<strong>San</strong> <strong>Sebastiano</strong> <strong>Aprile</strong> 2010 - 2-
E<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> Maurizio Nal<strong>di</strong>ni Torno da un viaggio ad Hanoi, dove a metà febbraio si è festeggiato il Tet, il capodanno lunare, e con esso si è dato l’avvio alle celebrazioni per gli 80 anni del Partito Comunista Vietnamita. Tradotto in immagini, tutto questo significa milioni <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ere con la falce e il martello, una per ogni casa, una per ogni lampione, a colorare i milleseicento chilometri che vanno dalla Baia <strong>di</strong> Halong al delta del Mekong. Ban<strong>di</strong>ere rosse, in piena e felice convivenza con un’orgia <strong>di</strong> auto e motorini, insegne al neon in stile Picca<strong>di</strong>lly, concerti <strong>di</strong> clacson, sbornie da shopping, magliette a stelle e strisce con su scritto I love USA, <strong>di</strong>schi rock sparati a tutto volume, autostrade e ponti sospesi in costruzione, da far invi<strong>di</strong>a a quello che vorremmo costruire a Messina. E dunque, dopo aver buttato a mare i colonizzatori francesi, e poi gli americani, pur <strong>di</strong>cendosi ancora comunisti i vietnamiti si sono lanciati nelle vie del libero mercato, coniugando il consumismo con un governo centralizzato, che decide <strong>di</strong> fare, fa senza problemi, si infischia dell’ambiente, e in quanto a ideologia prova anche un po’ <strong>di</strong> fasti<strong>di</strong>o a ricordare quanto accadeva da quelle parti 40 anni fa. E’ l’Asia che avanza, dunque. E che nell’arco <strong>di</strong> un paio <strong>di</strong> decenni ci metterà alla corde. Pragmatica, perfino cinica, che fa dell’ideologia un collante sociale finché le serve, ma che la deride quando <strong>di</strong>venta un freno allo sviluppo. Inutile rompere le scatole ai giovani con le storie <strong>di</strong> Ho Chi Min e simili. L’Occidente è amato ed emulato nelle sue forme esteriori. Amato, emulato e naturalmente sfidato. Il tutto mentre lo Stato sociale è nettamente più fragile del nostro, con pensioni al 40 – 50 per cento dell’ultimo stipen<strong>di</strong>o, scuole dove si pagano libri e tasse, ospedali dove i me<strong>di</strong>ci non sono granché, ma <strong>San</strong> <strong>Sebastiano</strong> <strong>Aprile</strong> 2010 HANOI, LE IDEOLOGIE E IL PROSSIMO FUTURO pure si fanno pagare ed in contanti. Già, il comunismo. Eppure lo celebrano, almeno con le ban<strong>di</strong>ere. Anche se, si <strong>di</strong>rebbe, i vietnamiti hanno sicuramente vinto la guerra, da eroi. Ma poi “hanno perso la pace”, perché i valori per i quali combatterono un giorno, li hanno sostituiti con il tipo <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> coloro che furono i nemici. Tanto che pare legittimo domandarsi: ma per caso, la loro, non fu una guerra <strong>di</strong> liberazione, una delle tante condotte per mille anni contro i cinesi, per cento contro i francesi, per <strong>di</strong>eci contro gli americani, alla quale noi, ingenui, applicammo un assoluto valore ideologico? Assurdo, vero? Gli occidentali, i giovani del Sessantotto chiamati ad essere più realisti del re. Col risultato che ancor oggi l’Italia, sottilmente, è <strong>di</strong>visa fra coloro che a suo tempo inneggiavano a Ho Chi Min e quanti tifavano per gli americani. E’ <strong>di</strong>visa fra destra e sinistra. E’ separata da una linea gotica che spacca le famiglie, se non ad<strong>di</strong>rittura le coscienze. E questo è uno degli elementi, il principale cre<strong>di</strong>amo, della fragilità del nostro Paese. Ebbene, allora, quanto dovrà durare? Perché questa memoria da elefanti che ancora ci attanaglia, ci spinge gli uni contro gli altri mentre gli asiatici sono lì, pronti a metterci alle corde nel mercato? Il senso della storia, grande cosa riuscire a possederlo. Ma <strong>di</strong>verso, sicuramente, dalla incapacità a <strong>di</strong>menticare. O perdonare. Noi, ancora, ci interroghiamo su chi avesse ragione. Loro si interrogano su come avere ragione <strong>di</strong> noi. Si <strong>di</strong>rebbero, quasi, comunisti, in modo da esercitare al meglio il capitalismo. E poi sono pieni <strong>di</strong> speranza, <strong>di</strong> serenità, <strong>di</strong> giovani attivissimi. Una civiltà millenaria, che ha ritrovato il sorriso il giorno in cui si è messa a scopiazzare gli americani. Il tutto all’ombra delle ban<strong>di</strong>ere rosse. - 3