San Sebastiano n. 243 - Aprile - Misericordia di Firenze
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Conosci <strong>Firenze</strong><br />
<strong>di</strong><br />
Roberto<br />
Lasciarrea<br />
Ex Chiesa dei <strong>San</strong>ti<br />
Jacopo e Lorenzo<br />
al numero civico 35<br />
<strong>di</strong> via Ghibellina<br />
N<br />
el libro, “Campane, torri e campanili<br />
<strong>di</strong> <strong>Firenze</strong>, che Luciano Artusi ed<br />
io abbiamo pubblicato nel 2008, si<br />
sono contati 59 e<strong>di</strong>fici sacri, entro il cerchio<br />
delle prime mura, ai quali vanno aggiunte<br />
le chiese extra moenia che assommano a<br />
58. Alcune delle prime, mi si passi il termine,<br />
hanno cambiato gestore: la chiesa <strong>di</strong> S.<br />
Giorgio alla Costa è oggi curata dalla chiesa<br />
ortodossa-rumena mentre S. Jacopo sopr’Arno<br />
è affidata alla chiesa greco-ortodossa.<br />
Per altri e<strong>di</strong>fici l’attuale destinazione<br />
è quella “teatrale” poiché vi si tengono concerti<br />
<strong>di</strong> musica classica. Vi sono invece alcuni<br />
luoghi <strong>di</strong> culto per cui è avvenuto un vero<br />
e proprio cambio <strong>di</strong> destinazione: sono le<br />
chiese “<strong>di</strong>smesse” che - alienate dai proprietari<br />
(Comune, Chiesa, Stato, Istituti Religiosi)<br />
- sono passate a privati che possono essere<br />
all’oscuro della presenza <strong>di</strong> potenziali<br />
affreschi, decorazioni o vecchi intonaci lisciati<br />
a mestola. Quanti conoscono la chiesa<br />
<strong>di</strong> S. Cristoforo degli A<strong>di</strong>mari (via Calzaioli),<br />
la vicina S. Maria alla Porta (l’attuale<br />
via Pellicceria), S. Maria<br />
in Ciel d’Oro – forse<br />
più nota come S. Pier<br />
Celoro – in piazza del<br />
Capitolo?. E così, <strong>di</strong>menticandoli,trascurandoli<br />
e lasciandoli<br />
andare, stiamo perdendo<br />
i nostri gioielli <strong>di</strong> famiglia.<br />
Come esempio<br />
voglio prendere la chiesa<br />
dei <strong>San</strong>ti Jacopo e<br />
Lorenzo al numero civico<br />
35 <strong>di</strong> via Ghibellina.<br />
Nel rione <strong>di</strong> S. Croce,<br />
sorgeva la “casa del<br />
Boia”, quello ufficiale,<br />
che si trovava fra via<br />
delle Pinzochere e via<br />
S. Cristofano in quanto<br />
la Signoria aveva con-<br />
<strong>San</strong> <strong>Sebastiano</strong> <strong>Aprile</strong> 2010<br />
QUELLE CHIESE DIMENTICATE<br />
NEL CENTRO DI FIRENZE<br />
cesso “all’esecutore” delle sentenze la casa,<br />
con orto retrostante e un cavallo. In quell’epoca<br />
venne restaurato il palazzo al civico<br />
63 e questo conferì una certa nobiltà architettonica<br />
che contrastava con la povertà<br />
delle case che conferiva alla strada l’aspetto<br />
<strong>di</strong> povero borgo. Su quelle misere case,<br />
sorsero, dopo il Canto alla Mela, gli e<strong>di</strong>fici<br />
in stile neoclassico che formano, leggermente<br />
in salita, l’ultimo tratto, <strong>di</strong> via Ghibellina.<br />
Questo è uno dei motivi per cui mi sento <strong>di</strong><br />
definire il monumento “la chiesa prigioniera”.<br />
Prigioniera per essere rimasta, per secoli,<br />
davanti all’ingresso del carcere delle<br />
Murate (sezione maschile) e per essere stata,<br />
fisicamente, accerchiata dai vari palazzi.<br />
L’e<strong>di</strong>ficio, conosciuto come S. Jacopo dei<br />
Librai, poi <strong>di</strong> S. Giuliano, <strong>di</strong>venne nel 1390<br />
convento <strong>di</strong> suore francescane. Fu costruito<br />
sul luogo <strong>di</strong> un antico oratorio degli Alberti,<br />
per essere consacrato nel 1488. Infatti nel<br />
1435 venne costruita la nuova chiesa ad<br />
ovest del monastero. La vecchia chiesa fu inglobata<br />
nella clausura, <strong>di</strong>videndola in due<br />
piani e nel 1808 venne accordata alla Confraternita<br />
dei Librai e Stampatori, mentre il<br />
complesso del convento secolarizzato, fu<br />
usato come laboratorio. Verso la metà dell’Ottocento<br />
la parte inferiore della vecchia<br />
chiesa <strong>di</strong>venne un teatro (dal 1865 al 1872<br />
è sede dell’Accademia dei Fidenti per poi<br />
passare al ruolo <strong>di</strong> Accademia Filodrammatica).<br />
Magazzino nel dopoguerra e deposito<br />
<strong>di</strong> ferramenta subì, nel corso dei secoli,<br />
anche le alluvioni. Una pia tra<strong>di</strong>zione<br />
vuole che, durante l’alluvione del 3 novembre<br />
1844 le suore ponessero un grande Crocifisso<br />
sul portone della chiesa tanto da essere<br />
risparmiate dal flagello. Oggi la chiesa,<br />
<strong>di</strong> proprietà dell’Istituto per il Sostentamento<br />
del Clero, ospita uno stu<strong>di</strong>oso al piano<br />
terreno, mentre uno stu<strong>di</strong>o legale occupa<br />
il piano della cantoria dell’organo, rigorosamente<br />
occultata da pannelli <strong>di</strong> legno installati<br />
dal professionista.<br />
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