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S ASPETTANDO NATALE<br />
INTERVISTA A LUIGI GIANELLO, SOPRAVVISSUTO AL SECONDO CONFLITTO MONDIALE<br />
In Russia: un Natale lontano<br />
La guerra raccontata, con commozione, da chi l’ha vissuta<br />
Un Natale <strong>in</strong> Russia potrebbe essere molto freddo,<br />
ma anche divertente. Se si trattasse di una vacanza,<br />
di un viaggio di piacere certamente saremmo freneticamente<br />
co<strong>in</strong>volti dal giro turistico tra monumenti e vie<br />
delle città. Ma se, ancora oggi, dopo quasi settanta <strong>in</strong>verni da<br />
quell’esperienza, si sentono le gambe fredde e il cuore battere<br />
forte, al solo ricordo, significa che di piacevole nul<strong>la</strong> c’è stato<br />
e che “quel viaggio” non viene certamente riportato al<strong>la</strong> mente<br />
con leggerezza e positività.<br />
Ci facciamo raccontare da Luigi Gianello, reduce del<strong>la</strong> Campagna<br />
di Russia e veterano del famosissimo reggimento di<br />
cavalleria “Il Savoia”, quel<strong>la</strong> che è stata una terribile prova per<br />
lui e per i nostri poveri soldati. Gianello parte per il fronte<br />
russo durante <strong>la</strong> Seconda Guerra Mondiale, giungendovi il<br />
4 dicembre 1942. Il treno sbaglia percorso e f<strong>in</strong>isce nel settore<br />
di competenza dell’esercito ungherese. Naturalmente i<br />
militari italiani non hanno mezzi a loro disposizione e sono<br />
costretti a percorre più di sessanta chilometri per raggiungere<br />
il luogo di dest<strong>in</strong>azione, Nikitowka.<br />
Il freddo <strong>in</strong>verno di quell’anno sembra entrare nel<strong>la</strong> stanza<br />
<strong>in</strong> cui siedo con Gianello.<br />
Il racconto delle lunghe notti, con <strong>la</strong> temperatura che scendeva<br />
a 30 o 40 gradi sotto zero; le missioni di trasferimento, con<br />
una coperta <strong>in</strong> testa, due buchi per gli occhi ed un pastrano<br />
di pelle foderato di pecora, mentre mani, piedi e testa soffrivano<br />
terribilmente il gelo; le giornate nelle quali si vedevano<br />
partire dec<strong>in</strong>e di compagni per andare a soccorrere un reparto<br />
alp<strong>in</strong>o <strong>in</strong> difficoltà. Compagni che non sono più tornati.<br />
Toccante quando il nostro <strong>in</strong>tervistato ricorda il cognato, militare<br />
nel<strong>la</strong> eroica divisione Trident<strong>in</strong>a, a pochi chilometri da<br />
lui, mai rivisto dopo l’attacco russo e del quale, recentemente,<br />
è stata ritrovata <strong>la</strong> piastr<strong>in</strong>a <strong>in</strong> una fossa comune.<br />
Il 16 gennaio 1943 com<strong>in</strong>cia <strong>la</strong> tragica ritirata. Il reparto,<br />
mischiato con altri, compie f<strong>in</strong>o a trenta chilometri di marcia<br />
al giorno, sotto costanti attacchi russi, affrontati con carri<br />
armati, cosacchi e partigiani. Le <strong>in</strong>dicibili sofferenze term<strong>in</strong>ano<br />
solo il 6 marzo 1943, quando i pochi superstiti, fra i<br />
quali il nostro Gianello, arrivano <strong>in</strong> Italia su treni ospedale.<br />
Dopo tre mesi di convalescenza ed il rientro <strong>in</strong> servizio, il caporal<br />
maggiore varesotto arriva al fatidico 8 settembre 1943:<br />
<strong>in</strong> borghese raggiunge il suo paese d’orig<strong>in</strong>e, Quistello - <strong>in</strong><br />
prov<strong>in</strong>cia di Mantova. Ricorda ancora con profonda commozione<br />
quel momento e i suoi occhi pieni di energia mi fanno<br />
capire quanto sia doveroso vivere ogni giorno con coraggio e<br />
positività. Così dobbiamo attendere il Natale, così dobbiamo<br />
trascorrerlo. Nel<strong>la</strong> consapevolezza di quanto sia preziosa <strong>la</strong><br />
possibilità di poterlo condividere con chi amiamo, <strong>in</strong> un clima<br />
di pace e serenità.<br />
Renzo Del Bergiolo<br />
Nel<strong>la</strong> foto: i gambali di Luigi Gianello<br />
www.dimauroenologia.it<br />
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DICEMBRE 2012 V 33<br />
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