Download - Panorami-vallate alpine
Download - Panorami-vallate alpine
Download - Panorami-vallate alpine
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
LORENZO LOTTO<br />
“SAN MICHELE”<br />
16<br />
La nostra storia<br />
dei varchi alpini, il Moncenisio e il Monginevro<br />
(quest’ultimo meno frequentato del primo, durante<br />
il Medioevo, e rientrante, da una certa<br />
epoca in avanti, nella sfera d’influenza dei conti<br />
di Albon, poi Delfini di Grenoble e di Vienne, anch’essi,<br />
come i Savoia, proiettati sul palcoscenico<br />
politico dell’XI secolo dallo sfacelo del regno<br />
di Borgogna) ma si ritagliò il ruolo di città di<br />
transito anche grazie ai primi fermenti che, manifestandosi<br />
all’alba del secondo millennio, prefigurarono<br />
il radicarsi di un altro fenomeno, il<br />
pellegrinaggio, che si sarebbe consolidato come<br />
pratica comune nel corso del Medioevo.<br />
Torme di viandanti presero a percorrere freneticamente<br />
le strade valsusine, dirigendosi verso<br />
i principali luoghi di culto della Cristianità e<br />
condizionando in profondità la struttura economica<br />
e sociale della valle, che si attrezzò per<br />
alloggiarli nelle locande dislocate lungo gli itinerari<br />
di transito (le prelibatezze locali, a base di<br />
carne di maiale, erano già state celebrate, a suo<br />
tempo, da Plinio), accoglierli nelle foresterie annesse<br />
ai monasteri, accudirli attraverso la fondazione<br />
di ospedali (Precettoria di Sant’Antonio<br />
di Ranverso) e luoghi di ricovero.<br />
Il pellegrinaggio si affermò agli albori del Mille<br />
come sintomo del risveglio spirituale che fiorì<br />
con la stabilizzazione del quadro politico, scosso<br />
durante il X secolo (il “secolo di Ferro” o delle<br />
seconde invasioni) dalle scorrerie saracene,<br />
dai raid vichinghi e dalle incursioni ungare, e<br />
prefigurò, in un certo senso, il bando della prima<br />
crociata, dichiarata a Clermont nel 1095 da<br />
papa Urbano II. Infatti, il luogo per eccellenza<br />
dove dimensione divina e dimensione terrena<br />
si compenetravano era la Terra Santa e proprio<br />
laggiù molti pellegrini si dirigevano, ostacolati<br />
dall’assalto dei predoni e dalla scarsa protezione<br />
offerta dalle autorità locali, spesso ostili.<br />
Si delineò, così, il concetto di “pellegrinaggio armato”<br />
per la liberazione del Santo Sepolcro dai<br />
nemici della fede, che trovò la massima manifestazione<br />
nelle serie di spedizioni militari organizzate<br />
dai principi occidentali per riportare sotto<br />
l’autorità cristiana le terre che avevano assistito<br />
al manifestarsi e irradiarsi del verbo di Cristo.<br />
Il pellegrinaggio si affermò, quindi, come pratica<br />
tanto connaturata alla società medievale<br />
confutando il luogo comune che percepisce il<br />
Medioevo come età dell’immobilismo, una società<br />
irrigidita al punto tale da ostacolare la libertà<br />
di movimento delle persone.<br />
I pellegrini, mossi dall’urgenza di salvezza individuale,<br />
acuita dal senso imperante di precarietà<br />
dell’esistenza umana e subordinata alla capacità<br />
del singolo di purificarsi dalle colpe terrene,<br />
presero, dunque, a percorrere le strade d’Occidente,<br />
alla ricerca dei luoghi del sacro, dove si<br />
credeva più facile incontrare Dio.<br />
La Valsusa si affermò, in questo contesto, come<br />
snodo strategico tra l’odierna Francia e Roma:<br />
l’antica strada delle Gallie, che la attraversava,<br />
si meritò l’appellativo di “strata pellerina”,<br />
“strata fura” (per i frequenti agguati subiti dai<br />
pellegrini), “strata romea” o “strata francigena”.<br />
Meno nota è la titolatura di “Angelus”, termine<br />
usato per designare la rete di strade tracciate,<br />
ad uso dei pellegrini, per congiungere i principali<br />
poli di devozione micaelica, luoghi deputati<br />
alla venerazione dell’Arcangelo Michele.<br />
L’itinerario univa le estremità della topografia<br />
sacra legata all’Arcangelo, Mont-Saint-Michel<br />
au péril de la mer in Normandia e San Michele<br />
del Gargano, in Puglia, toccando come punto intermedio<br />
la Sacra di San Michele, in Piemonte,<br />
e la romana Mole Adriana (il Mausoleo di<br />
Adriano), meglio nota come Castel Sant’Angelo<br />
(dalla leggenda che tramanda l’apparizione di<br />
Michele durante la processione voluta nel 590<br />
da papa Gregorio Magno per impetrare la cessazione<br />
della pestilenza che aveva portato alla<br />
morte anche il predecessore, papa Pelagio II).<br />
Il pellegrinaggio, concepito come spostamento<br />
fisico corrispondente ad un percorso di perfezionamento<br />
spirituale, toccava anche i luoghi di<br />
venerazione micaelica, testimoniando l’importanza<br />
che, nella prospettiva cristiana, era attribuita<br />
alla figura dell’angelo, quale mediatore tra<br />
sfera celeste e terrena.<br />
La credenza in entità celesti latrici di messaggi,<br />
accostabili agli angeli, è comune a varie cultu-<br />
re. Gli “angheloi” greci - non una categoria a se<br />
stante ma, a seconda dei casi, esseri umani, uccelli<br />
o entità celesti - erano portatori di messaggi,<br />
capaci di assicurare lo scambio d’informazioni<br />
tra i mortali e gli dèi. I “daimones”, invece, sono<br />
spiriti benigni o maligni, capaci di influenza diretta<br />
sulla realtà. Plotino fa coincidere angheloi<br />
e daimones: portatori di rivelazioni, guide delle<br />
anime preesistenti nel viaggio verso l’incarnazione<br />
sulla terra, partecipi della creazione.<br />
Nel mondo ebraico il Mal’akim, l’angelo, comunica<br />
messaggi agli uomini, facendosi interprete<br />
e trasmettitore della volontà di Dio all’uomo, e<br />
combatte per l’esaltazione della gloria celeste di<br />
Jahvé, affermandosi come “guerriero” che milita<br />
contro i nemici di Israele. Il definirsi del precetto<br />
che proibisce di rappresentare Dio potenzia,<br />
di riflesso, la figura ed il ruolo dell’angelo: se<br />
ne precisano natura e funzioni, li si quantifica<br />
in 209, e si attribuisce loro un nome proprio,<br />
Michele, Raffaele, Gabriele.<br />
Cristo, incarnandosi, si afferma come unico inviato<br />
di Dio, che esaurisce l’insieme dei rapporti<br />
tra uomo, mondo e Dio: questa lettura accantona<br />
l’angelo, ne offusca la natura, obbligando<br />
a rivisitarne i compiti. Nonostante il ruolo di<br />
Cristo come mediatore diretto tra Dio e uomo,<br />
l’esigenza di un tramite come l’angelo, capace<br />
di abbassarsi al livello dei mortali e “umanizzare”<br />
il trascendente, segnò la sopravvivenza del<br />
culto, che mostrò la propria capacità di resistenza<br />
con tale energia da suscitare la presa di posizione<br />
del concilio di Laodicea (360) che proibì il<br />
culto degli angeli, equiparandolo all’idolatria.<br />
Papa Zacaria, consapevole dell’inanità dello<br />
sforzo di contrastare il culto angelico, trattandolo<br />
alla stregua di pratiche idolatriche e, dunque,<br />
demonolatriche (l’idolo è una forma di travestimento<br />
adottata dal demonio, che si maschera<br />
da “falso dio” per ingannare l’uomo), lo riabilita<br />
parzialmente e nel 745 legittima la venerazione<br />
di Michele, Gabriele e Raffaele. L’angelo, umanizzando<br />
il trascendente, favorisce il dialogo tra<br />
sfera terrena e sfera celeste, riducendo l’incommensurabile<br />
distanza che l’uomo percepisce come<br />
interposta tra la limitatezza della condizione<br />
terrena e Dio.<br />
Dobbiamo, invece, alla “Hierarchia Coelestis” (V<br />
secolo d.C.) dello pseudo-Dionigi la classificazione<br />
degli angeli, la loro suddivisione secondo<br />
il principio gerarchico in tre triadi e tre cori e<br />
l’inserimento nella terza triade del coro degli<br />
Arcangeli, i principi degli Angeli, che “stanno<br />
sempre dinnanzi a Dio”. In questa categoria, è<br />
inserito Michele, il principe degli Arcangeli.<br />
La tradizione cristiana, basata su testi canonici<br />
e scritti apocrifi, precisò con il tempo gli attributi<br />
di Michele:<br />
1) Custode e protettore d’Israele: dopo la dispersione<br />
dei popoli, Dio assegna ad ogni nazione<br />
un angelo che ne assume la protezione.<br />
La nostra storia<br />
2) Protettore della Cristianità: lo si invoca nella<br />
veste di miles Christi, armato di corazza, elmo e<br />
scudo secondo lo stereotipo del crociato (iconografia<br />
francese, XIII secolo) e come sostegno soprannaturale<br />
contro i nemici della fede (Michele<br />
compare dalla fine del VII secolo effigiato su<br />
vessilli, scudi e monete longobarde, quale tutore<br />
celeste sovrapposto al dio germanico della guerra,<br />
Wotan). Si ricorre a Michele come fonte di<br />
protezione, una sorta di scudo soprannaturale<br />
di cui si munisce prima degli assalti, pronunciandone<br />
il nome ad alta voce e trasformando<br />
l’invocazione in un grido di battaglia, che incita<br />
alla vittoria e inneggia alla sua intercessione.<br />
3) Combattente contro satana e Arcistratega:<br />
l’Apocalisse assegna a Michele il comando degli<br />
angeli nella lotta contro il “grande drago”, figura<br />
del diavolo (questa lettura è richiamata dalla<br />
rappresentazione di Michele in veste di soldato<br />
a piedi o tra le nuvole, raramente a cavallo,<br />
mentre trafigge, schiaccia o amputa il diavolo<br />
in forma di drago ma si rispecchia altresì nella<br />
versione iconografica diffusa nella Spagna medievale,<br />
che lo raffigura come vincitore del toro,<br />
allegoria del Cristianesimo trionfante, che sottomette<br />
il paganesimo simboleggiato dal toro).<br />
4) Pesatore delle anime: la lettura di Michele<br />
come pesatore di anime (psicostasia) riporta<br />
ad un’immagine già delineata nella cultura<br />
egiziana, ripresa in Grecia e nell’antica Roma,<br />
che propone la “pesatura” delle anime, gravate<br />
dalle colpe, come criterio per separare i buoni<br />
dai cattivi (l’attributo di Michele pesatore di anime<br />
si traduce iconograficamente nel nugolo di<br />
diavoletti accalcati attorno al piatto della bilancia,<br />
cui l’arcangelo si oppone intervenendo con<br />
lancia e spada a favore dell’anima meritevole di<br />
salvezza).<br />
4) Psicopompo: Michele, appropriandosi di<br />
un attributo che appartenne già ad Hermes e<br />
Mercurio e conformandosi al compito, che l’Antico<br />
Testamento gli assegna, di accompagnatore<br />
nel viaggio verso l’aldilà dei giusti trapassati<br />
(Maria, Giuseppe, Mosé, Eva, Adamo), è presentato<br />
come guida delle anime (psicopompo),<br />
le scorta nel passaggio dal mondo terreno a<br />
quello ultraterreno, difendendole dalle insidie<br />
dei demòni (l’attributo si rispecchia nella prassi<br />
dedicatoria, seguita anche nelle campagne<br />
piemontesi, che intitola a Michele le cappelle di<br />
posa, luoghi di sosta lungo i percorsi seguiti dai<br />
portatori di bare verso il camposanto, e gli oratori<br />
cimiteriali).<br />
5) Taumaturgo: l’affermarsi di Michele come<br />
guaritore e medico soprannaturale si collega ai<br />
testi apocrifi (nei testi canonici il ruolo di taumaturgo<br />
spetta a Raffaele), che ne esaltano le doti<br />
medicali. Nella “Vita di Adamo ed Eva”, Adamo<br />
implora Michele perché abbrevi il travaglio di<br />
Eva mentre Eva e il figlio Seth lo invocano perché<br />
lenisca il dolore di Adamo morente. Michele<br />
17