n° 7/8 LUGLIO/AGOSTO €3,60 n° 3 MARZO Anno ... - Free Service srl
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<strong>n°</strong> 3<br />
<strong>MARZO</strong><br />
2006<br />
<strong>Anno</strong> VII<br />
€ 6,00<br />
<strong>n°</strong> 7/8<br />
<strong>LUGLIO</strong>/<strong>AGOSTO</strong><br />
2004<br />
<strong>Anno</strong> V<br />
<strong>€3</strong>,<strong>60</strong><br />
stampata su carta riciclata
Rivista mensile di informazione<br />
e aggiornamento di cultura ambientale<br />
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La Redazione di REGIONI & AMBIENTE<br />
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SSSOMMARIO<br />
<strong>n°</strong>3 Marzo 2006 anno VII<br />
In copertina: foto tratta dal Rapporto “Bonifi che” di Federambiente<br />
14<br />
8 AGENZIE PER LA PROTEZIONE AMBIENTALE<br />
Abruzzo e Molise, 6-9 marzo 2006<br />
10 a Conferenza delle Agenzie per l’Ambiente<br />
Il viaggio continua: incontro e sviluppo<br />
Intervista al Direttore Generale dell’APAT Giorgio Cesari<br />
di Lorena Cecchini<br />
10<br />
Programma 10 a Conferenza Nazionale delle Agenzie Ambientali<br />
14 MANIFESTAZIONI E CONVEGNI<br />
BICA, Biennale Internazionale della Comunicazione Ambientale<br />
Buon Compleanno Kyoto!<br />
Ma l’Italia è ancora lontana dall’obiettivo<br />
di Donatella Mancini<br />
16<br />
Fiera di Padova, 15-18 marzo<br />
SEP 2006<br />
Risposte alle emergenze ambientali<br />
18<br />
8<br />
a cura di Fabio Bastianelli<br />
Firenze - Fortezza da Basso, 31 marzo - 2 aprile<br />
TERRA FUTURA 2006:<br />
oltre il petrolio, oltre l’ingiustizia<br />
a cura di Vinicio Ruggiero<br />
20<br />
Fiera di Vicenza, 27-29 aprile<br />
SOLAREXPO 2006<br />
Il motore delle nuove energie<br />
16<br />
18<br />
20<br />
di Fabio Bastianelli
28<br />
22 INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO<br />
Approvato il Testo Unico in materia ambientale<br />
25<br />
Scarti del legno: biomasse o rifiuti?<br />
28 QUALITÀ E AMBIENTE<br />
di Vinicio Ruggiero<br />
di Adriano Conti<br />
Il turismo con il fiore<br />
Progetto Ecolabel turismo Marche 2005/2006 di Donatella Mancini<br />
30<br />
DNV (Det Norske Veritas)<br />
Si conferma il miglior organismo di verifica indipendente delle<br />
emissioni di gas a effetto serra<br />
di Vinicio Ruggiero<br />
32 IL COMMENTO<br />
Commissione UE: “Fare dell’Europa una società che ricicla”<br />
Presentata la nuova Strategia sui Rifiuti<br />
Adottata la Proposta di revisione della Direttiva quadro 75/442/CEE<br />
di Vinicio Ruggiero<br />
MATERIALI IN INSERTO<br />
Proposta di Direttiva relativa ai rifiuti<br />
adottata il 21.12.2005 dalla Commissione CE<br />
36<br />
40<br />
30<br />
Profili penali in tema di tutela delle risorse idriche<br />
di Giorgio Russo<br />
38 SPECIALE ATTIVITÀ ESTRATTIVE<br />
E BACINI IDROGRAFICI<br />
Attività estrattive: dall’emergenza al PRAE<br />
Intervista al Presidente Assindustria-Sezione estrattiva<br />
della Provincia di Ancona, Roberto Baleani a cura di Donatella Mancini<br />
40<br />
FATMA spa<br />
Limitare l’impatto paesaggistico<br />
Intervista a Lucia Tacconi, Presidente FATMA<br />
a cura di Alberto Piastrellini<br />
42<br />
Gruppo Cava Gola della Rossa<br />
Soluzioni concrete per la gestione ambientale di Alberto Piastrellini<br />
44<br />
46<br />
32<br />
Associazioni tra Comuni<br />
“Sentinella dei fiumi”<br />
Intervista al Presidente, Giorgio Varisco<br />
46 SERVIZI AMBIENTALI<br />
48<br />
a cura di Fabio Bastianelli<br />
Federambiente<br />
Presentato a BICA il “Rapporto bonifiche”<br />
di Michele Caiazzo e Riccardo Viselli<br />
48<br />
COBAT<br />
Il Consiglio d’Amministrazione conferma il Presidente<br />
ed elegge il nuovo Direttore Generale<br />
di Vinicio Ruggiero
50<br />
50<br />
Alpi Ambiente <strong>srl</strong><br />
Alta tecnologia per il trattamento dei rifiuti sanitari<br />
di Sabrina Dei Nobili<br />
52<br />
COSMARI<br />
Gli obiettivi per il 2006<br />
Intervista al Presidente del Consorzio Obbligatorio, Fabio Eusebi<br />
di Luca Romagnoli<br />
54<br />
Tacconi Sud <strong>srl</strong><br />
A salvaguardia di spiagge e stabilimenti<br />
56<br />
di Fabio Bastianelli<br />
Comitato Centrale per l’Albo Nazionale degli Autotrasportatori<br />
Autotrasporto e sicurezza: un fattore di competizione<br />
di Fabio Bastianelli<br />
58<br />
TESECO spa<br />
Inquinamento olfattivo: analisi e previsione<br />
<strong>60</strong><br />
58<br />
66<br />
di Evelina Fuoco<br />
Albo Nazionale Imprese di Gestione dei Rifiuti<br />
Categoria 9 (bonifica di siti) - Chiarimenti per l’iscrizione<br />
da cura di Fabio Bastianelli<br />
61 ACQUISTI E SERVIZI VERDI ED ECOSOSTENIBILI<br />
Circolare per l’operatività nel settore degli oli minerali usati<br />
a cura di Vinicio Ruggiero<br />
52<br />
54<br />
64 A COME AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE, AMBIENTE<br />
Le Micotossine<br />
Come difenderci dalla natura<br />
66 AGENDA 21<br />
Il Coordinamento Agende 21 Locali<br />
partner del Progetto Life IDEMS<br />
68 BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE<br />
Una proposta di Legge Regionale<br />
per tutela la piccola fauna delle Marche<br />
72 EDUCAZIONE AMBIENTALE<br />
di Donatella Mancini<br />
di David Fiacchini<br />
“AMBIENTEINforma”:<br />
per diffondere comunicazione e cultura ambientali<br />
di Alberto Piastrellini<br />
75 €CO - FINANZIAMENTI<br />
78 I QUESITI DEL LETTORE<br />
78 BLOCK-NOTES - informazioni utili<br />
79 NEWSLETTER 23<br />
72<br />
Associazione Nazionale Coordinamento<br />
Agende 21 Locali Italiane a cura di Filippo Lenzerini e Claudia Fachinetti<br />
56
È una tappa importante quella<br />
che si apprestano a superare quest’anno<br />
le Agenzie di Protezione<br />
dell’Ambiente Regionali e l’APAT.<br />
Quello che si svolgerà in Abruzzo<br />
e Molise sarà il 10° appuntamento<br />
che vede impegnate le Agenzie nel<br />
dar vita all’evento che concretizza<br />
sia il momento più significativo<br />
nella collaborazione all’interno del<br />
sistema, sia l’appuntamento più articolato<br />
nei confronti dell’esterno.<br />
L’Ing. Giorgio Cesari, Direttore Generale dell’APAT, che<br />
abbiamo intervistato per l’occasione, ci ha fornito un quadro<br />
piuttosto indicativo circa le novità, le aspettative e le speranze<br />
di questa Conferenza, che conclude un periodo significativo,<br />
appunto decennale, durante il quale si è avviato, trasformato<br />
e potenziato il sistema Agenziale Nazionale.<br />
Ing. Cesari quali elementi caratterizzano la 10 a edizione<br />
della Conferenza delle Agenzie per l’Ambiente?<br />
Prima di parlare di nuovi elementi, vorrei sottolineare le<br />
linee della struttura che, ormai consolidate, hanno portato<br />
al successo le edizioni precedenti e che si confermano quali<br />
punti di forza dell’impianto organizzativo generale.<br />
Innanzitutto l’iniziativa di base che vede lo svolgersi della<br />
Conferenza in più di una Regione, costituisce una caratteristica<br />
che dà all’evento una dinamica itinerante. È però<br />
importante sottolineare che attraverso questa idea di movimento<br />
e di successione, non solo si moltiplica la presenza<br />
dell’avvenimento sul territorio, ma si realizza anche, attraverso<br />
l’accorpamento di intenti tra Regioni, una sorta di sostanziale,<br />
fattiva collaborazione tra realtà Agenziali diverse, che nella<br />
complementarietà sopperiscono a vicendevoli diversità, regalandosi<br />
ognuna le opportunità di sviluppo e conoscenza che<br />
mancano all’altra, in modo da tendere a risultati superiori.<br />
Quindi, direi che il rafforzamento della collaborazione, che<br />
agevola il lavoro delle Agenzie attraverso una più diffusa<br />
ripartizione delle attività, sia il punto primo di raccordo di<br />
questa edizione della Conferenza. Questa caratteristica si<br />
completa in modo significativo quest’anno poiché il percorso<br />
itinerante ha emancipato gli spazi a disposizione dell’evento.<br />
Infatti, ed è la combinazione apparentemente estetica della<br />
Conferenza, le Regioni che ospiteranno la manifestazione saranno<br />
sempre due: l’Abruzzo ed il Molise, ma nel loro ambito<br />
saranno quattro, e non più due, le tappe previste nelle quali<br />
si svolgeranno gli eventi in programma. Quindi, si rafforza il<br />
concetto di mobilità, ma attraverso una maggiore presenza<br />
sul territorio è anche ampliata la capillarità delle tematiche<br />
trattate e reso più consistente l’impatto socio-ambientale.<br />
8<br />
AGENZIE PER LA PROTEZIONE AMBIENTALE<br />
Abruzzo e Molise, 6-9 marzo 2006<br />
10 a CONFERENZA DELLE AGENZIE PER L’AMBIENTE<br />
IL VIAGGIO CONTINUA: INCONTRO E SVILUPPO<br />
Intervista al Direttore Generale dell’APAT Giorgio Cesari<br />
di Lorena Cecchini<br />
In che cosa consiste la novità, trapelata, che quest’anno<br />
per la Conferenza ci sarà un treno?<br />
È nostra tradizione, parlo del Sistema Agenziale tutto, offrire<br />
al pubblico che ci segue motivi diversificati per intendere al<br />
meglio i nostri messaggi in materia di tematiche ambientali,<br />
utilizzando idee che si ritiene risultino utili e gradite. L’anno<br />
scorso, ad esempio, per far trapelare il messaggio sull’educazione<br />
ambientale abbiamo adottato diverse iniziative di tipo<br />
divulgativo che hanno avuto grossa presa, soprattutto sul<br />
pubblico giovanile. Quest’anno, per focalizzare l’attenzione<br />
generale, forse anche con un fare leggermente subliminale,<br />
abbiamo pensato di adottare quale mezzo di trasporto<br />
proprio un treno. Ci è sembrata una buona soluzione, innanzitutto<br />
perché per spostarsi in quattro sedi diverse serviva<br />
un mezzo rapido qual è il treno, ma anche un mezzo che<br />
consentisse di non disperdere i partecipanti durante i tempi<br />
degli spostamenti. Poi non dimentichiamo che il treno, un<br />
Minuetto per l’esattezza, il cui utilizzo è stato concordato<br />
con il Gruppo FS, è anche un simbolo di trasporto a basso<br />
inquinamento e questo è già un messaggio di sostenibilità!<br />
Poi consentirà sia di essere visibili con i nostri programmi<br />
nelle stazioni che accoglieranno la sosta, rafforzando la<br />
volontà di dimostrare ad un pubblico sempre più vasto ed<br />
eterogeneo quelle che sono le attenzioni all’ambiente poste<br />
dal settore Agenziale, sia di proseguire, anche durante “i<br />
tempi morti” degli spostamenti, lo svolgimento del dialogo<br />
iniziato nelle sessioni in un contesto meno formale, ma forse<br />
per questo adatto a spunti diversificati ed inaspettati.<br />
Il treno, quindi, per suggellare in modo non solo figurato,<br />
gran parte delle caratteristiche che esprimono il carattere<br />
dell’evento.<br />
Abbiamo parlato delle novità di tipo organizzativo, ma<br />
per quanto riguarda l’impianto strutturale, tematico<br />
vero e proprio, cosa dobbiamo aspettarci?<br />
Per quanto riguarda gli argomenti si è voluto privilegiare anche<br />
in questo caso un rapporto maggiore con il territorio.<br />
In particolare, se vogliamo definirli tecnicamente filoni<br />
portanti, si sono posti in risalto sia l’acqua che il suolo,<br />
individuando delle sessioni che affronteranno discussioni<br />
incentrate sulla qualità delle acque, le caratteristiche della<br />
balneazione, il ripopolamento ittico, ma anche le problematiche<br />
legate alla difesa delle coste e tutela dei porti.<br />
Il suolo, può essere inteso in diversi modi, quindi la pertinenza<br />
riguarda anche la Carta della natura e in genere la<br />
Natura nelle diversificate accezioni e anche naturalmente i<br />
Parchi. Il suolo - e qui mi riallaccio a quanto detto poc’anzi<br />
circa l’ampia diffusione dell’impatto complessivo sul territorio<br />
- consentirà imprescindibilmente la discussione sulla ricettività<br />
turistica, considerato il binomio suolo-territorio. Un territorio<br />
inteso non solo quindi in termini geologici o morfologici, ma<br />
anche espressione di aspetti antropici ed economici.
Oltre a questi aspetti, torniamo anche quest’anno a rappresentare<br />
al pubblico interessi specifici, e non solo, del<br />
sistema delle Agenzie, ma di molte altre istituzioni italiane,<br />
relativi al sistema informativo ambientale. Naturalmente non<br />
mancheranno tematiche che riguardano l’organizzazione<br />
interna del sistema Agenziale.<br />
C’è qualche argomento innovativo rispetto alle scorse<br />
edizioni?<br />
Direi di sì. Più esattamente parlerei di apertura da parte<br />
delle Agenzie ad argomenti specifici, non innovativi nella<br />
loro natura intrinseca, ma più esattamente inusuali rispetto<br />
al programma svolto negli scorsi anni. In questo senso parlerei<br />
di innovazione, affrontando sessioni che riguardano gli<br />
alimenti e le tradizioni popolari. La tematica sul controllo<br />
degli alimenti rappresenta infatti un cardine delle attività<br />
delle Agenzie, al pari di quella per il controllo della qualità<br />
delle acque, dell’aria ecc.<br />
Le sessioni di discussioni si propongono però di entrare<br />
ancora più nel dettaglio di quelli che sono i compiti, tipicamente<br />
istituzionali, di gran parte del sistema.<br />
Mi perdoni…in che modo si legano le tradizioni popolari<br />
con l’ambiente?<br />
Hanno un ruolo importante. Le tradizioni popolari fanno<br />
parte del filone dello sviluppo sostenibile. In fin dei conti<br />
ciò che sostiene la filosofia politica a livello mondiale non<br />
può prescindere da ciò che alla storia appartiene, compresa<br />
la cultura del territorio, il cosiddetto Genius Loci per comprenderci,<br />
un termine oggi molto in voga. Di conseguenza<br />
permane costante la convinzione che il mantenimento della<br />
tradizione popolare e dei valori territoriali attengono ad una<br />
esatta valutazione e tutela delle risorse, con riguardo alle<br />
specificità locali, che assolutamente non debbono depauperasi<br />
attraverso un loro inadeguata utilizzazione e neanche<br />
andare perdute sottraendole ad un controllo attento e minuzioso<br />
dell’intero territorio. Un’affermazione un po’ superba<br />
di filosofia, ma che se collegata praticamente a quelli che<br />
sono gli strumenti che la tecnologia moderna può offrire,<br />
permette di individuare poi un’azione specifica da parte<br />
delle Agenzie stesse.<br />
Anche quest’anno si parlerà di educazione ambientale?<br />
Certo, ho più volte ribadito che considero l’educazione ambientale<br />
un tema trasversale a tutta l’attività delle Agenzie.<br />
Anche quest’anno, quindi, saranno sviluppate iniziative, già<br />
intraprese in altre Conferenze, attraverso la realizzazione<br />
di due Convegni sul tema educazione, uno in Abruzzo e<br />
l’altro in Molise, eventi collaterali illustrati nel programma,<br />
ampiamente improntati all’interesse delle Agenzie tutte, ma<br />
specificatamente dedicati alle singole regioni.<br />
Come Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale per<br />
l’Ambiente, quali aspettative nutre per lo svolgimento<br />
dell’evento?<br />
Spero innanzitutto sulla possibilità che la mobilità su una<br />
vasta porzione di territorio consenta un’adeguata visibilità,<br />
non tanto a noi, quanto agli argomenti che portiamo in discussioni<br />
e alle realtà territoriali, economiche e sociali che<br />
vengono rappresentate. Mi auguro, poi, che il confronto<br />
con le Autorità sia proficuo in senso generale, così come<br />
quello con l’imprenditoria locale e le organizzazioni regio-<br />
nali, considerato che la capillarità con cui ci relazioneremo,<br />
ci metterà a contatto con realtà diverse e diversi scenari<br />
territoriali, sociali ed economici che meritano senz’altro<br />
un’attenzione pari e, per certi aspetti anche maggiore, di<br />
quella delle grandi aree urbane.<br />
I 10 anni di Conferenza, nel registrare un traguardo,<br />
impongono un bilancio: qual è il suo?<br />
Non intendo celebrare in alcun modo il ruolo che rivesto<br />
nella struttura che dirigo con una risposta che potrebbe<br />
sembrare presuntuosa, ma credo che in questi anni si sia<br />
stabilito con successo, grazie alla collaborazione di tutti,<br />
un modo nuovo e vincente di dibattere e confrontarsi sul<br />
tema Ambiente, aprendo a 3<strong>60</strong> gradi lo spazio di discussione,<br />
sia per quanto attiene l’ampiezza delle tematiche<br />
affrontate, sia in termini di partecipazione, accogliendo gli<br />
spunti ed i suggerimenti che sono arrivati da tutti i soggetti<br />
coinvolti, cittadini compresi. Spero vivamente che il pubblico<br />
abbia compreso, e continui a comprendere, che le<br />
Agenzie per l’Ambiente lavorano con attenzione su ogni<br />
tipo di problematica che investe il settore, e questa 10 a Conferenza<br />
contribuirà a chiarire il panorama degli interventi,<br />
dando risalto anche a quelle problematiche che non sono<br />
individuate dal grande pubblico come azioni specifiche del<br />
sistema Agenziale. Ad esempio, parlando di mare non si è<br />
portati a pensare immediatamente al ruolo delle Agenzie<br />
di Protezione dell’Ambiente, bensì a strutture, come le<br />
Capitanerie di Porto; così, parlando di Carta della Natura,<br />
si pensa subito ai Parchi e alle attività del Corpo Forestale<br />
dello Stato o a proposito di ricettività turistica, sembra che<br />
l’argomento sia pertinenza semplicemente dell’Assessorato<br />
al Turismo, e così via.<br />
È troppo chiederle: “e per i prossimi anni…?”<br />
Non a caso lo slogan che compare sulla copertina del programma<br />
è: “Il viaggio continua: incontro e sviluppo”.<br />
Continueremo, qundi, a lavorare nel senso intrapreso, e<br />
questo concetto lo abbiamo sintetizzato nel termine incontro;<br />
quanto a sviluppo, la parola sta per crescita, evoluzione,<br />
miglioramento. Questo assunto non è solo un augurio, ma<br />
è anche il percorso che abbiamo scelto di fare, appunto<br />
“più strada”, sia nel senso autentico del termine (n.d.r.:<br />
le quattro tappe previste invece di due), sia affrontando in<br />
modo sempre più specifico i temi dell’ambiente, in realtà<br />
territoriali sempre più distinte.<br />
9
PROGRAMMA<br />
10a 10 Conferenza Nazionale<br />
delle Agenzie Ambientali<br />
a Conferenza Nazionale<br />
delle Agenzie Ambientali<br />
LUNEDÌ 6 <strong>MARZO</strong> - PESCARA<br />
Sala De Cecco<br />
ore 9,00 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />
ore 10,30 - Inaugurazione uffi ciale della 10 a Conferenza Nazionale<br />
delle Agenzie Ambientali<br />
è prevista la presenza del:<br />
Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio On. Altero Matteoli<br />
Presidente della Commissione Ambiente del Senato On. Emiddio Novi<br />
Saluti delle autorità locali<br />
Ottaviano Del Turco, Presidente della Regione Abruzzo<br />
Franco Caramanico, Assessore all’Ambiente della Regione Abruzzo<br />
Giuseppe De Dominicis, Presidente della Provincia di Pescara<br />
Sante Di Paolo, Assessore all’Ambiente della Provincia di Pescara<br />
Luciano D’Alfonso, Sindaco di Pescara<br />
Ezio Ardizzi, Presidente della Camera di Commercio di Pescara<br />
Museo delle Genti d’Abruzzo<br />
ore 11,00 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />
Sala Colonne - Sessione tematica parallela - ore 11,30<br />
A. BALNEAZIONE - QUALITÀ DEL MARE E RIPOPOLAMENTO ITTICO<br />
Introduce i lavori: Sonia Cantoni, DG ARPA Toscana<br />
Liana Gramaccioni, Ministero della Salute: “Acque di balneazione:<br />
situazione nazionale, trend qualitativo e criticità”<br />
Maria Daniela Marcozzi Rozzi, ARTA Abruzzo e Daniela Urciuoli, ARPA<br />
Molise: “La balneazione in Abruzzo e in Molise; le bandiere blu”<br />
Gabriella Mulas, Regione Sardegna: “Una Regione ad alta vocazione<br />
turistica: balneazione in Sardegna”<br />
Antonio Dal Miglio, ARPA Lombardia: “La balneazione nelle acque<br />
interne: i grandi laghi italiani”<br />
Giuseppe Di Marco, APAT: “Valutazione del danno ambientale nelle<br />
aree marine”<br />
Gabriela Scanu, MATT e Stefano De Vincenzi, APAT: “Programmi di<br />
miglioramento: situazione nazionale, effi cacia delle misure, oneri<br />
economici”<br />
ore 13,15 - Sospensione dei lavori<br />
Buffet - Museo delle Genti d’Abruzzo<br />
Sala Colonne - Sessione tematica parallela - ore 15,00<br />
A. BALNEAZIONE - QUALITÀ DEL MARE E RIPOPOLAMENTO ITTICO<br />
Introduce i lavori: Andrea Freschi, CS ARPA Basilicata<br />
Luigi Bolognini, Regione Marche: “L’esperienza delle Marche nella<br />
protezione e nello sviluppo delle risorse acquatiche”<br />
Liana Gramaccioni, Ministero della Salute: “Nuova direttiva sulla<br />
balneazione”<br />
Antonio Melley, ARPA Toscana; Carlo Carlomagno, ARPA Molise; Angela<br />
Del Vecchio, ARTA Abruzzo: “Studi sperimentali sull’applicazione della<br />
nuova direttiva in Italia”<br />
Erika Magaletti, ICRAM: “Monitoraggio della qualità delle acque marine<br />
costiere: il contesto nazionale, mediterraneo ed europeo”<br />
Carla Rita Ferrari, ARPA Emilia Romagna: “Eutrofi zzazione e mucillagini<br />
10<br />
nell’Alto Adriatico”<br />
Cecilia Brescianini e Claudio Grillo, ARPA Liguria: “Ostreopsis Ovata:<br />
problema nazionale e internazionale della gestione di emergenze<br />
ambientali e sanitarie”<br />
Alfonso De Nardo, ARPA Campania: “Le interazioni della circolazione<br />
idrica negli ecosistemi marini costieri in aree interessate da fenomeni<br />
di inquinamento e di contaminazione”<br />
Giovanna Marino, ICRAM: “Iniziative di ripopolamento ittico in aree<br />
marine costiere: approcci e metodi”<br />
Paolo Cafaro, CCP-GC: “L’attività della Guardia Costiera in ambito<br />
ambientale”<br />
Dibattito e conclusione dei lavori: Carla Testa, DG ARPA Sardegna<br />
ore 18.30 - Visita al Museo delle Genti d’Abruzzo<br />
Sala Auditorium - Sessione tematica parallela - ore 11,30<br />
B. EROSIONE DELLE COSTE E STATO DEI PORTI<br />
Introduce i lavori: Domenico Lemma, CS ARPA Calabria<br />
Mauro Luciani, DG Difesa del Suolo MATT: “La difesa delle coste al<br />
centro dell’azione della Difesa del Suolo”<br />
Tommaso Affi nita, Presidente Assoporti: “Pianifi cazione portuale e<br />
aspetti ambientali”<br />
Angela Barbano, APAT: “Il Sistema Informativo geografi co costiero<br />
dell’APAT”<br />
Georg Umgiesser, CNR-ISMAR: “Il contributo della ricerca per la difesa<br />
dei litorali dell’Area Adriatica”<br />
David Pellegrini, ICRAM: “La gestione di sedimenti marini”<br />
Carlo Visca, Regione Abruzzo: “L’esperienza della Regione Abruzzo<br />
nella programmazione della difesa delle coste”<br />
Rosella Bertolotto, ARPA Liguria e Ilaria Fasce, Regione Liguria: “Problematiche<br />
e soluzioni individuate nella gestione dei ripascimenti<br />
degli arenili”<br />
Giuseppe Bortone; Raffaele Pignone; Vinicio Ruggeri, Regione Emilia<br />
Romagna: “Gestione integrata della fascia costiera”<br />
ore 13,45 - Sospensione dei lavori<br />
Buffet - Museo delle Genti d’Abruzzo<br />
Sala Auditorium - Sessione tematica parallela - ore 14,45<br />
B. EROSIONE DELLE COSTE E STATO DEI PORTI<br />
Introduce i lavori: Bruno Soracco, DG ARPA Liguria<br />
Stefano Corsini, APAT: “Il progetto CADSEALAND: un esempio di cooperazione<br />
sul tema delle coste nell’Area Adriatica”<br />
Vincenzo Marzialetti, Regione Marche: “La difesa costiera nella Regione<br />
Marche”<br />
Luigi Fortunato, Regione Veneto e Marina Vazzoler, ARPA Veneto:<br />
“Interventi di ripascimento dei litorali del Veneto: aspetti tecnici e<br />
ambientali”<br />
Mauro Bencivenga, APAT: “Le misure meteomarine a scala nazionale”<br />
Stefano Tibaldi; Marco Deserti; Tiziana Paccagnella; Andrea Valentini;<br />
Jacopo Chiggiato, ARPA Emilia Romagna: “I sistemi previsionali dello<br />
stato del mare e della circolazione del Mediterraneo e dell’Adriatico<br />
operativi in ARPA Emilia Romagna”<br />
Nadia Pinardi, INGV: “Il sistema di previsione della circolazione<br />
dell’Adriatico”
Roberto Inghilesi, APAT: “Il sistema di previsione dello stato del mare<br />
dell’APAT”<br />
Francesco Lalli, APAT e Tommaso Di Biase, Assessore ai Lavori Pubblici<br />
del Comune di Pescara: “Gli studi dell’APAT per il porto di Pescara”<br />
Paolo De Girolamo, Università degli Studi de L’Aquila: “Il sistema della<br />
portualità della Regione Abruzzo”<br />
Mario Ragni, Regione Molise: “L’esperienza della Regione Molise nella<br />
programmazione della gestione delle coste e delle portualità”<br />
Roberto Pietrini, ARPA Toscana: “VAS del piano di sviluppo delle attività<br />
industriali e portuali a Piombino”<br />
Dibattito e conclusione dei lavori: Alessandro Bratti, DG ARPA Emilia<br />
Romagna<br />
ore 18,30 - Visita al Museo delle Genti d’Abruzzo<br />
MARTEDÌ 7 <strong>MARZO</strong> - SULMONA (AQ)<br />
ore 8,32 - Partenza dalla stazione di Pescara per Sulmona (arrivo:<br />
ore 9.43)<br />
MINUETTO - Treno delle Agenzie<br />
Durante il percorso:<br />
Antonio Laganà, FS: “La sostenibilità nelle Ferrovie dello Stato”<br />
ore 9,45 - Trasferimento al Teatro Comunale “Maria Caniglia”<br />
Teatro Comunale “Maria Caniglia”<br />
ore 9,30 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />
ore 10,00 - Saluti delle autorità locali<br />
Auditorium dell’Annunziata<br />
Sessione tematica parallela - ore 10,30<br />
C. CARTA DELLA NATURA E PARCHI<br />
Introduce i lavori: Sandro Boato, CS ARPA Veneto<br />
Aldo Cosentino, DG Protezione della Natura MATT: “Il Sistema delle<br />
Aree Naturali Protette”<br />
Matteo Fusilli, Presidente Federparchi: “L’importanza delle conoscenze<br />
naturalistiche per la buona gestione delle Aree Protette”<br />
Cesare Patrone, Capo del CFS: “Il ruolo del Corpo Forestale dello Stato<br />
nello studio delle emergenze naturalistiche e nella loro tutela”<br />
Raffaele Moffa, Autorità di Bacino dei fi umi Trigno, Biferno, Minori: “Piani<br />
di Bacino e tutela delle aree protette della Rete Natura 2000. Il caso<br />
del progetto Life Natura-Fortore 2005”<br />
Marisa Amadei, APAT: “Carta della Natura: un progetto nazionale<br />
condiviso con gli Enti Locali”<br />
Ettore Sartori, Direttore Ente Parco Naturale Paneveggio - Pale di San<br />
Martino: “Il contributo di Carta della Natura nella stesura di un Piano<br />
di Parco”<br />
Walter Mazzitti, Presidente Parco Gran Sasso - Monti della Laga: “Un<br />
grande partenariato per il progetto Carta della Natura”<br />
Franco Caramanico, Assessore all’Ambiente della Regione Abruzzo:<br />
“Possibili applicazioni di Carta della Natura in ambito di pianifi cazione<br />
territoriale”<br />
ore 12,45 - Sospensione dei lavori<br />
Buffet - Foyer del Teatro Comunale “Maria Caniglia”<br />
Auditorium dell’Annunziata - Sessione tematica parallela - ore 15,00<br />
C. CARTA DELLA NATURA E PARCHI<br />
Introduce i lavori: Fabio Scalet, DG APPA Trento<br />
Corradino Guacci, Regione Molise: “Carta della Natura, Reti Ecologiche<br />
e Sistema delle Aree Protette nel Molise”<br />
Mario Frattarelli, DT ARTA Abruzzo: “L’esperienza di Carta della Natura<br />
in Abruzzo”<br />
Rossana Giorgi, Regione Friuli Venezia Giulia: “L’esperienza di Carta<br />
della Natura in Friuli Venezia Giulia”<br />
Eduardo Patroni, ARPA Molise: “L’esperienza di Carta della Natura in<br />
Molise”<br />
Paolo Bortolami, ARPA Veneto: “L’esperienza dell’ARPA Veneto nella<br />
programmazione e realizzazione del progetto Carta della Natura”<br />
Ferruccio Forlati, ARPA Piemonte e Walter Raineri, ARPA Liguria:<br />
“L’esperienza di Carta della Natura in Piemonte e in Liguria: prime<br />
osservazioni sulle esperienze realizzate”<br />
Salvatore Viglietti, ARPA Campania e Paola Conti, Parco Nazionale del<br />
Vesuvio: “Carta della Natura e tutela dell’ambiente nel Parco Nazionale<br />
del Vesuvio”<br />
Graziano Martini Barzolai, Regione Veneto: “Rete Natura 2000: lavori<br />
preliminari per gli strumenti di gestione”<br />
Dibattito e conclusione dei lavori: Luciano Capobianco, DG ARPA<br />
Campania<br />
ore 18,30 - Visita della città<br />
Teatro Comunale “Maria Caniglia” - Sessione tematica parallela - ore 10,30<br />
D. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E TURISMO SOSTENIBILE<br />
Introduce i lavori: Luigi Minach, DG APPA Bolzano<br />
Giuseppe Lucchesi, Presidente Comitato Ecolabel Ecoaudit: “EMAS per gli<br />
Ambiti Produttivi Omogenei e valenza dello strumento come integrazione<br />
delle variabili ambientali, pianifi cazione del territorio, condivisione<br />
degli obiettivi di miglioramento. Ecolabel come eccellenza puntuale<br />
sul territorio delle singole realtà turistiche”<br />
Rocco Ielasi e Stefania Minestrini, APAT: “Criteri Ecolabel, sviluppo<br />
degli strumenti di certifi cazione ambientale e loro sinergia, settori di<br />
interesse (porti turistici, servizi balneari, ecc.)”<br />
Umberto Morra di Cella; Massimo Bocca; Claudio Comoglio; Edoardo<br />
Cremonese; Andrea Mammoliti Mochet, ARPA Valle d’Aosta: “Il primo<br />
parco naturale registrato EMAS in Europa: il Mont Avic. Il contributo<br />
dell’ARPA Valle d’Aosta”<br />
Marina Mengoli, ARPA Emilia Romagna: “La Registrazione EMAS e la<br />
Certifi cazione Ecolabel: sinergia tra governo del territorio e vocazione<br />
turistica nell’Appennino Bolognese”<br />
Lorelay D’Amico, ARTA Abruzzo e Ferdinando di Sanza, Provincia di<br />
Teramo: “Il progetto EMAS ECO-Quality: una strategia condivisa per la<br />
crescita delle aziende abruzzesi”<br />
Carlo Carlomagno, ARPA Molise: “Metodologie e tecniche di incentivazione<br />
e comunicazione delle certifi cazioni”<br />
Rudy D’Amico, Comitato Giochi Mediterraneo 2009: “Prospettive di<br />
crescita sostenibile del territorio con il Mediterranean Action Plan”<br />
Enrico Paolini, Vice Presidente della Regione Abruzzo e Coordinatore Nazionale<br />
degli Assessori Regionali al Turismo: “Il progetto Qualità-Abruzzo”<br />
Donatella Grimaldi, ARPA Liguria e Daniela Minetti, Regione Liguria:<br />
“PHAROS: un progetto europeo per l’ecosostenibilità del turismo”<br />
Dibattito e conclusione dei lavori: Vincenzo Coccolo, DG ARPA Piemonte<br />
ore 13,30 - Sospensione dei lavori<br />
Buffet - Foyer del Teatro Comunale “Maria Caniglia”<br />
Teatro Comunale “Maria Caniglia”<br />
Sessione tematica parallela - ore 15,00<br />
D. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E TURISMO SOSTENIBILE<br />
Forum/Tavola rotonda per operatori turistici<br />
conduce la giornalista Pina Manente<br />
“Ecolabel come eccellenza sul territorio per singole realtà turistiche”<br />
Filadelfi o Manasseri, Assessore all’Ambiente del Comune di Sulmona<br />
Cosimo Fabrizio Dell’Aria, Presidente Sezione Ecolabel - Comitato<br />
Ecolabel Ecoaudit<br />
Stefania Minestrini, APAT<br />
Michele Fiore, ARPA Sicilia<br />
Emilio Schirato, Consorzio Albergatori Abruzzesi<br />
Anna Morgante, Preside della Facoltà di Economia Pescara - Università<br />
degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti<br />
Antonio Basti, Dipartimento di Tecnologia Facoltà di Architettura Pescara -<br />
Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti<br />
Filippo Donati, Hotel Diana Ravenna<br />
11
Serafi no Lo Piano, Trenitalia<br />
Enzo Giammarino, ENIT<br />
Francesco Ferrante, DG Legambiente<br />
Guido Venturini, DG Touring Club Italiano<br />
ore 18,30 - Visita della città<br />
MERCOLEDÌ 8 <strong>MARZO</strong> - VENAFRO (IS)<br />
ore 8,20 - Partenza dalla stazione di Sulmona per Venafro (arrivo:<br />
ore 11.30)<br />
Minuetto - Treno delle Agenzie<br />
Durante il percorso: “Il PON e il Ministero dell’Economia e delle Finanze”<br />
Introduce i lavori: Onofrio Lattarulo, DG F.F. ARPA Puglia<br />
Giancarlo Terenzi, MEF: “PON ATAS: i gemellaggi nazionali”<br />
Eugenio Sabato Ceraldi, APAT: “Le convenzioni APAT - MEF e APAT - ARPA<br />
riguardanti i gemellaggi”<br />
Gemellaggio ARPA Veneto - ARPA Sicilia.<br />
Giovanni Gasparetto, ARPA Veneto: “L’esperienza dell’ARPA Veneto”<br />
Pasquale Nania, ARPA Sicilia: “L’esperienza dell’ARPA Sicilia”<br />
Dibattito e conclusione dei lavori: Giovanni Addamo, APAT<br />
ore 11,30 - Trasferimento al Castello Pandone<br />
Castello Pandone<br />
ore 11,40 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />
ore 12,00 - Brunch di benvenuto<br />
ore 12,30 - Saluti delle autorità locali<br />
Castello Pandone Sala A - Sessione tematica parallela - ore 13,00<br />
E. SISTEMA INFORMATIVO NAZIONALE AMBIENTALE<br />
Introduce i lavori: Gisberto Paoloni, DG ARPA Marche<br />
Bruno Agricola, DG Salvaguardia Ambientale MATT: “Dall’informatica<br />
all’informazione”<br />
Interventi a cura di:<br />
Mario Morcone, Prefetto Capo Dipartimento VVF - Ministero dell’Interno<br />
Donato Greco, Direttore della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria<br />
Ministero della Salute<br />
Antonio Moccaldi, Presidente ISPESL: “Il contributo dell’ISPESL al<br />
Sistema Informativo Ambientale”<br />
Sergio Di Caprio, CCTA e Valter Sambucini, APAT: “Il Sistema di gestione<br />
programmi e interventi di controllo ambientale”<br />
Michele Ricci, ARPA Molise: “Valutazione del progetto di riuso delle<br />
applicazioni informatiche nei sistemi informativi e realizzazione del<br />
SIRA Molise”<br />
Gianfranca Galliani; Vanna Polacchini, ARPA Emilia Romagna: “L’evoluzione<br />
del SIRA-ER verso l’interoperabilità fra Enti e per la diffusione<br />
al pubblico delle informazioni ambientali”<br />
Maurizio Trevisani, ARPA Toscana: “Il SIRA nella Regione Toscana”<br />
Giuseppe Onorati, ARPA Campania: “Gli sviluppi del polo SIRA in<br />
Campania”<br />
Enrico Artini, ARPA Friuli Venezia Giulia: “Il Punto Focale Regionale del<br />
Friuli Venezia Giulia e le nuove architetture di rete”<br />
Dibattito e conclusione dei lavori:<br />
Carlo Maria Marino, Presidente ARPA Lombardia<br />
ore 16,30 - Trasferimento alla stazione ferroviaria di Venafro<br />
Castello Pandone Sala B - Sessione tematica parallela - ore 13,00<br />
F. IL MANAGEMENT APAT-ARPA-APPA AL SERVIZIO DELL’AMBIENTE<br />
Introduce i lavori: Sergio Marino, DG ARPA Sicilia<br />
Pietro Maria Testaì, APAT: “Sei anni di attività di ONOG: il Progetto<br />
benchmarking, i LETA, il Centro Interagenziale Sicurezza del Lavoro,<br />
il sito www.onog.it”<br />
Luigi Archetti, APAT: “Il Centro Interagenziale Sicurezza del Lavoro”<br />
Gianluca Simongini, ARPA Lazio: “Il Sistema delle Agenzie tra ristrutturazioni<br />
organizzative e gestione degli organici”<br />
12<br />
PROGRAMMA<br />
10<br />
delle Agenzie Ambientali<br />
a Conferenza Nazionale<br />
delle Agenzie Ambientali<br />
Luca Marchesi, ARPA Lombardia: “L’evoluzione delle strutture organizzative<br />
e gli strumenti a supporto della crescita: alcune esperienze in atto”<br />
Riccardo Guolo, ARPA Veneto: “Attività del Sistema agenziale, necessità<br />
gestionali e fabbisogni fi nanziari: l’importanza di strumenti, linguaggi<br />
e strategie condivise”<br />
Alessandra Bosso, ARPA Piemonte e Adriano Libero, ARPA Emilia Romagna:<br />
“Il progetto i Livelli Essenziali di Tutela Ambientale (LETA)”<br />
ore 15,15 - Dibattito, tavola rotonda e sigla del nuovo Accordo Organizzativo<br />
Triennale ONOG 2006-2008<br />
conduce: Giuliana Spogliarich, DG ARPA Friuli Venezia Giulia<br />
Termine dei lavori<br />
ore 16,30 - Trasferimento alla stazione ferroviaria di Venafro<br />
ore 17,00 - Partenza dalla stazione di Venafro per Campobasso (arrivo:<br />
ore 18.26) - Minuetto - Treno delle Agenzie<br />
Durante il percorso: “Presentazione dell’11 a Conferenza Nazionale delle<br />
Agenzie Ambientali” - a cura di: Rosaria Marino, DG ARPA Lazio<br />
GIOVEDÌ 9 <strong>MARZO</strong> - CAMPOBASSO<br />
Centrum Palace<br />
ore 8,30 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />
ore 9,00 - Saluti delle autorità locali<br />
Centrum Palace Sala Auditorium - Sessione tematica parallela - ore 9,30<br />
G. ALIMENTAZIONE E AMBIENTE<br />
Introduce i lavori: Svedo Piccioni, DG ARPA Umbria<br />
Giovanni Staiano, APAT: “La biodiversità rurale e l’utilizzo di organismi<br />
geneticamente modifi cati nelle produzioni agroalimentari. Panorama<br />
presente e futuro. Intervento network OGM (laboratori, scambio informazioni,<br />
assistenza realizzazione attrezzature)”<br />
Arturo Lucci, ARPA Molise: “Istituzione di un Osservatorio sulla sicurezza<br />
alimentare in relazione alla qualità dell’ambiente”<br />
Maria Belli, APAT: “Resoconto sul Workshop APAT/IUPAC relativo alla<br />
qualità dei dati analitici”<br />
Ernesto Corradetti, ARPA Marche: “Nuove frontiere sul controllo di<br />
microinquinanti negli alimenti”<br />
Marina Molina, ARPA Liguria: “Rete Integrata ARPAL-ASL-IZS: defi nizione<br />
dei profi li analitici per il controllo uffi ciale degli alimenti”<br />
Cecilia Bergamini; Annamaria Colacci, ARPA Emilia Romagna: “Qualità<br />
e sicurezza alimentare: dalla chimica analitica alla nuova frontiera<br />
della genomica funzionale”<br />
Giorgio Sberveglieri, Università degli Studi di Brescia: “Riconoscimento<br />
e validazione di prodotti agro-alimentari tipici italiani mediante sistemi<br />
olfattivi basati su sensori a fi lm sottili semiconduttori”<br />
Luisa Mannina, Università degli Studi del Molise: “L’olio d’oliva e la<br />
Risonanza Magnetica Nucleare: uno studio dell’origine geografi ca,<br />
delle varietà e della qualità”<br />
Michele Lorenzin, APPA Trento e Giuseppe Zavaglio, ARPA Lombardia:<br />
“Acque destinate al consumo umano e contaminazione chimica”<br />
Termine dei lavori<br />
Centrum Palace Sala Venere - Sessione tematica parallela - ore 9,30<br />
H. L’AMBIENTE NELLE TRADIZIONI POPOLARI<br />
Introduce i lavori: Edmondo Nocerino, DG ARPA Valle d’Aosta<br />
Simona Carnevale, Università degli Studi di Firenze: “L’architettura di<br />
una civiltà: il caso dei tratturi”<br />
Donatella Cialdea, Università degli Studi del Molise: “La matrice<br />
territoriale dei tratturi. Evoluzione dell’ambiente lungo il sistema<br />
infrastrutturale storico della Regione Molise”<br />
Giorgio Conti, Università degli Studi di Venezia Ca’ Foscari: “Crisi della<br />
transumanza e marginalità dei territori di montagna”<br />
Maddalena Achenza, Università degli Studi di Cagliari: “Architettura in<br />
terra cruda in Sardegna”<br />
Mario Santucci, Esperto in Antropologia: “L’uomo e il bosco”
Paolo Sequi, CRA-ISPN: “L’agricoltura di montagna e la difesa del suolo”<br />
Giovanni Rebora, Università degli Studi di Genova: “Gestione delle coste<br />
come risorsa: la risorsa della pesca”<br />
Antonio Lauriola, AUSL Modena; Paolo Lauriola, ARPA Emilia Romagna;<br />
Antonio Cherchi, Slow Food: “Sicurezza alimentare e salvaguardia delle<br />
tradizioni culturali, gastronomiche e del territorio”<br />
Pierluigi Trentini, ARPA Emilia Romagna e Federico Brunelli, Parco<br />
del Delta del Po: “Produzione dell’anguilla marinata tradizionale di<br />
Comacchio. Il ruolo di ARPA Emilia Romagna nella valutazione della<br />
pesca e dell’acquacoltura nelle acque di transizione”<br />
Termine dei lavori<br />
Centrum Palace Sala Auditorium<br />
ore 12,15 - Chiusura uffi ciale della 10 a Conferenza Nazionale delle<br />
Agenzie Ambientali<br />
Giorgio Cesari, DG APAT<br />
Gaetano Basti, DG ARTA Abruzzo<br />
Luigi Petracca, DG ARPA Molise<br />
Rosaria Marino, DG ARPA Lazio<br />
ore 15,15 - Partenza dalla stazione di Campobasso e rientro a Pescara<br />
(arrivo: ore 18.21 - via Termoli)<br />
EVENTI COLLATERALI<br />
SABATO 4 <strong>MARZO</strong> 2006 - PESCARA<br />
Museo d’Arte Moderna “Vittoria Colonna”<br />
Sala Auditorium<br />
ore 9,00 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />
ore 10,00 - Saluti delle autorità locali<br />
Franco Caramanico, Assessore all’Ambiente Regione Abruzzo<br />
Adelchi de Collibus, Assessore alla Cultura Comune di Pescara<br />
ore 10,15 - L’Educazione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile<br />
Introduce i lavori: Giorgio Cesari, DG APAT<br />
Silvio Criscuoli, DG Istruzione MIUR: “Ri-orientare i programmi educativi<br />
esistenti”<br />
Gianni Mattioli, Presidente Comitato Scientifi co Decade 2005-2014<br />
sull’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile: “La Decade UNESCO dell’Educazione<br />
per lo sviluppo sostenibile: le attività della Rete Nazionale”<br />
Carlo Montalbetti, DG COMIECO: “La formazione come strumento<br />
operativo del ciclo virtuoso della carta”<br />
Nino Santilli, DG Uffi cio Scolastico Regionale per l’Abruzzo: “Migliorare<br />
l’accesso a un’educazione di base di qualità”<br />
Vittorio Midoro, Ricercatore Istituto Tecnologie Didattiche - CNR: “Sviluppo<br />
sostenibile e innovazione scolastica”<br />
Gaetano Battistella, APAT: “Promuovere la formazione”<br />
Stefania Calicchia, APAT: “Presentazione CD-ROM UNESCO-APAT:<br />
L’Educazione ambientale per lo sviluppo sostenibile”<br />
Paolo Camerieri, Coordinamento A21 Locali Italiane: “Sviluppare consapevolezza<br />
e conoscenze”<br />
ore 12,30 - Sospensione dei lavori<br />
Buffet al Museo d’Arte Moderna “Vittoria Colonna”<br />
ore 15,00 - Tavola rotonda: “Gli attori locali per la proposta globale: il<br />
contributo del territorio per il successo della Decade ONU per l’educazione<br />
per lo sviluppo sostenibile” - conduce Emi Morroni, APAT<br />
Mauro Latini, Coordinatore A21 Locali d’Abruzzo<br />
Sandro Santilli, Dirigente MIUR - Coordinatore C.S.A. d’Abruzzo<br />
Silvio Criscuoli, DG Istruzione MIUR<br />
Franco Caramanico, Assessore all’Ambiente della Regione Abruzzo<br />
Gianni Mattioli, Presidente Comitato Scientifi co Decade 2005-2014<br />
sull’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile<br />
Franco Venni, Associazione ARCO<br />
Roberto Di Vincenzo, Presidente Consulta Regionale Terziario Avanzato<br />
Confi ndustria Abruzzo<br />
Gaetano Battistella, APAT<br />
Lorelay D’Amico, ARTA Abruzzo<br />
Edoardo Di Blasio, Assessore al Bilancio Partecipativo e A21 del Comune<br />
di Pescara<br />
ore 17,30 - Conclusione dei lavori: Gaetano Basti, DG ARTA Abruzzo<br />
ore 18,00 - Termine dei lavori<br />
EVENTO SPECIALE<br />
ore 9,30/18,00 - Vetrina dell’offerta educativa ambientale, proiezioni, spazi<br />
espositivi a cura di: CEA riconosciuti dalla Regione Abruzzo, Gruppo CIFE<br />
Interagenziale, ARPA/APPA, Enti Parco<br />
MARTEDÌ 7 <strong>MARZO</strong> 2006 - VENAFRO (IS)<br />
Castello Pandone Sala A<br />
ore 9,00 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />
ore 9,15 - Saluti delle autorità locali<br />
“L’educazione e la comunicazione ambientali: strumenti di sviluppo”<br />
ore 9,30 - Saluto di Giovanni Cannata, Magnifi co Rettore dell’Università<br />
degli Studi del Molise<br />
ore 9,45 - Introduce i lavori: Luigi Petracca, DG ARPA Molise<br />
Alberto Manfredi Selvaggi, ARPA Molise: “ARPA Molise e l’educazione<br />
ambientale: i progetti coordinati da APAT e realizzati in Molise”<br />
Presentazione dei progetti da parte degli insegnanti o dei dirigenti di Scuole<br />
che hanno partecipato ai progetti promossi a livello regionale da ARPA<br />
Molise e coordinati da APAT (Progetti Flepy ed Ecolabel):<br />
Ave Venditti, Scuola dell’Infanzia “Amatuzio” di Bojano (CB):<br />
“Il colore del vento”<br />
Franca Chiacchiari, Scuola Elementare di Castelpetroso (IS):<br />
“Flepy per un mondo migliore”<br />
Maria Bartolucci, Scuola Elementare e Media Giovanni XXIII di<br />
Isernia: “In linea con l’ambiente”<br />
Nicola Iacobacci, Presidente CEA Korai di Campobasso: “Il ruolo del CEA<br />
nell’Educazione Ambientale: informare, ideare, progettare”<br />
Valentina Di Meo, CEA di Isernia: “Educazione Ambientale e sostenibilità<br />
attraverso sistemi multidisciplinari”<br />
David Di Mario, Presidente della Cooperativa di EA Madre Natura di<br />
Agnone (IS): “Educazione Ambientale: un’opportunità per i giovani<br />
in Alto Molise”<br />
Gaetano Battistella, APAT: “L’Educazione Ambientale per lo sviluppo<br />
sostenibile. Il Corso Laboratorio del Gruppo di Lavoro interagenziale<br />
CIFE per la ricerca di nuove progettualità in campo nazionale e internazionale<br />
sull’EA per lo sviluppo sostenibile”<br />
Myriam D’Andrea, APAT: “Il Museo virtuale delle collezioni paleontologiche<br />
e litomineralogiche dell’APAT”<br />
Guido Gili, Università degli Studi del Molise: “La credibilità nella comunicazione<br />
ambientale”<br />
Francesco Apruzzese, ARPA Emilia Romagna e Debora Giancola, ARPA<br />
Molise: “L’Educazione Ambientale per l’Ambiente e la Salute: aspetti<br />
salienti emersi dal modulo del Corso-Laboratorio di Educazione Ambientale<br />
sul tema: Educazione Ambiente Salute (Modena)”<br />
Dibattito e conclusione dei lavori: Giuseppe Zavaglio, DG ARPA Lombardia<br />
EVENTO SPECIALE<br />
ore 9,30/13,00 - Spazio espositivo:<br />
mostra dei lavori prodotti dalle scuole della Regione Molise, nell’ambito dei<br />
progetti 2004/2005, promossi da ARPA Molise e coordinati da APAT<br />
esposizione materiali di Educazione Ambientale e riguardanti i progetti<br />
promossi coordinati da APAT in rappresentanza del Gruppo CIFE<br />
laboratorio didattico: nuovi aspetti comunicativi per l’Educazione Ambientale<br />
con presentazione della raccolta “Gli Osservatori della Terra”<br />
a cura di Norman Accardi, APA<br />
13
L’apertura della IV Biennale Internazionale<br />
della Comunicazione Ambientale,<br />
il 16 Febbraio scorso, ha coinciso con il<br />
primo anniversario dell’entrata in vigore<br />
del Protocollo di Kyoto. A questa<br />
importante ricorrenza BICA ha dedicato<br />
l’evento di apertura. La foglia (simbolo<br />
della manifestazione) rovesciata e colorata<br />
di rosso si trasforma in un cuore<br />
che dà vita allo slogan dell’evento “I<br />
love Kyoto”.<br />
All’entusiasmo sull’argomento non<br />
corrispondono però i risultati. L’Italia,<br />
infatti, si trova piuttosto indietro<br />
rispetto all’obiettivo da raggiungere: ha<br />
superato del 13% i livelli di emissione<br />
di gas serra, a fronte di un impegno di<br />
riduzione pari al 6,5%, rispetto ai valori<br />
del 1990, entro il 2012.<br />
Anche sui ritardi dell’entrata in vigore<br />
del Protocollo ci sarebbe da discutere,<br />
perché è stato firmato nel 1997 ed<br />
è diventato operativo solo nel 2005,<br />
come fa notare Antonio Cianciullo,<br />
giornalista di Repubblica e moderatore<br />
del Convegno di apertura della BICA<br />
dal titolo “16 Febbraio 2005 - 16 Febbraio<br />
2006: un anno di Protocollo di<br />
Kyoto”.<br />
Ha aperto i lavori Daniele Fortini,<br />
Presidente di Federambiente, seguito a<br />
ruota da Paolo Bruschi, Amministratore<br />
delegato Segest, che ha presentato i<br />
risultati di un sondaggio circa “la percezione<br />
dei cittadini rispetto alle questioni<br />
ambientali”, condotto a Gennaio 2006<br />
su un campione di <strong>60</strong>0 persone.<br />
Da questo studio risulta che:<br />
- il 48% degli intervistati non ha mai<br />
sentito parlare del Protocollo di Kyoto;<br />
- del restante 52%, solo il 7% pensa<br />
che in Italia venga applicato nella<br />
maniera adeguata.<br />
Di fronte alla domanda “fra un miglioramento<br />
dell’ambiente e una crescita<br />
dell’occupazione cosa sceglierebbe?”:<br />
- il 55% opta per l’occupazione;<br />
- il 35% preferisce l’ambiente;<br />
- il restante 10% non sa decidere.<br />
“La fascia di età tra i 25 e 34 anni -<br />
sottolinea Bruschi - ha dimostrato<br />
una maggiore sensibilità nei confronti<br />
14<br />
MANIFESTAZIONI E CONVEGNI<br />
BICA, Biennale Internazionale della Comunicazione Ambientale<br />
BUON COMPLEANNO KYOTO!<br />
Ma l’Italia è ancora lontana dall’obiettivo<br />
dell’ambiente rispetto ai meno giovani<br />
più preoccupati per l’occupazione (ndr:<br />
probabilmente dei loro figli)”.<br />
È stato poi il momento dell’intervento<br />
più atteso, quello di Corrado Clini,<br />
Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente<br />
e della Tutela del Territorio,<br />
che ha relazionato su “Kyoto e le politiche<br />
del Governo”.<br />
Clini ha parlato più di quello che si<br />
potrebbe fare piuttosto che di quello<br />
che è già stato fatto.<br />
Il Direttore generale ha presentato una<br />
situazione europea generalmente negativa<br />
con una Francia ed un’Austria che<br />
arrancano, parimenti all’Italia, per stare<br />
dietro ai parametri imposti da Kyoto.<br />
“Gli unici Paesi europei occidentali<br />
che risultano virtuosi - ha affermato<br />
Clini - sono Gran Bretagna, Svezia e<br />
Lussemburgo”.<br />
“I buoni risultati ottenuti dalla Gran<br />
Bretagna - ha continuato - sono dovuti<br />
all’abbandono dell’uso del carbone a<br />
favore del gas e al mantenimento dell’uso<br />
dell’energia nucleare. La Svezia in<br />
teoria si era impegnata ad uscire dal<br />
nucleare ma in pratica non lo ha ancora<br />
fatto. Mentre la Francia è in debito<br />
rispetto a Kyoto, perché ha soddisfatto<br />
il suo fabbisogno energetico anche con<br />
l’uso di combustibili fossili”.<br />
Fatta eccezione per la Slovenia, i nuovi<br />
10 Paesi dell’Est, entrati a far parte<br />
dell’UE, si trovano in una situazione di<br />
credito “perché - sempre secondo il parere<br />
di Clini - la crisi economica che li<br />
ha investiti negli anni 90 ha portato ad<br />
una chiusura degli impianti industriali<br />
con una conseguente diminuzione di<br />
emissione di gas serra”.<br />
Sostanzialmente il rappresentante del<br />
Governo ha detto che: “i Paesi che<br />
sono riusciti a rispettare il protocollo<br />
di Kyoto non lo hanno fatto attivando<br />
nuove politiche energetiche, ma grazie<br />
al loro passato” ovvero “l’UE ce la farà,<br />
infine, grazie alla crisi economica<br />
che ha colpito l’Europa dell’Est e al<br />
mantenimento del nucleare da parte<br />
di alcuni Paesi”.<br />
Insomma secondo il Direttore del Mi-<br />
di Donatella Mancini<br />
nistero per l’Ambiente, in Europa non<br />
esiste una politica energetica e se gli<br />
altri Governi hanno fatto meglio del<br />
nostro non è perché sono stati più<br />
bravi ma solo più “fortunati”.<br />
Ma andiamo ad analizzare in concreto<br />
cosa è stato fatto dal Governo italiano<br />
per procurare al Paese energia sostenibile.<br />
“Avremmo voluto investire sull’eolico -<br />
sostiene Clini - ma alcune Regioni ci<br />
hanno ostacolato”.<br />
“Gli investimenti sull’energia devono<br />
essere decisi nel corso dei prossimi 5-8<br />
anni. Abbiamo 140 milioni di tonnellate<br />
di CO 2 da smaltire. La metà di queste<br />
emissioni - ha detto Clini - potranno<br />
essere eliminate attraverso l’adozione di<br />
fonti di energia rinnovabile e di un’edilizia<br />
attenta al risparmio energetico; la<br />
restante metà attraverso l’acquisto dei<br />
crediti di emissione”.<br />
Apriamo una parentesi per spiegare<br />
cosa sono i crediti di emissione. La<br />
Direttiva 2003/87/CE ha introdotto<br />
l’Emission Trading, che prevede un<br />
tetto massimo di emissioni di anidride<br />
carbonica per le industrie. Le aziende<br />
che superano il limite devono acquistare<br />
i diritti di emissione da chi invece<br />
li riduce. Il Governo può acquistare<br />
crediti di emissione da Paesi stranieri<br />
meno inquinati per poi metterli a disposizione<br />
delle industrie nazionali che<br />
sforano i limiti assegnati.<br />
Ha poi preso la parola il Presidente nazionale<br />
di Legambiente, Roberto Della<br />
Seta, che ha subito sottolineato come<br />
la produzione di energia nucleare,<br />
seppur non del tutto abbandonata da<br />
alcuni Stati europei, non è aumentata<br />
negli ultimi 20 anni.<br />
“Lo scenario ambientale è cambiato drammaticamente.<br />
L’aumento delle emissioni<br />
- ha sostenuto - è salito del 50%, anziché<br />
del previsto 30%. La mancata adesione<br />
degli USA a Kyoto e l’aumento della<br />
produzione industriale in Cina ed India<br />
hanno fatto saltare tutte le previsioni”.<br />
“In passato l’Italia vantava un primato<br />
in fatto di Intensità energetica<br />
(ndr: è la quantità di energia bruciata
per produrre unità di ricchezza) - ha<br />
proseguito della Seta - ora è<br />
sotto la media europea. Non<br />
assolutamente vero che<br />
in Europa stiamo tutti<br />
sulla stessa barca;<br />
l’Italia è il paese che<br />
ha avuto il maggior<br />
aumento delle emissioni<br />
di gas serra, insieme alla<br />
Spagna, che però non è obbligata a<br />
ridurle. L’acquisto dei crediti, inoltre,<br />
è molto più alto rispetto agli altri Paesi<br />
dell’UE. Se il Governo ha disatteso Kyoto,<br />
l’Assindustria ha fatto anche peggio.<br />
Gli imprenditori non hanno capito che<br />
questa poteva diventare un’occasione,<br />
ma hanno vissuto il protocollo come<br />
un peso. Le poche aziende, invece, che<br />
hanno investito sul risparmio energetico<br />
sono state premiate con un ritorno<br />
economico”.<br />
Antonio Navarra, dell’Istituto nazionale<br />
di Geofisica e Vulcanologia ha<br />
parlato di clima e riscaldamento globale.<br />
“L’effetto serra - ha detto l’esperto - è<br />
un fenomeno che esiste da sempre, ma<br />
solo di recente è diventato un problema<br />
a causa dell’elevatissima e repentina<br />
concentrazione di CO 2 ”.<br />
Emilio D’Alessio, Presidente del Coordinamento<br />
Agende 21 locali italiane,<br />
ha relazionato sul Protocollo di Kyoto<br />
applicato alle realtà locali, le più coinvolte<br />
dal fenomeno dell’inquinamento.<br />
Il 70% degli europei, infatti, vive nelle<br />
città, dove si producono i 3/4 di anidride<br />
carbonica di origine umana, mentre<br />
1/3 delle emissioni totali è generata dai<br />
mezzi di trasporto.<br />
“Le azioni degli enti locali - ha detto<br />
D’Alessio - sono limitate alla vigilanza.<br />
Per riuscire ad ottenere dei risultati<br />
positivi è molto importante il rapporto<br />
di fiducia delle istituzioni con i cittadini<br />
e un forte senso civico da parte di<br />
quest’ultimi, che a volte, per la tutela<br />
dell’ambiente, devono accettare dei<br />
provvedimenti molto impopolari”.<br />
Per Mario Gamberale del “Kyoto<br />
Club” e Direttore di “AzzeroCO 2 ” l’Italia<br />
è in ritardo rispetto all’Europa. Le<br />
leggi sull’edilizia risalgono al 1976 con<br />
la conseguenza che gli edifici, privi di<br />
isolamento termico, consumano troppa<br />
energia, circa il doppio della media dei<br />
Paesi del Nord Europa.<br />
“La tecnologia non manca - fa notare<br />
Gamberale - ma non viene applicata”.<br />
Per Matteo Leonardi del WWF il problema<br />
non è solo ambientale ma anche<br />
politico e democratico.<br />
“Se non si risolve la questione dell’approvvigionamento<br />
di energia - ha<br />
detto - verranno imposte alle popolazioni<br />
centrali a carbone e nucleari”.<br />
Sergio Perini, General Manager Iveco,<br />
ha portato l’esperienza di un’impresa<br />
che della sostenibilità ha fatto il suo<br />
“cavallo di battaglia”.<br />
“La Iveco - ha raccontato Perini - ha<br />
differenziato la raccolta rifiuti in 50<br />
categorie ed ha escluso tutti i fornitori<br />
che non garantiscono prodotti riciclabili.<br />
Inoltre abbiamo anticipato la<br />
normativa Euro 5”.<br />
(ndr: ricordiamo che la Iveco produce motori<br />
ed è azienda leader nella produzione<br />
di motori a gas per il trasporto urbano).<br />
Ennio Fano, Responsabile Politiche<br />
Ambientali ENEL, ha dichiarato con<br />
orgoglio che l’ENEL è risultata la<br />
migliore azienda italiana per quanto<br />
attiene al rispetto del Protocollo di<br />
Kyoto, avendo ridotto le emissioni del<br />
18% rispetto al 1990.<br />
Rosa Rinaldi, Vicepresidente Provincia<br />
di Roma, ha parlato di tramonto dell’era<br />
dei combustibili fossili.<br />
“L’esperienza del petrolio - ha detto<br />
la Vicepresidente - rappresenta una<br />
parentesi irripetibile e non si può<br />
pensare di sostituirlo con il nucleare,<br />
dal momento che questo serve solo per<br />
la produzione di elettricità, ma è inutilizzabile<br />
nei trasporti. E poi anche<br />
l’uranio col tempo finirebbe. L’unica<br />
via possibile è quella di un passaggio<br />
da una gestione privata dell’energia ad<br />
un sistema organizzato localmente in<br />
base alle potenzialità energetiche del<br />
territorio. C’è più bisogno di intelligenza<br />
che di materie prime”.<br />
Il Convegno si è concluso con le relazioni<br />
su alcune esperienze locali. Sono<br />
intervenuti rispettivamente Emanuele<br />
Burgin, Assessore all’Ambiente della<br />
L’intervento al Convegno del Presidente del Coordinamento delle A21 Locali italiane, Emilio D’Alessio<br />
Provincia di Bologna; Franco Becchis,<br />
Direttore scientifico della Fondazione<br />
per l’Ambiente, che ha parlato dei Certificati<br />
bianchi in Piemonte; Lorenzo<br />
Genesio, Ibimet-CNR, che ha relazionato<br />
sul progetto Osservatorio di Kyoto<br />
della Regione Toscana.<br />
15
Il tradizionale appuntamento biennale<br />
per gli operatori dell’ambiente,<br />
SEP - Salone Internazionale delle<br />
Ecotecnologie e dei Servizi, ritorna alla<br />
Fiera di Padova dal 15 al 18 marzo.<br />
Organizzato da PadovaFiere con il patrocinio<br />
del Ministero dell’Ambiente e<br />
della Tutela del Territorio, SEP 2006 è il<br />
grande forum sui servizi per la gestione<br />
dei rifiuti, energia, aria, acqua e per la<br />
salvaguardia delle risorse ambientali in<br />
un confronto continuo con la sostenibilità<br />
ambientale, economica e sociale.<br />
Con 18.000 operatori professionali,<br />
3.<strong>60</strong>0 presenze congressuali, 450 espositori<br />
distribuiti su una superficie netta<br />
di 45.000 mq (dati della precedente<br />
edizione), costituisce un momento di<br />
scambio tra gli operatori dei servizi<br />
pubblici e privati, soggetti formatori<br />
nazionali e comunitari sulle innovazioni<br />
tecnologiche, sulle opportunità e prospettive<br />
di mercato alla luce delle nuove<br />
indicazioni normative e legislative.<br />
Il Salone, organizzato per l’estero in<br />
collaborazione con Fiera Milano spa,<br />
segue quelli svolti nel 2005 in Romania<br />
(Bucarest/Romenvirotech, 16-19<br />
16<br />
Fiera di Padova, 15-18 marzo<br />
SEP 2006<br />
Risposte alle emergenze ambientali<br />
marzo) e in Croazia (Zagabria/EMAT,<br />
27-30 settembre), e avrà al centro degli<br />
interessi 5 grandi temi sui quali<br />
attualmente convergono la sensibilità<br />
dei cittadini, gli interessi delle imprese<br />
e le scelte degli amministratori:<br />
- Energie rinnovabili ed ecosostenibili;<br />
- Bionova Ambiente;<br />
- Emissioni - inquinamento acustico<br />
e luminoso;<br />
- Acqua;<br />
- Rifiuti.<br />
A SEP 2006, il settore tradizionalmente<br />
dedicato all’energia viene esteso alle<br />
fonti rinnovabili e a basso impatto ambientale,<br />
come: biomasse, solare, termico<br />
e fotovoltaico, idrogeno; il cui mercato è<br />
divenuto operativo grazie agli incentivi<br />
messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente<br />
e della Tutela del Territorio.<br />
SEP 2006 annovera tra i partners le più<br />
importanti associazioni di categoria e del<br />
settore, quali ISES e Kyoto Club.<br />
In questa edizione grazie alla collaborazione<br />
del Comune e la Camera di<br />
a cura di Fabio Bastianelli<br />
Commercio di Friburgo, sarà presente,<br />
appunto, in anteprima italiana il<br />
“modello Friburgo”, le soluzioni cioè<br />
adottate dalla città tedesca che è diventata<br />
all’avanguardia in tema di fonti<br />
rinnovabili a basso impatto ambientale e<br />
contenimento dei consumi energetici.<br />
Importante l’attenzione che SEP 2006<br />
riserverà all’impulso dato dai nuovi<br />
processi biotecnologici per le produzioni<br />
di biocarburanti e biocombustibili in<br />
genere (centrali a biomasse, cogenerazione<br />
da pile a combustibile ed<br />
idrogeno, processi di reforming per trasformare<br />
metano in idrogeno, ecc.).<br />
In particolare il tema idrogeno verrà<br />
finalmente trattato con un approccio<br />
tecnico e pratico: le soluzioni presenti<br />
al SEP 2006 sono in avanzata fase di<br />
progettazione o addirittura disponibili<br />
sul mercato, dai veicoli per le ZTL ai cogeneratori<br />
condominiali elettrico-termici<br />
ad idrogeno, ottenuto per reforming dal<br />
normale metano di rete.<br />
SEP 2006 costituirà anche l’occasione<br />
di toccare con mano le soluzioni già
presenti sul mercato per ridurre le<br />
emissioni nei centri urbani.<br />
Grazie ad un accordo stipulato il Gruppo<br />
allestitori veicoli ecologici, aderenti prevalentemente<br />
all’ANFIA, e PadovaFiere,<br />
a SEP 2006 le aziende mostreranno la<br />
validità delle loro soluzioni, con dimostrazioni<br />
sul campo di mezzi alimentati a<br />
carburanti alternativi a bassa emissione<br />
e a ridotto impatto, quali il biodiesel, gas<br />
naturale, energia elettrica, idrogeno con<br />
relativa stazione di rifornimento.<br />
Oltre alle tecnologie per ridurre le<br />
emissioni in atmosfera in generale e<br />
a quelle per proteggere gli ambienti<br />
di lavoro e di vita dall’inquinamento<br />
acustico, in grado di analizzare e valutare<br />
le sorgenti, a SEP 2006 sarà dato<br />
risalto anche alle migliori soluzioni per<br />
combattere l’inquinamento luminoso.<br />
Proprio per richiamare l’attenzione<br />
dei pubblici amministratori e decisori<br />
politici sull’impatto ambientale causato<br />
dall’illuminazione pubblica e dal suo<br />
spreco, a SEP 2006 verrà presentata<br />
alla stampa una Ricerca, promossa da<br />
Legambiente, PadovaFiere e Eligent,<br />
che analizzerà i dati dei capoluoghi di<br />
provincia e che costituirà la prima indagine<br />
nazionale sui consumi energetici<br />
dell’illuminazione pubblica in termini<br />
di: costi economici; produzione di gas<br />
serra; inquinamento luminoso.<br />
L’area dedicata all’acqua proporrà il<br />
confronto sui grandi temi dello sviluppo<br />
sostenibile, del risparmio, recupero e riu-<br />
tilizzo di questa risorsa che cambiamenti<br />
climatici e sviluppo industriale, rendono<br />
sempre più preziosa. Verrà proposto un<br />
percorso tra impianti di depurazione,<br />
potabilizzazione, demineralizzazione,<br />
per rendere più efficiente il sistema di<br />
gestione integrata del consumo idrico ed<br />
irriguo, come pure ampio spazio verrà<br />
offerto alle tecnologie per la gestione<br />
dell’ultimo miglio e sistemi no-dig (senza<br />
scavo) per la ristrutturazione delle reti.<br />
In mostra, come di consueto, sarà anche<br />
la gestione integrata dei rifiuti e<br />
dell’igiene urbana, con le tecnologie<br />
per la raccolta, trasporto, trattamento<br />
e recupero, stoccaggio, valorizzazione<br />
energetica e smaltimento.<br />
A SEP 2006, Assoambiente, che rappresenta<br />
a livello nazionale e comunitario<br />
350 imprese private che gestiscono servizi<br />
ambientali, presenterà il III Rapporto<br />
sulla Gestione dei Rifiuti Urbani 2006,<br />
curato dall’Osservatorio sui Servizi di Igiene<br />
urbana che consentirà, a distanza<br />
dalle precedenti 2 edizioni (1998-2002), di<br />
tracciare il percorso evolutivo del settore<br />
e del mercato, assumendo a riferimento<br />
la classica distinzione tra gestione diretta<br />
del Comune con proprio personale,<br />
la gestione tramite azienda o impresa<br />
pubblica, la gestione tramite società a<br />
capitale misto-pubblico/privato e tramite<br />
concessione/appalto a impresa privata.<br />
Anche l’edizione di quest’anno dedicherà<br />
un settore specifico alla pulizia delle<br />
spiagge, mettendo in mostra le innova-<br />
zioni tecnologiche che garantiscono la<br />
sicurezza e l’igiene dei litorali e delle<br />
coste, riducendo gli impatti negativi<br />
che ne deriverebbero per la fruizione<br />
turistico-balneare che tanta importanza<br />
riveste per l’economia di molti paesi.<br />
Ad affiancare la sezione espositiva, sono<br />
in programma convegni, workshop,<br />
presentazioni aziendali, con un panel<br />
di autorevoli relatori, che costituiranno<br />
un altro importante momento per<br />
conoscere le innovazioni di prodotto,<br />
apprendere nuove tecnologie e approfondire<br />
le normative in questione.<br />
L’edizione 2006 di SEP, che dal 2007<br />
diverrà triennale, neutralizzando le proprie<br />
emissioni di gas serra in atmosfera,<br />
si fregia dell’autorevole marchio Carbon<br />
Neutral®. PadovaFiere ha scelto, infatti,<br />
di aderire all’iniziativa delle Società AzzeroCO<br />
2 per compensare la quantità di<br />
anidride carbonica prodotta dal consumo<br />
di materia ed energia legato alla manifestazione,<br />
acquisendo crediti di emissioni<br />
che saranno utilizzati per supportare impianti<br />
di energia rinnovabile e progetti<br />
di riforestazione, soprattutto nei paesi in<br />
via di sviluppo. Nel caso specifico, SEP<br />
2006 sosterrà progetti di elettrificazione<br />
rurale in Italia e Sri-Lanka.<br />
Informazioni: Tel. 049 840111<br />
www.sepeurope.org<br />
17
“Far conoscere e diffondere progetti e<br />
modelli di sviluppo economico, sociale<br />
e ambientale per garantire un futuro<br />
alla Terra”: è questo l’assunto della<br />
3 a edizione di Terra Futura, Mostra-<br />
Convegno delle buone pratiche di<br />
sostenibilità, che si svolgerà a Firenze,<br />
presso la Fortezza da Basso, dal 31<br />
marzo al 2 aprile 2006.<br />
L’evento, promosso e organizzato dalla<br />
Fondazione Culturale Responsabilità<br />
Etica Onlus, per conto del Sistema<br />
Banca Etica, e da ADESCOOP-Agenzia<br />
dell’Economia Sociale s.c., vedrà<br />
la partecipazione di rappresentanti e<br />
responsabili del mondo dell’associazionismo<br />
e del no-profit, delle istituzioni,<br />
del mondo delle imprese, per far conoscere<br />
le buone pratiche di sostenibilità<br />
esistenti e già sperimentate nei diversi<br />
ambiti del produrre, coltivare, abitare,<br />
agire e governare.<br />
Saranno così dibattuti e mostrati esempi<br />
di temi cari a tutti coloro che desiderano<br />
percorrere strade alternative capaci<br />
di garantire un futuro sostenibile:<br />
- consumo critico;<br />
- commercio equo;<br />
- finanza etica;<br />
- responsabilità sociale d’impresa;<br />
- turismo responsabile;<br />
- rispetto e tutela dell’ambiente;<br />
- energie alternative e rinnovabili;<br />
- bioagricoltura;<br />
- bioedilizia;<br />
- medicine non convenzionali;<br />
- mobilità sostenibile;<br />
- diritti umani.<br />
Il fil rouge dei vari appuntamenti sarà<br />
costituito dai Beni Comuni, intesi come<br />
Aria, Acqua, Sicurezza... ma anche<br />
Pace e Dignità della persona.<br />
“L’idea di guardare ai beni comuni -<br />
ha sottolineato Ugo Biggeri, Presidente<br />
della Fondazione culturale Responsabilità<br />
Etica Onlus e ideatore della<br />
manifestazione - è il frutto di una constatazione<br />
molto semplice; il problema<br />
fondamentale dell’economia di oggi è<br />
il concetto di limite: delle nostre capacità<br />
tecnologiche, delle risorse naturali,<br />
del pianeta, della capacità di diffusione<br />
18<br />
Firenze - Fortezza da Basso, 31 Marzo-2 Aprile<br />
TERRA FUTURA 2006:<br />
OLTRE IL PETROLIO, OLTRE L’INGIUSTIZIA<br />
Mostra-Convegno Internazionale delle buone pratiche di sostenibilità<br />
del benessere. Ecco allora che, come nel<br />
villaggio localizzato medioevale i limiti<br />
imposti dalla mobilità e dalla natura<br />
rendevano necessario stabilire insieme<br />
i sistemi di gestione dei beni comuni o<br />
meglio dei beni gestiti in comunanza<br />
(gli usi civici, ma anche le infinite<br />
regole non scritte), oggi nel villaggio<br />
globale i limiti naturali del “villaggio”<br />
(la Terra) ci impongono di capire<br />
insieme quali beni comuni dobbiamo<br />
gestire in comunanza, riscoprendo alcuni<br />
cardini fondamentali dell’agire<br />
umano che oggi l’economia misconosce<br />
quasi totalmente: l’importanza degli<br />
aspetti relazionali, la partecipazione<br />
dei singoli e delle comunità locali alla<br />
gestione di tali beni”.<br />
Sarà, quindi, un momento di riflessione<br />
sulle principali sfide per realizzare “il<br />
mondo che vogliamo”, in uno scenario<br />
possibile dove co-esistano: energia senza<br />
petrolio, sviluppo senza crescita, benessere<br />
senza consumismo, ricchezza senza<br />
ingiustizia, denaro senza speculazione,<br />
lavoro senza competizione, partecipazione<br />
senza delega, conoscenza senza<br />
televisione, futuro senza paura.<br />
Obiettivi questi da raggiungere attraverso<br />
la revisione dei modelli economici<br />
attuali e una diversa gestione delle<br />
risorse naturali, ma anche con la definizione<br />
di modelli nuovi di relazioni<br />
sociali, di governo, di lavoro, di partecipazione<br />
e di informazione.<br />
A Terra Futura gli Enti locali potranno<br />
evidenziare l’importante ruolo<br />
che hanno nella valorizzazione, nella<br />
sensibilizzazione dei cittadini per<br />
costruire buone pratiche e cambiare,<br />
giorno dopo giorno, lo stile di vita:<br />
nella scelta del cibo, degli abiti, dei<br />
mezzi di trasporto, degli investimenti,<br />
delle fonti energetiche.<br />
Per favorire questa cultura è importante<br />
mettersi in rete, costruire insieme,<br />
scambiarsi le esperienze, tramite accordi,<br />
documenti, coordinamenti.<br />
Per rispondere a questa vocazione dell’evento,<br />
il Coordinamento delle Agende<br />
21 Locali italiane parteciperà con un<br />
proprio stand a Terra Futura, che oltre<br />
a cura di Vinicio Ruggiero<br />
a fornire materiali ed offrire informazioni<br />
sulle attività dell’Associazione e<br />
dei propri partners (nazionali ed internazionali)<br />
fungerà da punto nodale di<br />
una sorta di “quartiere dell’Agenda 21”<br />
dal momento che tutt’attorno saranno<br />
posizionati gli stand dei soci, nonché<br />
da centro logistico per tutte le attività<br />
previste. Ricordiamo che a Terra Futura<br />
si svolgerà l’annuale Assemblea dei soci<br />
(venerdì 31 marzo), che si concluderà<br />
il giorno seguente a Palazzo Vecchio,<br />
nella prestigiosa “Sala de’ Dugento”.<br />
Terra Futura, come avvenuto nelle<br />
precedenti edizioni, costituisce anche<br />
un punto di incontro per sviluppare<br />
sinergie tra le Amministrazioni Pubbliche<br />
e il Commercio Equo e Solidale<br />
attraverso l’attivazione di percorsi per<br />
promuovere un consumo responsabile<br />
e per utilizzare prodotti del commercio<br />
equo-solidale.<br />
Accanto ad un fitto e prestigioso programma<br />
culturale a Terra Futura, per<br />
il vasto pubblico, troveranno spazio<br />
animazioni, spettacoli e intrattenimenti<br />
originali, dedicati ai grandi e ai più piccoli,<br />
nella convizione che l’educazione<br />
a questi temi e a stili di vita più sostenibili,<br />
sia una leva fondamentale.<br />
Anche per questo la Manifestazione,<br />
fin dall’inizio, ha goduto di ampi ed<br />
importanti consensi.<br />
Durante le 3 giornate dell’edizione<br />
2005, a Terra Futura si sono succeduti<br />
48.500 visitatori che hanno partecipato<br />
a più di 100 appuntamenti in calendario<br />
tra convegni, dibattiti e workshop,<br />
con quasi 500 relatori nazionali e internazionali,<br />
300 espositori (di questi<br />
140 erano aziende, 110 enti no-profit,<br />
50 istituzioni), per oltre 2.000 realtà<br />
presenti in rassegna, per conoscere<br />
le esperienze, i progetti e le buone<br />
pratiche di sostenibilità.<br />
Per informazioni:<br />
ADESCOOP<br />
Via Boscovich, 12 - 35136 Padova<br />
Tel.049 8726599 - fac 049 8726568<br />
info@terrafutura.it - www.terrafutura.it
L’emergenza gas ha portato il tema dell’energia, e soprattutto<br />
del risparmio energetico, all’ordine del giorno.<br />
Dopo i continui disagi causati dall’aumento del costo del<br />
petrolio, anche questa fonte energetica ha dimostrato tutta<br />
la sua intrinseca debolezza.<br />
Parlare di “risparmio energetico” diventa quindi imprescindibile.<br />
Si fa infatti sempre più consistente la domanda da<br />
parte di aziende, famiglie ed enti pubblici di strategie e<br />
soluzioni per ridurre i costi delle bollette energetiche: una<br />
domanda che nasce quindi non solo dal desiderio di investire<br />
sull’ambiente, ma anche da esigenze di tipo economico.<br />
La Mostra Convegno SOLAREXPO, in calendario presso la<br />
Fiera di Vicenza dal 27 al 29 aprile 2006, costituisce la più<br />
importante rassegna di fonti energetiche rinnovabili di tutta<br />
l’area euro-mediterranea ed è dedicata:<br />
- ai professionisti del settore, che possono trovare in Fiera<br />
le tecnologie più innovative e le soluzioni impiantistiche<br />
più avanzate;<br />
- alle aziende, interessate a ridurre i costi energetici grazie<br />
alle energie rinnovabili e che desiderano aggiornarsi su<br />
tutti gli incentivi economici e fiscali in merito;<br />
- agli amministratori pubblici, che hanno l’occasione di<br />
conoscere i progetti pilota e le strategie di diffusione delle<br />
rinnovabili sul territorio;<br />
- alle famiglie in generale, che nell’apposita parte fieristica<br />
possono toccare con mano tutte le soluzioni alternative<br />
per una casa ecologica e il risparmio energetico.<br />
Con la 7 a edizione, SOLAREXPO aumenta la superficie espositiva<br />
del 30% rispetto al 2005, perfettamente in linea con<br />
20<br />
SOLAREXPO 2006<br />
Fiera di Vicenza, 27-29 Aprile<br />
IL MOTORE DELLE NUOVE ENERGIE<br />
di Fabio Bastianelli<br />
la crescita di interesse che le rinnovabili stanno suscitando.<br />
Circa 300 espositori si distribuiscono su una superficie di<br />
15.000 mq.<br />
SOLAREXPO 2006 presenta le tecnologie, le applicazioni, i<br />
servizi nei seguenti ambiti:<br />
IL SISTEMA SOLARE<br />
solare termico, fotovoltaico<br />
IL PIANETA VERDE<br />
biomasse, biogas, biocombustibili liquidi<br />
GREEN BUILDING<br />
architettura solare, architettura in legno, coibentazione,<br />
ecomateriali, tetti verdi<br />
EFFICIENZA ENERGETICA<br />
negli impianti di riscaldamento, climatizzazione, illuminazione<br />
CICLO DELL’ACQUA IN EDILIZIA<br />
risparmio acqua potabile, riciclo acqua piovana<br />
MICROGEN & POLYGEN<br />
cogenerazione distribuita, trigenerazione<br />
ACQUA, VENTO E FUOCO<br />
energia idroelettrica, eolica, geotermica<br />
ECOMOVE<br />
carburanti e veicoli alternativi, mobilità sostenibile
HYENERGY<br />
idrogeno e celle a combustibile<br />
RICERCA, CONSULENZA, SERVIZI, ESCO, CARBON TRADING<br />
EDITORIA TECNICA, SOFTWARE, ASSOCIAZIONI DI SETTORE<br />
Un’ampia vetrina di prodotti e di impianti dei migliori marchi nazionali<br />
ed internazionali del solare fotovoltaico (Schüco, Sharp,<br />
Isofoton, Helios Technology…), del solare termico (Buderus,<br />
Viessmann, Paradigma, Sonnenkraft, Accomandita…).<br />
Viene confermata anche la presenza di Domotecnica ed<br />
Enel.si, i due principali network italiani di installatori specializzati<br />
in franchising.<br />
Alta è l’adesione da parte dei produttori di case in legno<br />
Foto griffnerhaus-ecos <strong>srl</strong> Foto isofoton<br />
(Griffnerhaus, Casa Libella, Tirol Haus, Casarredo, Hauser,<br />
Belwood…) e, all’interno dello stand collettivo promosso<br />
dalla Camera di Commercio di Bolzano, confermata la presenza<br />
di CasaClima.<br />
Come di consueto, accanto alla ricca rassegna espositiva, si<br />
svolge un programma convegnistico di eccellenza che,<br />
oltre all’immancabile appuntamento dedicato al fotovoltaico,<br />
non trascurerà di approfondire il tema del solare termico<br />
nonché le tecniche e le soluzioni più innovative per la casa<br />
del terzo millennio.<br />
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il prestigioso marchio CarbonNeutral® che offre<br />
garanzia di sostenibilità ambientale e devolve una quota a<br />
sostegno di progetti per la riforestazione di vaste aree di-<br />
sboscate in Italia e nel mondo con lo scopo di compensare<br />
le emissioni di gas serra prodotte dall’evento.<br />
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21
Come era ampiamente previsto il Governo ha approvato<br />
definitivamente, un giorno prima dello scioglimento delle<br />
Camere, il cosiddetto Testo Unico Ambientale.<br />
Si è concluso un lungo e tormentato iter legislativo che aveva<br />
preso avvio il 9 agosto 2001 con l’approvazione da parte<br />
del Consiglio dei Ministri del Disegno di Legge Delega che<br />
si concluderà con la Delega concessa il 24 novembre 2004<br />
dal Parlamento al Governo per adottare uno o più decreti<br />
di riordino, coordinamento ed integrazione delle disposizioni<br />
legislative in diversi settori e materie della normativa<br />
ambientale (Legge 15 Dicembre 2004, n. 308).<br />
Si trattava, in sostanza, di recepire 8 Direttive Comunitarie<br />
non ancora entrate nella legislazione italiana nei settori oggetto<br />
della delega e di abrogare 32 tra: Leggi (5), Disposizioni<br />
di Legge (10), Decreti Legislativi (2), Decreti Presidenziali<br />
(4), Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri (3),<br />
Decreti Ministeriali (8), cui dovevano aggiungersi le disposizioni<br />
già abrogate e di cui doveva essere confermata<br />
l’abrogazione da parte dei decreti delegati.<br />
La stessa Legge Delega aveva previsto una procedura specifica<br />
per la redazione e l’approvazione dei decreti, da<br />
concludersi entro 18 mesi dall’entrata in vigore, che erano<br />
adottati su proposta del Ministro dell’Ambiente e della Tutela<br />
del Territorio, di concerto con il Ministro per la Funzione<br />
Pubblica, con il Ministro per le Politiche Comunitarie e con<br />
gli altri Ministri interessati, sentito il parere della Conferenza<br />
unificata Stato-Regioni e le competenti Commissioni<br />
parlamentari che, nell’esprimere parere, devono indicare<br />
specificatamente le eventuali disposizioni ritenute non<br />
conformi ai criteri direttivi della Legge Delega.<br />
22<br />
INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO<br />
APPROVATO IL TESTO UNICO<br />
IN MATERIA AMBIENTALE<br />
di Vinicio Ruggiero<br />
Nel corso del 2005, una Commissione di 24 membri, detti “Saggi”,<br />
e prevista dalla Legge, coordinata dal Capo di Gabinetto<br />
del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e supportata<br />
da una Segreteria Tecnica i cui membri erano presi dagli uffici<br />
del Ministero, predisponeva ed approvava, in via preliminare,<br />
gli schemi di 5 Decreti (Danno Ambientale; Rifiuti e Bonifiche;<br />
VIA-VAS-IPPC; Tutela dell’aria; Difesa del suolo, lotta alla desertificazione,<br />
tutela delle acque e gestione delle risorse idriche)<br />
che un comunicato stampa del Ministero, sintetizzandone i<br />
contenuti, ne annunciava la loro presentazione e discussione<br />
il 12 settembre 2005 presso l’Avvocatura dello Stato.<br />
Dopo la presentazione dei 5 Testi Unici sono seguite prese<br />
di posizione e note di polemica da parte di associazioni<br />
ambientaliste e istituzionali che, nel merito, lamentavano un<br />
riaccentramento di competenze ambientali e una deregulation<br />
(WWF, Legambiente) e, nel metodo, denunciavano la<br />
violazione (Conferenza delle Regioni, UPI, ANCI), dell’Accordo<br />
del 4 ottobre 2001 con il quale il Ministro si impegnava<br />
ad “operare pariteticamente nell’elaborazione legislativa ai<br />
fini di conseguire gli obiettivi condivisi […] garantire una<br />
interlocuzione sistematica con le Regioni e gli Enti Locali<br />
nella fase preliminare ed in quelle successive sui singoli temi<br />
dell’elaborazione dei decreti legislativi”.<br />
Sul versante opposto, Fise-Assoambiente, Associazione Imprese<br />
Servizi Ambientali aderente a Confindustria, sullo schema<br />
presentato sui Rifiuti dichiarava: “finalmente si punta all’industrializzazione<br />
e al mercato della gestione dei rifiuti urbani”.<br />
I Testi venivano inoltrati, come previsto dalla Legge Delega,<br />
ai Ministeri delle Attività Produttive e delle Finanze per le<br />
concertazioni.<br />
Dopo aver provveduto ad approntare alcune modifiche ai
testi, la Commissione dei Saggi approvava il 3 ottobre gli<br />
schemi dei decreti legislativi, che erano consultabili dal 5<br />
ottobre sul sito www.comdel.it.<br />
Durante il mese di ottobre, dalle indicazioni e riflessioni che<br />
scaturivano nel corso di attività convegnistiche svolte sul<br />
tema, direttamente dal Ministero dell’Ambiente, e di quelle<br />
a cui partecipavano Ministro, Sottosegretari e Dirigenti del<br />
Ministero, si aveva la sensazione che i testi unici ambientali<br />
sarebbero stati accorpati in un unico maxi-testo, contenente<br />
molta dell’attuale normativa ambientale.<br />
Infatti, il Consiglio dei Ministri il 18 novembre approvava<br />
in prima lettura un unico Decreto Attuativo e trasmetteva il<br />
testo alla Conferenza unificata Stato-Regioni e alle “Commissioni<br />
Ambiente” di Camera e Senato, per i previsti pareri.<br />
La Conferenza unificata non esprimeva parere nei tempi previsti<br />
(15 Dicembre), a seguito della posizione fortemente critica<br />
assunta dalle Regioni che chiedevano al Governo un confronto<br />
conciliante e un rinvio dell’espressione di parere.<br />
Di fatto, il parere è stato poi espresso negativamente dalla Conferenza<br />
delle Regioni e delle Province Autonome con l’Ordine del<br />
Giorno approvato il 26 gennaio: “Sia nel merito, che nel metodo,<br />
come diffusamente argomentato nell’allegato documento”.<br />
Viceversa le Commissioni Ambiente di Camera (VIII Commissione)<br />
e del Senato (XIII Commissione) si esprimevano<br />
favorevolmente:<br />
- una prima volta, il 12 gennaio, corredando i pareri con<br />
una serie di condizioni ed osservazioni;<br />
- una successiva, il 31 gennaio, sul testo che era stato modificato<br />
e licenziato il 19 gennaio dal Governo (sulla scorta<br />
di quelle condizioni ed osservazioni che, proposte dalle<br />
Commissioni, aveva ritenuto di recepire), accompagnando<br />
i pareri con altre, o reiterate, condizioni ed osservazioni.<br />
Quindi, il 10 febbraio, il Consiglio dei Ministri approvava<br />
definitivamente il testo del Decreto Legislativo “Norme in<br />
materia ambientale”.<br />
“Una grande riforma di legislatura, attesa da molti anni - ha<br />
detto il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio,<br />
Altero Matteoli - che ho fortemente voluto per far uscire<br />
l’ambiente da un caos normativo in cui troppo spesso hanno<br />
potuto prosperare gli eco-furbi. Ora il cittadino e l’imprenditore<br />
potranno avere a disposizione un Codice dell’Ambiente<br />
chiaro e razionale che permetterà di compiere quel salto di<br />
qualità indispensabile per una reale tutela dell’ambiente”.<br />
Il contenuto del Testo varato, che dovrà essere promulgato<br />
dal Presidente della Repubblica per la successiva pubblicazione<br />
sulla Gazzetta Ufficiale, consta di 318 articoli e 45<br />
allegati (per complessive 700 pagine), sinteticamente sotto<br />
riportato, tal quale è descritto nel comunicato del Ministero<br />
dell’Ambiente del 10 febbraio (www.minambiente.it):<br />
VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) - VAS (Valutazione<br />
Ambientale Strategica) IPPC (Prevenzione e riduzione<br />
integrate dell’inquinamento)<br />
Integrale recepimento di quattro direttive. Scansione puntuale<br />
dei procedimenti Via per garantire il completamento<br />
di tutte le procedure in tempi certi. Anche per la Via ordinaria<br />
verrà esaminato il progetto preliminare. Definizione<br />
dei meccanismi di coordinamento tra VIA e VAS e tra VIA e<br />
IPPC. Introduzione di un sistema di controlli successivi. Accoglimento<br />
del principio del silenzio-rifiuto e rafforzamento<br />
della disciplina di informazione al pubblico.<br />
Difesa suolo, lotta alla desertificazione, tutela delle<br />
acque e gestione delle risorse idriche<br />
Riordino e coordinamento delle disposizioni normative<br />
frammentate in una pluralità di testi e interconnesse come<br />
la difesa del suolo, la tutela delle acque, la gestione<br />
delle risorse idriche. Integrale recepimento della direttiva<br />
2000/<strong>60</strong>/ Ce in materia di acque che prevede l’istituzione di<br />
Autorità di bacino distrettuali e la definizione dei distretti<br />
idrografici, che sono stati definiti in sette (Distretto delle<br />
Alpi Orientali, che comprende i bacini dell’Adige e dell’Alto<br />
Adriatico; Distretto Padano, che segue la geografia dell’attuale<br />
Autorità di bacino del Po; Distretto dell’Appennino<br />
Settentrionale, che comprende il bacino dell’Arno, della<br />
Liguria, i bacini meridionali dell’Emilia e quelli settentrionali<br />
delle Marche; Distretto Appennino Centrale, che include il<br />
bacino del Tevere, quelli delle Marche meridionali, dell’Umbria<br />
e dell’Abruzzo; Distretto Appennino Meridionale, che<br />
include anche tutti i bacini dell’Italia meridionale; Distretto<br />
idrografico della Sicilia e Distretto idrografico della Sardegna).<br />
Individuazione del Piano di gestione come strumento<br />
di pianificazione, riconferma del principio di pubblicità delle<br />
acque. Rafforzamento della clausola sociale per tutelare i<br />
lavoratori dei servizi idrici e di igiene urbana.<br />
23
Rifiuti e bonifiche<br />
Vengono riordinate e coordinate le disposizioni normative<br />
concernenti questi settori. Per le bonifiche vengono confermati<br />
sostanzialmente i parametri in vigore per la definizione<br />
di “sito inquinato” e per la successiva bonifica viene compiuta<br />
un’analisi di rischio, viene confermato anche il meccanismo<br />
dell’accordo di programma che ha dato buoni risultati e che<br />
prevede procedure più snelle e tempi più veloci nel pieno<br />
rispetto dell’ambiente. Vengono ridefinite le priorità nella<br />
gestione dei rifiuti in conformità con la normativa UE. Viene<br />
istituita inoltre un’Authority per acque e rifiuti, creando due<br />
sezioni al posto del vecchio Comitato di vigilanza sull’uso<br />
delle risorse idriche e dell’Osservatorio nazionale dei rifiuti,<br />
con una diminuzione nel numero degli organi. Viene riconosciuto<br />
il ruolo delle Province in materia di rifiuti.<br />
Tutela dell’aria<br />
Riordino e coordinamento di tutte le misure concernenti la<br />
prevenzione dell’inquinamento dell’aria; promozione del<br />
ricorso alle migliori tecniche disponibili; introduzione di<br />
una durata fissa per l’autorizzazione pari a 15 anni. L’apparato<br />
sanzionatorio non è stato variato rispetto al passato in<br />
quanto la delega non prevedeva modifiche di questo capitolo.<br />
Impegni maggiori sulle fonti rinnovabili con priorità<br />
nel dispacciamento ed interventi finanziari per incentivare<br />
l’energia rinnovabile al Sud, soprattutto per raggiungere gli<br />
obiettivi di Kyoto.<br />
Danno ambientale<br />
Viene definita la nozione di danno ambientale e una nuova<br />
disciplina in materia per conseguire l’effettività delle sanzioni<br />
amministrative e viene applicato il principio che chi inquina<br />
paga. Per accorciare i tempi del risarcimento del danno, ad<br />
24<br />
oggi il Ministero ha incassato soltanto le somme derivanti<br />
da transazioni, è prevista un’ordinanza-ingiunzione per il<br />
risarcimento del danno che darà la possibilità al Ministero di<br />
incassare in modo certo e veloce le somme. Viene recepita<br />
integralmente la direttiva europea.<br />
Le reazioni all’approvazione definitiva del provvedimento<br />
non si sono fatte attendere.<br />
Mentre sono per lo più positivi i commenti delle associazioni<br />
e rappresentanze economiche, quelli degli enti locali, come<br />
abbiamo sopra riportato, sono fortemente critici. In particolare,<br />
la posizione delle Regioni in merito è stata espressa<br />
nell’Ordine del Giorno approvato il 26 01 2006 che di fatto<br />
sembra preludere a voler ricorrere alla Corte Costituzionale,<br />
come ha già annunciato, peraltro, il Presidente della Regione<br />
Toscana. Anche il Coordinamento Agende 21 Locali italiane<br />
ha dedicato un’intera sezione del Convegno “Le politiche<br />
regionali per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile”, svoltosi a<br />
Bologna il 14 febbraio, ad analizzare e dibattere le “conseguenze”<br />
della Legge Delega Ambientale.<br />
Un appello, indirizzato al Presidente della Repubblica affinché<br />
non promulghi il Decreto Legislativo, è stato sottoscritto<br />
da 14 associazioni ambientaliste italiane.<br />
Nell’impossibilità di analizzare tempestivamente il Testo<br />
Unico Ambientale, sia per l’ampiezza del corpus legislativo<br />
sia per i tempi di chiusura di questo numero, dedicheremo<br />
nei prossimi ampi spazi di commento a questo provvedimento<br />
che introduce una vasta serie di modifiche, specie la sezione<br />
relativa ai rifiuti, anche per quanto attiene agli adempimenti<br />
che debbono essere assolti.
SCARTI DEL LEGNO:<br />
BIOMASSE O RIFIUTI?<br />
La problematica in questione ha dato adito a divergenti<br />
interpretazioni causando disorientamenti nel settore imprenditoriale,<br />
scoraggiando conseguentemente il recupero degli<br />
scarti da attività di lavorazione del legno per la produzione<br />
di energia termica o di energia tecnica.<br />
Il presente intervento intende apportare un contributo<br />
affinché si possa affrontare in modo positivo l’argomento<br />
che è sicuramente di non facile percezione, senza tuttavia<br />
avanzare pretese che costituisca il “toccasana”.<br />
Ancor prima di entrare nel merito del regime giuridico e<br />
degli aspetti amministrativi a cui assoggettare i residui di<br />
lavorazione del legno, si ritiene indispensabile affrontare<br />
le problematiche generali collegate alla costruzione di un<br />
impianto da destinare alla combustione di rifiuti.<br />
In particolare si intende analizzare il caso in cui l’imprenditore<br />
intende avviare al recupero gli scarti della lavorazione<br />
del legno del proprio processo produttivo ed utilizzare<br />
l’energia prodotta dalla combustione dagli stessi nel processo<br />
tecnologico (energia tecnica) e/o per il riscaldamento<br />
dei locali (energia termica), ovvero la necessità o meno<br />
di ottenere l’autorizzazione alla emissione ai sensi del<br />
D.P.R. 203/1988.<br />
1. - NUOVI IMPIANTI COMBUSTIONE RIFIUTI<br />
Un nuovo impianto dedicato alla sola combustione dei rifiuti<br />
o di un impianto termico industriale (che brucia sia rifiuti<br />
che combustibile), può essere attivato da parte dell’imprenditore<br />
ricorrendo:<br />
- alle procedure ordinarie di cui agli artt. 27-28 del<br />
D. Lgs. 22/97<br />
o in via alternativa,<br />
- alla comunicazione di inizio attività di cui agli artt. 31-33<br />
del medesimo D. Lgs. 22/97 secondo le precisazioni che<br />
seguiranno.<br />
1.1- Attivazione delle procedure ordinarie<br />
Qualora si intenda utilizzare le procedure ordinarie si potrà<br />
richiedere sia l’autorizzazione alla realizzazione (art. 27) del<br />
progetto presentato relativo all’impianto di recupero che<br />
l’autorizzazione alla gestione dello stesso (art.28).<br />
L’autorità competente al rilascio dell’autorizzazione individuerà<br />
specifiche prescrizioni in materia di emissioni<br />
in atmosfera nel pieno rispetto dei parametri fissati dal<br />
203/ 1988 e, in via generale, accogliendo le indicazioni<br />
formulate dai componenti della Conferenza dei Servizi alla<br />
quale il progetto è stato sottoposto.<br />
1.2 - Attivazione procedure semplificate<br />
L’accesso alle procedure semplificate è possibile solo per i<br />
rifiuti e con le modalità specificate dal D.M. 05-02-1998, in<br />
questo caso è applicabile:<br />
- l’art. 31, comma 6, del D. Lgs. 22/97: “La costruzione di<br />
di Adriano Conti<br />
Responsabile Servizio Rifi uti Provincia Macerata<br />
impianti che recuperano rifiuti nel rispetto delle condizioni,<br />
delle prescrizioni e delle norme tecniche di cui ai<br />
commi 2 e 3 (D.M. 05-02-1998), è disciplinata dal D.P.R.<br />
24 maggio 1988, n. 203, e dalle altre disposizioni che<br />
regolano la costruzione degli impianti industriali”;<br />
- l’art. 1, comma 3, lettera b del D.M. 05.02.1998: “le emissioni<br />
in atmosfera risultanti dalla attività di recupero<br />
disciplinate dal presente decreto devono, per quanto non<br />
previsto dal decreto medesimo, essere conformi alle disposizioni<br />
di cui al decreto del Presidente della Repubblica<br />
24 maggio 1988, n. 203”.<br />
Dalla lettura delle suddette norme si evince chiaramente<br />
che la procedura semplificata riguarda esclusivamente la<br />
sola gestione dell’impianto e che la comunicazione di inizio<br />
attività va inoltrata unicamente laddove sia stato già autorizzato<br />
e realizzato l’impianto. Non è pertanto ipotizzabile la<br />
realizzazione di un impianto industriale dedicato al recupero<br />
energetico dei rifiuti senza aver ottenuto l’autorizzazione<br />
prevista dal D.P.R. 203/1988.<br />
1.2.a - Realizzazione nuovo impianto<br />
Il soggetto interessato invierà alla Provincia istanza di autorizzazione<br />
ai sensi del 203/1988 facendo presente che<br />
l’impianto è dedicato al recupero di rifiuti. Nel conseguente<br />
atto autorizzatorio relativo alla realizzazione dell’impianto saranno<br />
dettate prescrizioni relative alla gestione in relazione ai<br />
limiti fissati nell’allegato 1-suballegato 2 al D.M. 05-02-1998,<br />
in base alla tipologie di rifiuti trattati. Ottenuta l’autorizzazione<br />
e, quindi, integrati i requisiti oggettivi per il recupero<br />
energetico dei rifiuti, sarà possibile inviare comunicazione di<br />
inizio attività producendo copia dell’atto autorizzatorio ai fini<br />
delle emissioni in atmosfera o indicandone gli estremi.<br />
1.2.b - Realizzazione di modifiche sostanziali agli impianti<br />
esistenti<br />
L’art. 33 comma 7 del D. Lgs. 22/97, prevede: “La procedura<br />
semplificata di cui al presente articolo sostituisce,<br />
limitatamente alle variazioni qualitative e quantitative<br />
delle emissioni determinate dai rifiuti individuati dalle<br />
norme tecniche di cui al comma 1 che già fissano i limiti<br />
di emissione in relazione alle attività di recupero degli stessi,<br />
l’autorizzazione di cui all’articolo 15 lettera a) del D.P.R.<br />
24 maggio 1988, n. 203”.<br />
In questo caso l’effetto sostitutivo del provvedimento di cui<br />
all’art. 15 del D.P.R. 203/1988 riguarda unicamente le variazioni<br />
qualitative e quantitative delle emissioni e, quindi, è<br />
necessario che l’impianto sia già stato autorizzato e costruito<br />
ai sensi del 203/1988 e che le variazioni tecnico-impiantistiche<br />
siano state apportate (monitoraggio in continuo<br />
ossigeno, bruciatore pilota). Il presupposto indefettibile<br />
previsto dall’art. 33, comma 7, del D. Lgs. 22/97 è che l’impianto<br />
sia comunque già stato autorizzato come punto di<br />
emissione e che lo stesso sia stato adattato o sia adattabile<br />
alle prescrizioni tecniche della normativa rifiuti.<br />
25
Non è giuridicamente possibile ritenere l’iscrizione al registro<br />
provinciale sostitutiva dell’autorizzazione ad una variazione<br />
sostanziale di un impianto quando lo specifico punto di<br />
emissione non è stato mai in precedenza autorizzato ai sensi<br />
del D.P.R. 203/1988 ovvero quando l’impianto non possieda<br />
tutti i requisiti indicati nel D.M. 05-02-1998.<br />
1.3 - La distinzione tra impianti termici e impianti di<br />
recupero rifiuti<br />
Taluni ritengono che un impianto di recupero rifiuti che<br />
produce solo energia termica da utilizzare per il riscaldamento<br />
del complesso industriale, nei soli mesi invernali,<br />
non abbia bisogno di autorizzazione ai sensi del 203/1988<br />
per la sua costruzione, purché vengano rispettate tutte le<br />
prescrizioni e le condizioni previste dai Decreti attuativi degli<br />
artt. 31 e 33 del D. Lgs. 22/97 (D.M. 05-02-1998, allegato<br />
1-suballegato 2).<br />
Probabilmente a tale assunto si è arrivati attraverso una<br />
lettura distorta del disposto del DPCM 21.07.1999, che stabilisce<br />
“sono esclusi dal campo di applicazione del D.P.R.<br />
203/1988 gli impianti termici non inseriti in un ciclo di<br />
produzione industriale ivi compresi gli impianti inseriti in<br />
complessi industriali, ma destinati esclusivamente a riscaldamento<br />
dei locali, nonché gli impianti di climatizzazione,<br />
gli impianti termici destinati al riscaldamento di ambienti,<br />
al riscaldamento di acqua per utenze civili, a sterilizzazione<br />
e disinfezioni mediche, a lavaggio di biancheria e simili,<br />
all’uso di cucine, mense, forni da pane ed altri pubblici<br />
esercizi destinati ad attività di ristorazione.”<br />
Inoltre la definizione di impianto termico di cui all’art. 1<br />
del D.P.C.M. 21-07-1989 non corrisponde alla nozione di<br />
26<br />
impianto termico e/o di impianto dedicato di cui all’art. 2<br />
del D.M. 05-02-1998.<br />
Infatti quest’ultima disposizione definisce:<br />
- impianto dedicato, come quell’impianto dedicato esclusivamente<br />
al recupero energetico dei rifiuti (e non altro<br />
combustibile);<br />
- impianto termico, come quell’impianto industriale idoneo<br />
per la produzione di energia, con esclusione degli<br />
impianti termici per usi civili.<br />
In conclusione:<br />
1) qualora l’energia prodotta nella combustione venga<br />
utilizzata, anche in minima parte, nel processo produttivo<br />
(energia tecnica), l’art. 1 del D.P.C.M. 21-07-1989 non trova<br />
applicazione quindi necessità richiedere l’autorizzazione ai<br />
sensi del 203/1988: lo prevede espressamente l’articolo sopra<br />
indicato quando asserisce che l’impianto termico non deve<br />
essere inserito nel ciclo produttivo;<br />
2) qualora, invece, l’energia prodotta nella combustione<br />
venga utilizzata per il riscaldamento, solo apparentemente<br />
trova applicazione il D.P.C.M. 21-07-1989, infatti la norma<br />
deve essere letta in modo puntuale ponendo attenzione ai<br />
requisiti che debbono possedere gli impianti termici per<br />
essere esclusi dal D.P.R. 203/1988 e deve essere coordinata<br />
con quanto previsto dall’art. 2 del D.M. 05-02-1998 e con<br />
l’allegato 1-suballegato 2 dello stesso decreto.<br />
Inoltre, l’art. 1 del D.P.C.M. in questione afferma che un impianto<br />
termico inserito in un complesso industriale (ma non<br />
nel ciclo produttivo) non rientra nel campo applicativo del<br />
203/1988 alla condizione che sia destinato esclusivamente<br />
a riscaldamento dei locali.<br />
È gioco forza che un impianto termico (brucia sia rifiuti
che combustibile) o è dedicato (brucia solo rifiuti) o è<br />
realizzato con la specifica destinazione che è quella di<br />
bruciare rifiuti, mentre solo in via indiretta è destinato a<br />
riscaldare i locali.<br />
Viene meno quindi il fine esclusivo che deve possedere<br />
l’impianto termico previsto dall’art. 1del D.P.C.M. 21-07-<br />
1989 che non può trovare applicazione quando si intende<br />
utilizzare rifiuti per produrre energia all’interno di un complesso<br />
industriale.<br />
1.4 - Conclusioni<br />
Gli impianti che intendono produrre energia utilizzando<br />
gli scarti della lavorazione del legno trattato o meno, qualificandoli<br />
come rifiuti necessitano dell’autorizzazione alla<br />
realizzazione dell’impianto e debbono inoltrare la comunicazione<br />
di cui agli articoli 31 e 33 del D. Lgs. 22/97 di<br />
inizio attività, solo dopo aver ottenuto l’autorizzazione di<br />
cui al D.P.R. 203/1988.<br />
L’art. 33, comma 7, del D. Lgs. 22/97, si applica al solo caso<br />
in cui un impianto sia stato già autorizzato alla costruzione<br />
e gestione ai sensi del D.P.R. 203/1988, non essendo<br />
ipotizzabile una variazione sostanziale di un punto di<br />
emissione mai autorizzato. Qualora il punto di emissione<br />
sia stato autorizzato, non in riferimento ai rifiuti bensì ad<br />
altro comburente, è necessario che l’impianto possieda tutti<br />
i requisiti tecnici indicati nel D.M. 05-02-1998 e quindi che<br />
lo stesso sia stato adattato alle prescrizioni tecniche previste<br />
dal decreto appena citato.<br />
2. - UTILIZZO SCARTI DI LEGNO: RIFIUTI O BIOMASSE<br />
Altra problematica particolarmente intricata riguarda il<br />
conflitto tra la disciplina dettata dal D.P.C.M. 8 marzo 2002,<br />
che disciplina le caratteristiche merceologiche dei combustibili<br />
aventi rilevanza ai fini dell’inquinamento atmosferico,<br />
nonché le caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione<br />
e quanto previsto nell’allegato 1- suballegato 2 al<br />
D.M. 05- 02- 1998 il quale elenca i rifiuti che possono essere<br />
sottoposti al recupero energetico con modalità semplificata.<br />
2.1- Biomasse o rifiuti<br />
Il titolo I del D.P.C.M. 8 marzo 2002 disciplina i combustibili<br />
e le caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione<br />
per uso industriale e l’art. 3 del D.P.C.M. medesimo<br />
elenca i combustibili consentiti per uso industriale, fermo<br />
restando che tutto ciò che non è elencato nel decreto non<br />
può essere utilizzato come combustibile ai sensi e per gli<br />
effetti di questa normativa.<br />
In questo elenco è inserito alla lettera d): “il materiale vegetale<br />
prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica<br />
di legno vergine costituito da cortecce, segatura, trucioli,<br />
chips, refili e tondelli di legno vergine, granulati e cascami<br />
di legno vergine, granulati e cascami di sughero vergine,<br />
tondelli, non contaminati da inquinanti”.<br />
Questo tipo di combustibile apparentemente coincide con<br />
la tipologia di rifiuto prevista al punto 4 dell’allegato 1-suballegato<br />
2 al D.M. 05-02-1998 che include tra i rifiuti che<br />
possono essere assoggettati al recupero energetico con le<br />
procedure semplificate i rifiuti della lavorazione del legno<br />
e affini non trattati.<br />
In realtà anche qui le normative sopra indicate disciplinano<br />
fattispecie differenti:<br />
il D.P.C.M. 8 marzo 2002 consente l’utilizzo come biomassa<br />
degli scarti del legno vergine, lavorato solo meccanicamente<br />
e in alcun modo contaminato da inquinanti, purché questo<br />
materiale di scarto non sia qualificabile (dal produttore)<br />
come rifiuto;<br />
il punto 4, dell’allegato 1-suballegato 2 al D.M. 05-02-1998<br />
consente di avviare gli scarti del legno alle operazioni di<br />
recupero energetico alle condizioni previste nello stesso<br />
decreto (è evidente che in questo caso il legno di scarto è<br />
qualificato come rifiuto!)<br />
L’individuazione della normativa applicabile dipende quindi<br />
esclusivamente dalla qualificazione giuridica del materiale<br />
di scarto, il quale, però, per rientrare nell’ambito operativo<br />
del D.P.C.M. 8 marzo 2002, può essere costituito solo da<br />
scarti di legno vergine, lavorato meccanicamente e non contaminato<br />
in alcun modo. Se questa condizione è necessaria,<br />
certamente non è la sola sufficiente per poter applicare il<br />
D.P.C.M. sopra menzionato.<br />
Infatti, occorre verificare con anticipo rispetto a qualsiasi scelta<br />
imprenditoriale se ciò che residua dalla lavorazione possa essere<br />
escluso dal novero dei rifiuti. Questa qualificazione giuridica<br />
non è certamente rimessa al mero arbitrio del soggetto privato,<br />
al riguardo occorre tenere presente che la Corte di Giustizia<br />
Europea nella sentenza C-457/2002 dell’11-11-2004 ha re-interpretato<br />
la definizione operata dal legislatore nazionale.<br />
2.2- Conclusioni<br />
a) Il legno trattato è escluso dalla normativa di cui al<br />
D.P.C.M. 8 marzo 2002 e, pertanto, può essere avviato alle<br />
operazioni di recupero attraverso la combustione solo se<br />
l’impianto sia stato autorizzato ai sensi delle disposizioni<br />
che regolamentano la gestione dei rifiuti.<br />
b) Gli scarti di lavorazione del legno non trattato e lavorato<br />
solo meccanicamente (legno vergine), possono essere avviati<br />
al recupero per produrre energia e qualificati come:<br />
biomasse, in tal caso l’avvio alla combustione avviene<br />
con le modalità indicate dal D.P.C.M. 8 marzo 2002 in<br />
impianti termici esclusivamente dedicati al riscaldamento<br />
dei locali;<br />
rifiuti, in tal caso può essere avviato alle operazioni di<br />
recupero attraverso la combustione solo se l’impianto sia<br />
stato autorizzato ai sensi delle disposizioni che regolamentano<br />
la gestione dei rifiuti.<br />
27
Ecolabel sta per “prodotti e servizi che rispettano l’ambiente”.<br />
Ecolabel è il marchio europeo volontario di qualità ecologica<br />
(un fiore la cui corolla è costituita dalla Bandiera dell’U.E.),<br />
istituito nel 1992 dalla Comunità Europea e revisionato nel<br />
2000, alla luce dell’esperienza maturata sul campo e delle<br />
innovazioni tecnologiche, realizzate nel corso di 8 anni.<br />
Mentre nel settore dei prodotti ben 21 gruppi possono ottenere la<br />
certificazione Ecolabel, tra i servizi, gli unici che possono ambire<br />
a questo prestigioso marchio sono quelli di ricettività turistica,<br />
alberghi, bed and breakfast, campeggi, agriturismi ecc.<br />
Per l’Iitalia, quello del turismo è un tema cruciale, visto che questo<br />
settore vede il nostro Paese al 5° posto nella classifica mondiale a<br />
livello di arrivi e presenze, e costituisce una delle principali fonti<br />
di reddito e di qualificazione a livello internazionale.<br />
Il turismo e le attività del tempo libero hanno subito nel corso<br />
degli anni un’evoluzione culturale, sociale ed economica importantissima,<br />
coinvolgendo in maniera crescente le questioni del<br />
territorio nel suo complesso. È necessario, così, un salto di qualità,<br />
sia per quanto riguarda le caratteristiche del servizio offerto, sia<br />
per le relazioni che questa realtà trova sempre più intimamente<br />
connesse all’intero patrimonio artistico, urbanistico, socio-produttivo<br />
del nostro Paese. Lo sviluppo dei flussi turistici, interni ed<br />
internazionali, inoltre, pone da tempo il problema della fruibilità<br />
delle risorse turistiche e del profondo impatto che, questa vera e<br />
propria industria, comporta per la realtà ambientale del Paese,<br />
già caratterizzata da una forte urbanizzazione.<br />
Tutto ciò ha portato alla nascita del concetto di “Turismo<br />
Sostenibile”, cioè la possibilità della coesistenza di un turismo<br />
che non alteri, come auspica il WTO (World Tourism<br />
Organization), “l’ambiente naturale, sociale, artistico e<br />
non freni né inibisca lo sviluppo di altre attività sociali ed<br />
economiche presenti sul territorio”.<br />
Il Workshop “Presentazione del Progetto Ecolabel TU-<br />
RISMO MARCHE 2005/2006 - Esperienze a confronto”,<br />
28<br />
QUALITÀ E AMBIENTE<br />
Il turismo con il fiore<br />
PROGETTO ECOLABEL<br />
TURISMO MARCHE 2005/2006<br />
Esperienze a confronto<br />
di Donatella Mancini<br />
svoltosi il 25 Gennaio 2006 presso la sala “Adele Bei” del Palazzo<br />
della Provincia di Pesaro e Urbino, si inserisce nell’azione<br />
di informazione e diffusione di questa nuova cultura dell’ambiente<br />
e del marchio, che ne garantisce la sostenibilità, presso<br />
le strutture ricettive della provincia di Pesaro e Urbino.<br />
L’iniziativa è stata sollecitata dall’APAT (Agenzia per la protezione<br />
dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici), attraverso la<br />
costituzione di un gruppo di lavoro, coordinato da ARPAM<br />
(Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Marche),<br />
a cui hanno partecipato gli enti territoriali e i diretti interessati,<br />
quali albergatori e gestori di campeggi.<br />
Ha aperto il Workshop il Sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli,<br />
il quale ha sottolineato come da sempre l’area del pesarese<br />
è impegnata a migliorare la qualità dell’ambiente.<br />
È seguito l’intervento del Presidente della Provincia di Pesaro<br />
e Urbino, Palmiro Ucchielli che, dopo aver ringraziato<br />
l’ARPAM per aver coinvolto l’amministrazione provinciale<br />
in questa iniziativa, ha sottolineato che: “La sostenibilità<br />
ambientale è nel nostro DNA. Uno dei progetti di questa<br />
Provincia è la Bandiera bianca, un premio destinato a quei<br />
Comuni in grado di mantenere i fiumi puliti”.<br />
“Si parla molto - ha proseguito - della sfida economica con la<br />
Cina. Sotto il profilo ecologico possiamo vincere noi europei”.<br />
“Non partiamo dall’anno zero - ha sostenuto Giovanni Rondina,<br />
Vicepresidente e Assessore al Turismo della Provincia<br />
di Pesaro e Urbino - ma dobbiamo rendere più razionale il<br />
lavoro nella sfera del turismo. Le strutture ricettive devono già<br />
rispettare dei parametri, l’Ecolabel rappresenta un’ulteriore<br />
opportunità di crescita”.<br />
“La Regione Marche ha in progetto una legge quadro sul<br />
turismo. Spero - ha concluso - che nel redigerla tenga conto<br />
anche di queste necessità”.<br />
Sauro Capponi, Assessore all’Ambiente della Provincia di<br />
Pesaro e Urbino, ha ricordato che la Provincia è stata la<br />
prima a collaborare con l’ARPAM, che ha definito“il nostro
accio tecnico-scientifico-operativo”.<br />
“La certificazione - ha detto Capponi - è ancora considerata<br />
dalle aziende come un’incombenza, un balzello in più. Ma<br />
questo pregiudizio va superato. Ci sono delle fiere internazionali<br />
alle quali, ormai, le imprese non possono più accedere<br />
senza la certificazione”.<br />
L’assessore ha posto, inoltre, l’accento sul fatto che ciò che in<br />
passato aveva costituito un handicap, riferendosi alla mancata<br />
industrializzazione delle Marche negli anni ’<strong>60</strong> e ’70, oggi rappresenta<br />
un valore, dal momento che questo territorio è rimasto<br />
più integro rispetto a quello delle regioni del Nord Italia.<br />
La Provincia di Pesaro e Urbino ha intenzione di chiedere<br />
la Registrazione EMAS, il riconoscimento ufficiale europeo a<br />
livello di tutela ambientale di eccellenza, per tutti i Comuni<br />
del suo ambito.<br />
Gisberto Paoloni, Direttore generale ARPAM, ha sottolineato<br />
come l’acquisizione dei marchi Ecolabel, né le registrazioni<br />
EMAS non procedono con l’auspicata celerità.<br />
Secondo Paoloni, le imprese non hanno compreso compiutamente<br />
che un prodotto di qualità è anche conveniente, perchè<br />
ottimizzando le risorse, rafforza l’immagine dell’azienda e di<br />
conseguenza ne aumenta la competitività. La riduzione del<br />
consumo di risorse naturali, quali combustibili fossili, energia<br />
ed acqua, consente, a fronte di un investimento iniziale, una<br />
notevole riduzione dei costi nel periodo medio-lungo.<br />
“Con gli imprenditori - ha concluso il Direttore ARPAM - dobbiamo<br />
parlare da economisti oltre che da ambientalisti”.<br />
Ha poi preso la parola Ferdinando De Rosa, Direttore tecnico-scientifico<br />
ARPAM, per il quale “anche il cittadino deve<br />
essere rispettoso dell’ambiente”.<br />
“L’ambiente ha un costo - ha proseguito De Rosa - quindi il<br />
consumatore deve imparare a risparmiare. Il cittadino dovrebbe<br />
favorire i prodotti certificati. Molti europei già lo fanno<br />
anche per il turismo. Anche nel VI Programma europeo di<br />
azione per l’ambiente c’è la volontà di incrementare il numero<br />
di aziende che si fregino di EMAS ed Ecolabel. L’APAT, le ARPA<br />
regionali e le due provinciali di Trento e Bolzano, mirano a<br />
tradurre i criteri teorici dell’Ecolabel in realtà locali”.<br />
“In Italia questo tipo di certificazione non è diffusa quanto<br />
sarebbe auspicabile, ma, - ha concluso con una punta di<br />
ottimismo - c’è un trend di crescita”.<br />
Stefania Minestrini dell’ APAT ha relazionato circa “Il marchio<br />
ECOLABEL e le esperienze europee”.<br />
“Qualità ambientale - ha puntualizzato la Minestrini - significa<br />
inquinare di meno, ma a parità di qualità del prodotto<br />
che deve risultare efficiente per il consumatore”.<br />
Un po’ di dati: l’Italia è 1 a in Europa con 63 licenze Ecolabel.<br />
Nel settore turistico 16 strutture ricettive hanno conseguito<br />
l’ambito marchio: guida la classifica il Piemonte con 10,<br />
seguono l’Emilia Romagna con 4, Toscana e Sicilia entrambe<br />
con 1.<br />
La prima struttura certificata Ecolabel in Italia è stato l’agriturismo<br />
“Il Duchesco”, microimpresa della Maremma, che<br />
aveva già la certificazione biologica. Le strutture ricettive,<br />
invece, in corso di istruttoria per ottenerlo sono 12, tra cui<br />
un villaggio delle Olimpiadi invernali di Torino, quello<br />
riservato ai mass-media (ndr: nel momento in cui la rivista<br />
andrà in stampa potrebbe averlo già conseguito).<br />
È toccato a Patrizia Campagnoli dell’ARPAM il compito<br />
di presentare il Progetto Ecolabel TURISMO MARCHE<br />
2005/ 2006, patrocinato da APAT e, in ambito regionale,<br />
dalle istituzioni locali, sottolineando che sull’argomento sono<br />
state coinvolte le scuole attraverso la distribuzione di materiale<br />
divulgativo e supporti didattici per alunni, insegnanti<br />
e genitori. I destinatari del piano di lavoro sono i Gestori<br />
e gli Operatori del settore turistico, ma anche gli Enti e le<br />
Associazioni della provincia di Pesaro e Urbino.<br />
“Inizieremo dalla costa - ha detto la Campagnoli - ma in un<br />
secondo momento sarà coinvolto anche l’interno”.<br />
Ha poi indicato le finalità del progetto che possono così<br />
riassumersi:<br />
diffondere il marchio Ecolabel;<br />
costituire gruppi di lavoro;<br />
definire le linee di miglioramento;<br />
offrire un supporto tecnico-informativo e formativo per gli<br />
interessati;<br />
diffondere i risultati del progetto stesso.<br />
E ancora:<br />
sensibilizzare il settore turistico;<br />
riqualificare il territorio;<br />
aumentare la competitività;<br />
ridurre l’impatto ambientale;<br />
promuovere il progetto in altre aree della regione;<br />
creare una rete di associati.<br />
“Il lavoro - ha sottolineato la Campagnoli - potrebbe essere<br />
inserito all’interno di Agenda 21”.<br />
La Campagnoli ha infine ricordato che proprio il decennio<br />
2005-2014 coincide con la campagna per l’Educazione allo<br />
sviluppo sostenibile, promossa dalle Nazioni Unite e<br />
coordinata dall’UNESCO.<br />
29
Più di 1.100 imprese, tra cui centrali elettriche, raffinerie,<br />
acciaierie, vetrerie, impianti siderurgici, cartiere, cementifici<br />
e aziende della ceramica, entro il 31 marzo 2006 dovranno<br />
comunicare al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio<br />
le emissioni di anidride carbonica (CO 2 ), prodotte nel<br />
2005. Questa incombenza deriva dalla Direttiva 2003/87/CE<br />
che ha istituito il Mercato Europeo delle quote di emissione dei<br />
gas ad effetto serra (Emissions Trading System), recepita dal<br />
Decreto Legge 273/2004 convertito nella Legge n. 316/2004<br />
che, tra l’altro, ha introdotto sanzioni per le imprese che non<br />
forniscono i dati necessari per le quote di emissione.<br />
La Direttiva, infatti, applicando le regole del Protocollo di<br />
Kyoto per la riduzione delle emissioni climalteranti, fissa un<br />
tetto massimo di emissioni per ogni singolo impianto sulla<br />
base di un Piano Nazionale di emissioni che proprio in questi<br />
giorni dovrebbe avere il via libera da Bruxelles.<br />
Chi supera il tetto ha due possibilità:<br />
- investire nell’innovazione tecnologica;<br />
- acquistare sul mercato, alle cosiddette “borse dei fumi” che<br />
già operano in diversi paesi europei, i diritti di emissione<br />
necessari per rispettare le quote assegnate.<br />
30<br />
DNV (DET NORSKE VERITAS)<br />
SI CONFERMA IL MIGLIOR ORGANISMO DI VERIFICA<br />
INDIPENDENTE DELLE EMISSIONI DI GAS A EFFETTO SERRA<br />
a cura di Vinicio Ruggiero<br />
Il meccanismo, messo a punto dal Ministero dell’Ambiente e della<br />
Tutela del Territorio, stabilisce che siano Organismi indipendenti<br />
a verificare le emissioni inquinanti per il Bilancio 2005, sul<br />
quale il Ministero opererà, poi, controlli a campione.<br />
Tra gli organismi di verifica indipendenti delle emissioni di gas<br />
ad effetto serra, a DNV (Det Norske Veritas) è stato recentemente<br />
assegnato, per il secondo anno consecutivo, dall’autorevole<br />
rivista inglese (dedicata ai mercati emergenti dei servizi per<br />
l’ambiente, con una particolare attenzione alle tematiche degli<br />
investimenti e del risk management) “Environmental Finance”,<br />
al termine dell’indagine annuale sui protagonisti del mercato<br />
dei nuovi servizi per la gestione delle problematiche ambientali,<br />
il titolo di “Best Verification Company” nelle due principali<br />
categorie prese in considerazione:<br />
- il mercato dei crediti di emissione derivanti dai progetti<br />
basati sui meccanismi del Protocollo di Kyoto;<br />
- l’European Union Emissions Trading Scheme (EU ETS),<br />
vale a dire il mercato europeo delle emissioni di gas a<br />
effetto serra.
All’indagine 2005 hanno partecipato oltre 700 aziende, che<br />
hanno votato anche i migliori broker, consulenti e studi<br />
legali nei diversi mercati di riferimento: Protocollo di Kyoto;<br />
Mercato Europeo delle emissioni; quelli analoghi di Gran<br />
Bretagna e Nord-America; il Mercato dei derivati connessi<br />
alle condizioni meteorologiche e quello dei “Green Certificates”.<br />
Ai partecipanti è stato chiesto di esprimere le proprie<br />
preferenze sulla base di criteri quali:<br />
- efficienza e velocità nelle transazioni;<br />
- affidabilità;<br />
- innovazione;<br />
- qualità delle informazioni e servizi erogati;<br />
- influenza complessiva esercitata sul mercato.<br />
“I risultati dell’indagine di Environmental Finance rappresentano<br />
un importante riconoscimento dei nostri sforzi<br />
pionieristici in questo settore e ci incoraggiano a proseguire<br />
sulla strada intrapresa - ha commentato Zeno Beltrami,<br />
Climate Change <strong>Service</strong> Manager DNV Italia - L’anno scorso<br />
eravamo già stati considerati i ‘primi della classe’, ma questa<br />
volta apprendiamo la notizia con particolare soddisfazione,<br />
perché la survey 2005 premia DNV per le attività di verifica<br />
nell’ambito dell’EU ETS, da poco tempo avviato a pieno ritmo<br />
anche in Italia”.<br />
DNV è il maggiore ente indipendente per la verifica di gas<br />
a effetto serra con attività condotte su scala mondiale. Il<br />
Protocollo di Kyoto ha introdotto innovativi meccanismi di<br />
mercato finalizzati ad una riduzione economicamente efficiente<br />
delle emissioni, che può essere realizzata attraverso<br />
progetti in Paesi industrializzati (JI - Joint Implementation)<br />
o in via di sviluppo (CDM - Clean Development Mechanism),<br />
nonché mediante lo scambio internazionale dei crediti<br />
derivanti dalla riduzione delle emissioni oltre la soglia stabilita<br />
per ogni paese o impresa (Emissions Trading). Per<br />
adempiere agli impegni assunti a livello internazionale,<br />
l’Unione Europea ha istituito un proprio mercato per lo<br />
DNV (Det Norske Veritas) è una fondazione internazionale<br />
indipendente con sede a Oslo. Dal 1864 opera per la<br />
“salvaguardia della vita, della proprietà e dell’ambiente”,<br />
mettendo a disposizione dei clienti la propria esperienza<br />
e le proprie competenze nella gestione dei rischi nei più<br />
diversi settori di attività. Presente in 100 Paesi con 300<br />
sedi e 6.100 dipendenti, DNV è uno dei principali organismi<br />
di certificazione a livello mondiale: con oltre 65.000<br />
certificazioni e un fatturato che nel 2004 è stato pari a 730<br />
milioni di Euro. DNV opera in Italia dal 1962 ed è presente<br />
su tutto il territorio nazionale con 10 sedi operative e oltre<br />
200 dipendenti. DNV è leader nel mercato italiano della<br />
certificazione con oltre 15.000 certificazioni rilasciate: è al<br />
primo posto nella certificazione sia dei Sistemi di Gestione<br />
Qualità (ISO 9000) con un market share del 17% sia dei<br />
Sistemi di Gestione Ambientale (ISO 14000) con il 24%<br />
del mercato. I ricavi totali nel 2004 hanno raggiunto i 39,3<br />
milioni di euro, di cui il 4%, come ogni anno, è stato investito<br />
nella formazione delle risorse umane.<br />
Per maggiori informazioni: www.dnv.it<br />
scambio di quote, noto come EU ETS, che coinvolge circa<br />
12.000 impianti, responsabili del 45-50% delle emissioni di<br />
CO 2 nell’Unione Europea.<br />
Tra i primi organismi ad aver ottenuto l’accreditamento dalle<br />
Nazione Unite per la convalida e la verifica dei progetti<br />
CDM, DNV è leader mondiale con il 73% del totale dei<br />
progetti convalidati. DNV offre anche servizi di auditing e<br />
verifica relativi a Joint Implementation ed Emissions Trading,<br />
oltre a servizi per la convalida indipendente dei report sulle<br />
emissioni che un numero crescente di aziende inserisce<br />
nelle proprie comunicazioni annuali agli stakeholder. DNV<br />
ha ottenuto diversi accreditamenti: UNFCCC (United<br />
Nations Framework Convention on Climate Change), Chicago<br />
Climate Exchange, Californian Climate Action<br />
Registry, UK Emissions Trading Scheme.<br />
DNV - Det Norske Veritas<br />
Centro Direzionale Colleoni<br />
Pal. Sirio 2 - Viale Colleoni 9<br />
20041 Agrate Brianza (MI)<br />
Tel. 039 68 999 05<br />
Fax 039 68 999 30<br />
www.dnv.it - www.dnv.com<br />
31
Il 21 dicembre 2005, la Commissione<br />
delle Comunità europee ha presentato<br />
la proposta di revisione della Direttiva<br />
75/442/CEE, meglio conosciuta come<br />
Direttiva Quadro sui Rifiuti, uno<br />
dei primi strumenti giuridici adottati<br />
dall’Europa per tutelare l’ambiente a<br />
livello comunitario.<br />
Da allora la legislazione sui rifiuti<br />
ha subìto una notevole evoluzione,<br />
contribuendo a migliorare le modalità<br />
di eliminazione di alcuni rifiuti, come<br />
quelli pericolosi, e il riciclaggio di altri<br />
(urbani, imballaggi, autoveicoli, apparecchiature<br />
elettriche ed elettroniche)<br />
nonostante la gestione dei rifiuti abbia<br />
fatto notevoli progressi, l’Unione<br />
Europea continua a produrre rifiuti<br />
per 1,3 miliardi di tonnellate, con un<br />
ritmo pari alla crescita economica (in<br />
Italia nel 2004 sono aumentati più del<br />
PIL), tanto che ogni cittadino europeo<br />
produce una media annua di 530 Kg di<br />
rifiuti urbani, ma solo il 27% di questi<br />
viene riciclato o trasformato in compost,<br />
mentre il 49% finisce in discarica<br />
e il 28% viene incenerito.<br />
Questo vuol dire che malgrado la<br />
maggiore espansione delle attività di<br />
riciclaggio, le discariche, che costituiscono<br />
l’aspetto più problematico<br />
dell’eliminazione dei rifiuti, diminuiscono<br />
molto lentamente. C’è bisogno,<br />
quindi, di una maggiore prevenzione<br />
per invertire questa tendenza all’aumento<br />
dei rifiuti che possono costituire,<br />
secondo la Commissione Europea, una<br />
vera e propria risorsa.<br />
“La produzione, lo smaltimento e il<br />
riciclaggio dei rifiuti - ha dichiarato il<br />
commissario per l’Ambiente Stavros<br />
Dimas - sono problemi che interessano<br />
noi tutti, singoli individui, imprese ed<br />
enti pubblici. È ora di passare ad un<br />
approccio più moderno e di impegnarci<br />
per riciclare di più e meglio”.<br />
A tal fine è stata elaborata una strategia<br />
a lungo termine che mira a “fare<br />
dell’Europa una società che ricicla” ed<br />
in cui i rifiuti, non evitabili, vengono<br />
trasformati in risorsa.<br />
Non è casuale che questa nuova Stra-<br />
32<br />
IL COMMENTO<br />
Commissione UE: “Fare dell’Europa una società che ricicla”<br />
PRESENTATA LA NUOVA<br />
STRATEGIA SUI RIFIUTI<br />
tegia per la Prevenzione e Riciclaggio<br />
dei Rifiuti, sia stata presentata lo<br />
stesso giorno di quella sulle Risorse<br />
Naturali con l’obiettivo di ridurre<br />
l’impatto ambientale, approfondendo<br />
le conoscenze, l’elaborazione di mezzi<br />
di sorveglianza e la promozione di<br />
un approccio mirato in alcuni settori<br />
dell’economia, per raggiungere “una<br />
nuova tappa determinante” sulla strada<br />
dello sviluppo sostenibile.<br />
Entrambe le Strategie fanno parte delle<br />
7 Strategie tematiche previste dal VI<br />
Programma di azione per l’ambiente<br />
(va dal 2002 e si concluderà nel 2012)<br />
che la Commissione ha adottato o sta<br />
elaborando.<br />
Le altre 5 riguardano:<br />
- l’inquinamento atmosferico (presentata<br />
a settembre 2005);<br />
- l’inquinamento marino (presentata<br />
ad ottobre 2005);<br />
- l’ambiente urbano (la comunicazione<br />
definitiva della Commissione<br />
al Consiglio e al Parlamento è stata<br />
presentata a gennaio 2006)<br />
- l’inquinamento dei suoli (di imminente<br />
presentazione);<br />
- l’uso sostenibile dei pesticidi (di imminente<br />
presentazione).<br />
Come è noto le strategie tematiche<br />
costituiscono un moderno strumento<br />
per prendere decisioni basato su ricerche<br />
approfondite e sulla consultazione<br />
delle parti interessate. I temi vengono<br />
trattati con un approccio globale che<br />
tiene conto dei legami con altri problemi<br />
e aree politiche e promuove una<br />
migliore normazione.<br />
Come prima tappa della nuova Strategia<br />
sui Rifiuti, la Commissione Europea<br />
propone la revisione della Direttiva<br />
Quadro del 1975 al fine di “semplificare<br />
e chiarire meglio” il quadro legislativo<br />
in materia.<br />
“La vecchia legislazione prevedeva<br />
una gerarchia nella gestione dei rifiuti,<br />
passando dal migliore al peggiore<br />
dei trattamenti dal punto di vista della<br />
salvaguardia dell’ambiente: la prevenzione;<br />
il riutilizzo; il riciclaggio;<br />
di Vinicio Ruggiero<br />
l’incenerimento e il recupero di energia;<br />
il conferimento in discarica. Tale<br />
gerarchia - ha spiegato Dimas - non<br />
sarà modificata, ma saranno scelte le<br />
migliori soluzioni, considerando tutto<br />
il ciclo della vita di un prodotto non<br />
solo dell’inquinamento causato dal<br />
rifiuto”.<br />
“Dobbiamo anche pensare - ha chiarito<br />
il Commissario - al modo in cui le<br />
politiche in materia possono ridurre,<br />
nel modo più efficiente, gli impatti ambientali<br />
negativi connessi all’impiego<br />
di risorse”.<br />
Di seguito vengono sintetizzati i principali<br />
elementi del riesame, rinviando<br />
ad un’analisi più dettagliata della<br />
proposta pubblicata nel Materiale in<br />
inserto di questo stesso numero di<br />
Regioni&Ambiente:<br />
Focalizzare le politiche dei rifiuti sul<br />
miglioramento del modo con cui si<br />
sfruttano le risorse.<br />
Prevedere l’elaborazione di programmi<br />
nazionali obbligatori di<br />
prevenzione dei rifiuti che tengano<br />
conto della varietà delle condizioni<br />
locali, regionali, nazionali, da realizzarsi<br />
entro 3 anni dall’entrata in<br />
vigore della Direttiva modificante.<br />
Migliorare il mercato del riciclo, mediante<br />
l’individuazione di standard<br />
ambientali che permettano di escludere<br />
determinati materiali riciclati dal<br />
novero dei rifiuti.<br />
(La Commissione con la Comunicazione<br />
adottata il 27/05/2003 “Verso<br />
una strategia tematica e il riciclo<br />
dei rifiuti” aveva già indicato la necessità<br />
di estensione della Direttiva<br />
96/61/CE sulla prevenzione e riduzione<br />
integrate dell’inquinamento,<br />
nota come Direttiva IPPC, a tutto<br />
il settore dei rifiuti e l’inclusione di<br />
norme qualitative per determinare<br />
quale operazione di trattamento dei<br />
rifiuti debba essere classsificata come<br />
smaltimento o come recupero.<br />
Nella stessa Comunicazione si evidenziava<br />
inoltre la necessità di un
approccio generale in materia di<br />
riciclo, dal momento che l’attuale<br />
legislazione prescrive il riciclo di<br />
materiali da determinati flussi, ad<br />
esempio gli imballaggi, ma non lo<br />
esige quando questi materiali vengono<br />
usati per altri scopi.)<br />
Semplificare la normativa sui rifiuti,<br />
rendendo più chiare le definizioni e<br />
più precise le disposizioni, e integrare<br />
la Direttiva 91/689/CE sui Rifiuti<br />
pericolosi e la Direttiva 75/439/CE<br />
sugli Oli usati per la quale bisogna<br />
mirare alla raccolta anziché alla rigenerazione<br />
che, per la Commissione,<br />
non è più giustificata da un punto di<br />
vista ambientale.<br />
(La lettura della proposta sembra<br />
avallare che sia intenzione della<br />
Commissione fornire risposte<br />
regolamentari ai numerosi conflitti<br />
interpretativi insorti anche a seguito<br />
delle sentenze della Corte di Giustizia<br />
europea, tra tutte quella di “rifiuto”<br />
che, pur rimanendo immutata la<br />
definizione, attraverso l’introduzione<br />
di un “meccanismo” si potrà<br />
fissare criteri di qualità per stabilire<br />
quando un determinato rifiuto cessi<br />
di essere tale per venire considerato<br />
come materia prima secondaria.)<br />
La proposta di Direttiva è accompagnata<br />
da una valutazione di impatto<br />
che analizza cinque serie di alternative,<br />
ciascuna delle quali riguarda uno specifico<br />
aspetto ambientale, e raccomanda<br />
la seguente combinazione:<br />
“- adozione di un approccio volto a<br />
considerare i rifiuti come risorse e<br />
basato sul concetto di ciclo di vita;<br />
ciò implica la necessità di migliorare<br />
la base di conoscenze e di precisare<br />
l’obiettivo ambientale della politica<br />
in materia di rifiuti;<br />
- passaggio ad una società europea<br />
basata sul riciclaggio, mediante la<br />
definizione di requisiti ambientali<br />
comuni applicabili al ricilcaggio<br />
dei rifiuti;<br />
- adeguamento del quadro normativo<br />
mediante la revisione della direttiva<br />
quadro sui rifiuti e l’adozione di<br />
linee guida per gli aspetti che necessitano<br />
di una considerazione caso<br />
per caso”.<br />
Gli obiettivi e la formulazione della<br />
proposta non hanno mancato di sollevare<br />
preoccupazioni e critiche da parte<br />
del mondo ambientalista, che possono<br />
riassumersi nella dichiarazione di<br />
John Hontelez, Segretario Generale<br />
della European Environmental Bureau<br />
(EEB), la più ampia federazione<br />
internazionale che riunisce 143 organizzazioni<br />
ambientaliste di 31 paesi, tra<br />
cui Legambiente, secondo il quale le<br />
nuove indicazioni della Commissione<br />
UE, al di là delle buone dichiarazioni<br />
di principio sono confuse e contraddittorie:<br />
“Non solo non contengono<br />
gli elementi per affrontare in modo<br />
appropriato l’uso delle risorse e la prevenzione<br />
dei rifiuti, ma rischiano di<br />
smantellare un pezzo essenziale della<br />
legislazione comunitaria esistente. Ci<br />
allontanano anziché avvicinarci dalla<br />
realizzazione di una società europea<br />
basata sul riciclo dei rifiuti. Quella<br />
recycling society, a cui diversi paesi<br />
stanno lavorando ormai da qualche<br />
decennio, in cui la gestione dei rifiuti,<br />
oltre che sulla prevenzione, si basa quasi<br />
totalmente sul riuso e sul riciclaggio,<br />
con l’obiettivo di eliminare progressivamente,<br />
riducendo al minimo, i residui<br />
di rifiuti da avviare all’incenerimento<br />
o alla discarica”.<br />
Per gli ambientalisti gli aspetti carenti<br />
o dannosi della proposta riguardano<br />
essenzialmente:<br />
- l’assenza di indicazioni chiare circa la<br />
gerarchia di opzioni per la gestione<br />
dei rifiuti (riduzione-riuso-riciclaggiorecupero<br />
energetico-smaltimento),<br />
che sarebbe foriera di una deregulation,<br />
attraverso la definizione<br />
di piani regionali e nazionali, con<br />
un contemporaneo allentamento<br />
dell’armonizzazione comunitaria;<br />
- l’adozione del “life cycle thinking”,<br />
come metodo per individuare le<br />
migliori soluzioni possibili, che<br />
non permetterebbe di raggiungere<br />
risultati oggettivi, dal momento che<br />
l’utilizzo dello strumento operativo<br />
del Life Cycle Assessment (LCA)<br />
non è ancora in grado, anche per<br />
l’assenza di un inventario di dati<br />
universalmente riconosciuti e di<br />
aspetti metodologici standardizzati,<br />
di realizzare valide politiche di pianificazione<br />
ambientale;<br />
- la revisione del concetto di “recupero”<br />
che, non facendo più distinzione<br />
tra recupero di materia e recupero di<br />
energia, consentirebbe di riclassificare<br />
l’incenerimento dei rifiuti urbani<br />
come recupero, di fatto in funzione<br />
paritetica al riciclaggio, senza tener<br />
conto che due sentenze della Corte<br />
di Giustizia europea del 2003, hanno<br />
classificato l’incenerimento come<br />
smaltimento.<br />
Dal momento che l’iter per giungere<br />
all’approvazione della Direttiva è ancora<br />
lungo, ci sarà tutto il tempo per<br />
un’analisi e un dibattito più approfonditi<br />
capaci di offrire delle indicazioni e<br />
chiarimenti a governanti e parlamentari<br />
per giungere a soluzioni ampiamente<br />
condivise.<br />
33
INSERTO<br />
Regioni&Ambiente<br />
<strong>n°</strong> 3 Marzo 2006<br />
PROPOSTA DI DIRETTIVA<br />
RELATIVA AI RIFIUTI<br />
ADOTTATA IL 21.12.2005<br />
DALLA COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE<br />
In questo inserto presentiamo il testo della Proposta di<br />
Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa<br />
ai Rifi uti, che la Commissione europea ha adottato in<br />
dicembre, nell’ambito di una nuova Strategia Tematica<br />
prevista dal VI Programma di Azione per l’Ambiente<br />
(2002-2012) e che costituisce una vera e propria revisione<br />
della Direttiva quadro del 1975 (75/442/CEE).<br />
Essendo appunto un Frame work non indica specifi ci<br />
obiettivi numerici, ma obbliga gli stati membri a<br />
seguire all’interno della legislazione nazionale una<br />
serie di azioni.<br />
Il testo della proposta consta di:<br />
- un Preambolo di 20 “considerando” che richiamano<br />
gli obiettivi, gli elementi giuridici e i documenti preparatori;<br />
- 40 articoli;<br />
- 5 allegati.<br />
Quantunque l’iter legislativo previsto sia lungo, rinviando<br />
i lettori allo specifi co articolo inserito in questo numero di<br />
Regioni&Ambiente, riteniamo opportuno proporre il testo<br />
della Proposta, stante le notevoli ricadute che essa avrà<br />
sulle normative degli stati membri, poiché comporterà<br />
la contemporanea abolizione di 3 importanti Direttive:<br />
- la 75/442/CEE sui Rifi uti;<br />
- la 75/449/CEE sugli Oli usati;<br />
- la 91/689/CEE sulla Prevenzione e Riduzione Integrate<br />
dell’Inquinamento (IPPC).<br />
(ndr: Il testo, tratto dal sito: http://europa.eu.int/comm/<br />
environment/waste/pdf/directive_waste_it.pdf, non riveste<br />
carattere di uffi cialità e non è sostitutivo in alcun modo<br />
della pubblicazione uffi ciale cartacea).<br />
llustrazione dettagliata della proposta<br />
L’articolo 1 defi nisce l’obiettivo della direttiva proposta.<br />
Il nuovo obiettivo concentra l’attenzione della direttiva<br />
quadro sui rifi uti sugli impatti ambientali derivanti dalla<br />
produzione e dalla gestione dei rifi uti, tenendo conto del<br />
ciclo di vita delle risorse.<br />
Viene perciò istituito un collegamento tra tale obiettivo e la<br />
“gerarchia dei rifi uti”, contenuta in precedenza nell’articolo<br />
3 della direttiva 75/ 442/CEE, senza peraltro modifi care<br />
l’ordine e la natura della gerarchia. La formulazione di<br />
quest’ultima è aggiornata per tener conto dell’evoluzione<br />
dei termini utilizzati.<br />
L’articolo 2 defi nisce l’ambito di applicazione della<br />
proposta di direttiva.<br />
L’articolo 2, paragrafo 2, è modifi cato per limitare il concetto<br />
di “contemplati da altra normativa” alla sola normativa<br />
a cura di Fabio Bastianelli<br />
comunitaria, al fi ne di accrescere la certezza del diritto e<br />
di garantire una copertura minima a livello comunitario.<br />
All’elenco dei rifi uti esclusi dal campo di applicazione della<br />
direttiva sono aggiunti il suolo contaminato non escavato,<br />
i sottoprodotti animali e i sottoprodotti agricoli.<br />
L’articolo 3 contiene le defi nizioni applicabili ai fi ni<br />
della presente direttiva e delle direttive che rinviano a<br />
quest’ultima.<br />
La defi nizione di “rifi uto” rimane invariata, ma nel capo<br />
III viene previsto un meccanismo che consente di<br />
chiarire il momento in cui un determinato rifi uto cessa<br />
di essere tale, grazie all’adozione, tramite la procedura<br />
di comitato, di appositi criteri per i fl ussi di rifi uti che<br />
soddisfano le condizioni di cui all’articolo 11.<br />
La defi nizione di “riutilizzo” è analoga a quella contenuta<br />
nella direttiva sugli imballaggi e i rifi uti di imballaggio.<br />
Viene aggiunta una defi nizione di “riciclaggio”, per<br />
precisare la portata di questa nozione.<br />
La defi nizione di “raccolta” è modifi cata per chiarire<br />
che si tratta dell’atto di prelevare e radunare i rifi uti al<br />
fi ne di trasportarli nell’apposito impianto di trattamento;<br />
non comprende invece le operazioni di trattamento che<br />
comportano la miscelazione o la cernita dei rifi uti.<br />
Le defi nizioni di “produttore”, “detentore” e “gestione”<br />
rimangono sostanzialmente invariate.<br />
L’articolo 4 mantiene una base giuridica per l’elenco dei<br />
rifi uti istituito con decisione della Commissione.<br />
Gli articoli 5 e 6 contengono una nuova defi nizione di<br />
“recupero”, che conferma che la base di questa defi nizione<br />
è la sostituzione delle risorse.<br />
Abbinata alla defi nizione di smaltimento, essa permette<br />
di risolvere, se necessario attraverso la fi ssazione<br />
di criteri di effi cienza, i casi in cui è diffi cile operare<br />
una distinzione. È inoltre previsto un meccanismo che<br />
consente, se necessario, di classifi care con maggiore<br />
precisione determinate operazioni di trattamento dei<br />
rifi uti come recupero o come smaltimento, ricorrendo<br />
alla procedura di comitato.<br />
Gli articoli 7 e 8 stabiliscono ora l’obbligo generale di<br />
garantire che i rifi uti siano gestiti in modo tale da non<br />
rappresentare un pericolo per l’ambiente o per la salute<br />
umana e che siano trattati in maniera compatibile con<br />
le disposizioni della direttiva.<br />
La formulazione di tali obblighi rimane invariata rispetto<br />
alla direttiva 91/156/CEE.<br />
L’articolo 9, relativo ai costi del trattamento, riguarda<br />
adesso anche le operazioni di recupero oltre che quelle<br />
I
II<br />
di smaltimento. Il testo precedente è stato modifi cato<br />
per chiarire che i costi che i detentori o i produttori dei<br />
rifi uti devono sostenere per la gestione dei rifi uti devono<br />
rispecchiare interamente le esternalità connesse allo<br />
smaltimento o al recupero di tali rifi uti. In altri termini i<br />
costi devono corrispondere all’effettivo costo ambientale<br />
della produzione e della gestione dei rifi uti.<br />
L’articolo 10 sulla rete di impianti di smaltimento rimane<br />
sostanzialmente invariato.<br />
Il capo III istituisce un meccanismo che consente di<br />
chiarire il momento in cui determinati rifi uti cessano di<br />
essere tali grazie all’adozione, mediante la procedura<br />
di comitato, di appositi criteri per i fl ussi di rifi uti che<br />
soddisfano le condizioni di cui all’articolo 11.<br />
Gli articoli da 12 a 15 riguardanti i rifi uti pericolosi sono<br />
ripresi dalla direttiva sui rifi uti pericolosi.<br />
La defi nizione di “rifi uto pericoloso” è modifi cata per<br />
precisare meglio il concetto di “rifi uto domestico” e la<br />
sua esclusione dalla defi nizione.<br />
L’articolo 16 sulla separazione dei rifi uti pericolosi è<br />
ripreso dalla direttiva sui rifi uti pericolosi.<br />
La deroga al divieto di miscelazione viene mantenuta,<br />
ma è subordinata alla condizione che l’operazione sia<br />
conforme alle migliore tecniche disponibili (BAT).<br />
È eliminato il riferimento alla sicurezza, trattandosi di<br />
un termine non utilizzato nella legislazione sui rifi uti e<br />
non compatibile con l’attenzione riservata agli impatti<br />
ambientali.<br />
L’articolo 17 sull’etichettatura dei rifi uti pericolosi integra<br />
nella direttiva quadro le corrispondenti disposizioni della<br />
direttiva sui rifi uti pericolosi.<br />
L’articolo 18 sugli oli minerali usati riprende dalla direttiva<br />
sugli oli usati l’obbligo di raccolta differenziata.<br />
L’articolo 19 unifi ca i due articoli del testo precedente<br />
concernenti l’autorizzazione delle operazioni di recupero<br />
e delle operazioni di smaltimento, ma la formulazione<br />
rimane invariata.<br />
L’articolo 20 stabilisce che gli stabilimenti o le imprese<br />
che già dispongono di un’autorizzazione IPPC non<br />
necessitano anche di un’autorizzazione a norma della<br />
direttiva quadro sui rifi uti.<br />
L’articolo 21 consente alla Commissione di defi nire mediante<br />
la procedura di comitato, ove necessario, norme<br />
minime applicabili alle autorizzazioni.<br />
Gli articoli da 22 a 24 stabiliscono le condizioni per<br />
derogare all’obbligo di autorizzazione nel caso dei rifi uti<br />
e dei rifi uti pericolosi.<br />
L’articolo 25 rafforza le disposizioni applicabili alle<br />
imprese di raccolta dei rifi uti, ai trasportatori, ai commercianti<br />
e agli intermediari e introduce una procedura<br />
per l’adozione di norme minime in questo settore.<br />
L’articolo 26, riguardante i piani di gestione dei rifi uti,<br />
è stato riformulato per chiarire meglio quale deve essere<br />
il contenuto di tali piani.<br />
Viene inoltre specifi cato che, nell’elaborazione dei<br />
piani, occorre tener conto dell’intero ciclo di vita delle<br />
risorse.<br />
Gli articoli da 29 a 31 introducono specifi che disposizioni<br />
in materia di prevenzione dei rifi uti, imponendo<br />
agli Stati membri di predisporre programmi di prevenzione<br />
e stabilendo le condizioni per l’elaborazione dei<br />
programmi.<br />
L’articolo 32 riguarda le ispezioni, che vengono rafforzate<br />
con l’introduzione di un obbligo specifi co di<br />
controllare l’origine e la destinazione dei rifi uti raccolti<br />
e trasportati.<br />
L’articolo 33 riguarda la tenuta di registri;<br />
Per i rifi uti pericolosi i registri devono essereconservati<br />
per almeno tre anni.<br />
L’articolo 34 contiene ora, oltre all’obbligo di comunicazione<br />
delle informazioni, anche una disposizione in<br />
materia di riesame.<br />
L’articolo 35 riguarda le modifi che per adeguare al progresso<br />
scientifi co e tecnico gli allegati della direttiva.<br />
L’articolo 36 istituisce un comitato di assistenza alla<br />
commissione.<br />
L’articolo 37 é relativo all’attuazione della direttiva.<br />
Rimasto invariato.<br />
L’articolo 38 sancisce l’abrogazione delle direttive<br />
75/439/CEE, 75/442/CEE e 91/689/CEE.<br />
Gli articolo 39 e 40 “rimasti invariati” riguardano l’entrata<br />
in vigore e i destinatari della direttiva.
PROPOSTA DI DIRETTIVA DEL PARLAMENTO<br />
EUROPEO E DEL CONSIGLIO<br />
RELATIVA AI RIFIUTI<br />
(Testo rilevante ai fi ni del SEE)<br />
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DEL-<br />
L’UNIONE EUROPEA,<br />
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in<br />
particolare l’articolo 175, paragrafo 1 ,<br />
vista la proposta della Commissione 1 ,<br />
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo<br />
2 ,<br />
visto il parere del Comitato delle regioni 3 ,<br />
deliberando secondo la procedura di cui all’articolo 251<br />
del trattato 4 ,<br />
considerando quanto segue:<br />
(1) La direttiva 75/442/CEE del Consiglio, del 15 luglio<br />
1975, relativa ai rifi uti 5 stabilisce il quadro normativo<br />
per il trattamento dei rifi uti nella Comunità. La direttiva<br />
defi nisce alcuni concetti basilari, come le nozioni di<br />
rifi uto, recupero e smaltimento, e stabilisce gli obblighi<br />
essenziali per la gestione dei rifi uti, in particolare l’obbligo<br />
di autorizzazione e di registrazione per le operazioni<br />
di gestione dei rifi uti e per gli operatori economici,<br />
l’obbligo, per gli Stati membri, di elaborare piani per<br />
la gestione dei rifi uti e altri principi fondamentali come<br />
l’obbligo di trattare i rifi uti in modo da evitare impatti<br />
negativi sull’ambiente e il principio secondo il quale<br />
il produttore dei rifi uti deve sostenere i costi del loro<br />
trattamento.<br />
(2) La decisione n. 1<strong>60</strong>0/2002/CE del Parlamento europeo<br />
e del Consiglio, del 22 luglio 2002, che istituisce<br />
il sesto programma comunitario di azione in materia<br />
di ambiente 6 sollecita l’estensione o la revisione della<br />
1 GU C […] del […], pag. […].<br />
2 GU C […] del […], pag. […].<br />
3 GU C […] del […], pag. […].<br />
4 Parere del Parlamento europeo del .. .. ... (GU C … del …<br />
pag. …), posizione comune del Consiglio del…. (GU C … del<br />
… pag. …) e decisione del Parlamento europeo del.... (GU C<br />
… del… pag.…).<br />
5 GU L 194 del 25.7.1975, pag. 39. Direttiva modifi cata da ultimo<br />
dal regolamento (CE) n. 1882/2003 del Parlamento europeo<br />
e del Consiglio (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1.).<br />
6 GU L 242 del 10.9.2002, pag. 1.<br />
normativa sui rifi uti, in particolare al fi ne di chiarire la<br />
distinzione tra ciò che è rifi uto e ciò che non lo è e di<br />
defi nire appositi criteri per la riformulazione dell’allegato<br />
II, parti A e B della direttiva 75/442/CEE.<br />
(3) Nella comunicazione del 27 maggio 2003 intitolata<br />
“Verso una strategia tematica di prevenzione e riciclo<br />
dei rifi uti” la Commissione sottolineava la necessità di<br />
riesaminare le defi nizioni esistenti di “recupero” e “smaltimento”,<br />
di introdurre una defi nizione di “riciclaggio”<br />
di applicazione generale e di avviare un dibattito sulla<br />
defi nizione di “rifi uto”.<br />
(4) Nella risoluzione del 20 aprile 2004 il Parlamento<br />
europeo invitava la Commissione a considerare la possibilità<br />
di estendere il campo di applicazione della direttiva<br />
96/61/CE del Consiglio, del 24 settembre 1996, sulla<br />
prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento 7<br />
all’intero settore dei rifi uti. Il Parlamento invitava inoltre<br />
la Commissione a stabilire una chiara distinzione tra le<br />
operazioni di recupero e di smaltimento e a precisare la<br />
distinzione tra ciò che è rifi uto e ciò che non lo è.<br />
(5) Nelle sue conclusioni del 1° luglio 2004, il Consiglio<br />
invitava la Commissione a presentare una proposta di<br />
revisione di alcuni aspetti della direttiva 75/442/CEE per<br />
chiarire la distinzione tra ciò che è rifi uto e ciò che non<br />
lo è e la differenza tra recupero e smaltimento.<br />
(6) È pertanto necessario procedere a una revisione della<br />
direttiva 75/442/CEE per precisare alcuni concetti basilari<br />
come le defi nizioni di rifi uto, recupero e smaltimento,<br />
per rafforzare le misure da adottare per la prevenzione<br />
dei rifi uti, per introdurre un approccio che tenga conto<br />
dell’intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali e<br />
non soltanto della fase in cui diventano rifi uti, e per<br />
concentrare l’attenzione sulla riduzione degli impatti<br />
ambientali connessi alla produzione e alla gestione dei<br />
rifi uti, rafforzando in tal modo il valore economico di<br />
questi ultimi. Per esigenze di chiarezza e leggibilità è<br />
opportuno sostituire la direttiva 75/442/CEE.<br />
(7) Poiché le principali operazioni di gestione dei rifi uti<br />
sono ormai disciplinate dalla legislazione comunitaria in<br />
materia di ambiente, è importante che anche la direttiva<br />
sui rifi uti si adegui a questa impostazione. L’accento<br />
7 GU L 257 del 10.10.1996, pag. 26. Direttiva modifi cata da<br />
ultimo dal regolamento (CE) n. 1882/2003<br />
del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 284 del<br />
31.10.2003, pag. 1.).<br />
III
IV<br />
posto sugli obiettivi ambientali stabiliti dall’articolo 174<br />
del trattato dovrebbe permettere di concentrare maggiormente<br />
l’attenzione sugli impatti ambientali connessi alla<br />
produzione e alla gestione dei rifi uti nel corso dell’intero<br />
ciclo di vita delle risorse. È quindi opportuno che la base<br />
giuridica della presente direttiva sia l’articolo 175.<br />
(8) È ormai dimostrato che gli strumenti economici che<br />
presentano un buon rapporto costi-effi cacia sono e<br />
possono essere utili alla realizzazione degli obiettivi di<br />
prevenzione e gestione dei rifi uti. I rifi uti costituiscono<br />
una risorsa preziosa, e un maggiore ricorso agli strumenti<br />
economici consentirà di massimizzare i benefi ci ambientali.<br />
Nella presente direttiva occorre quindi incoraggiare<br />
il ricorso a tali trumenti al livello appropriato.<br />
(9) Il regolamento (CE) n. 1774/2002 del Parlamento<br />
europeo e del Consiglio 8 stabilisce norme sanitarie relative<br />
ai sottoprodotti di origine animale non destinati<br />
al consumo umano. Il regolamento prevede tra l’altro<br />
controlli proporzionati per quanto riguarda la trasformazione,<br />
l’uso e lo smaltimento di tutti i rifi uti di origine<br />
animale, al fi ne di evitare che essi presentino rischi<br />
per la salute pubblica o per la salute degli animali. È<br />
pertanto necessario chiarire il legame esistente con tale<br />
regolamento ed evitare una duplicazione delle norme,<br />
escludendo i sottoprodotti di origine animale nel caso<br />
in cui siano destinati ad usi che non sono considerati<br />
operazioni di trattamento dei rifi uti.<br />
(10) Alla luce dell’esperienza acquisita nell’applicazione<br />
del regolamento (CE) n. 1774/2002, è opportuno<br />
precisare il campo di applicazione della normativa sui<br />
rifi uti e più in particolare delle disposizioni sui rifi uti<br />
pericolosi in relazione ai sottoprodotti di origine animale<br />
disciplinati dal regolamento (CE) n. 1774/2002. Nel caso<br />
in cui i sottoprodotti di origine animale presentino rischi<br />
potenziali per la salute, lo strumento giuridico idoneo per<br />
far fronte a questo tipo di rischi è il regolamento (CE)<br />
n. 1774/2002, ed è opportuno evitare sovrapposizioni<br />
con la normativa in materia di rifi uti.<br />
(11) Occorre introdurre una defi nizione di “riutilizzo”<br />
per chiarire la portata di questa operazione nell’ambito<br />
del trattamento dei rifi uti in generale e il ruolo del riutilizzo<br />
di materiali o prodotti rientranti nella defi nizione<br />
di rifi uto. È opportuno che la defi nizione di “riutilizzo”<br />
non comprenda il riutilizzo di prodotti che non sono<br />
8 GU L 273 del 10.10.2002, pag. 1.<br />
precedentemente diventati rifi uti e riguardi invece soltanto<br />
le attività che comportano il riutilizzo di prodotti<br />
e componenti che sono diventati rifi uti.<br />
(12) Occorre introdurre nella direttiva quadro sui rifi uti<br />
una defi nizione di “riciclaggio”, per precisare la portata<br />
di questo concetto.<br />
(13) Occorre modifi care le defi nizioni di “recupero” e<br />
“smaltimento” per garantire una netta distinzione tra<br />
questi due concetti, fondata su una vera differenza in<br />
termini di impatto ambientale e, in particolare, sul fatto<br />
che l’operazione porti o meno alla sostituzione di risorse<br />
naturali nell’economia. È inoltre necessario introdurre<br />
un meccanismo correttivo per chiarire le situazioni in<br />
cui risulta diffi cile applicare tale distinzione a livello<br />
pratico o in cui la classifi cazione dell’attività come recupero<br />
non corrisponde all’impatto ambientale effettivo<br />
dell’operazione.<br />
(14) Per chiarire alcuni aspetti della defi nizione di “rifi uto”<br />
è necessario specifi care, categoria per categoria, in<br />
quale momento si ritiene che determinati rifi uti cessino<br />
di essere tali e diventino materiali o sostanze secondari.<br />
L’introduzione di un meccanismo che subordina la<br />
riclassifi cazione all’applicazione di criteri fi nalizzati a<br />
garantire un elevato livello di tutela dell’ambiente dovrebbe<br />
comportare benefi ci sia sotto il profi lo economico<br />
che ambientale.<br />
(15) È opportuno che i costi siano ripartiti in modo da<br />
rispecchiare il costo reale per l’ambiente derivante dalla<br />
produzione e dalla gestione dei rifi uti.<br />
(16) Al fi ne di consentire alla Comunità nel suo complesso<br />
di diventare autosuffi ciente nello smaltimento dei<br />
rifi uti e agli Stati membri di convergere individualmente<br />
verso tale obiettivo, è necessario prevedere una rete di<br />
cooperazione tra impianti di smaltimento, che tenga conto<br />
del contesto geografi co e della necessità di disporre<br />
di impianti specializzati per alcuni tipi di rifi uti.<br />
(17) È necessario precisare meglio l’ambito di applicazione<br />
e il contenuto dell’obbligo di predisporre piani<br />
per la gestione dei rifi uti, con particolare riferimento<br />
all’applicabilità ai siti storicamente contaminati e all’impiego<br />
di strumenti economici, e integrare nel processo<br />
di elaborazione o modifi ca di tali piani la necessità di<br />
considerare gli impatti ambientali che si producono nel<br />
corso dell’intero ciclo di vita di prodotti e materiali.Ove<br />
opportuno occorre anche tener conto delle prescrizioni<br />
in materia di pianifi cazione nel settore dei rifi uti con-
template dall’articolo 14 della direttiva 94/62/CE 9 del<br />
Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre<br />
1994, sugli imballaggi e i rifi uti di imballaggio e della<br />
strategia per la riduzione dei rifi uti biodegradabili<br />
conferiti in discarica di cui all’articolo 5 della direttiva<br />
1999/31/CE del Consiglio, del 26 aprile 1999, relativa<br />
alle discariche di rifi uti<br />
(18) Per migliorare le modalità di attuazione delle azioni<br />
di prevenzione dei rifi uti negli Stati membri e per<br />
favorire la diffusione delle buone pratiche in questo<br />
settore, è necessario rafforzare le disposizioni riguardanti<br />
la prevenzione dei rifi uti e introdurre l’obbligo, per gli<br />
Stati membri, di elaborare programmi di prevenzione<br />
incentrati sui principali impatti ambientali e basati sulla<br />
considerazione dell’intero ciclo di vita. Gli obiettivi e<br />
le misure dovrebbero essere fi nalizzati a dissociare la<br />
crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla<br />
produzione di rifi uti. È opportuno che le parti interessate<br />
e il pubblico in generale abbiano la possibilità di partecipare<br />
all’elaborazione di tali programmi e vi abbiano<br />
accesso una volta elaborati, come previsto dalla direttiva<br />
2003/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio 11 .<br />
(19) Occorre modifi care alcune disposizioni riguardanti<br />
il trattamento dei rifi uti contenute nella direttiva 91/689/<br />
CEE del Consiglio, del 12 dicembre 1991, relativa ai rifi uti<br />
pericolosi 12 , per eliminare materiali obsoleti e rendere<br />
il testo più chiaro. Nell’interesse della semplifi cazione<br />
della legislazione comunitaria è opportuno integrare<br />
tali disposizioni nella presente direttiva. Per chiarire le<br />
modalità di applicazione del divieto di miscelazione e<br />
per proteggere l’ambiente e la salute umana, occorre<br />
limitare le deroghe al suddetto divieto stabilite dalla<br />
direttiva 91/689/CEE alle situazioni in cui la miscelazione<br />
rappresenta la migliore tecnica disponibile ai sensi<br />
della direttiva 96/61/CE. Occorre pertanto abrogare la<br />
direttiva 91/689/CEE.<br />
(20) La priorità riservata alla rigenerazione nella direttiva<br />
75/439/CEE del Consiglio, del 16 giugno 1975, concernente<br />
l’eliminazione degli oli usati 13 non sembra più<br />
comportare evidenti vantaggi ambientali ed è pertan-<br />
9 GU L 365 del 31.12.1994, pag. 10.<br />
10 GU L 182 del 16.7.1999, pag. 1.<br />
11 GU L 156 del 25.6.2003, pag. 17.<br />
12 GU L 377 del 31.12.1991, pag. 20. Direttiva modifi cata dalla<br />
direttiva 94/31/CE (GU L 168 del 2.7.1994, pag. 28).<br />
13 GU L 194 del 25.7.1975, pag. 23. Direttiva modifi cata da<br />
ultimo dalla direttiva 2000/76/CE del Parlamento europeo e<br />
del Consiglio (GU L 332 del 28.12.2000, pag. 91).<br />
to opportuno abrogare la direttiva. Tuttavia, poiché<br />
la raccolta differenziata è un elemento determinante<br />
per l’adeguata gestione degli oli usati, al fi ne di evitare<br />
danni ambientali dovuti ad uno smaltimento inadeguato<br />
è opportuno integrare nella presente direttiva l’obbligo<br />
di raccolta degli oli usati. Occorre pertanto abrogare la<br />
direttiva 75/439/CEE.<br />
(21) Le misure necessarie per l’attuazione della presente<br />
direttiva sono adottate in conformità della decisione<br />
1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante<br />
modalità per l’esercizio delle competenze di esecuzione<br />
conferite alla Commissione 14 .<br />
(22) Poiché gli obiettivi della presente direttiva, riguardanti<br />
la tutela dell’ambiente e il corretto funzionamento<br />
del mercato interno, non possono essere conseguiti in<br />
misura suffi ciente dagli Stati membri ma possono, a<br />
motivo delle dimensioni e degli effetti dell’azione, essere<br />
realizzati meglio a livello comunitario, la Comunità può<br />
intervenire in base al principio di sussidiarietà di cui<br />
all’articolo 5 del trattato CE. In conformità del principio<br />
di proporzionalità di cui al medesimo articolo, la presente<br />
direttiva non va al di là di quanto necessario per<br />
il raggiungimento di tali obiettivi,<br />
HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:<br />
Capo I<br />
OGGETTO, CAMPO DI APPLICAZIONE E DEFINI-<br />
ZIONI<br />
Articolo 1<br />
Oggetto<br />
La presente direttiva stabilisce misure dirette a ridurre gli<br />
impatti ambientali complessivi, connessi all’uso delle risorse,<br />
derivanti dalla produzione e dalla gestione dei rifi uti.<br />
A tal fi ne, essa prevede altresì che gli Stati membri adottino<br />
le misure appropriate per promuovere, in primo luogo, la<br />
prevenzione o la riduzione della produzione e della nocività<br />
dei rifi uti e, in secondo luogo, il recupero dei rifi uti mediante<br />
riutilizzo, riciclaggio e altre operazioni di recupero.<br />
Articolo 2<br />
Campo di applicazione<br />
La presente direttiva non si applica agli effl uenti gassosi<br />
emessi in atmosfera.<br />
14 GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.<br />
V
VI<br />
1. La direttiva non si applica alle categorie di rifi uti di<br />
seguito indicate, in relazione ad alcuni aspetti specifi ci<br />
delle suddette categorie già contemplati da altra normativa<br />
comunitaria:<br />
a) rifi uti radioattivi;<br />
b) rifi uti risultanti dalla prospezione, dall’estrazione, dal<br />
trattamento, dall’ammasso di risorse minerali o dallo<br />
sfruttamento delle cave;<br />
c) materie fecali ed altre sostanze naturali non pericolose<br />
utilizzate nell’attività agricola;<br />
d) acque di scarico, esclusi i rifi uti allo stato liquido;<br />
e) materiali esplosivi in disuso;<br />
f) suolo contaminato non escavato.<br />
2. La direttiva non si applica alle carcasse animali o<br />
ai sottoprodotti di origine animale destinati agli usi di<br />
cui al regolamento (CE) n. 1774/2002, ferma restando<br />
l’applicazione della presente direttiva al trattamento dei<br />
rifi uti biodegradabili contenenti sottoprodotti di origine<br />
animale.<br />
3. La direttiva non si applica alle materie fecali, alla paglia<br />
e ad altre sostanze naturali non pericolose derivanti<br />
dalla produzione agricola e utilizzate nell’attività agricola<br />
o per la produzione di energia da biomassa mediante il<br />
ricorso a procedimenti o metodi che non danneggiano<br />
l’ambiente né mettono in pericolo la salute umana.<br />
4. Con l’espressione “carcasse animali” di cui al paragrafo<br />
2 si intendono gli animali morti per cause diverse dalla<br />
macellazione, compresi gli animali abbattuti per eradicare<br />
un’epizoozia, nel contesto delle pratiche agricole<br />
e di allevamento.<br />
Articolo 3<br />
Defi nizioni<br />
Ai fi ni della presente direttiva si intende per:<br />
a) “rifi uto”: qualsiasi sostanza od oggetto di cui il<br />
detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di<br />
disfarsi;<br />
b) “produttore”: la persona la cui attività ha prodotto<br />
rifi uti o la persona che ha effettuato operazioni di pretrattamento,<br />
di miscelazione o altre operazioni che hanno<br />
mutato la natura o la composizione di detti rifi uti;<br />
c) “detentore”: il produttore dei rifi uti o la persona fi sica<br />
o giuridica che li detiene;<br />
d) “gestione”: la raccolta, il trasporto, il recupero e lo<br />
smaltimento dei rifi uti, compreso il controllo di queste<br />
operazioni nonché il controllo delle discariche dopo la<br />
loro chiusura;<br />
e) “raccolta”: il prelievo dei rifi uti ai fi ni del loro trasporto<br />
in un impianto di trattamento;<br />
f) “riutilizzo”: qualsiasi operazione di recupero attraverso<br />
la quale prodotti o componenti che erano diventati<br />
rifi uti sono reimpiegati per la stessa fi nalità per la quale<br />
erano stati concepiti;<br />
g) “riciclaggio”: il recupero dei rifi uti sotto forma di<br />
prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro<br />
funzione originaria o per altri fi ni. Non comprende il<br />
recupero di energia;<br />
h) “oli minerali usati”: qualsiasi olio industriale o lubrifi<br />
cante, a base minerale, divenuto improprio all’uso<br />
cui era inizialmente destinato, in particolare gli oli usati<br />
dei motori a combustione e dei sistemi di trasmissione,<br />
nonché gli oli minerali lubrifi canti e gli oli per turbine<br />
e comandi idraulici;<br />
i) “trattamento”: il recupero o lo smaltimento.<br />
Articolo 4<br />
Elenco dei rifi uti<br />
La Commissione predispone un elenco dei rifi uti secondo<br />
la procedura di cui all’articolo 36, paragrafo 2.<br />
L’elenco comprende i rifi uti considerati pericolosi a norma<br />
degli articoli da 12 a 15, tenendo conto dell’origine<br />
e della composizione dei rifi uti e, ove necessario, dei<br />
valori limite di concentrazione.<br />
Capo II<br />
RECUPERO E SMALTIMENTO<br />
SEZIONE 1<br />
DISPOSIZIONI GENERALI<br />
Articolo 5<br />
Recupero<br />
1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare<br />
che tutti i rifi uti siano sottoposti a operazioni (di<br />
seguito “operazioni di recupero”) che permettano un loro<br />
utile impiego in sostituzione, all’interno dell’impianto o<br />
nell’economia in generale, di altre risorse che avrebbero<br />
dovuto essere utilizzate a tal fi ne, o che permettano di<br />
renderli atti a tale impiego. Gli Stati membri considerano<br />
come operazioni di recupero almeno le operazioni di<br />
cui all’allegato II.<br />
2. La Commissione può, secondo la procedura di cui<br />
all’articolo 36, paragrafo 2, adottare misure di esecuzione<br />
al fi ne di defi nire criteri di effi cienza in base ai<br />
quali poter considerare che le operazioni dell’allegato<br />
II abbiano dato origine a un utile impiego dei rifi uti ai<br />
sensi del paragrafo 1.
Articolo 6<br />
Smaltimento<br />
1. Gli Stati membri provvedono affi nché, quando non<br />
sia possibile ricorrere al recupero a norma dell’articolo<br />
5, paragrafo 1, tutti i rifi uti siano sottoposti a operazioni<br />
di smaltimento.<br />
Essi vietano l’abbandono, lo scarico e lo smaltimento<br />
incontrollato dei rifi uti.<br />
2. Gli Stati membri considerano come operazioni di<br />
smaltimento almeno le operazioni elencate nell’allegato<br />
I, anche quando l’operazione ha come conseguenza<br />
secondaria il recupero di sostanze o di energia.<br />
3. Nei casi in cui, malgrado la sostituzione di risorse,<br />
i risultati di un’operazione indicano che, ai fi ni dell’articolo<br />
1, quest’ultima presenta uno scarso potenziale,<br />
la Commissione può adottare, secondo la procedura<br />
dell’articolo 36, paragrafo 2, misure di esecuzione per<br />
aggiungere la suddetta operazione specifi ca all’elenco<br />
di cui all’allegato I.<br />
Articolo 7<br />
Condizioni<br />
Gli Stati membri provvedono affi nché i rifi uti siano<br />
recuperati o smaltiti:<br />
a) senza pericolo per la salute umana;<br />
b) senza ricorrere a procedimenti o metodi che potrebbero<br />
recare pregiudizio all’ambiente;<br />
c) senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo e per<br />
la fl ora e la fauna;<br />
d) senza causare inconvenienti da rumori od odori;<br />
e) senza danneggiare il paesaggio o i siti di particolare<br />
interesse.<br />
Articolo 8<br />
Responsabilità<br />
Gli Stati membri adottano le disposizioni necessarie affi nché<br />
ogni detentore di rifi uti provveda personalmente al<br />
loro recupero o smaltimento oppure li consegni ad uno<br />
stabilimento o ad un’impresa che effettua le operazioni<br />
di trattamento dei rifi uti o ad un’impresa di raccolta<br />
pubblica o privata.<br />
SEZIONE 2<br />
COSTI E RETI<br />
Articolo 9<br />
Costi<br />
Gli Stati membri provvedono affi nché i costi connessi<br />
al recupero o allo smaltimento dei rifi uti siano opportu-<br />
namente ripartiti tra il detentore, i precedenti detentori<br />
e il produttore.<br />
Articolo 10<br />
Rete di impianti di smaltimento<br />
Ciascuno Stato membro adotta, di concerto con altri Stati<br />
membri qualora ciò risulti necessario od opportuno, le<br />
misure appropriate per la creazione di una rete integrata<br />
e adeguata di impianti di smaltimento, tenendo conto<br />
delle migliori tecniche disponibili a norma dell’articolo<br />
2, paragrafo 11, della direttiva 96/61/CE (di seguito<br />
“migliori tecniche disponibili”).<br />
Tale rete è concepita in modo da consentire alla Comunità<br />
nel suo insieme di raggiungere l’autosuffi cienza<br />
nello smaltimento dei rifi uti e agli Stati membri di mirare<br />
individualmente al conseguimento di tale obiettivo, tenendo<br />
conto del contesto geografi co o della necessità di<br />
impianti specializzati per determinati tipi di rifi uti.<br />
Tale rete deve inoltre permettere lo smaltimento dei<br />
rifi uti in uno degli impianti appropriati più vicini, grazie<br />
all’utilizzazione dei metodi e delle tecnologie più idonei<br />
a garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente<br />
e della salute pubblica.<br />
Capo III<br />
CESSAZIONE DELLA QUALIFICA DI RIFIUTO<br />
Articolo 11<br />
Prodotti, materiali e sostanze secondari<br />
1. Al fi ne di determinare se sia opportuno ritenere che<br />
alcuni rifi uti non siano più tali dopo un’operazione di<br />
riutilizzo, riciclaggio o recupero, e di riclassifi care tali<br />
rifi uti come prodotti, materiali o sostanze secondari, la<br />
Commissione verifi ca che siano soddisfatte le seguenti<br />
condizioni:<br />
a) l’eventuale riclassifi cazione non comporta impatti<br />
ambientali complessivamente negativi;<br />
b) esiste un mercato per tali prodotti, materiali o sostanze<br />
secondari.<br />
2. Sulla base della valutazione di cui al paragrafo 1,<br />
la Commissione adotta, secondo la procedura di cui<br />
all’articolo 36, paragrafo 2, misure di esecuzione per<br />
categorie specifi che di rifi uti classifi cate in base ai prodotti,<br />
ai materiali o alle sostanze che li compongono,<br />
precisando i criteri ambientali e di qualità da soddisfare<br />
affi nché il rifi uto in questione possa essere considerato<br />
come materiale, sostanza o prodotto secondario.<br />
3. I criteri defi niti a norma del paragrafo 2 sono tali da<br />
garantire che il materiale, la sostanza o il prodotto secondario<br />
soddisfi le condizioni necessarie per l’immissione<br />
in commercio.<br />
VII
VIII<br />
I criteri tengono conto del possibile rischio di danni<br />
all’ambiente derivante dall’utilizzo o dal trasporto del<br />
materiale, della sostanza o del prodotto secondario e<br />
sono fi ssati in modo da garantire un elevato livello di<br />
protezione della salute umana e dell’ambiente.<br />
Capo IV<br />
RIFIUTI PERICOLOSI<br />
SEZIONE 1<br />
CLASSIFICAZIONE ED ELENCO<br />
Articolo 12<br />
Classifi cazione<br />
I rifi uti si considerano pericolosi se presentano una o più<br />
caratteristiche fra quelle elencate nell’allegato III.<br />
I rifi uti pericolosi prodotti dai nuclei domestici non sono<br />
considerati pericolosi fi no a quando non sono raccolti<br />
da imprese che effettuano operazioni di trattamento dei<br />
rifi uti o da imprese di raccolta pubbliche o private.<br />
I sottoprodotti di origine animale e i prodotti da essi<br />
derivati, disciplinati dal regolamento (CE) n. 1774/2002,<br />
non sono soggetti alle disposizioni della presente direttiva<br />
applicabili ai rifi uti pericolosi a meno che non siano<br />
stati miscelati insieme a rifi uti pericolosi.<br />
Articolo 13<br />
Elenco<br />
La Commissione predispone, secondo la procedura di<br />
cui all’articolo 36, paragrafo 2, un elenco dei rifi uti pericolosi<br />
(di seguito, “l’elenco”).<br />
Tale elenco tiene conto dell’origine e della composizione<br />
dei rifi uti ed eventualmente dei valori limite di<br />
concentrazione.<br />
Articolo 14<br />
Rifi uti pericolosi non fi guranti nell’elenco<br />
1. Uno Stato membro può trattare determinati rifi uti<br />
come pericolosi quando, pur non fi gurando come tali<br />
nell’elenco di cui all’articolo 4 (di seguito “l’elenco”), essi<br />
presentano una o più caratteristiche fra quelle elencate<br />
nell’allegato III.<br />
Lo Stato membro notifi ca tali casi alla Commissione nella<br />
relazione di cui all’articolo 34, paragrafo 1, fornendole<br />
tutte le opportune informazioni.<br />
2. In base alle notifi che ricevute, la Commissione riesamina<br />
l’elenco per deciderne l’eventuale adeguamento<br />
secondo la procedura di cui all’articolo 36, paragrafo 2.<br />
Articolo 15<br />
Rifi uti non pericolosi fi guranti nell’elenco<br />
1. Uno Stato membro può trattare come non pericoloso<br />
un rifi uto che nell’elenco è indicato come pericoloso se<br />
dispone di prove che dimostrano che esso non possiede<br />
nessuna delle caratteristiche elencate nell’allegato III.<br />
Lo Stato membro notifi ca tali casi alla Commissione nella<br />
relazione di cui all’articolo 34, paragrafo 1, fornendole<br />
tutte le opportune informazioni.<br />
2. In base alle notifi che ricevute, la Commissione riesamina<br />
l’elenco per deciderne l’eventuale adeguamento<br />
secondo la procedura di cui all’articolo 36, paragrafo 2.<br />
SEZIONE 2<br />
DISPOSIZIONI PARTICOLARI<br />
Articolo 16<br />
Separazione<br />
1. Gli Stati membri adottano tutte le misure necessarie<br />
per garantire che, in caso di miscelazione dei rifi uti pericolosi<br />
con altri rifi uti pericolosi aventi caratteristiche<br />
diverse o con altri rifi uti, sostanze o materiali, siano<br />
rispettate le seguenti condizioni:<br />
a) l’operazione di miscelazione sia effettuata da uno<br />
stabilimento o da un’impresa titolare di un’autorizzazione<br />
ottenuta a norma dell’articolo 19;<br />
b) le condizioni fi ssate all’articolo 7 siano soddisfatte;<br />
c) l’impatto ambientale della gestione dei rifi uti non<br />
risulti aggravato;<br />
d) l’operazione sia conforme alle migliori tecniche<br />
disponibili.<br />
2. Fatti salvi i criteri di fattibilità tecnica ed economica<br />
che devono essere stabiliti dagli Stati membri, qualora i<br />
rifi uti pericolosi siano stati miscelati, senza tener conto<br />
di quanto previsto dal paragrafo 1, con altri rifi uti pericolosi<br />
che presentano caratteristiche diverse o con altri<br />
rifi uti, sostanze o materiali, si procede alla separazione,<br />
ove necessario, per ottemperare all’articolo 7.<br />
Articolo 17<br />
Etichettatura<br />
1. Gli Stati membri prendono le misure necessarie affi<br />
nché, nel corso della raccolta, del trasporto e dello<br />
stoccaggio temporaneo, i rifi uti siano adeguatamente<br />
imballati ed etichettati in conformità delle norme internazionali<br />
e comunitarie in vigore.<br />
2. In caso di trasferimento di rifi uti pericolosi, questi<br />
sono corredati del modulo di identifi cazione di cui al<br />
regolamento (CE) n. 259/93.
Articolo 18<br />
Oli minerali usati<br />
Fatti salvi gli obblighi riguardanti il trattamento dei rifi uti<br />
pericolosi di cui agli articoli 16 e 17, gli Stati membri<br />
provvedono affi nché gli oli minerali usati siano raccolti<br />
e trattati in conformità dell’articolo 7.<br />
Capo V<br />
AUTORIZZAZIONI O REGISTRAZIONE<br />
SEZIONE 1<br />
AUTORIZZAZIONI<br />
Sottosezione 1<br />
Disposizioni generali<br />
Articolo 19<br />
Rilascio delle autorizzazioni<br />
1. Gli Stati membri impongono a tutti gli stabilimenti<br />
o le imprese che intendono effettuare operazioni di<br />
smaltimento o di recupero di ottenere l’autorizzazione<br />
dell’autorità nazionale competente.<br />
Tale autorizzazione precisa in particolare:<br />
a) i tipi e i quantitativi di rifi uti da trattare;<br />
b) per ciascun tipo di operazione autorizzata, i requisiti<br />
tecnici applicabili al sito interessato;<br />
c) le precauzioni da prendere in materia di sicurezza;<br />
d) il metodo da utilizzare per ciascun tipo di operazione.<br />
L’autorizzazione può prevedere condizioni e obblighi<br />
supplementari.<br />
2. Le autorizzazioni possono essere concesse per un<br />
periodo determinato ed essere rinnovate.<br />
3. L’autorità competente nazionale nega l’autorizzazione<br />
qualora ritenga che il metodo di trattamento previsto<br />
sia inaccettabile dal punto di vista della protezione<br />
dell’ambiente.<br />
4. Le autorizzazioni concernenti il recupero di energia<br />
sono subordinate alla condizione che il recupero avvenga<br />
con un livello elevato di effi cienza energetica.<br />
Articolo 20<br />
Autorizzazioni a norma della direttiva 96/61/CE<br />
L’articolo 19, paragrafo 1, della presente direttiva non si<br />
applica agli stabilimenti o alle imprese titolari di autorizzazioni<br />
ottenute a norma della direttiva 96/61/CE.<br />
Articolo 21<br />
Misure di esecuzione<br />
La Commissione può adottare, secondo la procedura<br />
di cui all’articolo 36, paragrafo 2, norme minime per le<br />
autorizzazioni onde garantire che i rifi uti siano trattati<br />
in maniera compatibile con l’ambiente.<br />
Sottosezione 2<br />
Deroghe<br />
Articolo 22<br />
Ammissibilità<br />
Gli Stati membri possono dispensare dall’obbligo di cui<br />
all’articolo 19, paragrafo 1:<br />
a) gli stabilimenti o le imprese che provvedono essi stessi al<br />
trattamento dei propri rifi uti nei luoghi di produzione;<br />
b) gli stabilimenti o le imprese che recuperano i rifi uti.<br />
Se uno stabilimento o un’impresa effettua sia lo smaltimento<br />
che il recupero, la deroga può riguardare soltanto<br />
le operazioni di recupero.<br />
Articolo 23<br />
Regole generali<br />
1. Gli Stati membri che intendono autorizzare una deroga<br />
a norma dell’articolo 22 provvedono affi nché le autorità<br />
competenti adottino, per ciascun tipo di attività, regole<br />
generali che stabiliscano i tipi e i quantitativi di rifi uti<br />
che possono essere oggetto di deroga, nonché il metodo<br />
di trattamento da utilizzare.<br />
Tali regole sono basate sulle migliori tecniche disponibili<br />
e sono fi nalizzate a garantire il rispetto dell’articolo 7.<br />
2. Gli Stati membri informano la Commissione delle regole<br />
generali adottate in applicazione del paragrafo 1.<br />
Articolo 24<br />
Rifi uti pericolosi<br />
Nel caso dei rifi uti pericolosi, gli Stati membri possono<br />
concedere le deroghe di cui all’articolo 22 solo agli<br />
stabilimenti o alle imprese che effettuano operazioni<br />
di recupero.<br />
Oltre alle regole generali di cui all’articolo 23, paragrafo<br />
1, gli Stati membri stabiliscono condizioni specifi che per<br />
le deroghe riguardanti i rifi uti pericolosi, e in particolare<br />
i valori limite per il contenuto di sostanze pericolose<br />
presenti nei rifi uti, i valori limite di emissione, i tipi di<br />
attività e ogni altra prescrizione necessaria per procedere<br />
alle varie forme di recupero.<br />
SEZIONE 2<br />
REGISTRAZIONE<br />
IX
X<br />
Articolo 25<br />
Registrazione<br />
1. Gli Stati membri provvedono affi nché le autorità nazionali<br />
competenti tengano un registro degli stabilimenti o<br />
delle imprese che provvedono alla raccolta o al trasporto<br />
di rifi uti a titolo professionale, o che provvedono al<br />
trattamento dei rifi uti per conto di terzi (commercianti<br />
o intermediari) e che non sono soggetti all’obbligo di<br />
autorizzazione a norma dell’articolo 19, paragrafo 1.<br />
Tali stabilimenti e imprese devono rispettare alcune<br />
norme minime.<br />
2. Tutti gli stabilimenti e le imprese che benefi ciano di<br />
una deroga a norma della sezione 1, sottosezione 2 sono<br />
iscritti nel registro di cui al paragrafo 1.<br />
3. La Commissione adotta, secondo la procedura dell’articolo<br />
36, paragrafo 2, le norme minime di cui al<br />
paragrafo 1, secondo comma.<br />
4. Gli Stati membri provvedono affi nché il sistema di<br />
raccolta e trasporto dei rifi uti all’interno del loro territorio<br />
garantisca che i rifi uti raccolti e trasportati siano conferiti<br />
agli appositi impianti di trattamento nel rispetto degli<br />
obblighi dell’articolo 7.<br />
Capo VI<br />
GESTIONE DEI RIFIUTI<br />
SEZIONE 1<br />
PIANI<br />
Articolo 26<br />
Piani di gestione dei rifi uti<br />
1. Gli Stati membri provvedono affi nché le rispettive<br />
autorità competenti predispongano, a norma dell’articolo<br />
1, uno o più piani di gestione dei rifi uti, da sottoporre<br />
a revisione almeno ogni cinque anni.<br />
I piani devono coprire, singolarmente o in combinazione<br />
tra loro, l’intero territorio geografi co dello Stato membro<br />
interessato.<br />
2. I piani di gestione dei rifi uti di cui al paragrafo 1<br />
comprendono un’analisi della situazione attuale della<br />
gestione dei rifi uti nell’ambito geografi co interessato<br />
nonché le misure da adottare per la prevenzione, il<br />
riutilizzo, il riciclaggio, il recupero e lo smaltimento in<br />
sicurezza dei rifi uti.<br />
3. I piani di gestione dei rifi uti devono contenere almeno<br />
i seguenti elementi:<br />
a) tipo, quantità e origine dei rifi uti prodotti e dei rifi uti<br />
provenienti dall’estero e che si prevede di sottoporre a<br />
trattamento nel territorio nazionale;<br />
b) requisiti tecnici generali, compresi i sistemi di raccolta<br />
e i metodi di trattamento;<br />
c) eventuali disposizioni speciali per determinati fl ussi di<br />
rifi uti che pongono problemi particolari a livello politico,<br />
tecnico o di gestione;<br />
d) identifi cazione e valutazione degli impianti di smaltimento<br />
esistenti e dei grandi impianti di recupero, nonché<br />
dei siti di smaltimento dei rifi uti storicamente contaminati<br />
e delle misure per la loro bonifi ca;<br />
e) informazioni suffi cienti, sotto forma di criteri per<br />
l’individuazione dei siti, che consentano alle autorità<br />
competenti di decidere in merito alla concessione o<br />
al diniego dell’autorizzazione per i futuri impianti di<br />
smaltimento o i grandi impianti di recupero;<br />
f) persone fi siche o giuridiche abilitate a procedere alla<br />
gestione dei rifi uti;<br />
g) aspetti fi nanziari e organizzativi connessi alla gestione<br />
dei rifi uti;<br />
h) valutazione dell’utilità e dell’idoneità di determinati<br />
strumenti economici per la soluzione di vari problemi<br />
riguardanti i rifi uti, tenuto conto della necessità di<br />
continuare ad assicurare il buon funzionamento del<br />
mercato interno.<br />
4. I piani di gestione dei rifi uti sono conformi alle prescrizioni<br />
in materia di pianifi cazione di cui all’articolo<br />
14 della direttiva 94/62/CE e alla strategia di riduzione<br />
dei rifi uti biodegradabili da conferire in discarica di cui<br />
all’articolo 5 della direttiva 1999/31/CE, compresa la<br />
previsione di importanti campagne di sensibilizzazione<br />
e il ricorso a strumenti economici.<br />
5. Gli Stati membri notifi cano alla Commissione tutti i<br />
piani di gestione dei rifi uti adottati o qualsiasi revisione<br />
ad essi apportata.<br />
Contemporaneamente essi trasmettono alla Commissione<br />
una valutazione generale del modo in cui i suddetti<br />
piani contribuiranno alla realizzazione degli obiettivi<br />
della presente direttiva. Tale valutazione comprende la<br />
valutazione ambientale strategica dei piani di gestione<br />
dei rifi uti di cui alla direttiva 2001/42/CE.<br />
Articolo 27<br />
Cooperazione tra gli Stati membri<br />
Gli Stati membri collaborano, ove opportuno, con gli<br />
altri Stati membri interessati alla predisposizione dei piani<br />
di gestione dei rifi uti in conformità dell’articolo 26. Essi<br />
assicurano la partecipazione del pubblico in conformità
della direttiva 2003/35/CE, in particolare tramite la pubblicazione<br />
dei piani su un sito web accessibile a tutti.<br />
Articolo 28<br />
Misure di esecuzione<br />
La Commissione adotta, secondo la procedura dell’articolo<br />
36, paragrafo 2, il formato per la notifi ca di cui<br />
all’articolo 26, paragrafo 5.<br />
SEZIONE 2<br />
PROGRAMMI DI PREVENZIONE DEI RIFIUTI<br />
Articolo 29<br />
Adozione dei programmi<br />
1. Gli Stati membri adottano, a norma dell’articolo 1, i<br />
programmi di prevenzione dei rifi uti entro il [tre anni<br />
dall’entrata in vigore della presente direttiva].<br />
Tali programmi sono integrati nei piani di gestione dei<br />
rifi uti di cui all’articolo 26 o costituiscono programmi a<br />
sé stanti. Essi sono predisposti al livello geografi co più<br />
adeguato a garantirne un’applicazione effi cace.<br />
2. Gli Stati membri provvedono affi nché le parti interessate<br />
e il pubblico in generale possano partecipare<br />
all’elaborazione dei programmi e possano accedervi una<br />
volta ultimata la loro elaborazione, come previsto dalla<br />
direttiva 2003/35/CE.<br />
Articolo 30<br />
Contenuto<br />
1. Nei programmi di prevenzione gli Stati membri fi ssano<br />
gli obiettivi di prevenzione e valutano la possibilità di<br />
adottare le misure di cui all’allegato IV.<br />
Gli obiettivi e le misure devono essere concepiti in<br />
modo da dissociare la crescita economica dagli impatti<br />
ambientali connessi alla produzione dei rifi uti.<br />
2. Gli Stati membri stabiliscono specifi ci obiettivi e indicatori<br />
qualitativi e quantitativi per qualsiasi misura o<br />
combinazione di misure adottata, al fi ne di monitorare<br />
e valutare i progressi realizzati nell’attuazione delle<br />
singole misure.<br />
Articolo 31<br />
Riesame<br />
Gli Stati membri valutano i programmi di prevenzione<br />
dei rifi uti a scadenze periodiche e in ogni caso almeno<br />
prima di presentare le relazioni di cui all’articolo 34,<br />
paragrafo 1.<br />
Capo VII<br />
ISPEZIONI E REGISTRI<br />
Articolo 32<br />
Ispezioni<br />
1. Gli stabilimenti o le imprese che effettuano le operazioni<br />
di trattamento dei rifi uti, gli stabilimenti o le<br />
imprese che raccolgono o trasportano rifi uti a titolo<br />
professionale o che provvedono al trattamento dei rifi uti<br />
per conto di terzi e i produttori di rifi uti<br />
pericolosi sono soggetti ad adeguate ispezioni periodiche<br />
da parte delle autorità competenti.<br />
2. Le ispezioni relative alle operazioni di raccolta e di<br />
trasporto dei rifi uti riguardano l’origine e la destinazione<br />
dei rifi uti raccolti e trasportati.<br />
Articolo 33<br />
Tenuta di registri<br />
1. Gli stabilimenti o le imprese di cui all’articolo 19, paragrafo<br />
1, i produttori di rifi uti pericolosi e gli stabilimenti o<br />
le imprese che raccolgono o trasportano rifi uti pericolosi<br />
tengono un registro in cui sono indicati la quantità, la<br />
natura, l’origine nonché, se opportuno, la destinazione, la<br />
frequenza di raccolta, il mezzo di trasporto e il metodo di<br />
trattamento previsti per i rifi uti e forniscono, su richiesta,<br />
tali informazioni alle autorità competenti.<br />
2. Per i rifi uti pericolosi i registri sono conservati per un<br />
periodo minimo di tre anni, salvo il caso degli stabilimenti<br />
e delle imprese che trasportano rifi uti pericolosi, che<br />
devono conservare tali registri per almeno dodici mesi.<br />
I documenti che comprovano l’esecuzione delle operazioni<br />
di gestione sono forniti su richiesta delle autorità<br />
competenti o dei precedenti detentori.<br />
Capo VIII<br />
DISPOSIZIONI FINALI<br />
Articolo 34<br />
Relazioni e riesame<br />
1. Ogni tre anni gli Stati membri comunicano alla Commissione<br />
informazioni sull’applicazione della presente<br />
direttiva, sotto forma di relazione settoriale 15 .<br />
15 La trasmissione di informazioni quantitative sulla produzione<br />
e sul trattamento dei rifi uti rientra nell’ambito di applicazione<br />
del regolamento (CE) n. 2150/2002. La periodicità e i termini per<br />
la trasmissione di tali informazioni sono stabiliti negli allegati<br />
del suddetto regolamento.<br />
XI
XII<br />
La relazione è redatta sulla base di un questionario o di<br />
uno schema elaborato dalla Commissione secondo la procedura<br />
di cui all’articolo 6 della direttiva 91/692/CEE 16 .<br />
Essa è trasmessa alla Commissione entro nove mesi dalla<br />
fi ne del triennio considerato.<br />
In tali relazioni gli Stati membri forniscono anche informazioni<br />
sui progressi compiuti nell’attuazione dei<br />
rispettivi programmi di prevenzione dei rifi uti.<br />
Nell’ambito degli obblighi di comunicazione delle informazioni<br />
si procede alla raccolta di dati sui rifi uti di cucina<br />
e ristorazione, in modo da consentire di stabilire regole<br />
per disciplinare l’impiego, il recupero, il riciclaggio e lo<br />
smaltimento di tali rifi uti in condizioni di sicurezza.<br />
2. La Commissione invia il questionario o lo schema<br />
agli Stati membri sei mesi prima dell’inizio del periodo<br />
contemplato dalla relazione.<br />
3. Entro nove mesi dalla data di ricevimento delle relazioni<br />
degli Stati membri in conformità del paragrafo<br />
1, la Commissione pubblica una relazione comunitaria<br />
sull’applicazione della presente direttiva.<br />
4. Nella prima relazione, elaborata cinque anni dopo<br />
l’entrata in vigore della presente direttiva, la Commissione<br />
riesamina l’applicazione della direttiva e, ove<br />
opportuno, presenta una proposta di revisione.<br />
Articolo 35<br />
Adeguamento al progresso tecnico<br />
Le modifi che necessarie per adeguare al progresso<br />
scientifi co e tecnico gli allegati della presente direttiva<br />
sono adottate dalla Commissione secondo la procedura<br />
di cui all’articolo 36, paragrafo 2.<br />
Articolo 36<br />
Comitato<br />
1. La Commissione è assistita da un comitato (di seguito:<br />
“il comitato”).<br />
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo,<br />
si applicano gli articoli 5 e 7 della decisione<br />
1999/468/CE, tenuto conto del disposto dell’articolo 8<br />
della stessa.<br />
Il termine di cui all’articolo 5, paragrafo 6, della decisione<br />
1999/468/CE è fi ssato in tre mesi.<br />
3. Il comitato adotta il proprio regolamento interno.<br />
16 GU L 377 del 31.12.1991 pag. 48.<br />
Articolo 37<br />
Attuazione<br />
1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni<br />
legislative, regolamentari ed amministrative necessarie<br />
per conformarsi alla presente direttiva entro il [24 mesi<br />
dopo l’entrata in vigore della direttiva]. Essi comunicano<br />
immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni<br />
nonché una tavola di concordanza tra queste<br />
ultime e la presente direttiva.<br />
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste<br />
contengono un riferimento alla presente direttiva o<br />
sono corredate di un siffatto riferimento all’atto della<br />
pubblicazione uffi ciale. Le modalità del riferimento sono<br />
decise dagli Stati membri.<br />
2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo<br />
delle disposizioni essenziali di diritto interno adottate<br />
nella materia disciplinata dalla presente direttiva.<br />
Articolo 38<br />
Abrogazione<br />
Le direttive 75/439/CEE, 75/442/CEE e 91/689/CEE sono<br />
abrogate.<br />
I riferimenti alle direttive abrogate si intendono fatti<br />
alla presente direttiva e vanno letti secondo la tavola di<br />
concordanza di cui all’allegato V.<br />
Articolo 39<br />
Entrata in vigore<br />
La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno<br />
successivo alla pubblicazione nella Gazzetta uffi ciale<br />
dell’Unione europea.<br />
Articolo 40<br />
Destinatari<br />
Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.<br />
Fatto a Bruxelles,<br />
Per il Parlamento europeo Per il Consiglio<br />
Il Presidente Il Presidente
ALLEGATO I<br />
OPERAZIONI DI SMALTIMENTO<br />
D 1 Deposito sul o nel suolo (ad esempio in discarica)<br />
D 2 Trattamento in ambiente terrestre (ad esempio biodegradazione<br />
di rifi uti liquidi o fanghi nei suoli)<br />
D 3 Iniezioni in profondità (ad esempio iniezione dei<br />
rifi uti pompabili in pozzi, in cupole saline o in faglie<br />
geologiche naturali)<br />
D 4 Lagunaggio (ad esempio scarico di rifi uti liquidi o<br />
di fanghi in pozzi, stagni o lagune)<br />
D 5 Messa in discarica specialmente allestita (ad esempio<br />
sistemazione in alveoli stagni separati, ricoperti e isolati<br />
gli uni dagli altri e dall’ambiente)<br />
D 6 Scarico dei rifi uti solidi nell’ambiente idrico eccetto<br />
l’immersione<br />
D 7 Immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo<br />
marino<br />
D 8 Trattamento biologico non specifi cato altrove nel<br />
presente allegato, che dia origine a composti o a miscugli<br />
smaltiti secondo uno dei procedimenti elencati nei<br />
punti da D 1 a D 12<br />
D 9 Trattamento fi sico-chimico non specifi cato altrove<br />
nel presente allegato, che dia origine a composti o a<br />
miscugli smaltiti secondo uno dei procedimenti elencati<br />
nei punti da D 1 a D 12 (ad esempio evaporazione,<br />
essiccazione, calcinazione, ecc.)<br />
D 10 Incenerimento a terra<br />
D 11 Incenerimento in mare<br />
D 12 Deposito permanente (ad esempio sistemazione<br />
di contenitori in una miniera)<br />
D 13 Raggruppamento preliminare ad una delle operazioni<br />
di cui ai punti da D 1 a D 12<br />
D 14 Ricondizionamento preliminare ad una delle operazioni<br />
di cui ai punti da D 1 a D 13<br />
D 15 Deposito preliminare ad una delle operazioni di<br />
cui ai punti da D 1 a D 14 (escluso il deposito temporaneo,<br />
prima della raccolta, nel luogo in cui i rifi uti<br />
sono prodotti)<br />
ALLEGATO II<br />
OPERAZIONI DI RECUPERO<br />
R 1 Utilizzazione principale come combustibile o altro<br />
mezzo per produrre energia.<br />
Gli impianti di incenerimento dei rifi uti solidi urbani<br />
sono compresi solo se la loro effi cienza energetica è<br />
uguale o superiore a:<br />
- 0,<strong>60</strong> per gli impianti funzionanti e autorizzati in<br />
conformità della normativa comunitaria applicabile<br />
anteriormente al 1° gennaio 2009<br />
- 0,65 per gli impianti autorizzati dopo il 31 dicembre<br />
2008 calcolata con la seguente formula17:<br />
Effi cienza energetica = (Ep -( Ef + Ei)) / (0,97 x (Ew<br />
+ Ef))<br />
dove:<br />
Ep = energia annua prodotta sotto forma di energia termica<br />
o elettrica. È calcolata moltiplicando l’energia sotto<br />
forma di elettricità per 2,6 e l’energia termica prodotta<br />
per uso commerciale per 1,1 (GJ/anno)<br />
Ef = alimentazione annua di energia nel sistema con<br />
combustibili che contribuiscono alla produzione di<br />
vapore (GJ/anno)<br />
Ew = energia annua contenuta nei rifi uti trattati calcolata<br />
in base al potere calorifi co netto più basso dei rifi uti<br />
(GJ/anno)<br />
Ei = energia annua importata, escluse Ew ed Ef (GJ/<br />
anno)<br />
0,97 = fattore corrispondente alle perdite di energia<br />
dovute alle ceneri pesanti (scorie) e alle radiazioni.<br />
R 2 Rigenerazione/recupero dei solventi<br />
R 3 Riciclaggio/recupero delle sostanze organiche non<br />
utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio<br />
e altre trasformazioni biologiche)<br />
R 4 Riciclaggio/recupero dei metalli e dei composti<br />
metallici<br />
R 5 Riciclaggio/recupero di altre sostanze inorganiche<br />
R 6 Rigenerazione di acidi o basi<br />
R 7 Recupero dei prodotti che servono a captare gli<br />
inquinanti<br />
R 8 Recupero dei prodotti provenienti da catalizzatori<br />
17 La formula si basa sulle informazioni contenute nel<br />
documento di riferimento sulle migliori tecniche disponibili<br />
(Best available techniques reference document<br />
- BREF) per l’incenerimento dei rifi uti.<br />
R 9 Rigenerazione o altri reimpieghi degli oli<br />
R 10 Spandimento sul suolo a benefi cio dell’agricoltura<br />
o dell’ecologia<br />
R 11 Utilizzazione di rifi uti ottenuti da una delle operazioni<br />
indicate da R 1 a R 10<br />
R 12 Scambio di rifi uti per sottoporli a una delle operazioni<br />
indicate da R 1 a R 11<br />
R 13 Messa in riserva di rifi uti per sottoporli a una delle<br />
operazioni indicate nei punti da R 1 a<br />
R 12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta,<br />
nel luogo in cui sono prodotti).<br />
XIII
XIV<br />
ALLEGATO III<br />
CARATTERISTICHE DI PERICOLO PER I RIFIUTI<br />
H1 “Esplosivo”: sostanze e preparati che possono esplodere<br />
per effetto della fi amma o che sono sensibili agli<br />
urti e agli attriti più del dinitrobenzene.<br />
H2 “Comburente”: sostanze e preparati che, a contatto<br />
con altre sostanze, soprattutto se infi ammabili, presentano<br />
una forte reazione esotermica.<br />
H3-A “Facilmente infi ammabile”:<br />
- sostanze e preparati liquidi il cui punto di infi ammabilità<br />
è inferiore a 21 °C (compresi i liquidi estremamente<br />
infi ammabili), o<br />
- sostanze e preparati che, a contatto con l’aria, a temperatura<br />
ambiente e senza apporto di energia, possono<br />
riscaldarsi e infi ammarsi, o<br />
- sostanze e preparati solidi che possono facilmente<br />
infi ammarsi per la rapida azione di una sorgente di<br />
accensione e che continuano a bruciare o a consumarsi<br />
anche dopo l’allontanamento della sorgente di<br />
accensione, o<br />
- sostanze e preparati gassosi che si infi ammano a contatto<br />
con l’aria a pressione normale, o<br />
- sostanze e preparati che, a contatto con l’acqua o con<br />
l’aria umida, sprigionano gas facilmente infi ammabili in<br />
quantità pericolose.<br />
H3-B “Infi ammabile”: sostanze e preparati liquidi il cui<br />
punto di infi ammabilità è pari o superiore a 21 °C e<br />
inferiore o pari a 55 °C.<br />
H4 “Irritante”: sostanze e preparati non corrosivi il cui<br />
contatto immediato, prolungato o ripetuto con la pelle o<br />
le mucose può provocare una reazione infi ammatoria.<br />
H5 “Nocivo”: sostanze e preparati che, per inalazione,<br />
ingestione o penetrazione cutanea, possono comportare<br />
rischi per la salute di gravità limitata.<br />
H6 “Tossico”: sostanze e preparati (comprese le sostanze<br />
e i preparati molto tossici) che, per inalazione, ingestione<br />
o penetrazione cutanea, possono comportare rischi per<br />
la salute gravi, acuti o cronici e anche la morte.<br />
H7 “Cancerogeno”: sostanze o preparati che, per inalazione,<br />
ingestione o penetrazione<br />
cutanea, possono produrre il cancro o aumentarne<br />
l’incidenza.<br />
H8 “Corrosivo”: sostanze e preparati che, a contatto<br />
con tessuti vivi, possono esercitare su di essi un’azione<br />
distruttiva.<br />
H9 “Infettivo”: sostanze contenenti microrganismi vitali<br />
o loro tossine, conosciute o ritenute per buoni motivi<br />
come cause di malattie nell’uomo o in altri organismi<br />
viventi.<br />
H10 “Teratogeno”: sostanze e preparati che, per ina-<br />
lazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono<br />
produrre malformazioni congenite non ereditarie o<br />
aumentarne l’incidenza.<br />
H11 “Mutageno”: sostanze e preparati che, per inalazione,<br />
ingestione o penetrazione cutanea, possono produrre<br />
difetti genetici ereditari o aumentarne l’incidenza.<br />
H12 Sostanze e preparati che, a contatto con l’acqua,<br />
l’aria o un acido, sprigionano un gas tossico o molto<br />
tossico.<br />
H13 Sostanze e preparati suscettibili, dopo eliminazione,<br />
di dare origine in qualche modo ad un’altra sostanza, ad<br />
esempio a un prodotto di lisciviazione avente una delle<br />
caratteristiche sopra elencate.<br />
H14 “Ecotossico”: sostanze e preparati che presentano o<br />
possono presentare rischi immediati o differiti per uno<br />
o più comparti ambientali.<br />
Note<br />
1. L’attribuzione delle caratteristiche di pericolo “tossico” (e<br />
“molto tossico”), “nocivo”, “corrosivo” e “irritante” è effettuata<br />
secondo i criteri stabiliti nell’allegato VI, parte I.A e parte<br />
II.B della direttiva 67/548/CEE del Consiglio18, nella versione<br />
modifi cata.<br />
2. Per quanto concerne l’attribuzione delle caratteristiche “cancerogeno”,<br />
“teratogeno” e “mutageno” e riguardo all’attuale<br />
stato delle conoscenze, precisazioni supplementari fi gurano<br />
nella guida per la classifi cazione e l’etichettatura delle sostanze<br />
e dei preparati pericolosi di cui all’allegato VI (parte II.D) della<br />
direttiva 67/548/CEE, nella versione modifi cata.<br />
Metodi di prova<br />
I metodi da utilizzare sono quelli descritti nell’allegato V della<br />
direttiva 67/548/CEE, nella versione modifi cata.<br />
18 GU 196 del 16.8.1967, pag. 1.<br />
ALLEGATO IV<br />
MISURE DI PREVENZIONE DEI RIFIUTI<br />
Misure che possono incidere sulle condizioni generali<br />
relative alla produzione di rifi uti<br />
1. Ricorso a misure di pianifi cazione o ad altri strumenti<br />
economici che incidono sulla disponibilità e sul prezzo<br />
delle risorse primarie.<br />
2. Promozione di attività di ricerca e sviluppo fi nalizzate<br />
a realizzare prodotti e tecnologie più puliti e capaci di<br />
generare meno rifi uti; diffusione e utilizzo dei risultati<br />
di tali attività.<br />
3. Elaborazione di indicatori effi caci e signifi cativi delle<br />
pressioni ambientali associate alla produzione di rifi uti
a tutti i livelli, dalla comparazione di prodotti su scala<br />
comunitaria a misure nazionali o ad interventi delle<br />
autorità locali.<br />
Misure che possono incidere sulla fase di progettazione<br />
e produzione<br />
4. Promozione della progettazione ecologica (cioè<br />
l’integrazione sistematica degli aspetti ambientali nella<br />
progettazione del prodotto al fi ne di migliorarne le prestazioni<br />
ambientali nel corso dell’intero ciclo di vita).<br />
5. Diffusione di informazioni sulle tecniche di prevenzione<br />
dei rifi uti al fi ne di agevolare l’applicazione delle<br />
migliori tecniche disponibili (BAT) da parte dell’industria.<br />
6. Organizzazione di attività di formazione delle autorità<br />
competenti per quanto riguarda l’integrazione delle<br />
prescrizioni in materia di prevenzione dei rifi uti nelle<br />
autorizzazioni rilasciate a norma della presente direttiva<br />
e della direttiva 96/61/CE.<br />
7. Introduzione di misure per prevenire la produzione<br />
di rifi uti negli impianti non soggetti alla direttiva 96/61/<br />
CE. Tali misure potrebbero eventualmente comprendere<br />
valutazioni o piani di prevenzione dei rifi uti.<br />
8. Campagne di sensibilizzazione o interventi per sostenere<br />
le imprese a livello fi nanziario, decisionale o in<br />
altro modo. Tali misure possono essere particolarmente<br />
effi caci se sono destinate specifi camente (e adattate) alle<br />
piccole e medie imprese e se operano attraverso reti di<br />
imprese già costituite.<br />
9. Ricorso ad accordi volontari, a panel di consumatori<br />
e produttori o a negoziati settoriali per incoraggiare le<br />
imprese o i settori industriali interessati a predisporre<br />
i propri piani o obiettivi di prevenzione dei rifi uti o a<br />
modifi care prodotti o imballaggi che generano troppi<br />
rifi uti.<br />
10. Promozione di sistemi di gestione ambientale affi -<br />
dabili, come la norma ISO 14001.<br />
Misure che possono incidere sulla fase del consumo e<br />
dell’utilizzo<br />
11. Ricorso a strumenti economici, ad esempio incentivi<br />
per l’acquisto di beni e servizi meno inquinanti o imposizione<br />
ai consumatori di un pagamento obbligatorio<br />
per un determinato articolo o elemento dell’imballaggio<br />
che altrimenti sarebbe fornito gratuitamente.<br />
12. Campagne di sensibilizzazione e diffusione di informazioni<br />
destinate al pubblico in generale o a specifi che<br />
categorie di consumatori.<br />
13. Promozione di marchi di qualità ecologica affi dabili.<br />
14. Accordi con l’industria, ricorrendo ad esempio a<br />
gruppi di studio sui prodotti come quelli costituiti nell’ambito<br />
delle politiche integrate di prodotto, o accordi<br />
con i rivenditori per garantire la disponibilità di informazioni<br />
sulla prevenzione dei rifi uti e di prodotti a minor<br />
impatto ambientale.<br />
15. Nell’ambito degli appalti pubblici e privati, integrazione<br />
dei criteri ambientali e di prevenzione dei rifi uti nei<br />
bandi di gara e nei contratti, coerentemente con quanto<br />
indicato nel manuale sugli appalti pubblici ecocompatibili<br />
pubblicato dalla Commissione il 29 ottobre 2004.<br />
16. Promozione del riutilizzo e/o della riparazione di<br />
determinati prodotti scartati, in particolare attraverso la<br />
creazione o l’adozione di misure di sostegno delle reti<br />
di riparazione/riutilizzo.<br />
ALLEGATO V<br />
TAVOLA DI CONCORDANZA<br />
Direttiva 75/442/CEE Attuale direttiva<br />
Articolo 1, lettera a) Articolo 3, paragrafo 1, lettera a)<br />
Articolo 1, lettera a), secondo comma Articolo 4<br />
Articolo 1, lettera b) Articolo 3, paragrafo 1, lettera b)<br />
Articolo 1, lettera c) Articolo 3, paragrafo 1, lettera c)<br />
Articolo 1, lettera d) Articolo 3, paragrafo 1, lettera d)<br />
Articolo 1, lettera e) Articolo 5<br />
Articolo 1, lettera f) Articolo 6<br />
Articolo 1, lettera g) Articolo 3, paragrafo 1, lettera e)<br />
Articolo 2, paragrafo 1 Articolo 2<br />
Articolo 2, paragrafo 2 -<br />
Articolo 3, paragrafo 1 Articolo 1<br />
Articolo 3, paragrafo 2 -<br />
Articolo 4 Articolo 7<br />
Articolo 5 Articolo 10<br />
Articolo 6 -<br />
Articolo 7, paragrafi 1 e 2 Articolo 26<br />
Articolo 7, paragrafo 3 -<br />
Articolo 8 Articolo 8<br />
Articolo 9 Articolo 19<br />
XV
XVI<br />
Articolo 10 Articolo 19<br />
Articolo 11 Articoli da 22 a 24<br />
Articolo 12 Articolo 25<br />
Articolo 13 Articolo 32<br />
Articolo 14 Articolo 33<br />
Articolo 15 Articolo 9<br />
Articolo 16 Articolo 34<br />
Articolo 17 Articolo 35<br />
Articolo 18 Articolo 36<br />
Articolo 19 Articolo 37<br />
Articolo 20 Articolo 38<br />
Articolo 21 Articolo 39<br />
Allegato I -<br />
Allegato IIA Allegato I<br />
Allegato IIB Allegato II<br />
Direttiva 75/439/CEE<br />
Articolo 1, paragrafo 1 Articolo 3, paragrafo 1, lettera g)<br />
Articolo 2 Articoli 18 e 7<br />
Articolo 3, paragrafi 1 e 2 -<br />
Articolo 3, paragrafo 3 Articolo 7<br />
Articolo 4 Articolo 7<br />
Articolo 5, paragrafo 1 -<br />
Articolo 5, paragrafo 2 -<br />
Articolo 5, paragrafo 3 -<br />
Articolo 5, paragrafo 4 Articoli 19 e 25<br />
Articolo 6 Articolo 19<br />
Articolo 7, lettera a) Articolo 7<br />
Articolo 7, lettera b) -<br />
Articolo 8, paragrafo 1 -<br />
Articolo 8, paragrafo 2, lettera a) -<br />
Articolo 8, paragrafo 2, lettera b) -<br />
Articolo 8, paragrafo 3 -<br />
Articolo 9 -<br />
Articolo 10, paragrafo 1 Articolo 16<br />
Articolo 10, paragrafo 2 Articolo 7<br />
Articolo 10, paragrafi 3 e 4 -<br />
Articolo 10, paragrafo 5 Articoli da 12 a 15<br />
Articolo 11 Articolo 25<br />
Articolo 12 Articolo 25<br />
Articolo 13, paragrafo 1 Articolo 32<br />
Articolo 13, paragrafo 2 -<br />
Articolo 14 -<br />
Articolo 15 -<br />
Articolo 16 -<br />
Articolo 17 -<br />
Articolo 18 Articolo 34<br />
Articolo 19 -<br />
Articolo 20 -<br />
Articolo 21 -<br />
Articolo 22 -<br />
Allegato I -<br />
Direttiva 91/689/CEE<br />
Articolo 1, paragrafo 1 -<br />
Articolo 1, paragrafo 2 -<br />
Articolo 1, paragrafo 3 Articolo 3<br />
Articolo 1, paragrafo 4 Articolo 3 e articoli da 12 a 15<br />
Articolo 2, paragrafo 1 Articolo 34<br />
Articolo 2, paragrafi da 2 a 4 Articolo 16<br />
Articolo 3 Articoli da19 a 24<br />
Articolo 4, paragrafo 1 Articolo 32<br />
Articolo 4, paragrafi 2 e 3 Articolo 33<br />
Articolo 5, paragrafo 1 Articolo 17<br />
Articolo 5, paragrafo 2 Articolo 32<br />
Articolo 5, paragrafo 3 Articolo 33<br />
Articolo 6 Articolo 26<br />
Articolo 7 -<br />
Articolo 8 -<br />
Articolo 9 -<br />
Articolo 10 -<br />
Articolo 11 -<br />
Articolo 12 -<br />
Allegati I, II -<br />
Allegato III Allegato III
Con l’emanazione del Decreto 152/1999 il legislatore ha<br />
dato attuazione a due norme di rango sopranazionale,<br />
non aventi valore self-executing: le Direttive comunitarie<br />
91/271/CEE e 91/676/CEE, concernenti rispettivamente il<br />
trattamento delle acque reflue urbane e la protezione delle<br />
acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti<br />
da fonti agricole. L’obbligo dell’autorizzazione formale dello<br />
scarico e il rispetto dei parametri previsti dalle tabelle allegate<br />
al Decreto, quali limiti di emissione stabiliti in funzione<br />
del raggiungimento di obiettivi di qualità dei corpi idrici,<br />
costituiscono i presupposti fondamentali su cui si basa la disciplina<br />
in materia di controllo degli scarichi. Pertanto, fuori<br />
delle ipotesi di violazione del regime tabellare previsto dal<br />
Decreto, la tutela della risorsa idrica avviene in via mediata<br />
in relazione alla illiceità delle varie condotte consistenti sia<br />
nella mancanza della preventiva autorizzazione allo scarico,<br />
sia nell’inosservanza delle prescrizioni dettate dall’autorità<br />
amministrativa o nel negare le attività di controllo.<br />
Non mancano nel Decreto 152/99 dei profili innovativi,<br />
rispetto al sistema normativo della legge Merli, come il concetto<br />
di inquinamento che chiarisce in termini giuridici una<br />
definizione complessa di questo fenomeno di alterazione<br />
delle componenti chimiche, fisiche e biologiche dell’ecosistema.<br />
Un’altra componente innovativa del Decreto è<br />
rappresentata dall’obbligo, in capo ai soggetti responsabili,<br />
di procedere a proprie spese agli interventi di bonifica e<br />
ripristino ambientale dei siti inquinati, con la previsione di<br />
sanzioni penali nei confronti di coloro che non ottemperano<br />
a tali prescrizioni. Altrettanto rilevante è la previsione<br />
di riassegnare, ai capitoli di spesa destinati alle opere di<br />
riduzione dell’inquinamento dei corpi idrici, le somme derivanti<br />
dai proventi delle sanzioni amministrative irrogate in<br />
base al decreto. In termini politico-sociologici quest’ultima<br />
previsione, profondamente innovativa, dovrebbe contribuire<br />
a diffondere nella coscienza collettiva la valenza del bene<br />
ambiente come risorsa economica da tutelare.<br />
Tuttavia, la nuova disciplina in materia di inquinamento idrico<br />
si limita alla previsione di regole tecniche, senza proibire<br />
l’inquinamento con norme sostanziali, per cui oggetto del<br />
controllo non è l’effetto di danno sul corpo idrico, bensì<br />
il rispetto della regola formale del rispetto dei parametri<br />
tabellari 1 . In questa prospettiva, la posizione assunta dal<br />
giudice di legittimità è molto chiara nel ritenere commesso<br />
il reato allorquando siano superati i limiti di emissione 2 . Tra<br />
l’altro, soltanto per alcuni e più gravi tipi di scarico industriale<br />
il legislatore ha previsto l’irrogazione della sanzione<br />
penale, attraverso un sistema procedurale sostanzialmente<br />
vincolato all’iter dei prelievi e delle analisi di laboratorio,<br />
per cui un’irregolarità formale può provocare la nullità del<br />
procedimento 3 .<br />
In considerazione delle evidenti difficoltà che gli appartenenti<br />
ai corpi di polizia, quali organi non “tecnici”, incontrano<br />
36<br />
PROFILI PENALI IN TEMA DI<br />
TUTELA DELLE RISORSE IDRICHE<br />
di Giorgio Russo<br />
nel trovare le fonti di prova coerenti con il sistema del<br />
Decreto 152/99, si ritiene utile far riferimento al reato di<br />
danneggiamento, i cui elementi di prova sono agevolmente<br />
acquisibili. Per configurare tale previsione delittuosa<br />
nel settore dell’inquinamento idrico, è necessario che gli<br />
elementi di prova acquisiti, sul piano oggettivo, pongano<br />
in evidenza il danneggiamento sostanziale sotto il profilo<br />
biologico (moria di pesci, proliferazione algale abnorme,<br />
coltri di schiume, ecc.) 4 . In tal senso, le analisi conseguenti<br />
ai prelievi costituiscono una prova ulteriore non strettamente<br />
necessaria, oltre ai reperti, le testimonianze, i rilievi<br />
fotografici e qualsiasi altra prova secondo i principi generali<br />
del sistema penale 5 .<br />
Peraltro, la presenza dell’inciso “salvo che il fatto non costituisca<br />
più grave reato”, in alcune fattispecie penali previste<br />
Particolare di uno scarico illecito collegato ad un insediamento industriale<br />
dall’art. 59 del Decreto 152/99, consente di ritenere legittima<br />
la presenza di altre norme concorrenti o alternative<br />
al sistema sanzionatorio in esame. La Corte di Cassazione,<br />
alla luce del carattere meramente formale delle violazioni<br />
previste dal Decreto 152/99, ha recentemente sostenuto che<br />
il reato di danneggiamento, riferito all’inquinamento di acque<br />
pubbliche, mira alla sostanza dei fatti e tende a sanzionare<br />
penalmente quei comportamenti dolosi che provocano un<br />
danno in senso stretto sul bene acqua 6 .<br />
Per quanto riguarda il profilo soggettivo della fattispecie<br />
tipica del reato in esame, il giudice di legittimità ritiene<br />
che sia sufficiente il dolo eventuale. L’imputazione viene<br />
quindi estesa nei confronti di chi, rappresentandosi la
ealizzazione del fatto come certa o altamente probabile,<br />
agisce accettando il rischio di provocare una lesione al bene<br />
giuridico tutelato. In termini pratici risulta caratterizzato<br />
dal dolo eventuale il comportamento tenuto dal titolare di<br />
uno scarico industriale che, nel riversare sistematicamente<br />
per ovvia convenienza economica liquami inquinanti nelle<br />
acque pubbliche, accetta consapevolmente il rischio di<br />
creare un danno ambientale al corpo idrico. Quindi, ai fini<br />
della configurazione del reato di danneggiamento, nelle<br />
ipotesi delittuose di inquinamento sostanziale delle risorse<br />
idriche, emerge la necessità di provare il danno alle acque,<br />
oltre ovviamente al nesso causale tra lo scarico ed il dolo<br />
eventuale del soggetto responsabile 7 . Viceversa, secondo le<br />
previsioni del Decreto 152/99 la rilevanza penale di uno<br />
scarico illecito inquinante non emerge dal danno ma dal<br />
superamento dei limiti tabellari.<br />
Un ulteriore aspetto riguarda la definizione, per la prima<br />
volta, del concetto di “scarico”, identificato dall’art. 2 del<br />
Decreto 8 . La giurisprudenza consolidata ha individuato il<br />
requisito della condutturazione dello scarico, dal luogo<br />
di produzione del refluo al corpo idrico ricettore, come<br />
un presupposto essenziale per l’integrazione di fattispecie<br />
illecite previste dal Decreto 152/99. Secondo il giudice di<br />
legittimità, sono escluse dalla disciplina sulla tutela delle<br />
acque le immissioni di acque reflue realizzate senza il<br />
tramite di una condotta 9 . In questo quadro, l’immissione<br />
Due vasche di trattamento reflui di un altro impianto industriale<br />
occasionale di acque reflue industriali non deve essere oggetto<br />
di autorizzazione solo nel caso in cui essa non rientri<br />
nel concetto scarico previsto dal legislatore, considerato che<br />
ogni immissione di reflui, effettuata tramite un sistema di<br />
convogliabilità, rientra nella disciplina di cui al Decreto<br />
152/99. Di conseguenza, nei casi in cui il collegamento<br />
tra la fonte di sversamento ed il corpo idrico ricettore sia<br />
interrotto, si è fuori dal concetto di scarico previsto dalla<br />
legge quadro in esame e le acque reflue rientrano nella<br />
disciplina sui rifiuti di cui al Decreto Legislativo 5 febbraio<br />
1997, n. 22 10 .<br />
Alla luce di tali determinazioni giurisprudenziali, l’attività<br />
di smaltimento di rifiuti allo stato liquido di cui il detentore<br />
si dìsfa, senza versamento diretto “nelle acque superficiali,<br />
nel suolo o nel sottosuolo”, deve essere oggetto di autorizzazione<br />
ai sensi del D. Lgs. 22/97, anche nei casi in cui il<br />
produttore intende destinarli al recupero. La Suprema Corte<br />
ha recentemente ritenuto che sono da considerarsi rifiuti<br />
le acque di lavorazione di un industria di produzione del<br />
vetro, non convogliati in via diretta in un corpo idrico, ma<br />
fatti defluire presso un altro insediamento produttivo per<br />
essere riutilizzati in un differente ciclo produttivo 11 .<br />
Tali orientamenti giurisprudenziali possono costituire un<br />
riferimento per le imprese che spesso si trovano ad operare<br />
in un contesto di incertezza interpretativa, dovuta alla rapida<br />
evoluzione della normativa in materia ambientale.<br />
Note<br />
1 Per le acque reflue industriali, la violazione dei limiti tabellari è<br />
sanzionata penalmente dall’art. 59, co. 3, D. Lgs. 152/99. Lo stesso<br />
articolo al comma 1 stabilisce che l’immissione non autorizzata di<br />
acque reflue industriali contenenti sostanze pericolose costituisce<br />
fattispecie penalmente rilevante. La Corte di Cassazione ha ritenuto<br />
punibile tale fattispecie sia che lo sversamento avvenga in fognatura,<br />
come pure che sia effettuato in un pozzo a perdere, considerato che<br />
la norma in questione punisce ogni indebita immissione di acque<br />
reflue nel suolo, nel sottosuolo ed in rete fognaria (Cassazione<br />
Penale, Sezione III, 23 marzo 2004, n. 13967).<br />
Inoltre, per la scarico di reflui senza autorizzazione la norma<br />
prevede la sanzione penale solo per le acque provenienti da un<br />
insediamento industriale, pertanto in sede di controllo la natura delle<br />
attività da cui provengono i reflui è utile ai fini della distinzione tra<br />
acque reflue domestiche e acque reflue industriali. Secondo l’orientamento<br />
della Suprema Corte, lo scarico di acque provenienti da<br />
un insediamento produttivo in difetto di autorizzazione configura<br />
il reato di cui all’art. 59 comma 1 del D. Lgs. 152/99 indipendentemente<br />
dalla concentrazione di sostanze inquinanti (Cassazione<br />
Penale, Sezione III, 3 settembre 2004, n. 35870).<br />
2 Cassazione penale, Sezione III, Sentenza del 21 febbraio 2000,<br />
n. 1928.<br />
3 Per fare un esempio, da un’ irregolarità formale riguardante la<br />
notifica del giorno ed ora delle analisi di laboratorio al titolare dello<br />
scarico deriva la nullità di tutto il procedimento e quindi sia delle<br />
successive analisi di laboratorio che delle altre fonti di prova quali<br />
foto o altri documenti che evidenzino il danno al corpo idrico.<br />
4 Per la configurazione dell’elemento oggettivo del reato di danneggiamento,<br />
previsto dall’art. 635, comma 2, n. 3 C.P., è opportuno<br />
far riferimento ai casi nei quali il valore o l’utilizzabilità della cosa<br />
vengano diminuiti, anche parzialmente, richiedendo necessario<br />
un intervento per ripristinarne la funzionalità (Cassazione Penale,<br />
Sezione VI, 20 gennaio 2004, n. 1271).<br />
5 I rilevi fotografici sono molto importanti in quanto oltre a documentare<br />
il danno reale possono consentire di provare il nesso<br />
causale tra lo scarico e il dolo del soggetto attivo del reato.<br />
6 Cassazione Penale, Sezione III, Sentenza del 15 novembre 2000,<br />
n. 11710.<br />
7 Inoltre, in presenza di alterazioni paesaggistiche o ambientali, opportunamente<br />
documentate secondo i principi generali del sistema<br />
penale, potrà essere ipotizzato in concorso anche il reato di cui<br />
all’art. 181 del D. Lgs. 42/2004.<br />
8 L’art. 2 del D. Lgs. 152/99 identifica lo scarico come “qualsiasi immissione<br />
diretta tramite condotta di acque reflue liquide, semiliquide<br />
e comunque convogliabili nelle acque superficiali, sul suolo, nel<br />
sottosuolo e in rete fognaria, indipendentemente dalla sua natura<br />
inquinante, anche se sottoposte a trattamento di depurazione”.<br />
9 Cassazione Penale, Sezione III, 24 marzo 2004, n. 14801.<br />
10 Cassazione Penale, Sezione III, 21 aprile 2004, n. 18347.<br />
11 Cassazione Penale, Sezione III, 4 maggio 2004, n. 20679.<br />
37
Nel numero di Dicembre 2005 abbiamo<br />
trattato le problematiche legate alla gestione<br />
dei fiumi in relazione alle attività<br />
estrattive che un tempo vi si operavano<br />
e che oggigiorno sono limitate a terreni<br />
prossimali da cui si estraggono inerti<br />
di origine alluvionale.<br />
Un complesso sistema di cause che vanno<br />
dall’attività antropica, sempre più vicina<br />
alla linea di flusso delle acque fluviali, al<br />
cambiamento climatico, all’abbandono<br />
dei coltivi collinari e montani con conseguente<br />
perdita del patrimonio acquifero<br />
consistente in fossi, alla regimentazione<br />
spesso un po’ troppo invasiva dell’organismo<br />
fiume, sino all’abbandono totale<br />
delle attività di escavazione in alveo,<br />
hanno trasformato quelle che un tempo<br />
erano risorse ambientali e biologiche per<br />
le comunità umane e il territorio in una<br />
sorta di “ospiti ingombranti” dai quali<br />
difendersi nel corso delle loro, sempre<br />
più numerose intemperanze.<br />
Erosione di sponda, sovralluvionamento<br />
ed innalzamento degli alvei, aumento<br />
del trasporto solido, accanto a fenomeni<br />
metereologici sempre più frequentemente<br />
intensi, determinano esondazioni, accumulo<br />
di materiale detritico alla base di<br />
piloni di sostegno di strade e ponti mettendone<br />
a rischio la struttura e costiuendo<br />
ulteriori “tegole sul capo” per le Pubbliche<br />
Amministrazioni che si ritrovano ogni<br />
inverno a dover risolvere accanto, paradossalmente,<br />
ai continui interventi per il<br />
ripascimento delle linee di costa.<br />
Il mondo dell’ambiente, dell’agricoltura,<br />
della produzione, ma anche semplici cittadini<br />
interessati dai fenomeni di criticità<br />
chiedono, continuamente interventi che<br />
spesso si risolvono in “tamponi” a breve<br />
termine mentre a gran voce si aspettano<br />
interventi mirati per la gestione<br />
integrata e sostenibile dell’ambiente e<br />
del territorio.<br />
Anche il settore industriale dell’estrazione,<br />
quello che da sempre, per sua natura, interviene<br />
nei bacini idrografici si interroga<br />
sulle possibilità offerte per una corretta<br />
gestione del patrimonio idrogeologico e<br />
propone la disponibilità delle sue parti ad<br />
un tavolo di concertazione per addivenire<br />
38<br />
SPECIALE ATTIVITÀ ESTRATTIVE E BACINI IDROGRAFICI<br />
ATTIVITÀ ESTRATTIVE:<br />
DALL’EMERGENZA AL PRAE<br />
Il Presidente Assindustria-Sezione Estrattiva della Provincia di Ancona, Roberto Baleani, fa il<br />
punto della situazione e auspica un tavolo di concertazione fra operatori e Pubbliche Ammninistrazioni<br />
a proposte di soluzioni concrete a favore<br />
dell’ambiente, del territorio e, perché no,<br />
delle “tasche” della comunità.<br />
Per avere un quadro della situazione<br />
per quanto attiene ai bacini idrografici<br />
della regione Marche in genere e della<br />
provincia di Ancona in particolare, abbiamo<br />
intervistato Roberto Baleani,<br />
Presidente Assindustria-Sezione Estrattiva<br />
della Provincia di Ancona<br />
Presidente quali sono le maggiori<br />
problematiche che debbono essere<br />
affrontate e auspicabilmente risolte<br />
nel settore estrattivo sul territorio<br />
marchigiano?<br />
La maggiore difficoltà che la categoria ha<br />
dovuto affrontare nell’ultimo ventennio<br />
è legata alla necessità di lavorare senza<br />
una regolamentazione programmatica<br />
che non ha permesso alle varie aziende<br />
di poter investire le proprie risorse in maniera<br />
pianificata. Fino alla approvazione<br />
del piano estrattivo provinciale si è lavorato<br />
con una legge in “emergenza” che<br />
a cura di Donatella Mancini<br />
ha permesso la presentazione di progetti<br />
con cubature contingentate in attesa del<br />
piano provinciale. Finalmente nel 2005<br />
è stato elaborato il P.R.A.E. (Piano Regionale<br />
Attività Estrattive) che stabilisce<br />
delle norme certe sulla base delle quale<br />
ogni Provincia marchigiana ha redatto il<br />
proprio Piano per le Attività Estrattive.<br />
Quello della Provincia di Ancona è stato<br />
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1°<br />
Dicembre 2005, stabilendo, tra l’altro, che<br />
i relativi progetti devono essere presentati<br />
entro il 28 Febbraio 2006 prospettando<br />
pianificazioni decennali.<br />
Mi auguro che per fine 2006 o inizio 2007<br />
il Piano sia stato attuato a tutti gli effetti.<br />
Immagini che evidenziano come sull’Esino si sono formate isole di detriti ghiaiosi sopraelevati rispetto all’alveo del fiume<br />
Quante aziende estrattive operano<br />
nella Provincia di Ancona?<br />
Circa 20 aziende, nelle quali vengono<br />
impiegati circa 1.000 lavoratori, c’è<br />
poi da tener conto di tutto l’ulteriore<br />
personale dell’indotto. Tutte queste<br />
imprese chiedono da anni delle regole<br />
per poter svolgere il lavoro nel
migliore dei modi. La nostra è una<br />
categoria spesso criticata; si dimentica<br />
però che l’attività mette a disposizione<br />
una materia prima indispensabile per<br />
la costruzione di strade, case, fabbricati<br />
industriali, manufatti indispensabili per<br />
la società moderna.<br />
Qual è il rapporto tra i cavatori e<br />
l’ambiente?<br />
Negli ultimi anni è sicuramente migliorato,<br />
sia per la qualità delle aziende che<br />
operano nel settore, sia per l’intervento<br />
degli Enti Pubblici. La Regione Marche e<br />
successivamente la Provincia di Ancona<br />
ad esempio, hanno insistito molto sull’utilizzo<br />
nel settore edile di materiali di<br />
recupero, tanto che oggi tutte le attività<br />
estrattive hanno un impianto di riciclaggio<br />
dei materiali da demolizione. La qualità<br />
dei recuperi, in vari siti estrattivi, negli<br />
ultimi anni è sicuramente migliorata.<br />
Sicuramente con l’attuazione del PRAE,<br />
la situazione potrà ulteriormente progredire.<br />
Negli ultimi anni, come sopra detto,<br />
le attività estrattive hanno avuto autorizzazioni<br />
di breve durata non avendo<br />
avuto, di conseguenza la possibilità di<br />
investire in riqualificazioni aziendali.<br />
Dal 1968 è vietato estrarre ghiaia<br />
dai fiumi; quindi da 38 anni l’alveo<br />
dei fiumi è abbandonato a se stesso<br />
con conseguente innalzamento e<br />
sovralluvionamento del letto fluviale.<br />
Noi crediamo che questo sia uno dei<br />
motivi principali per cui oggi i corsi<br />
d’acqua sono a rischio di esondazione.<br />
Riteniamo perciò che una corretta<br />
manutenzione degli alvei correttamente<br />
progettata, realizzata sotto il controllo<br />
degli enti competenti possa aiutare a<br />
migliorare la situazione.<br />
Ma gli ambientalisti non sono affatto<br />
d’accordo…<br />
Gli ambientalisti vogliono che rimanga<br />
tutto così com’è, perché la natura provvede…<br />
da sola; ma intanto, nella realtà,<br />
accade che dopo 2 giorni di pioggia i<br />
fiumi esondano.<br />
Dopo quasi 40 anni di inattività estrat-<br />
tiva il letto dei fiumi si è notevolmente<br />
innalzato e si sono formate isole sovralluvionate<br />
al centro dei corsi d’acqua (che<br />
già di per sé rallentano il defluire delle<br />
acque modificando il percorso originario<br />
del fiume intervenendo ulteriormente<br />
sulle dinamiche erosive degli argini).<br />
Se non si interviene la situazione peggiorerà;<br />
credo che l’esperienza di chi<br />
opera da anni nel settore possa ritornare<br />
utile a quanti hanno a cuore la<br />
gestione sostenibile del patrimonio fluviale.<br />
Noi siamo disposti al dialogo.<br />
Tra le regole sancite dal P.R.A.E.,<br />
c’è anche quella che stabilisce la<br />
quantità massima di materiale da<br />
estrarre per ogni provincia…<br />
I quantitativi stabiliti dalla Regione<br />
Marche, nel proprio documento di pianificazione<br />
non sono sufficienti. Per la<br />
provincia di Ancona è stata fissata una<br />
quantità pari a 1.200.000 m 3 annui di materiale<br />
inerte, che arriva fino ad un limite<br />
di 1.500.000 m 3 perché vengono concessi<br />
300.000 m 3 in più, relativi a materiali con<br />
alto valore aggiunto (risorsa strategica<br />
regionale) cioè i calcari massicci con<br />
purezza superiore al 98%.<br />
La nostra previsione è che tale stato<br />
di cose comporterà che si manterrà<br />
l’importazione di materiale dall’Umbria,<br />
dall’Abruzzo e dalla Croazia,<br />
determinando una movimentazione<br />
di mezzi di trasporto, che, oltre ad inquinare,<br />
contribuisce all’innalzamento<br />
dei prezzi.<br />
A dimostrazione di quanto sopra<br />
detto basta considerare che la legge<br />
per l’emergenza prevedeva che ogni<br />
azienda titolare di una autorizzazione<br />
scaduta poteva presentare un progetto<br />
per l’estrazione di 100.000 m 3 annui;<br />
tali volumi, per assurdo, distribuiti alle<br />
20 aziende presenti nel territorio arriverebbero<br />
ad un totale di 2.000.000 m 3 ,<br />
superando il limite stabilito dal PRAE.<br />
39
Presidente, può illustrarci la storia<br />
di FATMA spa?<br />
La storia di FATMA è innanzitutto<br />
la storia di un uomo appassionato<br />
e tenace. Mio padre ha dedicato la<br />
sua vita a sviluppare un progetto<br />
che fosse insieme testimonianza del<br />
suo impegno imprenditoriale ed un<br />
lascito alla comunità ed al territorio.<br />
In un campo difficile come quello<br />
delle industria delle cave e delle costruzioni<br />
aver scelto di lavorare nel<br />
settore degli appalti ha significato contribuire allo sviluppo<br />
ed alla modernizzazione del territorio.<br />
Nel 1956 veniva aperta la cava Romita, in località Castelletta<br />
(Fabriano), per l’estrazione di calcare massiccio; all’inizio<br />
degli anni ’<strong>60</strong> sono iniziate le prime realizzazioni di scogliere<br />
a salvaguardia della costa Adriatica (Ancona, Vasto, Casalbordino);<br />
durante gli anni ’<strong>60</strong> l’impresa sviluppava la propria<br />
attività nel settore stradale in provincia di Ancona con clienti<br />
privati e pubblici. È con la fine degli anni ’<strong>60</strong> e l’inizio degli<br />
anni ’70 che l’attività si sviluppava notevolmente realizzando<br />
lavori anche in altre regioni (Puglia e Basilicata). Dal 1970 al<br />
1990 si specializzava nella costruzione di gallerie stradali e<br />
ferroviarie. Dagli anni ’80 ad oggi la FATMA ha eseguito lavori<br />
ed opere stradali di notevole importanza con Enti pubblici e<br />
privati, sviluppando notevolmente il settore immobiliare.<br />
Qual è il valore di una attività estrattiva sul territorio?<br />
Le materie prime e l’attività industriale connessa con la loro<br />
produzione rivestono un ruolo di primaria importanza nell’economia<br />
moderna e l’industria italiana ha, nel panorama<br />
europeo ed internazionale, un’importanza considerevole,<br />
come emerge dall’esame dei volumi di produzione e dal confronto<br />
con gli altri Paesi. Nell’ottica di una corretta gestione<br />
del sistema territoriale e socio-economico, occorre quindi<br />
tener presente che tali materiali sono necessari per la società,<br />
così come è indispensabile che l’approvvigionamento degli<br />
stessi si realizzi secondo il principio dell’ottimizzazione dell’uso<br />
delle risorse sul territorio. Per FATMA è chiaro che le<br />
attività estrattive presentano delle caratteristiche che richiedono<br />
un equilibrio attento ed oggettivo tra considerazioni<br />
economiche, sociali ed ambientali. Da un lato, l’ubicazione<br />
dei siti industriali è legata alla presenza locale di giacimenti<br />
economicamente sfruttabili e, dall’altro, le operazioni di scavo<br />
alterano la morfologia dei luoghi, l’ambiente e modificano<br />
il paesaggio, senza contare che l’attività mineraria in generale<br />
determina emissioni ed esposizioni a rischi che possono<br />
avere conseguenze soprattutto per la salute e la sicurezza<br />
degli operatori, ma anche per l’ambiente esterno al cantiere.<br />
Partendo da queste premesse FATMA, ha sviluppato criteri<br />
per la progettazione delle attività estrattive che permettono<br />
40<br />
FATMA spa<br />
LIMITARE L’IMPATTO PAESAGGISTICO<br />
Intervista a Lucia Tacconi, Presidente FATMA<br />
a cura di Alberto Piastrellini<br />
lo svolgimento di tale indispensabile attività nel rispetto<br />
dei principi della sostenibilità ambientale ed economica.<br />
In particolare va sottolineato il contenuto di innovazione<br />
del progetto di scavo in galleria presentato per la cava di<br />
S. Floriano, che garantisce una più completa protezione<br />
ambientale anche se comporta investimenti più rilevanti e<br />
tempi più lunghi nell’avvio delle attività operative.<br />
Nell’immaginario collettivo per molti anni il cavatore<br />
è stato visto come colui che sfrutta il territorio per<br />
ricavarne profitto e procura danni all’ambiente. Ora<br />
che le cose sono cambiate, può parlarci dei progetti di<br />
recupero ambientale messi in atto da FATMA spa?<br />
Le attività estrattive sono insediamenti produttivi da pianificare<br />
e inserire nel territorio, cercando di razionalizzare<br />
lo sfruttamento del giacimento, evitando sprechi e sottoutilizzazione<br />
di risorse minerarie. Tutto ciò comporta
un’approfondita conoscenza del giacimento ed un suo<br />
sfruttamento ottimale. Il polo produttivo deve essere condotto<br />
con un ciclo di lavorazione il più completo possibile,<br />
in modo che l’area mineraria svolga un ruolo di attività produttiva<br />
duratura e in simbiosi con la morfologia del territorio.<br />
Questo obiettivo fa sì che la coltivazione avvenga per fasi<br />
complete e dall’alto verso il basso in modo da permettere il<br />
rimodellamento dei versanti seguendo la morfologia naturale.<br />
L’escavazione deve essere svolta creando un dente di<br />
roccia naturale che limiti al massimo la visibilità del fronte di<br />
escavazione.Il processo estrattivo deve essere seguito dalla<br />
fase del recupero morfologico e vegetazionale per attenuare<br />
la visibilità paesaggistica dell’azione estrattiva e permettere<br />
l’inserimento dei fronti di cava. La coltivazione seguendo<br />
la conformazione delle bancate ed essendo programmata<br />
in termini di profilo di abbandono dei fronti di scavo potrà<br />
rispondere alle forme morfologiche dominanti. Fin dall’inizio<br />
delle attività minerarie con la cava di S. Floriano, Ubaldo<br />
Tacconi ha predisposto una linea di gestione moderna che<br />
avesse un obiettivo progettuale finalizzato:<br />
- allo sfruttamento razionale del giacimento limitando gli<br />
sprechi di materiale;<br />
- alla sicurezza del personale di cava nelle diverse fasi di<br />
estrazione;<br />
- all’inserimento territoriale paesaggistico;<br />
- al riuso ambientale o lavorativo delle aree dismesse.<br />
La qualità del carbonato di calcio che estraete dai vostri<br />
siti è tale da vedere in quest’ultimo un prodotto di<br />
eccellenza del territorio marchigiano?<br />
La valenza di risorsa strategica del calcare purissimo della<br />
cava di S. Floriano ha come conseguenza dal punto di vista<br />
imprenditoriale di valutare tutte le opportunità che derivano<br />
dalla integrazione delle attività estrattive con una serie di<br />
altri cicli produttivi che consentano un allungamento della<br />
catena del valore in grado di generare ricadute produttive<br />
occupazionali e di investimento sul territorio.<br />
FATMA, con i suoi partners, sta vagliando le potenzialità<br />
di sviluppo dei processi di trasformazione del calcare per<br />
i mercati dell’industria chimica e alimentare e dei materiali<br />
edili di ultima generazione.<br />
Crede che la quantità di materiale estratto annualmente,<br />
prevista dal Piano Cave della Regione Marche debba<br />
essere rivisitata in ragione del fabbisogno reale e della<br />
diminuzione di traffico da altre regioni per ulteriori<br />
approvvigionamenti?<br />
A noi sembra inevitabile che, in una visione della economia in<br />
termini di sistema, il Piano Cave venga formulato a partire dalla<br />
ottimizzazione dei potenziali di sviluppo dell’offerta rispetto alla<br />
dinamica complessiva della domanda valutata con selettività ed<br />
avendo cura di contemperare le esigenze del territorio.<br />
41
Se il successo di una azienda dipende, oltre che dalla qualità<br />
e dalla gamma dei prodotti, dall’attaccamento al territorio<br />
e dalla volontà di caratterizzare le risorse senza pregiudicarne<br />
la fruibilità, non stupisce l’evoluzione e l’espansione<br />
imprenditoriale del Gruppo Cava Gola della Rossa di<br />
Serra S. Quirico (AN).<br />
Con radici profondamente ancorate al luogo d’origine,<br />
salde come la roccia che caratterizza i primi contrafforti<br />
dell’Appennino Marchigiano, che incutono soggezione e rispetto<br />
con le silenziose gole e forre incise dall’acqua durante<br />
millenni di scorrimento, il Gruppo Cava Gola della Rossa si<br />
trova da sempre ad essere risorsa per la comunità umane<br />
nonché attore propositivo di sviluppo e soluzioni innovative<br />
a tutela di quell’ambiente a cui si sente legata.<br />
Volendo approfondire le dinamiche e i rapporti, non sempre<br />
limpidi, che hanno legato il settore delle attività estrattive alla<br />
tutela del territorio e delle acque, non potevamo non interpellare<br />
la più grande realtà marchigiana, impegnata ad estrarre<br />
calcare dal sito della Gola della Rossa, fin dal 1897.<br />
Per saperne di più, abbiamo intervistato Luca Alfieri,<br />
portavoce del Gruppo Cava Gola della Rossa di Serra<br />
S. Quirico (AN).<br />
Alfieri, qual è il valore di un’impresa estrattiva per un<br />
territorio?<br />
Certamente molto importante, anzi sono pronto a dire primario,<br />
perché si va a prelevare materia prima, nel nostro caso<br />
di straordinaria qualità, nelle località che storicamente ne<br />
hanno da sempre usufruito. Se guardiamo alla nostra realtà<br />
e al territorio che ne è interessato, possiamo affermare che<br />
nella zona di Serra S. Quirico l’attività estrattiva è da sempre<br />
ben radicata al punto che, dalla presenza di cave romane<br />
ad oggi, si può cogliere tutta l’evoluzione tecnologica in<br />
materia di estrazione.<br />
Occorre tener presente, poi, che gran parte delle costruzioni<br />
passate e recenti presenti nella Vallesina (ndr: compresi i<br />
pregevoli complessi abbaziali di S. Elena, S. Maria delle Moie<br />
e S. Maria in Castagnola) sono state realizzate con le pietre<br />
estratte anticamente da queste montagne.<br />
Se poi consideriamo i semplici numeri, per valutare il peso<br />
economico di tale attività, dobbiamo sottolineare che nella<br />
provincia di Ancona il Gruppo Cava Gola della Rossa<br />
impiega oltre duecento persone, più un indotto che supera<br />
le duecentocinquanta unità.<br />
È possibile conciliare l’attività di chi opera nel settore<br />
dell’estrazione con la tutela e la difesa del patrimonio<br />
naturalistico e ambientale?<br />
Direi che non solo è possibile ma indispensabile!<br />
Gli stessi materiali che vengono estratti spesso e volentieri<br />
vengono utilizzati per la costruzione di opere di difesa da<br />
alcuni eventi naturali, come l’esondazione dei fiumi e l’erosio-<br />
42<br />
Gruppo Cava Gola della Rossa<br />
SOLUZIONI CONCRETE PER<br />
LA GESTIONE AMBIENTALE<br />
di Alberto Piastrellini<br />
ne marina delle coste. È chiaro che interventi di questo tipo<br />
richiedono materia prima di ottima qualità dal momento che<br />
per lo più si tratta di interventi pubblici che debbono durare<br />
nel tempo, visti i notevoli costi che comportano. Di qui l’importanza<br />
di valorizzare quelle eccellenze, in termini di materia<br />
prima e competenze specifiche presenti sul territorio.<br />
Inoltre per il sito Serra S. Quirico l’attività estrattiva verrà<br />
portata totalmente in sotterraneo, riducendo l’impatto ambientale.<br />
L’immagine di chi opera in questo settore, per troppo<br />
tempo è stata quella di chi andava a saccheggiare senza<br />
alcun limite il territorio. Quali sono state le strategie<br />
che il Gruppo Cava Gola della Rossa ha messo in atto<br />
per la riqualificazione ed il ripristino ambientale dopo<br />
gli interventi di estrazione?<br />
Per quanto riguarda la categoria in generale, forse è vero che<br />
in passato ci sono stati atteggiamenti di questo tipo, bisogna<br />
però sottolineare che le responsabilità più grandi sono da<br />
ricercare nell’assenza di regole, che non ha permesso una<br />
corretta programmazione del territorio. È ovvio che, quando<br />
mancano degli indirizzi precisi, vengono a crearsi situazioni<br />
di eccesso da parte degli operatori. Ma queste, ripeto, sono<br />
responsabilità che debbono imputarsi soprattutto a chi aveva<br />
in mano la gestione del territorio.<br />
Per quanto concerne le attività specifiche della nostra Società<br />
posso affermare, senza tema di smentita, che la nostra politica<br />
è stata quella di uno sviluppo imprenditoriale che tenesse<br />
conto delle innovazioni tecnologiche per ridurre al massimo<br />
l’impatto ambientale. Infatti siamo stati i primi ad aver ottenuto<br />
la certificazione UNI EN ISO 9002 e la certificazione<br />
ambientale 14000. Siamo stati fra i primi, in tempi in cui<br />
sostenibilità ambientale e sviluppo sostenibile erano concetti<br />
sconosciuti alla maggioranza, ad aver attivato processi di<br />
riutilizzo delle macerie, prima ancora che Direttive europee,<br />
leggi nazionali e regionali le rendessero obbligatorie, attrezzando<br />
impianti e promuovendo la raccolta in vari comuni<br />
dei rifiuti da demolizione da ri-immettere nel ciclo.<br />
Siamo stati tra i primi, inoltre, a utilizzare una tecnica di<br />
stabilizzazione a calce per la realizzazione di piazzali, costruzioni<br />
e strade che utilizza la calce miscelata in piccola<br />
percentuale al terreno in sito come materia principale; una<br />
modalità, che evita l’utilizzo diretto di materiali di origine<br />
estrattiva più pregiati come gli inerti, andando ad incidere<br />
negativamente sullo sfruttamento delle cave.<br />
Mi piace sottolineare, infine, che la nostra Cava si è evoluta<br />
passando da semplice fornitrice di materiale inerte a scrigno<br />
di materia prima di alta qualità richiesta espressamente<br />
dall’industria chimica. Infatti, la particolare purezza del carbonato<br />
di calcio (99%) che si estrae dalla nostra cava di<br />
Serra S. Quirico, ci ha permesso di sviluppare nuovi settori<br />
di mercato per soddisfare i quali abbiamo realizzato specifici
impianti di micronizzazione, macinazione, premiscelazione e<br />
insaccaggio e abbiamo in programma notevoli investimenti<br />
per potenziare e ampliare questi settori.<br />
Quindi un sito di questo genere può considerarsi a<br />
tutti gli effetti una “eccellenza” del territorio regionale<br />
e come tale deve essere “tutelata”?<br />
Assolutamente sì, è una vera e propria risorsa al punto che<br />
il nuovo Piano Estrattivo Regionale, assunto a livello locale<br />
dalla Provincia competente, ne ha tenuto debito conto<br />
rimarcando una specifica procedura autorizzativa a tutela<br />
dell’attività che vi si compie.<br />
Eppure il Piano Cave della Provincia sembra non<br />
tener conto del fabbisogno reale di inerti. Che fare a<br />
questo punto?<br />
Per quanto riguarda le quantità annuali che è possibile<br />
estrarre sono state fatte alcune programmazioni e sono<br />
state indicate specifiche previsioni che, secondo noi, sono<br />
piuttosto inferiori alle necessità. Vero è che il Piano prevede<br />
la revisione di queste quantità qualora i fatti e il mercato<br />
smentiscano le proiezioni, dal momento che è il mercato a<br />
dettare le regole, diversamente è un po’ difficile stabilire a<br />
priori quali quantità saranno sufficienti per le esigenze di<br />
un mercato in continua evoluzione.<br />
Senza dubbio sarebbe meglio utilizzare le risorse dove<br />
queste sono presenti piuttosto che favorire lo sfruttamento<br />
di siti fuori regione o addirittura al di fuori dell’Italia con il<br />
conseguente aumento di traffico ed inquinamento.<br />
Pensando alle vostre principali sedi estrattive nella<br />
provincia di Ancona, che tipo di rapporto intercorre<br />
fra la vostra attività e i fiumi Esino e Cesano?<br />
Beh, oggigiorno il rapporto è praticamente assente. Fino a<br />
trent’anni fa si interveniva direttamente nei corsi d’acqua,<br />
oggi, giustamente non si scava più negli alvei dei fiumi e<br />
sono intervenute regole precise. Anche qui, però, forse, si<br />
è passati da una estremizzazione ad un’altra. È assurdo, per<br />
esempio, che non si possa più pulire i fiumi oppure che<br />
ogni intervento in questo senso, sia condizionato da costi<br />
altissimi che, di fatto, ne pregiudicano la attuabilità.<br />
Invece sarebbe sufficiente una diversa programmazione che<br />
consentirebbe, allo stesso tempo, il risparmio di risorse<br />
economiche e la pulizia di argini ed alvei.<br />
In questo caso la professionalità di chi da sempre opera<br />
nell’attività potrebbe venire in aiuto alle amministrazioni<br />
pubbliche per evitare i danni dovuti alle sempre<br />
più frequenti esondazioni?<br />
Certamente. Oggi si spendono soldi ed energie per ricostituire<br />
continuamente gli argini dei corsi d’acqua, che, in caso<br />
di piena, vengono erosi e distrutti, innalzando il livello del<br />
letto del fiume. Basterebbe dare la possibilità di riportare<br />
periodicamente l’alveo del fiume ad un livello ottimale, dando<br />
allo stesso tempo un valore al materiale estratto e, con<br />
una sola mossa, si otterrebbe un doppio risultato: risparmio<br />
di denaro pubblico e tutela dell’ambiente.<br />
Quali richieste avete da rivolgere al mondo della politica<br />
e dell’ambientalismo?<br />
Noi chiediamo regole certe sulle quali basare una pianificazione<br />
coerente per il futuro. Come tutte le altre industrie,<br />
anche la nostra necessita di certezze sulle quali definire<br />
programmazioni a medio e lungo termine.<br />
43
Assessore Varisco, può raccontarci<br />
come e con quali finalità è nata l’Associazione<br />
“Sentinella dei Fiumi”?<br />
Sono presidente della Assemblea dei<br />
Sindaci della Sentinella dei Fiumi; dal<br />
marzo 2004 su delega del Sindaco del<br />
Comune di Chioggia a cui per Statuto<br />
spetta la Presidenza dell’Associazione,<br />
la conduzione è assolutamente collegiale:<br />
il Comune di Chioggia funge da<br />
catalizzatore sia di tipo organizzativo<br />
mettendo a disposizione i amministrativi,<br />
dà supporto logistico alla segreteria<br />
tecnico-organizzativa della Associazione,<br />
e trovandosi alla confluenza dei quattro<br />
fiumi del bacino idrografico Brenta-<br />
Bacchiglione-Adige e Fratta-Gorzone,<br />
nonchè nodo idraulico tra Laguna di<br />
Venezia e mare Adriatico, permette<br />
all’Associazione di avere qualche opportunità<br />
in più in termini di “visibilità”<br />
sul piano nazionale ed internazionale.<br />
Voglio chiarire meglio questo punto:<br />
la rete istituzionale e territoriale che<br />
abbiamo costituito con una azione dal<br />
basso tra amministrazioni locali di piccole<br />
e medie dimensioni, ha cominciato<br />
a ricreare un’unità territoriale che si è<br />
sbiadita nel corso degli ultimi 50-<strong>60</strong><br />
anni , cioè da quando i fiumi hanno<br />
perso la funzione di via di comunicazione<br />
in favore del trasporto su gomma<br />
ed è sembrata venir meno la funzione<br />
dei corsi d’acqua come legante ecosistemico<br />
e culturale di un territorio<br />
particolare com’è il nostro.<br />
Anagraficamente l’ Associazione nasce<br />
il 22 febbraio 2002 con la adesione da<br />
parte dei primi Comuni della “Carta di<br />
Chioggia” e con la sottoscrizione della<br />
convenzione/statuto da parte dei Sindaci<br />
dopo l’approvazione dei rispettivi<br />
44<br />
Associazione tra Comuni<br />
“SENTINELLA DEI FIUMI”<br />
Il Presidente dell’Associazione Giorgio Varisco<br />
consigli comunali.<br />
La finalità generale della Associazione<br />
è riassumibile nella costruzione in progress<br />
di un protocollo d’intesa tra le<br />
amministrazioni locali per un programma<br />
integrato di risanamento e recupero<br />
dei fiumi veneti tra Brenta e Adige.<br />
Le azioni che la Sentinella dei Fiumi ha<br />
già cominciato a mettere in pratica sono<br />
articolate su più livelli di intervento:<br />
• giudiziario e legislativo;<br />
• istituzionale, cioè politico-amministrativo;<br />
• ambientale e culturale,<br />
• economico e sociale.<br />
Il fatto che 33 Amministrazioni<br />
Locali si impegnino a sottoscrivere<br />
un’intesa su un programma integrato<br />
di gestione e recupero ambientale<br />
del proprio patrimonio fluviale è<br />
una vera e propria novità?<br />
La Sentinella dei Fiumi è il primo<br />
esempio in Italia, e tra i pochissimi in<br />
Europa, per:<br />
• tipologia di associazionismo: Associazione<br />
istituzionale volontaria<br />
di cui la Sentinella è un soggetto<br />
istituzionale;<br />
• numero di aderenti: 33 Amministrazioni<br />
Locali che intendono<br />
rendere le loro Comunità direttamente<br />
protagoniste nella gestione del loro<br />
territorio;<br />
• temi affrontati: questioni ambientali<br />
con specifico interesse per la<br />
bonifica; la salvaguardia, la tutela<br />
e la valorizzazione dei fiumi e dei<br />
territori afferenti ai bacini idrografici<br />
di interesse dell’Associazione.<br />
Quali sono stati i maggiori ostacoli<br />
che avete trovato sul vostro cammino<br />
e quali le maggiori soddisfazioni?<br />
Questi sono anni di crescenti ristrettezze<br />
finanziarie per gli Enti Locali, quindi<br />
soprattutto per i piccoli comuni a volte<br />
risulta difficile pensare di impegnare<br />
cifre per aderire ad associazioni. Però<br />
i risultati raggiunti dalla Sentinella dei<br />
Fiumi , che ricordo è Associazione di<br />
Comuni su base volontaria e può<br />
a cura di Alberto Piastrellini<br />
contare su un bilancio generato dalle<br />
quote associative, stanno convincendo<br />
sempre più amministrazioni locali<br />
a unirsi a noi.<br />
Dal 2002 siamo passati da 19 a 33 Comuni<br />
e a breve ne entreranno altri. Le<br />
azioni che abbiamo condotto sul fronte<br />
della sensibilizzazione sulle tematiche<br />
dell’acqua e dei fiumi in particolare, nelle<br />
scuole, hanno avuto grande riscontro<br />
e siamo particolarmente orgogliosi del<br />
riconoscimento ottenuto nel dicembre<br />
2005 dal Ministero dell’Ambiente e della<br />
Tutela del Territorio e dalla Regione<br />
Veneto che ci hanno inserito tra i soggetti<br />
istituzionali firmatari del Accordo<br />
Quadro per il Polo Conciario Vicentino<br />
che vede una serie di azioni finalizzate<br />
alla bonifica e valorizzazione dell’intera<br />
asta del Fratta-Gorzone.<br />
A quattro anni dalla sua istituzione,<br />
quali risultati ha raggiunto l’ Associazione?<br />
Il conseguimento di una visibilità a livello<br />
istituzionale regionale e nazionale<br />
è arrivato dopo che la Sentinella dei<br />
Fiumi aveva ottenuto quello internazionale;<br />
il 2005 è stato un grande anno per<br />
l’Associazione che grazie alla caparbietà<br />
di alcuni suoi rappresentanti è riuscita a<br />
far parte del tavolo tecnico istituzionale<br />
che ha prodotto il protocollo di intesa<br />
Accordo Quadro per la bonifica dell’intera<br />
asta del Fratta-Gorzone con lo<br />
stanziamento di fondi del Ministero dell’Ambiente<br />
e della Regione Veneto per il<br />
monitoraggio ed interventi di recupero<br />
su tutto il fiume più inquinato del Veneto,<br />
per gli apporti del polo conciario<br />
vicentino e dei reflui agricoli.<br />
L’Associazione ha anche continuato a<br />
promuovere la crescita della consapevolezza<br />
circa le problematiche della<br />
risorsa acqua e dei fiumi, in particolare<br />
a livello delle nuove generazioni<br />
di cittadini con un concorso riservato<br />
alle scuole dei Comuni della Sentinella<br />
a cui hanno partecipato più di 200<br />
ragazzi con i loro lavori grafici da cui<br />
è derivato il nuovo logo dell’Associazione<br />
e la bandiera.
Nel corso di quest’anno finanzieremo<br />
una Mostra itinerante che si sposterà<br />
su tutti i 300 comuni del bacino idrografico<br />
di nostro interesse.<br />
Può parlarci del progetto Aqua.Su.M?<br />
“AquaSuM” è in realtà un acronimo<br />
che giocando un po’ con il latino e un<br />
po’ con l’inglese sintetizza il concetto<br />
di gestione sostenibile della risorsa<br />
acqua e significa Acqua Sustainable<br />
Management, appunto.<br />
Con questo progetto i cui costi di redazione<br />
sono stati sostenuti dai Comuni<br />
che aderiscono alla Associazione e dai<br />
partner scientifici, si è inteso proporre<br />
una serie di strategie e strumenti per la<br />
gestione sostenibile delle acque del bacino<br />
idrografico dei fiumi veneti Brenta,<br />
Bacchiglione, Fratta-Gorzone ed Adige.<br />
Il territorio veneto coperto dai Comuni<br />
che aderiscono alla Sentinella dei Fiumi<br />
è ricco di acque superficiali e sotterranee<br />
che sono una sorta di filo blu<br />
che unisce fisicamente paesi e città, le<br />
comunità sociali e le loro economie.<br />
Oggi, pur in presenza di strumenti<br />
normativi di tutela e di organismi<br />
gestionali, i fiumi con il loro corollario<br />
di canali irrigui sono seriamente<br />
compromessi da fattori di pressione di<br />
origine antropica<br />
Nel 2003 la Sentinella dei Fiumi ha<br />
ritenuto opportuno impegnarsi nella<br />
progettazione di nuove strategie e<br />
strumenti per la gestione sostenibile<br />
delle acque del bacino idrografico dei<br />
fiumi Brenta, Bacchiglione, Fratta-Gorzone<br />
ed Adige.<br />
Per questo obiettivo servono risorse<br />
economiche e l’Associazione ha deciso<br />
di puntare sui finanziamenti della<br />
Comunità Europea partecipando al<br />
bando Life Ambiente 2003.<br />
(ndr: ulteriori informazioni sull’Associazione<br />
possono essere ricercati sul sito<br />
web della Sentinella dei Fiumi:<br />
www.provincia.venezia.it/<br />
sentinella.fiumi/aquasum/).<br />
AquaSuM è stato selezionato dal Ministero<br />
dell’Ambiente e sottoposto alla<br />
Commissione Europea; purtroppo per ragioni<br />
legate al budget della UE per il 2003<br />
non abbiamo ottenuto il finanziamento<br />
delle Azioni previste nel progetto.<br />
Esso però mantiene tutta la sua validità<br />
perché delinea un valido quadro<br />
operativo di intervento e costruisce un<br />
quadro di azione che l’Associazione si<br />
è impegnata ad attuare per parti.<br />
La novità e l’importanza delle nostre<br />
proposte è stata riconosciuta a livello<br />
internazionale nel 2004 la Sentinella<br />
dei Fiumi ed il suo AquaSuM è stata<br />
presentata come case study pilota in<br />
rappresentanza dell’Italia al Congresso<br />
della NATO sui cambiamenti della<br />
Società moderna dove si poneva l’attenzione<br />
sulla gestione delle risorse<br />
idriche mondiali come fattore di pos-<br />
sibili futuri conflitti bellici tra i Paesi.<br />
Il bacino idrografico individuato dal<br />
progetto AquaSuM è entrato a far parte<br />
della rete UNESCO che si occupa di<br />
politiche ambientali.<br />
Vi sono cave o siti di estrazione di<br />
ghiaie nel bacino di vostra competenza?<br />
I corsi d’acqua e i territori di interesse<br />
della Sentinella dei Fiumi sono quelli<br />
afferenti ad un sistema idrografico molto<br />
complesso ed interrelato; si tratta di<br />
una rete che fa capo ai fiumi Adige,<br />
Fratta-Gorzone, Brenta e Bacchiglione<br />
nell’alveo dei quali sono presenti molte<br />
cave di inerti (ghiaie, sabbie): per i Comuni<br />
aderenti, penso alle cave di sabbia<br />
lungo l’Adige e lungo il Brenta soprattutto<br />
nel loro tratto finale; per quelli che<br />
ci piacerebbe coinvolgere nel corso del<br />
2006, penso alle cave di ghiaia lungo il<br />
Brenta, tra Bassano e Cittadella.<br />
Come hanno risposto gli operatori<br />
del settore dell’estrazione alla costituzione<br />
dell’Associazione?<br />
Non abbiamo avuto ancora contatti<br />
diretti con questo tipo di operatori.<br />
È possibile secondo lei, conciliare<br />
tutela del territorio e della biodiversità,<br />
con le esigenze di sviluppo<br />
economico e sociale?<br />
Certamente, avendo ben chiare le<br />
esigenze e le peculiarità del territorio<br />
e dell’ambiente e delle comunità<br />
che vi abitano.<br />
Lo sviluppo economico e sociale<br />
può essere certamente<br />
un volano per tutti, nel rispetto<br />
di tutti.<br />
45
46<br />
SERVIZI AMBIENTALI<br />
Federambiente<br />
PRESENTATO A BICA<br />
IL “RAPPORTO BONIFICHE”<br />
di Michele Caiazzo e Riccardo Viselli<br />
Federambiente<br />
Lo scorso 17 febbraio a Venezia, nell’ambito<br />
della 4 a edizione di BICA,<br />
in un sala gremita (140 partecipanti<br />
in rappresentanza di Comuni, Studi<br />
professionali, ARPA, Centri di ricerca<br />
tra cui ICRAM ed ENEA, Università,<br />
O.P.R., Amministrazioni Provinciali<br />
e Regionali, C.I.C., Autorità Portuali,<br />
Unioni Industriali, Associazioni<br />
ambientaliste, Parchi nazionali e regionali,<br />
Imprese di igiene ambientale<br />
associate e non), Federambiente ha<br />
presentato il “Rapporto Bonifiche<br />
2005”, frutto del lavoro dell’Area Tematica<br />
appositamente costituita (a cui<br />
hanno aderito 130 imprese associate),<br />
coordinata da Michele Caiazzo, del<br />
Direttivo Federale, e con la collaborazione<br />
di Riccardo Viselli, del Servizio<br />
tecnico di Federambiente.<br />
Il Rapporto consta di 5 sezioni, per uno<br />
sviluppo di <strong>60</strong>0 pagine, 400 tabelle, 200<br />
grafici, 80 planimetrie, 70 fotografie e<br />
27 casi di studio.<br />
Nella prima parte vengono presentate,<br />
tramite schede sintetiche,<br />
le Tecniche di bonifica di seguito<br />
elencate: soil washing, flushing,<br />
estrazione con solventi, air sparging,<br />
dual phase extraction, solidificazione/<br />
stabilizzazione, desorbimento termico,<br />
incenerimento, drenaggio mediante<br />
pozzi, drenaggi mediante trincee, ricarica<br />
tramite pozzi, barriere fisiche,<br />
variazioni termometriche, creazione<br />
di correnti elettriche, soil vapor extraction,<br />
bioventing, biosparging, natural<br />
attenuation, landfarming, biopile, bioslurry,<br />
barriere microbiologiche.<br />
Di ogni tecnica vengono riportati: classificazione,<br />
tipologia di trattamento,<br />
matrici ambientali coinvolte, materiali<br />
utilizzati, schema del funzionamento,<br />
utilizzabilità e limitazioni.<br />
La seconda parte è dedicata alla<br />
Normativa ed alla Pianificazione.<br />
Vengono dapprima analizzati 50 siti di<br />
interesse nazionale, con indicazione di:<br />
localizzazione geografica, tipologia dell’intervento<br />
previsto, perimetrazione e<br />
relativo decreto ministeriale, estensione<br />
dell’area inquinata, principali agenti<br />
inquinanti, costi di messa in sicurezza<br />
e/o bonifica, stato della redazione del<br />
Piano di Caratterizzazione, eventuali<br />
progetti di Bonifica e/o Messa in sicurezza<br />
approvati. Complessivamente, i<br />
siti considerati coprono un’area di circa<br />
8<strong>60</strong>.000 ha con una stima dei costi di<br />
intervento di circa 3 miliardi di euro; i<br />
siti sono distribuiti principalmente nel<br />
nord-Italia (48%), ma come sviluppo<br />
areale prevale il sud (78%) mentre<br />
per quanto riguarda la stima dei costi<br />
necessari per gli interventi vi è un<br />
sostanziale equilibrio tra le due macroaree<br />
(53% per il sud, 43% del nord<br />
Italia). Nel seguito, per ogni Regione<br />
è stata predisposta una scheda in cui<br />
sono riportate informazioni riguardo<br />
i provvedimenti di approvazione dei<br />
Piani, le principali disposizioni e la<br />
documentazione complementare. Dallo<br />
studio si evidenzia che 10 Regioni<br />
(Campania, Lazio, Liguria, Lombardia,<br />
Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana,<br />
Umbria, Veneto) e la Provincia di Trento<br />
hanno approvato il Piano di Bonifica<br />
dei siti inquinati e che altre 5 Regioni<br />
(Abruzzo, Basilicata, Molise, Puglia,<br />
Friuli-Venezia Giulia) e la Provincia<br />
di Bolzano anche non avendo ancora<br />
adottato uno specifico Piano, hanno inserito<br />
disposizioni di carattere generale<br />
nelle leggi in materia di gestione dei<br />
rifiuti. Dall’analisi dei Piani si evince<br />
che sono state individuate circa 8.000<br />
aree da bonificare, 1.000 delle quali<br />
richiedono interventi urgenti; ulteriori<br />
<strong>60</strong>0 siti sono interessati da attività a<br />
rischio rilevante di contaminazione.<br />
La terza parte riporta un’analisi ed una<br />
discussione su dati statistici relativi alle<br />
imprese associate a Federambiente e, in<br />
misura molto più dettagliata, al gruppo<br />
costituito dalle imprese che sono<br />
impegnate nelle attività di bonifica<br />
dei siti contaminati. I dati sono stati<br />
analizzati considerando alcuni parametri:<br />
classificazione giuridica delle<br />
imprese, servizi erogati, dimensione,<br />
impianti gestiti. Il dato che emerge è<br />
che un quarto degli associati svolgono<br />
attività inerenti la bonifica di siti<br />
contaminati, avendo maturato altresì<br />
esperienze significative in ambiti diversi<br />
da quelli tipicamente ascrivibili<br />
ad aziende di igiene urbana. L’elevata<br />
percentuale di imprese associate che si<br />
occupano di bonifiche mette in risalto<br />
che queste attività sono in una fase<br />
di consolidazione e verosimilmente è<br />
possibile affermare che potranno essere<br />
annoverate tra i servizi che verranno<br />
erogati, nel prossimo futuro, a cittadini,<br />
privati e amministrazioni pubbliche; si<br />
ritiene, inoltre, che sia probabile l’attuarsi<br />
di un trend evolutivo verso una<br />
concezione dei servizi ambientali non<br />
più circoscritti all’interno del tessuto<br />
urbano ed alla gestione ordinaria del<br />
ciclo dei rifiuti.<br />
La trattazione è stata poi approfondita<br />
con la discussione circa le tipologie<br />
delle bonifiche realizzate da parte<br />
delle associate. Sono state individuate<br />
6 categorie di bonifica: discariche,<br />
siti industriali, aree contaminate da<br />
amianto, ex inceneritori di rifiuti,<br />
falde acquifere ed interventi speciali.<br />
Prevale leggermente la categoria<br />
“discariche”, verosimilmente in quanto<br />
attività strettamente collegata al<br />
classico posizionamento sul mercato<br />
delle imprese ex-municipalizzate di<br />
gestione del servizio di igiene urbana.<br />
Molto interessante è però la presenza<br />
di attività quali la bonifica delle falde<br />
acquifere (2%) e delle aree industriali<br />
(27%) in quanto testimonianza di una<br />
evoluzione e di un riposizionamento<br />
sul mercato delle imprese associate.<br />
Delle 23 imprese che hanno esperienze<br />
in merito ad interventi su discariche,<br />
l’attenzione è stata incentrata su casi di<br />
monitoraggio del rilascio di percolato e<br />
biogas tramite utilizzo di associazioni<br />
vegetazionali ed analisi di immagini<br />
satellitari e sulla sperimentazione di<br />
algoritmi in grado di identificare le<br />
priorità di bonifica nei casi di diffuso<br />
inquinamento da parte di microdiscariche.<br />
Delle 17 imprese che hanno<br />
esperienze in merito ad interventi su<br />
siti industriali, sono state evidenziate le<br />
attività in merito alla bonifica di terreni
contaminati da PCB e da metalli pesanti,<br />
agli interventi in aree contaminate<br />
da residui infiammabili ed alle aree<br />
contaminate da arsenico e idrocarburi<br />
alogenati.<br />
Nella quarta parte vengono presentate<br />
dapprima tutte le imprese associate<br />
impegnate in attività di bonifica tramite<br />
“schede anagrafiche” in cui l’azienda<br />
viene dettagliatamente inquadrata<br />
con indicazione di: sede legale, classificazione<br />
giuridica, servizi erogati,<br />
tipologia delle bonifiche effettuate,<br />
dipendenti, valore della produzione,<br />
abitanti serviti, impianti gestiti, rifiuti<br />
gestiti annualmente e dotazione in<br />
mezzi ed attrezzature.<br />
Complessivamente, le imprese associate<br />
che si occupano di bonifica, occupano<br />
una “fetta di mercato” considerevole se<br />
rapportata all’universo Federambiente:<br />
il 30% dei Comuni serviti, il 40% degli<br />
abitanti, il 53% dei dipendenti e del<br />
fatturato, il 23% dei rifiuti gestiti annualmente.<br />
Infine, sono stati trattati<br />
dettagliatamente, con dati tecnici e<br />
procedure utilizzate, 27 casi di studio,<br />
selezionati sia per l’importanza che<br />
l’intervento ha rivestito nell’ambito in<br />
cui è stato portato a termine sia per<br />
l’utilizzo di tecniche ritenute particolarmente<br />
efficaci ed innovative. A titolo<br />
di esempio, si elencano nel seguito<br />
alcuni dei casi analizzati e riportati nel<br />
Rapporto Bonifiche:<br />
- Progetto definitivo di bonifica e messa<br />
in sicurezza dell’area PP6, ex acciaieria<br />
Valbruna a Vicenza;<br />
- Il caso ex Acna di Cesano Maderno<br />
(MI);<br />
- Applicazione di strumenti operativi per<br />
la gestione delle bonifiche e della riqualificazione<br />
di ex aree industriali: bonifica<br />
della ex Perfosfati a Portogruaro (VE);<br />
- Monitoraggio ed analisi del rischio<br />
di discariche esaurite con rilascio di<br />
percolati nell’acquifero superficiale;<br />
- Interventi di bonifica definitiva di una<br />
ex discarica interessata da dispersione<br />
del biogas nel sottosuolo insaturo e contaminazione<br />
dell’acquifero sotteso;<br />
- Up-grading di un Sistema Integrato di<br />
valorizzazione e smaltimento dei rifiuti;<br />
- Il caso di Giugliano in Campania;<br />
- I dispositivi di protezione individuale:<br />
il rischio amianto;<br />
- Bonifica area deposito scorie e ceneri<br />
dell’ex inceneritore di Firenze in località<br />
San Donnino;<br />
- Svuotamento e bonifica di una vasca di<br />
stoccaggio di rifiuti pericolosi organici.<br />
Concludendo, il Rapporto evidenzia che<br />
la percentuale di imprese associate che<br />
si occupano di bonifiche (23%) mette<br />
in risalto che questa attività non è marginale;<br />
che delle imprese pluriservizi<br />
impegnate nelle bonifiche il 75% eroga<br />
il servizio idrico oltre quello ambientale;<br />
che le imprese, seppure nel 70%<br />
dei casi possano essere considerate di<br />
piccole dimensioni (fatturato minore di<br />
30 milioni Euro), hanno maturato importanti<br />
esperienze prospettando una<br />
positiva evoluzione allorquando saranno<br />
portati a compimento gli auspicati<br />
processi di razionalizzazione dei servizi,<br />
già completati in altre realtà territoriali;<br />
che diffusissime sono le attività di<br />
risanamento di siti industriali, mostrando<br />
come l’evoluzione ed il riposizionamento<br />
sul mercato delle imprese associate a<br />
Federambiente sia spinto verso settori<br />
che esulano dal mondo dei rifiuti.<br />
47
Nuovo Consiglio d’Amministrazione<br />
e nuovo Direttore<br />
Generale per il Consorzio<br />
Obbligatorio Batterie<br />
Esauste, ma alla guida del<br />
COBAT è stato confermato<br />
l’ing. Giancarlo Morandi,<br />
già Presidente in carica dal<br />
2000 e Vicepresidente sin dal<br />
1990, a cui è stato rinnovato<br />
il mandato triennale.<br />
Morandi, 66 anni e milanese<br />
doc, ha sempre operato nel<br />
Il Presidente del COBAT, ing. Giancarlo Morandi<br />
settore industriale dell’accumulo<br />
di energia mediante batterie al piombo. Da sempre<br />
convinto che sia possibile conciliare le regole del libero<br />
mercato e della libera circolazione delle merci in ambito UE<br />
con la tutela dell’ambiente e le politiche di sviluppo sostenibile,<br />
è stato l’artefice del grande rinnovamento del COBAT,<br />
anticipando normativa nazionale e direttive comunitarie, con<br />
la liberalizzazione del mercato delle batterie esauste, poi<br />
approvata dal nostro Parlamento nel 2002.<br />
In questi anni, Morandi ha portato il Consorzio Obbligatorio<br />
Batterie Esauste a distinguersi come uno degli enti più attivi<br />
sul fronte della salvaguardia ambientale e della salute collettiva.<br />
Così il COBAT è stato il 1° Consorzio a:<br />
- adottare una politica di gran trasparenza con la pubblicazione<br />
dei suoi Rapporti Ambientali;<br />
- aderire al Protocollo di Kyoto;<br />
- ottenere le certificazioni per il sistema di gestione qualità<br />
e di gestione ambientale;<br />
- acquistare energia verde.<br />
Oggi il COBAT è un modello imitato in diversi Paesi Europei<br />
ed extra-europei, non solo per i risultati conseguiti nel riciclo<br />
delle batterie al piombo esauste, oramai prossimo alla totalità<br />
dell’immesso al consumo, ma anche per le importanti iniziative<br />
di alto valore etico ed ambientale come la spedizione per il<br />
recupero degli accumulatori esausti dalla Piramide CNR sull’Himalaya,<br />
le opere di riforestazione in Messico e i progetti<br />
sociali in Perù: tutte missioni fortemente volute dal Presidente,<br />
che hanno portato alla ribalta internazionale il Consorzio Italiano,<br />
nonché sensibilizzato l’opinione pubblica sul corretto<br />
smaltimento delle batterie esauste.<br />
Michele Zilla, 48 anni e lecchese d’adozione, invece, è il<br />
nuovo Direttore Generale del COBAT.<br />
Con Laurea in Biologia presso l’Università Statale di Milano<br />
e Master of Business Administration conseguito alla<br />
SDA BOCCONI, Zilla è membro del Comitato Direttivo di<br />
UNIRE (Unione tra le Imprese di Recupero) ed ha maturato<br />
la sua esperienza professionale all’interno di enti, società<br />
pubbliche e principali società di servizi ambientali italiane<br />
48<br />
COBAT<br />
IL CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE CONFERMA<br />
IL PRESIDENTE ED ELEGGE IL NUOVO DIRETTORE GENERALE<br />
Giancarlo Morandi e Michele Zilla alla guida<br />
del Consorzio Italiano che vanta tanti primati ambientali<br />
di Vinicio Ruggiero<br />
I “NUMERI” DEL COBAT<br />
La Storia del Cobat:<br />
1988 istituzione del Consorzio con legge 475 art.9 quinquies<br />
1992 1° anno di piena operatività<br />
2.403.562 tonnellate di batterie esauste raccolte dal 1991 ad oggi<br />
1.345.995 tonnellate di piombo metallo recuperato<br />
393 milioni di litri di acido solforico neutralizzato<br />
112.967 tonnellate di polipropilene recuperato<br />
ca. 198 milioni di batterie al piombo esauste raccolte e avviate<br />
al riciclaggio<br />
Il 2005 del Consorzio:<br />
201.518 tonnellate di batterie esauste raccolte ed avviate al<br />
riciclaggio<br />
112.850 tonnellate di piombo metallo recuperato solo dalle<br />
batterie esauste<br />
80,5* milioni di euro risparmiati all’importazione di piombo in Italia<br />
32,9 milioni di litri di acido solforico neutralizzato<br />
9.471 tonnellate di polipropilene recuperato<br />
0,80 Euro sovrapprezzo sulla vendita di una batteria auto 20-<br />
70Ah (il più basso in Europa)<br />
ca. 16.627 milioni di batterie al piombo esauste sottratte alla<br />
dispersione<br />
* Fonte: LME 2005<br />
Ogni anno in Italia:<br />
ca.40% apporto medio al fabbisogno di piombo (ca. 280.000 t/anno)<br />
ca.66% risparmio energetico nella produzione di piombo riciclato<br />
ca.100% tasso di recupero sulle batterie al piombo esauste<br />
controllate dal Cobat in Italia<br />
L’assetto organizzativo:<br />
90 imprese di raccoglitori incaricati del ritiro gratuito<br />
sull’intero territorio nazionale<br />
6 impianti di riciclo delle batterie al piombo esauste<br />
consorziati in Italia<br />
La partecipazione al Cobat:<br />
40% imprese di riciclo<br />
40% produttori e importatori di batterie<br />
10% associazioni di demolitori auto e raccoglitori<br />
10% confederazioni di installatori e artigiani autoriparatori<br />
ed estere. Un’expertise, quindi, di cui il COBAT non potrà<br />
che beneficiare.<br />
Il nuovo Direttore Generale è anche Promotore e Presidente<br />
di ASSOSELE, l’Associazione aderente a FISE-UNIRE, che<br />
raggruppa le principali Società che si occupano di raccolte<br />
differenziate, con l’obiettivo di realizzare un sistema integrato<br />
di raccolta differenziata, affinché le raccolte congiunte di più<br />
frazioni recuperabili, diventando uno standard Italiano, por-
tino il Paese in linea con<br />
gli altri Stati europei.<br />
Zilla arriva al Consorzio<br />
di Via Toscana 1 a Roma,<br />
dopo aver ricoperto l’incarico<br />
di Amministratore<br />
Delegato della SORARO di<br />
Milano, società del gruppo<br />
francese Lyonnaise deux<br />
Eau, e dal 1998 ad oggi<br />
quello di Direttore Generale,<br />
presso il Gruppo<br />
CARIS di Milano.<br />
Il Direttore del COBAT, dott. Michele Zilla<br />
Lo scorso 16 gennaio è stato nominato il nuovo Consiglio<br />
di Amministrazione del COBAT, che, come prevede lo<br />
Statuto approvato con Decreto del Ministero dell’Ambiente<br />
e della Tutela del Territorio di concerto con il Ministero<br />
delle Attività Produttive, è composto da 14 membri eletti<br />
dall’assemblea, più 4 designati (2 dal Ministro dell’Ambiente<br />
e 2 dal Ministro delle Attività Produttive).<br />
Il modello consortile, pertanto, realizza una sinergia tra pubblico e<br />
privato, assegnando al primo la funzione di indirizzo e controllo<br />
ed al secondo la responsabilità gestionale per il raggiungimento<br />
degli obiettivi stabiliti dalla legge in modo trasparente, efficace ed<br />
economico. Un circolo virtuoso cui prendono parte le imprese<br />
di riciclo, i produttori di batterie, i demolitori e raccoglitori di<br />
batterie esauste e artigiani-autoriparatori.<br />
Il nuovo Consiglio di Amministrazione del COBAT<br />
Giancarlo MORANDI, Presidente<br />
Nicola Maria ALOIA, Ministero Attività Produttive<br />
Francesco ANTONAZZO, di estrazione consortile<br />
Tommaso CAMPANILE, di estrazione consortile<br />
Sergio CANALE, Ministero Ambiente<br />
Giuseppe COLOMBO, di estrazione consortile<br />
Fabrizio CURCI, di estrazione consortile<br />
Paola FICCO, di estrazione consortile<br />
Alfonso GIFUNI, di estrazione consortile<br />
Filippo GIRARDI, di estrazione consortile<br />
Gaetano LA CORTE, di estrazione consortile<br />
Roberto MAROGNOLI, di estrazione consortile<br />
Giovanni NARBONE, Ministero Attività Produttive<br />
Marco NOLI, di estrazione consortile<br />
Giorgio RUSSOMANNO, di estrazione consortile<br />
Fabio TANCREDI, Ministero Ambiente<br />
Giancarlo URBANI, di estrazione consortile<br />
Dario ZANTEDESCHI, di estrazione consortile<br />
Il nuovo Collegio dei Revisori<br />
Salvatore DE MARCO, Presidente, Ministero Ambiente<br />
Roberto CANESI, di estrazione consortile<br />
Paola GHISAURA, Ministero Economia e Finanze<br />
Maurizio PATERNÒ, di estrazione consortile<br />
Paolo PUGLISI, Ministero Economia e Finanze<br />
Gianfranco ROSSI, di estrazione consortile<br />
L’anno scorso il COBAT ha raccolto ed avviato al riciclaggio<br />
oltre 201.518 tonnellate di batterie al piombo esauste, superando<br />
per la prima volta la soglia delle 200.000 tonnellate.<br />
Per il nostro Paese, ciò ha significato:<br />
• oltre 16,5 milioni di singole batterie raccolte sull’intero<br />
territorio nazionale;<br />
• più di 32 milioni di acido solforico sottratti alla dispersione<br />
nell’ambiente e correttamente inertizzati;<br />
• quasi 113.000 tonn. di piombo recuperate;<br />
• quasi 10.000 tonn. di plastica polipropilene recuperate;<br />
• 80,5 milioni di Euro risparmiati sulle importazioni di<br />
piombo.<br />
Oggi, l’Italia è leader mondiale<br />
nel recupero di rifiuti pericolosi<br />
come le batterie al piombo esauste.<br />
Il Consorzio Italiano, infatti,<br />
vanta i seguenti primati:<br />
• un alto tasso di raccolta sulle<br />
batterie d’avviamento, prossimo<br />
alla totalità sull’immesso al<br />
consumo (risultato pressoché<br />
pari solo a 3 Paesi, di grandi<br />
tradizioni ecologiche, come Danimarca,<br />
Norvegia, e Svezia);<br />
• ingenti quantità assolute di<br />
batterie recuperate: quasi<br />
2,5 milioni di tonn. dal 1992<br />
ad oggi;<br />
• elevata raccolta procapite:<br />
superiore ai 3,3 kg/abitante<br />
nel 2005.<br />
Con il COBAT, l’Italia primeggia<br />
a livello internazionale non solo<br />
per quanto riguarda la raccolta<br />
del rifiuto batteria, ma anche<br />
per i bassi costi applicati per<br />
effettuarne il recupero. In Italia,<br />
infatti, vige:<br />
• il più basso sovrapprezzo sulla<br />
vendita delle batterie nuove:<br />
solo 76 centesimi di Euro per<br />
una batteria d’avviamento per automobile, con capacità<br />
(C) da 20-95 Ah: meno di un cappuccino!<br />
Questo è il COBAT: un circolo virtuoso in cui l’ecologia<br />
incontra l’economia e la tutela dell’ambiente va di pari passo<br />
con il risparmio economico e di risorse.<br />
Questo è un esempio di sviluppo sostenibile: il “fiore all’occhiello<br />
dell’Italia che ricicla”.<br />
E mentre scriviamo queste righe i raccoglitori incaricati del<br />
COBAT stanno già raccogliendo la 200 milionesima batteria!<br />
Via Toscana, 1 - 00187 Roma<br />
Tel. 06 487951 - fax 06 42086985<br />
www.cobat.it - info@cobat.it<br />
49
50<br />
ALPI AMBIENTE <strong>srl</strong><br />
ALTA TECNOLOGIA PER IL<br />
TRATTAMENTO DEI RIFIUTI SANITARI<br />
Alpi Ambiente <strong>srl</strong> è una Società che<br />
si occupa del trattamento dei rifiuti<br />
sanitari.<br />
Il presidente Gilberto Paggioro offre,<br />
attraverso questa intervista, una breve<br />
presentazione di questa importante<br />
realtà veneta.<br />
Innanzitutto, Presidente, ci dica come<br />
è nata la Alpi Ambiente <strong>srl</strong>?<br />
La Alpi Ambiente è nata nel 2002,<br />
rilevando un ramo d’azienda di una<br />
Cooperativa di Adria (RO), che si occupava,<br />
fra le altre cose, anche della<br />
gestione dei rifiuti sanitari.<br />
Ci faccia una breve descrizione delle<br />
prevalenti attività della Società.<br />
Alpi Ambiente <strong>srl</strong> è titolare di un impianto<br />
di triturazione e sterilizzazione<br />
dei rifiuti sanitari (codice CER 180103<br />
e 180202), denominato “Bravo Hospital”.<br />
Nell’ambito regionale Veneto, la società<br />
si colloca tra le realtà di “nicchia” nel<br />
settore dello smaltimento dei rifiuti sanitari<br />
a rischio infettivo, essendo l’unica<br />
impresa autorizzata a tale attività con<br />
specifici decreti: il n. 3118/96, rilasciato<br />
dalla Regione Veneto e il n. 927/97,<br />
rilasciato dalla Provincia di Rovigo e<br />
successive proroghe per la gestione.<br />
Più nello specifico, come si svolge<br />
l’attività di trattamento di questi<br />
rifiuti speciali?<br />
L’occupazione più rilevante della Alpi<br />
Ambiente è rappresentata dal servizio<br />
di raccolta, di trasporto e di trattamento<br />
dei rifiuti sanitari. Sono rifiuti speciali<br />
che possono presentare rischi infettivi<br />
e che quindi devono essere trattati<br />
in maniera diversa dai normali rifiuti<br />
speciali. Essi vengono quindi da noi<br />
raccolti dentro contenitori speciali<br />
e trasportati nell’impianto di Adria.<br />
Dopo il conferimento, i rifiuti in questione<br />
vengono trasformati e sterilizzati,<br />
attraverso l’utilizzo di due attrezzature<br />
di Sabrina Dei Nobili<br />
ad alta tecnologia per la sterilizzazione<br />
e sanificazione: in questo modo, essi<br />
vengono a perdere tutte le caratteristiche<br />
di pericolosità e di infettività che<br />
avevano in origine.<br />
Come si svolge esattamente questo<br />
ciclo di sterilizzazione?<br />
Queste attrezzature rappresentano un<br />
sistema innovativo e completamente<br />
automatizzato che opera in base a<br />
precisi principi meccanici. Innanzitutto,<br />
i nostri macchinari provvedono a<br />
triturare il rifiuto sanitario; poi questo<br />
viene sottoposto ad un innalzamento<br />
della temperatura, che raggiunge un<br />
livello di 155° C. A questa temperatura<br />
massima, il rifiuto viene mantenuto per<br />
almeno cinque secondi, in modo da abbattere<br />
in maniera certa ogni forma di<br />
vita, anche e soprattutto quelle di tipo<br />
virale. Successivamente, nella seconda<br />
fase, ovvero quella del raffreddamento,<br />
quale misura precauzionale il prodotto<br />
rimanente viene irrorato di ipoclorito di
sodio, ritenuto oggi il più efficace dei<br />
disinfettanti. Questa procedura viene<br />
utilizzata quindi a maggiore garanzia<br />
di una sterilizzazione assoluta. Una<br />
volta raffreddato, il prodotto viene poi<br />
raccolto in cassoni scarrabili e successivamente<br />
portati in un impianto che<br />
si occupa dello smaltimento finale, che<br />
avviene per termodistruzione.<br />
Grazie a questo sistema di trattamento,<br />
si riesce ad effettuare anche una significativa<br />
riduzione volumetrica del peso<br />
del rifiuto inizialmente conferito: ciò<br />
consente di abbattere notevolmente i<br />
costi di smaltimento e di trasporto finali.<br />
Il prodotto risultante dal processo di<br />
sterilizzazione può essere dunque smaltito<br />
in maniera assolutamente sicura e<br />
senza alcun pericolo infettivo.<br />
I vostri servizi a chi si rivolgono?<br />
I nostri clienti privilegiati sono le strutture<br />
sanitarie, ad esempio gli ospedali,<br />
che producono rifiuti con caratteristiche<br />
particolari, come quelli a rischio di<br />
infettività. Tra i più importanti ricordiamo<br />
la ASL di Venezia. I vantaggi che<br />
la nostra proposta propone non sono<br />
solo di ordine economico, ma anche<br />
e soprattutto di sicurezza per tutto ciò<br />
che riguarda gli equilibri di impatto am-<br />
bientale e di salvaguardia della salute<br />
pubblica. Questo modo di operare ci<br />
ha portato l’avvallo in sede autorizzativa<br />
sia regionale che provinciale, che<br />
si è concretizzato nell’aggiudicazione<br />
diretta o attraverso delle partnership<br />
di diverse committenze pubbliche e<br />
private, da parte di aziende sanitarie<br />
locali, case di cura, case di riposo e<br />
studi medici e dentistici.<br />
Oltre al trattamento di questi rifiuti<br />
sanitari, vi dedicate anche ad altre<br />
attività collaterali?<br />
Certamente. Un altro ramo della nostra<br />
attività ci vede impegnati nella raccolta,<br />
nel trasporto e nello smaltimento anche<br />
dei rifiuti non pericolosi prodotti<br />
dal comparto industriale. Abbiamo,<br />
inoltre, da poco collaudato una speciale<br />
attrezzatura per il recupero delle<br />
particelle d’argento che sono dissolte<br />
nei liquidi risultanti dopo lo sviluppo<br />
delle lastre radiografiche. Naturalmente,<br />
effettuiamo anche il lavaggio e la<br />
sanificazione dei contenitori riciclabili<br />
che sono utilizzati dalle varie strutture<br />
sanitarie nostre clienti, per il conferimento<br />
dei rifiuti sanitari presso il nostro<br />
impianto.<br />
Ovviamente, un’attività del genere<br />
richiede l’adeguamento ad un certo<br />
standard qualitativo. Come vi siete<br />
mossi, a questo riguardo?<br />
In Alpi Ambiente, crediamo molto nella<br />
qualità, quindi ci impegniamo ad osservare<br />
degli standard qualitativi piuttosto<br />
alti. Il riconoscimento della validità<br />
progettuale del nostro impianto, l’appetibilità<br />
del rapporto costi-benefici che<br />
proponiamo, hanno garantito ad Alpi<br />
Ambiente <strong>srl</strong> il consolidarsi negli anni<br />
della propria attività e della credibilità.<br />
Infatti, siamo in procinto di ottenere<br />
la Certificazione dell’azienda secondo<br />
i rigorosi requisiti della ISO 14001 e<br />
della ISO 9000 Ed. Vision: uno sforzo<br />
del nostro staff, che serve proprio<br />
per avere il massimo riconoscimento<br />
possibile nello svolgimento di questo<br />
genere di attività.<br />
Alpi Ambiente <strong>srl</strong><br />
Strada Molinterran, 8/a<br />
45011 Adria (RO)<br />
Tel. 0426 900480 - fax 0426 900209<br />
51
Istituire un tavolo tecnico per individuare le strategie<br />
più utili ad una corretta politica dei rifiuti sul territorio,<br />
partendo da una “fotografia” della attuale situazione.<br />
È quanto hanno deciso Provincia di Macerata e COSMARI<br />
in un incontro tra i Presidenti dei due Enti, Giulio Silenzi e<br />
Fabio Eusebi, presenti l’Assessore Provinciale all’Ambiente,<br />
Carlo Migliorelli ed il Direttore del Consorzio obbligatorio<br />
smaltimento rifiuti, Giuseppe Giampaoli.<br />
Si è trattato di un costruttivo incontro destinato a gettare le<br />
basi per un’azione amministrativa a medio e lungo periodo.<br />
Oltre ad un esame del Piano industriale del COSMARI - che<br />
presto sarà portato nuovamente all’esame dei Comuni - definendone<br />
le linee più opportune da attuare, Provincia e<br />
Consorzio inizieranno a verificare la possibilità di individuare<br />
i futuri siti per discariche d’appoggio all’impianto<br />
consortile di smaltimento, secondo una programmazione<br />
almeno decennale. Un aspetto, quest’ultimo, che dovrà<br />
essere definito al più presto e comunque prima che venga<br />
chiusa la nuova discarica di Tolentino, i cui lavori di<br />
realizzazione - dopo il “via libera” dato a fine anno della<br />
Regione - dovrebbero avere inizio in primavera.<br />
Provincia e COSMARI, con l’apporto di rappresentanti di alcuni<br />
Comuni e di tecnici, appronteranno, inoltre, anche un<br />
“regolamento-tipo” affinché sia poi adottato dai singoli enti<br />
locali, con lo scopo di rendere il servizio rifiuti e la relativa<br />
tariffa omogenei su tutto il territorio provinciale.<br />
Per conoscere in modo più specifico quali sono i piani strategici<br />
del Consorzio, abbiamo rivolto al Presidente, Fabio<br />
Eusebi, alcune domande.<br />
Presidente, questo nuovo anno si presenta particolarmente<br />
impegnativo. Quali strategie Lei e il Consiglio di<br />
Amministrazione dovrete approntare per il COSMARI?<br />
Dopo questo primo periodo di normale adattamento al mio<br />
nuovo ruolo di Presidente, abbiamo iniziato a tracciare, in<br />
accordo con la Provincia e ovviamente con i Comuni soci,<br />
le nuove progettualità che consentiranno al nostro Consorzio<br />
di erogare servizi sempre più di qualità e soprattutto<br />
rispondenti alle esigenze dei cittadini, senza tralasciare le<br />
economie di scala e la preservazione del nostro ambiente e<br />
quindi della nostra qualità della vita. Il tutto nella continuità<br />
e nel rispetto di quanto sinora concretizzato ed intrapreso,<br />
con successo, in questi ultimi anni.<br />
Si torna, quindi, a parlare del Piano Industriale?<br />
È questo uno strumento indispensabile per la giusta gestione<br />
di una macchina complessa come il COSMARI. I risultati sinora<br />
raggiunti e soprattutto i modelli di sviluppo futuri verranno<br />
rivisti anche in base alle trasformazioni del mercato, della normativa<br />
ed ovviamente del “problema rifiuti” più in generale.<br />
Sarà compito del COSMARI coordinare il Piano Industriale<br />
52<br />
COSMARI<br />
GLI OBIETTIVI PER IL 2006<br />
Intervista al Presidente del Consorzio Obbligatorio, Fabio Eusebi<br />
di Luca Romagnoli<br />
e il Progetto Sintegra che prevede una ottimizzazione dei<br />
percorsi di raccolta, del posizionamento e del numero dei<br />
cassonetti e dei mezzi da utilizzare. Inoltre per rendere<br />
coerenti ed economicamente sostenibili i piani industriali di<br />
COSMARI e Sintegra, sarà necessario provvedere un indirizzo<br />
generale per lo sviluppo della raccolta differenziata, del porta<br />
a porta e dell’intero sistema di raccolta, in modo tale che gli<br />
investimenti necessari oggi non siamo vanificati da repentini<br />
o improvvisi cambiamenti di modalità di raccolta.<br />
Tra le proposte avanzate nel Piano Industriale c’è anche<br />
quella del potenziamento della termovalorizzazione?<br />
La ringrazio per questa domanda che mi permette di fare<br />
alcune considerazioni. Troppo spesso la termovalorizzazione<br />
è vista, specie nel nostro Paese, come un argomento ancora<br />
problematico e che investe mondo politico, associazioni<br />
ambientaliste e cittadini, in ruoli differenti, spesso contrapposti.<br />
Da un lato è sempre più chiara l’emergenza di una<br />
corretta gestione, da parte degli enti locali, dello smaltimento<br />
dei rifiuti, dall’altro è sempre più alta l’attenzione da parte<br />
dell’opinione pubblica su questa tipologia di impianti.<br />
Va evidenziato, secondo me, che la maggior parte dei problemi<br />
legati alla termovalorizzazione sono dovuti alla mancanza<br />
di un quadro di riferimento generale che abbia al centro la<br />
sinergia tra i soggetti coinvolti dalle varie fasi del ciclo completo<br />
del rifiuto che, va ricordato, comprende passaggi delicati<br />
quali l’autosufficienza, la prossimità, la residualità delle discariche<br />
e gli obiettivi di raccolta differenziata che produrranno<br />
effetti positivi sulla gestione degli stessi rifiuti ed anche sulla<br />
termovalorizzazione, solo se integrati tra di loro.<br />
Molto spesso i cittadini non sanno che la termovalorizzazione<br />
energetica assume un ruolo importante in quanto<br />
trasforma parte del rifiuto da problema a risorsa.<br />
Infatti, nonostante i rifiuti siano fonti disponibili e rinnovabili<br />
da cui recuperare energia e materiali, la maggior parte di<br />
essi (oltre il 70%) continua ad essere conferita in discarica,<br />
rinunciando così alla possibilità di sfruttare le potenzialità<br />
energetiche e di materiali dei rifiuti, mentre risulta ancora<br />
scarsa la frazione destinata all’incenerimento (8%), al riciclaggio<br />
o altre tecniche di trattamento (13,5% circa).<br />
La nostra situazione nazionale è in netta contrapposizione<br />
con la realtà esistente nella maggioranza degli altri paesi<br />
europei, dove i rifiuti sono considerati già da tempo una<br />
risorsa energetica importante, come possibile alternativa<br />
ai combustibili fossili e dove la termovalorizzazione è una<br />
tecnica ormai diffusa con cui trattare gran parte (dal 35% al<br />
75%) dei rifiuti solidi urbani ed assimilabili prodotti.<br />
Inoltre l’incenerimento permette una notevole riduzione dei<br />
materiali da conferire in discarica: gli esperti ci ricordano che<br />
i residui solidi sono il 32,9% in peso rispetto alla quantità di<br />
rifiuto entrante e circa il 10% in volume. Ecco allora che la<br />
termovalorizzazione risulta perciò una soluzione molto effi-
cace per lo smaltimento dei rifiuti solidi e attraverso l’utilizzo<br />
di opportune tecniche di abbattimento degli inquinanti negli<br />
effluenti, prima della loro immissione nell’ambiente esterno,<br />
è possibile contenere l’impatto ambientale ben al di sotto<br />
dei limiti imposti dalla attuale normativa vigente.<br />
Il piano industriale del COSMARI prevede, comunque, diverse<br />
possibilità di sviluppo dell’impianto e credo che dovrà essere<br />
la “politica” ad esprimersi a tal proposito. Le ipotesi di sviluppo<br />
che guardano all’utilizzo delle biomasse e del CDR per la<br />
produzione di energia elettrica sono anch’esse perseguibili<br />
poiché danno luogo a costi di smaltimento sopportabili e<br />
riducono i quantitativi di rifiuto da smaltire in discarica.<br />
Cosa sta facendo il COSMARI per il monitoraggio delle<br />
emissioni?<br />
Lo sviluppo di sempre più sofisticati e tecnologici metodi<br />
di campionamento ed analisi degli inquinanti nei fumi, ha<br />
consentito l’affermarsi di sistemi di depurazione dei fumi<br />
e delle emissioni del tipo a multistadi che permettono di<br />
raggiungere valori di concentrazione delle stesse emissioni<br />
al limite della misurabilità e quindi molto al di sotto della<br />
media. Mi sia consentito di sottolineare che il COSMARI è<br />
attualmente monitorato in continuo e che tutte le verifiche<br />
effettuate danno sempre esito negativo. Inoltre i nostri impianti<br />
sono certificati ISO e registrati EMAS.<br />
Quindi è necessario impostare, senza creare facili disinformazioni<br />
o strumentali confusioni, i modelli di gestione<br />
integrata del rifiuto, affinché si diano certezze sulla qualità<br />
dei processi sotto il profilo socioambientale sia ai cittadini,<br />
sia al territorio interessato dagli impianti.<br />
E per la raccolta differenziata, altra attività d’avanguardia<br />
del COSMARI, cosa è previsto?<br />
Da sempre il nostro Consorzio si contraddistingue per<br />
la sperimentazione e soprattutto per i risultati raggiunti<br />
nella raccolta differenziata dei rifiuti. Molti Comuni stanno<br />
attuando quella cosiddetta “porta a porta” ed addirittura<br />
Montelupone, proprio in questo inizio anno, ha avviato<br />
una raccolta domiciliare su tutto il territorio comunale con<br />
la conseguente eliminazione totale dei cassonetti. Ciò sta<br />
dando ottimi risultati sia in termini di percentuale che di<br />
“qualità” dei rifiuti conferiti.<br />
Va però rilevato che il porta a porta non può allo stato attuale<br />
essere sviluppato oltre determinati limiti poiché il sistema di<br />
raccolta e di smaltimento verrebbero stravolti nella loro naturale<br />
organizzazione con un aggravio di costi non sopportabili.<br />
Presidente, per concludere?<br />
Temi così complessi richiedono una riflessione profonda, da<br />
parte di tutti i soggetti coinvolti, sulla esigenza di radicale<br />
cambiamento nella impostazione delle politiche ambientali,<br />
verso sistemi integrati. Diventa allora fondamentale una<br />
programmazione ed un impegno di noi tutti verso una<br />
maggiore ricerca di sinergie, strategie di sistema; da scontri<br />
di pensieri e tecnologie a paradigma del “possibile” e non<br />
del “non si può fare”.<br />
Questo perchè la crucialità del problema dei rifiuti è di ordine<br />
economico, normativo, tecnico, ma anche, e soprattutto,<br />
culturale; un’appropriazione culturale forte è necessaria sia<br />
per promuovere una indispensabile coscienza civica, sia per<br />
sostenere lo sviluppo di tecnologie appropriate e, a loro<br />
volta, ambientalmente compatibili.<br />
Troppo spesso il complesso problema della gestione dei<br />
rifiuti viene affrontato in modo superficiale o strumentale,<br />
talvolta anche con l’infiltrazione della criminalità organizzata,<br />
che spesso lucra sulla gestione illegale. Per affrontare correttamente<br />
il problema dei rifiuti è oramai sempre più urgente<br />
e prioritaria un’informazione corretta ed esauriente, basata<br />
sulla chiarezza, sulla trasparenza e sulla concertazione.<br />
Consorzio Obbligatorio Smaltimento Rifiuti<br />
Sede legale e operativa<br />
Loc. Piane di Chienti - 62029 Tolentino (MC)<br />
Tel. 0733 203504 - fax 0733 204014<br />
cosmari@cosmari.sinp.net - www.cosmari.sinp.net<br />
53
A Balnearia, 7° Salone professionale delle<br />
attrezzature balneari che si è svolto a Marina<br />
di Carrara dal 17 al 19 febbraio, uno<br />
degli stand più frequentati da operatori<br />
e visitatori è stato senza dubbio quello di<br />
Tacconi Sud <strong>srl</strong>, del Gruppo Sarchi, la<br />
dinamica azienda di Latina che da circa 20<br />
anni opera nel campo della produzione<br />
di strutture gonfiabili pneumatiche autoportanti<br />
e di barriere protettive.<br />
Proprio l’esperienza acquisita e i<br />
materiali utilizzati hanno permesso a<br />
Tacconi Sud <strong>srl</strong> di diventare una Società<br />
leader del mercato delle attrezzature<br />
volte a salvaguardare tratti di mare e<br />
spiagge dagli indesiderati, quanto<br />
purtroppo diffusi, fenomeni di inquinamento,<br />
sia naturali che antropici.<br />
Come si sa non è raro imbattersi durante<br />
i bagni di mare in mucillaggini e<br />
meduse, come in rifiuti e altre fastidiose<br />
sostanze organiche.<br />
Neppure il bagnasciuga e tratti di costa<br />
rimangono immuni da fenomeni quali<br />
lo spiaggiamento di sostanze oleose,<br />
dovute a sversamenti in mare di natura<br />
accidentale o dolosa, da depositi di residui<br />
di lavorazioni industriali, che il moto<br />
ondoso abbandona sul litorale.<br />
Proprio per proteggere le spiagge da tali<br />
inconvenienti che arrecano anche rilevanti<br />
danni economici, compromettendo<br />
a volte la stagione su cui imprenditori ed<br />
operatori hanno riposto attese e speranze<br />
54<br />
Tacconi Sud <strong>srl</strong><br />
A SALVAGUARDIA DI<br />
SPIAGGE E STABILIMENTI<br />
di un anno intero, Tacconi Sud <strong>srl</strong> ha<br />
messo a punto e realizzato dei dispositivi<br />
che, originariamente programmati per la<br />
protezione civile e quella ambientale, sono<br />
stati efficacemente applicati al settore<br />
balneare.<br />
Si tratta di Barriere gonfiabili che,<br />
per le loro caratteristiche, sono particolarmente<br />
valide per proteggere<br />
la spiaggia, nonché il tratto di mare<br />
antistante, dall’inquinamento di rifiuti<br />
organici ed inorganici, come pure da<br />
natanti di vario genere, che compromettono<br />
la salute e la sicurezza dei<br />
bagnanti.<br />
Tali strutture sono già in dotazione in<br />
stabilimenti balneari del Lazio, della<br />
Liguria e della Campania, previa una<br />
precedente attività di sperimentazione<br />
che ha confermato la loro validità<br />
protettiva.<br />
Le barriere gonfiabili hanno offerto, infatti,<br />
risultati vicini al 100% di effecacia,<br />
relativamente alle problematiche di scarichi<br />
fognari, detriti organici, sostanze<br />
bituminose e per tutto quello che galleggia<br />
fino a 40 cm dalla superficie.<br />
La BGS-80 (questa è la denominazione<br />
della barriera gonfiabile base) ha<br />
posizionate sul dorso della sezione<br />
galleggiante delle sagole tientibene<br />
che costituiscono un supporto per i<br />
bagnanti come presa in acqua.<br />
La barriera può essere sganciata rapida-<br />
di Fabio Bastianelli<br />
mente in caso di emergenza o superata,<br />
anche passandoci sopra con un pattino.<br />
Lungo lo spezzone, inoltre, sono ricavate<br />
delle feritoie che servono come<br />
maniglie di trasporto.<br />
Sui tubolari possono essere inseriti<br />
banner per apporvi la pubblicità che<br />
rappresenta, comunque, un’altra fonte<br />
di reddito.<br />
La sua manutenzione ordinaria è<br />
semplice e il suo ingombro a riposo<br />
è decisamente limitato, tanto che 300<br />
metri di barriera possono essere riposti<br />
su un apposito rullo.<br />
Dalle esperienze conseguite e dalle<br />
sperimentazioni attuate è nato il modello<br />
BGS-80r, dove r sta per rete,<br />
che, oltre alla parte galleggiante ed<br />
una parte immersa zavorrata con una<br />
grembiulatura di circa 40 cm come il<br />
modello BGS-80, ha una rete sottostante<br />
con all’estremità una fune piombata<br />
che raggiunge la profondità scelta dall’utilizzatore<br />
sulla base delle esigenze<br />
specifiche.<br />
La rete, disponibile con due misure<br />
di maglie a seconda della tipologia<br />
di inquinante che si vuol “catturare”,<br />
ha la funzione di impedire a tutto ciò<br />
che rimane in sospensione o si sposta<br />
in acqua (sacchetti, alghe, meduse) di<br />
penetrare nell’area delimitata e di raggiungere,<br />
quindi, la spiaggia.<br />
La sperimentazione svolta con tale
modello ha dato risultati più che accettabili,<br />
in considerazione del fatto<br />
che la sua validità è consequenziale<br />
alla tipologia del materiale da arginare<br />
ed alle condizione territoriali e marine<br />
presenti nella zona di intervento.<br />
Accanto a caratteristiche di estrema funzionalità,<br />
le barriere gonfiabili Tacconi<br />
utilizzano materiali tecnologicamente<br />
avanzati che le differenziano da altri<br />
prodotti similari.<br />
Grazie all’impiego del neoprene (mescola<br />
di gomma appartenente alla famiglia<br />
degli elastomeri, che si diversifica da quella<br />
dei plastomeri perché la natura dei primi<br />
è essenzialmente di gomma naturale o<br />
sintetica, mentre la seconda è a base di<br />
plastiche), il tessuto gommato con cui sono<br />
realizzate le barriere gonfiabili Tacconi<br />
Sud, oltre ad offrire elevata robustezza, è<br />
inattaccabile ed inalterabile nel tempo: non<br />
si deteriora in presenza di agenti chimici,<br />
idrocarburi aromatici, solventi fluidi idraulici,<br />
oli e microrganismi; sopporta basse<br />
ed elevate temperature (-40°C/+80°C) e<br />
l’azione di raggi UV e ozono; è ignifugo,<br />
non inquinante e facilmente smaltibile.<br />
Oltre alle barriere gonfiabili, Tacconi<br />
Sud <strong>srl</strong> produce barriere rigide che<br />
offrono ampie garanzie di protezione da<br />
prodotti oleosi (gasolio, benzina, toluolo<br />
e metanolo), per agire velocemente e<br />
senza l’ausilio di personale qualificato,<br />
da utilizzare comunque in specchi d’acqua<br />
non agitati o in quelli lacustri.<br />
In considerazione dell’interesse che le<br />
barriere protettive cominciano a rivestire<br />
per gli operatori balneari, Tacconi Sud <strong>srl</strong><br />
è divenuta partner del S.I.B. (Sindacato<br />
Italiano Balneari) con il quale, peraltro, sta<br />
mettendo a punto un Accordo nazionale<br />
che interesserà tutti gli associati i quali po-<br />
tranno godere di agevolazioni sul prezzo<br />
che comunque per il 2006, ha già subìto<br />
un sensibile ribasso (fino al 35% sul prezzo<br />
di listino), determinato sia da intese con il<br />
fornitore del tessuto sia dall’ampliamento<br />
del mercato e della rete di distribuzione<br />
che sarà ulteriormente qualificata ed implementata<br />
(si segnala che Tacconi Sud <strong>srl</strong><br />
ricerca aziende ed imprese interessate per<br />
le zone ancora libere).<br />
A completare questa presentazione, non<br />
si può dimenticare che le Tende pneumatiche<br />
gonfiabili autoportanti, che<br />
Tacconi Sud <strong>srl</strong> produce nelle più svariate<br />
forme e dimensioni, tanto da annoverare<br />
fra i suoi clienti il Ministero della Difesa,<br />
il Ministero dell’Ambiente, la Protezione<br />
Civile e la Croce Rossa Militare trovano ulteriore<br />
campo applicativo negli stabilimenti<br />
balneari, nei centri nautici, sulle spiagge<br />
in generale, per preparare catering e<br />
ristorazione, per rimessaggi di imbarcazioni<br />
e natanti, per coprire piscine, per<br />
allestire manifestazioni ed eventi, per<br />
approntare centri di prima accoglienza.<br />
Queste strutture, egualmente realizzate<br />
con tessuto gommato in neoprene e,<br />
quindi, dalle stesse caratteristiche sopra<br />
menzionate, possono essere montate facilmente<br />
e con estrema rapidità (110 metri<br />
quadrati coperti pronti all’uso in appena<br />
20 minuti con soffiante a 6 vie di 2,2 Kw)<br />
e sono immagazzinabili sul luogo stesso<br />
di utilizzo (l’intera struttura, sgonfiata e<br />
opportunamente ripiegata, occupa pochissimo<br />
spazio e pesa solo 315 Kg).<br />
Ad ulteriore testimonianza della garanzia<br />
che i prodotti di Tacconi Sud <strong>srl</strong> sono<br />
in grado di offrire ai clienti, deve essere<br />
sottolineato il conseguimento negli ultimi<br />
anni da parte dell’azienda delle Certificazioni<br />
ISO 9000 e ISO 9001:2000.<br />
Caratteristiche tecniche delle barriere<br />
gonfiabili BGS-80r<br />
Lunghezza di ogni spezzone: 15 metri<br />
(minimo 7 massimo 25 metri) con doppio<br />
tubolare gonfiabile di circa 6,5 metri<br />
ciascuno e relativa “cerniera” centrale<br />
di circa 70 cm.<br />
Altezza della barriera sgonfia: 80 cm,<br />
più la rete sottostante.<br />
Altezza della barriera gonfia: circa 66 cm<br />
(26 fuori dall’acqua e 40 in acqua).<br />
Peso della barriera armata: Kg 3,5 a<br />
metro lineare.<br />
Sistema di collegamento tra spezzoni:<br />
di tipo rapido.<br />
Resistenza meccanica del tessuto<br />
gommato: CR in ordito e trama superiore<br />
a 400 Kg/5cm, equivalenti ad una<br />
resistenza di 80 Kg/cm.<br />
Sulla parte bassa del grembiule sono<br />
alloggiate delle piastrine metalliche<br />
forate per la predisposizione di funi<br />
da agganciare a corpi morti o ad<br />
ancorotti.<br />
Tutte le parti metalliche inglobate nella<br />
barriera sono in acciaio inox AISI 304<br />
ad eccezione della zavorra che è di ghisa<br />
trattata con vernice antiossidante.<br />
Sono disponibili di colore nero, grigio<br />
chiaro, bianco, rosso e giallo, ma su<br />
richiesta possono essere realizzate<br />
barriere di colorazioni diverse da<br />
quelle standard.<br />
Tacconi Sud <strong>srl</strong><br />
Strada Statale 148 - km. 80,740<br />
(Borgo Grappa) - 04010 Latina<br />
telefono 0773-258334 fax 0773-258337<br />
tacconisud@libero.it<br />
55
Riparte la campagna di disseminazione<br />
dei risultati degli 11 progetti di ricerca<br />
finanziati dal Comitato Centrale per<br />
l’Albo degli Autotrasportatori su “La<br />
sicurezza stradale come sistema<br />
per l’autotrasporto merci” che, tra<br />
l’altro, ha per obiettivo il miglioramento<br />
delle misure di mobilità e di sicurezza<br />
basate su:<br />
- azioni conoscitive finalizzate ad<br />
approfondire il fenomeno dell’incidentalità<br />
nei suoi aspetti macro e<br />
microscopici;<br />
- azioni operative finalizzate a realizzare<br />
interventi strutturali per migliorare<br />
la sicurezza e la qualità della circolazione.<br />
È stato, quindi, promosso uno studio<br />
sull’incidentalità dei veicoli adibiti al<br />
trasporto merci e sono stati avviati<br />
11 progetti convergenti su un unico<br />
obiettivo: “La sicurezza stradale come<br />
sistema”.<br />
I progetti hanno investito 5 aree di<br />
intervento:<br />
- Sicurezza del Conducente;<br />
- Sicurezza del Veicolo;<br />
- Sicurezza come Contesto Aziendale;<br />
- Ricerca e tecnologie di supporto;<br />
- Formazione ed informazione.<br />
“Tutti i progetti conclusi o in stato di<br />
avanzamento - ha affermato il Vice<br />
Presidente del Comitato Centrale per<br />
l’Albo degli Autotrasportatori, Giorgio<br />
Colato - puntano ad evidenziare il<br />
ruolo svolto dall’Istituzione nella “costruzione”<br />
del sistema sicurezza come<br />
fattore cardine per la definizione di un<br />
nuovo assetto competitivo del settore<br />
dell’autotrasporto su gomma”.<br />
Dunque, non una serie di compartimenti,<br />
ma al contrario una proficua<br />
collaborazione tra i protagonisti del<br />
settore per garantire quella drastica<br />
riduzione dell’incidentalità che chiede<br />
l’Europa.<br />
I progetti costituiscono, nel loro insieme,<br />
un Sistema che individua nella Sicurezza<br />
il fattore cardine per la definizione di un<br />
nuovo assetto competitivo del settore<br />
dell’autotrasporto su gomma.<br />
Non è esclusa nessuna area o ambito di<br />
56<br />
Comitato Centrale per l’Albo Nazionale degli Autotrasportatori<br />
Autotrasporto e Sicurezza:<br />
un fattore di competizione<br />
di Vinicio Ruggiero<br />
intervento e si stanno analizzando tutte<br />
le criticità per rendere l’autotrasporto<br />
merci un settore sicuro.<br />
Dallo Studio svolto dal Centro Studi<br />
sui Sistemi di Trasporto (C.S.S.T. spa),<br />
per conto del Comitato Centrale per<br />
l’Albo degli Autotrasportatori, sul peso<br />
dell’autotrasporto nell’incidentalità<br />
stradale collegata al trasporto di merci,<br />
emerge un quadro che ridimensiona<br />
notevolmente l’immaginario collettivo<br />
che vedrebbe nei “bisonti delle strada”<br />
la causa di drammatici incidenti.<br />
I dati ISTAT del 2003 (un anno particolarmente<br />
significativo, se si pensa che è<br />
stato il primo ad evidenziare i positivi<br />
Fonte: C.S.S.T. spa (2005)<br />
effetti dell’introduzione della patente a<br />
punti) hanno rilevato che gli incidenti<br />
stradali con il coinvolgimento di<br />
autotrasportatori in Italia sono stati<br />
pari al 7,1% dell’incidentalità totale<br />
avvenuta in Italia, che si riduce al 4%<br />
considerando i morti e i feriti.<br />
Il traffico dei mezzi pesanti è aumentato<br />
del 42.3% in 10 anni, eppure<br />
la massima riduzione dei tassi di<br />
mortalità è avvenuto proprio nell’ambito<br />
del traffico pesante.<br />
Dallo Studio emergono pure gli<br />
elevatissimi costi sociali e umani in<br />
conseguenza degli incidenti, “tanto<br />
varrebbe spendere gli stessi soldi - ha<br />
TREND EVOLUTIVO INCIDENTALITÀ MERCI 2000 - 2003<br />
La componente “merci” nell’incidentalità complessiva in Italia, rilevata dall’ISTAT, è per le<br />
seguenti tipologie di veicoli:<br />
1. Autocarri < 3,5 t.<br />
2. Autocarri > 3,5 t.<br />
3. Autocarri di peso imprecisato (perché non rilevato e registrato al momento del sinistro)<br />
4. Autotreni con rimorchio<br />
5. Autosnodati/Autoarticolati<br />
6. Veicoli speciali<br />
7. Trattori stradali e motrici<br />
8. Motocarri e Motofurgoni<br />
Per l’insieme di queste categorie l’ISTAT rileva il numero degli incidenti (gli EVENTI),<br />
distinguendo gli incidenti per Autocarri (categorie 1-7) e Motocarri (categoria 8).<br />
Per ciascuna categoria, separatamente, viene rilevato in NUMERO DI VEICOLI COINVOLTI<br />
ed il corrispondente numero di DECESSI e FERIMENTI conseguenti.
dichiarato Rocco Giordano, Responsabile<br />
Studi Ricerche e Sicurezza - per<br />
prevenire e risparmiare, dunque, molte<br />
vite”.<br />
“Per la sicurezza - ha evidenziato<br />
Giordano - lo Stato spendeva, nel 1995,<br />
l’1,4% del suo PIL; nel 1999 la quota<br />
era scesa allo 0,2%, per poi risalire al<br />
0,4% nel 2004”.<br />
“L’altro dato che emerge - ha rilevato<br />
Giordano - è, a dispetto delle convenzioni<br />
comuni, l’altissimo livello di professionalità<br />
degli autotrasportatori”.<br />
Su questo filone di attività si inquadra<br />
la Campagna “Per la Sicurezza” di disseminazione<br />
dei risultati ottenuti dagli<br />
studi svolti, che ha lo scopo di aprire<br />
una linea di comunicazione diretta con<br />
il territorio e con le imprese di settore<br />
al fine di valorizzare e promuovere le<br />
competenze in tema di sicurezza stradale<br />
delle aziende di autotrasporto e<br />
migliorarne la governance.<br />
Tale obiettivo si sta perseguendo tramite<br />
una serie di seminari che hanno già<br />
portato la presenza del Ministero delle<br />
Infrastrutture e dei Trasporti - Comitato<br />
Centrale per l’Albo degli Autotrasportatori<br />
nella città di Venezia e Genova, per<br />
proseguire poi nelle città di Firenze,<br />
Ancona, Salerno e Palermo.<br />
Proprio la prossima “tappa” fiorentina<br />
che si terrà venerdì 3 marzo, vedrà<br />
un panel di relatori particolarmente<br />
nutrito: sono previsti interventi da<br />
parte dei dirigenti del Comitato Centrale,<br />
del Ministero dei Trasporti e delle<br />
Infrastrutture, degli Esperti di settore,<br />
di Rappresentanti delle Associazioni di<br />
Categoria degli Autotrasportatori delle<br />
Regioni provenienti da Toscana, Emilia-<br />
Romagna, e Lazio, nonché delle Forze<br />
dell’Ordine (Polizia Stradale, Carabinieri,<br />
Guardia di Finanza e Vigili Urbani).<br />
L’evento costituirà un’ottima opportunità<br />
anche per eventuali chiarimenti sulla<br />
recente importante riforma che ha<br />
investito tutto il settore dell’autotrasporto<br />
merci.<br />
L’Albo degli Autotrasportatori<br />
L’Albo degli Autotrasportatori di cose per conto di terzi è nato con la Legge 298 del<br />
1974. Le funzioni in merito all’accesso, la permanenza o la cancellazione delle imprese<br />
dall’Albo affi date, prima della recente normativa sul decentramento, ad una rete di<br />
Comitati provinciali situati presso gli Uffi ci territoriali del Dipartimento dei trasporti<br />
terrestri del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sono state trasferite in base<br />
alla lettera “h” dell’articolo 105 del decreto legislativo 112/98 alle Province.<br />
Ai Comitati provinciali rimane il ruolo fondamentale di promozione e salvaguardia<br />
dei diritti del mondo dell’autotrasporto nonché quello dell’apposizione del “visto” sui<br />
conteggi tariffari, secondo quanto stabilito dalla Legge 162/93.<br />
L’unicità e la dimensione nazionale dell’Albo è garantita dal Comitato Centrale, che la<br />
legge ha previsto presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.<br />
Al Comitato Centrale spetta il compito, tra gli altri, di curare la pubblicazione dell’Albo<br />
Nazionale “delle persone fi siche e giuridiche che esercitano l’autotrasporto di cose<br />
per conto di terzi”. Ad esso spetta, inoltre, il compito di indirizzo e coordinamento in<br />
merito alla formazione, tenuta e pubblicazione degli albi provinciali che nel loro insieme<br />
formano l’Albo Nazionale.<br />
Oggi l’Albo rappresenta circa 190.000 imprese di autotrasporto e svolge un ruolo<br />
ancora più strategico nel contesto economico nazionale.<br />
In questo periodo di transizione, durante il quale convive con i nuovi soggetti operanti<br />
nell’autotrasporto a seguito del decentramento (Province) o del riassetto organizzativo<br />
del settore (Consulta nazionale), l’Albo nazionale ha comunque mantenuto una funzione<br />
basilare nel settore dell’autotrasporto.<br />
Oltre ad impegnarsi nel suo compito istituzionale di formazione, tenuta e pubblicazione<br />
dell’Albo Nazionale, l’Albo ha saputo inoltre dotarsi di una funzione di impulso per<br />
il rilancio della categoria e, quindi, è riuscito a trasformarsi in soggetto capace di interloquire<br />
con le diverse realtà istituzionali, tanto da ottenere che tutti i più importanti<br />
provvedimenti concernenti la categoria degli autotrasportatori passassero attraverso<br />
il suo Comitato centrale, come è avvenuto, ad esempio, per l’accesso alla professione,<br />
per l’attività formativa della categoria, per la materia delle tariffe obbligatorie ecc.<br />
Per maggiori informazioni, e ricevere il programma dettagliato:<br />
Segreteria Organizzativa: Studio Ega - Tel 06.328121 - ega@ega.it<br />
Sito ufficiale: www.alboautotrasporto.it<br />
57
Misurare la concentrazione di un odore consente di fornire<br />
risposte adeguate e attendibili alle numerose istanze<br />
avanzate dalle popolazioni locali contro “la puzza” di un<br />
impianto o di un’attività produttiva sul territorio. TESECO<br />
risponde a questa nuova necessità già dal 2002, creando il<br />
primo laboratorio olfattometrico del Centro Italia, uno dei<br />
pochi sul territorio nazionale. Le più recenti applicazioni<br />
consentono, attraverso modelli matematici, di prevedere il<br />
potenziale effetto di disturbo olfattivo che un impianto o un<br />
insediamento potrebbero causare alla popolazione locale.<br />
Il più antico dei cinque sensi, l’olfatto, è ancora oggi uno<br />
strumento di difesa e di allarme, mediante il quale l’organismo<br />
umano classifica come “non salubre” l’aria che puzza.<br />
Proprio questo causa l’opposizione delle comunità locali<br />
contro l’installazione di impianti produttivi e, soprattutto,<br />
di attività connesse con la gestione dei rifiuti. Infatti, sebbene<br />
raramente ai cattivi odori sia associato un reale rischio<br />
per la salute umana, per la loro natura generalmente non<br />
pericolosa, essi possono comunque provocare un disturbo<br />
che, specie se persistente e continuativo, può tradursi in<br />
stati di malessere e disagio psicologico. Tali effetti però, così<br />
come la stessa percezione degli odori, sono estremamente<br />
variabili e soggettivi.<br />
Le precedenti osservazioni sono alcune delle motivazioni<br />
che rendono assai complessa l’analisi degli odori, la loro<br />
corretta valutazione, l’oggettivazione dei risultati e la regolamentazione<br />
normativa dell’inquinamento olfattivo.<br />
L’olfattometria dinamica è una tecnica di misura sensoriale<br />
basata sull’impiego dell’olfatto umano, che consente di<br />
quantificare l’odore come sensazione, fornendo così un dato<br />
direttamente correlabile all’effetto di disturbo. L’obiettivo di<br />
questa metodologia è quello di determinare con la massima<br />
oggettività la quantità di odore emessa da specifiche fonti<br />
maleodoranti. Da tempo ormai il mondo scientifico ha riconosciuto<br />
il grande vantaggio dell’olfattometria rispetto alle<br />
classiche tecniche analitiche, che forniscono la composizione<br />
chimica delle emissioni, ma che non sono sufficienti a caratterizzare<br />
il livello di odore associato a quelle emissioni.<br />
In risposta alla crescente necessità di gestire in modo efficace<br />
il problema della molestia olfattiva, già da anni diversi Paesi<br />
europei si sono dotati di metodologie ufficiali e standard<br />
per la misurazione degli odori.<br />
Solo di recente l’Italia sta muovendo i primi passi per uniformarsi<br />
alla Normativa Tecnica Europea EN 13725 “Qualità<br />
dell’aria. Determinazione delle concentrazione di odore mediante<br />
olfattometria dinamica”, attraverso la predisposizione<br />
di metodologie specifiche e l’imposizione, da parte di alcune<br />
Province, di limiti alle emissioni provenienti dagli impianti<br />
di compostaggio dei rifiuti.<br />
58<br />
TESECO spa<br />
INQUINAMENTO OLFATTIVO:<br />
ANALISI E PREVISIONE<br />
di Evelina Fuoco<br />
Responsabile Laboratorio Olfattometria Dinamica di TESECO<br />
Il Laboratorio Olfattometrico di TESECO<br />
L’analisi degli odori sta assumendo un ruolo sempre più<br />
importante nelle fasi operative e strategiche relative alla<br />
realizzazione di nuovi impianti o nuovi siti industriali. Enti<br />
locali, agenzie per l’ambiente e industrie richiedono con<br />
sempre maggiore frequenza l’intervento dei laboratori di olfattometria<br />
per stabilire in modo oggettivo l’impatto olfattivo<br />
di una struttura. Ed oggi misurare le emissioni odorose è<br />
scientificamente possibile, con metodologie e strumenti che<br />
abbandonano le valutazione puramente soggettive.<br />
TESECO, con pluriennale esperienza nel settore delle bonifiche<br />
e del trattamento e recupero dei residui industriali, è<br />
da tempo impegnata nella ricerca sull’olfattometria dinamica<br />
e delle sue molteplici applicazioni pratiche.<br />
Il Laboratorio Olfattometrico di TESECO, realizzato nell’aprile<br />
2002 e gestito in collaborazione con l’ARPAT (Agenzia<br />
Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana), è il<br />
primo e attualmente l’unico laboratorio per le analisi olfattometriche<br />
nella regione Toscana. Il Laboratorio risponde<br />
pienamente a tutti i requisiti richiesti dalla normativa EN<br />
13725, ed è dotato di uno strumento per l’analisi di realizzazione<br />
olandese - l’Olfaktomat-2n della società PRA OdourNet<br />
BV- collegato a un vessel cilindrico in acciaio che ospita il<br />
campione di aria da analizzare e lo trasferisce gradualmente<br />
verso l’olfattometro, per sottoporlo alla valutazione di<br />
un panel di annusatori. I valutatori vengono selezionati<br />
secondo opportune procedure (EN 13725) in modo da garantire<br />
che il loro senso dell’olfatto sia standardizzato, cioè<br />
mediamente sviluppato.<br />
Di dimensioni e peso contenuti (lung. 680 mm, larg. 3<strong>60</strong><br />
mm, alt. 335 mm, peso 45 Kg ca.) lo strumento è dotato di<br />
due postazioni di analisi, ciascuna dotata di due “porte di<br />
annusamento”, una per il flusso di campione odoroso e una<br />
per l’aria di riferimento. I valutatori sono chiamati a turno<br />
ad annusare i due flussi e a dare una valutazione qualitativa<br />
in termini di “sento” o “non sento” l’odore come differenza<br />
tra il campione e l’odore.<br />
A ulteriore garanzia del rispetto delle disposizioni e dei<br />
requisiti della EN 13725, le sale del laboratorio sono mantenute<br />
in condizioni controllate e costanti di temperatura,<br />
umidità e qualità dell’aria, così da minimizzare l’influenza<br />
di fattori esterni durante le analisi.<br />
Il campionamento - la fase di raccolta dei campioni di<br />
aria da analizzare - è la parte del processo più delicata,<br />
poiché è difficile garantire che la composizione e le caratteristiche<br />
chimico-fisiche che l’emissione presenta al momento<br />
del prelievo vengano mantenute inalterate fino all’analisi<br />
in laboratorio. Per limitare i fenomeni di alterazione e<br />
contaminazione dell’aria raccolta, la EN 13725 suggerisce<br />
i materiali più idonei al prelievo e alla conservazione dei<br />
campioni e definisce un limite massimo di 30 ore, entro le<br />
quali i campioni raccolti devono essere analizzati.
Il metodo di campionamento degli odori è fondato sul cosiddetto<br />
“lung-principle”: il principio si basa sull’impiego<br />
di sacchetti in materiale plastico (Nalophane) del volume<br />
di circa <strong>60</strong> litri, dentro le quali viene raccolta e conservata<br />
l’aria da analizzare.<br />
L’analisi olfattometrica viene effettuata sottoponendo i campioni<br />
raccolti alla valutazione del panel, le cui risposte sulle<br />
sensazioni ricevute vengono raccolte, registrate ed elaborate<br />
statisticamente dal software che supporta l’olfattometro per<br />
fornire il risultato finale in termini di concentrazione di<br />
odore. Questa è definita come la quantità di odore presente<br />
nel mezzo gassoso e viene espressa in Unità Odorimetriche<br />
per metro cubo (OU/m 3 ), unità di misura legata alla soglia<br />
di percezione. Statisticamente, “la soglia di odore” è definita<br />
come concentrazione minima alla quale un dato odore viene<br />
percepito dal 50% dei valutatori che partecipano all’analisi.<br />
Il fattore di diluizione da applicare al campione originale<br />
per raggiungere tale soglia è utilizzato come indice della<br />
concentrazione dell’odore.<br />
Il grado di inquinamento olfattivo si può prevedere<br />
Nell’ultimo anno, oltre alle analisi di tipo puntuale, TESECO<br />
ha sviluppato una metodologia integrata di valutazione<br />
dell’impatto olfattivo indotto da impianti e attività produttive<br />
di tipologie diverse. Questa metodologia associa alle<br />
analisi olfattometriche tradizionali l’applicazione di modelli<br />
matematici diffusionali. Ciò consente di simulare la dispersione<br />
degli odori in atmosfera e la loro ricaduta sul suolo,<br />
e di stimarne l’impatto sulla popolazione e sull’ambiente<br />
circostante la sorgente emissiva.<br />
Lo sviluppo di questi modelli matematici ha risposto all’esigenza<br />
di valutare l’inquinamento atmosferico con l’ausilio di<br />
algoritmi in grado di calcolare la concentrazione atmosferica<br />
di inquinante nell’area intorno alla sorgente.<br />
Oggi, partendo da queste collaudate applicazioni, TESECO<br />
ha studiato e messo a punto una metodologia per valutare<br />
la dispersione atmosferica degli odori, che consente di<br />
prevedere gli effetti di specifici impianti e attività sul territorio,<br />
in modo semplice, immediato ed economicamente<br />
vantaggioso rispetto all’analisi sul campo. Il modello utilizzato<br />
nelle applicazioni è in grado di simulare la dispersione sia<br />
Le due postazioni di misura dell’Olfaktomat-2n, costituite ognuna da due porte di annusamento a<br />
forma di cono rovesciato<br />
dell’odore (in OU/m 3 ) sia delle singole sostanze inquinanti<br />
e odorigene presenti. Esso fa parte dei codici raccomandati<br />
dall’US.EPA (United States Environment Protection Agency)<br />
per scopi normativi.<br />
I risultati delle simulazioni vengono forniti da TESECO sotto<br />
forma di mappe di isoconcentrazione, che rappresentano<br />
graficamente la distribuzione della concentrazione media e<br />
massima di odore nell’area circostante la sorgente, consentendo<br />
una diretta valutazione dell’impatto olfattivo mediante<br />
l’individuazione delle aree a maggior ricaduta e dei confini<br />
entro i quali si percepiscono gli odori provenienti dalla<br />
fonte in esame.<br />
In tre anni dalla realizzazione del Laboratorio di Olfattometria<br />
Dinamica di TESECO, sono state svolte sperimentazioni<br />
in collaborazione con ARPAT, CNR (Istituto di Fisiologia<br />
Clinica) e Università di Pisa (Dipartimento di Chimica e<br />
Chimica Industriale, Ingegneria Chimica). L’attività di ricerca<br />
è attualmente ancora in corso, allo scopo di ottimizzare le<br />
metodiche di campionamento, specie per sorgenti complesse<br />
come le discariche e gli impianti di trattamento chimico,<br />
fisico e biologico dei rifiuti, e per approfondire le interazioni<br />
con tecnologie più recenti ed avanzate (naso elettronico).<br />
TESECO spa<br />
È leader nel settore dei servizi di ingegneria ambientale. Presente<br />
su tutto il territorio nazionale con sedi a Pisa, Milano, Torino,<br />
Trieste e Messina, con oltre 150 dipendenti e un fatturato di 40 milioni<br />
di Euro nel 2004, TESECO possiede tecnologie e know-how<br />
per operare nella gestione dei rifi uti industriali, pericolosi e non<br />
pericolosi, e nelle bonifi che di stabilimenti e terreni contaminati<br />
o nel recupero funzionale di aree industriali dimesse.<br />
L’azienda è certifi cata UNI EN ISO 9001:2000 e UNI EN ISO 14001<br />
e sta ultimando il progetto di Certifi cazione del Sistema Integrato<br />
Qualità, Ambiente e Sicurezza.<br />
TESECO spa fa parte del Gruppo Teseco, insieme alle Società<br />
“Cala de’ Medici”, attiva nel settore della portualità turistica,<br />
“Tenuta Cosimo Maria Masini”, azienda operante nel campo<br />
della bioagricoltura e alla Fondazione “Teseco per l’Arte”, che<br />
gestisce la collezione permanente d’arte Teseco e sviluppa eventi<br />
nel settore delle arti contemporanee.<br />
TESECO spa<br />
Via Monasterio, 4 - 56121 PISA<br />
Tel. 050/987511 - Fax 050/987559<br />
www.teseco.it<br />
59
Il Comitato Nazionale dell’Albo delle Imprese che effettuano<br />
la gestione dei rifiuti, presso il MInistero dell’Ambiente e della<br />
Tutela del Territorio, con la Delibera n. 1943/22 dicembre<br />
2005, ha chiarito alcune questioni che erano state sollevate in<br />
merito a disposizioni precendentemente emanate e relative<br />
all’iscrizione alla Categoria 9 - Bonifica dei siti.<br />
Quattro i punti che sono stati ulteriormente specificati.<br />
1. Il requisito della dotazione di personale tecnico<br />
s’intende soddisfatto, secondo l’Albo, non solo se le<br />
unità di personale, di cui all’Allegato C della precedente<br />
Delibera n. 5 del 12 dicembre 2001, sono legate da un<br />
rapporto di lavoro dipendente, ma anche se si tratta di<br />
un rapporto di “lavoro a progetto”.<br />
Rimane peraltro l’obbligo per l’impresa di garantire, alla<br />
scadenza dei contratti, la dotazione minima prevista.<br />
2. Ai fini dell’iscrizione alle Classi A, B e C della Categoria<br />
9, la Delibera n. 5 prevede che le Imprese<br />
devono dimostrare di avere eseguito interventi di<br />
bonifica tramite la presentazione dei certificati di<br />
regolare esecuzione o di collaudo.<br />
Il Comitato ora ha ritenuto che, nei casi di interventi<br />
di bonifica effettuati “in proprio”, come previsto dal<br />
D.M. n. 471/99, possa essere presentata una Dichia-<br />
<strong>60</strong><br />
Albo Nazionale Imprese di Gestione dei Rifiuti<br />
CATEGORIA 9 - BONIFICA DI SITI<br />
Chiarimenti per l’iscrizione all’Albo<br />
a cura di Fabio Bastianelli<br />
razione sostitutiva di atto notorio, resa dal legale<br />
rappresentante dell’impresa, che attesti nel dettaglio<br />
le operazioni effettuate e i relativi valori.<br />
3. Il Comitato Nazionale ha definito che possono essere<br />
riconosciuti idonei ai fini della qualificazione del responsabile<br />
tecnico per l’Iscrizione alla Categoria 9 anche<br />
coloro che hanno conseguito nel previgente ordinamento<br />
(anteriore al D.P.R. n. 328/2001) che hanno conseguito<br />
sia il Diploma di Laurea quinquennnale che il Diploma<br />
universitario triennale in Scienze Ambientali, finora non<br />
compresi nel novero dei titoli di studio ammessi.<br />
4. In merito, poi, al requisito dell’esperienza per il conseguimento<br />
della qualificazione di responsabile tecnico<br />
il Comitato ha chiarito che per ogni anno necessario<br />
deve essere stato eseguito almeno un intervento, fertmo<br />
restando che il valore totale degli interventi stessi<br />
deve raggiungere almeno il 40% del limite inferiore<br />
della Classe d’iscrizione.<br />
Gli interventi in corso di esecuzione o eseguiti per periodi<br />
superiori ad un anno vengono considerati validi,<br />
ai fini di quanto previsto dal precedente periodo, per<br />
ciascuno degli anni interessati dagli interventi stessi.
ACQUISTI E SERVIZI VERDI ED ECOSOSTENIBILI<br />
CIRCOLARE PER L’OPERATIVITÀ NEL<br />
SETTORE DEGLI OLI MINERALI USATI<br />
a cura di Vinicio Ruggiero<br />
Sulla G. U. n. 34 del 10/02/2006 è stata pubblicata la Circolare<br />
del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio<br />
n. 862 del 31 gennaio 2006, recante “Indicazioni relative<br />
all’operatività nel settore degli oli minerali usati, ai<br />
sensi del decreto ministeriale 8 maggio 2003, n. 203”.<br />
1. MATERIALE RICICLATO<br />
1.1 Definizione di materiale riciclato<br />
Materiale realizzato utilizzando rifiuti derivanti dal post-consumo,<br />
nei limiti in peso imposti dalle tecnologie impiegate<br />
per la produzione del materiale medesimo.<br />
Sono ascrivibili, a titolo di esempio in maniera non esaustiva,<br />
nell’elenco dei materiali riciclati all’interno del Repertorio<br />
del Riciclaggio:<br />
- le basi lubrificanti ottenute da oli minerali usati aventi<br />
caratteristiche chimico-fisiche conformi alle tabelle 3 del<br />
decreto ministeriale n. 392 del 16 maggio 1996;<br />
- i bitumi ottenuti da oli minerali usati aventi caratteristiche<br />
chimico-fisiche conformi alle tabelle 3 del decreto<br />
ministeriale n. 392 del 16 maggio 1996;<br />
- i combustibili ottenuti da oli minerali usati aventi caratteristiche<br />
chimico-fisiche conformi alle tabelle 4 e 5 del<br />
decreto ministeriale n. 392 del 16 maggio 1996.<br />
I materiali riciclati sono ottenuti attraverso processi di raffinazione<br />
che comportano una separazione dei contaminanti<br />
contenuti in tali oli e ne ristabiliscono le caratteristiche chimico-fisiche<br />
proprie dei prodotti di prima raffinazione.<br />
1.1.1 Limiti in peso di rifiuti presenti nel materiale<br />
riciclato<br />
La tecnologia impiegata per la produzione del materiale<br />
riciclato in questo settore comporta la lavorazione di un<br />
materiale costituito al 100% di rifiuto (olio usato), il quale<br />
è utilizzato per la produzione del materiale riciclato.<br />
L’impiego del 100% di oli usati dovrà essere dichiarata nell’ambito<br />
dell’Allegato A.<br />
1.1.2 Limiti in peso imposti dalle tecnologie<br />
La tecnologia non impone alcun limite.<br />
2. MANUFATTI O BENI OTTENUTI CON PRODOTTO<br />
RICICLATO<br />
2.1 Definizione di manufatto o bene ottenuto con<br />
prodotto riciclato<br />
Prodotto che presenti una prevalenza in peso di materiale<br />
riciclato.<br />
La prevalenza in peso di materiale riciclato è riferita al prodotto<br />
stesso in funzione dei limiti in peso consentiti dalle tecnologie<br />
impiegate e non alle quantità di rifiuto in esso contenute.<br />
2.2 Categorie di prodotti ottenuti con materiale riciclato<br />
ammissibili alla iscrizione nel Repertorio del Riciclaggio<br />
Sono di seguito elencate, in maniera non esaustiva, le categorie<br />
di prodotti per il settore degli oli minerali usati che<br />
potranno essere integrate successivamente. Nell’ambito di<br />
ciascuna categoria sono altresì indicati a titolo di esempio<br />
e in maniera non esaustiva i beni e manufatti ottenuti da<br />
materiali riciclati iscrivibili nel repertorio del riciclaggio:<br />
- oli lubrificanti per autotrazione<br />
oli lubrificanti per motori a benzina e diesel per autovetture<br />
unigradi e multigradi;<br />
oli lubrificanti di primo riempimento per autovetture e<br />
autocarri;<br />
oli lubrificanti motore per veicoli commerciali;<br />
oli diesel multiuso;<br />
oli per motori a due tempi (marini e non);<br />
altri oli motore;<br />
fluidi per trasmissioni automatiche (ATF);<br />
- oli lubrificanti industriali<br />
oli ingranaggi auto (per cambi differenziali);<br />
oli ingranaggi industria;<br />
oli per sistemi idraulici (HL, HM, HV, HG);<br />
oli per sospensioni;<br />
grassi auto;<br />
grassi industria;<br />
oli da tempra;<br />
olio da taglio interi;<br />
oli emulsionabili solubili;<br />
protettivi antiruggine;<br />
oli per turbine;<br />
oli per trasformatori;<br />
oli per lubrificazione generale;<br />
oli diatermici;<br />
oli distaccanti;<br />
oli da processo;<br />
oli bianchi tecnici (industria della gomma);<br />
oli base senza specificazione (multiuso);<br />
- combustibili<br />
gasolio a specifica di legge;<br />
altri combustibili a specifica di legge;<br />
- prodotti bituminosi<br />
guaine bituminose;<br />
conglomerati bituminosi;<br />
bitumi per rivestimento;<br />
vernici bituminose.<br />
3. METODOLOGIA DI CALCOLO<br />
Il termine quantitativo per la definizione dell’obbligo di cui<br />
all’art. 3 comma 1, del D. M. 8 maggio 2003, n. 203, per ciascuna<br />
categoria, fa riferimento al quantitativo annuo di prodotti<br />
appartenenti alla medesima, acquistato da ogni singolo soggetto<br />
obbligato, e documentato con idonea certificazione del<br />
61
competente ufficio tecnico di Finanza per tutto il quantitativo<br />
richiesto dal bando di gara riservato alle ditte qualificate.<br />
4. OBBLIGO<br />
L’obbligo di copertura del 30% del fabbisogno annuale di oli<br />
lubrificanti finiti, combustibili e prodotti bituminosi appartenenti<br />
alle categorie di prodotti di cui al punto 2.2, si genera se i<br />
prodotti realizzati con materiale riciclato sono idonei all’uso a<br />
cui sono destinati, ancorché con caratteristiche, ciclo produttivo<br />
o additivazione differente, e forniscano prestazioni conformi a<br />
quelle degli analoghi prodotti realizzati con prodotti nuovi.<br />
La reale copertura del 30% del fabbisogno da parte dell’Ente<br />
sarà accertata dal riscontro dei certificati Ufficio Tecnico di<br />
Finanza del punto precedente.<br />
5. CONGRUITÀ DEL PREZZO<br />
La congruità del prezzo dei prodotti realizzati impiegando<br />
materiali riciclati iscrivibili al repertorio del riciclaggio, si ritiene<br />
rispettata se tale valore non risulta superiore a quello relativo<br />
ai corrispondenti prodotti realizzati con materiale vergine.<br />
6. ISCRIZIONE DEI PRODOTTI RICICLATI NEL REPER-<br />
TORIO DEL RICICLAGGIO<br />
Documentazione da produrre per l’iscrizione dei materiali<br />
riciclati:<br />
1) Allegato A: debitamente compilato in base allo schema<br />
riservato ai materiali realizzati con i prodotti riciclati<br />
e accluso alla presente circolare;<br />
2) Scheda tecnica del materiale riciclato: la domanda deve<br />
essere corredata anche da una scheda tecnica tesa a fornire<br />
informazioni relative al materiale di cui sia richiesta<br />
l’iscrizione, con particolare riferimento alla composizione,<br />
alle possibili applicazioni ed altri dati tecnici;<br />
3) Perizia giurata: la perizia giurata deve documentare<br />
la percentuale di oli usati derivanti dal post-consumo<br />
utilizzati per la produzione del materiale riciclato, sulla<br />
base di analisi di processo, tramite dichiarazione di<br />
un soggetto certificatore professionalmente abilitato;<br />
può essere presentata un’unica perizia comprendente<br />
anche più materiali riciclati da iscriversi al repertorio<br />
del riciclaggio, a condizione che contenga le specifiche<br />
di ciascuno in termini di contenuto di oli usati;<br />
4) Altre informazioni utili: i soggetti interessati possono a<br />
loro discrezione corredare la richiesta di iscrizione con ulteriori<br />
informazioni utili a qualificare il materiale riciclato<br />
che intendono inserire nel Repertorio del Riciclaggio.<br />
Documentazione da inviare per l’iscrizione di manufatti<br />
e beni realizzati con materiale riciclato:<br />
1) Allegato B: debitamente compilato in base allo schema<br />
riservato ai manufatti e beni realizzati con materiali<br />
riciclati e accluso alla presente circolare;<br />
2) Relazione tecnica di progetto contenente: codice del<br />
repertorio del riciclaggio del materiale riciclato contenuto<br />
nel prodotto; una descrizione del manufatto;<br />
l’evidenziazione della percentuale di materiale riciclato;<br />
il peso complessivo del bene o manufatto; una<br />
dichiarazione del peso di materiale riciclato utilizzato<br />
per la realizzazione del manufatto o del bene; le caratteristiche<br />
prestazionali; l’indicazione della potenziale<br />
offerta del singolo prodotto; le norme nazionali e co-<br />
62<br />
munitarie, anche in tema di sicurezza, salute, qualità,<br />
cui è soggetto il prodotto e certificazione del rispetto<br />
delle medesime (scheda di sicurezza); dichiarazione<br />
del rispetto del parametro di congruità del prezzo, di<br />
cui al punto 5 della presente;<br />
3) Perizia giurata: la perizia giurata deve documentare la<br />
percentuale di oli usati derivanti dal post-consumo utilizzati<br />
per la produzione di materiale riciclato utilizzato<br />
nel prodotto, sulla base di analisi di processo, tramite dichiarazione<br />
di un soggetto certificatore professionalmente<br />
abilitato; può essere presentata un’unica perizia comprendente<br />
anche più prodotti da iscriversi al Repertorio<br />
del Riciclaggio, a condizione che contenga le specifiche<br />
di ciascuno in termini di contenuto di oli usati.<br />
4) Altre informazioni utili: i soggetti interessati possono a<br />
loro discrezione corredare la richiesta di iscrizione con<br />
ulteriori informazioni utili a qualificare il materiale riciclato<br />
che intendono inserire nel repertorio del riciclaggio.<br />
Invio della domanda: la domanda in originale e copia<br />
fotostatica conforme, corredata di tutta la documentazione<br />
prevista ai punti precedenti, deve essere trasmessa con<br />
raccomandata a.r. al Gabinetto del Ministro dell’Ambiente e<br />
Tutela del Territorio - Commissione tecnica D. M. 9 ottobre<br />
2003 -via Cristoforo Colombo, 44 -00147 Roma.<br />
ALLEGATO A<br />
SCHEMA PER MATERIALI RICICLATI SETTORE DEGLI<br />
OLI MINERALI<br />
Al Gabinetto del Ministro dell’Ambiente e Tutela del Territorio<br />
- Commissione tecnica D. M. 9 ottobre 2003 - via<br />
Cristoforo Colombo, 44- 00147 Roma<br />
Ai sensi dell’art. 6 del decreto recante norme affinche’ gli<br />
uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico<br />
coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una<br />
quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura<br />
non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo, la societa/<br />
ditta ............ con sede legale in .............. c.a.p. ...................<br />
prov. ....................., via/piazza .... codice fiscale o partita IVA<br />
.... iscritta al registro delle ditte esercenti attività di riciclo<br />
della prov. di ................ n. ...... (eventuale),<br />
richiede l’iscrizione al<br />
Repertorio del Riciclaggio del Materiale Riciclato<br />
1. Nome commerciale del materiale (eventuale).................<br />
2. Natura del materiale .........................................................<br />
3. Codice Europeo Rifiuto con cui è realizzato il prodotto.......<br />
e relativa percentuale contenuta espressa in peso % .... ....<br />
4. Capacità produttiva in t/anno.....................<br />
5. All’atto dell’analisi della presente richiesta potrà essere<br />
consultato in qualità di tecnico il sig. ..................................<br />
6. Tel. ..........., e-mail .................; indichiamo quale associazione<br />
di categoria di riferimento ..............., nella persona del<br />
sig. ............................, tel. ...................... e-mail ..................<br />
Il tecnico ............................<br />
Il legale rappresentante ............................................<br />
Data ........................
ALLEGATO B<br />
SCHEMA PER PRODOTTI OTTENUTI CON MATERIALI<br />
RICICLATI SETTORE DEGLI OLI MINERALI USATI<br />
Al Gabinetto del Ministro dell’Ambiente e Tutela del Territorio<br />
- Commissione Tecnica D. M. 9 ottobre 2003 - via<br />
Cristoforo Colombo, 44 - 00147 Roma<br />
Ai sensi dell’art. 6 del decreto recante norme affinche’ gli<br />
uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico<br />
coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una<br />
quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura<br />
non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo, la societa/<br />
ditta .............. con sede legale in ................ c.a.p. ............<br />
prov. ......, via/piazza .............. codice fiscale o partita IVA<br />
.... iscritta al registro delle ditte esercenti attività di riciclo<br />
della prov. di .................. n. .... (eventuale),<br />
richiede l’iscrizione al<br />
Repertorio del Riciclaggio del Manufatto o Bene ottenuto<br />
con Materiale Riciclato<br />
1. Nome commerciale del manufatto o bene prodotto (eventuale)...............................<br />
2. Codice Repertorio del Riciclaggio dei materiali riciclati<br />
utilizzati e relativa percentuale in peso contenuta nel bene<br />
o manufatto, riferita al peso totale del bene o manufatto.<br />
Codice del Repertorio del Riciclaggio %<br />
........ ........<br />
........ ........<br />
........ ........<br />
3. Capacità produttiva annua........... kg ...... /mt ...... /n.<br />
pezzi ......<br />
4. All’atto dell’analisi della presente richiesta potrà essere<br />
consultato in qualità di tecnico il sig. ...................................<br />
tel. .............................., e-mail ............................ indichiamo<br />
quale associazione di categoria di riferimento ........ nella persona<br />
del sig. .................................. tel. ...................................<br />
e-mail ......................<br />
Il tecnico ............................<br />
Il legale rappresentante ............................................<br />
Si allega alla presente la relazione di progetto.<br />
Si dichiara di essere a conoscenza del disposto dell’art.<br />
8, comma 3, del decreto recante norme affinché gli uffici<br />
pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano<br />
il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota<br />
di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non<br />
inferiore al 30% del fabbisogno medesimo.<br />
Il tecnico ............................<br />
Il legale rappresentante ............................................<br />
Data ........................<br />
(ndr. il testo di questo provvedimento non riveste carattere<br />
di ufficialità e non è sostitutivo in alcun modo della pubblicazione<br />
ufficiale cartacea).<br />
63
Le pratiche agronomiche e zootecniche<br />
sono solo alcune delle<br />
possibili cause di “inquinamento<br />
alimentare”. Oltre all’uomo, anche<br />
la natura ci “mette lo zampino”<br />
per rendere meno sicuri i nostri<br />
pasti quotidiani. Ovviamente, la<br />
responsabilità finale ricade sempre<br />
sull’uomo che deve vigilare affinché<br />
i prodotti della terra non siano stati<br />
Dott.ssa Elena Rocchegiani<br />
adulterati da processi naturali.<br />
Accanto ad una discreta quantità di<br />
tossici, sia di origine animale che vegetale, presenti in vari<br />
substrati, esistono numerosi tossici prodotti da muffe e batteri,<br />
le Micotossine, che possono svilupparsi sulle materie<br />
prime o durante le fasi della lavorazione di un prodotto.<br />
A Settembre 2005, la Guardia di Finanza sequestrava un<br />
carico di 58 mila tonnellate di grano duro trasportato dalla<br />
motonave Loch Alyn, proveniente dal Canada, ma battente<br />
bandiera di Hong Kong. La partita, infatti, è risultata contaminata<br />
dall’Ocratossina, una sostanza altamente tossica<br />
prodotta dalle muffe. Questa sostanza, assunta in dosi massicce,<br />
provoca danni all’apparato renale e urogenitale.<br />
Gli organismi competenti dell’Unione Europea hanno stabilito<br />
che la dose massima ammissibile di Ocratossina è di<br />
5 microgrammi per chilo di peso corporeo. Ma questo è<br />
solo un esempio dei potenziali danni che potrebbe causare<br />
un’assunzione pesante di micotossine.<br />
Per approfondire l’argomento, ne abbiamo parlato con la<br />
Dott.ssa Elena Rocchegiani, Veterinario responsabile del<br />
Laboratorio di Diagnostica Integrata - Sezione di Ancona<br />
dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle<br />
Marche. Si tratta di un Ente sanitario di diritto pubblico,<br />
inserito nel contesto del Servizio Sanitario Nazionale e<br />
sottoposto alla vigilanza del Ministero della Sanità, che ne<br />
coordina il funzionamento attraverso le Regioni.<br />
In totale sono 10 istituti, biregionali o triregionali. Ogni<br />
Istituto è poi organizzato in sezioni periferiche in ogni<br />
provincia. La sezione provinciale di Ancona consta di 2<br />
laboratori: uno sulla sicurezza alimentare, l’altro si occupa<br />
di sanità animale. Nella sede di Ancona è ubicato anche il<br />
Centro di referenza nazionale per il controllo microbiologico<br />
e chimico dei molluschi.<br />
Dottoressa Rocchegiani, cosa sono le micotossine, dove<br />
si trovano e quali sono le condizioni più idonee per la<br />
loro formazione?<br />
Le micotossine sono metaboliti secondari di funghi microscopici<br />
che appartengono ai generi Aspergillus. In<br />
condizioni favorevoli possono svilupparsi sugli alimenti<br />
destinati all’uomo o agli animali, in modo particolare nei<br />
cereali, semi oleaginosi, frutta e vegetali. Costituiscono un<br />
64<br />
A COME AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE, AMBIENTE<br />
Le Micotossine<br />
COME DIFENDERCI DALLA NATURA<br />
Intervista alla Dott.ssa Elena Rocchegiani, Dirigente veterinario<br />
dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche<br />
di Donatella Mancini<br />
problema soprattutto per i Paesi tropicali, perché il clima<br />
caldo-umido favorisce la loro crescita.<br />
Il 20-25% delle derrate prodotte in questi Paesi sono contaminate<br />
e quindi vanno distrutte, nonostante la grande<br />
necessità di cibo tipica di questi luoghi. Quindi, oltre ad<br />
essere un problema di ordine sanitario, lo diventa anche<br />
sotto il profilo socio-economico. È un fenomeno molto<br />
difficile da contenere.<br />
L’emergenza è moderna, ma il problema è antico, risalendo<br />
al Medioevo, quando, soprattutto nel Nord Europa, la segale<br />
era il cereale più usato per fare il pane. La segale veniva<br />
contaminata da Claviceps purpurea, fungo parassita delle<br />
graminacee, microganismo produttore di tossine responsabili<br />
dell’Ergotismo.<br />
Questa malattia sviluppa necrosi alle estremità, ma anche<br />
effetti allucinogeni che in epoca medioevale venivano interpretati<br />
come opera del demonio, aprendo la strada ad<br />
un’ennesima caccia alle streghe. Gli ammalati, inconsapevoli<br />
della causa della loro patologia, andavano in pellegrinaggio<br />
da San Antonio da Padova per chiedere la grazia. Durante il<br />
tragitto, cambiando luoghi e quindi alimentazione, avveniva<br />
spesso una “miracolosa” guarigione, attribuita al Santo, in<br />
realtà dovuta al cambiamento di dieta. Il fenomeno ebbe<br />
termine quando il frumento prese il posto della segale.<br />
Claviceps purpurea: fungo parassita della segale, responsabile di effetti allucinogeni
Quale opera di prevenzione si può attuare?<br />
Nell’agricoltura moderna esistono tutta una serie di accorgimenti<br />
da poter mettere in campo per evitare l’insorgere<br />
del fenomeno. Usare sementi adatte al clima, una corretta<br />
concimazione, la rotazione delle colture. La raccolta nei<br />
tempi giusti, il deposito dei prodotti agroalimentari in ambienti<br />
asciutti e puliti. La decontaminazione attraverso la<br />
setacciatura e l’utilizzo di sostanze leganti. Infine una certa<br />
cura nella scelta dell’alimentazione animale attraverso la<br />
variazione della qualità del cibo.<br />
Quali sono le micotossine più pericolose?<br />
Sono conosciute poco più di 400 micotossine, di cui circa<br />
il 10% considerate a rischio per l’uomo. Ancora non è nota<br />
la causa per cui generano questi veleni, né perchè il loro<br />
metabolismo non sempre produce micotossine.<br />
La micotossina più pericolosa<br />
è la Aflatossina B1, considerata<br />
dalla IARC (Agenzia Internazionale<br />
per la Ricerca sul Cancro)<br />
un cancerogeno di 1 a classe.<br />
Se questa sostanza si trova nei<br />
cereali, l’effetto nocivo sulla<br />
salute dell’uomo è relativo,<br />
ma diventa pericolosa quando<br />
trasformata, attraverso l’alimentazione<br />
bovina, in Aflatossina<br />
M1, finisce nel latte. Per fortuna<br />
del consumatore, il latte viene<br />
esaminato in primo luogo dalle<br />
aziende e poi ci sono controlli<br />
nazionali, severi e frequenti, da<br />
parte delle ASL e degli IZS.<br />
Quali danni possono causare<br />
alla salute dell’uomo?<br />
Il rischio salute è un problema<br />
dei Paesi del Sud-Est Asiatico,<br />
dell’area sub-sahariana e del Sud<br />
America, dove non c’è un’opera<br />
di prevenzione, né si effettuano<br />
i controlli. Negli anni ’40 anche<br />
l’Unione Sovietica ebbe dei<br />
problemi con le micotossine.<br />
Nei Paesi terzi il fenomeno è<br />
patologico, mentre in Occidente<br />
le micotossine potrebbero aver<br />
giocato un ruolo nell’aumento<br />
dei tumori. Vediamo nello specifico<br />
i danni che possono causare<br />
queste sostanze. L’Aflatossina e<br />
la Rubratossina causano danni<br />
al fegato; i Tricoteceni e la<br />
Patulina sono polisistemiche,<br />
cioè interessano tutti gli apparati;<br />
l’Ocratossina è nefrotossica<br />
fino ad arrivare all’Aflatossina<br />
B1 che è cancerogena. Poi ci<br />
sono anche micotossine neurotossiche,<br />
che provocano danni<br />
al sistema nervoso.<br />
Aspergillus<br />
Aflatossine<br />
Chi è preposto ai controlli?<br />
Esistono vari livelli di controllo del Servizio Sanitario Nazionale<br />
sul territorio. Il SIAN (Servizio Igiene Alimenti e<br />
Nutrizione) dell’ASL si occupa degli alimenti ad uso umano.<br />
L’ASL ha pure un Servizio veterinario che controlla gli<br />
alimenti ad uso zootecnico. Le analisi sul materiale raccolto<br />
dai 2 servizi dell’ASL vengono effettuate dall’Istituto Zooprofilattico<br />
Sperimentale di competenza.<br />
Anche i NAS si occupano dei controlli sia programmati che<br />
eccezionali su sospetto. Anche in questo caso è sempre<br />
l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale che esegue le analisi<br />
di laboratorio sui campioni raccolti.<br />
Il grano sequestrato dalla GF perché contenente Ocratossina<br />
(che può contaminare anche caffé e cacao) era stato<br />
commercializzato prima che i controlli fossero terminati. Nel<br />
caso in cui la dose di Ocratossina superi i 5 microgrammi<br />
per kg. di peso, il grano va<br />
distrutto. Nei valori soglia, il<br />
grano viene diluito in modo<br />
che al consumatore arrivi<br />
un percentuale bassissima di<br />
Ocratossina. I controlli alla<br />
frontiera europea del porto<br />
di Ancona, per esempio, sono<br />
accuratissimi e fatti proporzionalmente<br />
alla stiva delle navi.<br />
Se i test risultano positivi, la<br />
merce torna al mittente.<br />
Le sostanze tossiche rintracciate<br />
nei prodotti agricoli<br />
sono le stesse che si trovano<br />
in alcuni molluschi, come<br />
ad esempio nelle cozze?<br />
No, assolutamente. Nel caso<br />
delle cozze si deve parlare di<br />
biotossine, sostanze chimiche<br />
tipiche dell’ambiente marino.<br />
Infatti, per le cozze del Conero<br />
(Mytilus galloprovincialis) (ndr:<br />
moscioli in dialetto locale), si<br />
fanno controlli con cadenza<br />
quindicinale, perché possono<br />
produrre biotossine DSP che,<br />
a volte, danno luogo, in chi le<br />
assume, a fastidiosi fenomeni<br />
diarroici.<br />
65
Il progetto IDEMS (Integration<br />
and Development of Environmental<br />
Management System) nasce come<br />
risposta alle sollecitazioni contenute<br />
nella Comunicazione “Verso la strategia<br />
tematica dell’ambiente urbano”<br />
adottata dalla Commissione Europea<br />
nel febbraio 2004 (ndr: la Commissione<br />
europea ha adottato la strategia in data<br />
11/01/2006), la quale vuole rappresentare<br />
il quadro di riferimento per tutti i<br />
centri urbani che vogliono intraprendere<br />
un percorso verso il miglioramento<br />
della gestione dell’ambiente urbano<br />
nell’ottica della sostenibilità ambientale,<br />
sociale ed economica.<br />
Nella Strategia la Commissione<br />
Europea prevede<br />
che tutte le agglomerazioni<br />
urbane superiori ai 100.000<br />
abitanti adottino un Piano<br />
di Gestione dell’Ambiente<br />
Urbano nel quale siano<br />
definiti obiettivi, azioni e<br />
programmi di monitoraggio<br />
ambientale e nel quale siano<br />
integrati gli aspetti relativi<br />
alle politiche ambientali,<br />
sociali ed economiche.<br />
A tale Piano si prevede che<br />
venga associato, per la sua<br />
attuazione e verifica, un<br />
indispensabile Sistema di<br />
Gestione.<br />
La Strategia Tematica non<br />
stabilisce quale deve essere<br />
il Sistema di Gestione da<br />
preferire, tuttavia indica i<br />
sistemi di gestione ambientale,<br />
quali EMAS e ISO 14001,<br />
e i sistemi di contabilità ambientale,<br />
quali ecoBUDGET<br />
e Contabilità Ambientale<br />
CLEAR, come sistemi idonei<br />
per dare attuazione al<br />
Piano di Gestione. Secondo<br />
il parere della Comunità<br />
Europea, infatti, gli enti che<br />
adottano tali strumenti, oltre<br />
ad aumentare le proprie<br />
performance ambientali, riescono<br />
ad accrescere anche<br />
66<br />
AGENDA 21<br />
IL COORDINAMENTO AGENDE 21 LOCALI<br />
PARTNER DEL PROGETTO LIFE IDEMS<br />
la propria capacity building attraverso<br />
il miglioramento dell’efficienza gestionale,<br />
così com’è anche auspicato nella<br />
Strategia tematica.<br />
Successivamente alla spinta data<br />
dalla Strategia Tematica e sulla base<br />
delle considerazioni fatte a seguito dell’adozione<br />
di uno o più Strumenti di<br />
Gestione, i partner del progetto fanno<br />
nascere IDEMS.<br />
Il progetto nasce per dare soluzione<br />
ad alcune criticità già evidenziate<br />
dall’esperienza dei partner e dal loro<br />
background in materia di adozione di<br />
strumenti per la sostenibilità:<br />
Ravenna, interno della Basilica di S. Vitale<br />
- difficoltà nell’integrare i problemi<br />
ambientali nel processo decisionale<br />
interno;<br />
- difficoltà nell’adattare i nuovi metodi<br />
nati per il settore privato al pubblico;<br />
- necessità di avere indicatori validi,<br />
concreti e basati sulla reale esperienza<br />
dei nuovi metodi;<br />
- necessità di avere idonei canali per<br />
indirizzare la sfera politica di comando<br />
verso l’adozione di piani di<br />
miglioramento continuo basati sull’approccio<br />
del plan-do-check-act.<br />
Pertanto l’obiettivo che il progetto vuole<br />
raggiungere è quello di integrare i
sistemi di gestione ambientale con i<br />
sistemi di contabilità ambientale per<br />
ottenere una maggiore efficacia delle<br />
politiche ambientali e un miglioramento<br />
continuo della gestione ambientale<br />
urbana.<br />
Questo si colloca temporalmente con<br />
la necessità degli enti locali di dotarsi<br />
di un Piano di gestione dell’ambiente<br />
urbano così com’è previsto dalla Comunicazione<br />
della Commissione Europea<br />
“Toward a Thematic Strategy on the<br />
Urban Environment”.<br />
Il progetto, partito il 1 ottobre 2005,<br />
durerà 32 mesi e terminerà il 31 maggio<br />
2008.<br />
I partner del progetto sono suddivisi<br />
a seconda della partecipazione al progetto<br />
in Partner Developer e Partner<br />
Reference.<br />
I primi parteciperanno attivamente alla<br />
costruzione del sistema integrato e ne<br />
applicheranno una sperimentazione<br />
all’interno del proprio Ente.<br />
I secondi assisteranno e supporteranno<br />
i primi, in particolare, ogni Reference<br />
seguirà la sperimentazione locale di<br />
un partner Developer e ne valuterà i<br />
risultati.<br />
Sono Partner Developer: il Comune<br />
di Ravenna (beneficiario), il Comune<br />
di Ferrara, il Comune di Mantova e il<br />
Comune di Amaroussion (Grecia).<br />
Sono Partner Reference: il Comune di<br />
Växjö (Svezia), i Comuni di Dresda e<br />
Heidelberg (Germania) e il Coordinamento<br />
Agende 21 Locali Italiane.<br />
I Sistemi di Gestione già adottati dai<br />
partner sono diversi a seconda dei<br />
comuni interessati:<br />
i Comuni di Ferrara, Ravenna e Mantova<br />
hanno approvato un bilancio<br />
ambientale, secondo il metodo<br />
CLEAR;<br />
i Comuni di Ravenna, Ferrara e Amaroussion<br />
usano ecoBudget;<br />
il Comune di Amaroussion è registrato<br />
EMAS;<br />
il Comune di Mantova ha ottenuto la<br />
Certificazione ISO 14001;<br />
i Comuni di Ravenna, Ferrara e<br />
Mantova stanno lavorando per la<br />
Registrazione EMAS.<br />
i Partner reference (Dresda, Heidelberg<br />
e Växjö) già usano ecoBudget.<br />
il comune di Växjö è stato il beneficiario<br />
del progetto LIFE ecoBudget.<br />
Attraverso questo progetto si giungerà<br />
alla definizione del sistema integrato<br />
locale e infine al conseguimento della<br />
registrazione EMAS per i 4 Partner<br />
Developer.<br />
Il progetto viene realizzato attraverso alcune<br />
fasi di sviluppo che partono da una<br />
complessa e approfondita analisi dei sistemi<br />
di gestione ambientale adottati dai<br />
Partner Developer mirata ad evidenziare<br />
l’esistenza di aree che si sovrappongono,<br />
le problematiche e le lacune che indeboliscono<br />
il sistema adottato.<br />
Quest’analisi rappresenterà la base<br />
di partenza per l’identificazione delle<br />
azioni necessarie per integrare e rendere<br />
omogenei i sistemi di gestione da<br />
adottare e consentirà di elaborare una<br />
prima bozza dello standard necessario<br />
alla sperimentazione locale per i 4<br />
partner Developer.<br />
L’attività di sperimentazione locale<br />
verrà portata avanti in maniera coordinata<br />
dai 4 Partner Developer con<br />
il contributo dei Partner Reference e<br />
svilupperà attraverso la realizzazione di<br />
numerosi out put, espressamente previsti<br />
dal progetto, che rappresenteranno<br />
gli elementi necessari alla definizione<br />
dello standard finale.<br />
Nell’ultima parte del progetto si prevede<br />
che i 4 partner Developer ottengano<br />
la Registrazione EMAS.<br />
Parallelamente verrà avviata una fase<br />
di formazione sia a livello generale<br />
che locale e attivato un sistema di<br />
monitoraggio che dovrà verificare e<br />
controllare i risultati.<br />
Lo standard integrato finale sarà<br />
definito analizzando i risultati della<br />
sperimentazione locale e valutandone<br />
l’estensione in ambito europeo attraverso<br />
un confronto internazionale sui<br />
metodi e procedure definiti. Gli esiti<br />
di tale confronto porteranno alla elaborazione<br />
dello standard finale tramite<br />
la convalida dei risultati e degli esiti<br />
raggiunti.<br />
Al termine del progetto è prevista una<br />
fase di diffusione e promozione dello<br />
standard attraverso appositi materiali<br />
cartacei e informatici e iniziative pubbliche.<br />
Il progetto presenta numerose potenzialità:<br />
- assumerà al termine la forma di una linea<br />
guida o di standard certificabile;<br />
- svolgerà un’attività formativa per tutti<br />
i partner partecipanti al progetto;<br />
- promuoverà un intenso scambio di<br />
know-how tra i partner e gli stakeholders;<br />
- costituirà uno spunto di riflessione<br />
circa la realizzazione di EMAS in<br />
aree urbane, in considerazione della<br />
prevista revisione del Regolamento<br />
EMAS (2008).<br />
Inoltre, il progetto, per la sua innovazione,<br />
potrebbe rappresentare per la<br />
Commissione Europea un bacino di<br />
informazioni funzionali all’implementazione<br />
dei Piani di Gestione Ambientale<br />
Urbana sollecitati all’interno della Strategia<br />
Tematica.<br />
Per maggiori informazioni:<br />
www.agenda21.ra.it<br />
67
68<br />
UNA PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE PER<br />
TUTELARE LA PICCOLA FAUNA DELLE MARCHE<br />
di David Fiacchini<br />
Regione Legge Titolo<br />
Abruzzo LR n. 50/1993<br />
Calabria LR n. 9/1996<br />
Emilia-Romagna LR n. 11/1993<br />
Primi interventi per la difesa della biodiversità nella<br />
Regione Abruzzo: tutela della fauna cosiddetta minore<br />
Norme per la tutela e la gestione della fauna selvatica<br />
e l’organizzazione del territorio ai fi ni della disciplina<br />
programmata dell’esercizio venatorio<br />
Tutela e sviluppo della fauna ittica e regolazione della<br />
pesca in Emilia Romagna<br />
Friuli-Venezia Giulia LR n. 34/1981 Norme per la tutela della natura<br />
Lazio LR n. 18/1988 Tutela di alcune specie della fauna minore<br />
Liguria LR n. 4/1992 Tutela della fauna minore<br />
Lombardia LR n. 33/1977 Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica<br />
Molise LR n. 28/1996 Tutela di alcune specie di fauna minore<br />
Piemonte LR n. 32/1982<br />
Sardegna LR n. 23/1998<br />
Sicilia LR n. 33/1997<br />
Toscana LR n. 56/2000<br />
Norme per la conservazione del patrimonio naturale e<br />
dell’assetto ambientale<br />
Norme per la protezione della fauna selvatica e per<br />
l’esercizio della caccia in Sardegna<br />
Norme per la protezione, la tutela e l’incremento della<br />
fauna selvatica e per la regolazione del prelievo venatorio.<br />
Disposizioni per il settore agricolo e forestale<br />
Norme per la conservazione e la tutela degli habitat<br />
naturali e seminaturali, della fl ora e della fauna selvatiche<br />
Valle d’Aosta LR n. 22/1987 Norme per la tutela dei rettili e anfi bi<br />
Veneto LR n. 53/1974<br />
Provincia Autonoma<br />
di Bolzano<br />
Provincia Autonoma<br />
di Trento<br />
BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE<br />
Molti gruppi faunistici appartenenti<br />
alla cosiddetta “fauna minore”, come<br />
gli Anfibi, i Rettili, i piccoli Mammiferi<br />
e gli Invertebrati, rappresentano al<br />
giorno d’oggi dei validissimi “sensori<br />
ambientali”, tanto da essere considerati<br />
a livello internazionale come indicatori<br />
biologici dello stato di salute di<br />
un ecosistema. D’altra parte la fauna<br />
eteroterma ed i biotopi d’acqua dolce<br />
- di importanza strategica per il multiforme<br />
mondo della cosiddetta “piccola<br />
fauna” - sono da alcuni anni considerati<br />
a rischio di scomparsa o si presentano,<br />
nella migliore delle ipotesi, in uno stato<br />
di salute tutt’altro che buono.<br />
Norme per la tutela di alcune specie della fauna inferiore<br />
e della fl ora<br />
LP n. 27/1973 Norme per la protezione della fauna<br />
LP n. 16/1973 Norme per la tutela di alcune specie della fauna inferiore<br />
Tabella 1: Leggi regionali di tutela della “piccola fauna” in Italia (aggiornamento al 31/12/2004)<br />
A livello europeo la Convenzione di<br />
Berna, stipulata il 19 settembre 1979,<br />
e la Direttiva CEE n. 92/43, meglio<br />
conosciuta come Direttiva “Habitat”,<br />
dettano norme chiare e precise per la<br />
salvaguardia della biodiversità animale<br />
e vegetale, e per la conservazione degli<br />
habitat naturali e seminaturali. L’Italia<br />
ha in parte ratificato queste norme internazionali<br />
dapprima con la Legge 503<br />
del 1981 e poi con il D.P.R. n. 357 del<br />
1997 (modificato dal D.P.R. n. 120 del<br />
2003), cui molte Regioni - in assenza<br />
di una vera e propria legge quadro<br />
nazionale rivolta specificatamente alla<br />
conservazione della fauna selvatica - si<br />
sono ispirate per aggiornare la propria<br />
legislazione in materia di tutela di flora,<br />
fauna ed habitat (Tab. 1).<br />
Nella Regione Marche, però, decine e<br />
decine di specie animali, molte delle<br />
quali localizzate in pochissime aree<br />
all’interno del territorio regionale (come,<br />
ad esempio, ululoni, geotritoni,<br />
coronelle, plecotteri, gamberi di fiume,<br />
ecc.) non godono a tutt’oggi di alcun<br />
provvedimento di protezione, visto che<br />
non è stata mai emanata una legge regionale<br />
a tutela della piccola fauna e<br />
degli habitat di interesse.<br />
Con queste (pessime) premesse nel<br />
2001 un piccolo gruppo formato da<br />
biologi, naturalisti e semplici appassionati,<br />
in parallelo all’avvio di una<br />
campagna di sensibilizzazione sulle<br />
tematiche relative alla fauna eteroterma<br />
e ad un progetto di studio ribattezzato<br />
“Piccola Fauna Marche”, ha elaborato<br />
per la Regione Marche un’ipotesi di<br />
proposta di legge per la tutela e la<br />
conservazione della “fauna minore”<br />
regionale. La proposta, curata da chi<br />
scrive e dall’erpetologo Vincenzo Ferri,<br />
prende corpo da testi di buon livello<br />
tecnico-giuridico già in vigore in altre<br />
regioni italiane come, ad esempio, la<br />
L.R. n. 50/1993 della Regione Abruzzo,<br />
e la L.R. n. 56 del 2000 della Regione<br />
Toscana.<br />
A cavallo tra il 2004 e il 2005, inoltre,<br />
per richiamare l’attenzione sul tema<br />
è stata avviata una raccolta di firme
pro-piccola fauna, che, in pochi mesi,<br />
ha conseguito quasi 1.000 adesioni tra<br />
tecnici, studiosi, appassionati e cittadini<br />
“comuni”. Le firme raccolte saranno<br />
consegnate, nel corso del 2006, al<br />
Presidente della Giunta Regionale ed<br />
all’Assessore all’Ambiente, nella speranza<br />
di un favorevole accoglimento della<br />
proposta di legge e di una sua rapida<br />
approvazione.<br />
Il testo relativo alle “Norme per la<br />
tutela e la conservazione della piccola<br />
fauna marchigiana” si articola,<br />
nella sua stesura originaria, in 15 punti<br />
e prevede l’istituzione di un coordinamento<br />
scientifico regionale che - senza<br />
eccessivi appesantimenti burocratici - si<br />
occupi in maniera esplicita delle problematiche<br />
di conservazione di Anfibi,<br />
Rettili, piccoli Mammiferi ed Invertebrati<br />
nei loro habitat, rapportando tali<br />
imprescindibili esigenze di tutela agli<br />
strumenti di pianificazione e gestione<br />
territoriale.<br />
Per molte delle specie animali da<br />
sottoporre a tutela (l’elenco completo<br />
è riportato nella tabella n. 2), considerate<br />
le scarse conoscenze distributive<br />
attuali, la completa scomparsa o la<br />
grande riduzione degli habitat elettivi<br />
e l’importanza bio-geografica, sarà<br />
necessaria l’applicazione di rigorose<br />
misure di tutela rivolte sia alla protezione<br />
della singola specie che alla<br />
salvaguardia dell’habitat frequentato,<br />
Talpa cieca (Talpa caeca)<br />
per evitarne una probabile estinzione<br />
locale nel giro di pochi anni.<br />
Sono state inserite nell’elenco anche<br />
alcune specie solitamente ritenute “problematiche”<br />
o “dannose” (come alcuni<br />
roditori e le talpe), ma il criterio seguito<br />
è quello prettamente naturalistico: si<br />
tratta, infatti, di specie che in natura<br />
hanno una nicchia ecologica ben definita<br />
e che - esclusi i limitati “danni”<br />
arrecati alle colture orticole - solo in<br />
situazioni di degrado igienico-ambientale<br />
possono diventare potenziale<br />
veicolo di zoonosi. L’unica specie di<br />
roditore che nella proposta di legge<br />
non è stato inserito - anche se si è<br />
trattata di una valutazione “sofferta” - è<br />
Rattus norvegicus, sulla cui autoctonia<br />
non vi sono dati certi (si tratta di una<br />
specie originaria del nord-est asiatico,<br />
probabilmente giunta in Europa nel<br />
medioevo).<br />
In ogni caso, per le aree urbane e per<br />
le corti esterne di abitazioni private<br />
sono previste delle deroghe ai divieti<br />
generali, in particolare per quelle specie<br />
che notoriamente frequentano orti<br />
e giardini e che, talvolta, “sconfinano”<br />
anche all’interno delle abitazioni. La<br />
filosofia di fondo, comunque, è quella<br />
di arrivare ad evitare l’uso (e l’abuso) di<br />
sostanze chimiche tossiche (… e nocive<br />
anche per l’uomo), esche velenose e<br />
trappole cruente, per passare invece<br />
all’applicazione di metodi “passivi”,<br />
“dissuasivi” ed “ecologici” nel vero<br />
senso del termine.<br />
Particolare attenzione, infine, viene data<br />
anche al problema dell’investimento<br />
della piccola fauna su strade trafficate,<br />
specialmente laddove l’infrastruttura<br />
viaria va a coincidere con le principali<br />
rotte migratorie o di spostamento della<br />
fauna terragnola e dulciacquicola.<br />
Come approfondimento specifico, nella<br />
tabella 3 viene riportato lo status distributivo<br />
e conservazionistico regionale<br />
dell’erpetofauna autoctona (elaborato<br />
sulla base delle informazioni attualmente<br />
a disposizione degli studiosi),<br />
assieme al quadro riepilogativo relativo<br />
al regime di tutela “giuridica” in Italia<br />
(in base alle specifiche convenzioni<br />
internazionali e delle direttive comunitarie).<br />
Per avere maggiori informazioni sulle<br />
iniziative marchigiane legate alla<br />
“piccola fauna” è possibile mettersi in<br />
contatto con l’autore di questo articolo,<br />
coordinatore della campagna di sensibilizzazione:<br />
david.fiacchini@libero.it.<br />
Granchio di fiume (Potamon fluviatile)<br />
69
Tabella 2: Le specie della “piccola fauna” da tutelare nella proposta di legge regionale<br />
ANFIBI<br />
RETTILI<br />
MAMMIFERI<br />
(in aggiunta alle<br />
specie già protette<br />
con L. n. 157/1992<br />
e L. R. n.7/1995<br />
INVERTEBRATI<br />
70<br />
Salamandra pezzata (Salamandra salamandra), Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), Geotritone italiano<br />
(Speleomantes italicus), Tritone crestato italiano (Triturus carnifex), Tritone alpestre (Triturus alpestris), Tritone italiano<br />
(Triturus italicus), Tritone punteggiato (Triturus vulgaris), Rospo comune (Bufo bufo), Rospo smeraldino (Bufo viridis),<br />
Ululone appenninico (Bombina pachypus), Raganella italiana (Hyla intermedia), Rana dalmatina (Rana dalmatina), Rana<br />
temporaria (Rana temporaria), Rana appenninica (Rana italica), “rana verde” (Rana kl. hispanica - Rana bergeri)<br />
Testuggine palustre europea (Emys orbicularis), Testuggine di terra (Testudo hermanni hermanni), Geco comune (Tarentola<br />
mauritanica), Geco verrucoso (Hemidactylus turcicus), Orbettino (Anguis fragilis), Ramarro (Lacerta bilineata), Lucertola<br />
campestre (Podarcis sicula), Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Luscengola comune (Chalcides chalcides), Colubro<br />
liscio (Coronella austriaca), Colubro di Riccioli (Coronella girondica), Saettone comune (Elaphe longissima = Zamenis<br />
longissimus), Cervone (Elaphe quatuorlineata), Biacco (Coluber viridifl avus = Hierophis viridifl avus), Natrice dal collare<br />
(Natrix natrix), Natrice tassellata (Natrix tessellata), Vipera comune (Vipera aspis), Vipera dell’Orsini (Vipera ursinii)<br />
Riccio europeo (Erinaceus europaeus), tutte le specie appartenenti ai generi Crocidura, Neomys, Sorex e Suncus; tutte<br />
le specie appartenenti all’ordine Chiroptera; Scoiattolo (Sciurus vulgaris), Ghiro (Glis glis), Moscardino (Muscardinus<br />
avellanarius), Topo quercino (Eliomys quercinus), Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus), Arvicola terrestre (Arvicola<br />
terrestris), Arvicola di Savi (Microtus savii), Arvicola delle nevi (Chionomys nivalis), Istrice (Hystrix cristata), Tasso (Meles<br />
meles), Puzzola (Mustela putorius), Donnola (Mustela nivalis), Martora (Martes martes), Faina (Martes foina)<br />
Talpa europea (Talpa europaea), Talpa cieca (Talpa caeca) e Talpa romana (Talpa romana), Topolino delle risaie (Micromys<br />
minutus), Topolino delle case (Mus domesticus), Topo selvatico collo giallo (Apodemus fl avicollis), Topo selvatico<br />
(Apodemus sylvaticus), Ratto nero (Rattus rattus)<br />
Gambero di fi ume o Gambero dai piedi bianchi (Austropotamobius pallipes = Austropotamobius italicus), Gamberetto<br />
d’acqua dolce (Palemonetes antennarius), Granchio di fi ume (Potamon fl uviatile)<br />
Tutte le popolazioni di specie autoctone degli invertebrati dulciacquicoli e terragnoli che costituiscono la cosiddetta “fauna utile”<br />
Fauna ipogea È tutelato l’intero popolamento animale (Vertebrati ed Invertebrati) delle cavità ipogee marchigiane<br />
Cervone (Elaphe quatuorlineata)<br />
Tritone crestato italiano (Triturus carnifex)
Specie (*) D H E V L. Rosso “Berna” “Habitat”<br />
Tutela proposta<br />
a livello regionale<br />
SAL_SAL 3 3 3 9 L.R. All. III - massima<br />
SAL_TER 3 2 3 8 L.R. All. II All. II – IV massima<br />
TRI_CAR 1 1 3 5 - All. II All. II – IV<br />
TRI_ITA 3 3 3 9 L.R. All. II All. IV massima<br />
TRI_ALP 3 3 3 9 L.R. - - massima<br />
TRI_VUL 2 2 3 7 - All. III -<br />
SPE_ITA 3 2 3 8 L.R. All. II All. IV massima<br />
BOM_PAC 3 2 3 8 L.R. All. II All. II – IV massima<br />
BUF_BUF 1 1 2 4 - All. III -<br />
BUF_VIR 3 2 3 8 - All. II All. IV massima<br />
HYL_INT 2 2 2 6 - All. II All. IV<br />
RAN_HIS 1 2 1 4 - All. III All. IV – V<br />
RAN_DAL 3 3 3 9 - All. II All. IV massima<br />
RAN_ITA 3 3 3 9 L.R. All. II All. IV massima<br />
RAN_TEM 3 3 3 9 L.R. - All. V massima<br />
EMY_ORB 3 3 3 9 L.R. All. II All. II – IV massima<br />
TES_HER 3 2 2 7 EN. All. II All. II – IV<br />
CAR_CAR 3 3 3 9 CR. All. II All. II – IV massima<br />
HEM_TUR 3 3 1 7 - All. III -<br />
TAR_MAU 3 3 1 7 - All. III -<br />
ANG_FRA 1 1 2 4 - All. III -<br />
LAC_BIL 1 1 2 4 - All. II All. IV<br />
POD_MUR 1 1 1 3 - All. II All. IV<br />
POD_SIC 1 2 2 5 - All. II All. IV<br />
CHA_CHA 2 2 2 6 - - -<br />
COL_VIR 1 1 2 4 - All. II All. IV<br />
COR_AUS 3 2 2 7 - All. II All. IV<br />
COR_GIR 3 3 3 9 L.R. All. III - massima<br />
ZAM_LON 2 1 2 5 - All. II All. IV<br />
ELA_QUA 3 2 3 8 L.R. All. II All. II – IV massima<br />
NAT_NAT 1 1 2 4 - All. III -<br />
NAT_TES 2 2 2 6 - All. II All. IV<br />
VIP_ASP 2 2 3 7 - All. III -<br />
VIP_URS 3 3 3 9 VU. All. II All. II – IV massima<br />
Tabella 3: Status conservazionistico regionale dell’erpetofauna autoctona e quadro riepilogativo relativo al regime<br />
di tutela “giuridica” in Italia sulla base delle specifiche convenzioni internazionali e delle normative comunitarie<br />
Legenda<br />
(*) = il nome scientifico della specie è stato abbreviato<br />
per comodità di trascrizione e lettura, utilizzando<br />
le prime tre lettere del genere e della specie.<br />
D = Distribuzione regionale (3 = specie rara e/o<br />
localizzata; 2 = specie comune; 1 = specie diffusa).<br />
H = Estensione habitat utilizzato dalla specie<br />
(3 = puntiforme; 2 = sparso; 1 = esteso ).<br />
E = Eleggibilità alle modificazioni ambientali<br />
(3 = molto vulnerabile; 2 = vulnerabile; 1 = poco<br />
vulnerabile/indifferente).<br />
V = Indice di Vulnerabilità a livello provinciale<br />
(minimo: 3 = specie meno sensibile; massimo:<br />
9 = specie più vulnerabile).<br />
“L. Rosso” = Libro Rosso degli animali d’Italia,<br />
con le categorie di minaccia IUCN (Bulgarini<br />
et al., 1998).<br />
“Berna” = La Convenzione di Berna, stipulata a<br />
livello europeo il 19 settembre 1979 e ratificata dall’Italia<br />
con la Legge n. 503 del 1981, ha come scopo<br />
principale la conservazione della vita selvatica e dell’ambiente<br />
naturale in Europa, tutelando numerose<br />
specie vegetali e animali e proponendo eventuali<br />
forme di sfruttamento compatibile per altre specie.<br />
“Habitat” = La Direttiva Comunitaria definita “Habitat”<br />
è la <strong>n°</strong> 43 del 1992, applicata in Italia con<br />
D.P.R. <strong>n°</strong> 357/1997 (modificato dal D.P.R. <strong>n°</strong> 120/<br />
2003), vincola i paesi della CEE ad attivarsi per la<br />
conservazione degli habitat naturali/seminaturali<br />
e delle specie autoctone vegetali e animali.<br />
Nota. Le informazioni relative allo status distributivo<br />
e conservazionistico dell’erpetofauna<br />
delle Marche sono state elaborate consultando<br />
i seguenti lavori:<br />
Fiacchini D. & Foglia G., 2003 - Primi interventi<br />
di conservazione attiva della piccola fauna delle<br />
Marche. Le Scienze Naturali nella Scuola. Liguori<br />
Editore, <strong>Anno</strong> XII, 21: 51-58.<br />
Poggiani L. & Dionisi V., 2003 - Gli Anfibi e<br />
i Rettili della Provincia di Pesaro e Urbino.<br />
Quaderni dell’Ambiente n. 12/2002. Provincia<br />
di Pesaro e Urbino, Assessorato Beni ed Attività<br />
Ambientali, pp. 111<br />
Fiacchini D., 2003 - Atlante degli Anfibi e dei<br />
Rettili della provincia di Ancona. Assessorato<br />
all’Ambiente della Provincia di Ancona. Casa<br />
Editrice Nuove Ricerche, Ancona, pp. 128<br />
Fiacchini D., 2004 - L’erpetofauna nelle aree<br />
protette marchigiane. Check-list degli Anfibi<br />
e dei Rettili di parchi e riserve delle Marche.<br />
Parchi, 42 (2004): 36-45<br />
Fiacchini D., Di Martino V. & Polini N., 2004 -<br />
Note sulle conoscenze distributive degli Anfibi<br />
Urodeli del genere Triturus (Rafinesque, 1815)<br />
nelle Marche. V° Congresso nazionale SHI, Calci -<br />
Pisa, 29 settembre - 3 ottobre 2004. Riassunti<br />
Geotritone italiano (Speleomantes italicus)<br />
71
Con lo scopo di socializzare sempre più<br />
una corretta cultura ambientale e informare<br />
su questioni più specificatamente<br />
tecniche, è stato inaugurato, sabato 28<br />
gennaio, AMBIENTEINforma, il nuovo<br />
Sportello Ambientale del Comune di<br />
Falconara Marittima (AN) dedicato alla<br />
comunicazione con i cittadini.<br />
Nato dalla precisa volontà del Comune<br />
di Falconara Marittima, con la<br />
collaborazione degli Assessorati all’Ambiente<br />
della Regione Marche e della<br />
Provincia di Ancona, lo Sportello si<br />
offre come un nuovo servizio di informazione<br />
e divulgazione locale con<br />
l’obiettivo di:<br />
- rendere consapevoli i cittadini di essere<br />
inseriti in un sistema complesso<br />
di relazioni;<br />
- diffondere una nuova cultura della<br />
sostenibilità ambientale attraverso<br />
la conoscenza delle problematiche<br />
legate al territorio;<br />
- acquisire comportamenti individuali<br />
e collettivi corretti;<br />
- partecipare consapevolmente ai processi<br />
amministrativi legati alla gestione<br />
del territorio.<br />
Attraverso una metodologia di informazione<br />
e sensibilizzazione che<br />
prevede la produzione di materiale<br />
illustrativo e didattico, la promozione<br />
di conferenze ed incontri pubblici per<br />
le diverse categorie, mostre, momenti<br />
formativi quali seminari, corsi e laboratori<br />
didattici, nonché l’allestimento di<br />
spazi espositivi e banchetti itineranti,<br />
AMBIENTEINforma si prefigge di<br />
portare all’attenzione della più larga<br />
utenza le tematiche e gli aspetti più<br />
rilevanti del territorio:<br />
• Sensibilizzazione alla tutela dell’ambiente;<br />
• Aree naturali;<br />
• Qualità dell’aria e mobilità;<br />
• Inquinamento acustico;<br />
• Energia e risparmio energetico in<br />
casa e in ufficio;<br />
• Tutela delle acque e risparmio idrico;<br />
• Rifiuti, raccolta differenziata, compostaggio,<br />
prevenzione nei consumi;<br />
• Educazione ambientale;<br />
72<br />
EDUCAZIONE AMBIENTALE<br />
“AMBIENTEINFORMA”: PER DIFFONDERE<br />
COMUNICAZIONE E CULTURA AMBIENTALI<br />
Il Comune di Falconara Marittima (AN), in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale<br />
e la Regione Marche, ha inaugurato il primo Sportello-Ambiente della Provincia<br />
• Consumi responsabili;<br />
• Bioedilizia;<br />
• Diritto ambientale.<br />
Allo scopo, oltre alla presenza quotidiana<br />
di operatori specializzati, in grado<br />
di fornire le informazioni richieste<br />
dall’utente, lo Sportello di Falconara è<br />
dotato di una considerevole biblioteca<br />
tematica e si fregia della partecipazione<br />
dei Vigili Ambientali e dei rappresentanti<br />
delle Associazioni Ambientaliste<br />
Legambiente e WWF.<br />
“Quello di Falconara Marittima è<br />
il primo Sportello-Ambiente della<br />
Provincia di Ancona” ha dichiarato<br />
durante l’inaugurazione l’Assessore<br />
all’Ambiente della Provincia di Ancona,<br />
Patrizia Casagrande che ha<br />
pure ricordato: “quando la Provincia<br />
rispose positivamente alla richiesta della<br />
Regione di individuare alcuni Centri<br />
di Esperienza Ambientale (CEA), riconobbe<br />
nella domanda presentata dalla<br />
Cooperativa “Aesis” una serie di valori<br />
di Alberto Piastrellini<br />
che portavano all’individuazione di<br />
quel preciso territorio come destinatario<br />
di un CEA”.<br />
“L’idea si è in seguito sviluppata anche<br />
grazie alla collaborazione del Comune<br />
di Falconara, ha proseguito poi l’Assessore<br />
Casagrande, sottolineando: “molte<br />
persone, tante idee: questo risultato!”.<br />
Nel presentare le finalità della<br />
struttura, l’Assessore Provinciale ha<br />
voluto rimarcare come questa sia<br />
principalmente un luogo dove la cultura<br />
ambientale cresce e si radica nel<br />
territorio: “AMBIENTEINforma è un<br />
luogo dove i cittadini possono chiedere<br />
come si risparmia l’energia; come si<br />
differenzia, si ricicla e quale sia infine<br />
la destinazione finale del rifiuto;<br />
come comportarsi relativamente ai<br />
livelli delle polveri sottili e alle diverse<br />
strategie messe in atto dai Comuni,<br />
dalle Province e dalla Regione”.<br />
“Credo - ha affermato l’Assessore Casagrande<br />
- che uno sportello di questo tipo<br />
serva a far circuitare informazioni e<br />
Gli Assessori mentre si intrattengono con le scolaresche coinvolte nell’iniziativa
uone pratiche ambientali e soprattutto<br />
a fugare dubbi”.<br />
“Sono le Istituzioni che agiscono nel territorio,<br />
Regione, Provincia e Comune,<br />
ad aver promosso l’apertura di questo<br />
Sportello-Ambiente - ha detto l’Assessore<br />
all’Ambiente del Comune di Falconara<br />
Marittima, Giancarlo Scortichini - è<br />
una fortuna per i cittadini, che queste<br />
Istituzioni abbiano molto a cuore le<br />
questioni ambientali”.<br />
“Le problematiche ambientali riguardano<br />
tutti - ha proseguito l’Assessore<br />
Scortichini - e quindi la circuitazione<br />
di informazioni corrette e comprensibili<br />
su queste tematiche è un’attività di<br />
primaria importanza”.<br />
“Informarsi - ha spiegato in seguito -<br />
non è importante solo per conoscere le<br />
problematiche che ci vedono protagonisti<br />
ma anche un modo per crescere<br />
consapevolmente, adottando comportamenti<br />
responsabili che possono dare<br />
un contributo importante alla causa<br />
ambientale”.<br />
L’Assessore ha poi voluto dare il giusto<br />
risalto al secondo aspetto caratterizzante<br />
l’attività dello Sportello: quello della<br />
didattica.<br />
“È un settore in cui il Comune ha già<br />
investito sforzi considerevoli negli anni<br />
passati ed ora, con questa nuova<br />
struttura si cercherà ulteriormente di<br />
coinvolgere i bambini delle scuole e le<br />
generazioni più giovani nella presa<br />
Gli Assessori all’Ambiente del Comune di Falconara.<br />
Da sinistra: Giancarlo Scortichini, Patrizia Casagrande, Marco Amagliani<br />
di coscienza di quale sia il rapporto<br />
migliore con l’ambiente, di quanto<br />
l’ambiente che ci circonda sia un elemento<br />
determinante del nostro presente<br />
e del nostro futuro”.<br />
“La diffusione della conoscenza - ha<br />
concluso, infine, l’Assessore Scortichini<br />
- fa parte di quel percorso “dal basso”<br />
che è parte fondamentale del processo<br />
civile e democratico”.<br />
“Ritrovo un certo rapporto fra gli<br />
argomenti che, come ho appreso, si<br />
tratteranno con i cittadini in questo<br />
Sportello e quelli che mi trovo ad affrontare<br />
ogni giorno come Amministratore<br />
pubblico - ha chiosato, salutando i<br />
presenti l’Assessore all’Ambiente della<br />
Regione Marche, Marco Amagliani.<br />
“Se si riuscisse effettivamente a creare<br />
una dinamica di fiducioso dialogo<br />
fra gli utenti, soprattutto fra i più giovani,<br />
e gli operatori dello Sportello,<br />
avremmo tutti centrato un obiettivo<br />
importante”.<br />
Proseguendo, l’Assessore Amagliani ha<br />
ricordato le problematiche maggiori<br />
in materia ambientale del comune di<br />
Falconara; la vicinanza spesso traumatica<br />
con Api Raffineria, ma anche la<br />
sua importanza strategica come polo<br />
energetico.<br />
“Proprio il tema dell’energia, in parte<br />
affrontato dalla Regione Marche<br />
con il Piano Energetico Ambientale<br />
Regionale - ha continuato l’Assessore<br />
regionale - pur strutturandosi in un arco<br />
temporale che va dal 2005 al 2015,<br />
sta cominciando a produrre degli effetti<br />
significativi a livello locale nelle varie<br />
Province della Regione, a riprova di<br />
un’attenzione crescente nei confronti<br />
delle tematiche del risparmio energetico,<br />
dell’utilizzo di fonti rinnovabili, di<br />
buone pratiche a carico di Pubbliche<br />
Amministrazioni”.<br />
“In questo senso - ha concluso Amagliani<br />
- far circuitare le migliori<br />
informazioni possibili su tematiche<br />
ambientali, proporre anche visivamente<br />
uno stile diverso di vita - alludendo<br />
all’arredo scelto per gli ambienti dello<br />
Sportello, tutto realizzato con materiali<br />
di recupero ed altri a basso impatto<br />
ambientale - non può che aumentare la<br />
fiducia della cittadinanza nei confronti<br />
di pratiche e comportamenti virtuosi<br />
ora più che mai necessari”.<br />
A conclusione della mattinata l’Assessore<br />
Casagrande ha anticipato<br />
le possibili future aperture di nuovi<br />
Sportelli-Ambiente nella Provincia di<br />
Ancona: “Abbiamo individuato cinque<br />
possibilità in altrettanti luoghi topici<br />
del territorio provinciale; Senigallia,<br />
grazie al lavoro di Forestalp; Selva di<br />
Castelfidardo, in collaborazione con<br />
la Fondazione Ferretti; Oasi di Ripa<br />
Bianca; Parco della Gola della Rossa<br />
e Parco del Conero”.<br />
73
€CO - FINANZIAMENTI<br />
La rubrica €CO-FINANZIAMENTI illustra, in questo numero,<br />
due misure di carattere regionale e una di carattere nazionale.<br />
Le prime due sono relative alla Regione Toscana. Sono previsti<br />
contributi alle PMI del turismo per le certificazioni ambientali e<br />
sociali, nel primo caso, e a tutti i soggetti, sia pubblici che privati,<br />
per l’installazione di pannelli solari termici, nel secondo caso.<br />
Vengono infine illustrate le modalità per ottenere i contributi<br />
concessi dal Ministero dell’Ambiente per la trasformazione della<br />
propria auto Euro 1 o Euro 2 a metano o GPL.<br />
REGIONE TOSCANA<br />
Docup ob. 2 - Azione 1.4.2 a) “Aiuti per la qualificazione<br />
di servizi turistici” - Bando<br />
Decreto D.G. ARPAT n. 618 del 19 dicembre 2005<br />
(BUR Toscana n. 4 del 25 gennaio 2006 - parte III)<br />
Descrizione della misura e tipologia degli interventi<br />
Gli aiuti sono rivolti alle singole imprese operanti nel settore<br />
del turismo per l’acquisizione di servizi esterni e consulenze,<br />
ai sensi dell’art. 5 del Regolamento CE 70/2001, mirato a:<br />
a) consulenze in materia ambientale per la Registrazione<br />
EMAS e la Certificazione ISO 14001;<br />
b) consulenze per l’ottenimento della Certificazione della<br />
Responsabilità Sociale S.A. 8000;<br />
c) consulenze per l’ottenimento del marchio comunitario<br />
di qualità ecologica al servizio di ricettività turistica<br />
Ecolabel.<br />
Il Decreto integra il bando approvato con Decreto n. 2 del<br />
10/01/2005 relativo alle annualità 2005 e 2006. In particolare<br />
ha riaperto i termini per la presentazione delle domande<br />
relative agli interventi realizzati nelle aree a sostegno transitorio.<br />
Spese ammissibili<br />
Le spese ammissibili sono esclusivamente quelle relative a<br />
consulenze e servizi esterni fornite da professionisti o società<br />
di consulenza con partita IVA, direttamente necessarie<br />
e coerenti con quanto richiesto dalla normativa che regola<br />
l’ottenimento della certificazione, registrazione o marchio.<br />
Tali spese non devono essere connesse in alcun modo alle<br />
normali spese di funzionamento dell’impresa, né ad adempimenti<br />
ad obblighi di legge (es. adeguamento della normativa<br />
sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro).<br />
Tipologia del contributo<br />
Il contributo è commisurato al 50% dell’investimento ammissibile<br />
che non può essere superiore a un importo massimo di:<br />
- Euro 20.000,00 per la Registrazione EMAS e la<br />
Certificazione ISO 14001;<br />
- Euro 10.000,00 per la certificazione SA 8000;<br />
- Euro 15.000,00 per il marchio Ecolabel.<br />
Nel caso si realizzi un intervento che comprenda più certificazioni,<br />
l’importo massimo ammissibile sarà determinato<br />
dalla somma dell’investimento massimo previsto per ciascuna<br />
certificazione, riducendo del 10% l’importo massimo per<br />
ogni certificazione successiva alla prima. I contributi non sono<br />
cumulabili, per la stessa tipologia di attività, ad altri benefici,<br />
comunque disposti, relativi a normative regionali, nazionali e<br />
comunitarie. Le attività per le quali è richiesto il contributo devono<br />
essere avviate dopo la presentazione delle domande.<br />
Beneficiari<br />
Possono beneficiare dei contributi le PMI, anche sotto forma<br />
cooperativa, che hanno sede operativa o unità locale nella<br />
quale si realizzerà l’intervento iscritta in CCIAA e localizzata<br />
nelle aree Ob. 2 o sostegno transitorio. L’impresa deve<br />
esercitare come attività prevalente una delle attività turistico<br />
ricettive previste dalla L.R. 23/03/2000 n. 42 o un’attività di<br />
gestione delle strutture complementari al turismo individuate<br />
nella DGR n. 349 del 02/04/2001.<br />
In sede di valutazione della domanda, viene attribuito un<br />
punteggio aggiuntivo alle PMI che hanno aderito al protocollo<br />
“Benvenuti in Toscana” o la cui sede oggetto degli<br />
interventi è localizzata:<br />
- in un comune montano;<br />
- in un comune con aree svantaggiate;<br />
- all’interno del sistema delle aree protette e dei parchi<br />
nazionali e regionali;<br />
- in un comune termale.<br />
Se l’impresa non ha già aderito al protocollo, potrà farlo<br />
al momento della presentazione della domanda spedendo<br />
l’apposito modulo allegato alla modulistica del bando.<br />
Localizzazione geografica<br />
Gli interventi devono essere localizzati nelle aree obiettivo<br />
2 aziende ubicate nelle aree a sostegno transitorio.<br />
Presentazione domande e scadenza<br />
La domanda va redatta in bollo utilizzando gli appositi moduli<br />
scaricabili al link www.docup.toscana.it e va spedita tramite lettera<br />
raccomandata A.R. alla Direzione Generale di ARPAT - Area<br />
Progetti Comunitari, ecogestione e SUAP - Via Nicola Porpora,<br />
22 - 50144 Firenze. Le domande vanno presentate dal 1°<br />
febbraio al 31 marzo 2006. Per la modulistica consultare:<br />
www.rete.toscana.it/sett/turismo o www.docup.toscana.it.<br />
75
REGIONE TOSCANA<br />
DGR n. 1 del 9 gennaio 2006<br />
Approvazione Accordo volontario settoriale per la<br />
promozione del “solare termico” per l’anno 2006<br />
Obiettivi e descrizione della misura<br />
Nel 2000 è stato siglato il primo accordo volontario tra la<br />
Regione Toscana, Province, Comuni, associazioni di categoria<br />
e altri soggetti interessati, volto all’installazione di<br />
pannelli solari termici destinati alla produzione di acqua<br />
calda sanitaria. Lo stesso è stato rinnovato e modificato<br />
negli anni successivi. Recentemente la Regione Toscana ha<br />
sottoscritto l’accordo per il 2006.<br />
Gli accordi sono volti a raggiungere l’obiettivo stabilito<br />
nel Piano energetico regionale: raggiungere 200 mila m 2 di<br />
pannelli solari installati nel 2010.<br />
Tipologia degli interventi<br />
Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche dell’impianto<br />
si rinvia al testo dell’accordo. Si sottolinea che i collettori<br />
dovranno avere un rendimento termico che risponda ai<br />
requisiti minimi di cui al punto 2 della scheda tecnica n.<br />
8 dell’allegato A della delibera n. 111/04 dell’Autorità per<br />
l’energia elettrica e il gas, rendimento termico determinato<br />
secondo le prescrizioni della norma UNI 8412-9. Gli impianti<br />
dovranno in generale rispettare le prescrizioni delle norme<br />
EN 12975-1, EN 12976-1, EN12977-1.<br />
Per quanto riguarda l’installazione in edifici storici, gli<br />
impianti solari debbono essere adagiati sulla copertura<br />
inclinata e gli eventuali serbatoi devono essere posizionati<br />
all’interno degli edifici stessi. Nel caso di edifici non storici,<br />
i serbatoi potranno essere posizionati anche nell’interno<br />
dell’edificio. I serbatoi non devono recare scritte e o marchi<br />
di fabbrica delle ditte venditrici o installatrici. Nel caso di<br />
edifici non storici a copertura piana, i pannelli solari ed i<br />
loro serbatoi potranno essere installati con la inclinazione<br />
ritenuta ottimale, curandone comunque l’installazione nella<br />
parte centrale della copertura, o comunque in quella meno<br />
visibile dal piano stradale sottostante.<br />
Tipologia del contributo<br />
Le risorse disponibili ammontano a 300 mila Euro. Il contributo<br />
è a fondo perduto e ammonta al 20% delle spese<br />
sostenute e documentate, valutato su una base massima<br />
di 0,80 Euro a Kw/h annui dichiarati. L’importo massimo<br />
finanziabile per impianto è di 5.000,00 Euro. La parte non<br />
finanziata può essere ammessa alla detrazione Irpef. Per<br />
le imprese il contributo è soggetto alla regola del “de minimis”.<br />
La spesa ammissibile è comprensiva di IVA per i<br />
beneficiari assoggettati all’imposta, esente IVA per tutti gli<br />
altri beneficiari.<br />
Beneficiari<br />
Tutti i soggetti, sia pubblici che privati.<br />
Localizzazione geografica<br />
Regione Toscana.<br />
Presentazione domande e scadenza<br />
Per accedere a tali fondi ci si deve rivolgere a uno dei soggetti<br />
di seguito elencati:<br />
Provincia di Arezzo<br />
Amm.ne Prov.le di Arezzo - Servizio Programm. Terr., Urbanistica,<br />
Ecologica<br />
76<br />
Tel. 0575.335.4309 - e-mail r.franci@provincia.arezzo.it<br />
Provincia di Firenze<br />
Agenzia Energetica di Firenze<br />
Tel. 055.219.641 - e-mail seminara@firenzenergia.com<br />
Provincia di Grosseto<br />
Amm.ne Prov.le di Grosseto - Area Ambiente<br />
Tel. 0564.48.48.13/23 - e-mail r.rossi@provincia.grosseto.it<br />
Provincia di Livorno<br />
Agenzia Energetica di Livorno<br />
Tel. 0586.200.007 - e-mail info@ealp.it<br />
Provincia di Lucca<br />
Agenzia Energetica di Lucca<br />
Tel. 0583.96.28.53 - e-mail segreteria@alerr.it<br />
Provincia di Massa Carrara<br />
Agenzia Energetica di Massa - Carrara<br />
Tel. 0585.89.56.234 - e-mail eams_05@yahoo.it<br />
Provincia di Pisa<br />
Agenzia Energetica di Pisa<br />
Tel. 050.97.00.87 - e-mail agenpi@agenpi.com<br />
Provincia di Pistoia<br />
Amm.ne Prov.le di Pistoia - Serv. Patrimonio, Ed. Scolastica<br />
e Sportiva<br />
Tel. 0573.37.45.28 - e-mail l.salvi@provincia.pistoia.it<br />
Provincia di Prato<br />
Amm.ne Prov.le di Prato - U.O.C. Tutela Ambiente<br />
Tel. 0574.53.43.21 - e-mail moschetti@provincia.prato.it<br />
Provincia di Siena<br />
Amm.ne Prov.le di Siena - Servizio Ambiente<br />
Tel. 0577.24.16.67 - e-mail fasano@provincia.siena.it<br />
Le domande vengono accolte in ordine cronologico fino ad<br />
esaurimento delle risorse disponibili. Per consultare il testo<br />
dell’accordo e per altre informazioni, si rinvia alla pagina<br />
internet della Regione Toscana:<br />
www.rete.toscana.it/sett/pta/energia/fonti_rinnovabili/<br />
politiche_solare.htm<br />
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio<br />
Iniziativa Carburanti a Basso Impatto - ICBI<br />
D.M. 20 dicembre 2000<br />
Nuovo Accordo di Programma Ministero dell’Ambiente<br />
- Convenzione dei Comuni del 19 ottobre 2006<br />
Obiettivi e descrizione della misura<br />
L’ICBI (Iniziativa Carburanti a Basso Impatto) è un Progetto<br />
nazionale volto alla promozione e allo sviluppo dei carburanti<br />
per autotrazione a basso impatto ambientale. L’obiettivo<br />
è quello di contribuire alla riduzione delle emissioni di sostanze<br />
pericolose per la salute, come il benzene e le polveri<br />
sottili, e delle emissioni climalteranti di CO 2 .<br />
Per dare vita al progetto è stata siglata una Convenzione<br />
tra i Comuni nel 2001.<br />
Il Comune di Parma è il referente del progetto, in quanto<br />
capofila della Convenzione.<br />
Il progetto è stato rifinanziato con la Legge 308/2004.<br />
Il 19 ottobre 2005 è stato siglato il nuovo Accordo di programma<br />
tra il Ministero dell’Ambiente e la Convenzione<br />
dei Comuni.
Tipologia degli interventi<br />
1. Trasformazione a GPL o a metano dei veicoli alimentati<br />
a benzina appartenenti alla classe Euro 1 o Euro 2 (generalmente<br />
immatricolati fra il 1 gennaio 1993 ed il 31<br />
dicembre 2000).<br />
2. Realizzazione impianti di rifornimento per flotte veicolari<br />
che effettuano servizi di pubblica utilità.<br />
Tipologia del contributo<br />
Le risorse assegnate sono pari a 20 milioni di Euro, di cui 15<br />
milioni per il primo intervento e 5 milioni per il secondo.<br />
Il contributo per la trasformazione a metano o GPL ammonta<br />
a 350,00 Euro. Il contributo viene detratto direttamente in<br />
fattura, non è cumulabile con altre agevolazioni ed è valido<br />
fino ad esaurimento dei fondi stanziati (fa fede la data di<br />
accettazione della prenotazione).<br />
Il contributo per il secondo tipo di intervento è pari al 70%<br />
dei costi relativi alla parte impiantistica.<br />
Beneficiari<br />
L’erogazione degli incentivi per le trasformazioni dei veicoli<br />
è destinata a persone fisiche e persone giuridiche, residenti<br />
o aventi sede in uno dei Comuni che hanno aderito alla<br />
Convenzione ICBI, che provvedono all’installazione di un<br />
impianto di alimentazione a GPL o a metano su un veicolo<br />
che risulti di loro proprietà. Le persone giuridiche possono<br />
accedere al contributo limitatamente ai mezzi destinati all’utilizzo<br />
in conto proprio. Sono escluse le persone giuridiche<br />
che svolgono attività di trasporto merci in conto terzi. Per le<br />
persone giuridiche si applica il regime “de minims”.<br />
Per la realizzazione degli impianti di distribuzione posso-<br />
no presentare domanda i Comuni per impianti propri o di<br />
Aziende controllate.<br />
Localizzazione geografica<br />
Comuni aderenti alla Convenzione ICBI.<br />
Presentazione domande e scadenza<br />
Il cittadino deve prenotare la trasformazione a GPL o a<br />
metano presso un’officina aderente all’iniziativa la quale,<br />
dopo avere verificato la disponibilità dei fondi, comunica<br />
al beneficiario quando potrà installare l’impianto. L’officina<br />
esegue la prenotazione dell’incentivo avvalendosi di<br />
procedura informatica. La procedura assegna un codice di<br />
prenotazione unico, vincolato ai dati del veicolo, del proprietario<br />
e dell’officina che ha effettuato la richiesta. Questo<br />
codice non è cedibile e garantisce solo l’accantonamento<br />
del fondo, mentre l’erogazione dell’incentivo avverrà solo<br />
dopo verifica dei requisiti da parte dell’ufficio ICBI. Ottenuto<br />
il codice di prenotazione l’officina può eseguire la<br />
trasformazione rispettando il “listino prezzi massimi”, come<br />
da allegato 3 dell’Accordo di Programma. La fattura/ricevuta<br />
fiscale dovrà evidenziare il rispetto del listino massimo e<br />
l’applicazione del contributo.<br />
È possibile prenotare la trasformazione a GPL o metano<br />
presso una delle officine aderenti all’iniziativa a partire dal<br />
13 febbraio 2006.<br />
Per informazioni sui Comuni aderenti e sulle officine autorizzate<br />
a eseguire le trasformazioni, si rinvia al sito internet<br />
dell’iniziativa ICBI: http://icbi.comune.parma.it<br />
77
Nel caso in cui la Pubblica Amministrazione competente<br />
ometta di pronunciarsi in ordine ad un’istanza<br />
di autorizzazione paesaggistica, questa può ritenersi<br />
tacitamente accolta?<br />
No. In materia ambientale, infatti, vige il principio per cui,<br />
in caso di cosiddetto silenzio da parte della Pubblica Amministrazione<br />
su un’istanza di autorizzazione, il provvedimento<br />
richiesto deve ritenersi respinto.<br />
In particolare, per quanto riguarda l’autorizzazione paesaggistica,<br />
l’art. 146 del D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice<br />
dei beni culturali e del paesaggio) i proprietari, possessori<br />
o detentori a qualsiasi titolo di beni sottoposti a vincolo<br />
paesaggistico hanno l’obbligo di sottoporre alla Regione o<br />
all’ente locale delegato i progetti delle opere che intendano<br />
eseguire, al fi ne di ottenere la preventiva autorizzazione.<br />
L’autorizzazione è rilasciata o negata dall’amministrazione<br />
competente e i lavori non possono essere iniziati in difetto<br />
di essa. Qualora la Regione abbia delegato la competenza<br />
autorizzatoria ad un ente locale e questo non si sia pronunciato<br />
nel termine previsto dalla legge, l’interessato<br />
può richiedere l’autorizzazione alla Regione, che<br />
provvede anche mediante un commissario ad<br />
acta; laddove, invece, la Regione non abbia<br />
affi dato agli enti locali la competenza al<br />
rilascio dell’autorizzazione paesaggistica,<br />
la richiesta di rilascio in via sostitutiva è<br />
presentata dall’interessato alla competente<br />
Soprintendenza<br />
Anche recentemente, la Suprema<br />
Corte ha ribadito che, in materia di<br />
tutela del paesaggio vige il principio<br />
fondamentale, ricavabile da una<br />
serie di disposizioni, da interpretarsi<br />
unitariamente nel sistema,<br />
78<br />
i quesiti dei lettori: L’ESPERTO RISPONDE<br />
Abruzzo e Molise, 6-9 marzo 2006<br />
10 A CONFERENZA NAZIONALE DELLE AGENZIE AMBIENTALI<br />
Sede: Pescara, Sulmona, Campobasso, Venafro<br />
Segreteria:<br />
APAT tel. 06/50072263<br />
ARTA Abruzzo tel. 085/4500237-207-220<br />
ARPA Molise tel. 0874/698458<br />
Padova, 15-18 marzo 2006<br />
SEP 2006<br />
Salone Internazionale delle Ecotecnologie e dei Servizi<br />
Sede: Fiera di Padova<br />
Informazioni: Tel. 049 840111<br />
www.sepeurope.org<br />
block notes Rubrica di informazioni utili<br />
secondo cui il silenzio dell’amministrazione preposta al<br />
vincolo ambientale non può avere valore di assenso (Cass.<br />
Pen., Sez. III, sent. 23 settembre 2005, n. 34102).<br />
A quale organo appartiene la competenza del procedimento<br />
di valutazione di impatto ambientale?<br />
In tema di valutazione dell’impatto ambientale, il Consiglio<br />
di Stato, con sentenza n. 1169 del 19 ottobre 1995, ha ritenuto<br />
che il potere dell’amministrazione, più che da vera e<br />
propria discrezionalità amministrativa, sia caratterizzato da<br />
discrezionalità tecnica.<br />
Da tale principio di diritto, lo stesso Consiglio di Stato ha più<br />
recentemente tratto la conseguenza che la competenza ad<br />
emettere il provvedimento conclusivo del procedimento di<br />
valutazione di impatto ambientale (cosiddetto giudizio di compatibilità<br />
ambientale), stante la sua natura di atto di gestione<br />
amministrativa, deve essere attribuita al dirigente responsabile<br />
(C.d.S., Sez. sez. VI, sent. 23 ottobre 2001, n. 5590).<br />
Ciò è stato affermato dai giudici amministrativi con riguardo<br />
ad un procedimento di VIA statale, in considerazione del<br />
riparto delle funzioni e delle responsabilità amministrative<br />
attualmente contemplato dal D. Lgs. n. 165/2001 (T.U. Pubblico<br />
Impiego) il quale attribuisce agli organi di governo le<br />
funzioni di indirizzo politico-amministrativo e agli organi<br />
dirigenziali le funzioni gestionali.<br />
Analogo discorso, peraltro, può essere fatto per i procedimenti<br />
di VIA di competenza degli enti locali, visto il tenore<br />
dell’art. 107 del D. Lgs. n. 267/2000 (T.U. Enti Locali) il quale<br />
riserva ai dirigenti, tra l’altro, la competenza ad adottare “i<br />
provvedimenti di autorizzazione, concessione o analoghi, il<br />
cui rilascio presupponga accertamenti e valutazioni, anche<br />
di natura discrezionale, nel rispetto di criteri predeterminati<br />
dalla legge, dai regolamenti, da atti generali di indirizzo, ivi<br />
comprese le autorizzazioni e le concessioni edilizie”.<br />
Firenze, 31 marzo-2 aprile 2006<br />
TERRA FUTURA<br />
Mostra-Convegno Internazionale delle Buone Pratiche di Sostenibilità<br />
Sede: Fortezza da Basso<br />
Informazioni: ADESCOOP - Agenzia dell’Economia sociale<br />
Via Boscovich, 12 - 35136 Padova - Tel. 049/8726599 - fax 049/8726568<br />
info@terrafutura.it - www.terrafutura.it<br />
Vicenza, 27-29 aprile 2006<br />
SOLAREXPO Mostra-Convegno Internazionale su Energie rinnovabili,<br />
Generazione distribuita e Architettura sostenibile<br />
Sede: Fiera di Vicenza<br />
Informazioni: Expoenergy <strong>srl</strong> - Tel. 0439 849855 - fax 0439 849854<br />
segreteria@solarexpo.com - www.solarexpo.com
Editoriale<br />
marzo 2006<br />
Trecento enti locali d’Europa hanno sottoscritto<br />
fi no ad oggi i Commitments di Aalborg, e di<br />
questi oltre un terzo sono italiani. Più di cento<br />
comuni, province, regioni ed enti territoriali che hanno<br />
preso impegni molto precisi e che ora sono chiamati<br />
a rispettarli.<br />
I Commitments di Aalborg infatti vanno oltre l’enunciazione di principi,<br />
indicando a chi li sottoscrive un percorso di azioni con precise<br />
scadenze temporali. I sindaci e i presidenti che hanno fi rmato quelle<br />
carte sanno che dovranno lavorare sodo, tenendo costantemente informata<br />
la popolazione sui progressi e i risultati raggiunti. Il Coordinamento<br />
Agende 21 Locali intende sostenere tutti i suoi soci che hanno<br />
sottoscritto i Commitments attraverso un continuo aggiornamento e<br />
scambio di informazioni, cercando di rendere più semplice e diretto il<br />
lavoro di ogni realtà locale.<br />
Ecco perché abbiamo messo il tema della attuazione dei Commitments<br />
al centro dei lavori della nostra assemblea annuale di Firenze. Sono<br />
passati quasi due anni dalla conferenza di Aalborg e la prima fase<br />
di lavoro, ovvero la verifi ca di base della situazione locale, dovrebbe<br />
essere già conclusa, o perlomeno avviata. Questa indagine preliminare,<br />
una sorta di rivisitazione del modello di Rapporto sullo Stato<br />
dell’Ambiente, permette di individuare le criticità e – perché no – i<br />
punti di eccellenza rapportati ai dieci temi dei Commitments. Attraverso<br />
questa operazione di verifi ca dovranno essere individuati gli<br />
obiettivi, i target che ogni amministrazione farà propri, assumendoli<br />
come punti del programma di governo e indicando anche i tempi in<br />
cui dovranno essere raggiunti.<br />
Il percorso è molto affascinante, ma anche complesso e decisamente<br />
lontano dalla corrente prassi amministrativa. Logico quindi che ci<br />
siano dubbi e ritardi nell’intraprenderlo. Alcune realtà locali hanno<br />
già prodotto risultati interessanti, che saranno illustrati nel corso<br />
dell’assemblea. Non c’è un manuale, non esiste una griglia defi nita:<br />
ogni esperienza utilizza sistemi e criteri differenti. Diventa estremamente<br />
interessante confrontare i percorsi scelti e valutarne pregi e difetti.<br />
La messa in pratica dei Commitments non è uno scherzo (avrete<br />
notato che cerco in ogni modo di non usare l’orribile inglesismo implementazione).<br />
E va detto che – per una volta – non siamo solo noi<br />
Italiani ad essere in ritardo. Credo anzi che il Coordinamento può<br />
essere un valore aggiunto per gli enti italiani, aprendo un confronto<br />
23<br />
Marzo 2006. N°23 - <strong>Free</strong> <strong>Service</strong> <strong>srl</strong> Editore - Via del Consorzio, 34 - <strong>60</strong>015 Falconara M.ma/AN - tel. 071/9161916 - fax 071/9162289<br />
Supplemento al n.3 Marzo 2006 di Regioni&Ambiente<br />
Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003, art.1, comma 1 (conv. in L.27/02/2004 n.46) - DCB Ancona<br />
positivo e stimolando gli indecisi. Non è casuale che le<br />
autorità locali dell’area Scandinavo-Baltica che hanno<br />
sottoscritto i Commitments hanno appena costituito<br />
un network e vedono nell’esempio italiano un modello<br />
molto interessante. Trovo molto positivo che uno degli<br />
effetti collaterali della diffusione dei Commitments è la<br />
spinta al lavoro in rete, al confronto, alla cooperazione.<br />
Tra un anno esatto si terrà a Siviglia la Quinta Conferenza delle<br />
Città Sostenibili d’Europa, che sarà centrata sulla verifi ca di quanto<br />
successo da Aalborg in poi. Sono convinto che saremo in grado di<br />
garantire a Siviglia una presenza italiana di grande rilevanza, e<br />
non solo sotto il profi lo dei numeri. Per marzo 2007 avremo molti dei<br />
nostri soci in grado di presentare il buon lavoro svolto, le esperienze e<br />
i risultati raggiunti. Siviglia sarà l’occasione per dimostrare che l’ago<br />
della sostenibilità in Europa è stabilmente puntato verso Sud.<br />
Se da una parte ci confrontiamo con soddisfazione con impegni,<br />
processi partecipati, condivisione degli obiettivi, dall’altra dobbiamo<br />
fare i conti con norme imposte con modalità quasi feudali, come la<br />
nuova legge delega in materia ambientale. Una giornata di studi<br />
organizzata il 14 febbraio scorso a Bologna dalle Regioni assieme al<br />
Coordinamento ci ha permesso di mettere a fuoco le gravi conseguenze<br />
che possono derivare da questo complesso pacchetto normativo. Ma<br />
prima ancora di entrare nel merito dell’articolato, che è già oggetto<br />
di ricorsi costituzionali da parte delle Regioni, è impossibile non<br />
sottolineare la incredibile lontananza del Governo, naturalmente in<br />
primis della struttura del Ministero dell’Ambiente, che emana decreti<br />
snobbando confronti e interlocuzioni. Ed è un vero peccato che anche<br />
la stampa, spesso così vigile e critica nei confronti delle leggi emanate<br />
dal Governo in scadenza, in questo caso non abbia prestato attenzione<br />
a un pacchetto di norme in grado di modifi care drasticamente temi di<br />
interesse primario. Possiamo solo sperare che la verifi ca costituzionale<br />
annulli il decreto e permetta di proseguire un percorso di avvicinamento<br />
della nostra legislazione ambientale agli standard europei.<br />
Emilio D’Alessio<br />
Presidente della Associazione Nazionale<br />
Coordinamento Agende 21 Locali Italiane<br />
stampato su<br />
carta riciclata<br />
1
L’Assemblea dei soci<br />
2006 sarà a Firenze<br />
L’Assemblea 2006 dell’Associazione Nazionale Coordinamento Agende<br />
21 Locali si terrà il 31 Marzo e 1 Aprile 2006 a Firenze. Per l’occasione<br />
il Coordinamento, assieme ai propri soci Regione Toscana, Provincia di<br />
Firenze, Comune di Firenze e in collaborazione con ARPA Toscana, promuoverà<br />
un calendario molto ricco e interessante di iniziative e attività.<br />
Tra i focus dell’evento spicca la volontà di analizzare lo stato di attuazione<br />
degli Aalborg Commitments in Italia, al fine anche di stimolare un<br />
percorso che porti gli Enti Locali Italiani a essere protagonisti a Siviglia<br />
2007, prossimo appuntamento per le Città Europee Sostenibili. L’Italia è<br />
infatti la nazione europea che conta il maggior numero di Enti Locali che<br />
hanno sottoscritto gli Aalborg Commitments, pertanto ora l’impegno deve<br />
essere quello di avere una leadership italiana anche di chi li ha attuati.<br />
Le attività inizieranno il 31 Marzo nell’ambito di “Terra Futura” -<br />
mostra, convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità<br />
- che si terrà presso le sale di Fortezza da Basso dal 31 marzo al 2 Aprile<br />
(www.terrafutura.it). Nella mattinata si terranno in parallelo delle sessioni<br />
aperte dei gruppi di lavoro del Coordinamento (Città medio piccole, Città<br />
Sostenibili, Contabilità ambientale, Cooperazione internazionale, Acquisti<br />
Verdi, Imballaggi, Montagne sostenibili, Consumi consapevoli, Agenda 21 e<br />
sistemi di gestione ambientale, Turismo sostenibile, Uffici Biciclette, mobilità<br />
sostenibile, Agenda 21 e CEA). L’occasione sarà buona per i nuovi soci o<br />
in generale per rappresentanti di Enti Locali di conoscere le attività dei<br />
vari gruppi e valutare successive partecipazioni.<br />
Presso “Terra Futura” verrà allestito anche uno stand del Coordinamento<br />
che oltre offrire materiali e informazioni sulle attività dell’Associazione e<br />
dei propri nostri partners (nazionali ed internazionali) fungerà da centro<br />
logistico per tutte le attività previste. Attorno allo stand del Coordinamento<br />
saranno posizionati gli stand dei Soci che vorranno essere presenti a<br />
Terra Futura, andando a formare una sorta di “quartiere” dell’Agenda 21.<br />
Ricordiamo che i soci i sostenitori del Coordinamento possono usufruire<br />
di un sconto per l’acquisizione degli stand a Terra Futura.<br />
Nel pomeriggio, si terrà un convegno dal titolo “Gli Aalborg Commitments<br />
in Italia: dalla firma alla attuazione” dove interverranno ospiti europei che<br />
riporteranno esperienze di altre nazioni e alcune best practice italiane<br />
che potranno fungere da esempio per tutti gli altri Enti Locali.<br />
Nella mattinata del 1° Aprile si terrà, invece, a Palazzo Vecchio nella prestigiosa<br />
“Sala de’ Dugento” l’Assemblea dei soci. Oltre agli adempimenti<br />
statutari (approvazione dei bilanci consuntivo e preventivo) verrà presentato<br />
anche il bilancio sociale 2005 in cui sono descritte minuziosamente tutte<br />
le attività realizzate nello scorso anno dall’Associazione. L’Assemblea sarà<br />
occasione anche per ospitare i responsabili di alcuni dei network europei<br />
con cui l’Associazione sta svolgendo progetti comuni e per presentare<br />
gli attesi risultati dell’indagine 2006 sullo stato di attuazione dell’Agenda<br />
21 Locale in Italia. Quest’anno l’indagine è stata svolta direttamente dal<br />
Coordinamento mediante un apposito modulo compilabile on-line dal<br />
proprio sito www.a21itay.it, la novità sta nel fatto che l’aggiornamento e<br />
l’implementazione dell’indagine rimarranno d’ora in avanti sempre attivi,<br />
perciò vi invitiamo, qualora non l’abbiate ancora fatto a segnalare tempestivamente<br />
eventuali progressi dei processi di Agenda 21 Locale.<br />
2<br />
Un importante progetto a<br />
sostegno dell’Agenda 21 in Sicilia<br />
Il Coordinamento Agende 21 Locali italiane è partner del Comune di<br />
Palermo, dell’Osservatorio Regionale Siciliano per l’Ambiente, dell’Università<br />
di Palermo, dell’Arpa Sicilia e della Confindustria Palermo in un<br />
importante progetto che ha come obiettivi:<br />
la messa a punto e l’erogazione di un pacchetto di iniziative formative<br />
rivolte al sistema, a sostegno delle pubbliche amministrazioni, delle<br />
associazioni datoriali e degli ordini professionali, per lo sviluppo sostenibile;<br />
la messa a punto e l’erogazione di un pacchetto di iniziative formative<br />
a sostegno di giovani laureati disoccupati, finalizzato soprattutto alla<br />
promozione di competenze utili al miglioramento delle performance<br />
ambientali degli enti pubblici e privati e all’attivazione di azioni di<br />
sviluppo locale sostenibile;<br />
la messa a punto e l’erogazione di un pacchetto di servizi a supporto<br />
delle iniziative formative e a sostegno dell’azione di governo e delle<br />
imprese per lo sviluppo sostenibile.<br />
II progetto è articolato su più linee di azione, tra cui:<br />
realizzare percorsi formativi per l’aggiornamento e la qualificazione del<br />
personale operante negli uffici pubblici su i temi connessi allo sviluppo<br />
sostenibile ed all’attivazione di Agenda 21 Locale, in particolar modo<br />
conoscenza delle problematiche dell’ambiente sia a livello globale, sia a<br />
livello locale; valutazione/interpretazione delle relazioni fra l’ambiente<br />
e l’attività antropica; elaborazione di proposte e suggerimenti per<br />
intervenire positivamente sui comportamenti che si ritiene abbiano<br />
un impatto negativo sull’ambiente.<br />
attivare uno Sportello Ambiente capace di garantire alle aziende,<br />
agli operatori pubblici e ai singoli cittadini, un servizio efficiente e la<br />
massima completezza e aggiornamento delle informazioni nel settore<br />
ambientale. L’attività si realizzerà anche attraverso l’utilizzo del “portale<br />
ambiente”, pensato come uno “sportello” informativo virtuale specializzato<br />
sui temi ambientali e destinato a rispondere ai fabbisogni delle<br />
amministrazioni locali e delle imprese attraverso attività di informazione,<br />
consulenza, assistenza, supporto tecnico, ecc.<br />
Realizzare l’analisi dello stato ambientale della città di Palermo con<br />
l’obiettivo di creare un collegamento, attraverso la rilevazione qualitativa<br />
e quantitativa dei dati provenienti dal territorio, tra la realizzazione di<br />
attività formative e le reali esigenze del mercato. L’ambito dell’indagine<br />
è riferibile a due piani differenti ma logicamente consequenziali: il primo<br />
riguarda l’analisi dello stato ambientale del territorio del Comune di<br />
Palermo, il secondo piano di indagine attiene all’individuazione delle<br />
figure professionali che saranno maggiormente richieste dal mercato,<br />
in relazione alle principali emergenze ed esigenze connesse alla tutela<br />
ed alla salvaguardia dell’ambiente, rilevate nella precedente fase di<br />
ricerca.<br />
attivazione di quattro differenti percorsi specialistici di alta formazione<br />
sulle seguenti tematiche: Management dei Sistemi di Gestione Ambientale,<br />
Gestione dei Sistemi Integrati, Gestione dei rifiuti e bonifica<br />
dei siti inquinati, Comunicazione e marketing ambientale. I percorsi<br />
formativi avranno durata annuale e prevedono n. 320 ore di formazione<br />
in aula e n. 4 mesi di stage, durante i quali i partecipanti potranno<br />
completare e perfezionare la loro preparazione, confrontandosi con<br />
le problematiche aziendali.
Il Coordinamento Agende 21 Locali italiane<br />
nella Commissione Mediterranea per lo sviluppo sostenibile<br />
Il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane è stato nominato membro, in<br />
qualità di rappresentante degli Enti Locali, della Commissione Mediterranea<br />
per lo Sviluppo Sostenibile (Mediterranean Commission on Sustainable<br />
Development, MCSD), organo consultivo e forum di dialogo del Piano<br />
d’Azione del Mediterraneo (MAP) dell’UNEP, per la definizione di una<br />
strategia regionale di sviluppo sostenibile nel bacino del Mediterraneo.<br />
Il MAP nasce dall’esigenza di tutelare l’ambiente marino dall’inquinamento<br />
nel bacino del mediterraneo in considerazione del degrado ambientale<br />
che sempre di più comprometteva l’area e le sue risorse e coinvolge<br />
tutte le nazioni che si affacciano su questo bacino (Albania, Algeria, Bosnia<br />
e Erzegovina, Croazia, Cipro, Comunità Europea, Egitto, Francia, Grecia,<br />
Israele, Italia, Libano, Libia, Malta, Monaco, Marocco, Serbia e Montenegro,<br />
Slovenia, Spagna, Tunisia, Turchia).<br />
Questa importante e prestigiosa nomina comporta la partecipazione alle<br />
23<br />
varie attività della Commissione e ai Gruppi di lavoro, operanti con il sostegno<br />
di MAP, il cui scopo è di esaminare questioni specifiche relative allo<br />
sviluppo sostenibile di particolare interesse per l’area mediterranea.<br />
I gruppi di lavoro tematici nel biennio 2006-2007 saranno:<br />
Risorse d’acqua<br />
Energia e cambiamenti climatici<br />
Inquinamento marino da natanti<br />
Gestione integrata delle aree costiere<br />
Agricoltura di qualità e sviluppo rurale sostenibile<br />
Turismo sostenibile<br />
In ciascun gruppo di lavoro parteciperanno dei rappresentanti del Coordinamneto<br />
Agende 21 Locali italiane portatori delle migliori esperienze<br />
emerse all’interno della Associazione.<br />
Rapporto sull’Ecosistema Urbano di Legambiente 2006:<br />
i primi posti ai comuni soci del Coordinamento<br />
Il Rapporto sull’Ecosistema Urbano 2006, realizzato<br />
ogni anno da Legambiente e pubblicato dal Sole<br />
24 Ore, censisce 103 città capoluogo di provincia.<br />
La graduatoria finale si ottiene elaborando un punteggio<br />
medio dei 26 parametri monitorati.<br />
Vediamo in dettaglio quali sono state le migliori<br />
performance dei Comuni soci del Coordinamento.<br />
Dei primi 10 nella graduatoria finale 8 sono soci:<br />
Mantova (prima classificata con un punteggio di<br />
63,33), Lecco (terza), Trento (quarta), Verbania<br />
(quinta), Cremona (sesta), La Spezia (settima),<br />
Ferrara (nona), Pavia (decima).<br />
In generale i trasporti pubblici sono in retromarcia<br />
rispetto allo scorso anno: i passeggeri sono<br />
calati complessivamente del 4% (135 milioni di<br />
unità), segnale sicuramente negativo di per sé,<br />
ma ancora di più se si contrappone all’aumento<br />
della densità automobilistica, che registra quattro<br />
immatricolazioni per ogni nato. Tuttavia i Comuni<br />
capoluogo soci del Coordinamento registrano<br />
ottime performance sul numero di passeggeri<br />
sui mezzi pubblici.<br />
Il rapporto ha suddiviso la graduatoria per dimensioni<br />
delle città. Venezia, inserita nella categoria delle<br />
città grandi, detiene il primato assoluto, con <strong>60</strong>0<br />
viaggi annui per abitante, seguita a grande distanza<br />
da Roma (nella categoria metropoli) con 467.<br />
Le prime tre città di tutte le categorie, a eccezione<br />
della categoria metropoli, sono tutte socie<br />
del Coordinamento: per le città grandi, oltre a<br />
Venezia, è seconda Trieste (con 374 viaggi annui)<br />
e terza Bologna (248); per le città medie sono<br />
prime Brescia (185), Ancona (177) e Trento (161);<br />
per le città piccole Siena (238), Pavia (129) e<br />
Cosenza (119). Da notare il primato di Siena per<br />
l’offerta di trasporto pubblico, con 81 chilometri<br />
annui per abitante percorsi dai mezzi di trasporto<br />
pubblici.<br />
Non cambia sostanzialmente, e perciò rimane critica,<br />
la situazione che riguarda la presenza di polveri<br />
sottili nell’aria. Malgrado le misure di emergenza<br />
adottate nei diversi Comuni (targhe alterne, blocchi<br />
estemporanei della circolazione, stop alle auto<br />
non catalizzate e ai veicoli diesel) su 79 capoluoghi<br />
che hanno reso disponibili i dati, oltre la metà (41)<br />
hanno registrato un valore medio annuo superiore<br />
alla soglia di protezione della salute prevista dalla<br />
direttiva comunitaria per il 2004.<br />
Anche su questo tema due Comuni soci, Trieste<br />
e Gorizia, sono rispettivamente al secondo e<br />
terzo posto per i picchi più bassi (25 e 26 microgrammi<br />
per metro cubo), mentre per quanto<br />
riguarda i valori medi, Trieste diventa prima (20,2<br />
microgrammi).<br />
Sulla raccolta differenziata è un Comune socio<br />
a detenere il primato, Verbania, che recupera<br />
il 52,2% dei rifiuti prodotti contro una media<br />
generale del 20%. Seguono in seconda e terza<br />
posizione altri due Comuni soci: Lecco (51%) e<br />
Reggio Emilia (43,9).<br />
Da segnalare che la raccolta differenziata ha segnato<br />
un progresso rispetto al passato, con un aumento<br />
della media di due punti percentuali rispetto al<br />
2003. Per quanto riguarda il raggiungimento della<br />
soglia del 25% prevista dal decreto 22/1997, meno<br />
della metà dei Comuni la supera, mentre sono<br />
ancora 43 quelli che non superano il 15%.<br />
Per quanto riguarda il consumo di elettricità, in<br />
generale i Comuni non sono riusciti a invertire<br />
la rotta: la domanda di energia elettrica per usi<br />
domestici continua ad aumentare. Nessuno dei<br />
Comuni soci è tra i primi tre più “risparmiosi”<br />
d’Italia. Sul consumo di carburante si piazza al terzo<br />
posto tra le città più virtuose Siracusa (308 chili di<br />
petrolio equivalente per abitante all’anno): ma le<br />
città che scendono sotto i 300 sono solo 12.<br />
Nessun Comune socio è nei primi tre più virtuosi<br />
sul consumo di acqua per usi civili. Il dato generale<br />
è però incoraggiante, dal momento che circa l’85%<br />
dei valori si colloca tra i 150 e i 350 litri per abitante<br />
al giorno e che solo 4 città superano i 400 litri: la<br />
metà rispetto allo scorso anno.<br />
Aumentano le performance ambientali delle<br />
imprese (Certificazione ISO 14001), anche se la<br />
media italiana resta ancora piuttosto lontana da<br />
quella europea: circa 1,2 siti certificati ogni mille.<br />
Dei Comuni soci la migliore performance spetta a<br />
Verbania (secondo posto) con 3,06 certificazioni:<br />
un dato importante se si considera che solo cinque<br />
province superano quota 2 e che un terzo del<br />
totale ha valori inferiori a uno.<br />
3
Premio Vetrina Buone pratiche di<br />
Sviluppo Sostenibile - edizione 2005<br />
Anche quest’anno la Provincia di Rimini, all’interno delle iniziative dell’Osservatorio<br />
provinciale per lo Sviluppo Sostenibile, ha voluto promuovere<br />
il Premio sulle Buone Pratiche di Sviluppo Sostenibile per far<br />
conoscere e valorizzare i progetti e le esperienze maturate sul territorio<br />
provinciale che hanno scelto lo sviluppo sostenibile come valore strategico<br />
per integrare la tutela ambientale con gli aspetti sociali ed economici.<br />
Nell’edizione 2005, le categorie previste del Premio Vetrina sono state<br />
quattro: scuole, imprese, associazioni, enti locali. I progetti pervenuti sono<br />
stati 28 sui temi del turismo, della bioarchitettura, dell’acqua, dei rifiuti,<br />
tutela risorse idriche, energia, certificazione ambientale, commercio equo<br />
e solidale, prodotti tipici, la riqualificazione urbana, l’arte e la cultura e il<br />
sostegno sociale. I criteri di valutazione adottati nella scelta dei vincitori<br />
sono: risultati in ambito ambientale, economico e sociale; innovazione;<br />
partecipazione; replicabilità.<br />
La cerimonia di premiazione dei quattro progetti vincitori della Seconda<br />
Edizione del Premio Vetrina Buone Pratiche di Sviluppo Sostenibile, indetto<br />
dall’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Rimini, si è tenuta in occasione<br />
della Fiera ECOMONDO alla presenza dell’Assessore provinciale<br />
all’Ambiente, Cesarino Romani, dell’Assessore regionale all’Ambiente,<br />
Lino Zanichelli e del Presidente del Coordinamento Agende 21 Locali<br />
Italiane, Emilio D’Alessio.<br />
I vincitori del Premio Vetrina Buone Pratiche di Sviluppo Sostenibile<br />
- edizione 2005 sono:<br />
Categoria SCUOLE:<br />
1° Premio - Istituto Tecnico per il turismo “M.Polo” con il<br />
progetto “Turismo: prenotiamo una stanza per la natura (nuove proposte<br />
per un nuovo futuro”;<br />
Categoria IMPRESE:<br />
1° Premio - UMPI elettronica <strong>srl</strong> con il progetto “Telegestione e<br />
telecontrollo degli impianti di pubblica illuminazione”;<br />
Categoria ASSOCIAZIONI:<br />
1° Premio - Associazione Albergatori di Riccione con il progetto<br />
“Portare alla certificazione “Ecolabel europeo per il turismo” i primi hotel<br />
in Italia”<br />
Categoria ENTI LOCALI:<br />
1° Premio - Comune di Montegridolfo con il progetto “Scuola<br />
Sostenibile del Comune di Montegridolfo”<br />
4<br />
Supplemento al n.3 Marzo 2006 di<br />
A21 Italy Newsletter Marzo 2006 - N° 23<br />
Coordinamento Agende 21 Locali Italiane<br />
Direttore responsabile: Andrea Massaro<br />
a cura di: Filippo Lenzerini, Claudia Fachinetti<br />
Progetto grafi co, redazione e impaginazione:<br />
<strong>Free</strong> <strong>Service</strong> <strong>srl</strong>, Via del Consorzio, 34 - <strong>60</strong>015 Falconara M. / AN<br />
tel. 071 916 1 916 - fax 071 916 2 289<br />
www.onon.it - info@regionieambiente.it - grafi ca@regionieambiente.it<br />
Aut.Trib. di Ancona n. 1/2000 del 4/1/2000<br />
Manuale per lo smaltimento<br />
dei rifiuti domestici in 8 lingue<br />
Con il progetto “Benvenuto” lo Sportello Ecoidea della Provincia di Ferrara<br />
attua una azione del proprio Piano d’Azione e si rivolge alle famiglie<br />
provenienti da altri paesi e attualmente ospiti nel territorio ferrarese, che<br />
usufruiscono delle strutture del luogo per mesi o anni ma non sempre<br />
sono a conoscenza delle “regole” vigenti.<br />
Il territorio della provincia di Ferrara raccoglie 26 Comuni e sono 5 le<br />
Aziende che smaltiscono i rifiuti urbani e gestiscono la raccolta differenziata<br />
nei diversi territori: ognuna con proprie modalità di raccolta, tipologia di<br />
rifiuti differenziati e colore dei cassonetti diverso.<br />
Ogni Azienda ha quindi riassunto le proprie modalità di smaltimento<br />
rifiuti; l’Associazione di immigrati “Cittadini del Mondo” si è occupata della<br />
traduzione dei testi nelle lingue delle comunità straniere individuate dalle<br />
Aziende come le più presenti nella propria zona: albanese, arabo, pakistano,<br />
russo, francese, inglese, tedesco e cinese. I testi sono sempre bilingui frase<br />
per frase e corredati da immagini e spiegazioni semplici e chiare.<br />
Sono nati 26 documenti diversi che le associazioni di immigrati presenti sul<br />
nostro territorio, i Centri istituzionali per l’immigrazione, le Circoscrizioni,<br />
i Comuni e le Aziende stesse provvederanno a diffondere capillarmente,<br />
ognuno tramite la propria rete. Tutti i manuali sono inoltre tradotti, frase<br />
per frase, in italiano, per potere essere utilizzati a fini didattici anche nelle<br />
Scuole. Ci sembra un bel modo di favorire l’integrazione delle comunità<br />
straniere nel nostro territorio e di raggiungere e sensibilizzare alla tutela<br />
dell’ambiente una fascia di utenti solitamente non coinvolta.<br />
I manuali sono scaricabili dal sito:<br />
www.provincia.fe.it/ecoidea/collana_guide/rifiuti.asp<br />
Sono 333 i soci del Coordinamento Agende 21 Locali<br />
È la Lombardia la regione d’Italia che con 61 soci conta più aderenti al<br />
Coordinamento Nazionale. Oltre alla Regione sono iscritte 5 Province,<br />
2 Comunità Montane,1 parco e 52 Comuni. Sicuramente il movimento<br />
Lombardo per lo sviluppo sostenibile ha potuto beneficiare della spinta<br />
propositiva della Regione Lombardia, ma anche della Coordinamento<br />
regionale delle Agende 21, recentemente costituito. Segue l’Emilia Romagna<br />
con 35 soci, il Veneto con 27 iscritti, quindi la Puglia (24) e la Sicilia<br />
(22), e poi tutte le altre. L’associazione è sprovvista di soci solo in Valle<br />
d’Aosta e in Molise, regioni in cui non sono però attivi molti processi di<br />
Agenda 21 Locale.<br />
Stampa:<br />
Bieffe <strong>srl</strong>, Zona Ind.le P.I.P. 62019 Recanati / MC<br />
Per collaborazioni alla newsletter:<br />
Segreteria Coordinamento<br />
Agende 21 Locali Italiane<br />
Viale Martiri della Libertà, 34 - 41100 Modena<br />
tel. 059 20 94 34 - fax 059 20 93 98<br />
www.a21italy.it<br />
coordinamento.agenda21@provincia.modena.it