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favola illustrata, scarica qui il pdf - Donne e Lavoro

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Meglio metterci una foglia in più<br />

testo Lisa Mazzieri<br />

<strong>il</strong>lustrazioni Chiara Pasqualotto<br />

In una piccola valle, tra le montagne, c’è uno stagno chiamato “Stagno Azzurro” per<br />

<strong>il</strong> colore br<strong>il</strong>lante che le sue acque prendono all’alba. Sulle rive dello stagno vive una<br />

comunità di rane. Dall’inizio della primavera fino all’arrivo dei primi freddi autunnali, le<br />

rane abitano in piccole capanne costruite fra gli arbusti. Poi, con l’arrivo dell’autunno, si<br />

rifugiano tutte sotto terra. Già dalla fine dell’estate, le ranocchie cominciano a darsi un<br />

gran da fare per costruire i loro ripari invernali: scavano delle piccole stanze nel terreno<br />

molle, rinforzano le pareti con ramoscelli impastati e fango e ricoprono <strong>il</strong> tutto di nuovo<br />

con canne di bambù legate fra loro.<br />

Diana è nata alla fine dell’estate. È ancora troppo piccola per aiutare le altre quando<br />

iniziano a costruire i ripari per l’inverno. “A primavera” si dice “sarò grande e forte e<br />

potrò costruire <strong>il</strong> nuovo v<strong>il</strong>laggio anche io”. Le piace guardare le sue compagne passarsi


amoscelli e foglie, impastare <strong>il</strong> fango e saltellare qua e là a tappare buchi e rinforzare<br />

pareti, ma più di tutto la affascina <strong>il</strong> trasporto delle canne di bambù e, nelle lunghe serate<br />

invernali, quando le ranocchiette si radunano tutte intorno al camino e le nonne iniziano a<br />

raccontare, è sempre la più curiosa e quella che fa più domande.<br />

«Nonna S<strong>il</strong>vana?»<br />

«Sì cara, dimmi.»<br />

«Nonna, nonna, raccontaci ancora delle zattere e dei bambù!»<br />

E così la nonna inizia a raccontare di come, tanti anni prima, le rane dovessero compiere<br />

lunghe spedizioni alla ricerca di canne e altri arbusti prima di iniziare a costruire i piccoli<br />

rifugi per l’inverno. Poi un giorno, Pallina, la rana esploratrice della comunità, durante un<br />

viaggio sulla sua zattera vede, in lontananza, una distesa di canne di bambù e papiri<br />

grande come non ne ha mai viste. “Che bello” si dice “da ora in poi non ci sarà bisogno di<br />

fare lunghi viaggi alla ricerca di arbusti e fronde, potremmo venire direttamente <strong>qui</strong> ogni<br />

volta che ci serviranno e risparmieremo tanto tempo!”<br />

«Mah…»<br />

A questo punto del racconto la nonna si ferma sempre e si avvicinava alle<br />

ranocchiette che la fissano incuriosite.<br />

«Ma c’è un grande pericolo!» prosegue qualcuna, spesso Diana.<br />

Infatti, dall’altra parte del lago, proprio sul tragitto che le rane devono percorrere<br />

una volta prese le canne per ritornare nella loro comunità, ci sono dei mulinelli. Degli<br />

enormi vortici che risucchiano sott’acqua tutto ciò che si avvicina e che, per complicare la<br />

situazione, non si trovano sempre nello stesso punto, ma si spostano leggermente ogni<br />

volta.<br />

«E <strong>qui</strong>ndi avete inventato le zattere?» chiede Diana.<br />

«Sì» risponde la nonna e prosegue <strong>il</strong> suo racconto. Per schivare <strong>il</strong> pericolo, le rane hanno<br />

inventato un sistema. Innanzitutto costruiscono delle zattere fatte di foglie di ninfee<br />

intrecciate tra loro con le quali trasporteranno i bambù. Poi, con una cordicella, legano le<br />

zattere tra di loro creando una carovana di almeno cinque o sei zattere. Infine,<br />

costruiscono una piccola zattera molto leggera e la legano davanti a tutte le altre. Le<br />

zattere robuste e cariche di canne di bambù procedono unite dalla corda e molto vicine,<br />

invece, la piccola zattera vuota va avanti più distanziata dalle altre.


«E perché?» chiede a questo punto qualche ranocchia.<br />

«Perché così se la zattera leggera si avvicina a qualche mulinello» risponde nonna S<strong>il</strong>vana<br />

«nessuna di noi è in pericolo perché la zattera è vuota, ma tutte, tirando insieme, possono<br />

riportarla indietro.»<br />

«E così via fino a che non si torna tutte a casa sane e salve, vero?» chiede Diana.<br />

«Bravissima cara, è proprio così. Si procede sempre mandando avanti la zatterina leggera<br />

e con cautela e si provano diverse strade fino a trovare quella sicura, dove non ci sono<br />

mulinelli.»<br />

«Non vedo l’ora che arrivi la primavera per costruire la mia zattera anche io» dice Diana<br />

tra uno sbadiglio e l’altro.<br />

«Certo certo, cara, quest’anno sarai grande abbastanza per costruire la tua zattera e andare<br />

con le altre, ma ora su, a letto che è già tanto tardi.»<br />

Diana va sempre a dormire di malincuore ma poi, appena sotto le coperte comincia a<br />

pensare come sarà bello a primavera costruire la sua zattera e andare con le altre e così si<br />

addormenta sorridente, notte dopo notte.<br />

Quest’anno l’inverno è stato molto freddo, la neve ha ghiacciato la superficie dello<br />

stagno e <strong>il</strong> vento ha spazzato via <strong>il</strong> v<strong>il</strong>laggio delle rane. Finalmente, una mattina, la neve<br />

inizia a sciogliersi liberando le piccole gemme frettolose di schiudersi sui rami degli alberi.<br />

E così, anche le ranocchie iniziano pian pianino a risvegliarsi. Le prime ad aprire gli occhi<br />

sono, come sempre, Imola e S<strong>il</strong>vana, le nonne-ranocchie della comunità. Fanno <strong>il</strong> giro nelle<br />

piccole stanze sotterranee dove dormono le altre per controllare che tutto sia in ordine.<br />

Alle più piccoline rimboccano le coperte di petali di ninfee mentre le più grandi poco a<br />

poco già si stiracchiano. Il sole f<strong>il</strong>tra attraverso le fessure delle canne che le rane hanno<br />

usato per costruirsi <strong>il</strong> riparo invernale, le più pigre si tirano su le coperte fino agli occhi<br />

per non lasciarsi svegliare dal sole mentre altre già saltellano qua e là.<br />

«C’è da preparare la colazione! Su, forza, dormiglione!» gracida la rana Pallina saltellando<br />

di letto in letto.<br />

«Forza, sveglia! Dobbiamo rimetterci in forze e ricostruire le nostre capanne!» le fa eco<br />

qualche altra.


E così, tra un raggio di sole dispettoso e una coperta volata via nel trambusto, tutte le<br />

ranocchie si svegliano. Diana, per ultima.<br />

Ora la primavera è arrivata e, dopo un faticoso risveglio, Diana e le altre piccole rane<br />

stanno finalmente costruendo le loro zattere sotto la supervisione di Pallina. Diana è<br />

sempre la più eccitata di tutte.<br />

«Non vedo l’ora di andare con la mia zattera nello stagno!» ripete in continuazione.<br />

Così passano i giorni e la zattera di Diana è quasi pronta.<br />

«Brava Diana.» Si congratula Pallina. «Ormai hai quasi finito, tra poco potrai usare la tua<br />

zattera.»<br />

«Anche domani?»<br />

«Anche domani, se per stasera riuscirai a intrecciare e legare un’ ultima foglia di ninfea.»<br />

«Certo che ci riuscirò!» risponde Diana che ormai non sta più nella pelle, ma non fa in<br />

tempo a finire la frase che un rumore fortissimo interrompe <strong>il</strong> lavoro delle ranocchie. Il


cielo in lontananza si fa tutto nero e i fulmini precipitano dalle nuvole fino quasi a toccare<br />

la superficie dello stagno.<br />

«Presto! Presto!» Si sente gridare. «Mettiamo al riparo le zattere prima che si alzi <strong>il</strong> vento e<br />

le porti via e mettiamoci al riparo anche noi!»<br />

Tutte le rane arrivano saltellando e portano le zattere al riparo, poi, quando anche l’ultima<br />

zattera è stata sistemata, si rifugiano tutte in una grande capanna di emergenza.<br />

«Pallina» chiede Diana quando ormai la tempesta è scoppiata «credi che domani smetterà<br />

di piovere?»<br />

«Sì, probab<strong>il</strong>mente sarà solo un acquazzone, vedrai che domani ci sarà <strong>il</strong> sole e potremo<br />

riprendere <strong>il</strong> nostro lavoro.»<br />

«E… credi che potrò uscire con la mia zattera nello stagno?»<br />

«No, Diana. La tua zattera non è ancora pronta. Stasera non hai potuto finirla per <strong>il</strong><br />

temporale, potrai finirla domani e <strong>il</strong> giorno dopo sarà pronta e potrai usarla.»


«Ma mi avevi detto che domani sarebbe stata pronta!»<br />

«Ti avevo detto che se avessi aggiunto un’ultima foglia sarebbe stata pronta, ma così è<br />

ancora troppo leggera. Non è abbastanza sicura.»<br />

«Ma Pallina! È tutto l’inverno che aspetto… uff!»<br />

«Diana, non fare i capricci, è importante che la tua zattera sia resistente, non ti ricordi i<br />

racconti delle nonne? Meglio metterci una foglia in più. Fidati.»<br />

«Uff…»<br />

Così, per tutta la notte, la nostra Diana non fa che rigirarsi di qua e di là continuando<br />

a pensare e ripensare finché, all’alba, decide di uscire dalla capanna mentre le altre stanno<br />

ancora dormendo e si avvia saltellando verso la riva dello stagno. L’aria della primavera è<br />

tiepida e non sembra, guardandosi intorno, che ci sia stata una violenta bufera solo poche<br />

ore prima.<br />

“Certo però” si dice tra sé e sé “ma cosa potrà cambiare una foglia in più o in meno? E poi,<br />

io sono così leggera, sicuramente la zattera mi sosterrà anche così… quasi quasi potrei fare<br />

solo un giretto prima che le altre si sveglino.”<br />

Presto fatto, tra un pensiero e un saltello, Diana si ritrova proprio di fronte alla rimessa<br />

delle zattere. Senza difficoltà apre la porticina fatta di arbusti intrecciati e lì, in mezzo alle<br />

altre, riconosce la sua zattera. La prende e, cercando di non fare rumore, la porta verso la<br />

riva dello stagno.<br />

All’inizio fatica un po’ a condurla aiutandosi con i piccoli remi poi, una volta preso <strong>il</strong><br />

via, comincia a prenderci gusto e si allontana. Lo stagno, all’alba, è veramente di un colore<br />

cristallino. Le montagne lontane si riflettono sulla superficie colorandola di azzurro e sul<br />

pelo dell’acqua libellule dalle ali arcobaleno lasciano piccoli cerchietti tremolanti. Diana si<br />

guarda intorno a bocca spalancata. Non aveva mai visto farfalle dalle ali così variopinte e<br />

ninfee così grandi.<br />

“Che bello!” si dice. Una libellula le passa così vicina che quasi la fa scivolare dalla zattera.<br />

Nel girarsi per guardarla volare via, Diana si rende conto di essersi allontanata troppo<br />

dalla riva. Le tornano in mente i racconti delle nonne sui mulinelli dello stagno e comincia<br />

a pensare di non avere avuto una buona idea a prendere la zattera e allontanarsi così tanto.


“Avrei dovuto ascoltare Pallina” si dice. Un’altra libellula la sfiora, Diana si appiattisce<br />

sulla zattera appena in tempo, un attimo ancora e sarebbe caduta. La zattera trema. “E se <strong>il</strong><br />

mulinello fosse proprio sotto di me?” pensa. “Meglio tornare indietro”.<br />

Comincia a manovrare con i remi per ritornare verso la riva, ma sente una resistenza.<br />

Non riesce ad avanzare poi addirittura indietreggia.<br />

«Oh no!” esclama mentre la zattera gira su stessa.<br />

«Aiuto! Aiutatemi!» grida aggrappandosi alla zattera con tutte le sue forze. Cerca ancora<br />

di allontanarsi aiutandosi con i remi ma la corrente è troppo forte ormai e <strong>il</strong> mulinello la<br />

sta per risucchiare.<br />

«Aiuto!»<br />

«Diana ci sono io! Afferra la corda!»


Poco lontano, Pallina, a bordo di una zattera sta cercando di raggiungere Diana. Ha in<br />

mano una corda molto lunga e la getta all’amica. Diana riesce a prenderne un’estremità<br />

con fatica.<br />

«Brava!» le grida Pallina. «Forza, ora tuffati dalla zattera e io ti tirerò fino a me.»<br />

Diana fa come le dice l’amica e si lancia giù dalla zattera proprio un attimo prima che <strong>il</strong><br />

vortice la risucchi.<br />

«Mi hai fatto prendere un bello spavento, Diana.»<br />

«Mi dispiace» risponde Diana ancora tremante.<br />

«Non importa, ormai è tutto passato.»<br />

Sulla riva dello stagno tutta la comunità attende le due amiche. Nonna Imola e nonna<br />

S<strong>il</strong>vana si sono preoccupate più di tutte perché sanno bene quanto siano pericolosi i<br />

mulinelli e hanno aspettato abbracciate per farsi forza che Pallina e Diana rientrassero. Le<br />

ranocchie più piccole, amiche di Diana, si sono radunate tutte sul ponticello di attracco<br />

delle zattere e, non appena la zattera con le due amiche arriva, si stringono tutte intorno a<br />

Diana saltellando.


«Calme, calme!» prova a dire Pallina. «Se continuate così, finiremo tutte in acqua!».<br />

Ma le ranocchie, contente di riabbracciare la loro amica sana e salva, invadono la piccola<br />

zattera che si capovolge e si ritrovano tutte in acqua e cominciano a giocare e a saltellare<br />

tra le ninfee. Anche nonna Imola e nonna S<strong>il</strong>vana ormai si sono tran<strong>qui</strong>llizzate.<br />

«Mi dispiace di avervi fatto spaventare» dice a un certo punto Diana avvicinandosi alle<br />

due nonnine.<br />

«Non preoccuparti cara, l’importante è che sia andato tutto bene» le risponde nonna<br />

Imola.<br />

«Ricordati,» riprende nonna S<strong>il</strong>vana «non bisogna avere fretta e fare le cose con cura.»<br />

«Eh già, meglio metterci una foglia in più!» dice Diana guardando Pallina che gioca con le<br />

altre.<br />

«Giusto Diana. E meglio anche imbarcarsi sempre tutte insieme per aiutarsi l’una con<br />

l’altra.»

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