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Le origini del coniglio di Carmagnola - Biozootec

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Asproavic DSZ UniTo<br />

La Bionda, la Bianca<br />

e il Grigio<br />

vol. 4<br />

Il Grigio - 2<br />

Carla Lazzaroni<br />

Origini e risultati produttivi<br />

<strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> Grigio <strong>di</strong><br />

<strong>Carmagnola</strong>


© 2006 Asproavic – DSZ UniTO<br />

Associazione Produttori Avicunicoli Piemontesi<br />

Via Silvio Pellico, 10<br />

10022 <strong>Carmagnola</strong> TO<br />

Tel. 011.971.53.08 – Fax 011.971.53.01<br />

E-mail asproavic@agraria.it<br />

www.asproavic.com<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Zooteciche<br />

Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Torino<br />

Via <strong>Le</strong>onardo da Vinci, 44<br />

10095 Grugliasco TO<br />

Tel. 011.670.8561 – Fax 011.670.8563<br />

E-mail dsz@unito.it<br />

www.dsz.unito.it<br />

Gruppo <strong>di</strong> ricerca: Roberto Falciola, Carla Lazzaroni, Giuseppe Moriano,<br />

Elena Regis<br />

Coor<strong>di</strong>namento e<strong>di</strong>toriale: Giuseppe Moriano<br />

Grafica: Luigi Gnoato<br />

Stampa: Tip. Artigiana San Giuseppe Lavoratore Coop. Sociale a.r.l.<br />

Via Tigrai 1, 13100 Vercelli – Tel. 0161 502906<br />

Si ringraziamo per la gentile collaborazione:<br />

Il Comizio Agrario <strong>di</strong> Mondovì e con esso il suo presidente dr.<br />

Cavallotto, il dr. Gilli <strong>del</strong>la Col<strong>di</strong>retti <strong>di</strong> Cuneo, il dr. Giorgio Di<br />

Francesco <strong>del</strong>l'Eco <strong>del</strong> Chisone, il Comune <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>, l'Accademia<br />

<strong>di</strong> Agricoltura <strong>di</strong> Torino, l'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Torino, la Biblioteca<br />

Centrale Nazionale <strong>di</strong> Firenze, l'Azienda Borsalino.<br />

Si ringraziano inoltre tutti i soggetti pubblici e privati proprietari <strong>del</strong>le<br />

opere d'arte, manoscritti o fotografie riprodotte per scopi educativi e<br />

senza fini <strong>di</strong> lucro.<br />

In particolare la pubblicazione è stata resa possibile grazie ad un<br />

programma finanziato dal Ministero <strong>del</strong>le Politiche Agricole e Forestali<br />

ad Avitalia, unione <strong>del</strong>le Associazioni Produttori Avicunicoli italiani.<br />

I e<strong>di</strong>zione: maggio 2006


PREFAZIONE<br />

Quest’opera si propone quale necessario completamento <strong>del</strong><br />

lavoro svolto in questi anni dal Dipartimento <strong>di</strong> Scienze<br />

Zootecniche <strong>del</strong>l’Università <strong>di</strong> Torino e dall’Associazione<br />

Produttori Avicunicoli <strong>del</strong> Piemonte sulla razza <strong>del</strong> Coniglio<br />

Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>.<br />

Dalla fine <strong>del</strong> 2004 con la nascita <strong>del</strong> Consorzio <strong>di</strong> Tutela<br />

Piemontese <strong>del</strong>le Galline Bionda Piemontese e Bianca <strong>di</strong><br />

Saluzzo e <strong>del</strong> Coniglio Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> si concretizza<br />

una nuova realtà <strong>di</strong> produttori fortemente legati al nostro<br />

territorio subalpino.<br />

Dott. Giuseppe Moriano


LA CONIGLICOLTURA NELL’ETÀ<br />

MODERNA<br />

Dall’inizio <strong>del</strong> XIX secolo l’allevamento dei conigli si sviluppa<br />

in tutta l’Europa Occidentale, in ambiente rurale ma<br />

anche presso gli operai dei sobborghi e vengono fatti i primi<br />

conti economici sulla convenienza <strong>del</strong>l’allevamento <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong><br />

(nel 1810 a Londra 100 carcasse sono vendute per 13<br />

sterline), ricordando tra le produzioni non solo la carne, ma<br />

anche le pelli e le deiezioni.<br />

Compaiono anche i primi trattati <strong>di</strong> coniglicoltura, come il<br />

testo Sull'educazione <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> (1865) <strong>del</strong> canonico piacentino<br />

Antonio Monzini, vera e propria summa in cui si trovano<br />

notizie storiche, zootecniche, me<strong>di</strong>che, zoognostiche,<br />

tecniche (concia <strong>del</strong>le pelli) e culinarie, che fissa nel 1830 in<br />

Francia la nascita <strong>del</strong>la coniglicoltura razionale (che porta<br />

alle prime osservazioni sperimentali ed alle prime pubblicazioni<br />

in argomento) ed informa <strong>del</strong>l'importanza economica<br />

<strong>di</strong> questa produzione (350 mila capi alla settimana trattati nel<br />

solo mercato <strong>di</strong> Ostenda e destinati al mercato <strong>di</strong> Londra, come<br />

attestano le statistiche doganali).<br />

In quel periodo, vista l'importanza economica <strong>del</strong>l'allevamento<br />

si mo<strong>di</strong>ficano anche i sistemi <strong>di</strong> allevamento, introducendo<br />

a fianco <strong>del</strong>la garenna la conigliera (che vengono<br />

entrambe descritte nei dettagli) e <strong>di</strong>stinguendo i conigli in: conigli<br />

selvatici o <strong>di</strong> garenna; conigli domestici comuni o <strong>di</strong><br />

conigliera; conigli ricchi, pure <strong>di</strong> conigliera; conigli d'Angora,<br />

<strong>di</strong> pelo fino e lungo, pure <strong>di</strong> conigliera.<br />

La conigliera viene descritta inizialmente come un luogo <strong>di</strong><br />

recupero, con pavimento selciato, <strong>di</strong> mattoni, o <strong>di</strong> creta battuta<br />

e secca e almeno tre lati alti 1 metro, <strong>di</strong>visa in scomparti<br />

<strong>di</strong>stinti per i maschi e per le femmine, mentre le femmine<br />

gravide e i maschi riproduttori si devono tenere in casse,<br />

capanne o stanzette separate ed eventualmente sovrapposte. I


conigli, svezzati a circa 30 giorni <strong>di</strong> età, a 60 giorni arrivano a<br />

pesare circa 800 g (consumando 300 g <strong>di</strong> foraggio verde al<br />

giorno), per raggiungere 1 kg a 3 mesi, 1,5 kg a 4 mesi, 2 kg a<br />

5 mesi e 2,5 kg a 6 mesi e a completo sviluppo.<br />

In questa stessa epoca, il <strong>coniglio</strong> è <strong>di</strong>ffuso nel mondo intero<br />

dagli europei, là dove non era ancora stato fatto, come in Australia<br />

e in Nuova Zelanda, mentre in altre zone geografiche<br />

<strong>di</strong>verse circostanze non consentirono la <strong>di</strong>ffusione naturale e<br />

l’adattamento dei conigli (come nella steppa russa, nei deserti<br />

e nelle praterie americane) a causa <strong>del</strong>la mancanza <strong>di</strong> risorse<br />

alimentari adeguate o per la presenza <strong>di</strong> predatori che ne<br />

impe<strong>di</strong>scono la riproduzione.<br />

Il tentativo ripetuto <strong>di</strong> introduzione dei conigli in Australia<br />

(iniziato nel 1788) ebbe successo solo nel 1859, con il lancio<br />

<strong>di</strong> ventiquattro soggetti, ma si trasformò entro il 1886-1887<br />

(come accaduto in passato nelle Isole Baleari attorno al 20<br />

a.C. e ancor più a Porto Santo, vicino a Madera, attorno al<br />

1420) in un enorme flagello <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> soggetti, che<br />

<strong>di</strong>strussero quasi completamente la vegetazione e le colture e<br />

costrinsero il governo a adottare costosi mezzi per controllarli<br />

(dalle barriere – una lunga ad<strong>di</strong>rittura 1100 miglia – ai premi<br />

per l’abbattimento fino alla guerra batteriologica, con l’introduzione<br />

nel 1950 <strong>del</strong> virus <strong>del</strong>la mixomatosi che in soli tre anni<br />

riportò la popolazione cunicola a numeri più ragionevoli).<br />

A partire dalla fine <strong>del</strong> XIX secolo e soprattutto all’inizio <strong>del</strong><br />

XX, gli allevatori si riuniscono in associazioni e, grazie<br />

all’allevamento in gabbia e alla giusta considerazione <strong>del</strong>le<br />

<strong>Le</strong>ggi <strong>di</strong> Men<strong>del</strong> sull’ere<strong>di</strong>tabilità dei caratteri (1865), le razze<br />

<strong>di</strong> conigli si moltiplicano per l’in<strong>di</strong>viduazione, protezione e<br />

riproduzione <strong>di</strong> mutanti poco adatti alla vita selvatica. La formazione<br />

<strong>di</strong> stirpi e razze porta a <strong>di</strong>fferenziazioni in alcuni<br />

aspetti, come quelli che si riferiscono all’acutezza dei sensi,<br />

alla grandezza <strong>del</strong>le membra, alla taglia in generale, alla<br />

qualità <strong>del</strong>la pelle, alla capacità <strong>di</strong>gestiva ecc., e agli inizi <strong>del</strong><br />

6


7<br />

XX secolo il panorama cunicolo mon<strong>di</strong>ale si arricchisce <strong>di</strong><br />

molte e nuove razze e varietà.<br />

Il veterinario francese Charles Cornevin nel suo Trattato <strong>di</strong><br />

zootecnica generale (1891) <strong>di</strong>stingue do<strong>di</strong>ci razze <strong>di</strong> conigli:<br />

comune, lepre belga, argentato, gigante pezzato o papillon<br />

inglese, focata, giapponese, angora, gigante <strong>di</strong> Fiandra, russo,<br />

ariete, olandese; cita inoltre anche lui la presenza <strong>di</strong> soggetti<br />

privi <strong>di</strong> pa<strong>di</strong>glione auricolare (poi soppressi dal loro<br />

allevatore) come derivazione da quelli con orecchie pendenti<br />

(carattere ariete o lop).<br />

A partire da qui, e fino alla seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, grazie<br />

anche alle tecniche d’allevamento più razionali e alla pubblicazione<br />

<strong>di</strong> numerosi trattati sull’allevamento dei conigli –<br />

tra cui quelli degli italiani Giuseppe Licciar<strong>del</strong>li (Coniglicoltura<br />

pratica, <strong>del</strong> 1897), Ferruccio Faelli (Animali da cortile,<br />

<strong>del</strong> 1914), Francesco Maiocco (Il <strong>coniglio</strong>, <strong>del</strong> 1932) – si<br />

ha una proliferazione <strong>di</strong> razze che hanno dato luogo alla maggior<br />

parte degli standard e l'introduzione <strong>di</strong> concetti moderni<br />

sia nella costruzione dei ricoveri sia nella gestione <strong>del</strong>l'allevamento.<br />

<strong>Le</strong> gabbie utilizzate possono essere: gabbie con parchetti,<br />

gabbie mobili, gabbie ruotanti, gabbie fatte con botti.<br />

In questi anni è inoltre da ricordare che il <strong>coniglio</strong> non è allevato<br />

esclusivamente per la produzione <strong>del</strong>la carne ma,<br />

sfruttando colori e mutazioni favorevoli, anche per la pelliccia<br />

(razze bianche, Argentata <strong>di</strong> Champagne, Blu <strong>di</strong> Vienna,<br />

Avana, Cincilla, Rex e Satin), per la produzione <strong>di</strong> filato<br />

pregiato (l’angora, prodotto dal <strong>coniglio</strong> <strong>del</strong>la razza omonima,<br />

da non confondere con il mohair, prodotto dalla capra d’Angora),<br />

per la produzione <strong>di</strong> feltro.<br />

Nel periodo <strong>del</strong>l’ultima guerra mon<strong>di</strong>ale si ha un grande sviluppo<br />

<strong>del</strong>l’allevamento <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> in tutta Europa, per permettere<br />

alla popolazione <strong>di</strong> far fronte alla penuria <strong>di</strong> carne<br />

proveniente dalle gran<strong>di</strong> specie e, in queste <strong>di</strong>fficili con<strong>di</strong>-


zioni, il <strong>coniglio</strong> ha saputo <strong>di</strong>mostrare le sue gran<strong>di</strong> capacità <strong>di</strong><br />

trasformazione alimentare.<br />

Nel corso degli anni Cinquanta, l’allevamento per la produzione<br />

<strong>di</strong> carne regre<strong>di</strong>sce molto nei Paesi <strong>del</strong>l’Europa <strong>del</strong><br />

Nord, vista la possibilità <strong>di</strong> avere altre carni più gustose (carne<br />

bovina congelata proveniente dall’emisfero Sud) ed essendo la<br />

carne <strong>di</strong> <strong>coniglio</strong> un ricordo <strong>del</strong>la guerra da poco finita. Per<br />

contro, nei Paesi europei latini (Italia, Francia e Spagna) che<br />

sanno cucinare il <strong>coniglio</strong>, l’allevamento è mantenuto.<br />

In compenso, nei Paesi in cui decresce l’allevamento <strong>del</strong><br />

<strong>coniglio</strong> per la produzione <strong>del</strong>la carne, questo comincia ad<br />

essere sempre più considerato un animale da allevare per le<br />

sue particolarità (quin<strong>di</strong> per un allevamento amatoriale) o<br />

come animale da compagnia (al pari <strong>di</strong> cani e gatti), creando<br />

quin<strong>di</strong> un mercato parallelo – e anche molto red<strong>di</strong>tizio – che<br />

ha favorito la creazione e la <strong>di</strong>versificazione <strong>di</strong> nuove razze.<br />

Nella seconda metà <strong>del</strong> XX secolo infatti, secondo Roy<br />

Robinson (1958), si <strong>di</strong>stinguono geneticamente 139 tipi <strong>di</strong>versi<br />

e nel mondo ci sono fino a 60-70 razze <strong>di</strong>stinte perfettamente<br />

descritte, ciascuna <strong>del</strong>le quali può presentare <strong>del</strong>le varianti,<br />

secondo la taglia e il colore, ma la formazione e la<br />

fissazione <strong>di</strong> razze non è ancora terminata, essendo possibile<br />

che si presentino nuove combinazioni interessanti.<br />

8


9<br />

IL CONIGLIO GRIGIO COMUNE IN<br />

PIEMONTE<br />

"Mangiate il <strong>coniglio</strong>!"<br />

Nel 1874, in occasione <strong>del</strong>l’apertura in Torino – primo caso<br />

in Italia – <strong>di</strong> un macello per conigli, il veterinario Giulio<br />

Demarchi pubblicava sotto pseudonimo un opuscolo (La<br />

carne <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> - sue proprietà nutritive - <strong>di</strong>verse maniere<br />

<strong>di</strong> cucinarla. Istruzione popolare <strong>di</strong> Plinio) in cui, prima <strong>di</strong><br />

consigliare alcune ricette per la cucina, de<strong>di</strong>cava <strong>di</strong>verse<br />

pagine alla <strong>di</strong>vulgazione dei benefici che il consumo <strong>del</strong>la carne<br />

<strong>di</strong> <strong>coniglio</strong> avrebbe potuto apportare all’alimentazione<br />

popolare.<br />

Tale pubblicazione è assai significativa, in quanto da un lato<br />

testimonia come, sul territorio piemontese e in particolare nella<br />

capitale, la presenza <strong>del</strong>l’allevamento <strong>di</strong> conigli fosse una<br />

realtà tale da giustificare l’apertura <strong>di</strong> un macello de<strong>di</strong>cato.<br />

Esistono infatti testimonianze <strong>di</strong> alcuni tentativi – falliti –<br />

compiuti nella regione, poco dopo la metà <strong>del</strong> secolo, per<br />

lanciare la coniglicoltura ad un livello industriale. Da un altro<br />

lato, lo sforzo profuso dall’autore <strong>del</strong>l’opuscolo per dare al<br />

<strong>coniglio</strong> piena <strong>di</strong>gnità nell’alimentazione quoti<strong>di</strong>ana, e alla<br />

sua carne un posto legittimo tra le altre carni più usate in<br />

cucina, <strong>di</strong>mostra che la <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la coniglicoltura aveva<br />

ancora ampi spazi <strong>di</strong> fronte a sé, e che era necessario lottare<br />

contro numerosi pregiu<strong>di</strong>zi.<br />

Per motivare il pubblico, il Demarchi riportava le attestazioni<br />

<strong>di</strong> un autore francese, Simon Mariot-Di<strong>di</strong>eux, secondo il<br />

quale a Parigi vi erano locande in cui si vendevano anche 400<br />

conigli in soli due giorni mentre a Londra se ne vendevano<br />

circa 500 mila alla settimana, consumati prevalentemente dalle<br />

classi operaie. E, in merito alle virtù nutritive <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong>,<br />

riportava il caso narrato alcuni anni prima dai giornali francesi


10<br />

<strong>di</strong> un certo Venier, vissuto a Parigi, che dall’età <strong>di</strong> 60 anni a<br />

100 non mangiò mai altra carne che quella <strong>di</strong> <strong>coniglio</strong>.<br />

Si <strong>di</strong>ffondeva quin<strong>di</strong> in numerose citazioni <strong>di</strong> autori italiani e<br />

francesi, tutte volte a sottolineare che la carne <strong>di</strong> <strong>coniglio</strong> è<br />

sana, economica, gra<strong>di</strong>ta al palato, adatta per il povero come<br />

per il ricco, valida quanto quella <strong>di</strong> vitello o <strong>di</strong> pollo, nutriente,<br />

facilmente <strong>di</strong>geribile e ad<strong>di</strong>rittura con una resa <strong>di</strong> carne<br />

consumabile sul chilogrammo <strong>di</strong>sossato maggiore alle altre<br />

carni, seconda solo al pollo.<br />

Tali asserzioni sul valore nutritivo <strong>del</strong>la carne <strong>di</strong> <strong>coniglio</strong><br />

non erano immotivate, poiché sono state in seguito <strong>di</strong>mostrate<br />

scientificamente: infatti, secondo la Banca dati <strong>del</strong>l’Istituto<br />

Nazionale <strong>di</strong> Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione<br />

(aggiornamento <strong>del</strong> 2000) il <strong>coniglio</strong> intero ha una<br />

composizione chimica percentuale (acqua 74,9 %, proteine<br />

19,9 %, grassi 4,3 %, ceneri 0,9 %) e un valore energetico<br />

(118 kcal o 495 kJ per 100 g) pienamente confrontabili con<br />

quelli <strong>del</strong>le altre carni.<br />

La convinzione <strong>del</strong> veterinario torinese che il <strong>coniglio</strong><br />

potesse <strong>di</strong>venire la soluzione d’eccellenza al problema <strong>del</strong><br />

consumo <strong>di</strong> carne <strong>del</strong>le popolazioni meno agiate si accompagnava<br />

alla presa d’atto che ciò non sarebbe stato possibile<br />

senza rendere mangiabile con gusto la sua carne. Eccolo perciò<br />

fornire una serie <strong>di</strong> ricette che, dal semplice <strong>coniglio</strong> lesso<br />

alla galantina <strong>di</strong> <strong>coniglio</strong>, <strong>di</strong>mostravano come la carne <strong>di</strong><br />

<strong>coniglio</strong> fosse adatta a svariate preparazioni, ciascuna <strong>del</strong>le<br />

quali ne faceva risaltare qualche particolare proprietà atta a<br />

sod<strong>di</strong>sfare il bisogno od il gusto in<strong>di</strong>viduale.<br />

Il <strong>coniglio</strong> nell’Inchiesta Jacini<br />

Pochi anni più tar<strong>di</strong>, il Parlamento italiano compì una grande<br />

inchiesta sull’agricoltura in Italia (nota come “Inchiesta Jacini”).<br />

In Piemonte essa fu curata dal deputato Francesco Me-


11<br />

ar<strong>di</strong>, il quale negli Atti (pubblicati nel 1883) tratteggiava anche<br />

le con<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong>la coniglicoltura nella regione. Il quadro<br />

presentato per la provincia <strong>di</strong> Torino confermava una situazione<br />

<strong>di</strong> scarso sviluppo, in cui i conigli venivano considerati<br />

più dannosi che vantaggiosi, e testimoniava anche <strong>di</strong> un esperimento<br />

industriale fallito, attuato in Torino ad opera dei fratelli<br />

Costamagna, negozianti <strong>di</strong> pellicce.<br />

Anche nelle pagine de<strong>di</strong>cate alla provincia <strong>di</strong> Cuneo si trova<br />

traccia <strong>di</strong> esperimenti tentati senza successo per far decollare<br />

la coniglicoltura, che risultava confinata nell’esclusivo uso familiare.<br />

La coniglicoltura, realtà <strong>di</strong> fatto presente con un suo peso<br />

nella quoti<strong>di</strong>anità <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong>le campagne, restava perciò<br />

relegata sullo sfondo, ben meno considerata, valutata e curata<br />

<strong>del</strong>l’altra attività <strong>di</strong> allevamento familiare <strong>di</strong>ffuso che era la<br />

pollicoltura (anch’essa comunque ancora ben lontana da<br />

con<strong>di</strong>-zioni <strong>di</strong> autentica red<strong>di</strong>tività). Nella stessa Inchiesta<br />

Jacini il pollaio e il maiale sono considerati fra i cespiti che<br />

determinano il red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> un bifolco, mentre il <strong>coniglio</strong> non<br />

compare.<br />

Il <strong>coniglio</strong> grigio comune<br />

All’epoca <strong>del</strong> Demarchi e fino ai primi decenni <strong>del</strong> Novecento,<br />

periodo in cui il <strong>coniglio</strong> era <strong>di</strong>venuto una realtà presente<br />

in gran parte <strong>del</strong>le aziende agricole e <strong>del</strong>le abitazioni<br />

<strong>del</strong>le campagne <strong>del</strong> Piemonte, la popolazione cunicola <strong>del</strong>la<br />

regione non si <strong>di</strong>scostava da quella <strong>di</strong>ffusa un po’ dovunque<br />

nel nostro Paese, in<strong>di</strong>cata con il nome generico <strong>di</strong> <strong>coniglio</strong><br />

nostrano o comune. Scriveva il manualista e grande stu<strong>di</strong>oso<br />

<strong>di</strong> coniglicoltura italiana Giuseppe Licciar<strong>del</strong>li nel 1897 (in<br />

Coniglicoltura pratica) che questo animale, allevato in modo<br />

più razionale e con opportuni incroci, avrebbe potuto dare<br />

una produzione <strong>di</strong> carne notevole e anche gran<strong>di</strong> guadagni.


12<br />

Tra le sue asserzioni comparivano i principali temi che sarebbero<br />

stati sottolineati da tutti gli autori <strong>di</strong> testi de<strong>di</strong>cati alla<br />

coniglicoltura fino alla seconda guerra mon<strong>di</strong>ale: il pregio<br />

<strong>del</strong>la rusticità <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> comune, ritenuto il più adatto per la<br />

realtà italiana perché perfettamente acclimatato; la possibilità<br />

<strong>di</strong> fare <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> una fonte rilevante <strong>di</strong> carne per il nutrimento<br />

<strong>del</strong>la popolazione; il <strong>di</strong>sappunto per la scarsa cura <strong>del</strong>le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> allevamento, che pregiu<strong>di</strong>cavano il ren<strong>di</strong>mento;<br />

la necessità <strong>di</strong> procedere ad incroci per migliorare la razza.<br />

Il <strong>coniglio</strong> comune viene descritto da Fernando Faelli nel<br />

1914, in Animali da cortile, così: "Il <strong>coniglio</strong> or<strong>di</strong>nario o<br />

comune è quello che ha più punti <strong>di</strong> somiglianza col <strong>coniglio</strong><br />

selvatico per volume, per forma, per colorito. E’ piuttosto<br />

piccolo ed il suo peso varia tra uno e due chilogrammi: il colore<br />

<strong>del</strong>la pelliccia tende al grigio fulvo come quello <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong><br />

selvatico, ma alcune volte è pezzato <strong>di</strong> nero, o <strong>di</strong> grigio<br />

fulvo alle parti posteriori od alla testa, e bianco alle altre regioni;<br />

le orecchie sono corte e piccole, il muso aguzzo; le regioni<br />

posteriori <strong>del</strong> corpo abbastanza ben fornite <strong>di</strong> muscoli; è<br />

rustico; è allevato presso i conta<strong>di</strong>ni in semi libertà nei cortili<br />

e nelle stalle".<br />

<strong>Le</strong> caratteristiche peculiari <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> comune risultavano<br />

essere la rusticità, la buona prolificità e la buona tendenza<br />

all’ingrassamento, doti preziose in quanto garantivano un<br />

buon risultato per la produzione <strong>di</strong> carne e il commercio,<br />

anche se il <strong>coniglio</strong> era allevato in con<strong>di</strong>zioni nella maggioranza<br />

dei casi scadenti e in ambienti che spesso erano la negazione<br />

<strong>del</strong>l’igiene. La taglia, me<strong>di</strong>a e piccola, viene in<strong>di</strong>cata<br />

come lievemente maggiore, cioè con un peso me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 2-3 kg.<br />

La carne, non <strong>di</strong> grande qualità, viene da alcuni definita<br />

ad<strong>di</strong>rittura "scadente", anche se non manca chi la definisce<br />

"buona". Concorde è invece il parere sulla pelliccia, poco<br />

pregiata sia perché non molto folta sia per il colore non


13<br />

uniforme e perciò (oltre che per le piccole <strong>di</strong>mensioni) adatta<br />

per lo più per la sola produzione <strong>del</strong> feltro.<br />

Il mantello <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> comune, <strong>di</strong> pelo corto, esito <strong>del</strong> caos<br />

<strong>di</strong> molti incroci senza or<strong>di</strong>ne e senza criterio, era infatti molto<br />

vario nelle tinte, secondo le località e la promiscuità in cui si<br />

trovava. Gli autori sono concor<strong>di</strong> nel segnalare il colore grigio<br />

come varietà quantitativamente maggioritaria, e tale asserzione<br />

pone le prime basi per la riconoscibilità <strong>del</strong> nostro<br />

<strong>coniglio</strong> Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> come <strong>di</strong>retto <strong>di</strong>scendente <strong>di</strong><br />

quella popolazione or<strong>di</strong>nariamente <strong>di</strong>ffusa nelle campagne.<br />

Assieme al <strong>coniglio</strong> grigio, si tenevano nei comuni<br />

allevamenti dei conigli con pelliccia <strong>di</strong> altro colore o con più<br />

colori.<br />

Data tale mescolanza <strong>di</strong> varietà, spesso i piccoli che<br />

nascevano si presentavano chiazzati in tutti i colori con<br />

grande scapito <strong>del</strong> valore, già basso, <strong>del</strong>la pelliccia stessa.<br />

Il red<strong>di</strong>to <strong>del</strong> nostrano era incerto e deprezzato a causa <strong>del</strong><br />

sistema d’allevamento, senza riguardo igienico e senza protezione,<br />

abbandonato a sé. Data la sua rusticità e il basso<br />

prezzo <strong>di</strong> costo, era ritenuto ideale per gli allevamenti<br />

casalinghi, perché alla portata <strong>di</strong> tutte le borse: senza azzardare<br />

capitali ed incorrere in per<strong>di</strong>te, era possibile avvalersene<br />

con profitto. Per ottenere maggiori vantaggi da questo <strong>coniglio</strong>,<br />

bisognava, secondo gli esperti, incrociarlo con razze giganti,<br />

allevarlo razionalmente e migliorarne la nutrizione.<br />

Tra le razze in<strong>di</strong>cate per gli incroci miglioratori venivano<br />

citate il Gigante <strong>di</strong> Fiandra, il Normanno, la razza <strong>del</strong>la<br />

Champagne e il Giapponese. Quello maggiormente segnalato<br />

era il Gigante <strong>di</strong> Fiandra, caratteristico anzitutto per le sue<br />

gran<strong>di</strong> proporzioni e per il peso, che può superare i 6-7 kg;<br />

con mantello grigio lepre, grigio scuro o grigio ferro. Animale<br />

prolifico, fornisce una carne abbondante, anche se non <strong>del</strong>le<br />

migliori, e non è molto rustico. Per tali motivi veniva raccomandato,<br />

allo scopo <strong>di</strong> migliorare il <strong>coniglio</strong> nostrano, <strong>di</strong> u-


14<br />

sare il maschio incrociante, soprattutto per ottenere aumento<br />

<strong>di</strong> taglia e <strong>di</strong> precocità, oltre che per avere una pelliccia più<br />

ampia e <strong>di</strong> colore più uniforme.<br />

Una razza spesso avvicinata al nostro <strong>coniglio</strong> comune era<br />

anche il Gigante <strong>di</strong> Norman<strong>di</strong>a, che secondo il Licciar<strong>del</strong>li<br />

proviene dall’incrocio <strong>del</strong> Gigante Fiandra col selvatico addomesticato,<br />

mentre altri fanno ipotesi <strong>di</strong>verse; si tratta <strong>di</strong> un<br />

<strong>coniglio</strong> dalla carne ottima, che lo pone ai primi posti come<br />

razza da carne, il cui mantello è <strong>di</strong> color grigio leggermente<br />

rossastro. In Francia era tra le razze preferite, costituendo la<br />

base <strong>del</strong>la produzione cunicola <strong>di</strong> tipo familiare, per la grande<br />

facilità <strong>di</strong> allevamento e per la notevole rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> sviluppo e<br />

<strong>di</strong> ingrasso, e da questo punto <strong>di</strong> vista veniva paragonata al<br />

nostro <strong>coniglio</strong> comune migliorato.<br />

E' ancora da notare l’osservazione <strong>del</strong> Licciar<strong>del</strong>li secondo il<br />

quale in Norman<strong>di</strong>a vi fossero anche dei conigli comuni, detti<br />

lapins du pays, <strong>di</strong> color grigio scuro come i conigli semiselvatici<br />

e <strong>di</strong> taglia al <strong>di</strong>sopra <strong>del</strong>la me<strong>di</strong>a, <strong>di</strong> scarsa<br />

importanza, mentre invece il Gigante <strong>di</strong> Norman<strong>di</strong>a meritasse<br />

grande attenzione.<br />

Questa annotazione è significativa <strong>del</strong> <strong>di</strong>vario esistente tra la<br />

cunicoltura francese e quella italiana: mentre nel nostro Paese<br />

si poneva attenzione a valorizzare e a migliorare una variegata<br />

realtà <strong>di</strong> conigli comuni che costituiva l’unico <strong>di</strong>ffuso patrimonio<br />

cunicolo esistente sul territorio, in Francia tale sta<strong>di</strong>o<br />

era superato da un pezzo, essendo ormai <strong>di</strong>ffuse <strong>del</strong>le razze<br />

migliorate dalle caratteristiche assai più confacenti alle esigenze<br />

produttive <strong>del</strong>la popolazione.


15<br />

IL CONIGLIO COMUNE TRA<br />

ECONOMIA DOMESTICA E INDUSTRIA<br />

<strong>Le</strong> potenzialità <strong>del</strong>la coniglicoltura<br />

Il <strong>di</strong>vario tra la situazione italiana e quella <strong>di</strong> altri Paesi<br />

europei, in cui la coniglicoltura era più sviluppata, era nella<br />

prima metà <strong>del</strong> XX secolo assai ampio. In Italia<br />

l’allevamento <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> continuava ad essere poco<br />

considerato sia sul versante <strong>del</strong>la produzione alimentare che<br />

su quello inerente all’industria <strong>del</strong>le pelli.<br />

Nelle campagne era un’occupazione tipicamente affidata ai<br />

ragazzi, che in questa attività compivano le loro prime<br />

esperienze <strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong> commercio <strong>del</strong> bestiame, e alle<br />

donne. Mentre cominciava ad emergere una richiesta più<br />

forte <strong>di</strong> carne <strong>di</strong> <strong>coniglio</strong> da parte dei gran<strong>di</strong> mercati <strong>di</strong><br />

consumo, e quin<strong>di</strong> ad apparire il valore economico <strong>di</strong> tale<br />

industria familiare, i conta<strong>di</strong>ni adulti faticavano a prendere<br />

coscienza che l’allevamento <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> avrebbe potuto<br />

costituire un cespite non in<strong>di</strong>fferente <strong>di</strong> lucro. Perché questo<br />

accadesse occorreva però che l’allevamento fosse condotto<br />

con cura e metodo, come si iniziava ad usare nella<br />

produzione <strong>del</strong> pollame.<br />

L’allevamento <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> animali da cortile era già praticato<br />

in modo più razionale con grande vantaggio in nazioni quali<br />

Francia, Belgio, Olanda, Germania e Svizzera. Queste<br />

industrie, considerate piccole e complementari nella<br />

produzione agraria, erano invece fra le più efficienti <strong>del</strong>la<br />

economia rurale. Il valore <strong>del</strong>la produzione <strong>di</strong> uova e<br />

pollame in Italia calcolato nel primo dopoguerra ammontava<br />

a 4-5 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> lire all'anno. Un risultato analogo era<br />

realizzabile anche per la coniglicoltura, qualora vi fossero<br />

applicate cure analoghe e <strong>di</strong>ffondendola maggiormente, dato


16<br />

che l’allevamento <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> – più <strong>di</strong> quello <strong>del</strong> pollame –<br />

poteva trovare con<strong>di</strong>zioni favorevoli ovunque, laddove<br />

fossero <strong>di</strong>sponibili un sottotetto o un pezzo <strong>di</strong> cortile.<br />

Ma quale razza si sarebbe dovuta allevare? Il <strong>coniglio</strong><br />

nostrano, ben acclimatato in tutte le province, risultava assai<br />

resistente alle malattie in genere, purché se ne curassero<br />

l’alimentazione e la pulizia. Si pensava <strong>di</strong> poter ottenere in<br />

questo modo risultati più tangibili in breve periodo <strong>di</strong> tempo<br />

<strong>di</strong> quelli realizzabili me<strong>di</strong>ante l’introduzione <strong>di</strong> razze estere,<br />

ritenute più <strong>di</strong>fficili ad acclimatarsi nel nostro Paese.<br />

Oltre all’utilizzo <strong>del</strong>la carne, non era <strong>di</strong> secondaria<br />

importanza l’opportunità <strong>di</strong> trarre profitto dalla pelliccia dei<br />

conigli. Essa era adoperata per alcuni usi <strong>di</strong> pellicceria non<br />

pregiata, e il pelo <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> si prestava in maniera<br />

eccellente alla produzione <strong>del</strong> feltro, adoperato dalle<br />

industrie <strong>del</strong> cappello e dalle industrie tessili. In un articolo<br />

<strong>del</strong> 1936 Francesco Maiocco stimava che negli anni<br />

precedenti venissero importate in Italia circa 2 milioni <strong>di</strong><br />

pelli per pellicceria dalla Francia, dal Belgio e dalla<br />

Svizzera, e circa 3 milioni <strong>di</strong> pelli (o pelo) <strong>di</strong> conigli<br />

selvatici dall’Australia per cappelli e pellicceria.<br />

Non è un caso, perciò, che una figura significativa<br />

<strong>del</strong>l’impegno per lo sviluppo <strong>del</strong>la coniglicoltura in Italia sia<br />

il milanese Carlo Pacchetti, titolare <strong>del</strong>l’omonima Manifattura<br />

Italiana Pelliccerie per la lavorazione <strong>del</strong> crine e <strong>del</strong>le<br />

pelli per pelliccerie, avente sede a Milano. Evidentemente<br />

mosso, oltre che dalla passione, dai propri interessi industriali,<br />

Pacchetti promosse una serie <strong>di</strong> iniziative per <strong>di</strong>ffondere<br />

e qualificare l’allevamento <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> nostrano<br />

nelle campagne. In occasione <strong>del</strong>la “Mostra <strong>di</strong> Avicoltura e<br />

Coniglicoltura” annessa alla Fiera <strong>di</strong> Milano <strong>del</strong> 1923, la<br />

Ditta Carlo Pacchetti bandì un concorso per un manuale<br />

pratico <strong>di</strong> coniglicoltura familiare, vinto dal dottor Alberto<br />

Pancera. Nel manualetto L’allevamento familiare <strong>del</strong> coni-


17<br />

glio, che fu subito pubblicato, la seconda <strong>di</strong> copertina ospitava<br />

un eloquente invito a che le pelli <strong>di</strong> <strong>coniglio</strong> non andassero<br />

sprecate.<br />

L’Istituto Nazionale <strong>di</strong> Coniglicoltura<br />

Nel 1926 Pacchetti fondò l’Istituto Nazionale <strong>di</strong><br />

Coniglicoltura, con sede in Alessandria, e lo <strong>di</strong>resse per<br />

<strong>di</strong>versi anni finché, dopo la morte, gli subentrò Francesco<br />

Maiocco.<br />

La collocazione <strong>del</strong>l’Istituto era <strong>di</strong> per sé eloquente. Ad<br />

Alessandria infatti si trovava la celebre <strong>di</strong>tta Borsalino –<br />

fabbrica <strong>di</strong> cappelli fondata nel 1857 – che all’epoca era nel<br />

momento <strong>del</strong>la sua massima espansione produttiva; nel 1913<br />

aveva espresso una produzione annua <strong>di</strong> oltre 2 milioni <strong>di</strong><br />

cappelli e poteva contare su oltre 2500 <strong>di</strong>pendenti. La sede,<br />

nel centro <strong>del</strong>la città, occupava un’area <strong>di</strong> circa 55.000 mq.<br />

La Borsalino aveva perciò necessità <strong>di</strong> acquisire<br />

un’ingentissima quantità <strong>di</strong> pelli <strong>di</strong> <strong>coniglio</strong>, e la reperibilità<br />

<strong>di</strong> esse sul territorio italiano – e specialmente piemontese –<br />

avrebbe significato un’economia <strong>di</strong> costi notevole rispetto<br />

all’importazione.<br />

La maggior parte <strong>del</strong>le pelli andavano perdute, sia perché<br />

gli allevatori spesso non conoscevano le norme <strong>di</strong> scuoiatura<br />

e <strong>di</strong> essiccazione sia perché il sistema <strong>di</strong> raccolta era in<br />

pratica affidato a ragazzi che battevano i cascinali facendo<br />

incetta <strong>del</strong>le pelli senza <strong>di</strong>scernimento. L’Istituto Nazionale<br />

<strong>di</strong> Coniglicoltura perciò si impegnò nella propaganda <strong>di</strong><br />

istruzione agli allevatori e auspicava la costituzione <strong>di</strong> veri e<br />

propri centri <strong>di</strong> raccolta affidati a personale qualificato.<br />

L’Istituto si impegnò intensamente per <strong>di</strong>ffondere<br />

l’allevamento dei conigli e per far circolare notizie e<br />

istruzioni atte a migliorare le con<strong>di</strong>zioni in cui esso avveniva<br />

nelle aziende familiari. Un obiettivo primario era il


18<br />

miglioramento <strong>del</strong>la razza <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> nostrano, per<br />

accrescerne la taglia troppo piccola e il valore in carne e<br />

pellami, con opportuni incroci.<br />

Sulla base <strong>di</strong> queste intenzioni <strong>di</strong> partenza si innestò anche<br />

la spinta data dal regime fascista affinché l’economia<br />

nazionale <strong>di</strong>ventasse il più possibile autonoma; la <strong>di</strong>ffusione<br />

massiccia e il potenziamento dei piccoli allevamenti degli<br />

animali da cortile avrebbe dovuto, nelle intenzioni <strong>del</strong><br />

regime, consentire la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> carne per tutti i citta<strong>di</strong>ni<br />

senza dover ricorrere all’importazione dall’estero.<br />

Infatti, come riferisce il Maiocco nel 1936, prima <strong>del</strong>le<br />

sanzioni imposte all’Italia dalla Società <strong>del</strong>le Nazioni nel<br />

1935 per la guerra avviata contro l’Etiopia, la produzione<br />

italiana annua <strong>di</strong> conigli era <strong>di</strong> circa 40 milioni <strong>di</strong> capi (e già<br />

assai superiore <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni prima), mentre nel<br />

periodo <strong>del</strong>le sanzioni il partito fascista aveva mobilitato<br />

l’Opera Nazionale Dopolavoro e le Massaie Rurali affinché<br />

in ogni piccolo centro, in ogni famiglia rurale venissero<br />

allevati conigli, <strong>di</strong>stribuendo riproduttori ed istruzioni ed<br />

ottenendo così ottimi risultati ed elevando la produzione ad<br />

oltre 50 milioni <strong>di</strong> capi all’anno.<br />

Tale produzione era giu<strong>di</strong>cata buona ma al <strong>di</strong> sotto <strong>del</strong>le<br />

possibilità e <strong>del</strong>le esigenze nazionali, specie se confrontarla<br />

con quella francese <strong>di</strong> circa 100 milioni <strong>di</strong> capi annui. Infatti<br />

era da tener presente che nell’Italia meri<strong>di</strong>onale e insulare,<br />

prima <strong>del</strong>le sanzioni, l’allevamento <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> era <strong>del</strong> tutto<br />

insignificante.<br />

Un contributo specifico <strong>del</strong>l’Istituto riguardava il problema<br />

<strong>del</strong>le razze. Maiocco aveva presentato nel 1935 al Consiglio<br />

Nazionale Zootecnico le caratteristiche tipiche <strong>del</strong>le varie<br />

razze <strong>di</strong> conigli allevate in Italia, preparate da un’apposita<br />

commissione nominata dalla Confederazione fascista degli<br />

Agricoltori; esse erano state approvate, e avevano anche


19<br />

fornito la base per le "Schede <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio" compilate in<br />

occasione <strong>del</strong>le mostre <strong>di</strong> agricoltura.<br />

L’intento era quello <strong>di</strong> segnalare quali fossero, tra le oltre<br />

quaranta note all’epoca, le razze da profitto, cioè maggiormente<br />

adatte per un allevamento economico. Secondo l’Istituto,<br />

per essere considerata da profitto una razza doveva sod<strong>di</strong>sfare<br />

le seguenti con<strong>di</strong>zioni:<br />

- presentare un buon accrescimento (precocità) da ottenersi<br />

senza dover ricorrere ad una speciale alimentazione con<br />

somministrazioni prevalenti <strong>di</strong> mangimi concentrati;<br />

- adattarsi ad una facile alimentazione e sfruttare al<br />

massimo grado gli alimenti che vengono somministrati;<br />

- avere una costituzione forte e resistente, essere <strong>di</strong> facile adattamento<br />

e mantenere elevate le sue caratteristiche inerenti<br />

specialmente alla prolificità ed alla capacità <strong>di</strong> allevare con<br />

facilità i piccoli nati;<br />

- essere dotata <strong>di</strong> una buona pelliccia, folta, possibilmente<br />

grande e <strong>di</strong> colore uniforme.<br />

Il <strong>coniglio</strong> grigio comune, con opportune selezioni, poteva<br />

giungere a sod<strong>di</strong>sfare queste con<strong>di</strong>zioni.<br />

Fig. 1. <strong>Le</strong> migliori razze <strong>di</strong> conigli (Tav. I). Incisione <strong>di</strong> Cretara da F.<br />

Maiocco, Il <strong>coniglio</strong>, III e<strong>di</strong>zione riveduta e ampliata, Ramo E<strong>di</strong>toriale<br />

degli Agricoltori, Roma 1942.


20<br />

Fig. 2. <strong>Le</strong> migliori razze <strong>di</strong> conigli (Tav. II). Incisione <strong>di</strong> Cretara da F.<br />

Maiocco, Il <strong>coniglio</strong>, III e<strong>di</strong>zione riveduta e ampliata, Ramo E<strong>di</strong>toriale<br />

degli Agricoltori, Roma 1942.<br />

Fig. 3. <strong>Le</strong> migliori razze <strong>di</strong> conigli (Tav. III). Incisione <strong>di</strong> Cretara da F.<br />

Maiocco, Il <strong>coniglio</strong>, III e<strong>di</strong>zione riveduta e ampliata, Ramo E<strong>di</strong>toriale<br />

degli Agricoltori, Roma 1942.


21<br />

IL GRIGIO PRENDE UN VOLTO, ANZI DUE<br />

La razza Grigia Pacchetti<br />

L’Istituto Nazionale <strong>di</strong> Coniglicoltura si impegnò a fondo<br />

per migliorare il <strong>coniglio</strong> grigio comune. Me<strong>di</strong>ante<br />

un’attenta selezione, nel giro <strong>di</strong> pochi anni ottenne una razza<br />

"nostrana migliorata" avente in origine le seguenti<br />

caratteristiche: peso kg 4-4,5; conformazione corta e<br />

tarchiata, con ossatura fine; orecchie <strong>di</strong>ritte, <strong>di</strong> lunghezza<br />

non superiore ai 14 cm; colorazione grigio lepre o grigio<br />

scuro.<br />

Questa razza migliorata <strong>di</strong> <strong>coniglio</strong> venne denominata<br />

dall’Istituto <strong>coniglio</strong> Grigio <strong>di</strong> grossa mole, ma assunse<br />

subito il nome <strong>di</strong> Grigia Pacchetti, dovendo le sue <strong>origini</strong><br />

alle sperimentazioni <strong>del</strong> fondatore. Era presentata dallo<br />

stesso Istituto come "una razza che si viene ora a formare nel<br />

nostro paese, specialmente in alcune province settentrionali,<br />

attraverso la selezione <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> comune, oppure<br />

attraverso all’incrocio colla razza gigante <strong>di</strong> Fiandra".<br />

Fig. 4. Coniglio <strong>di</strong> razza Grigia Pacchetti. Incisione <strong>di</strong> Cretara da F.<br />

Maiocco, Il <strong>coniglio</strong>, III e<strong>di</strong>zione riveduta e ampliata, Ramo E<strong>di</strong>toriale<br />

degli Agricoltori, Roma 1942.


22<br />

<strong>Le</strong> sue caratteristiche erano ormai ben in<strong>di</strong>viduate: "La<br />

conformazione <strong>del</strong> corpo è quella <strong>di</strong> un <strong>coniglio</strong> che tende a<br />

farsi gigante, mantenendo però le caratteristiche essenziali<br />

<strong>del</strong>l’animale da carne: corpo non eccessivamente allungato,<br />

arrotondato, dotato <strong>di</strong> un petto largo e profondo, sostenuto<br />

da quattro arti forti e robusti. <strong>Le</strong> orecchie sono lunghe al<br />

massimo 15-16 cm. Quasi sempre le femmine sono provviste<br />

<strong>di</strong> giogaia. La pelliccia, spessa, ben fornita, soffice, brillante,<br />

con abbondante sottopelo deve essere <strong>di</strong> colore grigio: grigio<br />

lepre o grigio ferro, mai nera".<br />

I <strong>di</strong>fetti in<strong>di</strong>viduati per questa razza erano: forma allungata,<br />

orecchie eccessivamente sviluppate, larghe, carnose, pendenti;<br />

pelo lanoso; color grigio troppo scuro; gradazione giallastra;<br />

macchie bianche, o grigio chiaro alle zampe, unghie <strong>di</strong><br />

color chiaro; tendenza <strong>del</strong>la giogaia ad ingrossarsi.<br />

Il <strong>coniglio</strong> Precoce <strong>di</strong> Castagnole<br />

Nell’ambito <strong>del</strong>le attività <strong>del</strong>l’Istituto, Francesco Maiocco<br />

produsse anche, con opportuni incroci, una nuova razza da<br />

carne, detta <strong>coniglio</strong> Precoce <strong>di</strong> Castagnole: "Il suo peso va da<br />

kg 3 a kg 4, con una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 3,5; può anche arrivare a kg 4,5.<br />

Merita speciale considerazione per la precocità e per la<br />

notevole attitu<strong>di</strong>ne ad utilizzare i mangimi anche <strong>di</strong> qualità scadente.<br />

Inoltre questa razza è dotata <strong>di</strong> grande rusticità e <strong>di</strong> una<br />

forte resistenza alle malattie. La sua conformazione è corta e<br />

tarchiata, il petto è largo e profondo, l’ossatura ridotta; assai<br />

forte lo sviluppo <strong>del</strong>le parti posteriori. La produzione <strong>del</strong>la<br />

carne, molto elevata, consente una resa anche superiore al 70%.<br />

La testa è corta, larga, leggermente convessa. <strong>Le</strong> orecchie ben<br />

piantate, dritte, leggermente appuntite, non troppo larghe; la<br />

loro lunghezza varia da 10 a 12 cm. <strong>Le</strong> zampe sono corte e<br />

robuste; talvolta nelle femmine si osserva una piccola giogaia


23<br />

o, meglio, un accenno ad essa. La colorazione è grigio lepre più<br />

o meno scuro; quella <strong>del</strong> ventre è grigiastra con tendenza al<br />

chiaro. Il colore <strong>del</strong> sottopelo è azzurrastro; bruno quello degli<br />

occhi e <strong>del</strong>le unghie".<br />

La pelliccia – composta <strong>di</strong> peli <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a lunghezza, spessi,<br />

fini e luci<strong>di</strong> – al tatto doveva dare l’impressione <strong>di</strong> grande<br />

sofficità. I <strong>di</strong>fetti in<strong>di</strong>viduati erano gli stessi <strong>del</strong>la Grigia<br />

Pacchetti.<br />

L’investimento <strong>del</strong>l’Istituto sulle due razze era notevole, tanto<br />

che quando, incaricato ufficialmente dal governo fascista <strong>di</strong><br />

sviluppare la cunicoltura (ovviamente a scopo autarchico),<br />

emettendo un documento de<strong>di</strong>cato alle razze da profitto le in<strong>di</strong>cò<br />

rispettivamente prima e quarta tra le un<strong>di</strong>ci che considerava<br />

tali (nell’or<strong>di</strong>ne erano citate: Grigia <strong>di</strong> grossa mole o<br />

Grigia Pacchetti, Ariete, Bianca <strong>di</strong> grossa mole, Precoce <strong>di</strong> Castagnole,<br />

Fulva <strong>di</strong> Borgogna, <strong>Le</strong>pre Belga, Blu <strong>di</strong> Vienna,<br />

Argentata <strong>di</strong> Champagne, Cincillà, Grigio perla, Angora).<br />

In realtà le <strong>di</strong>fferenze tra le due razze risultavano assai poche.<br />

<strong>Le</strong> caratteristiche riportate nelle schede ufficiali <strong>di</strong> descrizione<br />

erano praticamente identiche per quanto riguardava tutti i punti<br />

(grandezza, conformazione, colorazione, pelliccia, stato <strong>di</strong><br />

salute e cure, <strong>di</strong>fetti), tranne il primo, poiché la <strong>di</strong>versità più<br />

significativa concerneva la taglia, maggiore nella Grigia Pacchetti.<br />

Quest’ultima razza, infatti, puntava sulla mole, mentre la<br />

Precoce <strong>di</strong> Castagnole, appunto sulla precocità. Ciò giustificava<br />

la <strong>di</strong>versità nella "scala dei punti" che corredava le caratteristiche<br />

(tab. 1).<br />

Il frutto <strong>di</strong> tanto lavoro e <strong>di</strong> tante cure non era destinato a<br />

durare a lungo. <strong>Le</strong> due razze comparivano citate negli anni Cinquanta<br />

dalla Enciclope<strong>di</strong>a Agraria Italiana, che nel presentarle<br />

riprendeva pari pari i lavori <strong>di</strong> Maiocco, il quale da parte sua<br />

ancora nel 1959 presentava all’Accademia <strong>di</strong> Agricoltura <strong>di</strong><br />

Torino i risultati <strong>di</strong> lavori svolti presso l’Istituto <strong>di</strong> Coniglicoltura<br />

in cui compariva, tra altre, la razza Precoce <strong>di</strong> Castagnole.<br />

Ma si trattava degli ultimi fuochi: dopo pochi anni le due


24<br />

razze - come quasi tutte le razze pure - si <strong>di</strong>spersero, sostituite<br />

dai cosiddetti ibri<strong>di</strong> commerciali.<br />

<strong>Le</strong> due razze si somigliavano tanto che dagli stessi specialisti<br />

venivano considerate, se non identiche, destinate a con fondersi.<br />

Grigia Pacchetti Precoce <strong>di</strong> Castagnole<br />

1. Grandezza 30 25<br />

2. Conformazione 25 30<br />

3. Colorazione 15 15<br />

4. Pelliccia 20 20<br />

5. Stato <strong>di</strong> salute e cure 10 10<br />

Totale 100 100<br />

Tab. 1. Scala dei punti <strong>del</strong>le due razze selezionate dall’Istituto Nazionale <strong>di</strong><br />

Coniglicoltura. Fonte: ISTITUTO NAZIONALE DI CONIGLICOLTURA, Caratteristiche<br />

tipiche <strong>del</strong>le principali razze <strong>di</strong> conigli, Stabilimento Tipografico <strong>di</strong><br />

Migliatto, Milano & C., Casale Monferrato 1942.


25<br />

IL RITORNO DEL GRIGIO<br />

Il grigio verso la sparizione<br />

Il <strong>coniglio</strong> grigio comune resta <strong>di</strong>ffuso nella maggior parte<br />

<strong>del</strong>le aziende agricole piemontesi fino agli anni ’50 <strong>del</strong> XX<br />

secolo. Caratterizzato da una buona rusticità, è allevato senza<br />

molte attenzioni sia a terra sia in gabbia, non presenta<br />

particolari esigenze nutritive, è dotato <strong>di</strong> una <strong>di</strong>screta prolificità<br />

e quasi tutti i nati giungono allo svezzamento.<br />

Negli anni <strong>del</strong> boom economico, invece, il prender piede <strong>di</strong><br />

una visione maggiormente industriale <strong>del</strong>l’allevamento dei<br />

piccoli animali da carne provoca la <strong>di</strong>ffusione sempre più<br />

massiccia <strong>di</strong> altri tipi <strong>di</strong> animali - come i cosiddetti ibri<strong>di</strong><br />

commerciali - in grado <strong>di</strong> aumentare la produttività e la resa.<br />

La produzione italiana <strong>di</strong> carne <strong>di</strong> <strong>coniglio</strong> è <strong>di</strong> 121.400 t nel<br />

1973 (fonte ISTAT), e sale a 219.000 t nel 1988 (fonte ANCI-<br />

AIA). Nel periodo 1970-1988 la produzione <strong>di</strong> carne <strong>di</strong><br />

<strong>coniglio</strong> varia <strong>del</strong> +132%, e il consumo pro capite sale da 1,93<br />

kg per abitante a 4,3 kg. Negli anni ’80 la coniglicoltura è<br />

quin<strong>di</strong> ormai un’attività produttiva <strong>di</strong> interesse nazionale.<br />

Ma proprio all’inizio <strong>di</strong> quel decennio si verifica un rinnovato<br />

interesse al recupero zootecnico <strong>del</strong>le razze minori, che paiono<br />

destinate all’estinzione perché non sostengono il confronto con<br />

altre razze più affermate.<br />

L’intenzione è <strong>di</strong> procedere alla salvaguar<strong>di</strong>a <strong>del</strong>le<br />

popolazioni locali ponendo fine all’erosione <strong>del</strong>le risorse<br />

genetiche. Per fare questo, è premessa in<strong>di</strong>spensabile<br />

l’accertamento dei caratteri morfologici e <strong>del</strong>le attitu<strong>di</strong>ni<br />

produttive <strong>del</strong>le varie razze e popolazioni presenti sul territorio.<br />

In Piemonte il <strong>coniglio</strong> grigio è quasi completamente<br />

scomparso; i soggetti che ancora si reperiscono nella maggiore<br />

parte dei casi derivano da incroci con varie razze (Fulvo <strong>di</strong>


26<br />

Borgogna, Blu <strong>di</strong> Vienna, Bianco <strong>di</strong> Nuova Zelanda), condotti<br />

in modo alquanto approssimativo e che non sempre hanno<br />

fornito un apprezzabile aumento <strong>di</strong> produzione.<br />

Razze Razze me<strong>di</strong>e Razze leggere Razze a struttura<br />

pesanti<br />

<strong>di</strong> pelo speciale<br />

Gigante Argentata <strong>di</strong><br />

Champagne<br />

Giarra Bianca Angora<br />

Gigante<br />

Bianco<br />

Cincilla Grande Ariete Piccolo Volpe<br />

Gigante<br />

pezzato<br />

Ariete inglese Martora Rex<br />

Ariete Blu <strong>di</strong> Vienna Fata <strong>di</strong><br />

Marburgo<br />

Satin<br />

Fulva <strong>di</strong> Oro <strong>di</strong><br />

Borgogna Sassonia<br />

Hotot Fata Perlata<br />

Bianca <strong>di</strong> Nuova<br />

Zelanda<br />

Pezzata Inglese<br />

Argentata<br />

Grande<br />

Lince<br />

Californiana Argentata<br />

Piccola<br />

Rossa <strong>del</strong>la<br />

Nuova Zelanda<br />

Avana<br />

Bianca <strong>di</strong><br />

Vienna<br />

Olandese<br />

Giapponese Cincilla<br />

Piccolo<br />

Pezzata<br />

Tricolore<br />

Focata<br />

Alaska Russo<br />

<strong>Le</strong>pre Ariete Nano<br />

Turingia Ermellino<br />

Nani Colorati<br />

Tab. 2. <strong>Le</strong> 41 razze attualmente riconosciute dallo standard italiano <strong>del</strong>le<br />

razze cunicole. Fonte: Associazione Nazionale Coniglicoltori Italiani<br />

(ANCI).


27<br />

La consistenza effettiva <strong>del</strong>la popolazione grigia autoctona<br />

non è conosciuta, e sarebbe accertabile solo me<strong>di</strong>ante un’indagine<br />

capillare in tutte le aziende piemontesi.<br />

I conigli grigi sono allevati nell’ambito <strong>del</strong>l’azienda familiare<br />

e vengono immessi sul mercato solo i capi eccedenti i consumi<br />

familiari. Sono animali rustici, allevati quasi sempre a terra o in<br />

gabbie <strong>di</strong> legno, con un’alimentazione piuttosto varia e costituita<br />

in prevalenza da scarti <strong>di</strong> cucina. Nonostante la scarsa <strong>di</strong>ffusione,<br />

questi conigli godono <strong>di</strong> una notevole simpatia da parte<br />

<strong>del</strong> consumatore dal quale vengono identificati come "conigli<br />

nostrani", cioè non provenienti da allevamenti industriali.<br />

Inizia il recupero <strong>del</strong>la razza: lo standard <strong>del</strong> Grigio <strong>di</strong><br />

<strong>Carmagnola</strong><br />

Nel maggio <strong>del</strong> 1982 un gruppo <strong>di</strong> ricercatori <strong>del</strong>l’Istituto <strong>di</strong><br />

Zootecnica Generale (ora Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Zootecniche)<br />

<strong>del</strong>la Facoltà <strong>di</strong> Agraria <strong>del</strong>l’Università <strong>di</strong> Torino dà il<br />

via ad un’indagine su una popolazione <strong>di</strong> conigli a mantello<br />

grigio, costituendo un primo nucleo operativo (circa 40 femmine<br />

e 10 maschi) acquistati sul territorio in cui tale popolazione<br />

risulta abitualmente presente: i comuni <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>,<br />

Piobesi, Vigone. La popolazione in<strong>di</strong>viduata viene denominata<br />

“Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>” per il colore e perché <strong>di</strong>ffusa nel<br />

territorio <strong>di</strong> questo comune <strong>del</strong>la provincia <strong>di</strong> Torino, sede <strong>del</strong><br />

Centro <strong>di</strong> Allevamento dove sono accasati gli animali.<br />

In assenza <strong>di</strong> uno standard <strong>di</strong> razza, i ricercatori ne<br />

stabiliscono uno, sulla base <strong>del</strong>le caratteristiche tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong><br />

questi conigli e dei caratteri in<strong>di</strong>viduati nei soggetti scelti, in<br />

base al quale operare.<br />

1. Tipo e forma <strong>del</strong> corpo<br />

Razza me<strong>di</strong>a con muscolatura asciutta e soda, corpo allungato<br />

con spalle e lombi carnosi, dorso forte e ben curvato, bacino


ampio, arti me<strong>di</strong>amente lunghi con cuscinetto plantare rivestito<br />

da pelo forte e folto.<br />

2. Peso<br />

Maschi da 3,5 a 5,5 kg; femmine da 3 a 4,5 kg.<br />

3. Pelliccia<br />

Folta e soffice con pelo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a lunghezza.<br />

28<br />

4. Testa e orecchie<br />

Testa leggermente allungata con profilo convesso, ben salda alle<br />

spalle; orecchie forti portate a V, <strong>di</strong> lunghezza massima <strong>di</strong><br />

cm 14.<br />

5. Colore<br />

Il sovracolore è grigio, più chiaro nelle regioni ventrali <strong>del</strong><br />

tronco, sulla faccia me<strong>di</strong>ale e plantare degli arti posteriori e<br />

nella parte inferiore <strong>del</strong>la coda; è presente una macchia triangolare<br />

più chiara a livello nucale. Il sottocolore è grigio o grigio<br />

chiaro, senza mai <strong>di</strong>ventare bianco. L’orecchio può essere marginato<br />

<strong>di</strong> nero, la faccia dorsale <strong>del</strong>la coda è scura, le unghie<br />

sono pigmentate, l'occhio è bruno.<br />

6. Difetti leggeri<br />

Struttura <strong>di</strong>sarmonica, scarso <strong>di</strong>morfismo sessuale, presenza <strong>di</strong><br />

giogaia grande nella femmina, abbozzo <strong>di</strong> giogaia nel maschio,<br />

orecchie lunghe con portamento non corretto, mantello più<br />

chiaro o più scuro <strong>del</strong> grigio me<strong>di</strong>o, sottocolore bianco, cerchio<br />

più chiaro o più scuro all’occhio.<br />

7. Difetti gravi<br />

Orecchie ad ariete, scarso sviluppo muscolare, capezzoli<br />

inferiori ad otto, testicoli trascinati, pelo <strong>del</strong>la faccia plantare<br />

<strong>del</strong>le zampe lungo e rado, sovracolore fulvo, occhio rosso.


29<br />

<strong>Le</strong> performance <strong>del</strong> Grigio<br />

I primi anni <strong>di</strong> selezione<br />

La valutazione morfologica dei soggetti e <strong>del</strong>la loro progenie,<br />

nella quale si è spesso osservata una <strong>di</strong>sgiunzione dei caratteri,<br />

ha costituito il primo passo nel tentativo <strong>di</strong> creare un nucleo <strong>di</strong><br />

soggetti corrispondenti allo standard.<br />

Nel corso degli anni si è sempre posta molta attenzione<br />

nell'evitare una eccessiva consanguineità, non accoppiando fra<br />

<strong>di</strong> loro soggetti con un coefficiente <strong>di</strong> parentela, calcolato fino<br />

alla quarta generazione, troppo elevato.<br />

Purtroppo un grave episo<strong>di</strong>o infettivo ha portato, dopo <strong>di</strong>ciotto<br />

mesi <strong>di</strong> lavoro, a dover eliminare tutti gli animali pre-senti in<br />

allevamento, perdendo il materiale già selezionato. Ciò nonostante<br />

era stato possibile verificare il buon valore zootecnico<br />

<strong>del</strong>la popolazione stu<strong>di</strong>ata: questa constatazione ha indotto a<br />

perseverare nel progetto <strong>di</strong> recupero <strong>del</strong>la razza, stu<strong>di</strong>andone le<br />

caratteristiche morfologiche (colore), i para-metri riproduttivi<br />

(sia nelle femmine sia nei maschi) e produttivi (accrescimenti,<br />

in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> conversione alimentare, rese alla macellazione), senza<br />

trascurare la qualità <strong>del</strong>le produzioni (carcasse e carni).<br />

Ripartiti con un secondo gruppo <strong>di</strong> animali (circa 20 femmine<br />

e 6 maschi) sempre provenienti dalla zona, dopo pochi anni <strong>di</strong><br />

selezione, nel triennio 1984-87, nel nucleo in allevamento si è<br />

registrata una fertilità globale nella norma (62-63%), con un<br />

numero <strong>di</strong> nati per parto superiore a 8 e pesi sod<strong>di</strong>sfacenti (620<br />

g a 28 giorni <strong>di</strong> età, 1630 g a 60 giorni e 2650 g a 90 giorni).<br />

Questi valori consentivano <strong>di</strong> affermare che il Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong><br />

<strong>di</strong>mostrava quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> adattarsi bene ad un allevamento semi-intensivo<br />

in netta contrapposizione con le tecniche prima<br />

adottate.<br />

La sperimentazione si pone, a questo punto, l’obiettivo <strong>di</strong><br />

ottenere un nucleo sufficientemente grande <strong>di</strong> riproduttori dalle<br />

caratteristiche fenotipiche e quin<strong>di</strong> genotipiche omogenee e<br />

rispondenti allo standard proposto. Il tempo necessario è lungo


30<br />

e le <strong>di</strong>fficoltà sono messe in conto, soprattutto per il fatto che si<br />

deve lavorare quasi esclusivamente su materiale genetico<br />

tutt’altro che puro, ma si ritiene possibile ottenere i miglioramenti<br />

sperati.<br />

Il confronto con la Bianca <strong>di</strong> Nuova Zelanda<br />

Nel 1987 è stato introdotto in allevamento, come controllo, un<br />

gruppo <strong>di</strong> conigli <strong>di</strong> razza Bianca <strong>di</strong> Nuova Zelanda, che ha<br />

consentito <strong>di</strong> evidenziare la vali<strong>di</strong>tà <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> Grigio <strong>di</strong><br />

<strong>Carmagnola</strong>, i cui i parametri riproduttivi non hanno presentato<br />

<strong>di</strong>fferenze statisticamente significative, né una maggior<br />

variabilità, rispetto a quelli <strong>del</strong> gruppo <strong>di</strong> controllo.<br />

Anche se l'andamento produttivo post svezzamento ha<br />

rivelato lievi <strong>di</strong>fferenze al 28° ed al 60° giorno <strong>di</strong> età a favo-re<br />

dei Grigi, tuttavia queste non hanno raggiunto un'entità tale da<br />

rivestire un interesse pratico, quantificabile in una ri-duzione<br />

<strong>del</strong> numero <strong>di</strong> giorni necessari per giungere alla macellazione.<br />

Neppure l'indagine orientativa condotta sulle caratteristiche <strong>di</strong><br />

macellazione ha palesato <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> qualche rilievo tra i due<br />

gruppi. Proprio l'assenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze attitu<strong>di</strong>nali fra la<br />

popolazione <strong>di</strong> Grigi e la razza Bianca <strong>di</strong> Nuova Zelanda, da<br />

anni affermata, ha confermato l'opportunità <strong>di</strong> continuare nel<br />

lavoro <strong>di</strong> recupero <strong>del</strong>la razza locale, allo scopo <strong>di</strong> provvedere<br />

alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> questa razza popolazione per verificare le reali<br />

possibilità <strong>di</strong> allevamento <strong>di</strong> tali animali, cercando <strong>di</strong> non<br />

perdere l’importante dote rappresentata dalla rusticità.<br />

Successivamente, nel biennio 1987-'88, si è valutato anche<br />

l'effetto <strong>del</strong>l'andamento stagionale nei confronti <strong>del</strong>le<br />

performance riproduttive, mettendo a confronto il Grigio <strong>di</strong><br />

<strong>Carmagnola</strong> e la Bianca <strong>di</strong> Nuova Zelanda, senza osservare<br />

<strong>di</strong>fferenze tra le razze, che presentano entrambe una buona<br />

adattabilità alle <strong>di</strong>fferenti con<strong>di</strong>zioni climatiche, ampiamente<br />

variabili, che caratterizzano l'agro <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>.<br />

L'evoluzione dei parametri riproduttivi <strong>del</strong> Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>,<br />

nel corso <strong>di</strong> otto anni <strong>di</strong> sperimentazione (1982-'90), ri-


31<br />

sulta ben evidente: la pressione selettiva, anche se blanda e mirata<br />

più ad ottenere un nucleo <strong>di</strong> soggetti conformi allo standard<br />

che a migliorarne le prestazioni, ha permesso <strong>di</strong> ottenere dei risultati<br />

sod<strong>di</strong>sfacenti. Infatti, la fertilità ha raggiunto nel biennio<br />

1987-'89 un valore pari a circa l'80%, facendo registrare un andamento<br />

costantemente positivo, e tale miglioramento si è<br />

osservato in quasi tutti i parametri considerati. Molto interessante<br />

è anche il dato relativo alla percentuale <strong>di</strong> figliate svezzate,<br />

progressivamente arrivato al 77% <strong>di</strong> quelle partorite, anche<br />

se il numero <strong>di</strong> conigli svezzati per ni<strong>di</strong>ata è rimasto ancora<br />

inferiore a 7, con una mortalità sotto madre ancora piuttosto<br />

elevata ed intorno a circa il 32% dei nati vivi.<br />

Nello stesso periodo, per ciò che concerne l'accrescimento si è<br />

potuto notare che i pesi vivi a 28 giorni erano passati da 650 a<br />

590 g, come conseguenza <strong>del</strong> maggior numero <strong>di</strong> soggetti<br />

svezzati per parto (+ 2 circa), i pesi a 60 giorni avevano fatto<br />

registrare un ulteriore miglioramento, raggiungendo circa 1700<br />

g, mentre il peso a 90 giorni era rimasto quasi costante (2675<br />

g), ma con una riduzione <strong>del</strong>la variabilità, segno evidente <strong>di</strong> una<br />

maggior uniformità <strong>del</strong> gruppo.<br />

Nel confronto con i Bianchi <strong>di</strong> Nuova Zelanda si è segnalata<br />

una superiorità dei Grigi <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> allo svezzamento (28<br />

d) ed a 60 giorni, ma nessuna <strong>di</strong>fferenza è emersa a 90 giorni,<br />

presente invece per la resa alla macellazione (le carcasse dei<br />

Grigi anzi risultano me<strong>di</strong>amente più pesanti <strong>di</strong> quelle dei<br />

Bianchi).<br />

In conclusione, mentre il giu<strong>di</strong>zio globale sui Grigi è risultato<br />

positivo, si è osservata una scarsa attitu<strong>di</strong>ne materna, non presa<br />

in considerazione fino a quel punto tra le finalità <strong>del</strong><br />

miglioramento, in quanto preoccupati soltanto <strong>di</strong> creare un<br />

nucleo <strong>di</strong> soggetti puri, eliminando i riproduttori che trasmettevano<br />

caratteri non conformi allo standard fissato per questa<br />

popolazione. E’ stato tuttavia possibile constatare che alcune<br />

femmine presentavano elevate prestazioni, cioè una lunga


32<br />

carriera riproduttiva caratterizzata da numerose gravidanze,<br />

brevi interparti, numerosi nati vivi e svezzati per parto,<br />

attitu<strong>di</strong>ne che sembra essere in relazione con la rusticità che i<br />

Grigi hanno sempre palesato nei confronti sia dei sistemi <strong>di</strong><br />

allevamento sia <strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni ambientali.<br />

La presentazione <strong>del</strong>la razza a livello internazionale<br />

Dopo nove anni <strong>di</strong> prove, avendo raccolto numerosi dati<br />

sull'efficienza riproduttiva, sull'adattabilità all'ambiente, sulla<br />

curva <strong>di</strong> accrescimento, sull'in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> conversione degli<br />

alimenti, sulle caratteristiche <strong>del</strong>la carcassa ed aver confrontato<br />

le performance ottenute da questa razza-popolazione con quelle<br />

<strong>di</strong> un gruppo testimone <strong>di</strong> razza Bianca <strong>di</strong> Nuova Zelanda,<br />

allevato nelle stesse con<strong>di</strong>zioni, questo gruppo etnico è stato<br />

presentato a livello internazionale, sia in Ungheria nell'ambito<br />

<strong>del</strong>la World Conference on Gene Conservation and Rare Breed<br />

Survival sia negli Stati Uniti al 5th Congress of the World<br />

Rabbit Science Association, suscitando interesse.<br />

Verso una linea maschile<br />

In relazione alle conoscenze acquisite su questo gruppo etnico<br />

e considerato il crescente interesse che gli allevatori locali,<br />

grazie alle prestazioni produttive, alla taglia leggermente<br />

maggiore, nonché al colore <strong>del</strong> mantello più gra<strong>di</strong>to,<br />

mostravano nei confronti dei maschi grigi si pensò alla<br />

creazione <strong>di</strong> una linea maschile, da utilizzare sia su razze pure<br />

sia su ibri<strong>di</strong> commerciali, ipotizzandone lo sfruttamento non<br />

solo nell'allevamento tra<strong>di</strong>zionale, ma anche in quello <strong>di</strong> tipo<br />

industriale, sul quale sembrava orientarsi la coniglicoltura <strong>di</strong><br />

quegli anni.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o ed il miglioramento <strong>del</strong> <strong>coniglio</strong> Grigio<br />

richiedevano tuttavia un ulteriore impegno, non solo per<br />

migliorarne le modeste capacità <strong>di</strong> svezzamento, ma per<br />

conoscerne meglio le caratteristiche e valutarne le possibilità<br />

d'impiego.


33<br />

Infatti, un corretto approccio al miglioramento <strong>del</strong>l'efficienza<br />

produttiva non può prescindere dalla conoscenza <strong>del</strong>l'andamento<br />

<strong>del</strong>la crescita ed è noto come lo sviluppo somatico nei conigli<br />

può essere <strong>di</strong>stinto in due fasi strettamente correlate: la prima,<br />

relativa al primo mese <strong>di</strong> vita, coincidente con l'allattamento<br />

materno, la seconda <strong>del</strong>la durata <strong>di</strong> circa due mesi, corrispondente<br />

al periodo che va dallo svezzamento fino alla macellazione.<br />

L'importanza economica <strong>di</strong> queste due fasi è nota.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>l'andamento <strong>del</strong>la crescita ponderale tra la nascita<br />

ed i 91 giorni d'età, con pesate settimanali (11.432 per i Grigi e<br />

5.421 per i Bianchi), ha consentito <strong>di</strong> affermare che, dallo<br />

svezzamento in poi, i conigli Grigi presentano pesi più elevati<br />

rispetto ai Bianchi <strong>di</strong> Nuova Zelanda. La notevole variabilità riscontrata,<br />

imputabile almeno in parte al fatto che si trattava <strong>di</strong> rilievi<br />

non contemporanei, consente tuttavia <strong>di</strong> riconoscere un ampio<br />

spazio <strong>di</strong> manovra per operare una pressione selettiva per il<br />

miglioramento dei pesi me<strong>di</strong> finali, riducendo l'effetto <strong>del</strong>le<br />

minus varianti. Tale obiettivo è interessante non solo in funzione<br />

<strong>di</strong> un anticipo <strong>del</strong>l'età <strong>di</strong> macellazione ma, nelle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> mercato <strong>del</strong> Piemonte, anche per ottenere, a parità <strong>di</strong> tempo,<br />

carcasse più pesanti come richiedono le consuetu<strong>di</strong>ni locali.<br />

L'attitu<strong>di</strong>ne riproduttiva dei maschi e la loro utilizzazione<br />

per l'I.S.<br />

Il lavoro da fare su questo gruppo etnico non era certo ancora<br />

giunto a conclusione, e i conigli Grigi <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> avevano<br />

destato l'attenzione dei Ricercatori italiani, che ne hanno<br />

utilizzato i maschi per stu<strong>di</strong>are aspetti <strong>di</strong>versi legati alla loro<br />

efficienza riproduttiva. In particolare utilizzando la fecondazione<br />

strumentale con seme omo- o etero-spermico, ottenuto<br />

da soggetti <strong>di</strong> razze <strong>di</strong>verse (Bianca <strong>di</strong> Nuova Zelanda, Californiana,<br />

Fulva <strong>di</strong> Borgogna e Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>), i Grigi<br />

hanno confermato la loro vali<strong>di</strong>tà sia come riproduttori sia<br />

sull'efficienza produttiva <strong>del</strong>la loro progenie.<br />

Invece, da una prova effettuata utilizzando seme <strong>di</strong> maschi <strong>di</strong>


34<br />

razza Bianca Gigante, Bianca <strong>di</strong> Nuova Zelanda, ibri<strong>di</strong><br />

commerciali Elco, meticci Bianca Gigante x BNZ e Grigio <strong>di</strong><br />

<strong>Carmagnola</strong>, su femmine Bianca <strong>di</strong> Nuova Zelanda, si sono<br />

ottenuti migliori risultati dall'incrocio con il Gigante Bianco,<br />

mentre il Grigio ha fornito risultati simili a quelli <strong>del</strong> Bianco <strong>di</strong><br />

Nuova Zelanda.<br />

L'utilizzazione <strong>del</strong> maschio Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> anche per<br />

la inseminazione strumentale ha suggerito <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re lo<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong> seme ottenibile. Un confronto tra razze, <strong>di</strong>luenti e<br />

durata <strong>del</strong>la conservazione, ha permesso <strong>di</strong> constatare che, in<br />

base alla percentuale <strong>di</strong> gravidanze accertate a 13-14 giorni,<br />

risultavano migliori il seme fresco <strong>di</strong> Bianca <strong>di</strong> Nuova Zelanda<br />

e quello conservato per 72 ore <strong>di</strong> Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>.<br />

Un'ulteriore ricerca in argomento, articolata in due prove, <strong>di</strong><br />

cui la prima attuata in un allevamento <strong>di</strong> tipo industriale, con<br />

valutazione essenzialmente <strong>del</strong>le caratteristiche macroscopiche<br />

<strong>del</strong> seme e <strong>del</strong>la sua efficacia fecondante dopo <strong>di</strong>luizione e conservazione<br />

con prodotti e per tempi <strong>di</strong>versi, e la seconda svolta<br />

in laboratorio con una valutazione <strong>del</strong>le caratteristiche microscopiche<br />

<strong>del</strong> seme e <strong>del</strong>la tossicità <strong>di</strong> alcuni crioprotettori, ha<br />

permesso <strong>di</strong> evidenziare un'ampia variabilità tra i conigli Grigi,<br />

con la presenza <strong>di</strong> alcuni maschi con prestazione eccellenti anche<br />

in stagione sfavorevole.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong> colore <strong>del</strong> mantello nel Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong><br />

L'attenzione costantemente portata al nucleo <strong>di</strong> conigli Grigi<br />

<strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>, costituito presso il Centro <strong>di</strong> Allevamento, ha<br />

permesso <strong>di</strong> constatare una certa <strong>di</strong>sgiunzione dei caratteri e, in<br />

particolare, <strong>del</strong> colore <strong>del</strong> mantello. Tale osservazione ha<br />

suggerito l'opportunità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are le frequenze fenotipiche dei<br />

<strong>di</strong>versi mantelli osservati nel corso <strong>di</strong> otto anni <strong>di</strong> selezione, il<br />

numero e la frequenza <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ate normali e anomale e la composizione<br />

<strong>di</strong> queste ultime per giungere ad una miglior conoscenza<br />

<strong>del</strong>la genetica <strong>del</strong> mantello nei Grigi, ai fini <strong>di</strong> perseguire<br />

una stabilizzazione <strong>del</strong> carattere. Lo stu<strong>di</strong>o è stato ef-


35<br />

fettuato su 13.567 soggetti appartenenti a 1.763 ni<strong>di</strong>ate, analizzando<br />

le frequenze fenotipiche dei mantelli normali (grigi<br />

secondo lo standard) e anomali (bianchi, fulvi, neri e pezzati<br />

olandesi, fatti registrare da 380 soggetti). Inoltre la composizione<br />

<strong>del</strong>le ni<strong>di</strong>ate anomale è stata confrontata con la frequenza<br />

attesa, ipotizzando mo<strong>del</strong>li teorici desunti dalle attuali<br />

conoscenze sulla genetica dei mantelli, ed è stato verificato il<br />

grado <strong>di</strong> inincrocio <strong>del</strong>le ni<strong>di</strong>ate, anomale e normali. La selezione<br />

effettuata ha consentito <strong>di</strong> ottenere un aumento <strong>di</strong> più <strong>di</strong><br />

15 punti percentuali nella frequenza dei soggetti normalmente<br />

colorati (da 82 a 99,6% in cinque anni), e un aumento <strong>di</strong> quasi<br />

40 punti nella frequenza <strong>del</strong>le ni<strong>di</strong>ate normali(da 54 a 97% in<br />

tre anni). I geni interessati nella determinazione <strong>del</strong> colore <strong>del</strong><br />

mantello <strong>di</strong> questa razza sembrano essere tre ("A", "C" e "Du")<br />

mentre, grazie alla selezione, è stato eliminato l'allele "e"<br />

(fulvo) e sono state ridotte le frequenze degli alleli "c" (bianco)<br />

e "du" (pezzatura olandese), senza tuttavia influenzare il grado<br />

<strong>di</strong> inincrocio.<br />

Altri stu<strong>di</strong> sul Grigio<br />

Per una migliore caratterizzazione <strong>del</strong>la razza è stato stu<strong>di</strong>ato,<br />

infine, il profilo endocrino metabolico dei maschi e <strong>del</strong>le<br />

femmine. I dati ottenuti, pur considerando la variabilità<br />

imputabile alle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni d'allevamento, hanno confermato<br />

i valori trovati in altri gruppi etnici. Si sono evidenziate<br />

inoltre <strong>di</strong>fferenze significative nel tenore <strong>di</strong> alcuni metaboliti e<br />

<strong>di</strong> alcuni ormoni tiroidei tra maschi e femmine.<br />

Si è utilizzata anche la spettroscopia all'infrarosso, applicata<br />

ad animali in vita, per stimarne alcune caratteristiche <strong>del</strong>le<br />

carcasse e <strong>del</strong>le carni. Dopo uno stu<strong>di</strong>o per la calibrazione e la<br />

messa a punto <strong>del</strong> metodo, utilizzando anche soggetti <strong>di</strong> altre<br />

razze, è stata effettuata la lettura degli spettri, ottenuti sia in vivo<br />

sia da carcasse e da muscoli liofilizzati, per riconoscere i tipi<br />

genetici, verificare l'età degli animali e le caratteristiche <strong>del</strong><br />

corpo, <strong>del</strong>le carcasse e <strong>del</strong>le carni.


36<br />

L'uso <strong>di</strong> probiotici nell'allevamento cunicolo è stato testato<br />

anche sul Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>, e si è potuto vedere che anche<br />

questi sembrano reagire positivamente all'impiego <strong>di</strong> sostanze<br />

auxiniche, infatti un'associazione antibiotico-probiotico ha<br />

migliorato significativamente la <strong>di</strong>geribilità apparente, gli<br />

accrescimenti ponderali e l'in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> conversione, mentre l’utilizzo<br />

un pool <strong>di</strong> enzimi ha migliorato gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> conversione,<br />

fornendo carcasse più magre rispetto ai controlli, sebbene il minor<br />

contenuto in grasso si sia ottenuto ad<strong>di</strong>zionando al<br />

mangime lecitina emulsionante.<br />

Il futuro <strong>del</strong> Grigio<br />

L'evoluzione <strong>del</strong>le performance riproduttive<br />

A circa quin<strong>di</strong>ci anni dall'inizio dei lavori su questa razza<br />

popolazione, tra l'aprile <strong>del</strong> 1996 e l'agosto <strong>del</strong> 1998, sono state<br />

controllate le performance riproduttive, che si sono confermate<br />

buone per il numero <strong>di</strong> nati vivi (7,0), la mortalità alla nascita<br />

(9,0%) e il peso allo svezzamento (946 g), mentre è stata meno<br />

buona la mortalità allo svezzamento (21%) in relazione alla non<br />

ottimale attitu<strong>di</strong>ne materna riscontrata. Si è evidenziato inoltre<br />

un effetto <strong>del</strong>la stagione su tutti i parametri stu<strong>di</strong>ati, mentre il<br />

numero <strong>di</strong> parto e l'età allo svezzamento non hanno mostrato<br />

alcun effetto.<br />

L'esame dei fattori che influiscono sulla produttività allo<br />

svezzamento (padre, madre, numero <strong>di</strong> nati vivi, or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

parto, stagione ed età <strong>di</strong> svezzamento su numero <strong>di</strong> svezzati per<br />

ni<strong>di</strong>ata, peso <strong>del</strong>la ni<strong>di</strong>ata e degli in<strong>di</strong>vidui) ha <strong>di</strong>mostrato l'effetto<br />

significativo dei fattori padre e madre, in<strong>di</strong>cando la possibilità<br />

<strong>di</strong> una selezione per questo carattere, ed ha evidenziato<br />

il mantenimento <strong>del</strong>le performance riproduttive. Risultati analoghi<br />

si sono ottenuti anche negli anni successivi.


37<br />

L'allevamento a terra <strong>del</strong> Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong><br />

Alla fine degli anni '90 il crescente interesse e sensibilità<br />

<strong>del</strong>l’opinione pubblica per temi quali il benessere animale, la<br />

zootecnica biologica, la sostenibilità, ha spinto a riconsiderare<br />

in questi termini anche le tecniche <strong>di</strong> allevamento e ha portato a<br />

rivalutare gli allevamenti <strong>di</strong> tipo estensivo. Risulta un passaggio<br />

obbligato accertare se il ricorso a tecniche <strong>di</strong> allevamento<br />

estensive – cioè analoghe per certi versi all’allevamento tra<strong>di</strong>zionale<br />

<strong>di</strong> tipo rurale –, oltre ad evitare quelle anomalie comportamentali,<br />

danni al sistema scheletrico o lesioni agli arti<br />

talvolta prodotti dall’allevamento intensivo (che si avvale <strong>del</strong>le<br />

gabbie) possa anche garantire una produttività tale da renderlo<br />

competitivo sul mercato.<br />

La rusticità <strong>del</strong> Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> e la sua adattabilità a<br />

<strong>di</strong>fferenti con<strong>di</strong>zioni ambientali (estati caldo-umide e inverni rigi<strong>di</strong>)<br />

ed a <strong>di</strong>versi sistemi <strong>di</strong> allevamento, ne facevano il <strong>coniglio</strong><br />

adatto per un ritorno ad una coniglicoltura tra<strong>di</strong>zionale, pur dovendo<br />

verificare i risultati produttivi conseguibili.<br />

Per controllare l'influenza, esercitata nel periodo d'ingrasso,<br />

dalle tecniche proposte per rendere l'ambiente più confacente<br />

alle esigenze dei conigli, sono state valutate le performance <strong>del</strong><br />

Grigio tenendo al contempo in considerazione l'effetto <strong>del</strong> sesso.<br />

L'allevamento degli animali in gruppo, in recinto a terra, ha<br />

fornito risultati positivi, concorrenziali con quelli ottenuti da<br />

animali posti in gabbie monocellulari, nonostante le minori rese<br />

alla macellazione. <strong>Le</strong> femmine hanno presentato consumi<br />

maggiori e una maggior quantità <strong>di</strong> grasso perirenale.<br />

Un confronto tra l'allevamento a terra e quello in gabbie<br />

in<strong>di</strong>viduali, effettuato utilizzando 80 conigli Grigi <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong><br />

(40 maschi e 40 femmine), mantenuti nelle stesse con<strong>di</strong>zioni<br />

ambientali (temperatura, umi<strong>di</strong>tà relativa, durata ed intensità<br />

<strong>del</strong>l'illuminazione) e con lo stesso mangime completo<br />

pellettato per tutto il periodo <strong>di</strong> ingrasso (50 giorni), ha fornito<br />

risultati incoraggianti in quanto il sistema a terra (10 capi in un<br />

recinto <strong>di</strong> 250x100 cm) appare competitivo con quello in gab-


38<br />

bia. Al minor accrescimento (con un peso vivo finale <strong>di</strong> 3080 g<br />

rispetto ai 3375 degli altri) e resa al macello (peso <strong>del</strong>la carcassa<br />

fredda 1560 g invece <strong>di</strong> 1840 g), si contrappongono, infatti,<br />

consumi <strong>di</strong> mangime inferiori e carcasse <strong>di</strong> buona qualità<br />

con una maggior percentuale <strong>di</strong> tagli pregiati e <strong>di</strong> carni magre.<br />

In conclusione, l'allevamento degli animali in gruppo, in recinto<br />

a terra, ha fornito risultati positivi, concorrenziali con<br />

quelli ottenuti da animali posti in gabbie monocellulari,<br />

nonostante le minori rese alla macellazione, inoltre le positive<br />

ripercussioni che si possono avere a livello sanitario, comprotamentale<br />

e <strong>di</strong> salubrità ambientale, unite alla richiesta da parte<br />

<strong>di</strong> una quota sempre più ampia <strong>del</strong>l’opinione pubblica affinché<br />

si migliorino le con<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong> benessere animale, possono far<br />

considerare questo tipo <strong>di</strong> allevamento come una possibile<br />

alternativa al contenimento in gabbia degli animali.<br />

Un'ulteriore ricerca su 90 conigli (50 femmine e 40 maschi),<br />

allevati in gruppi <strong>di</strong> 10 in recinti a terra <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong>verse<br />

(125x100 e 250x100 cm) con lettiera in paglia, effettuata per<br />

meglio valutare la produzione ottenibile con un allevamento<br />

"rurale" dei Grigi e verificare se tale produzione "<strong>di</strong> nicchia"<br />

consenta una remunerazione adeguata, ha fornito interessanti<br />

in<strong>di</strong>cazioni. Si è osservato un allungamento <strong>del</strong> ciclo produttivo<br />

(<strong>di</strong> circa 30 giorni), un peggioramento <strong>del</strong>l'incremento me<strong>di</strong>o<br />

giornaliero (da 30 a 26 g/d) e <strong>del</strong>l'in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> conversione<br />

alimentare (da 5,5 a 5,7 g t.q./g p.v.), ma rese alla macellazione<br />

confrontabili con quelle <strong>del</strong>l'allevamento in gabbia (58%) ed un<br />

prodotto più maturo e quin<strong>di</strong> maggiormente gra<strong>di</strong>to ai<br />

consumatori.<br />

L’inserimento <strong>del</strong> Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> tra le razze<br />

autoctone<br />

L'interesse per le razze locali <strong>del</strong>le <strong>di</strong>verse specie, ha coinvolto,<br />

a ragione, anche il <strong>coniglio</strong> Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>, presente<br />

nel volume Razze animali autoctone - Patrimonio zootecnico<br />

<strong>del</strong> Piemonte e <strong>del</strong>la valle d'Aosta, nel quale sono descritte<br />

le caratteristiche morfologiche e produttive <strong>di</strong> questo


39<br />

gruppo etnico, così come in “Patrimonio zootecnico <strong>del</strong> Piemonte<br />

e <strong>del</strong>la Valle d’Aosta: razze animali autoctone”, in<br />

“Bio<strong>di</strong>versità e patrimonio genetico”, e in “Prodotti <strong>di</strong> nicchia<br />

<strong>di</strong> Langhe e Roero”..<br />

Il <strong>coniglio</strong> Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> ha trovato il suo posto anche<br />

nel testo Rabbit Genetic Resources in Me<strong>di</strong>terranean<br />

Countries, in cui sono presentati i risultati degli stu<strong>di</strong> effettuati<br />

su questa razza: la descrizione generale, l'ambiente e le principali<br />

caratteristiche <strong>del</strong>l'allevamento, le performance, l'utilizzazione<br />

per l'incrocio con altre razze, e in alcune sintesi pubblicate<br />

su riviste tecniche.<br />

In particolare sembra interessante segnalare le misure corporee<br />

raggiunte dai capi pronti per il macello (tab. 3), alcuni parametri<br />

che misurano la fecon<strong>di</strong>tà, la fertilità e la durata <strong>del</strong>la carriera<br />

produttiva <strong>del</strong>le femmine (tab. 4), gli accrescimenti e gli<br />

in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> conversione (tab. 5), le caratteristiche <strong>del</strong>la carcassa<br />

(tab. 6).<br />

Misure corporee Me<strong>di</strong>a Range<br />

lunghezza <strong>del</strong> corpo (cm) 43,5 40-46<br />

circonferenza <strong>del</strong> torace (cm) 34,5 32-38<br />

lunghezza dei lombi (cm) 13,7 12-16<br />

circonferenza <strong>del</strong>la coscia (cm) 20,0 17-23<br />

Tab. 3. Misure corporee dei capi da macello <strong>del</strong> Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>.<br />

Parametri riproduttivi Me<strong>di</strong>a Range<br />

percentuale <strong>di</strong> gravidanze (%) 80,4 70-90<br />

interparto (giorni) 55 40-80<br />

numerosità <strong>del</strong>la ni<strong>di</strong>ata alla nascita (n) 8,5 5-12<br />

numerosità <strong>del</strong>la ni<strong>di</strong>ata allo svezzamento 5,4 3-11<br />

(5 settimane, n)<br />

peso <strong>del</strong>la ni<strong>di</strong>ata allo svezzamento (5<br />

settimane, g)<br />

5160 3000-<br />

10000<br />

Tab. 4. Parametri <strong>di</strong> fertilità e fecon<strong>di</strong>tà <strong>del</strong>le fattrici Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>.


Parametri produttivi Me<strong>di</strong>a Range<br />

peso vivo: 4 settimane (g) 600 500-900<br />

peso vivo: 8 settimane (g) 1490 1200-1800<br />

peso vivo: 12 settimane (g) 2400 2100-2750<br />

incremento<br />

settimane (g)<br />

me<strong>di</strong>o giornaliero: 4-8 32,8 26-44<br />

incremento<br />

settimane (g)<br />

me<strong>di</strong>o giornaliero: 8-12 32,9 27-40<br />

consumo giornaliero <strong>di</strong> mangime (g) 117,4 100-130<br />

in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> conversione <strong>del</strong> mangime (g<br />

t.q./g p.v.)<br />

4,5 3.5-5.5<br />

Tab. 5. Accrescimento e in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> conversione alimentare post svezzamento<br />

nel Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>.<br />

Rilievi alla macellazione Me<strong>di</strong>a Range<br />

età <strong>di</strong> macellazione (settimane) 13 12-15<br />

peso <strong>di</strong> macellazione (g) 2710 2600-2800<br />

peso <strong>del</strong>la carcassa calda (g) 1710 1600-1800<br />

lunghezza <strong>del</strong>la carcassa (cm) 39,1 35-44<br />

resa alla macellazione 63,0 61.5-64.5<br />

peso <strong>del</strong>la pelle (g) 383 350-415<br />

peso degli zampetti (g) 93 85-100<br />

peso degli intestini vuoti (g) 188,7 175-210<br />

peso <strong>del</strong> fegato (g) 61 51-72<br />

peso dei reni (g) 14,7 12-16<br />

peso <strong>del</strong>la corata (g) 27 24-30<br />

peso <strong>del</strong>la testa (g) 135,2 126-144<br />

peso <strong>del</strong> grasso perirenale (g) 18,6 10-26<br />

peso <strong>del</strong> grasso scapolare (g) 8,3 4-13<br />

Tab. 6. Rilievi alla macellazione nei Grigi <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>.<br />

40<br />

Promozione <strong>del</strong>la razza e strategie <strong>di</strong> mercato<br />

In sintesi si può affermare che questa razza, salvata<br />

dall'estinzione, si è <strong>di</strong>mostrata molto interessante e degna <strong>di</strong><br />

ulteriori attenzioni e stu<strong>di</strong>, in parte già in corso ed altri da<br />

programmare, per poter migliorare e <strong>di</strong>ffondere il <strong>coniglio</strong>


41<br />

Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> senza <strong>di</strong>menticare, tuttavia, i suoi legami<br />

con il territorio nel quale da sempre è localizzata.<br />

Il <strong>coniglio</strong> Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> appare perciò incamminato<br />

verso un futuro promettente, recuperato come razza autoctona<br />

in una regione ai primi posti nella coniglicoltura nazionale. Una<br />

razza forse non competitiva per un allevamento <strong>di</strong> tipo<br />

industriale ma <strong>di</strong> certo ottimale per un allevamento più<br />

estensivo, <strong>di</strong> tipo "biologico" o rurale, capace <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare la<br />

richiesta dei consumatori – sempre più attenti e<br />

consapevolmente coinvolti nella cura <strong>del</strong>la propria<br />

alimentazione – <strong>di</strong> produzioni sicure e certificate, che<br />

recuperano anche la tra<strong>di</strong>zione culturale, culinaria ed<br />

etnografica <strong>del</strong> territorio.<br />

A tal fine sono da segnalare le iniziative attualmente in corso,<br />

con la collaborazione <strong>del</strong>l’Associazione Produttori Avicunicoli<br />

Piemontesi (AsProAviC Piemonte), per la tutela e<br />

valorizzazione <strong>del</strong>la produzione <strong>di</strong> questa razza, quali il suo<br />

inserimento nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari<br />

Tra<strong>di</strong>zionali (PAT) <strong>del</strong>la Regione Piemonte, nell’Atlante dei<br />

Prodotti Tipici <strong>del</strong>la Provincia <strong>di</strong> Torino, così come tra i<br />

Presi<strong>di</strong> italiani <strong>di</strong> Slow Food, nonché la costituzione <strong>del</strong> Consorzio<br />

Piemontese <strong>di</strong> Tutela <strong>del</strong>la Gallina Bionda Piemontese e<br />

Bianca <strong>di</strong> Saluzzo e <strong>del</strong> Coniglio Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>, nato<br />

con lo scopo <strong>di</strong> salvaguardare la bio<strong>di</strong>versità <strong>del</strong> patrimonio<br />

locale autoctono, mantenere i riproduttori puri <strong>del</strong>le razze tutelate<br />

(in particolare quelli <strong>del</strong> Coniglio Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>, in<br />

collaborazione con il Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Zootecniche<br />

<strong>del</strong>l’Università <strong>di</strong> Torino), assistere con tecnici specializzati gli<br />

allevatori, controllare e far applicare il <strong>di</strong>sciplinare <strong>di</strong> allevamento<br />

<strong>del</strong>le tre razze, etichettare gli animali macellati e i<br />

prodotti da essi ottenuti, controllare la produzione, la trasformazione<br />

e la commercializzazione dei <strong>di</strong>versi prodotti, valorizzare<br />

le produzioni <strong>di</strong> queste razze attraverso la promozione.


Prodotto Ingre<strong>di</strong>enti Mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> utilizzo<br />

Ragù Pomodoro, carne <strong>di</strong> Coniglio<br />

Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> (45%),<br />

olio extra vergine d’oliva, cipolla,<br />

prezzemolo, aglio, sale.<br />

Patè Carne (65%) e fegato (22%) <strong>di</strong><br />

Coniglio Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>,<br />

cipolla, pancetta, olio extravergine<br />

d’oliva, aceto <strong>di</strong> vino<br />

bianco, sale, carote, sedano.<br />

Tonno Carne <strong>di</strong> Coniglio Grigio <strong>di</strong><br />

<strong>Carmagnola</strong> (73%), olio<br />

d’oliva, burro, cipolla, aceto <strong>di</strong><br />

vino bianco, pepe nero, aglio,<br />

aromi naturali, sale.<br />

Consigliata la degustazione<br />

<strong>di</strong> questo ragù<br />

con tagliatelle fresche.<br />

Ottimo spalmato su<br />

crostini <strong>di</strong> pane cal<strong>di</strong> o<br />

come ripieno per volau-vent.<br />

Antipasto eccellente,<br />

specie se servito su un<br />

letto <strong>di</strong> valerianella<br />

con alcune gocce <strong>di</strong><br />

aceto balsamico.<br />

Tab. 7. Ingre<strong>di</strong>enti e mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> alcuni prodotti pronti da consumare<br />

ottenuti con il Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>.<br />

42<br />

Non sono inoltre da <strong>di</strong>menticare gli stu<strong>di</strong>, tuttora in corso, per<br />

la <strong>di</strong>versificazione <strong>del</strong>la produzione, che vedono il <strong>coniglio</strong><br />

Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> presente sul mercato non soltanto più<br />

come carne fresca e venduto come carcassa intera, ma anche<br />

sezionato o soggetto ad ulteriori lavorazioni, tra cui spiccano<br />

quelle dei prodotti pronti da consumare, come il ragù, il patè, il<br />

tonno (tab. 7), che hanno avuto una buona accoglienza da parte<br />

dei consumatori, così come la carne fresca.


43<br />

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304.


INDICE<br />

Prefazione.............................................................................. 4<br />

La coniglicoltura nell’età moderna..................................... 5<br />

Il <strong>coniglio</strong> grigio comune in Piemonte ................................ 9<br />

"Mangiate il <strong>coniglio</strong>!"....................................................... 9<br />

Il <strong>coniglio</strong> nell’Inchiesta Jacini ........................................ 10<br />

Il <strong>coniglio</strong> grigio comune................................................. 11<br />

Il <strong>coniglio</strong> comune tra economia domestica e industria.. 15<br />

<strong>Le</strong> potenzialità <strong>del</strong>la coniglicoltura.................................. 15<br />

L’Istituto Nazionale <strong>di</strong> Coniglicoltura ............................. 17<br />

Il Grigio prende un volto, anzi due................................... 21<br />

La razza Grigia Pacchetti ................................................. 21<br />

Il <strong>coniglio</strong> Precoce <strong>di</strong> Castagnole..................................... 22<br />

Il ritorno <strong>del</strong> Grigio............................................................ 25<br />

Il grigio verso la sparizione.............................................. 25<br />

Inizia il recupero <strong>del</strong>la razza: lo standard <strong>del</strong> Grigio <strong>di</strong><br />

<strong>Carmagnola</strong> ...................................................................... 27<br />

1. Tipo e forma <strong>del</strong> corpo............................................. 27<br />

2. Peso.......................................................................... 28<br />

3. Pelliccia.................................................................... 28<br />

4. Testa e orecchie........................................................ 28<br />

5. Colore....................................................................... 28<br />

6. Difetti leggeri ........................................................... 28<br />

7. Difetti gravi .............................................................. 28<br />

<strong>Le</strong> performance <strong>del</strong> Grigio............................................... 29<br />

I primi anni <strong>di</strong> selezione............................................... 29<br />

Il confronto con la Bianca <strong>di</strong> Nuova Zelanda.............. 30<br />

La presentazione <strong>del</strong>la razza a livello internazionale.. 32<br />

Verso una linea maschile ............................................. 32<br />

L'attitu<strong>di</strong>ne riproduttiva dei maschi e la loro utilizzazione<br />

per l'I.S................................................................ 33<br />

Lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong> colore <strong>del</strong> mantello nel Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong>.............................................................................<br />

34


Altri stu<strong>di</strong> sul Grigio .................................................... 35<br />

Il futuro <strong>del</strong> Grigio ........................................................... 36<br />

L'evoluzione <strong>del</strong>le performance riproduttive ............... 36<br />

L'allevamento a terra <strong>del</strong> Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> ........ 37<br />

L’inserimento <strong>del</strong> Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> tra le razze<br />

autoctone...................................................................... 38<br />

Promozione <strong>del</strong>la razza e strategie <strong>di</strong> mercato............ 40<br />

Bibliografia consultata....................................................... 43<br />

Sulla Coniglicoltura ......................................................... 43<br />

Sul Coniglio Grigio <strong>di</strong> <strong>Carmagnola</strong> ................................. 47

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