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“Ritratto <strong>di</strong> Signora” <strong>di</strong> <strong>di</strong> Jane Campion<br />

Scritto a cura <strong>di</strong> Donatella Gizzarelli, Sabrina Gizzarelli e Roberta Zini, con la<br />

collaborazione <strong>di</strong> Natalia Miccoli<br />

Estratto<br />

“Ritratto <strong>di</strong> Signora” è un film del 1996 tratto dall’omonimo romanzo <strong>di</strong><br />

Henry James. Con questo film la regista Jane Campion torna a confrontarsi,<br />

dopo “Lezioni <strong>di</strong> Piano”, con il mondo femminile, la sua bellezza e la sua<br />

chiusura, la sua <strong>di</strong>fficoltà ad aprirsi all’amore e alla vita. La Campion sceglie<br />

per la sua eroina un finale aperto e vitale ben <strong>di</strong>verso da quello del romanzo<br />

(in cui la protagonista non si libera dalla propria prigione) un finale che a<br />

nostro avviso fa tutta la <strong>di</strong>fferenza del mondo tra essere e non essere, fra<br />

nascere e non nascere, fra vivere ed “esistere”.<br />

Premessa sulla morte<br />

Ci sono tanti tipi <strong>di</strong> morte. C’è la morte biologica naturalmente, che da<br />

sempre genera angoscia e ribellione nell’uomo e poi ci sono almeno altri due<br />

tipi <strong>di</strong> morte, <strong>di</strong> tipo “esistenziale”, cioè legate alla libera decisionalità<br />

dell’uomo:<br />

- la morte come castrazione della vita che “…è rifiuto <strong>di</strong> amarsi, rifiuto <strong>di</strong><br />

trasformarsi, rifiuto <strong>di</strong> donarsi, rifiuto <strong>di</strong> per-donarsi, rifiuto <strong>di</strong> liberarsi delle<br />

prigioni dell’Io e <strong>di</strong> librarsi in volo al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> qualunque trauma, <strong>di</strong> qualunque<br />

con<strong>di</strong>zionamento o <strong>di</strong> qualunque ferita narcisistica […]. 1<br />

- la morte come decisione <strong>di</strong> perdere qualcosa <strong>di</strong> sé per rinascere ad una<br />

nuova identità: “La Vita è eterna ma è mortale e senza la morte non<br />

1 A. Mercurio, “La vita come dono e come opera d’arte spiegata in 41 film” pagg. 250-251<br />

1


saprebbe creare nuove vite.È mortale perché è sottoposta al ciclo continuo<br />

della morte-rinascita. Tutte le forme <strong>di</strong> vita che essa crea sono soggette alla<br />

morte e tutte, per rinnovarsi, devono continuamente passare attraverso la<br />

morte. 2<br />

Chi non accetta <strong>di</strong> entrare nella morte come decisione <strong>di</strong> perdere qualcosa <strong>di</strong><br />

sé quando la vita glielo chiede, chi vuole conservare la propria identità<br />

sempre immutata, ribellandosi al cambiamento e all’evoluzione, chi non osa<br />

trovare il vero se stesso e svilupparsi al massimo come persona e come<br />

capacità <strong>di</strong> amare, sta castrando la propria vita e si sta dando anzitempo la<br />

morte.<br />

La trama<br />

Il film racconta le vicende <strong>di</strong> Isabel Archer, una ragazza americana che sul<br />

finire del XIX secolo, alla morte dei genitori, viene accolta in Inghilterra dagli<br />

zii Touchett, una ricca famiglia <strong>di</strong> banchieri che vive in una grande tenuta <strong>di</strong><br />

campagna. Lo zio Tuchett è morente e anche il cugino Ralph è ammalato <strong>di</strong><br />

una malattia che non lascia scampo, la tubercolosi. Isabel è una giovane<br />

donna molto bella e intelligente, il cui fascino non tarda a fare conquiste. Il<br />

primo pretendente che ve<strong>di</strong>amo nel film è Lord Warburton, un ricco e<br />

potente proprietario <strong>di</strong> case con “un posto in Parlamento” che ne chiede in<br />

ginocchio la mano. Isabel ne è sconvolta letteralmente, tuttavia non è<br />

interessata al matrimonio e sorprende tutti con il suo rifiuto. Spiega allo zio<br />

che vuole conoscere il mondo e inseguire la sua libertà. E’ decisa a partire e<br />

a seguire il suo destino: “C’è una luce che deve accendersi… non riesco a<br />

spiegarlo a parole ma so che c’è. Io non ho paura <strong>di</strong> niente …”<br />

Ralph è ammirato per questa inconsueta scelta della cugina: “… spero <strong>di</strong><br />

vivere abbastanza per vedere che cosa Isabel farà della sua vita” e l’amore<br />

per lei, intuito solo dal vecchio padre, persuaderà quest’ultimo a lasciarle in<br />

ere<strong>di</strong>tà 70.000 sterline. Dall’America intanto Isabel è raggiunta dal giovane e<br />

ostinato pretendente Caspar Goodwood. Si intuisce che Isabel da tempo si<br />

2 A. Mercurio, “Teoremi e assiomi della Cosmo-Art” pag. 43.<br />

2


sottrae alla sua corte soffocante, ora <strong>di</strong> nuovo lo congeda sbrigativamente<br />

(come seguendo un copione collaudato) e lo mette in attesa stavolta “per<br />

uno o due anni”. Se nell’agire Isabel rifiuta senza esitazione gli uomini, nella<br />

fantasia però sappiamo che li desidera tutti, sognandoli ad occhi aperti<br />

quando resta sola.<br />

Morto lo zio, la giovane <strong>di</strong>venta ricca e proprio quando la sua vita ha la<br />

concreta possibilità <strong>di</strong> cambiare e <strong>di</strong> prendere la <strong>di</strong>rezione da lei desiderata a<br />

livello cosciente della libertà e del viaggio, la nostra eroina si lascia irretire<br />

dal fascino della perfida M.me Merle.<br />

Aveva detto Ralph al padre: “Io definisco ricco chi può sod<strong>di</strong>sfare gli impulsi<br />

della propria immaginazione…Per farne quello che vuole” e Isabel sceglie<br />

inconsapevolmente <strong>di</strong> “spendere” la sua fortuna per fare la conoscenza <strong>di</strong><br />

una parte <strong>di</strong> sé sconosciuta e mici<strong>di</strong>ale che tiene in scacco la sua vita: il<br />

piacere <strong>di</strong> essere posseduta e <strong>di</strong>vorata.<br />

Ammaliata dalla passione con cui M.me Merle suona Shubert al piano e dal<br />

suo aspetto <strong>di</strong> donna emancipata e ricca <strong>di</strong> esperienza, Isabel si affida senza<br />

riserve a lei con il trasporto che nega ai suoi pretendenti. E’ proprio M.me<br />

Merle, saputa l’entità del suo patrimonio, a “consegnarla” a Gilbert Osmond,<br />

un uomo arido e calcolatore, un americano che vive a Firenze circondato<br />

come <strong>di</strong>ce sua sorella da “vecchie tende e crocefissi”, che si vanta <strong>di</strong> non<br />

aver mai lavorato e che tuttavia ama il lusso, un povero esteta che<br />

colleziona oggetti d’arte senza alcuna sensibilità per la vera bellezza. Dopo<br />

tanti rifiuti, Isabel, stupendo una volta <strong>di</strong> più tutti, cede al fascino freddo e<br />

lunare <strong>di</strong> Osmond. Isabel accetta <strong>di</strong> sposarlo contro il consiglio delle persone<br />

che la amano. Ralph fra tutti è quello che cerca <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssuaderla con più<br />

energia: “sei l’ultima persona che pensavo <strong>di</strong> vedere catturata […] perché<br />

sarai messa in gabbia […] mi fa male, come se fossi caduto io stesso.” Dopo<br />

tre anni <strong>di</strong> matrimonio ritroviamo Isabel completamente trasformata. Persa<br />

ogni altra aspirazione che non sia quella <strong>di</strong> compiacere il marito, la ve<strong>di</strong>amo<br />

riapparire sulla scena come un ritratto, un’effige senza vita, magnificamente<br />

incorniciata fra i marmi, gli stucchi e i velluti del sontuoso e decadente<br />

3


palazzo romano dove vive con Osmond… come sembrano lontani i tempi in<br />

cui osava <strong>di</strong>re: “Il mio destino è <strong>di</strong> non arrendermi!”.<br />

Sono l’aggravarsi delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Ralph e la rivelazione delle menzogne su<br />

cui poggia il suo matrimonio, a dare a Isabel la forza <strong>di</strong> uscire dalla sua<br />

prigione, lasciare il marito e far ritorno in Inghilterra. L’ultimo incontro con<br />

Ralph morente è <strong>di</strong> rara bellezza: mai hanno parlato in quel modo prima <strong>di</strong><br />

allora. Vale la pena <strong>di</strong> entrare nel vuoto e nel dolore per incontrare la propria<br />

vera essenza, per incontrare l’altro e l’amore. Ralph le <strong>di</strong>ce: “ serbami nel<br />

cuore ti starò più vicino <strong>di</strong> quanto non lo sono mai stato”.(…) ricordati che<br />

sei stata tanto o<strong>di</strong>ata ma sei stata anche tanto amata, Isabel mia adorata…”<br />

Dopo il funerale <strong>di</strong> Ralph, Goodwood si presenta <strong>di</strong> nuovo, deciso più che mai<br />

nei confronti <strong>di</strong> Isabel e le <strong>di</strong>ce: “è troppo tar<strong>di</strong> per recitare una parte […]<br />

siete completamente sola ora e io voglio che pensiate a me […] se solo per<br />

una volta mi deste ascolto, perché non dovremmo essere felici? Perché<br />

quando la felicità è qui, quando è tanto facile, possiamo fare tutto quello che<br />

vogliamo, a chi sotto il sole dobbiamo qualcosa?"<br />

Per la prima volta Caspar riesce ad attrarre a sè Isabel che lo bacia<br />

appassionatamente. Isabel ora può scegliere, ha visto e conosciuto tutto ciò<br />

che c’era da vedere e conoscere della sua storia: tutta la bruttezza e tutta la<br />

bellezza, tutto l’o<strong>di</strong>o e tutto l’amore ricevuti. La neve è alta, il freddo è<br />

intenso. Isabel fugge spaventata verso casa e nell’ultima scena esita tra la<br />

voglia <strong>di</strong> entrare e la voglia <strong>di</strong> tornare verso Caspar. Fuori, dove c’è Caspar,<br />

è freddo, c’è la neve, mentre dentro casa ci sono luce e calore. Fuori è<br />

freddo perché fuori c’è il rischio, c’è l’ignoto, c’è l’avventura, c’è la paura<br />

delle cose mai fatte prima. Ma c’è anche l’occasione e il calore vivo<br />

dell’amore <strong>di</strong> un uomo.<br />

Dentro casa c’è un caldo rassicurante e confortevole, un tepore che<br />

promette tranquillità, la culla delle false sicurezze che attira Isabel come il<br />

canto delle Sirene attira Ulisse … e Isabel oscilla tra il desiderio <strong>di</strong> amare un<br />

uomo che è altro rispetto a sè e alla propria storia e il desiderio <strong>di</strong> tornare<br />

in<strong>di</strong>etro da Osmond, un’uomo che gli rappresenta qualcuno <strong>di</strong> famigliare,<br />

4


verso cui si è sentita subito irresistibilmente attratta per motivi a lei<br />

sconosciuti ma che ora rischia <strong>di</strong> darle la morte.<br />

La nostra ipotesi è che l’attrazione <strong>di</strong> Isabel per Osmond si fonda sul<br />

desiderio <strong>di</strong> rivivere il rapporto pree<strong>di</strong>pico e simbiotico con la madre.<br />

Tutti come Isabel siamo ogni giorno della nostra vita davanti al tremendo<br />

bivio: vogliamo nascere e vivere o vogliamo rimanere a livello<br />

esistenziale prigionieri dell’utero materno e morire?<br />

Giunta davanti alla porta Isabel lentamente si gira scossa da un’intuizione e<br />

ci guarda con aria interrogativa: qualcosa l’ha colpita, forse quella scintilla <strong>di</strong><br />

cui parlava all’inizio del film si è accesa: “c’è una luce che deve accendersi,<br />

non sò spiegarlo con le parole, ma so che c’è.<br />

E’ l’inizio <strong>di</strong> una nuova vita?<br />

Isabel<br />

Isabel è una donna bella e affascinante e <strong>di</strong> lei si innamorano in tanti ma<br />

Isabel fugge l’amore e il calore. “Io spero proprio <strong>di</strong> non avere altre<br />

proposte, mi sconvolgono completamente.” Certo, Lord Warburton, Caspar e<br />

Ralph non le sono in<strong>di</strong>fferenti, prova desiderio per loro ma nello stesso<br />

tempo li rifiuta. Il suo rifiuto deriva soprattutto dalla paura: lo schema<br />

mentale <strong>di</strong> Isabel è infatti che l’amore è una gabbia, e che la vita non può<br />

essere gustata se ci si dona a un uomo. Isabel probabilmente non accetta le<br />

proposte <strong>di</strong> matrimonio perché non vuole che la sua vita <strong>di</strong>venti simile a<br />

quella <strong>di</strong> tante altre donne, che si sposano perché questo sembra essere il<br />

loro destino naturale.<br />

E’ importante ricordare che la vicenda è ambientata nell’800, secolo <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong> progressi e <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> rivoluzioni anche nei rapporti familiari: le donne<br />

cominciano a pensare a se stesse come “persone” e non solo come “mogli” e<br />

“madri”. E’ stato un passaggio molto importante che ha fatto compiere a<br />

tutta l’umanità un salto evolutivo notevole e ha portato alla nascita del<br />

concetto <strong>di</strong> “persona”, un essere dotato cioè <strong>di</strong> libertà, autonomia e<br />

finalizzato a se stesso e a nessun altro. Ora se “non è possibile passare alla<br />

5


libertà senza infrangere l’obbe<strong>di</strong>enza” 3 , è tuttavia anche vero che <strong>di</strong>etro la<br />

voglia <strong>di</strong> autonomia delle donne spesso, da allora in poi, si è nascosta una<br />

volontà <strong>di</strong> dominio sull’uomo o perlomeno la <strong>di</strong>fficoltà ad amare un uomo e<br />

ad esserne riamata. Il personaggio <strong>di</strong> Henrietta, l’amica giornalista e<br />

probabilmente femminista <strong>di</strong> Isabel, esprime bene nella prima parte del<br />

film, questa ricerca <strong>di</strong> affrancarsi da secoli <strong>di</strong> prevaricazione dell’uomo sulla<br />

donna e al contempo il rischio <strong>di</strong> scivolare in una mera inversione dei ruoli,<br />

senza un incontro profondo e alla pari fra uomo e donna.<br />

Isabel ha sete <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong> esperienza, vuole occasioni <strong>di</strong> vita “Io non ho<br />

paura <strong>di</strong> niente”… vuole trovare la sua forma, “Il mio destino è <strong>di</strong> non<br />

arrendermi”…forse Isabel sta <strong>di</strong>cendo senza saperlo che vuole lottare per<br />

emergere dalla massa dei non nati, non sposarsi a comando per interesse o<br />

perché è giunto il tempo… vuole faticare per darsi un’anima, un’identità, ma<br />

le insi<strong>di</strong>e al suo progetto <strong>di</strong> una vita migliore sono annidate dentro <strong>di</strong> lei,<br />

celate bene sotto la freschezza del suo spontaneo femminismo. Il suo sogno<br />

<strong>di</strong> libertà tutto al femminile nasconde forse un progetto più grande d’amore<br />

e <strong>di</strong> coppia custo<strong>di</strong>to in lei, ma rischia, ad un certo punto, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssolversi in<br />

una illusione quando Isabel rimane intrappolata nella tela del ragno (il<br />

matrimonio con Osmond). Perché Isabel si infila in una situazione così?<br />

“Adoro i fossati, adoro i fossati” si culla Isabel: è una cantilena circolare e<br />

ipnotica, languida e perfetta. Perché ci piace così tanto chiuderci in un<br />

bozzolo? Perché rifuggiamo la libertà e l’amore adulto? Perché cerchiamo<br />

anche nell’amore che è il massimo dell’energia e dell’apertura alle forze<br />

potenti e misteriose dell’Universo, la quiete e la sicurezza intrauterine?<br />

Perché, in tante, cerchiamo nell’uomo una madre?<br />

Noi pensiamo che sia perché a livello profondo sappiamo, come Isabel sa,<br />

che è solo riattraversando la violenza e il dolore del passato che lo si può<br />

trasformare per sempre.<br />

“Se c’è la ferita, l’uomo è costretto a rientrare nel buco nero dell’utero<br />

materno per cercare le ragioni della sua ferita; ma mentre si cala negli abissi<br />

3 Amore e Persona, A. Mercurio pag. 49<br />

6


del dolore e della rabbia, del gelo e del vuoto, egli può <strong>di</strong>ventare capace <strong>di</strong><br />

una trasformazione artistica <strong>di</strong> sé e del mondo conosciuto e acquisire i mezzi<br />

per approdare in un nuovo universo.” 4<br />

La decisione <strong>di</strong> sposare Osmond è la decisione inconscia <strong>di</strong> Isabel <strong>di</strong><br />

compiere una “<strong>di</strong>scesa nella sua vita intrauterina” poiché cre<strong>di</strong>amo che ciò<br />

che scegliamo <strong>di</strong> vivere nella realtà <strong>di</strong> tutti i giorni l’abbiamo già vissuto nella<br />

vita prenatale (Isabel: “Ma voi chi siete? Cosa c’entrate con me?”- M.me<br />

Merle: “Tutto!”)<br />

E’ necessario riattraversare l’utero che ci ha ospitato nel periodo<br />

gestazionale, ma è anche necessario uscirne in tempo. Questo secondo<br />

viaggio intrauterino, esattamente come il primo, deve essere una<br />

“gestazione”, una “fase <strong>di</strong> preparazione” cioè della nostra nuova persona e<br />

come tale anch’esso ha una sua evoluzione, un suo preciso ritmo e dei<br />

precisi limiti <strong>di</strong> tempo, oltre i quali c’è la morte. E’ il piacere<br />

sadomasochistico che ci spinge a <strong>di</strong>latare questi limiti temporali, al contrario<br />

la nostra saggezza interiore ci aiuta a riconoscerli e a rispettarli, come si<br />

rispetta il mare e la montagna.<br />

Com’è statp l’utero dove Isabel ha vissuto? Possiamo immaginare che l’utero<br />

che ha ospitato Isabel l’ha accolta ma a con<strong>di</strong>zione che desse lustro a sua<br />

madre con la sua bellezza: è stato un utero strumentalizzante e fagocitante.<br />

Possiamo ipotizzare che la madre <strong>di</strong> Isabel l’abbia desiderata (tutti gli uomini<br />

che incontra la desiderano!) ma nel furto, cioè per appropriarsene senza<br />

alcuna attenzione verso il suo essere Persona, un in<strong>di</strong>viduo a se’ con una sua<br />

propria in<strong>di</strong>vidualità, propri desideri, sogni e ambizioni.<br />

Osmond<br />

Osmond rappresenta e personifica più <strong>di</strong> tutti il giu<strong>di</strong>zio assoluto e materno<br />

interiorizzato da Isabel. E’ evidente quando in uno dei primi incontri Isabel<br />

parlando in modo insolitamente timido e insicuro gli <strong>di</strong>ce “Mi vergogno un po’<br />

dei miei progetti. Ne faccio uno al giorno”.<br />

4 Antonio Mercurio, Teoremi e Assiomi della Cosmoart, p.79<br />

7


Osmond non avendo nessuna intenzione <strong>di</strong> fare fatica, <strong>di</strong> affrontare il dolore<br />

e <strong>di</strong> trasformarsi per <strong>di</strong>venire persona può solo limitarsi ad attrarre a sé e a<br />

esercitare il potere magnetico sugli altri (ve<strong>di</strong> le scene <strong>di</strong> spirali e i vortici<br />

dell’ombrello) da ragno. Chi non sa o non vuole affrontare la morte prova il<br />

massimo piacere nel dare morte agli altri.<br />

Osmond non è un artista, è uno “sterile <strong>di</strong>lettante” come lo definisce Ralph e<br />

il suo piacere più grande è il potere sulle cose e sulle persone, l’avi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />

possedere, fagocitare e uccidere la bellezza. Osmond non si trasforma, non<br />

vuole fare fatica, è pigro. E’ un buco nero che attira la luce per spegnerla.<br />

“C’è qualcosa al mondo che valga la pena <strong>di</strong> uno sforzo?!”<br />

Osmond rappresenta quella parte <strong>di</strong> noi che non vuole cambiare; si circonda<br />

<strong>di</strong> oggetti antichi, <strong>di</strong> statue, aspira alla perfezione estetica. Dice a M.me<br />

Merle “Lo sentivo che c’era una fatica all’orizzonte…” Nella vita non ha mai<br />

lavorato e se ne fa un vanto, ma per sopravvivere e per sod<strong>di</strong>sfare le sue<br />

ambizioni <strong>di</strong> “uomo con un gusto squisito” ha bisogno <strong>di</strong> denaro: non esita<br />

allora a “sforzarsi” quel tanto che gli basta per attrarre a sé cose e<br />

soprattutto persone da sfruttare. Il rapporto con la figlia Pansy rivela<br />

particolarmente tutta la bruttezza <strong>di</strong> Osmond: egli la separa dalla madre<br />

naturale, la mette in convento nonostante le suore gli suggeriscono che<br />

Pansy è fatta per il mondo, non per i voti. Ha con lei un legame incestuoso,<br />

la accarezza come se fosse la sua donna. La plasma come fosse creta,<br />

piegandola ai suoi desideri. Sembra ci sia da parte <strong>di</strong> Osmond una vendetta<br />

molto grande da attuare verso le donne: le “svuota” della loro volontà e<br />

<strong>di</strong>gnità, per farne degli oggetti in suo potere.<br />

Osmond è dominante e passivo, violento e mellifluo, avido e perennemente<br />

insod<strong>di</strong>sfatto. E’ simile alla “madre <strong>di</strong>vorante” che prima seduce e poi <strong>di</strong>vora<br />

il figlio, che non ne rispetta i confini e la volontà, una madre che riven<strong>di</strong>ca<br />

un rapporto esclusivo, soffocante … e che a tutto questo pretende <strong>di</strong> dare il<br />

nome <strong>di</strong> amore.<br />

Osmond è anche il simbolo della non vita, dell’immobilismo più mortifero. Ma<br />

possiamo vederlo come una parte <strong>di</strong> noi: ciascuno <strong>di</strong> noi ha dentro <strong>di</strong> sé un<br />

8


piccolo Osmond, che vuole starsene sdraiato tutto il giorno a fare niente e<br />

che pretende anche <strong>di</strong> vivere nel lusso!<br />

Ralph<br />

Ralph vive attraverso Isabel, fa per lei gran<strong>di</strong> progetti e le dà anche i mezzi<br />

per realizzarli. Sono ben <strong>di</strong>versi i progetti che fa Ralph per Isabel rispetto a<br />

quelli <strong>di</strong> Osmond per la figlia o <strong>di</strong> Madame Merle per Osmond: nelle parole <strong>di</strong><br />

Ralph “Mi ero cullato in un’immagine affascinante del tuo futuro! Mi <strong>di</strong>vertivo<br />

molto a progettare gran<strong>di</strong> cose per te!” si sente tutto l’amore che lui nutre<br />

per la cugina e anche la fiducia che lei possa realizzare i suoi sogni.<br />

Ralph rimane sempre vicino a Isabel, con molto amore segue i suoi passi<br />

anche quando non approva le sue scelte. Ne accetta l’imperfezione, non la<br />

giu<strong>di</strong>ca e non la condanna quando sceglie <strong>di</strong> sposare Osmond, pur <strong>di</strong>cendole<br />

chiaramente quello che pensa <strong>di</strong> lui. Tuttavia rispetto a se stesso sembra<br />

molto severo, poiché non si concede la possibilità <strong>di</strong> tentare <strong>di</strong> conquistare<br />

Isabel perché malato. Le sagge parole del padre: “le cose non sono mai<br />

come dovrebbero essere” suggeriscono che non possiamo pensare <strong>di</strong> amare<br />

solo quando saremo perfetti: sani invece <strong>di</strong> malati, ricchi invece <strong>di</strong> poveri,<br />

soli<strong>di</strong> invece <strong>di</strong> insicuri. Ralph può essere visto sia come un uomo<br />

innamorato ma il cui amore inizialmente non ha forza (“ti amo senza<br />

speranza”) come l’alter ego maschile <strong>di</strong> Isabel, che non ha fiducia in se<br />

stesso e nella sua bellezza; sia come la fonte d’amore che è dentro <strong>di</strong> noi, la<br />

parte più saggia <strong>di</strong> Isabel, che però è debole se noi non deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong><br />

ascoltarla e <strong>di</strong> darle potere. Infine Ralph può essere visto insieme con<br />

Osmond come l’“utero al tempo stesso para<strong>di</strong>asiaco e terrificante” che ci ha<br />

ospitati e in cui abbiamo sperimentato l’amore e l’o<strong>di</strong>o, l’accoglimento e il<br />

rifiuto, l’accettazione incon<strong>di</strong>zionata e la strumentalizzazione. Ralph sembra<br />

voler <strong>di</strong>re a Isabel e a noi: “Sappi che se sei nato è perché se è vero, come<br />

hai scoperto, che sei stato tanto o<strong>di</strong>ato è anche vero che sei stato tanto<br />

amato, ora sta a te la scelta: o<strong>di</strong>arti e o<strong>di</strong>are o amarti e amare…” Quando<br />

Ralph muore, Isabel interiorizza e fa sua la capacità <strong>di</strong> amare del cugino e<br />

affronta la prova più terribile: decidere se staccarsi definitivamente da<br />

9


Osmond oppure tornare da lui. Attraverso Ralph e Osmond, Isabel ha visto e<br />

riconosciuto proprio tutto della sua storia, è uscita dal bisogno e ora può<br />

finalmente scegliere un “uomo nel mondo”, nella libertà.<br />

Caspar<br />

Caspar <strong>di</strong> certo non è un uomo che teme il rifiuto!! Ne prende <strong>di</strong> “cartoni” in<br />

faccia! Dall’inizio alla fine del film compie un bel passaggio: all’inizio <strong>di</strong>ce<br />

“non posso non vedervi più” alla fine “perché non possiamo essere felici? a<br />

chi sotto il cielo dobbiamo qualcosa?”. Il suo sentimento si trasforma da<br />

amore-passione, travolgente e irresistibile, ad amore maturo. Caspar sceglie<br />

<strong>di</strong> seguire il consiglio <strong>di</strong> Isabel e <strong>di</strong> tornare in Inghilterra con Ralph: i due<br />

uomini non si conoscono ancora, ma hanno qualcosa in comune: l’amore per<br />

Isabel. Caspar parla ad Isabel nella scena finale con una nuova<br />

consapevolezza: “Non voglio turbarvi come feci a Roma, è stato inutile, vi ho<br />

solo tormentata. Lo sapevo <strong>di</strong> sbagliare, ma ora non sbaglio. Ora è molto<br />

<strong>di</strong>verso, posso aiutarvi.” Non è più persecutorio, non vuole più imporle i suoi<br />

sentimenti, ora può aiutarla a crescere… in queste bellissime parole c’è tutta<br />

la forza della trasformazione <strong>di</strong> un giovane in un uomo. La vicinanza <strong>di</strong> Ralph<br />

gli ha insegnato la morbidezza e la gentilezza, sembra riconosce ad Isabel il<br />

coraggio della sua scelta <strong>di</strong> lasciare Roma, ma al tempo stesso <strong>di</strong>rle: “non<br />

serve a niente se non vi aprite all’amore <strong>di</strong> un uomo! A che serve morire se<br />

non a rinascere in una nuova <strong>di</strong>mensione?” In questo momento Caspar<br />

rappresenta la saggezza, la guida <strong>di</strong> Isabel e al tempo stesso il suo uomo<br />

che attraverso un lungo percorso, senza mai desistere (a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altri),<br />

ha fatto una sintesi mirabile <strong>di</strong> amore e forza e ora può conquistarla,<br />

sciogliendone le resistenze e le paure con la sua energia maschile e il suo<br />

progetto <strong>di</strong> bellezza. […]<br />

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