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Download pdf (8,7 mb) - Case di Cura - Assistenza Anziani

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30<br />

ALZHEIMER<br />

Oltre 9 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro<br />

vengono spesi per<br />

retribuire gli assistenti<br />

de<strong>di</strong>cati ai malati<br />

con demenza<br />

>><br />

gilanza satellitare su cinquanta malati<br />

a rischio scomparsa. Uno strumento,<br />

però, che necessita <strong>di</strong> sponsor adeguati.<br />

Il Commissario straor<strong>di</strong>nario<br />

per le persone scomparse, Michele<br />

Penta, sta allestendo un registro elettronico<br />

degli scomparsi, il Risc, che<br />

comprenderà anche i dettagli forniti<br />

in anticipo delle famiglie <strong>di</strong> quelle<br />

persone a rischio. Non sarebbe inopportuno,<br />

inoltre, pensare a un corso<br />

professionale per i poliziotti. Spesso<br />

il ritrovamento è tempestoso, lo sperduto<br />

è spaventato, aggressivo, così<br />

come la malattia che lo ha colpito.<br />

L’Alzheimer è crudele e beffardo.<br />

Rosicchia prima i ricor<strong>di</strong> più recenti,<br />

così il malato pio<strong>mb</strong>a in un a<strong>mb</strong>iente<br />

sconosciuto, minaccioso, circondato<br />

da presenze inspiegabili e ostili. È a<br />

quel punto che ci si mette in cerca<br />

<strong>di</strong> quello che nella mente è ancora<br />

riconoscibile e rassicurante: la casa<br />

<strong>di</strong> un tempo, la scuola, il bar frequentato<br />

da giovane. Sono più viaggi nel<br />

tempo che nello spazio. L’ora critica,<br />

quella a rischio scomparsa, è quasi<br />

sempre il tramonto. Tre casi su quattro,<br />

per fortuna, finiscono felicemente<br />

perché i parenti hanno l’ intuizione<br />

giusta. Sono loro infatti, il più delle<br />

volte, a cercare i parenti prima ancora<br />

<strong>di</strong> avvertire la polizia. Un anziano,<br />

ad esempio, è stato ritrovato davanti<br />

TECNICHE PER RICORDARE<br />

Nella foto: la scomparsa dei malati rappresenta<br />

la conseguenza più nefasta del morbo<br />

La progressiva scomparsa dei ricor<strong>di</strong> è una delle paure principali che affliggono il<br />

mondo degli anziani. Oltre ai casi patologici veri e propri come il morbo <strong>di</strong> Alzheimer,<br />

esiste il fattore tempo che inevitabilmente contribuisce a erodere pian piano la capacità <strong>di</strong><br />

elaborare ragionamenti complessi. Secondo alcuni neurologi riuniti nel National Institutes<br />

of Health è certo che in molti in<strong>di</strong>vidui la memoria inizia a peggiorare già dalla mezza età,<br />

anche se parecchi mantengono prestazioni inalterate. Un declino che non è inevitabile. Un<br />

dato però è incontrovertibile. Con l’età i neuroni <strong>di</strong>minuiscono, le loro connessioni si sfibrano,<br />

la corteccia si assottiglia e spesso compaiono minuscoli ictus. Non è sempre detto però che<br />

a più danni corrispondono minori facoltà mnemoniche. “La memoria <strong>di</strong>pende da un insieme<br />

<strong>di</strong> strutture che hanno alterazioni complesse. Essa si può stimolare in molti mo<strong>di</strong>, ma non si<br />

registra una teoria scientifica compiuta alla base. Si va per tentativi, in sostanza.” Parole <strong>di</strong><br />

Alessandro Treves, neuroscienziato alla Sissa <strong>di</strong> Trieste.<br />

Ci sono alcuni fattori grazie ai quali determinati soggetti risentono meno dell’età rispetto ad<br />

altri. Chi vive in a<strong>mb</strong>ienti ricchi <strong>di</strong> stimoli intellettivi, cura la <strong>di</strong>eta, la forma fisica e la vita<br />

sociale, è meno soggetto al declino fisiologico. In sostanza, l’attività intellettiva per il cervello<br />

è un po’ come l’attività fisica per il corpo.<br />

Vari stu<strong>di</strong> hanno confermato che la vita <strong>di</strong> relazione protegge la memoria, oltre a una capacità<br />

<strong>di</strong> saper utilizzare al meglio le facoltà <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>spone rafforzando quei meccanismi che ci<br />

consentono <strong>di</strong> recuperare e archiviare le informazioni. In questa <strong>di</strong>rezione va “Alleniamo la<br />

memoria”, un progetto per i modenesi da 55 anni in su, promosso da Mirco Neri, docente <strong>di</strong><br />

geriatria all’Università <strong>di</strong> Modena e Reggio Emilia. “Con lezioni, esercizi a casa, attività in un<br />

parco, insegniamo a rafforzare la memoria – ha spiegato Neri –. Per esempio associando un<br />

vocabolo ad altri affini per significato o per iniziale, o imparando una poesia, tentando <strong>di</strong> unire<br />

elementi verbali e visivi al piacere del benessere fisico. Sono stati verificati miglioramenti non<br />

solo nei test ma anche nella vita quoti<strong>di</strong>ana.”<br />

Bocciati invece i brain training con esercizi e giochi al computer. Secondo uno stu<strong>di</strong>o in<strong>di</strong>pendente<br />

su Nature essi migliorano l’abilità nello specifico esercizio che si svolge, ma non<br />

le capacità mnemoniche o cognitive più generali. In pratica si migliora la memoria a breve<br />

termine, ma a spese <strong>di</strong> quella a lungo termine. Si velocizza l’esecuzione <strong>di</strong> un compito, perdendo<br />

però in accuratezza.

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