Concorso Letterario 2011-I racconti - L'Azione
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7 Agosto <strong>2011</strong> sezione RAGAZZI 19<br />
LETTURE per l’ESTATE<br />
1<br />
QUEL MISTERIOSO<br />
TETTO IN MONTAGNA<br />
di Colle Elisa - Trichiana (Terza media)<br />
Fatica. Tanta fatica. Andavo spesso a camminare con te l'ultima pagina che aveva scritto era stata pubblicata sul<br />
il mio vicino, Lorenzo Carraro, quindi non ero fuori "Corriere della Sera", la scrittura era poco leggibile, quindi<br />
allenamento, ma quella volta il sentiero era molto difficile e non era facile decifrarla, e appena cominciai a cercare di<br />
ripido, davvero faticoso. Dopo un paio d'ore di cammino capirci qualcosa un leggero dolore si fece strada prean-<br />
arrivammo a un rifugio, la nostra meta. Da lì la vista era nunciando un tremendo mal di testa. Questo comunque<br />
fantastica: si vedevano tutte le città della vallata sotto il non mi fermò.<br />
sole di mezzogiorno di una calda giornata estiva.<br />
Quando ebbi finito avevo raccolto alcune informazioni,<br />
Entrati nel rifugio, tra un chiacchiera e l'altra, abbiamo ma non molto utili. Diceva che quel giorno avrebbe dovu-<br />
tirato fuori dei panini: il nostro pranzo. Discutevamo su to incontrare il suo amante, non scriveva mai il nome inte-<br />
come continuare la camminata, ed io proposi di andare in ro, ma solo le iniziali, L.O., anche se non ne ero molto<br />
un altro rifugio che avevo visto da lontano. Subito s'irrigidì. sicura data la scrittura poco comprensibile. Usava anche<br />
I suoi tratti da settantenne di solito dolci si trasformarono una specie di codice, dal quale mi sembrò di capire che<br />
in una maschera indecifrabile. Sorpresa? Rabbia? l'uomo era moro, aveva 27 anni ed era un fumatore. Tra<br />
Fastidio? Non si riusciva proprio a capire. Gli chiesi che quelle righe la donna aveva scritto anche il movente del-<br />
cosa avesse e dopo un attimo di esitazione cominciò a l'omicidio: lei voleva finirla con questa storia clandestina, e<br />
raccontare. Iniziò a parlarmi di una donna, Marieta probabilmente lui aveva reagito male.<br />
Miglioranza, che nel 1966 aveva ventiquattro anni, era Nel giro di un paio di settimane quell'omicidio era diven-<br />
sposata, ma non aveva figli.<br />
tato la mia ossessione: conoscevo vita, morte e miracoli di<br />
Marieta amava andare spesso in quel vecchio rifugio, e Marieta, avevo scoperto cosa aveva fatto durante le sue<br />
in quello stesso rifugio venne uccisa il 17 marzo 1966. Non ultime ore di vita, per quanto fosse possibile. Nonostante<br />
trovarono mai l'assassino, anche se la polizia aveva fatto tutto questo non era molto utile per capire chi fosse l'as-<br />
tutto ciò che poteva, però era il 1966 in una zona di monsassino, chissà quanti uomini mori e fumatori di ventisette<br />
tagna abbastanza isolata, e di certo non c'era la scientifi- anni c'erano all'epoca, trovare quello giusto sarebbe stato<br />
ca dei telefilm americani di oggi.<br />
impossibile.<br />
Questa storia mi incuriosì a tal punto che qualche gior- “Cosa ti è successo? Chi ti ha uccisa?” quelle domande<br />
no dopo andai nella biblioteca di Trichiana per vedere gli mi ronzavano in testa tutto il giorno e non sapevo dargli<br />
articoli sui quotidiani dell'epoca, quelli locali erano quattro: una risposta, ma mi promisi che l'avrebbero ottenuta, alla<br />
Il Gazzettino, Il Corriere delle Alpi, Il Corriere della Sera e fine.<br />
L'Unità. Quest'omicidio si era conquistato alcuni articoli in Decisi che l'indomani sarei andata in quel rifugio per troprima<br />
pagina nei quotidiani locali, mentre in quelli<br />
nazionali trovava spazio solo un trafiletto nelle<br />
pagine interne.<br />
Poiché non avevo mai fatto un lavoro simile di<br />
ricerca spesi pomeriggi interi per scorrere bene<br />
tutti gli articoli e osservare le foto in cerca di qualcosa,<br />
qualunque cosa, che potesse essere sfuggito.<br />
Ogni volta che trovavo un'immagine di quel<br />
rifugio desolato ne rimanevo sempre incantata,<br />
era come se mi chiamasse, e lo faceva per dirmi<br />
che dovevo risolvere quell'omicidio, che ero sulla<br />
buona strada e non dovevo fermarmi.<br />
Tutte le sere, quando tornavo a casa, vedevo<br />
riflesso nello specchio il mio volto da ventenne<br />
stanco, con le occhiaie e con i lunghi capelli<br />
castani che ricadevano arruffati sulle spalle. Una<br />
domanda sorgeva sempre spontanea “Ma chi me<br />
l'ha fatto fare?”.<br />
Ogni notte sognavo quel rifugio, l'immagine di<br />
quel luogo mi tormentava, poi vedevo Marieta che<br />
gridava aiuto e implorava pietà, e infine che veniva<br />
uccisa da una mano feroce, ma non riuscivo<br />
mai a scorgere il volto dell'assassino. Il mio incubo<br />
ricorrente mi spingeva a tornare in biblioteca la<br />
mattina seguente per continuare le mie ricerche,<br />
per dormire ancora sonni tranquilli.<br />
Marieta aveva anche un diario, e fortunatamen-<br />
Illustrazione di Ilaria Mozzi, Milano