La moneta e la rappresentazione gerarchica del potere
La moneta e la rappresentazione gerarchica del potere
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MARIA CACCAMO CALTABIANO<br />
<strong>La</strong> <strong>moneta</strong> e <strong>la</strong> <strong>rappresentazione</strong> <strong>gerarchica</strong> <strong>del</strong> <strong>potere</strong><br />
Nel corso <strong>del</strong> XII Convegno Internazionale di<br />
Numismatica di Berlino avevo proposto lo slogan<br />
immagine/paro<strong>la</strong> per evidenziare come ciascuna immagine<br />
<strong>moneta</strong>le debba considerarsi dotata di un significato<br />
specifico che rende possibile <strong>la</strong> comunicazione fra<br />
l’emittente/proprietario <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>moneta</strong> e il suo destinatario<br />
1 . L’intervento odierno muove dal<strong>la</strong> premessa che il<br />
significato dei tipi <strong>moneta</strong>li deve essere ricercato dallo<br />
studioso con metodo analogo a quello che si applica<br />
nello studio dei linguaggi par<strong>la</strong>ti. Occorre, cioè, ricostruire<br />
<strong>la</strong> storia di ciascuna immagine <strong>moneta</strong>le o “tipo”<br />
nello spazio e nel tempo (analisi diacronica e diatopica),<br />
onde definirne le origini, l’evoluzione, <strong>la</strong> permanenza<br />
ovvero i mutamenti e gli arricchimenti di<br />
significato. E’ questa <strong>la</strong> metodologia di analisi che,<br />
basata su un approccio multidisciplinare ed interdisciplinare,<br />
proponiamo per <strong>la</strong> realizzazione <strong>del</strong> LIN<br />
(Lexicon Iconographicum Numismaticæ), un progetto nato in<br />
Italia per iniziativa <strong>del</strong>le cattedre di Numismatica <strong>del</strong>le<br />
Università di Messina, Bologna, Genova e Mi<strong>la</strong>no e al<br />
quale hanno già manifestato <strong>la</strong> volontà di aderire anche<br />
altri colleghi di diverse nazionalità 2 .<br />
1. “Programma iconico” e “sistema semantico<br />
gerarchizzato”<br />
Il problema che desidero porre oggi al<strong>la</strong> vostra attenzione,<br />
in re<strong>la</strong>zione all’interpretazione di alcuni tipi <strong>moneta</strong>li, è<br />
quello <strong>del</strong>l’esistenza di un “sistema semantico gerarchizzato”,<br />
fondato non soltanto sul<strong>la</strong> scelta di differenti tipi<br />
<strong>moneta</strong>li, ma anche su quel<strong>la</strong> di metalli e nominali differenti.<br />
Attraverso le immagini adottate nell’intero sistema<br />
<strong>moneta</strong>le l’emittente/proprietario <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>moneta</strong> (tiranno,<br />
sovrano od imperatore che sia), sviluppa un “programma<br />
iconico” internamente coerente, in grado di rappresentare<br />
<strong>la</strong> struttura <strong>del</strong> suo <strong>potere</strong> politico e comunicare i presupposti<br />
ideologici su cui esso si fonda.<br />
Prenderò in esame il sistema semantico basato sull’uso<br />
di due tipi <strong>moneta</strong>li cui da tempo ho rivolto <strong>la</strong> mia<br />
attenzione: <strong>la</strong> quadriga e il cavaliere. <strong>La</strong> prima –già in età<br />
greca– è intesa quale simbolo di vittoria sia agonistica<br />
535<br />
che militare <strong>del</strong> governante o <strong>del</strong><strong>la</strong> polis, e –in età romana–<br />
immagine <strong>del</strong> trionfo militare e <strong>del</strong><strong>la</strong> theophania<br />
<strong>del</strong>l’imperatore quale cosmokrator 3 . Il secondo, il Cavaliere,<br />
è l’immagine <strong>del</strong>l’eroe per eccellenza, utilizzata già in età<br />
greca da tiranni, satrapi e monarchi, e in seguito anche<br />
dagli imperatori romani, quale espressione <strong>del</strong><strong>la</strong> loro<br />
virtù cinegetica e militare, e per rappresentare sé stessi<br />
nel momento <strong>del</strong><strong>la</strong> loro presa <strong>del</strong> <strong>potere</strong>, <strong>del</strong>l’adventus al<br />
trono o in occasione <strong>del</strong>l’arrivo nelle province di recente<br />
conquista 4 . Lo studio da noi condotto sul tipo <strong>moneta</strong>le<br />
<strong>del</strong> cavaliere ha evidenziato anche un’altra importante<br />
funzione affidata a questa immagine: quel<strong>la</strong> di affiancatore<br />
<strong>del</strong> Capo 5 , pronto ad integrarne le funzioni e a<br />
subentrargli in caso di bisogno, con lo scopo spesso di<br />
prepararsi al<strong>la</strong> successione dinastica 6 .<br />
L’idea <strong>del</strong>l’esistenza di una struttura <strong>gerarchica</strong> all’interno<br />
di alcune immagini <strong>moneta</strong>li è scaturita dall’osservazione<br />
diretta dei materiali e, in partico<strong>la</strong>re, da alcuni<br />
documenti che mi hanno sensibilizzata in questa direzione.<br />
<strong>La</strong> lettura diacronica e diatopica dei documenti,<br />
cioè a dire verticale ed orizzontale degli stessi, si è poi<br />
rive<strong>la</strong>ta l’unica che ne consenta <strong>la</strong> comprensione e <strong>la</strong><br />
piena storicizzazione.<br />
L’arco di trionfo di Settimio Severo (tav. I, 18-18a), presente<br />
su due emissioni di denari e una di assi coniati fra<br />
il 202 e il 210 d.C. 7 , è decorato sull’attico da una quadriga<br />
frontale fiancheggiata da due cavalieri di diversa<br />
1. Caccamo Caltabiano, 1998, 57-74; Caccamo Caltabiano, 2000,<br />
179-184.<br />
2. Il progetto, approvato dal Ministero Italiano per l’Istruzione,<br />
l’Università e <strong>la</strong> Ricerca Scientifica è stato cofinanziato negli anni<br />
2000 e 2003. Nel marzo <strong>del</strong> 2003 si è tenuto il primo Congresso<br />
internazionale sul tema <strong>La</strong> tradizione iconica come fonte storica. Il ruolo<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> Numismatica negli studi di Iconografia. Primo incontro di studio <strong>del</strong><br />
Lexicon Iconographicum Numismaticæ (Messina 6-8 Marzo 2003).<br />
3. Vd. Caccamo Caltabiano, 2002a, 31-45.<br />
4. Caccamo Caltabiano, 2002b.<br />
5. Vd. Caccamo Caltabiano 2002c.<br />
6. Caccamo Caltabiano, 1994-95, 53-73; Caccamo Caltabiano,<br />
1999, 197-207; Caccamo Caltabiano, 2004a e 2004b.<br />
7. BMCRE V, 420 tav. 35, 5, 321 denario <strong>del</strong> 203 d.C.; RIC IV/1, 259<br />
tav. VII, 2; asse 204 d.C.
MARIA CACCAMO CALTABIANO<br />
grandezza. <strong>La</strong> decorazione scultorea rappresenta simbolicamente<br />
i membri maschili <strong>del</strong><strong>la</strong> famiglia imperiale, in<br />
cui l’imperatore padre è affiancato dai due figli, e <strong>la</strong><br />
legenda ARCVS AVGG presente sugli assi conferma tale<br />
interpretazione. <strong>La</strong> diversa autorità dei membri <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
famiglia imperiale è espressa dal contemporaneo uso<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> quadriga trionfale e di due cavalieri le cui differenti<br />
dimensioni, oltre che corrispondere al ruolo di primo<br />
e secondogenito, coincidono con le funzioni differenziate<br />
previste da Settimio Severo per Caracal<strong>la</strong> e Geta.<br />
Non sembri strano ma è stata proprio questa immagine<br />
a farmi porre il problema di una <strong>rappresentazione</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>potere</strong> politico secondo un sistema semantico<br />
gerarchizzato già in età greca, e ad indurmi a verificare<br />
le modalità attraverso il quale esso si sarebbe<br />
espresso e sviluppato nei vari momenti <strong>del</strong>l’età antica.<br />
Per motivi di tempo mi soffermerò su quattro esempi<br />
di epoca diversa che pur nel variare dei contesti di<br />
riferimento dimostrano il mantenimento di alcuni<br />
significati di base, proprio quelli che consentivano<br />
all’emittente <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>moneta</strong> di comunicare senza equivoci<br />
con i destinatari <strong>del</strong><strong>la</strong> stessa.<br />
2. L’età <strong>del</strong><strong>la</strong> tirannide siracusana<br />
In età greca troviamo pochi ma significativi esempi di contemporaneo<br />
utilizzo dei tipi <strong>del</strong><strong>la</strong> quadriga e <strong>del</strong> cavaliere<br />
all’interno <strong>del</strong> medesimo sistema <strong>moneta</strong>le; essi appartengono<br />
principalmente all’esperienza <strong>moneta</strong>le <strong>del</strong><strong>la</strong> Sicilia.<br />
L’esempio più antico è tuttavia offerto dai nominali di<br />
una serie ancora dubitativamente attribuita ad Atene o<br />
a Calcide di Eubea 8 . Tre nominali, di diversa grandezza<br />
ma fra di loro in proporzione ponderale, presentano<br />
una quadriga frontale verosimilmente guidata da<br />
Athena, un cavaliere amphippos, accompagnato cioè da un<br />
secondo cavallo, anch’essi frontali, e sul nominale più<br />
piccolo, corrispondente ponderalmente al quarto <strong>del</strong><br />
nominale maggiore, un unico cavaliere rappresentato<br />
frontalmente. Mentre <strong>la</strong> difficoltà <strong>del</strong>l’attribuzione si<br />
riflette negativamente sull’interpretazione storica di<br />
questi documenti, un esempio più chiaro è offerto dal<strong>la</strong><br />
<strong>moneta</strong>zione siracusana <strong>del</strong><strong>la</strong> fine <strong>del</strong> VI-primi decenni<br />
<strong>del</strong> V sec. a.C., dal complesso iconico formato da: quadriga<br />
al passo guidata da auriga presente sul tetradrammo,<br />
cavaliere amphippos (con due cavalli) sul didrammo<br />
e un cavaliere giovinetto –riconoscibile dalle lunghe<br />
chiome– sul<strong>la</strong> dracma 9 (tav. I, 1-3). Come abbiamo cercato<br />
di dimostrare altrove, al<strong>la</strong> luce di quanto ci è noto<br />
536<br />
per gli anni in cui Siracusa era sotto il governo <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
tirannide dei Dinomenidi, i famosi fratelli vincitori il<br />
primo, Gelone, sui Cartaginesi ad Himera, nel 480<br />
a.C., e il secondo Hiaron, sugli Etruschi nel<strong>la</strong> battaglia<br />
di Cuma <strong>del</strong> 474 a.C., i tre diversi nominali sono<br />
espressione di un’ideologia dinastica incentrata sulle<br />
figure <strong>del</strong> Capo, <strong>del</strong> suo Luogotenente, <strong>del</strong>l’Erede 10 . Il<br />
Capo si identifica idealmente nel<strong>la</strong> figura posta al<strong>la</strong><br />
guida <strong>del</strong><strong>la</strong> quadriga; colui che lo affianca nel governo e<br />
ricopre quasi sempre un’importante carica militare, viene<br />
rappresentato come cavaliere amphippos, in grado cioè di<br />
passare da un cavallo all’altro, metaforicamente in grado<br />
di subentrare o sostituirsi nel governo a chi detiene il<br />
<strong>potere</strong>; il giovane Erede, destinato al<strong>la</strong> successione, viene<br />
invece rappresentato quale cavaliere giovinetto.<br />
<strong>La</strong> controprova <strong>del</strong><strong>la</strong> valenza politica, e oseremmo dire<br />
giuridica, di tale <strong>rappresentazione</strong> è offerta dagli stessi<br />
documenti <strong>moneta</strong>li. Nel<strong>la</strong> città di Leontinoi, posta<br />
sotto <strong>la</strong> leadership di Siracusa, i coevi tetradrammi con<br />
quadriga sono accompagnati da didrammi che recano<br />
un cavaliere nudo al passo o al galoppo, che in alcuni<br />
esemp<strong>la</strong>ri porta sul capo un elmo 11 . L’immagine ha<br />
dunque una valenza eroica ma anche una precisa connotazione<br />
militare.<br />
8. Cfr. Babelon, 1907, coll. 1249-1252 nn. 1831, 1832 e 1833;<br />
Seltman, 1924, 136-139, 218 n. 482 assegna l’emissione al<strong>la</strong><br />
tirannide di Milziade nel Chersoneso; vd. anche Franke-Hirmer,<br />
1964, tav. 114 n. 348.<br />
9. Il tipo <strong>del</strong><strong>la</strong> quadriga è presente costantemente sui tetradrammi<br />
siracusani; molto più limitata è invece <strong>la</strong> presenza <strong>del</strong> cavaliere<br />
amphippos (Boehringer, 1929, 116 nn. 32-33, p. 121 n. 51; Rizzo,<br />
1946, 191, 3 e tav. XXXVII, 3) e <strong>del</strong> cavaliere giovinetto<br />
(Boehringer, 1929, 122 n. 54; 166-167 nn. 279-285; 181-182<br />
nn. 357-361) utilizzati entrambi nel corso <strong>del</strong> governo aristocratico<br />
e di quello tirannico. I primi didrammi di Siracusa con cavaliere<br />
amphippos si datano infatti tra il 510 e il 500 a.C. (Boehringer,<br />
1929, 6: 530-510 a.C.; Stazio, 1980, 91: 520/510 a.C.; Kraay<br />
1976, 209: 510/500 a.C.); il tipo ricompare sulle emissioni anteriori<br />
al 485 a.C. e <strong>la</strong> sua ultima presenza si registra su un’emissione<br />
assente in Boehringer, 1929, datata dal Rizzo, 1946, in età<br />
ieroniana per <strong>la</strong> presenza <strong>del</strong> ketos in esergo.<br />
<strong>La</strong> cronologia <strong>del</strong>le emissioni siracusane è strettamente corre<strong>la</strong>ta<br />
all’annosa querelle sul<strong>la</strong> cronologia <strong>del</strong> demareteion (vd. <strong>la</strong> recente<br />
ricostruzione <strong>del</strong>lo status quaestionis in Carbé, 2004c), da me ritenuto<br />
successivo al<strong>la</strong> battaglia di Himera (Caccamo Caltabiano,<br />
1993, 58-60) e ancora recentemente da Manganaro, 1999, 239-<br />
255 posteriore al<strong>la</strong> caduta <strong>del</strong><strong>la</strong> tirannide. L’analisi iconografica<br />
condotta con metodo diacronico e diatopico, evidenzia <strong>la</strong> stretta<br />
corre<strong>la</strong>zione esistente tra l’uso <strong>del</strong> tipo <strong>del</strong> cavaliere e i governi di<br />
tipo tirannico o monarchico, e concorre a confermare <strong>la</strong> sostanziale<br />
correttezza <strong>del</strong><strong>la</strong> cronologia tradizionale che ne faceva un’emissione<br />
realizzata sotto il governo <strong>del</strong> tiranno Gelone. A favore <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
cronologia di età tirannica un parziale ripensamento si è registrato<br />
da parte di Rutter, 1998, 307-315.<br />
10. Caccamo Caltabiano, 2004a.<br />
11. Boehringer 1998, 44, tav. 10, 11-13.
A differenza di quanto abbiamo visto a Siracusa in cui<br />
sul didrammo il cavaliere era amphippos, era cioè in<br />
grado di sostituirsi al Capo-auriga <strong>del</strong><strong>la</strong> quadriga, a<br />
Leontinoi il cavaliere è un capo militare, un luogotenente<br />
subordinato al Capo, dipendente quindi dal<br />
tiranno di Siracusa. Leontinoi, infatti, come dimostra<br />
sia l’adozione sul<strong>la</strong> sua <strong>moneta</strong> <strong>del</strong><strong>la</strong> quadriga siracusana<br />
sia addirittura <strong>la</strong> comunanza fra le due città di<br />
alcuni conî di diritto 12 , doveva far parte <strong>del</strong> territorio<br />
su cui ricadeva <strong>la</strong> leadership dei tiranni di Siracusa. Sulle<br />
dracme di Leontinoi, così come a Siracusa, compare<br />
invece un cavaliere giovinetto 13 : l’Erede <strong>del</strong><strong>la</strong> dinastia<br />
era il medesimo in entrambe le città.<br />
Ancora diversa appare <strong>la</strong> situazione nel<strong>la</strong> vicina città di<br />
Aitna, fondata da Hiaron, il secondo dei Dinomenidi. Il<br />
re designato era Dinomene, figlio <strong>del</strong> tiranno siracusano,<br />
che portava il nome <strong>del</strong> nonno ed era ancora un<br />
bambino. Si spiega così come a guida <strong>del</strong><strong>la</strong> quadriga di<br />
Aitna non ci sia lo stesso auriga <strong>del</strong><strong>la</strong> quadriga di<br />
Siracusa e di Leontinoi ma Athena 14 (tav. I, 4), <strong>la</strong> dea<br />
che tradizionalmente interviene a soccorrere nei pericoli<br />
e nel<strong>la</strong> battaglia gli eroi evocati dal<strong>la</strong> poesia omerica.<br />
Il piccolo Dinomene, re bambino, viene rappresentato<br />
solo sul nominale inferiore, <strong>la</strong> dracma (tav. I, 5): <strong>la</strong> sua<br />
regalità e <strong>la</strong> legittimità <strong>del</strong> suo comando derivano direttamente<br />
da Zeus, rappresentato sul rovescio sia dei<br />
tetradrammi che <strong>del</strong>le dracme.<br />
Anche i donari offerti dai Dinomenidi a Delfi e ad<br />
Olimpia, noti sia dalle fonti letterarie 16 che dai resti<br />
archeologici 17 , confermano il sistema semantico gerarchizzato<br />
che abbiamo adesso ricostruito, e testimoniano<br />
<strong>la</strong> costante presenza accanto al<strong>la</strong> quadriga di<br />
due cavalieri che l’affiancavano, probabilmente nelle<br />
vesti di “figli” ed eredi <strong>del</strong> <strong>potere</strong> dinastico, ovvero di<br />
detentori <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>del</strong>ega <strong>del</strong> <strong>potere</strong> <strong>del</strong> Capo.<br />
3. <strong>La</strong> basileia di Ierone II<br />
Sempre in Sicilia, nell’età ellenistica, il sistema <strong>moneta</strong>le<br />
coniato in argento da Ierone II negli anni finali <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
sua basileia, riflette una monarchia di struttura piramidale<br />
che oltre al<strong>la</strong> casa regnante ingloba al<strong>la</strong> sua base<br />
anche il popolo governato, i Siracusani 18 . A nome <strong>del</strong><br />
basileus Ierone vengono coniati ottodrammi in argento,<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> basilissa Filistide tetradrammi, <strong>del</strong> figlio Gelone<br />
didrammi e dracme. A nome dei Siracusani troviamo<br />
hemidracme, quarti di dracma e le frazioni più piccole<br />
espresse in chalkoi (sette, cinque e tre). Oltre che i<br />
537<br />
LA MONETA E LA RAPPRESENTAZIONE GERARCHICA DEL POTERE<br />
nominali anche l’iconografia obbedisce al medesimo<br />
criterio gerarchico: solo al re e al<strong>la</strong> regina viene abbinato<br />
il tipo <strong>del</strong><strong>la</strong> quadriga, al figlio quello <strong>del</strong><strong>la</strong> biga 19 (tav.<br />
I, 6-8). Sulle frazioni battute a nome dei Siracusani<br />
sono rappresentate le divinità e i loro attributi 20 .<br />
<strong>La</strong> contemporaneità di tutti questi nominali è assicurata<br />
dal<strong>la</strong> presenza <strong>del</strong>le medesime marche di controllo,<br />
rappresentate da lettere singole o doppie 21 , che evidenzia<br />
l’organicità e <strong>la</strong> coerenza <strong>del</strong> programma iconico<br />
sviluppato dal re Ierone attraverso l’intero sistema<br />
<strong>moneta</strong>le sia con <strong>la</strong> scelta di tipologie che di nominali<br />
differenti.<br />
Un cavaliere in armi, rappresentato nel momento in<br />
cui arriva al galoppo (tav. I, 9), contraddistingue una<br />
ricca emissione di grossi bronzi coniati da Ierone<br />
prima <strong>del</strong>le serie basiliche, in quanto caratterizzati dal<br />
solo nome Ieronos privo <strong>del</strong>l’attributo regale di basileus:<br />
al diritto compare prima una testa <strong>la</strong>ureata e in seguito<br />
una testa diademata 22 . Gli studiosi hanno ritenuto<br />
che il cavaliere rappresenti lo stesso sovrano 23 , già<br />
prossimo ai settanta anni. Al<strong>la</strong> luce <strong>del</strong> sistema semantico<br />
gerarchizzato cui appaiono ispirate le emissioni<br />
basiliche di Ierone, riteniamo invece possibile che<br />
nel<strong>la</strong> figura <strong>del</strong> cavaliere, presentato al galoppo nel<br />
momento in cui giunge, Ierone abbia voluto piuttosto<br />
esaltare l’immagine <strong>del</strong> figlio Gelone, celebrandone<br />
l’associazione al<strong>la</strong> basileia, avvenuta secondo gli storici<br />
fra il 240 e il 230 a.C. 24 Tale cronologia verrebbe significativamente<br />
a coincidere con quel<strong>la</strong> che sul<strong>la</strong> base<br />
dei rinvenimenti archeologici è stata finora proposta<br />
dagli studiosi quale data iniziale dei grossi bronzi<br />
ieroniani.<br />
12. Ibidem, 44-45, tav. 10 nn. 4-7. Dello studioso non si condivide <strong>la</strong><br />
cronologia, essendo <strong>la</strong> <strong>moneta</strong> di Leontinoi strettamente corre<strong>la</strong>ta<br />
a quel<strong>la</strong> demareteica di Siracusa, vd. supra, no. 9.<br />
13. Ibidem, 44, tav. 10, 14-15.<br />
14. Kraay, 1976, 212 tav. 49, 837. Boehringer, 1968, 78-79, tav. 7,1;<br />
8, A; 9.<br />
15. Boehringer, 1968, 67-98, in partico<strong>la</strong>re 79 e tav. 7, 2 e 7, A, tav. 8,<br />
H; cfr. I-M .<br />
16. Paus. 6, 12, 1 e 8, 42, 8.<br />
17. Stucchi, 1990, 57-63; Rolley, 1990, 291-295.<br />
18. Caccamo Caltabiano - Carroccio - Oteri, 1997.<br />
19. Quadriga: Caccamo Caltabiano-Carroccio-Oteri, 1997, 23, 137-<br />
182 nn. 1-14 (Hierone), 15-219 (Filistide). Biga: 23, 189-200<br />
nn. 239-284 (Gelone), nn. 220-238 ‘dracme pesanti’ di Filistide.<br />
20. Ibidem, 24, 206-213.<br />
21. Ibidem, 50, 51, 127.<br />
22. SNG ANS, 1988, nn. 909-963; Carroccio, 2000, 261.<br />
23. Vd. bibliografia in Carbé, 2004a.<br />
24. Per tale ipotesi, ibidem.
MARIA CACCAMO CALTABIANO<br />
4. L’età augustea<br />
In linea con una tradizione iconica che nell’età ellenistica<br />
aveva associata l’immagine <strong>del</strong> cavaliere al galoppo all’idea<br />
<strong>del</strong>l’arrivo soteriologico e <strong>del</strong><strong>la</strong> epiphaneia <strong>del</strong> sovrano,<br />
nonché all’idea <strong>del</strong><strong>la</strong> sua ascesa e <strong>del</strong> suo avvento al<br />
<strong>potere</strong>, Ottaviano compare sul<strong>la</strong> <strong>moneta</strong> come cavaliere<br />
soltanto negli anni successivi al<strong>la</strong> morte di Cesare 25 (tav.<br />
I, 10-11). <strong>La</strong> legenda Caesar Divi filius, evidenziando<br />
l’assimi<strong>la</strong>zione e l’identificazione <strong>del</strong> giovane Ottaviano<br />
con Cesare, oltre a sottolineare <strong>la</strong> sua filiazione dal dictator<br />
perpetuus, ribadisce <strong>la</strong> legittimità dei poteri straordinari<br />
riconosciutigli dal senato nel<strong>la</strong> sua qualità di<br />
erede diretto di un uomo divinizzato.<br />
P. Zanker 26 ha giustificato le due varianti iconiche di<br />
cavaliere al galoppo o stante, rappresentate sugli aurei<br />
e sui denari emessi da o per Ottaviano, con <strong>la</strong> differenza<br />
esistente fra il progetto <strong>del</strong><strong>la</strong> statua votata dal<br />
senato al giovane console nell’aspetto di cavaliere al<br />
galoppo, e <strong>la</strong> statua realmente innalzata in seguito<br />
nel<strong>la</strong> forma di cavaliere stante, e posta nel foro accanto<br />
al<strong>la</strong> statua equestre di Sil<strong>la</strong>, rappresentato nell’analogo<br />
schema 27 . Il lessico iconografico <strong>moneta</strong>le dimostra<br />
invece come le due immagini spesso coesistano essendo<br />
dotate di diverse sfumature (accezioni) di significato.<br />
Il cavaliere al galoppo è più simbolico, espressione<br />
<strong>del</strong>l’arrivo soteriologico tradizionalmente legato al<strong>la</strong><br />
figura dei Dioscuri, gli dei salvatori per eccellenza ed<br />
emblematica espressione <strong>del</strong>l’alternanza e <strong>del</strong><strong>la</strong> successione<br />
nel <strong>potere</strong> 28 ; il cavaliere stante ha un’impronta<br />
più realistica, legata al momento <strong>del</strong><strong>la</strong> parata<br />
ufficiale o <strong>del</strong><strong>la</strong> processione religiosa, evocata dal bastone<br />
di augure tenuto in mano dal giovane Cesare.<br />
Entrambe le immagini concorrevano dunque ad esaltare<br />
il complesso ruolo assunto da Ottaviano nel<strong>la</strong> sua<br />
qualità di successore ed erede legittimo <strong>del</strong> <strong>potere</strong> di<br />
Cesare all’indomani <strong>del</strong><strong>la</strong> sua morte.<br />
Sconfitti tutti gli avversari, e liberatosi ormai di<br />
Antonio, l’ultimo e il più forte dei suoi antagonisti,<br />
Ottaviano dopo essersi atteggiato ed avere assunto<br />
mo<strong>del</strong>li iconici tipici dei sovrani ellenistici, avrebbe<br />
imparato a selezionare con molta cura le tematiche e i<br />
simboli funzionali a rafforzarne il <strong>potere</strong> e a comunicare<br />
al popolo romano l’idea di sicurezza e di potenza<br />
29 . Consapevole <strong>del</strong><strong>la</strong> sua crescente auctoritas e <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
forte legittimazione che gli derivava dalle vittorie<br />
militari, apparentemente in linea con le esperienze<br />
magistratuali di età repubblicana, Augusto inizia col<br />
far proliferare sulle sue monete, con intensità ed<br />
538<br />
importanza via via crescente, tipi ispirati al trionfo<br />
militare. Su numerose serie di aurei e di denari emessi<br />
a Roma e in alcune zecche provinciali, si passa via<br />
via dal<strong>la</strong> <strong>rappresentazione</strong> <strong>del</strong>l’abbigliamento, <strong>del</strong>le<br />
insegne e di quadrighe trionfali al passo ancora prive di<br />
auriga 30 , alle quadrighe che decorano gli archi trionfali 31<br />
(tav. I, 12), il cui auriga si identifica con l’imperatore,<br />
alle solenni quadrighe al passo aventi Augusto stesso<br />
quale auriga 32 .<br />
Nuovo cavaliere sarà Gaio, il giovanissimo nipote adottato<br />
da Augusto e da lui destinato al<strong>la</strong> successione insieme<br />
al più giovane Lucio. Su aurei e denari <strong>del</strong><strong>la</strong> zecca di<br />
Lugdunum, datati tra l’8 e il 6 a.C., Gaio compare al<br />
galoppo accompagnato da tre insegne militari con al<br />
centro l’aqui<strong>la</strong> imperiale; al collo Gaio porta ancora <strong>la</strong><br />
bul<strong>la</strong> che ne evidenzia <strong>la</strong> giovane età 33 (tav. I, 13). Al<br />
diritto <strong>la</strong> legenda AVGVSTVS DIVI F(ILIVS), “Augusto<br />
figlio <strong>del</strong> divo”, evidenzia l’origine soprannaturale <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
dinastia giulia; <strong>la</strong> scritta <strong>del</strong> rovescio G(AIVS) CÆSAR<br />
AVGVSTI F(ILIVS) sottolinea <strong>la</strong> filiazione <strong>del</strong> giovane<br />
Gaio dall’imperatore in carica. Il riferimento a tre diverse<br />
generazioni ribadisce il principio <strong>del</strong><strong>la</strong> continuità<br />
dinastica, propagandata come condizione indispensabile<br />
per <strong>la</strong> stabilità e l’eternità di un impero che già si muoveva<br />
nel<strong>la</strong> logica <strong>del</strong><strong>la</strong> costante renovatio. <strong>La</strong> successiva<br />
nomina di entrambi i nipoti di Augusto, Gaio e Lucio,<br />
principes iuventutis e il dono <strong>del</strong> clipeus e <strong>del</strong><strong>la</strong> spada fatto<br />
loro dagli equites romani per <strong>la</strong> loro funzione di capi <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
cavalleria, sottolinea il valore giuridico rivestito da tale<br />
carica ai fini <strong>del</strong><strong>la</strong> successione e il significato simbolico ad<br />
essa connesso all’interno di una concordia ordinum, quello<br />
dei senatori e l’altro degli equites, di cui i giovani principi<br />
erano garanzia e tramite ideale 34 .<br />
25. Crawford, 1974, 499 n. 490/1, 512 n. 497/1, 526 n. 518/2.<br />
26. Zanker, 1989, 42-43.<br />
27. Crawford, 1974, 397 n. 381/1 a-b.<br />
28. Cfr. Bonanno Aravantinos, 1994, 9-25; <strong>La</strong> Rocca, 1994, 73-90;<br />
Poulsen, 1994, 91-100.<br />
29. Magistrali rimangono le pagine di Zanker, 1988, 85-108, sui<br />
nuovi segni e il nuovo stile politico inaugurato in quegli anni da<br />
Augusto.<br />
30. BMCRE, I, 20, n. 101 tav. 3, 20; 68-70, nn. 390-402 tavv. 8, 15-<br />
20; 9, 1-3; 97, nn. 590-591 tav. 14, 10-11.<br />
31. BMCRE, I, 14, nn. 77-78 tav. 3, 4; 73, n. 427 tav. 10, 2; 74, nn.<br />
428-429 tav. 10, 3; 75, n. 432 tav. 10, 6 (biga di elefanti); 75,<br />
nn. 433-434 tav. 10, 7-8; 102, n. 624 tav. 15, 8; 114, n. 703<br />
tav. 17, 7.<br />
32. BMCRE, I, 101, nn. 616-621 tav. 15, 6-7.<br />
33. BMCRE, I, 85-86 nn. 498-502. Pollini, 1985, 113-117 pensava ad<br />
operazioni militari cui Gaio avrebbe preso parte nell’8 a.C. insieme<br />
alle legioni <strong>del</strong> Reno.<br />
34. Vd. Demougin, 1988, 851-862.
5. <strong>La</strong> dinastia dei F<strong>la</strong>vi<br />
L’ultimo degli esempi da noi scelto riguarda <strong>la</strong> dinastia<br />
dei F<strong>la</strong>vi: il sistema semantico gerarchizzato che abbiamo<br />
velocemente tentato di ricostruire appare qui pienamente<br />
realizzato. Quale cavaliere Vespasiano compare<br />
solo agli inizi <strong>del</strong> suo governo, su denari attribuiti a<br />
zecca illirica, accompagnato dal<strong>la</strong> legenda Imperator che<br />
ne esalta il ruolo di vittorioso comandante militare 35 . Da<br />
lì a poco (69/70 d.C.), nel<strong>la</strong> stessa zecca e sempre su<br />
denari, Tito e Domiziano vengono rappresentati quali<br />
cavalieri, principes iuventutis (tav. I, 14), destinati al<strong>la</strong> successione:<br />
36 il tema viene riproposto in altre due zecche,<br />
su aurei a Lugdunum 37 su assi a Tarracona 38 . I due fratelli<br />
compaiono nello schema tipico dei Dioscuri al galoppo<br />
con <strong>la</strong>ncia o con scettro o nell’atto di salutare. Con<br />
<strong>la</strong> <strong>rappresentazione</strong> dei figli quali eredi <strong>del</strong> <strong>potere</strong> paterno<br />
Vespasiano acquista <strong>la</strong> forza per mostrarsi in quadriga<br />
trionfale sugli aurei, il nominale dotato <strong>del</strong> maggiore<br />
<strong>potere</strong> d’acquisto, battuti nel<strong>la</strong> zecca provinciale di<br />
Lugdunum 39 : <strong>la</strong> scena <strong>del</strong> carro circondato da soldati e<br />
tibicini evoca, suggestivamente e senza confronti in<br />
altre tipologie <strong>moneta</strong>li, il rituale esaltante <strong>del</strong> trionfo<br />
imperiale. L’anno successivo, il 71 d.C., il tipo <strong>del</strong><strong>la</strong> quadriga<br />
guidata da Vespasiano compare per <strong>la</strong> prima volta<br />
anche nel<strong>la</strong> zecca di Roma, ma solo su una serie di sesterzi<br />
(recanti l’indicazione <strong>del</strong> III conso<strong>la</strong>to) 40 . Intanto<br />
nel giugno <strong>del</strong> 71 Tito, <strong>la</strong>sciato dal padre in oriente “per<br />
far fronte a tutti gli eventi e alle venture <strong>del</strong> principato”<br />
41 giunge a Roma: Vespasiano gli conferma il titolo<br />
di imperator (designatus), attribuitogli dall’esercito, e celebra<br />
un sontuoso trionfo ostentando il bottino tratto dal<br />
tempio di Gerusalemme. Il primo luglio, suo dies imperii,<br />
Vespasiano proc<strong>la</strong>ma il figlio particeps, consors e tutor<br />
Imperi, lo investe <strong>del</strong> <strong>potere</strong> proconso<strong>la</strong>re e <strong>del</strong><strong>la</strong> potestà<br />
tribunizia e lo nomina prefetto al pretorio, dandogli in<br />
mano <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> di Roma. Dal 71 al 73 è un susseguirsi<br />
nel<strong>la</strong> zecca di Roma di emissioni caratterizzate dal tipo<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> quadriga, Vespasiano vi compare sugli aurei 42 , Tito<br />
solo sui sesterzi 43 . In oriente, invece, <strong>la</strong> parte <strong>del</strong>l’impero<br />
in cui Tito era maggiormente amato, <strong>la</strong> zecca di<br />
Antiochia conia a suo nome aurei e denari con quadriga<br />
trionfale 44 ; un onore eguale nel<strong>la</strong> zecca di Roma Tito lo<br />
avrà solo nel 79 d.C. 45 (tav. I, 15).<br />
Contemporaneamente al più giovane Cesare Domiziano<br />
viene riservato il ruolo di cavaliere, inizialmente su un’emissione<br />
di sesterzi 46 ma nel 73, l’unico anno in cui<br />
durante il governo paterno viene nominato console<br />
ordinario, anche su una serie di aurei e di denari 47 . Da<br />
consul suffectus per <strong>la</strong> V volta, nel 77-78 d.C.,<br />
539<br />
LA MONETA E LA RAPPRESENTAZIONE GERARCHICA DEL POTERE<br />
Domiziano sarà celebrato quale cavaliere su una serie<br />
di denari 48 . Nel 72 una serie di dupondi coniati a suo<br />
nome recava al rovescio una quadriga 49 , H. Mattingly<br />
identificava nell’auriga lo stesso Vespasiano. A noi<br />
pare improbabile che l’Augusto fosse stato rappresentato<br />
su un nominale di così esiguo valore e saremmo<br />
propensi ad identificarvi lo stesso Domiziano, ad analogia<br />
con le altre emissioni in cui gli studiosi identificano<br />
nell’auriga <strong>del</strong> rovescio il medesimo personaggio<br />
che compare al diritto, a meno che <strong>la</strong> legenda non dia<br />
una diversa indicazione.<br />
Succeduto al padre, Tito si mostra molto prudente e<br />
attento nell’utilizzo dei tipi <strong>moneta</strong>li: <strong>la</strong> quadriga<br />
viene rappresentata senza auriga e con il carro pieno di<br />
una manciata di spighe 50 . Anche per celebrare <strong>la</strong> consecratio<br />
di Vespasiano essa appare vuota e con il carro<br />
configurato come piccolo tempio 51 . L’Augusto Tito<br />
compare invece come cavaliere su una serie di sesterzi,<br />
in una suggestiva scena di adventus 52 in cui <strong>la</strong> dea Roma<br />
gli consegna il Pal<strong>la</strong>dio, l’attributo più emblematico di<br />
un <strong>potere</strong> legittimo di antichissima ascendenza 53 . Il<br />
fratello Domiziano viene invece rappresentato come<br />
cavaliere in arrivo accompagnato dal<strong>la</strong> legenda<br />
PRINC(EPS) IVVENTVTIS 54 (tav. I, 16).<br />
35. BMCRE, I, 86 nn. 419-420 tav. 14, 16.<br />
36. BMCRE, I, 87 n. 426 tav. 15, 5.<br />
37. BMCRE, I, 80-81 nn. 395-396 tav. 13, 14-15.<br />
38. BMCRE, I, 181 n. 750 tav. 31, 5.<br />
39. BMCRE, I, 81 n. 397 tav. 13, 16.<br />
40. BMCRE, I, 123 n. 572 tav. 22, 6. Roma.<br />
41. Tac., Hist., V, 10.<br />
42. BMCRE, II, 27 nn. 147-149, tav. 4, 11.<br />
43. BMCRE, II, 141 n. 636 tav. 25, 3; 145 n. 650 tav. 26, 1. Ai fini <strong>del</strong><br />
consolidamento <strong>del</strong> <strong>potere</strong> di Tito Buttrey, 1972, 89-109 ha evidenziato<br />
<strong>la</strong> stretta corre<strong>la</strong>zione fra i tipi <strong>moneta</strong>li di Vespasiano e<br />
di Tito contro <strong>la</strong> varietà di quelli di Domiziano.<br />
44. BMCRE, II, 507 nn. 512-513, 520 tav. 19, 1-3; 109 nn. 521-522,<br />
tav. 19, 8.<br />
45. BMCRE, II, 46 nn. 256-257 tav. 8, 1.<br />
46. BMCRE, II, 139 n. 628 tav. 24, 11. Vd. anche, con <strong>la</strong> medesima<br />
tipologia ma senza legenda, 145 n. 649 tav. 25, 14.<br />
47. BMCRE, II, zecca di Roma: 23-24 nn.121-131 tav. 3, 14-18.<br />
Zecca di Tarraco: 73 n. 367 tav. 12, 2.<br />
48. BMCRE, II, zecca di Roma: 42 nn. 234-236 tav. 7, 5.<br />
49. BMCRE, II, zecca di Roma: 143 n. 646 tav. 25, 13.<br />
50. BMCRE, II, zecca di Roma: 226 nn. 16-20 tav. 44, 9-10.<br />
51. BMCRE, II, zecca di Roma: 243-244 nn. 117-122 tav. 47, 2-4.<br />
Sul<strong>la</strong> data <strong>del</strong><strong>la</strong> consecratio vd. Buttrey, 1976, 449-457.<br />
52. BMCRE, II, zecca di Roma: 260 n. 188 tav. 49, 7.<br />
53. Pera, 2004.<br />
54. BMCRE, II, 252 n. * (tetradrammo, zecca di Efeso, vd. tav. I n. 16),<br />
271 n. * (sesterzio, zecca di Roma). A proposito <strong>del</strong>le magistrature<br />
che corroboravano il <strong>potere</strong> di Domiziano vd. Buttrey, 1975, 26-34.
MARIA CACCAMO CALTABIANO<br />
Sotto Domiziano i tipi <strong>del</strong> cavaliere e <strong>del</strong><strong>la</strong> quadriga<br />
vengono legati esclusivamente al<strong>la</strong> vittoria sui<br />
Germani, celebrata per ben quattro volte (XI, XIIII,<br />
XV e XVI conso<strong>la</strong>to), tra l’85 e il 94. Agli inizi,<br />
nell’85, l’imperatore compare su una serie di sesterzi<br />
dedicatagli dal senato nel<strong>la</strong> versione eroica <strong>del</strong> cavaliere<br />
che atterra il suo nemico 55 . Solo in tre serie successive<br />
<strong>del</strong>l’88/89, 90/91, 92/94, tutte di aurei, viene<br />
rappresentato quale trionfatore sul<strong>la</strong> quadriga al passo<br />
con ramo nel<strong>la</strong> destra e scettro nel<strong>la</strong> sinistra 56 . Non<br />
troveranno posto sulle sue monete né i due trionfi sui<br />
Daci (in occasione <strong>del</strong> II trionfo gli era stata eretta<br />
una statua equestre di bronzo nel Foro 57 , né quello sui<br />
Sarmati, trionfi che pure gli avevano fatto acquisire i<br />
cognomina di Dacicus e di Sarmaticus.<br />
540<br />
Chiude idealmente l’esperienza <strong>moneta</strong>le di Domiziano il<br />
tipo che potremmo definire il manifesto <strong>del</strong><strong>la</strong> continuità<br />
dinastica rivendicata dal più giovane dei F<strong>la</strong>vi. L’arco<br />
trionfale, che caratterizza ben tre emissioni di sesterzi<br />
58 e celebra <strong>la</strong> divinizzazione <strong>del</strong> padre e <strong>del</strong> fratello,<br />
è chiaramente sormontato, a differenza di quanto si<br />
suole ancora leggere in qualche descrizione, non da<br />
due quadrighe ma da una “quadriga” e da una “biga”<br />
di elefanti (tav. I, 17). L’Augusto padre Vespasiano e<br />
l’Augusto figlio Tito, pur essendo entrambi divinizzati,<br />
si differenziano <strong>gerarchica</strong>mente anche in morte:<br />
<strong>la</strong> quadriga di elefanti sottolinea il ruolo paterno di<br />
“fondatore” <strong>del</strong><strong>la</strong> dinastia F<strong>la</strong>via, <strong>la</strong> biga di elefanti<br />
lo stato subordinato <strong>del</strong> figlio suo “successore” nel<br />
<strong>potere</strong> imperiale.<br />
55. BMCRE, II, 371-372 nn. 339-341 tav. 73, 2.<br />
56. BMCRE, II, 329 n. 144 tav. 64, 9; 335 n. 175 tav. 65, 7; 340 nn.<br />
212-213 tav. 66, 6-7.<br />
57. Dio Cass. 68, 7-8; Mart. VIII praef.<br />
58. BMCRE, II, zecca di Roma: 364 n. 333 tav. 71, 6 ; 399; 407 + tav.<br />
81, 1; RIC, II, 261, 391, 416. Anche <strong>la</strong> zecca di Alessandria<br />
nell’86-87 d.C. conia una serie di tetradrammi con arco trionfale<br />
sormontato da una quadriga guidata dall’imperatore RPC, II,<br />
2524.1-2 (tav. 109) e nel 93-96 una serie di sesterzi con arco<br />
trionfale e un carro a sei cavalli con trofei e prigionieri sull’attico<br />
RPC, II, 2697, 2708 (tav. 116); 2728-2730 (tav. 117).
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N. 13 Augusto: aureo. N. 14 Vespasiano: denario. N. 15 Tito: aureo. N. 16 Domiziano: denario.<br />
N. 17 Domiziano: sesterzio. Nn. 18-18a S. Severo: denario.
543<br />
LA MONETA E LA RAPPRESENTAZIONE GERARCHICA DEL POTERE<br />
1 2 3 4 5<br />
6 7<br />
8 9 10<br />
11 12<br />
15<br />
13 14<br />
17 18 18a<br />
16