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n° 7/8 LUGLIO/AGOSTO €3,60 n° 3 MARZO Anno ... - Free Service srl

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<strong>n°</strong> 3<br />

<strong>MARZO</strong><br />

2006<br />

<strong>Anno</strong> VII<br />

€ 6,00<br />

<strong>n°</strong> 7/8<br />

<strong>LUGLIO</strong>/<strong>AGOSTO</strong><br />

2004<br />

<strong>Anno</strong> V<br />

<strong>€3</strong>,<strong>60</strong><br />

stampata su carta riciclata


Rivista mensile di informazione<br />

e aggiornamento di cultura ambientale<br />

Edizioni:<br />

<strong>Free</strong> <strong>Service</strong> s.r.l.<br />

Sede amministrativa,<br />

Direzione, Redazione, Grafi ca:<br />

Via del Consorzio, 34<br />

<strong>60</strong>015 Falconara M. / AN<br />

tel. 071 9161916 - fax 071 9162289<br />

www.onon.it<br />

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Andrea Massaro<br />

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Vinicio Ruggiero<br />

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Fabio Bastianelli<br />

Stampa: BIEFFE s.r.l.<br />

via Zona Industriale P.I.P.<br />

62019 Recanati (MC)<br />

Una copia: €6,00 Arretrati: €12,00<br />

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Aut. Dir. Prov.le P.T. Ancona<br />

La Redazione di REGIONI & AMBIENTE<br />

si riserva il diritto di modifi care, rifi utare o sospendere<br />

un articolo a proprio insindacabile giudizio.<br />

L’Editore non assume<br />

responsabilità per eventuali errori di stampa.<br />

Gli articoli fi rmati impegnano solo i loro autori.<br />

È vietata la riproduzione<br />

totale o parziale di testi, disegni e foto.<br />

Manoscritti, disegni e foto,<br />

anche se non pubblicati, non vengono restituiti.<br />

Tutti i diritti sono riservati.


SSSOMMARIO<br />

<strong>n°</strong>3 Marzo 2006 anno VII<br />

In copertina: foto tratta dal Rapporto “Bonifi che” di Federambiente<br />

14<br />

8 AGENZIE PER LA PROTEZIONE AMBIENTALE<br />

Abruzzo e Molise, 6-9 marzo 2006<br />

10 a Conferenza delle Agenzie per l’Ambiente<br />

Il viaggio continua: incontro e sviluppo<br />

Intervista al Direttore Generale dell’APAT Giorgio Cesari<br />

di Lorena Cecchini<br />

10<br />

Programma 10 a Conferenza Nazionale delle Agenzie Ambientali<br />

14 MANIFESTAZIONI E CONVEGNI<br />

BICA, Biennale Internazionale della Comunicazione Ambientale<br />

Buon Compleanno Kyoto!<br />

Ma l’Italia è ancora lontana dall’obiettivo<br />

di Donatella Mancini<br />

16<br />

Fiera di Padova, 15-18 marzo<br />

SEP 2006<br />

Risposte alle emergenze ambientali<br />

18<br />

8<br />

a cura di Fabio Bastianelli<br />

Firenze - Fortezza da Basso, 31 marzo - 2 aprile<br />

TERRA FUTURA 2006:<br />

oltre il petrolio, oltre l’ingiustizia<br />

a cura di Vinicio Ruggiero<br />

20<br />

Fiera di Vicenza, 27-29 aprile<br />

SOLAREXPO 2006<br />

Il motore delle nuove energie<br />

16<br />

18<br />

20<br />

di Fabio Bastianelli


28<br />

22 INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO<br />

Approvato il Testo Unico in materia ambientale<br />

25<br />

Scarti del legno: biomasse o rifiuti?<br />

28 QUALITÀ E AMBIENTE<br />

di Vinicio Ruggiero<br />

di Adriano Conti<br />

Il turismo con il fiore<br />

Progetto Ecolabel turismo Marche 2005/2006 di Donatella Mancini<br />

30<br />

DNV (Det Norske Veritas)<br />

Si conferma il miglior organismo di verifica indipendente delle<br />

emissioni di gas a effetto serra<br />

di Vinicio Ruggiero<br />

32 IL COMMENTO<br />

Commissione UE: “Fare dell’Europa una società che ricicla”<br />

Presentata la nuova Strategia sui Rifiuti<br />

Adottata la Proposta di revisione della Direttiva quadro 75/442/CEE<br />

di Vinicio Ruggiero<br />

MATERIALI IN INSERTO<br />

Proposta di Direttiva relativa ai rifiuti<br />

adottata il 21.12.2005 dalla Commissione CE<br />

36<br />

40<br />

30<br />

Profili penali in tema di tutela delle risorse idriche<br />

di Giorgio Russo<br />

38 SPECIALE ATTIVITÀ ESTRATTIVE<br />

E BACINI IDROGRAFICI<br />

Attività estrattive: dall’emergenza al PRAE<br />

Intervista al Presidente Assindustria-Sezione estrattiva<br />

della Provincia di Ancona, Roberto Baleani a cura di Donatella Mancini<br />

40<br />

FATMA spa<br />

Limitare l’impatto paesaggistico<br />

Intervista a Lucia Tacconi, Presidente FATMA<br />

a cura di Alberto Piastrellini<br />

42<br />

Gruppo Cava Gola della Rossa<br />

Soluzioni concrete per la gestione ambientale di Alberto Piastrellini<br />

44<br />

46<br />

32<br />

Associazioni tra Comuni<br />

“Sentinella dei fiumi”<br />

Intervista al Presidente, Giorgio Varisco<br />

46 SERVIZI AMBIENTALI<br />

48<br />

a cura di Fabio Bastianelli<br />

Federambiente<br />

Presentato a BICA il “Rapporto bonifiche”<br />

di Michele Caiazzo e Riccardo Viselli<br />

48<br />

COBAT<br />

Il Consiglio d’Amministrazione conferma il Presidente<br />

ed elegge il nuovo Direttore Generale<br />

di Vinicio Ruggiero


50<br />

50<br />

Alpi Ambiente <strong>srl</strong><br />

Alta tecnologia per il trattamento dei rifiuti sanitari<br />

di Sabrina Dei Nobili<br />

52<br />

COSMARI<br />

Gli obiettivi per il 2006<br />

Intervista al Presidente del Consorzio Obbligatorio, Fabio Eusebi<br />

di Luca Romagnoli<br />

54<br />

Tacconi Sud <strong>srl</strong><br />

A salvaguardia di spiagge e stabilimenti<br />

56<br />

di Fabio Bastianelli<br />

Comitato Centrale per l’Albo Nazionale degli Autotrasportatori<br />

Autotrasporto e sicurezza: un fattore di competizione<br />

di Fabio Bastianelli<br />

58<br />

TESECO spa<br />

Inquinamento olfattivo: analisi e previsione<br />

<strong>60</strong><br />

58<br />

66<br />

di Evelina Fuoco<br />

Albo Nazionale Imprese di Gestione dei Rifiuti<br />

Categoria 9 (bonifica di siti) - Chiarimenti per l’iscrizione<br />

da cura di Fabio Bastianelli<br />

61 ACQUISTI E SERVIZI VERDI ED ECOSOSTENIBILI<br />

Circolare per l’operatività nel settore degli oli minerali usati<br />

a cura di Vinicio Ruggiero<br />

52<br />

54<br />

64 A COME AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE, AMBIENTE<br />

Le Micotossine<br />

Come difenderci dalla natura<br />

66 AGENDA 21<br />

Il Coordinamento Agende 21 Locali<br />

partner del Progetto Life IDEMS<br />

68 BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE<br />

Una proposta di Legge Regionale<br />

per tutela la piccola fauna delle Marche<br />

72 EDUCAZIONE AMBIENTALE<br />

di Donatella Mancini<br />

di David Fiacchini<br />

“AMBIENTEINforma”:<br />

per diffondere comunicazione e cultura ambientali<br />

di Alberto Piastrellini<br />

75 €CO - FINANZIAMENTI<br />

78 I QUESITI DEL LETTORE<br />

78 BLOCK-NOTES - informazioni utili<br />

79 NEWSLETTER 23<br />

72<br />

Associazione Nazionale Coordinamento<br />

Agende 21 Locali Italiane a cura di Filippo Lenzerini e Claudia Fachinetti<br />

56


È una tappa importante quella<br />

che si apprestano a superare quest’anno<br />

le Agenzie di Protezione<br />

dell’Ambiente Regionali e l’APAT.<br />

Quello che si svolgerà in Abruzzo<br />

e Molise sarà il 10° appuntamento<br />

che vede impegnate le Agenzie nel<br />

dar vita all’evento che concretizza<br />

sia il momento più significativo<br />

nella collaborazione all’interno del<br />

sistema, sia l’appuntamento più articolato<br />

nei confronti dell’esterno.<br />

L’Ing. Giorgio Cesari, Direttore Generale dell’APAT, che<br />

abbiamo intervistato per l’occasione, ci ha fornito un quadro<br />

piuttosto indicativo circa le novità, le aspettative e le speranze<br />

di questa Conferenza, che conclude un periodo significativo,<br />

appunto decennale, durante il quale si è avviato, trasformato<br />

e potenziato il sistema Agenziale Nazionale.<br />

Ing. Cesari quali elementi caratterizzano la 10 a edizione<br />

della Conferenza delle Agenzie per l’Ambiente?<br />

Prima di parlare di nuovi elementi, vorrei sottolineare le<br />

linee della struttura che, ormai consolidate, hanno portato<br />

al successo le edizioni precedenti e che si confermano quali<br />

punti di forza dell’impianto organizzativo generale.<br />

Innanzitutto l’iniziativa di base che vede lo svolgersi della<br />

Conferenza in più di una Regione, costituisce una caratteristica<br />

che dà all’evento una dinamica itinerante. È però<br />

importante sottolineare che attraverso questa idea di movimento<br />

e di successione, non solo si moltiplica la presenza<br />

dell’avvenimento sul territorio, ma si realizza anche, attraverso<br />

l’accorpamento di intenti tra Regioni, una sorta di sostanziale,<br />

fattiva collaborazione tra realtà Agenziali diverse, che nella<br />

complementarietà sopperiscono a vicendevoli diversità, regalandosi<br />

ognuna le opportunità di sviluppo e conoscenza che<br />

mancano all’altra, in modo da tendere a risultati superiori.<br />

Quindi, direi che il rafforzamento della collaborazione, che<br />

agevola il lavoro delle Agenzie attraverso una più diffusa<br />

ripartizione delle attività, sia il punto primo di raccordo di<br />

questa edizione della Conferenza. Questa caratteristica si<br />

completa in modo significativo quest’anno poiché il percorso<br />

itinerante ha emancipato gli spazi a disposizione dell’evento.<br />

Infatti, ed è la combinazione apparentemente estetica della<br />

Conferenza, le Regioni che ospiteranno la manifestazione saranno<br />

sempre due: l’Abruzzo ed il Molise, ma nel loro ambito<br />

saranno quattro, e non più due, le tappe previste nelle quali<br />

si svolgeranno gli eventi in programma. Quindi, si rafforza il<br />

concetto di mobilità, ma attraverso una maggiore presenza<br />

sul territorio è anche ampliata la capillarità delle tematiche<br />

trattate e reso più consistente l’impatto socio-ambientale.<br />

8<br />

AGENZIE PER LA PROTEZIONE AMBIENTALE<br />

Abruzzo e Molise, 6-9 marzo 2006<br />

10 a CONFERENZA DELLE AGENZIE PER L’AMBIENTE<br />

IL VIAGGIO CONTINUA: INCONTRO E SVILUPPO<br />

Intervista al Direttore Generale dell’APAT Giorgio Cesari<br />

di Lorena Cecchini<br />

In che cosa consiste la novità, trapelata, che quest’anno<br />

per la Conferenza ci sarà un treno?<br />

È nostra tradizione, parlo del Sistema Agenziale tutto, offrire<br />

al pubblico che ci segue motivi diversificati per intendere al<br />

meglio i nostri messaggi in materia di tematiche ambientali,<br />

utilizzando idee che si ritiene risultino utili e gradite. L’anno<br />

scorso, ad esempio, per far trapelare il messaggio sull’educazione<br />

ambientale abbiamo adottato diverse iniziative di tipo<br />

divulgativo che hanno avuto grossa presa, soprattutto sul<br />

pubblico giovanile. Quest’anno, per focalizzare l’attenzione<br />

generale, forse anche con un fare leggermente subliminale,<br />

abbiamo pensato di adottare quale mezzo di trasporto<br />

proprio un treno. Ci è sembrata una buona soluzione, innanzitutto<br />

perché per spostarsi in quattro sedi diverse serviva<br />

un mezzo rapido qual è il treno, ma anche un mezzo che<br />

consentisse di non disperdere i partecipanti durante i tempi<br />

degli spostamenti. Poi non dimentichiamo che il treno, un<br />

Minuetto per l’esattezza, il cui utilizzo è stato concordato<br />

con il Gruppo FS, è anche un simbolo di trasporto a basso<br />

inquinamento e questo è già un messaggio di sostenibilità!<br />

Poi consentirà sia di essere visibili con i nostri programmi<br />

nelle stazioni che accoglieranno la sosta, rafforzando la<br />

volontà di dimostrare ad un pubblico sempre più vasto ed<br />

eterogeneo quelle che sono le attenzioni all’ambiente poste<br />

dal settore Agenziale, sia di proseguire, anche durante “i<br />

tempi morti” degli spostamenti, lo svolgimento del dialogo<br />

iniziato nelle sessioni in un contesto meno formale, ma forse<br />

per questo adatto a spunti diversificati ed inaspettati.<br />

Il treno, quindi, per suggellare in modo non solo figurato,<br />

gran parte delle caratteristiche che esprimono il carattere<br />

dell’evento.<br />

Abbiamo parlato delle novità di tipo organizzativo, ma<br />

per quanto riguarda l’impianto strutturale, tematico<br />

vero e proprio, cosa dobbiamo aspettarci?<br />

Per quanto riguarda gli argomenti si è voluto privilegiare anche<br />

in questo caso un rapporto maggiore con il territorio.<br />

In particolare, se vogliamo definirli tecnicamente filoni<br />

portanti, si sono posti in risalto sia l’acqua che il suolo,<br />

individuando delle sessioni che affronteranno discussioni<br />

incentrate sulla qualità delle acque, le caratteristiche della<br />

balneazione, il ripopolamento ittico, ma anche le problematiche<br />

legate alla difesa delle coste e tutela dei porti.<br />

Il suolo, può essere inteso in diversi modi, quindi la pertinenza<br />

riguarda anche la Carta della natura e in genere la<br />

Natura nelle diversificate accezioni e anche naturalmente i<br />

Parchi. Il suolo - e qui mi riallaccio a quanto detto poc’anzi<br />

circa l’ampia diffusione dell’impatto complessivo sul territorio<br />

- consentirà imprescindibilmente la discussione sulla ricettività<br />

turistica, considerato il binomio suolo-territorio. Un territorio<br />

inteso non solo quindi in termini geologici o morfologici, ma<br />

anche espressione di aspetti antropici ed economici.


Oltre a questi aspetti, torniamo anche quest’anno a rappresentare<br />

al pubblico interessi specifici, e non solo, del<br />

sistema delle Agenzie, ma di molte altre istituzioni italiane,<br />

relativi al sistema informativo ambientale. Naturalmente non<br />

mancheranno tematiche che riguardano l’organizzazione<br />

interna del sistema Agenziale.<br />

C’è qualche argomento innovativo rispetto alle scorse<br />

edizioni?<br />

Direi di sì. Più esattamente parlerei di apertura da parte<br />

delle Agenzie ad argomenti specifici, non innovativi nella<br />

loro natura intrinseca, ma più esattamente inusuali rispetto<br />

al programma svolto negli scorsi anni. In questo senso parlerei<br />

di innovazione, affrontando sessioni che riguardano gli<br />

alimenti e le tradizioni popolari. La tematica sul controllo<br />

degli alimenti rappresenta infatti un cardine delle attività<br />

delle Agenzie, al pari di quella per il controllo della qualità<br />

delle acque, dell’aria ecc.<br />

Le sessioni di discussioni si propongono però di entrare<br />

ancora più nel dettaglio di quelli che sono i compiti, tipicamente<br />

istituzionali, di gran parte del sistema.<br />

Mi perdoni…in che modo si legano le tradizioni popolari<br />

con l’ambiente?<br />

Hanno un ruolo importante. Le tradizioni popolari fanno<br />

parte del filone dello sviluppo sostenibile. In fin dei conti<br />

ciò che sostiene la filosofia politica a livello mondiale non<br />

può prescindere da ciò che alla storia appartiene, compresa<br />

la cultura del territorio, il cosiddetto Genius Loci per comprenderci,<br />

un termine oggi molto in voga. Di conseguenza<br />

permane costante la convinzione che il mantenimento della<br />

tradizione popolare e dei valori territoriali attengono ad una<br />

esatta valutazione e tutela delle risorse, con riguardo alle<br />

specificità locali, che assolutamente non debbono depauperasi<br />

attraverso un loro inadeguata utilizzazione e neanche<br />

andare perdute sottraendole ad un controllo attento e minuzioso<br />

dell’intero territorio. Un’affermazione un po’ superba<br />

di filosofia, ma che se collegata praticamente a quelli che<br />

sono gli strumenti che la tecnologia moderna può offrire,<br />

permette di individuare poi un’azione specifica da parte<br />

delle Agenzie stesse.<br />

Anche quest’anno si parlerà di educazione ambientale?<br />

Certo, ho più volte ribadito che considero l’educazione ambientale<br />

un tema trasversale a tutta l’attività delle Agenzie.<br />

Anche quest’anno, quindi, saranno sviluppate iniziative, già<br />

intraprese in altre Conferenze, attraverso la realizzazione<br />

di due Convegni sul tema educazione, uno in Abruzzo e<br />

l’altro in Molise, eventi collaterali illustrati nel programma,<br />

ampiamente improntati all’interesse delle Agenzie tutte, ma<br />

specificatamente dedicati alle singole regioni.<br />

Come Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale per<br />

l’Ambiente, quali aspettative nutre per lo svolgimento<br />

dell’evento?<br />

Spero innanzitutto sulla possibilità che la mobilità su una<br />

vasta porzione di territorio consenta un’adeguata visibilità,<br />

non tanto a noi, quanto agli argomenti che portiamo in discussioni<br />

e alle realtà territoriali, economiche e sociali che<br />

vengono rappresentate. Mi auguro, poi, che il confronto<br />

con le Autorità sia proficuo in senso generale, così come<br />

quello con l’imprenditoria locale e le organizzazioni regio-<br />

nali, considerato che la capillarità con cui ci relazioneremo,<br />

ci metterà a contatto con realtà diverse e diversi scenari<br />

territoriali, sociali ed economici che meritano senz’altro<br />

un’attenzione pari e, per certi aspetti anche maggiore, di<br />

quella delle grandi aree urbane.<br />

I 10 anni di Conferenza, nel registrare un traguardo,<br />

impongono un bilancio: qual è il suo?<br />

Non intendo celebrare in alcun modo il ruolo che rivesto<br />

nella struttura che dirigo con una risposta che potrebbe<br />

sembrare presuntuosa, ma credo che in questi anni si sia<br />

stabilito con successo, grazie alla collaborazione di tutti,<br />

un modo nuovo e vincente di dibattere e confrontarsi sul<br />

tema Ambiente, aprendo a 3<strong>60</strong> gradi lo spazio di discussione,<br />

sia per quanto attiene l’ampiezza delle tematiche<br />

affrontate, sia in termini di partecipazione, accogliendo gli<br />

spunti ed i suggerimenti che sono arrivati da tutti i soggetti<br />

coinvolti, cittadini compresi. Spero vivamente che il pubblico<br />

abbia compreso, e continui a comprendere, che le<br />

Agenzie per l’Ambiente lavorano con attenzione su ogni<br />

tipo di problematica che investe il settore, e questa 10 a Conferenza<br />

contribuirà a chiarire il panorama degli interventi,<br />

dando risalto anche a quelle problematiche che non sono<br />

individuate dal grande pubblico come azioni specifiche del<br />

sistema Agenziale. Ad esempio, parlando di mare non si è<br />

portati a pensare immediatamente al ruolo delle Agenzie<br />

di Protezione dell’Ambiente, bensì a strutture, come le<br />

Capitanerie di Porto; così, parlando di Carta della Natura,<br />

si pensa subito ai Parchi e alle attività del Corpo Forestale<br />

dello Stato o a proposito di ricettività turistica, sembra che<br />

l’argomento sia pertinenza semplicemente dell’Assessorato<br />

al Turismo, e così via.<br />

È troppo chiederle: “e per i prossimi anni…?”<br />

Non a caso lo slogan che compare sulla copertina del programma<br />

è: “Il viaggio continua: incontro e sviluppo”.<br />

Continueremo, qundi, a lavorare nel senso intrapreso, e<br />

questo concetto lo abbiamo sintetizzato nel termine incontro;<br />

quanto a sviluppo, la parola sta per crescita, evoluzione,<br />

miglioramento. Questo assunto non è solo un augurio, ma<br />

è anche il percorso che abbiamo scelto di fare, appunto<br />

“più strada”, sia nel senso autentico del termine (n.d.r.:<br />

le quattro tappe previste invece di due), sia affrontando in<br />

modo sempre più specifico i temi dell’ambiente, in realtà<br />

territoriali sempre più distinte.<br />

9


PROGRAMMA<br />

10a 10 Conferenza Nazionale<br />

delle Agenzie Ambientali<br />

a Conferenza Nazionale<br />

delle Agenzie Ambientali<br />

LUNEDÌ 6 <strong>MARZO</strong> - PESCARA<br />

Sala De Cecco<br />

ore 9,00 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />

ore 10,30 - Inaugurazione uffi ciale della 10 a Conferenza Nazionale<br />

delle Agenzie Ambientali<br />

è prevista la presenza del:<br />

Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio On. Altero Matteoli<br />

Presidente della Commissione Ambiente del Senato On. Emiddio Novi<br />

Saluti delle autorità locali<br />

Ottaviano Del Turco, Presidente della Regione Abruzzo<br />

Franco Caramanico, Assessore all’Ambiente della Regione Abruzzo<br />

Giuseppe De Dominicis, Presidente della Provincia di Pescara<br />

Sante Di Paolo, Assessore all’Ambiente della Provincia di Pescara<br />

Luciano D’Alfonso, Sindaco di Pescara<br />

Ezio Ardizzi, Presidente della Camera di Commercio di Pescara<br />

Museo delle Genti d’Abruzzo<br />

ore 11,00 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />

Sala Colonne - Sessione tematica parallela - ore 11,30<br />

A. BALNEAZIONE - QUALITÀ DEL MARE E RIPOPOLAMENTO ITTICO<br />

Introduce i lavori: Sonia Cantoni, DG ARPA Toscana<br />

Liana Gramaccioni, Ministero della Salute: “Acque di balneazione:<br />

situazione nazionale, trend qualitativo e criticità”<br />

Maria Daniela Marcozzi Rozzi, ARTA Abruzzo e Daniela Urciuoli, ARPA<br />

Molise: “La balneazione in Abruzzo e in Molise; le bandiere blu”<br />

Gabriella Mulas, Regione Sardegna: “Una Regione ad alta vocazione<br />

turistica: balneazione in Sardegna”<br />

Antonio Dal Miglio, ARPA Lombardia: “La balneazione nelle acque<br />

interne: i grandi laghi italiani”<br />

Giuseppe Di Marco, APAT: “Valutazione del danno ambientale nelle<br />

aree marine”<br />

Gabriela Scanu, MATT e Stefano De Vincenzi, APAT: “Programmi di<br />

miglioramento: situazione nazionale, effi cacia delle misure, oneri<br />

economici”<br />

ore 13,15 - Sospensione dei lavori<br />

Buffet - Museo delle Genti d’Abruzzo<br />

Sala Colonne - Sessione tematica parallela - ore 15,00<br />

A. BALNEAZIONE - QUALITÀ DEL MARE E RIPOPOLAMENTO ITTICO<br />

Introduce i lavori: Andrea Freschi, CS ARPA Basilicata<br />

Luigi Bolognini, Regione Marche: “L’esperienza delle Marche nella<br />

protezione e nello sviluppo delle risorse acquatiche”<br />

Liana Gramaccioni, Ministero della Salute: “Nuova direttiva sulla<br />

balneazione”<br />

Antonio Melley, ARPA Toscana; Carlo Carlomagno, ARPA Molise; Angela<br />

Del Vecchio, ARTA Abruzzo: “Studi sperimentali sull’applicazione della<br />

nuova direttiva in Italia”<br />

Erika Magaletti, ICRAM: “Monitoraggio della qualità delle acque marine<br />

costiere: il contesto nazionale, mediterraneo ed europeo”<br />

Carla Rita Ferrari, ARPA Emilia Romagna: “Eutrofi zzazione e mucillagini<br />

10<br />

nell’Alto Adriatico”<br />

Cecilia Brescianini e Claudio Grillo, ARPA Liguria: “Ostreopsis Ovata:<br />

problema nazionale e internazionale della gestione di emergenze<br />

ambientali e sanitarie”<br />

Alfonso De Nardo, ARPA Campania: “Le interazioni della circolazione<br />

idrica negli ecosistemi marini costieri in aree interessate da fenomeni<br />

di inquinamento e di contaminazione”<br />

Giovanna Marino, ICRAM: “Iniziative di ripopolamento ittico in aree<br />

marine costiere: approcci e metodi”<br />

Paolo Cafaro, CCP-GC: “L’attività della Guardia Costiera in ambito<br />

ambientale”<br />

Dibattito e conclusione dei lavori: Carla Testa, DG ARPA Sardegna<br />

ore 18.30 - Visita al Museo delle Genti d’Abruzzo<br />

Sala Auditorium - Sessione tematica parallela - ore 11,30<br />

B. EROSIONE DELLE COSTE E STATO DEI PORTI<br />

Introduce i lavori: Domenico Lemma, CS ARPA Calabria<br />

Mauro Luciani, DG Difesa del Suolo MATT: “La difesa delle coste al<br />

centro dell’azione della Difesa del Suolo”<br />

Tommaso Affi nita, Presidente Assoporti: “Pianifi cazione portuale e<br />

aspetti ambientali”<br />

Angela Barbano, APAT: “Il Sistema Informativo geografi co costiero<br />

dell’APAT”<br />

Georg Umgiesser, CNR-ISMAR: “Il contributo della ricerca per la difesa<br />

dei litorali dell’Area Adriatica”<br />

David Pellegrini, ICRAM: “La gestione di sedimenti marini”<br />

Carlo Visca, Regione Abruzzo: “L’esperienza della Regione Abruzzo<br />

nella programmazione della difesa delle coste”<br />

Rosella Bertolotto, ARPA Liguria e Ilaria Fasce, Regione Liguria: “Problematiche<br />

e soluzioni individuate nella gestione dei ripascimenti<br />

degli arenili”<br />

Giuseppe Bortone; Raffaele Pignone; Vinicio Ruggeri, Regione Emilia<br />

Romagna: “Gestione integrata della fascia costiera”<br />

ore 13,45 - Sospensione dei lavori<br />

Buffet - Museo delle Genti d’Abruzzo<br />

Sala Auditorium - Sessione tematica parallela - ore 14,45<br />

B. EROSIONE DELLE COSTE E STATO DEI PORTI<br />

Introduce i lavori: Bruno Soracco, DG ARPA Liguria<br />

Stefano Corsini, APAT: “Il progetto CADSEALAND: un esempio di cooperazione<br />

sul tema delle coste nell’Area Adriatica”<br />

Vincenzo Marzialetti, Regione Marche: “La difesa costiera nella Regione<br />

Marche”<br />

Luigi Fortunato, Regione Veneto e Marina Vazzoler, ARPA Veneto:<br />

“Interventi di ripascimento dei litorali del Veneto: aspetti tecnici e<br />

ambientali”<br />

Mauro Bencivenga, APAT: “Le misure meteomarine a scala nazionale”<br />

Stefano Tibaldi; Marco Deserti; Tiziana Paccagnella; Andrea Valentini;<br />

Jacopo Chiggiato, ARPA Emilia Romagna: “I sistemi previsionali dello<br />

stato del mare e della circolazione del Mediterraneo e dell’Adriatico<br />

operativi in ARPA Emilia Romagna”<br />

Nadia Pinardi, INGV: “Il sistema di previsione della circolazione<br />

dell’Adriatico”


Roberto Inghilesi, APAT: “Il sistema di previsione dello stato del mare<br />

dell’APAT”<br />

Francesco Lalli, APAT e Tommaso Di Biase, Assessore ai Lavori Pubblici<br />

del Comune di Pescara: “Gli studi dell’APAT per il porto di Pescara”<br />

Paolo De Girolamo, Università degli Studi de L’Aquila: “Il sistema della<br />

portualità della Regione Abruzzo”<br />

Mario Ragni, Regione Molise: “L’esperienza della Regione Molise nella<br />

programmazione della gestione delle coste e delle portualità”<br />

Roberto Pietrini, ARPA Toscana: “VAS del piano di sviluppo delle attività<br />

industriali e portuali a Piombino”<br />

Dibattito e conclusione dei lavori: Alessandro Bratti, DG ARPA Emilia<br />

Romagna<br />

ore 18,30 - Visita al Museo delle Genti d’Abruzzo<br />

MARTEDÌ 7 <strong>MARZO</strong> - SULMONA (AQ)<br />

ore 8,32 - Partenza dalla stazione di Pescara per Sulmona (arrivo:<br />

ore 9.43)<br />

MINUETTO - Treno delle Agenzie<br />

Durante il percorso:<br />

Antonio Laganà, FS: “La sostenibilità nelle Ferrovie dello Stato”<br />

ore 9,45 - Trasferimento al Teatro Comunale “Maria Caniglia”<br />

Teatro Comunale “Maria Caniglia”<br />

ore 9,30 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />

ore 10,00 - Saluti delle autorità locali<br />

Auditorium dell’Annunziata<br />

Sessione tematica parallela - ore 10,30<br />

C. CARTA DELLA NATURA E PARCHI<br />

Introduce i lavori: Sandro Boato, CS ARPA Veneto<br />

Aldo Cosentino, DG Protezione della Natura MATT: “Il Sistema delle<br />

Aree Naturali Protette”<br />

Matteo Fusilli, Presidente Federparchi: “L’importanza delle conoscenze<br />

naturalistiche per la buona gestione delle Aree Protette”<br />

Cesare Patrone, Capo del CFS: “Il ruolo del Corpo Forestale dello Stato<br />

nello studio delle emergenze naturalistiche e nella loro tutela”<br />

Raffaele Moffa, Autorità di Bacino dei fi umi Trigno, Biferno, Minori: “Piani<br />

di Bacino e tutela delle aree protette della Rete Natura 2000. Il caso<br />

del progetto Life Natura-Fortore 2005”<br />

Marisa Amadei, APAT: “Carta della Natura: un progetto nazionale<br />

condiviso con gli Enti Locali”<br />

Ettore Sartori, Direttore Ente Parco Naturale Paneveggio - Pale di San<br />

Martino: “Il contributo di Carta della Natura nella stesura di un Piano<br />

di Parco”<br />

Walter Mazzitti, Presidente Parco Gran Sasso - Monti della Laga: “Un<br />

grande partenariato per il progetto Carta della Natura”<br />

Franco Caramanico, Assessore all’Ambiente della Regione Abruzzo:<br />

“Possibili applicazioni di Carta della Natura in ambito di pianifi cazione<br />

territoriale”<br />

ore 12,45 - Sospensione dei lavori<br />

Buffet - Foyer del Teatro Comunale “Maria Caniglia”<br />

Auditorium dell’Annunziata - Sessione tematica parallela - ore 15,00<br />

C. CARTA DELLA NATURA E PARCHI<br />

Introduce i lavori: Fabio Scalet, DG APPA Trento<br />

Corradino Guacci, Regione Molise: “Carta della Natura, Reti Ecologiche<br />

e Sistema delle Aree Protette nel Molise”<br />

Mario Frattarelli, DT ARTA Abruzzo: “L’esperienza di Carta della Natura<br />

in Abruzzo”<br />

Rossana Giorgi, Regione Friuli Venezia Giulia: “L’esperienza di Carta<br />

della Natura in Friuli Venezia Giulia”<br />

Eduardo Patroni, ARPA Molise: “L’esperienza di Carta della Natura in<br />

Molise”<br />

Paolo Bortolami, ARPA Veneto: “L’esperienza dell’ARPA Veneto nella<br />

programmazione e realizzazione del progetto Carta della Natura”<br />

Ferruccio Forlati, ARPA Piemonte e Walter Raineri, ARPA Liguria:<br />

“L’esperienza di Carta della Natura in Piemonte e in Liguria: prime<br />

osservazioni sulle esperienze realizzate”<br />

Salvatore Viglietti, ARPA Campania e Paola Conti, Parco Nazionale del<br />

Vesuvio: “Carta della Natura e tutela dell’ambiente nel Parco Nazionale<br />

del Vesuvio”<br />

Graziano Martini Barzolai, Regione Veneto: “Rete Natura 2000: lavori<br />

preliminari per gli strumenti di gestione”<br />

Dibattito e conclusione dei lavori: Luciano Capobianco, DG ARPA<br />

Campania<br />

ore 18,30 - Visita della città<br />

Teatro Comunale “Maria Caniglia” - Sessione tematica parallela - ore 10,30<br />

D. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E TURISMO SOSTENIBILE<br />

Introduce i lavori: Luigi Minach, DG APPA Bolzano<br />

Giuseppe Lucchesi, Presidente Comitato Ecolabel Ecoaudit: “EMAS per gli<br />

Ambiti Produttivi Omogenei e valenza dello strumento come integrazione<br />

delle variabili ambientali, pianifi cazione del territorio, condivisione<br />

degli obiettivi di miglioramento. Ecolabel come eccellenza puntuale<br />

sul territorio delle singole realtà turistiche”<br />

Rocco Ielasi e Stefania Minestrini, APAT: “Criteri Ecolabel, sviluppo<br />

degli strumenti di certifi cazione ambientale e loro sinergia, settori di<br />

interesse (porti turistici, servizi balneari, ecc.)”<br />

Umberto Morra di Cella; Massimo Bocca; Claudio Comoglio; Edoardo<br />

Cremonese; Andrea Mammoliti Mochet, ARPA Valle d’Aosta: “Il primo<br />

parco naturale registrato EMAS in Europa: il Mont Avic. Il contributo<br />

dell’ARPA Valle d’Aosta”<br />

Marina Mengoli, ARPA Emilia Romagna: “La Registrazione EMAS e la<br />

Certifi cazione Ecolabel: sinergia tra governo del territorio e vocazione<br />

turistica nell’Appennino Bolognese”<br />

Lorelay D’Amico, ARTA Abruzzo e Ferdinando di Sanza, Provincia di<br />

Teramo: “Il progetto EMAS ECO-Quality: una strategia condivisa per la<br />

crescita delle aziende abruzzesi”<br />

Carlo Carlomagno, ARPA Molise: “Metodologie e tecniche di incentivazione<br />

e comunicazione delle certifi cazioni”<br />

Rudy D’Amico, Comitato Giochi Mediterraneo 2009: “Prospettive di<br />

crescita sostenibile del territorio con il Mediterranean Action Plan”<br />

Enrico Paolini, Vice Presidente della Regione Abruzzo e Coordinatore Nazionale<br />

degli Assessori Regionali al Turismo: “Il progetto Qualità-Abruzzo”<br />

Donatella Grimaldi, ARPA Liguria e Daniela Minetti, Regione Liguria:<br />

“PHAROS: un progetto europeo per l’ecosostenibilità del turismo”<br />

Dibattito e conclusione dei lavori: Vincenzo Coccolo, DG ARPA Piemonte<br />

ore 13,30 - Sospensione dei lavori<br />

Buffet - Foyer del Teatro Comunale “Maria Caniglia”<br />

Teatro Comunale “Maria Caniglia”<br />

Sessione tematica parallela - ore 15,00<br />

D. CERTIFICAZIONI AMBIENTALI E TURISMO SOSTENIBILE<br />

Forum/Tavola rotonda per operatori turistici<br />

conduce la giornalista Pina Manente<br />

“Ecolabel come eccellenza sul territorio per singole realtà turistiche”<br />

Filadelfi o Manasseri, Assessore all’Ambiente del Comune di Sulmona<br />

Cosimo Fabrizio Dell’Aria, Presidente Sezione Ecolabel - Comitato<br />

Ecolabel Ecoaudit<br />

Stefania Minestrini, APAT<br />

Michele Fiore, ARPA Sicilia<br />

Emilio Schirato, Consorzio Albergatori Abruzzesi<br />

Anna Morgante, Preside della Facoltà di Economia Pescara - Università<br />

degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti<br />

Antonio Basti, Dipartimento di Tecnologia Facoltà di Architettura Pescara -<br />

Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti<br />

Filippo Donati, Hotel Diana Ravenna<br />

11


Serafi no Lo Piano, Trenitalia<br />

Enzo Giammarino, ENIT<br />

Francesco Ferrante, DG Legambiente<br />

Guido Venturini, DG Touring Club Italiano<br />

ore 18,30 - Visita della città<br />

MERCOLEDÌ 8 <strong>MARZO</strong> - VENAFRO (IS)<br />

ore 8,20 - Partenza dalla stazione di Sulmona per Venafro (arrivo:<br />

ore 11.30)<br />

Minuetto - Treno delle Agenzie<br />

Durante il percorso: “Il PON e il Ministero dell’Economia e delle Finanze”<br />

Introduce i lavori: Onofrio Lattarulo, DG F.F. ARPA Puglia<br />

Giancarlo Terenzi, MEF: “PON ATAS: i gemellaggi nazionali”<br />

Eugenio Sabato Ceraldi, APAT: “Le convenzioni APAT - MEF e APAT - ARPA<br />

riguardanti i gemellaggi”<br />

Gemellaggio ARPA Veneto - ARPA Sicilia.<br />

Giovanni Gasparetto, ARPA Veneto: “L’esperienza dell’ARPA Veneto”<br />

Pasquale Nania, ARPA Sicilia: “L’esperienza dell’ARPA Sicilia”<br />

Dibattito e conclusione dei lavori: Giovanni Addamo, APAT<br />

ore 11,30 - Trasferimento al Castello Pandone<br />

Castello Pandone<br />

ore 11,40 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />

ore 12,00 - Brunch di benvenuto<br />

ore 12,30 - Saluti delle autorità locali<br />

Castello Pandone Sala A - Sessione tematica parallela - ore 13,00<br />

E. SISTEMA INFORMATIVO NAZIONALE AMBIENTALE<br />

Introduce i lavori: Gisberto Paoloni, DG ARPA Marche<br />

Bruno Agricola, DG Salvaguardia Ambientale MATT: “Dall’informatica<br />

all’informazione”<br />

Interventi a cura di:<br />

Mario Morcone, Prefetto Capo Dipartimento VVF - Ministero dell’Interno<br />

Donato Greco, Direttore della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria<br />

Ministero della Salute<br />

Antonio Moccaldi, Presidente ISPESL: “Il contributo dell’ISPESL al<br />

Sistema Informativo Ambientale”<br />

Sergio Di Caprio, CCTA e Valter Sambucini, APAT: “Il Sistema di gestione<br />

programmi e interventi di controllo ambientale”<br />

Michele Ricci, ARPA Molise: “Valutazione del progetto di riuso delle<br />

applicazioni informatiche nei sistemi informativi e realizzazione del<br />

SIRA Molise”<br />

Gianfranca Galliani; Vanna Polacchini, ARPA Emilia Romagna: “L’evoluzione<br />

del SIRA-ER verso l’interoperabilità fra Enti e per la diffusione<br />

al pubblico delle informazioni ambientali”<br />

Maurizio Trevisani, ARPA Toscana: “Il SIRA nella Regione Toscana”<br />

Giuseppe Onorati, ARPA Campania: “Gli sviluppi del polo SIRA in<br />

Campania”<br />

Enrico Artini, ARPA Friuli Venezia Giulia: “Il Punto Focale Regionale del<br />

Friuli Venezia Giulia e le nuove architetture di rete”<br />

Dibattito e conclusione dei lavori:<br />

Carlo Maria Marino, Presidente ARPA Lombardia<br />

ore 16,30 - Trasferimento alla stazione ferroviaria di Venafro<br />

Castello Pandone Sala B - Sessione tematica parallela - ore 13,00<br />

F. IL MANAGEMENT APAT-ARPA-APPA AL SERVIZIO DELL’AMBIENTE<br />

Introduce i lavori: Sergio Marino, DG ARPA Sicilia<br />

Pietro Maria Testaì, APAT: “Sei anni di attività di ONOG: il Progetto<br />

benchmarking, i LETA, il Centro Interagenziale Sicurezza del Lavoro,<br />

il sito www.onog.it”<br />

Luigi Archetti, APAT: “Il Centro Interagenziale Sicurezza del Lavoro”<br />

Gianluca Simongini, ARPA Lazio: “Il Sistema delle Agenzie tra ristrutturazioni<br />

organizzative e gestione degli organici”<br />

12<br />

PROGRAMMA<br />

10<br />

delle Agenzie Ambientali<br />

a Conferenza Nazionale<br />

delle Agenzie Ambientali<br />

Luca Marchesi, ARPA Lombardia: “L’evoluzione delle strutture organizzative<br />

e gli strumenti a supporto della crescita: alcune esperienze in atto”<br />

Riccardo Guolo, ARPA Veneto: “Attività del Sistema agenziale, necessità<br />

gestionali e fabbisogni fi nanziari: l’importanza di strumenti, linguaggi<br />

e strategie condivise”<br />

Alessandra Bosso, ARPA Piemonte e Adriano Libero, ARPA Emilia Romagna:<br />

“Il progetto i Livelli Essenziali di Tutela Ambientale (LETA)”<br />

ore 15,15 - Dibattito, tavola rotonda e sigla del nuovo Accordo Organizzativo<br />

Triennale ONOG 2006-2008<br />

conduce: Giuliana Spogliarich, DG ARPA Friuli Venezia Giulia<br />

Termine dei lavori<br />

ore 16,30 - Trasferimento alla stazione ferroviaria di Venafro<br />

ore 17,00 - Partenza dalla stazione di Venafro per Campobasso (arrivo:<br />

ore 18.26) - Minuetto - Treno delle Agenzie<br />

Durante il percorso: “Presentazione dell’11 a Conferenza Nazionale delle<br />

Agenzie Ambientali” - a cura di: Rosaria Marino, DG ARPA Lazio<br />

GIOVEDÌ 9 <strong>MARZO</strong> - CAMPOBASSO<br />

Centrum Palace<br />

ore 8,30 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />

ore 9,00 - Saluti delle autorità locali<br />

Centrum Palace Sala Auditorium - Sessione tematica parallela - ore 9,30<br />

G. ALIMENTAZIONE E AMBIENTE<br />

Introduce i lavori: Svedo Piccioni, DG ARPA Umbria<br />

Giovanni Staiano, APAT: “La biodiversità rurale e l’utilizzo di organismi<br />

geneticamente modifi cati nelle produzioni agroalimentari. Panorama<br />

presente e futuro. Intervento network OGM (laboratori, scambio informazioni,<br />

assistenza realizzazione attrezzature)”<br />

Arturo Lucci, ARPA Molise: “Istituzione di un Osservatorio sulla sicurezza<br />

alimentare in relazione alla qualità dell’ambiente”<br />

Maria Belli, APAT: “Resoconto sul Workshop APAT/IUPAC relativo alla<br />

qualità dei dati analitici”<br />

Ernesto Corradetti, ARPA Marche: “Nuove frontiere sul controllo di<br />

microinquinanti negli alimenti”<br />

Marina Molina, ARPA Liguria: “Rete Integrata ARPAL-ASL-IZS: defi nizione<br />

dei profi li analitici per il controllo uffi ciale degli alimenti”<br />

Cecilia Bergamini; Annamaria Colacci, ARPA Emilia Romagna: “Qualità<br />

e sicurezza alimentare: dalla chimica analitica alla nuova frontiera<br />

della genomica funzionale”<br />

Giorgio Sberveglieri, Università degli Studi di Brescia: “Riconoscimento<br />

e validazione di prodotti agro-alimentari tipici italiani mediante sistemi<br />

olfattivi basati su sensori a fi lm sottili semiconduttori”<br />

Luisa Mannina, Università degli Studi del Molise: “L’olio d’oliva e la<br />

Risonanza Magnetica Nucleare: uno studio dell’origine geografi ca,<br />

delle varietà e della qualità”<br />

Michele Lorenzin, APPA Trento e Giuseppe Zavaglio, ARPA Lombardia:<br />

“Acque destinate al consumo umano e contaminazione chimica”<br />

Termine dei lavori<br />

Centrum Palace Sala Venere - Sessione tematica parallela - ore 9,30<br />

H. L’AMBIENTE NELLE TRADIZIONI POPOLARI<br />

Introduce i lavori: Edmondo Nocerino, DG ARPA Valle d’Aosta<br />

Simona Carnevale, Università degli Studi di Firenze: “L’architettura di<br />

una civiltà: il caso dei tratturi”<br />

Donatella Cialdea, Università degli Studi del Molise: “La matrice<br />

territoriale dei tratturi. Evoluzione dell’ambiente lungo il sistema<br />

infrastrutturale storico della Regione Molise”<br />

Giorgio Conti, Università degli Studi di Venezia Ca’ Foscari: “Crisi della<br />

transumanza e marginalità dei territori di montagna”<br />

Maddalena Achenza, Università degli Studi di Cagliari: “Architettura in<br />

terra cruda in Sardegna”<br />

Mario Santucci, Esperto in Antropologia: “L’uomo e il bosco”


Paolo Sequi, CRA-ISPN: “L’agricoltura di montagna e la difesa del suolo”<br />

Giovanni Rebora, Università degli Studi di Genova: “Gestione delle coste<br />

come risorsa: la risorsa della pesca”<br />

Antonio Lauriola, AUSL Modena; Paolo Lauriola, ARPA Emilia Romagna;<br />

Antonio Cherchi, Slow Food: “Sicurezza alimentare e salvaguardia delle<br />

tradizioni culturali, gastronomiche e del territorio”<br />

Pierluigi Trentini, ARPA Emilia Romagna e Federico Brunelli, Parco<br />

del Delta del Po: “Produzione dell’anguilla marinata tradizionale di<br />

Comacchio. Il ruolo di ARPA Emilia Romagna nella valutazione della<br />

pesca e dell’acquacoltura nelle acque di transizione”<br />

Termine dei lavori<br />

Centrum Palace Sala Auditorium<br />

ore 12,15 - Chiusura uffi ciale della 10 a Conferenza Nazionale delle<br />

Agenzie Ambientali<br />

Giorgio Cesari, DG APAT<br />

Gaetano Basti, DG ARTA Abruzzo<br />

Luigi Petracca, DG ARPA Molise<br />

Rosaria Marino, DG ARPA Lazio<br />

ore 15,15 - Partenza dalla stazione di Campobasso e rientro a Pescara<br />

(arrivo: ore 18.21 - via Termoli)<br />

EVENTI COLLATERALI<br />

SABATO 4 <strong>MARZO</strong> 2006 - PESCARA<br />

Museo d’Arte Moderna “Vittoria Colonna”<br />

Sala Auditorium<br />

ore 9,00 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />

ore 10,00 - Saluti delle autorità locali<br />

Franco Caramanico, Assessore all’Ambiente Regione Abruzzo<br />

Adelchi de Collibus, Assessore alla Cultura Comune di Pescara<br />

ore 10,15 - L’Educazione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile<br />

Introduce i lavori: Giorgio Cesari, DG APAT<br />

Silvio Criscuoli, DG Istruzione MIUR: “Ri-orientare i programmi educativi<br />

esistenti”<br />

Gianni Mattioli, Presidente Comitato Scientifi co Decade 2005-2014<br />

sull’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile: “La Decade UNESCO dell’Educazione<br />

per lo sviluppo sostenibile: le attività della Rete Nazionale”<br />

Carlo Montalbetti, DG COMIECO: “La formazione come strumento<br />

operativo del ciclo virtuoso della carta”<br />

Nino Santilli, DG Uffi cio Scolastico Regionale per l’Abruzzo: “Migliorare<br />

l’accesso a un’educazione di base di qualità”<br />

Vittorio Midoro, Ricercatore Istituto Tecnologie Didattiche - CNR: “Sviluppo<br />

sostenibile e innovazione scolastica”<br />

Gaetano Battistella, APAT: “Promuovere la formazione”<br />

Stefania Calicchia, APAT: “Presentazione CD-ROM UNESCO-APAT:<br />

L’Educazione ambientale per lo sviluppo sostenibile”<br />

Paolo Camerieri, Coordinamento A21 Locali Italiane: “Sviluppare consapevolezza<br />

e conoscenze”<br />

ore 12,30 - Sospensione dei lavori<br />

Buffet al Museo d’Arte Moderna “Vittoria Colonna”<br />

ore 15,00 - Tavola rotonda: “Gli attori locali per la proposta globale: il<br />

contributo del territorio per il successo della Decade ONU per l’educazione<br />

per lo sviluppo sostenibile” - conduce Emi Morroni, APAT<br />

Mauro Latini, Coordinatore A21 Locali d’Abruzzo<br />

Sandro Santilli, Dirigente MIUR - Coordinatore C.S.A. d’Abruzzo<br />

Silvio Criscuoli, DG Istruzione MIUR<br />

Franco Caramanico, Assessore all’Ambiente della Regione Abruzzo<br />

Gianni Mattioli, Presidente Comitato Scientifi co Decade 2005-2014<br />

sull’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile<br />

Franco Venni, Associazione ARCO<br />

Roberto Di Vincenzo, Presidente Consulta Regionale Terziario Avanzato<br />

Confi ndustria Abruzzo<br />

Gaetano Battistella, APAT<br />

Lorelay D’Amico, ARTA Abruzzo<br />

Edoardo Di Blasio, Assessore al Bilancio Partecipativo e A21 del Comune<br />

di Pescara<br />

ore 17,30 - Conclusione dei lavori: Gaetano Basti, DG ARTA Abruzzo<br />

ore 18,00 - Termine dei lavori<br />

EVENTO SPECIALE<br />

ore 9,30/18,00 - Vetrina dell’offerta educativa ambientale, proiezioni, spazi<br />

espositivi a cura di: CEA riconosciuti dalla Regione Abruzzo, Gruppo CIFE<br />

Interagenziale, ARPA/APPA, Enti Parco<br />

MARTEDÌ 7 <strong>MARZO</strong> 2006 - VENAFRO (IS)<br />

Castello Pandone Sala A<br />

ore 9,00 - Registrazione e accoglienza dei partecipanti<br />

ore 9,15 - Saluti delle autorità locali<br />

“L’educazione e la comunicazione ambientali: strumenti di sviluppo”<br />

ore 9,30 - Saluto di Giovanni Cannata, Magnifi co Rettore dell’Università<br />

degli Studi del Molise<br />

ore 9,45 - Introduce i lavori: Luigi Petracca, DG ARPA Molise<br />

Alberto Manfredi Selvaggi, ARPA Molise: “ARPA Molise e l’educazione<br />

ambientale: i progetti coordinati da APAT e realizzati in Molise”<br />

Presentazione dei progetti da parte degli insegnanti o dei dirigenti di Scuole<br />

che hanno partecipato ai progetti promossi a livello regionale da ARPA<br />

Molise e coordinati da APAT (Progetti Flepy ed Ecolabel):<br />

Ave Venditti, Scuola dell’Infanzia “Amatuzio” di Bojano (CB):<br />

“Il colore del vento”<br />

Franca Chiacchiari, Scuola Elementare di Castelpetroso (IS):<br />

“Flepy per un mondo migliore”<br />

Maria Bartolucci, Scuola Elementare e Media Giovanni XXIII di<br />

Isernia: “In linea con l’ambiente”<br />

Nicola Iacobacci, Presidente CEA Korai di Campobasso: “Il ruolo del CEA<br />

nell’Educazione Ambientale: informare, ideare, progettare”<br />

Valentina Di Meo, CEA di Isernia: “Educazione Ambientale e sostenibilità<br />

attraverso sistemi multidisciplinari”<br />

David Di Mario, Presidente della Cooperativa di EA Madre Natura di<br />

Agnone (IS): “Educazione Ambientale: un’opportunità per i giovani<br />

in Alto Molise”<br />

Gaetano Battistella, APAT: “L’Educazione Ambientale per lo sviluppo<br />

sostenibile. Il Corso Laboratorio del Gruppo di Lavoro interagenziale<br />

CIFE per la ricerca di nuove progettualità in campo nazionale e internazionale<br />

sull’EA per lo sviluppo sostenibile”<br />

Myriam D’Andrea, APAT: “Il Museo virtuale delle collezioni paleontologiche<br />

e litomineralogiche dell’APAT”<br />

Guido Gili, Università degli Studi del Molise: “La credibilità nella comunicazione<br />

ambientale”<br />

Francesco Apruzzese, ARPA Emilia Romagna e Debora Giancola, ARPA<br />

Molise: “L’Educazione Ambientale per l’Ambiente e la Salute: aspetti<br />

salienti emersi dal modulo del Corso-Laboratorio di Educazione Ambientale<br />

sul tema: Educazione Ambiente Salute (Modena)”<br />

Dibattito e conclusione dei lavori: Giuseppe Zavaglio, DG ARPA Lombardia<br />

EVENTO SPECIALE<br />

ore 9,30/13,00 - Spazio espositivo:<br />

mostra dei lavori prodotti dalle scuole della Regione Molise, nell’ambito dei<br />

progetti 2004/2005, promossi da ARPA Molise e coordinati da APAT<br />

esposizione materiali di Educazione Ambientale e riguardanti i progetti<br />

promossi coordinati da APAT in rappresentanza del Gruppo CIFE<br />

laboratorio didattico: nuovi aspetti comunicativi per l’Educazione Ambientale<br />

con presentazione della raccolta “Gli Osservatori della Terra”<br />

a cura di Norman Accardi, APA<br />

13


L’apertura della IV Biennale Internazionale<br />

della Comunicazione Ambientale,<br />

il 16 Febbraio scorso, ha coinciso con il<br />

primo anniversario dell’entrata in vigore<br />

del Protocollo di Kyoto. A questa<br />

importante ricorrenza BICA ha dedicato<br />

l’evento di apertura. La foglia (simbolo<br />

della manifestazione) rovesciata e colorata<br />

di rosso si trasforma in un cuore<br />

che dà vita allo slogan dell’evento “I<br />

love Kyoto”.<br />

All’entusiasmo sull’argomento non<br />

corrispondono però i risultati. L’Italia,<br />

infatti, si trova piuttosto indietro<br />

rispetto all’obiettivo da raggiungere: ha<br />

superato del 13% i livelli di emissione<br />

di gas serra, a fronte di un impegno di<br />

riduzione pari al 6,5%, rispetto ai valori<br />

del 1990, entro il 2012.<br />

Anche sui ritardi dell’entrata in vigore<br />

del Protocollo ci sarebbe da discutere,<br />

perché è stato firmato nel 1997 ed<br />

è diventato operativo solo nel 2005,<br />

come fa notare Antonio Cianciullo,<br />

giornalista di Repubblica e moderatore<br />

del Convegno di apertura della BICA<br />

dal titolo “16 Febbraio 2005 - 16 Febbraio<br />

2006: un anno di Protocollo di<br />

Kyoto”.<br />

Ha aperto i lavori Daniele Fortini,<br />

Presidente di Federambiente, seguito a<br />

ruota da Paolo Bruschi, Amministratore<br />

delegato Segest, che ha presentato i<br />

risultati di un sondaggio circa “la percezione<br />

dei cittadini rispetto alle questioni<br />

ambientali”, condotto a Gennaio 2006<br />

su un campione di <strong>60</strong>0 persone.<br />

Da questo studio risulta che:<br />

- il 48% degli intervistati non ha mai<br />

sentito parlare del Protocollo di Kyoto;<br />

- del restante 52%, solo il 7% pensa<br />

che in Italia venga applicato nella<br />

maniera adeguata.<br />

Di fronte alla domanda “fra un miglioramento<br />

dell’ambiente e una crescita<br />

dell’occupazione cosa sceglierebbe?”:<br />

- il 55% opta per l’occupazione;<br />

- il 35% preferisce l’ambiente;<br />

- il restante 10% non sa decidere.<br />

“La fascia di età tra i 25 e 34 anni -<br />

sottolinea Bruschi - ha dimostrato<br />

una maggiore sensibilità nei confronti<br />

14<br />

MANIFESTAZIONI E CONVEGNI<br />

BICA, Biennale Internazionale della Comunicazione Ambientale<br />

BUON COMPLEANNO KYOTO!<br />

Ma l’Italia è ancora lontana dall’obiettivo<br />

dell’ambiente rispetto ai meno giovani<br />

più preoccupati per l’occupazione (ndr:<br />

probabilmente dei loro figli)”.<br />

È stato poi il momento dell’intervento<br />

più atteso, quello di Corrado Clini,<br />

Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente<br />

e della Tutela del Territorio,<br />

che ha relazionato su “Kyoto e le politiche<br />

del Governo”.<br />

Clini ha parlato più di quello che si<br />

potrebbe fare piuttosto che di quello<br />

che è già stato fatto.<br />

Il Direttore generale ha presentato una<br />

situazione europea generalmente negativa<br />

con una Francia ed un’Austria che<br />

arrancano, parimenti all’Italia, per stare<br />

dietro ai parametri imposti da Kyoto.<br />

“Gli unici Paesi europei occidentali<br />

che risultano virtuosi - ha affermato<br />

Clini - sono Gran Bretagna, Svezia e<br />

Lussemburgo”.<br />

“I buoni risultati ottenuti dalla Gran<br />

Bretagna - ha continuato - sono dovuti<br />

all’abbandono dell’uso del carbone a<br />

favore del gas e al mantenimento dell’uso<br />

dell’energia nucleare. La Svezia in<br />

teoria si era impegnata ad uscire dal<br />

nucleare ma in pratica non lo ha ancora<br />

fatto. Mentre la Francia è in debito<br />

rispetto a Kyoto, perché ha soddisfatto<br />

il suo fabbisogno energetico anche con<br />

l’uso di combustibili fossili”.<br />

Fatta eccezione per la Slovenia, i nuovi<br />

10 Paesi dell’Est, entrati a far parte<br />

dell’UE, si trovano in una situazione di<br />

credito “perché - sempre secondo il parere<br />

di Clini - la crisi economica che li<br />

ha investiti negli anni 90 ha portato ad<br />

una chiusura degli impianti industriali<br />

con una conseguente diminuzione di<br />

emissione di gas serra”.<br />

Sostanzialmente il rappresentante del<br />

Governo ha detto che: “i Paesi che<br />

sono riusciti a rispettare il protocollo<br />

di Kyoto non lo hanno fatto attivando<br />

nuove politiche energetiche, ma grazie<br />

al loro passato” ovvero “l’UE ce la farà,<br />

infine, grazie alla crisi economica<br />

che ha colpito l’Europa dell’Est e al<br />

mantenimento del nucleare da parte<br />

di alcuni Paesi”.<br />

Insomma secondo il Direttore del Mi-<br />

di Donatella Mancini<br />

nistero per l’Ambiente, in Europa non<br />

esiste una politica energetica e se gli<br />

altri Governi hanno fatto meglio del<br />

nostro non è perché sono stati più<br />

bravi ma solo più “fortunati”.<br />

Ma andiamo ad analizzare in concreto<br />

cosa è stato fatto dal Governo italiano<br />

per procurare al Paese energia sostenibile.<br />

“Avremmo voluto investire sull’eolico -<br />

sostiene Clini - ma alcune Regioni ci<br />

hanno ostacolato”.<br />

“Gli investimenti sull’energia devono<br />

essere decisi nel corso dei prossimi 5-8<br />

anni. Abbiamo 140 milioni di tonnellate<br />

di CO 2 da smaltire. La metà di queste<br />

emissioni - ha detto Clini - potranno<br />

essere eliminate attraverso l’adozione di<br />

fonti di energia rinnovabile e di un’edilizia<br />

attenta al risparmio energetico; la<br />

restante metà attraverso l’acquisto dei<br />

crediti di emissione”.<br />

Apriamo una parentesi per spiegare<br />

cosa sono i crediti di emissione. La<br />

Direttiva 2003/87/CE ha introdotto<br />

l’Emission Trading, che prevede un<br />

tetto massimo di emissioni di anidride<br />

carbonica per le industrie. Le aziende<br />

che superano il limite devono acquistare<br />

i diritti di emissione da chi invece<br />

li riduce. Il Governo può acquistare<br />

crediti di emissione da Paesi stranieri<br />

meno inquinati per poi metterli a disposizione<br />

delle industrie nazionali che<br />

sforano i limiti assegnati.<br />

Ha poi preso la parola il Presidente nazionale<br />

di Legambiente, Roberto Della<br />

Seta, che ha subito sottolineato come<br />

la produzione di energia nucleare,<br />

seppur non del tutto abbandonata da<br />

alcuni Stati europei, non è aumentata<br />

negli ultimi 20 anni.<br />

“Lo scenario ambientale è cambiato drammaticamente.<br />

L’aumento delle emissioni<br />

- ha sostenuto - è salito del 50%, anziché<br />

del previsto 30%. La mancata adesione<br />

degli USA a Kyoto e l’aumento della<br />

produzione industriale in Cina ed India<br />

hanno fatto saltare tutte le previsioni”.<br />

“In passato l’Italia vantava un primato<br />

in fatto di Intensità energetica<br />

(ndr: è la quantità di energia bruciata


per produrre unità di ricchezza) - ha<br />

proseguito della Seta - ora è<br />

sotto la media europea. Non<br />

assolutamente vero che<br />

in Europa stiamo tutti<br />

sulla stessa barca;<br />

l’Italia è il paese che<br />

ha avuto il maggior<br />

aumento delle emissioni<br />

di gas serra, insieme alla<br />

Spagna, che però non è obbligata a<br />

ridurle. L’acquisto dei crediti, inoltre,<br />

è molto più alto rispetto agli altri Paesi<br />

dell’UE. Se il Governo ha disatteso Kyoto,<br />

l’Assindustria ha fatto anche peggio.<br />

Gli imprenditori non hanno capito che<br />

questa poteva diventare un’occasione,<br />

ma hanno vissuto il protocollo come<br />

un peso. Le poche aziende, invece, che<br />

hanno investito sul risparmio energetico<br />

sono state premiate con un ritorno<br />

economico”.<br />

Antonio Navarra, dell’Istituto nazionale<br />

di Geofisica e Vulcanologia ha<br />

parlato di clima e riscaldamento globale.<br />

“L’effetto serra - ha detto l’esperto - è<br />

un fenomeno che esiste da sempre, ma<br />

solo di recente è diventato un problema<br />

a causa dell’elevatissima e repentina<br />

concentrazione di CO 2 ”.<br />

Emilio D’Alessio, Presidente del Coordinamento<br />

Agende 21 locali italiane,<br />

ha relazionato sul Protocollo di Kyoto<br />

applicato alle realtà locali, le più coinvolte<br />

dal fenomeno dell’inquinamento.<br />

Il 70% degli europei, infatti, vive nelle<br />

città, dove si producono i 3/4 di anidride<br />

carbonica di origine umana, mentre<br />

1/3 delle emissioni totali è generata dai<br />

mezzi di trasporto.<br />

“Le azioni degli enti locali - ha detto<br />

D’Alessio - sono limitate alla vigilanza.<br />

Per riuscire ad ottenere dei risultati<br />

positivi è molto importante il rapporto<br />

di fiducia delle istituzioni con i cittadini<br />

e un forte senso civico da parte di<br />

quest’ultimi, che a volte, per la tutela<br />

dell’ambiente, devono accettare dei<br />

provvedimenti molto impopolari”.<br />

Per Mario Gamberale del “Kyoto<br />

Club” e Direttore di “AzzeroCO 2 ” l’Italia<br />

è in ritardo rispetto all’Europa. Le<br />

leggi sull’edilizia risalgono al 1976 con<br />

la conseguenza che gli edifici, privi di<br />

isolamento termico, consumano troppa<br />

energia, circa il doppio della media dei<br />

Paesi del Nord Europa.<br />

“La tecnologia non manca - fa notare<br />

Gamberale - ma non viene applicata”.<br />

Per Matteo Leonardi del WWF il problema<br />

non è solo ambientale ma anche<br />

politico e democratico.<br />

“Se non si risolve la questione dell’approvvigionamento<br />

di energia - ha<br />

detto - verranno imposte alle popolazioni<br />

centrali a carbone e nucleari”.<br />

Sergio Perini, General Manager Iveco,<br />

ha portato l’esperienza di un’impresa<br />

che della sostenibilità ha fatto il suo<br />

“cavallo di battaglia”.<br />

“La Iveco - ha raccontato Perini - ha<br />

differenziato la raccolta rifiuti in 50<br />

categorie ed ha escluso tutti i fornitori<br />

che non garantiscono prodotti riciclabili.<br />

Inoltre abbiamo anticipato la<br />

normativa Euro 5”.<br />

(ndr: ricordiamo che la Iveco produce motori<br />

ed è azienda leader nella produzione<br />

di motori a gas per il trasporto urbano).<br />

Ennio Fano, Responsabile Politiche<br />

Ambientali ENEL, ha dichiarato con<br />

orgoglio che l’ENEL è risultata la<br />

migliore azienda italiana per quanto<br />

attiene al rispetto del Protocollo di<br />

Kyoto, avendo ridotto le emissioni del<br />

18% rispetto al 1990.<br />

Rosa Rinaldi, Vicepresidente Provincia<br />

di Roma, ha parlato di tramonto dell’era<br />

dei combustibili fossili.<br />

“L’esperienza del petrolio - ha detto<br />

la Vicepresidente - rappresenta una<br />

parentesi irripetibile e non si può<br />

pensare di sostituirlo con il nucleare,<br />

dal momento che questo serve solo per<br />

la produzione di elettricità, ma è inutilizzabile<br />

nei trasporti. E poi anche<br />

l’uranio col tempo finirebbe. L’unica<br />

via possibile è quella di un passaggio<br />

da una gestione privata dell’energia ad<br />

un sistema organizzato localmente in<br />

base alle potenzialità energetiche del<br />

territorio. C’è più bisogno di intelligenza<br />

che di materie prime”.<br />

Il Convegno si è concluso con le relazioni<br />

su alcune esperienze locali. Sono<br />

intervenuti rispettivamente Emanuele<br />

Burgin, Assessore all’Ambiente della<br />

L’intervento al Convegno del Presidente del Coordinamento delle A21 Locali italiane, Emilio D’Alessio<br />

Provincia di Bologna; Franco Becchis,<br />

Direttore scientifico della Fondazione<br />

per l’Ambiente, che ha parlato dei Certificati<br />

bianchi in Piemonte; Lorenzo<br />

Genesio, Ibimet-CNR, che ha relazionato<br />

sul progetto Osservatorio di Kyoto<br />

della Regione Toscana.<br />

15


Il tradizionale appuntamento biennale<br />

per gli operatori dell’ambiente,<br />

SEP - Salone Internazionale delle<br />

Ecotecnologie e dei Servizi, ritorna alla<br />

Fiera di Padova dal 15 al 18 marzo.<br />

Organizzato da PadovaFiere con il patrocinio<br />

del Ministero dell’Ambiente e<br />

della Tutela del Territorio, SEP 2006 è il<br />

grande forum sui servizi per la gestione<br />

dei rifiuti, energia, aria, acqua e per la<br />

salvaguardia delle risorse ambientali in<br />

un confronto continuo con la sostenibilità<br />

ambientale, economica e sociale.<br />

Con 18.000 operatori professionali,<br />

3.<strong>60</strong>0 presenze congressuali, 450 espositori<br />

distribuiti su una superficie netta<br />

di 45.000 mq (dati della precedente<br />

edizione), costituisce un momento di<br />

scambio tra gli operatori dei servizi<br />

pubblici e privati, soggetti formatori<br />

nazionali e comunitari sulle innovazioni<br />

tecnologiche, sulle opportunità e prospettive<br />

di mercato alla luce delle nuove<br />

indicazioni normative e legislative.<br />

Il Salone, organizzato per l’estero in<br />

collaborazione con Fiera Milano spa,<br />

segue quelli svolti nel 2005 in Romania<br />

(Bucarest/Romenvirotech, 16-19<br />

16<br />

Fiera di Padova, 15-18 marzo<br />

SEP 2006<br />

Risposte alle emergenze ambientali<br />

marzo) e in Croazia (Zagabria/EMAT,<br />

27-30 settembre), e avrà al centro degli<br />

interessi 5 grandi temi sui quali<br />

attualmente convergono la sensibilità<br />

dei cittadini, gli interessi delle imprese<br />

e le scelte degli amministratori:<br />

- Energie rinnovabili ed ecosostenibili;<br />

- Bionova Ambiente;<br />

- Emissioni - inquinamento acustico<br />

e luminoso;<br />

- Acqua;<br />

- Rifiuti.<br />

A SEP 2006, il settore tradizionalmente<br />

dedicato all’energia viene esteso alle<br />

fonti rinnovabili e a basso impatto ambientale,<br />

come: biomasse, solare, termico<br />

e fotovoltaico, idrogeno; il cui mercato è<br />

divenuto operativo grazie agli incentivi<br />

messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente<br />

e della Tutela del Territorio.<br />

SEP 2006 annovera tra i partners le più<br />

importanti associazioni di categoria e del<br />

settore, quali ISES e Kyoto Club.<br />

In questa edizione grazie alla collaborazione<br />

del Comune e la Camera di<br />

a cura di Fabio Bastianelli<br />

Commercio di Friburgo, sarà presente,<br />

appunto, in anteprima italiana il<br />

“modello Friburgo”, le soluzioni cioè<br />

adottate dalla città tedesca che è diventata<br />

all’avanguardia in tema di fonti<br />

rinnovabili a basso impatto ambientale e<br />

contenimento dei consumi energetici.<br />

Importante l’attenzione che SEP 2006<br />

riserverà all’impulso dato dai nuovi<br />

processi biotecnologici per le produzioni<br />

di biocarburanti e biocombustibili in<br />

genere (centrali a biomasse, cogenerazione<br />

da pile a combustibile ed<br />

idrogeno, processi di reforming per trasformare<br />

metano in idrogeno, ecc.).<br />

In particolare il tema idrogeno verrà<br />

finalmente trattato con un approccio<br />

tecnico e pratico: le soluzioni presenti<br />

al SEP 2006 sono in avanzata fase di<br />

progettazione o addirittura disponibili<br />

sul mercato, dai veicoli per le ZTL ai cogeneratori<br />

condominiali elettrico-termici<br />

ad idrogeno, ottenuto per reforming dal<br />

normale metano di rete.<br />

SEP 2006 costituirà anche l’occasione<br />

di toccare con mano le soluzioni già


presenti sul mercato per ridurre le<br />

emissioni nei centri urbani.<br />

Grazie ad un accordo stipulato il Gruppo<br />

allestitori veicoli ecologici, aderenti prevalentemente<br />

all’ANFIA, e PadovaFiere,<br />

a SEP 2006 le aziende mostreranno la<br />

validità delle loro soluzioni, con dimostrazioni<br />

sul campo di mezzi alimentati a<br />

carburanti alternativi a bassa emissione<br />

e a ridotto impatto, quali il biodiesel, gas<br />

naturale, energia elettrica, idrogeno con<br />

relativa stazione di rifornimento.<br />

Oltre alle tecnologie per ridurre le<br />

emissioni in atmosfera in generale e<br />

a quelle per proteggere gli ambienti<br />

di lavoro e di vita dall’inquinamento<br />

acustico, in grado di analizzare e valutare<br />

le sorgenti, a SEP 2006 sarà dato<br />

risalto anche alle migliori soluzioni per<br />

combattere l’inquinamento luminoso.<br />

Proprio per richiamare l’attenzione<br />

dei pubblici amministratori e decisori<br />

politici sull’impatto ambientale causato<br />

dall’illuminazione pubblica e dal suo<br />

spreco, a SEP 2006 verrà presentata<br />

alla stampa una Ricerca, promossa da<br />

Legambiente, PadovaFiere e Eligent,<br />

che analizzerà i dati dei capoluoghi di<br />

provincia e che costituirà la prima indagine<br />

nazionale sui consumi energetici<br />

dell’illuminazione pubblica in termini<br />

di: costi economici; produzione di gas<br />

serra; inquinamento luminoso.<br />

L’area dedicata all’acqua proporrà il<br />

confronto sui grandi temi dello sviluppo<br />

sostenibile, del risparmio, recupero e riu-<br />

tilizzo di questa risorsa che cambiamenti<br />

climatici e sviluppo industriale, rendono<br />

sempre più preziosa. Verrà proposto un<br />

percorso tra impianti di depurazione,<br />

potabilizzazione, demineralizzazione,<br />

per rendere più efficiente il sistema di<br />

gestione integrata del consumo idrico ed<br />

irriguo, come pure ampio spazio verrà<br />

offerto alle tecnologie per la gestione<br />

dell’ultimo miglio e sistemi no-dig (senza<br />

scavo) per la ristrutturazione delle reti.<br />

In mostra, come di consueto, sarà anche<br />

la gestione integrata dei rifiuti e<br />

dell’igiene urbana, con le tecnologie<br />

per la raccolta, trasporto, trattamento<br />

e recupero, stoccaggio, valorizzazione<br />

energetica e smaltimento.<br />

A SEP 2006, Assoambiente, che rappresenta<br />

a livello nazionale e comunitario<br />

350 imprese private che gestiscono servizi<br />

ambientali, presenterà il III Rapporto<br />

sulla Gestione dei Rifiuti Urbani 2006,<br />

curato dall’Osservatorio sui Servizi di Igiene<br />

urbana che consentirà, a distanza<br />

dalle precedenti 2 edizioni (1998-2002), di<br />

tracciare il percorso evolutivo del settore<br />

e del mercato, assumendo a riferimento<br />

la classica distinzione tra gestione diretta<br />

del Comune con proprio personale,<br />

la gestione tramite azienda o impresa<br />

pubblica, la gestione tramite società a<br />

capitale misto-pubblico/privato e tramite<br />

concessione/appalto a impresa privata.<br />

Anche l’edizione di quest’anno dedicherà<br />

un settore specifico alla pulizia delle<br />

spiagge, mettendo in mostra le innova-<br />

zioni tecnologiche che garantiscono la<br />

sicurezza e l’igiene dei litorali e delle<br />

coste, riducendo gli impatti negativi<br />

che ne deriverebbero per la fruizione<br />

turistico-balneare che tanta importanza<br />

riveste per l’economia di molti paesi.<br />

Ad affiancare la sezione espositiva, sono<br />

in programma convegni, workshop,<br />

presentazioni aziendali, con un panel<br />

di autorevoli relatori, che costituiranno<br />

un altro importante momento per<br />

conoscere le innovazioni di prodotto,<br />

apprendere nuove tecnologie e approfondire<br />

le normative in questione.<br />

L’edizione 2006 di SEP, che dal 2007<br />

diverrà triennale, neutralizzando le proprie<br />

emissioni di gas serra in atmosfera,<br />

si fregia dell’autorevole marchio Carbon<br />

Neutral®. PadovaFiere ha scelto, infatti,<br />

di aderire all’iniziativa delle Società AzzeroCO<br />

2 per compensare la quantità di<br />

anidride carbonica prodotta dal consumo<br />

di materia ed energia legato alla manifestazione,<br />

acquisendo crediti di emissioni<br />

che saranno utilizzati per supportare impianti<br />

di energia rinnovabile e progetti<br />

di riforestazione, soprattutto nei paesi in<br />

via di sviluppo. Nel caso specifico, SEP<br />

2006 sosterrà progetti di elettrificazione<br />

rurale in Italia e Sri-Lanka.<br />

Informazioni: Tel. 049 840111<br />

www.sepeurope.org<br />

17


“Far conoscere e diffondere progetti e<br />

modelli di sviluppo economico, sociale<br />

e ambientale per garantire un futuro<br />

alla Terra”: è questo l’assunto della<br />

3 a edizione di Terra Futura, Mostra-<br />

Convegno delle buone pratiche di<br />

sostenibilità, che si svolgerà a Firenze,<br />

presso la Fortezza da Basso, dal 31<br />

marzo al 2 aprile 2006.<br />

L’evento, promosso e organizzato dalla<br />

Fondazione Culturale Responsabilità<br />

Etica Onlus, per conto del Sistema<br />

Banca Etica, e da ADESCOOP-Agenzia<br />

dell’Economia Sociale s.c., vedrà<br />

la partecipazione di rappresentanti e<br />

responsabili del mondo dell’associazionismo<br />

e del no-profit, delle istituzioni,<br />

del mondo delle imprese, per far conoscere<br />

le buone pratiche di sostenibilità<br />

esistenti e già sperimentate nei diversi<br />

ambiti del produrre, coltivare, abitare,<br />

agire e governare.<br />

Saranno così dibattuti e mostrati esempi<br />

di temi cari a tutti coloro che desiderano<br />

percorrere strade alternative capaci<br />

di garantire un futuro sostenibile:<br />

- consumo critico;<br />

- commercio equo;<br />

- finanza etica;<br />

- responsabilità sociale d’impresa;<br />

- turismo responsabile;<br />

- rispetto e tutela dell’ambiente;<br />

- energie alternative e rinnovabili;<br />

- bioagricoltura;<br />

- bioedilizia;<br />

- medicine non convenzionali;<br />

- mobilità sostenibile;<br />

- diritti umani.<br />

Il fil rouge dei vari appuntamenti sarà<br />

costituito dai Beni Comuni, intesi come<br />

Aria, Acqua, Sicurezza... ma anche<br />

Pace e Dignità della persona.<br />

“L’idea di guardare ai beni comuni -<br />

ha sottolineato Ugo Biggeri, Presidente<br />

della Fondazione culturale Responsabilità<br />

Etica Onlus e ideatore della<br />

manifestazione - è il frutto di una constatazione<br />

molto semplice; il problema<br />

fondamentale dell’economia di oggi è<br />

il concetto di limite: delle nostre capacità<br />

tecnologiche, delle risorse naturali,<br />

del pianeta, della capacità di diffusione<br />

18<br />

Firenze - Fortezza da Basso, 31 Marzo-2 Aprile<br />

TERRA FUTURA 2006:<br />

OLTRE IL PETROLIO, OLTRE L’INGIUSTIZIA<br />

Mostra-Convegno Internazionale delle buone pratiche di sostenibilità<br />

del benessere. Ecco allora che, come nel<br />

villaggio localizzato medioevale i limiti<br />

imposti dalla mobilità e dalla natura<br />

rendevano necessario stabilire insieme<br />

i sistemi di gestione dei beni comuni o<br />

meglio dei beni gestiti in comunanza<br />

(gli usi civici, ma anche le infinite<br />

regole non scritte), oggi nel villaggio<br />

globale i limiti naturali del “villaggio”<br />

(la Terra) ci impongono di capire<br />

insieme quali beni comuni dobbiamo<br />

gestire in comunanza, riscoprendo alcuni<br />

cardini fondamentali dell’agire<br />

umano che oggi l’economia misconosce<br />

quasi totalmente: l’importanza degli<br />

aspetti relazionali, la partecipazione<br />

dei singoli e delle comunità locali alla<br />

gestione di tali beni”.<br />

Sarà, quindi, un momento di riflessione<br />

sulle principali sfide per realizzare “il<br />

mondo che vogliamo”, in uno scenario<br />

possibile dove co-esistano: energia senza<br />

petrolio, sviluppo senza crescita, benessere<br />

senza consumismo, ricchezza senza<br />

ingiustizia, denaro senza speculazione,<br />

lavoro senza competizione, partecipazione<br />

senza delega, conoscenza senza<br />

televisione, futuro senza paura.<br />

Obiettivi questi da raggiungere attraverso<br />

la revisione dei modelli economici<br />

attuali e una diversa gestione delle<br />

risorse naturali, ma anche con la definizione<br />

di modelli nuovi di relazioni<br />

sociali, di governo, di lavoro, di partecipazione<br />

e di informazione.<br />

A Terra Futura gli Enti locali potranno<br />

evidenziare l’importante ruolo<br />

che hanno nella valorizzazione, nella<br />

sensibilizzazione dei cittadini per<br />

costruire buone pratiche e cambiare,<br />

giorno dopo giorno, lo stile di vita:<br />

nella scelta del cibo, degli abiti, dei<br />

mezzi di trasporto, degli investimenti,<br />

delle fonti energetiche.<br />

Per favorire questa cultura è importante<br />

mettersi in rete, costruire insieme,<br />

scambiarsi le esperienze, tramite accordi,<br />

documenti, coordinamenti.<br />

Per rispondere a questa vocazione dell’evento,<br />

il Coordinamento delle Agende<br />

21 Locali italiane parteciperà con un<br />

proprio stand a Terra Futura, che oltre<br />

a cura di Vinicio Ruggiero<br />

a fornire materiali ed offrire informazioni<br />

sulle attività dell’Associazione e<br />

dei propri partners (nazionali ed internazionali)<br />

fungerà da punto nodale di<br />

una sorta di “quartiere dell’Agenda 21”<br />

dal momento che tutt’attorno saranno<br />

posizionati gli stand dei soci, nonché<br />

da centro logistico per tutte le attività<br />

previste. Ricordiamo che a Terra Futura<br />

si svolgerà l’annuale Assemblea dei soci<br />

(venerdì 31 marzo), che si concluderà<br />

il giorno seguente a Palazzo Vecchio,<br />

nella prestigiosa “Sala de’ Dugento”.<br />

Terra Futura, come avvenuto nelle<br />

precedenti edizioni, costituisce anche<br />

un punto di incontro per sviluppare<br />

sinergie tra le Amministrazioni Pubbliche<br />

e il Commercio Equo e Solidale<br />

attraverso l’attivazione di percorsi per<br />

promuovere un consumo responsabile<br />

e per utilizzare prodotti del commercio<br />

equo-solidale.<br />

Accanto ad un fitto e prestigioso programma<br />

culturale a Terra Futura, per<br />

il vasto pubblico, troveranno spazio<br />

animazioni, spettacoli e intrattenimenti<br />

originali, dedicati ai grandi e ai più piccoli,<br />

nella convizione che l’educazione<br />

a questi temi e a stili di vita più sostenibili,<br />

sia una leva fondamentale.<br />

Anche per questo la Manifestazione,<br />

fin dall’inizio, ha goduto di ampi ed<br />

importanti consensi.<br />

Durante le 3 giornate dell’edizione<br />

2005, a Terra Futura si sono succeduti<br />

48.500 visitatori che hanno partecipato<br />

a più di 100 appuntamenti in calendario<br />

tra convegni, dibattiti e workshop,<br />

con quasi 500 relatori nazionali e internazionali,<br />

300 espositori (di questi<br />

140 erano aziende, 110 enti no-profit,<br />

50 istituzioni), per oltre 2.000 realtà<br />

presenti in rassegna, per conoscere<br />

le esperienze, i progetti e le buone<br />

pratiche di sostenibilità.<br />

Per informazioni:<br />

ADESCOOP<br />

Via Boscovich, 12 - 35136 Padova<br />

Tel.049 8726599 - fac 049 8726568<br />

info@terrafutura.it - www.terrafutura.it


L’emergenza gas ha portato il tema dell’energia, e soprattutto<br />

del risparmio energetico, all’ordine del giorno.<br />

Dopo i continui disagi causati dall’aumento del costo del<br />

petrolio, anche questa fonte energetica ha dimostrato tutta<br />

la sua intrinseca debolezza.<br />

Parlare di “risparmio energetico” diventa quindi imprescindibile.<br />

Si fa infatti sempre più consistente la domanda da<br />

parte di aziende, famiglie ed enti pubblici di strategie e<br />

soluzioni per ridurre i costi delle bollette energetiche: una<br />

domanda che nasce quindi non solo dal desiderio di investire<br />

sull’ambiente, ma anche da esigenze di tipo economico.<br />

La Mostra Convegno SOLAREXPO, in calendario presso la<br />

Fiera di Vicenza dal 27 al 29 aprile 2006, costituisce la più<br />

importante rassegna di fonti energetiche rinnovabili di tutta<br />

l’area euro-mediterranea ed è dedicata:<br />

- ai professionisti del settore, che possono trovare in Fiera<br />

le tecnologie più innovative e le soluzioni impiantistiche<br />

più avanzate;<br />

- alle aziende, interessate a ridurre i costi energetici grazie<br />

alle energie rinnovabili e che desiderano aggiornarsi su<br />

tutti gli incentivi economici e fiscali in merito;<br />

- agli amministratori pubblici, che hanno l’occasione di<br />

conoscere i progetti pilota e le strategie di diffusione delle<br />

rinnovabili sul territorio;<br />

- alle famiglie in generale, che nell’apposita parte fieristica<br />

possono toccare con mano tutte le soluzioni alternative<br />

per una casa ecologica e il risparmio energetico.<br />

Con la 7 a edizione, SOLAREXPO aumenta la superficie espositiva<br />

del 30% rispetto al 2005, perfettamente in linea con<br />

20<br />

SOLAREXPO 2006<br />

Fiera di Vicenza, 27-29 Aprile<br />

IL MOTORE DELLE NUOVE ENERGIE<br />

di Fabio Bastianelli<br />

la crescita di interesse che le rinnovabili stanno suscitando.<br />

Circa 300 espositori si distribuiscono su una superficie di<br />

15.000 mq.<br />

SOLAREXPO 2006 presenta le tecnologie, le applicazioni, i<br />

servizi nei seguenti ambiti:<br />

IL SISTEMA SOLARE<br />

solare termico, fotovoltaico<br />

IL PIANETA VERDE<br />

biomasse, biogas, biocombustibili liquidi<br />

GREEN BUILDING<br />

architettura solare, architettura in legno, coibentazione,<br />

ecomateriali, tetti verdi<br />

EFFICIENZA ENERGETICA<br />

negli impianti di riscaldamento, climatizzazione, illuminazione<br />

CICLO DELL’ACQUA IN EDILIZIA<br />

risparmio acqua potabile, riciclo acqua piovana<br />

MICROGEN & POLYGEN<br />

cogenerazione distribuita, trigenerazione<br />

ACQUA, VENTO E FUOCO<br />

energia idroelettrica, eolica, geotermica<br />

ECOMOVE<br />

carburanti e veicoli alternativi, mobilità sostenibile


HYENERGY<br />

idrogeno e celle a combustibile<br />

RICERCA, CONSULENZA, SERVIZI, ESCO, CARBON TRADING<br />

EDITORIA TECNICA, SOFTWARE, ASSOCIAZIONI DI SETTORE<br />

Un’ampia vetrina di prodotti e di impianti dei migliori marchi nazionali<br />

ed internazionali del solare fotovoltaico (Schüco, Sharp,<br />

Isofoton, Helios Technology…), del solare termico (Buderus,<br />

Viessmann, Paradigma, Sonnenkraft, Accomandita…).<br />

Viene confermata anche la presenza di Domotecnica ed<br />

Enel.si, i due principali network italiani di installatori specializzati<br />

in franchising.<br />

Alta è l’adesione da parte dei produttori di case in legno<br />

Foto griffnerhaus-ecos <strong>srl</strong> Foto isofoton<br />

(Griffnerhaus, Casa Libella, Tirol Haus, Casarredo, Hauser,<br />

Belwood…) e, all’interno dello stand collettivo promosso<br />

dalla Camera di Commercio di Bolzano, confermata la presenza<br />

di CasaClima.<br />

Come di consueto, accanto alla ricca rassegna espositiva, si<br />

svolge un programma convegnistico di eccellenza che,<br />

oltre all’immancabile appuntamento dedicato al fotovoltaico,<br />

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21


Come era ampiamente previsto il Governo ha approvato<br />

definitivamente, un giorno prima dello scioglimento delle<br />

Camere, il cosiddetto Testo Unico Ambientale.<br />

Si è concluso un lungo e tormentato iter legislativo che aveva<br />

preso avvio il 9 agosto 2001 con l’approvazione da parte<br />

del Consiglio dei Ministri del Disegno di Legge Delega che<br />

si concluderà con la Delega concessa il 24 novembre 2004<br />

dal Parlamento al Governo per adottare uno o più decreti<br />

di riordino, coordinamento ed integrazione delle disposizioni<br />

legislative in diversi settori e materie della normativa<br />

ambientale (Legge 15 Dicembre 2004, n. 308).<br />

Si trattava, in sostanza, di recepire 8 Direttive Comunitarie<br />

non ancora entrate nella legislazione italiana nei settori oggetto<br />

della delega e di abrogare 32 tra: Leggi (5), Disposizioni<br />

di Legge (10), Decreti Legislativi (2), Decreti Presidenziali<br />

(4), Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri (3),<br />

Decreti Ministeriali (8), cui dovevano aggiungersi le disposizioni<br />

già abrogate e di cui doveva essere confermata<br />

l’abrogazione da parte dei decreti delegati.<br />

La stessa Legge Delega aveva previsto una procedura specifica<br />

per la redazione e l’approvazione dei decreti, da<br />

concludersi entro 18 mesi dall’entrata in vigore, che erano<br />

adottati su proposta del Ministro dell’Ambiente e della Tutela<br />

del Territorio, di concerto con il Ministro per la Funzione<br />

Pubblica, con il Ministro per le Politiche Comunitarie e con<br />

gli altri Ministri interessati, sentito il parere della Conferenza<br />

unificata Stato-Regioni e le competenti Commissioni<br />

parlamentari che, nell’esprimere parere, devono indicare<br />

specificatamente le eventuali disposizioni ritenute non<br />

conformi ai criteri direttivi della Legge Delega.<br />

22<br />

INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO<br />

APPROVATO IL TESTO UNICO<br />

IN MATERIA AMBIENTALE<br />

di Vinicio Ruggiero<br />

Nel corso del 2005, una Commissione di 24 membri, detti “Saggi”,<br />

e prevista dalla Legge, coordinata dal Capo di Gabinetto<br />

del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e supportata<br />

da una Segreteria Tecnica i cui membri erano presi dagli uffici<br />

del Ministero, predisponeva ed approvava, in via preliminare,<br />

gli schemi di 5 Decreti (Danno Ambientale; Rifiuti e Bonifiche;<br />

VIA-VAS-IPPC; Tutela dell’aria; Difesa del suolo, lotta alla desertificazione,<br />

tutela delle acque e gestione delle risorse idriche)<br />

che un comunicato stampa del Ministero, sintetizzandone i<br />

contenuti, ne annunciava la loro presentazione e discussione<br />

il 12 settembre 2005 presso l’Avvocatura dello Stato.<br />

Dopo la presentazione dei 5 Testi Unici sono seguite prese<br />

di posizione e note di polemica da parte di associazioni<br />

ambientaliste e istituzionali che, nel merito, lamentavano un<br />

riaccentramento di competenze ambientali e una deregulation<br />

(WWF, Legambiente) e, nel metodo, denunciavano la<br />

violazione (Conferenza delle Regioni, UPI, ANCI), dell’Accordo<br />

del 4 ottobre 2001 con il quale il Ministro si impegnava<br />

ad “operare pariteticamente nell’elaborazione legislativa ai<br />

fini di conseguire gli obiettivi condivisi […] garantire una<br />

interlocuzione sistematica con le Regioni e gli Enti Locali<br />

nella fase preliminare ed in quelle successive sui singoli temi<br />

dell’elaborazione dei decreti legislativi”.<br />

Sul versante opposto, Fise-Assoambiente, Associazione Imprese<br />

Servizi Ambientali aderente a Confindustria, sullo schema<br />

presentato sui Rifiuti dichiarava: “finalmente si punta all’industrializzazione<br />

e al mercato della gestione dei rifiuti urbani”.<br />

I Testi venivano inoltrati, come previsto dalla Legge Delega,<br />

ai Ministeri delle Attività Produttive e delle Finanze per le<br />

concertazioni.<br />

Dopo aver provveduto ad approntare alcune modifiche ai


testi, la Commissione dei Saggi approvava il 3 ottobre gli<br />

schemi dei decreti legislativi, che erano consultabili dal 5<br />

ottobre sul sito www.comdel.it.<br />

Durante il mese di ottobre, dalle indicazioni e riflessioni che<br />

scaturivano nel corso di attività convegnistiche svolte sul<br />

tema, direttamente dal Ministero dell’Ambiente, e di quelle<br />

a cui partecipavano Ministro, Sottosegretari e Dirigenti del<br />

Ministero, si aveva la sensazione che i testi unici ambientali<br />

sarebbero stati accorpati in un unico maxi-testo, contenente<br />

molta dell’attuale normativa ambientale.<br />

Infatti, il Consiglio dei Ministri il 18 novembre approvava<br />

in prima lettura un unico Decreto Attuativo e trasmetteva il<br />

testo alla Conferenza unificata Stato-Regioni e alle “Commissioni<br />

Ambiente” di Camera e Senato, per i previsti pareri.<br />

La Conferenza unificata non esprimeva parere nei tempi previsti<br />

(15 Dicembre), a seguito della posizione fortemente critica<br />

assunta dalle Regioni che chiedevano al Governo un confronto<br />

conciliante e un rinvio dell’espressione di parere.<br />

Di fatto, il parere è stato poi espresso negativamente dalla Conferenza<br />

delle Regioni e delle Province Autonome con l’Ordine del<br />

Giorno approvato il 26 gennaio: “Sia nel merito, che nel metodo,<br />

come diffusamente argomentato nell’allegato documento”.<br />

Viceversa le Commissioni Ambiente di Camera (VIII Commissione)<br />

e del Senato (XIII Commissione) si esprimevano<br />

favorevolmente:<br />

- una prima volta, il 12 gennaio, corredando i pareri con<br />

una serie di condizioni ed osservazioni;<br />

- una successiva, il 31 gennaio, sul testo che era stato modificato<br />

e licenziato il 19 gennaio dal Governo (sulla scorta<br />

di quelle condizioni ed osservazioni che, proposte dalle<br />

Commissioni, aveva ritenuto di recepire), accompagnando<br />

i pareri con altre, o reiterate, condizioni ed osservazioni.<br />

Quindi, il 10 febbraio, il Consiglio dei Ministri approvava<br />

definitivamente il testo del Decreto Legislativo “Norme in<br />

materia ambientale”.<br />

“Una grande riforma di legislatura, attesa da molti anni - ha<br />

detto il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio,<br />

Altero Matteoli - che ho fortemente voluto per far uscire<br />

l’ambiente da un caos normativo in cui troppo spesso hanno<br />

potuto prosperare gli eco-furbi. Ora il cittadino e l’imprenditore<br />

potranno avere a disposizione un Codice dell’Ambiente<br />

chiaro e razionale che permetterà di compiere quel salto di<br />

qualità indispensabile per una reale tutela dell’ambiente”.<br />

Il contenuto del Testo varato, che dovrà essere promulgato<br />

dal Presidente della Repubblica per la successiva pubblicazione<br />

sulla Gazzetta Ufficiale, consta di 318 articoli e 45<br />

allegati (per complessive 700 pagine), sinteticamente sotto<br />

riportato, tal quale è descritto nel comunicato del Ministero<br />

dell’Ambiente del 10 febbraio (www.minambiente.it):<br />

VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) - VAS (Valutazione<br />

Ambientale Strategica) IPPC (Prevenzione e riduzione<br />

integrate dell’inquinamento)<br />

Integrale recepimento di quattro direttive. Scansione puntuale<br />

dei procedimenti Via per garantire il completamento<br />

di tutte le procedure in tempi certi. Anche per la Via ordinaria<br />

verrà esaminato il progetto preliminare. Definizione<br />

dei meccanismi di coordinamento tra VIA e VAS e tra VIA e<br />

IPPC. Introduzione di un sistema di controlli successivi. Accoglimento<br />

del principio del silenzio-rifiuto e rafforzamento<br />

della disciplina di informazione al pubblico.<br />

Difesa suolo, lotta alla desertificazione, tutela delle<br />

acque e gestione delle risorse idriche<br />

Riordino e coordinamento delle disposizioni normative<br />

frammentate in una pluralità di testi e interconnesse come<br />

la difesa del suolo, la tutela delle acque, la gestione<br />

delle risorse idriche. Integrale recepimento della direttiva<br />

2000/<strong>60</strong>/ Ce in materia di acque che prevede l’istituzione di<br />

Autorità di bacino distrettuali e la definizione dei distretti<br />

idrografici, che sono stati definiti in sette (Distretto delle<br />

Alpi Orientali, che comprende i bacini dell’Adige e dell’Alto<br />

Adriatico; Distretto Padano, che segue la geografia dell’attuale<br />

Autorità di bacino del Po; Distretto dell’Appennino<br />

Settentrionale, che comprende il bacino dell’Arno, della<br />

Liguria, i bacini meridionali dell’Emilia e quelli settentrionali<br />

delle Marche; Distretto Appennino Centrale, che include il<br />

bacino del Tevere, quelli delle Marche meridionali, dell’Umbria<br />

e dell’Abruzzo; Distretto Appennino Meridionale, che<br />

include anche tutti i bacini dell’Italia meridionale; Distretto<br />

idrografico della Sicilia e Distretto idrografico della Sardegna).<br />

Individuazione del Piano di gestione come strumento<br />

di pianificazione, riconferma del principio di pubblicità delle<br />

acque. Rafforzamento della clausola sociale per tutelare i<br />

lavoratori dei servizi idrici e di igiene urbana.<br />

23


Rifiuti e bonifiche<br />

Vengono riordinate e coordinate le disposizioni normative<br />

concernenti questi settori. Per le bonifiche vengono confermati<br />

sostanzialmente i parametri in vigore per la definizione<br />

di “sito inquinato” e per la successiva bonifica viene compiuta<br />

un’analisi di rischio, viene confermato anche il meccanismo<br />

dell’accordo di programma che ha dato buoni risultati e che<br />

prevede procedure più snelle e tempi più veloci nel pieno<br />

rispetto dell’ambiente. Vengono ridefinite le priorità nella<br />

gestione dei rifiuti in conformità con la normativa UE. Viene<br />

istituita inoltre un’Authority per acque e rifiuti, creando due<br />

sezioni al posto del vecchio Comitato di vigilanza sull’uso<br />

delle risorse idriche e dell’Osservatorio nazionale dei rifiuti,<br />

con una diminuzione nel numero degli organi. Viene riconosciuto<br />

il ruolo delle Province in materia di rifiuti.<br />

Tutela dell’aria<br />

Riordino e coordinamento di tutte le misure concernenti la<br />

prevenzione dell’inquinamento dell’aria; promozione del<br />

ricorso alle migliori tecniche disponibili; introduzione di<br />

una durata fissa per l’autorizzazione pari a 15 anni. L’apparato<br />

sanzionatorio non è stato variato rispetto al passato in<br />

quanto la delega non prevedeva modifiche di questo capitolo.<br />

Impegni maggiori sulle fonti rinnovabili con priorità<br />

nel dispacciamento ed interventi finanziari per incentivare<br />

l’energia rinnovabile al Sud, soprattutto per raggiungere gli<br />

obiettivi di Kyoto.<br />

Danno ambientale<br />

Viene definita la nozione di danno ambientale e una nuova<br />

disciplina in materia per conseguire l’effettività delle sanzioni<br />

amministrative e viene applicato il principio che chi inquina<br />

paga. Per accorciare i tempi del risarcimento del danno, ad<br />

24<br />

oggi il Ministero ha incassato soltanto le somme derivanti<br />

da transazioni, è prevista un’ordinanza-ingiunzione per il<br />

risarcimento del danno che darà la possibilità al Ministero di<br />

incassare in modo certo e veloce le somme. Viene recepita<br />

integralmente la direttiva europea.<br />

Le reazioni all’approvazione definitiva del provvedimento<br />

non si sono fatte attendere.<br />

Mentre sono per lo più positivi i commenti delle associazioni<br />

e rappresentanze economiche, quelli degli enti locali, come<br />

abbiamo sopra riportato, sono fortemente critici. In particolare,<br />

la posizione delle Regioni in merito è stata espressa<br />

nell’Ordine del Giorno approvato il 26 01 2006 che di fatto<br />

sembra preludere a voler ricorrere alla Corte Costituzionale,<br />

come ha già annunciato, peraltro, il Presidente della Regione<br />

Toscana. Anche il Coordinamento Agende 21 Locali italiane<br />

ha dedicato un’intera sezione del Convegno “Le politiche<br />

regionali per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile”, svoltosi a<br />

Bologna il 14 febbraio, ad analizzare e dibattere le “conseguenze”<br />

della Legge Delega Ambientale.<br />

Un appello, indirizzato al Presidente della Repubblica affinché<br />

non promulghi il Decreto Legislativo, è stato sottoscritto<br />

da 14 associazioni ambientaliste italiane.<br />

Nell’impossibilità di analizzare tempestivamente il Testo<br />

Unico Ambientale, sia per l’ampiezza del corpus legislativo<br />

sia per i tempi di chiusura di questo numero, dedicheremo<br />

nei prossimi ampi spazi di commento a questo provvedimento<br />

che introduce una vasta serie di modifiche, specie la sezione<br />

relativa ai rifiuti, anche per quanto attiene agli adempimenti<br />

che debbono essere assolti.


SCARTI DEL LEGNO:<br />

BIOMASSE O RIFIUTI?<br />

La problematica in questione ha dato adito a divergenti<br />

interpretazioni causando disorientamenti nel settore imprenditoriale,<br />

scoraggiando conseguentemente il recupero degli<br />

scarti da attività di lavorazione del legno per la produzione<br />

di energia termica o di energia tecnica.<br />

Il presente intervento intende apportare un contributo<br />

affinché si possa affrontare in modo positivo l’argomento<br />

che è sicuramente di non facile percezione, senza tuttavia<br />

avanzare pretese che costituisca il “toccasana”.<br />

Ancor prima di entrare nel merito del regime giuridico e<br />

degli aspetti amministrativi a cui assoggettare i residui di<br />

lavorazione del legno, si ritiene indispensabile affrontare<br />

le problematiche generali collegate alla costruzione di un<br />

impianto da destinare alla combustione di rifiuti.<br />

In particolare si intende analizzare il caso in cui l’imprenditore<br />

intende avviare al recupero gli scarti della lavorazione<br />

del legno del proprio processo produttivo ed utilizzare<br />

l’energia prodotta dalla combustione dagli stessi nel processo<br />

tecnologico (energia tecnica) e/o per il riscaldamento<br />

dei locali (energia termica), ovvero la necessità o meno<br />

di ottenere l’autorizzazione alla emissione ai sensi del<br />

D.P.R. 203/1988.<br />

1. - NUOVI IMPIANTI COMBUSTIONE RIFIUTI<br />

Un nuovo impianto dedicato alla sola combustione dei rifiuti<br />

o di un impianto termico industriale (che brucia sia rifiuti<br />

che combustibile), può essere attivato da parte dell’imprenditore<br />

ricorrendo:<br />

- alle procedure ordinarie di cui agli artt. 27-28 del<br />

D. Lgs. 22/97<br />

o in via alternativa,<br />

- alla comunicazione di inizio attività di cui agli artt. 31-33<br />

del medesimo D. Lgs. 22/97 secondo le precisazioni che<br />

seguiranno.<br />

1.1- Attivazione delle procedure ordinarie<br />

Qualora si intenda utilizzare le procedure ordinarie si potrà<br />

richiedere sia l’autorizzazione alla realizzazione (art. 27) del<br />

progetto presentato relativo all’impianto di recupero che<br />

l’autorizzazione alla gestione dello stesso (art.28).<br />

L’autorità competente al rilascio dell’autorizzazione individuerà<br />

specifiche prescrizioni in materia di emissioni<br />

in atmosfera nel pieno rispetto dei parametri fissati dal<br />

203/ 1988 e, in via generale, accogliendo le indicazioni<br />

formulate dai componenti della Conferenza dei Servizi alla<br />

quale il progetto è stato sottoposto.<br />

1.2 - Attivazione procedure semplificate<br />

L’accesso alle procedure semplificate è possibile solo per i<br />

rifiuti e con le modalità specificate dal D.M. 05-02-1998, in<br />

questo caso è applicabile:<br />

- l’art. 31, comma 6, del D. Lgs. 22/97: “La costruzione di<br />

di Adriano Conti<br />

Responsabile Servizio Rifi uti Provincia Macerata<br />

impianti che recuperano rifiuti nel rispetto delle condizioni,<br />

delle prescrizioni e delle norme tecniche di cui ai<br />

commi 2 e 3 (D.M. 05-02-1998), è disciplinata dal D.P.R.<br />

24 maggio 1988, n. 203, e dalle altre disposizioni che<br />

regolano la costruzione degli impianti industriali”;<br />

- l’art. 1, comma 3, lettera b del D.M. 05.02.1998: “le emissioni<br />

in atmosfera risultanti dalla attività di recupero<br />

disciplinate dal presente decreto devono, per quanto non<br />

previsto dal decreto medesimo, essere conformi alle disposizioni<br />

di cui al decreto del Presidente della Repubblica<br />

24 maggio 1988, n. 203”.<br />

Dalla lettura delle suddette norme si evince chiaramente<br />

che la procedura semplificata riguarda esclusivamente la<br />

sola gestione dell’impianto e che la comunicazione di inizio<br />

attività va inoltrata unicamente laddove sia stato già autorizzato<br />

e realizzato l’impianto. Non è pertanto ipotizzabile la<br />

realizzazione di un impianto industriale dedicato al recupero<br />

energetico dei rifiuti senza aver ottenuto l’autorizzazione<br />

prevista dal D.P.R. 203/1988.<br />

1.2.a - Realizzazione nuovo impianto<br />

Il soggetto interessato invierà alla Provincia istanza di autorizzazione<br />

ai sensi del 203/1988 facendo presente che<br />

l’impianto è dedicato al recupero di rifiuti. Nel conseguente<br />

atto autorizzatorio relativo alla realizzazione dell’impianto saranno<br />

dettate prescrizioni relative alla gestione in relazione ai<br />

limiti fissati nell’allegato 1-suballegato 2 al D.M. 05-02-1998,<br />

in base alla tipologie di rifiuti trattati. Ottenuta l’autorizzazione<br />

e, quindi, integrati i requisiti oggettivi per il recupero<br />

energetico dei rifiuti, sarà possibile inviare comunicazione di<br />

inizio attività producendo copia dell’atto autorizzatorio ai fini<br />

delle emissioni in atmosfera o indicandone gli estremi.<br />

1.2.b - Realizzazione di modifiche sostanziali agli impianti<br />

esistenti<br />

L’art. 33 comma 7 del D. Lgs. 22/97, prevede: “La procedura<br />

semplificata di cui al presente articolo sostituisce,<br />

limitatamente alle variazioni qualitative e quantitative<br />

delle emissioni determinate dai rifiuti individuati dalle<br />

norme tecniche di cui al comma 1 che già fissano i limiti<br />

di emissione in relazione alle attività di recupero degli stessi,<br />

l’autorizzazione di cui all’articolo 15 lettera a) del D.P.R.<br />

24 maggio 1988, n. 203”.<br />

In questo caso l’effetto sostitutivo del provvedimento di cui<br />

all’art. 15 del D.P.R. 203/1988 riguarda unicamente le variazioni<br />

qualitative e quantitative delle emissioni e, quindi, è<br />

necessario che l’impianto sia già stato autorizzato e costruito<br />

ai sensi del 203/1988 e che le variazioni tecnico-impiantistiche<br />

siano state apportate (monitoraggio in continuo<br />

ossigeno, bruciatore pilota). Il presupposto indefettibile<br />

previsto dall’art. 33, comma 7, del D. Lgs. 22/97 è che l’impianto<br />

sia comunque già stato autorizzato come punto di<br />

emissione e che lo stesso sia stato adattato o sia adattabile<br />

alle prescrizioni tecniche della normativa rifiuti.<br />

25


Non è giuridicamente possibile ritenere l’iscrizione al registro<br />

provinciale sostitutiva dell’autorizzazione ad una variazione<br />

sostanziale di un impianto quando lo specifico punto di<br />

emissione non è stato mai in precedenza autorizzato ai sensi<br />

del D.P.R. 203/1988 ovvero quando l’impianto non possieda<br />

tutti i requisiti indicati nel D.M. 05-02-1998.<br />

1.3 - La distinzione tra impianti termici e impianti di<br />

recupero rifiuti<br />

Taluni ritengono che un impianto di recupero rifiuti che<br />

produce solo energia termica da utilizzare per il riscaldamento<br />

del complesso industriale, nei soli mesi invernali,<br />

non abbia bisogno di autorizzazione ai sensi del 203/1988<br />

per la sua costruzione, purché vengano rispettate tutte le<br />

prescrizioni e le condizioni previste dai Decreti attuativi degli<br />

artt. 31 e 33 del D. Lgs. 22/97 (D.M. 05-02-1998, allegato<br />

1-suballegato 2).<br />

Probabilmente a tale assunto si è arrivati attraverso una<br />

lettura distorta del disposto del DPCM 21.07.1999, che stabilisce<br />

“sono esclusi dal campo di applicazione del D.P.R.<br />

203/1988 gli impianti termici non inseriti in un ciclo di<br />

produzione industriale ivi compresi gli impianti inseriti in<br />

complessi industriali, ma destinati esclusivamente a riscaldamento<br />

dei locali, nonché gli impianti di climatizzazione,<br />

gli impianti termici destinati al riscaldamento di ambienti,<br />

al riscaldamento di acqua per utenze civili, a sterilizzazione<br />

e disinfezioni mediche, a lavaggio di biancheria e simili,<br />

all’uso di cucine, mense, forni da pane ed altri pubblici<br />

esercizi destinati ad attività di ristorazione.”<br />

Inoltre la definizione di impianto termico di cui all’art. 1<br />

del D.P.C.M. 21-07-1989 non corrisponde alla nozione di<br />

26<br />

impianto termico e/o di impianto dedicato di cui all’art. 2<br />

del D.M. 05-02-1998.<br />

Infatti quest’ultima disposizione definisce:<br />

- impianto dedicato, come quell’impianto dedicato esclusivamente<br />

al recupero energetico dei rifiuti (e non altro<br />

combustibile);<br />

- impianto termico, come quell’impianto industriale idoneo<br />

per la produzione di energia, con esclusione degli<br />

impianti termici per usi civili.<br />

In conclusione:<br />

1) qualora l’energia prodotta nella combustione venga<br />

utilizzata, anche in minima parte, nel processo produttivo<br />

(energia tecnica), l’art. 1 del D.P.C.M. 21-07-1989 non trova<br />

applicazione quindi necessità richiedere l’autorizzazione ai<br />

sensi del 203/1988: lo prevede espressamente l’articolo sopra<br />

indicato quando asserisce che l’impianto termico non deve<br />

essere inserito nel ciclo produttivo;<br />

2) qualora, invece, l’energia prodotta nella combustione<br />

venga utilizzata per il riscaldamento, solo apparentemente<br />

trova applicazione il D.P.C.M. 21-07-1989, infatti la norma<br />

deve essere letta in modo puntuale ponendo attenzione ai<br />

requisiti che debbono possedere gli impianti termici per<br />

essere esclusi dal D.P.R. 203/1988 e deve essere coordinata<br />

con quanto previsto dall’art. 2 del D.M. 05-02-1998 e con<br />

l’allegato 1-suballegato 2 dello stesso decreto.<br />

Inoltre, l’art. 1 del D.P.C.M. in questione afferma che un impianto<br />

termico inserito in un complesso industriale (ma non<br />

nel ciclo produttivo) non rientra nel campo applicativo del<br />

203/1988 alla condizione che sia destinato esclusivamente<br />

a riscaldamento dei locali.<br />

È gioco forza che un impianto termico (brucia sia rifiuti


che combustibile) o è dedicato (brucia solo rifiuti) o è<br />

realizzato con la specifica destinazione che è quella di<br />

bruciare rifiuti, mentre solo in via indiretta è destinato a<br />

riscaldare i locali.<br />

Viene meno quindi il fine esclusivo che deve possedere<br />

l’impianto termico previsto dall’art. 1del D.P.C.M. 21-07-<br />

1989 che non può trovare applicazione quando si intende<br />

utilizzare rifiuti per produrre energia all’interno di un complesso<br />

industriale.<br />

1.4 - Conclusioni<br />

Gli impianti che intendono produrre energia utilizzando<br />

gli scarti della lavorazione del legno trattato o meno, qualificandoli<br />

come rifiuti necessitano dell’autorizzazione alla<br />

realizzazione dell’impianto e debbono inoltrare la comunicazione<br />

di cui agli articoli 31 e 33 del D. Lgs. 22/97 di<br />

inizio attività, solo dopo aver ottenuto l’autorizzazione di<br />

cui al D.P.R. 203/1988.<br />

L’art. 33, comma 7, del D. Lgs. 22/97, si applica al solo caso<br />

in cui un impianto sia stato già autorizzato alla costruzione<br />

e gestione ai sensi del D.P.R. 203/1988, non essendo<br />

ipotizzabile una variazione sostanziale di un punto di<br />

emissione mai autorizzato. Qualora il punto di emissione<br />

sia stato autorizzato, non in riferimento ai rifiuti bensì ad<br />

altro comburente, è necessario che l’impianto possieda tutti<br />

i requisiti tecnici indicati nel D.M. 05-02-1998 e quindi che<br />

lo stesso sia stato adattato alle prescrizioni tecniche previste<br />

dal decreto appena citato.<br />

2. - UTILIZZO SCARTI DI LEGNO: RIFIUTI O BIOMASSE<br />

Altra problematica particolarmente intricata riguarda il<br />

conflitto tra la disciplina dettata dal D.P.C.M. 8 marzo 2002,<br />

che disciplina le caratteristiche merceologiche dei combustibili<br />

aventi rilevanza ai fini dell’inquinamento atmosferico,<br />

nonché le caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione<br />

e quanto previsto nell’allegato 1- suballegato 2 al<br />

D.M. 05- 02- 1998 il quale elenca i rifiuti che possono essere<br />

sottoposti al recupero energetico con modalità semplificata.<br />

2.1- Biomasse o rifiuti<br />

Il titolo I del D.P.C.M. 8 marzo 2002 disciplina i combustibili<br />

e le caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione<br />

per uso industriale e l’art. 3 del D.P.C.M. medesimo<br />

elenca i combustibili consentiti per uso industriale, fermo<br />

restando che tutto ciò che non è elencato nel decreto non<br />

può essere utilizzato come combustibile ai sensi e per gli<br />

effetti di questa normativa.<br />

In questo elenco è inserito alla lettera d): “il materiale vegetale<br />

prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica<br />

di legno vergine costituito da cortecce, segatura, trucioli,<br />

chips, refili e tondelli di legno vergine, granulati e cascami<br />

di legno vergine, granulati e cascami di sughero vergine,<br />

tondelli, non contaminati da inquinanti”.<br />

Questo tipo di combustibile apparentemente coincide con<br />

la tipologia di rifiuto prevista al punto 4 dell’allegato 1-suballegato<br />

2 al D.M. 05-02-1998 che include tra i rifiuti che<br />

possono essere assoggettati al recupero energetico con le<br />

procedure semplificate i rifiuti della lavorazione del legno<br />

e affini non trattati.<br />

In realtà anche qui le normative sopra indicate disciplinano<br />

fattispecie differenti:<br />

il D.P.C.M. 8 marzo 2002 consente l’utilizzo come biomassa<br />

degli scarti del legno vergine, lavorato solo meccanicamente<br />

e in alcun modo contaminato da inquinanti, purché questo<br />

materiale di scarto non sia qualificabile (dal produttore)<br />

come rifiuto;<br />

il punto 4, dell’allegato 1-suballegato 2 al D.M. 05-02-1998<br />

consente di avviare gli scarti del legno alle operazioni di<br />

recupero energetico alle condizioni previste nello stesso<br />

decreto (è evidente che in questo caso il legno di scarto è<br />

qualificato come rifiuto!)<br />

L’individuazione della normativa applicabile dipende quindi<br />

esclusivamente dalla qualificazione giuridica del materiale<br />

di scarto, il quale, però, per rientrare nell’ambito operativo<br />

del D.P.C.M. 8 marzo 2002, può essere costituito solo da<br />

scarti di legno vergine, lavorato meccanicamente e non contaminato<br />

in alcun modo. Se questa condizione è necessaria,<br />

certamente non è la sola sufficiente per poter applicare il<br />

D.P.C.M. sopra menzionato.<br />

Infatti, occorre verificare con anticipo rispetto a qualsiasi scelta<br />

imprenditoriale se ciò che residua dalla lavorazione possa essere<br />

escluso dal novero dei rifiuti. Questa qualificazione giuridica<br />

non è certamente rimessa al mero arbitrio del soggetto privato,<br />

al riguardo occorre tenere presente che la Corte di Giustizia<br />

Europea nella sentenza C-457/2002 dell’11-11-2004 ha re-interpretato<br />

la definizione operata dal legislatore nazionale.<br />

2.2- Conclusioni<br />

a) Il legno trattato è escluso dalla normativa di cui al<br />

D.P.C.M. 8 marzo 2002 e, pertanto, può essere avviato alle<br />

operazioni di recupero attraverso la combustione solo se<br />

l’impianto sia stato autorizzato ai sensi delle disposizioni<br />

che regolamentano la gestione dei rifiuti.<br />

b) Gli scarti di lavorazione del legno non trattato e lavorato<br />

solo meccanicamente (legno vergine), possono essere avviati<br />

al recupero per produrre energia e qualificati come:<br />

biomasse, in tal caso l’avvio alla combustione avviene<br />

con le modalità indicate dal D.P.C.M. 8 marzo 2002 in<br />

impianti termici esclusivamente dedicati al riscaldamento<br />

dei locali;<br />

rifiuti, in tal caso può essere avviato alle operazioni di<br />

recupero attraverso la combustione solo se l’impianto sia<br />

stato autorizzato ai sensi delle disposizioni che regolamentano<br />

la gestione dei rifiuti.<br />

27


Ecolabel sta per “prodotti e servizi che rispettano l’ambiente”.<br />

Ecolabel è il marchio europeo volontario di qualità ecologica<br />

(un fiore la cui corolla è costituita dalla Bandiera dell’U.E.),<br />

istituito nel 1992 dalla Comunità Europea e revisionato nel<br />

2000, alla luce dell’esperienza maturata sul campo e delle<br />

innovazioni tecnologiche, realizzate nel corso di 8 anni.<br />

Mentre nel settore dei prodotti ben 21 gruppi possono ottenere la<br />

certificazione Ecolabel, tra i servizi, gli unici che possono ambire<br />

a questo prestigioso marchio sono quelli di ricettività turistica,<br />

alberghi, bed and breakfast, campeggi, agriturismi ecc.<br />

Per l’Iitalia, quello del turismo è un tema cruciale, visto che questo<br />

settore vede il nostro Paese al 5° posto nella classifica mondiale a<br />

livello di arrivi e presenze, e costituisce una delle principali fonti<br />

di reddito e di qualificazione a livello internazionale.<br />

Il turismo e le attività del tempo libero hanno subito nel corso<br />

degli anni un’evoluzione culturale, sociale ed economica importantissima,<br />

coinvolgendo in maniera crescente le questioni del<br />

territorio nel suo complesso. È necessario, così, un salto di qualità,<br />

sia per quanto riguarda le caratteristiche del servizio offerto, sia<br />

per le relazioni che questa realtà trova sempre più intimamente<br />

connesse all’intero patrimonio artistico, urbanistico, socio-produttivo<br />

del nostro Paese. Lo sviluppo dei flussi turistici, interni ed<br />

internazionali, inoltre, pone da tempo il problema della fruibilità<br />

delle risorse turistiche e del profondo impatto che, questa vera e<br />

propria industria, comporta per la realtà ambientale del Paese,<br />

già caratterizzata da una forte urbanizzazione.<br />

Tutto ciò ha portato alla nascita del concetto di “Turismo<br />

Sostenibile”, cioè la possibilità della coesistenza di un turismo<br />

che non alteri, come auspica il WTO (World Tourism<br />

Organization), “l’ambiente naturale, sociale, artistico e<br />

non freni né inibisca lo sviluppo di altre attività sociali ed<br />

economiche presenti sul territorio”.<br />

Il Workshop “Presentazione del Progetto Ecolabel TU-<br />

RISMO MARCHE 2005/2006 - Esperienze a confronto”,<br />

28<br />

QUALITÀ E AMBIENTE<br />

Il turismo con il fiore<br />

PROGETTO ECOLABEL<br />

TURISMO MARCHE 2005/2006<br />

Esperienze a confronto<br />

di Donatella Mancini<br />

svoltosi il 25 Gennaio 2006 presso la sala “Adele Bei” del Palazzo<br />

della Provincia di Pesaro e Urbino, si inserisce nell’azione<br />

di informazione e diffusione di questa nuova cultura dell’ambiente<br />

e del marchio, che ne garantisce la sostenibilità, presso<br />

le strutture ricettive della provincia di Pesaro e Urbino.<br />

L’iniziativa è stata sollecitata dall’APAT (Agenzia per la protezione<br />

dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici), attraverso la<br />

costituzione di un gruppo di lavoro, coordinato da ARPAM<br />

(Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Marche),<br />

a cui hanno partecipato gli enti territoriali e i diretti interessati,<br />

quali albergatori e gestori di campeggi.<br />

Ha aperto il Workshop il Sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli,<br />

il quale ha sottolineato come da sempre l’area del pesarese<br />

è impegnata a migliorare la qualità dell’ambiente.<br />

È seguito l’intervento del Presidente della Provincia di Pesaro<br />

e Urbino, Palmiro Ucchielli che, dopo aver ringraziato<br />

l’ARPAM per aver coinvolto l’amministrazione provinciale<br />

in questa iniziativa, ha sottolineato che: “La sostenibilità<br />

ambientale è nel nostro DNA. Uno dei progetti di questa<br />

Provincia è la Bandiera bianca, un premio destinato a quei<br />

Comuni in grado di mantenere i fiumi puliti”.<br />

“Si parla molto - ha proseguito - della sfida economica con la<br />

Cina. Sotto il profilo ecologico possiamo vincere noi europei”.<br />

“Non partiamo dall’anno zero - ha sostenuto Giovanni Rondina,<br />

Vicepresidente e Assessore al Turismo della Provincia<br />

di Pesaro e Urbino - ma dobbiamo rendere più razionale il<br />

lavoro nella sfera del turismo. Le strutture ricettive devono già<br />

rispettare dei parametri, l’Ecolabel rappresenta un’ulteriore<br />

opportunità di crescita”.<br />

“La Regione Marche ha in progetto una legge quadro sul<br />

turismo. Spero - ha concluso - che nel redigerla tenga conto<br />

anche di queste necessità”.<br />

Sauro Capponi, Assessore all’Ambiente della Provincia di<br />

Pesaro e Urbino, ha ricordato che la Provincia è stata la<br />

prima a collaborare con l’ARPAM, che ha definito“il nostro


accio tecnico-scientifico-operativo”.<br />

“La certificazione - ha detto Capponi - è ancora considerata<br />

dalle aziende come un’incombenza, un balzello in più. Ma<br />

questo pregiudizio va superato. Ci sono delle fiere internazionali<br />

alle quali, ormai, le imprese non possono più accedere<br />

senza la certificazione”.<br />

L’assessore ha posto, inoltre, l’accento sul fatto che ciò che in<br />

passato aveva costituito un handicap, riferendosi alla mancata<br />

industrializzazione delle Marche negli anni ’<strong>60</strong> e ’70, oggi rappresenta<br />

un valore, dal momento che questo territorio è rimasto<br />

più integro rispetto a quello delle regioni del Nord Italia.<br />

La Provincia di Pesaro e Urbino ha intenzione di chiedere<br />

la Registrazione EMAS, il riconoscimento ufficiale europeo a<br />

livello di tutela ambientale di eccellenza, per tutti i Comuni<br />

del suo ambito.<br />

Gisberto Paoloni, Direttore generale ARPAM, ha sottolineato<br />

come l’acquisizione dei marchi Ecolabel, né le registrazioni<br />

EMAS non procedono con l’auspicata celerità.<br />

Secondo Paoloni, le imprese non hanno compreso compiutamente<br />

che un prodotto di qualità è anche conveniente, perchè<br />

ottimizzando le risorse, rafforza l’immagine dell’azienda e di<br />

conseguenza ne aumenta la competitività. La riduzione del<br />

consumo di risorse naturali, quali combustibili fossili, energia<br />

ed acqua, consente, a fronte di un investimento iniziale, una<br />

notevole riduzione dei costi nel periodo medio-lungo.<br />

“Con gli imprenditori - ha concluso il Direttore ARPAM - dobbiamo<br />

parlare da economisti oltre che da ambientalisti”.<br />

Ha poi preso la parola Ferdinando De Rosa, Direttore tecnico-scientifico<br />

ARPAM, per il quale “anche il cittadino deve<br />

essere rispettoso dell’ambiente”.<br />

“L’ambiente ha un costo - ha proseguito De Rosa - quindi il<br />

consumatore deve imparare a risparmiare. Il cittadino dovrebbe<br />

favorire i prodotti certificati. Molti europei già lo fanno<br />

anche per il turismo. Anche nel VI Programma europeo di<br />

azione per l’ambiente c’è la volontà di incrementare il numero<br />

di aziende che si fregino di EMAS ed Ecolabel. L’APAT, le ARPA<br />

regionali e le due provinciali di Trento e Bolzano, mirano a<br />

tradurre i criteri teorici dell’Ecolabel in realtà locali”.<br />

“In Italia questo tipo di certificazione non è diffusa quanto<br />

sarebbe auspicabile, ma, - ha concluso con una punta di<br />

ottimismo - c’è un trend di crescita”.<br />

Stefania Minestrini dell’ APAT ha relazionato circa “Il marchio<br />

ECOLABEL e le esperienze europee”.<br />

“Qualità ambientale - ha puntualizzato la Minestrini - significa<br />

inquinare di meno, ma a parità di qualità del prodotto<br />

che deve risultare efficiente per il consumatore”.<br />

Un po’ di dati: l’Italia è 1 a in Europa con 63 licenze Ecolabel.<br />

Nel settore turistico 16 strutture ricettive hanno conseguito<br />

l’ambito marchio: guida la classifica il Piemonte con 10,<br />

seguono l’Emilia Romagna con 4, Toscana e Sicilia entrambe<br />

con 1.<br />

La prima struttura certificata Ecolabel in Italia è stato l’agriturismo<br />

“Il Duchesco”, microimpresa della Maremma, che<br />

aveva già la certificazione biologica. Le strutture ricettive,<br />

invece, in corso di istruttoria per ottenerlo sono 12, tra cui<br />

un villaggio delle Olimpiadi invernali di Torino, quello<br />

riservato ai mass-media (ndr: nel momento in cui la rivista<br />

andrà in stampa potrebbe averlo già conseguito).<br />

È toccato a Patrizia Campagnoli dell’ARPAM il compito<br />

di presentare il Progetto Ecolabel TURISMO MARCHE<br />

2005/ 2006, patrocinato da APAT e, in ambito regionale,<br />

dalle istituzioni locali, sottolineando che sull’argomento sono<br />

state coinvolte le scuole attraverso la distribuzione di materiale<br />

divulgativo e supporti didattici per alunni, insegnanti<br />

e genitori. I destinatari del piano di lavoro sono i Gestori<br />

e gli Operatori del settore turistico, ma anche gli Enti e le<br />

Associazioni della provincia di Pesaro e Urbino.<br />

“Inizieremo dalla costa - ha detto la Campagnoli - ma in un<br />

secondo momento sarà coinvolto anche l’interno”.<br />

Ha poi indicato le finalità del progetto che possono così<br />

riassumersi:<br />

diffondere il marchio Ecolabel;<br />

costituire gruppi di lavoro;<br />

definire le linee di miglioramento;<br />

offrire un supporto tecnico-informativo e formativo per gli<br />

interessati;<br />

diffondere i risultati del progetto stesso.<br />

E ancora:<br />

sensibilizzare il settore turistico;<br />

riqualificare il territorio;<br />

aumentare la competitività;<br />

ridurre l’impatto ambientale;<br />

promuovere il progetto in altre aree della regione;<br />

creare una rete di associati.<br />

“Il lavoro - ha sottolineato la Campagnoli - potrebbe essere<br />

inserito all’interno di Agenda 21”.<br />

La Campagnoli ha infine ricordato che proprio il decennio<br />

2005-2014 coincide con la campagna per l’Educazione allo<br />

sviluppo sostenibile, promossa dalle Nazioni Unite e<br />

coordinata dall’UNESCO.<br />

29


Più di 1.100 imprese, tra cui centrali elettriche, raffinerie,<br />

acciaierie, vetrerie, impianti siderurgici, cartiere, cementifici<br />

e aziende della ceramica, entro il 31 marzo 2006 dovranno<br />

comunicare al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio<br />

le emissioni di anidride carbonica (CO 2 ), prodotte nel<br />

2005. Questa incombenza deriva dalla Direttiva 2003/87/CE<br />

che ha istituito il Mercato Europeo delle quote di emissione dei<br />

gas ad effetto serra (Emissions Trading System), recepita dal<br />

Decreto Legge 273/2004 convertito nella Legge n. 316/2004<br />

che, tra l’altro, ha introdotto sanzioni per le imprese che non<br />

forniscono i dati necessari per le quote di emissione.<br />

La Direttiva, infatti, applicando le regole del Protocollo di<br />

Kyoto per la riduzione delle emissioni climalteranti, fissa un<br />

tetto massimo di emissioni per ogni singolo impianto sulla<br />

base di un Piano Nazionale di emissioni che proprio in questi<br />

giorni dovrebbe avere il via libera da Bruxelles.<br />

Chi supera il tetto ha due possibilità:<br />

- investire nell’innovazione tecnologica;<br />

- acquistare sul mercato, alle cosiddette “borse dei fumi” che<br />

già operano in diversi paesi europei, i diritti di emissione<br />

necessari per rispettare le quote assegnate.<br />

30<br />

DNV (DET NORSKE VERITAS)<br />

SI CONFERMA IL MIGLIOR ORGANISMO DI VERIFICA<br />

INDIPENDENTE DELLE EMISSIONI DI GAS A EFFETTO SERRA<br />

a cura di Vinicio Ruggiero<br />

Il meccanismo, messo a punto dal Ministero dell’Ambiente e della<br />

Tutela del Territorio, stabilisce che siano Organismi indipendenti<br />

a verificare le emissioni inquinanti per il Bilancio 2005, sul<br />

quale il Ministero opererà, poi, controlli a campione.<br />

Tra gli organismi di verifica indipendenti delle emissioni di gas<br />

ad effetto serra, a DNV (Det Norske Veritas) è stato recentemente<br />

assegnato, per il secondo anno consecutivo, dall’autorevole<br />

rivista inglese (dedicata ai mercati emergenti dei servizi per<br />

l’ambiente, con una particolare attenzione alle tematiche degli<br />

investimenti e del risk management) “Environmental Finance”,<br />

al termine dell’indagine annuale sui protagonisti del mercato<br />

dei nuovi servizi per la gestione delle problematiche ambientali,<br />

il titolo di “Best Verification Company” nelle due principali<br />

categorie prese in considerazione:<br />

- il mercato dei crediti di emissione derivanti dai progetti<br />

basati sui meccanismi del Protocollo di Kyoto;<br />

- l’European Union Emissions Trading Scheme (EU ETS),<br />

vale a dire il mercato europeo delle emissioni di gas a<br />

effetto serra.


All’indagine 2005 hanno partecipato oltre 700 aziende, che<br />

hanno votato anche i migliori broker, consulenti e studi<br />

legali nei diversi mercati di riferimento: Protocollo di Kyoto;<br />

Mercato Europeo delle emissioni; quelli analoghi di Gran<br />

Bretagna e Nord-America; il Mercato dei derivati connessi<br />

alle condizioni meteorologiche e quello dei “Green Certificates”.<br />

Ai partecipanti è stato chiesto di esprimere le proprie<br />

preferenze sulla base di criteri quali:<br />

- efficienza e velocità nelle transazioni;<br />

- affidabilità;<br />

- innovazione;<br />

- qualità delle informazioni e servizi erogati;<br />

- influenza complessiva esercitata sul mercato.<br />

“I risultati dell’indagine di Environmental Finance rappresentano<br />

un importante riconoscimento dei nostri sforzi<br />

pionieristici in questo settore e ci incoraggiano a proseguire<br />

sulla strada intrapresa - ha commentato Zeno Beltrami,<br />

Climate Change <strong>Service</strong> Manager DNV Italia - L’anno scorso<br />

eravamo già stati considerati i ‘primi della classe’, ma questa<br />

volta apprendiamo la notizia con particolare soddisfazione,<br />

perché la survey 2005 premia DNV per le attività di verifica<br />

nell’ambito dell’EU ETS, da poco tempo avviato a pieno ritmo<br />

anche in Italia”.<br />

DNV è il maggiore ente indipendente per la verifica di gas<br />

a effetto serra con attività condotte su scala mondiale. Il<br />

Protocollo di Kyoto ha introdotto innovativi meccanismi di<br />

mercato finalizzati ad una riduzione economicamente efficiente<br />

delle emissioni, che può essere realizzata attraverso<br />

progetti in Paesi industrializzati (JI - Joint Implementation)<br />

o in via di sviluppo (CDM - Clean Development Mechanism),<br />

nonché mediante lo scambio internazionale dei crediti<br />

derivanti dalla riduzione delle emissioni oltre la soglia stabilita<br />

per ogni paese o impresa (Emissions Trading). Per<br />

adempiere agli impegni assunti a livello internazionale,<br />

l’Unione Europea ha istituito un proprio mercato per lo<br />

DNV (Det Norske Veritas) è una fondazione internazionale<br />

indipendente con sede a Oslo. Dal 1864 opera per la<br />

“salvaguardia della vita, della proprietà e dell’ambiente”,<br />

mettendo a disposizione dei clienti la propria esperienza<br />

e le proprie competenze nella gestione dei rischi nei più<br />

diversi settori di attività. Presente in 100 Paesi con 300<br />

sedi e 6.100 dipendenti, DNV è uno dei principali organismi<br />

di certificazione a livello mondiale: con oltre 65.000<br />

certificazioni e un fatturato che nel 2004 è stato pari a 730<br />

milioni di Euro. DNV opera in Italia dal 1962 ed è presente<br />

su tutto il territorio nazionale con 10 sedi operative e oltre<br />

200 dipendenti. DNV è leader nel mercato italiano della<br />

certificazione con oltre 15.000 certificazioni rilasciate: è al<br />

primo posto nella certificazione sia dei Sistemi di Gestione<br />

Qualità (ISO 9000) con un market share del 17% sia dei<br />

Sistemi di Gestione Ambientale (ISO 14000) con il 24%<br />

del mercato. I ricavi totali nel 2004 hanno raggiunto i 39,3<br />

milioni di euro, di cui il 4%, come ogni anno, è stato investito<br />

nella formazione delle risorse umane.<br />

Per maggiori informazioni: www.dnv.it<br />

scambio di quote, noto come EU ETS, che coinvolge circa<br />

12.000 impianti, responsabili del 45-50% delle emissioni di<br />

CO 2 nell’Unione Europea.<br />

Tra i primi organismi ad aver ottenuto l’accreditamento dalle<br />

Nazione Unite per la convalida e la verifica dei progetti<br />

CDM, DNV è leader mondiale con il 73% del totale dei<br />

progetti convalidati. DNV offre anche servizi di auditing e<br />

verifica relativi a Joint Implementation ed Emissions Trading,<br />

oltre a servizi per la convalida indipendente dei report sulle<br />

emissioni che un numero crescente di aziende inserisce<br />

nelle proprie comunicazioni annuali agli stakeholder. DNV<br />

ha ottenuto diversi accreditamenti: UNFCCC (United<br />

Nations Framework Convention on Climate Change), Chicago<br />

Climate Exchange, Californian Climate Action<br />

Registry, UK Emissions Trading Scheme.<br />

DNV - Det Norske Veritas<br />

Centro Direzionale Colleoni<br />

Pal. Sirio 2 - Viale Colleoni 9<br />

20041 Agrate Brianza (MI)<br />

Tel. 039 68 999 05<br />

Fax 039 68 999 30<br />

www.dnv.it - www.dnv.com<br />

31


Il 21 dicembre 2005, la Commissione<br />

delle Comunità europee ha presentato<br />

la proposta di revisione della Direttiva<br />

75/442/CEE, meglio conosciuta come<br />

Direttiva Quadro sui Rifiuti, uno<br />

dei primi strumenti giuridici adottati<br />

dall’Europa per tutelare l’ambiente a<br />

livello comunitario.<br />

Da allora la legislazione sui rifiuti<br />

ha subìto una notevole evoluzione,<br />

contribuendo a migliorare le modalità<br />

di eliminazione di alcuni rifiuti, come<br />

quelli pericolosi, e il riciclaggio di altri<br />

(urbani, imballaggi, autoveicoli, apparecchiature<br />

elettriche ed elettroniche)<br />

nonostante la gestione dei rifiuti abbia<br />

fatto notevoli progressi, l’Unione<br />

Europea continua a produrre rifiuti<br />

per 1,3 miliardi di tonnellate, con un<br />

ritmo pari alla crescita economica (in<br />

Italia nel 2004 sono aumentati più del<br />

PIL), tanto che ogni cittadino europeo<br />

produce una media annua di 530 Kg di<br />

rifiuti urbani, ma solo il 27% di questi<br />

viene riciclato o trasformato in compost,<br />

mentre il 49% finisce in discarica<br />

e il 28% viene incenerito.<br />

Questo vuol dire che malgrado la<br />

maggiore espansione delle attività di<br />

riciclaggio, le discariche, che costituiscono<br />

l’aspetto più problematico<br />

dell’eliminazione dei rifiuti, diminuiscono<br />

molto lentamente. C’è bisogno,<br />

quindi, di una maggiore prevenzione<br />

per invertire questa tendenza all’aumento<br />

dei rifiuti che possono costituire,<br />

secondo la Commissione Europea, una<br />

vera e propria risorsa.<br />

“La produzione, lo smaltimento e il<br />

riciclaggio dei rifiuti - ha dichiarato il<br />

commissario per l’Ambiente Stavros<br />

Dimas - sono problemi che interessano<br />

noi tutti, singoli individui, imprese ed<br />

enti pubblici. È ora di passare ad un<br />

approccio più moderno e di impegnarci<br />

per riciclare di più e meglio”.<br />

A tal fine è stata elaborata una strategia<br />

a lungo termine che mira a “fare<br />

dell’Europa una società che ricicla” ed<br />

in cui i rifiuti, non evitabili, vengono<br />

trasformati in risorsa.<br />

Non è casuale che questa nuova Stra-<br />

32<br />

IL COMMENTO<br />

Commissione UE: “Fare dell’Europa una società che ricicla”<br />

PRESENTATA LA NUOVA<br />

STRATEGIA SUI RIFIUTI<br />

tegia per la Prevenzione e Riciclaggio<br />

dei Rifiuti, sia stata presentata lo<br />

stesso giorno di quella sulle Risorse<br />

Naturali con l’obiettivo di ridurre<br />

l’impatto ambientale, approfondendo<br />

le conoscenze, l’elaborazione di mezzi<br />

di sorveglianza e la promozione di<br />

un approccio mirato in alcuni settori<br />

dell’economia, per raggiungere “una<br />

nuova tappa determinante” sulla strada<br />

dello sviluppo sostenibile.<br />

Entrambe le Strategie fanno parte delle<br />

7 Strategie tematiche previste dal VI<br />

Programma di azione per l’ambiente<br />

(va dal 2002 e si concluderà nel 2012)<br />

che la Commissione ha adottato o sta<br />

elaborando.<br />

Le altre 5 riguardano:<br />

- l’inquinamento atmosferico (presentata<br />

a settembre 2005);<br />

- l’inquinamento marino (presentata<br />

ad ottobre 2005);<br />

- l’ambiente urbano (la comunicazione<br />

definitiva della Commissione<br />

al Consiglio e al Parlamento è stata<br />

presentata a gennaio 2006)<br />

- l’inquinamento dei suoli (di imminente<br />

presentazione);<br />

- l’uso sostenibile dei pesticidi (di imminente<br />

presentazione).<br />

Come è noto le strategie tematiche<br />

costituiscono un moderno strumento<br />

per prendere decisioni basato su ricerche<br />

approfondite e sulla consultazione<br />

delle parti interessate. I temi vengono<br />

trattati con un approccio globale che<br />

tiene conto dei legami con altri problemi<br />

e aree politiche e promuove una<br />

migliore normazione.<br />

Come prima tappa della nuova Strategia<br />

sui Rifiuti, la Commissione Europea<br />

propone la revisione della Direttiva<br />

Quadro del 1975 al fine di “semplificare<br />

e chiarire meglio” il quadro legislativo<br />

in materia.<br />

“La vecchia legislazione prevedeva<br />

una gerarchia nella gestione dei rifiuti,<br />

passando dal migliore al peggiore<br />

dei trattamenti dal punto di vista della<br />

salvaguardia dell’ambiente: la prevenzione;<br />

il riutilizzo; il riciclaggio;<br />

di Vinicio Ruggiero<br />

l’incenerimento e il recupero di energia;<br />

il conferimento in discarica. Tale<br />

gerarchia - ha spiegato Dimas - non<br />

sarà modificata, ma saranno scelte le<br />

migliori soluzioni, considerando tutto<br />

il ciclo della vita di un prodotto non<br />

solo dell’inquinamento causato dal<br />

rifiuto”.<br />

“Dobbiamo anche pensare - ha chiarito<br />

il Commissario - al modo in cui le<br />

politiche in materia possono ridurre,<br />

nel modo più efficiente, gli impatti ambientali<br />

negativi connessi all’impiego<br />

di risorse”.<br />

Di seguito vengono sintetizzati i principali<br />

elementi del riesame, rinviando<br />

ad un’analisi più dettagliata della<br />

proposta pubblicata nel Materiale in<br />

inserto di questo stesso numero di<br />

Regioni&Ambiente:<br />

Focalizzare le politiche dei rifiuti sul<br />

miglioramento del modo con cui si<br />

sfruttano le risorse.<br />

Prevedere l’elaborazione di programmi<br />

nazionali obbligatori di<br />

prevenzione dei rifiuti che tengano<br />

conto della varietà delle condizioni<br />

locali, regionali, nazionali, da realizzarsi<br />

entro 3 anni dall’entrata in<br />

vigore della Direttiva modificante.<br />

Migliorare il mercato del riciclo, mediante<br />

l’individuazione di standard<br />

ambientali che permettano di escludere<br />

determinati materiali riciclati dal<br />

novero dei rifiuti.<br />

(La Commissione con la Comunicazione<br />

adottata il 27/05/2003 “Verso<br />

una strategia tematica e il riciclo<br />

dei rifiuti” aveva già indicato la necessità<br />

di estensione della Direttiva<br />

96/61/CE sulla prevenzione e riduzione<br />

integrate dell’inquinamento,<br />

nota come Direttiva IPPC, a tutto<br />

il settore dei rifiuti e l’inclusione di<br />

norme qualitative per determinare<br />

quale operazione di trattamento dei<br />

rifiuti debba essere classsificata come<br />

smaltimento o come recupero.<br />

Nella stessa Comunicazione si evidenziava<br />

inoltre la necessità di un


approccio generale in materia di<br />

riciclo, dal momento che l’attuale<br />

legislazione prescrive il riciclo di<br />

materiali da determinati flussi, ad<br />

esempio gli imballaggi, ma non lo<br />

esige quando questi materiali vengono<br />

usati per altri scopi.)<br />

Semplificare la normativa sui rifiuti,<br />

rendendo più chiare le definizioni e<br />

più precise le disposizioni, e integrare<br />

la Direttiva 91/689/CE sui Rifiuti<br />

pericolosi e la Direttiva 75/439/CE<br />

sugli Oli usati per la quale bisogna<br />

mirare alla raccolta anziché alla rigenerazione<br />

che, per la Commissione,<br />

non è più giustificata da un punto di<br />

vista ambientale.<br />

(La lettura della proposta sembra<br />

avallare che sia intenzione della<br />

Commissione fornire risposte<br />

regolamentari ai numerosi conflitti<br />

interpretativi insorti anche a seguito<br />

delle sentenze della Corte di Giustizia<br />

europea, tra tutte quella di “rifiuto”<br />

che, pur rimanendo immutata la<br />

definizione, attraverso l’introduzione<br />

di un “meccanismo” si potrà<br />

fissare criteri di qualità per stabilire<br />

quando un determinato rifiuto cessi<br />

di essere tale per venire considerato<br />

come materia prima secondaria.)<br />

La proposta di Direttiva è accompagnata<br />

da una valutazione di impatto<br />

che analizza cinque serie di alternative,<br />

ciascuna delle quali riguarda uno specifico<br />

aspetto ambientale, e raccomanda<br />

la seguente combinazione:<br />

“- adozione di un approccio volto a<br />

considerare i rifiuti come risorse e<br />

basato sul concetto di ciclo di vita;<br />

ciò implica la necessità di migliorare<br />

la base di conoscenze e di precisare<br />

l’obiettivo ambientale della politica<br />

in materia di rifiuti;<br />

- passaggio ad una società europea<br />

basata sul riciclaggio, mediante la<br />

definizione di requisiti ambientali<br />

comuni applicabili al ricilcaggio<br />

dei rifiuti;<br />

- adeguamento del quadro normativo<br />

mediante la revisione della direttiva<br />

quadro sui rifiuti e l’adozione di<br />

linee guida per gli aspetti che necessitano<br />

di una considerazione caso<br />

per caso”.<br />

Gli obiettivi e la formulazione della<br />

proposta non hanno mancato di sollevare<br />

preoccupazioni e critiche da parte<br />

del mondo ambientalista, che possono<br />

riassumersi nella dichiarazione di<br />

John Hontelez, Segretario Generale<br />

della European Environmental Bureau<br />

(EEB), la più ampia federazione<br />

internazionale che riunisce 143 organizzazioni<br />

ambientaliste di 31 paesi, tra<br />

cui Legambiente, secondo il quale le<br />

nuove indicazioni della Commissione<br />

UE, al di là delle buone dichiarazioni<br />

di principio sono confuse e contraddittorie:<br />

“Non solo non contengono<br />

gli elementi per affrontare in modo<br />

appropriato l’uso delle risorse e la prevenzione<br />

dei rifiuti, ma rischiano di<br />

smantellare un pezzo essenziale della<br />

legislazione comunitaria esistente. Ci<br />

allontanano anziché avvicinarci dalla<br />

realizzazione di una società europea<br />

basata sul riciclo dei rifiuti. Quella<br />

recycling society, a cui diversi paesi<br />

stanno lavorando ormai da qualche<br />

decennio, in cui la gestione dei rifiuti,<br />

oltre che sulla prevenzione, si basa quasi<br />

totalmente sul riuso e sul riciclaggio,<br />

con l’obiettivo di eliminare progressivamente,<br />

riducendo al minimo, i residui<br />

di rifiuti da avviare all’incenerimento<br />

o alla discarica”.<br />

Per gli ambientalisti gli aspetti carenti<br />

o dannosi della proposta riguardano<br />

essenzialmente:<br />

- l’assenza di indicazioni chiare circa la<br />

gerarchia di opzioni per la gestione<br />

dei rifiuti (riduzione-riuso-riciclaggiorecupero<br />

energetico-smaltimento),<br />

che sarebbe foriera di una deregulation,<br />

attraverso la definizione<br />

di piani regionali e nazionali, con<br />

un contemporaneo allentamento<br />

dell’armonizzazione comunitaria;<br />

- l’adozione del “life cycle thinking”,<br />

come metodo per individuare le<br />

migliori soluzioni possibili, che<br />

non permetterebbe di raggiungere<br />

risultati oggettivi, dal momento che<br />

l’utilizzo dello strumento operativo<br />

del Life Cycle Assessment (LCA)<br />

non è ancora in grado, anche per<br />

l’assenza di un inventario di dati<br />

universalmente riconosciuti e di<br />

aspetti metodologici standardizzati,<br />

di realizzare valide politiche di pianificazione<br />

ambientale;<br />

- la revisione del concetto di “recupero”<br />

che, non facendo più distinzione<br />

tra recupero di materia e recupero di<br />

energia, consentirebbe di riclassificare<br />

l’incenerimento dei rifiuti urbani<br />

come recupero, di fatto in funzione<br />

paritetica al riciclaggio, senza tener<br />

conto che due sentenze della Corte<br />

di Giustizia europea del 2003, hanno<br />

classificato l’incenerimento come<br />

smaltimento.<br />

Dal momento che l’iter per giungere<br />

all’approvazione della Direttiva è ancora<br />

lungo, ci sarà tutto il tempo per<br />

un’analisi e un dibattito più approfonditi<br />

capaci di offrire delle indicazioni e<br />

chiarimenti a governanti e parlamentari<br />

per giungere a soluzioni ampiamente<br />

condivise.<br />

33


INSERTO<br />

Regioni&Ambiente<br />

<strong>n°</strong> 3 Marzo 2006<br />

PROPOSTA DI DIRETTIVA<br />

RELATIVA AI RIFIUTI<br />

ADOTTATA IL 21.12.2005<br />

DALLA COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE<br />

In questo inserto presentiamo il testo della Proposta di<br />

Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa<br />

ai Rifi uti, che la Commissione europea ha adottato in<br />

dicembre, nell’ambito di una nuova Strategia Tematica<br />

prevista dal VI Programma di Azione per l’Ambiente<br />

(2002-2012) e che costituisce una vera e propria revisione<br />

della Direttiva quadro del 1975 (75/442/CEE).<br />

Essendo appunto un Frame work non indica specifi ci<br />

obiettivi numerici, ma obbliga gli stati membri a<br />

seguire all’interno della legislazione nazionale una<br />

serie di azioni.<br />

Il testo della proposta consta di:<br />

- un Preambolo di 20 “considerando” che richiamano<br />

gli obiettivi, gli elementi giuridici e i documenti preparatori;<br />

- 40 articoli;<br />

- 5 allegati.<br />

Quantunque l’iter legislativo previsto sia lungo, rinviando<br />

i lettori allo specifi co articolo inserito in questo numero di<br />

Regioni&Ambiente, riteniamo opportuno proporre il testo<br />

della Proposta, stante le notevoli ricadute che essa avrà<br />

sulle normative degli stati membri, poiché comporterà<br />

la contemporanea abolizione di 3 importanti Direttive:<br />

- la 75/442/CEE sui Rifi uti;<br />

- la 75/449/CEE sugli Oli usati;<br />

- la 91/689/CEE sulla Prevenzione e Riduzione Integrate<br />

dell’Inquinamento (IPPC).<br />

(ndr: Il testo, tratto dal sito: http://europa.eu.int/comm/<br />

environment/waste/pdf/directive_waste_it.pdf, non riveste<br />

carattere di uffi cialità e non è sostitutivo in alcun modo<br />

della pubblicazione uffi ciale cartacea).<br />

llustrazione dettagliata della proposta<br />

L’articolo 1 defi nisce l’obiettivo della direttiva proposta.<br />

Il nuovo obiettivo concentra l’attenzione della direttiva<br />

quadro sui rifi uti sugli impatti ambientali derivanti dalla<br />

produzione e dalla gestione dei rifi uti, tenendo conto del<br />

ciclo di vita delle risorse.<br />

Viene perciò istituito un collegamento tra tale obiettivo e la<br />

“gerarchia dei rifi uti”, contenuta in precedenza nell’articolo<br />

3 della direttiva 75/ 442/CEE, senza peraltro modifi care<br />

l’ordine e la natura della gerarchia. La formulazione di<br />

quest’ultima è aggiornata per tener conto dell’evoluzione<br />

dei termini utilizzati.<br />

L’articolo 2 defi nisce l’ambito di applicazione della<br />

proposta di direttiva.<br />

L’articolo 2, paragrafo 2, è modifi cato per limitare il concetto<br />

di “contemplati da altra normativa” alla sola normativa<br />

a cura di Fabio Bastianelli<br />

comunitaria, al fi ne di accrescere la certezza del diritto e<br />

di garantire una copertura minima a livello comunitario.<br />

All’elenco dei rifi uti esclusi dal campo di applicazione della<br />

direttiva sono aggiunti il suolo contaminato non escavato,<br />

i sottoprodotti animali e i sottoprodotti agricoli.<br />

L’articolo 3 contiene le defi nizioni applicabili ai fi ni<br />

della presente direttiva e delle direttive che rinviano a<br />

quest’ultima.<br />

La defi nizione di “rifi uto” rimane invariata, ma nel capo<br />

III viene previsto un meccanismo che consente di<br />

chiarire il momento in cui un determinato rifi uto cessa<br />

di essere tale, grazie all’adozione, tramite la procedura<br />

di comitato, di appositi criteri per i fl ussi di rifi uti che<br />

soddisfano le condizioni di cui all’articolo 11.<br />

La defi nizione di “riutilizzo” è analoga a quella contenuta<br />

nella direttiva sugli imballaggi e i rifi uti di imballaggio.<br />

Viene aggiunta una defi nizione di “riciclaggio”, per<br />

precisare la portata di questa nozione.<br />

La defi nizione di “raccolta” è modifi cata per chiarire<br />

che si tratta dell’atto di prelevare e radunare i rifi uti al<br />

fi ne di trasportarli nell’apposito impianto di trattamento;<br />

non comprende invece le operazioni di trattamento che<br />

comportano la miscelazione o la cernita dei rifi uti.<br />

Le defi nizioni di “produttore”, “detentore” e “gestione”<br />

rimangono sostanzialmente invariate.<br />

L’articolo 4 mantiene una base giuridica per l’elenco dei<br />

rifi uti istituito con decisione della Commissione.<br />

Gli articoli 5 e 6 contengono una nuova defi nizione di<br />

“recupero”, che conferma che la base di questa defi nizione<br />

è la sostituzione delle risorse.<br />

Abbinata alla defi nizione di smaltimento, essa permette<br />

di risolvere, se necessario attraverso la fi ssazione<br />

di criteri di effi cienza, i casi in cui è diffi cile operare<br />

una distinzione. È inoltre previsto un meccanismo che<br />

consente, se necessario, di classifi care con maggiore<br />

precisione determinate operazioni di trattamento dei<br />

rifi uti come recupero o come smaltimento, ricorrendo<br />

alla procedura di comitato.<br />

Gli articoli 7 e 8 stabiliscono ora l’obbligo generale di<br />

garantire che i rifi uti siano gestiti in modo tale da non<br />

rappresentare un pericolo per l’ambiente o per la salute<br />

umana e che siano trattati in maniera compatibile con<br />

le disposizioni della direttiva.<br />

La formulazione di tali obblighi rimane invariata rispetto<br />

alla direttiva 91/156/CEE.<br />

L’articolo 9, relativo ai costi del trattamento, riguarda<br />

adesso anche le operazioni di recupero oltre che quelle<br />

I


II<br />

di smaltimento. Il testo precedente è stato modifi cato<br />

per chiarire che i costi che i detentori o i produttori dei<br />

rifi uti devono sostenere per la gestione dei rifi uti devono<br />

rispecchiare interamente le esternalità connesse allo<br />

smaltimento o al recupero di tali rifi uti. In altri termini i<br />

costi devono corrispondere all’effettivo costo ambientale<br />

della produzione e della gestione dei rifi uti.<br />

L’articolo 10 sulla rete di impianti di smaltimento rimane<br />

sostanzialmente invariato.<br />

Il capo III istituisce un meccanismo che consente di<br />

chiarire il momento in cui determinati rifi uti cessano di<br />

essere tali grazie all’adozione, mediante la procedura<br />

di comitato, di appositi criteri per i fl ussi di rifi uti che<br />

soddisfano le condizioni di cui all’articolo 11.<br />

Gli articoli da 12 a 15 riguardanti i rifi uti pericolosi sono<br />

ripresi dalla direttiva sui rifi uti pericolosi.<br />

La defi nizione di “rifi uto pericoloso” è modifi cata per<br />

precisare meglio il concetto di “rifi uto domestico” e la<br />

sua esclusione dalla defi nizione.<br />

L’articolo 16 sulla separazione dei rifi uti pericolosi è<br />

ripreso dalla direttiva sui rifi uti pericolosi.<br />

La deroga al divieto di miscelazione viene mantenuta,<br />

ma è subordinata alla condizione che l’operazione sia<br />

conforme alle migliore tecniche disponibili (BAT).<br />

È eliminato il riferimento alla sicurezza, trattandosi di<br />

un termine non utilizzato nella legislazione sui rifi uti e<br />

non compatibile con l’attenzione riservata agli impatti<br />

ambientali.<br />

L’articolo 17 sull’etichettatura dei rifi uti pericolosi integra<br />

nella direttiva quadro le corrispondenti disposizioni della<br />

direttiva sui rifi uti pericolosi.<br />

L’articolo 18 sugli oli minerali usati riprende dalla direttiva<br />

sugli oli usati l’obbligo di raccolta differenziata.<br />

L’articolo 19 unifi ca i due articoli del testo precedente<br />

concernenti l’autorizzazione delle operazioni di recupero<br />

e delle operazioni di smaltimento, ma la formulazione<br />

rimane invariata.<br />

L’articolo 20 stabilisce che gli stabilimenti o le imprese<br />

che già dispongono di un’autorizzazione IPPC non<br />

necessitano anche di un’autorizzazione a norma della<br />

direttiva quadro sui rifi uti.<br />

L’articolo 21 consente alla Commissione di defi nire mediante<br />

la procedura di comitato, ove necessario, norme<br />

minime applicabili alle autorizzazioni.<br />

Gli articoli da 22 a 24 stabiliscono le condizioni per<br />

derogare all’obbligo di autorizzazione nel caso dei rifi uti<br />

e dei rifi uti pericolosi.<br />

L’articolo 25 rafforza le disposizioni applicabili alle<br />

imprese di raccolta dei rifi uti, ai trasportatori, ai commercianti<br />

e agli intermediari e introduce una procedura<br />

per l’adozione di norme minime in questo settore.<br />

L’articolo 26, riguardante i piani di gestione dei rifi uti,<br />

è stato riformulato per chiarire meglio quale deve essere<br />

il contenuto di tali piani.<br />

Viene inoltre specifi cato che, nell’elaborazione dei<br />

piani, occorre tener conto dell’intero ciclo di vita delle<br />

risorse.<br />

Gli articoli da 29 a 31 introducono specifi che disposizioni<br />

in materia di prevenzione dei rifi uti, imponendo<br />

agli Stati membri di predisporre programmi di prevenzione<br />

e stabilendo le condizioni per l’elaborazione dei<br />

programmi.<br />

L’articolo 32 riguarda le ispezioni, che vengono rafforzate<br />

con l’introduzione di un obbligo specifi co di<br />

controllare l’origine e la destinazione dei rifi uti raccolti<br />

e trasportati.<br />

L’articolo 33 riguarda la tenuta di registri;<br />

Per i rifi uti pericolosi i registri devono essereconservati<br />

per almeno tre anni.<br />

L’articolo 34 contiene ora, oltre all’obbligo di comunicazione<br />

delle informazioni, anche una disposizione in<br />

materia di riesame.<br />

L’articolo 35 riguarda le modifi che per adeguare al progresso<br />

scientifi co e tecnico gli allegati della direttiva.<br />

L’articolo 36 istituisce un comitato di assistenza alla<br />

commissione.<br />

L’articolo 37 é relativo all’attuazione della direttiva.<br />

Rimasto invariato.<br />

L’articolo 38 sancisce l’abrogazione delle direttive<br />

75/439/CEE, 75/442/CEE e 91/689/CEE.<br />

Gli articolo 39 e 40 “rimasti invariati” riguardano l’entrata<br />

in vigore e i destinatari della direttiva.


PROPOSTA DI DIRETTIVA DEL PARLAMENTO<br />

EUROPEO E DEL CONSIGLIO<br />

RELATIVA AI RIFIUTI<br />

(Testo rilevante ai fi ni del SEE)<br />

IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DEL-<br />

L’UNIONE EUROPEA,<br />

visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in<br />

particolare l’articolo 175, paragrafo 1 ,<br />

vista la proposta della Commissione 1 ,<br />

visto il parere del Comitato economico e sociale europeo<br />

2 ,<br />

visto il parere del Comitato delle regioni 3 ,<br />

deliberando secondo la procedura di cui all’articolo 251<br />

del trattato 4 ,<br />

considerando quanto segue:<br />

(1) La direttiva 75/442/CEE del Consiglio, del 15 luglio<br />

1975, relativa ai rifi uti 5 stabilisce il quadro normativo<br />

per il trattamento dei rifi uti nella Comunità. La direttiva<br />

defi nisce alcuni concetti basilari, come le nozioni di<br />

rifi uto, recupero e smaltimento, e stabilisce gli obblighi<br />

essenziali per la gestione dei rifi uti, in particolare l’obbligo<br />

di autorizzazione e di registrazione per le operazioni<br />

di gestione dei rifi uti e per gli operatori economici,<br />

l’obbligo, per gli Stati membri, di elaborare piani per<br />

la gestione dei rifi uti e altri principi fondamentali come<br />

l’obbligo di trattare i rifi uti in modo da evitare impatti<br />

negativi sull’ambiente e il principio secondo il quale<br />

il produttore dei rifi uti deve sostenere i costi del loro<br />

trattamento.<br />

(2) La decisione n. 1<strong>60</strong>0/2002/CE del Parlamento europeo<br />

e del Consiglio, del 22 luglio 2002, che istituisce<br />

il sesto programma comunitario di azione in materia<br />

di ambiente 6 sollecita l’estensione o la revisione della<br />

1 GU C […] del […], pag. […].<br />

2 GU C […] del […], pag. […].<br />

3 GU C […] del […], pag. […].<br />

4 Parere del Parlamento europeo del .. .. ... (GU C … del …<br />

pag. …), posizione comune del Consiglio del…. (GU C … del<br />

… pag. …) e decisione del Parlamento europeo del.... (GU C<br />

… del… pag.…).<br />

5 GU L 194 del 25.7.1975, pag. 39. Direttiva modifi cata da ultimo<br />

dal regolamento (CE) n. 1882/2003 del Parlamento europeo<br />

e del Consiglio (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1.).<br />

6 GU L 242 del 10.9.2002, pag. 1.<br />

normativa sui rifi uti, in particolare al fi ne di chiarire la<br />

distinzione tra ciò che è rifi uto e ciò che non lo è e di<br />

defi nire appositi criteri per la riformulazione dell’allegato<br />

II, parti A e B della direttiva 75/442/CEE.<br />

(3) Nella comunicazione del 27 maggio 2003 intitolata<br />

“Verso una strategia tematica di prevenzione e riciclo<br />

dei rifi uti” la Commissione sottolineava la necessità di<br />

riesaminare le defi nizioni esistenti di “recupero” e “smaltimento”,<br />

di introdurre una defi nizione di “riciclaggio”<br />

di applicazione generale e di avviare un dibattito sulla<br />

defi nizione di “rifi uto”.<br />

(4) Nella risoluzione del 20 aprile 2004 il Parlamento<br />

europeo invitava la Commissione a considerare la possibilità<br />

di estendere il campo di applicazione della direttiva<br />

96/61/CE del Consiglio, del 24 settembre 1996, sulla<br />

prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento 7<br />

all’intero settore dei rifi uti. Il Parlamento invitava inoltre<br />

la Commissione a stabilire una chiara distinzione tra le<br />

operazioni di recupero e di smaltimento e a precisare la<br />

distinzione tra ciò che è rifi uto e ciò che non lo è.<br />

(5) Nelle sue conclusioni del 1° luglio 2004, il Consiglio<br />

invitava la Commissione a presentare una proposta di<br />

revisione di alcuni aspetti della direttiva 75/442/CEE per<br />

chiarire la distinzione tra ciò che è rifi uto e ciò che non<br />

lo è e la differenza tra recupero e smaltimento.<br />

(6) È pertanto necessario procedere a una revisione della<br />

direttiva 75/442/CEE per precisare alcuni concetti basilari<br />

come le defi nizioni di rifi uto, recupero e smaltimento,<br />

per rafforzare le misure da adottare per la prevenzione<br />

dei rifi uti, per introdurre un approccio che tenga conto<br />

dell’intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali e<br />

non soltanto della fase in cui diventano rifi uti, e per<br />

concentrare l’attenzione sulla riduzione degli impatti<br />

ambientali connessi alla produzione e alla gestione dei<br />

rifi uti, rafforzando in tal modo il valore economico di<br />

questi ultimi. Per esigenze di chiarezza e leggibilità è<br />

opportuno sostituire la direttiva 75/442/CEE.<br />

(7) Poiché le principali operazioni di gestione dei rifi uti<br />

sono ormai disciplinate dalla legislazione comunitaria in<br />

materia di ambiente, è importante che anche la direttiva<br />

sui rifi uti si adegui a questa impostazione. L’accento<br />

7 GU L 257 del 10.10.1996, pag. 26. Direttiva modifi cata da<br />

ultimo dal regolamento (CE) n. 1882/2003<br />

del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 284 del<br />

31.10.2003, pag. 1.).<br />

III


IV<br />

posto sugli obiettivi ambientali stabiliti dall’articolo 174<br />

del trattato dovrebbe permettere di concentrare maggiormente<br />

l’attenzione sugli impatti ambientali connessi alla<br />

produzione e alla gestione dei rifi uti nel corso dell’intero<br />

ciclo di vita delle risorse. È quindi opportuno che la base<br />

giuridica della presente direttiva sia l’articolo 175.<br />

(8) È ormai dimostrato che gli strumenti economici che<br />

presentano un buon rapporto costi-effi cacia sono e<br />

possono essere utili alla realizzazione degli obiettivi di<br />

prevenzione e gestione dei rifi uti. I rifi uti costituiscono<br />

una risorsa preziosa, e un maggiore ricorso agli strumenti<br />

economici consentirà di massimizzare i benefi ci ambientali.<br />

Nella presente direttiva occorre quindi incoraggiare<br />

il ricorso a tali trumenti al livello appropriato.<br />

(9) Il regolamento (CE) n. 1774/2002 del Parlamento<br />

europeo e del Consiglio 8 stabilisce norme sanitarie relative<br />

ai sottoprodotti di origine animale non destinati<br />

al consumo umano. Il regolamento prevede tra l’altro<br />

controlli proporzionati per quanto riguarda la trasformazione,<br />

l’uso e lo smaltimento di tutti i rifi uti di origine<br />

animale, al fi ne di evitare che essi presentino rischi<br />

per la salute pubblica o per la salute degli animali. È<br />

pertanto necessario chiarire il legame esistente con tale<br />

regolamento ed evitare una duplicazione delle norme,<br />

escludendo i sottoprodotti di origine animale nel caso<br />

in cui siano destinati ad usi che non sono considerati<br />

operazioni di trattamento dei rifi uti.<br />

(10) Alla luce dell’esperienza acquisita nell’applicazione<br />

del regolamento (CE) n. 1774/2002, è opportuno<br />

precisare il campo di applicazione della normativa sui<br />

rifi uti e più in particolare delle disposizioni sui rifi uti<br />

pericolosi in relazione ai sottoprodotti di origine animale<br />

disciplinati dal regolamento (CE) n. 1774/2002. Nel caso<br />

in cui i sottoprodotti di origine animale presentino rischi<br />

potenziali per la salute, lo strumento giuridico idoneo per<br />

far fronte a questo tipo di rischi è il regolamento (CE)<br />

n. 1774/2002, ed è opportuno evitare sovrapposizioni<br />

con la normativa in materia di rifi uti.<br />

(11) Occorre introdurre una defi nizione di “riutilizzo”<br />

per chiarire la portata di questa operazione nell’ambito<br />

del trattamento dei rifi uti in generale e il ruolo del riutilizzo<br />

di materiali o prodotti rientranti nella defi nizione<br />

di rifi uto. È opportuno che la defi nizione di “riutilizzo”<br />

non comprenda il riutilizzo di prodotti che non sono<br />

8 GU L 273 del 10.10.2002, pag. 1.<br />

precedentemente diventati rifi uti e riguardi invece soltanto<br />

le attività che comportano il riutilizzo di prodotti<br />

e componenti che sono diventati rifi uti.<br />

(12) Occorre introdurre nella direttiva quadro sui rifi uti<br />

una defi nizione di “riciclaggio”, per precisare la portata<br />

di questo concetto.<br />

(13) Occorre modifi care le defi nizioni di “recupero” e<br />

“smaltimento” per garantire una netta distinzione tra<br />

questi due concetti, fondata su una vera differenza in<br />

termini di impatto ambientale e, in particolare, sul fatto<br />

che l’operazione porti o meno alla sostituzione di risorse<br />

naturali nell’economia. È inoltre necessario introdurre<br />

un meccanismo correttivo per chiarire le situazioni in<br />

cui risulta diffi cile applicare tale distinzione a livello<br />

pratico o in cui la classifi cazione dell’attività come recupero<br />

non corrisponde all’impatto ambientale effettivo<br />

dell’operazione.<br />

(14) Per chiarire alcuni aspetti della defi nizione di “rifi uto”<br />

è necessario specifi care, categoria per categoria, in<br />

quale momento si ritiene che determinati rifi uti cessino<br />

di essere tali e diventino materiali o sostanze secondari.<br />

L’introduzione di un meccanismo che subordina la<br />

riclassifi cazione all’applicazione di criteri fi nalizzati a<br />

garantire un elevato livello di tutela dell’ambiente dovrebbe<br />

comportare benefi ci sia sotto il profi lo economico<br />

che ambientale.<br />

(15) È opportuno che i costi siano ripartiti in modo da<br />

rispecchiare il costo reale per l’ambiente derivante dalla<br />

produzione e dalla gestione dei rifi uti.<br />

(16) Al fi ne di consentire alla Comunità nel suo complesso<br />

di diventare autosuffi ciente nello smaltimento dei<br />

rifi uti e agli Stati membri di convergere individualmente<br />

verso tale obiettivo, è necessario prevedere una rete di<br />

cooperazione tra impianti di smaltimento, che tenga conto<br />

del contesto geografi co e della necessità di disporre<br />

di impianti specializzati per alcuni tipi di rifi uti.<br />

(17) È necessario precisare meglio l’ambito di applicazione<br />

e il contenuto dell’obbligo di predisporre piani<br />

per la gestione dei rifi uti, con particolare riferimento<br />

all’applicabilità ai siti storicamente contaminati e all’impiego<br />

di strumenti economici, e integrare nel processo<br />

di elaborazione o modifi ca di tali piani la necessità di<br />

considerare gli impatti ambientali che si producono nel<br />

corso dell’intero ciclo di vita di prodotti e materiali.Ove<br />

opportuno occorre anche tener conto delle prescrizioni<br />

in materia di pianifi cazione nel settore dei rifi uti con-


template dall’articolo 14 della direttiva 94/62/CE 9 del<br />

Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre<br />

1994, sugli imballaggi e i rifi uti di imballaggio e della<br />

strategia per la riduzione dei rifi uti biodegradabili<br />

conferiti in discarica di cui all’articolo 5 della direttiva<br />

1999/31/CE del Consiglio, del 26 aprile 1999, relativa<br />

alle discariche di rifi uti<br />

(18) Per migliorare le modalità di attuazione delle azioni<br />

di prevenzione dei rifi uti negli Stati membri e per<br />

favorire la diffusione delle buone pratiche in questo<br />

settore, è necessario rafforzare le disposizioni riguardanti<br />

la prevenzione dei rifi uti e introdurre l’obbligo, per gli<br />

Stati membri, di elaborare programmi di prevenzione<br />

incentrati sui principali impatti ambientali e basati sulla<br />

considerazione dell’intero ciclo di vita. Gli obiettivi e<br />

le misure dovrebbero essere fi nalizzati a dissociare la<br />

crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla<br />

produzione di rifi uti. È opportuno che le parti interessate<br />

e il pubblico in generale abbiano la possibilità di partecipare<br />

all’elaborazione di tali programmi e vi abbiano<br />

accesso una volta elaborati, come previsto dalla direttiva<br />

2003/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio 11 .<br />

(19) Occorre modifi care alcune disposizioni riguardanti<br />

il trattamento dei rifi uti contenute nella direttiva 91/689/<br />

CEE del Consiglio, del 12 dicembre 1991, relativa ai rifi uti<br />

pericolosi 12 , per eliminare materiali obsoleti e rendere<br />

il testo più chiaro. Nell’interesse della semplifi cazione<br />

della legislazione comunitaria è opportuno integrare<br />

tali disposizioni nella presente direttiva. Per chiarire le<br />

modalità di applicazione del divieto di miscelazione e<br />

per proteggere l’ambiente e la salute umana, occorre<br />

limitare le deroghe al suddetto divieto stabilite dalla<br />

direttiva 91/689/CEE alle situazioni in cui la miscelazione<br />

rappresenta la migliore tecnica disponibile ai sensi<br />

della direttiva 96/61/CE. Occorre pertanto abrogare la<br />

direttiva 91/689/CEE.<br />

(20) La priorità riservata alla rigenerazione nella direttiva<br />

75/439/CEE del Consiglio, del 16 giugno 1975, concernente<br />

l’eliminazione degli oli usati 13 non sembra più<br />

comportare evidenti vantaggi ambientali ed è pertan-<br />

9 GU L 365 del 31.12.1994, pag. 10.<br />

10 GU L 182 del 16.7.1999, pag. 1.<br />

11 GU L 156 del 25.6.2003, pag. 17.<br />

12 GU L 377 del 31.12.1991, pag. 20. Direttiva modifi cata dalla<br />

direttiva 94/31/CE (GU L 168 del 2.7.1994, pag. 28).<br />

13 GU L 194 del 25.7.1975, pag. 23. Direttiva modifi cata da<br />

ultimo dalla direttiva 2000/76/CE del Parlamento europeo e<br />

del Consiglio (GU L 332 del 28.12.2000, pag. 91).<br />

to opportuno abrogare la direttiva. Tuttavia, poiché<br />

la raccolta differenziata è un elemento determinante<br />

per l’adeguata gestione degli oli usati, al fi ne di evitare<br />

danni ambientali dovuti ad uno smaltimento inadeguato<br />

è opportuno integrare nella presente direttiva l’obbligo<br />

di raccolta degli oli usati. Occorre pertanto abrogare la<br />

direttiva 75/439/CEE.<br />

(21) Le misure necessarie per l’attuazione della presente<br />

direttiva sono adottate in conformità della decisione<br />

1999/468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante<br />

modalità per l’esercizio delle competenze di esecuzione<br />

conferite alla Commissione 14 .<br />

(22) Poiché gli obiettivi della presente direttiva, riguardanti<br />

la tutela dell’ambiente e il corretto funzionamento<br />

del mercato interno, non possono essere conseguiti in<br />

misura suffi ciente dagli Stati membri ma possono, a<br />

motivo delle dimensioni e degli effetti dell’azione, essere<br />

realizzati meglio a livello comunitario, la Comunità può<br />

intervenire in base al principio di sussidiarietà di cui<br />

all’articolo 5 del trattato CE. In conformità del principio<br />

di proporzionalità di cui al medesimo articolo, la presente<br />

direttiva non va al di là di quanto necessario per<br />

il raggiungimento di tali obiettivi,<br />

HANNO ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA:<br />

Capo I<br />

OGGETTO, CAMPO DI APPLICAZIONE E DEFINI-<br />

ZIONI<br />

Articolo 1<br />

Oggetto<br />

La presente direttiva stabilisce misure dirette a ridurre gli<br />

impatti ambientali complessivi, connessi all’uso delle risorse,<br />

derivanti dalla produzione e dalla gestione dei rifi uti.<br />

A tal fi ne, essa prevede altresì che gli Stati membri adottino<br />

le misure appropriate per promuovere, in primo luogo, la<br />

prevenzione o la riduzione della produzione e della nocività<br />

dei rifi uti e, in secondo luogo, il recupero dei rifi uti mediante<br />

riutilizzo, riciclaggio e altre operazioni di recupero.<br />

Articolo 2<br />

Campo di applicazione<br />

La presente direttiva non si applica agli effl uenti gassosi<br />

emessi in atmosfera.<br />

14 GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23.<br />

V


VI<br />

1. La direttiva non si applica alle categorie di rifi uti di<br />

seguito indicate, in relazione ad alcuni aspetti specifi ci<br />

delle suddette categorie già contemplati da altra normativa<br />

comunitaria:<br />

a) rifi uti radioattivi;<br />

b) rifi uti risultanti dalla prospezione, dall’estrazione, dal<br />

trattamento, dall’ammasso di risorse minerali o dallo<br />

sfruttamento delle cave;<br />

c) materie fecali ed altre sostanze naturali non pericolose<br />

utilizzate nell’attività agricola;<br />

d) acque di scarico, esclusi i rifi uti allo stato liquido;<br />

e) materiali esplosivi in disuso;<br />

f) suolo contaminato non escavato.<br />

2. La direttiva non si applica alle carcasse animali o<br />

ai sottoprodotti di origine animale destinati agli usi di<br />

cui al regolamento (CE) n. 1774/2002, ferma restando<br />

l’applicazione della presente direttiva al trattamento dei<br />

rifi uti biodegradabili contenenti sottoprodotti di origine<br />

animale.<br />

3. La direttiva non si applica alle materie fecali, alla paglia<br />

e ad altre sostanze naturali non pericolose derivanti<br />

dalla produzione agricola e utilizzate nell’attività agricola<br />

o per la produzione di energia da biomassa mediante il<br />

ricorso a procedimenti o metodi che non danneggiano<br />

l’ambiente né mettono in pericolo la salute umana.<br />

4. Con l’espressione “carcasse animali” di cui al paragrafo<br />

2 si intendono gli animali morti per cause diverse dalla<br />

macellazione, compresi gli animali abbattuti per eradicare<br />

un’epizoozia, nel contesto delle pratiche agricole<br />

e di allevamento.<br />

Articolo 3<br />

Defi nizioni<br />

Ai fi ni della presente direttiva si intende per:<br />

a) “rifi uto”: qualsiasi sostanza od oggetto di cui il<br />

detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di<br />

disfarsi;<br />

b) “produttore”: la persona la cui attività ha prodotto<br />

rifi uti o la persona che ha effettuato operazioni di pretrattamento,<br />

di miscelazione o altre operazioni che hanno<br />

mutato la natura o la composizione di detti rifi uti;<br />

c) “detentore”: il produttore dei rifi uti o la persona fi sica<br />

o giuridica che li detiene;<br />

d) “gestione”: la raccolta, il trasporto, il recupero e lo<br />

smaltimento dei rifi uti, compreso il controllo di queste<br />

operazioni nonché il controllo delle discariche dopo la<br />

loro chiusura;<br />

e) “raccolta”: il prelievo dei rifi uti ai fi ni del loro trasporto<br />

in un impianto di trattamento;<br />

f) “riutilizzo”: qualsiasi operazione di recupero attraverso<br />

la quale prodotti o componenti che erano diventati<br />

rifi uti sono reimpiegati per la stessa fi nalità per la quale<br />

erano stati concepiti;<br />

g) “riciclaggio”: il recupero dei rifi uti sotto forma di<br />

prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro<br />

funzione originaria o per altri fi ni. Non comprende il<br />

recupero di energia;<br />

h) “oli minerali usati”: qualsiasi olio industriale o lubrifi<br />

cante, a base minerale, divenuto improprio all’uso<br />

cui era inizialmente destinato, in particolare gli oli usati<br />

dei motori a combustione e dei sistemi di trasmissione,<br />

nonché gli oli minerali lubrifi canti e gli oli per turbine<br />

e comandi idraulici;<br />

i) “trattamento”: il recupero o lo smaltimento.<br />

Articolo 4<br />

Elenco dei rifi uti<br />

La Commissione predispone un elenco dei rifi uti secondo<br />

la procedura di cui all’articolo 36, paragrafo 2.<br />

L’elenco comprende i rifi uti considerati pericolosi a norma<br />

degli articoli da 12 a 15, tenendo conto dell’origine<br />

e della composizione dei rifi uti e, ove necessario, dei<br />

valori limite di concentrazione.<br />

Capo II<br />

RECUPERO E SMALTIMENTO<br />

SEZIONE 1<br />

DISPOSIZIONI GENERALI<br />

Articolo 5<br />

Recupero<br />

1. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare<br />

che tutti i rifi uti siano sottoposti a operazioni (di<br />

seguito “operazioni di recupero”) che permettano un loro<br />

utile impiego in sostituzione, all’interno dell’impianto o<br />

nell’economia in generale, di altre risorse che avrebbero<br />

dovuto essere utilizzate a tal fi ne, o che permettano di<br />

renderli atti a tale impiego. Gli Stati membri considerano<br />

come operazioni di recupero almeno le operazioni di<br />

cui all’allegato II.<br />

2. La Commissione può, secondo la procedura di cui<br />

all’articolo 36, paragrafo 2, adottare misure di esecuzione<br />

al fi ne di defi nire criteri di effi cienza in base ai<br />

quali poter considerare che le operazioni dell’allegato<br />

II abbiano dato origine a un utile impiego dei rifi uti ai<br />

sensi del paragrafo 1.


Articolo 6<br />

Smaltimento<br />

1. Gli Stati membri provvedono affi nché, quando non<br />

sia possibile ricorrere al recupero a norma dell’articolo<br />

5, paragrafo 1, tutti i rifi uti siano sottoposti a operazioni<br />

di smaltimento.<br />

Essi vietano l’abbandono, lo scarico e lo smaltimento<br />

incontrollato dei rifi uti.<br />

2. Gli Stati membri considerano come operazioni di<br />

smaltimento almeno le operazioni elencate nell’allegato<br />

I, anche quando l’operazione ha come conseguenza<br />

secondaria il recupero di sostanze o di energia.<br />

3. Nei casi in cui, malgrado la sostituzione di risorse,<br />

i risultati di un’operazione indicano che, ai fi ni dell’articolo<br />

1, quest’ultima presenta uno scarso potenziale,<br />

la Commissione può adottare, secondo la procedura<br />

dell’articolo 36, paragrafo 2, misure di esecuzione per<br />

aggiungere la suddetta operazione specifi ca all’elenco<br />

di cui all’allegato I.<br />

Articolo 7<br />

Condizioni<br />

Gli Stati membri provvedono affi nché i rifi uti siano<br />

recuperati o smaltiti:<br />

a) senza pericolo per la salute umana;<br />

b) senza ricorrere a procedimenti o metodi che potrebbero<br />

recare pregiudizio all’ambiente;<br />

c) senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo e per<br />

la fl ora e la fauna;<br />

d) senza causare inconvenienti da rumori od odori;<br />

e) senza danneggiare il paesaggio o i siti di particolare<br />

interesse.<br />

Articolo 8<br />

Responsabilità<br />

Gli Stati membri adottano le disposizioni necessarie affi nché<br />

ogni detentore di rifi uti provveda personalmente al<br />

loro recupero o smaltimento oppure li consegni ad uno<br />

stabilimento o ad un’impresa che effettua le operazioni<br />

di trattamento dei rifi uti o ad un’impresa di raccolta<br />

pubblica o privata.<br />

SEZIONE 2<br />

COSTI E RETI<br />

Articolo 9<br />

Costi<br />

Gli Stati membri provvedono affi nché i costi connessi<br />

al recupero o allo smaltimento dei rifi uti siano opportu-<br />

namente ripartiti tra il detentore, i precedenti detentori<br />

e il produttore.<br />

Articolo 10<br />

Rete di impianti di smaltimento<br />

Ciascuno Stato membro adotta, di concerto con altri Stati<br />

membri qualora ciò risulti necessario od opportuno, le<br />

misure appropriate per la creazione di una rete integrata<br />

e adeguata di impianti di smaltimento, tenendo conto<br />

delle migliori tecniche disponibili a norma dell’articolo<br />

2, paragrafo 11, della direttiva 96/61/CE (di seguito<br />

“migliori tecniche disponibili”).<br />

Tale rete è concepita in modo da consentire alla Comunità<br />

nel suo insieme di raggiungere l’autosuffi cienza<br />

nello smaltimento dei rifi uti e agli Stati membri di mirare<br />

individualmente al conseguimento di tale obiettivo, tenendo<br />

conto del contesto geografi co o della necessità di<br />

impianti specializzati per determinati tipi di rifi uti.<br />

Tale rete deve inoltre permettere lo smaltimento dei<br />

rifi uti in uno degli impianti appropriati più vicini, grazie<br />

all’utilizzazione dei metodi e delle tecnologie più idonei<br />

a garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente<br />

e della salute pubblica.<br />

Capo III<br />

CESSAZIONE DELLA QUALIFICA DI RIFIUTO<br />

Articolo 11<br />

Prodotti, materiali e sostanze secondari<br />

1. Al fi ne di determinare se sia opportuno ritenere che<br />

alcuni rifi uti non siano più tali dopo un’operazione di<br />

riutilizzo, riciclaggio o recupero, e di riclassifi care tali<br />

rifi uti come prodotti, materiali o sostanze secondari, la<br />

Commissione verifi ca che siano soddisfatte le seguenti<br />

condizioni:<br />

a) l’eventuale riclassifi cazione non comporta impatti<br />

ambientali complessivamente negativi;<br />

b) esiste un mercato per tali prodotti, materiali o sostanze<br />

secondari.<br />

2. Sulla base della valutazione di cui al paragrafo 1,<br />

la Commissione adotta, secondo la procedura di cui<br />

all’articolo 36, paragrafo 2, misure di esecuzione per<br />

categorie specifi che di rifi uti classifi cate in base ai prodotti,<br />

ai materiali o alle sostanze che li compongono,<br />

precisando i criteri ambientali e di qualità da soddisfare<br />

affi nché il rifi uto in questione possa essere considerato<br />

come materiale, sostanza o prodotto secondario.<br />

3. I criteri defi niti a norma del paragrafo 2 sono tali da<br />

garantire che il materiale, la sostanza o il prodotto secondario<br />

soddisfi le condizioni necessarie per l’immissione<br />

in commercio.<br />

VII


VIII<br />

I criteri tengono conto del possibile rischio di danni<br />

all’ambiente derivante dall’utilizzo o dal trasporto del<br />

materiale, della sostanza o del prodotto secondario e<br />

sono fi ssati in modo da garantire un elevato livello di<br />

protezione della salute umana e dell’ambiente.<br />

Capo IV<br />

RIFIUTI PERICOLOSI<br />

SEZIONE 1<br />

CLASSIFICAZIONE ED ELENCO<br />

Articolo 12<br />

Classifi cazione<br />

I rifi uti si considerano pericolosi se presentano una o più<br />

caratteristiche fra quelle elencate nell’allegato III.<br />

I rifi uti pericolosi prodotti dai nuclei domestici non sono<br />

considerati pericolosi fi no a quando non sono raccolti<br />

da imprese che effettuano operazioni di trattamento dei<br />

rifi uti o da imprese di raccolta pubbliche o private.<br />

I sottoprodotti di origine animale e i prodotti da essi<br />

derivati, disciplinati dal regolamento (CE) n. 1774/2002,<br />

non sono soggetti alle disposizioni della presente direttiva<br />

applicabili ai rifi uti pericolosi a meno che non siano<br />

stati miscelati insieme a rifi uti pericolosi.<br />

Articolo 13<br />

Elenco<br />

La Commissione predispone, secondo la procedura di<br />

cui all’articolo 36, paragrafo 2, un elenco dei rifi uti pericolosi<br />

(di seguito, “l’elenco”).<br />

Tale elenco tiene conto dell’origine e della composizione<br />

dei rifi uti ed eventualmente dei valori limite di<br />

concentrazione.<br />

Articolo 14<br />

Rifi uti pericolosi non fi guranti nell’elenco<br />

1. Uno Stato membro può trattare determinati rifi uti<br />

come pericolosi quando, pur non fi gurando come tali<br />

nell’elenco di cui all’articolo 4 (di seguito “l’elenco”), essi<br />

presentano una o più caratteristiche fra quelle elencate<br />

nell’allegato III.<br />

Lo Stato membro notifi ca tali casi alla Commissione nella<br />

relazione di cui all’articolo 34, paragrafo 1, fornendole<br />

tutte le opportune informazioni.<br />

2. In base alle notifi che ricevute, la Commissione riesamina<br />

l’elenco per deciderne l’eventuale adeguamento<br />

secondo la procedura di cui all’articolo 36, paragrafo 2.<br />

Articolo 15<br />

Rifi uti non pericolosi fi guranti nell’elenco<br />

1. Uno Stato membro può trattare come non pericoloso<br />

un rifi uto che nell’elenco è indicato come pericoloso se<br />

dispone di prove che dimostrano che esso non possiede<br />

nessuna delle caratteristiche elencate nell’allegato III.<br />

Lo Stato membro notifi ca tali casi alla Commissione nella<br />

relazione di cui all’articolo 34, paragrafo 1, fornendole<br />

tutte le opportune informazioni.<br />

2. In base alle notifi che ricevute, la Commissione riesamina<br />

l’elenco per deciderne l’eventuale adeguamento<br />

secondo la procedura di cui all’articolo 36, paragrafo 2.<br />

SEZIONE 2<br />

DISPOSIZIONI PARTICOLARI<br />

Articolo 16<br />

Separazione<br />

1. Gli Stati membri adottano tutte le misure necessarie<br />

per garantire che, in caso di miscelazione dei rifi uti pericolosi<br />

con altri rifi uti pericolosi aventi caratteristiche<br />

diverse o con altri rifi uti, sostanze o materiali, siano<br />

rispettate le seguenti condizioni:<br />

a) l’operazione di miscelazione sia effettuata da uno<br />

stabilimento o da un’impresa titolare di un’autorizzazione<br />

ottenuta a norma dell’articolo 19;<br />

b) le condizioni fi ssate all’articolo 7 siano soddisfatte;<br />

c) l’impatto ambientale della gestione dei rifi uti non<br />

risulti aggravato;<br />

d) l’operazione sia conforme alle migliori tecniche<br />

disponibili.<br />

2. Fatti salvi i criteri di fattibilità tecnica ed economica<br />

che devono essere stabiliti dagli Stati membri, qualora i<br />

rifi uti pericolosi siano stati miscelati, senza tener conto<br />

di quanto previsto dal paragrafo 1, con altri rifi uti pericolosi<br />

che presentano caratteristiche diverse o con altri<br />

rifi uti, sostanze o materiali, si procede alla separazione,<br />

ove necessario, per ottemperare all’articolo 7.<br />

Articolo 17<br />

Etichettatura<br />

1. Gli Stati membri prendono le misure necessarie affi<br />

nché, nel corso della raccolta, del trasporto e dello<br />

stoccaggio temporaneo, i rifi uti siano adeguatamente<br />

imballati ed etichettati in conformità delle norme internazionali<br />

e comunitarie in vigore.<br />

2. In caso di trasferimento di rifi uti pericolosi, questi<br />

sono corredati del modulo di identifi cazione di cui al<br />

regolamento (CE) n. 259/93.


Articolo 18<br />

Oli minerali usati<br />

Fatti salvi gli obblighi riguardanti il trattamento dei rifi uti<br />

pericolosi di cui agli articoli 16 e 17, gli Stati membri<br />

provvedono affi nché gli oli minerali usati siano raccolti<br />

e trattati in conformità dell’articolo 7.<br />

Capo V<br />

AUTORIZZAZIONI O REGISTRAZIONE<br />

SEZIONE 1<br />

AUTORIZZAZIONI<br />

Sottosezione 1<br />

Disposizioni generali<br />

Articolo 19<br />

Rilascio delle autorizzazioni<br />

1. Gli Stati membri impongono a tutti gli stabilimenti<br />

o le imprese che intendono effettuare operazioni di<br />

smaltimento o di recupero di ottenere l’autorizzazione<br />

dell’autorità nazionale competente.<br />

Tale autorizzazione precisa in particolare:<br />

a) i tipi e i quantitativi di rifi uti da trattare;<br />

b) per ciascun tipo di operazione autorizzata, i requisiti<br />

tecnici applicabili al sito interessato;<br />

c) le precauzioni da prendere in materia di sicurezza;<br />

d) il metodo da utilizzare per ciascun tipo di operazione.<br />

L’autorizzazione può prevedere condizioni e obblighi<br />

supplementari.<br />

2. Le autorizzazioni possono essere concesse per un<br />

periodo determinato ed essere rinnovate.<br />

3. L’autorità competente nazionale nega l’autorizzazione<br />

qualora ritenga che il metodo di trattamento previsto<br />

sia inaccettabile dal punto di vista della protezione<br />

dell’ambiente.<br />

4. Le autorizzazioni concernenti il recupero di energia<br />

sono subordinate alla condizione che il recupero avvenga<br />

con un livello elevato di effi cienza energetica.<br />

Articolo 20<br />

Autorizzazioni a norma della direttiva 96/61/CE<br />

L’articolo 19, paragrafo 1, della presente direttiva non si<br />

applica agli stabilimenti o alle imprese titolari di autorizzazioni<br />

ottenute a norma della direttiva 96/61/CE.<br />

Articolo 21<br />

Misure di esecuzione<br />

La Commissione può adottare, secondo la procedura<br />

di cui all’articolo 36, paragrafo 2, norme minime per le<br />

autorizzazioni onde garantire che i rifi uti siano trattati<br />

in maniera compatibile con l’ambiente.<br />

Sottosezione 2<br />

Deroghe<br />

Articolo 22<br />

Ammissibilità<br />

Gli Stati membri possono dispensare dall’obbligo di cui<br />

all’articolo 19, paragrafo 1:<br />

a) gli stabilimenti o le imprese che provvedono essi stessi al<br />

trattamento dei propri rifi uti nei luoghi di produzione;<br />

b) gli stabilimenti o le imprese che recuperano i rifi uti.<br />

Se uno stabilimento o un’impresa effettua sia lo smaltimento<br />

che il recupero, la deroga può riguardare soltanto<br />

le operazioni di recupero.<br />

Articolo 23<br />

Regole generali<br />

1. Gli Stati membri che intendono autorizzare una deroga<br />

a norma dell’articolo 22 provvedono affi nché le autorità<br />

competenti adottino, per ciascun tipo di attività, regole<br />

generali che stabiliscano i tipi e i quantitativi di rifi uti<br />

che possono essere oggetto di deroga, nonché il metodo<br />

di trattamento da utilizzare.<br />

Tali regole sono basate sulle migliori tecniche disponibili<br />

e sono fi nalizzate a garantire il rispetto dell’articolo 7.<br />

2. Gli Stati membri informano la Commissione delle regole<br />

generali adottate in applicazione del paragrafo 1.<br />

Articolo 24<br />

Rifi uti pericolosi<br />

Nel caso dei rifi uti pericolosi, gli Stati membri possono<br />

concedere le deroghe di cui all’articolo 22 solo agli<br />

stabilimenti o alle imprese che effettuano operazioni<br />

di recupero.<br />

Oltre alle regole generali di cui all’articolo 23, paragrafo<br />

1, gli Stati membri stabiliscono condizioni specifi che per<br />

le deroghe riguardanti i rifi uti pericolosi, e in particolare<br />

i valori limite per il contenuto di sostanze pericolose<br />

presenti nei rifi uti, i valori limite di emissione, i tipi di<br />

attività e ogni altra prescrizione necessaria per procedere<br />

alle varie forme di recupero.<br />

SEZIONE 2<br />

REGISTRAZIONE<br />

IX


X<br />

Articolo 25<br />

Registrazione<br />

1. Gli Stati membri provvedono affi nché le autorità nazionali<br />

competenti tengano un registro degli stabilimenti o<br />

delle imprese che provvedono alla raccolta o al trasporto<br />

di rifi uti a titolo professionale, o che provvedono al<br />

trattamento dei rifi uti per conto di terzi (commercianti<br />

o intermediari) e che non sono soggetti all’obbligo di<br />

autorizzazione a norma dell’articolo 19, paragrafo 1.<br />

Tali stabilimenti e imprese devono rispettare alcune<br />

norme minime.<br />

2. Tutti gli stabilimenti e le imprese che benefi ciano di<br />

una deroga a norma della sezione 1, sottosezione 2 sono<br />

iscritti nel registro di cui al paragrafo 1.<br />

3. La Commissione adotta, secondo la procedura dell’articolo<br />

36, paragrafo 2, le norme minime di cui al<br />

paragrafo 1, secondo comma.<br />

4. Gli Stati membri provvedono affi nché il sistema di<br />

raccolta e trasporto dei rifi uti all’interno del loro territorio<br />

garantisca che i rifi uti raccolti e trasportati siano conferiti<br />

agli appositi impianti di trattamento nel rispetto degli<br />

obblighi dell’articolo 7.<br />

Capo VI<br />

GESTIONE DEI RIFIUTI<br />

SEZIONE 1<br />

PIANI<br />

Articolo 26<br />

Piani di gestione dei rifi uti<br />

1. Gli Stati membri provvedono affi nché le rispettive<br />

autorità competenti predispongano, a norma dell’articolo<br />

1, uno o più piani di gestione dei rifi uti, da sottoporre<br />

a revisione almeno ogni cinque anni.<br />

I piani devono coprire, singolarmente o in combinazione<br />

tra loro, l’intero territorio geografi co dello Stato membro<br />

interessato.<br />

2. I piani di gestione dei rifi uti di cui al paragrafo 1<br />

comprendono un’analisi della situazione attuale della<br />

gestione dei rifi uti nell’ambito geografi co interessato<br />

nonché le misure da adottare per la prevenzione, il<br />

riutilizzo, il riciclaggio, il recupero e lo smaltimento in<br />

sicurezza dei rifi uti.<br />

3. I piani di gestione dei rifi uti devono contenere almeno<br />

i seguenti elementi:<br />

a) tipo, quantità e origine dei rifi uti prodotti e dei rifi uti<br />

provenienti dall’estero e che si prevede di sottoporre a<br />

trattamento nel territorio nazionale;<br />

b) requisiti tecnici generali, compresi i sistemi di raccolta<br />

e i metodi di trattamento;<br />

c) eventuali disposizioni speciali per determinati fl ussi di<br />

rifi uti che pongono problemi particolari a livello politico,<br />

tecnico o di gestione;<br />

d) identifi cazione e valutazione degli impianti di smaltimento<br />

esistenti e dei grandi impianti di recupero, nonché<br />

dei siti di smaltimento dei rifi uti storicamente contaminati<br />

e delle misure per la loro bonifi ca;<br />

e) informazioni suffi cienti, sotto forma di criteri per<br />

l’individuazione dei siti, che consentano alle autorità<br />

competenti di decidere in merito alla concessione o<br />

al diniego dell’autorizzazione per i futuri impianti di<br />

smaltimento o i grandi impianti di recupero;<br />

f) persone fi siche o giuridiche abilitate a procedere alla<br />

gestione dei rifi uti;<br />

g) aspetti fi nanziari e organizzativi connessi alla gestione<br />

dei rifi uti;<br />

h) valutazione dell’utilità e dell’idoneità di determinati<br />

strumenti economici per la soluzione di vari problemi<br />

riguardanti i rifi uti, tenuto conto della necessità di<br />

continuare ad assicurare il buon funzionamento del<br />

mercato interno.<br />

4. I piani di gestione dei rifi uti sono conformi alle prescrizioni<br />

in materia di pianifi cazione di cui all’articolo<br />

14 della direttiva 94/62/CE e alla strategia di riduzione<br />

dei rifi uti biodegradabili da conferire in discarica di cui<br />

all’articolo 5 della direttiva 1999/31/CE, compresa la<br />

previsione di importanti campagne di sensibilizzazione<br />

e il ricorso a strumenti economici.<br />

5. Gli Stati membri notifi cano alla Commissione tutti i<br />

piani di gestione dei rifi uti adottati o qualsiasi revisione<br />

ad essi apportata.<br />

Contemporaneamente essi trasmettono alla Commissione<br />

una valutazione generale del modo in cui i suddetti<br />

piani contribuiranno alla realizzazione degli obiettivi<br />

della presente direttiva. Tale valutazione comprende la<br />

valutazione ambientale strategica dei piani di gestione<br />

dei rifi uti di cui alla direttiva 2001/42/CE.<br />

Articolo 27<br />

Cooperazione tra gli Stati membri<br />

Gli Stati membri collaborano, ove opportuno, con gli<br />

altri Stati membri interessati alla predisposizione dei piani<br />

di gestione dei rifi uti in conformità dell’articolo 26. Essi<br />

assicurano la partecipazione del pubblico in conformità


della direttiva 2003/35/CE, in particolare tramite la pubblicazione<br />

dei piani su un sito web accessibile a tutti.<br />

Articolo 28<br />

Misure di esecuzione<br />

La Commissione adotta, secondo la procedura dell’articolo<br />

36, paragrafo 2, il formato per la notifi ca di cui<br />

all’articolo 26, paragrafo 5.<br />

SEZIONE 2<br />

PROGRAMMI DI PREVENZIONE DEI RIFIUTI<br />

Articolo 29<br />

Adozione dei programmi<br />

1. Gli Stati membri adottano, a norma dell’articolo 1, i<br />

programmi di prevenzione dei rifi uti entro il [tre anni<br />

dall’entrata in vigore della presente direttiva].<br />

Tali programmi sono integrati nei piani di gestione dei<br />

rifi uti di cui all’articolo 26 o costituiscono programmi a<br />

sé stanti. Essi sono predisposti al livello geografi co più<br />

adeguato a garantirne un’applicazione effi cace.<br />

2. Gli Stati membri provvedono affi nché le parti interessate<br />

e il pubblico in generale possano partecipare<br />

all’elaborazione dei programmi e possano accedervi una<br />

volta ultimata la loro elaborazione, come previsto dalla<br />

direttiva 2003/35/CE.<br />

Articolo 30<br />

Contenuto<br />

1. Nei programmi di prevenzione gli Stati membri fi ssano<br />

gli obiettivi di prevenzione e valutano la possibilità di<br />

adottare le misure di cui all’allegato IV.<br />

Gli obiettivi e le misure devono essere concepiti in<br />

modo da dissociare la crescita economica dagli impatti<br />

ambientali connessi alla produzione dei rifi uti.<br />

2. Gli Stati membri stabiliscono specifi ci obiettivi e indicatori<br />

qualitativi e quantitativi per qualsiasi misura o<br />

combinazione di misure adottata, al fi ne di monitorare<br />

e valutare i progressi realizzati nell’attuazione delle<br />

singole misure.<br />

Articolo 31<br />

Riesame<br />

Gli Stati membri valutano i programmi di prevenzione<br />

dei rifi uti a scadenze periodiche e in ogni caso almeno<br />

prima di presentare le relazioni di cui all’articolo 34,<br />

paragrafo 1.<br />

Capo VII<br />

ISPEZIONI E REGISTRI<br />

Articolo 32<br />

Ispezioni<br />

1. Gli stabilimenti o le imprese che effettuano le operazioni<br />

di trattamento dei rifi uti, gli stabilimenti o le<br />

imprese che raccolgono o trasportano rifi uti a titolo<br />

professionale o che provvedono al trattamento dei rifi uti<br />

per conto di terzi e i produttori di rifi uti<br />

pericolosi sono soggetti ad adeguate ispezioni periodiche<br />

da parte delle autorità competenti.<br />

2. Le ispezioni relative alle operazioni di raccolta e di<br />

trasporto dei rifi uti riguardano l’origine e la destinazione<br />

dei rifi uti raccolti e trasportati.<br />

Articolo 33<br />

Tenuta di registri<br />

1. Gli stabilimenti o le imprese di cui all’articolo 19, paragrafo<br />

1, i produttori di rifi uti pericolosi e gli stabilimenti o<br />

le imprese che raccolgono o trasportano rifi uti pericolosi<br />

tengono un registro in cui sono indicati la quantità, la<br />

natura, l’origine nonché, se opportuno, la destinazione, la<br />

frequenza di raccolta, il mezzo di trasporto e il metodo di<br />

trattamento previsti per i rifi uti e forniscono, su richiesta,<br />

tali informazioni alle autorità competenti.<br />

2. Per i rifi uti pericolosi i registri sono conservati per un<br />

periodo minimo di tre anni, salvo il caso degli stabilimenti<br />

e delle imprese che trasportano rifi uti pericolosi, che<br />

devono conservare tali registri per almeno dodici mesi.<br />

I documenti che comprovano l’esecuzione delle operazioni<br />

di gestione sono forniti su richiesta delle autorità<br />

competenti o dei precedenti detentori.<br />

Capo VIII<br />

DISPOSIZIONI FINALI<br />

Articolo 34<br />

Relazioni e riesame<br />

1. Ogni tre anni gli Stati membri comunicano alla Commissione<br />

informazioni sull’applicazione della presente<br />

direttiva, sotto forma di relazione settoriale 15 .<br />

15 La trasmissione di informazioni quantitative sulla produzione<br />

e sul trattamento dei rifi uti rientra nell’ambito di applicazione<br />

del regolamento (CE) n. 2150/2002. La periodicità e i termini per<br />

la trasmissione di tali informazioni sono stabiliti negli allegati<br />

del suddetto regolamento.<br />

XI


XII<br />

La relazione è redatta sulla base di un questionario o di<br />

uno schema elaborato dalla Commissione secondo la procedura<br />

di cui all’articolo 6 della direttiva 91/692/CEE 16 .<br />

Essa è trasmessa alla Commissione entro nove mesi dalla<br />

fi ne del triennio considerato.<br />

In tali relazioni gli Stati membri forniscono anche informazioni<br />

sui progressi compiuti nell’attuazione dei<br />

rispettivi programmi di prevenzione dei rifi uti.<br />

Nell’ambito degli obblighi di comunicazione delle informazioni<br />

si procede alla raccolta di dati sui rifi uti di cucina<br />

e ristorazione, in modo da consentire di stabilire regole<br />

per disciplinare l’impiego, il recupero, il riciclaggio e lo<br />

smaltimento di tali rifi uti in condizioni di sicurezza.<br />

2. La Commissione invia il questionario o lo schema<br />

agli Stati membri sei mesi prima dell’inizio del periodo<br />

contemplato dalla relazione.<br />

3. Entro nove mesi dalla data di ricevimento delle relazioni<br />

degli Stati membri in conformità del paragrafo<br />

1, la Commissione pubblica una relazione comunitaria<br />

sull’applicazione della presente direttiva.<br />

4. Nella prima relazione, elaborata cinque anni dopo<br />

l’entrata in vigore della presente direttiva, la Commissione<br />

riesamina l’applicazione della direttiva e, ove<br />

opportuno, presenta una proposta di revisione.<br />

Articolo 35<br />

Adeguamento al progresso tecnico<br />

Le modifi che necessarie per adeguare al progresso<br />

scientifi co e tecnico gli allegati della presente direttiva<br />

sono adottate dalla Commissione secondo la procedura<br />

di cui all’articolo 36, paragrafo 2.<br />

Articolo 36<br />

Comitato<br />

1. La Commissione è assistita da un comitato (di seguito:<br />

“il comitato”).<br />

2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo,<br />

si applicano gli articoli 5 e 7 della decisione<br />

1999/468/CE, tenuto conto del disposto dell’articolo 8<br />

della stessa.<br />

Il termine di cui all’articolo 5, paragrafo 6, della decisione<br />

1999/468/CE è fi ssato in tre mesi.<br />

3. Il comitato adotta il proprio regolamento interno.<br />

16 GU L 377 del 31.12.1991 pag. 48.<br />

Articolo 37<br />

Attuazione<br />

1. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni<br />

legislative, regolamentari ed amministrative necessarie<br />

per conformarsi alla presente direttiva entro il [24 mesi<br />

dopo l’entrata in vigore della direttiva]. Essi comunicano<br />

immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni<br />

nonché una tavola di concordanza tra queste<br />

ultime e la presente direttiva.<br />

Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste<br />

contengono un riferimento alla presente direttiva o<br />

sono corredate di un siffatto riferimento all’atto della<br />

pubblicazione uffi ciale. Le modalità del riferimento sono<br />

decise dagli Stati membri.<br />

2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo<br />

delle disposizioni essenziali di diritto interno adottate<br />

nella materia disciplinata dalla presente direttiva.<br />

Articolo 38<br />

Abrogazione<br />

Le direttive 75/439/CEE, 75/442/CEE e 91/689/CEE sono<br />

abrogate.<br />

I riferimenti alle direttive abrogate si intendono fatti<br />

alla presente direttiva e vanno letti secondo la tavola di<br />

concordanza di cui all’allegato V.<br />

Articolo 39<br />

Entrata in vigore<br />

La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno<br />

successivo alla pubblicazione nella Gazzetta uffi ciale<br />

dell’Unione europea.<br />

Articolo 40<br />

Destinatari<br />

Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva.<br />

Fatto a Bruxelles,<br />

Per il Parlamento europeo Per il Consiglio<br />

Il Presidente Il Presidente


ALLEGATO I<br />

OPERAZIONI DI SMALTIMENTO<br />

D 1 Deposito sul o nel suolo (ad esempio in discarica)<br />

D 2 Trattamento in ambiente terrestre (ad esempio biodegradazione<br />

di rifi uti liquidi o fanghi nei suoli)<br />

D 3 Iniezioni in profondità (ad esempio iniezione dei<br />

rifi uti pompabili in pozzi, in cupole saline o in faglie<br />

geologiche naturali)<br />

D 4 Lagunaggio (ad esempio scarico di rifi uti liquidi o<br />

di fanghi in pozzi, stagni o lagune)<br />

D 5 Messa in discarica specialmente allestita (ad esempio<br />

sistemazione in alveoli stagni separati, ricoperti e isolati<br />

gli uni dagli altri e dall’ambiente)<br />

D 6 Scarico dei rifi uti solidi nell’ambiente idrico eccetto<br />

l’immersione<br />

D 7 Immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo<br />

marino<br />

D 8 Trattamento biologico non specifi cato altrove nel<br />

presente allegato, che dia origine a composti o a miscugli<br />

smaltiti secondo uno dei procedimenti elencati nei<br />

punti da D 1 a D 12<br />

D 9 Trattamento fi sico-chimico non specifi cato altrove<br />

nel presente allegato, che dia origine a composti o a<br />

miscugli smaltiti secondo uno dei procedimenti elencati<br />

nei punti da D 1 a D 12 (ad esempio evaporazione,<br />

essiccazione, calcinazione, ecc.)<br />

D 10 Incenerimento a terra<br />

D 11 Incenerimento in mare<br />

D 12 Deposito permanente (ad esempio sistemazione<br />

di contenitori in una miniera)<br />

D 13 Raggruppamento preliminare ad una delle operazioni<br />

di cui ai punti da D 1 a D 12<br />

D 14 Ricondizionamento preliminare ad una delle operazioni<br />

di cui ai punti da D 1 a D 13<br />

D 15 Deposito preliminare ad una delle operazioni di<br />

cui ai punti da D 1 a D 14 (escluso il deposito temporaneo,<br />

prima della raccolta, nel luogo in cui i rifi uti<br />

sono prodotti)<br />

ALLEGATO II<br />

OPERAZIONI DI RECUPERO<br />

R 1 Utilizzazione principale come combustibile o altro<br />

mezzo per produrre energia.<br />

Gli impianti di incenerimento dei rifi uti solidi urbani<br />

sono compresi solo se la loro effi cienza energetica è<br />

uguale o superiore a:<br />

- 0,<strong>60</strong> per gli impianti funzionanti e autorizzati in<br />

conformità della normativa comunitaria applicabile<br />

anteriormente al 1° gennaio 2009<br />

- 0,65 per gli impianti autorizzati dopo il 31 dicembre<br />

2008 calcolata con la seguente formula17:<br />

Effi cienza energetica = (Ep -( Ef + Ei)) / (0,97 x (Ew<br />

+ Ef))<br />

dove:<br />

Ep = energia annua prodotta sotto forma di energia termica<br />

o elettrica. È calcolata moltiplicando l’energia sotto<br />

forma di elettricità per 2,6 e l’energia termica prodotta<br />

per uso commerciale per 1,1 (GJ/anno)<br />

Ef = alimentazione annua di energia nel sistema con<br />

combustibili che contribuiscono alla produzione di<br />

vapore (GJ/anno)<br />

Ew = energia annua contenuta nei rifi uti trattati calcolata<br />

in base al potere calorifi co netto più basso dei rifi uti<br />

(GJ/anno)<br />

Ei = energia annua importata, escluse Ew ed Ef (GJ/<br />

anno)<br />

0,97 = fattore corrispondente alle perdite di energia<br />

dovute alle ceneri pesanti (scorie) e alle radiazioni.<br />

R 2 Rigenerazione/recupero dei solventi<br />

R 3 Riciclaggio/recupero delle sostanze organiche non<br />

utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio<br />

e altre trasformazioni biologiche)<br />

R 4 Riciclaggio/recupero dei metalli e dei composti<br />

metallici<br />

R 5 Riciclaggio/recupero di altre sostanze inorganiche<br />

R 6 Rigenerazione di acidi o basi<br />

R 7 Recupero dei prodotti che servono a captare gli<br />

inquinanti<br />

R 8 Recupero dei prodotti provenienti da catalizzatori<br />

17 La formula si basa sulle informazioni contenute nel<br />

documento di riferimento sulle migliori tecniche disponibili<br />

(Best available techniques reference document<br />

- BREF) per l’incenerimento dei rifi uti.<br />

R 9 Rigenerazione o altri reimpieghi degli oli<br />

R 10 Spandimento sul suolo a benefi cio dell’agricoltura<br />

o dell’ecologia<br />

R 11 Utilizzazione di rifi uti ottenuti da una delle operazioni<br />

indicate da R 1 a R 10<br />

R 12 Scambio di rifi uti per sottoporli a una delle operazioni<br />

indicate da R 1 a R 11<br />

R 13 Messa in riserva di rifi uti per sottoporli a una delle<br />

operazioni indicate nei punti da R 1 a<br />

R 12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta,<br />

nel luogo in cui sono prodotti).<br />

XIII


XIV<br />

ALLEGATO III<br />

CARATTERISTICHE DI PERICOLO PER I RIFIUTI<br />

H1 “Esplosivo”: sostanze e preparati che possono esplodere<br />

per effetto della fi amma o che sono sensibili agli<br />

urti e agli attriti più del dinitrobenzene.<br />

H2 “Comburente”: sostanze e preparati che, a contatto<br />

con altre sostanze, soprattutto se infi ammabili, presentano<br />

una forte reazione esotermica.<br />

H3-A “Facilmente infi ammabile”:<br />

- sostanze e preparati liquidi il cui punto di infi ammabilità<br />

è inferiore a 21 °C (compresi i liquidi estremamente<br />

infi ammabili), o<br />

- sostanze e preparati che, a contatto con l’aria, a temperatura<br />

ambiente e senza apporto di energia, possono<br />

riscaldarsi e infi ammarsi, o<br />

- sostanze e preparati solidi che possono facilmente<br />

infi ammarsi per la rapida azione di una sorgente di<br />

accensione e che continuano a bruciare o a consumarsi<br />

anche dopo l’allontanamento della sorgente di<br />

accensione, o<br />

- sostanze e preparati gassosi che si infi ammano a contatto<br />

con l’aria a pressione normale, o<br />

- sostanze e preparati che, a contatto con l’acqua o con<br />

l’aria umida, sprigionano gas facilmente infi ammabili in<br />

quantità pericolose.<br />

H3-B “Infi ammabile”: sostanze e preparati liquidi il cui<br />

punto di infi ammabilità è pari o superiore a 21 °C e<br />

inferiore o pari a 55 °C.<br />

H4 “Irritante”: sostanze e preparati non corrosivi il cui<br />

contatto immediato, prolungato o ripetuto con la pelle o<br />

le mucose può provocare una reazione infi ammatoria.<br />

H5 “Nocivo”: sostanze e preparati che, per inalazione,<br />

ingestione o penetrazione cutanea, possono comportare<br />

rischi per la salute di gravità limitata.<br />

H6 “Tossico”: sostanze e preparati (comprese le sostanze<br />

e i preparati molto tossici) che, per inalazione, ingestione<br />

o penetrazione cutanea, possono comportare rischi per<br />

la salute gravi, acuti o cronici e anche la morte.<br />

H7 “Cancerogeno”: sostanze o preparati che, per inalazione,<br />

ingestione o penetrazione<br />

cutanea, possono produrre il cancro o aumentarne<br />

l’incidenza.<br />

H8 “Corrosivo”: sostanze e preparati che, a contatto<br />

con tessuti vivi, possono esercitare su di essi un’azione<br />

distruttiva.<br />

H9 “Infettivo”: sostanze contenenti microrganismi vitali<br />

o loro tossine, conosciute o ritenute per buoni motivi<br />

come cause di malattie nell’uomo o in altri organismi<br />

viventi.<br />

H10 “Teratogeno”: sostanze e preparati che, per ina-<br />

lazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono<br />

produrre malformazioni congenite non ereditarie o<br />

aumentarne l’incidenza.<br />

H11 “Mutageno”: sostanze e preparati che, per inalazione,<br />

ingestione o penetrazione cutanea, possono produrre<br />

difetti genetici ereditari o aumentarne l’incidenza.<br />

H12 Sostanze e preparati che, a contatto con l’acqua,<br />

l’aria o un acido, sprigionano un gas tossico o molto<br />

tossico.<br />

H13 Sostanze e preparati suscettibili, dopo eliminazione,<br />

di dare origine in qualche modo ad un’altra sostanza, ad<br />

esempio a un prodotto di lisciviazione avente una delle<br />

caratteristiche sopra elencate.<br />

H14 “Ecotossico”: sostanze e preparati che presentano o<br />

possono presentare rischi immediati o differiti per uno<br />

o più comparti ambientali.<br />

Note<br />

1. L’attribuzione delle caratteristiche di pericolo “tossico” (e<br />

“molto tossico”), “nocivo”, “corrosivo” e “irritante” è effettuata<br />

secondo i criteri stabiliti nell’allegato VI, parte I.A e parte<br />

II.B della direttiva 67/548/CEE del Consiglio18, nella versione<br />

modifi cata.<br />

2. Per quanto concerne l’attribuzione delle caratteristiche “cancerogeno”,<br />

“teratogeno” e “mutageno” e riguardo all’attuale<br />

stato delle conoscenze, precisazioni supplementari fi gurano<br />

nella guida per la classifi cazione e l’etichettatura delle sostanze<br />

e dei preparati pericolosi di cui all’allegato VI (parte II.D) della<br />

direttiva 67/548/CEE, nella versione modifi cata.<br />

Metodi di prova<br />

I metodi da utilizzare sono quelli descritti nell’allegato V della<br />

direttiva 67/548/CEE, nella versione modifi cata.<br />

18 GU 196 del 16.8.1967, pag. 1.<br />

ALLEGATO IV<br />

MISURE DI PREVENZIONE DEI RIFIUTI<br />

Misure che possono incidere sulle condizioni generali<br />

relative alla produzione di rifi uti<br />

1. Ricorso a misure di pianifi cazione o ad altri strumenti<br />

economici che incidono sulla disponibilità e sul prezzo<br />

delle risorse primarie.<br />

2. Promozione di attività di ricerca e sviluppo fi nalizzate<br />

a realizzare prodotti e tecnologie più puliti e capaci di<br />

generare meno rifi uti; diffusione e utilizzo dei risultati<br />

di tali attività.<br />

3. Elaborazione di indicatori effi caci e signifi cativi delle<br />

pressioni ambientali associate alla produzione di rifi uti


a tutti i livelli, dalla comparazione di prodotti su scala<br />

comunitaria a misure nazionali o ad interventi delle<br />

autorità locali.<br />

Misure che possono incidere sulla fase di progettazione<br />

e produzione<br />

4. Promozione della progettazione ecologica (cioè<br />

l’integrazione sistematica degli aspetti ambientali nella<br />

progettazione del prodotto al fi ne di migliorarne le prestazioni<br />

ambientali nel corso dell’intero ciclo di vita).<br />

5. Diffusione di informazioni sulle tecniche di prevenzione<br />

dei rifi uti al fi ne di agevolare l’applicazione delle<br />

migliori tecniche disponibili (BAT) da parte dell’industria.<br />

6. Organizzazione di attività di formazione delle autorità<br />

competenti per quanto riguarda l’integrazione delle<br />

prescrizioni in materia di prevenzione dei rifi uti nelle<br />

autorizzazioni rilasciate a norma della presente direttiva<br />

e della direttiva 96/61/CE.<br />

7. Introduzione di misure per prevenire la produzione<br />

di rifi uti negli impianti non soggetti alla direttiva 96/61/<br />

CE. Tali misure potrebbero eventualmente comprendere<br />

valutazioni o piani di prevenzione dei rifi uti.<br />

8. Campagne di sensibilizzazione o interventi per sostenere<br />

le imprese a livello fi nanziario, decisionale o in<br />

altro modo. Tali misure possono essere particolarmente<br />

effi caci se sono destinate specifi camente (e adattate) alle<br />

piccole e medie imprese e se operano attraverso reti di<br />

imprese già costituite.<br />

9. Ricorso ad accordi volontari, a panel di consumatori<br />

e produttori o a negoziati settoriali per incoraggiare le<br />

imprese o i settori industriali interessati a predisporre<br />

i propri piani o obiettivi di prevenzione dei rifi uti o a<br />

modifi care prodotti o imballaggi che generano troppi<br />

rifi uti.<br />

10. Promozione di sistemi di gestione ambientale affi -<br />

dabili, come la norma ISO 14001.<br />

Misure che possono incidere sulla fase del consumo e<br />

dell’utilizzo<br />

11. Ricorso a strumenti economici, ad esempio incentivi<br />

per l’acquisto di beni e servizi meno inquinanti o imposizione<br />

ai consumatori di un pagamento obbligatorio<br />

per un determinato articolo o elemento dell’imballaggio<br />

che altrimenti sarebbe fornito gratuitamente.<br />

12. Campagne di sensibilizzazione e diffusione di informazioni<br />

destinate al pubblico in generale o a specifi che<br />

categorie di consumatori.<br />

13. Promozione di marchi di qualità ecologica affi dabili.<br />

14. Accordi con l’industria, ricorrendo ad esempio a<br />

gruppi di studio sui prodotti come quelli costituiti nell’ambito<br />

delle politiche integrate di prodotto, o accordi<br />

con i rivenditori per garantire la disponibilità di informazioni<br />

sulla prevenzione dei rifi uti e di prodotti a minor<br />

impatto ambientale.<br />

15. Nell’ambito degli appalti pubblici e privati, integrazione<br />

dei criteri ambientali e di prevenzione dei rifi uti nei<br />

bandi di gara e nei contratti, coerentemente con quanto<br />

indicato nel manuale sugli appalti pubblici ecocompatibili<br />

pubblicato dalla Commissione il 29 ottobre 2004.<br />

16. Promozione del riutilizzo e/o della riparazione di<br />

determinati prodotti scartati, in particolare attraverso la<br />

creazione o l’adozione di misure di sostegno delle reti<br />

di riparazione/riutilizzo.<br />

ALLEGATO V<br />

TAVOLA DI CONCORDANZA<br />

Direttiva 75/442/CEE Attuale direttiva<br />

Articolo 1, lettera a) Articolo 3, paragrafo 1, lettera a)<br />

Articolo 1, lettera a), secondo comma Articolo 4<br />

Articolo 1, lettera b) Articolo 3, paragrafo 1, lettera b)<br />

Articolo 1, lettera c) Articolo 3, paragrafo 1, lettera c)<br />

Articolo 1, lettera d) Articolo 3, paragrafo 1, lettera d)<br />

Articolo 1, lettera e) Articolo 5<br />

Articolo 1, lettera f) Articolo 6<br />

Articolo 1, lettera g) Articolo 3, paragrafo 1, lettera e)<br />

Articolo 2, paragrafo 1 Articolo 2<br />

Articolo 2, paragrafo 2 -<br />

Articolo 3, paragrafo 1 Articolo 1<br />

Articolo 3, paragrafo 2 -<br />

Articolo 4 Articolo 7<br />

Articolo 5 Articolo 10<br />

Articolo 6 -<br />

Articolo 7, paragrafi 1 e 2 Articolo 26<br />

Articolo 7, paragrafo 3 -<br />

Articolo 8 Articolo 8<br />

Articolo 9 Articolo 19<br />

XV


XVI<br />

Articolo 10 Articolo 19<br />

Articolo 11 Articoli da 22 a 24<br />

Articolo 12 Articolo 25<br />

Articolo 13 Articolo 32<br />

Articolo 14 Articolo 33<br />

Articolo 15 Articolo 9<br />

Articolo 16 Articolo 34<br />

Articolo 17 Articolo 35<br />

Articolo 18 Articolo 36<br />

Articolo 19 Articolo 37<br />

Articolo 20 Articolo 38<br />

Articolo 21 Articolo 39<br />

Allegato I -<br />

Allegato IIA Allegato I<br />

Allegato IIB Allegato II<br />

Direttiva 75/439/CEE<br />

Articolo 1, paragrafo 1 Articolo 3, paragrafo 1, lettera g)<br />

Articolo 2 Articoli 18 e 7<br />

Articolo 3, paragrafi 1 e 2 -<br />

Articolo 3, paragrafo 3 Articolo 7<br />

Articolo 4 Articolo 7<br />

Articolo 5, paragrafo 1 -<br />

Articolo 5, paragrafo 2 -<br />

Articolo 5, paragrafo 3 -<br />

Articolo 5, paragrafo 4 Articoli 19 e 25<br />

Articolo 6 Articolo 19<br />

Articolo 7, lettera a) Articolo 7<br />

Articolo 7, lettera b) -<br />

Articolo 8, paragrafo 1 -<br />

Articolo 8, paragrafo 2, lettera a) -<br />

Articolo 8, paragrafo 2, lettera b) -<br />

Articolo 8, paragrafo 3 -<br />

Articolo 9 -<br />

Articolo 10, paragrafo 1 Articolo 16<br />

Articolo 10, paragrafo 2 Articolo 7<br />

Articolo 10, paragrafi 3 e 4 -<br />

Articolo 10, paragrafo 5 Articoli da 12 a 15<br />

Articolo 11 Articolo 25<br />

Articolo 12 Articolo 25<br />

Articolo 13, paragrafo 1 Articolo 32<br />

Articolo 13, paragrafo 2 -<br />

Articolo 14 -<br />

Articolo 15 -<br />

Articolo 16 -<br />

Articolo 17 -<br />

Articolo 18 Articolo 34<br />

Articolo 19 -<br />

Articolo 20 -<br />

Articolo 21 -<br />

Articolo 22 -<br />

Allegato I -<br />

Direttiva 91/689/CEE<br />

Articolo 1, paragrafo 1 -<br />

Articolo 1, paragrafo 2 -<br />

Articolo 1, paragrafo 3 Articolo 3<br />

Articolo 1, paragrafo 4 Articolo 3 e articoli da 12 a 15<br />

Articolo 2, paragrafo 1 Articolo 34<br />

Articolo 2, paragrafi da 2 a 4 Articolo 16<br />

Articolo 3 Articoli da19 a 24<br />

Articolo 4, paragrafo 1 Articolo 32<br />

Articolo 4, paragrafi 2 e 3 Articolo 33<br />

Articolo 5, paragrafo 1 Articolo 17<br />

Articolo 5, paragrafo 2 Articolo 32<br />

Articolo 5, paragrafo 3 Articolo 33<br />

Articolo 6 Articolo 26<br />

Articolo 7 -<br />

Articolo 8 -<br />

Articolo 9 -<br />

Articolo 10 -<br />

Articolo 11 -<br />

Articolo 12 -<br />

Allegati I, II -<br />

Allegato III Allegato III


Con l’emanazione del Decreto 152/1999 il legislatore ha<br />

dato attuazione a due norme di rango sopranazionale,<br />

non aventi valore self-executing: le Direttive comunitarie<br />

91/271/CEE e 91/676/CEE, concernenti rispettivamente il<br />

trattamento delle acque reflue urbane e la protezione delle<br />

acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti<br />

da fonti agricole. L’obbligo dell’autorizzazione formale dello<br />

scarico e il rispetto dei parametri previsti dalle tabelle allegate<br />

al Decreto, quali limiti di emissione stabiliti in funzione<br />

del raggiungimento di obiettivi di qualità dei corpi idrici,<br />

costituiscono i presupposti fondamentali su cui si basa la disciplina<br />

in materia di controllo degli scarichi. Pertanto, fuori<br />

delle ipotesi di violazione del regime tabellare previsto dal<br />

Decreto, la tutela della risorsa idrica avviene in via mediata<br />

in relazione alla illiceità delle varie condotte consistenti sia<br />

nella mancanza della preventiva autorizzazione allo scarico,<br />

sia nell’inosservanza delle prescrizioni dettate dall’autorità<br />

amministrativa o nel negare le attività di controllo.<br />

Non mancano nel Decreto 152/99 dei profili innovativi,<br />

rispetto al sistema normativo della legge Merli, come il concetto<br />

di inquinamento che chiarisce in termini giuridici una<br />

definizione complessa di questo fenomeno di alterazione<br />

delle componenti chimiche, fisiche e biologiche dell’ecosistema.<br />

Un’altra componente innovativa del Decreto è<br />

rappresentata dall’obbligo, in capo ai soggetti responsabili,<br />

di procedere a proprie spese agli interventi di bonifica e<br />

ripristino ambientale dei siti inquinati, con la previsione di<br />

sanzioni penali nei confronti di coloro che non ottemperano<br />

a tali prescrizioni. Altrettanto rilevante è la previsione<br />

di riassegnare, ai capitoli di spesa destinati alle opere di<br />

riduzione dell’inquinamento dei corpi idrici, le somme derivanti<br />

dai proventi delle sanzioni amministrative irrogate in<br />

base al decreto. In termini politico-sociologici quest’ultima<br />

previsione, profondamente innovativa, dovrebbe contribuire<br />

a diffondere nella coscienza collettiva la valenza del bene<br />

ambiente come risorsa economica da tutelare.<br />

Tuttavia, la nuova disciplina in materia di inquinamento idrico<br />

si limita alla previsione di regole tecniche, senza proibire<br />

l’inquinamento con norme sostanziali, per cui oggetto del<br />

controllo non è l’effetto di danno sul corpo idrico, bensì<br />

il rispetto della regola formale del rispetto dei parametri<br />

tabellari 1 . In questa prospettiva, la posizione assunta dal<br />

giudice di legittimità è molto chiara nel ritenere commesso<br />

il reato allorquando siano superati i limiti di emissione 2 . Tra<br />

l’altro, soltanto per alcuni e più gravi tipi di scarico industriale<br />

il legislatore ha previsto l’irrogazione della sanzione<br />

penale, attraverso un sistema procedurale sostanzialmente<br />

vincolato all’iter dei prelievi e delle analisi di laboratorio,<br />

per cui un’irregolarità formale può provocare la nullità del<br />

procedimento 3 .<br />

In considerazione delle evidenti difficoltà che gli appartenenti<br />

ai corpi di polizia, quali organi non “tecnici”, incontrano<br />

36<br />

PROFILI PENALI IN TEMA DI<br />

TUTELA DELLE RISORSE IDRICHE<br />

di Giorgio Russo<br />

nel trovare le fonti di prova coerenti con il sistema del<br />

Decreto 152/99, si ritiene utile far riferimento al reato di<br />

danneggiamento, i cui elementi di prova sono agevolmente<br />

acquisibili. Per configurare tale previsione delittuosa<br />

nel settore dell’inquinamento idrico, è necessario che gli<br />

elementi di prova acquisiti, sul piano oggettivo, pongano<br />

in evidenza il danneggiamento sostanziale sotto il profilo<br />

biologico (moria di pesci, proliferazione algale abnorme,<br />

coltri di schiume, ecc.) 4 . In tal senso, le analisi conseguenti<br />

ai prelievi costituiscono una prova ulteriore non strettamente<br />

necessaria, oltre ai reperti, le testimonianze, i rilievi<br />

fotografici e qualsiasi altra prova secondo i principi generali<br />

del sistema penale 5 .<br />

Peraltro, la presenza dell’inciso “salvo che il fatto non costituisca<br />

più grave reato”, in alcune fattispecie penali previste<br />

Particolare di uno scarico illecito collegato ad un insediamento industriale<br />

dall’art. 59 del Decreto 152/99, consente di ritenere legittima<br />

la presenza di altre norme concorrenti o alternative<br />

al sistema sanzionatorio in esame. La Corte di Cassazione,<br />

alla luce del carattere meramente formale delle violazioni<br />

previste dal Decreto 152/99, ha recentemente sostenuto che<br />

il reato di danneggiamento, riferito all’inquinamento di acque<br />

pubbliche, mira alla sostanza dei fatti e tende a sanzionare<br />

penalmente quei comportamenti dolosi che provocano un<br />

danno in senso stretto sul bene acqua 6 .<br />

Per quanto riguarda il profilo soggettivo della fattispecie<br />

tipica del reato in esame, il giudice di legittimità ritiene<br />

che sia sufficiente il dolo eventuale. L’imputazione viene<br />

quindi estesa nei confronti di chi, rappresentandosi la


ealizzazione del fatto come certa o altamente probabile,<br />

agisce accettando il rischio di provocare una lesione al bene<br />

giuridico tutelato. In termini pratici risulta caratterizzato<br />

dal dolo eventuale il comportamento tenuto dal titolare di<br />

uno scarico industriale che, nel riversare sistematicamente<br />

per ovvia convenienza economica liquami inquinanti nelle<br />

acque pubbliche, accetta consapevolmente il rischio di<br />

creare un danno ambientale al corpo idrico. Quindi, ai fini<br />

della configurazione del reato di danneggiamento, nelle<br />

ipotesi delittuose di inquinamento sostanziale delle risorse<br />

idriche, emerge la necessità di provare il danno alle acque,<br />

oltre ovviamente al nesso causale tra lo scarico ed il dolo<br />

eventuale del soggetto responsabile 7 . Viceversa, secondo le<br />

previsioni del Decreto 152/99 la rilevanza penale di uno<br />

scarico illecito inquinante non emerge dal danno ma dal<br />

superamento dei limiti tabellari.<br />

Un ulteriore aspetto riguarda la definizione, per la prima<br />

volta, del concetto di “scarico”, identificato dall’art. 2 del<br />

Decreto 8 . La giurisprudenza consolidata ha individuato il<br />

requisito della condutturazione dello scarico, dal luogo<br />

di produzione del refluo al corpo idrico ricettore, come<br />

un presupposto essenziale per l’integrazione di fattispecie<br />

illecite previste dal Decreto 152/99. Secondo il giudice di<br />

legittimità, sono escluse dalla disciplina sulla tutela delle<br />

acque le immissioni di acque reflue realizzate senza il<br />

tramite di una condotta 9 . In questo quadro, l’immissione<br />

Due vasche di trattamento reflui di un altro impianto industriale<br />

occasionale di acque reflue industriali non deve essere oggetto<br />

di autorizzazione solo nel caso in cui essa non rientri<br />

nel concetto scarico previsto dal legislatore, considerato che<br />

ogni immissione di reflui, effettuata tramite un sistema di<br />

convogliabilità, rientra nella disciplina di cui al Decreto<br />

152/99. Di conseguenza, nei casi in cui il collegamento<br />

tra la fonte di sversamento ed il corpo idrico ricettore sia<br />

interrotto, si è fuori dal concetto di scarico previsto dalla<br />

legge quadro in esame e le acque reflue rientrano nella<br />

disciplina sui rifiuti di cui al Decreto Legislativo 5 febbraio<br />

1997, n. 22 10 .<br />

Alla luce di tali determinazioni giurisprudenziali, l’attività<br />

di smaltimento di rifiuti allo stato liquido di cui il detentore<br />

si dìsfa, senza versamento diretto “nelle acque superficiali,<br />

nel suolo o nel sottosuolo”, deve essere oggetto di autorizzazione<br />

ai sensi del D. Lgs. 22/97, anche nei casi in cui il<br />

produttore intende destinarli al recupero. La Suprema Corte<br />

ha recentemente ritenuto che sono da considerarsi rifiuti<br />

le acque di lavorazione di un industria di produzione del<br />

vetro, non convogliati in via diretta in un corpo idrico, ma<br />

fatti defluire presso un altro insediamento produttivo per<br />

essere riutilizzati in un differente ciclo produttivo 11 .<br />

Tali orientamenti giurisprudenziali possono costituire un<br />

riferimento per le imprese che spesso si trovano ad operare<br />

in un contesto di incertezza interpretativa, dovuta alla rapida<br />

evoluzione della normativa in materia ambientale.<br />

Note<br />

1 Per le acque reflue industriali, la violazione dei limiti tabellari è<br />

sanzionata penalmente dall’art. 59, co. 3, D. Lgs. 152/99. Lo stesso<br />

articolo al comma 1 stabilisce che l’immissione non autorizzata di<br />

acque reflue industriali contenenti sostanze pericolose costituisce<br />

fattispecie penalmente rilevante. La Corte di Cassazione ha ritenuto<br />

punibile tale fattispecie sia che lo sversamento avvenga in fognatura,<br />

come pure che sia effettuato in un pozzo a perdere, considerato che<br />

la norma in questione punisce ogni indebita immissione di acque<br />

reflue nel suolo, nel sottosuolo ed in rete fognaria (Cassazione<br />

Penale, Sezione III, 23 marzo 2004, n. 13967).<br />

Inoltre, per la scarico di reflui senza autorizzazione la norma<br />

prevede la sanzione penale solo per le acque provenienti da un<br />

insediamento industriale, pertanto in sede di controllo la natura delle<br />

attività da cui provengono i reflui è utile ai fini della distinzione tra<br />

acque reflue domestiche e acque reflue industriali. Secondo l’orientamento<br />

della Suprema Corte, lo scarico di acque provenienti da<br />

un insediamento produttivo in difetto di autorizzazione configura<br />

il reato di cui all’art. 59 comma 1 del D. Lgs. 152/99 indipendentemente<br />

dalla concentrazione di sostanze inquinanti (Cassazione<br />

Penale, Sezione III, 3 settembre 2004, n. 35870).<br />

2 Cassazione penale, Sezione III, Sentenza del 21 febbraio 2000,<br />

n. 1928.<br />

3 Per fare un esempio, da un’ irregolarità formale riguardante la<br />

notifica del giorno ed ora delle analisi di laboratorio al titolare dello<br />

scarico deriva la nullità di tutto il procedimento e quindi sia delle<br />

successive analisi di laboratorio che delle altre fonti di prova quali<br />

foto o altri documenti che evidenzino il danno al corpo idrico.<br />

4 Per la configurazione dell’elemento oggettivo del reato di danneggiamento,<br />

previsto dall’art. 635, comma 2, n. 3 C.P., è opportuno<br />

far riferimento ai casi nei quali il valore o l’utilizzabilità della cosa<br />

vengano diminuiti, anche parzialmente, richiedendo necessario<br />

un intervento per ripristinarne la funzionalità (Cassazione Penale,<br />

Sezione VI, 20 gennaio 2004, n. 1271).<br />

5 I rilevi fotografici sono molto importanti in quanto oltre a documentare<br />

il danno reale possono consentire di provare il nesso<br />

causale tra lo scarico e il dolo del soggetto attivo del reato.<br />

6 Cassazione Penale, Sezione III, Sentenza del 15 novembre 2000,<br />

n. 11710.<br />

7 Inoltre, in presenza di alterazioni paesaggistiche o ambientali, opportunamente<br />

documentate secondo i principi generali del sistema<br />

penale, potrà essere ipotizzato in concorso anche il reato di cui<br />

all’art. 181 del D. Lgs. 42/2004.<br />

8 L’art. 2 del D. Lgs. 152/99 identifica lo scarico come “qualsiasi immissione<br />

diretta tramite condotta di acque reflue liquide, semiliquide<br />

e comunque convogliabili nelle acque superficiali, sul suolo, nel<br />

sottosuolo e in rete fognaria, indipendentemente dalla sua natura<br />

inquinante, anche se sottoposte a trattamento di depurazione”.<br />

9 Cassazione Penale, Sezione III, 24 marzo 2004, n. 14801.<br />

10 Cassazione Penale, Sezione III, 21 aprile 2004, n. 18347.<br />

11 Cassazione Penale, Sezione III, 4 maggio 2004, n. 20679.<br />

37


Nel numero di Dicembre 2005 abbiamo<br />

trattato le problematiche legate alla gestione<br />

dei fiumi in relazione alle attività<br />

estrattive che un tempo vi si operavano<br />

e che oggigiorno sono limitate a terreni<br />

prossimali da cui si estraggono inerti<br />

di origine alluvionale.<br />

Un complesso sistema di cause che vanno<br />

dall’attività antropica, sempre più vicina<br />

alla linea di flusso delle acque fluviali, al<br />

cambiamento climatico, all’abbandono<br />

dei coltivi collinari e montani con conseguente<br />

perdita del patrimonio acquifero<br />

consistente in fossi, alla regimentazione<br />

spesso un po’ troppo invasiva dell’organismo<br />

fiume, sino all’abbandono totale<br />

delle attività di escavazione in alveo,<br />

hanno trasformato quelle che un tempo<br />

erano risorse ambientali e biologiche per<br />

le comunità umane e il territorio in una<br />

sorta di “ospiti ingombranti” dai quali<br />

difendersi nel corso delle loro, sempre<br />

più numerose intemperanze.<br />

Erosione di sponda, sovralluvionamento<br />

ed innalzamento degli alvei, aumento<br />

del trasporto solido, accanto a fenomeni<br />

metereologici sempre più frequentemente<br />

intensi, determinano esondazioni, accumulo<br />

di materiale detritico alla base di<br />

piloni di sostegno di strade e ponti mettendone<br />

a rischio la struttura e costiuendo<br />

ulteriori “tegole sul capo” per le Pubbliche<br />

Amministrazioni che si ritrovano ogni<br />

inverno a dover risolvere accanto, paradossalmente,<br />

ai continui interventi per il<br />

ripascimento delle linee di costa.<br />

Il mondo dell’ambiente, dell’agricoltura,<br />

della produzione, ma anche semplici cittadini<br />

interessati dai fenomeni di criticità<br />

chiedono, continuamente interventi che<br />

spesso si risolvono in “tamponi” a breve<br />

termine mentre a gran voce si aspettano<br />

interventi mirati per la gestione<br />

integrata e sostenibile dell’ambiente e<br />

del territorio.<br />

Anche il settore industriale dell’estrazione,<br />

quello che da sempre, per sua natura, interviene<br />

nei bacini idrografici si interroga<br />

sulle possibilità offerte per una corretta<br />

gestione del patrimonio idrogeologico e<br />

propone la disponibilità delle sue parti ad<br />

un tavolo di concertazione per addivenire<br />

38<br />

SPECIALE ATTIVITÀ ESTRATTIVE E BACINI IDROGRAFICI<br />

ATTIVITÀ ESTRATTIVE:<br />

DALL’EMERGENZA AL PRAE<br />

Il Presidente Assindustria-Sezione Estrattiva della Provincia di Ancona, Roberto Baleani, fa il<br />

punto della situazione e auspica un tavolo di concertazione fra operatori e Pubbliche Ammninistrazioni<br />

a proposte di soluzioni concrete a favore<br />

dell’ambiente, del territorio e, perché no,<br />

delle “tasche” della comunità.<br />

Per avere un quadro della situazione<br />

per quanto attiene ai bacini idrografici<br />

della regione Marche in genere e della<br />

provincia di Ancona in particolare, abbiamo<br />

intervistato Roberto Baleani,<br />

Presidente Assindustria-Sezione Estrattiva<br />

della Provincia di Ancona<br />

Presidente quali sono le maggiori<br />

problematiche che debbono essere<br />

affrontate e auspicabilmente risolte<br />

nel settore estrattivo sul territorio<br />

marchigiano?<br />

La maggiore difficoltà che la categoria ha<br />

dovuto affrontare nell’ultimo ventennio<br />

è legata alla necessità di lavorare senza<br />

una regolamentazione programmatica<br />

che non ha permesso alle varie aziende<br />

di poter investire le proprie risorse in maniera<br />

pianificata. Fino alla approvazione<br />

del piano estrattivo provinciale si è lavorato<br />

con una legge in “emergenza” che<br />

a cura di Donatella Mancini<br />

ha permesso la presentazione di progetti<br />

con cubature contingentate in attesa del<br />

piano provinciale. Finalmente nel 2005<br />

è stato elaborato il P.R.A.E. (Piano Regionale<br />

Attività Estrattive) che stabilisce<br />

delle norme certe sulla base delle quale<br />

ogni Provincia marchigiana ha redatto il<br />

proprio Piano per le Attività Estrattive.<br />

Quello della Provincia di Ancona è stato<br />

pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1°<br />

Dicembre 2005, stabilendo, tra l’altro, che<br />

i relativi progetti devono essere presentati<br />

entro il 28 Febbraio 2006 prospettando<br />

pianificazioni decennali.<br />

Mi auguro che per fine 2006 o inizio 2007<br />

il Piano sia stato attuato a tutti gli effetti.<br />

Immagini che evidenziano come sull’Esino si sono formate isole di detriti ghiaiosi sopraelevati rispetto all’alveo del fiume<br />

Quante aziende estrattive operano<br />

nella Provincia di Ancona?<br />

Circa 20 aziende, nelle quali vengono<br />

impiegati circa 1.000 lavoratori, c’è<br />

poi da tener conto di tutto l’ulteriore<br />

personale dell’indotto. Tutte queste<br />

imprese chiedono da anni delle regole<br />

per poter svolgere il lavoro nel


migliore dei modi. La nostra è una<br />

categoria spesso criticata; si dimentica<br />

però che l’attività mette a disposizione<br />

una materia prima indispensabile per<br />

la costruzione di strade, case, fabbricati<br />

industriali, manufatti indispensabili per<br />

la società moderna.<br />

Qual è il rapporto tra i cavatori e<br />

l’ambiente?<br />

Negli ultimi anni è sicuramente migliorato,<br />

sia per la qualità delle aziende che<br />

operano nel settore, sia per l’intervento<br />

degli Enti Pubblici. La Regione Marche e<br />

successivamente la Provincia di Ancona<br />

ad esempio, hanno insistito molto sull’utilizzo<br />

nel settore edile di materiali di<br />

recupero, tanto che oggi tutte le attività<br />

estrattive hanno un impianto di riciclaggio<br />

dei materiali da demolizione. La qualità<br />

dei recuperi, in vari siti estrattivi, negli<br />

ultimi anni è sicuramente migliorata.<br />

Sicuramente con l’attuazione del PRAE,<br />

la situazione potrà ulteriormente progredire.<br />

Negli ultimi anni, come sopra detto,<br />

le attività estrattive hanno avuto autorizzazioni<br />

di breve durata non avendo<br />

avuto, di conseguenza la possibilità di<br />

investire in riqualificazioni aziendali.<br />

Dal 1968 è vietato estrarre ghiaia<br />

dai fiumi; quindi da 38 anni l’alveo<br />

dei fiumi è abbandonato a se stesso<br />

con conseguente innalzamento e<br />

sovralluvionamento del letto fluviale.<br />

Noi crediamo che questo sia uno dei<br />

motivi principali per cui oggi i corsi<br />

d’acqua sono a rischio di esondazione.<br />

Riteniamo perciò che una corretta<br />

manutenzione degli alvei correttamente<br />

progettata, realizzata sotto il controllo<br />

degli enti competenti possa aiutare a<br />

migliorare la situazione.<br />

Ma gli ambientalisti non sono affatto<br />

d’accordo…<br />

Gli ambientalisti vogliono che rimanga<br />

tutto così com’è, perché la natura provvede…<br />

da sola; ma intanto, nella realtà,<br />

accade che dopo 2 giorni di pioggia i<br />

fiumi esondano.<br />

Dopo quasi 40 anni di inattività estrat-<br />

tiva il letto dei fiumi si è notevolmente<br />

innalzato e si sono formate isole sovralluvionate<br />

al centro dei corsi d’acqua (che<br />

già di per sé rallentano il defluire delle<br />

acque modificando il percorso originario<br />

del fiume intervenendo ulteriormente<br />

sulle dinamiche erosive degli argini).<br />

Se non si interviene la situazione peggiorerà;<br />

credo che l’esperienza di chi<br />

opera da anni nel settore possa ritornare<br />

utile a quanti hanno a cuore la<br />

gestione sostenibile del patrimonio fluviale.<br />

Noi siamo disposti al dialogo.<br />

Tra le regole sancite dal P.R.A.E.,<br />

c’è anche quella che stabilisce la<br />

quantità massima di materiale da<br />

estrarre per ogni provincia…<br />

I quantitativi stabiliti dalla Regione<br />

Marche, nel proprio documento di pianificazione<br />

non sono sufficienti. Per la<br />

provincia di Ancona è stata fissata una<br />

quantità pari a 1.200.000 m 3 annui di materiale<br />

inerte, che arriva fino ad un limite<br />

di 1.500.000 m 3 perché vengono concessi<br />

300.000 m 3 in più, relativi a materiali con<br />

alto valore aggiunto (risorsa strategica<br />

regionale) cioè i calcari massicci con<br />

purezza superiore al 98%.<br />

La nostra previsione è che tale stato<br />

di cose comporterà che si manterrà<br />

l’importazione di materiale dall’Umbria,<br />

dall’Abruzzo e dalla Croazia,<br />

determinando una movimentazione<br />

di mezzi di trasporto, che, oltre ad inquinare,<br />

contribuisce all’innalzamento<br />

dei prezzi.<br />

A dimostrazione di quanto sopra<br />

detto basta considerare che la legge<br />

per l’emergenza prevedeva che ogni<br />

azienda titolare di una autorizzazione<br />

scaduta poteva presentare un progetto<br />

per l’estrazione di 100.000 m 3 annui;<br />

tali volumi, per assurdo, distribuiti alle<br />

20 aziende presenti nel territorio arriverebbero<br />

ad un totale di 2.000.000 m 3 ,<br />

superando il limite stabilito dal PRAE.<br />

39


Presidente, può illustrarci la storia<br />

di FATMA spa?<br />

La storia di FATMA è innanzitutto<br />

la storia di un uomo appassionato<br />

e tenace. Mio padre ha dedicato la<br />

sua vita a sviluppare un progetto<br />

che fosse insieme testimonianza del<br />

suo impegno imprenditoriale ed un<br />

lascito alla comunità ed al territorio.<br />

In un campo difficile come quello<br />

delle industria delle cave e delle costruzioni<br />

aver scelto di lavorare nel<br />

settore degli appalti ha significato contribuire allo sviluppo<br />

ed alla modernizzazione del territorio.<br />

Nel 1956 veniva aperta la cava Romita, in località Castelletta<br />

(Fabriano), per l’estrazione di calcare massiccio; all’inizio<br />

degli anni ’<strong>60</strong> sono iniziate le prime realizzazioni di scogliere<br />

a salvaguardia della costa Adriatica (Ancona, Vasto, Casalbordino);<br />

durante gli anni ’<strong>60</strong> l’impresa sviluppava la propria<br />

attività nel settore stradale in provincia di Ancona con clienti<br />

privati e pubblici. È con la fine degli anni ’<strong>60</strong> e l’inizio degli<br />

anni ’70 che l’attività si sviluppava notevolmente realizzando<br />

lavori anche in altre regioni (Puglia e Basilicata). Dal 1970 al<br />

1990 si specializzava nella costruzione di gallerie stradali e<br />

ferroviarie. Dagli anni ’80 ad oggi la FATMA ha eseguito lavori<br />

ed opere stradali di notevole importanza con Enti pubblici e<br />

privati, sviluppando notevolmente il settore immobiliare.<br />

Qual è il valore di una attività estrattiva sul territorio?<br />

Le materie prime e l’attività industriale connessa con la loro<br />

produzione rivestono un ruolo di primaria importanza nell’economia<br />

moderna e l’industria italiana ha, nel panorama<br />

europeo ed internazionale, un’importanza considerevole,<br />

come emerge dall’esame dei volumi di produzione e dal confronto<br />

con gli altri Paesi. Nell’ottica di una corretta gestione<br />

del sistema territoriale e socio-economico, occorre quindi<br />

tener presente che tali materiali sono necessari per la società,<br />

così come è indispensabile che l’approvvigionamento degli<br />

stessi si realizzi secondo il principio dell’ottimizzazione dell’uso<br />

delle risorse sul territorio. Per FATMA è chiaro che le<br />

attività estrattive presentano delle caratteristiche che richiedono<br />

un equilibrio attento ed oggettivo tra considerazioni<br />

economiche, sociali ed ambientali. Da un lato, l’ubicazione<br />

dei siti industriali è legata alla presenza locale di giacimenti<br />

economicamente sfruttabili e, dall’altro, le operazioni di scavo<br />

alterano la morfologia dei luoghi, l’ambiente e modificano<br />

il paesaggio, senza contare che l’attività mineraria in generale<br />

determina emissioni ed esposizioni a rischi che possono<br />

avere conseguenze soprattutto per la salute e la sicurezza<br />

degli operatori, ma anche per l’ambiente esterno al cantiere.<br />

Partendo da queste premesse FATMA, ha sviluppato criteri<br />

per la progettazione delle attività estrattive che permettono<br />

40<br />

FATMA spa<br />

LIMITARE L’IMPATTO PAESAGGISTICO<br />

Intervista a Lucia Tacconi, Presidente FATMA<br />

a cura di Alberto Piastrellini<br />

lo svolgimento di tale indispensabile attività nel rispetto<br />

dei principi della sostenibilità ambientale ed economica.<br />

In particolare va sottolineato il contenuto di innovazione<br />

del progetto di scavo in galleria presentato per la cava di<br />

S. Floriano, che garantisce una più completa protezione<br />

ambientale anche se comporta investimenti più rilevanti e<br />

tempi più lunghi nell’avvio delle attività operative.<br />

Nell’immaginario collettivo per molti anni il cavatore<br />

è stato visto come colui che sfrutta il territorio per<br />

ricavarne profitto e procura danni all’ambiente. Ora<br />

che le cose sono cambiate, può parlarci dei progetti di<br />

recupero ambientale messi in atto da FATMA spa?<br />

Le attività estrattive sono insediamenti produttivi da pianificare<br />

e inserire nel territorio, cercando di razionalizzare<br />

lo sfruttamento del giacimento, evitando sprechi e sottoutilizzazione<br />

di risorse minerarie. Tutto ciò comporta


un’approfondita conoscenza del giacimento ed un suo<br />

sfruttamento ottimale. Il polo produttivo deve essere condotto<br />

con un ciclo di lavorazione il più completo possibile,<br />

in modo che l’area mineraria svolga un ruolo di attività produttiva<br />

duratura e in simbiosi con la morfologia del territorio.<br />

Questo obiettivo fa sì che la coltivazione avvenga per fasi<br />

complete e dall’alto verso il basso in modo da permettere il<br />

rimodellamento dei versanti seguendo la morfologia naturale.<br />

L’escavazione deve essere svolta creando un dente di<br />

roccia naturale che limiti al massimo la visibilità del fronte di<br />

escavazione.Il processo estrattivo deve essere seguito dalla<br />

fase del recupero morfologico e vegetazionale per attenuare<br />

la visibilità paesaggistica dell’azione estrattiva e permettere<br />

l’inserimento dei fronti di cava. La coltivazione seguendo<br />

la conformazione delle bancate ed essendo programmata<br />

in termini di profilo di abbandono dei fronti di scavo potrà<br />

rispondere alle forme morfologiche dominanti. Fin dall’inizio<br />

delle attività minerarie con la cava di S. Floriano, Ubaldo<br />

Tacconi ha predisposto una linea di gestione moderna che<br />

avesse un obiettivo progettuale finalizzato:<br />

- allo sfruttamento razionale del giacimento limitando gli<br />

sprechi di materiale;<br />

- alla sicurezza del personale di cava nelle diverse fasi di<br />

estrazione;<br />

- all’inserimento territoriale paesaggistico;<br />

- al riuso ambientale o lavorativo delle aree dismesse.<br />

La qualità del carbonato di calcio che estraete dai vostri<br />

siti è tale da vedere in quest’ultimo un prodotto di<br />

eccellenza del territorio marchigiano?<br />

La valenza di risorsa strategica del calcare purissimo della<br />

cava di S. Floriano ha come conseguenza dal punto di vista<br />

imprenditoriale di valutare tutte le opportunità che derivano<br />

dalla integrazione delle attività estrattive con una serie di<br />

altri cicli produttivi che consentano un allungamento della<br />

catena del valore in grado di generare ricadute produttive<br />

occupazionali e di investimento sul territorio.<br />

FATMA, con i suoi partners, sta vagliando le potenzialità<br />

di sviluppo dei processi di trasformazione del calcare per<br />

i mercati dell’industria chimica e alimentare e dei materiali<br />

edili di ultima generazione.<br />

Crede che la quantità di materiale estratto annualmente,<br />

prevista dal Piano Cave della Regione Marche debba<br />

essere rivisitata in ragione del fabbisogno reale e della<br />

diminuzione di traffico da altre regioni per ulteriori<br />

approvvigionamenti?<br />

A noi sembra inevitabile che, in una visione della economia in<br />

termini di sistema, il Piano Cave venga formulato a partire dalla<br />

ottimizzazione dei potenziali di sviluppo dell’offerta rispetto alla<br />

dinamica complessiva della domanda valutata con selettività ed<br />

avendo cura di contemperare le esigenze del territorio.<br />

41


Se il successo di una azienda dipende, oltre che dalla qualità<br />

e dalla gamma dei prodotti, dall’attaccamento al territorio<br />

e dalla volontà di caratterizzare le risorse senza pregiudicarne<br />

la fruibilità, non stupisce l’evoluzione e l’espansione<br />

imprenditoriale del Gruppo Cava Gola della Rossa di<br />

Serra S. Quirico (AN).<br />

Con radici profondamente ancorate al luogo d’origine,<br />

salde come la roccia che caratterizza i primi contrafforti<br />

dell’Appennino Marchigiano, che incutono soggezione e rispetto<br />

con le silenziose gole e forre incise dall’acqua durante<br />

millenni di scorrimento, il Gruppo Cava Gola della Rossa si<br />

trova da sempre ad essere risorsa per la comunità umane<br />

nonché attore propositivo di sviluppo e soluzioni innovative<br />

a tutela di quell’ambiente a cui si sente legata.<br />

Volendo approfondire le dinamiche e i rapporti, non sempre<br />

limpidi, che hanno legato il settore delle attività estrattive alla<br />

tutela del territorio e delle acque, non potevamo non interpellare<br />

la più grande realtà marchigiana, impegnata ad estrarre<br />

calcare dal sito della Gola della Rossa, fin dal 1897.<br />

Per saperne di più, abbiamo intervistato Luca Alfieri,<br />

portavoce del Gruppo Cava Gola della Rossa di Serra<br />

S. Quirico (AN).<br />

Alfieri, qual è il valore di un’impresa estrattiva per un<br />

territorio?<br />

Certamente molto importante, anzi sono pronto a dire primario,<br />

perché si va a prelevare materia prima, nel nostro caso<br />

di straordinaria qualità, nelle località che storicamente ne<br />

hanno da sempre usufruito. Se guardiamo alla nostra realtà<br />

e al territorio che ne è interessato, possiamo affermare che<br />

nella zona di Serra S. Quirico l’attività estrattiva è da sempre<br />

ben radicata al punto che, dalla presenza di cave romane<br />

ad oggi, si può cogliere tutta l’evoluzione tecnologica in<br />

materia di estrazione.<br />

Occorre tener presente, poi, che gran parte delle costruzioni<br />

passate e recenti presenti nella Vallesina (ndr: compresi i<br />

pregevoli complessi abbaziali di S. Elena, S. Maria delle Moie<br />

e S. Maria in Castagnola) sono state realizzate con le pietre<br />

estratte anticamente da queste montagne.<br />

Se poi consideriamo i semplici numeri, per valutare il peso<br />

economico di tale attività, dobbiamo sottolineare che nella<br />

provincia di Ancona il Gruppo Cava Gola della Rossa<br />

impiega oltre duecento persone, più un indotto che supera<br />

le duecentocinquanta unità.<br />

È possibile conciliare l’attività di chi opera nel settore<br />

dell’estrazione con la tutela e la difesa del patrimonio<br />

naturalistico e ambientale?<br />

Direi che non solo è possibile ma indispensabile!<br />

Gli stessi materiali che vengono estratti spesso e volentieri<br />

vengono utilizzati per la costruzione di opere di difesa da<br />

alcuni eventi naturali, come l’esondazione dei fiumi e l’erosio-<br />

42<br />

Gruppo Cava Gola della Rossa<br />

SOLUZIONI CONCRETE PER<br />

LA GESTIONE AMBIENTALE<br />

di Alberto Piastrellini<br />

ne marina delle coste. È chiaro che interventi di questo tipo<br />

richiedono materia prima di ottima qualità dal momento che<br />

per lo più si tratta di interventi pubblici che debbono durare<br />

nel tempo, visti i notevoli costi che comportano. Di qui l’importanza<br />

di valorizzare quelle eccellenze, in termini di materia<br />

prima e competenze specifiche presenti sul territorio.<br />

Inoltre per il sito Serra S. Quirico l’attività estrattiva verrà<br />

portata totalmente in sotterraneo, riducendo l’impatto ambientale.<br />

L’immagine di chi opera in questo settore, per troppo<br />

tempo è stata quella di chi andava a saccheggiare senza<br />

alcun limite il territorio. Quali sono state le strategie<br />

che il Gruppo Cava Gola della Rossa ha messo in atto<br />

per la riqualificazione ed il ripristino ambientale dopo<br />

gli interventi di estrazione?<br />

Per quanto riguarda la categoria in generale, forse è vero che<br />

in passato ci sono stati atteggiamenti di questo tipo, bisogna<br />

però sottolineare che le responsabilità più grandi sono da<br />

ricercare nell’assenza di regole, che non ha permesso una<br />

corretta programmazione del territorio. È ovvio che, quando<br />

mancano degli indirizzi precisi, vengono a crearsi situazioni<br />

di eccesso da parte degli operatori. Ma queste, ripeto, sono<br />

responsabilità che debbono imputarsi soprattutto a chi aveva<br />

in mano la gestione del territorio.<br />

Per quanto concerne le attività specifiche della nostra Società<br />

posso affermare, senza tema di smentita, che la nostra politica<br />

è stata quella di uno sviluppo imprenditoriale che tenesse<br />

conto delle innovazioni tecnologiche per ridurre al massimo<br />

l’impatto ambientale. Infatti siamo stati i primi ad aver ottenuto<br />

la certificazione UNI EN ISO 9002 e la certificazione<br />

ambientale 14000. Siamo stati fra i primi, in tempi in cui<br />

sostenibilità ambientale e sviluppo sostenibile erano concetti<br />

sconosciuti alla maggioranza, ad aver attivato processi di<br />

riutilizzo delle macerie, prima ancora che Direttive europee,<br />

leggi nazionali e regionali le rendessero obbligatorie, attrezzando<br />

impianti e promuovendo la raccolta in vari comuni<br />

dei rifiuti da demolizione da ri-immettere nel ciclo.<br />

Siamo stati tra i primi, inoltre, a utilizzare una tecnica di<br />

stabilizzazione a calce per la realizzazione di piazzali, costruzioni<br />

e strade che utilizza la calce miscelata in piccola<br />

percentuale al terreno in sito come materia principale; una<br />

modalità, che evita l’utilizzo diretto di materiali di origine<br />

estrattiva più pregiati come gli inerti, andando ad incidere<br />

negativamente sullo sfruttamento delle cave.<br />

Mi piace sottolineare, infine, che la nostra Cava si è evoluta<br />

passando da semplice fornitrice di materiale inerte a scrigno<br />

di materia prima di alta qualità richiesta espressamente<br />

dall’industria chimica. Infatti, la particolare purezza del carbonato<br />

di calcio (99%) che si estrae dalla nostra cava di<br />

Serra S. Quirico, ci ha permesso di sviluppare nuovi settori<br />

di mercato per soddisfare i quali abbiamo realizzato specifici


impianti di micronizzazione, macinazione, premiscelazione e<br />

insaccaggio e abbiamo in programma notevoli investimenti<br />

per potenziare e ampliare questi settori.<br />

Quindi un sito di questo genere può considerarsi a<br />

tutti gli effetti una “eccellenza” del territorio regionale<br />

e come tale deve essere “tutelata”?<br />

Assolutamente sì, è una vera e propria risorsa al punto che<br />

il nuovo Piano Estrattivo Regionale, assunto a livello locale<br />

dalla Provincia competente, ne ha tenuto debito conto<br />

rimarcando una specifica procedura autorizzativa a tutela<br />

dell’attività che vi si compie.<br />

Eppure il Piano Cave della Provincia sembra non<br />

tener conto del fabbisogno reale di inerti. Che fare a<br />

questo punto?<br />

Per quanto riguarda le quantità annuali che è possibile<br />

estrarre sono state fatte alcune programmazioni e sono<br />

state indicate specifiche previsioni che, secondo noi, sono<br />

piuttosto inferiori alle necessità. Vero è che il Piano prevede<br />

la revisione di queste quantità qualora i fatti e il mercato<br />

smentiscano le proiezioni, dal momento che è il mercato a<br />

dettare le regole, diversamente è un po’ difficile stabilire a<br />

priori quali quantità saranno sufficienti per le esigenze di<br />

un mercato in continua evoluzione.<br />

Senza dubbio sarebbe meglio utilizzare le risorse dove<br />

queste sono presenti piuttosto che favorire lo sfruttamento<br />

di siti fuori regione o addirittura al di fuori dell’Italia con il<br />

conseguente aumento di traffico ed inquinamento.<br />

Pensando alle vostre principali sedi estrattive nella<br />

provincia di Ancona, che tipo di rapporto intercorre<br />

fra la vostra attività e i fiumi Esino e Cesano?<br />

Beh, oggigiorno il rapporto è praticamente assente. Fino a<br />

trent’anni fa si interveniva direttamente nei corsi d’acqua,<br />

oggi, giustamente non si scava più negli alvei dei fiumi e<br />

sono intervenute regole precise. Anche qui, però, forse, si<br />

è passati da una estremizzazione ad un’altra. È assurdo, per<br />

esempio, che non si possa più pulire i fiumi oppure che<br />

ogni intervento in questo senso, sia condizionato da costi<br />

altissimi che, di fatto, ne pregiudicano la attuabilità.<br />

Invece sarebbe sufficiente una diversa programmazione che<br />

consentirebbe, allo stesso tempo, il risparmio di risorse<br />

economiche e la pulizia di argini ed alvei.<br />

In questo caso la professionalità di chi da sempre opera<br />

nell’attività potrebbe venire in aiuto alle amministrazioni<br />

pubbliche per evitare i danni dovuti alle sempre<br />

più frequenti esondazioni?<br />

Certamente. Oggi si spendono soldi ed energie per ricostituire<br />

continuamente gli argini dei corsi d’acqua, che, in caso<br />

di piena, vengono erosi e distrutti, innalzando il livello del<br />

letto del fiume. Basterebbe dare la possibilità di riportare<br />

periodicamente l’alveo del fiume ad un livello ottimale, dando<br />

allo stesso tempo un valore al materiale estratto e, con<br />

una sola mossa, si otterrebbe un doppio risultato: risparmio<br />

di denaro pubblico e tutela dell’ambiente.<br />

Quali richieste avete da rivolgere al mondo della politica<br />

e dell’ambientalismo?<br />

Noi chiediamo regole certe sulle quali basare una pianificazione<br />

coerente per il futuro. Come tutte le altre industrie,<br />

anche la nostra necessita di certezze sulle quali definire<br />

programmazioni a medio e lungo termine.<br />

43


Assessore Varisco, può raccontarci<br />

come e con quali finalità è nata l’Associazione<br />

“Sentinella dei Fiumi”?<br />

Sono presidente della Assemblea dei<br />

Sindaci della Sentinella dei Fiumi; dal<br />

marzo 2004 su delega del Sindaco del<br />

Comune di Chioggia a cui per Statuto<br />

spetta la Presidenza dell’Associazione,<br />

la conduzione è assolutamente collegiale:<br />

il Comune di Chioggia funge da<br />

catalizzatore sia di tipo organizzativo<br />

mettendo a disposizione i amministrativi,<br />

dà supporto logistico alla segreteria<br />

tecnico-organizzativa della Associazione,<br />

e trovandosi alla confluenza dei quattro<br />

fiumi del bacino idrografico Brenta-<br />

Bacchiglione-Adige e Fratta-Gorzone,<br />

nonchè nodo idraulico tra Laguna di<br />

Venezia e mare Adriatico, permette<br />

all’Associazione di avere qualche opportunità<br />

in più in termini di “visibilità”<br />

sul piano nazionale ed internazionale.<br />

Voglio chiarire meglio questo punto:<br />

la rete istituzionale e territoriale che<br />

abbiamo costituito con una azione dal<br />

basso tra amministrazioni locali di piccole<br />

e medie dimensioni, ha cominciato<br />

a ricreare un’unità territoriale che si è<br />

sbiadita nel corso degli ultimi 50-<strong>60</strong><br />

anni , cioè da quando i fiumi hanno<br />

perso la funzione di via di comunicazione<br />

in favore del trasporto su gomma<br />

ed è sembrata venir meno la funzione<br />

dei corsi d’acqua come legante ecosistemico<br />

e culturale di un territorio<br />

particolare com’è il nostro.<br />

Anagraficamente l’ Associazione nasce<br />

il 22 febbraio 2002 con la adesione da<br />

parte dei primi Comuni della “Carta di<br />

Chioggia” e con la sottoscrizione della<br />

convenzione/statuto da parte dei Sindaci<br />

dopo l’approvazione dei rispettivi<br />

44<br />

Associazione tra Comuni<br />

“SENTINELLA DEI FIUMI”<br />

Il Presidente dell’Associazione Giorgio Varisco<br />

consigli comunali.<br />

La finalità generale della Associazione<br />

è riassumibile nella costruzione in progress<br />

di un protocollo d’intesa tra le<br />

amministrazioni locali per un programma<br />

integrato di risanamento e recupero<br />

dei fiumi veneti tra Brenta e Adige.<br />

Le azioni che la Sentinella dei Fiumi ha<br />

già cominciato a mettere in pratica sono<br />

articolate su più livelli di intervento:<br />

• giudiziario e legislativo;<br />

• istituzionale, cioè politico-amministrativo;<br />

• ambientale e culturale,<br />

• economico e sociale.<br />

Il fatto che 33 Amministrazioni<br />

Locali si impegnino a sottoscrivere<br />

un’intesa su un programma integrato<br />

di gestione e recupero ambientale<br />

del proprio patrimonio fluviale è<br />

una vera e propria novità?<br />

La Sentinella dei Fiumi è il primo<br />

esempio in Italia, e tra i pochissimi in<br />

Europa, per:<br />

• tipologia di associazionismo: Associazione<br />

istituzionale volontaria<br />

di cui la Sentinella è un soggetto<br />

istituzionale;<br />

• numero di aderenti: 33 Amministrazioni<br />

Locali che intendono<br />

rendere le loro Comunità direttamente<br />

protagoniste nella gestione del loro<br />

territorio;<br />

• temi affrontati: questioni ambientali<br />

con specifico interesse per la<br />

bonifica; la salvaguardia, la tutela<br />

e la valorizzazione dei fiumi e dei<br />

territori afferenti ai bacini idrografici<br />

di interesse dell’Associazione.<br />

Quali sono stati i maggiori ostacoli<br />

che avete trovato sul vostro cammino<br />

e quali le maggiori soddisfazioni?<br />

Questi sono anni di crescenti ristrettezze<br />

finanziarie per gli Enti Locali, quindi<br />

soprattutto per i piccoli comuni a volte<br />

risulta difficile pensare di impegnare<br />

cifre per aderire ad associazioni. Però<br />

i risultati raggiunti dalla Sentinella dei<br />

Fiumi , che ricordo è Associazione di<br />

Comuni su base volontaria e può<br />

a cura di Alberto Piastrellini<br />

contare su un bilancio generato dalle<br />

quote associative, stanno convincendo<br />

sempre più amministrazioni locali<br />

a unirsi a noi.<br />

Dal 2002 siamo passati da 19 a 33 Comuni<br />

e a breve ne entreranno altri. Le<br />

azioni che abbiamo condotto sul fronte<br />

della sensibilizzazione sulle tematiche<br />

dell’acqua e dei fiumi in particolare, nelle<br />

scuole, hanno avuto grande riscontro<br />

e siamo particolarmente orgogliosi del<br />

riconoscimento ottenuto nel dicembre<br />

2005 dal Ministero dell’Ambiente e della<br />

Tutela del Territorio e dalla Regione<br />

Veneto che ci hanno inserito tra i soggetti<br />

istituzionali firmatari del Accordo<br />

Quadro per il Polo Conciario Vicentino<br />

che vede una serie di azioni finalizzate<br />

alla bonifica e valorizzazione dell’intera<br />

asta del Fratta-Gorzone.<br />

A quattro anni dalla sua istituzione,<br />

quali risultati ha raggiunto l’ Associazione?<br />

Il conseguimento di una visibilità a livello<br />

istituzionale regionale e nazionale<br />

è arrivato dopo che la Sentinella dei<br />

Fiumi aveva ottenuto quello internazionale;<br />

il 2005 è stato un grande anno per<br />

l’Associazione che grazie alla caparbietà<br />

di alcuni suoi rappresentanti è riuscita a<br />

far parte del tavolo tecnico istituzionale<br />

che ha prodotto il protocollo di intesa<br />

Accordo Quadro per la bonifica dell’intera<br />

asta del Fratta-Gorzone con lo<br />

stanziamento di fondi del Ministero dell’Ambiente<br />

e della Regione Veneto per il<br />

monitoraggio ed interventi di recupero<br />

su tutto il fiume più inquinato del Veneto,<br />

per gli apporti del polo conciario<br />

vicentino e dei reflui agricoli.<br />

L’Associazione ha anche continuato a<br />

promuovere la crescita della consapevolezza<br />

circa le problematiche della<br />

risorsa acqua e dei fiumi, in particolare<br />

a livello delle nuove generazioni<br />

di cittadini con un concorso riservato<br />

alle scuole dei Comuni della Sentinella<br />

a cui hanno partecipato più di 200<br />

ragazzi con i loro lavori grafici da cui<br />

è derivato il nuovo logo dell’Associazione<br />

e la bandiera.


Nel corso di quest’anno finanzieremo<br />

una Mostra itinerante che si sposterà<br />

su tutti i 300 comuni del bacino idrografico<br />

di nostro interesse.<br />

Può parlarci del progetto Aqua.Su.M?<br />

“AquaSuM” è in realtà un acronimo<br />

che giocando un po’ con il latino e un<br />

po’ con l’inglese sintetizza il concetto<br />

di gestione sostenibile della risorsa<br />

acqua e significa Acqua Sustainable<br />

Management, appunto.<br />

Con questo progetto i cui costi di redazione<br />

sono stati sostenuti dai Comuni<br />

che aderiscono alla Associazione e dai<br />

partner scientifici, si è inteso proporre<br />

una serie di strategie e strumenti per la<br />

gestione sostenibile delle acque del bacino<br />

idrografico dei fiumi veneti Brenta,<br />

Bacchiglione, Fratta-Gorzone ed Adige.<br />

Il territorio veneto coperto dai Comuni<br />

che aderiscono alla Sentinella dei Fiumi<br />

è ricco di acque superficiali e sotterranee<br />

che sono una sorta di filo blu<br />

che unisce fisicamente paesi e città, le<br />

comunità sociali e le loro economie.<br />

Oggi, pur in presenza di strumenti<br />

normativi di tutela e di organismi<br />

gestionali, i fiumi con il loro corollario<br />

di canali irrigui sono seriamente<br />

compromessi da fattori di pressione di<br />

origine antropica<br />

Nel 2003 la Sentinella dei Fiumi ha<br />

ritenuto opportuno impegnarsi nella<br />

progettazione di nuove strategie e<br />

strumenti per la gestione sostenibile<br />

delle acque del bacino idrografico dei<br />

fiumi Brenta, Bacchiglione, Fratta-Gorzone<br />

ed Adige.<br />

Per questo obiettivo servono risorse<br />

economiche e l’Associazione ha deciso<br />

di puntare sui finanziamenti della<br />

Comunità Europea partecipando al<br />

bando Life Ambiente 2003.<br />

(ndr: ulteriori informazioni sull’Associazione<br />

possono essere ricercati sul sito<br />

web della Sentinella dei Fiumi:<br />

www.provincia.venezia.it/<br />

sentinella.fiumi/aquasum/).<br />

AquaSuM è stato selezionato dal Ministero<br />

dell’Ambiente e sottoposto alla<br />

Commissione Europea; purtroppo per ragioni<br />

legate al budget della UE per il 2003<br />

non abbiamo ottenuto il finanziamento<br />

delle Azioni previste nel progetto.<br />

Esso però mantiene tutta la sua validità<br />

perché delinea un valido quadro<br />

operativo di intervento e costruisce un<br />

quadro di azione che l’Associazione si<br />

è impegnata ad attuare per parti.<br />

La novità e l’importanza delle nostre<br />

proposte è stata riconosciuta a livello<br />

internazionale nel 2004 la Sentinella<br />

dei Fiumi ed il suo AquaSuM è stata<br />

presentata come case study pilota in<br />

rappresentanza dell’Italia al Congresso<br />

della NATO sui cambiamenti della<br />

Società moderna dove si poneva l’attenzione<br />

sulla gestione delle risorse<br />

idriche mondiali come fattore di pos-<br />

sibili futuri conflitti bellici tra i Paesi.<br />

Il bacino idrografico individuato dal<br />

progetto AquaSuM è entrato a far parte<br />

della rete UNESCO che si occupa di<br />

politiche ambientali.<br />

Vi sono cave o siti di estrazione di<br />

ghiaie nel bacino di vostra competenza?<br />

I corsi d’acqua e i territori di interesse<br />

della Sentinella dei Fiumi sono quelli<br />

afferenti ad un sistema idrografico molto<br />

complesso ed interrelato; si tratta di<br />

una rete che fa capo ai fiumi Adige,<br />

Fratta-Gorzone, Brenta e Bacchiglione<br />

nell’alveo dei quali sono presenti molte<br />

cave di inerti (ghiaie, sabbie): per i Comuni<br />

aderenti, penso alle cave di sabbia<br />

lungo l’Adige e lungo il Brenta soprattutto<br />

nel loro tratto finale; per quelli che<br />

ci piacerebbe coinvolgere nel corso del<br />

2006, penso alle cave di ghiaia lungo il<br />

Brenta, tra Bassano e Cittadella.<br />

Come hanno risposto gli operatori<br />

del settore dell’estrazione alla costituzione<br />

dell’Associazione?<br />

Non abbiamo avuto ancora contatti<br />

diretti con questo tipo di operatori.<br />

È possibile secondo lei, conciliare<br />

tutela del territorio e della biodiversità,<br />

con le esigenze di sviluppo<br />

economico e sociale?<br />

Certamente, avendo ben chiare le<br />

esigenze e le peculiarità del territorio<br />

e dell’ambiente e delle comunità<br />

che vi abitano.<br />

Lo sviluppo economico e sociale<br />

può essere certamente<br />

un volano per tutti, nel rispetto<br />

di tutti.<br />

45


46<br />

SERVIZI AMBIENTALI<br />

Federambiente<br />

PRESENTATO A BICA<br />

IL “RAPPORTO BONIFICHE”<br />

di Michele Caiazzo e Riccardo Viselli<br />

Federambiente<br />

Lo scorso 17 febbraio a Venezia, nell’ambito<br />

della 4 a edizione di BICA,<br />

in un sala gremita (140 partecipanti<br />

in rappresentanza di Comuni, Studi<br />

professionali, ARPA, Centri di ricerca<br />

tra cui ICRAM ed ENEA, Università,<br />

O.P.R., Amministrazioni Provinciali<br />

e Regionali, C.I.C., Autorità Portuali,<br />

Unioni Industriali, Associazioni<br />

ambientaliste, Parchi nazionali e regionali,<br />

Imprese di igiene ambientale<br />

associate e non), Federambiente ha<br />

presentato il “Rapporto Bonifiche<br />

2005”, frutto del lavoro dell’Area Tematica<br />

appositamente costituita (a cui<br />

hanno aderito 130 imprese associate),<br />

coordinata da Michele Caiazzo, del<br />

Direttivo Federale, e con la collaborazione<br />

di Riccardo Viselli, del Servizio<br />

tecnico di Federambiente.<br />

Il Rapporto consta di 5 sezioni, per uno<br />

sviluppo di <strong>60</strong>0 pagine, 400 tabelle, 200<br />

grafici, 80 planimetrie, 70 fotografie e<br />

27 casi di studio.<br />

Nella prima parte vengono presentate,<br />

tramite schede sintetiche,<br />

le Tecniche di bonifica di seguito<br />

elencate: soil washing, flushing,<br />

estrazione con solventi, air sparging,<br />

dual phase extraction, solidificazione/<br />

stabilizzazione, desorbimento termico,<br />

incenerimento, drenaggio mediante<br />

pozzi, drenaggi mediante trincee, ricarica<br />

tramite pozzi, barriere fisiche,<br />

variazioni termometriche, creazione<br />

di correnti elettriche, soil vapor extraction,<br />

bioventing, biosparging, natural<br />

attenuation, landfarming, biopile, bioslurry,<br />

barriere microbiologiche.<br />

Di ogni tecnica vengono riportati: classificazione,<br />

tipologia di trattamento,<br />

matrici ambientali coinvolte, materiali<br />

utilizzati, schema del funzionamento,<br />

utilizzabilità e limitazioni.<br />

La seconda parte è dedicata alla<br />

Normativa ed alla Pianificazione.<br />

Vengono dapprima analizzati 50 siti di<br />

interesse nazionale, con indicazione di:<br />

localizzazione geografica, tipologia dell’intervento<br />

previsto, perimetrazione e<br />

relativo decreto ministeriale, estensione<br />

dell’area inquinata, principali agenti<br />

inquinanti, costi di messa in sicurezza<br />

e/o bonifica, stato della redazione del<br />

Piano di Caratterizzazione, eventuali<br />

progetti di Bonifica e/o Messa in sicurezza<br />

approvati. Complessivamente, i<br />

siti considerati coprono un’area di circa<br />

8<strong>60</strong>.000 ha con una stima dei costi di<br />

intervento di circa 3 miliardi di euro; i<br />

siti sono distribuiti principalmente nel<br />

nord-Italia (48%), ma come sviluppo<br />

areale prevale il sud (78%) mentre<br />

per quanto riguarda la stima dei costi<br />

necessari per gli interventi vi è un<br />

sostanziale equilibrio tra le due macroaree<br />

(53% per il sud, 43% del nord<br />

Italia). Nel seguito, per ogni Regione<br />

è stata predisposta una scheda in cui<br />

sono riportate informazioni riguardo<br />

i provvedimenti di approvazione dei<br />

Piani, le principali disposizioni e la<br />

documentazione complementare. Dallo<br />

studio si evidenzia che 10 Regioni<br />

(Campania, Lazio, Liguria, Lombardia,<br />

Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana,<br />

Umbria, Veneto) e la Provincia di Trento<br />

hanno approvato il Piano di Bonifica<br />

dei siti inquinati e che altre 5 Regioni<br />

(Abruzzo, Basilicata, Molise, Puglia,<br />

Friuli-Venezia Giulia) e la Provincia<br />

di Bolzano anche non avendo ancora<br />

adottato uno specifico Piano, hanno inserito<br />

disposizioni di carattere generale<br />

nelle leggi in materia di gestione dei<br />

rifiuti. Dall’analisi dei Piani si evince<br />

che sono state individuate circa 8.000<br />

aree da bonificare, 1.000 delle quali<br />

richiedono interventi urgenti; ulteriori<br />

<strong>60</strong>0 siti sono interessati da attività a<br />

rischio rilevante di contaminazione.<br />

La terza parte riporta un’analisi ed una<br />

discussione su dati statistici relativi alle<br />

imprese associate a Federambiente e, in<br />

misura molto più dettagliata, al gruppo<br />

costituito dalle imprese che sono<br />

impegnate nelle attività di bonifica<br />

dei siti contaminati. I dati sono stati<br />

analizzati considerando alcuni parametri:<br />

classificazione giuridica delle<br />

imprese, servizi erogati, dimensione,<br />

impianti gestiti. Il dato che emerge è<br />

che un quarto degli associati svolgono<br />

attività inerenti la bonifica di siti<br />

contaminati, avendo maturato altresì<br />

esperienze significative in ambiti diversi<br />

da quelli tipicamente ascrivibili<br />

ad aziende di igiene urbana. L’elevata<br />

percentuale di imprese associate che si<br />

occupano di bonifiche mette in risalto<br />

che queste attività sono in una fase<br />

di consolidazione e verosimilmente è<br />

possibile affermare che potranno essere<br />

annoverate tra i servizi che verranno<br />

erogati, nel prossimo futuro, a cittadini,<br />

privati e amministrazioni pubbliche; si<br />

ritiene, inoltre, che sia probabile l’attuarsi<br />

di un trend evolutivo verso una<br />

concezione dei servizi ambientali non<br />

più circoscritti all’interno del tessuto<br />

urbano ed alla gestione ordinaria del<br />

ciclo dei rifiuti.<br />

La trattazione è stata poi approfondita<br />

con la discussione circa le tipologie<br />

delle bonifiche realizzate da parte<br />

delle associate. Sono state individuate<br />

6 categorie di bonifica: discariche,<br />

siti industriali, aree contaminate da<br />

amianto, ex inceneritori di rifiuti,<br />

falde acquifere ed interventi speciali.<br />

Prevale leggermente la categoria<br />

“discariche”, verosimilmente in quanto<br />

attività strettamente collegata al<br />

classico posizionamento sul mercato<br />

delle imprese ex-municipalizzate di<br />

gestione del servizio di igiene urbana.<br />

Molto interessante è però la presenza<br />

di attività quali la bonifica delle falde<br />

acquifere (2%) e delle aree industriali<br />

(27%) in quanto testimonianza di una<br />

evoluzione e di un riposizionamento<br />

sul mercato delle imprese associate.<br />

Delle 23 imprese che hanno esperienze<br />

in merito ad interventi su discariche,<br />

l’attenzione è stata incentrata su casi di<br />

monitoraggio del rilascio di percolato e<br />

biogas tramite utilizzo di associazioni<br />

vegetazionali ed analisi di immagini<br />

satellitari e sulla sperimentazione di<br />

algoritmi in grado di identificare le<br />

priorità di bonifica nei casi di diffuso<br />

inquinamento da parte di microdiscariche.<br />

Delle 17 imprese che hanno<br />

esperienze in merito ad interventi su<br />

siti industriali, sono state evidenziate le<br />

attività in merito alla bonifica di terreni


contaminati da PCB e da metalli pesanti,<br />

agli interventi in aree contaminate<br />

da residui infiammabili ed alle aree<br />

contaminate da arsenico e idrocarburi<br />

alogenati.<br />

Nella quarta parte vengono presentate<br />

dapprima tutte le imprese associate<br />

impegnate in attività di bonifica tramite<br />

“schede anagrafiche” in cui l’azienda<br />

viene dettagliatamente inquadrata<br />

con indicazione di: sede legale, classificazione<br />

giuridica, servizi erogati,<br />

tipologia delle bonifiche effettuate,<br />

dipendenti, valore della produzione,<br />

abitanti serviti, impianti gestiti, rifiuti<br />

gestiti annualmente e dotazione in<br />

mezzi ed attrezzature.<br />

Complessivamente, le imprese associate<br />

che si occupano di bonifica, occupano<br />

una “fetta di mercato” considerevole se<br />

rapportata all’universo Federambiente:<br />

il 30% dei Comuni serviti, il 40% degli<br />

abitanti, il 53% dei dipendenti e del<br />

fatturato, il 23% dei rifiuti gestiti annualmente.<br />

Infine, sono stati trattati<br />

dettagliatamente, con dati tecnici e<br />

procedure utilizzate, 27 casi di studio,<br />

selezionati sia per l’importanza che<br />

l’intervento ha rivestito nell’ambito in<br />

cui è stato portato a termine sia per<br />

l’utilizzo di tecniche ritenute particolarmente<br />

efficaci ed innovative. A titolo<br />

di esempio, si elencano nel seguito<br />

alcuni dei casi analizzati e riportati nel<br />

Rapporto Bonifiche:<br />

- Progetto definitivo di bonifica e messa<br />

in sicurezza dell’area PP6, ex acciaieria<br />

Valbruna a Vicenza;<br />

- Il caso ex Acna di Cesano Maderno<br />

(MI);<br />

- Applicazione di strumenti operativi per<br />

la gestione delle bonifiche e della riqualificazione<br />

di ex aree industriali: bonifica<br />

della ex Perfosfati a Portogruaro (VE);<br />

- Monitoraggio ed analisi del rischio<br />

di discariche esaurite con rilascio di<br />

percolati nell’acquifero superficiale;<br />

- Interventi di bonifica definitiva di una<br />

ex discarica interessata da dispersione<br />

del biogas nel sottosuolo insaturo e contaminazione<br />

dell’acquifero sotteso;<br />

- Up-grading di un Sistema Integrato di<br />

valorizzazione e smaltimento dei rifiuti;<br />

- Il caso di Giugliano in Campania;<br />

- I dispositivi di protezione individuale:<br />

il rischio amianto;<br />

- Bonifica area deposito scorie e ceneri<br />

dell’ex inceneritore di Firenze in località<br />

San Donnino;<br />

- Svuotamento e bonifica di una vasca di<br />

stoccaggio di rifiuti pericolosi organici.<br />

Concludendo, il Rapporto evidenzia che<br />

la percentuale di imprese associate che<br />

si occupano di bonifiche (23%) mette<br />

in risalto che questa attività non è marginale;<br />

che delle imprese pluriservizi<br />

impegnate nelle bonifiche il 75% eroga<br />

il servizio idrico oltre quello ambientale;<br />

che le imprese, seppure nel 70%<br />

dei casi possano essere considerate di<br />

piccole dimensioni (fatturato minore di<br />

30 milioni Euro), hanno maturato importanti<br />

esperienze prospettando una<br />

positiva evoluzione allorquando saranno<br />

portati a compimento gli auspicati<br />

processi di razionalizzazione dei servizi,<br />

già completati in altre realtà territoriali;<br />

che diffusissime sono le attività di<br />

risanamento di siti industriali, mostrando<br />

come l’evoluzione ed il riposizionamento<br />

sul mercato delle imprese associate a<br />

Federambiente sia spinto verso settori<br />

che esulano dal mondo dei rifiuti.<br />

47


Nuovo Consiglio d’Amministrazione<br />

e nuovo Direttore<br />

Generale per il Consorzio<br />

Obbligatorio Batterie<br />

Esauste, ma alla guida del<br />

COBAT è stato confermato<br />

l’ing. Giancarlo Morandi,<br />

già Presidente in carica dal<br />

2000 e Vicepresidente sin dal<br />

1990, a cui è stato rinnovato<br />

il mandato triennale.<br />

Morandi, 66 anni e milanese<br />

doc, ha sempre operato nel<br />

Il Presidente del COBAT, ing. Giancarlo Morandi<br />

settore industriale dell’accumulo<br />

di energia mediante batterie al piombo. Da sempre<br />

convinto che sia possibile conciliare le regole del libero<br />

mercato e della libera circolazione delle merci in ambito UE<br />

con la tutela dell’ambiente e le politiche di sviluppo sostenibile,<br />

è stato l’artefice del grande rinnovamento del COBAT,<br />

anticipando normativa nazionale e direttive comunitarie, con<br />

la liberalizzazione del mercato delle batterie esauste, poi<br />

approvata dal nostro Parlamento nel 2002.<br />

In questi anni, Morandi ha portato il Consorzio Obbligatorio<br />

Batterie Esauste a distinguersi come uno degli enti più attivi<br />

sul fronte della salvaguardia ambientale e della salute collettiva.<br />

Così il COBAT è stato il 1° Consorzio a:<br />

- adottare una politica di gran trasparenza con la pubblicazione<br />

dei suoi Rapporti Ambientali;<br />

- aderire al Protocollo di Kyoto;<br />

- ottenere le certificazioni per il sistema di gestione qualità<br />

e di gestione ambientale;<br />

- acquistare energia verde.<br />

Oggi il COBAT è un modello imitato in diversi Paesi Europei<br />

ed extra-europei, non solo per i risultati conseguiti nel riciclo<br />

delle batterie al piombo esauste, oramai prossimo alla totalità<br />

dell’immesso al consumo, ma anche per le importanti iniziative<br />

di alto valore etico ed ambientale come la spedizione per il<br />

recupero degli accumulatori esausti dalla Piramide CNR sull’Himalaya,<br />

le opere di riforestazione in Messico e i progetti<br />

sociali in Perù: tutte missioni fortemente volute dal Presidente,<br />

che hanno portato alla ribalta internazionale il Consorzio Italiano,<br />

nonché sensibilizzato l’opinione pubblica sul corretto<br />

smaltimento delle batterie esauste.<br />

Michele Zilla, 48 anni e lecchese d’adozione, invece, è il<br />

nuovo Direttore Generale del COBAT.<br />

Con Laurea in Biologia presso l’Università Statale di Milano<br />

e Master of Business Administration conseguito alla<br />

SDA BOCCONI, Zilla è membro del Comitato Direttivo di<br />

UNIRE (Unione tra le Imprese di Recupero) ed ha maturato<br />

la sua esperienza professionale all’interno di enti, società<br />

pubbliche e principali società di servizi ambientali italiane<br />

48<br />

COBAT<br />

IL CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE CONFERMA<br />

IL PRESIDENTE ED ELEGGE IL NUOVO DIRETTORE GENERALE<br />

Giancarlo Morandi e Michele Zilla alla guida<br />

del Consorzio Italiano che vanta tanti primati ambientali<br />

di Vinicio Ruggiero<br />

I “NUMERI” DEL COBAT<br />

La Storia del Cobat:<br />

1988 istituzione del Consorzio con legge 475 art.9 quinquies<br />

1992 1° anno di piena operatività<br />

2.403.562 tonnellate di batterie esauste raccolte dal 1991 ad oggi<br />

1.345.995 tonnellate di piombo metallo recuperato<br />

393 milioni di litri di acido solforico neutralizzato<br />

112.967 tonnellate di polipropilene recuperato<br />

ca. 198 milioni di batterie al piombo esauste raccolte e avviate<br />

al riciclaggio<br />

Il 2005 del Consorzio:<br />

201.518 tonnellate di batterie esauste raccolte ed avviate al<br />

riciclaggio<br />

112.850 tonnellate di piombo metallo recuperato solo dalle<br />

batterie esauste<br />

80,5* milioni di euro risparmiati all’importazione di piombo in Italia<br />

32,9 milioni di litri di acido solforico neutralizzato<br />

9.471 tonnellate di polipropilene recuperato<br />

0,80 Euro sovrapprezzo sulla vendita di una batteria auto 20-<br />

70Ah (il più basso in Europa)<br />

ca. 16.627 milioni di batterie al piombo esauste sottratte alla<br />

dispersione<br />

* Fonte: LME 2005<br />

Ogni anno in Italia:<br />

ca.40% apporto medio al fabbisogno di piombo (ca. 280.000 t/anno)<br />

ca.66% risparmio energetico nella produzione di piombo riciclato<br />

ca.100% tasso di recupero sulle batterie al piombo esauste<br />

controllate dal Cobat in Italia<br />

L’assetto organizzativo:<br />

90 imprese di raccoglitori incaricati del ritiro gratuito<br />

sull’intero territorio nazionale<br />

6 impianti di riciclo delle batterie al piombo esauste<br />

consorziati in Italia<br />

La partecipazione al Cobat:<br />

40% imprese di riciclo<br />

40% produttori e importatori di batterie<br />

10% associazioni di demolitori auto e raccoglitori<br />

10% confederazioni di installatori e artigiani autoriparatori<br />

ed estere. Un’expertise, quindi, di cui il COBAT non potrà<br />

che beneficiare.<br />

Il nuovo Direttore Generale è anche Promotore e Presidente<br />

di ASSOSELE, l’Associazione aderente a FISE-UNIRE, che<br />

raggruppa le principali Società che si occupano di raccolte<br />

differenziate, con l’obiettivo di realizzare un sistema integrato<br />

di raccolta differenziata, affinché le raccolte congiunte di più<br />

frazioni recuperabili, diventando uno standard Italiano, por-


tino il Paese in linea con<br />

gli altri Stati europei.<br />

Zilla arriva al Consorzio<br />

di Via Toscana 1 a Roma,<br />

dopo aver ricoperto l’incarico<br />

di Amministratore<br />

Delegato della SORARO di<br />

Milano, società del gruppo<br />

francese Lyonnaise deux<br />

Eau, e dal 1998 ad oggi<br />

quello di Direttore Generale,<br />

presso il Gruppo<br />

CARIS di Milano.<br />

Il Direttore del COBAT, dott. Michele Zilla<br />

Lo scorso 16 gennaio è stato nominato il nuovo Consiglio<br />

di Amministrazione del COBAT, che, come prevede lo<br />

Statuto approvato con Decreto del Ministero dell’Ambiente<br />

e della Tutela del Territorio di concerto con il Ministero<br />

delle Attività Produttive, è composto da 14 membri eletti<br />

dall’assemblea, più 4 designati (2 dal Ministro dell’Ambiente<br />

e 2 dal Ministro delle Attività Produttive).<br />

Il modello consortile, pertanto, realizza una sinergia tra pubblico e<br />

privato, assegnando al primo la funzione di indirizzo e controllo<br />

ed al secondo la responsabilità gestionale per il raggiungimento<br />

degli obiettivi stabiliti dalla legge in modo trasparente, efficace ed<br />

economico. Un circolo virtuoso cui prendono parte le imprese<br />

di riciclo, i produttori di batterie, i demolitori e raccoglitori di<br />

batterie esauste e artigiani-autoriparatori.<br />

Il nuovo Consiglio di Amministrazione del COBAT<br />

Giancarlo MORANDI, Presidente<br />

Nicola Maria ALOIA, Ministero Attività Produttive<br />

Francesco ANTONAZZO, di estrazione consortile<br />

Tommaso CAMPANILE, di estrazione consortile<br />

Sergio CANALE, Ministero Ambiente<br />

Giuseppe COLOMBO, di estrazione consortile<br />

Fabrizio CURCI, di estrazione consortile<br />

Paola FICCO, di estrazione consortile<br />

Alfonso GIFUNI, di estrazione consortile<br />

Filippo GIRARDI, di estrazione consortile<br />

Gaetano LA CORTE, di estrazione consortile<br />

Roberto MAROGNOLI, di estrazione consortile<br />

Giovanni NARBONE, Ministero Attività Produttive<br />

Marco NOLI, di estrazione consortile<br />

Giorgio RUSSOMANNO, di estrazione consortile<br />

Fabio TANCREDI, Ministero Ambiente<br />

Giancarlo URBANI, di estrazione consortile<br />

Dario ZANTEDESCHI, di estrazione consortile<br />

Il nuovo Collegio dei Revisori<br />

Salvatore DE MARCO, Presidente, Ministero Ambiente<br />

Roberto CANESI, di estrazione consortile<br />

Paola GHISAURA, Ministero Economia e Finanze<br />

Maurizio PATERNÒ, di estrazione consortile<br />

Paolo PUGLISI, Ministero Economia e Finanze<br />

Gianfranco ROSSI, di estrazione consortile<br />

L’anno scorso il COBAT ha raccolto ed avviato al riciclaggio<br />

oltre 201.518 tonnellate di batterie al piombo esauste, superando<br />

per la prima volta la soglia delle 200.000 tonnellate.<br />

Per il nostro Paese, ciò ha significato:<br />

• oltre 16,5 milioni di singole batterie raccolte sull’intero<br />

territorio nazionale;<br />

• più di 32 milioni di acido solforico sottratti alla dispersione<br />

nell’ambiente e correttamente inertizzati;<br />

• quasi 113.000 tonn. di piombo recuperate;<br />

• quasi 10.000 tonn. di plastica polipropilene recuperate;<br />

• 80,5 milioni di Euro risparmiati sulle importazioni di<br />

piombo.<br />

Oggi, l’Italia è leader mondiale<br />

nel recupero di rifiuti pericolosi<br />

come le batterie al piombo esauste.<br />

Il Consorzio Italiano, infatti,<br />

vanta i seguenti primati:<br />

• un alto tasso di raccolta sulle<br />

batterie d’avviamento, prossimo<br />

alla totalità sull’immesso al<br />

consumo (risultato pressoché<br />

pari solo a 3 Paesi, di grandi<br />

tradizioni ecologiche, come Danimarca,<br />

Norvegia, e Svezia);<br />

• ingenti quantità assolute di<br />

batterie recuperate: quasi<br />

2,5 milioni di tonn. dal 1992<br />

ad oggi;<br />

• elevata raccolta procapite:<br />

superiore ai 3,3 kg/abitante<br />

nel 2005.<br />

Con il COBAT, l’Italia primeggia<br />

a livello internazionale non solo<br />

per quanto riguarda la raccolta<br />

del rifiuto batteria, ma anche<br />

per i bassi costi applicati per<br />

effettuarne il recupero. In Italia,<br />

infatti, vige:<br />

• il più basso sovrapprezzo sulla<br />

vendita delle batterie nuove:<br />

solo 76 centesimi di Euro per<br />

una batteria d’avviamento per automobile, con capacità<br />

(C) da 20-95 Ah: meno di un cappuccino!<br />

Questo è il COBAT: un circolo virtuoso in cui l’ecologia<br />

incontra l’economia e la tutela dell’ambiente va di pari passo<br />

con il risparmio economico e di risorse.<br />

Questo è un esempio di sviluppo sostenibile: il “fiore all’occhiello<br />

dell’Italia che ricicla”.<br />

E mentre scriviamo queste righe i raccoglitori incaricati del<br />

COBAT stanno già raccogliendo la 200 milionesima batteria!<br />

Via Toscana, 1 - 00187 Roma<br />

Tel. 06 487951 - fax 06 42086985<br />

www.cobat.it - info@cobat.it<br />

49


50<br />

ALPI AMBIENTE <strong>srl</strong><br />

ALTA TECNOLOGIA PER IL<br />

TRATTAMENTO DEI RIFIUTI SANITARI<br />

Alpi Ambiente <strong>srl</strong> è una Società che<br />

si occupa del trattamento dei rifiuti<br />

sanitari.<br />

Il presidente Gilberto Paggioro offre,<br />

attraverso questa intervista, una breve<br />

presentazione di questa importante<br />

realtà veneta.<br />

Innanzitutto, Presidente, ci dica come<br />

è nata la Alpi Ambiente <strong>srl</strong>?<br />

La Alpi Ambiente è nata nel 2002,<br />

rilevando un ramo d’azienda di una<br />

Cooperativa di Adria (RO), che si occupava,<br />

fra le altre cose, anche della<br />

gestione dei rifiuti sanitari.<br />

Ci faccia una breve descrizione delle<br />

prevalenti attività della Società.<br />

Alpi Ambiente <strong>srl</strong> è titolare di un impianto<br />

di triturazione e sterilizzazione<br />

dei rifiuti sanitari (codice CER 180103<br />

e 180202), denominato “Bravo Hospital”.<br />

Nell’ambito regionale Veneto, la società<br />

si colloca tra le realtà di “nicchia” nel<br />

settore dello smaltimento dei rifiuti sanitari<br />

a rischio infettivo, essendo l’unica<br />

impresa autorizzata a tale attività con<br />

specifici decreti: il n. 3118/96, rilasciato<br />

dalla Regione Veneto e il n. 927/97,<br />

rilasciato dalla Provincia di Rovigo e<br />

successive proroghe per la gestione.<br />

Più nello specifico, come si svolge<br />

l’attività di trattamento di questi<br />

rifiuti speciali?<br />

L’occupazione più rilevante della Alpi<br />

Ambiente è rappresentata dal servizio<br />

di raccolta, di trasporto e di trattamento<br />

dei rifiuti sanitari. Sono rifiuti speciali<br />

che possono presentare rischi infettivi<br />

e che quindi devono essere trattati<br />

in maniera diversa dai normali rifiuti<br />

speciali. Essi vengono quindi da noi<br />

raccolti dentro contenitori speciali<br />

e trasportati nell’impianto di Adria.<br />

Dopo il conferimento, i rifiuti in questione<br />

vengono trasformati e sterilizzati,<br />

attraverso l’utilizzo di due attrezzature<br />

di Sabrina Dei Nobili<br />

ad alta tecnologia per la sterilizzazione<br />

e sanificazione: in questo modo, essi<br />

vengono a perdere tutte le caratteristiche<br />

di pericolosità e di infettività che<br />

avevano in origine.<br />

Come si svolge esattamente questo<br />

ciclo di sterilizzazione?<br />

Queste attrezzature rappresentano un<br />

sistema innovativo e completamente<br />

automatizzato che opera in base a<br />

precisi principi meccanici. Innanzitutto,<br />

i nostri macchinari provvedono a<br />

triturare il rifiuto sanitario; poi questo<br />

viene sottoposto ad un innalzamento<br />

della temperatura, che raggiunge un<br />

livello di 155° C. A questa temperatura<br />

massima, il rifiuto viene mantenuto per<br />

almeno cinque secondi, in modo da abbattere<br />

in maniera certa ogni forma di<br />

vita, anche e soprattutto quelle di tipo<br />

virale. Successivamente, nella seconda<br />

fase, ovvero quella del raffreddamento,<br />

quale misura precauzionale il prodotto<br />

rimanente viene irrorato di ipoclorito di


sodio, ritenuto oggi il più efficace dei<br />

disinfettanti. Questa procedura viene<br />

utilizzata quindi a maggiore garanzia<br />

di una sterilizzazione assoluta. Una<br />

volta raffreddato, il prodotto viene poi<br />

raccolto in cassoni scarrabili e successivamente<br />

portati in un impianto che<br />

si occupa dello smaltimento finale, che<br />

avviene per termodistruzione.<br />

Grazie a questo sistema di trattamento,<br />

si riesce ad effettuare anche una significativa<br />

riduzione volumetrica del peso<br />

del rifiuto inizialmente conferito: ciò<br />

consente di abbattere notevolmente i<br />

costi di smaltimento e di trasporto finali.<br />

Il prodotto risultante dal processo di<br />

sterilizzazione può essere dunque smaltito<br />

in maniera assolutamente sicura e<br />

senza alcun pericolo infettivo.<br />

I vostri servizi a chi si rivolgono?<br />

I nostri clienti privilegiati sono le strutture<br />

sanitarie, ad esempio gli ospedali,<br />

che producono rifiuti con caratteristiche<br />

particolari, come quelli a rischio di<br />

infettività. Tra i più importanti ricordiamo<br />

la ASL di Venezia. I vantaggi che<br />

la nostra proposta propone non sono<br />

solo di ordine economico, ma anche<br />

e soprattutto di sicurezza per tutto ciò<br />

che riguarda gli equilibri di impatto am-<br />

bientale e di salvaguardia della salute<br />

pubblica. Questo modo di operare ci<br />

ha portato l’avvallo in sede autorizzativa<br />

sia regionale che provinciale, che<br />

si è concretizzato nell’aggiudicazione<br />

diretta o attraverso delle partnership<br />

di diverse committenze pubbliche e<br />

private, da parte di aziende sanitarie<br />

locali, case di cura, case di riposo e<br />

studi medici e dentistici.<br />

Oltre al trattamento di questi rifiuti<br />

sanitari, vi dedicate anche ad altre<br />

attività collaterali?<br />

Certamente. Un altro ramo della nostra<br />

attività ci vede impegnati nella raccolta,<br />

nel trasporto e nello smaltimento anche<br />

dei rifiuti non pericolosi prodotti<br />

dal comparto industriale. Abbiamo,<br />

inoltre, da poco collaudato una speciale<br />

attrezzatura per il recupero delle<br />

particelle d’argento che sono dissolte<br />

nei liquidi risultanti dopo lo sviluppo<br />

delle lastre radiografiche. Naturalmente,<br />

effettuiamo anche il lavaggio e la<br />

sanificazione dei contenitori riciclabili<br />

che sono utilizzati dalle varie strutture<br />

sanitarie nostre clienti, per il conferimento<br />

dei rifiuti sanitari presso il nostro<br />

impianto.<br />

Ovviamente, un’attività del genere<br />

richiede l’adeguamento ad un certo<br />

standard qualitativo. Come vi siete<br />

mossi, a questo riguardo?<br />

In Alpi Ambiente, crediamo molto nella<br />

qualità, quindi ci impegniamo ad osservare<br />

degli standard qualitativi piuttosto<br />

alti. Il riconoscimento della validità<br />

progettuale del nostro impianto, l’appetibilità<br />

del rapporto costi-benefici che<br />

proponiamo, hanno garantito ad Alpi<br />

Ambiente <strong>srl</strong> il consolidarsi negli anni<br />

della propria attività e della credibilità.<br />

Infatti, siamo in procinto di ottenere<br />

la Certificazione dell’azienda secondo<br />

i rigorosi requisiti della ISO 14001 e<br />

della ISO 9000 Ed. Vision: uno sforzo<br />

del nostro staff, che serve proprio<br />

per avere il massimo riconoscimento<br />

possibile nello svolgimento di questo<br />

genere di attività.<br />

Alpi Ambiente <strong>srl</strong><br />

Strada Molinterran, 8/a<br />

45011 Adria (RO)<br />

Tel. 0426 900480 - fax 0426 900209<br />

51


Istituire un tavolo tecnico per individuare le strategie<br />

più utili ad una corretta politica dei rifiuti sul territorio,<br />

partendo da una “fotografia” della attuale situazione.<br />

È quanto hanno deciso Provincia di Macerata e COSMARI<br />

in un incontro tra i Presidenti dei due Enti, Giulio Silenzi e<br />

Fabio Eusebi, presenti l’Assessore Provinciale all’Ambiente,<br />

Carlo Migliorelli ed il Direttore del Consorzio obbligatorio<br />

smaltimento rifiuti, Giuseppe Giampaoli.<br />

Si è trattato di un costruttivo incontro destinato a gettare le<br />

basi per un’azione amministrativa a medio e lungo periodo.<br />

Oltre ad un esame del Piano industriale del COSMARI - che<br />

presto sarà portato nuovamente all’esame dei Comuni - definendone<br />

le linee più opportune da attuare, Provincia e<br />

Consorzio inizieranno a verificare la possibilità di individuare<br />

i futuri siti per discariche d’appoggio all’impianto<br />

consortile di smaltimento, secondo una programmazione<br />

almeno decennale. Un aspetto, quest’ultimo, che dovrà<br />

essere definito al più presto e comunque prima che venga<br />

chiusa la nuova discarica di Tolentino, i cui lavori di<br />

realizzazione - dopo il “via libera” dato a fine anno della<br />

Regione - dovrebbero avere inizio in primavera.<br />

Provincia e COSMARI, con l’apporto di rappresentanti di alcuni<br />

Comuni e di tecnici, appronteranno, inoltre, anche un<br />

“regolamento-tipo” affinché sia poi adottato dai singoli enti<br />

locali, con lo scopo di rendere il servizio rifiuti e la relativa<br />

tariffa omogenei su tutto il territorio provinciale.<br />

Per conoscere in modo più specifico quali sono i piani strategici<br />

del Consorzio, abbiamo rivolto al Presidente, Fabio<br />

Eusebi, alcune domande.<br />

Presidente, questo nuovo anno si presenta particolarmente<br />

impegnativo. Quali strategie Lei e il Consiglio di<br />

Amministrazione dovrete approntare per il COSMARI?<br />

Dopo questo primo periodo di normale adattamento al mio<br />

nuovo ruolo di Presidente, abbiamo iniziato a tracciare, in<br />

accordo con la Provincia e ovviamente con i Comuni soci,<br />

le nuove progettualità che consentiranno al nostro Consorzio<br />

di erogare servizi sempre più di qualità e soprattutto<br />

rispondenti alle esigenze dei cittadini, senza tralasciare le<br />

economie di scala e la preservazione del nostro ambiente e<br />

quindi della nostra qualità della vita. Il tutto nella continuità<br />

e nel rispetto di quanto sinora concretizzato ed intrapreso,<br />

con successo, in questi ultimi anni.<br />

Si torna, quindi, a parlare del Piano Industriale?<br />

È questo uno strumento indispensabile per la giusta gestione<br />

di una macchina complessa come il COSMARI. I risultati sinora<br />

raggiunti e soprattutto i modelli di sviluppo futuri verranno<br />

rivisti anche in base alle trasformazioni del mercato, della normativa<br />

ed ovviamente del “problema rifiuti” più in generale.<br />

Sarà compito del COSMARI coordinare il Piano Industriale<br />

52<br />

COSMARI<br />

GLI OBIETTIVI PER IL 2006<br />

Intervista al Presidente del Consorzio Obbligatorio, Fabio Eusebi<br />

di Luca Romagnoli<br />

e il Progetto Sintegra che prevede una ottimizzazione dei<br />

percorsi di raccolta, del posizionamento e del numero dei<br />

cassonetti e dei mezzi da utilizzare. Inoltre per rendere<br />

coerenti ed economicamente sostenibili i piani industriali di<br />

COSMARI e Sintegra, sarà necessario provvedere un indirizzo<br />

generale per lo sviluppo della raccolta differenziata, del porta<br />

a porta e dell’intero sistema di raccolta, in modo tale che gli<br />

investimenti necessari oggi non siamo vanificati da repentini<br />

o improvvisi cambiamenti di modalità di raccolta.<br />

Tra le proposte avanzate nel Piano Industriale c’è anche<br />

quella del potenziamento della termovalorizzazione?<br />

La ringrazio per questa domanda che mi permette di fare<br />

alcune considerazioni. Troppo spesso la termovalorizzazione<br />

è vista, specie nel nostro Paese, come un argomento ancora<br />

problematico e che investe mondo politico, associazioni<br />

ambientaliste e cittadini, in ruoli differenti, spesso contrapposti.<br />

Da un lato è sempre più chiara l’emergenza di una<br />

corretta gestione, da parte degli enti locali, dello smaltimento<br />

dei rifiuti, dall’altro è sempre più alta l’attenzione da parte<br />

dell’opinione pubblica su questa tipologia di impianti.<br />

Va evidenziato, secondo me, che la maggior parte dei problemi<br />

legati alla termovalorizzazione sono dovuti alla mancanza<br />

di un quadro di riferimento generale che abbia al centro la<br />

sinergia tra i soggetti coinvolti dalle varie fasi del ciclo completo<br />

del rifiuto che, va ricordato, comprende passaggi delicati<br />

quali l’autosufficienza, la prossimità, la residualità delle discariche<br />

e gli obiettivi di raccolta differenziata che produrranno<br />

effetti positivi sulla gestione degli stessi rifiuti ed anche sulla<br />

termovalorizzazione, solo se integrati tra di loro.<br />

Molto spesso i cittadini non sanno che la termovalorizzazione<br />

energetica assume un ruolo importante in quanto<br />

trasforma parte del rifiuto da problema a risorsa.<br />

Infatti, nonostante i rifiuti siano fonti disponibili e rinnovabili<br />

da cui recuperare energia e materiali, la maggior parte di<br />

essi (oltre il 70%) continua ad essere conferita in discarica,<br />

rinunciando così alla possibilità di sfruttare le potenzialità<br />

energetiche e di materiali dei rifiuti, mentre risulta ancora<br />

scarsa la frazione destinata all’incenerimento (8%), al riciclaggio<br />

o altre tecniche di trattamento (13,5% circa).<br />

La nostra situazione nazionale è in netta contrapposizione<br />

con la realtà esistente nella maggioranza degli altri paesi<br />

europei, dove i rifiuti sono considerati già da tempo una<br />

risorsa energetica importante, come possibile alternativa<br />

ai combustibili fossili e dove la termovalorizzazione è una<br />

tecnica ormai diffusa con cui trattare gran parte (dal 35% al<br />

75%) dei rifiuti solidi urbani ed assimilabili prodotti.<br />

Inoltre l’incenerimento permette una notevole riduzione dei<br />

materiali da conferire in discarica: gli esperti ci ricordano che<br />

i residui solidi sono il 32,9% in peso rispetto alla quantità di<br />

rifiuto entrante e circa il 10% in volume. Ecco allora che la<br />

termovalorizzazione risulta perciò una soluzione molto effi-


cace per lo smaltimento dei rifiuti solidi e attraverso l’utilizzo<br />

di opportune tecniche di abbattimento degli inquinanti negli<br />

effluenti, prima della loro immissione nell’ambiente esterno,<br />

è possibile contenere l’impatto ambientale ben al di sotto<br />

dei limiti imposti dalla attuale normativa vigente.<br />

Il piano industriale del COSMARI prevede, comunque, diverse<br />

possibilità di sviluppo dell’impianto e credo che dovrà essere<br />

la “politica” ad esprimersi a tal proposito. Le ipotesi di sviluppo<br />

che guardano all’utilizzo delle biomasse e del CDR per la<br />

produzione di energia elettrica sono anch’esse perseguibili<br />

poiché danno luogo a costi di smaltimento sopportabili e<br />

riducono i quantitativi di rifiuto da smaltire in discarica.<br />

Cosa sta facendo il COSMARI per il monitoraggio delle<br />

emissioni?<br />

Lo sviluppo di sempre più sofisticati e tecnologici metodi<br />

di campionamento ed analisi degli inquinanti nei fumi, ha<br />

consentito l’affermarsi di sistemi di depurazione dei fumi<br />

e delle emissioni del tipo a multistadi che permettono di<br />

raggiungere valori di concentrazione delle stesse emissioni<br />

al limite della misurabilità e quindi molto al di sotto della<br />

media. Mi sia consentito di sottolineare che il COSMARI è<br />

attualmente monitorato in continuo e che tutte le verifiche<br />

effettuate danno sempre esito negativo. Inoltre i nostri impianti<br />

sono certificati ISO e registrati EMAS.<br />

Quindi è necessario impostare, senza creare facili disinformazioni<br />

o strumentali confusioni, i modelli di gestione<br />

integrata del rifiuto, affinché si diano certezze sulla qualità<br />

dei processi sotto il profilo socioambientale sia ai cittadini,<br />

sia al territorio interessato dagli impianti.<br />

E per la raccolta differenziata, altra attività d’avanguardia<br />

del COSMARI, cosa è previsto?<br />

Da sempre il nostro Consorzio si contraddistingue per<br />

la sperimentazione e soprattutto per i risultati raggiunti<br />

nella raccolta differenziata dei rifiuti. Molti Comuni stanno<br />

attuando quella cosiddetta “porta a porta” ed addirittura<br />

Montelupone, proprio in questo inizio anno, ha avviato<br />

una raccolta domiciliare su tutto il territorio comunale con<br />

la conseguente eliminazione totale dei cassonetti. Ciò sta<br />

dando ottimi risultati sia in termini di percentuale che di<br />

“qualità” dei rifiuti conferiti.<br />

Va però rilevato che il porta a porta non può allo stato attuale<br />

essere sviluppato oltre determinati limiti poiché il sistema di<br />

raccolta e di smaltimento verrebbero stravolti nella loro naturale<br />

organizzazione con un aggravio di costi non sopportabili.<br />

Presidente, per concludere?<br />

Temi così complessi richiedono una riflessione profonda, da<br />

parte di tutti i soggetti coinvolti, sulla esigenza di radicale<br />

cambiamento nella impostazione delle politiche ambientali,<br />

verso sistemi integrati. Diventa allora fondamentale una<br />

programmazione ed un impegno di noi tutti verso una<br />

maggiore ricerca di sinergie, strategie di sistema; da scontri<br />

di pensieri e tecnologie a paradigma del “possibile” e non<br />

del “non si può fare”.<br />

Questo perchè la crucialità del problema dei rifiuti è di ordine<br />

economico, normativo, tecnico, ma anche, e soprattutto,<br />

culturale; un’appropriazione culturale forte è necessaria sia<br />

per promuovere una indispensabile coscienza civica, sia per<br />

sostenere lo sviluppo di tecnologie appropriate e, a loro<br />

volta, ambientalmente compatibili.<br />

Troppo spesso il complesso problema della gestione dei<br />

rifiuti viene affrontato in modo superficiale o strumentale,<br />

talvolta anche con l’infiltrazione della criminalità organizzata,<br />

che spesso lucra sulla gestione illegale. Per affrontare correttamente<br />

il problema dei rifiuti è oramai sempre più urgente<br />

e prioritaria un’informazione corretta ed esauriente, basata<br />

sulla chiarezza, sulla trasparenza e sulla concertazione.<br />

Consorzio Obbligatorio Smaltimento Rifiuti<br />

Sede legale e operativa<br />

Loc. Piane di Chienti - 62029 Tolentino (MC)<br />

Tel. 0733 203504 - fax 0733 204014<br />

cosmari@cosmari.sinp.net - www.cosmari.sinp.net<br />

53


A Balnearia, 7° Salone professionale delle<br />

attrezzature balneari che si è svolto a Marina<br />

di Carrara dal 17 al 19 febbraio, uno<br />

degli stand più frequentati da operatori<br />

e visitatori è stato senza dubbio quello di<br />

Tacconi Sud <strong>srl</strong>, del Gruppo Sarchi, la<br />

dinamica azienda di Latina che da circa 20<br />

anni opera nel campo della produzione<br />

di strutture gonfiabili pneumatiche autoportanti<br />

e di barriere protettive.<br />

Proprio l’esperienza acquisita e i<br />

materiali utilizzati hanno permesso a<br />

Tacconi Sud <strong>srl</strong> di diventare una Società<br />

leader del mercato delle attrezzature<br />

volte a salvaguardare tratti di mare e<br />

spiagge dagli indesiderati, quanto<br />

purtroppo diffusi, fenomeni di inquinamento,<br />

sia naturali che antropici.<br />

Come si sa non è raro imbattersi durante<br />

i bagni di mare in mucillaggini e<br />

meduse, come in rifiuti e altre fastidiose<br />

sostanze organiche.<br />

Neppure il bagnasciuga e tratti di costa<br />

rimangono immuni da fenomeni quali<br />

lo spiaggiamento di sostanze oleose,<br />

dovute a sversamenti in mare di natura<br />

accidentale o dolosa, da depositi di residui<br />

di lavorazioni industriali, che il moto<br />

ondoso abbandona sul litorale.<br />

Proprio per proteggere le spiagge da tali<br />

inconvenienti che arrecano anche rilevanti<br />

danni economici, compromettendo<br />

a volte la stagione su cui imprenditori ed<br />

operatori hanno riposto attese e speranze<br />

54<br />

Tacconi Sud <strong>srl</strong><br />

A SALVAGUARDIA DI<br />

SPIAGGE E STABILIMENTI<br />

di un anno intero, Tacconi Sud <strong>srl</strong> ha<br />

messo a punto e realizzato dei dispositivi<br />

che, originariamente programmati per la<br />

protezione civile e quella ambientale, sono<br />

stati efficacemente applicati al settore<br />

balneare.<br />

Si tratta di Barriere gonfiabili che,<br />

per le loro caratteristiche, sono particolarmente<br />

valide per proteggere<br />

la spiaggia, nonché il tratto di mare<br />

antistante, dall’inquinamento di rifiuti<br />

organici ed inorganici, come pure da<br />

natanti di vario genere, che compromettono<br />

la salute e la sicurezza dei<br />

bagnanti.<br />

Tali strutture sono già in dotazione in<br />

stabilimenti balneari del Lazio, della<br />

Liguria e della Campania, previa una<br />

precedente attività di sperimentazione<br />

che ha confermato la loro validità<br />

protettiva.<br />

Le barriere gonfiabili hanno offerto, infatti,<br />

risultati vicini al 100% di effecacia,<br />

relativamente alle problematiche di scarichi<br />

fognari, detriti organici, sostanze<br />

bituminose e per tutto quello che galleggia<br />

fino a 40 cm dalla superficie.<br />

La BGS-80 (questa è la denominazione<br />

della barriera gonfiabile base) ha<br />

posizionate sul dorso della sezione<br />

galleggiante delle sagole tientibene<br />

che costituiscono un supporto per i<br />

bagnanti come presa in acqua.<br />

La barriera può essere sganciata rapida-<br />

di Fabio Bastianelli<br />

mente in caso di emergenza o superata,<br />

anche passandoci sopra con un pattino.<br />

Lungo lo spezzone, inoltre, sono ricavate<br />

delle feritoie che servono come<br />

maniglie di trasporto.<br />

Sui tubolari possono essere inseriti<br />

banner per apporvi la pubblicità che<br />

rappresenta, comunque, un’altra fonte<br />

di reddito.<br />

La sua manutenzione ordinaria è<br />

semplice e il suo ingombro a riposo<br />

è decisamente limitato, tanto che 300<br />

metri di barriera possono essere riposti<br />

su un apposito rullo.<br />

Dalle esperienze conseguite e dalle<br />

sperimentazioni attuate è nato il modello<br />

BGS-80r, dove r sta per rete,<br />

che, oltre alla parte galleggiante ed<br />

una parte immersa zavorrata con una<br />

grembiulatura di circa 40 cm come il<br />

modello BGS-80, ha una rete sottostante<br />

con all’estremità una fune piombata<br />

che raggiunge la profondità scelta dall’utilizzatore<br />

sulla base delle esigenze<br />

specifiche.<br />

La rete, disponibile con due misure<br />

di maglie a seconda della tipologia<br />

di inquinante che si vuol “catturare”,<br />

ha la funzione di impedire a tutto ciò<br />

che rimane in sospensione o si sposta<br />

in acqua (sacchetti, alghe, meduse) di<br />

penetrare nell’area delimitata e di raggiungere,<br />

quindi, la spiaggia.<br />

La sperimentazione svolta con tale


modello ha dato risultati più che accettabili,<br />

in considerazione del fatto<br />

che la sua validità è consequenziale<br />

alla tipologia del materiale da arginare<br />

ed alle condizione territoriali e marine<br />

presenti nella zona di intervento.<br />

Accanto a caratteristiche di estrema funzionalità,<br />

le barriere gonfiabili Tacconi<br />

utilizzano materiali tecnologicamente<br />

avanzati che le differenziano da altri<br />

prodotti similari.<br />

Grazie all’impiego del neoprene (mescola<br />

di gomma appartenente alla famiglia<br />

degli elastomeri, che si diversifica da quella<br />

dei plastomeri perché la natura dei primi<br />

è essenzialmente di gomma naturale o<br />

sintetica, mentre la seconda è a base di<br />

plastiche), il tessuto gommato con cui sono<br />

realizzate le barriere gonfiabili Tacconi<br />

Sud, oltre ad offrire elevata robustezza, è<br />

inattaccabile ed inalterabile nel tempo: non<br />

si deteriora in presenza di agenti chimici,<br />

idrocarburi aromatici, solventi fluidi idraulici,<br />

oli e microrganismi; sopporta basse<br />

ed elevate temperature (-40°C/+80°C) e<br />

l’azione di raggi UV e ozono; è ignifugo,<br />

non inquinante e facilmente smaltibile.<br />

Oltre alle barriere gonfiabili, Tacconi<br />

Sud <strong>srl</strong> produce barriere rigide che<br />

offrono ampie garanzie di protezione da<br />

prodotti oleosi (gasolio, benzina, toluolo<br />

e metanolo), per agire velocemente e<br />

senza l’ausilio di personale qualificato,<br />

da utilizzare comunque in specchi d’acqua<br />

non agitati o in quelli lacustri.<br />

In considerazione dell’interesse che le<br />

barriere protettive cominciano a rivestire<br />

per gli operatori balneari, Tacconi Sud <strong>srl</strong><br />

è divenuta partner del S.I.B. (Sindacato<br />

Italiano Balneari) con il quale, peraltro, sta<br />

mettendo a punto un Accordo nazionale<br />

che interesserà tutti gli associati i quali po-<br />

tranno godere di agevolazioni sul prezzo<br />

che comunque per il 2006, ha già subìto<br />

un sensibile ribasso (fino al 35% sul prezzo<br />

di listino), determinato sia da intese con il<br />

fornitore del tessuto sia dall’ampliamento<br />

del mercato e della rete di distribuzione<br />

che sarà ulteriormente qualificata ed implementata<br />

(si segnala che Tacconi Sud <strong>srl</strong><br />

ricerca aziende ed imprese interessate per<br />

le zone ancora libere).<br />

A completare questa presentazione, non<br />

si può dimenticare che le Tende pneumatiche<br />

gonfiabili autoportanti, che<br />

Tacconi Sud <strong>srl</strong> produce nelle più svariate<br />

forme e dimensioni, tanto da annoverare<br />

fra i suoi clienti il Ministero della Difesa,<br />

il Ministero dell’Ambiente, la Protezione<br />

Civile e la Croce Rossa Militare trovano ulteriore<br />

campo applicativo negli stabilimenti<br />

balneari, nei centri nautici, sulle spiagge<br />

in generale, per preparare catering e<br />

ristorazione, per rimessaggi di imbarcazioni<br />

e natanti, per coprire piscine, per<br />

allestire manifestazioni ed eventi, per<br />

approntare centri di prima accoglienza.<br />

Queste strutture, egualmente realizzate<br />

con tessuto gommato in neoprene e,<br />

quindi, dalle stesse caratteristiche sopra<br />

menzionate, possono essere montate facilmente<br />

e con estrema rapidità (110 metri<br />

quadrati coperti pronti all’uso in appena<br />

20 minuti con soffiante a 6 vie di 2,2 Kw)<br />

e sono immagazzinabili sul luogo stesso<br />

di utilizzo (l’intera struttura, sgonfiata e<br />

opportunamente ripiegata, occupa pochissimo<br />

spazio e pesa solo 315 Kg).<br />

Ad ulteriore testimonianza della garanzia<br />

che i prodotti di Tacconi Sud <strong>srl</strong> sono<br />

in grado di offrire ai clienti, deve essere<br />

sottolineato il conseguimento negli ultimi<br />

anni da parte dell’azienda delle Certificazioni<br />

ISO 9000 e ISO 9001:2000.<br />

Caratteristiche tecniche delle barriere<br />

gonfiabili BGS-80r<br />

Lunghezza di ogni spezzone: 15 metri<br />

(minimo 7 massimo 25 metri) con doppio<br />

tubolare gonfiabile di circa 6,5 metri<br />

ciascuno e relativa “cerniera” centrale<br />

di circa 70 cm.<br />

Altezza della barriera sgonfia: 80 cm,<br />

più la rete sottostante.<br />

Altezza della barriera gonfia: circa 66 cm<br />

(26 fuori dall’acqua e 40 in acqua).<br />

Peso della barriera armata: Kg 3,5 a<br />

metro lineare.<br />

Sistema di collegamento tra spezzoni:<br />

di tipo rapido.<br />

Resistenza meccanica del tessuto<br />

gommato: CR in ordito e trama superiore<br />

a 400 Kg/5cm, equivalenti ad una<br />

resistenza di 80 Kg/cm.<br />

Sulla parte bassa del grembiule sono<br />

alloggiate delle piastrine metalliche<br />

forate per la predisposizione di funi<br />

da agganciare a corpi morti o ad<br />

ancorotti.<br />

Tutte le parti metalliche inglobate nella<br />

barriera sono in acciaio inox AISI 304<br />

ad eccezione della zavorra che è di ghisa<br />

trattata con vernice antiossidante.<br />

Sono disponibili di colore nero, grigio<br />

chiaro, bianco, rosso e giallo, ma su<br />

richiesta possono essere realizzate<br />

barriere di colorazioni diverse da<br />

quelle standard.<br />

Tacconi Sud <strong>srl</strong><br />

Strada Statale 148 - km. 80,740<br />

(Borgo Grappa) - 04010 Latina<br />

telefono 0773-258334 fax 0773-258337<br />

tacconisud@libero.it<br />

55


Riparte la campagna di disseminazione<br />

dei risultati degli 11 progetti di ricerca<br />

finanziati dal Comitato Centrale per<br />

l’Albo degli Autotrasportatori su “La<br />

sicurezza stradale come sistema<br />

per l’autotrasporto merci” che, tra<br />

l’altro, ha per obiettivo il miglioramento<br />

delle misure di mobilità e di sicurezza<br />

basate su:<br />

- azioni conoscitive finalizzate ad<br />

approfondire il fenomeno dell’incidentalità<br />

nei suoi aspetti macro e<br />

microscopici;<br />

- azioni operative finalizzate a realizzare<br />

interventi strutturali per migliorare<br />

la sicurezza e la qualità della circolazione.<br />

È stato, quindi, promosso uno studio<br />

sull’incidentalità dei veicoli adibiti al<br />

trasporto merci e sono stati avviati<br />

11 progetti convergenti su un unico<br />

obiettivo: “La sicurezza stradale come<br />

sistema”.<br />

I progetti hanno investito 5 aree di<br />

intervento:<br />

- Sicurezza del Conducente;<br />

- Sicurezza del Veicolo;<br />

- Sicurezza come Contesto Aziendale;<br />

- Ricerca e tecnologie di supporto;<br />

- Formazione ed informazione.<br />

“Tutti i progetti conclusi o in stato di<br />

avanzamento - ha affermato il Vice<br />

Presidente del Comitato Centrale per<br />

l’Albo degli Autotrasportatori, Giorgio<br />

Colato - puntano ad evidenziare il<br />

ruolo svolto dall’Istituzione nella “costruzione”<br />

del sistema sicurezza come<br />

fattore cardine per la definizione di un<br />

nuovo assetto competitivo del settore<br />

dell’autotrasporto su gomma”.<br />

Dunque, non una serie di compartimenti,<br />

ma al contrario una proficua<br />

collaborazione tra i protagonisti del<br />

settore per garantire quella drastica<br />

riduzione dell’incidentalità che chiede<br />

l’Europa.<br />

I progetti costituiscono, nel loro insieme,<br />

un Sistema che individua nella Sicurezza<br />

il fattore cardine per la definizione di un<br />

nuovo assetto competitivo del settore<br />

dell’autotrasporto su gomma.<br />

Non è esclusa nessuna area o ambito di<br />

56<br />

Comitato Centrale per l’Albo Nazionale degli Autotrasportatori<br />

Autotrasporto e Sicurezza:<br />

un fattore di competizione<br />

di Vinicio Ruggiero<br />

intervento e si stanno analizzando tutte<br />

le criticità per rendere l’autotrasporto<br />

merci un settore sicuro.<br />

Dallo Studio svolto dal Centro Studi<br />

sui Sistemi di Trasporto (C.S.S.T. spa),<br />

per conto del Comitato Centrale per<br />

l’Albo degli Autotrasportatori, sul peso<br />

dell’autotrasporto nell’incidentalità<br />

stradale collegata al trasporto di merci,<br />

emerge un quadro che ridimensiona<br />

notevolmente l’immaginario collettivo<br />

che vedrebbe nei “bisonti delle strada”<br />

la causa di drammatici incidenti.<br />

I dati ISTAT del 2003 (un anno particolarmente<br />

significativo, se si pensa che è<br />

stato il primo ad evidenziare i positivi<br />

Fonte: C.S.S.T. spa (2005)<br />

effetti dell’introduzione della patente a<br />

punti) hanno rilevato che gli incidenti<br />

stradali con il coinvolgimento di<br />

autotrasportatori in Italia sono stati<br />

pari al 7,1% dell’incidentalità totale<br />

avvenuta in Italia, che si riduce al 4%<br />

considerando i morti e i feriti.<br />

Il traffico dei mezzi pesanti è aumentato<br />

del 42.3% in 10 anni, eppure<br />

la massima riduzione dei tassi di<br />

mortalità è avvenuto proprio nell’ambito<br />

del traffico pesante.<br />

Dallo Studio emergono pure gli<br />

elevatissimi costi sociali e umani in<br />

conseguenza degli incidenti, “tanto<br />

varrebbe spendere gli stessi soldi - ha<br />

TREND EVOLUTIVO INCIDENTALITÀ MERCI 2000 - 2003<br />

La componente “merci” nell’incidentalità complessiva in Italia, rilevata dall’ISTAT, è per le<br />

seguenti tipologie di veicoli:<br />

1. Autocarri < 3,5 t.<br />

2. Autocarri > 3,5 t.<br />

3. Autocarri di peso imprecisato (perché non rilevato e registrato al momento del sinistro)<br />

4. Autotreni con rimorchio<br />

5. Autosnodati/Autoarticolati<br />

6. Veicoli speciali<br />

7. Trattori stradali e motrici<br />

8. Motocarri e Motofurgoni<br />

Per l’insieme di queste categorie l’ISTAT rileva il numero degli incidenti (gli EVENTI),<br />

distinguendo gli incidenti per Autocarri (categorie 1-7) e Motocarri (categoria 8).<br />

Per ciascuna categoria, separatamente, viene rilevato in NUMERO DI VEICOLI COINVOLTI<br />

ed il corrispondente numero di DECESSI e FERIMENTI conseguenti.


dichiarato Rocco Giordano, Responsabile<br />

Studi Ricerche e Sicurezza - per<br />

prevenire e risparmiare, dunque, molte<br />

vite”.<br />

“Per la sicurezza - ha evidenziato<br />

Giordano - lo Stato spendeva, nel 1995,<br />

l’1,4% del suo PIL; nel 1999 la quota<br />

era scesa allo 0,2%, per poi risalire al<br />

0,4% nel 2004”.<br />

“L’altro dato che emerge - ha rilevato<br />

Giordano - è, a dispetto delle convenzioni<br />

comuni, l’altissimo livello di professionalità<br />

degli autotrasportatori”.<br />

Su questo filone di attività si inquadra<br />

la Campagna “Per la Sicurezza” di disseminazione<br />

dei risultati ottenuti dagli<br />

studi svolti, che ha lo scopo di aprire<br />

una linea di comunicazione diretta con<br />

il territorio e con le imprese di settore<br />

al fine di valorizzare e promuovere le<br />

competenze in tema di sicurezza stradale<br />

delle aziende di autotrasporto e<br />

migliorarne la governance.<br />

Tale obiettivo si sta perseguendo tramite<br />

una serie di seminari che hanno già<br />

portato la presenza del Ministero delle<br />

Infrastrutture e dei Trasporti - Comitato<br />

Centrale per l’Albo degli Autotrasportatori<br />

nella città di Venezia e Genova, per<br />

proseguire poi nelle città di Firenze,<br />

Ancona, Salerno e Palermo.<br />

Proprio la prossima “tappa” fiorentina<br />

che si terrà venerdì 3 marzo, vedrà<br />

un panel di relatori particolarmente<br />

nutrito: sono previsti interventi da<br />

parte dei dirigenti del Comitato Centrale,<br />

del Ministero dei Trasporti e delle<br />

Infrastrutture, degli Esperti di settore,<br />

di Rappresentanti delle Associazioni di<br />

Categoria degli Autotrasportatori delle<br />

Regioni provenienti da Toscana, Emilia-<br />

Romagna, e Lazio, nonché delle Forze<br />

dell’Ordine (Polizia Stradale, Carabinieri,<br />

Guardia di Finanza e Vigili Urbani).<br />

L’evento costituirà un’ottima opportunità<br />

anche per eventuali chiarimenti sulla<br />

recente importante riforma che ha<br />

investito tutto il settore dell’autotrasporto<br />

merci.<br />

L’Albo degli Autotrasportatori<br />

L’Albo degli Autotrasportatori di cose per conto di terzi è nato con la Legge 298 del<br />

1974. Le funzioni in merito all’accesso, la permanenza o la cancellazione delle imprese<br />

dall’Albo affi date, prima della recente normativa sul decentramento, ad una rete di<br />

Comitati provinciali situati presso gli Uffi ci territoriali del Dipartimento dei trasporti<br />

terrestri del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sono state trasferite in base<br />

alla lettera “h” dell’articolo 105 del decreto legislativo 112/98 alle Province.<br />

Ai Comitati provinciali rimane il ruolo fondamentale di promozione e salvaguardia<br />

dei diritti del mondo dell’autotrasporto nonché quello dell’apposizione del “visto” sui<br />

conteggi tariffari, secondo quanto stabilito dalla Legge 162/93.<br />

L’unicità e la dimensione nazionale dell’Albo è garantita dal Comitato Centrale, che la<br />

legge ha previsto presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.<br />

Al Comitato Centrale spetta il compito, tra gli altri, di curare la pubblicazione dell’Albo<br />

Nazionale “delle persone fi siche e giuridiche che esercitano l’autotrasporto di cose<br />

per conto di terzi”. Ad esso spetta, inoltre, il compito di indirizzo e coordinamento in<br />

merito alla formazione, tenuta e pubblicazione degli albi provinciali che nel loro insieme<br />

formano l’Albo Nazionale.<br />

Oggi l’Albo rappresenta circa 190.000 imprese di autotrasporto e svolge un ruolo<br />

ancora più strategico nel contesto economico nazionale.<br />

In questo periodo di transizione, durante il quale convive con i nuovi soggetti operanti<br />

nell’autotrasporto a seguito del decentramento (Province) o del riassetto organizzativo<br />

del settore (Consulta nazionale), l’Albo nazionale ha comunque mantenuto una funzione<br />

basilare nel settore dell’autotrasporto.<br />

Oltre ad impegnarsi nel suo compito istituzionale di formazione, tenuta e pubblicazione<br />

dell’Albo Nazionale, l’Albo ha saputo inoltre dotarsi di una funzione di impulso per<br />

il rilancio della categoria e, quindi, è riuscito a trasformarsi in soggetto capace di interloquire<br />

con le diverse realtà istituzionali, tanto da ottenere che tutti i più importanti<br />

provvedimenti concernenti la categoria degli autotrasportatori passassero attraverso<br />

il suo Comitato centrale, come è avvenuto, ad esempio, per l’accesso alla professione,<br />

per l’attività formativa della categoria, per la materia delle tariffe obbligatorie ecc.<br />

Per maggiori informazioni, e ricevere il programma dettagliato:<br />

Segreteria Organizzativa: Studio Ega - Tel 06.328121 - ega@ega.it<br />

Sito ufficiale: www.alboautotrasporto.it<br />

57


Misurare la concentrazione di un odore consente di fornire<br />

risposte adeguate e attendibili alle numerose istanze<br />

avanzate dalle popolazioni locali contro “la puzza” di un<br />

impianto o di un’attività produttiva sul territorio. TESECO<br />

risponde a questa nuova necessità già dal 2002, creando il<br />

primo laboratorio olfattometrico del Centro Italia, uno dei<br />

pochi sul territorio nazionale. Le più recenti applicazioni<br />

consentono, attraverso modelli matematici, di prevedere il<br />

potenziale effetto di disturbo olfattivo che un impianto o un<br />

insediamento potrebbero causare alla popolazione locale.<br />

Il più antico dei cinque sensi, l’olfatto, è ancora oggi uno<br />

strumento di difesa e di allarme, mediante il quale l’organismo<br />

umano classifica come “non salubre” l’aria che puzza.<br />

Proprio questo causa l’opposizione delle comunità locali<br />

contro l’installazione di impianti produttivi e, soprattutto,<br />

di attività connesse con la gestione dei rifiuti. Infatti, sebbene<br />

raramente ai cattivi odori sia associato un reale rischio<br />

per la salute umana, per la loro natura generalmente non<br />

pericolosa, essi possono comunque provocare un disturbo<br />

che, specie se persistente e continuativo, può tradursi in<br />

stati di malessere e disagio psicologico. Tali effetti però, così<br />

come la stessa percezione degli odori, sono estremamente<br />

variabili e soggettivi.<br />

Le precedenti osservazioni sono alcune delle motivazioni<br />

che rendono assai complessa l’analisi degli odori, la loro<br />

corretta valutazione, l’oggettivazione dei risultati e la regolamentazione<br />

normativa dell’inquinamento olfattivo.<br />

L’olfattometria dinamica è una tecnica di misura sensoriale<br />

basata sull’impiego dell’olfatto umano, che consente di<br />

quantificare l’odore come sensazione, fornendo così un dato<br />

direttamente correlabile all’effetto di disturbo. L’obiettivo di<br />

questa metodologia è quello di determinare con la massima<br />

oggettività la quantità di odore emessa da specifiche fonti<br />

maleodoranti. Da tempo ormai il mondo scientifico ha riconosciuto<br />

il grande vantaggio dell’olfattometria rispetto alle<br />

classiche tecniche analitiche, che forniscono la composizione<br />

chimica delle emissioni, ma che non sono sufficienti a caratterizzare<br />

il livello di odore associato a quelle emissioni.<br />

In risposta alla crescente necessità di gestire in modo efficace<br />

il problema della molestia olfattiva, già da anni diversi Paesi<br />

europei si sono dotati di metodologie ufficiali e standard<br />

per la misurazione degli odori.<br />

Solo di recente l’Italia sta muovendo i primi passi per uniformarsi<br />

alla Normativa Tecnica Europea EN 13725 “Qualità<br />

dell’aria. Determinazione delle concentrazione di odore mediante<br />

olfattometria dinamica”, attraverso la predisposizione<br />

di metodologie specifiche e l’imposizione, da parte di alcune<br />

Province, di limiti alle emissioni provenienti dagli impianti<br />

di compostaggio dei rifiuti.<br />

58<br />

TESECO spa<br />

INQUINAMENTO OLFATTIVO:<br />

ANALISI E PREVISIONE<br />

di Evelina Fuoco<br />

Responsabile Laboratorio Olfattometria Dinamica di TESECO<br />

Il Laboratorio Olfattometrico di TESECO<br />

L’analisi degli odori sta assumendo un ruolo sempre più<br />

importante nelle fasi operative e strategiche relative alla<br />

realizzazione di nuovi impianti o nuovi siti industriali. Enti<br />

locali, agenzie per l’ambiente e industrie richiedono con<br />

sempre maggiore frequenza l’intervento dei laboratori di olfattometria<br />

per stabilire in modo oggettivo l’impatto olfattivo<br />

di una struttura. Ed oggi misurare le emissioni odorose è<br />

scientificamente possibile, con metodologie e strumenti che<br />

abbandonano le valutazione puramente soggettive.<br />

TESECO, con pluriennale esperienza nel settore delle bonifiche<br />

e del trattamento e recupero dei residui industriali, è<br />

da tempo impegnata nella ricerca sull’olfattometria dinamica<br />

e delle sue molteplici applicazioni pratiche.<br />

Il Laboratorio Olfattometrico di TESECO, realizzato nell’aprile<br />

2002 e gestito in collaborazione con l’ARPAT (Agenzia<br />

Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana), è il<br />

primo e attualmente l’unico laboratorio per le analisi olfattometriche<br />

nella regione Toscana. Il Laboratorio risponde<br />

pienamente a tutti i requisiti richiesti dalla normativa EN<br />

13725, ed è dotato di uno strumento per l’analisi di realizzazione<br />

olandese - l’Olfaktomat-2n della società PRA OdourNet<br />

BV- collegato a un vessel cilindrico in acciaio che ospita il<br />

campione di aria da analizzare e lo trasferisce gradualmente<br />

verso l’olfattometro, per sottoporlo alla valutazione di<br />

un panel di annusatori. I valutatori vengono selezionati<br />

secondo opportune procedure (EN 13725) in modo da garantire<br />

che il loro senso dell’olfatto sia standardizzato, cioè<br />

mediamente sviluppato.<br />

Di dimensioni e peso contenuti (lung. 680 mm, larg. 3<strong>60</strong><br />

mm, alt. 335 mm, peso 45 Kg ca.) lo strumento è dotato di<br />

due postazioni di analisi, ciascuna dotata di due “porte di<br />

annusamento”, una per il flusso di campione odoroso e una<br />

per l’aria di riferimento. I valutatori sono chiamati a turno<br />

ad annusare i due flussi e a dare una valutazione qualitativa<br />

in termini di “sento” o “non sento” l’odore come differenza<br />

tra il campione e l’odore.<br />

A ulteriore garanzia del rispetto delle disposizioni e dei<br />

requisiti della EN 13725, le sale del laboratorio sono mantenute<br />

in condizioni controllate e costanti di temperatura,<br />

umidità e qualità dell’aria, così da minimizzare l’influenza<br />

di fattori esterni durante le analisi.<br />

Il campionamento - la fase di raccolta dei campioni di<br />

aria da analizzare - è la parte del processo più delicata,<br />

poiché è difficile garantire che la composizione e le caratteristiche<br />

chimico-fisiche che l’emissione presenta al momento<br />

del prelievo vengano mantenute inalterate fino all’analisi<br />

in laboratorio. Per limitare i fenomeni di alterazione e<br />

contaminazione dell’aria raccolta, la EN 13725 suggerisce<br />

i materiali più idonei al prelievo e alla conservazione dei<br />

campioni e definisce un limite massimo di 30 ore, entro le<br />

quali i campioni raccolti devono essere analizzati.


Il metodo di campionamento degli odori è fondato sul cosiddetto<br />

“lung-principle”: il principio si basa sull’impiego<br />

di sacchetti in materiale plastico (Nalophane) del volume<br />

di circa <strong>60</strong> litri, dentro le quali viene raccolta e conservata<br />

l’aria da analizzare.<br />

L’analisi olfattometrica viene effettuata sottoponendo i campioni<br />

raccolti alla valutazione del panel, le cui risposte sulle<br />

sensazioni ricevute vengono raccolte, registrate ed elaborate<br />

statisticamente dal software che supporta l’olfattometro per<br />

fornire il risultato finale in termini di concentrazione di<br />

odore. Questa è definita come la quantità di odore presente<br />

nel mezzo gassoso e viene espressa in Unità Odorimetriche<br />

per metro cubo (OU/m 3 ), unità di misura legata alla soglia<br />

di percezione. Statisticamente, “la soglia di odore” è definita<br />

come concentrazione minima alla quale un dato odore viene<br />

percepito dal 50% dei valutatori che partecipano all’analisi.<br />

Il fattore di diluizione da applicare al campione originale<br />

per raggiungere tale soglia è utilizzato come indice della<br />

concentrazione dell’odore.<br />

Il grado di inquinamento olfattivo si può prevedere<br />

Nell’ultimo anno, oltre alle analisi di tipo puntuale, TESECO<br />

ha sviluppato una metodologia integrata di valutazione<br />

dell’impatto olfattivo indotto da impianti e attività produttive<br />

di tipologie diverse. Questa metodologia associa alle<br />

analisi olfattometriche tradizionali l’applicazione di modelli<br />

matematici diffusionali. Ciò consente di simulare la dispersione<br />

degli odori in atmosfera e la loro ricaduta sul suolo,<br />

e di stimarne l’impatto sulla popolazione e sull’ambiente<br />

circostante la sorgente emissiva.<br />

Lo sviluppo di questi modelli matematici ha risposto all’esigenza<br />

di valutare l’inquinamento atmosferico con l’ausilio di<br />

algoritmi in grado di calcolare la concentrazione atmosferica<br />

di inquinante nell’area intorno alla sorgente.<br />

Oggi, partendo da queste collaudate applicazioni, TESECO<br />

ha studiato e messo a punto una metodologia per valutare<br />

la dispersione atmosferica degli odori, che consente di<br />

prevedere gli effetti di specifici impianti e attività sul territorio,<br />

in modo semplice, immediato ed economicamente<br />

vantaggioso rispetto all’analisi sul campo. Il modello utilizzato<br />

nelle applicazioni è in grado di simulare la dispersione sia<br />

Le due postazioni di misura dell’Olfaktomat-2n, costituite ognuna da due porte di annusamento a<br />

forma di cono rovesciato<br />

dell’odore (in OU/m 3 ) sia delle singole sostanze inquinanti<br />

e odorigene presenti. Esso fa parte dei codici raccomandati<br />

dall’US.EPA (United States Environment Protection Agency)<br />

per scopi normativi.<br />

I risultati delle simulazioni vengono forniti da TESECO sotto<br />

forma di mappe di isoconcentrazione, che rappresentano<br />

graficamente la distribuzione della concentrazione media e<br />

massima di odore nell’area circostante la sorgente, consentendo<br />

una diretta valutazione dell’impatto olfattivo mediante<br />

l’individuazione delle aree a maggior ricaduta e dei confini<br />

entro i quali si percepiscono gli odori provenienti dalla<br />

fonte in esame.<br />

In tre anni dalla realizzazione del Laboratorio di Olfattometria<br />

Dinamica di TESECO, sono state svolte sperimentazioni<br />

in collaborazione con ARPAT, CNR (Istituto di Fisiologia<br />

Clinica) e Università di Pisa (Dipartimento di Chimica e<br />

Chimica Industriale, Ingegneria Chimica). L’attività di ricerca<br />

è attualmente ancora in corso, allo scopo di ottimizzare le<br />

metodiche di campionamento, specie per sorgenti complesse<br />

come le discariche e gli impianti di trattamento chimico,<br />

fisico e biologico dei rifiuti, e per approfondire le interazioni<br />

con tecnologie più recenti ed avanzate (naso elettronico).<br />

TESECO spa<br />

È leader nel settore dei servizi di ingegneria ambientale. Presente<br />

su tutto il territorio nazionale con sedi a Pisa, Milano, Torino,<br />

Trieste e Messina, con oltre 150 dipendenti e un fatturato di 40 milioni<br />

di Euro nel 2004, TESECO possiede tecnologie e know-how<br />

per operare nella gestione dei rifi uti industriali, pericolosi e non<br />

pericolosi, e nelle bonifi che di stabilimenti e terreni contaminati<br />

o nel recupero funzionale di aree industriali dimesse.<br />

L’azienda è certifi cata UNI EN ISO 9001:2000 e UNI EN ISO 14001<br />

e sta ultimando il progetto di Certifi cazione del Sistema Integrato<br />

Qualità, Ambiente e Sicurezza.<br />

TESECO spa fa parte del Gruppo Teseco, insieme alle Società<br />

“Cala de’ Medici”, attiva nel settore della portualità turistica,<br />

“Tenuta Cosimo Maria Masini”, azienda operante nel campo<br />

della bioagricoltura e alla Fondazione “Teseco per l’Arte”, che<br />

gestisce la collezione permanente d’arte Teseco e sviluppa eventi<br />

nel settore delle arti contemporanee.<br />

TESECO spa<br />

Via Monasterio, 4 - 56121 PISA<br />

Tel. 050/987511 - Fax 050/987559<br />

www.teseco.it<br />

59


Il Comitato Nazionale dell’Albo delle Imprese che effettuano<br />

la gestione dei rifiuti, presso il MInistero dell’Ambiente e della<br />

Tutela del Territorio, con la Delibera n. 1943/22 dicembre<br />

2005, ha chiarito alcune questioni che erano state sollevate in<br />

merito a disposizioni precendentemente emanate e relative<br />

all’iscrizione alla Categoria 9 - Bonifica dei siti.<br />

Quattro i punti che sono stati ulteriormente specificati.<br />

1. Il requisito della dotazione di personale tecnico<br />

s’intende soddisfatto, secondo l’Albo, non solo se le<br />

unità di personale, di cui all’Allegato C della precedente<br />

Delibera n. 5 del 12 dicembre 2001, sono legate da un<br />

rapporto di lavoro dipendente, ma anche se si tratta di<br />

un rapporto di “lavoro a progetto”.<br />

Rimane peraltro l’obbligo per l’impresa di garantire, alla<br />

scadenza dei contratti, la dotazione minima prevista.<br />

2. Ai fini dell’iscrizione alle Classi A, B e C della Categoria<br />

9, la Delibera n. 5 prevede che le Imprese<br />

devono dimostrare di avere eseguito interventi di<br />

bonifica tramite la presentazione dei certificati di<br />

regolare esecuzione o di collaudo.<br />

Il Comitato ora ha ritenuto che, nei casi di interventi<br />

di bonifica effettuati “in proprio”, come previsto dal<br />

D.M. n. 471/99, possa essere presentata una Dichia-<br />

<strong>60</strong><br />

Albo Nazionale Imprese di Gestione dei Rifiuti<br />

CATEGORIA 9 - BONIFICA DI SITI<br />

Chiarimenti per l’iscrizione all’Albo<br />

a cura di Fabio Bastianelli<br />

razione sostitutiva di atto notorio, resa dal legale<br />

rappresentante dell’impresa, che attesti nel dettaglio<br />

le operazioni effettuate e i relativi valori.<br />

3. Il Comitato Nazionale ha definito che possono essere<br />

riconosciuti idonei ai fini della qualificazione del responsabile<br />

tecnico per l’Iscrizione alla Categoria 9 anche<br />

coloro che hanno conseguito nel previgente ordinamento<br />

(anteriore al D.P.R. n. 328/2001) che hanno conseguito<br />

sia il Diploma di Laurea quinquennnale che il Diploma<br />

universitario triennale in Scienze Ambientali, finora non<br />

compresi nel novero dei titoli di studio ammessi.<br />

4. In merito, poi, al requisito dell’esperienza per il conseguimento<br />

della qualificazione di responsabile tecnico<br />

il Comitato ha chiarito che per ogni anno necessario<br />

deve essere stato eseguito almeno un intervento, fertmo<br />

restando che il valore totale degli interventi stessi<br />

deve raggiungere almeno il 40% del limite inferiore<br />

della Classe d’iscrizione.<br />

Gli interventi in corso di esecuzione o eseguiti per periodi<br />

superiori ad un anno vengono considerati validi,<br />

ai fini di quanto previsto dal precedente periodo, per<br />

ciascuno degli anni interessati dagli interventi stessi.


ACQUISTI E SERVIZI VERDI ED ECOSOSTENIBILI<br />

CIRCOLARE PER L’OPERATIVITÀ NEL<br />

SETTORE DEGLI OLI MINERALI USATI<br />

a cura di Vinicio Ruggiero<br />

Sulla G. U. n. 34 del 10/02/2006 è stata pubblicata la Circolare<br />

del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio<br />

n. 862 del 31 gennaio 2006, recante “Indicazioni relative<br />

all’operatività nel settore degli oli minerali usati, ai<br />

sensi del decreto ministeriale 8 maggio 2003, n. 203”.<br />

1. MATERIALE RICICLATO<br />

1.1 Definizione di materiale riciclato<br />

Materiale realizzato utilizzando rifiuti derivanti dal post-consumo,<br />

nei limiti in peso imposti dalle tecnologie impiegate<br />

per la produzione del materiale medesimo.<br />

Sono ascrivibili, a titolo di esempio in maniera non esaustiva,<br />

nell’elenco dei materiali riciclati all’interno del Repertorio<br />

del Riciclaggio:<br />

- le basi lubrificanti ottenute da oli minerali usati aventi<br />

caratteristiche chimico-fisiche conformi alle tabelle 3 del<br />

decreto ministeriale n. 392 del 16 maggio 1996;<br />

- i bitumi ottenuti da oli minerali usati aventi caratteristiche<br />

chimico-fisiche conformi alle tabelle 3 del decreto<br />

ministeriale n. 392 del 16 maggio 1996;<br />

- i combustibili ottenuti da oli minerali usati aventi caratteristiche<br />

chimico-fisiche conformi alle tabelle 4 e 5 del<br />

decreto ministeriale n. 392 del 16 maggio 1996.<br />

I materiali riciclati sono ottenuti attraverso processi di raffinazione<br />

che comportano una separazione dei contaminanti<br />

contenuti in tali oli e ne ristabiliscono le caratteristiche chimico-fisiche<br />

proprie dei prodotti di prima raffinazione.<br />

1.1.1 Limiti in peso di rifiuti presenti nel materiale<br />

riciclato<br />

La tecnologia impiegata per la produzione del materiale<br />

riciclato in questo settore comporta la lavorazione di un<br />

materiale costituito al 100% di rifiuto (olio usato), il quale<br />

è utilizzato per la produzione del materiale riciclato.<br />

L’impiego del 100% di oli usati dovrà essere dichiarata nell’ambito<br />

dell’Allegato A.<br />

1.1.2 Limiti in peso imposti dalle tecnologie<br />

La tecnologia non impone alcun limite.<br />

2. MANUFATTI O BENI OTTENUTI CON PRODOTTO<br />

RICICLATO<br />

2.1 Definizione di manufatto o bene ottenuto con<br />

prodotto riciclato<br />

Prodotto che presenti una prevalenza in peso di materiale<br />

riciclato.<br />

La prevalenza in peso di materiale riciclato è riferita al prodotto<br />

stesso in funzione dei limiti in peso consentiti dalle tecnologie<br />

impiegate e non alle quantità di rifiuto in esso contenute.<br />

2.2 Categorie di prodotti ottenuti con materiale riciclato<br />

ammissibili alla iscrizione nel Repertorio del Riciclaggio<br />

Sono di seguito elencate, in maniera non esaustiva, le categorie<br />

di prodotti per il settore degli oli minerali usati che<br />

potranno essere integrate successivamente. Nell’ambito di<br />

ciascuna categoria sono altresì indicati a titolo di esempio<br />

e in maniera non esaustiva i beni e manufatti ottenuti da<br />

materiali riciclati iscrivibili nel repertorio del riciclaggio:<br />

- oli lubrificanti per autotrazione<br />

oli lubrificanti per motori a benzina e diesel per autovetture<br />

unigradi e multigradi;<br />

oli lubrificanti di primo riempimento per autovetture e<br />

autocarri;<br />

oli lubrificanti motore per veicoli commerciali;<br />

oli diesel multiuso;<br />

oli per motori a due tempi (marini e non);<br />

altri oli motore;<br />

fluidi per trasmissioni automatiche (ATF);<br />

- oli lubrificanti industriali<br />

oli ingranaggi auto (per cambi differenziali);<br />

oli ingranaggi industria;<br />

oli per sistemi idraulici (HL, HM, HV, HG);<br />

oli per sospensioni;<br />

grassi auto;<br />

grassi industria;<br />

oli da tempra;<br />

olio da taglio interi;<br />

oli emulsionabili solubili;<br />

protettivi antiruggine;<br />

oli per turbine;<br />

oli per trasformatori;<br />

oli per lubrificazione generale;<br />

oli diatermici;<br />

oli distaccanti;<br />

oli da processo;<br />

oli bianchi tecnici (industria della gomma);<br />

oli base senza specificazione (multiuso);<br />

- combustibili<br />

gasolio a specifica di legge;<br />

altri combustibili a specifica di legge;<br />

- prodotti bituminosi<br />

guaine bituminose;<br />

conglomerati bituminosi;<br />

bitumi per rivestimento;<br />

vernici bituminose.<br />

3. METODOLOGIA DI CALCOLO<br />

Il termine quantitativo per la definizione dell’obbligo di cui<br />

all’art. 3 comma 1, del D. M. 8 maggio 2003, n. 203, per ciascuna<br />

categoria, fa riferimento al quantitativo annuo di prodotti<br />

appartenenti alla medesima, acquistato da ogni singolo soggetto<br />

obbligato, e documentato con idonea certificazione del<br />

61


competente ufficio tecnico di Finanza per tutto il quantitativo<br />

richiesto dal bando di gara riservato alle ditte qualificate.<br />

4. OBBLIGO<br />

L’obbligo di copertura del 30% del fabbisogno annuale di oli<br />

lubrificanti finiti, combustibili e prodotti bituminosi appartenenti<br />

alle categorie di prodotti di cui al punto 2.2, si genera se i<br />

prodotti realizzati con materiale riciclato sono idonei all’uso a<br />

cui sono destinati, ancorché con caratteristiche, ciclo produttivo<br />

o additivazione differente, e forniscano prestazioni conformi a<br />

quelle degli analoghi prodotti realizzati con prodotti nuovi.<br />

La reale copertura del 30% del fabbisogno da parte dell’Ente<br />

sarà accertata dal riscontro dei certificati Ufficio Tecnico di<br />

Finanza del punto precedente.<br />

5. CONGRUITÀ DEL PREZZO<br />

La congruità del prezzo dei prodotti realizzati impiegando<br />

materiali riciclati iscrivibili al repertorio del riciclaggio, si ritiene<br />

rispettata se tale valore non risulta superiore a quello relativo<br />

ai corrispondenti prodotti realizzati con materiale vergine.<br />

6. ISCRIZIONE DEI PRODOTTI RICICLATI NEL REPER-<br />

TORIO DEL RICICLAGGIO<br />

Documentazione da produrre per l’iscrizione dei materiali<br />

riciclati:<br />

1) Allegato A: debitamente compilato in base allo schema<br />

riservato ai materiali realizzati con i prodotti riciclati<br />

e accluso alla presente circolare;<br />

2) Scheda tecnica del materiale riciclato: la domanda deve<br />

essere corredata anche da una scheda tecnica tesa a fornire<br />

informazioni relative al materiale di cui sia richiesta<br />

l’iscrizione, con particolare riferimento alla composizione,<br />

alle possibili applicazioni ed altri dati tecnici;<br />

3) Perizia giurata: la perizia giurata deve documentare<br />

la percentuale di oli usati derivanti dal post-consumo<br />

utilizzati per la produzione del materiale riciclato, sulla<br />

base di analisi di processo, tramite dichiarazione di<br />

un soggetto certificatore professionalmente abilitato;<br />

può essere presentata un’unica perizia comprendente<br />

anche più materiali riciclati da iscriversi al repertorio<br />

del riciclaggio, a condizione che contenga le specifiche<br />

di ciascuno in termini di contenuto di oli usati;<br />

4) Altre informazioni utili: i soggetti interessati possono a<br />

loro discrezione corredare la richiesta di iscrizione con ulteriori<br />

informazioni utili a qualificare il materiale riciclato<br />

che intendono inserire nel Repertorio del Riciclaggio.<br />

Documentazione da inviare per l’iscrizione di manufatti<br />

e beni realizzati con materiale riciclato:<br />

1) Allegato B: debitamente compilato in base allo schema<br />

riservato ai manufatti e beni realizzati con materiali<br />

riciclati e accluso alla presente circolare;<br />

2) Relazione tecnica di progetto contenente: codice del<br />

repertorio del riciclaggio del materiale riciclato contenuto<br />

nel prodotto; una descrizione del manufatto;<br />

l’evidenziazione della percentuale di materiale riciclato;<br />

il peso complessivo del bene o manufatto; una<br />

dichiarazione del peso di materiale riciclato utilizzato<br />

per la realizzazione del manufatto o del bene; le caratteristiche<br />

prestazionali; l’indicazione della potenziale<br />

offerta del singolo prodotto; le norme nazionali e co-<br />

62<br />

munitarie, anche in tema di sicurezza, salute, qualità,<br />

cui è soggetto il prodotto e certificazione del rispetto<br />

delle medesime (scheda di sicurezza); dichiarazione<br />

del rispetto del parametro di congruità del prezzo, di<br />

cui al punto 5 della presente;<br />

3) Perizia giurata: la perizia giurata deve documentare la<br />

percentuale di oli usati derivanti dal post-consumo utilizzati<br />

per la produzione di materiale riciclato utilizzato<br />

nel prodotto, sulla base di analisi di processo, tramite dichiarazione<br />

di un soggetto certificatore professionalmente<br />

abilitato; può essere presentata un’unica perizia comprendente<br />

anche più prodotti da iscriversi al Repertorio<br />

del Riciclaggio, a condizione che contenga le specifiche<br />

di ciascuno in termini di contenuto di oli usati.<br />

4) Altre informazioni utili: i soggetti interessati possono a<br />

loro discrezione corredare la richiesta di iscrizione con<br />

ulteriori informazioni utili a qualificare il materiale riciclato<br />

che intendono inserire nel repertorio del riciclaggio.<br />

Invio della domanda: la domanda in originale e copia<br />

fotostatica conforme, corredata di tutta la documentazione<br />

prevista ai punti precedenti, deve essere trasmessa con<br />

raccomandata a.r. al Gabinetto del Ministro dell’Ambiente e<br />

Tutela del Territorio - Commissione tecnica D. M. 9 ottobre<br />

2003 -via Cristoforo Colombo, 44 -00147 Roma.<br />

ALLEGATO A<br />

SCHEMA PER MATERIALI RICICLATI SETTORE DEGLI<br />

OLI MINERALI<br />

Al Gabinetto del Ministro dell’Ambiente e Tutela del Territorio<br />

- Commissione tecnica D. M. 9 ottobre 2003 - via<br />

Cristoforo Colombo, 44- 00147 Roma<br />

Ai sensi dell’art. 6 del decreto recante norme affinche’ gli<br />

uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico<br />

coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una<br />

quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura<br />

non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo, la societa/<br />

ditta ............ con sede legale in .............. c.a.p. ...................<br />

prov. ....................., via/piazza .... codice fiscale o partita IVA<br />

.... iscritta al registro delle ditte esercenti attività di riciclo<br />

della prov. di ................ n. ...... (eventuale),<br />

richiede l’iscrizione al<br />

Repertorio del Riciclaggio del Materiale Riciclato<br />

1. Nome commerciale del materiale (eventuale).................<br />

2. Natura del materiale .........................................................<br />

3. Codice Europeo Rifiuto con cui è realizzato il prodotto.......<br />

e relativa percentuale contenuta espressa in peso % .... ....<br />

4. Capacità produttiva in t/anno.....................<br />

5. All’atto dell’analisi della presente richiesta potrà essere<br />

consultato in qualità di tecnico il sig. ..................................<br />

6. Tel. ..........., e-mail .................; indichiamo quale associazione<br />

di categoria di riferimento ..............., nella persona del<br />

sig. ............................, tel. ...................... e-mail ..................<br />

Il tecnico ............................<br />

Il legale rappresentante ............................................<br />

Data ........................


ALLEGATO B<br />

SCHEMA PER PRODOTTI OTTENUTI CON MATERIALI<br />

RICICLATI SETTORE DEGLI OLI MINERALI USATI<br />

Al Gabinetto del Ministro dell’Ambiente e Tutela del Territorio<br />

- Commissione Tecnica D. M. 9 ottobre 2003 - via<br />

Cristoforo Colombo, 44 - 00147 Roma<br />

Ai sensi dell’art. 6 del decreto recante norme affinche’ gli<br />

uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico<br />

coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una<br />

quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura<br />

non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo, la societa/<br />

ditta .............. con sede legale in ................ c.a.p. ............<br />

prov. ......, via/piazza .............. codice fiscale o partita IVA<br />

.... iscritta al registro delle ditte esercenti attività di riciclo<br />

della prov. di .................. n. .... (eventuale),<br />

richiede l’iscrizione al<br />

Repertorio del Riciclaggio del Manufatto o Bene ottenuto<br />

con Materiale Riciclato<br />

1. Nome commerciale del manufatto o bene prodotto (eventuale)...............................<br />

2. Codice Repertorio del Riciclaggio dei materiali riciclati<br />

utilizzati e relativa percentuale in peso contenuta nel bene<br />

o manufatto, riferita al peso totale del bene o manufatto.<br />

Codice del Repertorio del Riciclaggio %<br />

........ ........<br />

........ ........<br />

........ ........<br />

3. Capacità produttiva annua........... kg ...... /mt ...... /n.<br />

pezzi ......<br />

4. All’atto dell’analisi della presente richiesta potrà essere<br />

consultato in qualità di tecnico il sig. ...................................<br />

tel. .............................., e-mail ............................ indichiamo<br />

quale associazione di categoria di riferimento ........ nella persona<br />

del sig. .................................. tel. ...................................<br />

e-mail ......................<br />

Il tecnico ............................<br />

Il legale rappresentante ............................................<br />

Si allega alla presente la relazione di progetto.<br />

Si dichiara di essere a conoscenza del disposto dell’art.<br />

8, comma 3, del decreto recante norme affinché gli uffici<br />

pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano<br />

il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota<br />

di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non<br />

inferiore al 30% del fabbisogno medesimo.<br />

Il tecnico ............................<br />

Il legale rappresentante ............................................<br />

Data ........................<br />

(ndr. il testo di questo provvedimento non riveste carattere<br />

di ufficialità e non è sostitutivo in alcun modo della pubblicazione<br />

ufficiale cartacea).<br />

63


Le pratiche agronomiche e zootecniche<br />

sono solo alcune delle<br />

possibili cause di “inquinamento<br />

alimentare”. Oltre all’uomo, anche<br />

la natura ci “mette lo zampino”<br />

per rendere meno sicuri i nostri<br />

pasti quotidiani. Ovviamente, la<br />

responsabilità finale ricade sempre<br />

sull’uomo che deve vigilare affinché<br />

i prodotti della terra non siano stati<br />

Dott.ssa Elena Rocchegiani<br />

adulterati da processi naturali.<br />

Accanto ad una discreta quantità di<br />

tossici, sia di origine animale che vegetale, presenti in vari<br />

substrati, esistono numerosi tossici prodotti da muffe e batteri,<br />

le Micotossine, che possono svilupparsi sulle materie<br />

prime o durante le fasi della lavorazione di un prodotto.<br />

A Settembre 2005, la Guardia di Finanza sequestrava un<br />

carico di 58 mila tonnellate di grano duro trasportato dalla<br />

motonave Loch Alyn, proveniente dal Canada, ma battente<br />

bandiera di Hong Kong. La partita, infatti, è risultata contaminata<br />

dall’Ocratossina, una sostanza altamente tossica<br />

prodotta dalle muffe. Questa sostanza, assunta in dosi massicce,<br />

provoca danni all’apparato renale e urogenitale.<br />

Gli organismi competenti dell’Unione Europea hanno stabilito<br />

che la dose massima ammissibile di Ocratossina è di<br />

5 microgrammi per chilo di peso corporeo. Ma questo è<br />

solo un esempio dei potenziali danni che potrebbe causare<br />

un’assunzione pesante di micotossine.<br />

Per approfondire l’argomento, ne abbiamo parlato con la<br />

Dott.ssa Elena Rocchegiani, Veterinario responsabile del<br />

Laboratorio di Diagnostica Integrata - Sezione di Ancona<br />

dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle<br />

Marche. Si tratta di un Ente sanitario di diritto pubblico,<br />

inserito nel contesto del Servizio Sanitario Nazionale e<br />

sottoposto alla vigilanza del Ministero della Sanità, che ne<br />

coordina il funzionamento attraverso le Regioni.<br />

In totale sono 10 istituti, biregionali o triregionali. Ogni<br />

Istituto è poi organizzato in sezioni periferiche in ogni<br />

provincia. La sezione provinciale di Ancona consta di 2<br />

laboratori: uno sulla sicurezza alimentare, l’altro si occupa<br />

di sanità animale. Nella sede di Ancona è ubicato anche il<br />

Centro di referenza nazionale per il controllo microbiologico<br />

e chimico dei molluschi.<br />

Dottoressa Rocchegiani, cosa sono le micotossine, dove<br />

si trovano e quali sono le condizioni più idonee per la<br />

loro formazione?<br />

Le micotossine sono metaboliti secondari di funghi microscopici<br />

che appartengono ai generi Aspergillus. In<br />

condizioni favorevoli possono svilupparsi sugli alimenti<br />

destinati all’uomo o agli animali, in modo particolare nei<br />

cereali, semi oleaginosi, frutta e vegetali. Costituiscono un<br />

64<br />

A COME AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE, AMBIENTE<br />

Le Micotossine<br />

COME DIFENDERCI DALLA NATURA<br />

Intervista alla Dott.ssa Elena Rocchegiani, Dirigente veterinario<br />

dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche<br />

di Donatella Mancini<br />

problema soprattutto per i Paesi tropicali, perché il clima<br />

caldo-umido favorisce la loro crescita.<br />

Il 20-25% delle derrate prodotte in questi Paesi sono contaminate<br />

e quindi vanno distrutte, nonostante la grande<br />

necessità di cibo tipica di questi luoghi. Quindi, oltre ad<br />

essere un problema di ordine sanitario, lo diventa anche<br />

sotto il profilo socio-economico. È un fenomeno molto<br />

difficile da contenere.<br />

L’emergenza è moderna, ma il problema è antico, risalendo<br />

al Medioevo, quando, soprattutto nel Nord Europa, la segale<br />

era il cereale più usato per fare il pane. La segale veniva<br />

contaminata da Claviceps purpurea, fungo parassita delle<br />

graminacee, microganismo produttore di tossine responsabili<br />

dell’Ergotismo.<br />

Questa malattia sviluppa necrosi alle estremità, ma anche<br />

effetti allucinogeni che in epoca medioevale venivano interpretati<br />

come opera del demonio, aprendo la strada ad<br />

un’ennesima caccia alle streghe. Gli ammalati, inconsapevoli<br />

della causa della loro patologia, andavano in pellegrinaggio<br />

da San Antonio da Padova per chiedere la grazia. Durante il<br />

tragitto, cambiando luoghi e quindi alimentazione, avveniva<br />

spesso una “miracolosa” guarigione, attribuita al Santo, in<br />

realtà dovuta al cambiamento di dieta. Il fenomeno ebbe<br />

termine quando il frumento prese il posto della segale.<br />

Claviceps purpurea: fungo parassita della segale, responsabile di effetti allucinogeni


Quale opera di prevenzione si può attuare?<br />

Nell’agricoltura moderna esistono tutta una serie di accorgimenti<br />

da poter mettere in campo per evitare l’insorgere<br />

del fenomeno. Usare sementi adatte al clima, una corretta<br />

concimazione, la rotazione delle colture. La raccolta nei<br />

tempi giusti, il deposito dei prodotti agroalimentari in ambienti<br />

asciutti e puliti. La decontaminazione attraverso la<br />

setacciatura e l’utilizzo di sostanze leganti. Infine una certa<br />

cura nella scelta dell’alimentazione animale attraverso la<br />

variazione della qualità del cibo.<br />

Quali sono le micotossine più pericolose?<br />

Sono conosciute poco più di 400 micotossine, di cui circa<br />

il 10% considerate a rischio per l’uomo. Ancora non è nota<br />

la causa per cui generano questi veleni, né perchè il loro<br />

metabolismo non sempre produce micotossine.<br />

La micotossina più pericolosa<br />

è la Aflatossina B1, considerata<br />

dalla IARC (Agenzia Internazionale<br />

per la Ricerca sul Cancro)<br />

un cancerogeno di 1 a classe.<br />

Se questa sostanza si trova nei<br />

cereali, l’effetto nocivo sulla<br />

salute dell’uomo è relativo,<br />

ma diventa pericolosa quando<br />

trasformata, attraverso l’alimentazione<br />

bovina, in Aflatossina<br />

M1, finisce nel latte. Per fortuna<br />

del consumatore, il latte viene<br />

esaminato in primo luogo dalle<br />

aziende e poi ci sono controlli<br />

nazionali, severi e frequenti, da<br />

parte delle ASL e degli IZS.<br />

Quali danni possono causare<br />

alla salute dell’uomo?<br />

Il rischio salute è un problema<br />

dei Paesi del Sud-Est Asiatico,<br />

dell’area sub-sahariana e del Sud<br />

America, dove non c’è un’opera<br />

di prevenzione, né si effettuano<br />

i controlli. Negli anni ’40 anche<br />

l’Unione Sovietica ebbe dei<br />

problemi con le micotossine.<br />

Nei Paesi terzi il fenomeno è<br />

patologico, mentre in Occidente<br />

le micotossine potrebbero aver<br />

giocato un ruolo nell’aumento<br />

dei tumori. Vediamo nello specifico<br />

i danni che possono causare<br />

queste sostanze. L’Aflatossina e<br />

la Rubratossina causano danni<br />

al fegato; i Tricoteceni e la<br />

Patulina sono polisistemiche,<br />

cioè interessano tutti gli apparati;<br />

l’Ocratossina è nefrotossica<br />

fino ad arrivare all’Aflatossina<br />

B1 che è cancerogena. Poi ci<br />

sono anche micotossine neurotossiche,<br />

che provocano danni<br />

al sistema nervoso.<br />

Aspergillus<br />

Aflatossine<br />

Chi è preposto ai controlli?<br />

Esistono vari livelli di controllo del Servizio Sanitario Nazionale<br />

sul territorio. Il SIAN (Servizio Igiene Alimenti e<br />

Nutrizione) dell’ASL si occupa degli alimenti ad uso umano.<br />

L’ASL ha pure un Servizio veterinario che controlla gli<br />

alimenti ad uso zootecnico. Le analisi sul materiale raccolto<br />

dai 2 servizi dell’ASL vengono effettuate dall’Istituto Zooprofilattico<br />

Sperimentale di competenza.<br />

Anche i NAS si occupano dei controlli sia programmati che<br />

eccezionali su sospetto. Anche in questo caso è sempre<br />

l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale che esegue le analisi<br />

di laboratorio sui campioni raccolti.<br />

Il grano sequestrato dalla GF perché contenente Ocratossina<br />

(che può contaminare anche caffé e cacao) era stato<br />

commercializzato prima che i controlli fossero terminati. Nel<br />

caso in cui la dose di Ocratossina superi i 5 microgrammi<br />

per kg. di peso, il grano va<br />

distrutto. Nei valori soglia, il<br />

grano viene diluito in modo<br />

che al consumatore arrivi<br />

un percentuale bassissima di<br />

Ocratossina. I controlli alla<br />

frontiera europea del porto<br />

di Ancona, per esempio, sono<br />

accuratissimi e fatti proporzionalmente<br />

alla stiva delle navi.<br />

Se i test risultano positivi, la<br />

merce torna al mittente.<br />

Le sostanze tossiche rintracciate<br />

nei prodotti agricoli<br />

sono le stesse che si trovano<br />

in alcuni molluschi, come<br />

ad esempio nelle cozze?<br />

No, assolutamente. Nel caso<br />

delle cozze si deve parlare di<br />

biotossine, sostanze chimiche<br />

tipiche dell’ambiente marino.<br />

Infatti, per le cozze del Conero<br />

(Mytilus galloprovincialis) (ndr:<br />

moscioli in dialetto locale), si<br />

fanno controlli con cadenza<br />

quindicinale, perché possono<br />

produrre biotossine DSP che,<br />

a volte, danno luogo, in chi le<br />

assume, a fastidiosi fenomeni<br />

diarroici.<br />

65


Il progetto IDEMS (Integration<br />

and Development of Environmental<br />

Management System) nasce come<br />

risposta alle sollecitazioni contenute<br />

nella Comunicazione “Verso la strategia<br />

tematica dell’ambiente urbano”<br />

adottata dalla Commissione Europea<br />

nel febbraio 2004 (ndr: la Commissione<br />

europea ha adottato la strategia in data<br />

11/01/2006), la quale vuole rappresentare<br />

il quadro di riferimento per tutti i<br />

centri urbani che vogliono intraprendere<br />

un percorso verso il miglioramento<br />

della gestione dell’ambiente urbano<br />

nell’ottica della sostenibilità ambientale,<br />

sociale ed economica.<br />

Nella Strategia la Commissione<br />

Europea prevede<br />

che tutte le agglomerazioni<br />

urbane superiori ai 100.000<br />

abitanti adottino un Piano<br />

di Gestione dell’Ambiente<br />

Urbano nel quale siano<br />

definiti obiettivi, azioni e<br />

programmi di monitoraggio<br />

ambientale e nel quale siano<br />

integrati gli aspetti relativi<br />

alle politiche ambientali,<br />

sociali ed economiche.<br />

A tale Piano si prevede che<br />

venga associato, per la sua<br />

attuazione e verifica, un<br />

indispensabile Sistema di<br />

Gestione.<br />

La Strategia Tematica non<br />

stabilisce quale deve essere<br />

il Sistema di Gestione da<br />

preferire, tuttavia indica i<br />

sistemi di gestione ambientale,<br />

quali EMAS e ISO 14001,<br />

e i sistemi di contabilità ambientale,<br />

quali ecoBUDGET<br />

e Contabilità Ambientale<br />

CLEAR, come sistemi idonei<br />

per dare attuazione al<br />

Piano di Gestione. Secondo<br />

il parere della Comunità<br />

Europea, infatti, gli enti che<br />

adottano tali strumenti, oltre<br />

ad aumentare le proprie<br />

performance ambientali, riescono<br />

ad accrescere anche<br />

66<br />

AGENDA 21<br />

IL COORDINAMENTO AGENDE 21 LOCALI<br />

PARTNER DEL PROGETTO LIFE IDEMS<br />

la propria capacity building attraverso<br />

il miglioramento dell’efficienza gestionale,<br />

così com’è anche auspicato nella<br />

Strategia tematica.<br />

Successivamente alla spinta data<br />

dalla Strategia Tematica e sulla base<br />

delle considerazioni fatte a seguito dell’adozione<br />

di uno o più Strumenti di<br />

Gestione, i partner del progetto fanno<br />

nascere IDEMS.<br />

Il progetto nasce per dare soluzione<br />

ad alcune criticità già evidenziate<br />

dall’esperienza dei partner e dal loro<br />

background in materia di adozione di<br />

strumenti per la sostenibilità:<br />

Ravenna, interno della Basilica di S. Vitale<br />

- difficoltà nell’integrare i problemi<br />

ambientali nel processo decisionale<br />

interno;<br />

- difficoltà nell’adattare i nuovi metodi<br />

nati per il settore privato al pubblico;<br />

- necessità di avere indicatori validi,<br />

concreti e basati sulla reale esperienza<br />

dei nuovi metodi;<br />

- necessità di avere idonei canali per<br />

indirizzare la sfera politica di comando<br />

verso l’adozione di piani di<br />

miglioramento continuo basati sull’approccio<br />

del plan-do-check-act.<br />

Pertanto l’obiettivo che il progetto vuole<br />

raggiungere è quello di integrare i


sistemi di gestione ambientale con i<br />

sistemi di contabilità ambientale per<br />

ottenere una maggiore efficacia delle<br />

politiche ambientali e un miglioramento<br />

continuo della gestione ambientale<br />

urbana.<br />

Questo si colloca temporalmente con<br />

la necessità degli enti locali di dotarsi<br />

di un Piano di gestione dell’ambiente<br />

urbano così com’è previsto dalla Comunicazione<br />

della Commissione Europea<br />

“Toward a Thematic Strategy on the<br />

Urban Environment”.<br />

Il progetto, partito il 1 ottobre 2005,<br />

durerà 32 mesi e terminerà il 31 maggio<br />

2008.<br />

I partner del progetto sono suddivisi<br />

a seconda della partecipazione al progetto<br />

in Partner Developer e Partner<br />

Reference.<br />

I primi parteciperanno attivamente alla<br />

costruzione del sistema integrato e ne<br />

applicheranno una sperimentazione<br />

all’interno del proprio Ente.<br />

I secondi assisteranno e supporteranno<br />

i primi, in particolare, ogni Reference<br />

seguirà la sperimentazione locale di<br />

un partner Developer e ne valuterà i<br />

risultati.<br />

Sono Partner Developer: il Comune<br />

di Ravenna (beneficiario), il Comune<br />

di Ferrara, il Comune di Mantova e il<br />

Comune di Amaroussion (Grecia).<br />

Sono Partner Reference: il Comune di<br />

Växjö (Svezia), i Comuni di Dresda e<br />

Heidelberg (Germania) e il Coordinamento<br />

Agende 21 Locali Italiane.<br />

I Sistemi di Gestione già adottati dai<br />

partner sono diversi a seconda dei<br />

comuni interessati:<br />

i Comuni di Ferrara, Ravenna e Mantova<br />

hanno approvato un bilancio<br />

ambientale, secondo il metodo<br />

CLEAR;<br />

i Comuni di Ravenna, Ferrara e Amaroussion<br />

usano ecoBudget;<br />

il Comune di Amaroussion è registrato<br />

EMAS;<br />

il Comune di Mantova ha ottenuto la<br />

Certificazione ISO 14001;<br />

i Comuni di Ravenna, Ferrara e<br />

Mantova stanno lavorando per la<br />

Registrazione EMAS.<br />

i Partner reference (Dresda, Heidelberg<br />

e Växjö) già usano ecoBudget.<br />

il comune di Växjö è stato il beneficiario<br />

del progetto LIFE ecoBudget.<br />

Attraverso questo progetto si giungerà<br />

alla definizione del sistema integrato<br />

locale e infine al conseguimento della<br />

registrazione EMAS per i 4 Partner<br />

Developer.<br />

Il progetto viene realizzato attraverso alcune<br />

fasi di sviluppo che partono da una<br />

complessa e approfondita analisi dei sistemi<br />

di gestione ambientale adottati dai<br />

Partner Developer mirata ad evidenziare<br />

l’esistenza di aree che si sovrappongono,<br />

le problematiche e le lacune che indeboliscono<br />

il sistema adottato.<br />

Quest’analisi rappresenterà la base<br />

di partenza per l’identificazione delle<br />

azioni necessarie per integrare e rendere<br />

omogenei i sistemi di gestione da<br />

adottare e consentirà di elaborare una<br />

prima bozza dello standard necessario<br />

alla sperimentazione locale per i 4<br />

partner Developer.<br />

L’attività di sperimentazione locale<br />

verrà portata avanti in maniera coordinata<br />

dai 4 Partner Developer con<br />

il contributo dei Partner Reference e<br />

svilupperà attraverso la realizzazione di<br />

numerosi out put, espressamente previsti<br />

dal progetto, che rappresenteranno<br />

gli elementi necessari alla definizione<br />

dello standard finale.<br />

Nell’ultima parte del progetto si prevede<br />

che i 4 partner Developer ottengano<br />

la Registrazione EMAS.<br />

Parallelamente verrà avviata una fase<br />

di formazione sia a livello generale<br />

che locale e attivato un sistema di<br />

monitoraggio che dovrà verificare e<br />

controllare i risultati.<br />

Lo standard integrato finale sarà<br />

definito analizzando i risultati della<br />

sperimentazione locale e valutandone<br />

l’estensione in ambito europeo attraverso<br />

un confronto internazionale sui<br />

metodi e procedure definiti. Gli esiti<br />

di tale confronto porteranno alla elaborazione<br />

dello standard finale tramite<br />

la convalida dei risultati e degli esiti<br />

raggiunti.<br />

Al termine del progetto è prevista una<br />

fase di diffusione e promozione dello<br />

standard attraverso appositi materiali<br />

cartacei e informatici e iniziative pubbliche.<br />

Il progetto presenta numerose potenzialità:<br />

- assumerà al termine la forma di una linea<br />

guida o di standard certificabile;<br />

- svolgerà un’attività formativa per tutti<br />

i partner partecipanti al progetto;<br />

- promuoverà un intenso scambio di<br />

know-how tra i partner e gli stakeholders;<br />

- costituirà uno spunto di riflessione<br />

circa la realizzazione di EMAS in<br />

aree urbane, in considerazione della<br />

prevista revisione del Regolamento<br />

EMAS (2008).<br />

Inoltre, il progetto, per la sua innovazione,<br />

potrebbe rappresentare per la<br />

Commissione Europea un bacino di<br />

informazioni funzionali all’implementazione<br />

dei Piani di Gestione Ambientale<br />

Urbana sollecitati all’interno della Strategia<br />

Tematica.<br />

Per maggiori informazioni:<br />

www.agenda21.ra.it<br />

67


68<br />

UNA PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE PER<br />

TUTELARE LA PICCOLA FAUNA DELLE MARCHE<br />

di David Fiacchini<br />

Regione Legge Titolo<br />

Abruzzo LR n. 50/1993<br />

Calabria LR n. 9/1996<br />

Emilia-Romagna LR n. 11/1993<br />

Primi interventi per la difesa della biodiversità nella<br />

Regione Abruzzo: tutela della fauna cosiddetta minore<br />

Norme per la tutela e la gestione della fauna selvatica<br />

e l’organizzazione del territorio ai fi ni della disciplina<br />

programmata dell’esercizio venatorio<br />

Tutela e sviluppo della fauna ittica e regolazione della<br />

pesca in Emilia Romagna<br />

Friuli-Venezia Giulia LR n. 34/1981 Norme per la tutela della natura<br />

Lazio LR n. 18/1988 Tutela di alcune specie della fauna minore<br />

Liguria LR n. 4/1992 Tutela della fauna minore<br />

Lombardia LR n. 33/1977 Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica<br />

Molise LR n. 28/1996 Tutela di alcune specie di fauna minore<br />

Piemonte LR n. 32/1982<br />

Sardegna LR n. 23/1998<br />

Sicilia LR n. 33/1997<br />

Toscana LR n. 56/2000<br />

Norme per la conservazione del patrimonio naturale e<br />

dell’assetto ambientale<br />

Norme per la protezione della fauna selvatica e per<br />

l’esercizio della caccia in Sardegna<br />

Norme per la protezione, la tutela e l’incremento della<br />

fauna selvatica e per la regolazione del prelievo venatorio.<br />

Disposizioni per il settore agricolo e forestale<br />

Norme per la conservazione e la tutela degli habitat<br />

naturali e seminaturali, della fl ora e della fauna selvatiche<br />

Valle d’Aosta LR n. 22/1987 Norme per la tutela dei rettili e anfi bi<br />

Veneto LR n. 53/1974<br />

Provincia Autonoma<br />

di Bolzano<br />

Provincia Autonoma<br />

di Trento<br />

BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE<br />

Molti gruppi faunistici appartenenti<br />

alla cosiddetta “fauna minore”, come<br />

gli Anfibi, i Rettili, i piccoli Mammiferi<br />

e gli Invertebrati, rappresentano al<br />

giorno d’oggi dei validissimi “sensori<br />

ambientali”, tanto da essere considerati<br />

a livello internazionale come indicatori<br />

biologici dello stato di salute di<br />

un ecosistema. D’altra parte la fauna<br />

eteroterma ed i biotopi d’acqua dolce<br />

- di importanza strategica per il multiforme<br />

mondo della cosiddetta “piccola<br />

fauna” - sono da alcuni anni considerati<br />

a rischio di scomparsa o si presentano,<br />

nella migliore delle ipotesi, in uno stato<br />

di salute tutt’altro che buono.<br />

Norme per la tutela di alcune specie della fauna inferiore<br />

e della fl ora<br />

LP n. 27/1973 Norme per la protezione della fauna<br />

LP n. 16/1973 Norme per la tutela di alcune specie della fauna inferiore<br />

Tabella 1: Leggi regionali di tutela della “piccola fauna” in Italia (aggiornamento al 31/12/2004)<br />

A livello europeo la Convenzione di<br />

Berna, stipulata il 19 settembre 1979,<br />

e la Direttiva CEE n. 92/43, meglio<br />

conosciuta come Direttiva “Habitat”,<br />

dettano norme chiare e precise per la<br />

salvaguardia della biodiversità animale<br />

e vegetale, e per la conservazione degli<br />

habitat naturali e seminaturali. L’Italia<br />

ha in parte ratificato queste norme internazionali<br />

dapprima con la Legge 503<br />

del 1981 e poi con il D.P.R. n. 357 del<br />

1997 (modificato dal D.P.R. n. 120 del<br />

2003), cui molte Regioni - in assenza<br />

di una vera e propria legge quadro<br />

nazionale rivolta specificatamente alla<br />

conservazione della fauna selvatica - si<br />

sono ispirate per aggiornare la propria<br />

legislazione in materia di tutela di flora,<br />

fauna ed habitat (Tab. 1).<br />

Nella Regione Marche, però, decine e<br />

decine di specie animali, molte delle<br />

quali localizzate in pochissime aree<br />

all’interno del territorio regionale (come,<br />

ad esempio, ululoni, geotritoni,<br />

coronelle, plecotteri, gamberi di fiume,<br />

ecc.) non godono a tutt’oggi di alcun<br />

provvedimento di protezione, visto che<br />

non è stata mai emanata una legge regionale<br />

a tutela della piccola fauna e<br />

degli habitat di interesse.<br />

Con queste (pessime) premesse nel<br />

2001 un piccolo gruppo formato da<br />

biologi, naturalisti e semplici appassionati,<br />

in parallelo all’avvio di una<br />

campagna di sensibilizzazione sulle<br />

tematiche relative alla fauna eteroterma<br />

e ad un progetto di studio ribattezzato<br />

“Piccola Fauna Marche”, ha elaborato<br />

per la Regione Marche un’ipotesi di<br />

proposta di legge per la tutela e la<br />

conservazione della “fauna minore”<br />

regionale. La proposta, curata da chi<br />

scrive e dall’erpetologo Vincenzo Ferri,<br />

prende corpo da testi di buon livello<br />

tecnico-giuridico già in vigore in altre<br />

regioni italiane come, ad esempio, la<br />

L.R. n. 50/1993 della Regione Abruzzo,<br />

e la L.R. n. 56 del 2000 della Regione<br />

Toscana.<br />

A cavallo tra il 2004 e il 2005, inoltre,<br />

per richiamare l’attenzione sul tema<br />

è stata avviata una raccolta di firme


pro-piccola fauna, che, in pochi mesi,<br />

ha conseguito quasi 1.000 adesioni tra<br />

tecnici, studiosi, appassionati e cittadini<br />

“comuni”. Le firme raccolte saranno<br />

consegnate, nel corso del 2006, al<br />

Presidente della Giunta Regionale ed<br />

all’Assessore all’Ambiente, nella speranza<br />

di un favorevole accoglimento della<br />

proposta di legge e di una sua rapida<br />

approvazione.<br />

Il testo relativo alle “Norme per la<br />

tutela e la conservazione della piccola<br />

fauna marchigiana” si articola,<br />

nella sua stesura originaria, in 15 punti<br />

e prevede l’istituzione di un coordinamento<br />

scientifico regionale che - senza<br />

eccessivi appesantimenti burocratici - si<br />

occupi in maniera esplicita delle problematiche<br />

di conservazione di Anfibi,<br />

Rettili, piccoli Mammiferi ed Invertebrati<br />

nei loro habitat, rapportando tali<br />

imprescindibili esigenze di tutela agli<br />

strumenti di pianificazione e gestione<br />

territoriale.<br />

Per molte delle specie animali da<br />

sottoporre a tutela (l’elenco completo<br />

è riportato nella tabella n. 2), considerate<br />

le scarse conoscenze distributive<br />

attuali, la completa scomparsa o la<br />

grande riduzione degli habitat elettivi<br />

e l’importanza bio-geografica, sarà<br />

necessaria l’applicazione di rigorose<br />

misure di tutela rivolte sia alla protezione<br />

della singola specie che alla<br />

salvaguardia dell’habitat frequentato,<br />

Talpa cieca (Talpa caeca)<br />

per evitarne una probabile estinzione<br />

locale nel giro di pochi anni.<br />

Sono state inserite nell’elenco anche<br />

alcune specie solitamente ritenute “problematiche”<br />

o “dannose” (come alcuni<br />

roditori e le talpe), ma il criterio seguito<br />

è quello prettamente naturalistico: si<br />

tratta, infatti, di specie che in natura<br />

hanno una nicchia ecologica ben definita<br />

e che - esclusi i limitati “danni”<br />

arrecati alle colture orticole - solo in<br />

situazioni di degrado igienico-ambientale<br />

possono diventare potenziale<br />

veicolo di zoonosi. L’unica specie di<br />

roditore che nella proposta di legge<br />

non è stato inserito - anche se si è<br />

trattata di una valutazione “sofferta” - è<br />

Rattus norvegicus, sulla cui autoctonia<br />

non vi sono dati certi (si tratta di una<br />

specie originaria del nord-est asiatico,<br />

probabilmente giunta in Europa nel<br />

medioevo).<br />

In ogni caso, per le aree urbane e per<br />

le corti esterne di abitazioni private<br />

sono previste delle deroghe ai divieti<br />

generali, in particolare per quelle specie<br />

che notoriamente frequentano orti<br />

e giardini e che, talvolta, “sconfinano”<br />

anche all’interno delle abitazioni. La<br />

filosofia di fondo, comunque, è quella<br />

di arrivare ad evitare l’uso (e l’abuso) di<br />

sostanze chimiche tossiche (… e nocive<br />

anche per l’uomo), esche velenose e<br />

trappole cruente, per passare invece<br />

all’applicazione di metodi “passivi”,<br />

“dissuasivi” ed “ecologici” nel vero<br />

senso del termine.<br />

Particolare attenzione, infine, viene data<br />

anche al problema dell’investimento<br />

della piccola fauna su strade trafficate,<br />

specialmente laddove l’infrastruttura<br />

viaria va a coincidere con le principali<br />

rotte migratorie o di spostamento della<br />

fauna terragnola e dulciacquicola.<br />

Come approfondimento specifico, nella<br />

tabella 3 viene riportato lo status distributivo<br />

e conservazionistico regionale<br />

dell’erpetofauna autoctona (elaborato<br />

sulla base delle informazioni attualmente<br />

a disposizione degli studiosi),<br />

assieme al quadro riepilogativo relativo<br />

al regime di tutela “giuridica” in Italia<br />

(in base alle specifiche convenzioni<br />

internazionali e delle direttive comunitarie).<br />

Per avere maggiori informazioni sulle<br />

iniziative marchigiane legate alla<br />

“piccola fauna” è possibile mettersi in<br />

contatto con l’autore di questo articolo,<br />

coordinatore della campagna di sensibilizzazione:<br />

david.fiacchini@libero.it.<br />

Granchio di fiume (Potamon fluviatile)<br />

69


Tabella 2: Le specie della “piccola fauna” da tutelare nella proposta di legge regionale<br />

ANFIBI<br />

RETTILI<br />

MAMMIFERI<br />

(in aggiunta alle<br />

specie già protette<br />

con L. n. 157/1992<br />

e L. R. n.7/1995<br />

INVERTEBRATI<br />

70<br />

Salamandra pezzata (Salamandra salamandra), Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), Geotritone italiano<br />

(Speleomantes italicus), Tritone crestato italiano (Triturus carnifex), Tritone alpestre (Triturus alpestris), Tritone italiano<br />

(Triturus italicus), Tritone punteggiato (Triturus vulgaris), Rospo comune (Bufo bufo), Rospo smeraldino (Bufo viridis),<br />

Ululone appenninico (Bombina pachypus), Raganella italiana (Hyla intermedia), Rana dalmatina (Rana dalmatina), Rana<br />

temporaria (Rana temporaria), Rana appenninica (Rana italica), “rana verde” (Rana kl. hispanica - Rana bergeri)<br />

Testuggine palustre europea (Emys orbicularis), Testuggine di terra (Testudo hermanni hermanni), Geco comune (Tarentola<br />

mauritanica), Geco verrucoso (Hemidactylus turcicus), Orbettino (Anguis fragilis), Ramarro (Lacerta bilineata), Lucertola<br />

campestre (Podarcis sicula), Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Luscengola comune (Chalcides chalcides), Colubro<br />

liscio (Coronella austriaca), Colubro di Riccioli (Coronella girondica), Saettone comune (Elaphe longissima = Zamenis<br />

longissimus), Cervone (Elaphe quatuorlineata), Biacco (Coluber viridifl avus = Hierophis viridifl avus), Natrice dal collare<br />

(Natrix natrix), Natrice tassellata (Natrix tessellata), Vipera comune (Vipera aspis), Vipera dell’Orsini (Vipera ursinii)<br />

Riccio europeo (Erinaceus europaeus), tutte le specie appartenenti ai generi Crocidura, Neomys, Sorex e Suncus; tutte<br />

le specie appartenenti all’ordine Chiroptera; Scoiattolo (Sciurus vulgaris), Ghiro (Glis glis), Moscardino (Muscardinus<br />

avellanarius), Topo quercino (Eliomys quercinus), Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus), Arvicola terrestre (Arvicola<br />

terrestris), Arvicola di Savi (Microtus savii), Arvicola delle nevi (Chionomys nivalis), Istrice (Hystrix cristata), Tasso (Meles<br />

meles), Puzzola (Mustela putorius), Donnola (Mustela nivalis), Martora (Martes martes), Faina (Martes foina)<br />

Talpa europea (Talpa europaea), Talpa cieca (Talpa caeca) e Talpa romana (Talpa romana), Topolino delle risaie (Micromys<br />

minutus), Topolino delle case (Mus domesticus), Topo selvatico collo giallo (Apodemus fl avicollis), Topo selvatico<br />

(Apodemus sylvaticus), Ratto nero (Rattus rattus)<br />

Gambero di fi ume o Gambero dai piedi bianchi (Austropotamobius pallipes = Austropotamobius italicus), Gamberetto<br />

d’acqua dolce (Palemonetes antennarius), Granchio di fi ume (Potamon fl uviatile)<br />

Tutte le popolazioni di specie autoctone degli invertebrati dulciacquicoli e terragnoli che costituiscono la cosiddetta “fauna utile”<br />

Fauna ipogea È tutelato l’intero popolamento animale (Vertebrati ed Invertebrati) delle cavità ipogee marchigiane<br />

Cervone (Elaphe quatuorlineata)<br />

Tritone crestato italiano (Triturus carnifex)


Specie (*) D H E V L. Rosso “Berna” “Habitat”<br />

Tutela proposta<br />

a livello regionale<br />

SAL_SAL 3 3 3 9 L.R. All. III - massima<br />

SAL_TER 3 2 3 8 L.R. All. II All. II – IV massima<br />

TRI_CAR 1 1 3 5 - All. II All. II – IV<br />

TRI_ITA 3 3 3 9 L.R. All. II All. IV massima<br />

TRI_ALP 3 3 3 9 L.R. - - massima<br />

TRI_VUL 2 2 3 7 - All. III -<br />

SPE_ITA 3 2 3 8 L.R. All. II All. IV massima<br />

BOM_PAC 3 2 3 8 L.R. All. II All. II – IV massima<br />

BUF_BUF 1 1 2 4 - All. III -<br />

BUF_VIR 3 2 3 8 - All. II All. IV massima<br />

HYL_INT 2 2 2 6 - All. II All. IV<br />

RAN_HIS 1 2 1 4 - All. III All. IV – V<br />

RAN_DAL 3 3 3 9 - All. II All. IV massima<br />

RAN_ITA 3 3 3 9 L.R. All. II All. IV massima<br />

RAN_TEM 3 3 3 9 L.R. - All. V massima<br />

EMY_ORB 3 3 3 9 L.R. All. II All. II – IV massima<br />

TES_HER 3 2 2 7 EN. All. II All. II – IV<br />

CAR_CAR 3 3 3 9 CR. All. II All. II – IV massima<br />

HEM_TUR 3 3 1 7 - All. III -<br />

TAR_MAU 3 3 1 7 - All. III -<br />

ANG_FRA 1 1 2 4 - All. III -<br />

LAC_BIL 1 1 2 4 - All. II All. IV<br />

POD_MUR 1 1 1 3 - All. II All. IV<br />

POD_SIC 1 2 2 5 - All. II All. IV<br />

CHA_CHA 2 2 2 6 - - -<br />

COL_VIR 1 1 2 4 - All. II All. IV<br />

COR_AUS 3 2 2 7 - All. II All. IV<br />

COR_GIR 3 3 3 9 L.R. All. III - massima<br />

ZAM_LON 2 1 2 5 - All. II All. IV<br />

ELA_QUA 3 2 3 8 L.R. All. II All. II – IV massima<br />

NAT_NAT 1 1 2 4 - All. III -<br />

NAT_TES 2 2 2 6 - All. II All. IV<br />

VIP_ASP 2 2 3 7 - All. III -<br />

VIP_URS 3 3 3 9 VU. All. II All. II – IV massima<br />

Tabella 3: Status conservazionistico regionale dell’erpetofauna autoctona e quadro riepilogativo relativo al regime<br />

di tutela “giuridica” in Italia sulla base delle specifiche convenzioni internazionali e delle normative comunitarie<br />

Legenda<br />

(*) = il nome scientifico della specie è stato abbreviato<br />

per comodità di trascrizione e lettura, utilizzando<br />

le prime tre lettere del genere e della specie.<br />

D = Distribuzione regionale (3 = specie rara e/o<br />

localizzata; 2 = specie comune; 1 = specie diffusa).<br />

H = Estensione habitat utilizzato dalla specie<br />

(3 = puntiforme; 2 = sparso; 1 = esteso ).<br />

E = Eleggibilità alle modificazioni ambientali<br />

(3 = molto vulnerabile; 2 = vulnerabile; 1 = poco<br />

vulnerabile/indifferente).<br />

V = Indice di Vulnerabilità a livello provinciale<br />

(minimo: 3 = specie meno sensibile; massimo:<br />

9 = specie più vulnerabile).<br />

“L. Rosso” = Libro Rosso degli animali d’Italia,<br />

con le categorie di minaccia IUCN (Bulgarini<br />

et al., 1998).<br />

“Berna” = La Convenzione di Berna, stipulata a<br />

livello europeo il 19 settembre 1979 e ratificata dall’Italia<br />

con la Legge n. 503 del 1981, ha come scopo<br />

principale la conservazione della vita selvatica e dell’ambiente<br />

naturale in Europa, tutelando numerose<br />

specie vegetali e animali e proponendo eventuali<br />

forme di sfruttamento compatibile per altre specie.<br />

“Habitat” = La Direttiva Comunitaria definita “Habitat”<br />

è la <strong>n°</strong> 43 del 1992, applicata in Italia con<br />

D.P.R. <strong>n°</strong> 357/1997 (modificato dal D.P.R. <strong>n°</strong> 120/<br />

2003), vincola i paesi della CEE ad attivarsi per la<br />

conservazione degli habitat naturali/seminaturali<br />

e delle specie autoctone vegetali e animali.<br />

Nota. Le informazioni relative allo status distributivo<br />

e conservazionistico dell’erpetofauna<br />

delle Marche sono state elaborate consultando<br />

i seguenti lavori:<br />

Fiacchini D. & Foglia G., 2003 - Primi interventi<br />

di conservazione attiva della piccola fauna delle<br />

Marche. Le Scienze Naturali nella Scuola. Liguori<br />

Editore, <strong>Anno</strong> XII, 21: 51-58.<br />

Poggiani L. & Dionisi V., 2003 - Gli Anfibi e<br />

i Rettili della Provincia di Pesaro e Urbino.<br />

Quaderni dell’Ambiente n. 12/2002. Provincia<br />

di Pesaro e Urbino, Assessorato Beni ed Attività<br />

Ambientali, pp. 111<br />

Fiacchini D., 2003 - Atlante degli Anfibi e dei<br />

Rettili della provincia di Ancona. Assessorato<br />

all’Ambiente della Provincia di Ancona. Casa<br />

Editrice Nuove Ricerche, Ancona, pp. 128<br />

Fiacchini D., 2004 - L’erpetofauna nelle aree<br />

protette marchigiane. Check-list degli Anfibi<br />

e dei Rettili di parchi e riserve delle Marche.<br />

Parchi, 42 (2004): 36-45<br />

Fiacchini D., Di Martino V. & Polini N., 2004 -<br />

Note sulle conoscenze distributive degli Anfibi<br />

Urodeli del genere Triturus (Rafinesque, 1815)<br />

nelle Marche. V° Congresso nazionale SHI, Calci -<br />

Pisa, 29 settembre - 3 ottobre 2004. Riassunti<br />

Geotritone italiano (Speleomantes italicus)<br />

71


Con lo scopo di socializzare sempre più<br />

una corretta cultura ambientale e informare<br />

su questioni più specificatamente<br />

tecniche, è stato inaugurato, sabato 28<br />

gennaio, AMBIENTEINforma, il nuovo<br />

Sportello Ambientale del Comune di<br />

Falconara Marittima (AN) dedicato alla<br />

comunicazione con i cittadini.<br />

Nato dalla precisa volontà del Comune<br />

di Falconara Marittima, con la<br />

collaborazione degli Assessorati all’Ambiente<br />

della Regione Marche e della<br />

Provincia di Ancona, lo Sportello si<br />

offre come un nuovo servizio di informazione<br />

e divulgazione locale con<br />

l’obiettivo di:<br />

- rendere consapevoli i cittadini di essere<br />

inseriti in un sistema complesso<br />

di relazioni;<br />

- diffondere una nuova cultura della<br />

sostenibilità ambientale attraverso<br />

la conoscenza delle problematiche<br />

legate al territorio;<br />

- acquisire comportamenti individuali<br />

e collettivi corretti;<br />

- partecipare consapevolmente ai processi<br />

amministrativi legati alla gestione<br />

del territorio.<br />

Attraverso una metodologia di informazione<br />

e sensibilizzazione che<br />

prevede la produzione di materiale<br />

illustrativo e didattico, la promozione<br />

di conferenze ed incontri pubblici per<br />

le diverse categorie, mostre, momenti<br />

formativi quali seminari, corsi e laboratori<br />

didattici, nonché l’allestimento di<br />

spazi espositivi e banchetti itineranti,<br />

AMBIENTEINforma si prefigge di<br />

portare all’attenzione della più larga<br />

utenza le tematiche e gli aspetti più<br />

rilevanti del territorio:<br />

• Sensibilizzazione alla tutela dell’ambiente;<br />

• Aree naturali;<br />

• Qualità dell’aria e mobilità;<br />

• Inquinamento acustico;<br />

• Energia e risparmio energetico in<br />

casa e in ufficio;<br />

• Tutela delle acque e risparmio idrico;<br />

• Rifiuti, raccolta differenziata, compostaggio,<br />

prevenzione nei consumi;<br />

• Educazione ambientale;<br />

72<br />

EDUCAZIONE AMBIENTALE<br />

“AMBIENTEINFORMA”: PER DIFFONDERE<br />

COMUNICAZIONE E CULTURA AMBIENTALI<br />

Il Comune di Falconara Marittima (AN), in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale<br />

e la Regione Marche, ha inaugurato il primo Sportello-Ambiente della Provincia<br />

• Consumi responsabili;<br />

• Bioedilizia;<br />

• Diritto ambientale.<br />

Allo scopo, oltre alla presenza quotidiana<br />

di operatori specializzati, in grado<br />

di fornire le informazioni richieste<br />

dall’utente, lo Sportello di Falconara è<br />

dotato di una considerevole biblioteca<br />

tematica e si fregia della partecipazione<br />

dei Vigili Ambientali e dei rappresentanti<br />

delle Associazioni Ambientaliste<br />

Legambiente e WWF.<br />

“Quello di Falconara Marittima è<br />

il primo Sportello-Ambiente della<br />

Provincia di Ancona” ha dichiarato<br />

durante l’inaugurazione l’Assessore<br />

all’Ambiente della Provincia di Ancona,<br />

Patrizia Casagrande che ha<br />

pure ricordato: “quando la Provincia<br />

rispose positivamente alla richiesta della<br />

Regione di individuare alcuni Centri<br />

di Esperienza Ambientale (CEA), riconobbe<br />

nella domanda presentata dalla<br />

Cooperativa “Aesis” una serie di valori<br />

di Alberto Piastrellini<br />

che portavano all’individuazione di<br />

quel preciso territorio come destinatario<br />

di un CEA”.<br />

“L’idea si è in seguito sviluppata anche<br />

grazie alla collaborazione del Comune<br />

di Falconara, ha proseguito poi l’Assessore<br />

Casagrande, sottolineando: “molte<br />

persone, tante idee: questo risultato!”.<br />

Nel presentare le finalità della<br />

struttura, l’Assessore Provinciale ha<br />

voluto rimarcare come questa sia<br />

principalmente un luogo dove la cultura<br />

ambientale cresce e si radica nel<br />

territorio: “AMBIENTEINforma è un<br />

luogo dove i cittadini possono chiedere<br />

come si risparmia l’energia; come si<br />

differenzia, si ricicla e quale sia infine<br />

la destinazione finale del rifiuto;<br />

come comportarsi relativamente ai<br />

livelli delle polveri sottili e alle diverse<br />

strategie messe in atto dai Comuni,<br />

dalle Province e dalla Regione”.<br />

“Credo - ha affermato l’Assessore Casagrande<br />

- che uno sportello di questo tipo<br />

serva a far circuitare informazioni e<br />

Gli Assessori mentre si intrattengono con le scolaresche coinvolte nell’iniziativa


uone pratiche ambientali e soprattutto<br />

a fugare dubbi”.<br />

“Sono le Istituzioni che agiscono nel territorio,<br />

Regione, Provincia e Comune,<br />

ad aver promosso l’apertura di questo<br />

Sportello-Ambiente - ha detto l’Assessore<br />

all’Ambiente del Comune di Falconara<br />

Marittima, Giancarlo Scortichini - è<br />

una fortuna per i cittadini, che queste<br />

Istituzioni abbiano molto a cuore le<br />

questioni ambientali”.<br />

“Le problematiche ambientali riguardano<br />

tutti - ha proseguito l’Assessore<br />

Scortichini - e quindi la circuitazione<br />

di informazioni corrette e comprensibili<br />

su queste tematiche è un’attività di<br />

primaria importanza”.<br />

“Informarsi - ha spiegato in seguito -<br />

non è importante solo per conoscere le<br />

problematiche che ci vedono protagonisti<br />

ma anche un modo per crescere<br />

consapevolmente, adottando comportamenti<br />

responsabili che possono dare<br />

un contributo importante alla causa<br />

ambientale”.<br />

L’Assessore ha poi voluto dare il giusto<br />

risalto al secondo aspetto caratterizzante<br />

l’attività dello Sportello: quello della<br />

didattica.<br />

“È un settore in cui il Comune ha già<br />

investito sforzi considerevoli negli anni<br />

passati ed ora, con questa nuova<br />

struttura si cercherà ulteriormente di<br />

coinvolgere i bambini delle scuole e le<br />

generazioni più giovani nella presa<br />

Gli Assessori all’Ambiente del Comune di Falconara.<br />

Da sinistra: Giancarlo Scortichini, Patrizia Casagrande, Marco Amagliani<br />

di coscienza di quale sia il rapporto<br />

migliore con l’ambiente, di quanto<br />

l’ambiente che ci circonda sia un elemento<br />

determinante del nostro presente<br />

e del nostro futuro”.<br />

“La diffusione della conoscenza - ha<br />

concluso, infine, l’Assessore Scortichini<br />

- fa parte di quel percorso “dal basso”<br />

che è parte fondamentale del processo<br />

civile e democratico”.<br />

“Ritrovo un certo rapporto fra gli<br />

argomenti che, come ho appreso, si<br />

tratteranno con i cittadini in questo<br />

Sportello e quelli che mi trovo ad affrontare<br />

ogni giorno come Amministratore<br />

pubblico - ha chiosato, salutando i<br />

presenti l’Assessore all’Ambiente della<br />

Regione Marche, Marco Amagliani.<br />

“Se si riuscisse effettivamente a creare<br />

una dinamica di fiducioso dialogo<br />

fra gli utenti, soprattutto fra i più giovani,<br />

e gli operatori dello Sportello,<br />

avremmo tutti centrato un obiettivo<br />

importante”.<br />

Proseguendo, l’Assessore Amagliani ha<br />

ricordato le problematiche maggiori<br />

in materia ambientale del comune di<br />

Falconara; la vicinanza spesso traumatica<br />

con Api Raffineria, ma anche la<br />

sua importanza strategica come polo<br />

energetico.<br />

“Proprio il tema dell’energia, in parte<br />

affrontato dalla Regione Marche<br />

con il Piano Energetico Ambientale<br />

Regionale - ha continuato l’Assessore<br />

regionale - pur strutturandosi in un arco<br />

temporale che va dal 2005 al 2015,<br />

sta cominciando a produrre degli effetti<br />

significativi a livello locale nelle varie<br />

Province della Regione, a riprova di<br />

un’attenzione crescente nei confronti<br />

delle tematiche del risparmio energetico,<br />

dell’utilizzo di fonti rinnovabili, di<br />

buone pratiche a carico di Pubbliche<br />

Amministrazioni”.<br />

“In questo senso - ha concluso Amagliani<br />

- far circuitare le migliori<br />

informazioni possibili su tematiche<br />

ambientali, proporre anche visivamente<br />

uno stile diverso di vita - alludendo<br />

all’arredo scelto per gli ambienti dello<br />

Sportello, tutto realizzato con materiali<br />

di recupero ed altri a basso impatto<br />

ambientale - non può che aumentare la<br />

fiducia della cittadinanza nei confronti<br />

di pratiche e comportamenti virtuosi<br />

ora più che mai necessari”.<br />

A conclusione della mattinata l’Assessore<br />

Casagrande ha anticipato<br />

le possibili future aperture di nuovi<br />

Sportelli-Ambiente nella Provincia di<br />

Ancona: “Abbiamo individuato cinque<br />

possibilità in altrettanti luoghi topici<br />

del territorio provinciale; Senigallia,<br />

grazie al lavoro di Forestalp; Selva di<br />

Castelfidardo, in collaborazione con<br />

la Fondazione Ferretti; Oasi di Ripa<br />

Bianca; Parco della Gola della Rossa<br />

e Parco del Conero”.<br />

73


€CO - FINANZIAMENTI<br />

La rubrica €CO-FINANZIAMENTI illustra, in questo numero,<br />

due misure di carattere regionale e una di carattere nazionale.<br />

Le prime due sono relative alla Regione Toscana. Sono previsti<br />

contributi alle PMI del turismo per le certificazioni ambientali e<br />

sociali, nel primo caso, e a tutti i soggetti, sia pubblici che privati,<br />

per l’installazione di pannelli solari termici, nel secondo caso.<br />

Vengono infine illustrate le modalità per ottenere i contributi<br />

concessi dal Ministero dell’Ambiente per la trasformazione della<br />

propria auto Euro 1 o Euro 2 a metano o GPL.<br />

REGIONE TOSCANA<br />

Docup ob. 2 - Azione 1.4.2 a) “Aiuti per la qualificazione<br />

di servizi turistici” - Bando<br />

Decreto D.G. ARPAT n. 618 del 19 dicembre 2005<br />

(BUR Toscana n. 4 del 25 gennaio 2006 - parte III)<br />

Descrizione della misura e tipologia degli interventi<br />

Gli aiuti sono rivolti alle singole imprese operanti nel settore<br />

del turismo per l’acquisizione di servizi esterni e consulenze,<br />

ai sensi dell’art. 5 del Regolamento CE 70/2001, mirato a:<br />

a) consulenze in materia ambientale per la Registrazione<br />

EMAS e la Certificazione ISO 14001;<br />

b) consulenze per l’ottenimento della Certificazione della<br />

Responsabilità Sociale S.A. 8000;<br />

c) consulenze per l’ottenimento del marchio comunitario<br />

di qualità ecologica al servizio di ricettività turistica<br />

Ecolabel.<br />

Il Decreto integra il bando approvato con Decreto n. 2 del<br />

10/01/2005 relativo alle annualità 2005 e 2006. In particolare<br />

ha riaperto i termini per la presentazione delle domande<br />

relative agli interventi realizzati nelle aree a sostegno transitorio.<br />

Spese ammissibili<br />

Le spese ammissibili sono esclusivamente quelle relative a<br />

consulenze e servizi esterni fornite da professionisti o società<br />

di consulenza con partita IVA, direttamente necessarie<br />

e coerenti con quanto richiesto dalla normativa che regola<br />

l’ottenimento della certificazione, registrazione o marchio.<br />

Tali spese non devono essere connesse in alcun modo alle<br />

normali spese di funzionamento dell’impresa, né ad adempimenti<br />

ad obblighi di legge (es. adeguamento della normativa<br />

sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro).<br />

Tipologia del contributo<br />

Il contributo è commisurato al 50% dell’investimento ammissibile<br />

che non può essere superiore a un importo massimo di:<br />

- Euro 20.000,00 per la Registrazione EMAS e la<br />

Certificazione ISO 14001;<br />

- Euro 10.000,00 per la certificazione SA 8000;<br />

- Euro 15.000,00 per il marchio Ecolabel.<br />

Nel caso si realizzi un intervento che comprenda più certificazioni,<br />

l’importo massimo ammissibile sarà determinato<br />

dalla somma dell’investimento massimo previsto per ciascuna<br />

certificazione, riducendo del 10% l’importo massimo per<br />

ogni certificazione successiva alla prima. I contributi non sono<br />

cumulabili, per la stessa tipologia di attività, ad altri benefici,<br />

comunque disposti, relativi a normative regionali, nazionali e<br />

comunitarie. Le attività per le quali è richiesto il contributo devono<br />

essere avviate dopo la presentazione delle domande.<br />

Beneficiari<br />

Possono beneficiare dei contributi le PMI, anche sotto forma<br />

cooperativa, che hanno sede operativa o unità locale nella<br />

quale si realizzerà l’intervento iscritta in CCIAA e localizzata<br />

nelle aree Ob. 2 o sostegno transitorio. L’impresa deve<br />

esercitare come attività prevalente una delle attività turistico<br />

ricettive previste dalla L.R. 23/03/2000 n. 42 o un’attività di<br />

gestione delle strutture complementari al turismo individuate<br />

nella DGR n. 349 del 02/04/2001.<br />

In sede di valutazione della domanda, viene attribuito un<br />

punteggio aggiuntivo alle PMI che hanno aderito al protocollo<br />

“Benvenuti in Toscana” o la cui sede oggetto degli<br />

interventi è localizzata:<br />

- in un comune montano;<br />

- in un comune con aree svantaggiate;<br />

- all’interno del sistema delle aree protette e dei parchi<br />

nazionali e regionali;<br />

- in un comune termale.<br />

Se l’impresa non ha già aderito al protocollo, potrà farlo<br />

al momento della presentazione della domanda spedendo<br />

l’apposito modulo allegato alla modulistica del bando.<br />

Localizzazione geografica<br />

Gli interventi devono essere localizzati nelle aree obiettivo<br />

2 aziende ubicate nelle aree a sostegno transitorio.<br />

Presentazione domande e scadenza<br />

La domanda va redatta in bollo utilizzando gli appositi moduli<br />

scaricabili al link www.docup.toscana.it e va spedita tramite lettera<br />

raccomandata A.R. alla Direzione Generale di ARPAT - Area<br />

Progetti Comunitari, ecogestione e SUAP - Via Nicola Porpora,<br />

22 - 50144 Firenze. Le domande vanno presentate dal 1°<br />

febbraio al 31 marzo 2006. Per la modulistica consultare:<br />

www.rete.toscana.it/sett/turismo o www.docup.toscana.it.<br />

75


REGIONE TOSCANA<br />

DGR n. 1 del 9 gennaio 2006<br />

Approvazione Accordo volontario settoriale per la<br />

promozione del “solare termico” per l’anno 2006<br />

Obiettivi e descrizione della misura<br />

Nel 2000 è stato siglato il primo accordo volontario tra la<br />

Regione Toscana, Province, Comuni, associazioni di categoria<br />

e altri soggetti interessati, volto all’installazione di<br />

pannelli solari termici destinati alla produzione di acqua<br />

calda sanitaria. Lo stesso è stato rinnovato e modificato<br />

negli anni successivi. Recentemente la Regione Toscana ha<br />

sottoscritto l’accordo per il 2006.<br />

Gli accordi sono volti a raggiungere l’obiettivo stabilito<br />

nel Piano energetico regionale: raggiungere 200 mila m 2 di<br />

pannelli solari installati nel 2010.<br />

Tipologia degli interventi<br />

Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche dell’impianto<br />

si rinvia al testo dell’accordo. Si sottolinea che i collettori<br />

dovranno avere un rendimento termico che risponda ai<br />

requisiti minimi di cui al punto 2 della scheda tecnica n.<br />

8 dell’allegato A della delibera n. 111/04 dell’Autorità per<br />

l’energia elettrica e il gas, rendimento termico determinato<br />

secondo le prescrizioni della norma UNI 8412-9. Gli impianti<br />

dovranno in generale rispettare le prescrizioni delle norme<br />

EN 12975-1, EN 12976-1, EN12977-1.<br />

Per quanto riguarda l’installazione in edifici storici, gli<br />

impianti solari debbono essere adagiati sulla copertura<br />

inclinata e gli eventuali serbatoi devono essere posizionati<br />

all’interno degli edifici stessi. Nel caso di edifici non storici,<br />

i serbatoi potranno essere posizionati anche nell’interno<br />

dell’edificio. I serbatoi non devono recare scritte e o marchi<br />

di fabbrica delle ditte venditrici o installatrici. Nel caso di<br />

edifici non storici a copertura piana, i pannelli solari ed i<br />

loro serbatoi potranno essere installati con la inclinazione<br />

ritenuta ottimale, curandone comunque l’installazione nella<br />

parte centrale della copertura, o comunque in quella meno<br />

visibile dal piano stradale sottostante.<br />

Tipologia del contributo<br />

Le risorse disponibili ammontano a 300 mila Euro. Il contributo<br />

è a fondo perduto e ammonta al 20% delle spese<br />

sostenute e documentate, valutato su una base massima<br />

di 0,80 Euro a Kw/h annui dichiarati. L’importo massimo<br />

finanziabile per impianto è di 5.000,00 Euro. La parte non<br />

finanziata può essere ammessa alla detrazione Irpef. Per<br />

le imprese il contributo è soggetto alla regola del “de minimis”.<br />

La spesa ammissibile è comprensiva di IVA per i<br />

beneficiari assoggettati all’imposta, esente IVA per tutti gli<br />

altri beneficiari.<br />

Beneficiari<br />

Tutti i soggetti, sia pubblici che privati.<br />

Localizzazione geografica<br />

Regione Toscana.<br />

Presentazione domande e scadenza<br />

Per accedere a tali fondi ci si deve rivolgere a uno dei soggetti<br />

di seguito elencati:<br />

Provincia di Arezzo<br />

Amm.ne Prov.le di Arezzo - Servizio Programm. Terr., Urbanistica,<br />

Ecologica<br />

76<br />

Tel. 0575.335.4309 - e-mail r.franci@provincia.arezzo.it<br />

Provincia di Firenze<br />

Agenzia Energetica di Firenze<br />

Tel. 055.219.641 - e-mail seminara@firenzenergia.com<br />

Provincia di Grosseto<br />

Amm.ne Prov.le di Grosseto - Area Ambiente<br />

Tel. 0564.48.48.13/23 - e-mail r.rossi@provincia.grosseto.it<br />

Provincia di Livorno<br />

Agenzia Energetica di Livorno<br />

Tel. 0586.200.007 - e-mail info@ealp.it<br />

Provincia di Lucca<br />

Agenzia Energetica di Lucca<br />

Tel. 0583.96.28.53 - e-mail segreteria@alerr.it<br />

Provincia di Massa Carrara<br />

Agenzia Energetica di Massa - Carrara<br />

Tel. 0585.89.56.234 - e-mail eams_05@yahoo.it<br />

Provincia di Pisa<br />

Agenzia Energetica di Pisa<br />

Tel. 050.97.00.87 - e-mail agenpi@agenpi.com<br />

Provincia di Pistoia<br />

Amm.ne Prov.le di Pistoia - Serv. Patrimonio, Ed. Scolastica<br />

e Sportiva<br />

Tel. 0573.37.45.28 - e-mail l.salvi@provincia.pistoia.it<br />

Provincia di Prato<br />

Amm.ne Prov.le di Prato - U.O.C. Tutela Ambiente<br />

Tel. 0574.53.43.21 - e-mail moschetti@provincia.prato.it<br />

Provincia di Siena<br />

Amm.ne Prov.le di Siena - Servizio Ambiente<br />

Tel. 0577.24.16.67 - e-mail fasano@provincia.siena.it<br />

Le domande vengono accolte in ordine cronologico fino ad<br />

esaurimento delle risorse disponibili. Per consultare il testo<br />

dell’accordo e per altre informazioni, si rinvia alla pagina<br />

internet della Regione Toscana:<br />

www.rete.toscana.it/sett/pta/energia/fonti_rinnovabili/<br />

politiche_solare.htm<br />

Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio<br />

Iniziativa Carburanti a Basso Impatto - ICBI<br />

D.M. 20 dicembre 2000<br />

Nuovo Accordo di Programma Ministero dell’Ambiente<br />

- Convenzione dei Comuni del 19 ottobre 2006<br />

Obiettivi e descrizione della misura<br />

L’ICBI (Iniziativa Carburanti a Basso Impatto) è un Progetto<br />

nazionale volto alla promozione e allo sviluppo dei carburanti<br />

per autotrazione a basso impatto ambientale. L’obiettivo<br />

è quello di contribuire alla riduzione delle emissioni di sostanze<br />

pericolose per la salute, come il benzene e le polveri<br />

sottili, e delle emissioni climalteranti di CO 2 .<br />

Per dare vita al progetto è stata siglata una Convenzione<br />

tra i Comuni nel 2001.<br />

Il Comune di Parma è il referente del progetto, in quanto<br />

capofila della Convenzione.<br />

Il progetto è stato rifinanziato con la Legge 308/2004.<br />

Il 19 ottobre 2005 è stato siglato il nuovo Accordo di programma<br />

tra il Ministero dell’Ambiente e la Convenzione<br />

dei Comuni.


Tipologia degli interventi<br />

1. Trasformazione a GPL o a metano dei veicoli alimentati<br />

a benzina appartenenti alla classe Euro 1 o Euro 2 (generalmente<br />

immatricolati fra il 1 gennaio 1993 ed il 31<br />

dicembre 2000).<br />

2. Realizzazione impianti di rifornimento per flotte veicolari<br />

che effettuano servizi di pubblica utilità.<br />

Tipologia del contributo<br />

Le risorse assegnate sono pari a 20 milioni di Euro, di cui 15<br />

milioni per il primo intervento e 5 milioni per il secondo.<br />

Il contributo per la trasformazione a metano o GPL ammonta<br />

a 350,00 Euro. Il contributo viene detratto direttamente in<br />

fattura, non è cumulabile con altre agevolazioni ed è valido<br />

fino ad esaurimento dei fondi stanziati (fa fede la data di<br />

accettazione della prenotazione).<br />

Il contributo per il secondo tipo di intervento è pari al 70%<br />

dei costi relativi alla parte impiantistica.<br />

Beneficiari<br />

L’erogazione degli incentivi per le trasformazioni dei veicoli<br />

è destinata a persone fisiche e persone giuridiche, residenti<br />

o aventi sede in uno dei Comuni che hanno aderito alla<br />

Convenzione ICBI, che provvedono all’installazione di un<br />

impianto di alimentazione a GPL o a metano su un veicolo<br />

che risulti di loro proprietà. Le persone giuridiche possono<br />

accedere al contributo limitatamente ai mezzi destinati all’utilizzo<br />

in conto proprio. Sono escluse le persone giuridiche<br />

che svolgono attività di trasporto merci in conto terzi. Per le<br />

persone giuridiche si applica il regime “de minims”.<br />

Per la realizzazione degli impianti di distribuzione posso-<br />

no presentare domanda i Comuni per impianti propri o di<br />

Aziende controllate.<br />

Localizzazione geografica<br />

Comuni aderenti alla Convenzione ICBI.<br />

Presentazione domande e scadenza<br />

Il cittadino deve prenotare la trasformazione a GPL o a<br />

metano presso un’officina aderente all’iniziativa la quale,<br />

dopo avere verificato la disponibilità dei fondi, comunica<br />

al beneficiario quando potrà installare l’impianto. L’officina<br />

esegue la prenotazione dell’incentivo avvalendosi di<br />

procedura informatica. La procedura assegna un codice di<br />

prenotazione unico, vincolato ai dati del veicolo, del proprietario<br />

e dell’officina che ha effettuato la richiesta. Questo<br />

codice non è cedibile e garantisce solo l’accantonamento<br />

del fondo, mentre l’erogazione dell’incentivo avverrà solo<br />

dopo verifica dei requisiti da parte dell’ufficio ICBI. Ottenuto<br />

il codice di prenotazione l’officina può eseguire la<br />

trasformazione rispettando il “listino prezzi massimi”, come<br />

da allegato 3 dell’Accordo di Programma. La fattura/ricevuta<br />

fiscale dovrà evidenziare il rispetto del listino massimo e<br />

l’applicazione del contributo.<br />

È possibile prenotare la trasformazione a GPL o metano<br />

presso una delle officine aderenti all’iniziativa a partire dal<br />

13 febbraio 2006.<br />

Per informazioni sui Comuni aderenti e sulle officine autorizzate<br />

a eseguire le trasformazioni, si rinvia al sito internet<br />

dell’iniziativa ICBI: http://icbi.comune.parma.it<br />

77


Nel caso in cui la Pubblica Amministrazione competente<br />

ometta di pronunciarsi in ordine ad un’istanza<br />

di autorizzazione paesaggistica, questa può ritenersi<br />

tacitamente accolta?<br />

No. In materia ambientale, infatti, vige il principio per cui,<br />

in caso di cosiddetto silenzio da parte della Pubblica Amministrazione<br />

su un’istanza di autorizzazione, il provvedimento<br />

richiesto deve ritenersi respinto.<br />

In particolare, per quanto riguarda l’autorizzazione paesaggistica,<br />

l’art. 146 del D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice<br />

dei beni culturali e del paesaggio) i proprietari, possessori<br />

o detentori a qualsiasi titolo di beni sottoposti a vincolo<br />

paesaggistico hanno l’obbligo di sottoporre alla Regione o<br />

all’ente locale delegato i progetti delle opere che intendano<br />

eseguire, al fi ne di ottenere la preventiva autorizzazione.<br />

L’autorizzazione è rilasciata o negata dall’amministrazione<br />

competente e i lavori non possono essere iniziati in difetto<br />

di essa. Qualora la Regione abbia delegato la competenza<br />

autorizzatoria ad un ente locale e questo non si sia pronunciato<br />

nel termine previsto dalla legge, l’interessato<br />

può richiedere l’autorizzazione alla Regione, che<br />

provvede anche mediante un commissario ad<br />

acta; laddove, invece, la Regione non abbia<br />

affi dato agli enti locali la competenza al<br />

rilascio dell’autorizzazione paesaggistica,<br />

la richiesta di rilascio in via sostitutiva è<br />

presentata dall’interessato alla competente<br />

Soprintendenza<br />

Anche recentemente, la Suprema<br />

Corte ha ribadito che, in materia di<br />

tutela del paesaggio vige il principio<br />

fondamentale, ricavabile da una<br />

serie di disposizioni, da interpretarsi<br />

unitariamente nel sistema,<br />

78<br />

i quesiti dei lettori: L’ESPERTO RISPONDE<br />

Abruzzo e Molise, 6-9 marzo 2006<br />

10 A CONFERENZA NAZIONALE DELLE AGENZIE AMBIENTALI<br />

Sede: Pescara, Sulmona, Campobasso, Venafro<br />

Segreteria:<br />

APAT tel. 06/50072263<br />

ARTA Abruzzo tel. 085/4500237-207-220<br />

ARPA Molise tel. 0874/698458<br />

Padova, 15-18 marzo 2006<br />

SEP 2006<br />

Salone Internazionale delle Ecotecnologie e dei Servizi<br />

Sede: Fiera di Padova<br />

Informazioni: Tel. 049 840111<br />

www.sepeurope.org<br />

block notes Rubrica di informazioni utili<br />

secondo cui il silenzio dell’amministrazione preposta al<br />

vincolo ambientale non può avere valore di assenso (Cass.<br />

Pen., Sez. III, sent. 23 settembre 2005, n. 34102).<br />

A quale organo appartiene la competenza del procedimento<br />

di valutazione di impatto ambientale?<br />

In tema di valutazione dell’impatto ambientale, il Consiglio<br />

di Stato, con sentenza n. 1169 del 19 ottobre 1995, ha ritenuto<br />

che il potere dell’amministrazione, più che da vera e<br />

propria discrezionalità amministrativa, sia caratterizzato da<br />

discrezionalità tecnica.<br />

Da tale principio di diritto, lo stesso Consiglio di Stato ha più<br />

recentemente tratto la conseguenza che la competenza ad<br />

emettere il provvedimento conclusivo del procedimento di<br />

valutazione di impatto ambientale (cosiddetto giudizio di compatibilità<br />

ambientale), stante la sua natura di atto di gestione<br />

amministrativa, deve essere attribuita al dirigente responsabile<br />

(C.d.S., Sez. sez. VI, sent. 23 ottobre 2001, n. 5590).<br />

Ciò è stato affermato dai giudici amministrativi con riguardo<br />

ad un procedimento di VIA statale, in considerazione del<br />

riparto delle funzioni e delle responsabilità amministrative<br />

attualmente contemplato dal D. Lgs. n. 165/2001 (T.U. Pubblico<br />

Impiego) il quale attribuisce agli organi di governo le<br />

funzioni di indirizzo politico-amministrativo e agli organi<br />

dirigenziali le funzioni gestionali.<br />

Analogo discorso, peraltro, può essere fatto per i procedimenti<br />

di VIA di competenza degli enti locali, visto il tenore<br />

dell’art. 107 del D. Lgs. n. 267/2000 (T.U. Enti Locali) il quale<br />

riserva ai dirigenti, tra l’altro, la competenza ad adottare “i<br />

provvedimenti di autorizzazione, concessione o analoghi, il<br />

cui rilascio presupponga accertamenti e valutazioni, anche<br />

di natura discrezionale, nel rispetto di criteri predeterminati<br />

dalla legge, dai regolamenti, da atti generali di indirizzo, ivi<br />

comprese le autorizzazioni e le concessioni edilizie”.<br />

Firenze, 31 marzo-2 aprile 2006<br />

TERRA FUTURA<br />

Mostra-Convegno Internazionale delle Buone Pratiche di Sostenibilità<br />

Sede: Fortezza da Basso<br />

Informazioni: ADESCOOP - Agenzia dell’Economia sociale<br />

Via Boscovich, 12 - 35136 Padova - Tel. 049/8726599 - fax 049/8726568<br />

info@terrafutura.it - www.terrafutura.it<br />

Vicenza, 27-29 aprile 2006<br />

SOLAREXPO Mostra-Convegno Internazionale su Energie rinnovabili,<br />

Generazione distribuita e Architettura sostenibile<br />

Sede: Fiera di Vicenza<br />

Informazioni: Expoenergy <strong>srl</strong> - Tel. 0439 849855 - fax 0439 849854<br />

segreteria@solarexpo.com - www.solarexpo.com


Editoriale<br />

marzo 2006<br />

Trecento enti locali d’Europa hanno sottoscritto<br />

fi no ad oggi i Commitments di Aalborg, e di<br />

questi oltre un terzo sono italiani. Più di cento<br />

comuni, province, regioni ed enti territoriali che hanno<br />

preso impegni molto precisi e che ora sono chiamati<br />

a rispettarli.<br />

I Commitments di Aalborg infatti vanno oltre l’enunciazione di principi,<br />

indicando a chi li sottoscrive un percorso di azioni con precise<br />

scadenze temporali. I sindaci e i presidenti che hanno fi rmato quelle<br />

carte sanno che dovranno lavorare sodo, tenendo costantemente informata<br />

la popolazione sui progressi e i risultati raggiunti. Il Coordinamento<br />

Agende 21 Locali intende sostenere tutti i suoi soci che hanno<br />

sottoscritto i Commitments attraverso un continuo aggiornamento e<br />

scambio di informazioni, cercando di rendere più semplice e diretto il<br />

lavoro di ogni realtà locale.<br />

Ecco perché abbiamo messo il tema della attuazione dei Commitments<br />

al centro dei lavori della nostra assemblea annuale di Firenze. Sono<br />

passati quasi due anni dalla conferenza di Aalborg e la prima fase<br />

di lavoro, ovvero la verifi ca di base della situazione locale, dovrebbe<br />

essere già conclusa, o perlomeno avviata. Questa indagine preliminare,<br />

una sorta di rivisitazione del modello di Rapporto sullo Stato<br />

dell’Ambiente, permette di individuare le criticità e – perché no – i<br />

punti di eccellenza rapportati ai dieci temi dei Commitments. Attraverso<br />

questa operazione di verifi ca dovranno essere individuati gli<br />

obiettivi, i target che ogni amministrazione farà propri, assumendoli<br />

come punti del programma di governo e indicando anche i tempi in<br />

cui dovranno essere raggiunti.<br />

Il percorso è molto affascinante, ma anche complesso e decisamente<br />

lontano dalla corrente prassi amministrativa. Logico quindi che ci<br />

siano dubbi e ritardi nell’intraprenderlo. Alcune realtà locali hanno<br />

già prodotto risultati interessanti, che saranno illustrati nel corso<br />

dell’assemblea. Non c’è un manuale, non esiste una griglia defi nita:<br />

ogni esperienza utilizza sistemi e criteri differenti. Diventa estremamente<br />

interessante confrontare i percorsi scelti e valutarne pregi e difetti.<br />

La messa in pratica dei Commitments non è uno scherzo (avrete<br />

notato che cerco in ogni modo di non usare l’orribile inglesismo implementazione).<br />

E va detto che – per una volta – non siamo solo noi<br />

Italiani ad essere in ritardo. Credo anzi che il Coordinamento può<br />

essere un valore aggiunto per gli enti italiani, aprendo un confronto<br />

23<br />

Marzo 2006. N°23 - <strong>Free</strong> <strong>Service</strong> <strong>srl</strong> Editore - Via del Consorzio, 34 - <strong>60</strong>015 Falconara M.ma/AN - tel. 071/9161916 - fax 071/9162289<br />

Supplemento al n.3 Marzo 2006 di Regioni&Ambiente<br />

Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003, art.1, comma 1 (conv. in L.27/02/2004 n.46) - DCB Ancona<br />

positivo e stimolando gli indecisi. Non è casuale che le<br />

autorità locali dell’area Scandinavo-Baltica che hanno<br />

sottoscritto i Commitments hanno appena costituito<br />

un network e vedono nell’esempio italiano un modello<br />

molto interessante. Trovo molto positivo che uno degli<br />

effetti collaterali della diffusione dei Commitments è la<br />

spinta al lavoro in rete, al confronto, alla cooperazione.<br />

Tra un anno esatto si terrà a Siviglia la Quinta Conferenza delle<br />

Città Sostenibili d’Europa, che sarà centrata sulla verifi ca di quanto<br />

successo da Aalborg in poi. Sono convinto che saremo in grado di<br />

garantire a Siviglia una presenza italiana di grande rilevanza, e<br />

non solo sotto il profi lo dei numeri. Per marzo 2007 avremo molti dei<br />

nostri soci in grado di presentare il buon lavoro svolto, le esperienze e<br />

i risultati raggiunti. Siviglia sarà l’occasione per dimostrare che l’ago<br />

della sostenibilità in Europa è stabilmente puntato verso Sud.<br />

Se da una parte ci confrontiamo con soddisfazione con impegni,<br />

processi partecipati, condivisione degli obiettivi, dall’altra dobbiamo<br />

fare i conti con norme imposte con modalità quasi feudali, come la<br />

nuova legge delega in materia ambientale. Una giornata di studi<br />

organizzata il 14 febbraio scorso a Bologna dalle Regioni assieme al<br />

Coordinamento ci ha permesso di mettere a fuoco le gravi conseguenze<br />

che possono derivare da questo complesso pacchetto normativo. Ma<br />

prima ancora di entrare nel merito dell’articolato, che è già oggetto<br />

di ricorsi costituzionali da parte delle Regioni, è impossibile non<br />

sottolineare la incredibile lontananza del Governo, naturalmente in<br />

primis della struttura del Ministero dell’Ambiente, che emana decreti<br />

snobbando confronti e interlocuzioni. Ed è un vero peccato che anche<br />

la stampa, spesso così vigile e critica nei confronti delle leggi emanate<br />

dal Governo in scadenza, in questo caso non abbia prestato attenzione<br />

a un pacchetto di norme in grado di modifi care drasticamente temi di<br />

interesse primario. Possiamo solo sperare che la verifi ca costituzionale<br />

annulli il decreto e permetta di proseguire un percorso di avvicinamento<br />

della nostra legislazione ambientale agli standard europei.<br />

Emilio D’Alessio<br />

Presidente della Associazione Nazionale<br />

Coordinamento Agende 21 Locali Italiane<br />

stampato su<br />

carta riciclata<br />

1


L’Assemblea dei soci<br />

2006 sarà a Firenze<br />

L’Assemblea 2006 dell’Associazione Nazionale Coordinamento Agende<br />

21 Locali si terrà il 31 Marzo e 1 Aprile 2006 a Firenze. Per l’occasione<br />

il Coordinamento, assieme ai propri soci Regione Toscana, Provincia di<br />

Firenze, Comune di Firenze e in collaborazione con ARPA Toscana, promuoverà<br />

un calendario molto ricco e interessante di iniziative e attività.<br />

Tra i focus dell’evento spicca la volontà di analizzare lo stato di attuazione<br />

degli Aalborg Commitments in Italia, al fine anche di stimolare un<br />

percorso che porti gli Enti Locali Italiani a essere protagonisti a Siviglia<br />

2007, prossimo appuntamento per le Città Europee Sostenibili. L’Italia è<br />

infatti la nazione europea che conta il maggior numero di Enti Locali che<br />

hanno sottoscritto gli Aalborg Commitments, pertanto ora l’impegno deve<br />

essere quello di avere una leadership italiana anche di chi li ha attuati.<br />

Le attività inizieranno il 31 Marzo nell’ambito di “Terra Futura” -<br />

mostra, convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità<br />

- che si terrà presso le sale di Fortezza da Basso dal 31 marzo al 2 Aprile<br />

(www.terrafutura.it). Nella mattinata si terranno in parallelo delle sessioni<br />

aperte dei gruppi di lavoro del Coordinamento (Città medio piccole, Città<br />

Sostenibili, Contabilità ambientale, Cooperazione internazionale, Acquisti<br />

Verdi, Imballaggi, Montagne sostenibili, Consumi consapevoli, Agenda 21 e<br />

sistemi di gestione ambientale, Turismo sostenibile, Uffici Biciclette, mobilità<br />

sostenibile, Agenda 21 e CEA). L’occasione sarà buona per i nuovi soci o<br />

in generale per rappresentanti di Enti Locali di conoscere le attività dei<br />

vari gruppi e valutare successive partecipazioni.<br />

Presso “Terra Futura” verrà allestito anche uno stand del Coordinamento<br />

che oltre offrire materiali e informazioni sulle attività dell’Associazione e<br />

dei propri nostri partners (nazionali ed internazionali) fungerà da centro<br />

logistico per tutte le attività previste. Attorno allo stand del Coordinamento<br />

saranno posizionati gli stand dei Soci che vorranno essere presenti a<br />

Terra Futura, andando a formare una sorta di “quartiere” dell’Agenda 21.<br />

Ricordiamo che i soci i sostenitori del Coordinamento possono usufruire<br />

di un sconto per l’acquisizione degli stand a Terra Futura.<br />

Nel pomeriggio, si terrà un convegno dal titolo “Gli Aalborg Commitments<br />

in Italia: dalla firma alla attuazione” dove interverranno ospiti europei che<br />

riporteranno esperienze di altre nazioni e alcune best practice italiane<br />

che potranno fungere da esempio per tutti gli altri Enti Locali.<br />

Nella mattinata del 1° Aprile si terrà, invece, a Palazzo Vecchio nella prestigiosa<br />

“Sala de’ Dugento” l’Assemblea dei soci. Oltre agli adempimenti<br />

statutari (approvazione dei bilanci consuntivo e preventivo) verrà presentato<br />

anche il bilancio sociale 2005 in cui sono descritte minuziosamente tutte<br />

le attività realizzate nello scorso anno dall’Associazione. L’Assemblea sarà<br />

occasione anche per ospitare i responsabili di alcuni dei network europei<br />

con cui l’Associazione sta svolgendo progetti comuni e per presentare<br />

gli attesi risultati dell’indagine 2006 sullo stato di attuazione dell’Agenda<br />

21 Locale in Italia. Quest’anno l’indagine è stata svolta direttamente dal<br />

Coordinamento mediante un apposito modulo compilabile on-line dal<br />

proprio sito www.a21itay.it, la novità sta nel fatto che l’aggiornamento e<br />

l’implementazione dell’indagine rimarranno d’ora in avanti sempre attivi,<br />

perciò vi invitiamo, qualora non l’abbiate ancora fatto a segnalare tempestivamente<br />

eventuali progressi dei processi di Agenda 21 Locale.<br />

2<br />

Un importante progetto a<br />

sostegno dell’Agenda 21 in Sicilia<br />

Il Coordinamento Agende 21 Locali italiane è partner del Comune di<br />

Palermo, dell’Osservatorio Regionale Siciliano per l’Ambiente, dell’Università<br />

di Palermo, dell’Arpa Sicilia e della Confindustria Palermo in un<br />

importante progetto che ha come obiettivi:<br />

la messa a punto e l’erogazione di un pacchetto di iniziative formative<br />

rivolte al sistema, a sostegno delle pubbliche amministrazioni, delle<br />

associazioni datoriali e degli ordini professionali, per lo sviluppo sostenibile;<br />

la messa a punto e l’erogazione di un pacchetto di iniziative formative<br />

a sostegno di giovani laureati disoccupati, finalizzato soprattutto alla<br />

promozione di competenze utili al miglioramento delle performance<br />

ambientali degli enti pubblici e privati e all’attivazione di azioni di<br />

sviluppo locale sostenibile;<br />

la messa a punto e l’erogazione di un pacchetto di servizi a supporto<br />

delle iniziative formative e a sostegno dell’azione di governo e delle<br />

imprese per lo sviluppo sostenibile.<br />

II progetto è articolato su più linee di azione, tra cui:<br />

realizzare percorsi formativi per l’aggiornamento e la qualificazione del<br />

personale operante negli uffici pubblici su i temi connessi allo sviluppo<br />

sostenibile ed all’attivazione di Agenda 21 Locale, in particolar modo<br />

conoscenza delle problematiche dell’ambiente sia a livello globale, sia a<br />

livello locale; valutazione/interpretazione delle relazioni fra l’ambiente<br />

e l’attività antropica; elaborazione di proposte e suggerimenti per<br />

intervenire positivamente sui comportamenti che si ritiene abbiano<br />

un impatto negativo sull’ambiente.<br />

attivare uno Sportello Ambiente capace di garantire alle aziende,<br />

agli operatori pubblici e ai singoli cittadini, un servizio efficiente e la<br />

massima completezza e aggiornamento delle informazioni nel settore<br />

ambientale. L’attività si realizzerà anche attraverso l’utilizzo del “portale<br />

ambiente”, pensato come uno “sportello” informativo virtuale specializzato<br />

sui temi ambientali e destinato a rispondere ai fabbisogni delle<br />

amministrazioni locali e delle imprese attraverso attività di informazione,<br />

consulenza, assistenza, supporto tecnico, ecc.<br />

Realizzare l’analisi dello stato ambientale della città di Palermo con<br />

l’obiettivo di creare un collegamento, attraverso la rilevazione qualitativa<br />

e quantitativa dei dati provenienti dal territorio, tra la realizzazione di<br />

attività formative e le reali esigenze del mercato. L’ambito dell’indagine<br />

è riferibile a due piani differenti ma logicamente consequenziali: il primo<br />

riguarda l’analisi dello stato ambientale del territorio del Comune di<br />

Palermo, il secondo piano di indagine attiene all’individuazione delle<br />

figure professionali che saranno maggiormente richieste dal mercato,<br />

in relazione alle principali emergenze ed esigenze connesse alla tutela<br />

ed alla salvaguardia dell’ambiente, rilevate nella precedente fase di<br />

ricerca.<br />

attivazione di quattro differenti percorsi specialistici di alta formazione<br />

sulle seguenti tematiche: Management dei Sistemi di Gestione Ambientale,<br />

Gestione dei Sistemi Integrati, Gestione dei rifiuti e bonifica<br />

dei siti inquinati, Comunicazione e marketing ambientale. I percorsi<br />

formativi avranno durata annuale e prevedono n. 320 ore di formazione<br />

in aula e n. 4 mesi di stage, durante i quali i partecipanti potranno<br />

completare e perfezionare la loro preparazione, confrontandosi con<br />

le problematiche aziendali.


Il Coordinamento Agende 21 Locali italiane<br />

nella Commissione Mediterranea per lo sviluppo sostenibile<br />

Il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane è stato nominato membro, in<br />

qualità di rappresentante degli Enti Locali, della Commissione Mediterranea<br />

per lo Sviluppo Sostenibile (Mediterranean Commission on Sustainable<br />

Development, MCSD), organo consultivo e forum di dialogo del Piano<br />

d’Azione del Mediterraneo (MAP) dell’UNEP, per la definizione di una<br />

strategia regionale di sviluppo sostenibile nel bacino del Mediterraneo.<br />

Il MAP nasce dall’esigenza di tutelare l’ambiente marino dall’inquinamento<br />

nel bacino del mediterraneo in considerazione del degrado ambientale<br />

che sempre di più comprometteva l’area e le sue risorse e coinvolge<br />

tutte le nazioni che si affacciano su questo bacino (Albania, Algeria, Bosnia<br />

e Erzegovina, Croazia, Cipro, Comunità Europea, Egitto, Francia, Grecia,<br />

Israele, Italia, Libano, Libia, Malta, Monaco, Marocco, Serbia e Montenegro,<br />

Slovenia, Spagna, Tunisia, Turchia).<br />

Questa importante e prestigiosa nomina comporta la partecipazione alle<br />

23<br />

varie attività della Commissione e ai Gruppi di lavoro, operanti con il sostegno<br />

di MAP, il cui scopo è di esaminare questioni specifiche relative allo<br />

sviluppo sostenibile di particolare interesse per l’area mediterranea.<br />

I gruppi di lavoro tematici nel biennio 2006-2007 saranno:<br />

Risorse d’acqua<br />

Energia e cambiamenti climatici<br />

Inquinamento marino da natanti<br />

Gestione integrata delle aree costiere<br />

Agricoltura di qualità e sviluppo rurale sostenibile<br />

Turismo sostenibile<br />

In ciascun gruppo di lavoro parteciperanno dei rappresentanti del Coordinamneto<br />

Agende 21 Locali italiane portatori delle migliori esperienze<br />

emerse all’interno della Associazione.<br />

Rapporto sull’Ecosistema Urbano di Legambiente 2006:<br />

i primi posti ai comuni soci del Coordinamento<br />

Il Rapporto sull’Ecosistema Urbano 2006, realizzato<br />

ogni anno da Legambiente e pubblicato dal Sole<br />

24 Ore, censisce 103 città capoluogo di provincia.<br />

La graduatoria finale si ottiene elaborando un punteggio<br />

medio dei 26 parametri monitorati.<br />

Vediamo in dettaglio quali sono state le migliori<br />

performance dei Comuni soci del Coordinamento.<br />

Dei primi 10 nella graduatoria finale 8 sono soci:<br />

Mantova (prima classificata con un punteggio di<br />

63,33), Lecco (terza), Trento (quarta), Verbania<br />

(quinta), Cremona (sesta), La Spezia (settima),<br />

Ferrara (nona), Pavia (decima).<br />

In generale i trasporti pubblici sono in retromarcia<br />

rispetto allo scorso anno: i passeggeri sono<br />

calati complessivamente del 4% (135 milioni di<br />

unità), segnale sicuramente negativo di per sé,<br />

ma ancora di più se si contrappone all’aumento<br />

della densità automobilistica, che registra quattro<br />

immatricolazioni per ogni nato. Tuttavia i Comuni<br />

capoluogo soci del Coordinamento registrano<br />

ottime performance sul numero di passeggeri<br />

sui mezzi pubblici.<br />

Il rapporto ha suddiviso la graduatoria per dimensioni<br />

delle città. Venezia, inserita nella categoria delle<br />

città grandi, detiene il primato assoluto, con <strong>60</strong>0<br />

viaggi annui per abitante, seguita a grande distanza<br />

da Roma (nella categoria metropoli) con 467.<br />

Le prime tre città di tutte le categorie, a eccezione<br />

della categoria metropoli, sono tutte socie<br />

del Coordinamento: per le città grandi, oltre a<br />

Venezia, è seconda Trieste (con 374 viaggi annui)<br />

e terza Bologna (248); per le città medie sono<br />

prime Brescia (185), Ancona (177) e Trento (161);<br />

per le città piccole Siena (238), Pavia (129) e<br />

Cosenza (119). Da notare il primato di Siena per<br />

l’offerta di trasporto pubblico, con 81 chilometri<br />

annui per abitante percorsi dai mezzi di trasporto<br />

pubblici.<br />

Non cambia sostanzialmente, e perciò rimane critica,<br />

la situazione che riguarda la presenza di polveri<br />

sottili nell’aria. Malgrado le misure di emergenza<br />

adottate nei diversi Comuni (targhe alterne, blocchi<br />

estemporanei della circolazione, stop alle auto<br />

non catalizzate e ai veicoli diesel) su 79 capoluoghi<br />

che hanno reso disponibili i dati, oltre la metà (41)<br />

hanno registrato un valore medio annuo superiore<br />

alla soglia di protezione della salute prevista dalla<br />

direttiva comunitaria per il 2004.<br />

Anche su questo tema due Comuni soci, Trieste<br />

e Gorizia, sono rispettivamente al secondo e<br />

terzo posto per i picchi più bassi (25 e 26 microgrammi<br />

per metro cubo), mentre per quanto<br />

riguarda i valori medi, Trieste diventa prima (20,2<br />

microgrammi).<br />

Sulla raccolta differenziata è un Comune socio<br />

a detenere il primato, Verbania, che recupera<br />

il 52,2% dei rifiuti prodotti contro una media<br />

generale del 20%. Seguono in seconda e terza<br />

posizione altri due Comuni soci: Lecco (51%) e<br />

Reggio Emilia (43,9).<br />

Da segnalare che la raccolta differenziata ha segnato<br />

un progresso rispetto al passato, con un aumento<br />

della media di due punti percentuali rispetto al<br />

2003. Per quanto riguarda il raggiungimento della<br />

soglia del 25% prevista dal decreto 22/1997, meno<br />

della metà dei Comuni la supera, mentre sono<br />

ancora 43 quelli che non superano il 15%.<br />

Per quanto riguarda il consumo di elettricità, in<br />

generale i Comuni non sono riusciti a invertire<br />

la rotta: la domanda di energia elettrica per usi<br />

domestici continua ad aumentare. Nessuno dei<br />

Comuni soci è tra i primi tre più “risparmiosi”<br />

d’Italia. Sul consumo di carburante si piazza al terzo<br />

posto tra le città più virtuose Siracusa (308 chili di<br />

petrolio equivalente per abitante all’anno): ma le<br />

città che scendono sotto i 300 sono solo 12.<br />

Nessun Comune socio è nei primi tre più virtuosi<br />

sul consumo di acqua per usi civili. Il dato generale<br />

è però incoraggiante, dal momento che circa l’85%<br />

dei valori si colloca tra i 150 e i 350 litri per abitante<br />

al giorno e che solo 4 città superano i 400 litri: la<br />

metà rispetto allo scorso anno.<br />

Aumentano le performance ambientali delle<br />

imprese (Certificazione ISO 14001), anche se la<br />

media italiana resta ancora piuttosto lontana da<br />

quella europea: circa 1,2 siti certificati ogni mille.<br />

Dei Comuni soci la migliore performance spetta a<br />

Verbania (secondo posto) con 3,06 certificazioni:<br />

un dato importante se si considera che solo cinque<br />

province superano quota 2 e che un terzo del<br />

totale ha valori inferiori a uno.<br />

3


Premio Vetrina Buone pratiche di<br />

Sviluppo Sostenibile - edizione 2005<br />

Anche quest’anno la Provincia di Rimini, all’interno delle iniziative dell’Osservatorio<br />

provinciale per lo Sviluppo Sostenibile, ha voluto promuovere<br />

il Premio sulle Buone Pratiche di Sviluppo Sostenibile per far<br />

conoscere e valorizzare i progetti e le esperienze maturate sul territorio<br />

provinciale che hanno scelto lo sviluppo sostenibile come valore strategico<br />

per integrare la tutela ambientale con gli aspetti sociali ed economici.<br />

Nell’edizione 2005, le categorie previste del Premio Vetrina sono state<br />

quattro: scuole, imprese, associazioni, enti locali. I progetti pervenuti sono<br />

stati 28 sui temi del turismo, della bioarchitettura, dell’acqua, dei rifiuti,<br />

tutela risorse idriche, energia, certificazione ambientale, commercio equo<br />

e solidale, prodotti tipici, la riqualificazione urbana, l’arte e la cultura e il<br />

sostegno sociale. I criteri di valutazione adottati nella scelta dei vincitori<br />

sono: risultati in ambito ambientale, economico e sociale; innovazione;<br />

partecipazione; replicabilità.<br />

La cerimonia di premiazione dei quattro progetti vincitori della Seconda<br />

Edizione del Premio Vetrina Buone Pratiche di Sviluppo Sostenibile, indetto<br />

dall’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Rimini, si è tenuta in occasione<br />

della Fiera ECOMONDO alla presenza dell’Assessore provinciale<br />

all’Ambiente, Cesarino Romani, dell’Assessore regionale all’Ambiente,<br />

Lino Zanichelli e del Presidente del Coordinamento Agende 21 Locali<br />

Italiane, Emilio D’Alessio.<br />

I vincitori del Premio Vetrina Buone Pratiche di Sviluppo Sostenibile<br />

- edizione 2005 sono:<br />

Categoria SCUOLE:<br />

1° Premio - Istituto Tecnico per il turismo “M.Polo” con il<br />

progetto “Turismo: prenotiamo una stanza per la natura (nuove proposte<br />

per un nuovo futuro”;<br />

Categoria IMPRESE:<br />

1° Premio - UMPI elettronica <strong>srl</strong> con il progetto “Telegestione e<br />

telecontrollo degli impianti di pubblica illuminazione”;<br />

Categoria ASSOCIAZIONI:<br />

1° Premio - Associazione Albergatori di Riccione con il progetto<br />

“Portare alla certificazione “Ecolabel europeo per il turismo” i primi hotel<br />

in Italia”<br />

Categoria ENTI LOCALI:<br />

1° Premio - Comune di Montegridolfo con il progetto “Scuola<br />

Sostenibile del Comune di Montegridolfo”<br />

4<br />

Supplemento al n.3 Marzo 2006 di<br />

A21 Italy Newsletter Marzo 2006 - N° 23<br />

Coordinamento Agende 21 Locali Italiane<br />

Direttore responsabile: Andrea Massaro<br />

a cura di: Filippo Lenzerini, Claudia Fachinetti<br />

Progetto grafi co, redazione e impaginazione:<br />

<strong>Free</strong> <strong>Service</strong> <strong>srl</strong>, Via del Consorzio, 34 - <strong>60</strong>015 Falconara M. / AN<br />

tel. 071 916 1 916 - fax 071 916 2 289<br />

www.onon.it - info@regionieambiente.it - grafi ca@regionieambiente.it<br />

Aut.Trib. di Ancona n. 1/2000 del 4/1/2000<br />

Manuale per lo smaltimento<br />

dei rifiuti domestici in 8 lingue<br />

Con il progetto “Benvenuto” lo Sportello Ecoidea della Provincia di Ferrara<br />

attua una azione del proprio Piano d’Azione e si rivolge alle famiglie<br />

provenienti da altri paesi e attualmente ospiti nel territorio ferrarese, che<br />

usufruiscono delle strutture del luogo per mesi o anni ma non sempre<br />

sono a conoscenza delle “regole” vigenti.<br />

Il territorio della provincia di Ferrara raccoglie 26 Comuni e sono 5 le<br />

Aziende che smaltiscono i rifiuti urbani e gestiscono la raccolta differenziata<br />

nei diversi territori: ognuna con proprie modalità di raccolta, tipologia di<br />

rifiuti differenziati e colore dei cassonetti diverso.<br />

Ogni Azienda ha quindi riassunto le proprie modalità di smaltimento<br />

rifiuti; l’Associazione di immigrati “Cittadini del Mondo” si è occupata della<br />

traduzione dei testi nelle lingue delle comunità straniere individuate dalle<br />

Aziende come le più presenti nella propria zona: albanese, arabo, pakistano,<br />

russo, francese, inglese, tedesco e cinese. I testi sono sempre bilingui frase<br />

per frase e corredati da immagini e spiegazioni semplici e chiare.<br />

Sono nati 26 documenti diversi che le associazioni di immigrati presenti sul<br />

nostro territorio, i Centri istituzionali per l’immigrazione, le Circoscrizioni,<br />

i Comuni e le Aziende stesse provvederanno a diffondere capillarmente,<br />

ognuno tramite la propria rete. Tutti i manuali sono inoltre tradotti, frase<br />

per frase, in italiano, per potere essere utilizzati a fini didattici anche nelle<br />

Scuole. Ci sembra un bel modo di favorire l’integrazione delle comunità<br />

straniere nel nostro territorio e di raggiungere e sensibilizzare alla tutela<br />

dell’ambiente una fascia di utenti solitamente non coinvolta.<br />

I manuali sono scaricabili dal sito:<br />

www.provincia.fe.it/ecoidea/collana_guide/rifiuti.asp<br />

Sono 333 i soci del Coordinamento Agende 21 Locali<br />

È la Lombardia la regione d’Italia che con 61 soci conta più aderenti al<br />

Coordinamento Nazionale. Oltre alla Regione sono iscritte 5 Province,<br />

2 Comunità Montane,1 parco e 52 Comuni. Sicuramente il movimento<br />

Lombardo per lo sviluppo sostenibile ha potuto beneficiare della spinta<br />

propositiva della Regione Lombardia, ma anche della Coordinamento<br />

regionale delle Agende 21, recentemente costituito. Segue l’Emilia Romagna<br />

con 35 soci, il Veneto con 27 iscritti, quindi la Puglia (24) e la Sicilia<br />

(22), e poi tutte le altre. L’associazione è sprovvista di soci solo in Valle<br />

d’Aosta e in Molise, regioni in cui non sono però attivi molti processi di<br />

Agenda 21 Locale.<br />

Stampa:<br />

Bieffe <strong>srl</strong>, Zona Ind.le P.I.P. 62019 Recanati / MC<br />

Per collaborazioni alla newsletter:<br />

Segreteria Coordinamento<br />

Agende 21 Locali Italiane<br />

Viale Martiri della Libertà, 34 - 41100 Modena<br />

tel. 059 20 94 34 - fax 059 20 93 98<br />

www.a21italy.it<br />

coordinamento.agenda21@provincia.modena.it

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