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OCCASIONE FA IL LADRO (L') Compositore ... - Teatro La Fenice

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L’occasione fa il ladro in breve<br />

a cura di Michele Girardi<br />

Nel periodo a cavallo fra tardo Settecento e primo Ottocento si diffuse nei teatri d’opera italiani<br />

la farsa in un atto. Tale genere, che conobbe particolare fortuna a Venezia (soprattutto presso<br />

le sale ‘minori’ della città), ebbe vita breve (si esaurì nei primi decenni del secolo) e venne coltivato<br />

da autori oggi noti perlopiù agli specialisti, con la vistosa eccezione di Rossini e Donizetti:<br />

fra i nomi ricorrenti quelli di Giuseppe Nicolini, Giovanni Simone Mayr, Ferdinando Paër, Giuseppe<br />

Farinelli, Pietro Generali; fra i librettisti si ricordano invece il veneziano Giuseppe Foppa<br />

e il veronese Gaetano Rossi.<br />

Nonostante l’effimera durata del suo successo, la farsa è considerata di notevole importanza<br />

storica per l’impulso dato alla nascita e alla diffusione del repertorio, anzitutto. Costruita con<br />

personaggi e ingredienti drammaturgici tipici dell’opera buffa settecentesca (giovani innamorati,<br />

serve astute, vecchi sciocchi e avidi, non di rado protagonisti di conflitti generazionali), la farsa<br />

se ne distanziava soprattutto perché la sua brevità costringeva a serrati ritmi drammatici, articolati<br />

su equivoci, sorprese e colpi di scena. Durante il suo sviluppo la farsa si arricchì ben presto<br />

del canto di coloratura (vi si cimentavano infatti molti cantanti di successo) e di azioni pantomimiche<br />

che mandavano alla ribalta il talento attoriale degli interpreti; nel primo Ottocento essa<br />

acquisì anche soggetti di taglio borghese-sentimentale – già peraltro sperimentati nel genere<br />

comico in più atti grazie al «dramma giocoso» goldoniano –, mantenendo però la brevità come<br />

tratto distintivo.<br />

Fu proprio nell’ambito della farsa che il giovane Rossini intraprese la carriera di compositore<br />

d’opera, firmando nel triennio 1810-1813 cinque titoli per il <strong>Teatro</strong> San Moisè di Venezia: <strong>La</strong><br />

cambiale di matrimonio, L’inganno felice, <strong>La</strong> scala di seta, L’occasione fa il ladro, Il signor Bruschino.<br />

Ad accomunare questi lavori furono le consistenti affinità di struttura: sei personaggi<br />

(cinque nell’Inganno felice) per una forma articolata in: 1. sinfonia, 2. introduzione tripartita<br />

(duettino, cavatina e terzetto), 3. duetto o aria, 4. aria, 5. concertato, 6-7. duetto e aria (o viceversa),<br />

8. finale (in almeno tre tempi, con, nella stretta, il tutti consueto).<br />

L’occasione fa il ladro andò in scena al <strong>Teatro</strong> Giustiniani di San Moisè il 24 novembre del<br />

1812. Stando alle biografie, Rossini la compose in undici giorni, e l’impresa era senz’altro alla<br />

sua portata, basti pensare che in quello stesso anno egli produsse altri quattro lavori, due farse<br />

per il San Moisè (L’inganno felice, 8 gennaio; <strong>La</strong> scala di seta, 9 maggio) e due opere, una nel genere<br />

serio (Ciro in Babilonia, Ferrara, 14 marzo) e un’altra in quello buffo (<strong>La</strong> pietra del paragone,<br />

Milano, 26 settembre). Il suo genio ha qualcosa a che vedere con quello del suo idolo, Wolfgang<br />

Amadeus Mozart, che egli cita, in maniera quasi sistematica, nelle sue opere.<br />

Nell’Occasione si sentono passi di Don Giovanni e delle Nozze di Figaro, che attestano non solo<br />

la cultura di Rossini, che conosceva Mozart quando le sue partiture erano ancora ignote ai<br />

più, ma anche la modernità del suo estro, capace di ricreare situazioni drammatiche più significative,<br />

sfruttando riferimenti intertestuali. E, come per Mozart, anche per Rossini la mancanza

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