LA FABBRICA DEI GIOCATTOLI DI BABBO NATALE - Donne e Lavoro
LA FABBRICA DEI GIOCATTOLI DI BABBO NATALE - Donne e Lavoro
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<strong>LA</strong> <strong>FABBRICA</strong> <strong>DEI</strong> <strong>GIOCATTOLI</strong> <strong>DI</strong> <strong>BABBO</strong> <strong>NATALE</strong><br />
C’era una volta un paese lontano lontano, quasi ai confini del mondo, dove quasi tutti i mesi<br />
dell’anno regnano il freddo e la neve. Ma tra le vallate bianche, i laghi ghiacciati e le foreste di alti<br />
abeti innevati, si nasconde la casa di una persona molto speciale e conosciuta dai bambini di tutto il<br />
mondo: Babbo Natale.<br />
In questa terra sperduta, la silenziosa Lapponia, il caro omone vestito di rosso non viveva da solo.<br />
Infatti, affianco alla sua casetta dal tetto spiovente, c’era una grandissima fabbrica dove venivano<br />
costruiti i giocattoli che la notte di Natale venivano distribuiti ai bimbi buoni. In questa fabbrica<br />
lavoravano moltissimi piccoli elfi; avevano i capelli rossi come il fuoco, le guance tonde tonde<br />
costellate di lentiggini e indossavano abiti buffi e tutti colorati.<br />
Ogni giorno si svegliavano di buon’ora e andavano a lavorare sempre contenti e sorridenti, perché<br />
sapevano che con il loro lavoro rendevano felici tutti i bambini.<br />
A volte, però, il loro lavoro poteva essere pericoloso: infatti, nella fabbrica c’erano molti<br />
macchinari per lavorare i vari materiali necessari a costruire i giocattoli, con cui gli elfi potevano<br />
farsi male. C’erano seghe taglienti per tagliare il legno, ferri roventi per modellare i metalli e poi<br />
martelli, scalpelli, pinze … per non parlare delle vernici che usavano per colorare che, a volte,<br />
emanavano degli odori davvero insopportabili che facevano tossire gli elfi.<br />
Ma Babbo Natale aveva pensato anche a questo. Voleva tanto bene ai suoi amici elfi e non voleva<br />
assolutamente che potessero ferirsi o ammalarsi mentre lavoravano per lui, non se lo sarebbe mai<br />
perdonato. Così procurò a tutti una serie di protezioni magiche: guanti resistenti per evitare di<br />
tagliarsi, occhiali spessissimi per proteggere gli occhi dalle schegge e dalle scintille, cuffie e tappi<br />
per le orecchie per non sentire i rumori troppo forti e anche delle mascherine che coprivano il naso e<br />
la bocca per non respirare cattivi odori o polveri.<br />
Gli elfi grazie a questi regali di Babbo Natale erano ancora più contenti: si sentivano al sicuro e<br />
sapevano che non gli sarebbe mai successo niente di brutto sul lavoro.<br />
I lavori alla fabbrica dei giocattoli andavano per il meglio: mancava un mese alla vigilia di Natale<br />
ma mancavano ancora un bel po’ di regali da realizzare, perciò gli elfi si stavano dando da fare.<br />
Un giorno, però, successe qualcosa di strano: un elfo di nome Meggior decise di non indossare più<br />
le protezioni magiche; trovava sempre una scusa: un giorno i guanti lo facevano sudare, il giorno<br />
dopo gli occhiali non gli facevano vedere niente, il giorno dopo ancora le cuffie non gli facevano<br />
sentire niente. Erano tutte bugie, ma la cosa peggiore era che piano piano cominciò a convincere<br />
anche gli altri elfi che le protezioni erano inutili, davano solo fastidio. Così, poco alla volta, tutti gli<br />
elfi cominciarono a lavorare senza guanti, cuffie e mascherine che vennero abbandonate, senza<br />
essere più usate da nessuno. Adesso gli elfi non erano più protetti, al sicuro dai pericoli del loro
lavoro; ma a nessuno importava, nessuno pensava che senza le protezioni magiche avrebbero potuto<br />
farsi male.<br />
Fino a che, un giorno, capitò ciò che nessuno si aspettava: un piccolo elfo, mentre costruiva un<br />
trenino di legno senza i guanti magici, si tagliò un dito. L’indomani un’elfa stava dipingendo una<br />
casetta delle bambole senza la mascherina e, con il naso scoperto, respirò delle sostanze cattive che<br />
le fecero venire una tosse bruttissima che non smetteva mai. Un altro elfo diventò sordo perché non<br />
aveva indossato i tappi per le orecchie che si erano rovinate per colpa dei rumori fortissimi delle<br />
macchine. E questi brutti incidenti capitavano sempre più spesso: alcuni si scottarono, altri si preso<br />
l’influenza, altri si slogarono i polsi … era un disastro.<br />
Babbo Natale era davvero dispiaciuto per i suoi amici che si erano ammalati e non riusciva a capire<br />
come mai non avessero più usato le protezioni magiche. Ma c’era un altro problema in arrivo: tutti<br />
questi elfi, essendo malati, restavano a casa a riposarsi e alla fabbrica i lavori andavano a rilento<br />
perché erano pochissimi gli elfi sani che andavano a lavorare e non ce l’avrebbero fatta da soli a<br />
finire tutti i giocattoli. Se la situazione fosse rimasta così alcuni bambini non avrebbero trovato<br />
regali sotto l’albero, la mattina di Natale.<br />
Babbo Natale era tristissimo e, disperato, decise di rivolgersi alle sue amiche più fidate. Erano le<br />
sorelle elfe Maya e Dafne che non avevano mai credute alle bugie di Meggior e non avevano<br />
smesso di usare le protezioni magiche, continuando così a lavorare al sicuro. Non riuscivano<br />
proprio a vedere Babbo Natale così triste e non potevano rifiutargli il loro aiuto.<br />
Immediatamente si diedero da fare per riportare le cose alla normalità. Dafne, che tra le due sorelle<br />
era la più calma e saggia, andò a trovare tutti gli elfi malati e con le sue parole dolci e convincenti<br />
fece loro capire che Meggior aveva detto un sacco di falsità a proposito delle protezioni magiche e<br />
della loro inutilità e che bisognava essere grati di quel dono che Babbo Natale aveva fatto loro per<br />
la loro incolumità, dono che non andava assolutamente sprecato.<br />
Il primo obiettivo era stato raggiunto: tutti gli elfi promisero che da ora in poi non avrebbero più<br />
lavorato senza le protezioni magiche e che non avrebbero più dato ascolto a chiunque avesse<br />
affermato il contrario.<br />
Tuttavia, rimaneva un altro problema da risolvere: gli elfi, purtroppo, erano ancora a casa malati e<br />
non potevano ritornare a lavorare per finire i giocattoli in tempo per la notte di Natale. A questo ci<br />
pensò Maya, la sorella più allegra e birichina, che aveva una passione davvero singolare:<br />
collezionava scarpe. E tra le tante paia che conservava nella sua grande scarpiera, ne aveva un paio<br />
magiche, capaci di guarire tutte le ferite e le malattie, anche quelle più brutte. Bastava<br />
semplicemente che la persona malata le indossasse e guariva all’istante. Maya le presto così a tutti
gli elfi che per fortuna si rimisero in sesto e vollero tornare immediatamente alla fabbrica perché<br />
c’erano tanti giocattoli ancora da costruire e mancavano pochi giorni alla notte di Natale.<br />
Indossati i guanti, gli occhiali, le mascherine e tutte le protezioni necessarie, gli elfi si rimboccarono<br />
le maniche e con il loro prezioso lavoro riuscirono a finire tutto in tempo.<br />
La vigilia di Natale arrivò e Babbo Natale partì con la sua slitta trainata da renne in giro per il<br />
mondo per rendere felici tutti i bambini e per fortuna riuscì ad accontentarli proprio tutti.<br />
Al suo ritorno lo attesero i suoi cari amici elfi che organizzarono una grande festa per festeggiare il<br />
Natale, ma anche la loro guarigione e il fatto che, alla fine, tutto era andato per il meglio.<br />
Maya e Dafne vennero ringraziate da tutti gli elfi con canti, balli e tante prelibatezze, per il grande<br />
aiuto che avevano dato.<br />
E sapete una cosa? Anche Meggior si lasciò convincere dell’utilità delle protezioni magiche e<br />
partecipò alla grande festa.<br />
Da quel giorno gli elfi non si fecero mai più del male nella fabbrica, continuando a lavorare felici e<br />
contenti.<br />
Antonia Impedovo