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Scrivere un racconto ”fantasy”<br />
I racconti che seguono sono stati realizzati dagli alunni della classe I D della scuola<br />
secondaria di primo grado di San Pietro in Cariano al termine dell’unità didattica dedicata al<br />
fantasy svolta nel secondo quadrimestre di quest’anno scolastico. «Fantasy è un termine, mutuato<br />
dalla lingua inglese, con il quale si indica un genere letterario, nato nell'ottocento, i cui elementi<br />
dominanti sono il mito e la fiaba. Al contrario della narrativa fantastica tout court, che affronta<br />
l'intrusione vera o supposta dell'elemento fantastico nella nostra realtà, il fantasy descrive mondi o<br />
dimensioni immaginarie completamente avulse dal nostro mondo. Quale genere, il fantasy viene di<br />
volta in volta associato o contrapposto sia alla fantascienza che all'horror. Tutti e tre i generi<br />
contengono elementi fantastici, con ampi scostamenti dalla realtà (o considerazioni estreme sulla<br />
natura della realtà, presente o passata). Vari scrittori e critici anglosassoni preferiscono usare il<br />
termine cumulativo di speculative fiction (narrativa speculativa) a causa della sempre più frequente<br />
contaminazione tra i generi.» ( tratto da Wikipedia, l’enciclopedia libera )<br />
Anna Chiara Fasoli<br />
Arturo<br />
C'era una volta un ragazzo di nome Arturo, viveva con i nonni ed era una persona un po' solitaria<br />
non avendo amici. Arturo era di corporatura massiccia e alto di statura, tanto buono di cuore, ma<br />
molto maldestro nei movimenti e per questo veniva preso in giro da tutti. Un giorno Arturo<br />
accompagnò il nonno a prendere la legna. Proprio quel giorno era stato preso in giro dalla ragazza<br />
che gli piaceva, era triste, e camminava con la testa bassa. Pum!!! Una testata contro un albero gli<br />
fece capire che aveva preso una strada diversa da quella del nonno. Allora, disperato, camminò fino<br />
ad stancarsi e a sedersi vicino ad un albero. Arturo, ripensando a tutte le sue figuracce, si stava<br />
rattristando sempre più. Le fatine del bosco, che lo stavano osservando da molto tempo, decisero di<br />
intervenire. Gli dissero che per essere bello e coraggioso come voleva, doveva seguirle nel loro<br />
rifugio. Una volta arrivati, Arturo, sentendo la proposta delle fate, accettò senza esitare. Una delle<br />
due fate entrò nel laboratorio e uscì con una pozione. Il ragazzo la prese e bevve avidamente il<br />
contenuto della boccetta. Dopo alcuni secondi Arturo si sentì già più coraggioso e sicuro di sé.<br />
Felice del risultato, chiese come poteva sdebitarsi con loro. Le fatine gli spiegarono allora che la<br />
loro regina era stata imprigionata nel castello dello stregone Sauron. Arturo, felice di poter<br />
ricambiare il favore, partì immediatamente alla volta del castello. Durante il suo cammino riuscì a<br />
superare vari ostacoli. All'inizio trovò una pozza infestata da terribili coccodrilli che sguazzavano<br />
nell'acqua insieme a resti di scheletri; subito dopo si ritrovò in uno stretto e insidioso corridoio di<br />
roccia con coltelli che spuntavano all'improvviso dalle pareti. Ad un certo punto si trovò davanti a<br />
Sauron e tra i due iniziò un feroce combattimento. Sauron impugnò la sua bacchetta magica per<br />
annientare Arturo, ma lui con uno scatto felino gli strappò l'arma e puntandogliela contro gli restituì<br />
l'incantesimo. Arturo e la regina tornarono verso il bosco insieme alle fatine che li seguivano<br />
festeggiando. Da quel momento Arturo non si sentì più maldestro e inutile e si trovò dei veri amici<br />
con cui stare.<br />
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Riccardo Zorzoni<br />
Estebandia<br />
Judy aprì un libro che parlava del mondo di Estebandia e dette una sbirciatina. Rimase sorpresa<br />
dall'introduzione del libro: “Estebandia di giorno è dritta e di notte è rovescia, ci sono sempre le<br />
nuvole e sono calpestabili”. Judy non capì cosa significassero quelle parole e quindi andò da due<br />
suoi amici per delle spiegazioni. Il primo commento di Stanley e River fu uguale: “Continuiamo a<br />
leggere il libro!” Judy, allora, si avviò con loro verso casa e andò a prendere il libro in soffitta.<br />
Intanto Stanley e River si erano messi, in bagno, davanti allo specchio a descriversi l'un l'altro.<br />
Stanley diceva: “Sì, River è un tipo strano, sempre col cappello in testa, infatti, nessuno sa se River<br />
ha i capelli o no. Occhi grandi che sembra ti stiano guardando in ogni momento. Una piccola bocca<br />
da cui escono solo parole sagge. Dodici anni. Robusto con le spalle larghe”. River si complimentò<br />
con Stanley per l'ottima descrizione e aggiunse: “Tocca a me adesso”. E iniziò la descrizione:<br />
“Anche Stanley è un tipo strano; continua a dire poesie! Stanley ha dei piccoli occhi a mandorla,<br />
che sembrano due puntini, capelli lunghi alle spalle, bocca larga, magro, alto al massimo un metro e<br />
trenta, undici anni e, tendo a sottolineare, bravo nelle descrizioni. Judy, che al di fuori del bagno<br />
con il libro in mano li ascoltava, non riuscì a trattenere queste parole: “Sentite questa descrizione!”<br />
e iniziò a parlare: “Vi sto parlando di me, Judy Nelson, una tipa sveglia e intelligente sempre pronta<br />
a tutto, occhi marroni con ciglia sporgenti, labbra rosse e grosse, naso perfetto, capelli rossi mossi,<br />
bellissima, robusta al punto giusto, alta al punto giusto e dodici anni di saggezza”. Per tutta la<br />
descrizione, River e Stanley risero e alla fine, Stanley si mise a recitare una poesia su Judy:<br />
“La tua descrizione è sbagliata,<br />
pensi di essere la migliore arrivata;<br />
è vero, sei bella e grintosa,<br />
ma sei anche un po' troppo vanitosa.”<br />
River e Stanley si dettero il cinque. Judy, dopo una smorfia di compatimento, li invitò a riprendere a<br />
leggere il libro. Rimasero però stupefatti perché tutte le pagine del libro erano bianche tranne<br />
l'ultima. Su questa era scritto uno strano e inquietante messaggio: “La terra è minacciata da un<br />
meteorite, controllato da uno spaventapasseri in Estebandia; l'unico modo di far cambiare la<br />
traiettoria del meteorite è che lo spaventapasseri dia tre morsi ad una mela, ma la sua bocca si<br />
muove solo con la forza di gravità. Il meteorite arriverà sulla Terra il 5 luglio 1939 a mezzogiorno.<br />
Estebandia è dieci metri sottoterra, nella cittadina di Arlington (sobborgo di Washington)”. Stanley<br />
esclamò subito: “Ora capisco il motivo di quegli eventi accaduti sulla Terra. Oh, no! Oggi è il primo<br />
luglio 1939, dobbiamo muoverci!” e Judy aggiunse: “Ottima osservazione, Stanley, allora adesso<br />
ognuno andrà a casa propria e si preparerà per il viaggio, io prenderò la mela”. Dopo qualche<br />
minuto i tre ragazzi partirono per Arlington che distava da lì meno di un miglio. Arrivati nei pressi,<br />
iniziarono a scavare con i badili di Stanley. Dopo parecchie ore, trovarono una botola che si apriva<br />
su una enorme cavità sotterranea. Si ritrovarono su una spiaggia con alle spalle una foresta. Si<br />
avviarono per il bosco, ma non trovarono niente. Alla sera, dopo mezzanotte, Estebandia si girò e<br />
loro si trovarono morbidamente distesi sulle nuvole e quella notte dormirono lì. A svegliarli fu<br />
l'impatto a terra di mezzogiorno perché la terra si era rigirata. I tre ragazzi ripresero il viaggio. Alle<br />
undici di sera erano davanti allo spaventapasseri, stanchi, perché durante il giorno avevano<br />
combattuto contro un Troll, un ragno gigante che voleva mangiarli e contro un pipistrello che<br />
voleva il loro sangue. Judy fece per prendere la mela dallo zaino, ma non la trovò, perché il<br />
pipistrello, di soppiatto, l'aveva presa. Riuscirono a riprendersela solo dopo cinquanta minuti. Con<br />
la mela andarono dallo spaventapasseri, ma aveva la bocca chiusa. Quando mancava un minuto a<br />
mezzanotte, Judy ricordò le cose lette e, a mezzanotte precisa, il mondo si girò, lo spaventapasseri<br />
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aprì la bocca e Judy, prima di precipitare sulle nuvole, gli mise la mela in bocca. Alla mattina,<br />
quando i tre ragazzi si svegliarono, lo spaventapasseri aveva dato un morso alla mela chiudendo la<br />
bocca per la gravità. Stanley intanto ricordò ai compagni che era il tre luglio. Fecero la stessa cosa<br />
anche il giorno dopo e Stanley, di nuovo ricordò ai compagni che era il quattro luglio. E Judy gridò:<br />
“Lo spaventapasseri ha dato due morsi alla mela!”. River ragionò e verso le due disse: “Secondo un<br />
calcolo veloce, la Terra verrà distrutta perché quando, a mezzogiorno, lo spaventapasseri darà il<br />
terzo morso, sarà troppo tardi, il meteorite avrà già raggiunto la Terra”. Allora, dopo una<br />
discussione, i tre amici si misero d'accordo per un'altra missione: uno dei tre doveva tornare indietro<br />
e convincere i terrestri a costruire una molla immensa che potesse respingere il meteorite. Il<br />
prescelto fu River, il quale ripercorse la strada al contrario e tornò sulla Terra. Verso le sette era<br />
riuscito a spiegare a tante persone, con il passaparola, cosa stava succedendo e alle sette e mezzo<br />
iniziarono i lavori. La molla non era ancora completa alle undici e mezzo, allora furono chiamati i<br />
più veloci costruttori della Terra. Fu completata alle undici e cinquantanove e i terrestri riuscirono a<br />
posizionarla in un minuto. Il meteorite fu deviato verso altre galassie. “La terra è salva!” urlarono<br />
tutti. Ma i festeggiamenti iniziarono solo quando sulla Terra arrivarono Judy, Stanley e lo<br />
spaventapasseri. I festeggiamenti andarono avanti per giorni e giorni e Judy, Stanley, River e lo<br />
spaventapasseri furono incoronati regnanti del mondo di Estebandia. Da quel giorno in poi nessuno<br />
è più andato a Estebandia perché dal 1943 l'ingresso è stato spostato proprio sotto il cortile del<br />
Pentagono dove ha sede il dipartimento Statunitense della Difesa.<br />
Francesca Grassi<br />
Il pianeta di Arnica Rossa<br />
C'era una volta, anzi, esiste ancora oggi, in una galassia lontana, un pianeta di nome Arnica rossa. E'<br />
un pianeta in cui trionfa il bene grazie ai suoi abitanti, gli Arnichini, ed alla loro regina RUBINIA<br />
CALITOR. Una volta però non era affatto così. Adesso vi spiego la sua storia... Tanto tempo fa su<br />
Arnica Rossa regnava il male, sovrano era infatti RUBON CALITOR, un malefico Arnichino che, a<br />
causa del suo enorme potere, sottometteva gli abitanti di tutto il pianeta. Un giorno, però, RUBON<br />
venne scacciato. Il popolo, stanco di un governante cattivo, egoista e per nulla interessato alle sorti<br />
dei suoi sudditi e del pianeta su cui regnava, pose sul trono la sorella RUBINIA che, al contrario del<br />
fratello, aveva a cuore il suo pianeta e le sorti del suo popolo. Governava con saggezza e<br />
benevolenza e mai anteponeva il suo interesse a quello del regno o dei suoi sudditi. Gli anni<br />
passavano e ad Arnica Rossa non succedeva niente... fino a quando un Arnichino curioso, di nome<br />
FLIMBO, leggendo un libro scoprì da cosa derivava il nome del suo pianeta. Infatti Arnica Rossa<br />
era un rarissimo fiore rosso che viveva da più di mille anni sul pianeta. Aveva delle qualità<br />
inimmaginabili: permetteva a chiunque lo possedesse l'eterna giovinezza. Nessuno però l'aveva mai<br />
trovato o visto, si diceva infatti che fiorisse in una grotta sulla cima di una montagna di cui non si<br />
vedeva la fine. Naturalmente la grotta era nascosta dalla folta vegetazione che ricopriva tutto il<br />
pianeta e quindi non era facile trovare quel magico fiore. FLIMBO, nonostante ciò, partì alla sua<br />
ricerca. Seguendo la mappa del libro, si avventurò fino a dove nessun Arnichino si era mai<br />
inoltrato: nella Foresta del Suono, nella Pianura Montuosa e perfino attraverso il Mare Impossibile,<br />
fino a che, spossato, si fermò in un paesino. Qui incontrò uno strano personaggio. Bastava uno<br />
sguardo per capire che non era un Arnichino come gli altri. Infatti era un mago, di nome<br />
ARBORIUS e gli disse: “La cosa che tu vuoi trovare qualcun' altro di molto cattivo la sta per<br />
scovare, quindi se il regno di RUBINIA vuoi salvare e la pace far regnare, lo scopo del tuo viaggio<br />
devi cambiare”. Udite queste parole, FLIMBO ebbe un attimo di esitazione, poi però senza<br />
indugiare disse: “Non so cosa tu stia blaterando mago, ma sento che ti devo ascoltare”. Si mise in<br />
marcia senza sapere cosa doveva fare precisamente. Sentiva comunque che doveva trovare la<br />
montagna ed il luogo dove nasceva il fiore e lì battersi con il “cattivo”. Tornò di corsa alla reggia e<br />
raccontò tutto alla regina RUBINIA che, capita la gravità della situazione, gli affidò un esercito di<br />
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Arnichini nominandolo Cavaliere Capitano. FLIMBO si rimise in viaggio con l'esercito affidatogli<br />
e, superata la Foresta del suono, la Pianura montuosa ed il Mare Impossibile giunse ai piedi del<br />
monte. Si inerpicarono per i ripidi sentieri che ne ricoprivano i fianchi e, giunti sulla spianata della<br />
grotta, vi trovarono RUBON CALITOR che con il suo esercito stava cercando l'entrata del luogo<br />
dove cresceva l'Arnica Rossa. FLIMBO capì in quel momento il senso delle parole del mago e,<br />
conosciute anche le intenzioni di RUBON, ingaggiò battaglia. Il duro scontro durò più di cinque<br />
giorni, ma alla fine FLIMBO ed il suo esercito ebbero ragione dell'esercito di RUBON che, fatto<br />
prigioniero, venne condotto in catene alla reggia di RUBINIA. Prima di lasciare il campo di<br />
battaglia, FLIMBO ordinò ai suoi soldati di far crollare la parte superiore della grotta, per chiuderne<br />
per sempre l'ingresso affinché nessuno potesse più impossessarsi della magica Arnica Rossa. Volle<br />
però dare un primo ed ultimo sguardo al fiore: era bellissimo, aveva un flebile stelo che reggeva una<br />
magnifica corolla fatta di petali rossi che se guardata da vicino rivelava delle striature più scure.<br />
Queste emanavano un profumo particolare: annusato per più di dieci secondi rendeva immortali.<br />
FLIMBO non si lasciò tentare e, ammirato il fiore per l'ultima volta, fece cenno ai suoi soldati di<br />
procedere. La pace tornò a regnare sul pianeta dove, ancora oggi, RUBINIA governa con giustizia e<br />
FLIMBO, a capo dell'esercito, vigila sulla sua sicurezza.<br />
Emanuele Paoletti<br />
I fantastici otto<br />
C'erano una volta otto moschettieri che si erano costruiti una nave munita di cannoni e carica di<br />
viveri. Tutti gli otto moschettieri avevano un potere magico. Il primo moschettiere si chiamava<br />
Roberto e aveva il potere di potersi allungare quanto voleva. Il secondo, Leonardo, poteva col suo<br />
sguardo pietrificare gli avversari. Il terzo, Samir, poteva trasformarsi in quello che voleva. Il quarto,<br />
Giuseppe, poteva diventare invisibile. Il quinto, Giulio, poteva infuocarsi e non morire. Il sesto,<br />
Fabian, poteva distruggere quello che voleva con la sua incredibile forza. Il settimo, Enrico, poteva<br />
con la forza del pensiero far apparire, tutto quello che voleva. L'ottavo, Dartagnan, poteva volare.<br />
Gli otto moschettieri volevano trovare la pozione per diventare immortali e così andarono dallo<br />
stregone che l'aveva creata, ma era così vecchio da non ricordare dove l'aveva messa. I moschettieri<br />
dapprima provarono nella grotta delle meraviglie e non trovarono nulla. Nel labirinto della strega<br />
Patrizia si persero, ma grazie ai loro poteri uscirono. Un giorno lo stregone ricordò di aver nascosto<br />
la pozione sull'isola di Tasmania. I moschettieri andarono per mare, ma la nave fece naufragio; il<br />
settimo moschettiere, Enrico, ne fece apparire una nuova e così poterono ripartire. Quando<br />
sbarcarono sull'isola, incontrarono dei pericolosi cannibali. Leonardo li pietrificò tutti. Poi<br />
incontrarono dei leoni a caccia di prede. In quel luogo era difficile sopravvivere, però ce la fecero<br />
tutti. Altri pericoli erano i serpenti e le sabbie mobili. I moschettieri, stremati, arrivarono sulla cima<br />
del monte più alto dell'isola. Vi trovarono la pozione. Tutti ne bevvero un po' e diventarono<br />
immortali. Mentre tornavano alla nave, si accorsero che l' isola era in realtà il guscio di una<br />
tartaruga gigantesca. I moschettieri corsero più in fretta che potevano, arrivarono alla nave e<br />
ritornarono in Inghilterra. In Inghilterra si dedicarono ad aiutare i poveri e i bisognosi. Infine tutti<br />
insieme fondarono una casa di riposo per moschettieri.<br />
Indra Holtge<br />
Il paese Lagoblublu<br />
Lagoblublu era un paese che, come dice il nome, aveva un lago blu. Sulle rive sorgevano le piccole<br />
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case e i suoi abitanti, gente molto dolce e buona. A Lagoblublu tutto era blu, persino gli abitanti!!<br />
Alcuni erano di un bel blu marino, altri di un azzurro chiaro. C'erano due bambini che avevano<br />
degli occhi blu meravigliosi. E non solo quelli: i denti le mani, le gambe... era tutto blu. A<br />
Lagoblublu erano tutti uguali, tranne che nell'età. Alla gente blu, ogni volta che doveva andare ai<br />
mercati della città, capitava sempre di sentirsi ridere alle spalle. Ai nostri poveretti di Lagoblublu<br />
non restava che comprare in fretta... Un mattino Viola, la figlia del gelataio uscì di corsa per andare<br />
incontro a GialGial, lo studente più bello e bravo. Viola aveva aiutato tutto il giorno la sua mamma<br />
e il suo papà per fare il gelato. Sua madre si chiamava Rosa, era una donna molto robusta e ancora<br />
giovane. Suo padre era il miglior gelataio di Lagoblublu e di tutto il territorio e si chiamava Bucc.<br />
Inoltre faceva un gelato ai biscotti che era davvero un capolavoro. Nessuno in paese sapeva<br />
resistere alla sua bontà. A Lagoblublu quasi tutti avevano nomi di colori: Verdone, Rossana,<br />
Bianca, Nerone... La vita andava avanti così. Poi arrivò la guerra. Le persone si trasferivano negli<br />
altri paesi per vivere e chi restava si prendeva tutto quello che era rimasto. La famiglia di Viola<br />
volle restare a Lagoblublu e così altre famiglie. Ma la famiglia di GialGial andò nel paese di<br />
Perona. Dopo dodici anni Viola, che ne aveva ormai diciannove, andò a trovare il suo amico. Lui fu<br />
molto felice di rivederla. Non si chiamava più GialGial, ma Angurio perché in quel paese si<br />
dovevano chiamare con nomi di frutta o verdura. Sua madre era diventata Zucchina e suo padre<br />
Pomodoro. Due anni dopo si sposarono e andarono ad abitare in un altro paese di nome Braggino...<br />
Martina Zulian<br />
L'avventura di Jasmine<br />
Un giorno normalissimo Jasmine, una ragazza di dodici anni, si alzò e andò a scuola. Incontrò le<br />
sue amiche, Chaty e Laura. Chiacchierarono, poi Jasmine fu attratta da una piccola stanza. Questa<br />
stanza si trovava vicino all'aula di scienze, adiacente all'entrata della scuola e nessuno l'aveva mai<br />
vista. Disse alle sue amiche se avevano mai visto quell'aula e la indicò. Loro guardarono il punto<br />
che Jasmine indicava, ma non videro nulla. Si guardarono e dissero a Jasmine che aveva sbattuto la<br />
testa. Lei rispose che l'aula invece esisteva, ma loro dissero che non era uno scherzo divertente.<br />
Dato che lei insisteva, le amiche la abbandonarono.<br />
Decise di entrare da sola e si ritrovò nel “Villaggio dei dolci”. Questo villaggio era spettacolare:<br />
aveva le case di cioccolato, i tetti di zucchero filato, le finestre di marzapane, la porta di biscotto<br />
con le gocce di cioccolato e il giardino tutt'intorno di erba alla menta piperita e fragola; le strade di<br />
marzapane e i fiumi di latte. Le barche erano fatte di biscotti e gli alberi di bastoncini di liquirizia e<br />
zucchero filato alla menta. Volle chiedere informazioni ad un'anziana signora, Michelle, che si<br />
trovava nei pressi della casa e così scoprì due particolari importanti: il villaggio era governato da un<br />
re cattivissimo di nome Zeno, antipatico e cattivo a tal punto che tutti volevano vederlo morto; solo<br />
lei aveva il potere di eliminarlo ed esaudire così il desiderio degli abitanti.<br />
Jasmine disse a Michelle che poteva e voleva sconfiggerlo e chiese se qualcuno era disposto ad<br />
aiutarla. Michelle dunque la condusse dalla sua amica Chloe, una fata che prediceva il futuro,<br />
leggeva nella mente e poteva trasmettere i suoi poteri ad un'altra persona a suo piacere.<br />
Chloe decise di aiutarla. Michelle accompagnò poi Jasmine al castello chiedendo al re di poterle<br />
ricevere. Il re accettò di malavoglia e quando Jasmine fu introdotta da un servitore nel salone del<br />
trono, immediatamente usò i suoi poteri.<br />
Il re fu annientato e Jasmine diventò la nuova regina.<br />
Per dieci lunghi anni il villaggio dei dolci visse felicemente, poi, il 20 maggio dell'anno 1000,<br />
Jasmine comunico' ai suoi sudditi che non poteva rimanere lì per sempre, e se ne sarebbe andata.<br />
Ogni tanto, però, sarebbe andata a trovarli. Affidò, fino al suo ritorno, il potere a Michelle, l'anziana<br />
signora che nel frattempo era diventata la sua più fedele aiutante.<br />
Dopo aver salutato tutti, tornò nel suo mondo. Vide le amiche e raccontò loro cosa era successo.<br />
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“Non avete sentito la mia mancanza?” “La tua mancanza? ma se sei stata via solo cinque minuti!!!”.<br />
Enrico Benetti<br />
John e il rubino<br />
Era mattina quando John venne assordato dall'allarme delle spie e sentì tuonare nelle orecchie la<br />
voce del suo superiore che diceva: “John alzati, hai una missione da compiere. Devi partire sul<br />
primo volo per la Jamaica, lì ci sarà un agente che ti spiegherà tutto per filo e per segno”. John,<br />
ancora assordato dall'urlo, ci mise un po' per rielaborare ciò che aveva detto il suo superiore, ma poi<br />
capì e si vestì in fretta e furia. Il suo volo sull'aereo fu piacevole e quando finalmente arrivò in<br />
Jamaica incontrò l'agente. “John la tua missione di oggi consiste nel recuperare un rubino”. “Tutto<br />
qui?” - rispose John - “No, perché non si tratta di un rubino qualsiasi, ma bensì del rubino più<br />
grande del mondo che la CIA vuole ottenere per scopi nucleari. Per questo lo dobbiamo avere<br />
altrimenti si scatenerà una guerra nucleare di dimensioni pianetarie”. “Sì, ma dove si trova?” disse<br />
in risposta John. “Si trova nel bagno di quel bar qui a fianco. E un'altra cosa John, tieni questa<br />
spada, ti sarà utile”. John prese la spada e un po' sorpreso si incamminò verso il bar, vi entrò, si<br />
guardò un po' intorno e poi entrò nel bagno. Appena entrato, John venne catapultato in un'altra<br />
dimensione. Pronti ad aspettarlo in quel posto trovò un vecchio e un'agente della CIA. Il vecchio<br />
disse: “Ben arrivato John, ti stavamo aspettando”. John ancora un po' sbigottito si guardò intorno.<br />
Quel posto sembrava un'immensa prateria. Il vecchio riprese: “Bene, per avere il rubino voi due<br />
dovrete affrontarvi in tre prove”. “E in che cosa consisterebbero le prove?” chiese l'agente della<br />
CIA. Il vecchio riprese: “La prima prova consiste nell'affrontare un coccoleone, cioè l'incrocio tra<br />
un coccodrillo e un leone e salirgli in groppa”. Si avvicinò alla gabbia dove era rinchiuso il terribile<br />
coccoleone e lo liberò dicendo. “Ha inizio la prima prova”. A John faceva molta paura il<br />
coccoleone, non all'agente della CIA. Il coccoleone aveva la testa e il corpo da leone e la coda e le<br />
zampe da coccodrillo. L'agente si avviò sicuro di sé verso il coccoleone, ma questi lo colpì con<br />
un'unghiata così forte che rimase svenuto a terra. Anche John si lanciò all'attacco, ma il coccoleone<br />
con un'altra unghiata lo ferì al braccio. Allora John estrasse la spada e a sorpresa la lanciò via. Il<br />
leone si distrasse un attimo, quanto bastò a John per agguantarlo e salirgli in groppa. Il vecchio<br />
decretò conclusa la prova e proclamò John vincitore. Diede ai due un po' di tempo per riposarsi poi<br />
disse. “La seconda prova consiste nell'entrare e nuotare in un lago infestato da piranha. Il primo che<br />
taglierà il traguardo dall'altra parte del lago vincerà la prova”. I due contendenti al rubino si<br />
tuffarono nelle gelide acque del lago. Fino alla metà percorso per i due non ci furono problemi, ma<br />
dopo un po' un esercito di piranha assalì John, non l'agente della CIA. L'agente arrivò in un<br />
battibaleno, mentre John arrivò al traguardo mezz'ora dopo. Il vecchio disse: “La prova si è<br />
conclusa e il vincitore è l'agente della CIA” . Anche in questo caso il vecchio diede ai due un po' di<br />
tempo per riposarsi, In quel lasso di tempo John scoprì che l'agente per tenere lontani i piranha<br />
aveva usato una pozione. John decise di non lamentarsi e di stare zitto . Il vecchio disse: “Ora siete<br />
in parità, per cui chi vincerà l'ultima prova diventerà il possessore del rubino. Diamo inizio alla<br />
terza prova”. Il vecchio li condusse davanti ad una caverna dicendo loro: “Aspettate qui il vostro<br />
avversario che si trova lì dentro”. I due corsero dentro la caverna per scovarlo, ma fu lui a trovare<br />
loro: un gigantesco drago che sputava fiamme dalla bocca. L' agente della CIA gli si avventò<br />
contro, ma il drago, con un colpo di coda, lo scaraventò a due metri di distanza. Subentrò John che<br />
osservò la bestia cercando il suo punto debole e trovandolo nella coda. Con la spada lo trafisse<br />
proprio lì, e l'animale cadde al suolo morto, (o almeno così credeva John). John uscì trionfante dalla<br />
caverna, ma ad un tratto il drago si rialzò e con una fiammata lo scaraventò via. John si ritrovò<br />
bruciature in tutto il corpo, ma decise che non poteva arrendersi e impugnò di nuovo la spada,<br />
pronto ad ingaggiare una lotta all'ultimo sangue. I due si studiarono e John si concentrò per trovare<br />
il vero punto debole del drago. Anche l'agente si rialzò, ancora tramortito dopo il volo. Sarebbe<br />
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stata una lotta a tre. John si lanciò alla carica e dopo di lui anche l'agente John conficcò la spada nel<br />
cuore al drago e l'agente gli sparò dei colpi in bocca che gli trafissero la gola. Ma il drago aveva<br />
ancora energia per un'ultima fiammata e la lanciò contro l'agente. John, con un gesto repentino,<br />
spinse via l'agente e lo salvò. Poi, finalmente, il drago morì. Il vecchio dichiarò la prova conclusa in<br />
parità, ma l'agente decise di dare il rubino a John perché gli aveva salvato la vita. Il vecchio<br />
consegnò il rubino a John che ringraziò e ritornò nel bagno del bar. John lo consegnò al suo<br />
superiore che si congratulò con lui, poi tornò a casa. Il rubino venne messo al sicuro dal suo<br />
superiore e quindi non si scatenò alcuna guerra.<br />
Anna Corradi<br />
La battaglia tra gli orsi corazzati e i sudditi della strega bianca<br />
Narnia fin dal principio era divisa in due parti: il Nord, abitato dagli orsi corazzati, e il Sud abitato<br />
dalla Strega Bianca e i suoi sudditi. Esisteva anche una terra chiamata “Terra di Mezzo” abitata dal<br />
Nulla. I sudditi agli ordini della Strega Bianca cercavano di conquistare la parte Nord di Narnia, ma<br />
un misterioso ostacolo, rappresentato dal Nulla, causava al popolo del Sud alcuni problemi. Gli<br />
studi di Lord Asriel, grande avventuriero, confermarono che il Nulla non era pericoloso. Atreiu era<br />
il più valoroso dei capi guerrieri e a costo della sua vita decise di attraversarlo. Oltrepassando il<br />
confine che separava il Sud dalla Terra di Mezzo, Atreiu, vide che anch'essa era abitata dagli orsi<br />
corazzati. Così una dura lotta cominciò tra gli orsi e i sudditi, per il controllo di Narnia. Il vincitore<br />
avrebbe ottenuto l'Auryn, un importante amuleto che donava l'immortalità, consentiva di tornare nel<br />
passato od andare nel futuro, poteva renderti invisibile, farti volare fin sopra le nuvole o andare<br />
sotto terra e poteva ridare la vita ai morti Nel bel mezzo della lotta una polvere magica dai colori<br />
dell'arcobaleno impedì ai sudditi di vedere i loro avversari, così, non riuscendo a distinguere i loro<br />
compagni si uccisero a vicenda. Questa polvere era stata trasportata dal vento che proveniva dala<br />
Terra di Mezzo), “soffiata” dal Nulla. Si scoprì che il Nulla, che abitava nella Terra di Mezzo, era<br />
un mago invisibile, ma molto potente, tanto da poter distruggere tutta Narnia se avesse voluto. Per<br />
questo motivonessuno gli era mai andato vicino, perché aveva paura di causare la fine di Narnia. Gli<br />
orsi corazzati, essendo buoni e non avendo nessun interesse a conquistare il Sud di Narnia, perché<br />
loro non ne avevano bisogno, fecero un patto con la Strega Bianca: gli orsi corazzati avrebbero<br />
tenuto il Nord e la Terra di Mezzo, mentre la Strega Bianca sarebbe stata, come in precedenza, la<br />
padrona del Sud. La Strega Bianca priva dei suoi sudditi e dei suoi poteri, accettò il patto. Così ogni<br />
terra e popolo visse per sempre in tranquilla pace. Tutti tranne la Strega Bianca che adesso doveva<br />
prepararsi da sola da mangiare e andarsi a prendere da bere, doveva fare le pulizie di casa, in tutto il<br />
suo palazzo, non poteva stare sdraiata sul suo divano come lo era stata tempo fa. Insomma, doveva<br />
pulire e fare tutto lei.<br />
Samuele Vincenzi<br />
La pace eterna<br />
Un giorno Simon, un bambino di nove anni che abitava in un castello enorme, con molti passaggi<br />
segreti che lui conosceva benissimo, e stanze nelle quali si nascondeva spesso per giocare a fare<br />
l'esploratore, trovò una stanza segretissima. Sul muro di questa stanza c'era una porta enorme, di<br />
legno ma ornata d'oro. Suo padre gli aveva parlato di questa stanza e gli aveva detto che lui non era<br />
mai entrato perché aveva paura. Gli aveva detto anche che questa stanza appariva solo nelle notti di<br />
luna piena. Simon la sera seguente decise di andare per vedere cosa c'era oltre quella porta; si vestì<br />
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e partì. Entrando capì che conduceva in un mondo parallelo. In questo mondo vivevano delle<br />
creature magiche in pace fra loro, perché anni prima avevano sconfitto il male mandando in esilio<br />
nel mondo degli umani la strega oscura. Simon però, una volta entrato, dimenticò la porta aperta. La<br />
strega se ne accorse e sfruttò l'occasione per tornare nel mondo parallelo, decisa a distruggere la<br />
pace. Intanto Simon aveva fatto un giro in quel mondo, che assomigliava un po' alla Terra. Tutto<br />
però era enorme, i fili d'erba sembravano palazzi da venti piani e dentro ogni albero c'era un<br />
villaggio. Simon entrò in uno di questi villaggi e vide che le persone avevano tre occhi e quattro<br />
braccia. Giravano anche voci che la strega era tornata perché un umano era entrato nel mondo<br />
parallelo e aveva lasciato la porta aperta. Simon si sentì in colpa e decise di rimediare e salvare il<br />
mondo parallelo. Aveva incontrato uno stano animale, l'ultimo della sua specie. Era un ''SAURO'',<br />
una specie di scimmia con un occhio solo, con all'estremità della coda una mano con quattro dita<br />
molto agile. Il ''SAURO'' custodiva il libro degli incantesimi che erano serviti per mandare la strega<br />
in esilio nel mondo degli umani. Dentro al libro c'era tutta la storia del mondo parallelo. Simon<br />
andò a chiamare i popoli di quel mondo e quando tutti ebbero saputo che la strega era tornata, si<br />
allearono con Simon contro la ''strega oscura''. Fu presto battaglia. La strega apparve e appoggiò le<br />
mani sul terreno; questo si spaccò in due e la maggior parte dei guerrieri vi cadde dentro. Passarono<br />
delle ore, ma la strega era ancora in piedi. Il ''SAURO'' corse verso di lei e con la mano sulla coda<br />
scagliò un fulmine che la prese in pieno. La strega però, prima di morire, lanciò una palla di fuoco<br />
che lo incenerì. Simon si mise a piangere e qualche lacrima cadde sulle ceneri del ''SAURO'' che<br />
magicamente rinacque. La strega oscura era stata sconfitta e la pace ritornò. I popoli donarono il<br />
libro a Simon e gli dissero che quando fosse tornato nel suo mondo avrebbe potuto usare il libro per<br />
far sparire la guerra per sempre. Così fece, lo portò nel suo mondo e di colpo le guerre si<br />
conclusero... per sempre.<br />
Alessandro Leoni<br />
La strana storia che più strana non ce n'è<br />
Ciao, sono Bernardo Smeg e ho novantasei NILUX, cioè trentadue anni umani. Sono qui per<br />
raccontarvi una delle mie strane avventure. Eravamo in viaggio verso la galassia SINVARCOR<br />
settantaquattro, destinazione EAN, un pianeta con ricchissima vegetazione. Vi erano alberi con<br />
foglie larghe fino a sedici metri che arrivavano a vivere fino a trentamila NILUX. La fauna era<br />
praticamente assente, c'era solo una specie: i draghi. La missione che io e la mia squadra dovevamo<br />
affrontare era quella di liberare tutti i draghi rinchiusi nella città di GRIP perché erano venduti per<br />
loro carne molto nutriente. Il secondo obiettivo era quello di distruggere il popolo HIZZARD<br />
conosciuto come “gli inquinatori del mondo”. La mia squadra era composta da tre persone. Io che<br />
ero il capitano, sapevo parlare tutta le lingue della galassia SINVANCOR settantaquattro e pesavo<br />
centocinquanta KORG cioè settantacinque chili (avevo a quel tempo ottanta NILUX). C'era poi il<br />
mio vice, Ginis Compge, aveva la mia età e pesava centonovanta KORG. La sua bravura stava nel<br />
saper guidare tutte le navicelle spaziali MULTIGE. Il terzo componente era un certo Sind Eltean,<br />
abile con le armi. Le informazioni su di lui mi sono sconosciute e non mi è permesso descriverlo.<br />
Eravamo partiti su una nave MULTIGE appunto. Per arrivare al pianeta EAN impiegammo in tutto<br />
circa sei NILUX. Atterrammo su un deserto vicino alla città di GRIP. Appena scesi, entrammo<br />
come turisti in città per raccogliere informazioni. Scoprimmo che i draghi erano rinchiusi in una<br />
prigione sotterranea e scendemmo per liberarli. Praticamente sterminammo tutte le guardie.<br />
Portammo in salvo i draghi vicino alla nostra astronave. Appena arrivati al nostro mezzo di<br />
trasporto, riuscii a parlare con le bestiole che ci ringraziarono. In quel preciso istante tutte le forze<br />
armate del pianeta capitarono lì. I draghi allora attivarono un orologio che poteva fermare il tempo<br />
per circa trentacinque LISTED, cioè centoquaranta minuti. Grazie a quello strumento riuscimmo a<br />
sterminare gli HIZZARD. Abbandonammo i draghi in un posto sicuro e tornammo sul nostro<br />
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pianeta ELTCERGE.<br />
Bulgar Maria Bianca<br />
Le Montagne Nere e i tre ragazzi<br />
In Inghilterra, presso la valle dei Boschi, si trovava il grande e maestoso palazzo del re Henrik. Il re<br />
era un uomo molto potente, abbastanza ricco e si comportava bene con il suo popolo. Era molto<br />
saggio. Manteneva le sue terre e le sue grandi Montagne Nere. Non aveva una moglie, perché<br />
quando era nato suo figlio Heln, la bella regina era morta. Così il re aveva chiesto alla serva di sua<br />
moglie, che aveva un bambino di tre mesi, Mariam, di occuparsi di lui e farlo crescere.<br />
La serva accettò di tenere insieme i due bambini. Ma dopo due anni la serva mise al mondo una<br />
bellissima bambina di nome Elen.<br />
Così i bambini vissero insieme per quasi otto anni. All'ottavo compleanno di Heln fu presente anche<br />
la sorella del re. Aveva quasi quarantacinque anni e non poteva avere bambini. Vedendolo per la<br />
prima volta chiese al re di poter restare nel palazzo e di occuparsi dell'educazione di Heln, suo<br />
nipote. Così passarono gli anni e Heln diventò sempre più bello, bravo e sapiente. Sua zia mandò<br />
via i figli della serva, dando loro una vecchia casa. Gli anni passarono e Heln non dimenticò i suoi<br />
amici e andò sempre più spesso a trovarli.<br />
Nel giorno del quindicesimo anno di Heln furono invitati anche Elen e Mariam.<br />
Sua zia che si occupava di stregoneria, non volle che Elen e Mariam venissero al palazzo,<br />
così andò a casa loro e, visto che la loro mamma era una serva, diede loro da fare un lavoro che li<br />
occupò tutto il tempo. Ma la bellissima Elen ebbe l'idea di andare di nascosto al palazzo. Partirono<br />
da casa mentre nevicava. Il vento penetrava fra le cime aguzze delle Montagne Nere, spingendo la<br />
neve verso il grande e maestoso palazzo del re Henrik, s'introduceva fra le crepe dei muri<br />
provocando un debole sibilo. Mariam vide nel cortile del palazzo dei servi vestiti di stracci che<br />
accendevano dei piccoli fuochi simili a lacrime fiammeggianti, vicino a delle grandi porte di legno.<br />
Si ricordò che il suo amico Heln, il figlio del re, le aveva detto che nel retro del palazzo c'era una<br />
porta, e attraversando un tunnel si arrivava nella sua stanza. Heln stava per uscire dalla stanza<br />
quando sentì un rumore e vide i suoi amici (quasi suoi fratelli perché erano cresciuti insieme).<br />
Rimase sorpreso dal loro arrivo attraverso la porta segreta e chiese perché erano arrivati da lì: lui li<br />
aspettava alla sua festa dall'entrata principale.<br />
Mariam spiegò tutto quello che era successo. Heln rimase molto sorpreso da quello che disse<br />
Mariam di sua zia. Così propose ai ragazzi di andare a vedere le stanze e i corridoi del palazzo.<br />
Prima di tutto Heln volle andare nel posto che sua zia gli aveva proibito. Erano due grandi porte che<br />
nessuno aveva mai aperto. Vi arrivarono davanti e cercarono di aprile ma non ci riuscirono.<br />
Guardarono dappertutto per vedere se c'era la chiave, ma non la trovarono. Stavano per andare via,<br />
quando la bellissima Elen trovò la chiave sotto una pietra. Aprirono le porte, attraversarono un<br />
corridoio e arrivarono sotto le Montagne Nere. Apparve un mondo tutto nuovo. In lontananza si<br />
sentivano dei rumori e delle voci. Heln e Mariam andarono avanti con coraggio, Elen con molta<br />
paura. Avvicinandosi vide dei piccoli omini spaccare grossi pezzi di roccia. Erano simili agli<br />
uomini, anche loro vestiti con giacca, scarpe e altre cose per lavorare. Quando uno di essi, il più<br />
vicino, li vide, si spaventò per il loro aspetto e per la loro presenza. Anche gli altri sembravano<br />
spaventati, ma Heln cominciò a parlare con loro. Elen era la più spaventata, forse perché aveva<br />
paura degli omini, o forse perché nel ''nuovo mondo'' c'era un po' troppo buio. Dopo aver parlato<br />
con il loro capo e dopo che essi ebbero raccontato tutta la storia di come erano stati messi in<br />
schiavitù e di come dovranno essere liberati, Mariam capì che i salvatori del Regno Nero dovevano<br />
essere proprio loro. Gli omini li condussero in un luogo meraviglioso, pieno di fiori, alberi,<br />
montagne verdi e fiumi. Quel luogo lo avevano tenuto loro come segreto. Una volta anche le<br />
Montagne Nere erano piene di prati boschi, fiumi, e laghi, ma da quando era arrivata la Strega<br />
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Bianca non più. Heln allora capì che la Strega Bianca era sua zia. Comprese subito perché gli aveva<br />
proibito di andare a quelle porte, e perché non voleva che Elen e Mariam venissero al suo<br />
compleanno. D'improvviso apparve l'incantevole Protettrice delle Montagne Nere e parlò con i tre<br />
ragazzi. Essa fornì a Heln un'armatura e una spada molto potenti, a Mariam una corona e un<br />
mantello e ad Elen un piccolo fiore d'argento. La guerra era iniziata. Elen con il fiore d'argento<br />
liberò tutte le creature dagli incantesimi, Mariam e Heln, invece combatterono a fianco degli omini<br />
per più di tre giorni contro la Strega Bianca. Alla fine la Strega fu sconfitta dai tre ragazzi che<br />
salvarono l'intero regno. Persino la vita fuori dalle montagne era più bella. Tutto ritornò normale,<br />
gli omini diventarono persone normali, Elen diventò la regina della natura, Heln ritornò al palazzo<br />
di suo padre per prenderne possesso, Mariam diventò il re delle Montagne Nere. Così anche oggi si<br />
narra la storia delle Montagne Nere e dei tre ragazzi.<br />
Kelvin Codjoe<br />
Le Terre D'oro<br />
In una città dell'America viveva un ragazzo di nome Bill. Un giorno, dopo la scuola, prima di<br />
tornare a casa, decise di fare una passeggiata. Sul suo cammino vide un sasso; lo raccolse, lo lanciò<br />
e ruppe un vetro. Quel vetro apparteneva alla finestrella di una piccola casetta di legno costruita da<br />
alcuni ragazzi . I ragazzi si arrabbiarono molto e decisero di inseguire Bill per fargliela pagare. I<br />
ragazzi erano dieci ed erano divisi in due squadre: una aveva come capo Phil, l’altra Zig . Bill si<br />
nascose dietro un albero ed evitò così la prima squadra. Pensando che fosse tutto finito, uscì allo<br />
scoperto, ma la squadra di Zig lo vide ed iniziò a corrergli dietro. Correndo vide una casa<br />
abbandonata: entrò e passò subito al secondo piano. Vide un armadio e sopra di esso un libro con la<br />
copertina dorata. Per prenderlo usò la sua cartella come appoggio. Sull’anta dell’armadio c'era una<br />
apertura rettangolare delle stesse dimensioni del libro. Bill pensò di usare il libro come chiave e tra<br />
una nuvola di polvere, l'armadio si aprì. Bill era un tipo molto curioso ed entrò. Dentro era buio ed<br />
ad un certo punto Bill si sentì mancare il pavimento sotto i piedi… Si ritrovò in un altro mondo e<br />
stava precipitando dal cielo. Finì su Rodfox che era un Robin. I Robin sono un popolo che vivono<br />
nelle Terre D'oro. Ci sono anche i Goblin che sono abili con le armi e bravi nell'agricoltura. I<br />
Goblin hanno gli occhi a mandorla e le orecchie a punta, come quelle degli elfi; invece i Robin<br />
assomigliano agli esseri umani, ma hanno delle caratteristiche speciali e alcune sconosciute.<br />
Acerrimi nemici dei Robin e dei Goblin sono i Necromonger, un popolo mostruoso e misterioso. Il<br />
loro capo, Alscazan, nel passato era stato mandato nell'al di là, ma ne era ritornato, acquistando<br />
poteri magici e sovrumani. I Necromonger controllano orchi malvagi, elfi cattivi e ribelli e (…)<br />
Andrea Piazzola<br />
Ohrzov: l'Impero dei Cinque Regni<br />
Erano le cinque del pomeriggio quando un grido ruppe la tranquillità. Era il grido di Eric, uno<br />
sciamano apprendista che aveva appena superato l'esame. Eric viveva ad Azorius, una città del<br />
mondo di Ohrzov. Ohrzov era un impero diviso in cinque Regni: quello del Fuoco, quello delle<br />
Foreste, dell'Acqua, delle Pianure e delle Paludi. Questi cinque regni andavano sempre d'accordo. Il<br />
regno del Fuoco era abitato da creature molto potenti come i giganti, i Goblin e i draghi. Il regno<br />
delle Foreste era il più vasto ed era abitato dalle creature più strane, come alberi parlanti, funghi,<br />
giganti, elfi, sciamani, gnomi, orsi e centauri. Poi c'era il regno delle Pianure che era posto al centro<br />
di Ohrzov, dove si amministrava la giustizia e risedeva la fonte di potere di Ohrzov. Questo regno<br />
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era abitato da spiriti, grifoni, uccelli, soldati, cavalieri e maghi. Nel regno dell'Acqua, vivevano<br />
draghetti, Kraken, tritoni, serpi e bestie. Infine, c'era il regno delle Paludi quello più mostruoso,<br />
inquietante, che cercava sempre di scatenare la guerra, ed era popolato da zombie, scheletri e insetti<br />
giganti. Ad Ohrzov non esisteva la tecnologia, ma si usava la magia. All'inizio Ohrzov era un regno<br />
pacifico però, un giorno, il sovrano delle Paludi, Haakon, inventò una polvere che scatenava la<br />
guerra tra i regni; così sorvolò Ohrzov sul suo coleottero gigante e sparse la polvere. Dopo due<br />
giorni i regni iniziarono a combattere tra di loro. Azorius era l' unica città a non essere sotto<br />
l'incantesimo perché il saggio aveva fatto in tempo a proteggerla. Sfortunatamente i quattro<br />
guerrieri più forti di ogni regno vennero catturati dai soldati di Haakon perché avrebbero potuto<br />
ostacolargli i piani. Fra questi quattro c'era anche il padre di Eric. Per questo motivo Eric decise di<br />
partire per liberare suo padre. Prima doveva superare il regno del Fuoco. Affrontò molti giganti e i<br />
Goblin gli tesero dei trabocchetti, però Eric riusciva a volare. Nel regno delle Pianure dovette<br />
sconfiggere lo spirito delle illusioni. Questo spirito riusciva a sdoppiarsi e ad attaccare alle spalle.<br />
Allora Eric si concentrò e sprigionò una tale forza che sbriciolò il nemico in mille pezzi.<br />
Poi continuò il suo viaggio nel regno delle Isole. Lì incontrò una vecchia signora in difficoltà, le<br />
diede la mano per aiutarla, ma la donna si tramutò in una sirena ed entrò in acqua portandosi dietro<br />
Eric. Riuscì a liberarsi, ma venne punto dal pungiglione del tritone e svenne. Per sua fortuna il<br />
folletto marino Trubbus lo curò e lo tirò fuori dall'acqua. Quando Eric si svegliò, ringraziò Trubbus<br />
e ripartì. Finalmente arrivò nel regno delle Paludi. Era un luogo inospitale e maleodorante. Non si<br />
perse d' animo, vide in lontananza il Castello oscuro, lo raggiunse ed entrò. Era un luogo pieno di<br />
trabocchetti, ma bastava camminare sui muri per evitarli. Non era molto semplice, perché bisognava<br />
essere concentrati al massimo, bastava un minimo rumore per cadere. I muri però erano molto<br />
scivolosi ed Eric cadde. Non successe niente, ma appena si rialzò si aprì una botola sotto di lui.<br />
Fortunatamente arrivò Trubbus e lo tirò fuori dalla fossa. I due amici erano di nuovo insieme, e<br />
continuarono a correre sui muri fino all'ultima stanza. In questa stanza dietro una barriera di energia<br />
erano rinchiusi i quattro guerrieri più forti di Ohrzov. Improvvisamente arrivò Haakon. Colpì e<br />
stese Eric in un attimo. Poi iniziò a parlare con suo padre. Eric però si riprese quasi subito e con un<br />
colpo incenerì il sovrano. Liberò i quattro guerrieri e finalmente poté riabbracciare suo padre. Però<br />
c'era un altro problema: la guerra! Eric vagò per tutto il castello per cercare l'antidoto. Il castello era<br />
un vero e proprio labirinto pieno di guardie,ma padre e figlio insieme formavano una coppia<br />
imbattibile: massacrarono le guardie trovarono l'antidoto e bloccarono la guerra.<br />
Francesca Camparsi<br />
Peter e il mago Merlino<br />
In un piccolo bosco abitava un ricca famiglia con un bambino di nome Peter. Era un tipo molto<br />
simpatico. Aveva nove anni ed era basso e magro. Andava quasi tutti i giorni a giocare nel suo<br />
giardino dove c’era un laghetto con delle anatre e dei cigni. Una mattina Peter volle andare al<br />
laghetto con del pane per dare da mangiare alle anatre, ma vi scivolò dentro e sprofondò nell'acqua.<br />
Si salvò grazie a un soldino portafortuna che teneva sempre legato al collo che aveva il potere di<br />
portare le persone in un regno fantastico. Quando giunse nel Regno Fantastico, Peter si trovò in un<br />
piccolo bosco. Vide che i funghi parlavano, i sassi cantavano e nel lago non c'era più acqua. Così<br />
arrivò fino alla riva camminando tranquillamente, senza alcun pericolo. Seduto vicino ad un albero<br />
Peter trovò un mago di nome Merlino. Era un tipo simpatico, alto e piuttosto cicciottello che viveva<br />
tutto solo in una casa in mezzo al bosco. Il mago Merlino aveva il potere di trasformare qualsiasi<br />
oggetto in quello che voleva. Peter e il mago fecero un accordo: se lui lo avesse trasformato in un<br />
principe, Peter lo avrebbe portato con sé ad abitare in un grande castello dove viveva una giovane<br />
regina molto ricca e bella. Merlino accettò: trasformò il ragazzo in un bel principe e gli donò una<br />
spada molto preziosa che possedeva dei poteri magici. Grazie ad essi Peter sposò la regina e<br />
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divenne re d'Inghilterra; si trasferì con Merlino nel grandissimo castello dove regnò per molti anni<br />
felice e contento.<br />
Ilaria Merci<br />
Sopra le Nuvole<br />
Alexandra, Erika, Davide e Luca erano quattro ragazzi che ogni domenica andavano a fare una gita<br />
in compagnia dei loro genitori. Alexandra era una ragazza abbastanza alta, con gli occhi azzurri e i<br />
capelli chiari. Erika aveva i capelli molto lunghi e neri, gli occhi scuri. Davide e Luca erano alti,<br />
avevano i capelli castani, gli occhi marroni e si assomigliavano molto perché erano fratelli. Erika e<br />
Davide avevano tredici anni, mentre Luca e Alexandra dodici. Una bella domenica d'estate i ragazzi<br />
fecero una gita sulle colline di Verona e trovarono un vecchio casale abbandonato. Incuriositi,<br />
entrarono e diedero un’occhiata. Era una vecchia stalla. Dei fasci di luce sbucavano dalla paglia. La<br />
scostarono e scoprirono una pesante porta di quercia con su scritto: “Varco per il mondo Sopra le<br />
Nuvole”. Insieme decisero di aprire la porta e di varcarla. Magicamente si ritrovarono in un mondo<br />
parallelo, sopra le nuvole. Si fecero coraggio e cominciarono ad esplorare quel luogo magico. I<br />
ragazzi videro creature stranissime, orchi, fate, elfi, streghe. Ad un tratto una fata di nome Tilly<br />
sbucò dal nulla. La fatina era piccola e snella, aveva delle ali luccicanti, i capelli biondi e un<br />
vestitino azzurro. La fata spiegò a Luca, Davide, Erika e Alexandra che erano nel Mondo Sopra le<br />
Nuvole, un mondo dove i personaggi, i luoghi e le vicende che gli uomini della Terra immaginano<br />
quando hanno la testa, per così dire, fra le nuvole, diventano realtà. Tilly spiegò anche che<br />
ultimamente gli uomini non avevano più la testa fra le nuvole e quindi le creature del magico regno<br />
si stavano indebolendo. I ragazzi salutarono la fatina Tilly, ma le promisero che sarebbero ritornati<br />
ad aiutare gli abitanti del Mondo Sopra le Nuvole. I quattro ragazzi riaprirono la grande porta e si<br />
ritrovarono nel casale. Era passato un bel po' di tempo da quando se ne erano andati e i loro genitori<br />
erano un po' preoccupati. I ragazzi decisero di non raccontare niente. Con varie scuse convinsero i<br />
genitori a ritornare sulle colline anche la domenica successiva. I quattro amici arrivarono al casale e<br />
subito aprirono la pesante porta. La situazione del magico regno peggiorava, gli abitanti erano<br />
sempre più deboli. Tilly doveva affidare ai ragazzi una grande missione: sconfiggere Carloman e<br />
riaprire tutti i varchi per il mondo Sopra le Nuvole. Erika chiese a Tilly chi fosse questo Carloman.<br />
Tilly rispose che era un vecchio che aveva scoperto il Mondo Sopra le Nuvole e che invece di<br />
apprezzarne la bellezza lo voleva distruggere. Infatti, aveva chiuso tutti i varchi con una potente<br />
pietra chiamata “Pietra Multicolore”, che lui stesso custodiva in questo casale. In questo modo<br />
nessuno poteva fantasticare e il regno stava per scomparire. Alexandra chiese perché il varco del<br />
casale era ancora aperto. Tilly disse che quel varco era il principale e non poteva essere chiuso. Il<br />
casale era isolato e per questo nessuno aveva mai varcato la porta fino ad allora. Alexandra, Luca,<br />
Erika e Davide accettarono la missione, pronti ad affrontare Carloman. Tilly fece in modo che<br />
Carloman arrivasse nel Mondo Sopra le Nuvole. Le magiche creature stavano usando i pochi poteri<br />
che rimanevano loro per contrastare il terribile Carloman. Intanto i ragazzi avevano trovato la Pietra<br />
Multicolore nella fessura di un muro e infilandola nella serratura della pesante porta tutti i portali si<br />
riaprirono. Poi ritornarono a Sopra le Nuvole e si accorsero che gli abitanti avevano riacquistato i<br />
loro poteri e avevano sconfitto Carloman. Tutti gli abitanti di Sopra le Nuvole furono grati a Luca,<br />
Davide, Alexandra ed Erika per averli aiutati e salvati. I quattro ragazzi felici ritornarono sulla<br />
Terra. Erano più uniti di quanto lo fossero mai stati e magicamente i genitori non si accorsero della<br />
loro assenza. Non dimenticarono mai la loro splendida avventura e promisero di lasciare che la loro<br />
testa e i loro pensieri andassero più spesso Sopra le Nuvole.<br />
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Daniele Buffatti<br />
Sorill, Terre della Fantasia<br />
Le Terre di Sorill erano un regno molto vasto, popolato e fertile, dove gli abitanti vivevano<br />
serenamente. Certo il divertimento non mancava: vi erano feste, balli ed... esplosioni.<br />
“Merlino!” gridava LupoScuro “Hai affumicato per la quarta volta tutto il laboratorio!”<br />
“Non è colpa mia!” replicò questi “Se la polvere pirica fa KABOOM non posso farci niente!”<br />
“E vogliamo parlare del tuo drago sputa fuoco? Novantaquattro volte ha distrutto il tetto della MIA<br />
stanza! Ottantadue volte quella di Sebastien... e quella di Morren neanche una! Sono secoli che, non<br />
capisco perché, non becca mai quella stanza!” si agitava l'elfo gesticolando davanti all'uomo di<br />
nome Merlino.<br />
“Beh” rispose il mago “E' vicino al Lago!”.<br />
A parte questi piccoli disguidi, LupoScuro, Morren e Sebastien erano da secoli i nobili di quel<br />
Regno e nessuno li aveva mai sfidati. LupoScuro era il più vivace dei tre fratelli, quasi sempre<br />
scherzava e nelle situazioni di tensione sapeva come sdrammatizzare. Sebastien, un bellissimo elfo<br />
dai capelli biondi e gli occhi chiari che mutavano a seconda del suo umore, era il più giovane dei tre<br />
e caratterialmente seguiva le orme di LupoScuro. Morren, invece, era il più vecchio e saggio,<br />
razionale, ma anche severo, tant'è che dai suoi sudditi era soprannominato “il Tenebroso”. Tuttavia<br />
aveva rinunciato a mettere in riga l'elfo dai capelli viola-blu, ovvero LupoScuro e il più piccolo<br />
Sebastien, che considerava ormai irrecuperabili. Tanto per darsi un'idea, un giorno i tre elfi stavano<br />
passeggiando insieme nel loro giardino e LupoScuro diceva ai due:<br />
“Conoscete la storia dell'uomo sputacchioso?”<br />
“Sputacchioso?” replicò Sebastien<br />
“Sì, sì, proprio quell'uomo che fa “ ptù, ptù, ptù”“ rispondeva il primo.<br />
“Dai, vai avanti” diceva Morren sospirando.<br />
“Una volta questo umano” cominciò a raccontare LupoScuro “era il sarto di corte e aveva molta<br />
passione per la lana”.<br />
“Ma cosa c'entra la lana con l'uomo sputacchioso?” domandò Morren.<br />
“Un attimo di pazienza che ci sto arrivando. Era stato incaricato di fare un bellissimo vestito di lana.<br />
Purtroppo, scivolò e la faccia andò proprio sull'abito appena finito. Lo hanno chiamato uomo<br />
sputacchioso perché aveva ingoiato così tanta lana da sputacchiare in continuazione per via dei<br />
pelucchietti sulla lingua!”<br />
“E io ti sto anche a sentire” commentò Morren.<br />
Purtroppo un giorno giunse la notizia che nelle Terre due strane creature alate, cornute e veramente<br />
enormi, stavano spargendo panico, distruzione e morte. Dichiaravano di essere i veri padroni di quei<br />
luoghi ed erano tornati per riprenderseli. Nelle Terre di Sorill esistevano diverse creature oltre agli<br />
elfi e agli umani: c'erano i vampiri, creature che, come i drow, elfi dalla pelle scura e dagli occhi e<br />
capelli chiarissimi, odiavano la luce e non si muovevano se non di notte; c'erano i mannari, umani<br />
che con la luna piena diventavano simpatici cucciolotti un po' cresciutelli. E poi c'erano gli Hobbit,<br />
creature alte come bambini con piedoni enormi, e ancora i Kendot, i nani, le fate, i folletti e gli<br />
uomini sputacchiosi... ah, no, quelli sono di LupoScuro.<br />
Ad ogni modo, i tre fratelli si ritrovarono scelti all'unanimità da tutte queste creature per cacciare<br />
via i distruttori. Quando dunque si ritrovarono innanzi a queste creature alate chiamate diavoli,<br />
LupoScuro disse:<br />
“Ragazzi, qui abbiamo solo due possibilità”<br />
“Giusto” disse Sebastien “Scappiamo o fuggiamo?”<br />
“Io intendevo o combattiamo o moriamo come valorosi” replicò LupoScuro dandogli<br />
un'occhiataccia.<br />
“Io avrei un'altra idea” disse Sebastien “Fuggiamo o scappiamo?”.<br />
Morren, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, intervenne:<br />
“La tua idea lascia moooolto a desiderare”.<br />
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“Oh, insomma, sguainiamo le spade!” concluse LupoScuro.<br />
Calò un silenzio di sfida e tensione.<br />
“Ehi, guardate l'uomo sputacchioso!” esclamò Sebastien indicando un punto vuoto. I due diavoli si<br />
girarono in quella direzione mentre i tre scapparono via e si rifugiarono nel laboratorio di Merlino.<br />
“Merlino, hai ancora la polvere che fa KABOOM?” domandò LupoScuro<br />
“Certo! Vuoi che affumichi ancora il laboratorio?”<br />
“No, la vogliamo usare contro i diavoli”<br />
“Diavoli? Quali diavoli?”.<br />
La prima delle creature distruttive li aveva ormai raggiunti e aveva spaccato a metà il tetto del<br />
laboratorio.<br />
“Quei diavoli!” esclamò Sebastien<br />
“Oh, diavolo!” disse Merlino<br />
“Ecco, proprio quello!” disse LupoScuro<br />
“Sento che mi fonderò il cervello...” commentò Morren.<br />
Merlino prese la polvere e uscirono dal laboratorio. Ne seguì una battaglia alla quale anche il drago,<br />
cavalcato da Sebastien, volle unirsi sputando fuoco. I diavoli alla fine si ritirarono e i tre fratelli,<br />
insieme al mago distratto e al drago, tornarono in città e vennero festeggiati per un giorno intero. La<br />
festa proseguì a lungo ma i tre elfi erano troppo stanchi. Morren sollevò di peso Sebastien, ubriaco<br />
fradicio di vino elfico e LupoScuro, quando rincasò, si buttò sul suo morbido letto.<br />
“Aah, finalmente disteso a riposare... tutto, ora, è così tranquillo, si vede un bel cielo limpido...” si<br />
interruppe bruscamente “CIELO LIMPIDO!!?? AARGH!! IL MIO TETTO!! MERLINO!!”.<br />
Giada Franchi<br />
Un viaggio a Ersiglia<br />
Tanto tempo fa c'era una bambina di nome Penny. Penny aveva molti fratelli e sorelle, i cui nomi<br />
erano: Richard, Violet, Margherita, Fiore, Edoardo e Giannino. Penny e i suoi fratelli erano orfani e<br />
abitavano in una casa gigantesca. Un giorno Penny portò i suoi fratelli in una buca che aveva<br />
trovato il giorno precedente. I fratelli incuriositi chiesero alla sorella di entrare e Penny acconsentì.<br />
Dentro questo buco c'era uno scivolo infinito. ''Chissà dove porta '' diceva tra sé e sé. Scivolando e<br />
scivolando arrivarono in fondo dove sentirono delle voci. I fratelli molto spaventati lessero un<br />
cartello con la scritta ''Senza ritorno!''. Penny e i fratellini aprirono una porta. Le voci erano quelle<br />
di due fiori che litigavano e dicevano: “Io sono più bello” ''No, io sono più bello!''. Richard<br />
interrompendo la litigata disse:'' Sapete dirmi dove siamo?''. Un albero rispose: ''Siamo a Ersiglia<br />
dove tutto prende vita ''. I fratelli e Penny fecero un giro per vedere cosa ci fosse. Videro molte cose<br />
stane come cavalli parlanti, mucche che stavano su due zampe, alberi e fiori che parlavano ecc....<br />
Mangiarono a casa di un orso che offrì loro solo del miele, poi andarono a giocare dalla mucca<br />
Cocò. Quando cercarono di ritornare a casa si accorsero che non potevano perché dovevano<br />
superare tre prove. La prima era bere tutto lo stagno, la seconda mangiare tutto il pane di una<br />
panetteria gigante e la terza cercare sei pesci d'oro nel mare di vetri rotti. I sette fratelli andarono<br />
allo stagno e tirarono fuori dallo zaino l'aspirapolvere (Maisazio) che aspirò tutta l'acqua dello<br />
stagno. Anche nella seconda prova usarono l'aspirapolvere (Maisazio)che aspirò tutto il pane. La<br />
terza prova era difficile, ma per fortuna avevano il papà che faceva il fachiro ed Edoardo ogni tanto<br />
lo guardava e aveva imparato. Quindi si tolse le scarpe e camminò sul lago di vetri rotti come un<br />
vero fachiro. Edoardo trovò tutti e sei i pesci d'oro. Riuscirono ad uscire da Ersiglia, un po' tristi di<br />
lasciare i loro amici. Allora le fate di Ersiglia fecero un grande regalo ai bambini e fecero tornare i<br />
loro genitori. Tornando a casa, Penny vide la mamma che preparava una torta e il papà che leggeva<br />
il giornale in poltrona. Si abbracciarono felici e festeggiarono tutto il giorno.<br />
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Giorgia Pietroni<br />
Uniti più che mai!<br />
Toni, Davide, Giacomo, Gabriele ed Emanuele sciavano tranquilli quando Gabriele, il precisino del<br />
gruppo, urlò agli amici: “Andiamo! Sono le quindici e trenta, l'ora della chiusura degli impianti”.<br />
Improvvisamente si sentì un grido: ad Emanuele si era staccato uno sci, che scivolava sempre più<br />
verso il bosco, pieno di neve fresca. I ragazzi si tolsero gli sci e cercarono di raggiungerlo, ma era<br />
più veloce di loro. Quando si fermò era ormai troppo tardi perché erano entrati nel bosco e non<br />
sapevano più da che parte andare. Gabriele urlò: “È tardi! gli impianti sono chiusi, dovremo stare<br />
qui tutta la notte...”. Allora i ragazzi, impauriti, con le giacche, gli sci e i pile, si costruirono una<br />
specie di capanna. Nel corso della notte sentirono strani rumori: i loro zaini si muovevano! In un<br />
primo tempo pensarono di avere le visioni, poi Giacomo scorse nella neve uno strano personaggio.<br />
Uno gnomo. Alto poco più di un pollice, cercava di rubare gli zaini e il suo contenuto. Emanuele lo<br />
afferrò, ma subito lo gnomo lo fece diventare una statua di ghiaccio. Gli altri ragazzi scapparono<br />
spaventati e si rifugiarono dietro il tronco di una quercia centenaria. Lì discussero su come liberare<br />
Emanuele. Come per magia, in lontananza videro una bellissima aquila reale. Questa si avvicinò ai<br />
quattro amici e si fermò davanti a loro. I ragazzi, infreddoliti e spaventati, cercarono di scappare,<br />
ma l'aquila per far capire loro che era amica, sbattendo le ali, li scaldò. Allora Toni, il più<br />
coraggioso del gruppo, si fece avanti e andò ad accarezzare l' animale. Disse agli altri che Amelia<br />
(era il nome dell'aquila) avrebbe potuto aiutarli nella loro missione. Infatti aprì le ali e i ragazzi<br />
poterono salirle sopra. A Giacomo venne l' idea di sfruttare il calore dell'aquila Amelia per aiutare<br />
Emanuele. Ma finché volavano, Gabriele cadde e venne congelato da uno gnomo. Il gruppo,<br />
spaventato, in groppa all'aquila ritornò alla quercia. L'aquila li lasciò soli ed andò a cercare rinforzi.<br />
Quando tornò, aveva con sé altre aquile; i ragazzi le cavalcarono ed andarono a liberare Gabriele ed<br />
Emanuele. Quando furono riuniti, Amelia diede a Toni un anello d'oro e gli fece capire che gli<br />
sarebbe stato utile. Giacomo, Davide, Emanuele e Gabriele avevano formato un cerchio nel cui<br />
centro c'era Toni. Involontariamente Toni sfregò l'anello e si sollevò verso il cielo. In quel momento<br />
dall'anello uscì una luce fortissima che fece scomparire gli gnomi. Le aquile riportarono gli amici<br />
sulle piste, e questi le ringraziarono di cuore. Le altre quattro aquile diedero anelli simili a quello di<br />
Toni, solo più piccoli, anche agli altri amici, poi li salutarono e andarono via. I ragazzi tenendosi<br />
per mano tornarono a casa dai loro genitori che li accolsero abbracciandoli.<br />
Maddalena Alferii<br />
Viaggio all’interno della Terra<br />
Io e i miei due amici, Babo e Babi eravamo appassionati di speleologia e facevamo lunghi viaggi in<br />
tutto il mondo per scoprire grotte inesplorate. Anche questa volta eravamo partiti per la Russia e<br />
stavamo facendo una discesa in una grotta dentro una montagna. Appena entrati, abbiamo subito<br />
capito che quel luogo poteva essere per noi molto pericoloso. La grotta era buia e umida, ma non<br />
c'erano i soliti pipistrelli, che spesso incontravamo nelle altre spedizioni; c'erano invece serpenti<br />
lunghi e sottili, attorcigliati alle rocce:avevano occhi gialli e code molto sottili.<br />
Senza rendersene conto, i serpenti spruzzarono nell'aria un veleno che ci fece perdere i sensi.<br />
Ci svegliammo dopo molti giorni e non ricordavamo niente di quello che era successo: i serpenti si<br />
erano impadroniti di noi e noi ubbidivamo a tutti i loro ordini. Ci condussero in una grotta ancora<br />
più profonda. Sopra una grossa pietra stava attorcigliato un serpente gigantesco con la pelle dorata<br />
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e due occhi verdi e luminosi. Ci disse che noi eravamo suoi schiavi e non potevamo mai più<br />
ritornare sulla Terra. Io ero l'unica che ancora riuscivo un po' a ragionare, anche se il veleno aveva<br />
fatto diventare lenti i miei movimenti. Mi trascinavo con molta fatica lungo i percorsi rocciosi,<br />
cercando una via d'uscita. Ad un tratto mi accorsi che nella parete c'era una fessura strana. Con un<br />
sforzo infilai la mano e all'improvviso, con un rumore tremendo, si spalancò una porta di pietra: era<br />
la salvezza. Allora tornai indietro a prendere i miei compagni e li trascinai fuori, così finalmente<br />
fummo al sicuro.<br />
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