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n.9 2008 - Alpesagia

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14 Alpes Settembre <strong>2008</strong><br />

Tutti noi siamo soliti vedere<br />

l’aquilone come un<br />

passatempo capace di affascinare<br />

allo stesso modo<br />

adulti e bambini, il suo librarsi leggero<br />

nell’aria da sempre cattura lo<br />

sguardo delle persone e la sua semplice<br />

e povera geometria lo rende<br />

non solo accessibile a chiunque, ma<br />

anche totalmente aperto alle più svariate<br />

modifiche tecniche ed estetiche.<br />

Una geometria, quella dell’aquilone,<br />

talmente capace di fendere l’aria<br />

da essere diventato elemento base e<br />

fondamentale della nuova disciplina<br />

sportiva del kite-surfing.<br />

Quanti, però, in quel suo volteggiare<br />

leggero e armonioso riescono a vedere<br />

una fonte d’energia? Sì, avete capito<br />

bene, l’aquilone è a tutti gli effetti una<br />

straordinaria risorsa energetica.<br />

L’idea è semplice e geniale allo stesso<br />

tempo: tutto sta nel legare l’altro<br />

capo del filo non più al polso del<br />

bambino o alla mano dell’adulto,<br />

ma a una turbina. In termini meno<br />

semplicistici si tratta di legare duecento<br />

aquiloni a un anello rotante<br />

ottenendo così una produzione elettrica<br />

di mille megawatt, guarda caso<br />

la produzione elettrica di una centrale<br />

nucleare a costi notevolmente<br />

minori.<br />

La vista estetica poi è notevolmente<br />

migliore: non più tetre e grigie centrali,<br />

non più pale eoliche la cui<br />

scarsa estetica fa da freno allo sviluppo<br />

stesso dell’energia eolica, ma<br />

un colorato spettacolo di aquiloni<br />

che si rincorrono l’un l’altro rasserenando<br />

lo sguardo.<br />

L’idea italiana è venuta dall’incon-<br />

QUANDO UN AQUILONE<br />

CREA ENERGIA<br />

di Erik Lucini<br />

tro tra uno sportivo di kite-surfing,<br />

Massimo Ippolito, e a un docente<br />

del politecnico di Torino, Mario Milanese.<br />

Le caratteristiche tecniche di tale<br />

idea sostengono di legare duecento<br />

aquiloni a un’altezza di ottanta metri<br />

dove il vento arriva a una velocità<br />

di 16 Km/h, va da sé che con l’aumentare<br />

dell’altezza aumenta anche<br />

la velocità del vento permettendo<br />

una maggior produzione di energia.<br />

La “cattura” del vento avviene con<br />

un movimento che gli stessi inventori<br />

definiscono a “yo-yo”, infatti,<br />

gli aquiloni hanno un movimento<br />

sussultorio che ricorda proprio uno<br />

yo-yo, liberandoli così questi girano<br />

in circolo attaccati a una turbina<br />

la cui rotazione porta così alla produzione<br />

di energia, come avviene

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