Se Questo E' Un Uomo - Massimo Ubertini
Se Questo E' Un Uomo - Massimo Ubertini
Se Questo E' Un Uomo - Massimo Ubertini
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
solamente l’anno seguente. I motivi e lo stile sono dettati da qualcosa di completamente diverso<br />
dall’ambizione letteraria: Levi sente una costante e crescente esigenza di capire<br />
e di riuscire a spiegare, a se stesso soprattutto, ma anche agli altri, i motivi che<br />
hanno determinato la nascita di un antisemitismo tanto perverso e violento. La<br />
conclusione di questa ricerca sfocia però in una profonda delusione, dato che<br />
l’unica risposta che riesce a darsi è quella che “non si può comprendere, anzi,<br />
non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare”. "<strong>E'</strong> stata<br />
l'esperienza del Lager a costringermi a scrivere: non ho avuto da combattere con<br />
la pigrizia, i problemi di stile mi sembravano ridicoli, ho trovato miracolosamente il<br />
tempo di scrivere pur senza mai sottrarre neppure un'ora al mio mestiere quotidiano: mi pareva, questo libro,<br />
di averlo già in testa tutto pronto, di doverlo solo lasciare uscire e scendere sulla carta". E’ questa la<br />
spiegazione che Levi dà della sua opera. Anche lo stile è molto particolare e ispirato ad una continua ricerca<br />
interiore della chiarezza; viene preferito ed utilizzato un registro sobrio per evitare di cadere in toni patetici o<br />
retorici, o peggio di lasciarsi trascinare nel racconto di particolari macabri. L’autore infatti descrive, con lo<br />
spirito del testimone, tutto ciò che lui e i suoi compagni subiscono, senza possibilità alcuna di ribellarsi,<br />
all’interno del campo di concentramento di Auschwitz. Le atrocità di cui Levi narra sono soprattutto rivolte<br />
contro gli Ebrei, piuttosto che contro gli altri internati: L’obiettivo è quello di degradare la loro condizione. Si<br />
vuole cancellare l’uomo in quanto tale, infrangendo ogni suo legame affettivo, ogni memoria, ogni speranza,<br />
riducendolo a cosa, privandolo della sua dignità e di ogni coscienza di sé.<br />
Tra le altre opere di Levi, una molto conosciuta e spesso nota come “il seguito” di<br />
“<strong>Se</strong> questo è un uomo” è “La tregua” del 1963, che ripropone il tema della<br />
deportazione, cambiando il punto di vista: il motivo dominante è infatti il senso di<br />
gioia profonda che si sprigiona nel cuore di tutti gli ex prigionieri in viaggio verso la<br />
libertà, dopo la loro liberazione dai Lager. <strong>Questo</strong> libro è intriso di episodi divertenti<br />
e strani accaduti durante il ritorno a casa. Il ritmo della narrazione è mosso, sempre<br />
ravvivato da un tocco di ironia, che rivela la gioia di vivere e di ricordare le<br />
avventure.<br />
Tra gli altri scritti spiccano le “Storie naturali” . Con questa serie di quindici racconti inizia il periodo in cui<br />
Levi si dedica alla poesia e alla narrativa breve. Ancora una volta il motivo di fondo non cambia: anche qui<br />
ritroviamo un denuncia feroce contro gli orrori del nazismo. “Vizio di forma” del 1971 e “Il sistema periodico”<br />
del 1975 sono ispirati al lavoro di chimico di Primo Levi. Il secondo è una raccolta di ventuno racconti in cui<br />
l’autore rievoca periodi tristi e allegri della sua vita, ripercorrendo, ad esempio, la sua formazione, la sua<br />
presa di coscienza di essere ebreo nel suo tempo, la crescita del suo impegno razionale e<br />
dell’intransigenza morale nella difesa della tolleranza e del rispetto per la dignità umana in<br />
generale. Scrive poi, nel 1978, “La chiave a stella”, in cui ambienta, in un contesto operaio,<br />
il suo interesse per i legami che esistono e sono sempre più forti, nella sua concezione, tra<br />
lavoro e letteratura. Anche la scelta del linguaggio è molto studiata: è colorito ed<br />
espressivo, composto da una miscela tra italiano e dialetto piemontese, molto ricco di<br />
invenzioni gergali. Altro testo fondamentale è “<strong>Se</strong> non ora, quando?” del 1982, in cui viene<br />
ripreso di nuovo il tema tanto caro a Levi: la persecuzione degli Ebrei durante la <strong>Se</strong>conda<br />
Guerra Mondiale; narra infatti di un gruppetto di Ebrei e delle loro sventure una volta<br />
deportati in un campo di concentramento e la successiva odissea che li attende nel viaggio di ritorno (per<br />
coloro che arriveranno vivi). E’ un vero e proprio romanzo di finzione: infatti,<br />
l’autore non compare come personaggio e neppure inserisce direttamente<br />
ed esplicitamente episodi della sua vita personale. L’ultima opera di Primo<br />
Levi degna di nota è senza dubbio “I sommersi e i salvati” del 1986. Il motivo<br />
fondamentale è il principio sempre vivo nel suo animo, quell’ideale che ha<br />
sempre inseguito e cercato di trasmettere agli altri: il tentativo di mantenere<br />
integra la capacità di utilizzare coscientemente la ragione e il pensiero per<br />
poter esercitare il rispetto nei confronti del prossimo. Anche in questa<br />
occasione, è animato dal dovere morale di non dimenticare le tragiche<br />
conseguenze dell’intolleranza, delle quali lui stesso è stato vittima, testimone<br />
e narratore allo stesso tempo, e dalla volontà di combattere, con decisione e<br />
senza ripensamenti, il disprezzo nei confronti dei “diversi”. E’ il libro che<br />
viene considerato una specie di premonizione della tragica fine dell’autore.<br />
Egli, infatti, dopo un’intensa vita di lavoro come chimico e come letterato, muore suicida a Torino nel 1987,<br />
lasciando in eredità alla letteratura, ma anche e soprattutto alla storia, l’ennesima lezione di dignità, con<br />
precise ed efficaci indicazioni per mantenere lucida l’integrità della coscienza morale, strumento<br />
fondamentale per la difesa della tolleranza.