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8 L’OCIADA Gennaio - Febbraio - Marzo 2013 Sondaggio dei collaboratori 2012 “La risorsa più importante è il personale, nel quale investiamo e dal quale ci attendiamo impegno e rendimento!” Questo è uno dei principi guida dell’Azienda e ne consegue che riteniamo importante ricevere da parte dei nostri dipendenti dei suggerimenti su come migliorare, inoltre riteniamo importante conoscere la loro opinione, che provvediamo a raccogliere tramite un sondaggio svolto periodicamente. Il 79% delle collaboratrici e dei collaboratori, che corrisponde a 203 persone, ha partecipato al sondaggio dell’anno 2012 esprimendosi riguardo a temi inerenti la propria attività lavorativa, i rapporti con il team ed il diretto superiore, la comunicazione e i flussi informativi. Il grado di soddisfazione generale dei dipendenti delle strutture dell’APSP “Santo Spirito“ è riportato nel grafico sottostante. Un cordiale Grazie a tutto il personale per Dal Consiglio della Casa Riassunto del protocollo del verbale dell’11 ottobre 2012 • La presidente sig.ra Margareth Mussner saluta tutti i membri presenti e viene esaminato ed approvato all’unanimità il verbale della seduta del 24 maggio 2012. • Il Direttore Helmut Pranter presenta il modello dei gruppi abitativi, ossia delle comunità domestiche, una formula abitativa che molto probabilmente verrà presa come base di partenza per la pianificazione della ristrutturazione della Casa di Riposo Bürgerheim. • La sig.ra Mussner propone di prorogare il mandato del Consiglio della Casa per l’alta partecipazione. I risultati ottenuti rappresentano un’ottima situazione di partenza per avviare eventuali iniziative di miglioramento. Sylvia Dapunt, Incaricata della qualità Sono soddisfatto/a del mio posto di lavoro ... la durata di un anno, dato che i membri starebbero cambiando continuamente e una nuova elezione non modificherebbe questa situazione. I membri presenti concordano e la presidentessa richiede eventuali proposte per metodi di elezione alternative. La prossima seduta del Consiglio della Casa viene fissata per il 18 gennaio 2013 con inizio alle ore 17.
Gennaio - Febbraio - Marzo 2013 L’OCIADA Il gattino bianco Molte erano le storie che quando ero piccola mia nonna mi raccontava; ma solo una mi piaceva veramente tanto che ogni volta pregavo insistente la nonna perché me la raccontasse. Una fredda sera d’inverno, un’anziana signora molto povera, uscì di casa per andare a tagliare la legna e procurarsi così dei rami secchi per accendere la stufa. Faceva molto freddo quella sera, la terra, ricoperta da una lastra di gelo, scricchiolava sotto i suoi piedi e la neve, adagiata come un velo su prati e boschi, scintillava di migliaia di piccoli cristalli lucenti. La fascina di legna, che portava sulla schiena, si era fatta pesante. La donna camminava a fatica sotto quel grosso peso, trascinando i piedi. A forza di raccogliere legna, aveva ormai le punta delle dita infreddolite. Cercò perciò di riscaldarsi soffiandoci sopra un po’ del suo fiato e fregandosi le mani sotto il grembiule. In quel momento sentì un debole miagolio e lungo il bordo della strada scorse un gattino, un bianco batuffolo, che giaceva sul ceppo di un albero. Il gattino sollevò la sua zampina color grigio argento, si stiracchiò e incominciò a fare tante di quelle moine, che la donna, mossa a compassione, lo accarezzò e gli disse: “Vieni con me, povero gattino, tu stai gelando, e mi sembri malato! Anche se siamo poveri, a casa ci sarà ancora qualcosa per te!” Così raccolse il piccolo animaletto miagolante, se lo avvolse nel grembiule e lo portò con cura fino a casa. A casa le corsero incontro i suoi due nipotini. Il più piccolino, sollevandosi sulla punta di piedi, ficcò il nasino nel grembiule della nonna per curiosare. “Nonnina” disse “cosa nascondi sotto il grembiule?” La povera donna con un nodo in gola accarezzò il piccolino sui capelli e disse: “Un piccolo gatto molto malato e affamato!” Ma quando dal grembiule blu sgusciò fuori il piccolo micetto, candido come un fiocco di neve, i bambini si misero a saltare dalla gioia. Portarono il gattino malato davanti alla stufa, gli prepararono una cuccetta al caldo e divisero con lui la cena. L’animaletto pian piano si riprese e guarì. Ogni mattina giocava con i bambini ed essi gli si affezionarono tanto. Quando si leccava e si puliva le zampette, allora sapevano che sarebbe venuto a salutarli; quando la zuppa scottava troppo per il suo musetto affamato, allora soffiavano sul cucchiaio e dicevano: “Oggi c’è qualcosa nelle lenticchie che al micio proprio non piace! Insomma lo coccolavano proprio! E se uno di loro cadeva e si faceva male al ginocchio e correva piangendo dalla nonna, bastava che lei gli cantasse: “Micino, micino, guarisci il mio nipotino...” che il bimbo già si sentiva meglio. Il gattino amava molto rotolarsi nella cenere della stufa e da bianco che era diventava grigio come la nebbia. Poi scappava via, veloce come il vento facendosi rincorrere dai suoi due piccoli amici. Così passarono le lunghe giornate invernali giocando a rincorrersi allegramente. Quando arrivò la primavera, ed il fuoco nella stufa si spense del tutto, un mattino al loro risveglio i bambini non trovarono più il micetto, dal pelo candido come la neve ad aspettarli. Il loro compagno di giochi era sparito, e per quanto lo cercassero dappertutto, non riuscirono a trovarlo. Il mattino dopo la loro nonna dovette andare di nuovo a prendere la legna nel bosco. E quando passò nel luogo in cui aveva trovato il gattino, quale fu la sua sorpresa, quando vide, proprio nello stesso punto, una figura alta di donna tutta vestita di bianco, che la salutava con un lembo del velo, che sembrava tessuto di aria. Poi la signora bianca gettò nel grembiule della povera donna una palla bianca e disse: “Questo è per il gatto bianco!” Accortasi che si trattava di un gomitolo di lana, la donna alzò la testa per ringraziare, ma la bianca apparizione era già scomparsa. Arrivata a casa, la donna mise il regalo della donna bianca sul tavolo della cucina. E quale fu la sua sorpresa, quando il mattino dopo accanto al gomitolo trovò un bel paio di calze bianche, morbide, già belle pronte e confezionate! E nel gomitolo vi erano infilati dei ferri da calza: erano dei ferri magici, ed pure il gomitolo era un gomitolo magico, perché non si esauriva mai. Ed ogni notte mani invisibili confezionavano delle nuove calze, prima per i bambini, poi per la nonna. Alla fine in quella casa c’era una tale abbondanza di calze e calzini, che poterono anche venderne al mercato e con il ricavato riuscirono a comprare pane, carne e vestiti caldi. Così finalmente le preoccupazioni della povera nonna svanirono, per il bene che aveva fatto al gattino malato. Cristina Bertante 9
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