssimazione cartografica <strong>dei</strong> tipi di unità di paesaggio.<br />

La successiva valutazione semantica di tali unità tipologiche e il loro confronto in termini di<br />

differenze possono rilevare nuove informazioni sul funzionamento del mosaico ambientale a diversi<br />

livelli di organizzazione multisca<strong>la</strong>re e quindi imporre una revisione <strong>dei</strong> tipi di unità di paesaggio<br />

nel senso del<strong>la</strong> loro complessità, eterogeneità, rappresentatività, ecc.<br />

Una volta stabiliti i tipi definitivi di unità di paesaggio, ciascuno di essi deve essere astratto in un<br />

mo<strong>dell</strong>o attraverso <strong>la</strong> descrizione generale e una denominazione breve di tipo diagnosi, quest'ultima<br />

basata soprattutto sulle caratteristiche geomorfologiche, vegetazionali e antropo-culturali. Le<br />

denominazioni-diagnosi sono utilizzate nel<strong>la</strong> legenda del<strong>la</strong> carta <strong>dei</strong> tipi di unità di paesaggio, che<br />

costituisce il documento di base <strong>per</strong> le e<strong>la</strong>borazioni ulteriori.<br />

4.3. Delimitazione <strong>dei</strong> complessi funzionali<br />

I complessi funzionali raggruppano tipi di unità di paesaggio contigui collegati da rapporti di<br />

compatibilità e complementarietà ai fini del<strong>la</strong> strutturazione funzionale del territorio. La<br />

compatibilità riguarda l'affinità di attitudini che alcuni tipi di unità di paesaggio possiedono <strong>per</strong><br />

assicurare <strong>la</strong> continuità spazio-temporale <strong>dell</strong>e funzionalità a tutto il complesso. La<br />

complementarietà riguarda invece <strong>la</strong> congiunzione di proprietà diverse che caratterizzano alcuni tipi<br />

di unità di paesaggio <strong>per</strong> il compimento <strong>dell</strong>e funzionalità attribuibili al complesso.<br />

In casi partico<strong>la</strong>ri il complesso può essere formato anche da un solo tipo di unità di paesaggio o<br />

addirittura da porzioni di unità di paesaggio. I complessi contigui devono avere funzionalità diverse<br />

- almeno in parte, mentre complessi ben separati spazialmente possono avere funzionalità simili.<br />

Per l'integrazione <strong>dell</strong>e unità di paesaggio in complessi funzionali si dovrà tener conto <strong>dell</strong>e<br />

re<strong>la</strong>zioni all'interno di ciscun sistema (fisico, biologico e antropico) e di quelle intersistemiche, che<br />

sono state evidenziate nel<strong>la</strong> fasi precedenti.<br />

Un elenco sommario ed esemplificativo di possibili emergenze ambientali, considerate nel loro<br />

ambito re<strong>la</strong>zionale, che costituiscono i capisaldi <strong>per</strong> l'organizzazione <strong>dei</strong> complessi funzionali di<br />

unità di paesaggio, è il seguente:<br />

• formazioni geologiche e strutture geomorfologiche di partico<strong>la</strong>re interesse;<br />

• fenomeni di degrado e dissesto del suolo;<br />

• paleosuoli e suoli extrazonali;<br />

• sorgenti d'acqua potabile, termale o minerale;<br />

• corsi d'acqua naturali non regimati;<br />

• topoclimi extrazonali e microclimi collegati all'idrografia;<br />

• habitat di specie animali e vegetali endemiche o rare;<br />

• cenosi vegetali ed animali di interesse naturalistico;<br />

• biodiversità elevata e complessità strutturale <strong>dei</strong> sistemi ecologici;<br />

• beni paesistici ed architettonici iso<strong>la</strong>ti;<br />

• elementi di pregio storico-culturali locali;<br />

• paesaggio agrario storico;<br />

• insediamenti umani preistorici e storici;<br />

• aspetti culturali <strong>dell</strong>e popo<strong>la</strong>zioni umane autoctone;<br />

• <strong>per</strong>corsi ed itinerari storici;<br />

• strutture già esistenti legate ad attività di gestione oppure di ricerca scientifica.<br />

La carta <strong>dei</strong> complessi funzionali di unità di paesaggio rappresenta il documento di sintesi finale,<br />

sul quale si concepiranno le varie ipotesi di <strong>zonizzazione</strong>.<br />

5. Ipotesi di <strong>zonizzazione</strong> e norme <strong>per</strong> aree e <strong>per</strong> settori tematici<br />

La nostra trattazione, pur esaminando ogni o<strong>per</strong>azione come parte di un più completo e generale<br />

"processo di piano", ha voluto porsi come obiettivo una prima tappa consistente appunto nell'ipotesi


di <strong>zonizzazione</strong>, da raggiungere in tempi brevi, anche in riferimento ai sei mesi previsti dal<strong>la</strong> legge<br />

istitutiva del piano <strong>per</strong> il parco.<br />

L'ipotesi di <strong>zonizzazione</strong>, contenente anche <strong>la</strong> normativa <strong>per</strong> aree, <strong>per</strong> settori e <strong>per</strong> progetti,<br />

rappresenta dunque uno strumento di piano, ancora a<strong>per</strong>to e <strong>per</strong>fettibile, ma già idoneo <strong>per</strong><br />

supportare le prime politiche di conservazione e valorizzazione <strong>dell</strong>e risorse naturali e culturali<br />

presenti e <strong>per</strong> dare una risposta alle richieste di vari tipi d'intervento: dalle quotidiane esigenze di<br />

cittadini ed imprenditori locali ai grandi progetti a livello nazionale ed europeo.<br />

Il varo del piano <strong>per</strong> il parco non esaurisce comunque il "processo di piano", anzi rappresenta<br />

l'avvio di una seconda tappa, decisamente più lunga rispetto ai 6 mesi del<strong>la</strong> precedente, in cui nuove<br />

e più raffinate o<strong>per</strong>azioni d'integrazione, aggiornamento e <strong>per</strong>fezionamento del piano si affiancano e<br />

innalzano <strong>la</strong> qualità <strong>dell</strong>e attività (già avviate) di gestione <strong>dell</strong>'area.<br />

5.1. Approssimazione di delimitazione e bozza di normativa <strong>per</strong> aree e <strong>per</strong> settori tematici<br />

I vari complessi funzionali di unità di paesaggio esprimono <strong>la</strong> sintesi funzionale <strong>dell</strong>e diverse<br />

emergenze considerate nel loro ambito re<strong>la</strong>zionale; <strong>la</strong> carta che li rappresenta deriva dunque<br />

dall'interpretazione di tutte le precedenti indagini interdisciplinari sull'artico<strong>la</strong>zione e dinamicità<br />

degli ecosistemi, sulle re<strong>la</strong>zioni esistenti fra gli stessi, sulle omogeneità ed eterogeneità presenti;<br />

schematizza <strong>la</strong> vera struttura <strong>dei</strong> sistemi (fisico, biologico ed antropico) e <strong>la</strong> griglia di riferimento<br />

<strong>per</strong> costruire <strong>la</strong> prima <strong>zonizzazione</strong> del parco.<br />

Ma il passaggio dal<strong>la</strong> sintesi al<strong>la</strong> delimitazione <strong>dell</strong>e aree non è meccanico nè tantomeno<br />

automatico; più che un semplice passaggio è un processo che prevede un divenire <strong>dell</strong>'ipotesi di<br />

<strong>zonizzazione</strong>, capace di continui aggiustamenti, verifiche progettuali ed approfondimenti analitici.<br />

Si <strong>per</strong>viene ad una prima approssimazione di delimitazione <strong>dell</strong>e aree a), b), c), e d) mediante<br />

l'aggregazione di complessi di unità: in alcuni casi è anche possibile che i singoli complessi di unità<br />

di paesaggio vadano direttamente a costituire, senza ulteriori aggregazioni, le diverse aree, oppure<br />

che un solo complesso di unità appartenga a più di un'area.<br />

I criteri che guidano l'aggregazione, o <strong>la</strong> divisione, <strong>dei</strong> complessi di unità, oltre a considerare le<br />

re<strong>la</strong>zioni fisico-naturalistiche, formali e visuali, sono anche funzionali al<strong>la</strong> futura organizzazione<br />

del<strong>la</strong> gestione <strong>dell</strong>e aree e quindi alle attività che <strong>la</strong> legge quadro prevede <strong>per</strong> le aree destinate a<br />

parco.<br />

A titolo esemplificativo si può dire che potrebbero essere delimitati dapprima quei complessi<br />

funzionali di unità di paesaggio contenenti le specificità fisico-naturalistiche <strong>dell</strong>'area.<br />

Sono queste le aree sostenenti biocenosi dal valore eccezionale che concorrono al<strong>la</strong> definizione<br />

<strong>dell</strong>'identità del parco e che richiedono una "protezione <strong>dell</strong>'ambiente - sia nelle singole componenti<br />

che nelle reciproche re<strong>la</strong>zioni - rigorosa in modo da garantire che gli equilibri non siano alterati". Si<br />

riesce così a definire una prima <strong>per</strong>imetrazione <strong>dell</strong>e zone che andranno a formare le riserve<br />

integrali e le riserve generali orientate.<br />

Mentre l'individuazione <strong>dell</strong>e riserve si pone <strong>per</strong> lo più al di fuori da valutazioni re<strong>la</strong>zionali proprie<br />

del<strong>la</strong> pianificazione territoriale ed è guidata in modo univoco dagli es<strong>per</strong>ti <strong>dell</strong>e singole discipline<br />

interessate, assai più complessa è <strong>la</strong> delimitazione <strong>dell</strong>e aree più antropizzate, comprendenti anche i<br />

nuclei insediativi urbani e rurali.<br />

Su queste aree, estesamente modificate dai processi di antropizzazione, spesso d'interfaccia con il<br />

cuore del parco e quasi sempre sedi di conflittualità territoriale, il dibattito si fa partico<strong>la</strong>rmente<br />

acceso proprio <strong>per</strong> <strong>la</strong> difficoltà di circoscrivere con una linea tensioni e fenomeni interagenti con <strong>la</strong><br />

tute<strong>la</strong> e <strong>la</strong> conservazione <strong>dei</strong> più fragili ambienti vicini.<br />

Pertanto, localizzando gli ambiti re<strong>la</strong>zionali interconnessi con il sistema <strong>dell</strong>e riserve e<br />

interpretando alcuni processi antropici, storici o ancora in atto, si riesce a dare solo una<br />

<strong>per</strong>imetrazione sommaria <strong>dell</strong>e aree di protezione e <strong>dell</strong>e aree di promozione economica e sociale.<br />

Le attività umane infatti dovranno essere organizzate in modo più preciso e puntuale dopo aver<br />

sottoposto a verifica <strong>la</strong> disciplina <strong>dell</strong>e principali problematiche emerse.<br />

Al<strong>la</strong> prima approssimazione di delimitazione verrà dunque acclusa una bozza di normativa ordinata<br />

sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> suddivisione in zone prevista ai sensi <strong>dell</strong>'art.12, comma 2 del<strong>la</strong> L. 394/91, <strong>dell</strong>e


tematiche citate dal<strong>la</strong> legge stessa e di quelle problematiche più specifiche emerse a seguito<br />

<strong>dell</strong>'interpretazione e valutazione <strong>dell</strong>e re<strong>la</strong>zioni.<br />

In partico<strong>la</strong>re si potrà osservare che <strong>la</strong> bozza di normativa <strong>per</strong> settori tematici interesserà ambiti<br />

territoriali non sempre coincidenti con le zone previste (A,B,C e D). Basti pensare ad alcuni<br />

significativi tematismi - come ad esempio: i <strong>per</strong>corsi veico<strong>la</strong>ri e pedonali, le risorse idriche, gli<br />

inquinamenti, gli interventi sul<strong>la</strong> fauna, ecc...- capaci di travalicare ogni limite di zona.<br />

5.2. Verifiche<br />

L'approssimazione di delimitazione e con essa <strong>la</strong> prima bozza di normativa <strong>per</strong> aree e <strong>per</strong> settori<br />

tematici viene a questo punto sottoposta a verifica al fine di poter garantire <strong>la</strong> gestibilità e <strong>la</strong><br />

sostenibilità <strong>dell</strong>e funzioni assegnate alle diverse zone e di poter definire con più esattezza <strong>la</strong><br />

disciplina <strong>dei</strong> principali tematismi oggetto di studio.<br />

Le o<strong>per</strong>azioni di verifica possono ricondursi a:<br />

• controlli progettuali puntuali. O<strong>per</strong>azioni progettuali appropriate dovrebbero accompagnare<br />

l'attività di piano al fine di riuscire a "mettere a fuoco" soluzioni partico<strong>la</strong>ri e<br />

contemporaneamente rapportarsi all'organizzazione generale del territorio. Potranno<br />

esplicarsi in: progetti pilota <strong>per</strong> aree campione <strong>per</strong> <strong>la</strong> disciplina di alcuni contenuti<br />

espressamente previsti dal piano (sistemi di accessibilità veico<strong>la</strong>re e pedonale con<br />

partico<strong>la</strong>re riguardo ai <strong>per</strong>corsi, accessi e strutture riservate ai disabili, ai portatori di<br />

handicap e agli anziani; sistemi di attrezzature e servizi <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione e <strong>la</strong> fruizione sociale<br />

del parco, musei, centri di visite, uffici informativi, aree di campeggio, attività<br />

agrituristiche); progetti speciali <strong>per</strong> ambiti territoriali complessi, sedi di "interferenze" e/o in<br />

stato di partico<strong>la</strong>re degrado urbanistico e paesistico-ambientale;<br />

• raccordo con gli altri strumenti ed iniziative previste dal<strong>la</strong> legge quadro. Il piano <strong>per</strong> il parco<br />

dovrà divenire lo strumento conoscitivo di base <strong>per</strong> supportare scelte ed iniziative proposte<br />

dagli altri strumenti previsti dal<strong>la</strong> stessa legge e cioè: il Rego<strong>la</strong>mento del Parco, che dovrà<br />

essere adottato dall'ente parco non oltre sei mesi dall'approvazione del piano ed il Piano<br />

pluriennale economico e sociale, che dovrà essere e<strong>la</strong>borato dal<strong>la</strong> comunità del parco nel<br />

rispetto <strong>dei</strong> vincoli stabiliti dal piano e dal Rego<strong>la</strong>mento. I tre strumenti dovrebbero<br />

avanzare in modo dialogico e coo<strong>per</strong>ativo. In partico<strong>la</strong>re il piano pluriennale economico e<br />

sociale <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione <strong>dell</strong>e attività compatibili capace di prevedere <strong>la</strong> concessione di<br />

sovvenzioni a privati ed enti locali, l'agevo<strong>la</strong>zione o <strong>la</strong> promozione di una serie di attività -<br />

tradizionali, artigianali ecc., - se adeguatamente coordinato con le misure d'incentivazione<br />

(L. 394/91, art.7), con altri tipi di agevo<strong>la</strong>zioni che l'istituzione <strong>dell</strong>'area protetta riesce ad<br />

innescare, e con gli indirizzi progettuali di cui si fa portatore il piano, potrebbe avviare "una<br />

trasformazione economica di ampia prospettiva , progressiva, equilibrata, ecologica e<br />

tendenzialmente autopropulsiva".<br />

• raccordo con il contesto territoriale e <strong>la</strong> strumentazione urbanistica vigente. La Legge<br />

Quadro prevede che le regioni d'intesa con l'Ente parco possano disciplinare <strong>la</strong> gestione<br />

<strong>dell</strong>e "zone contigue" con piani e programmi. Probabilmente sarebbe utile estendere l'azione<br />

di raccordo oltre le zone contigue al fine di riconnettere <strong>la</strong> "rete ecologica" del parco coi<br />

sistemi di partico<strong>la</strong>re valore naturale del contesto territoriale. Documenti a livello<br />

internazionale ravvisano l'opportunità "di inserire le aree a protezione speciale nelle più<br />

ampie strategie di conservazione del<strong>la</strong> natura e riqualificazione ambientale" attivando anche<br />

forme di raccordo in ambito internazionale.<br />

La Legge Quadro prevede due strumenti capaci di stabilire effettive interazioni tra il livello<br />

del<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> locale, quello nazionale e quello internazionale:<br />

o <strong>la</strong> "Carta del<strong>la</strong> Natura";<br />

o il "Programma triennale <strong>per</strong> le aree naturali protette".


Immaginando le aree protette come sistemi biologici a<strong>per</strong>ti, i cui confini quasi mai<br />

corrispondono con quelli amministrativi , sarà inoltre necessario prevedere in questa fase un<br />

adeguato raccordo normativo tra il piano del parco e gli altri strumenti urbanistici vigenti<br />

"oltre il parco". In tal senso potrebbero intervenire i singoli piani rego<strong>la</strong>tori comunali, i piani<br />

paesaggistici e, con maggiori probabilità di successo, il piano territoriale di coordinamento<br />

provinciale. Questo piano di area vasta di recente istituzione, in accordo con il piano <strong>per</strong> il<br />

parco, potrebbe contribuire al<strong>la</strong> "saldatura" tra aree protette e territorio circostante, ed al<strong>la</strong><br />

ricomposizione di "momenti e aspetti che rischierebbero altrimenti di sovrapporsi e più<br />

spesso di confliggere".<br />

• confronto e dibattito con gli enti e gli altri attori locali. La definizione di una prima<br />

delimitazione <strong>dell</strong>e aree e re<strong>la</strong>tiva normativa può divenire una base di discussione sufficiente<br />

ad aprire un confronto con gli enti territorialmente coinvolti ed a determinare <strong>la</strong><br />

partecipazione ampia ed anticipata (rispetto all'iter procedurale previsto dal<strong>la</strong> normativa) <strong>dei</strong><br />

diversi attori locali.<br />

• approfondimenti analitici. La stesura del<strong>la</strong> prima approssimazione di delimitazione (e<br />

re<strong>la</strong>tiva normativa) e <strong>la</strong> messa a punto di una serie di verifiche puntuali potrebbe far rilevare<br />

alcune significative carenze in ambito conoscitivo-valutativo. È bene <strong>per</strong>tanto prevedere in<br />

questa fase il ricorso ad eventuali mirati approfondimenti analitici<br />

5.3. Ipotesi di <strong>zonizzazione</strong> e norme <strong>per</strong> aree e <strong>per</strong> settori tematici<br />

L'ipotesi di <strong>zonizzazione</strong> rappresenta l'ultima tappa del <strong>per</strong>corso di piano prospettato. Dovrà<br />

contenere <strong>per</strong>tanto <strong>la</strong> stesura finale del<strong>la</strong> proposta progettuale che si è evoluta e concretizzata<br />

passando attraverso diverse fasi: dall'idea di parco inclusa nell'approccio conoscitivo (fase 1), alle<br />

prime strategie progettuali, talora alternative, emerse dal<strong>la</strong> valutazione <strong>dell</strong>e re<strong>la</strong>zioni (fasi 2 e 3);<br />

allo studio <strong>dell</strong>e connessioni funzionali nel<strong>la</strong> interpretazione <strong>dei</strong> complessi di unità di paesaggio<br />

(fase 4); al<strong>la</strong> prima approssimazione di delimitazione e bozza di normativa <strong>per</strong> aree e <strong>per</strong> settori<br />

(fase 5). In partico<strong>la</strong>re, in quest'ultima fase, verranno apportate ulteriori integrazioni ed<br />

aggiustamenti all'approssimazione di delimitazione (e bozza di normativa <strong>per</strong> aree e <strong>per</strong> settori)<br />

sul<strong>la</strong> base <strong>dell</strong>e verifiche di cui al punto precedente. La stesura finale <strong>dell</strong>'ipotesi di <strong>zonizzazione</strong> si<br />

articolerà come segue:<br />

• 1. revisione <strong>dei</strong> confini <strong>dell</strong>'area protetta e suddivisione del territorio in zone (A, B, C e D)<br />

ed eventuali sottozone a diverso grado di protezione con individuazione di normativa<br />

specifica <strong>per</strong> ognuna <strong>dell</strong>e zone e sottozone;<br />

• 2. proposta di delimitazione e di normativa <strong>per</strong> le aree contigue, come previsto ai sensi<br />

<strong>dell</strong>'art.32 del<strong>la</strong> L.394/91;<br />

• 3. normativa <strong>per</strong> settori tematici, includente almeno quelli indicati dal<strong>la</strong> legge quadro<br />

(accessibilità e <strong>per</strong>corsi veico<strong>la</strong>ri e pedonali, attrezzature e servizi <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione e <strong>la</strong><br />

funzione sociale del parco, attività ricettive, attività agroturistiche, interventi sul<strong>la</strong> flora,<br />

sul<strong>la</strong> fauna e sull'ambiente naturale un genere) e le più significative problematiche rilevate<br />

nell'interpretazione e valutazione <strong>dell</strong>e re<strong>la</strong>zioni. Questa o<strong>per</strong>azione potrebbe condurre a<br />

cartografare settori d'intervento non sempre corrispondenti alle aree di cui al punto 1);<br />

• 4. normativa <strong>per</strong> progetti (<strong>per</strong> aree speciali e aree campione). Le aree d'intervento potrebbero<br />

corrispondere con quelle utilizzate <strong>per</strong> <strong>la</strong> verifica progettuale.La valenza normativa <strong>dei</strong><br />

progetti è tale da <strong>la</strong>sciare sempre una certa flessibilità o<strong>per</strong>ativa al momento del<strong>la</strong> redazione<br />

esecutiva degli stessi.<br />

L'ipotesi di <strong>zonizzazione</strong>, con re<strong>la</strong>tiva normativa, distinta <strong>per</strong> aree e <strong>per</strong> settori tematici, avrà <strong>la</strong><br />

valenza di piano <strong>per</strong> il parco. Sarà poi compito <strong>dell</strong>'ente parco valutare l'opportunità di dare spazio<br />

ad ulteriori progettazioni e pianificazioni settoriali a fronte di partico<strong>la</strong>ri tematiche emergenti.


È invece sin d'ora scontata <strong>la</strong> necessità di prevedere un processo di piano che continua il suo<br />

cammino attivando o<strong>per</strong>azioni di aggiornamento ed aggiustamento con tempi di revisione<br />

abbastanza ravvicinati.<br />

E. E<strong>la</strong>borati da produrre<br />

La proposta di <strong>zonizzazione</strong>, come pure tutti i precedenti passaggi del processo metodologico<br />

descritto, in qualsiasi modo si o<strong>per</strong>i (agendo su base cartacea o in forma digitalizzata), dovranno<br />

infine poter essere trasposti su base cartografica e sotto forma di re<strong>la</strong>zioni.<br />

Indichiamo quali potranno essere i principali e<strong>la</strong>borati, da considerarsi quali minimi inderogabili:<br />

• rappresentazione cartografica anche in forma digitalizzata <strong>dell</strong>'assetto attuale del territorio<br />

nei diversi approfondimenti tematici connessi ai principali settori disciplinari, alle loro più<br />

significative interre<strong>la</strong>zioni ed alle interpretazioni di valori, emergenze e fragilità, in sca<strong>la</strong><br />

1:25.000;<br />

• rappresentazione cartografica, anche in forma digitalizzata, <strong>dell</strong>e interferenze nei tre sistemi<br />

(fisico, biologico ed antropico) in sca<strong>la</strong> 1:25.000/1:10.000;<br />

• rappresentazione cartografica, anche in forma digitalizzata, <strong>dell</strong>e unità di paesaggio e <strong>dei</strong><br />

complessi funzionali di unità di paesaggio, in sca<strong>la</strong> 1:25.000/1:10.000;<br />

• rappresentazione cartografica, anche in forma digitalizzata, del<strong>la</strong> <strong>zonizzazione</strong> <strong>dell</strong>'area, in<br />

sca<strong>la</strong> 1:25.000/1:10.000;<br />

• rappresentazione cartografica, anche in forma digitalizzata, <strong>dei</strong> principali tematismi (settori<br />

d'intervento) da normare;<br />

• rappresentazione cartografica, anche in forma digitalizzata, di eventuali interventi strategici<br />

in aree di rilevanza partico<strong>la</strong>re, in sca<strong>la</strong> 1:10.000/1:2.000;<br />

• programma finanziario di massima con indicazione <strong>dell</strong>e priorità;<br />

• progetti pilota e progetti specifici <strong>per</strong> aree campione ed aree speciali, da attuarsi attraverso<br />

singoli piani partico<strong>la</strong>reggiati o sistemi di piani partico<strong>la</strong>reggiati, in sca<strong>la</strong> adeguata;<br />

• norme di attuazione distinte <strong>per</strong> aree e <strong>per</strong> settori tematici.<br />

F. Sistema informativo territoriale da usare<br />

I sistemi di organizzazione ed e<strong>la</strong>borazione <strong>dei</strong> dati condizionano e sono a loro volta condizionati<br />

dal<strong>la</strong> metodologia descritta.<br />

Anche <strong>per</strong> questo motivo è bene accennare ai sistemi di costruzione ed utilizzazione <strong>dell</strong>e fonti<br />

informative che dovranno supportare i processi conoscitivi, valutativi e decisionali connessi al<strong>la</strong><br />

pianificazione <strong>dei</strong> <strong>parchi</strong>.<br />

La redazione di un piano richiede:<br />

• acquisizione di cartografie di base;<br />

• acquisizione di dati già raccolti in precedenti es<strong>per</strong>ienze di ricerca e/o attività di<br />

pianificazione e di nuovi dati tramite rilievo diretto sul territorio;<br />

• organizzazione di o<strong>per</strong>azioni di valutazioni e sintesi alquanto complesse, connesse ad una<br />

visione sistemica del<strong>la</strong> realtà territoriale, capaci di aggregare e/o scomporre dati e<br />

informazioni interre<strong>la</strong>ti tra di loro, fino a <strong>per</strong>venire a schemi di piano "finali" capaci di<br />

accogliere successive revisioni.<br />

In partico<strong>la</strong>re, nel processo metodologico descritto <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>zonizzazione</strong> <strong>dei</strong> <strong>parchi</strong> <strong>nazionali</strong>, sarà<br />

necessario compiere le seguenti o<strong>per</strong>azioni::


• organizzare <strong>la</strong> raccolta dati evidenziando e valutando l'elemento in quanto tale e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

che costruisce con elementi di altri sistemi;<br />

• evidenziare e valutare le interferenze antropiche nei tre sistemi (fisico, biologico ed<br />

antropico), sovrapponendo l'insieme degli interventi realizzati e/o previsti dall'uomo con i<br />

caratteri fisici e biologici e con il patrimonio storico-culturale;<br />

• evidenziare e valutare le diverse unità di paesaggio costruendo un cartografia di sintesi e<br />

rilevando l'identità visuale e culturale <strong>dell</strong>e singole unità attraverso <strong>la</strong> sovrapposizione ed<br />

integrazione <strong>dell</strong>'ambiente fisico, biotico ed antropico, anche utilizzando materiale<br />

fotografico;<br />

• aggregare le singole unità di paesaggio sul<strong>la</strong> base di criteri funzionali, <strong>per</strong> delimitare i<br />

complessi di unità;<br />

• costruire proposte di <strong>zonizzazione</strong> <strong>dell</strong>'area, verificabili ed aggiornabili.<br />

Sinora <strong>la</strong> maggior parte <strong>dell</strong>e informazioni utilizzate nel<strong>la</strong> pianificazione sono state acquisite in<br />

forma cartacea; è anche possibile rinvenire dati memorizzati su supporti magnetici ma non corre<strong>la</strong>ti<br />

ad una cartografia di base. Tali sistemi tradizionali non <strong>per</strong>mettono l'utilizzo <strong>dell</strong>e informazioni<br />

raccolte <strong>per</strong> successive e<strong>la</strong>borazioni ed analisi.<br />

Lo sviluppo <strong>dell</strong>'informatica e l'evoluzione <strong>dell</strong>e tecnologie di analisi territoriale mettono a<br />

disposizione sistemi e strumenti in grado di supportare o<strong>per</strong>azioni conoscitive e decisionali in<br />

ambiti caratterizzati dal<strong>la</strong> interdisciplinarietà (e quindi propri del<strong>la</strong> realtà territoriale).<br />

Tali strumenti, conosciuti come GIS (Geographic Information Systems) o, più semplicemente, SIT<br />

(Sistemi Informativi Territoriali) <strong>per</strong>mettono:<br />

• di gestire <strong>la</strong> cartografia di base tramite computer;<br />

• di georeferenziare i dati (attribuire ad ogni elemento le sue coordinate spaziali reali);<br />

• di effettuare collegamenti tra informazioni di diversa natura;<br />

• di e<strong>la</strong>borare le informazioni (attraverso associazioni e sovrapposizioni) secondo le finalità<br />

prefissate caso <strong>per</strong> caso;<br />

• di riportare tutte le e<strong>la</strong>borazioni su base cartografica, al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> desiderata.<br />

In partico<strong>la</strong>re i SIT (Sistemi Informativi Territoriali) <strong>per</strong>mettono di supportare <strong>la</strong> redazione del<br />

piano del parco espletando le seguenti funzioni:<br />

• funzioni di editing o modifica di nuove entità e correzione/modifica <strong>dell</strong>e informazioni<br />

esistenti, sia grafiche sia alfanumeriche;<br />

• gestione di livelli logici: raggruppamento <strong>dell</strong>e informazioni in insiemi logici corrispondenti<br />

a significati diversi del contenuto informativo;<br />

• gestione di dati vettoriali e raster: trattamento congiunto di dati vettoriali e dati in formato<br />

raster (foto aeree, immagini da satellite, ecc.);<br />

• gestione del<strong>la</strong> topologia: adiacenza tra entità areali o connessione tra elementi lineari;<br />

• corre<strong>la</strong>zione tra elementi grafici e descrittivi: gestione automatica del collegamento fra dati<br />

grafici e descrittivi presenti in banche dati anche di tipo differenti con re<strong>la</strong>zioni di tipo m-n;<br />

• continuum spaziale: unione di mappe provenienti dal<strong>la</strong> digitalizzazione di più fogli in un<br />

unico tema geografico;<br />

• mosaico: trasformazione del continuum spaziale in un insieme di fogli;<br />

• over<strong>la</strong>y topologico: fusione verticale di più tematismi in modo da ottenere un nuovo<br />

tematismo costituito dal<strong>la</strong> somma sia <strong>dell</strong>e primitive grafiche sia degli attributi degli ntematismi<br />

fusi;<br />

• buffering: creazione automatica di fasce di rispetto;


• viste, tematismi, legende: creazione di viste o tematismi ottenuti da re<strong>la</strong>zioni con altre basedati<br />

e creazione di legende di c<strong>la</strong>ssi di valori con colorazione e graficismi definibili<br />

dall'utente;<br />

• import/export: ossibilità di scambiare dati in formati compatibili con i più diffusi programmi<br />

applicativi.<br />

Infine è importante sottolineare che i Sistemi Informativi Territoriali, dopo aver supportato <strong>la</strong><br />

redazione del piano, potranno divenire lo strumento base <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del piano (ivi compreso<br />

l'adeguamento alle mutate caratteristiche ambientali), contribuendo all'esplicazione <strong>dell</strong>e seguenti<br />

attività:<br />

• amministrativa (ri<strong>la</strong>scio di autorizzazioni e pareri)<br />

• informativo turistica (gestione <strong>dei</strong> centri-visita, ingressi al parco, sentieristica, sportelli<br />

informativi, ...);<br />

• didattica (aule verdi, <strong>per</strong>corsi natura, ...);<br />

• ricerca scientifica (studi specifici, s<strong>per</strong>imentazioni, monitoraggi, ...);<br />

• organizzazione <strong>dei</strong> settori d'intervento (servizi di prevenzione incendi, vigi<strong>la</strong>nza, gestione<br />

faunistica, gestione forestale, manutenzione sentieri, ...);<br />

• diffusione <strong>dell</strong>e informazioni (attraverso un'architettura informativa distribuita costituita da<br />

poli di servizio collegati in rete, ...).<br />

G. Ufficio di piano<br />

La scelta di creare un ufficio di piano risponde a tre principali criteri:<br />

• 1. garantire <strong>la</strong> massima artico<strong>la</strong>zione e flessibilità <strong>dell</strong>e indagini e del progetto in rapporto<br />

alle esigenze di gestione del piano e più in generale di controllo del territorio del parco;<br />

• 2. garantire un coordinamento progettuale fattivo con i diversi soggetti istituzionali e sociali<br />

coinvolti dal piano <strong>per</strong> il parco;<br />

• 3. favorire il radicamento sul territorio di tutti i programmi di organizzazione territoriale.<br />

La struttura e l'organizzazione <strong>dell</strong>'Ufficio di Piano del Parco rispecchierà l'artico<strong>la</strong>zione del piano<br />

stesso così come prefigurato da questo documento.<br />

I profili professionali previsti all'interno <strong>dell</strong>'Ufficio di Piano sono di tre tipi:<br />

• 1. funzionari <strong>dell</strong>'Ente Parco o di enti locali coinvolti nel<strong>la</strong> e<strong>la</strong>borazione del piano;<br />

• 2. consulenti incaricati con diverse funzioni ( coordinamento scientifico, e<strong>la</strong>borazioni<br />

conoscitive e progettuali, o approfondimenti su temi specifici);<br />

• 3. neo<strong>la</strong>ureati con incarico a tempo determinato (secondo le procedure previste dal<strong>la</strong><br />

normativa vigente e già s<strong>per</strong>imentate in altri piani) in rapporto alle diverse aree d'indagine<br />

del piano.<br />

I professionisti coinvolti, in partico<strong>la</strong>re quelli di cui ai punti 1 e 2 dovranno essere figure che<br />

abbiano già maturato es<strong>per</strong>ienze professionali e di ricerca di tipo interdisciplinare.<br />

Il responsabile <strong>dell</strong>'Ufficio di Piano è individuato nel<strong>la</strong> figura del direttore del parco, con funzioni<br />

di raccordo tra l'Ufficio di Piano, organi direttivi del Parco e Coordinamento tecnico-istituzionale,<br />

di cui al punto successivo.<br />

Il direttore del Parco coordinerà anche l'organizzazione generale <strong>dell</strong>'Ufficio di Piano avvalendosi<br />

<strong>dei</strong> seguenti apporti:<br />

• a. un consulente a supporto del<strong>la</strong> gestione tecnico-giuridico-amministrativa del piano;


• b. un col<strong>la</strong>boratore a supporto del<strong>la</strong> segreteria organizzativa <strong>dell</strong>'Ufficio (neodiplomato a<br />

tempo determinato).<br />

È auspicabile l'istituzione di un coordinamento tecnico istituzionale in cui siano presenti funzionari<br />

designati dagli Enti locali direttamente coinvolti nel processo di pianificazione (regioni e province)<br />

con funzione di raccordo, verifica e confronto sulle scelte progettuali del piano.<br />

È prevista <strong>la</strong> figura di un coordinatore scientifico con funzioni di direzione, raccordo e verifica degli<br />

e<strong>la</strong>borati di piano. Sarà in partico<strong>la</strong>re compito del coordinatore definire il programma o<strong>per</strong>ativo di<br />

<strong>la</strong>voro (tempistica dettagliata), <strong>la</strong> sua attuazione, <strong>la</strong> coerenza e completezza (singo<strong>la</strong> e d'insieme)<br />

<strong>dell</strong>e diverse e<strong>la</strong>borazioni del piano.<br />

Le e<strong>la</strong>borazioni tecniche del piano, così come previste dal presente documento, saranno svolte da<br />

gruppi di <strong>la</strong>voro re<strong>la</strong>tivi ai diversi "sistemi" individuati con le loro eventuali artico<strong>la</strong>zioni interne;<br />

ogni gruppo di <strong>la</strong>voro sarà composto da un consulente responsabile (con i suoi col<strong>la</strong>boratori) e da<br />

alcuni giovani neo-<strong>la</strong>ureati.<br />

È prevista <strong>la</strong> presenza di giovani neo<strong>la</strong>ureati, in rapporto alle e<strong>la</strong>borazioni sistemiche, con funzioni<br />

o<strong>per</strong>ative, tra cui quel<strong>la</strong> principale di <strong>la</strong>vorare all'informatizzazione del piano (predisposizione ed<br />

immissione dati, re<strong>la</strong>tiva costruzione di carte informatizzate). Sono previste infine consulenze ad<br />

hoc su singoli temi specialistici.<br />

Non è possibile in questa sede specificare con più esattezza quali potranno essere le professionalità<br />

coinvolte nell'attività di piano. Tale scelta dipenderà in modo diretto dai tematismi oggetto di<br />

indagine re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> specifica area protetta.

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