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un nido di memorie - La Contrada

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36<br />

<strong>di</strong>dattico. Il pubblico capirà? Il pubblico vorrà sapere? Certo molte parti<br />

alleggeriscono il peso del filo conduttore del <strong>di</strong>scorso con opport<strong>un</strong>e battute<br />

triestine (<strong>di</strong> cui alc<strong>un</strong>e si è perso anche <strong>un</strong> poco l’uso, specie nelle<br />

giovani generazioni), con opport<strong>un</strong>e “cantade” che riannodano i fili della<br />

memoria dei meno giovani, e li fanno rinascere, nel cuore, i “loro speciali”<br />

ricor<strong>di</strong>.<br />

<strong>La</strong> comme<strong>di</strong>a ha i suoi tempi, ha i suoi ritmi, non può affrontare tutti i<br />

temi che in cinque anni hanno ravvolto la città, l’hanno martirizzata. Certo<br />

si parla dei bombardamenti, delle case <strong>di</strong>sintegrate, “della sua cucina”<br />

<strong>di</strong>strutta, <strong>di</strong>ce la moglie Giorgina, perché alla fine sono le nostre piccole<br />

cose <strong>di</strong> tutti i giorni, quelle che culliamo con lo sguardo, che costituiscono<br />

forti assenze e privazioni. Anche le cose sono parte <strong>di</strong> noi, <strong>di</strong> quello<br />

che abbiamo scelto per viverci.<br />

Ma io avrei voluto più forte la condanna al regime <strong>di</strong> Occupazione tedesco,<br />

all’Adriatisches Küstenland, a quello che l’Obersturmbanfuerher del<br />

Waffen SS rappresenta per la città. Così anche i quaranta giorni dell’occupazione<br />

delle forze jugoslave in qualche modo sono sottovalutati. Ma la<br />

comme<strong>di</strong>a mi ha commosso, specificatamente nella morale (Liberi tutti!).<br />

È <strong>un</strong>a presa emotiva nella quale sembra che ogni personaggio, vivendo,<br />

non con doppiezza ma anzi con virile consequenzialità, le sue scelte,<br />

in fondo abbia ragione. <strong>La</strong> vita è ben dura per tutti.<br />

Alla fine del dramma si deve ricominciare. È <strong>un</strong>a morale della riconciliazione,<br />

ma amara: l’SS che viene, dopo tanti anni, in visita alla città adriatica,<br />

dall’antico, mai rimosso, ma anzi accarezzato passato asburgico, fotografa,<br />

perfetto turista, i luoghi deputati. Forse la forza del popolo triestino<br />

consiste proprio nell’integrare, che non vuol <strong>di</strong>re rimuovere o <strong>di</strong>menticare,<br />

forze <strong>di</strong>verse, quelle che si incrociano in <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> obbligati passaggi.<br />

Solo la conoscenza, la conoscenza della storia, ma anche la nuova conoscenza<br />

tra popoli che stanno rapidamente cambiando (penso alla<br />

Mitteleuropa come alla Penisola Balcanica), l’amicizia tra i giovani, che<br />

sembrano ormai omologati, possono costituire <strong>un</strong> collante resistente rispetto<br />

alle <strong>di</strong>visioni del passato, ma anche alle nuovi nubi che variamente<br />

si addensano su questo squarcio d’Europa.

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